Agenda Coscioni anno V n.09: settembre 2010

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WWW.AGENDACOSCIONI.IT MENSILE DELL’ASSOCIAZIONE LUCA COSCIONI, SOGGETTO COSTITUENTE DEL PARTITO RADICALE

SPED. IN ABB. POST. D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N.46) ART. 1 COMMA 2 DCB - BOLOGNA

ANNO V NUM. 8

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Direttore Rocco Berardo

ER TA I S CA S LI O I D S BA

Il “caso Basilicata”, scoperchiato dall’azione di Maurizio Bolognetti, ci parla di una regione dove la malapolitica avvelena l’acqua, l’aria, la terra. Non è un caso isolato. Il territorio italiano è depredato da un regime incurante di qualsiasi regola, sull’amianto come sulle bonifiche, sui controlli ambientali come sulla prevenzione. I danni per la salute dei cittadini sono immensi. La resistenza radicale è tanto preziosa quanto clandestina.


BIOETICA

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La Nuova Agenda Bioetica è arrivata! Sacconi, Fazio, Roccella hanno presentato il nuovo “quadro di riferimento antropologico”.

ALCUNHEE CHICC

No alla RU 486. Viva la legge 40 ogliamo scongiurare l’eventualità che l’introduzione di nuove tecniche (ad esempio il metodo farmacologico) porti a una concezione dell’aborto non come problema sociale ma come diritto privato, approdando all’aborto a domicilio. Vogliamo difendere la legge italiana sulla Pma, approvata dal Parlamento, confermata da un referendum, e sostanzialmente riconfermata dall’intervento della Corte costituzionale che ne ha lasciato invariato l’impianto.

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Viva il caso Englaro. No ai testamenti biologici comunali l caso Englaro, pur nella tragica conclusione, meglio di ogni altro ha indicato le priorità del Governo riguardo al valore indiscusso della vita. Si conferma il principio di precauzione e un no fermo a ogni forma di eutanasia. I registri per i testamenti biologici che qualche comune ha approntato hanno scopi politici ma non possono offrire un reale servizio al cittadino, con le necessarie tutele e garanzie.

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Viva il controllo etico sulla ricerca iaffermiamo con forza che l’embrione non è un oggetto su cui si possano compiere esperimenti o che si possa commercializzare. La legge 40 ha facilitato una “via italiana” alle staminali, che sta producendo buoni risultati. La ricerca, come ogni attività umana, è sottoposta al giudizio etico, e non può chiudersi nel cerchio dell’autoreferenzialità, né godere di “immunità etica”. Siamo al lavoro per mettere a punto un codice etico per la sperimentazione sugli esseri umani; sarà ripensata l’organizzazione dei comitati etici (...), per assicurare un controllo etico efficace e insieme liberare la sperimentazione dagli eccessi burocratici che oggi la ostacolano, danneggiando la ricerca italiana.

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on line www.lucacoscioni.it

Il Vitalismo è il nuovo Sol dell’avvenire. Anzi, dell’Avvenire. Un’”antropologia positiva”, laica. Perché laicissimo è il leader, Maurizio Sacconi, socialista, tanto da aver fatto sperare persino noi di “Agenda” che avrebbe cercato di sintonizzare il Sacconi: Governo con l’opinione dal Socialismo pubblica sui temi delle al Vitalismo libertà. Invece, con l’ardore

del neofita, ha superato il Vaticano nel far della Vita un’ideologia: non più soltanto un obbligo, ma un fattore di produzione per la competizione globale. L’Italia ha già vissuto un ventennio di Regime per la Vita, dalle politiche per la natalità al salutismo del sabato fascista. Del resto, non era nato come socialista anche Lui? 3

I tre moschettieri dello stato bioetico Il contenuto non è una grande novità. La tempistica è funzionale a tenersi buono il Vaticano in un momento di difficoltà politica del Governo. Il fatto poi che Berlusconi si sia guardato bene da includerlo nelle priorità sulle quali chiedere la fiducia è segno di consapevolezza dell’impopolarità della linea. Tutto vero, ma non c’è comunque da stare tranquilli. L’attacco

ai registri comunali dei testamenti biologici è diretto, da parte di un Governo che definisce “disabile” una persona nelle condizioni di Eluana Englaro, salvo poi sabotare l’assistenza ai disabili veri facendo saltare i Livelli Essenziali di Assistenza. La non-novità più grave riguarda la cosiddetta opposizione: non pervenuta nel dibattito, salvo timide aperture... a Sacconi.


DOSSIER BASILICATA

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Marco Cappato Segretario dell’Associazione Luca Coscioni

Marco Cappato e pagine del radicale Maurizio Bolognetti nascono come “legittima difesa”, dove questa espressione ha tre significati, dei quali solo uno fa sorridere. C’è, infatti, un po’ da difendersi da uno stillicidio di sms ed email, segnalazioni di video ed articoli, di inchieste e dichiarazioni, di nomi e di fatti che Maurizio fa cadere con frequenza implacabile, di giorno e di notte su di noi, i suoi compagni. Essendo tra questi, ho ritenuto di “difendermi” così, proponendogli di trasformare la mitragliata di messaggi in un’unica bomba, un’unica opera dove ogni vicenda fosse comprensibile anche a chi aveva perso le puntate precedenti. Una versione – che fa seguito alla relazione sollecitata da Marco Pannella per il Congresso di Radicali italiani del Novembre 2009- è qui pronta. Ed è una bomba contro la folle mediocrità di chi lascia una terra morire in silenzio, con i suoi fiumi, i suoi laghi e i suoi... rifiuti. Infatti, gli altri due significati della “legittima difesa” non fanno venir voglia di scherzare. Perché soltanto se la narrazione dei fatti sarà conosciuta e divulgata diventerà più difficile minacciare ed offendere Maurizio Bolognetti, intercettarlo e sorvegliarlo, perquisirlo e sequestrargli i pochi strumenti del suo lavoro. La “legittima difesa” di Bolognetti, dunque. Ma ne va menzionata una terza, che è quella pericolosa, perché è l’unica che non è ancora cominciata: la legittima difesa di un popolo, quello lucano, da un ceto dirigente corrotto ed incapace, obbligato dai propri stessi imbrogli a massacrare l’ambiente assieme alle regole e alla verità. “A che punto siamo a Tito scalo?”. Questa è la domanda che mi verrebbe sempre da usare per rispondere agli sms di Maurizio. Perché un anno fa ci siamo stati insieme a Tito Scalo. Siamo andati in piazza con l’amplificatore a gridare della bonifica mai effettuata, della vasca dei fosfogessi, dei controlli mancati, dei dati nascosti, dei soldi andati in fumo, dell’omertà dei vertici istituzionali regionali, dei verbali ministeriali che facevano da prova delle nostre denuncie. Non c’erano le folle, ma qualche decina di persone sì. Più quelle sedute fuori dal bar, o sulle panchine ancora più lontane, che ascoltavano, anche se non dovevano farne troppa mostra. Più quelle che hanno ricevuto – forse, se le Poste non l’hanno mandato al macero - il nostro giornale, spedito a tutti i capifamiglia di Tito, che raccontava quello che stava accadendo alla terra che abitano. Eppure, dopo qualche pacca sulle spalle, qualche messaggio, qualche parola di incoraggiamento, più nulla. Maurizio mi spiega che invece altrove hanno reagito, si sono mobilitati e dati da fare. In questi casi però accade troppo spesso che di Bolognetti sia riconosciuto qualche merito, a patto di provare a cancellare la sua identità radicale. Il che, non essendo lui un tipo accomodante, diventa poi necessariamente anche cancellare lui. E infatti non gli è stato possibile, nel marzo 2010, nemmeno candidarsi con la Lista Bonino-Pannella, in mezzo a un esercito di candidati, per le elezioni regionali in Basilica. Hanno provato ad aiutarlo, ad aiutarci, gli abitanti di Tito Scalo, almeno quelli che non potevano dire di non sapere? E quelli di tutti gli altri luoghi e siti infetti e avvelenati che sono scandagliati in queste pagine? Mi fermo qui. La legittima difesa nostra – dei destinatari degli sms di Maurizio - è già fallita. La potenziale bomba di ragionevolezza che la sua fatica potrebbe fare esplodere ha aumentato invece che diminuire l’intensità della smitragliata di messaggi. Il che fa ben sperare per la seconda difesa, la sua: infatti, se non avete notizie da Maurizio, e magari nemmeno dalla forza più discreta di sua moglie Maria Antonietta, allora c’è da preoccuparsi davvero. Per il terzo fronte, quello della grande bonifica politica e ambientale, non c’è spazio per ottimismi e disperazioni. Solo non stanchiamoci di cercare quel popolo che potrebbe realizzarla. Non stanchiamoci di chiedere “a che punto siamo a Tito scalo?”.

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rifiuti pericolosi; il più grande inceneritore d’Europa, che continua ad inquinare la falda acquifera del fiume Ofanto; controlli ambientali carenti e dati nascosti; sorgenti inquinate e

Veleni industria

La salute dei cittadini lucani è fortemente minacciata d ambientale sempre più compromessa. La Basilicata ha reati/abitanti fra tutte le regioni italiane, di violazioni d su reati ambientali. La denuncia radicale sulla “Peste lu Maurizio Bolognetti La Rifiuti connection lucana Da mesi, in qualche caso da anni, attendiamo di conoscere l’esito di indagini aperte su alcune situazioni di inquinamento ambientale. Negli ultimi mesi ci siamo occupati dei due Sin lucani (Sito di bonifica di interesse nazionale), che da tempo attendono di essere bonificati (un tema che andrebbe affrontato su scala nazionale). Luoghi dimenticati e da far dimenticare, che grazie alla nostra azione sono tornati ad esistere, a creare imbarazzo in chi da anni è incapace di governare certe “emergenze”. È il caso della vasca fosfogessi di Tito scalo con il suo carico di veleni, e dell’area di Ferrandina con i veleni che hanno inquinato falde acquifere e terreni. Dopo la nostra iniziativa sono stati stanziati un po’ di soldi per le bonifiche dei Sin, ma siamo ancora nella fase di messa in sicurezza d’emergenza (Mise) e di caratterizzazione. Lontani da una vera bonifica. In compenso abbiamo scoperto che a Ferrandina (Matera), all’interno di un Sin non bonificato, hanno consentito l’insediamento di un’azienda, che il ministero dell’Ambiente ha inserito nell’elenco delle fabbriche suscettibili di provocare incidenti rilevanti. L’azienda in oggetto scarica i suoi reflui industriali nel fiume

Maurizio Bolognetti

Chi è

Prefazione

Tutti gli sms di Maurizio

Discariche al collasso, abusive, che inquinano; monnezza che si sposta da una parte all’altra della regione; raccolta differenziata che non c’è, smaltimento illecito di

Segretario di Radicali Lucani, membro della direzione di Radicali Italiani e consigliere generale dell’Associazione Luca Coscioni

Basento. Qualche mese fa, il Corpo forestale dello Stato ha aperto un’inchiesta di cui si sono perse le tracce, come avvenuto pure per l’inchiesta sull’inceneritore Fenice, aperta oltre un anno fa dalla Procura di Melfi. Nella Val D’Agri, cuore delle estrazioni petrolifere in Italia, dopo oltre 10 anni si è avviata un’indagine epidemiologica. Ad oggi, però, i monitoraggi sull’emissione in atmosfera di idrogeno solforato e di biossido d’azoto continuano ad essere carenti. Alcuni medici e la totalità dei cittadini della Val D’Agri da anni denunciano una notevole crescita delle malattie tumorali nell’area delle estrazioni. Analoga denuncia arriva dall’area dell’inceneritore Fenice e da altre zone della Lucania, come Tito scalo e la Val Basento. In uno studio redatto da alcuni medici dell’Istituto superiore di sanità, in collaborazione con l’Istituto Tumori di Milano, si afferma che in Basilicata l’incidenza delle malattie tumorali cresce come in nessun’altra parte d’Italia. Il paradosso lucano sta nel fatto che chi mette le mani sulle nostre vite, negando giustizia, producendo avvelenamenti, saccheggiando il territorio, dorme in pace, mentre chi denuncia e prova a raccontare, il sonno lo perde. Viviamo in un Paese in cui il diritto di accesso alle informazioni in materia ambientale sembra essere una chimera. Eppure il nostro Paese, sia pur con ritardo, ha recepito la Convenzione di Arhus. (Vedi box a pagina 7).

LA TV INDIPENDENTE

La TV di Al Gore se ne occupa l 25 novembre del 2009, sull’emittente Current Tv (Canale 130 di Sky) di proprietà del ex vice presidente degli Stati Uniti Al Gore, va in onda un documentario/video-inchiesta dal titolo “Rifiuti connection”. Vito Foderà, autore con Pietro Dommarco dell’inchiesta, dagli studi di Current la presenta così: “Una vera e propria bomba ecologica a cielo aperto: è la Basilicata, una delle regioni più sconosciute del mezzogiorno d’Italia. Nel silenzio e nella falsa immagine di isola felice si nascondono pesanti eredità e interessi multinazionali legati allo smaltimento dei rifiuti tossici. Un sistema, quello della “rifiuti connection lucana”, ambientalmente ed economicamente insostenibile. Uno scandalo taciuto nella più totale indifferenza. Per far

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luce su una delle zone d’ombra più oscure del nostro paese, siamo andati in Basilicata, dove ai briganti di un tempo sono subentrati i criminali di oggi: i poteri forti che hanno trasformato la monnezza in oro”. Nel documentario troviamo tutti i temi di cui l’Associazione Radicali Lucani si è occupata, a iniziare dalla vicenda della vasca fosfogessi di Tito (vedi la videoinchiesta pubblicata su Fai Notizia nel luglio 2009 e già ripresa da Agenda Coscioni). L’attuale Presidente del Consiglio regionale della Basilicata, Vincenzo Folino, nel corso di un’audizione presso la V Commissione consiliare permanente, afferma: “Ho visto un servizio su Canale 130. Francamente sconcertante, perché tutti in questo Paese si dilettano a intervenire, fra cui soggetti

istituzionali, creando anche allarme”. Lo stesso Folino, parlando della vasca Fosfogessi, dice: “Al di là del fatto che bisogna insistere, lo fanno anche taluni di questi che poi spesso vanno fuori binario perché, lo ricordiamo, negli ultimi mesi ci sono state diverse prese di posizione (Bolognetti, Zamparutti ed altri)…” Poche settimane dopo l’audizione, ho avuto modo di intervistare il sindaco di Tito, Pasquale Scavone (vedi Fai Notizia, 26 gennaio 2010). Nell’intervista, il primo cittadino afferma che nella vasca fosfogessi sono stati stoccati anche fanghi di perforazione provenienti dalle estrazioni petrolifere. La notizia rimane un’esclusiva di Radio Radicale e Fai Notizia. Nessuno ha finora ritenuto opportuno approfondire.


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“In Basilicata il are puzzo del malaff è coperto dalle nti parole rassicura di quelli che ripetono a oltranez”.a che tutto va ben Roberto Saviano

siti di bonifica di interesse nazionale non bonificati: malattie tumorali in aumento in tutta la regione. Sullo sfondo la lunga mano delle ecomafie. Con Maurizio Bolognetti

si proverà a raccontare la Basilicata illegale; una realtà in cui, per dirla con le parole di Marco Pannella, “la strage di legalità ha sempre per corollario, nella storia, la strage di vite e di popoli.” 5

ali e politici della Basilicata

da una situazione a il primato, nel rapporto della normativa penale ucana”.

INTRODUZIONE

Al regime lucano lo “spartito radicale” suona stonato Elisabetta Zamparutti siste in Italia una congiura del silenzio sui delitti commessi dalla classe politica che riguarda certamente anche la situazione lucana. Da parlamentare Radicale “eletta” in questa Regione ritengo questo un fatto da analizzare innanzitutto con il PD per decidere se superarlo. La Basilicata è per me un banco di prova dell’idea che abbiamo di Governo del Paese, del modello di sviluppo economico ed energetico che intendiamo perseguire. Parliamo di una Regione tra i primi posti in Italia per decessi da malattie tumorali, la cui incidenza è in costante crescita rispetto al resto del Paese. Parliamo di una Regione dove la sovrapposizione tra ente controllore e controllato, certamente in materia ambientale, è una costante. Sarà anche per questo che l’Arpab, l’ente preposto ai controlli ambientali regionali, di nomina regionale, pur dicendo di effettuare i monitoraggi non li rende pubblici impedendo interventi tempestivi in materia di rischi ambientali. Penso alla Trisaia di Rotondella, alle 2,7 tonnellate di rifiuti radioattivi ad alta attività qui stoccati, dove l’ente

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La Basilicata e le ecomafie Nella prefazione al rapporto di Legambiente sulle ecomafie, Roberto Saviano commenta un dato che dovrebbe far riflettere: la “Ecomafie spa” ricava 20 miliardi di euro all’anno dal traffico dei rifiuti. Afferma Saviano: “Come per il Narcotraffico, il fare affari con i rifiuti, sotterrare scorie tossiche, devastare intere aree, ha permesso alle organizzazioni criminali o a semplici consorterie imprenditoriali di accumulare capitali poi necessari per specializzarli in altri settori”. Il rapporto sulle ecomafie pubblicato da Legambiente conferma ancora una volta

gestore, la Sogin, ha operato e probabilmente ancora opera in regime di sostanziale autocontrollo e con l’Arpab che si limiterebbe a convalidarne i dati. Penso alla Val d’Agri, ai suoi 55 pozzi in produzione esentati finora dai controlli dell’istituendo (da 12 anni!) “Osservatorio ambientale sulla Val d’Agri” che sarà comunque al soldo dell’ENI, società protagonista dell’attività estrattiva. Penso al silenzio tenuto per almeno un anno dall’Arpab (2008-2009) sul fatto che l’inceneritore Fenice immette mercurio e altre sostanze cancerogene nel fiume Ofanto e che comunque, prima durante e dopo il periodo di omertoso silenzio dell’ente regionale di controllo, nessuno ha provveduto a far fermare. Penso a come, nonostante il monitoraggio dell’Arpab, le analisi sulle acque del Pertusillo, di Monte Cutugno, della Camastra e di Savoia Lucania - invasi che riforniscono acqua sia per usi potabili che irrigui - realizzate in forma assolutamente indipendente, grazie al contributo di Radicali Italiani, Associazione Luca Coscioni e Nessuno tocchi Caino, da Maurizio Bolognetti con l’ausilio del tenente di polizia Giuseppe di Bello, abbiano evidenziato un grave inquinamento di origine biologica per la presenza di colibatteri fecali (dovuta a cattivo funzionamento dei depuratori) e di origine chimica per la presenza di bario e boro (dovuta probabilmente

che il Sud è la pattumiera d’Italia. Con 20 miliardi di incassi, la “Ecomafie spa” è una delle aziende più solide del nostro Paese. Nell’Italia, fiaccata dalla crisi, il traffico di rifiuti continua a garantire ottimi guadagni e non conosce flessioni. Trafficare in rifiuti conviene, anche perché si rischia poco e si guadagna tanto. Nel rapporto di Legambiente troviamo una conferma all’allarme che in questi anni abbiamo ripetutamente lanciato. In materia di reati ambientali, se rapportiamo i reati alla popolazione residente, la Basilicata si colloca al terzo posto in Italia, subito dopo la Calabria e la Sardegna; ma se consideriamo

Elisabetta Zamparutti Deputata radicale, membro Commission e Ambiente della Camera

le infrazioni relative alla normativa penale sui rifiuti, la Basilicata, considerando il rapporto reati/abitanti, si colloca al primo posto, sopravanzando Calabria e Campania. Scrive Legambiente: “Infatti, se i numeri in termini assoluti delle infrazioni accertate vedono la Basilicata in fondo alla classifica regionale (16° posto), la situazione si inverte se consideriamo il numero delle infrazioni in base alla popolazione (incidenza ogni 10.000 abitanti)”. Insomma, contrariamente a quello che pensa il Presidente della Giunta regionale Vito De Filippo, di recente ascoltato dalla Commissione bicamerale sul ciclo dei

alle perforazioni petrolifere). Lascia interdetti la tempestività della magistratura lucana che, attenendosi ai soli dati Arpab e senza alcuna verifica su quanto emerso dalle contro-analisi, ha messo sotto processo per aver divulgato i dati dell’inquinamento delle acque degli invasi lucani chi quelle controanalisi ha voluto e fatto e che nulla si sa invece delle numerose denunce in merito alle situazioni ambientali del sito di bonifica di Tito Scalo, dell’inceneritore Fenice e della Val Basento presentate da Maurizio Bolognetti. Saranno solo le immagini dei pesci che galleggiano morti in acque putride o quelle dell’alga rossa che sta proliferando nel Pertusillo - non per il calore, come ha asserito l’Arpab, ma per l’inquinamento - a testimoniare almeno di fronte all’opinione pubblica (perché poi un conto sono le verità processuali, altro sono le verità storiche) chi aveva ragione? Credo di no, anche se sappiamo bene che in questa Regione come in questo Paese tutto opera affinché noi Radicali, e con noi le istanze di legalità e trasparenza, si possa arrivare solo fino a un certo punto e non oltre. Ma noi ci rivolgeremo alle sedi di denuncia e giurisdizione sovranazionali per chiedere il rispetto di quanto stabilito dai patti internazionali sul diritto al “libero accesso alle informazioni, alla partecipazione ai processi decisionali e all’accesso alla giustizia in materia ambientale” (art 1 Convenzione di Aarhus ratificata dall’Italia con legge n. 108 del 16 marzo 2001). Ma intanto chiedo: fino a quando Vincenzo Sigillito deve restare a presidiare più che presiedere l’Arpab? Fino a quando le denuncie sulle mattanze da Tito Scalo alla Val Basento resteranno nei cassetti delle procure? Fino a quando la voce di Maurizio Bolognetti dovrà restare una voce fuori dal coro, non perché sia stonata, ma perché evidentemente segue uno spartito del tutto diverso e alternativo?

rifiuti, la situazione è preoccupante. Del resto, va da sé, che se davvero si vuole capire l’incidenza di un fenomeno in un determinato territorio, i numeri vanno rapportati alla popolazione residente. E proprio da un’attenta lettura del dossier di Legambiente emerge che la provincia di Matera, con 87 reati accertati e un’incidenza del 4,3 ogni 10 mila abitanti, è seconda in classifica solo dopo Vibo Valentia (5,6 reati ogni 10 mila abitanti). La Basilicata con la sua densità abitativa (59 abitanti per km quadrato) è un luogo ideale per lo smaltimento di rifiuti tossici e pericolosi.


DOSSIER BASILICATA

Cancro record L’INCIDENZA DEI TUMORI MALIGNI DAL 1970

l 24 gennaio del 2009 sulle pagine della Gazzetta del Mezzogiorno si riferisce di uno studio redatto da alcuni medici (Silvia Buzzone, Andrea Miceli, Paolo Baili e Roberta De Angelis) dell’Istituto superiore della sanità, in collaborazione con l’istituto Tumori di Milano. Nello studio in oggetto, denominato “Current cancer profiles of the italian regions”, si afferma che in Basilicata l’incidenza delle malattie tumorali cresce come in nessun’altra parte d’Italia.

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Intervistata dalla Gazzetta del Mezzogiorno, la dott.ssa Gabriella Cauzillo, dirigente dell’Ufficio regionale della Basilicata per le Politiche della prevenzione sanità pubblica, ha affermato: “L’incidenza dei tumori maligni in Basilicata è in aumento e lo confermo. Inoltre, la velocità di aumento dell’incidenza da noi è superiore”. Scrive Marisa Ingrosso sulle pagine della Gazzetta: “Se i dati sono esatti, l’incidenza dei tumori tra i lucani è superiore a quella che si registra nel resto d’Italia. Nemmeno nelle regioni del Nord, che pure sono zeppe di fabbriche, i maschi presentano un’incidenza simile.

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Su questo numero di Agenda Coscioni è pubblicata solo una parte del dossier di Maurizio Bolognetti, che potete trovare nella sua forma integrale al link www.lucacoscioni.it/dossierbasilicata

Così si esprimevano i cittadini del Vulturemelfese pochi giorni dopo aver scoperto che le falde acquifere del fiume Ofanto erano state inquinate dall’inceneritore Fenice. La vicenda, che ha per protagonisti Fenice-Edf e l’Agenzia regionale per la Protezione ambientale della Basilicata, merita di essere raccontata. Essa assurge a emblema di un sistema che da troppo tempo nega ai cittadini della Basilicata il diritto a poter conoscere i dati dei monitoraggi ambientali. In Basilicata, nell’area industriale di San Nicola di Melfi, è in funzione dal 2000 l’inceneritore Fenice di proprietà della francese EDF. Fenice è il più grande inceneritore d’Europa e tratta oltre 65.000 tonnellate all’anno di rifiuti urbani e industriali. Il 3 agosto del 2009, la francese EDF ha dato vita ad una “joint-venture” con l’Enel, che opererà nel settore del nucleare civile. La società, denominata “Sviluppo nucleare Srl”, avrà il compito di realizzare gli studi di fattibilità per la costruzione in Italia di almeno 4 centrali nucleari con la tecnologia di terza generazione avanzata EPR. EDF è quotata alla borsa di Parigi ed è membro del Cac 40. FeniceEdf si traduce, in Basilicata, con “inquinamento delle falde acquifere”. Infatti, da almeno 30 mesi, due anni e mezzo, l’inceneritore Fenice inquina la falda acquifera del fiume Ofanto con mercurio e alifati clorurati cancerogeni. Da mesi i cittadini lucani attendono risposte dalla Procura della Repubblica di Melfi. A settembre del 2009 ho presentato un esposto indirizzato alla Procura della Repubblica di Potenza, ipotizzando l’omissione di atti d’ufficio a carico di alcuni dirigenti dell’Arpab. Ad oggi non ho ricevuto risposta alcuna. La vicenda Fenice potrebbe essere sintetizzata con le dichiarazioni rese alla stampa, il 20 ottobre del 2009, dal Direttore dell’Agenzia regionale per l’ambiente Vincenzo Sigillito: “L’Arpab non era tenuta ad informare le istituzioni entro tempi determinati, rispetto all’inquinamento provocato da Fenice. Se l’avessimo detto prima a cosa sarebbe servito? A creare allarmismo?”(il Quotidiano della Basilicata). Sigillito, oltre a tentare un maldestro depistaggio, rilascia dichiarazioni sorprendenti, che fanno a pugni con il D.LGS 152/2006 e con la convenzione di Aarhus, allineando il suo pensiero a quello del coordinatore provinciale dell’Arpab, dottor Bruno Bove. Il dottor Bove, infatti, il 25 settembre 2009 aveva dichiarato al TGR Basilicata: “Già dal marzo del 2008 eravamo a conoscenza dei livelli preoccupanti di mercurio nella falda, ma non spettava al nostro Ente lanciare l’allarme. Per legge è Fenice a dover comunicare entro 24 ore il superamento della soglia”. Sigillito e Bove probabilmente non hanno mai letto un testo che è di fondamentale importanza per chi ha il compito istituzionale di difendere l’ambiente e la salute dei cittadini. Il testo in oggetto è il Decreto legislativo 152/2006 (“Norme in materia ambientale”) e segnatamente l’art. 244 che recita: “Le pubbliche amministrazioni che nell’esercizio delle proprie funzioni individuano siti nei quali accertino che i livelli di contaminazione sono superiori ai valori di concentrazione soglia di contaminazione, ne danno comunicazione alla regione, alla provincia e al comune competenti”. Proviamo a chiarire meglio la vicenda. Marzo 2009: l’Arpab comunica al Sindaco di Melfi “il superamento della concentrazione di soglia delle acque sotterranee”. Le analisi Arpab documentano la presenza nella

Dossier

Caso Fenice: bombe al mercurio, silenzi omertosi “In questo clima di festosa provincialità, i nostri amministratori si sono dimenticati che l’acqua della falda nel nostro territorio è stata pesantemente inquinata da metalli molto pericolosi per la salute pubblica (mercurio, nichel, cadmio, piombo).” Gazzetta del Mezzogiorno, 7 aprile 2009

falda acquifera del fiume Ofanto di agenti inquinanti cancerogeni. Pochi giorni dopo, anche Fenice-Edf comunica al sindaco di Melfi un “superamento delle concentrazioni di soglia”. Tutto in ordine, direte voi. Assolutamente no! L’Arpab, come accertato da un’inchiesta sul campo condotta dall’Associazione Radicali Lucani, era a conoscenza fin dal gennaio 2008 di un inquinamento in atto della falda acquifera, con presenza di mercurio anche 140 volte superiore ai limiti previsti dalla legge. L’Arpab per 15 mesi ha negato al Sindaco di Melfi e ai cittadini il diritto a poter conoscere i dati dei monitoraggi effettuati. È dunque evidente che Sigillito e Bove, oltre a non aver letto il D.lgs. 152/2006, non hanno letto nemmeno la Convenzione Aarhus (Danimarca – 25 giugno 1998), ratificata dall’Italia con la legge 108/01, già ratificata dall’Italia. Fatto sta che i cittadini lucani hanno potuto conoscere una parte dei monitoraggi (febbraio 2008 – settembre 2009) effettuati sulle matrici ambientali acqua e terra dell’area in cui è insediato l’inceneritore Fenice, solo grazie all’azione e all’iniziativa politica dei Radicali. Da mesi, però, siamo ritornati alla totale assenza di trasparenza, ai “panni sporchi che si lavano in famiglia”. Il 4 novembre 2009, il direttore dell’Arpab, ascoltato dalla II commissione permanente regionale, ha dichiarato: “L’Arpab non ha effettuato analisi sulle acque di monitoraggio nell’ambito di Fenice dal 2002”. Eppure la delibera della Giunta regionale n. 304 del 25 febbraio 2002 trasferiva all’Arpab “la rete di monitoraggio della qualità dell’aria e delle indagini volte alla caratterizzazione delle matrici ambientali nell’area del melfese”. Il 5 novembre 2009, il Quotidiano della Basilicata titola:”Pasticcio Arpab: mancherebbero i dati sull’inceneritore dal 2002 al 2006”. Domanda maliziosa: i dati 2002-2006 non ci sono o qualcuno li ha convenientemente distrutti o occultati? Di certo, sostenendo che non ci sono, quelli dell’Arpab hanno definitivamente respinto l’assalto di chi, come i Radicali, chiedeva di poterli consultare. Il 18 maggio 2010, il direttore dell’Arpab, ascoltato dalla Commissione Bicamerale sul ciclo dei rifiuti, rompe il reiterato muro di omertà e segretezza, affermando:”Oggi posso dire che la maggior parte dei parametri è molto rientrata a differenza del mercurio, c’è

ancora mercurio...stiamo tentando di venirne a capo in via definitiva”. Dopo 30 mesi dall’inizio dell’evento inquinante, e a oltre un anno dalla comunicazione del marzo 2009, il dottor Sigillito, che aveva tentato anche un maldestro depistaggio, comunica in sede di bicamerale che il mercurio c’è ancora, ma che stanno tentando di venirne a capo!!!! Verrebbe da chiedere al dottor Sigillito e alla EDF: di quanto sono rientrati gli altri parametri, cioè gli alifati clorurati cancerogeni? E di quanto il mercurio supera la soglia stabilita dal D. Lgs. 152/2006? Cosa è successo tra il 2002 e il 2006? Di certo, oggi più di ieri, è lecito chiedersi quando sia davvero iniziato l’inquinamento delle falde acquifere del fiume Ofanto. E se davvero i dati 2002-2006 non ci sono, cosa è successo in quel periodo? Fenice ha assunto la duplice veste di controllore e controllato, così come è avvenuto per l’Eni in Val D’Agri? Luigi Rizzella, cittadino del Vulture, il 12 novembre 2009, dà voce alla sua rabbia scrivendo: “In tutta la zona di san Nicola di Melfi ci sono i terreni dei nostri

L’Arpab per 15 mesi ha negato al Sindaco di Melfi e ai cittadini il diritto a poter conoscere i dati dei monitoraggi effettuati agricoltori dove si coltivano e producono quelle delizie che ci lusingano e ci spingono ad andare a comprare dal parente o conoscente di fiducia in modo da poter dichiarare che mangiamo solo cose sane senza insetticidi e fertilizzanti vari, peccato che siano innaffiate con un po’ di Nikel e Mercurio”. Forse Rizzella esagera, o forse no. Di certo le sostanze presenti in falda, di cui si è avuta notizia solo nel marzo 2009, sono nocive e cancerogene. Di certo, il 28 ottobre 2009, il dottor Giuseppe Morero afferma: “Lo dico da medico, il tasso di diffusione dei tumori proprio nel vulture sembra troppo alto. È vero che non è stata dimostrata correlazione, ma il dato che si manifesta nelle zone attorno all’impianto del termovalorizzatore dovrebbe almeno far pensare”. Le parole di Morero, dalle quali si percepisce un legittimo timore, sono

marco pannella Ci vuole l’uninominale

Perché la legge uninominale secca? uno contro l´altro? Per la più grande rivoluzione ambientalista. È la specie umana che sceglie le sue rappresentanze di territorio, soprattutto due in concorrenza. Chi sarà eletto? Colui che riuscirà a tutelare la specie umana e quella animale di quel determinato territorio. Chi è eletto, oggi deve farsi carico anche del sottosuolo, della specie umana, di quella animale, di quella vegetale, della biodiversità. È questa la visione anglosassone, del territorio, della persona responsabile, che ha dato origine alle uniche democrazie che negli ultimi cento anni sono riuscite a salvare il mondo dai nazismi e dai comunismi, dalla catastrofe.


on line www.lucacoscioni.it - www.lucacoscioni.it/dossierbasilicata 1970

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Dal 1970 la maledetta curva che assomma tutti i tumori maligni, cresce vertiginosamente, cresce come nessun’altra parte e, soprattutto è previsto che continuerà a crescere nel prossimo futuro. Gli studiosi hanno operato su dati sanitari certi ed hanno fatto delle proiezioni che arrivano fino al 2010. Purtroppo, anche in questo caso, per i soli lucani, le previsioni sono fosche”. Nell’articolo viene riportata un’affermazione della dott.ssa Silvia Bruzzone: “Tra gli anni ottanta e novanta i tumori sono stati una delle cause principali di morte, soprattutto al

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BASILICATA

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Nord. Generalmente, dopo c’è stato un decremento. La Basilicata, invece, è in controtendenza”. Verrebbe da chiedersi se non ci sia un nesso tra l’aumento delle malattie tumorali e le storie di veleni, monnezza e malapolitica che abbiamo provato a descrivere. Del resto, per rendersi conto del trend delle malattie tumorali in Basilicata basta leggere con attenzione le pagine del registro tumori e i dati 1997-2001 e 20022006. Tra il 2002 e il 2006 l’incidenza di quasi tutte le malattie tumorali in Basilicata raggiunge e supera quella registrata nel resto d’Italia.

7 cosa è? LA CONVENZIONE DI ARHUS La convenzione afferma alcuni elementari principi: • necessità di garantire che qualsiasi persona fisica o giuridica abbia il diritto di accedere all’informazione ambientale detenuta dalle autorità pubbliche o per conto di esse, senza dover dichiarare il proprio interesse; • necessità della messa a disposizione di informazioni da par te delle autorità pubbliche e della diffusione dell’informazione ambientale anche tramite tecnologie di informazioni e comunicazioni; • necessità di chiarire la por tata dell’informazione ambientale comprensiva, in qualsiasi forma, delle notizie sullo stato dell’ambiente, sui fattori, le misure o le attività che incidono o possono incidere sull’ambiente, le analisi costi benefici, l’informazione sullo stato della salute e della sicurezza umana, compresa la contaminazione della catena alimentare, le condizioni della vita umana.

cadute nel vuoto, come quelle di altri medici condotti, che pronunciano a mezza bocca analoghe parole, in altre aree della Basilicata. In Basilicata, chissà perché, si preferisce puntare sul binomio discarica-inceneritori. Il dottor Sigillito vanta buoni rapporti con Fenice, tant’è che nel novembre 2008 partecipa ad un incontro con Patrick Lucciconi, amministratore delegato di FeniceEDF, intitolato “La promozione di forme di partecipazione più trasparenti e sinergiche con le realtà locali in un’ottica di governance territoriale”. Forme di partecipazione più trasparenti? Alla luce di quanto emerso viene da sorridere. E ancor di più sorridiamo amaro se ripensiamo alla frase che il direttore dell’Arpab ci ha rivolto nell’ottobre del 2009 dalle pagine della Nuova del Sud: “I Radicali fino a prova contraria non rappresentano un’istituzione per cui non sono tenuto a fornire loro i dati”. Il 22 maggio 2010, con la parlamentare radicale Elisabetta Zamparutti, abbiamo chiesto nuovamente le dimissioni del direttore dell’Arpab. In un comunicato abbiamo scritto: “Ci chiediamo anche come sia possibile che, in queste condizioni, Fenice continui a operare. Osiamo sperare che in terra di Basilicata le indagini non si facciano solo a carico di cronisti che hanno voglia di fare il loro mestiere”. Dopo pochi giorni, il Direttore dell’Arpab ha replicato alla richiesta di dimissioni, scrivendo: “Per cui non se ne abbia a male l’on. Zamparutti: le dimissioni del sottoscritto da lei reclamate, forse più per tacitare qualche frustrato compagno di partito che non per reale convinzione personale, arriveranno solo quando mi si dimostrerà dove ho sbagliato”. Che dire? Come si fa a non essere frustrati quando si sbatte perennemente contro un muro di gomma? Quando si vive in un contesto in cui le attività di monitoraggio ambientale sono, volendo usare un eufemismo, carenti? Come si fa a non essere frustrati quando si vive in una realtà in cui la difesa dell’ambiente e del

diritto alla salute viene spesso subordinata ad altri interessi? Chiare fresche e dolci acque “Prima ancora che un bacino petrolifero, la Basilicata è un bacino idrico che dà da bere a due regioni”. Maria Rita D’Orsogna, esperta di inquinamento da idrocarburi, docente dell’University Northridge Mathematics Department di Los Angeles, in California. Se visitate il sito internet di Acquedotto Lucano vi accorgerete che nella home page, in buona evidenza, si trova un link intitolato “Rimborso depurazione”. Il link è apparso dopo che una sentenza della Corte Costituzionale (n° 335 dell’11/10/2008) ha affermato che non è dovuto il canone di depurazione se la depurazione delle acque non viene effettuata. Che la rete fognaria e di depurazione della Basilicata non sia tra le migliori d’Italia è cosa arcinota, tant’è che nel dossier “Mare Monstrum 2009”, redatto da Legambiente, si parla di “allerta” per quanto riguarda la condizione delle foci dei fiumi Agri e Basento, che vengono indicate come fortemente inquinate. Nel dossier si legge tra l’altro: “Per la Basilicata dati fortemente negativi sono stati registrati alle foci dei fiumi. Una situazione che non stupisce, considerando che la rete di depurazione regionale arriva a coprire solo il 74 per cento del territorio, lasciando la Basilicata al quart’ultimo posto nella classifica delle regioni italiane per capacità di servizi di depurazione e fognatura”. Quello che Legambiente non dice è che ci sono seri dubbi sul funzionamento della rete di depurazione; dubbi su quel 74 per cento di territorio che risulta coperto. Non pochi paesi lucani hanno reti fognarie che scaricano a cielo aperto. È il caso di Castro nuovo Sant’Andrea, i cui reflui fognari finiscono nel torrente Serrapotamo e da lì nel fiume Sinni che alimenta l’invaso della diga di Montecotugno. Ma il modello Castronuovo appartiene anche ad altri comuni dell’area sud della Basilicata, quali Chiaromonte, Fardella, Calvera e Carbone, le cui fogne avrebbero dovuto in teoria essere collegate al depuratore consortile di Senise. Il problema, però, non può essere limitato agli impianti di depurazione, ma è collegato anche ai percolati che fuoriescono dalle discariche, alle estrazioni petrolifere effettuate anche in prossimità di importanti bacini idrici, allo stoccaggio illegale di rifiuti di varia natura, a scarichi industriali abusivi (vedi Val Basento), ai veleni provenienti dalla vasca fosfogessi di Tito scalo e a quelli dell’area diaframmata, ai Siti di bonifica di interesse nazionale dove l’interesse latita da tempo. Il “disegno criminoso” (di chi denuncia) Nel gennaio 2010, il tenente della Polizia Provinciale Giuseppe Di Bello mi invia delle analisi inerenti le acque invasate nelle dighe della Camastra, del Pertusillo e di Montecotugno, tre dei principali invasi lucani. Le analisi fanno sorgere forti dubbi sulla qualità delle acque invasate nelle dighe in oggetto e mostrano una presenza di inquinanti biologici (Coliformi fecali) e chimici (Bario e Boro). L’8 gennaio inizio a porre alcune doverose domande e divulgo i

la salute Carlo Gaudiano Medico

Mentre in Italia, dal 1990, la curva dell´incidenza dei tumori si è appiattita, in Basilicata è cresciuta. Ci ritroviamo dinanzi a tumori tipicamente provocati dall’ambiente, come il sarcoma epatico e i tumori da amianto. Non solo: non abbiamo un registro delle malformazioni. Ogni centomila nati nella nostra regione, undici sono affetti dalla sindrome di down, mentre in Emilia Romagna su centomila ce ne sono circa due. Dunque: o c’è una mancanza di prevenzione o c’è qualche forza esterna, che potrebbe essere l´inquinamento ambientale, che è causa di questa situazione. Sui tumori: il 5% sono di carattere ereditario, il restante derivante dal rapporto dell’uomo con l’ambiente. dati ricevuti, che, manco a dirlo, non erano stati pubblicati e messi a disposizione dei cittadini da chi ne aveva competenza (Arpab e Dipartimento Ambiente). Contestualmente, chiedo alla Regione che vengano svolti al più presto controlli ed analisi ad ampio spettro per capire la reale situazione degli invasi. La risposta alle mie domande non tarda ad arrivare ed inizia un autentico tiro al bersaglio, una sorta di caccia all’uomo, dove l’accusa più carina che mi viene mossa è quella di “Procurato allarme”. A turno intervengono Il Dipartimento Ambiente, L’Aql, l’Unibas, l’AATO; il Prefetto di Potenza si reca presso la sede di Acquedotto lucano e lì va in onda la scena madre, con l’alto funzionario che beve un bicchiere d’acqua offertogli da un dirigente di Aql. Insomma, un linciaggio in piena regola e quasi senza possibilità di replica. Gran parte della stampa regionale si accoda. Tra le poche voci che manifestano sostegno, quella dell’ambientalista materano Pio Abiusi, che in una lettera datata 20 gennaio 2010 scrive: “Bolognetti sta dicendo il vero. Santochirico( ex assessore all’ambiente, ndr) mistifica. Bolognetti ha detto nelle acque degli invasi c’è bario che potrebbe venire dai lavori di perforazione e residui fecali che vengono di sicuro dagli impianti di depurazione non efficienti. L’Aato stessa ha detto che il nostro sistema di depurazione va rivisitato quindi, Bolognetti, è credibile. Per ciò che riguarda i lavori di perforazione e di estrazione, a dieci anni dall’inizio delle attività, lo stesso De

Filippo ha ammesso che non si è fatto nulla in materia di monitoraggio. Tutto vero quindi “. Il 21 gennaio decido di effettuare dei prelievi sugli invasi e consegno ad un laboratorio privato, la Biosan di Vasto(Ch), i campioni d’acqua prelevati dalle dighe della Camastra, di Montecotugno e del Pertusillo. All’operazione assiste il Tenente della Polizia Provinciale Giuseppe Di Bello. Il 27 gennaio, la Biosan mi comunica i risultati delle analisi, che trasformano i dubbi in certezze: l’acqua della Camastra, del Pertusillo e di Montecotugno è scadente; c’è un’inquietante presenza di Bario (sostanza usata dalle industrie petrolifere), superiore ai limiti previsti dal D. Lgs. 152/2006, ed enterococchi intestinali ed escherichia coli (insomma merda). Da precisare che, per ragioni di budget, le analisi in oggetto sono state limitate alla ricerca solo di alcuni inquinanti. Un giorno in caserma 1° marzo 2010, vengo convocato presso la Caserma dei Carabinieri di Latronico per essere ascoltato da due ufficiali del NOE. In caserma, fin dal primo momento, sono presenti anche due agenti della Polizia postale. Inizialmente penso che mi abbiano convocato per avere notizie sugli esposti inoltrati sulle vicende di Tito, della Val Basento, di Fenice o per ascoltarmi sulla denuncia inoltrata in procura nei confronti di alcuni dirigenti dell’Arpab. Non è così: la Procura di Potenza vuole conoscere la mia fonte sulla vicenda dell’inquinamento degli invasi. In pochi minuti, passo dal ruolo di “accusatore” a quello di imputato. Il sostituto procuratore di Potenza, dottor Salvatore Colella, dispone la perquisizione della mia abitazione, negandomi la possibilità di avvalermi del segreto professionale, in quanto non iscritto nell’albo dei giornalisti professionisti. Nel decreto di perquisizione e sequestro è dato leggere: “Attese le risultanze investigative, vi è fondato motivo di ritenere che presso i locali ed in qualunque altro luogo chiuso nella disponibilità di Bolognetti Maurizio dell’associazione politica liberale, liberista e libertaria facente capo ai Radicali Lucani, e nella specie all’interno dei computer ed altri supporti informatici ivi custoditi, vi sia documentazione relativa alla posta elettronica alla quale si fa riferimento nell’articolo di stampa pubblicato sul quotidiano “La Nuova del Sud” del 15 gennaio 2010 relativo all’inquinamento in atto nella diga del Pertusillo”. Poco dopo, la mia casa viene invasa da Carabinieri e Polizia, tutti alla ricerca del “corpo del reato”, cioè uno scambio epistolare intercorso tra me e il Tenente della Polizia Provinciale Giuseppe Di Bello. La deputata Radicale Rita Bernardini, nel commentare l’accaduto, afferma: “Per mesi, non una volta Maurizio Bolognetti è stato ascoltato sugli esposti presentati sulle vicende Tito e Fenice. Ma ieri, lunedì 1 marzo, ecco che la Procura di muove: Bolognetti viene convocato presso la Caserma dei Carabinieri di Latronico e pensa per un momento – nonostante i manganellamenti ricevuti in questi anni - che finalmente lo avrebbero ascoltato sulle sopra citate denunce. Si sbagliava: la Procura di Potenza, attraverso il Noe, voleva semplicemente conoscere le sue fonti e per poter acquisire un carteggio di posta elettronica ha disposto la perquisizione della sua abitazione. E le denunce su Tito e Fenice, sull’Arpab e la Val Basento?”. Il 25 maggio del 2010, i Carabinieri di Latronico mi consegnano un “Avviso all’indagato di conclusioni delle indagini preliminari”, dalla lettura del quale apprendo di essere stato rinviato a giudizio, con il Tenente Di Bello, per la violazione degli art. 81-110 e 326 del c.p..


DOSSIER BASILICATA

La contaminazione dei suoli

Igor Boni

Proteggere la terra che calpestiamo

La Commissione Europea nel settembre del 2006 ha emanato la “Strategia tematica sulla protezione del suolo”, un documento che ha segnato un punto d’inizio nelle politiche più avanzate in questo settore della pianificazione ambientale. Nessuno sa che quel documento, nato da un parto difficile durato alcuni anni e da continue mediazioni tra gli Stati membri, è stato finalmente emanato – dopo continui annunci mai rispettati – grazie ad un’interrogazione dell’allora Eurodeputato radicale Marco Cappato. In quel testo sono enunciate le 8 minacce che incombono sui suoli europei. Si tratta di fenomeni

Obiettivo: individuazione, monitoraggio, programmazione delle bonifiche

come erosione, perdita di sostanza organica, compattazione, contaminazione, dissesti, perdita di biodiversità, salinizzazione e impermeabilizzazione (cementificazione). Sulla falsa riga della strategia tematica i Radicali, già nella scorsa legislatura, hanno predisposto e presentato un Progetto di Legge (a prima firma Bruno Mellano) che indica pragmaticamente i compiti da delegare alle Regioni per individuare sui territori le “Aree a rischio” e i criteri principali per predisporre “Programmi d’azione” atti a ridurre gli impatti di ciascuna minaccia. Lo stessa Proposta di legge (la N. 274) è stata nuovamente presentata in

questa legislatura con le firme degli attuali deputati radicali Farina Coscioni, Turco, Beltrandi, Bernardini, Mecacci e Zamparutti e giace tuttora in Parlamento, in attesa di essere avviata alla

8 criminalità ambientale

Su questo numero di Agenda Coscioni è pubblicata solo una parte del dossier di Maurizio Bolognetti, che potete trovare nella sua forma integrale al link www.lucacoscioni.it/dossierbasilicata

Dossier

Nicola Maria Pace Il magistrato

In Italia abbiamo una produzione di rifiuti che obiettivamente può essere smaltita con le normali strutture esistenti solo nella misura del 30 per cento. Fisiologicamente la rimanente parte viene avviata a mercati paralleli, tra cui quello illegale. I territori delle nostre realtà scarsamente presidiati finiscono per diventare terreno fertile per vari tipi di illegalità. Non ultime quelle mascherate dall’offerta di posti di lavoro. Un copione che si ripete attraverso strutture che altrove sarebbero state rifiutate perché realizzate in violazione di tutte le norme in materia di gestione dei rifiuti. Così l’ex Procuratore della Repubblica di Matera, Nicola Maria Pace, alla Gazzetta del Mezzogiorno. Anonimo Il poliziotto

Abili a censire le discariche abusive. Mai ad intercettare un solo camion. Mille metri cubi di porcherie occupano una striscia di terreno di 100 metri, larga 10 metri ed alta un metro. Detto così sembra poca cosa, ma mille metri cubi di spazzatura significano anche 100 camion che devono portarla. O chi controlla il territorio è cieco o i camion sono invisibili. Continuo a dire che se non analizziamo i patrimoni, anche in forma casuale, dei dipendenti pubblici non se ne esce. Così tempo fa un inquirente, che preferisce conservare l’anonimato, ha risposto a Bolognetti su queste questioni.

I veleni di Tito Tito è un piccolo centro alle porte del capoluogo di regione, lo si potrebbe definire un satellite della città di Potenza. A Tito scalo si trova uno dei due SIN (Sito di bonifica d’interesse nazionale) della Basilicata. Anche a Tito, come in Val Basento, è mancato sia l’interesse che la bonifica. Si è fatto un gran parlare nei mesi scorsi di navi affondate nel Mediterraneo, ebbene a Tito scalo c’è una nave di cui da almeno 20 anni tutti sono a conoscenza: la cosiddetta vasca fosfogessi, ubicata nell’area ex-liquichimica, dove sono state stoccate migliaia di tonnellate di fanghi industriali e a detta del sindaco di Tito Pasquale Scavone anche fanghi di perforazione provenienti dalle estrazioni petrolifere. Si inizia a parlare della necessità di bonificare l’area industriale di Tito nel febbraio del 2001. Pochi mesi dopo, il D.M. 468/2001 istituisce “Il sito di bonifica di interesse nazionale di Tito”; ancora pochi mesi e, nel luglio del 2002, sempre con Decreto ministeriale, si stabilisce il perimetro del sito e parte la fase di caratterizzazione, cioè la fase in cui vengono accertate le effettive condizioni di inquinamento. In merito alla bonifica del sito di Tito scalo, è bene precisare che la Regione Basilicata individuò nel 2005 il Consorzio per lo sviluppo industriale della Provincia di Potenza (ASI) quale stazione appaltante per gli interventi di messa in sicurezza di emergenza e bonifica. Il 22 dicembre del 2008 si tiene a Roma l’ennesima “Conferenza di Servizi decisoria” avente per oggetto lo “Stato di attuazione delle attività di caratterizzazione e di messa in sicurezza di emergenza sul sito di

Convegno radicale I VELENI DELLA BASILICATA DA RIASCOLTARE

Martedì 24 agosto si è tenuto a Potenza, presso il Park Hotel , un convegno dal titolo `I veleni industriali e politici della Basilicata´, organizzato da Radicali Italiani. Dopo la presentazione del dossier sull´inquinamento politico ed ambientale della Regione Basilicata, l´incontro si è posto come momento di approfondimento e di arricchimento di quanto riportato in quel documento, ed ha anche offerto un´occasione di riflessione per possibili soluzioni. I lavori sono stati introdotti dall´on. Elisabetta Zamparutti; sono seguite le relazione del dottor Carlo Gaudiano, Medico Osp. Santa Maria delle Grazie, di Antonio Bavusi (Organizzazione Lucana ambientalista) e di Maurizio Bolognetti, componente della Direzione Nazionale Radicali Italiani. Nel corso del convegno sono intervenuti altresì il segretario di Radicali Italiani Mario Staderini e Marco Pannella. Per riascoltare il convegno e per un ulteriore approfondimento si possono visitare i seguenti link: www.radioradicale.it/scheda/309785/convegno-daltitolo-i-veleni-industriali-e-politici-della-basilicata www.radicali.it/primopiano/basilicata-avvelenatadalla-malapolitica.


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Chi è

Igor Boni Segretario dell’Associazione Radicale Adelaide Aglietta e responsabile dell’Unità Operativa “Patologie Ambientali e Tutela del Suolo” per una società pubblica che si occupa di tematiche ambientali (Ipla)

discussione in Commissione. Il suolo, insieme ad aria e acqua, rappresenta uno degli elementi fondamentali dell’ambiente in cui viviamo. Malgrado questo, la legislazione del nostro Paese, che sulla protezione delle acque e sulla salvaguardia della salubrità dell’aria che respiriamo è al passo con quelle di altri Stati europei avanzati, rispetto al suolo paga un ritardo molto grave. Nella legislazione italiana infatti, quando si parla di “difesa del suolo”, tutto si intende tranne che la protezione del suolo propriamente detto. Si parla di difesa dal dissesto idrogeologico, difesa del territorio, del paesaggio e delle infrastrutture, difesa delle acque e del loro corretto deflusso. In realtà il suolo, come elemento

naturale che assicura funzioni chiave a livello ambientale, produttivo, sociale ed economico, non viene in alcun modo considerato. In queste poche righe mi preme sottolineare - tra i tanti - tre aspetti che ritengo particolarmente importanti, in quanto relazionati direttamente con la qualità dell’ambiente nel quale viviamo. Il testo di legge prevede l’individuazione complessiva dei siti contaminati (nella sola Lombardia ne sono già oggi censiti più di 1200), il loro monitoraggio e la programmazione e realizzazione delle bonifiche con precise scadenze temporali, demandando all’agenzia nazionale (ISPRA) il compito di

emettere annualmente un “Rapporto sullo stato di contaminazione dei suoli”. Si tratta di un lavoro immane che deve essere iniziato al più presto poiché suoli contaminati significano cibi e acque contaminate. Un secondo aspetto riguarda l’impostazione di programmi di lotta all’erosione dei suoli, per ridurre i materiali terrosi e le sostanze chimiche che confluiscono nel reticolo idrografico superficiale e poi nei laghi e nel mare, contribuendo così all’eutrofizzazione delle acque. In ultimo si prevedono programmi d’azione per incrementare la sostanza organica nel suolo, al fine di migliorarne la fertilità e, al contempo, ridurre il quantitativo di anidride

carbonica nell’aria, con evidenti benefici sulla riduzione dei cosiddetti “gas serra”. I Radicali, come nel passato, hanno saputo coniugare scienza e proposta politica, individuando uno dei temi portanti del nuovo ambientalismo, che avrebbe bisogno di vedere confluire in un’azione comune ampi settori della società, dell’associazionismo, del volontariato e dei partiti. Roosevelt nella prima metà del 1900, in un suo famoso aforisma, diceva “La Nazione che distrugge il suo suolo, distrugge se stessa”; più che un monito sembra oggi una realtà che la maggior parte dei governi europei (e il Governo italiano) non sanno e non vogliono affrontare.

9 interesse nazionale di Tito”. La fotografia scattata dal Ministero è quella di un’emergenza che, come tutte le “emergenze” italiane, si trascina da troppo tempo. Dal verbale redatto al termine dell’incontro emergono aspetti inquietanti. La Direzione generale Qualità della Vita del Ministero dell’Ambiente parla di mancanza di informazioni “derivanti da un incompleto monitoraggio” e di “un contesto ambientale ancora caratterizzato da una pesante contaminazione da tricloroetilene in elevatissime concentrazioni tali da ipotizzare la presenza del prodotto libero in falda”. Lo stesso Ministero aggiunge che “a distanza di tre anni e mezzo le aziende e gli altri soggetti interessati hanno dimostrato limitato interesse e volontà nell’adoperarsi per conoscere e quindi, ove possibile, limitare la diffusione dell’inquinante che rappresenta un rilevante pericolo per la salute umana”. Una passeggiata poco bucolica Particolare curioso, nel sopra citato verbale ministeriale manca un esplicito riferimento ad una delle principali fonti di inquinamento presenti nell’area di Tito scalo, una vera e propria bomba ecologica: la cosiddetta vasca fosfogessi. Il 16 luglio del 2009, in compagnia del Tenente della Polizia Provinciale di Potenza Giuseppe Di Bello, mi addentro nei “misteri” dell’area ex-liquichimica. Il mio accompagnatore parla di “trincee” dove sono state interrate, in teli di pvc, tonnellate e tonnellate di fanghi industriali; il tutto ricoperto con uno strato di fosfogesso. Ci caliamo nelle trincee ed ho la sensazione di camminare su un materasso ad acqua, solo che sotto i nostri piedi non c’è acqua, ma veleno. Silenzio tombale. Siamo circondanti da 27500 metri quadrati di “rifiuti tossiconocivi”. Nel rapporto redatto dalla burocrazia ministeriale nel 2008 non c’è traccia della discarica che ci accingiamo a visitare, ma ne troviamo traccia, eccome, nel procedimento 1837/05 aperto dalla Procura della Repubblica di Potenza e dal dott. Woodcock. La rete, lo stato di abbandono, il silenzio; sullo sfondo lo scheletro dello stabilimento exliquichimica; tutto ha l’odore sinistro della morte e della putrefazione. Difficile non pensare a uno sviluppo industriale che ha prodotto soprattutto veleni, furto, cassintegrati, sperpero di denaro pubblico e clientelismo. Siamo a Tito scalo, a pochi chilometri da Potenza, eppure, sembra di essere in una zona di guerra, in un paese del terzo mondo eletto a discarica di rifiuti tossici. Se la “peste italiana” produce assenza di democrazia, legalità e Stato di diritto, qui nel mezzogiorno d’Italia l’effetto si manifesta amplificato. A Tito, dal 2005 permane un’ordinanza che vieta l’uso dell’acqua per una distanza di oltre 150 metri rispetto ai perimetri stabiliti dalla burocrazia. Nel marzo 2001, su mandato della Procura della Repubblica di Potenza, la Polizia Provinciale aveva sequestrato una discarica abusiva di 27.000 metri quadrati. L’area sottoposta a sequestro è di proprietà del Consorzio Asi di Potenza, che l’ha acquistata dalla Liquichimica Meridionale Spa il 31 marzo del 1989. Lo scenario che si presentò agli inquirenti era devastante: interrati in “trincee” e ricoperti da fosfogessi, contenitori in HPDE in cui sono stati stivate decine di migliaia di tonnellate

di fanghi industriali allo stato fluido. Nella loro relazione tecnica, consegnata alla Procura di Potenza nel 2001, il dottor Maura Sanna e il dottor Alessandro Iacucci scrivono: “I fanghi interrati all’interno delle trincee sono da classificare rifiuti speciali codice CER 190804; tali fanghi sono di origine industriale, e non fanghi di origine urbana, come erroneamente riportato nelle progettazioni predisposte dal Consorzio. Questi fanghi incapsulati all’interno dei manti di Hdpe per il loro elevato contenuto in metalli pesanti, visto lo stato di degrado e di cattiva gestione delle trincee, in completo stato di abbandono, possono essere causa di inquinamenti diffusi per la sottostante falda che affiora a breve profondità nel sottosuolo, una volta fuoriusciti dalle membrane stesse”. Era il 2001, e purtroppo la relazione di Sanna e Iacucci è stata profetica. I veleni contenuti nelle trincee hanno inquinato la falda acquifera e da lì il torrente Tora, affluente del Basento. Il tutto è avvenuto nel più totale disinteresse di coloro che dovevano attivarsi per la bonifica. Emergenza! Istituzioni sempre in ritardo Le ordinanze emesse dal sindaco di Tito, scandiscono, a partire dal 2005, il degrado della falda acquifera. Nel Luglio del 2005 si fa divieto assoluto di utilizzare “per uso umano, per irrigazione e per altre attività l’acqua prelevata dai pozzi presenti all’esterno del perimetro dell’area industriale e compresi in una fascia di mt 100 dal limite dell’area Asi”. Il provvedimento con ogni probabilità viene emanato con grave ritardo. Nell’aprile 2009, in una delibera votata dal Consiglio comunale, si legge:”Non è stato possibile revocare l’ordinanza di divieto di utilizzo ai fini potabili dell’acqua dei pozzi per una distanza di oltre 150 metri rispetto a quella perimetrata dal competente Ministero. Il permanere di detta situazione di grave inquinamento, rischia di compromettere, in maniera irreversibile, le falde acquifere con possibili gravi ripercussioni sulla salute pubblica.” Il 21 settembre 2009, il Sindaco di Tito è costretto ad emettere una nuova ordinanza. Questa volta si fa “divieto assoluto di utilizzo delle acque del torrente Tora”. A che punto siamo A giudicare da quello che leggiamo nel verbale ministeriale redatto nell’aprile 2010, come per la val Basento, siamo ancora lontani da un serio intervento volto ad una definitiva bonifica dell’area di Tito scalo. A 9 anni dall’istituzione del SIN di Tito, in molti casi siamo ancora alle richieste di MISE (Messa in sicurezza d’Emergenza). Per quanto riguarda l’area ex-liquichimica leggiamo della necessità di procedere alla bonifica dei terreni e dell’approvazione di un “Progetto preliminare” di Messa in sicurezza permanente con recupero funzionale e reindustrializzazione del “Bacino Gessi”. Per l’area Daramic, il Ministero dell’Ambiente riferisce della necessità di attivare con “somma urgenza interventi integrativi della Messa in sicurezza della falda “stante l’alta concentrazione di tricloroetilene” riscontrata. E ancora, la richiesta di interventi “mirati ai suoli in profondità al fine di rimuovere i centri di contaminazione più rilevanti”.

Per l’anagrafe pubblica della monnezza

Che fare? Togliere dalle mani dei partiti le nomine nelle agenzie regionali per la protezione dell’ambiente. A giudicare da quello che accade in Basilicata e dall’operato della locale Arpa, è forse giunto il momento di sottrarre la nomina dei direttori delle Agenzie regionali per l’ambiente (Arpa) alla partitocrazia. Le ragioni appaiono fin troppo ovvie. La nomina partitocratica impedisce di fatto ai Direttori delle Arpa regionali di agire con la necessaria autonomia e subordina la tutela ambientale alle decisioni prese dal palazzo. Si potrebbe mutuare per ciò che concerne la nomina dei direttori delle Arpa regionali, la proposta di legge numero 278 depositata alla Camera dai deputati Radicali, proposta riguardante la nomina dei direttori generali delle ASL e delle Aziende ospedaliere. Nella proposta di legge avanzata dai radicali è possibile leggere: “Le regioni rendono nota, con congruo anticipo, non inferiore a due mesi prima della scadenza del bando di concorso, anche utilizzando i propri siti internet, l’attivazione delle procedure per la copertura dei posti di direttore generale delle aziende sanitarie locali e delle aziende ospedaliere. Il bando di concorso è aperto a tutti i cittadini dell’Unione europea. I curricula dei candidati devono corrispondere al modello definito ai sensi della normativa comunitaria vigente e devono essere pubblicati sul sito internet della regione. I requisiti sono valutati da una commissione nominata dalla regione, composta da cinque membri scelti fra i rappresentanti delle maggiori società di interesse nazionale nel campo del consulting manageriale, prese in considerazione in base alla media ponderata dei seguenti fattori: fatturato, numero delle sedi sul territorio…”. Ci pensate? il Direttore regionale dell’Arpab scelto, selezionato, da una società sulla base dei titoli e delle competenze con un concorso pubblico, anziché attraverso una nomina partitocratica. L’attuale direttore dell’Arpab Basilicata, Vincenzo Sigillito, gioverà ricordarlo, in precedenza è stato direttore generale del Dipartimento ambiente della Regione. La nomina a mezzo concorso dei direttori delle Arpa potrebbe di certo mitigare i conflitti d’interesse con la politica, ma a mio avviso va anche affrontata la questione dei conflitti d’interesse con i privati. Su quest’ultimo fronte si potrebbe mutuare la legge approvata nel 2009 in Toscana che vieta alla locale Arpa di prestare servizio per i privati. Infine, ma non ultimo, c’è da porre la questione dei mezzi di cui le Arpa regionali dispongono. Vincenzo Grimaldi, Commissario dell’Ispra(Istituto superiore per la protezione ambientale) in un’intervista all’Espresso afferma: “Questo approccio ha generato una situazione a macchia di leopardo: siccome i fondi arrivano dalle regioni, ci sono Arpa che hanno i mezzi e Arpa che non ce l’hanno. Ciò significa che al cittadino non viene

offerto un livello comune di protezione ambientale. E la dove il livello di protezione è più basso ci sono imprese che possono essere favorite”. Forse il funzionamento delle Agenzie dovrebbe essere garantito solo da fondi pubblici con “un livello minimo di prestazioni” garantito su tutto il territorio nazionale. Anagrafe pubblica della monnezza L’esperienza lucana ci porta ad affermare che occorre lavorare sul fronte della trasparenza anche per quanto riguarda la produzione dei rifiuti. I cittadini devono poter conoscere quali e quanti rifiuti producono le aziende e i codici Cer attribuiti a questi rifiuti. I cittadini dovrebbero poter conoscere quali e quanti rifiuti movimentano società come la Tecnoparco Val Basento o la Semataf o la quantità di fanghi petroliferi prodotti dalle attività estrattive e la loro destinazione; dovrebbero poter conoscere i percorsi della monnezza e la monnezza prodotta dalle aziende. Insomma, un controllo diffuso del ciclo dei rifiuti. Il Mud (Modello Unico di Dichiarazione Ambientale), meglio noto come 740 ecologico(istituito con la legge n.70/1994), è un modello attraverso il quale devono essere denunciati i rifiuti pericolosi prodotti dalle attività economiche, i rifiuti raccolti dal Comune e quelli smaltiti, avviati a recupero o trasportati nell’anno precedente la dichiarazione. A nostro avviso, l’accesso ai MUD nella loro versione integrale dovrebbe essere garantito attraverso la pubblicazione degli stessi sul sito delle Camere di Commercio, delle Aziende e di tutti i soggetti tenuti alla dichiarazione ambientale. In una parola la tracciabilità dei rifiuti di cui parla il Ministero dell’ambiente, nel presentare il Sistri(sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti), deve essere garantita a tutti i cittadini. Rispetto della legalità internazionale In Italia siamo davvero lontani dall’applicare la “Convenzione di Aarus”; tanto lontani che può capitare che un funzionario ministeriale citi la legge 241/90 per negare l’accesso ad atti della P.A., quali i verbali di una Conferenza di Servizi su un Sito di Bonifica di Interesse nazionale. Occorre, ad iniziare dalla Basilicata, facilitare l’accesso a tutti i dati e i documenti che trattano di tematiche ambientali. L’esperienza fatta sul campo, i casi Fenice e Pertusillo, i fatti di Tito e della Val Basento, le questioni connesse alle estrazioni petrolifere, ci dicono che le cose non vanno così e che il livello di trasparenza è assai lontano dai principi enunciati dalla Convenzione di Aarhus. Su questo numero di Agenda Coscioni è pubblicata solo una parte del dossier di Maurizio Bolognetti che potete trovare nella sua forma integrale al link www.lucacoscioni.it/dossierbasilicata


MILANO “NON” DA BERE

La denuncia

Il 19 luglio 2010 l’area di Santa Giulia viene posta sotto sequestro. In realtà nell’area non è stata realizzata alcuna bonifica: gli avallamenti e gli scavi sarebbero stati riempiti con rifiuti di ogni tipo.

L’INTERVENTO Scandalosa Bonifica

“Santa Giulia” Milano oltre ogni limite C’è di che preoccuparsi sulla realizzazione delle altre “buone pratiche” citate nel rapporto; aree cruciali per Milano, oggetto dei pochi interventi edilizi di una qualche importanza in un’area metropolitana dove l’occupazione di suolo è già al limite del sopportabile. Si tratta della ex raffineria Agip, dove ora sorge la Fiera, l’area gasometri della Bovisa, dove dovrebbe essere trasferito il

Edoardo Bai ra gli esempi virtuosi di “buone pratiche” realizzate su aree dismesse industriali che compaiono in coda al rapporto annuale 2005 dell’APAT (ISPRA) viene citata l’area industriale Montedison e Redaelli (Milano Santa Giulia). Progetto prestigioso, nato all’interno del PII Montecity-Rogoredo, finanziato da fondi europei, prevedeva la realizzazione di un parco di 333.000 metri quadri e l’insediamento di centri commerciali, aree residenziali, strutture pubbliche, alberghiere, sportive e religiose. Il 19 luglio 2010, su ordine del Giudice Fabrizio D’Arcangelo, l’area di Santa Giulia viene posta sotto sequestro. Di tutto il progetto, risultano realizzati soltanto alcuni edifici di civile abitazione; niente parco, niente servizi, abitazioni già vendute a caro prezzo lasciate nel deserto della periferia di Milano. Gli abitanti si stanno organizzando per una class action.

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L’area sarebbe idonea per insediamenti industriali, con esclusione delle civili abitazioni. Eppure soltanto queste ultime sono state realizzate: come è stato possibile? politecnico, la ex Pirelli, con l’Università Bicocca già insediata, l’area di Sesto San Giovanni dove sorgeva la Breda Siderurgica, la Falk, la Cimi Montubi, e infine l’area della ex fiera di Milano dove è in progetto la costruzione di tre grattacieli.

Chi è

La mancata bonifica di un’area industriale determina il sequestro di un “prestigioso” progetto immobiliare: superati i limiti di sostanze tossiche

Edoardo Bai Esponente di Legambiente a Milano

Qualcosa non funziona nel dispositivo normativo che consente le bonifiche su proposta degli operatori privati, garantendo il “giusto ritorno economico”. Fra gli imprenditori che decidono di sfruttare le aree dismesse, infatti, compare il nome di Zonino, cui viene affidata l’area Falk, la cui ditta è fallita prima del completamento delle opere, e il nome di Grossi, detto il re delle bonifiche, le cui numerose ditte intervengono a Sesto San Giovanni, presso la SISAS di Pioltello, a Broni(stabilimento fibronit), a Cerro al Lambro (Melme acide), e in 17 comuni della provincia. A Milano eredita da Zonino il progetto Santa Giulia. Grossi viene arrestato lo scorso anno su disposizione del procuratore della repubblica dottoressa Pedio, perché gonfiando i prezzi dei lavori eseguiti, con la complicità dei fornitori, costituiva fondi neri nelle isole Canarie per l’ammontare di parecchi milioni di euro. Evidente che il giusto guadagno non basta, almeno agli imprenditori senza scrupoli come Grossi, che godono di importanti relazioni con la Regione (Grossi, come Zonino, è molto vicino a Comunione e Liberazione). Ma c’è di più: per la movimentazione terra, nelle opere di bonifica, a Santa Giulia, Grossi si serve della Lucchini e Artoni, ditta cui di recente è stato sospeso il certificato antimafia perché sospetta di infiltrazioni da parte della ‘ndrangheta.

10 Dimezzare il traffico edonalizzare il centro ed estendere Ecopass destinando tutti i ricavi al potenziamento del trasporto pubblico, del bike sarin e car sarin, delle piste ciclabili.

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Più alberi, meno cemento er raddoppiare il numero di alberi e destinare a verde pubblico almeno almeno la metà delle grandi aree dismesse.

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1 3

2 Energia pulita er ridurre le emissioni inquinanti e risparmiare energia, standard massimi di efficienza energetica per i nuovi immobili, “rottamazione edilizia”; no al gasolio per il riscaldamento, sì al teleriscaldamento.

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1 Pioltello/Rodano

Bonifica interrotta Sisas Produzione dismessa di solventi e plastificanti; • bonificatore: Gossi; • costo preventivato 120 milioni; • finanziamenti dello Stato 30 milioni; • bonifica interrotta per rinuncia di Grossi qualche mese prima della scadenza fissata dall’Unione europea che ha condannato l’Italia per mancata bonifica dichiarato stato di emergenza. Grossi non aveva versato nessuna fideiussione.

2 Melegnano

Lottizazioni, fogne, fanghi tossici e tumori Saronio di Melegnano • Ex produzione di coloranti; • falda inquinata da centinaia di sostanze; • pozzi agricoli chiusi su ordinanza comune; • numerosissime lottizzazioni lungo il percorso delle condotte fognarie della azienda contenenti fanghi tossici e all’interno della stessa area industriale; • aumento dei tumori della vescica fra gli abitanti di Melegnano statisticamente significativo; • area militare probabilmente inquinata offlimit e impossibile da controllare per l’ostracismo dell’esercito.

3 Cesano Nelle motivazioni del sequestro dell’area, il giudice rileva che durante le opere di bonifica sono stati movimentati 2 milioni di metri cubi di terreno pulito, invece del milione in progetto, ma che questo terreno non pare sia stato riutilizzato per realizzare le opere edilizie (spianamenti, modellamento dei profili del parco, ecc.). Gli avallamenti e gli scavi, al contrario, sarebbero stati riempiti con rifiuti di ogni tipo, in parte provenienti dalla stessa bonifica delle aree ex Montedison e Redaelli, e in parte da siti esterni di natura ancora ignota. In realtà nell’area non è stata realizzata alcuna bonifica, a parte quelle, di superficie modesta, a suo tempo eseguite da Montedison, nel 1985. All’epoca non esisteva il decreto Ronchi, e tantomeno il testo unico ambientale, perciò le bonifiche furono effettuate riferendosi alle tabelle olandesi, molto più permissive di quelle adottate successivamente dallo Stato Italiano. La Me effettua le seguenti bonifiche: area Bonfadini, con asportazione di 230.000 metri cubi di rifiuti e

realizzazione di una discarica controllata in loco, capping (ricopertura) finale, area Bistoletti, messa in sicurezza con asportazione di alcuni hot spot (nuclei di inquinamento) e capping della cava utilizzata dalla stessa Me in passato per smaltire rifiuti industriali; zona PZC tramite estrazione con vapore dei solventi ritrovati nel sottosuolo; area S1 bis con asportazione di hot spot e capping. Perché si è deciso di lasciare le cose come stavano lo spiega lo stesso Grossi, nella deposizione rilasciata ai magistrati: “perché se si fosse fatta la bonifica si sarebbero dovuti spendere 400-500 milioni di euro e forse non sarebbero nemmeno bastati in ragione delle dimensioni dell’area. Per rendere gli investimenti convenienti e favorire il recupero delle aree ex industriali è necessario che ci sia un ritorno economico-finanziario. In tutte le aree ex industriali ormai si approvano piani di scavo.” Grossi ha ragione, Nell’approvare la realizzazione del progetto Montecity, il Comune di Milano non impone alcuna caratterizzazione dell’area, tantomeno una completa bonifica, viene deliberata semplicemente l’approvazione ad un piano scavi, che comporta la caratterizzazione del

Qualcosa non funziona nel dispositivo normativo che consente le bonifiche su proposta degli operatori privati, garantendo il “giusto ritorno economico”

Record di fanghi tossici Acna di Cesano Maderno • Deposito più grande di fanghi tossici ancora in sito, da verificare la tenuta del muro di contenimento; • nell’area diversi insediamenti industriali Bracco, basf.

4 Broni

Il secondo più alto in Italia Fibronit • Dopo Casale, il sito a rischio amianto più importante di Italia. Per la bonifica occorrerebbero 25 milioni di euro. Stanziati dallo Stato 5.

5 Saronno

La trielina torna a scuola Ex Cantoni di Saronno • Neppure iniziata la caratterizzazione. Ritrovate importanti concentrazioni di trielina e tetracloro a valle, in pozzo utilizzato da una scuola elementare.

er recuperare la Darsena come porto di Milano, riaprire dove possibile i Navigli oggi sepolti sotto le strade.

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Expo verde erché il Parco Agroalimentare previsto per l’Expo non sia smantellato dopo l’evento e l’area Expo non sia cementificata.

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I risultati, dal punto di vista ambientale e financo da quello della tutela della salute pubblica, sono elencati nel decreto di sequestro: “Nell’area PZC (quella bonificata, ndr) rispetto alla faldina sospesa, ad una profondità di sette metri circa, inquinamento da solventi clorurati, che evidenzia un sostanziale superamento dei limiti di legge e una notevole differenza dei valori accertati a monte e quelli a valle.....tricloroetilene (116 microgrammi/litro contro un limite di legge di 1,5 e con un monte di 0,02 microgrammi....tetracloroetilene (19,20 microgrammi/l. Contro il limite di legge di1,1...triclorometano(2,83 microgrammi/l contro un limite di 0,15)..cloruro di vinile (2,4 microgrammi/l contro un limite di 0,5) tutte sostanze cancerogene, con elevate concentrazioni di dicloroetilene (1675,5 microgrammi/l) e di manganese (3181 microgrammi/l) sostanze pericolose per l’ambiente. Rispetto alla prima falda, a una profondità di circa 25 metri, inquinamento da solventi clorurati, che evidenzia un sostanziale superamento dei limiti di legge.... tetracloroetilene(24,16).. tricloroetilene(3,66 microgrammi/).... triclorometano (0,64 microgrammi/l) tutte sostanze cancerogene.” Analoghi o peggiori inquinamenti della falda sono misurati in altre aree di Santa Giulia, denominate AMS.

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5 REFERENDUM PER MILANO Riapertura dei Navigli

terreno scavato e la gestione successiva dello stesso con eventuali smaltimenti. Ma, nonostante sia stata eliminata la necessità di una caratterizzazione completa dell’area, Grossi provvede lo stesso ad affidare ad Ecoappraisal, specialisti della materia, una analisi di rischio della zona, che solitamente viene effettuata in funzione della bonifica. Evidentemente a qualcuno è venuto lo scrupolo di verificare che l’area non fosse pericolosa per la salute dei futuri abitanti, o per l’ambiente. Le conclusioni di Ecoappraisal sono molto chiare: l’area sarebbe idonea per insediamenti industriali, con esclusione delle civili abitazioni. Eppure soltanto queste ultime sono state realizzate: come è stato possibile? Perché tutti gli Enti chiamati in causa per l’emissione di autorizzazioni o per l’effettuazione di controlli, senza eccezione, fanno disciplinatamente la loro parte, chi per complicità più o meno palese, chi perché ritiene sia importante recuperare l’area, anche con qualche strappo alle norme, ritenendo in buona fede che sia meglio così, piuttosto che lasciare l’area in completo abbandono. A ciò si aggiunga che i tecnici che dovrebbero eseguire le analisi e i controlli di rito sono ormai al lumicino, senza personale e senza autonomia operativa. La Regione approva la Valutazione di Impatto Ambientale, pare sulla base di planimetrie non corrispondenti al vero progetto, la Provincia certifica bonifiche di fatto mai avvenute o avvenute solo parzialmente, le analisi di controllo non si effettuano con la dovuta meticolosità e i sopralluoghi previsti per verificare la fine lavori sono per lo meno distratti e superficiali.

PERCHÈ IL REFERENDUM?

modo per ridare ai cittadini il diritto di scegliere il loro futuro.

er garantire ai suoi cittadini standard di salute e di vita adeguati ad una metropoli moderna, Milano ha bisogno di rivoluzionare i sistemi dei trasporti, dell’energia e del verde. Gli studi scientifici più recenti hanno accertato che se venissero adottate misure coraggiose necessarie per migliorare la qualità dell’aria che respiriamo, guadagneremmo un anno e mezzo di vita a testa, eviteremmo 1.000 morti all’anno e ci ammaleremmo di meno. Soprattutto i bambini, gli anziani e le fasce più deboli e a più basso reddito ne avrebbero un beneficio immediato. Purtroppo la politica di Palazzo si dimostra incapace di assumere scelte coraggiose e lungimiranti. I referendum sono l’unico

CHI LI PROMUOVE I promotori sono un gruppo trasversale di cittadini, con esperienze diverse nella politica, nella cultura, nella scienza e nella ricerca, nell’ambiente e nel sociale, convinti che ci si debba impegnare in prima persona per trasformare Milano in un luogo più sano e vivibile.

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SCADENZE La sottoscrizione dei quesiti da parte di almeno 15.000 milanesi comporterà la chiamata al voto di tutti i residenti. Se almeno il 30% degli elettori andranno a votare ed il SI’ prevarrà, le richieste assumeranno il valore di un preciso indirizzo agli organi comunali.

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ASBESTO

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tidiana. Amianto: è strage, quo 000 Per l’ISPESL almeno 3 iologi casi l’anno. Gli epidemno dicono che si morirà fi à al 2040, il picco arrivera tra 4-5 anni. Denunci Daniela De Giovanni, Casale oncologa all’hospice di va Monferrato: “la ricerca a rilento perché le case stono”. farmaceutiche non inve

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2 I danni dell’amianto

Eternit in carcere

mianto: provoca la morte di migliaia di persone ogni anno; i siti da bonificare sono oltre 27mila, solo tra le province di Alessandria e Vercelli più di 74mila ettari di terreno sono inquinati. Dal 1992 al 2006 circa 600mila lavoratori hanno fatto richiesta di indennizzo, 145mila lo hanno effettivamente ottenuto. In molti casi, donne si sono ammalate e sono decedute semplicemente per aver lavato le tute usate dai loro mariti o compagni che lavoravano negli stabilimenti Eternit. Si prevede che il picco massimo di morti causati dall’esposizione all’Eternit si avrà tra il 2015 e il 2020.

C

A

arcere di Potenza. Nel soffitto del corridoio di un seminterrato corrono tubature rivestite di materiale che subisce l’usura del tempo, si sospetta sia amianto. Già un anno fa sono state chieste analisi per accertare la natura di quel materiale. Silenzio. Però pare che tra il 2006 e il 2007 l’amministrazione penitenziaria aveva disposto delle analisi, che hanno confermato i sospetti: quelle condutture sono rivestite di amianto, e si stanno sfibrando. E tuttavia, nessuna bonifica. Nel carcere di Pisa una grossa tettoia di eternit sta andando alla malora, spargendo nell’aria le sue micidiali microfibre. Solo le carceri di Potenza e Pisa, signori ministri della Giustizia e della Salute?

Amianto/1 LE CIFRE MONDIALI

Centomila morti l’anno: la strage dell’amianto Una cifra sottostimata secondo gli esperti. Solo nei paesi industrializzati si registrano ventimila morti ogni anno. E negli altri? ominciamo dai dati. L’Organizzazione Mondiale della Sanità valuta che siano almeno 125 milioni i lavoratori nel mondo esposti all’amianto; che ogni anno siano circa centomila i morti, ma gli esperti avvertono che si tratta di cifre sottostimate. Nei soli paesi industrializzati dell’Europa, dell’America del Nord e del Giappone, si registrano ogni anno circa ventimila morti per cancro al polmone, e diecimila casi di mesotelioma dovuti all’amianto; nessuno conta gli indiani, i pakistani, i vietnamiti, gli africani, gli abitanti di quelle che un tempo erano le repubbliche dell’Unione Sovietica, i sudamericani che ogni giorno lavorano sotto pagati, a contatto con tubi e pannelli di eternit. E in Italia? L’Ispel, l’istituto Superiore per la Prevenzione e la Sicurezza sul Lavoro, ha calcolato che dal dopoguerra fino alla messa al bando dell’Eternit nel 1992, sono state usate oltre venti milioni di tonnellate di amianto e prodotte 3,75 milioni di tonnellate di amianto grezzo. L’epidemiologo Valerio Gennaro spiega che si morirà per amianto almeno fino al 2040, il picco arriverà tra qualche anno, il 54 per cento dei tumori professionali è provocato dall’amianto. Si sapeva già tutto negli anni Ottanta. Mentre leggete, provate a pensare che ci sono circa 32 milioni di tonnellate di fibra di amianto sparse ovunque: una tettoia, un rivestimento in una scuola, intercapedini del vostro appartamento, negli ospedali e nelle caserme, negli edifici

C

2.040 Secondo gli epidemiologi sarà l’anno fino al quale si morirà ancora d’amianto.

3.000 Casi l’anno di patologie legate all’amianto.

9.000 Sono oltre novemila i casi di mesotelioma, il 70 per cento dei casi dovuto a esposizione “professionale”.

24.000 Sono i siti da bonificare.

32 Milioni Sono 32 milioni le tonnellate di amianto che il CNR calcola esser presenti nelle città italiane.

pubblici…pannelli che si potrebbero deteriorare e sfilacciarsi, e quelle microfibre le possiamo respirare: a Milano come a Roma, a Napoli come a La Spezia, a Monfalcone come a Bologna… La regione Emilia Romagna da tempo ha predisposto un sito (www.regione.emiliaromagna.it/amianto/) con tutte le informazioni per cittadini e addetti ai lavori e le indicazioni per liberarsi dell’amianto senza correre rischi e inquinare l’ambiente. E le altre? Quello che sconcerta è inerzia, l’indifferenza del governo nel suo complesso, dei ministri che dovrebbero essere già da tempo intervenuti; dall’inizio dei questa legislatura i parlamentari radicali hanno presentato interrogazioni sui lavoratori delle Ferrovie della Spezia, esposti all’amianto, alcuni dei quali deceduti per il tumore contratto; alla non meno sconcertante vicenda di Offanengo e Romanengo, vicino Cremona, a proposito di alcuni lavoratori della fabbrica ex NAR, e le loro famiglie, esposti all’amianto, alcuni dei quali deceduti per il tumore contratto; e poi il caso della Cementifera Italiana Fibronit, di Broni, vicino Pavia; i vagoni e locomotori arrugginiti e sventrati, sui cui spicca la “A” di amianto, abbandonati nel grande scalo “smistamento” tra Milano e il comune di Pioltello, vetture diventate rifugio e dormitorio per senza-tetto; i lavoratori esposti all’amianto nel cantiere navale di Monfalcone; la presenza di ondulati in fibrocemento, lastre deteriorate e altri rifiuti tossiconocivi all’interno dello stabilimento della Barilla di San Nicola di Melfi, nel quale parecchie decine di lavoratori

Valter Vecelio

Chi è

Valter Vecelio

Giornalista del Tg2, di cui è vice-caporedattore, e direttore del giornale telematico Notizie Radicali

Campania EMERGENZA BAGNOLI

Bagnoli: con i suoi 157mila metri cubi, è tra le più vaste filiali italiane dell’Eternit. In tutta l’area Flegrea “c’è una situazione di terrore, perché pur essendo Bagnoli chiusa dal 1986, il picco delle malattie è previsto per il 2011”, dice il sindaco di Napoli Rosa Russo Jervolino. Il direttore del servizio di medicina preventiva dell’azienda ospedaliera Monaldi Gerardo Cannella, denuncia che l’incidenza del mesotelioma pleurico, tumore-spia dell’amianto, supera il 50-70 per cento rispetto alla media, i picchi nei quartieri di Pianura-Soccavo, Fuorigrotta-Bagnoli, BarraPonticelli. Il rischio di contrarre il mesotelioma pleurico non è solo lavorativo, ma “abitativo”, cioé legato al territorio di residenza. “È il risultato”, dice il professor Antonio Mariella, tossicologo dell’ospedale Pascale, “di forsennati ritardi e omissioni di un autentico disastro ambientale sinora negato”.

si sarebbero ammalati di asbestosi e alcuni di loro sono deceduti a causa del tumore alla pleura provocato dall’amianto. Nessuna di queste interrogazioni ha avuto risposta. Il dottor Alessandro Marinaccio, responsabile del Registro Nazionale dei mesoteliomi presso l’Istituto superiore per la prevenzione e la sicurezza del lavoro, dice che “stanno venendo a galla migliaia di storie che riguardano le più disparate categorie professionali. Sono situazioni ancor più drammatiche perché chi si ammala non aveva nessun tipo di consapevolezza, credevano di aver lavorato o vissuto in un ambiente “sano”“. Francois Islen, già architetto dei Politecnico di Losanna in Svizzera, attualmente è consulente del Caova, un comitato svizzero di aiuto e assistenza alle vittime dell’amianto. Dice che sin dal 1962 - quasi cinquant’anni fa! era noto che l’amianto causava il cancro, che bisognava abbandonarlo. Ma la Eternit lo ha utilizzato per altri ventotto anni! Al processo di Torino ha deposto un ex dirigente, Silvano


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3 Numeri allarmanti

L’approfondimento in libreria

l CNR calcola che nelle città italiane vi sono almeno 32 milioni di tonnellate di amianto da smaltire: circa 500 chili per abitante, due miliardi e mezzo di metri quadrati di coperture in eternit. Praticamente è come se una città di 60mila abitanti fosse fatta solo di amianto. Solo in Lombardia ci sono almeno 2,7 milioni di metri cubi di amianto sparsi in 4228 edifici pubblici, 24mila edifici privati e in mille siti. Una giungla di miliardi di fibre che, sino a quando non saranno smaltite, continueranno a essere una bomba a tempo sulla quale l’Italia siede nemmeno fosse sabbia tiepida.

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I

er chi vuole saperne di più, è preziosa la lettura del libro “Amianto, storia di un serial killer”, di Stefania Divertito, Edizioni Ambiente. Si racconta, tra l’altro, di centinaia di persone che lottano per vedersi riconosciuti i loro diritti: hanno lavorato a contatto per tutta la vita con l’amianto, e ora combattono contro una burocrazia di regime che rende la loro vita un inferno lastricato di ricorsi, speranze disattese, suppliche al politico di turno. La chiamano “la morte bianca”, dice Stefania Divertito, ma il suo nome trae in inganno: maciulla corpi giovani e non lascia speranza.

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LA DENUNCIA

Iniziative parlamentari

Amianto/2 IN ITALIA

La finestra sul cortile avvelenato Le interrogazioni di Maria Antonietta Coscioni e dei radicali mettono in fila i casi italiani: dalle scuole alle navi militari

Benitti. Nel 1975 lo mandano a svolgere ispezioni, poi si trova sbattuto a dirigere uno stabilimento in Basilicata. Come mai? È il premio per aver redatto un rapporto con critiche, osservazioni e considerazioni sugli impianti e il comportamento dei colleghi: “Tra le sedi tedesche dell’Eternit e quella di Casale Monferrato, c’era una differenza eclatante. Una differenza fatta di puzza e di polvere, la sporcizia nella sede di Casale Monferrato arrivava ovunque”; soprattutto non si faceva nulla per evitare il rischio di contaminazione di asbestosi e tumori provocati dall’amianto. Giovanni Turino, un giornalista di Casale, ha scritto un libro: “Eravamo tutti ricchi di sogni”. Racconta del problema dell’amianto nella sua città, ricorda che già nel 1964 un dirigente comunista, Davide Lajolo, aveva denunciato su “L’Unità” i pericoli dell’amianto parlando esplicitamente del mesotelioma. “Pensavo”, dice Turino, “che succedesse il finimondo, che sarebbero scoppiate polemiche e si sarebbero adottate misure di tutela della salute; invece nulla”. Storie (ignorate) di stragi. Stragi di diritto, di legge, di giustizia; e, come si vede, di corpi, persone, popolo.

Cosa è

Amianto L’asbesto (o amianto) in natura è un materiale molto comune. La sua resistenza al calore e la sua struttura fibrosa lo hanno reso adatto come materiale per indumenti e tessuti da arredamento a prova di fuoco, ma la sua ormai accertata nocività per la salute ha portato a vietarne l’uso. Le polveri di amianto, respirate, provocano infatti l’asbestosi, nonché tumori della pleura, ovvero il mesotelioma pleurico e dei bronchi, e il carcinoma polmonare

interrogazione è ai ministri della Salute e dell’Istruzione, ed è relativa a una vicenda indicativa e inquietante. Maria Antonietta Farina Coscioni (prima firmataria) e gli altri deputati radicali si occupano di quanto accade a Savona: il sindaco ha disposto che nessun bambino debba accedere al cortile di una scuola materna, che nessuna finestra debba essere aperta se si affaccia su quel cortile; e insieme l’immediato avvio di esami per verificare “la salubrità dei locali, rispetto al pericolo delle fibre di amianto nell’aria”. L’asilo è della chiesa cattolica, e per questo l’ordinanza è stata notificata al vescovo Vittorio Lupi: responsabile per tutti i beni della chiesa del savonese. È l’ultimo atto di una vicenda che allarma decine di mamme e i residenti della zona, e che hanno firmato numerosi esposti e denunce, e che si trascina da quasi due anni: un enorme lastrone di amianto di quasi mille metri quadrati che si sta deteriorando e che nessuno rimuove. Finora, infatti, Comune e Asl, nonostante sopralluoghi, lettere di sollecito, ingiunzioni, non sono mai riuscite a far fare alla Curia i lavori necessari per la messa in sicurezza e la bonifica. Sempre da un’interrogazione radicale si apprende che numerose scuole di Milano dovranno essere bonificate: si è riscontrata la pericolosa presenza di amianto. La bonifica riguarda una ventina di istituti, fanno parte di un elenco predisposto dal Comune, un elenco però incompleto; e che lo sia lo si ricava dal fatto che almeno un altro paio di scuole – elementari – sono risultate inquinate, e lo si è scoperto solo dopo che i genitori degli alunni hanno fatto fare autonomamente delle pe-

L’

Torino AD AUTUNNO IL MAXI-PROCESSO ETERNIT

Riprenderà in autunno a Torino, il maxi-processo Eternit: una vicenda mostruosa, di cui si parla poco, e comunque non come sarebbe giusto e necessario. Il processo riguarda i casi di morte e di malattia provocati dall’amianto lavorato a Casalmonferrato e Cavagnolo, in Piemonte; Bagnoli in Campania; Rubiera in Emilia. Un problema enorme, colpevolmente taciuto per anni. La legge vieta la produzione dell’amianto dal 1992, ma la fibra continua a uccidere, e i fondi per le bonifiche vengono erogati con il contagocce. Le dimensioni di questo crimine, consumato ai danni della collettività, è in alcune cifre: le morti provocate dall’esposizione all’amianto oscillano tra le duemila e le quattromila ogni anno. Gli esperti segnalano che a partire da quest’anno si potrebbe registrare un picco di decessi dovuti all’esposizione indiretta, perché tra gli ammalati ci sono anche lavoratori entrati in contatto con la fibra senza saperlo. In base ai dati raccolti, ci sono oltre novemila casi di mesotelioma maligno: il 70 per cento dei casi presenta un’esposizione “professionale”, il 4,5 per cento “familiare”, il 4,7 per cento ambientale; per il restante 21 per cento, semplicemente “non si sa”.

rizie. Scuole che non sono comprese nell’elenco del Comune. Del resto sono gli stessi esperti dell’amministrazione ad ammettere che è necessaria una mappatura, un censimento; e che al momento nessuno sa dire quali siano gli edifici a rischio e quelli “sicuri”. Il guaio è che non è solo una situazione milanese o lombarda: è un problema che riguarda tutte le regioni, e coinvolge direttamente migliaia di persone: studenti, insegnanti, lavoratori della scuola. Qualcosa, forse, chissà, comincia a muoversi. Spronata da una campagna del “Messaggero”, che ha pubblicato una dettagliata inchiesta sulle scuole romane inquinate da Eternit, il ministro Gelmini ha promesso che in autunno comincerà la bonifica. Vedremo. Silenzio invece dai ministri della Sanità e dell’Ambiente. Forse per loro il problema non è un problema. Nelle scuole, ma non solo. L’amianto è stato messo al bando nel 1992, ma per esempio le navi militari con amianto, dai macchinari alle tubature alle cabine, sono state messe in disarmo solo cinque anni fa. Il Cocer Marina, la rappresentanza sindacale interna, parla di almeno 250 militari morti in conseguenza dell’esposizione all’amianto. Il 17 settembre scorso il Giudice per le Indagini Preliminari di Padova ha rinviato a giudizio sei ammiragli e due generali. L’accusa è di omicidio colposo; e alla fine di agosto del 2009 il ministero della Difesa ha di fatto riconosciuto l’esistenza del problema, perché ha risarcito i famigliari di due vittime dell’amianto, elargendo loro, con la formula della transazione, 800 mila euro per la morte di un sottoufficiale, e 850 mila euro per quella di un capitano di vascello. E chissà perché la vita di un sottoufficiale vale 50mila euro in meno di quella di un capitano… (Va.Ve.)


PASSWORD

A cura di:

2 Il progetto diffuso sulle "libertà digitali" os'è Password? Due pagine ogni mese su Agenda Coscioni. Per ora. Un luogo per elaborare politica per la libertà di innovare, e per l'affermazione dei diritti civili in Rete. Un progetto che nasce dall'associazione radicale Agorà Digitale ma da questa si vuole distaccare per diventare di voi giornalisti, appassionati di tecnologie, attivisti, hacker, grafici, illustratori, scrittori, programmatori, esperti di multimedia che deciderete di far parte del progetto. Facendovi avanti da subito scrivendo all'indirizzo password@agoradigitale.org

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L'associazione radicale Agorà digitale www.agoradigitale.org/video

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E-democracy: la rivoluzione possibile Una firma o una sottoscrizione facile quanto un "mi piace" su Facebook? Mai più code? Email invece delle raccomandate? Accedere online a tutte le informazioni ora segrete delle amministrazioni pubbliche? La rivoluzione è

possibile con due strumenti, posta elettronica certificata e la firma digitale, che l'associazione Agorà Digitale sta promuovendo distribuendole ai suoi iscritti. Tutti "Civil Hacker" per imporre innovazione e legalità alla pubblica amministrazione.

Informazioni ora segrete: http://www.lucanicotra.org/piratiamo-la-trasparenza

Imponendo innovazione: http://puntoinformatico.it/2965305/PI/News/pecclass-action-radicale.aspx

Email al posto delle raccomandate: http://it.wikipedia.org/wiki/Posta_elettronica_certificata

Iscritti: campagna iscrizioni di Agorà Digitale per sostenere questa campagna: http://www.agoradigitale.org/civilhacking

Faq su cosa si può fare con PEC e Firma Digitale: http://www.agoradigitale.org/faq-firmadigitale-pec

Firma Digitale: http://it.wikipedia.org/wiki/Firma_digitale

gorà Digitale, fondata il 6 Settembre 2009, si è occupata in questo primo anno di vita di diritto d'autore e legalizzazione del file sharing, di software libero e formati aperti, di open data, privacy, di trattamento dei dati personali e di wi-fi libero. Una lista più esaustiva di attività e di fronti su cui puoi entrare in azione la trovi all'indirizzo www.agoradigitale.org/10motivi. Presidente, segretario e tesoriere dell'associazione sono, rispettivamente, Marco Cappato, Luca Nicotra e Gianpiero De Martinis. Del consiglio direttivo fanno parte anche i parlamentari radicali Marco Beltrandi, Rita Bernardini, Matteo Mecacci e Marco Perduca.

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on line www.lucacoscioni.it

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4 Firma Digitale

Accesso digitale agli atti

ietro questo nome tecnicista si nasconde la possibilità di trasformare ogni email in una visita agli sportelli delle amministrazioni locali. Comprimere in in pochi click ore in fila o rimbalzati da un ufficio all'altro inseguendo orari impossibili. Uno strumento pensato dall'amministrazione soprattutto per alleggerire tempi e procedure (speriamo) ma che allo stesso tempo diventa un modo per richiedere trasparenza e legalità.

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ono numerosi i fogli da firmare quando ci si reca allo sportello. Per farlo digitalmente da casa ecco in aiuto la firma digitale. Un dispositivo collegato al computer permette di sottoscrivere documenti alla velocità di un “Mi piace”, per usare il linguaggio di Facebook. Tutti "Civil Hacker" per imporre innovazione e legalità alla pubblica amministrazione. Ma il suo valore è del tutto equivalente a quello di una firma autografa e autenticata.

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www.lucanicotra.org/ piratiamo-la-trasparenza

Posta elettronica certificata

it.wikipedia.org/wiki/ Firma_digitale

it.wikipedia.org/wiki/ tronica_certificatacata

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“accesso agli atti” è la modalità legale per richiedere alla pubblica amministrazione documenti e informazioni che ogni cittadino legittimamente ritiene di essere interessato a conoscere. Quasi inutilizzato a causa della burocrazia che “fa muro” e la non-conoscenza che lo circonda. Solo pochi minuti per una email certificata con in allegato una richiesta di accesso agli atti, firmata

digitalmente. Agorà Digitale e Radicali Italiani hanno avviato una inziativa nazionale per disvelare documenti e dati custoditi dalle pubbliche amministrazioni.

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CIVIL HACKING

Come guadagnarsi la trasparenza nutile girarci attorno: l’avvento dell'era digitale ci aveva promesso una rivoluzione di trasparenza e di partecipazione che non arriva. La Rete muta i nostri rapporti sociali, il modo di lavorare, il modo di cercare notizie e informazioni. Ma appena si passa dagli individui ai sistemi di potere, la trasparenza, la

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Campagna iscrizioni di Agorà Digitale n’associazione che emette strumenti di firma digitale e di posta elettronica certificata? Sì. Agorà Digitale è già pronta a fornire i due strumenti di azione nonviolenta per una “lotta” digitale. Senza burocrazie inutili puoi avere firma digitale e posta elettronica certificata per tuo uso e anche per supportare le battaglie dell'associazione tramite l'iscrizione a 80 Euro: 15 in più dei 65, prezzo minimo di questi strumenti in commercio. 80 euro per l'iscrizione ad Agorà Digitale, la firma digitale, il lettore smart-card, la posta elettronica certificata. Anche in due rate da 40 Euro. La tessera dell'associazione è insieme anche la stessa smartcard. Su www.agoradigitale.org/civilh acking trovi anche condizioni particolari fino a 50 euro. Se Internet è il futuro, ciò potrebbe rappresentare uno dei migliori investimenti.

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La campagna radicale per i diritti digitali dei cittadini Una Class Action nei confronti del Ministero dell’Economia e delle Finanze, della Regione Campania, della Regione Basilicata e del Comune di Roma per violazione delle norme in materia di Posta Elettronica Certificata (PEC). Il D. Lgs. n. 82/2005 (“Codice dell'Amministrazione Digitale”), prevede l’obbligo per le PA di rendere pubblico nella pagina principale dei propri siti internet un indirizzo di Posta Elettronica Certificata cui poter rivolgersi. Alla scadenza del 30 giugno 2009 questi enti non hanno ancora pubblicato l'indirizzo PEC sui rispettivi siti internet. Da qui la diffida preliminare all'avvio di una Class Action (D. Lgs. n. 198/2009) da parte di Radicali Italiani e dell’associazione Agora Digitale, difesi dall’avvocato Ernesto Belisario. L'obiettivo? Semplificare i

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disintermediazione, la semplicità dei rapporti tipici del mondo digitale scompaiono o, se mai persistono, diventano estremamente selettivi, disinnescati nel loro potere dirompente. Il potere “salvifico” di Internet dovrà necessariamente fare i conti con l’intelligenza di selezionare gli strumenti giusti, avviando lotte possibili, con le energie e il tempo che ciascuno di noi ha. Cominciando, intanto, a strappare documenti e informazioni importantissimi dai cassetti degli amministratori e dalle mani dei nominati tramite azioni di accesso agli atti (vedi box in alto). Riversandoli nella rete. Tutti "Civil Hacker" per imporre innovazione e legalità alla pubblica amministrazione.

rapporti tra cittadini e amministrazioni, renderne più efficienti i servizi, migliorare la qualità delle vita degli utenti (tutti) e consentire ingenti risparmi di tempo e denaro rispetto alla posta tradizionale. Mario Staderini, Segretario di Radicali Italiani e Luca Nicotra, Segretario dell'Associazione Agorà Digitale hanno dichiarato: “La violazione delle leggi da parte delle istituzioni pubbliche, vera peste del nostro Paese, impedisce a milioni di italiani di accedere ai servizi digitali e di ridurre tempi e costi. Forse Tremonti non lo sa, ma c’è una tassa aggiuntiva che il suo Ministero impone agli italiani: è la “tassa” delle raccomandate che paga chiunque voglia rivolgersi ai suoi uffici.” Questa campagna parte a pochi giorni dall'iniziativa di Civil Hacking di Agorà Digitale che proprio con posta elettronica certificata e firma digitale vuole mettere nelle mani dei cittadini la possibilità di imporre trasparenza e partecipazione alle amministrazioni pubbliche.


DAL MONDO Regno Unito

Turchia

L’Agenzia per gli embrioni chiusa per tagli

Sondaggio: Paese Mezzaluna "lontano dall'Europa"

el campo eticamente vasto della ricerca sugli embrioni umani, la Human Fertilisation and Embryology Authority (HFEA), autorità britannica per l’embriologia e la fecondazione, è stata considerata a lungo come leader mondiale nel regolare e fornire pareri agli scienziati. Ma ora la HFEA va incontro a tagli e ricercatori e politici esprimono in coro il loro scontento. La manovra rientra in un tentativo più ampio di tagliare le spese pubbliche chiudendo le cosiddette quangos (organizzazioni non governative quasi autonome) molte delle quali svolgono funzioni regolatrici per conto del governo. La sezione dell’HFEA riguardante le cure per l’infertilità verranno trasferite alla Care Quality Commission, mentre le licenze per la ricerca verranno emesse da un nuovo ente super-regolatore. (fonte: Nature)

turchi? Sono lontani dall'Europa. Lo sostiene un sondaggio condotto dalla società spagnola BBVA, dal quale però emerge che pure il popolo della Mezzaluna non è così ansioso di abbracciare alcuni valori del club di Bruxelles. L'obiettivo era misurare il grado di "europeità" da uno a 10. Gli intervistati turchi hanno portato a casa appena il 3,5%. E se il punteggio è positivo ad esempio per quanto riguarda la separazione dei poteri fra religione e Stato, i responsi sono poi contrari quasi al 100% davanti alle unioni fra omosessuali, adulterio, eutanasia, aborto e divorzio (fonte Apcom)

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Regno Unito

s, Paralizzato da ictu o dalla moglie vuole essere uccis to” nel

ppola Tony Nickilson, “intra l 56enne britannico , ha chiesto al us ict un o bit su er av proprio corpo dopo iarire le leggi secutions (Dpp) di ch Director for Public Pro urarsi che la sia in modo da assic riguardanti l’eutana ire alla sua ibu ntr co «attivamente» moglie Jane possa icidio. A dif ferenza condannata per om morte senza essere si di suicidio ca nti dei precede klinson Nic i, att inf tito assis morire nella a itto rivendica il dir do in cui mo o nic L’u . sa sua ca almente leg e bb Nicklinson potre per ora ito Un o gn Re l ne i ucciders arrivare e bb tre po o e l’acqua. Il caso sarebbe rifiutare il cib aprendo la strada a una modifica ma, ale». L’uomo fino alla Corte Supre la «mor te consensu da ve pre e ch va preda a dolore legislati in è né le, lato termina non è considerato ma insopportabile. (fonte Adnkronos)

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www.cbsnews.com/8301-503544_162-4853901-503544.html?tag=contentMain

In rete

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La svolta

Marzo 2009: Obama annuncia la sua decisione sulle staminali Ecco parte del discorso pronunciato alla Casa Bianca in occasione della decisione di rimuovere il veto posto da Bush al finanziamento della ricerca con le staminali embrionali Barack Obama nch’io sono eccitato. Oggi,con l’ordine esecutivo che sto per firmare, apporteremo il cambiamento che molti scienziati e ricercatori, medici e innovatori, i pazienti e le loro famiglie hanno sperato di raggiungere, hanno per questo combattuto in questi otto anni: supereremo le proibizioni ai finanziamenti federali, per permettere la ricerca sulle cellule staminali embrionali. Appoggeremo inoltre fortemente gli scienziati che portano

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“Come persona di fede, ritengo che tutti noi siamo chiamati a prenderci cura gli uni degli altri e lavorare per alleviare le sofferenze umane” avanti questa ricerca. E faremo sì che l’America guidi il mondo nelle scoperte che un giorno potranno realizzarsi. In questo momento, la promessa rappresentata dalla ricerca sulle cellule staminali resta sconosciuta, e non dovrebbe essere ingigantita. Ma gli scienziati credono che que-

ste minuscole cellule possano potenzialmente aiutarci a capire e possibilmente a curare alcune delle nostre più devastanti malattie e condizioni: rigenerare il midollo spinale e permettere che qualcuno si rialzi dalla sedia a rotelle; incoraggiare la produzione di insulina e risparmiare un bambino da una vita di iniezioni; curare il morbo di Parkinson, il cancro, le malattie del cuore e altre che colpiscono milioni di americani e le persone che li amano. Ma questo potenziale non si rivelerà da solo. I miracoli della medicina non accadono per caso. Essi dipendono da un’attenta e costosa ricerca, da anni di tentativi solitari ed errori, da gran parte dei quali non si ottiene niente, e da un governo disposto a sostenere questo lavoro. Dai vaccini salva-vita, alle cure pioneristiche del cancro, alla sequenza del genoma umano – questa è la storia del progresso scientifico in America. Quando il governo non investe nella ricerca, le opportunità mancano. Le vie della speranza restano inesplorate. Alcuni dei nostri migliori scienziati partono per altri Paesi disposti a investire nel loro lavoro. E questi Paesi possono precederci nei progressi che cambieranno le nostre vite. In anni recenti, quando si è trattato di ricerca sulle cellule sta-

minali, piuttosto che favorire la scoperta, il nostro governo ha forzato ciò che credo sia una falsa scelta tra scienza e valori morali. In questo caso, io credo che i due concetti non siano incompatibili. Come persona di fede, ritengo che tutti noi siamo chiamati a prenderci cura gli uni degli altri e lavorare per alleviare le sofferenze umane. Penso che ce ne è stata data la capacità e perseguiremo questa ricerca – e l’ umanità e la coscienza per farlo in modo responsabile. È un equilibrio difficile e delicato. Molte persone premurose e rispettabili discordano o si oppongono fermamente a questa ricerca. Io capisco le loro preoccupazioni, e credo che dobbiamo rispettare il loro punto di vista. Ma dopo molte discussioni, dibattiti e riflessioni, l’esatto andamento delle cose si è chiarito. La maggior parte degli americani, nonostante l’appartenenza politica,

la propria formazione e le credenze, sono arrivati ad acconsentire a questa ricerca, ad accettare che il potenziale che offre è vasto, e con le giuste linee guida e con la dovuta attenzione, i pericoli possono essere evitati. Questa è una conclusione che condivido. Ed è per questo che firmo quest’ordine esecutivo, e perciò spero che il Congresso agirà su una base bipartisan per provvedere subito a sostenere questa ricerca. Molti leader si sono uniti a noi oggi per sostenere questa causa, e ringrazio tutti coloro che sono qui per questo lavoro. Infine, non posso garantire che troveremo i trattamenti e le cure che cerchiamo. Nemmeno il Presidente lo può promettere. Ma io posso promettere che li cercheremo – attivamente, responsabilmente, e con l’urgenza necessaria per recuperare il terreno perduto. Non solo aprendo questo nuovo orizzonte di ricerca oggi, ma soste-

“Ma questo potenziale non si rivelerà da solo.I miracoli della medicina non accadono per caso. Essi dipendono da un’attenta e costosa ricerca, da anni di tentativi solitari ed errori”


on line www.lucacoscioni.it - www.freedomofresearch.org Unione Europea

Filippine

USA

Dalla Commissione europea 6,4 miliardi alla ricerca

L’impatto dannoso del bando sull’aborto

Cannabis terapeutica, i veterani potranno farne uso

niversità, start-up, grandi aziende, piccole e medie imprese: la Commissione europea punta sulla ricerca scientifica e tecnologica con finanziamenti di 6,4 miliardi di euro per il 2011. È la cifra più alta finora stanziata in un singolo anno. Sono fondi che rientrano nel settimo programma quadro, iniziato nel 2007. L'investimento nella competitività della conoscenza è in aumento del 12% rispetto ai 5,7 miliardi di euro dell'anno precedente. I posti di lavoro generati attraverso i fondi per l'economia della conoscenza saranno 165mila. (fonte Il Sole 24 Ore)

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e Filippine sono uno dei pochi paesi al mondo a criminalizzare l’aborto in tutte le circostanze senza eccezioni. Di conseguenza, le donne nelle Filippine continuano a morire o a soffrire per le gravi complicazioni dovute alle pericolose procedure di IVG. A dispetto del bando criminoso solo nel 2008 si stima che siano stati procurati 560.000 aborti nelle Filippine; 90.000 donne sono dovute ricorrere alle cure mediche a causa delle complicazioni e 1.000 donne sono morte. Queste morti tragiche e prevenibili sono una diretta conseguenza della restrittiva legge nazionale e una conseguenza indiretta della mancanza di informazione adeguata nonché l’accesso ai moderni ed efficaci metodi contraccettivi. (fonte Center for Reproductive Rights)

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ttualmente negli USA la cannabis è già legale per uso terapeutico in 14 stati più il District of Columbia e il prossimo autunno altri sei stati considereranno se aprire o meno un referendum sulla questione. In California sono invece al passo successivo, e il 2 novembre si voterà per legalizzarla del tutto o meno. Finora questo genere di decisioni erano state prese solo dagli stati, mai dal governo, e l’amministrazione Obama si è sempre tenuta ben lontana da esporsi in merito alla questione. E’ stata quindi accolta come un successo la decisione del Dipartimento degli Affari dei Veterani degli Stati Uniti, un ramo del governo, che ha reso meno severe le regole che prima impedivano ai veterani di poterne fare uso terapeutico, anche negli stati in cui è permesso. (fonte ADUC)

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L’intoppo

Agosto 2010: una sentenza fermerà la Casa Bianca?

Il discorso integrale in inglese su: www.cbsnews.com/8301503544_162-4853901503544.html?tag=contentMain

PhD, Assistant Professor of Legal Studies, Bryant University, Stati Uniti; membro della Direzione dell’Associazione Luca Coscioni

A. Boggio, C. Sorrentino utto il mondo ne parla: un giudice degli Stati Uniti ha bloccato i finanziamenti pubblici alla ricerca con le staminali embrionali umane recentemente autorizzati da Obama, perché ciò prevedrebbe la distruzione dell’embrione e sarebbe contrario alla legge federale. Ora, come si legge nella sentenza di quindici pagine della corte del District of Columbia, firmata il 23 agosto dal giudice federale Royce C. Lamberth, alcuni ricercatori che usano cellule staminali adulte hanno fatto ricorso per impedire l’applicazione delle linee guida emesse dal National Institutes of Health (NIH), l’Istituto di Sanità americano. Come avevamo scritto in Agenda di agosto 2009, l’amministrazione Obama ha reso finanziabili progetti di ricerca su linee cellulari derivate da embrioni creati con la fecondazione in vitro a scopo di riproduzione, non più utilizzati a questo scopo e donati alla ricerca da individui previo consenso scritto e informato. Il 23 agosto scorso il giudice Lamberth, invece, ha concluso che le linee guida NIH sono contrarie alla legge federale perché la ricerca con le staminali embrionali umane prevedrebbe in ogni caso la distruzione dell’embrione, violando il cosiddetto DickeyWicker Amendment. L’emendamento Dickey (detto anche Dickey-Wicker) è un collegato alla proposta di legge approvata nel 1995 dal Congresso degli Stati Uniti e firmata da Bill Clinton, la quale proibisce al Dipartimento della Salute americano (HHS) di usare fondi, compresi i fondi dell’NIH, per creare embrioni esclusivamente a scopo di ricerca o per ricerche in cui vengano distrutti embrioni umani. Secondo Lamberth la volontà del congresso è chiara: impedire che

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In rete

Andrea Bogglio

Chi è

nendo le speranze di ricerca di tutti i tipi, compreso un lavoro all’avanguardia per trasformare le normali cellule staminali in quelle che somigliano alle cellule staminali embrionali. Posso ancora promettere che non intraprenderemo questa ricerca con leggerezza. La sosterremo solo quando sarà scientificamente degna e condotta in modo responsabile. Svilupperemo severe linee guida, che rispetteremo rigorosamente, perché non possiamo tollerare cattivi usi e abusi. E garantiamo che il nostro governo non aprirà mai all’uso della clonazione per la riproduzione umana. È pericolosa, profondamente sbagliata e non trova posto nella nostra società o in qualsiasi società. Ora, questo ordine è un passo importante per il progresso della causa della scienza in America. Ma siamo chiari: promuovere la scienza non è semplicemente prevedere delle risorse, è anche proteggere una ricerca libera e aperta. Significa lasciare gli scienziati, come quelli che oggi sono qui, svolgere il loro lavoro, liberi dalla manipolazione o la coercizione e ascoltare quello che ci dicono, anche quando è scomodo, specialmente quando è scomodo. Si tratta di assicurare che i dati scientifici non siano mai distorti o nascosti per servire un’agenda politica, e che prendiamo decisioni scientifiche basate sui fatti, non sull’ideologia. Nel fare questo confermeremo la leadership che l’America da sempre detiene a livello globale nelle scoperte scientifiche e tecnologiche. E questo è essenziale non sono per la nostra prosperità economica ma per il progresso dell’umanità. (…) Vi ringrazio tutti. Firmiamo. (traduzione di Veronica Cazzato)

www.lucacoscioni.it/articoloagenda/accolte-le-indicazioni-del-congresso-mondiale-la-libert-di-ricerca

Un giudice blocca i fondi. Ma il Presidente vuole andare avanti venga finanziata ogni ricerca che preveda la distruzione dell’embrione. Tuttavia questa interpretazione suona quanto mai arbitraria ed in conflitto con undici anni di interpretazione dell’emendamento Dickey. L’emendamento Dickey vieta solo la ricerca che richiede che sia il ricercatore ad estrarre le cellule staminali da un embrione. L’emendamento non vieta che un ricercatore compia studi con cellule staminali embrionali acquisite da terze parti. Infatti, nella pratica

Il giudice Lamberth ha concluso che le linee guida NIH sono contrarie alla legge federale. Questa interpretazione suona quanto mai arbitraria di laboratori americana, le cellule staminali embrionali non sono derivate dal ricercatore ma provengono da aziende che non fanno ricerca ma che operano per mettere a disposizione di ricercatori cellule derivate da embrioni in modo legale e senza sostegno di fondi federali. L’investigatore non tocca l’embrione e quindi non usa soldi federali in ricerca che coinvolge l’embrione. Lamberth abbandona questa interpretazione della legge. È probabile che la Corte d’Appello raddrizzerà questa stortura giuridica considerando anche che il DickeyWicker viene riadattato ogni anno: se il Congresso fosse stato in disaccordo con la prevalente interpretazione, avrebbe

modificato già in passato il linguaggio dell’emendamento ed avrebbe esteso il divieto anche alla ricerca che non distrugge embrioni ma che utilizza staminali embrionali. Questa infausta interpretazione della legge federale ha origine conservatrice. David Stevens, direttore della Christian Medical Association, uno dei ricorrenti originali (che poi ha abbandonato la causa per difetto di legittimazione ad agire), ha dichiarato che questo caso evidenzia il danno causato ai pazienti che stanno attendendo delle cure dalla sottrazione di fondi federali ad altri tipi di ricerca più efficaci. “La morale – scrive Stevens in una nota – è che la ricerca etica con le cellule staminali che non distrugge un embrione umano vivo è il mezzo più veloce, più efficiente ed efficace per ottenere cure reali per pazienti reali. Fornendo già speranza e aiuto per pazienti colpiti da oltre 70 malattie, la ricerca etica con le staminali che non distrugge embrioni umani vivi continua ad essere una promessa sicura per opportunità future perfino più sorprendenti”. La sentenza di Lamberth dimostra che anche in America molti gruppi conservatori di stampo religioso sostengono posizioni antiscientifiche e sono pronti a proporre interpretazioni della legge che sono errate, contrarie ad undici anni di pratica legale e scientifica, e non da ultimo contrarie agli interessi dei malati che aspettano con ansia nuovi passi avanti che ad oggi solo le cellule staminali embrionali sembrano promettere. Sulle linee guida NIH leggi anche www.lucacoscioni.it/articoloagenda/accolte-le-indicazioni-del-congresso-mondiale-la-libert-di-ricerca


PAGINA 3 Valentina Ascione

M.A. Farina Coscioni

vrebbe potuto diventare un'insegnante. Condurre un'esistenza tranquilla a Vetralla, il piccolo centro del viterbese dov'è nata e cresciuta. Invece ha scelto di sposare un uomo condannato a morte dalla Sclerosi Laterale Amiotrofica. Una malattia degenerativa e progressiva del sistema nervoso che paralizza i muscoli, compresi quelli respiratori. Al fianco del marito Luca Coscioni e insieme ai Radicali di Marco Pannella ha ingaggiato una battaglia politica per la libertà di ricerca scientifica, contro i veti ideologici che impediscono di sperare a svariati milioni di malati nel mondo. E lotta ancora oggi, da Presidente dell'associazione che porta, il nome

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La donna che non sapeva di essere molto forte

di Luca e sugli scranni della Camera (deputata radicale nel gruppo del PD) dove si è distinta per impegno e produttività. Maria Antonietta Farina Coscioni racconta le sue due vite. Le paure e le speranze. La morte e l'amore. Il rapporto con la fede, con il dolore e la politica. Piange, ride e ci svela il segreto della sua forza: non sapere di essere forte. Maria Antonietta, quali erano le tue aspirazioni da ragazza? Ho sempre avuto una grande passione per l'insegnamento. Durante il periodo dell'università davo lezioni private di Economia aziendale a intere classi di studenti. Li preparavo per la maturità o per gli esami di riparazione. L'ho fatto per anni. Mi piaceva il rapporto di

scambio reciproco che si instaurava con gli studenti. Un rapporto anche severo, all'interno del quale insegnavo loro a studiare con responsabilità e con loro condividevo la soddisfazione per i progressi compiuti e i risultati ottenuti. Diciamo che allora non avevo problemi di autostima (ride). Era un impegno che mi riempiva, al quale però ho dovuto rinunciare quando io e Luca ci siamo sposati. Con rammarico? No, no. Avrei anche potuto continuare a insegnare, organizzando diversamente il tempo. E all'inizio ho creduto che avrei potuto farlo davvero. Poi ho dovuto smettere per ragioni pratiche, oggettive.

“Pagina 3” di Agenda Coscioni, per tutti questi numeri, è stata innanzitutto la rubrica attraverso la quale abbiamo tentato di proporvi alcuni “classici” del pensiero laico e liberale: da Seneca a Sakharov, passando per il filosofo inglese John Stuart Mill e arrivando fino al pensatore pachistano contemporaneo Pervez A. Hoodbhoy. Non si è mai trattato di un mero divertissement intellettuale: i testi proposti, almeno nell’intenzione di chi di volta in volta li ha selezionati, hanno sempre contenuto un qualche riferimento all’iniziativa politica radicale dell’Associazione Luca Coscioni. Non foss’altro perché saperci seduti sulle spalle di giganti (del pensiero), può funzionare come una sorta di antidoto per chi - stremato dai contorsionismi dell’attuale dibattito pubblico mainstream, la cui agenda, in tutti i settori (scienza inclusa), è dettata quasi sempre dai soliti opinion maker, dai soliti editori o dalla solita partitocrazia – fosse tentato di disinteressarsi completamente dalle sorti della “polis”. Un piccolo antidoto, a cadenza mensile, per chi si sentisse a un certo punto attratto dall’idea di schivare in futuro ogni confronto di idee, perfino quando si tratta di confrontarsi in famiglia, con gli amici, etc. Riproporre i classici, a volte, rischia però di diventare una scappatoia. Un modo per non ricordare che tante tematiche laiche e liberali, qui (Italia) e oggi (2010), sono del tutto prive di cittadinanza nel dibattito pubblico. Per una volta quindi, nel numero di Agenda Coscioni che avete tra le mani, abbiamo preferito celebrare la presenza, sulla stampa nazionale, di tre Interventi che finalmente consegnano alle battaglie radicali un minimo di legittimità, quantomeno ad essere ascoltate, se non addirittura ulteriormente approfondite e diffuse. Ma vi avvertiamo, si tratta di un “classico” anche in questo caso, un “classico” di cui già conosciamo il finale: tanta la rapidità con la quale la stampa “ufficiale” si è per un attimo aperta alle nostre istanze, altrettanta sarà la fretta con la quale questa finestra verrà sbarrata magari per un altro anno. Proprio per questo, dunque, buona lettura.

Cose da movimento Radicale Rom e immigrati, carcerati e disabili: a volte le maggioranze sono insensibili ai diritti delle minoranze. Ma se attorno a chi ce lo ricorda si stringe un pervicace silenzio, tutta la democrazia entra in paranoia Giuliano Amato a polemica che ha investito Barack Obama, per la sua iniziale presa di posizione a favore della costruzione di una moschea a Ground Zero, e poi l'espulsione dei rom dalla Francia sono solo la spia di un fondamentalissimo problema, che quasi quotidianamente mette in gioco la fedeltà a se stesse delle nostre democrazie. Obama ha fatto un'affermazione che in sé e per sé dovremmo ritenere ovvia: “Noi siamo l'America, questi sono i nostri valori e ad essi ci dobbiamo attenere”. Eppure, nel contesto di sentimenti popolari che dopo l’11 settembre identificano con il terrorismo il mondo musulmano, l’affermazione del presidente americano è stata contrastata nel suo stesso partito, timoroso di perdere ulteriori consensi. I rom sono una minoranza con storia, tradizioni, aspettative. Le condizioni in cui vivono da decenni in società che non hanno più bisogno dei loro cavalli e delle loro qualità artigiane, hanno accentuato la loro segregazione, il degrado dei loro insediamenti, la microcriminalità come fonte di sussistenza. Le maggioranze vogliono solo liberarsene e i governi, nonostante le convenzioni e i trattati che per ragioni di civiltà prevedono tutt'altro, prima o poi le assecondano. E proprio qui è il punto. La democrazia è fondata su principi di civiltà che sono la sua ragion d'essere e la distinguono da altri regimi. Ciò nondimeno in essa le ragioni del consenso e le ragioni della (sua) civiltà finiscono molto spesso per divergere. Volete qualche altro esempio tratto dalla nostra esperienza in Italia? Intanto gli stessi rom, e lo sappiamo bene. Ricordo solo che la maggioranza di centro-sinistra fu molto tiepida con me quando volevo un disegno di legge per riconoscere i loro diritti e togliere tanti di loro dall'assurdo limbo di una vera e propria inesistenza giuridica (che per ciò stesso non permette di trovare lavoro). Poi ci sono le carceri, che nella patria di Beccaria dovrebbero privare il detenuto della sola libertà personale, mai degli altri diritti che discendono dalla sua dignità di essere umano. Ma in molte delle nostre carceri, non fosse altro che

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Giuliano Amato

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INTRODUZIONE

Ai bordi della democrazia I DIRITTI IN GIOCO www.ilsole24ore.com/art/notizie/2010-08-22/ground-zero-gioco-diritti-142345.shtml

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Giurista italiano, è stato per due volte Presidente del Consiglio. Già esponente del Partito socialista italiano, ha poi aderito al Partito Democratico

per il loro sovraffollamento, quei diritti sono violati ogni ora del giorno e della notte. Eppure il tema non è mai fra quelli per cui si muovono le maggioranze, che guardano alla questione con tutt'altre finalità. […] Così come le ragioni del consenso impediscono di prendere atto che gli stessi immigrati illegali, i paria della nostra comunità nazionale, sono titolari di diritti e con loro lo sono i loro figli, giacché l'istruzione, la salute, l'assistenza legale, la sicurezza sul lavoro sono diritti non del cittadino, ma della "persona". Gli immigrati illegali sono almeno persone? Nessuno osa negarlo, e tuttavia quanti di noi sono pronti a trarne le conseguenze? C'è chi è pronto a farlo, ma sono sempre i meno, mai i più. Non a caso i temi che ho ricordato sono oggetto di campagne di minoranza, come quelle del movimento radicale, da anni campanello d'allarme delle nostre coscienze. E non a caso nell'assetto istituzionale delle democrazie si distingue fra istituzioni maggioritarie elettive, nelle quali prevalgono le ragioni del consenso, e istituzioni non maggioritarie di garanzia, in primo luogo le corti, nelle quali dovrebbero prevalere le ragioni della civiltà codificate proprio in quei diritti a cui le maggioranze sono meno sensibili. È già molto per le ragioni della civiltà se vi sono minoranze libere di sostenerle e giudici abilitati a farle valere, quando esse si incarnano in obblighi e diritti. Ma una democrazia finisce prima o poi per ammalarsi se le maggioranze non si aprono mai alle minoranze e disattendono le decisioni dei giudici, che ne contestano le scelte in nome di un principio superiore. Insomma, i famosi checks and balances funzionano a dovere, e con loro funziona a dovere il sistema democratico, se ci sono interazione e quindi reciproca permeabilità fra le istanze di cui essi sono portatori e quelle di cui si fanno carico le maggioranze. Se c'è invece impermeabilità e quindi divaricazione perdurante, alla lunga tutto il sistema si deteriora, perché le minoranze o si estremizzano o si estinguono e i giudici, che non possono distanziarsi senza limiti dalla sensibilità delle maggioranze, finiscono per acquietarsi.

I leader illuminati delle minoranze lo sanno e sanno perciò trovare mediazioni e compromessi con le maggioranze. E anche la giustizia possiede le formule interpretative che permettono di salvaguardare i diritti individuali meno graditi alle stesse maggioranze, lasciando un qualche spazio ai limiti voluti da queste. Si pensi alla Corte europea dei diritti dell'uomo, che distingue fra diritti non suscettibili di alcun bilanciamento, come il diritto a non subire torture, e diritti, come quello a non vedersi sequestrato un film, davanti ai quali possono in certi casi prevalere i sentimenti religiosi dominanti nella comunità interessata. Il problema è se flessibili sono anche le maggioranze e pronte esse stesse a interagire. Gli esempi per la verità non mancano e uno recente è la Spagna, dove la Corte costituzionale aveva censurato nel 2007 una legge che comprimeva quasi tutti i diritti degli immigrati illegali (salvo la scuola per i loro bambini) e una nuova disciplina è stata approntata nel 2010 che accoglie in buona parte le sue preoccupazioni. Si tratta dunque di un circolo virtuoso possibile, che tale rimane però sino a quando nelle maggioranze prevalgono le qualità che trovereste naturali in una democrazia, la misura e il realismo. Ma attenti. Già 45 anni fa Richard Hofstadter ci spiegò la tendenza della politica, negli stessi paesi democratici, a diventare - lui diceva - paranoica e quindi a puntare per affermarsi sulla denuncia dei complotti, sulla demonizzazione dei nemici e sulla diffusione dell'ostilità e della paura ("The Paranoid Style in American Politics", New York 1965). Quando ciò accade, l'assimilazione fra talune minoranze e il nemico è la cosa più facile. E su chi conduce battaglie di civiltà cade prima il silenzio che isola, poi l'ostilità che comprime. Un metro dunque per misurare la salute delle nostre democrazie lo abbiamo. Se ancora c'è chi si batte per ragioni di civiltà che contrastano con le ragioni del consenso, vuol dire che c'è vita. Ma se intorno c'è e rimane un pervicace silenzio, forse stiamo già entrando in paranoia. Sole 24 Ore, 22 agosto 2010


Che persona era? Era una persona positiva e con un forte senso del giusto (si commuove). Non accettava la falsità, l'ipocrisia, l'arroganza. E in politica le ha combattute sempre, a cominciare dalla sua esperienza da consigliere comunale di opposizione a Orvieto, interrotta dalla sua malattia. Quando avete scoperto che era malato? Era il 1995 e mentre si allenava per la maratona di New York iniziò ad accusare problemi a una gamba. Ci

conoscevamo da appena un anno, l'unico anno di vita - diciamo così – “normale” trascorso insieme, accomunati dall'interesse per lo studio e l'insegnamento. Poi abbiamo iniziato a confrontarci con il suo male. Questo microcosmo privato e protetto, però, a un certo punto lo avete reso espressione pubblica e trasformato in una battaglia. Mostrarci era l'unico modo per superare alcuni limiti. Quando ci siamo avvicinati ai Radicali, ad esempio, l'abbiamo fatto mostrando la nostra vita. Loro non sapevano dell'esistenza del sintetizzatore vocale che usava Luca per comunicare, come non sapevano di alcuni divieti sulla ricerca vigenti in Europa che stavano per radicarsi anche in Italia.

Hai mantenuto la tua fede? Sì, anche se le mie scelte non sono state comprese del tutto proprio da quelle persone che dovrebbero definirsi di fede. Cioè? Quando Luca era vivo, il protagonista delle battaglie politiche risultava lui, sebbene quelle battaglie le facessimo insieme. Quando ci siamo battuti sui temi cosiddetti eticamente sensibili, opponendoci alle posizioni della Chiesa, le mie azioni erano interpretate e ammirate soprattutto dalle persone di fede (e praticanti secondo l'accezione comune) come il frutto dell'atteggiamento compassionevole di una donna che aveva deciso di stare al fianco di un uomo malato, infermo, costretto sulla sedia a rotelle. Come conseguenza delle battaglie di mio marito. Per

molti, quindi, la mia è stata una missione.

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Una passione, quella per l'insegnamento, che avevi in comune con Luca... Sì. Ci siamo conosciuti all'università. A Viterbo, dove lui faceva il dottorato di ricerca e io studiavo Economia.

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E quando Luca è morto? Io ho continuato con l'impegno politico e sono stata giudicata, a volte attaccata, dal pulpito di una chiesa, magari dalle stesse persone che mi avevano sostenuto come moglie compassionevole. Da quel momento in poi le mie scelte, finalmente considerate mie e mie soltanto, erano da condannare perché con Luca era venuto a mancare anche “1'alibi” della malattia. Fortunatamente noi sappiamo distinguere tra gerarchie ecclesiastiche e una chiesa diversa, fatta di uomini e di donne diversi. E sono proprio i rappresentanti di questa chiesa diversa ad avermi sostenuta nell'attività politica anche dopo la morte di Luca. […] Gli Altri, 20 agosto 2010

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Parole Laiche (E FEDERALISTE)

Il federalismo necessario per governare i beni comuni Fa bene Rodotà a parlare dei “beni comuni”, filiazione contemporanea dei diritti umani. Ma non è il capitale a opprimerne l’evoluzione: fanno peggio gli immutabili clericalismi e la statolatria sempreverde

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Dirigente dell’Associazione Luca Coscioni, è stato segretario del Partito radicale. Prima ancora ha collaborato con il Mondo di Mario Pannunzio. Oggi scrive per il Foglio

ulla Repubblica del 10 agosto, Stefano Rodotà imposta e propone una tematica di grande attualità e spessore: la individuazione, la difesa e la promozione dei nuovi "diritti fondamentali" dell'uomo, quelli che via via emergono dalle dinamiche tecniche, culturali, etiche messe in moto dalla globalizzazione. […] Per Rodotà, la versione moderna dei classici diritti fondamentali sono quelli che definisce i "beni comuni": “Nel 1847, quattro mesi prima della pubblicazione del Manifesto dei comunisti, Alexis de Tocqueville gettava uno sguardo presago sul futuro, e scriveva 'ben presto la lotta politica si svolgerà tra coloro che possiedono e coloro che non possiedono: il grande campo di battaglia sarà la proprietà’”. Quel campo di battaglia, prosegue Rodotà, “si è progressivamente dilatato. Oggi sono appunto i beni comuni dall'acqua all'aria, alla conoscenza, ai patrimoni culturali e ambientali al centro di un conflitto planetario". Come esempio simbolo di "bene comune", Rodotà indica "l'accesso all'acqua come diritto fondamentale di ogni persona'', secondo una recente risoluzione dell'Assemblea delle Nazioni Unite. Una pari necessità e urgenza investe gli altri beni comuni che Rodotà elenca. Non saprei dire se condivido l'esempio dell'acqua: l'accesso all'acqua non può essere negato a nessuno, ma l'efficiente raccolta e distribuzione dell'acqua costa, e qualcuno deve pur pagare. Resta invece corretto e fondamentale il ragionamento nel suo complesso, in particolare per quel che riguarda il diritto all'informazione. In un mondo che sembra impazzire attorno a questioni a volte persino miserabili o se-

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Angiolo Bandinelli Angiolo Bandinelli

condarie, o che si affida, per risolvere quelle più inaccessibili, alla speranza e all'attesa di interventi miracolanti e mirabolanti, il richiamo al tema dei diritti dell'uomo da affrontare con l'impiego razionale e laico delle risorse intellettuali, politiche, sociali ed umane, sembra quanto mai opportuno. Una osservazione tuttavia mi pare necessaria, a completamento se non a parziale correzione del ragionamento di Rodotà. Davvero si deve attribuire la crisi attuale dei valori e degli equilibri, e l'urgenza di un nuovo impegno per la difesa e la promozione dei beni comuni, alla minacciosa, esclusiva prevalenza della "logica del mercato"? Secondo il saggista occorre "contrastare la sottrazione alle persone delle opportunità offerte dalla innovazione scientifica e tecnologica", per non fare avverare la profezia secondo la quale "la tecnologia apre le porte, il capitale le chiude". Che il capitale possa, di volta in volta, contrastare questa o quella innovazione o subornare l'informazione in difesa di interessi costituiti, è ovvio: ma in linea generale penso che sia l'innovazione tecnologica che l'informazione siano

addirittura figlie del capitale. La società precapitalistica non praticava l'innovazione in forma strutturale (mi pare sia di Schumpeter la definizione del sistema capitalistico come il sistema della "distruzione creatrice"). L'innovazione e l'informazione sono al centro del sistema del capitale. Certo, la globalizzazione degli anni scorsi ha provocato danni oltre a indiscutibili benefici, ma soprattutto per la arrogante filosofia che la sottintendeva. Piuttosto, come non annoverare tra gli avversari sia della libertà di informazione come dell’innovazione metodica i fondamentalismi, religiosi o meno? La modernità non corre su una monorotaia, ogni innovazione e apertura non può non suscitare resistenze e non tutte le resistenze sono negative, la dialettica del confronto è parte stessa del sistema della libertà. Ma ci sono resistenze che si collocano intenzionalmente fuori del terreno del confronto aperto (popperiano, se si vuole), richiamandosi a una ideologia fissa e immutabile che ha la pretesa di rappresentare la verità. Resistenze di questo tipo circolano dappertutto, e so-

no assai potenti. Infine. C'è un indubbio problema di regolamentazione dell'economia, per evitare di ricadere nella globalizzazione senza regole e le sue gravi manchevolezze. Ma oggi siamo in grado di porci una domanda che ieri non appariva con chiarezza: chi è il soggetto, qual è l'autorità cui demandare istituzionalmente il compito di delineare le regole necessarie a una gestione sana, equilibrata e corretta di una economia inevitabilmente globale? Il fallimento della globalizzazione è (anche) nel non aver capito che gli stati nazionali non erano - non sono - in grado di definire un quadro condiviso di regole in tal senso. In definitiva: il problema dell'individuazione, difesa e promozione dei beni comuni vede operare vari soggetti, inestricabilmente intersecati tra loro: l'economia, i fondamentalismi, la dimensione statuale, l'autorità capace di uno sguardo globale. Un panorama politico di enorme respiro, al quale sicuramente i nostri governanti non prestano la minima attenzione. Il Foglio, 19 agosto 2010

OLTRE GIORGIANA MASI

Quando cossiga mi “denunciò” come assassino di Welby Mario Riccio ra le tante gustose "esternazioni" del presidente emerito Francesco Cossiga, nessuno ha ricordato il suo esposto alla Procura di Roma il giorno seguente la morte di Piergiorgio Welby. L’esposto nel quale mi si indica come responsabile della morte di Welby è un "mix" di ideologia politica e religiosa , condita da alcune gravi imprecisioni di diritto penale (confusione tra sospensione delle cure vs eutanasia). Tutti contenuti poi ritrovatisi nella conseguente ordinanza di imputazione coatta del GIP. Ricordo che la vicenda mi suscitò profonda indignazione e timore. Mi

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Mario Riccio È il medico anestesista che nel dicembre del 2006 interruppe la ventilazione meccanica all’esponente radicale Piergiorgio Welby, affetto da una grave forma di distrofia muscolare: fu prosciolto dall’accusa di omicidio del consenziente il 23 luglio del 2007 dal Gup di Roma Zaira Secchi

sorprese cioè che un rappresentante dello Stato al massimo livello - nonché massimo garante della Costituzione potesse scagliarsi con tali pesanti accuse contro un semplice cittadino, peraltro convinto semplicemente di aver permesso l’esercizio di un diritto costituzionale. Senza contare che in quel clima mediatico, la sua autorevolezza mi poteva esporre alla reazione di qualche esaltato. Ma la cosa che più mi aveva meravigliato, era stato che nessun esponente politico di rilievo avesse espresso alcuna perplessità in merito al suo comportamento. Mi chiedo cosa sarebbe successo in un paese normale - nella stessa situazione. Ad esempio, se negli Stati Uniti Bush padre avesse indicato come assassino un medico abortista. L’Unità,19 agosto 2010


SEGNALAZIONI

ISABILI ILIARE AI D IC M O D O T VO

Coscioni a in r a F e i in Bernard er difeso v a r e p e t a indag di Mingroni o t o v i d o t it il dir agata ardini è ind ale Rita Bern ic d le ra al ta o ta it u La dep o in segu ra di Lancian un comunicato il 19 dalla procu in te ia sc dai pm i rila dichiarazion Insieme a lei è indagata . tonietta 9 maggio 200 e l’onorevole Maria An ch an to i si abruzzes sabile del o ioni, respon Farina Cosc ne Coscioni, dove è stat io dell’Associaz licato il comunicato. bb che Severino appunto pu dini dichiarò ar n er B le erale L’onorevo nsigliere gen ttima Mingroni , co ne Coscioni, era stato vi io az dell’Associ

Grandi donazioni

GINO BONOMO

2000 Euro

/5048239 e d o n / it i. n scio www.lucaco

SATELLITE HOTBIRD SEVERINO MINGRONI*

Io e la fata dei bidet erotici È da molto tempo che sono assai depresso ma, la notizia che la Procura di Lanciano ha indagato e processerà Rita Bernardini per avere dichiarato sul sito della Associazione Luca Coscioni che unicamente la ottusità dei medici della mia ASL di Lanciano-Vasto (da questo anno Lanciano-Vasto-Chieti) non mi ha fatto votare a casa nel giugno del 2009, mi ha per il momento tirato su: sarò un sadico ma, Rita e i Radicali in genere, sono degli ottimi antidepressivi, sia pure temporanei. Non solo, ma anche Maria Antonietta Farina Coscioni è indagata dalla stessa Procura, rea di essere responsabile del sito che, nel maggio del 2009, ospitò quella dichiarazione di Rita: e si, due piccioncine con una fava! Quindi, a proposito di fava, oggi voglio parlarvi di un argomento assai pruriginoso, con grande disappunto dei miei amici Radicali che aborrono culi e tette che lasciano alla nostra televisione “molto culturale” dove straripano ma, come disse pure il candidato radicale Tinto Brass: “Meglio un culo che una faccia da culo”! Infatti, tra i nostri politici, le facce da culo abbondano. Di conseguenza, vi parlerò dei miei bidet erotici -”Eros è liberazione”- in 20 mesi di ospedali vari.

s.mingroni@agendacoscioni.it

È proprio vero che il buon giorno si vede dal mattino poichè, dopo circa un mese che venni fuori dal pre-coma, quando le nebbie scomparvero del tutto e tornai perfettamente lucido, la mia giornata iniziava benissimo se erano delle infermiere a lavarmi, soprattutto intimamente, e non mi importava affatto che portassero i guanti; purtroppo, delle volte erano degli infermieri, ed uno fu particolarmente stronzo -a dir poco- nel mettermi l’urocondom giornaliero. Perchè? È presto detto: una volta pronto io per copulare ricreativamente diciamo così, anche se esso mi serve solo per pisciare-, l’infermiere stronzo pensò bene di valutarne la tenuta prendendo l’urocondom per il serbatoio bucato e tirandolo verso sè; ma poi, ridendo, lasciò di scatto la presa cosicchè, il quasi preservativo, mi colpì con violenza sulla punta del pene, facendomi un male boia; l’altro infermiere che lo assisteva, rimase di stucco, ma io giurai di farla pagare a

quel figlio di puttana del suo collega; infatti, tempo dopo, quando comunicavo bene, lo dissi ai medici. Per fortuna, non di rado, era una coppia tutta femminile a lavarmi e, alle donne, permettevo ogni cosa, senza fare la spia: chissà perchè? Pensate, una, una volta, mi prese la mano destra, la pose sul pene e mi disse le seguenti parole testuali: “E adesso fatti una sega!”. Ed io le risposi così in testa: “Ti sarei grato in eterno se me la facessi tu!!!”. Tuttavia, speravo sempre che a lavarmi venisse quella che definivo la fata dei bidet erotici. Si, poichè era tanto brava nel farli che avevo delle piacevolissime erezioni che mi inorgoglivano molto. Grazie alla fata, tali erezioni erano così notevoli che, una volta, una sua collega le disse: “Attenta, che lo fai venire!”. Ed io, ancora in testa, la tranquillizzai: “Magari, ma non soffro di eiaculazione precoce, bensì ritardata, per la gioia di voi donne, se potessi fare ancora sesso!”. Vi è piaciuto il mio solito racconto di vita vissuta? Scommetto di si e, allora, pensate ai tanti lockedin del mondo che non comunicano in nessun modo. E che quindi non possono nemmeno denunciare i figli di puttana che li angariassero in qualsiasi modo. *Severino è locked-in e Consigliere generale dell’Associazione Luca Coscioni

Disabilità LA RIFORMA NECESSARIA

Falsi invalidi e veri disabili

Scampato il pericolo del taglio dell’indennità bisogna ripensare il welfare dei disabili Gustavo Fraticelli ome persona disabile e come cittadino ho tirato un sospiro di sollievo per il “mancato pericolo” rappresentato delle norme, inizialmente proposte dal governo e poi ritirate, che avrebbero reso più gravose la condizioni dei disabili, in particolare per l’accesso all’assegno mensile di...256 euro. Ma il fatto che un provvedimento del genere abbia fatto la fine di un ballon d’essai non consente

C

di restare né tranquilli né felici per il futuro. Quello che manca è, infatti, una qualunque politica sulla disabilità che faccia i conti con l’effettiva realtà sociale e le nuove opportunità per affrontarla. Il balletto delle proposte ritrattate ha fatto emergere innanzitutto un tale deficit conoscitivo da parte del governo che non fa presagire nulla di buono. Da parte governativa è stato detto, a supporto della “giustezza” delle misure prese, che il numero dei disabili nel 2009 ammontava a

circa 2 milioni di persone, dato che è inferiore a quello prospettato dall’Istat, nel suo ultimo Rapporto sulla disabilità in Italia che, invece, è di 2,6 milioni di disabili, il 4,8% della popolazione. Discrasia che diventa più marcata, se si considera che il rapporto Istat è riferito al 2004- 2005. Inoltre da parte governativa si è tentata una surrettizia intrusione autoritativa nella valutazioni prettamente mediche della disabilità, pretendendo che le stesse fossero limitate, per legge, alle singole

http://www.lucacoscioni.it/users/gustavo

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Il professor Gino Bonomo, radicale di Agrigento, a seguito della morte della moglie, la ginecologa Loredana Pulvirenti, venuta a mancare il 18 agosto, a seguito di una grave malattia, ha deciso di raccogliere tra gli amici, in ricordo della consorte, circa 2000 euro da donare all’Associazione Coscioni.I nomi dei donatori e un ricordo della moglie Loredana sono pubblicati sul sito www.lucacoscioni.it

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avevano ella ASL che d i ic ed m ei d seggio, della ottusità teva andare a votare al o p e stabilito ch que al voto tendolo dun e approvata). Di non ammet gg le a (come d ato oggetto domiciliare del comunic io lc ra e mi st lo o seguit esì sicura – e: “Sono altr ilità di in b ag sa d n n o l’i sp el d mente la re al n so i forma di er gn p o o assum ando ad ci n u n ri , o ic il candidato quello che d entare - che m la ar p à it la Severino immun ità nino-Pannel o B a st a la possibil Li la del è stata negat usità dei e al u q al i, Mingron a dell’ott sa, sia vittim ne di votare a ca sl in cui ricade il Comu ato del A lm la fi el vedere il medici d ta as b ; li o as iC o anno per abruzzese d i dello scors al n o e gi re le sici dovrebb ”. suo voto al uali rischi fi q ee p a e ro er eu d e n re im comp alle pross re ta vo er p sottoporsi

In memoria di Loredana

patologie, e non a una valutazione complessiva delle medesime, per determinare il grado di disabilità, secondo un approccio metodologico sancito a livello internazionale dall’Organizzazione mondiale della sanità, recepito anche nel nostro paese. Ma lo scampato pericolo non può e non deve tradursi in una mera esaltazione dello status quo in materia di disabilità, perché si dovrebbe allora ritenere congruo l’ammontare di 256 euro circa dell’assegno mensile, ovvero rendere del tutto avulso l’indennità di accompagno da ogni contesto reddituale. Viceversa tale stato di cose appalesa una sperequata dualità del sistema di welfare per i disabili, tra prestazioni previdenziali a favore di chi lavora o ha lavorato, il cui livello economico può essere ritenuto adeguato, e le prestazioni meramente assistenziali a favore dell’inoccupati e degli inabili al lavoro, il cui livello economico è viceversa scandalosamente insufficiente. Pertanto la questione fondamentale è che il welfare dei disabili deve essere ripensato come variante di quello generale, su un modello dinamico di welfare to work, cioè di strumenti volti a favorire il più possibile il lavoro delle persone disabili, da affiancare al rispetto di regole già esistenti, ma sistematicamente violate, che riguardano l’accessibilità del luogo di lavoro e l’obbligo di assunzione di una quota di personale disabile. Lo stato sociale dovrebbe da un lato rendere economicamente più congrui i sussidi vari per i disabili inabili al lavoro e dall’altro lato incentivare l’occupazione dei disabili che possono lavorare, trasformando le varie esenzioni dall’obbligo datoriale di rispettare le quote di legge di assunzione dei disabili in riduzione del cuneo fiscale. Il lavoro rappresenta anche un potente mezzo di conquista di autonomia dei disabili, che nel bene e nel male sono particolarmente condizionati dal “familismo”. Un approccio di “sistema” a favore dei disabili dovrebbe infine sfruttare sia le novità tecnologiche negli ausili alla disabilità, sia la flessibilità delle nuove forme di assistenza autogestita. Su questo piano è determinante l’aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza e del nomenclatore protesico, cioè degli elenchi delle strumentazioni rimborsabili. Il governo si è impegnato di fronte al parlamento, grazie alla pressione di Maria Antonietta Farina Coscioni e dei radicali, a dare risposte entro settembre (vedi box). Si dovrà vigilare perché ciò accada davvero.


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Regalo di nozze

Un pensiero solidale

Due giovani sposi milanesi, per il loro matrimonio, hanno scelto di non ricevere regali, bensì hanno dato la possibilità agli invitati di donare i soldi a tre associazioni, tra cui l’Associazione Coscioni. Qualche giorno prima hanno inviato a tutti gli invitati il file

con l’iniziativa “Niente fiori ma opere di bene” e il giorno della cerimonia hanno predisposto un banchetto con tre contenitori, dove lasciare la donazione in un busta anonima. Hanno raccolto più di 4000 euro di cui 1100 sono stati assegnati all’Associazione Coscioni.

“Orfani di una giusta e necessaria legge sulle unioni di fatto, dopo 16 anni di convivenza siamo "convolati a ingiuste nozze civili". Piuttosto che regali o bomboniere abbiamo optato per un pensiero solidale per le lotte dell'Associazione Coscioni e per il canile della nostra città

GIANLUCA E VALENTINA

ANTONIO TRISCIUOGLIO - TERRI MARANGELLI

1100 Euro

1000 Euro

(Foggia). È solo un piccolo contributo per le tante iniziative da voi intraprese per chi è rinchiuso nella gabbia della propria disabilità e per quelle creature viventi che trascorrono la loro vita dentro la gabbia di un triste e anonimo canile. Grazie per tutto quello che fate”.

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Sugli scaffali A CURA DI MARIA PAMINI

Ne uccide più l'acqua (sporca) delle guerre e anche ci fossero dubbi su quale sia il grande bisogno di cui parla il titolo, il rotolo di carta igienica che campeggia sulla copertina li fugherebbe immediatamente. Sebbene il problema dell’acqua, nei paesi del Terzo Mondo ma non solo, sia considerato dagli organismi internazionali ad alta priorità, spesso non si considera che “due terzi della popolazione mondiale sono privi di misure sanitarie [e che] oltre un miliardo di persone bevono quotidianamente acqua inquinata”. Mentre in Giappone esiste una concorrenza spietata tra ditte che producono sanitari all’avanguardia, con tazza riscaldata alla temperatura giusta e cannula del lavaggio studiata all’altezza e all’inclinazione ottimali, in Africa e in India la maggior parte delle persone è costretta ancora ad utilizzare strade e campi. Il Rapporto sullo Sviluppo Umano afferma che “gli 1,8 milioni di bambini che ogni anno muoiono per la mancanza di acqua potabile e di servizi igienici rendono insignificanti i decessi dovuti ai conflitti”. Oltre a scoprire come funzionano le fogne di Londra e quali sono gli sforzi di molti paesi in via di sviluppo per dotarsi di sistemi igienico sanitari adeguati, il libro ci regala molti aneddoti su quello che è ancora oggi un grande tabù. Senza dimenticare come questo problema, spesso sottovalutato, sia collegato ad altri aspetti importanti. Per esempio, l’UNICEF ha stimato che la frequentazione delle scuole nei paesi dell’Africa sub-sahariana è legata anche alle condizioni in cui versano i servizi igienici. In Tanzania, India e Bangladesh le scuole che si sono dotate di strutture igieniche hanno visto aumentare le iscrizioni scolastiche del 15%.

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Rose George IL GRANDE BISOGNO

Bompiani 2010 453 PP 22,00 EURO

on siamo arrivati forse a una produzione mediatica di consenso che conserva l’ignoranza e l’incultura come garanzie di subordinazione? Lo stato ha o no l’obbligo di promuovere la libera ricerca scientifica? Basterebbe studiare un po’ di storia per capire la capacità di innovazione positiva che hanno avuto nel mondo le scienze contemporanee e per capire come il livello di benessere che contraddistingue i paesi sviluppati dipenda dal loro essere scientificamente attivi. Se molta gente non si accorge nemmeno di essere in un sistema in cui l’acqua si preleva dal rubinetto in casa e non da un pozzo; e la luce si ottiene premendo un bottone; e il mal di testa scompare con una pillola, allora bisognerà rivedere che cos’è diventata la coscienza del mondo in questa parte della Terra”.

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informazione e la comunicazione sono riconosciute come una risorsa fondamentale per guidare gli individui verso decisioni ottimali per la loro salute. Di salute si parla ovunque ma parlarne, però, non è facile. Si tratta di un ambito che richiede conoscenze tecniche per comprenderne i contenuti, ma che pervade allo stesso tempo la sfera emotiva di ciascun individuo. Il testo, destinato sia agli operatori sanitari che al pubblico generale, presenta la comunicazione sanitaria da una prospettiva analiticonormativa. Gli autori spiegano i fondamenti della comunicazione sanitaria nelle dimensioni interpersonale, mediata dalle nuove tecnologie, e massmediale, offrendo al lettore basi concettuali e strumenti per valutare la qualità dell’informazione sanitaria in modo critico e comunicare con efficacia in questo ambito.

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Carlo Bernardini INCUBI DIURNI. ESSERE SCIENZIATI E LAICI, NONOSTANTE TUTTO

Karl T. Greenfeld

Laterza, 2010

Apogeo 2010

143 PP 14,0 EURO

197 PP 14,00 EURO

COMUNICAZIONE E SALUTE


DAI LETTORI entazione questa sperim ‘turismo re ur od tr in r to pe “impegnarsi significa evitare il cosiddet tegoria o a ca anche nel Lazi se al quale la già disagiat oni o ba gi in re ’, e tr te al lu sa in della recarsi i è costretta a onibili nel sp di on n re di malati grav cu provare delle ” inoltre la lista all’estero per denza si re di sando o ri ito la mozione fis proprio terr ha emendato e la dovrà essere la el n n Pa oqual Bonin anno entro il sto trattamento, 2010, ha termine di un ue o, il 14 luglio il Q zi e. La l on de i zi e ta da al tata imen gion boni (vedi iniziata la sper go vascolare Paolo Zam Il Consiglio re animità la mozione presen a la ur n gn r cercare di ir avviato dal ch Coscioni, giugno 2010) pe approvato all’u uppo “La Destra” che impe sclerosi gr l da da n de tta ge ri la fe A agenda consiglie moglie af ocollo per ot lla pr de a ze un ic n e st rro sulle re ar la fe or ffe alleviare le so rimuovere gli accumuli di male Giunta a elab e del trattamento di angiop tti da a or fe n a on af ir il zi la o m ta , occan multipla sperimen rosi multip l collo, che bl gione i malati di scle inale cronica (Ccsvi). ti delle vene de dal cervello al cuore. La Re re sp pa dilatativa per obr re ce a e os gu n n a ve sa et l za cr r la percorso de insufficien sensi e con 0 mila euro pe a ricevuto con chi dell’opposizione. ha stanziato 10 o zi n La La mozione h ba i a tr e anche la”, è one. sperimentazi partecipazion r la “Lista Bonino-Pannel il quale r pe pe e, , ar do ol ic ar rt In pa cco Ber consigliere Ro intervenuto il

Radicalizzarci nel territorio

ZIO REGIONE LA

✁Sì alla sperimentazione stica dell’angiopladi sclerosi per i malati

/5128621 e d o n / it i. n scio www.lucaco

Mi iscrivo anche io, per contribuire al costituendo nucleo dell’Associazione Coscioni di Cantù (Co).

Scrivono e sottoscrivono

CLAUDIO BOIOCCHI

100 Euro

Non sono pazza, ho solo la sclerosi Quattro anni e la tua vita è talmente cambiata che speri di essere in un sogno e di svegliarti presto in modo che l’incubo finisca. Sono impazzita io o è il mondo che mi si sta Quattro anni fa la mia separazione a causa dei primi sintomi della malattia che non ne voleva sapere di farsi riconoscere; e sì, perché uno dei sintomi più frequenti all’esordio è la mancanza di stimoli sessuali (anche se generalmente non se ne parla), apatia generale e stanchezza, che hanno portato il mio partner ad una scelta più facile della comprensione. Così mi sono ritrovata sola a cercare di capire cosa mi stava succedendo e sentendomi anche in colpa. Il medico ha concluso che era esaurimento nervoso portato dalla separazione. È possibile che quei dolori fisici siano portati dall’esaurimento? Continuavo a prendere antidepressivi, ma la stanchezza peggiorava e i dolori aumentavano. Il lavoro, che tanto amo, era diventata una tortura. La stanchezza era tanta, la testa confusa. Poi, finalmente, l’ardua sentenza: non sono pazza, ho “solo” la Sclerosi Multipla. La strada si presenta in salita, una salita che non mi sarei mai aspettata,

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rivoltando contro? Sono malata, ormai lo so, ma il male che sento è molto diverso da quello che mi hanno descritto diagnosticandomi la Sclerosi Multipla. piena di burocrazia, insicurezze, cattiverie, ingiustizie, solitudine. Essere soli non vuole solo dire mancanza di compagnia, ma anche non avere la possibilità di capire come devi affrontare tutte le buche che trovi sul percorso e quali sono i coperchi da cercare. Per il datore di lavoro ero una rompipalle, meglio farmi fuori. Volevo una sedia? Ah, se non stavo bene dovevo restare a casa! Ma io non volevo stare a casa, volevo solo uno sgabello! È un mio diritto! Niente: due mesi di cassa integrazione. Beh, almeno potevo stare tranquilla per un po’, in attesa della 104, così avrei potuto fare meno ore e la giornata sarebbe stata più sopportabile. Già, gran bella legge la 104, peccato che me l’abbiano negata! Troppo malata per il mio datore di lavoro e troppo sana per la legge! Qui va a finire che impazzisco veramente. Per la ditta non sono più in grado di fare il responsabile, vogliono farmi dichiarare che rinuncio alla macchina

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aziendale e a parte del mio stipendio. Ma dico, siamo impazziti?! Io non firmo niente! Mi dicano almeno il vero motivo per cui mi chiedono di farlo, cioè perché ho la SM. Mi consigliano un consulente. Il consulente mi manda dal sindacato. Il sindacato dall’avvocato. L’avvocato mi dice di aspettare. Mi danno mezzo stipendio, non mi pagano più la malattia, non mi danno la possibilità di lavorare dignitosamente secondo le mie possibilità. Ho scoperto il labirinto della burocrazia e mi fa paura. La malattia? Quella non mi spaventa. Dopo due mesi di cassa integrazione torno al lavoro. Cosa mi aspetta? Pronta alla lotta mi presento in ditta, saluto, mi prendo il caffè e sento una strana aria, piena di sorrisi e carezze. Strano, dove vogliono arrivare? Mi vengono date le istruzioni per la giornata lavorativa, istruzioni da responsabile: ma come, ora sono di nuovo responsabile? Non si parla più di diminuzione di stipendio? Non mi

ritirano più la macchina? Ma che è successo di così diverso in questi due mesi? Io sono sempre malata di SM, non sono miracolosamente guarita! Dopo tanto tempo ho un dialogo pacifico con il mio datore di lavoro. Ha detto che ha sentito la mancanza del mio operato, lui, l’uomo che non ha bisogno di nessuno. Ma terrò i piedi ben piantati per terra, con il numero dell’avvocato a portata di mano nel caso capissi dove sta la fregatura. Comunque lunedì si ricomincia e sarà un giorno pieno di responsabilità. Dobbiamo assumere del personale. Decidere le capacità di persone da assumere è sempre stata la parte del mio lavoro che mi piace meno. Ma ce la posso fare, devo farcela! La Serpe Malefica mi ha già sconvolto troppo la vita, devo dominarla e imparare a conviverci almeno fino al fatidico giorno della sperata “LIBERAZIONE”, CHE RENDERA’ LA MIA VITA COSI’ DIVERSA DA QUELLA CHE ORA È.

ISCRIZIONI DEL MESE

ISCRITTI AL “PACCHETTO AREA RADICALE” Si sono iscritti all’Associazione Luca Coscioni con la formula del “Pacchetto area radicale” (iscrizione a tutti i soggetti costituenti il Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito, quota 590 euro) Manlio Bompieri, Giuseppe Candido , Gaspare Lipari, Milena Lorenzini , Mauro Marliani, Pietro Migliorati,

Pierpaolo Namari, Adalberto Ondei , Alessandra Pieracci, Eugenio Trentin ISCRITTI (per cui vale abbonamento a Agenda Coscioni) Giulio Andreotti 100, Pio Ausiello 120, Claudio Baiocchi 100, Virgilio Baresi 200, Fausto Bartoli 100, Stefano Bilotti 100, Gianluca Buligan 100, Francesco Canalella 100, Lorenzo Cenceschi 220, Giulia Croce 100, Sebastiano Da Campo 100, Anita

Fonseca 20, Gaja Maestri 220, Marcello Manuali 100, Paolo Ponti 200, Massimo Reboa 220, Gildo Solari 100, Lucia Urso 125, Angelo Varese 100, Mauro Vecchietti 220, Mario Veglia 150, Alessandra Volterrani 100 Acconto iscrizioni Anna Cirillo 60 , Valentino Paesani Contributi Pietro Agriesti 200, Roberto Bagnai 25, Italo Bergamini 20, Silvia Boiardi 20, Anna Maria


on line www.lucacoscioni.it

Per un paese diverso

Al posto della questua

Vorrei che il mio Paese fosse libero, democratico, laico e meno ipocrita.

Mi iscrivo perché... perché... e ‘perché no’ verrebbe spontaneo dire. Forse perché ho avuto purtroppo prova di quanto giuste siano le battaglie dall'Associazione Coscioni perseguite. Ma poi alla fine che m'importa, mi fa stare bene. Ricordo ancora

CLAUDIA RICCI

PAOLO LUIGI PONTI

100 Euro

200 Euro

lettere@agendacoscioni.it Invia un contributo e riceverai il nostro giornale Agenda Coscioni Gli indirizzi utilizzati per inviare questa rivista sono utilizzati dall’Editore esclusivamente per far pervenire questa pubblicazione ai destinatari. I dati di recapito, se non sono stati forniti direttamente dall’interessato, provengono da liste pubbliche e non vengono utilizzati dall’Editore per fini ulteriori. Per integrare, modificare, aggiornare o far cancellare tali dati basta scrivere a info@lucacoscioni.it

I numeri arretrati di “Agenda Coscioni” sono liberamente scaricabili all’indirizzo: www.agendacoscioni.it Commenta gli articoli sul sito!

le parole di un certo Marco che sosteneva che l'opportunità ce l'abbiamo innanzitutto noi nel dare sostegno a ciò in cui crediamo, con una rivalutazione della questua ormai in disuso. Io ne approfitto.

I lettori di Agenda Coscioni ci possono scrivere all’indirizzo lettere@agendacoscioni.it oppure a Via di Torre Argentina 76 - 00186 Roma

La lunga notte della pillola del giorno dopo ono una ragazza di 22 anni. Lunedì scorso a causa di problemi col metodo contraccettivo consueto ho dovuto far ricorso alla pillola del giorno dopo. Nella mia ingenuità credevo che sarebbe stato semplice ottenere quella maledetta ricetta. Invece no. Premetto che all’ora in cui è successo il fatto i consultori ormai avevano chiuso; decido così di chiamare la guardia medica che mi risponde che la contraccezione di emergenza non rientra nelle loro competenze; rassegnata allora decido di andare al pronto soccorso. Sono arrivata nella struttura alle 19,30, sono stata accolta da un’infermiera che appena ha saputo di cosa avevo bisogno mi ha guardata come se fossi una bestia e mi ha liquidato dicendo di aspettare il mio turno e mi ha consegnato il foglietto in cui ero segnalata come “codice bianco”. Ho aspettato lì per 4 ore. Alla fine, ormai allo stremo, sono tornata al box informazioni e ho chiesto se per recarmi al consultorio l’indomani sarebbe stata necessaria qualche “carta” del pronto soccorso. L’infermiera mi risponde dicendomi che aveva dimenticato di darmi il foglio per salire su in ginecologia e che comunque non dovevo sperarci perché la prescrizione della pillola del giorno dopo è di competenza del solo consultorio. Al reparto di ginecologia sono stata accolta da una persona che ha iniziato a inveirmi contro: “Voi ragazzine avete stufato: prima fate danni e poi venite qui, dovete usare i contraccettivi”. Cerco di spiegarle che ho 22anni; ho un fidanzato che quella sera non poteva venire per motivi lavorativi; un metodo contraccettivo lo avevo usato. Niente da fare, la signora era in pieno delirio di onnipotenza, però forse vedendo che io ero in procinto di scoppiare in lacrime si è convinta a chiamare la ginecologa di

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turno impegnata in sala parto. L’ho attesa per mezz’ora, in cui sono venuta a conoscenza che in tale reparto ci sono 15 ginecologi: 13 sono obiettori, uno no e l’altra era appunto la dottoressa che doveva arrivare. Fortunatamente questa dottoressa è arrivata, senza battere ciglio mi ha fatto quella benedetta ricetta. Sono andata alla farmacia di turno e anche lì zero problemi: alle 2,30 avevo finalmente preso il farmaco. Il guaio è che ho dovuto pagare il ticket e il tutto mi è venuto a costare la bellezza di 36,60 euro. Scrivo a voi per sapere se un trattamento del genere è umano, se è giusto che in un ospedale pubblico che copre un discreto territorio sia legale un tale numero di obiettori e soprattutto, se l’obiezione di coscienza vale anche nei confronti della pillola del giorno dopo. Altra nota dolente: il pagamento di un ticket che è più del doppio del costo della Norlevo (11,60euro). Lettera Firmata La prescrizione della pillola del giorno dopo può essere fatta da chiunque sia abilitato, anche da un’ oculista, per intenderci. Riguardo all’ obiezione di

Il numero 49 di “Agenda Coscioni” è stato chiuso il 5 settembre 2010. Il mensile “Agenda Coscioni”, giunto al suo direttore Rocco Berardo grafica Gianluca Lucchese Mihai Romanciuc

coscienza, questa è espressamente prevista dalla legge 194 nei casi di gravidanza accertata ma, secondo un parere non vincolante del Comitato Nazionale per la Bioetica, potrebbe essere estesa alla prescrizione della pillola del giorno dopo, anche se essa rientra nella normale giurisdizione del rapporto medico-paziente e non deve essere rifiutata sulla base di convinzioni morali personali. A tal proposito, nel 2008 l’ allora Ministro della Salute Livia Turco aveva dichiarato che la contraccezione d’ emergenza deve essere garantita in consultori, pronto soccorso e presidi di guardia medica, ma stando a quanto ci riferisci risulta essere ancora molto difficile, se non impossibile, ottenere la fornitura della stessa. L’Associazione Luca Coscioni si batte affinché la contraccezione d’emergenza possa essere commercializzata anche in Italia come farmaco da banco. Vi leggo, vi scrivo Io, lettore non assiduo di Agenda Coscioni, che puntualmente mi arriva e di cui condivido tutte, o quasi, le prese di posizione nei numerosi argomenti trattati, mi risolvo a dire la mia. Forse l’Italia sarebbe una nazione decisamente civile se la Costituzione

quarantonevesimo numero, ha una tiratura media di 10.000 copie, distribuite via posta su scala nazionale.

hanno collaborato Marco Cappato, Josè De Falco, Marco Aurelio, Maria Pamini, Carmen Sorrentino, Valentina Stella, Veronica Cazzato

progetto grafico Roberto Pavan illustrazioni Paolo Cardoni

avesse espressamente previsto che la facoltà del legislatore di emanare leggi fosse limitata a quelle che regolano i rapporti tra gli uomini e avesse fatto assoluto divieto di promulgare norme che invadano il campo dei rapporti dell’uomo con sé stesso, evitando così di espropriarlo della sua unica e irrepetibile personalità e ferendolo nella propria dignità di individuo. Ognuno è l’unico padrone di sé stesso, della sua salute, sia fisica che mentale, a anche della sua vita. Quella vita, Darwin insegna, che non ci è data in grazioso e precario prestito da un presunto dio. Per rendere effettivo il principio, la Costituzione avrebbe dovuto altresì predisporre strumenti legislativi che potessero essere azionati in odio al legislatore trasgressore. Avevano ragione da vendere le femministe di qualche decennio fa quando rivendicavano l’esclusiva proprietà del proprio corpo: “l’utero è mio e me lo gestisco io”. Un altro argomento che mi sta a cuore: la morte. Nessuno vuole accettare la visione di Epicuro: Quando ci siamo noi non c’è lei, e quando c’è lei non ci siamo noi. È senz’altro brutto morire, brutta l’agonia spesso dolorosa, ma questa è ancora vita. La morte, invece, è la fine di tutto. C’è di più, secondo la meccanica quantistica, la morte di un essere cosciente implica il venir meno di un osservatore dell’universo. Parafrasando Nerone, al momento della nostra morte, potremmo esclamare: “Quale universo muore con me!”. Forse quelle immaginifiche menti che ancora credono nel creazionismo troveranno astruso il concetto, eppure tali menti sono così prodigiose da riuscire a comprendere la transustanziazione che per noi poveri atei razionalisti è assolutamente incomprensibile. Guido Giglio

23 Bonomelli 40, Maria Brambilla 10, Stefano Bruttomesso 10, Patrizia Bullo 20, Paola Cantoni 5, Chiara Carluccio 200, Ugo Cecconi 20, Romano Conti 20, Giulia Crivellini 200, Sarah De Pietro 200, Paola Deplano 50, Francesco Di Franco 35, Stefano Di Salvo 200, Andrea Garuglieri 20, Alberto Gini 25, Anna La Vista 50, Bruno Lagomarsini 20, Loris Lazzaro 200, Giovanna Lucchi 50, Virna Maci 200, Maria Laura Marceddu 200, Nicola Mastrandrea 30, Franco Mazzanti 200, Massimo

Michelangeli 20, Andrea Millefiorini 40, Ennio Moro 5, Marcella Parolari 30, Oronzo Pede 20, Carmine Pesce 7, Marco Pesoli 200, Loris Pilotto 200, Valentino Quarenghi 20, Beatriz Reperger 50, Adriano Romano 20, Livio Sassi 20, Alessandra Scaccia 100, Leonardo Scandola 200, Angelino Spanu 20, Livia Stella 10, Paolo Toni 10, Francesca Trifelli 200, Giuliano Vincenti 30, Fabio Zancan 200 Aumenti quota Ornella Ansoldi 100, Daniele Baldi 100, Fabrizio Baldini

20, Luigi Benni 100, Alberto Lucio Cappato 100, Luigi Carlone 20, Maurizio Colombini 25, Giorgio Cusino 50, Giorgio Cusino 50, Fiorina De Biasi 50, Jose’ De Falco 200, Giovanni Fazzini 30, Floriano Fini 100, Silvana Germena 20, Pasquale Lamanda 200, Primo Martin 20, Franca Moretti 20, Antonio Moretti 40, Stefano Negro 20, Federico Orlando 100, Eleonora Palma 200, Fioravante Pappalardo 50, Armando Pitotti 10, Flavio Pizzini 100, Anna Cristina Pontani Coscioni 300, Alberta Pozzoli 100, Dante

Pozzoli 100, Mario Puiatti 100, Gianluca Ruggieri 1.120, Giuseppe Suppa 200, Francesca Tommasi 50, Alessia Turchi 20, Annibale Viscomi 100, Francesco Voena 100, Eleonora Zanettin 50, Roberto Zoccolan 200 Aumenti quota contributi Paolo Besozzi 20, Antonio Cantatore 10, Nicola Castelli 10, Roberto Cirelli 25, Bruno Cirotti 10, Gianmaria Copes 30, Stefano Costa 30, Giorgio Dal Rio 20, Francesco De Liberato 10, Ettore Dell’accio 40, Mario Diluviani 20, Mario Diluviani

20, Paolo Filippini 30, Folco Galeati 30, Teresina Gallo 20, Roberto Gallorini 20, Flavia Lanari 20, Raffaello Levi 25, Luca Lombini 2, Massimiliano Mini 31, Salvatore Minnei 20, Elena Nencini 30, Silvia Agata Pancotti 20, Amelia Paparini 20, Giuseppe Paudice 20, Anna Rippa 20, Irene Santarelli 10, Giuseppe Scalenghe 20, Luciana Scardia 20, Giovanni Sperandeo 30, Costante Vannini 20, Marina Vertova 50, Lara Zinci 5


CON CARTA DI CREDITO CON BONIFICO BANCARIO su www.lucacoscioni.it/contributo intestato a Associazione Luca Coscioni presso oppure telefonando allo 06 68979.286 la Banca di Credito Cooperativo di Roma ag. 21 IBAN:IT79E0832703221000000002549 CON CONTO CORRENTE POSTALE BIC: ROMAITRR n. 41025677 intestato a Associazione Luca Coscioni LE QUOTE DI ISCRIZIONE Via di Torre Argentina n. 76 Socio ordinario almeno 100 euro cap 00186, Roma Socio sostenitore almeno 200 euro Socio under 25 almeno 20 euro


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