POSTE ITALIANE S.P.A. - SPED. IN A.P. D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N° 46) ART. 1, COMMA 1, NO/CN - ANNO XIX- N. 03•2021 - APRILE 2021 - CONTIENE I.P.
03/2021
Gelate eccezionali produzioni a rischio RIFIUTI URBANI La nuova definizione danneggia le attività agricole
LATTE In provincia di Cuneo crescono capi e produzione
OLTRE CONFINE Tiene l’export agroalimentare ma i problemi non mancano
NOMINE NAZIONALI Confagricoltura Cuneo sempre più rappresentata
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I NUMERI DI QUESTO NUMERO
Più flessibilità per superare i danni della grave calamità Roberto Abellonio
direttore di Confagricoltura Cuneo
Inizio aprile. Dopo diversi giorni con temperature quasi estive, sulla provincia di Cuneo si è abbattuta la gelata più intensa degli ultimi decenni. Il risultato devastante, purtroppo, lo conosciamo e lo raccontiamo anche in queste pagine. Ciò che porta alla luce, ancora una volta, questo grave evento calamitoso è l’imprevedibilità del contesto in cui operano le aziende del comparto primario. L’ambiente naturale ci ricorda le sue regole, sempre più sconvolte dai cambiamenti climatici. Questo gli agricoltori hanno imparato a conoscerlo sulla loro pelle e a pagarne le ripercussioni negative sui loro bilanci. Non uguale consapevolezza c’è in chi, a livello istituzionale invece, cerca di imbrigliare i tempi della natura e delle attività agricole in rigidi schemi normativi e date prefissate. Occorre più flessibilità quando si affrontano le tematiche che riguardano il comparto. È una condizione ancor più necessaria oggi per risollevare alcuni comparti, in particolare quello frutticolo, da quello che qualcuno ha definito “una catastrofe economica”. Per affrontare un evento di tale portata gli strumenti ordinari non bastano: occorre rifinanziare ad esempio il Fondo di solidarietà nazionale e accelerare le operazioni di ristoro per non peggiorare una situazione già fortemente compromessa dalla crisi legata alla pandemia. Confagricoltura, infine, sollecita un intervento dell’Unione europea affinché metta a disposizione un fondo specifico per far fronte a questa emergenza che ha interessato molti suoi Paesi membri.
AZIENDE
PRODOTTO
le imprese agricole sulla strada della sostenibilità ambientale
aziende cuneesi col marchio “Prodotto di montagna” sul totale italiano
AGRICOLTURA100
DI MONTAGNA
LATTE
RIFIUTI
97,9% 17,5%
57.532
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capi da latte allevati in provincia di Cuneo nel 2020
i Consorzi di raccolta della provincia di Cuneo
IN AUMENTO
CONSORZI
Dichiarazione dei redditi 2020 Cosa serve PAG. 17
NUMERO 331.4915518 331.4915516 339.5634561 339.5401060 339.5401054 339.5635193 339.5401004 339.5966337 339.5634650 339.5634563 339.5401670 366 4059712
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L’Agricoltore cuneese N.03 • APRILE 2021
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IN PRIMO PIANO
Produzioni devastate dalle gelate di aprile IL DISTRETTO CUNEESE DELLA FRUTTA È IN GINOCCHIO. ALLE AZIENDE SERVONO SOSTEGNI URGENTI
L
a forte ondata di gelo che ha colpito la provincia di Cuneo nelle notti tra il 6 e l’8 aprile ha provocato danni molto ingenti ai frutteti nel pieno della fioritura, favorita dalle temperature quasi estive delle precedenti settimane. La previsione per il comparto frutticolo è di un’annata in salita come conferma Michele Ponso, neo presidente nazionale della FNP Frutticoltura di Confagricoltura: “Il problema è stato causato dalla durata delle gelate (quattro o cinque ore per nottata), oltre che dalla loro intensità, fattori che abbinati insieme hanno provocato seri danni su albicocche, pesche, nettarine e susine stimabili in perdite dal 50 al 70 per cento delle Un vigneto danneggiato dalla gelata
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produzioni, a seconda degli areali colpiti - ha dichiarato l’imprenditore frutticolo di Lagnasco -. Nel Saluzzese la temperatura è scesa anche a -7 gradi sotto lo zero e gli impianti non dotati di sistemi di difesa attiva (ventoloni e antibrina ad acqua, ad esempio) vedranno in buona parte compromessi i prossimi raccolti. Preoccupa da questo punto di vista la situazione del kiwi, dove la perdita è prossima al 100%. Ora è in atto la conta dei danni, c’è da sperare di riuscire a limitarli perlomeno sul mercato, se si considera che purtroppo queste forti ondate di gelo improvviso hanno interessato anche molti altri Paesi europei, dalla Spagna alla Francia”. “È ovviamente presto per fare dei bilanci precisi sulla consistenza dei contraccolpi sulle prossime campagne - continua Claudio Sacchetto, presidente della sezione Frutticola di Confagricoltura Cuneo -; tuttavia ciò che purtroppo è certo è che dopo questa ondata di aria artica, soprattutto per quanto riguarda le drupacee, si raccoglierà nulla o molto poco, specie nelle fasce più basse dei frutteti. Sulle mele il danno potrebbe essere più contenuto. I sistemi di difesa hanno funzionato bene, ma non in
I kiwi sono tra le colture più colpite
misura sufficiente per coprire tutti gli ettari di frutteto della Granda, e quindi ridurre a zero i danni che purtroppo restano molto seri. Molte aziende del comparto, inoltre, da qualche tempo hanno deciso di non assicurarsi più a causa dei costi insostenibili delle polizze e dei continui ritardi a vedersi riconosciuti i contributi spettanti. Sono scelte imprenditoriali, ma anni di mal funzionamento del sistema sicuramente non stanno giocando a favore di forme di difesa, che in queste situazioni potrebbero mitigare i danni”. “Abbiamo già invitato gli agricoli nostri associati a segnalare tempestivamente i danni ai Comuni, affinché la Regione possa delimitare le aree danneggiate per verificare l’opportunità di attivare le provvidenze previste dalla legge in caso di calamità atmosferiche – dichiara Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonte – e chiediamo alla Regione di intervenire per quanto possibile per attenuare le difficoltà delle imprese, accelerando i tempi di pagamento
dei contributi previsti dalla Politica Agricola Comunitaria e snellendo le procedure burocratiche per l’ottenimento degli aiuti”.
Danni più contenuti nei vigneti di Langhe e Roero Si segnalano alcuni danni ai vigneti del Roero e nelle zone un po’ più anticipate del Barolo e Barbaresco dove le viti avevano iniziato a vegetare con i primi germogli. Si iniziano a vedere i primi danni che saranno meglio quantificabili nei prossimi giorni. “Stimiamo un danno del 15 -20 % delle gemme La temperatura raggiunta nel Saluzzese
colpite su una superficie di circa 3.000 ettari”, dichiara Gianluca Demaria, presidente della sezione Vitivinicola regionale di di Confagricoltura. Poco colpite le zone del Moscato, il Doglianese e il Monregalese. Danni ingenti invece sul mais seminato precocemente e alle colture orticole in pieno campo.
Attivare con urgenza il ristoro dei danni “In un contesto economico già reso difficile dall’emergenza sa-
M
artedì 13 aprile l’assessore regionale all’Agricoltura Marco Protopapa, accompagnato dal consigliere regionale Paolo Demarchi, ha effettuato una visita nel Saluzzese per rendersi conto in prima persona dei danni causati dalle gelate della settimana precedente. Dopo una serie di sopralluoghi nelle zone colpite, il responsabile del settore agricolo regionale ha partecipato ad una
nitaria – conclude il presidente nazionale di Confagricoltura Massimiliano Giansanti – vanno attivati con la massima urgenza gli strumenti previsti per le calamità naturali che, però, potrebbero risultare insufficienti data la situazione eccezionale che si è verificata. Sarà necessario un intervento straordinario da parte delle Istituzioni pubbliche, senza escludere un’iniziativa europea visto che le gelate hanno colpito altri Stati membri”. seduta straordinaria del Tavolo per la frutta - presenti anche i rappresentanti di Confagricoltura Cuneo tra cui il neo presidente FNP Frutta Michele Ponso –, convocata nel Castello di Lagnasco per esporre all’assessore i primi dati relativi ai danni patiti dal comparto. “Abbiamo aperto un tavolo per affrontare criticità e prospettive, con le associazioni di categoria, ma anche con il settore Sanità e con
Il sopralluogo dell’assessore Protopapa nell’azienda di Michele Ponso a Saluzzo
Gli impianti antibrina poco hanno potuto fare contro l’ondata di aria artica
Protopapa: “Misure di sostegno dal PSR” L’ASSESSORE REGIONALE HA EFFETTUATO DIVERSI SOPRALLUOGHI E INCONTRI NELLE ZONE COLPITE di Davide Rossi
Arpa, che segue la parte scientifica del fenomeno atmosferico che si è verificato, e con le assicurazioni che tutelano i coltivatori - ha detto Marco Protopapa -. Si tratta di cercare soluzioni efficaci per risarcire i danni, che naturalmente prima devono essere quantificati, segnalati ai Comuni e raccolti per essere inviati al Ministero per istituire la richiesta di stato di calamità. Le soluzioni per i risarcimenti a cui stiamo pensando non si basano solo sul fondo sociale e la normale procedura per la richiesta danni perché ci siamo resi conto che non
è una via che porta a risultati efficaci: meglio rivolgersi allo strumento del PSR e a una specifica misura per le calamità naturali sulla linea 5.2. Lo abbiamo già proposto in occasione delle recenti alluvioni e anche questa importante gelata è un’occasione per sollecitare una soluzione di questo tipo. Sicuramente abbiamo una responsabilità, che è quella di pensare alla prevenzione: il territorio ci deve dire quali potrebbero essere le soluzioni in questo senso. Dobbiamo lavorare per un domani in cui potremo essere nelle condizioni non di assistere nel risarcimento dei danni, ma averli prevenuti il più possibile con adeguati strumenti”.
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IN PRIMO PIANO
Attività agricole penalizzate dalla definizione di rifiuto urbano LE NOVITÀ INTRODOTTE DAL DLGS 116/2020 METTONO IN DIFFICOLTÀ LE IMPRESE DEL COMPARTO PRIMARIO. CONFAGRICOLTURA IN PRIMA LINEA di Paolo Ragazzo
U
na doccia fredda per tante aziende agricole della provincia di Cuneo. È la lettera con cui a numerose di loro è stato comunicato che alla luce dell’entrata in vigore, il 1°gennaio 2021, del decreto legislativo 116/2020 e della nuova definizione di “rifiuto urbano”, non rientrano tra gli assimilati i rifiuti derivanti dalle attività agricole e connesse. Questa situazione sta provocando in queste settimane non pochi problemi, in alcuni Comuni, al servizio di raccolta dei rifiuti agricoli coinvolgendo in particolare, con grave danno, gli agriturismi, i negozi di vendita diretta e le aziende orticole. Ad esempio gli scarti di un agriturismo rientrerebbero nella categoria dei rifiuti speciali e i consorzi non potrebbero più riceverli. Altri rifiuti, come i sacchetti di nylon dei concimi, le taniche di fitofarmaci, i teli e gli oli esausti, le imprese agricole devono già conferirli a ditte specializzate che rilasciano un’attestazione. Confagricoltura Cuneo, raccolte le segnalazioni dei propri associati, si è dunque da subito attivata, trasmettendo una lettera a tutti
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54 Comuni
55 Comuni
stanno attuando le novità introdotte, in modo da poterci fare portavoce con le aziende agricole delle importanti novità che le andranno a coinvolgere. Come Organizzazione di rappresentanza del mondo agricolo cuneese stiamo dialogando con i vari Consorzi di gestione dei rifiuti per capire quali azioni intraprendere al fine di supportare e agevolare le imprese nell’applicazione di questa nuova normativa. Allo stesso tempo, data la complessità della materia e il difficile periodo storico, segnaliamo la necessità di garantire un periodo transitorio che consenta agli operatori agricoli interessati di organizzarsi autonomamente nella gestione di ulteriori rifiuti e/o di stipulare, in accordo con i Comuni stessi, apposite convenzioni per la gestione dei rifiuti speciali non più assimilati”.
Le richieste di Confagricoltura
54 Comuni
87 Comuni
I quattro consorzi ecologici che operano in provincia di Cuneo
i Comuni della provincia per sollecitare chiarimenti in merito all’applicazione delle novità introdotte e alle pesanti ripercussioni dell’applicazione della normativa sulle attività agricole e connesse. “Sono emerse gravi criticità, soprattutto nel caso di agriturismi e della vendita diretta di prodotti
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agricoli, e non si può scaricare tutto il peso e la responsabilità di tali importanti novità solo sulle aziende agricole – ha dichiarato Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Cuneo -. Ecco perché abbiamo richiesto alle amministrazioni un confronto per sapere in che modo i Comuni
Sono principalmente tre i punti su cui la Confagricoltura intende porre l’attenzione. Primo: serve, come detto, un adeguato periodo transitorio per l’entrata in vigore delle novità normative così da permettere alle imprese di riorganizzare la propria gestione interna dei rifiuti (nuovi contratti, organizzazione del deposito temporaneo). Secondo: è necessaria l’introduzione di un meccanismo di flessibilità, che consenta di salvaguardare determinate peculiarità territoriali, permettendo alle imprese interessate di continuare ad usufruire
del servizio pubblico attraverso la stipula di una convenzione con il Comune o il gestore del servizio pubblico per la gestione di alcuni rifiuti agricoli, in particolare quelli legati alla parte di ristorazione negli agriturismi o legati alla vendita diretta di prodotti agricoli. Terzo: occorrono linee guida chiare ed eque per la ridefinizione della TARI, la tassa rifiuti, in quanto le attività agricole non possono sostenere, ad esempio, il pagamento della parte fissa della tariffa a cui sommare l’eventuale costo dei nuovi contratti per smaltire privatamente i rifiuti speciali.
Confagricoltura sta incontrando i Consorzi e i Comuni In seguito all’invio della missiva, nei giorni scorsi l’associazione agricola ha incontrato in modalità online prima il Consorzio Albese Braidese Servizi Rifiuti (CoABSeR) e poi l’Azienda Consortile Ecologica del Monregalese (ACEM) insieme a 38 sindaci di quel territorio. A seguire si è tenuto inoltre un incontro tra l’ufficio zona di Bra di Confagricoltura e il Comune della città della Zizzola. “Dopo il nostro appello, i Consorzi e i Comuni della provincia di
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Cuneo stanno prendendo contatti con i nostri referenti di zona per confrontarsi sulle possibili soluzioni da mettere in atto per far fronte al problema della gestione dei rifiuti agricoli – sottolinea Roberto Abellonio, direttore provinciale di Confagricoltura Cuneo –. Riscontriamo un’attenzione comune a tutte le istituzioni nel voler risolvere una situazione che sta creando parecchi disagi agli agricoltori e che quindi necessita di una soluzione in tempi rapidi”.
Primo passo in avanti Un primo passo in avanti è rappresentato da una recente circolare
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con cui il Ministero della Transizione Ecologica – MiTE evidenzia che, fermo restando che i rifiuti agricoli sono sempre rifiuti speciali in linea con la Direttiva europea, alle attività relative alla produzione agricola che presentano le medesime caratteristiche dell’allegato L-quinquies viene data “la possibilità, in ogni caso, di concordare a titolo volontario con il servizio pubblico di raccolta modalità di adesione al servizio stesso per le tipologie di rifiuti indicati nell’allegato L-quater della citata Parte quarta del TUA (Testo Unico Ambientale)”.
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A TUTTO CAMPO
Agricoltura italiana: eccellenze sostenibili CONCLUSA LA PRIMA EDIZIONE DI AGRICOLTURA100 IL PROGETTO DI CONFAGRICOLTURA E REALE MUTUA di Francesca Braghero
S
i è conclusa il 4 marzo scorso con un evento online la prima edizione di AGRIcoltura100, progetto pluriennale avviato nel 2020 da Confagricoltura e Reale Mutua con il supporto tecnico della società di ricerca Innovation Team del Gruppo Cerved, nato con l’obiettivo di valorizzare il contributo che l’agricoltura è in grado di fornire alla ripresa e alla crescita del nostro Paese attraverso la sostenibilità attivata dalle imprese agricole, monitorandone l’evoluzione negli
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anni. Il programma ha visto la partecipazione di 1850 aziende di tutti i comparti produttivi e di tutte le regioni d’Italia, tra le quali spicca per numero di imprese agricole aderenti (192) il Piemonte, con due realtà del territorio cuneese tra le prime cento selezionate. In questa prima edizione sono state premiate nove aziende che hanno adottato soluzioni o promosso iniziative finalizzate a migliorare la sostenibilità della propria attività e del territorio in cui operano. Tra queste, tre si sono distinte per aver raggiunto risultati di particolare rilievo nelle 4 aree di studio prese in esame: E (Environment) – Sostenibilità ambientale, S (Social) – Sostenibilità sociale, G (Gestione) – Gestione dei rischi e delle relazioni, D (Development) – Qualità dello sviluppo, mentre le restanti sei hanno ottenuto menzioni speciali per l’attenzione all’impatto ambientale, alla
qualità alimentare e del lavoro, ai rapporti con le reti, alla filiera e alla comunità locale, alla valorizzazione delle produzioni e all’occupazione dei giovani. Ma non solo: tutte le imprese partecipanti, oltre ad una scheda sintetica di valutazione sul proprio livello di sostenibilità misurato con un indice attribuito sulla base dei dati raccolti - hanno ricevuto anche un servizio riservato di assessment di sostenibilità che permette loro di valutare i risultati raggiunti e le aree di miglioramento per diventare più sostenibili e competitive in futuro.
Sintesi del rapporto L’area della sostenibilità ambientale è quella in cui si registra il maggiore impegno delle imprese agricole: ben il 97,9% di esse attuano almeno un’iniziativa finalizzata a migliorare l’efficienza nell’utilizzo delle risorse: acqua, suolo, energia. Molto rilevante anche l’utilizzo di tecniche e procedure a garanzia della qualità del prodotto e della salute alimentare, con un tasso di iniziativa dell’88,4% tramite produzioni certificate e biologiche, misure per il benessere animale, riduzione di fertilizzanti e fitofarmaci. Tra gli altri ambiti di impegno ambientale anche quello della gestione del rischio idrogeologico (con il 56,8% di imprese attive), della riduzione delle emissioni (55,9%) e dell’innovazione (30,7%). Anche la sostenibilità sociale vede una partecipazione significativa delle imprese agricole
italiane, dove spiccano la valorizzazione del capitale umano (67,5%), sicurezza del lavoro (66,6%), assistenza per i lavoratori e le loro famiglie (50,3%), previdenza e protezione (47,9%), diritti e conciliazione del lavoro con le esigenze personali e familiari (38,5%), integrazione sociale e inclusione lavorativa per gli immigrati (20,8%). Nell’area della gestione dei rischi e delle relazioni, l’ambito con il tasso di iniziativa più rilevante è quello della gestione dei rischi, che vede attive il 74,9% delle imprese con polizze assicurative contro gli eventi atmosferici, per la protezione del patrimonio aziendale e per la responsabilità civile. Forte anche l’impegno nei confronti delle comunità locali (60,9%) e nei rapporti con le reti e la filiera (56,8%). Per quanto riguarda la qualità dello sviluppo delle aziende agricole, definita dai tre ambiti della qualità dell’occupazione, competitività e innovazione, è emerso che circa un’impresa agricola su tre (32,5%) ha un livello di qualità dell’occupazione alto o medio-alto, ed è quindi impegnata nell’offrire rapporti di lavoro stabi-
AZIENDE
97,9%
le imprese agricole sulla strada della sostenibilità ambientale
SOSTENIBILI
le e di qualità, facilitando l’accesso e la formazione dei giovani e sostenendo il lavoro delle donne, con iniziative di tutela dei diritti e conciliazione vita-lavoro. Dati significativi anche in tema di innovazione, dove oltre un’impresa su tre (37,2%) ha un livello alto o medio-alto, anch’esso correlato positivamente con lo standard generale di sostenibilità.
Conclusioni Nel 2020, durante l’emergenza Covid-19, l’agricoltura italiana ha svolto un ruolo fondamentale per la tenuta del Paese e oggi la sostenibilità si propone come valore gui-
da per la sua ripresa. La pandemia ha determinato impatti significativi nella cultura aziendale, dando un nuovo valore agli obiettivi e alle politiche di sostenibilità: una buona metà delle imprese agricole che hanno partecipato al progetto ha dichiarato che la sostenibilità si è imposta come una priorità aziendale, aumentando di importanza in tutte le aree, a partire da quella ambientale (52,4%) fino a quella sociale (50,5%) e della gestione dei rischi e delle relazioni (48,7%). Investendo nella sostenibilità, le imprese agricole non generano solamente un impatto positivo nell’e-
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cosistema sociale e ambientale, ma irrobustiscono anche il proprio business e ne rafforzano la capacità competitiva. Per queste ragioni, le scelte indicate come fondamentali per il futuro sono: dare priorità alla qualità del prodotto per garantire la salute dei consumatori (90,4% delle aziende), aumentare l’impegno per la protezione dell’ambiente (82%), occuparsi maggiormente della filiera e fare rete tra imprese (79,5%), investire maggiormente nell’innovazione (78,8%), rafforzare l’impegno sociale a sostegno dei lavoratori e della comunità (67,7%). Confagricoltura pre-
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ADERENTI
192
le imprese piemontesi partecipanti al progetto
PIEMONTE annuncia che a breve partirà la seconda edizione del programma AGRIcoltura100: “Ci aspettiamo risultati ancora più incisivi e un impegno maggiore per consolidare e arricchire i risultati del 2020 con adesioni in grado di coprire ulteriormente il territorio del nostro Paese”.
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OLTRE CONFINE
L’agroalimentare europeo tiene nell’anno del Covid LE ESPORTAZIONI UE SONO CRESCIUTE DI UN PUNTO E MEZZO NEL 2020. NON MANCANO LE TENSIONI CONTRO I TAGLI PAC di Fabio Rubero
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l 2020 ha rappresentato un banco di prova durissimo per l’intero comparto agroalimentare europeo che è tuttavia riuscito a rispondere alle esigenze di tutti, garantendo
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sempre i prodotti necessari. Soprattutto il “Vecchio Continente” nell’anno più difficile degli ultimi decenni, a fronte di una globale contrazione del commercio, ha aumentato le esportazioni di un punto percentuale e mezzo rispetto all’anno
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precedente. A trainare verso questo importante risultato i 27 stati membri sono stati soprattutto gli acquisti cinesi di carni suine (+2 miliardi rispetto al 2019) e grano (+1,7 miliardi) che hanno fatto da contraltare alla contrazione del mer-
cato del vino la cui perdita di 1,2 miliardi rispetto all’anno precedente va principalmente ricondotta alle limitazioni che la pandemia ha imposto al canale HoReCa.
Export “Made in Italy” a 46 miliardi “Da sottolineare anche i risultati ottenuti dal Made in Italy: con circa 46 miliardi di euro, le esportazioni di settore sono arrivate a incidere per oltre il 10% sul totale delle vendite all’estero dell’Italia” ha commen-
tato a riguardo il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti che ha aggiunto: “Ora dobbiamo essere pronti a intercettare la ripresa economica, già in atto in Cina e nel continente asiatico. Il prodotto interno lordo farà segnare quest’anno negli Stati Uniti un rialzo di oltre il 6%, quasi il doppio rispetto alle stime riferite alla Ue. Le stime del WTO indicano una ripresa del commercio internazionale superiore all’8% sul 2020.
ELLE BARBAETNTE AG Ci sono tutte le condizioni ITO DEPOS
CON il percorso per riprendere di crescita che ha visto le esportazioni agroalimentari italiane raddoppiare nell’arco di dieci anni. L’export agroalimentare della Spagna ha sfiorato nel 2020 i 57 miliardi di euro. È un traguardo che possiamo raggiungere e migliorare, a vantaggio di tutte le componenti della filiera e dell’economia italiana. Dobbiamo porci obiettivi ambiziosi in termini di crescita”.
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Allasia: “Siamo sulla buona strada”
oscure nubi si stanno pae molto, per consolidare e lesando all’orizzonte del migliorare questi dati peranche da noi. Ribadiamo la mondo agricolo. Nonostanché il settore primario deve Un invito, quello ad essere necessità di aumentare gli ergersi ancor più a protate l’emergenza sanitaria, ambiziosi, sposato e pieFERRO A. di Ferro Antonino & C. s.a.s. -gliSede: 14052sono CALOSSO (AT) - ViainTinella, 14 e investimenti tecnologia infatti, agricoltori gonista della rinascita del namente condiviso da EnTel 0141.853152 0141.853153 - www.ferronline.it innovazione per raggiungescesiinfo@ferronline.it in piazza per manifenostro- Fax paese. E non è af- - E-mail: rico Allasia, presidente fattoS.scontato che sia così, (CN) stare contro alla PAC re prima possibile quell’audi Confagricoltura Cuneo Unità locale:12058 STEFANO BELBO - Via Doni tagli F. Testa, 20 - Tel/Fax 0141.840772 soprattutto se guardiamo paventati dai governi naziotosufficienza alimentare che e Piemonte. “Accogliamo cosa sta avvenendo in alcuci consentirebbe di attutire nali laddove agli esecutivi favorevolmente questi dati con minore preoccupazione dei singoli stati è concesso ni stati europei molto vicini positivi a ulteriore dimogli sbalzi economici causati margine di manovra sulla a noi” spiega Allasia. strazione di come il settore dalle sempre più frequenti destinazione dei fondi coIl riferimento, nemmeno si sia dimostrato completatensioni sui mercati intertroppo velato, del presimunitari. “Guardiamo con mente all’altezza della sfida attenzione e preoccupaziodente della Confagricoltura nazionali, come testimonia epocale alla quale, senza ne quello che sta succeden- la questione che ha recenalcun preavviso, si è trovata piemontese è a quanto è successo e sta succedendo do in quei Paesi – aggiunge temente riguardato mais e a dover fare fronte, ma ocAllasia – perché è una sisoia”. corre continuare a lavorare, in Francia e Spagna dove
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QUALITÀ DELL’ARIA
Misure antismog: la Regione studia sostegni per le aziende I DIVIETI PER IL SETTORE AGRICOLO SONO PESANTI, CONFAGRICOLTURA CHIEDE UNIFORMITÀ TRA I TERRITORI DEL BACINO PADANO di Davide Rossi
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esta alta l’attenzione sul tema del miglioramento della qualità dell’aria. Com’è noto, il Piemonte e le altre regioni del bacino padano hanno introdotto recentemente misure straordinarie che si ripercuotono in modo serio sull’agricoltura. Gli interventi, di cui vi abbiamo già dato un ampio quadro nello scorso numero, comportano l’aggiornamento dei criteri di attivazione del “semaforo antismog” per evitare ulteriori sanzioni all’Italia da parte dell’Ue per quanto riguarda il superamento degli ossidi di azoto.
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zione della presenza in atmosfera dell’ammoniaca, un precursore delle particelle inquinanti di particolato le cui emissioni sono per il 95% a carico del settore primario. Proprio la presenza di ammoniaca nell’aria, è stato osservato nel terzo rapporto del progetto LIFE PrepAIR sugli effetti delle misure COVID19 sulla qualità dell’aria nel bacino padano, presentato lo scorso 25 febbraio, non ha subito variazioni durante i mesi del lockdown della primavera 2020: un dato allarmante, certo non il più significativo per l’inquinamento dell’aria ma che rende inevitabile pensare a misure su larga scala.
I divieti per l’agricoltura
Aiuti dal Psr, ma Confagricoltura invoca l’uso del Recovery Plan
Per quanto riguarda il comparto agricolo è stata vietata la distribuzione di fertilizzanti, ammendanti e correttivi contenenti azoto e lo spandimento di letami o materiali assimilabili, salvo il loro interramento immediato; il divieto di abbruciamenti di materiale vegetale è stato esteso dal 15 settembre al 15 aprile su tutto il territorio regionale e nello stesso periodo è stato vietato ogni tipo di combustione all’aperto nell’agglomerato di Torino, pianura e collina. Confagricoltura si è subito attivata per tutelare le aziende agricole, chiamate a interventi di adeguamento dei processi economicamente gravosi, anche a causa della difficile situazione generale. La Regione Piemonte ha fatto sapere che sarà previsto il finanziamento di interventi nel comparto agricolo per la riduzione dell’inquinamento dell’aria, con azioni volte prevalentemente alla ridu-
Lo strumento per ottenere i finanziamenti sarà il Piano di Sviluppo Rurale regionale 2014-2020, esteso al periodo di transizione 2021-2022 per consentire alle aziende agricole il recepimento degli obblighi, attivi a partire dal 1° gennaio 2023. Nel contempo, Confagricoltura intende farsi parte propositiva per un’incentivazione degli interventi anche attraverso il Recovery Plan, che tra poche settimane dovrà essere presentato a Bruxelles. Tuttavia, analizzando le misure previste dalle regioni padane appaiono evidenti le disomogeneità, con il Piemonte che si è reso promotore di interventi più severi rispetto ad altri territori: ciò rischia di rendere inefficace ogni sforzo poiché la particolare geomorfologia del bacino del Po rende di fatto le problematiche dell’aria comuni tra regione e regione e il miglioramento della qualità solo in una o in alcune di esse non ga-
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rantirà la soluzione del problema. Per questa ragione, si invoca l’adozione di procedure uniformi in tutte le regioni ed è stato avviato un monitoraggio delle difficoltà riscontrate nei primi mesi del 2021 nell’applicazione delle delibere. Sul tema della qualità dell’aria, infine, si ricordano ancora le criticità derivanti dai sempre crescenti limiti agli abbruciamenti, che impongono di trovare soluzioni diverse per la valorizzazione dei residui vegetali prodotti in campo, e il recente avvio del processo di revisione della direttiva IED sulle emissioni industriali, che ne prevede l’allargamento dell’ambito di applicazione agli allevamenti bovini e all’acquacoltura intensiva: elemento che rischia di colpire duramente il settore, peraltro in maniera ingiustificata poiché le emissioni di questi allevamenti sono state considerate ad impatto relativamente basso.
DALLA REGIONE
Misure in previsione e interventi finanziabili • Introduzione di sistemi di allontanamento rapido delle deiezioni dalle strutture di stabulazione degli animali di interesse zootecnico, al fine di convogliare nel più breve tempo possibile i reflui ai sistemi di trattamento e stoccaggio. • Realizzazione di coperture, sia fisse che flottanti, sulle strutture di stoccaggio degli effluenti zoo-tecnici e dei digestati. • Distribuzione in campo degli effluenti zootecnici e dei digestati svolta con sistemi ad iniezione diretta, sottocotico, rasoterra in bande o comunque in grado di abbattere le emissioni di ammoniaca nelle fasi di spandimento.
CERTIFICAZIONI
DALLA GRANDA
17,5%
aziende cuneesi con il marchio “Prodotto di montagna” sul totale italiano
S
SUL TOTALE
ono circa 140, su un totale regionale di 288 e nazionale di 795, le aziende agricole della provincia di Cuneo che hanno ottenuto il marchio “Prodotto di montagna”, l’indicazione facoltativa di qualità istituita dall’Unione europea attraverso il Regolamento (UE) n. 1151/2012 sui regimi di qualità dei prodotti agricoli e alimentari. In altre parole, in provincia di Cuneo ha sede circa il 17,5% di tutte le aziende agricole italiane che possono fregiarsi del marchio, introdotto nel nostro Paese dal MIPAAF nel 2017. I prodotti certificati “di montagna” possono essere contraddistinti da un logo che rappresenta montagne verdi stilizzate, a rimarcare visivamente il legame che hanno con il territorio montano e per renderli riconoscibili in tal senso agli occhi dei consumatori, aggiungendone valore. La certificazione, gratuita, è stata introdotta per promuovere il settore agroalimentare montano, che si è da tempo affrancato dall’essere un metodo di sostentamento di chi in montagna ci vive per diventare una riconosciuta produzione dalla elevata qualità, nella quale viene posta particolare attenzione all’origine locale delle materie prime e alla sostenibilità sociale e ambientale di chi li ha realizzati. L’indicazione può essere applicata a carni fresche, carni trasformate, latte e prodotti caseari, uova, ortofrutta e cereali non trasformati e trasformati e a prodotti dell’apicoltura, purché venga rispettata la provenienza montana di tutto il prodotto, o della sua parte prevalente.
Prodotto di montagna: opportunità per le imprese IL MARCHIO DI QUALITÀ È GRATUITO E VUOLE PROMUOVERE L’AGROALIMENTARE DELLE TERRE ALTE E LE SUE ECCELLENZE MOLTO BUONA L’ADESIONE IN PROVINCIA DI CUNEO L’opinione di chi ha aderito Tra le aziende del nostro territorio che hanno ottenuto questo marchio ci sono anche diversi aderenti a Confagricoltura Cuneo, cui abbiamo chiesto un parere sulla sua efficacia. “Credo che il marchio sia una buona occasione per far emergere le produzioni di nicchia e di qualità, come i nostri formaggi d’alpeggio – dice Andrea Colombero dell’azienda “Fiori dai Monti” di Moiola –. Potrebbe essere interessante se la Regione organizzasse anche qualche momento di confronto e di formazione, magari online, sul marketing dei prodotti con questo marchio. Sarebbe un modo per farsi sentire più vicina da chi come noi ha creduto e crede in questo progetto”. “Abbiamo richiesto il marchio con l’idea che potesse essere un buon modo per promuovere il nostro prodotto, il tartufo nero di Montemale, specialmente durante fiere o manifestazioni di settore – ci ha detto Franco Viano di Valgrana –. Purtroppo la pandemia ha bloccato completamente quel genere di eventi, quindi per ora non abbiamo ancora sfruttato appieno le potenzialità della certificazione”. Vero è che proprio il periodo pandemico ha fatto crescere l’attenzione dei consumatori verso le produzioni locali o realizzate seguendo determinati standard qualitativi: a maggior ragione essere in possesso di una indicazione di qualità come quella del “Prodotto di montagna” può diventare strategico, specialmente per aziende di recente costituzione. Come “A
Bandia” di Piergiorgio Sappa, che produce formaggi ad Ormea e ha deciso di utilizzare il marchio per far risaltare l’attenzione che ripone nella lavorazione di prodotti realizzati secondo tradizione. O come “La Vedetta del Sigillo” di Anna Chiavazza, che insieme al marito Alberto Demaria ha messo a dimora più di 400 ulivi a Pagno per realizzare olio extravergine di oliva e che nell’indicazione di “montagna” vede un ulteriore elemento di promozione per un prodotto insolito per il nostro territorio.Le aziende interessate a fregiarsi del marchio possono farne domanda alla Regione Piemonte, acquisendo la modulistica sul sito internet dell’Ente. Si precisa che per essere in regola con i requisiti di ammissione è necessario adempiere alle prescrizioni previste in tema di rintracciabilità di cui al Reg. (CE) N. 178/2002, in modo da consentire la rintracciabilità dei prodotti, delle materie prime e degli eventuali mangimi utilizzati nel ciclo di produzione. [D.R.]
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A TUTTO CAMPO
Vaccinazioni in azienda, Confagricoltura ha aderito L’ASSOCIAZIONE HA SOTTOSCRITTO IL PROTOCOLLO NAZIONALE. LA SCELTA DELLE SINGOLE IMPRESE È VOLONTARIA
C
onfagricoltura ha aderito al “Protocollo nazionale per la realizzazione dei piani aziendali finalizzati all’attivazione di punti straordinari di vaccinazione anti SARS-CoV-2/Covid-19 nei luoghi di lavoro”, sottoscritto tra il governo e le parti sociali. “Con il Protocollo viene data –
commenta Sandro Gambuzza, vicepresidente di Confagricoltura con delega al Lavoro - una risposta concreta all’interesse manifestato da diverse imprese agricole associate di medie-grandi dimensioni a porre in essere tutte le iniziative necessarie per la vaccinazione dei propri dipen-
denti”. Il settore primario, che ha confermato il suo ruolo strategico anche nell’emergenza sanitaria in atto, potrà dunque fornire il suo fattivo contributo alla realizzazione del Piano vaccinale nazionale, anche se il lavoro agricolo è classificato a “basso rischio” dall’INAIL
ARIA DI PRIMAVERA?
L’ADESIONE DA PARTE DELLE IMPRESE INTERESSATE POTRÀ ESSERE SUPPORTATA DALLA SEDE DI CONFAGRICOLTURA CUNEO rispetto al contagio da Covid. Infatti le denunce di infortunio sul lavoro da Coronavirus segnalate dall’inizio dell’epidemia in agricoltura rappresentano soltanto l’1,5% del totale delle denunce
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Benvenuti a casa vostra!
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pervenute (dati INAIL del 6/4/21). L’adesione al Protocollo da parte delle imprese agricole è assolutamente volontaria – ricorda Confagricoltura -. Potranno aderire tutti i datori di lavoro del settore, indipendentemente dal numero di lavoratori occupati, anche se, verosimilmente, saranno le imprese di certe dimensioni ad essere maggiormente interessate, potendo contare su spazi adeguati. In ogni caso l’adesione al piano di vaccinazione nei luoghi di lavoro potrà essere supportata o coordinata dalla sede territoriale di Confagricoltura Cuneo.
Somministrazione in tre diverse modalità La somministrazione del vaccino potrà avvenire secondo tre diverse modalità: somministrazione diretta in azienda (con costi a carico del datore di lavoro, salvo i vaccini che saranno forniti dalle autorità sanitarie regionali); somministrazione in convenzione con strutture sanitarie private (anche per il tramite delle sedi territoriali di Confagricoltura); somministrazione per il tramite dell’INAIL (per i datori di lavoro che non sono tenuti alla nomina del medico competente ovvero non possano fare ricorso a
Il vaccino è l’arma per uscire da questa pandemia
strutture sanitarie private). “Attraverso la vaccinazione in azienda, le imprese agricole – conclude Sandro Gambuzza - vogliono fornire il loro contributo ad un ritorno graduale alla normalità,
condizione necessaria per la ripresa economica del Paese”. Per segnalare la propria manifestazione di interesse contattare gli uffici di Confagricoltura Cuneo.
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DECRETO SOSTEGNI: LE DISPOSIZIONI PER CHIEDERE IL CONTRIBUTO A FONDO PERDUTO Con il provvedimento n. 77923/2021 del 23 marzo scorso il direttore dell’Agenzia delle Entrate ha approvato il modello di istanza recante le modalità e i termini per il riconoscimento del contributo a fondo perduto, di cui all’art. 1 del D.L. n. 41/2021 (Decreto Sostegni). Le aziende che hanno affidato la tenuta della contabilità a Confagricoltura Cuneo verranno informate dagli uffici sulla possibilità di ottenere il contributo. Inoltre, si invitano gli imprenditori agricoli con un volume di affari inferiore a 7.000 euro, esonerati da qualsiasi obbligo contabile e dichiarativo, a contattare i nostri uffici per verificare il possesso dei requisiti per accedere al sostegno.
Chi può richiederlo 1) i soggetti esercenti attività d’impresa, arte e professione o che producono reddito agrario, titolari di partita Iva residenti o stabiliti in Italia;
2) gli enti non commerciali, compresi gli enti del terzo settore e gli enti religiosi civilmente riconosciuti, in relazione allo svolgimento di attività commerciali.
Chi è escluso 1) i soggetti la cui attività risulti cessata alla data di entrata in vigore del Decreto Sostegni (23.03.2021); 2) i soggetti che hanno attivato la partita Iva a partire dal 24.03.2021 (resta pertanto riconosciuto il contributo se la partita Iva è stata attivata nel 2020 o prima del 23.03.2021). Si precisa che questa esclusione, non opera per gli eredi che hanno aperto una partita Iva dopo tale data per proseguire l’attività del de cuius, già titolare di partita Iva; 3) gli enti pubblici (articolo 74 Tuir); 4) gli intermediari finanziari e le società di partecipazione (articolo 162-bis Tuir).
Requisiti necessari A) aver conseguito nel 2019 (nel secondo periodo d’imposta antecedente a quello in corso alla data del 23.03.2021, ossia per coloro che non hanno l’anno d’imposta coincidente con l’anno solare) ricavi o compensi non superiori a 10 milioni di euro; B) aver registrato nel 2020 un calo medio mensile del fatturato e dei corrispettivi rispetto al 2019 di almeno il 30%. Il contributo è determinato applicando alla differenza tra l’ammontare del fatturato e dei corrispettivi medi mensili dell’anno 2019 e l’ammontare del fatturato e dei corrispettivi medi mensili del 2020, percentuali dal 60 al 20 per cento, commisurate all’ammontare dei ricavi/compensi Per semplificare [(fatturato 2019:12) – (fatturato 2020:12)] x percentuale commisurata ai ricavi.
L’ammontare del contributo è riconosciuto, comunque, per un importo non inferiore a euro 1.000 per le persone fisiche e a euro 2.000 per i soggetti diversi dalle persone fisiche (contributo minimo), nel presupposto che comunque vi sia stato un calo del fatturato medio mensile almeno pari al 30%. L’ammontare del contributo richiesto non potrà, in ogni caso, essere superiore i 150 mila euro.
Il contributo può essere richiesto non oltre il 28 maggio 2021, attraverso la presentazione di un’istanza, mediante i canali telematici dell’Agenzia delle entrate, da parte degli stessi soggetti che ne abbiano diritto o tramite un intermediario (per esempio gli uffici di Agrimpresa). Per informazioni contattare gli uffici di Confagricoltura.
BANDO GAL LANGHE ROERO LEADER Il GAL Langhe Roero Leader ha recentemente pubblicato due bandi dal titolo “Strumenti di adattamento e adeguamento dell’attività d’impresa a nuovi scenari” - uno di questi è dedicato alle aziende agricole (che in ottica di multifunzionalità si diversificano in agriturismi e/o fattorie didattiche) e l’altro alle microimprese del settore turistico e indotto (relativamente alle produzioni tipiche turisticamente rilevanti di imprese artigianali e commerciali) - per sostenere, con un contributo in conto capitale, gli investimenti per aumentare la resilienza e consentire alle imprese di reagire e adattarsi a situazioni di crisi. Per il bando dedicato alle aziende agricole (Bando Operazione 6.4.1) le risorse disponibili sono di 200.000 €, l’agevolazione prevede un contributo in conto capitale del 60% della spesa ammessa. La spesa massima è di 50.000 € (30.000 di contributo) e la minima di 3.000 € (1.800 di contributo). I termini per la presentazione della domanda sono fissati per il 20/05/20201. Rivolgersi agli uffici di Confagricoltura Cuneo per valutare la presentazione della domanda.
INSERTO TECNICO
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EDILIZIA/ SUPERBONUS 110% AMMESSO ANCHE PER I FABBRICATI RURALI ABITATIVI Anche i fabbricati rurali ad uso abitativo rientrano nel Superbonus 110%, l’agevolazione introdotta dal Decreto Rilancio che prevede per chi esegue una ristrutturazione entro il 30 giugno 2022 di poter accedere a una detrazione del 110% delle spese sostenute, purché vi sia uno scatto di due classi energetiche. Beneficiano del Superbonus le seguenti tipologie di intervento: • riqualificazione energetica (isolamento termico, sostituzione impianti di climatizzazione invernale, ecc); • rischio sismico;
• installazione impianti fotovoltaici; Oltre alla detrazione del 110%, per queste spese si può optare per la cessione del credito o per lo sconto in fattura da parte dei fornitori (validi anche per recupero patrimonio edilizio, bonus facciata e colonnine di ricarica). Per beneficiare del Superbonus, il fabbricato rurale deve essere utilizzato come abitazione: • dal proprietario del fabbricato; • dall’affittuario del fabbricato; • dai familiari conviventi
a carico del proprietario/ affittuario del fabbricato o da coadiuvanti iscritti come tali a fini previdenziali; • da soggetti titolari di trattamenti pensionistici corrisposti a seguito di attività svolta in agricoltura; • da uno dei soci o amministratori delle società agricole. Il Superbonus spetta per le seguenti tipologie di interventi detti “trainanti”: • isolamento termico delle superfici opache verticali, orizzontali e inclinate che incidono su più del 25% della superficie (cappotto); • sostituzione di impianti
di climatizzazione invernale esistenti con impianti per il riscaldamento, il raffrescamento o la fornitura di acqua calda sanitaria a condensazione, con efficienza almeno pari alla classe A di prodotto;
PSR, FONDI PER RETI ANTI-INSETTO Si potranno presentare fino al 3 maggio prossimo le domande di contributo per la realizzazione di investimenti per la realizzazione delle strutture protette (reti anti-insetto e dispositivi analoghi) atte alla protezione di colture soggette a organismi nocivi e a fitopatie a rapida diffusione suscettibili di causare calamità. Saranno ammesse al sostegno le seguenti spese: acquisto di reti anti insetto; acquisto e posa in opera di strutture atte a sostenere le reti anti insetto, comprese porte anti intrusione; acquisto di materiali pacciamanti; acquisto di altro materiale necessario alla realizzazione delle strutture protette; acquisto di materiale necessario per interventi a strutture già esistenti per la produzione sotto rete. Per ulteriori informazioni rivolgersi ai tecnici di Confagricoltura Cuneo.
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impianti di microcogenerazione; impianti a collettori solari; • interventi antisismici. Per informazioni contattare gli uffici del CAF Confagricoltura Cuneo sul territorio.
ESONERO CONTRIBUTIVO PER COLTIVATORI DIRETTI E IMPRENDITORI AGRICOLI “UNDER 40” La circolare INPS n. 47/2021 fornisce le istruzioni operative per la fruizione dello sgravio contributivo per nuovi i lavoratori autonomi agricoli “under 40” che si iscrivono per la prima volta alla previdenza agricola nel periodo 1°gennaio-31 dicembre 2021. Il comma 33 dell’art. 1 della legge di bilancio per il 2021
(legge n. 178/2020) riconosce ai coltivatori diretti e agli IAP di età inferiore ai 40 anni, in caso di nuova iscrizione all’INPS nel corso del 2021, lo sgravio dei contributi pensionistici al 100% per i primi 24 mesi di attività. L’agevolazione spetta dunque solo per due anni, a differenza dell’analoga misura applicabile in favore dei nuovi iscritti nel 2017 e nel 2018
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che prevedeva uno sgravio di durata quinquennale (totale per i primi tre anni e parziale per gli ultimi due anni). Si ricorda che l’esonero riguarda esclusivamente i contributi per l’invalidità, la vecchiaia e i superstiti (IVS), ossia quelli destinati a finanziare i trattamenti pensionistici del coltivatore diretto o dello IAP. Restano dovuti
gli altri contributi obbligatori, quali quelli relativi alla maternità ed all’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro (questi ultimi limitatamente ai coltivatori diretti perché gli IAP non sono soggetti all’assicurazione INAIL). L’esonero dei contributi pensionistici
non incide sulla misura del trattamento pensionistico che continua ad essere calcolato sull’ordinaria aliquota di computo. Per informazioni contattare il patronato Enapa di Confagricoltura Cuneo più vicino.
IN ARRIVO BANDI AGROAMBIENTALI La Giunta regionale ha approvato il provvedimento che autorizza l’apertura dei bandi delle misure 10 e 11 del Psr, la cui efficacia è subordinata all’approvazione da parte dell’Ue della modifica per il prolungamento nel biennio 2021-2022. La spesa pubblica complessivamente impegnata per il biennio 2021-22 ammonta a 125 milioni di euro.
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DICHIARAZIONE DEI REDDITI: PRENOTARSI ENTRO IL 31 MAGGIO In vista della scadenza per la denuncia dei redditi 2020 (Mod. 730/2021) gli uffici di Confagricoltura sono a disposizione per la stesura e preparazione della dichiarazione. I documenti dovranno essere consegnati entro il 31 maggio 2021. Per la consegna si invitano i contribuenti a fissare appuntamento presso la sede di Confagricoltura Cuneo più comoda.
CHI PUÒ UTILIZZARLO Possono utilizzare il Mod. 730 i contribuenti che sono stati: • lavoratori dipendenti o pensionati; • soggetti che percepiscono redditi assimilati a quelli di lavoro dipendente; • soggetti che percepiscono indennità sostitutive di reddito di lavoro dipendente (quali il trattamento di integrazione salariale, l’indennità di mobilità, ecc.); • soci di cooperative di produzione e lavoro, di servizi, agricole e di prima trasformazione dei prodotti agricoli e di piccola pesca; • soggetti impegnati in lavori socialmente utili; • soggetti con contratto di lavoro a tempo determinato per un periodo inferiore all’anno; • soggetti con redditi definiti
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di collaborazione coordinata e continuativa; • eredi di soggetti deceduti nel 2020 o entro il 30/09/2021; • anche i soggetti che devono presentare la dichiarazione per conto delle persone incapaci, compresi i minori, possono utilizzare il 730, se per questi contribuenti ricorrono le condizioni sopra indicate.
REDDITI DA DICHIARARE Il Mod. 730 può essere utilizzato per dichiarare le seguenti tipologie di reddito, possedute nel 2020: • redditi di lavoro dipendente; • redditi assimilati a quelli di lavoro dipendente; • redditi di terreni e fabbricati; • redditi di capitale; • redditi di lavoro autonomo per cui non è richiesta p. IVA; • redditi diversi o assoggettabili a tassazione separata; • disoccupazione e/o cassa integrazione.
COME SI PRESENTA Chi si rivolge al CAF Confagricoltura può consegnare il modello già compilato oppure chiedere assistenza per la compilazione. Nel caso in cui la dichiarazione precompilata venga presentata al CAF interamente
compilata a cura del contribuente, con allegate fotocopie della relativa documentazione, sarà dovuto un compenso minore. In ogni caso il contribuente deve esibire al CAF tutta la documentazione necessaria per permettere la verifica della conformità dei dati esposti nella dichiarazione.
DOCUMENTI NECESSARI • atto di acquisto e di stipula del mutuo, parcelle notarili per acquisto dell’abitazione principale anche se relativi ad anni antecedenti il 2020; • codice fiscale di: contribuente, coniuge e famigliari a carico; • CU 2021 relativo a somme percepite nel 2020; • assegni periodici corrisposti al coniuge; • copia Mod. 730 o UNICO 2020 se non redatto presso gli uffici Confagricoltura; • atti notarili relativi a vendite e/o acquisti di terreni o fabbricati anno 2020; • contratti di affitto per fabbricati locati e relativi estremi di registrazione; • spese mediche datate 2020 pagate con strumenti tracciabili o a enti pubblici; • scontrini fiscali farmacie solo con codice fiscale del contribuente e familiare a carico, natura e quantità del farmaco acquistato nel 2020; • rate mutui su fabbricati pagati nel 2020; • ricevute di pagamento interessi passivi per mutui agrari anno 2020; • ricevute di versamento pre-
mi assicurazione sulla vita o contro infortuni anno 2020; • ricevute di pagamento contributi previdenziali e assistenziali, e i versamenti dei contributi per previdenza complementare; • mod. RAD per coloro che possiedono azioni (dividendi) e che non hanno optato per la ritenuta alla fonte; • certificazioni relative a collaborazioni o gettoni di presenze anno 2020; • eventuale certificazione Inail per indennità temporanea (infortunio) o Cassa Edile 2020; • fatture o ricevute per spese funebri, veterinarie, istruzione, attività sportive praticate dai ragazzi e contributi volontari a favore di Istituzioni Religiose o Paesi in via di sviluppo (ONLUS, ONG) sostenute nel 2020; • attestati di versamento contributi previdenziali e assistenziali versati per gli addetti ai servizi domestici e all’assistenza personale o familiare anno 2020 (badanti, colf); • attestati di versamento degli acconti d’imposta (Mod. F24) eseguiti direttamente dal contribuente anno 2020; • per le spese sostenute per il recupero del patrimonio edilizio: ricevute dei bonifici bancari, quietanze di pagamento degli oneri di urbanizzazione, attestati di versamento delle ritenute operate dal condominio sui compensi dei professionisti, nonché le quietanze rilasciate dal condominio attestante il pagamento delle spese imputate al singolo condomino; • ricevuta postale della raccomandata con la quale è
stata trasmessa al Centro Servizio delle Imposte Dirette e Indirette competente la comunicazione della data di inizio lavori limitatamente ai lavori iniziati prima del 14 maggio 2011; • copie fatture e pagamenti per sistemazioni aree verdi; • per le spese per Superbonus 110% copia bonifici effettuati, fatture versate da chi ha prestato i lavori, asseverazioni e attestazione energetiche, abilitazioni amministrative, attestato APE, comunicazione ENEA; • bonus Facciate 90% copia bonifici effettuati, fatture emesse anno 2020 da chi ha prestato lavori, asseverazioni tecnico abilitato, attestato qualificazione energetica APE,quietanze pagamenti urbanizzazione, comunicazione ENEA • calcolo IMU dovuta per il 2019, se non effettuato presso gli uffici Confagricoltura. Alla dichiarazione deve essere allegata copia della documentazione, da conservare in originale dal contribuente per il periodo entro cui l’amministrazione ha facoltà di richiederla e cioè, per la dichiarazione di quest’anno, fino al 31 dicembre 2025. Il contribuente deve, inoltre, presentare al CAF la scheda per la scelta dell’8 per mille, del 5 per mille e del 2 per mille (Mod. 730-1), anche se non espressa la scelta.
ZOOTECNIA
Parma e San Daniele gli esiti dei controlli ALLEVATORI INVITATI A PORRE PARTICOLARE ATTENZIONE ALLE CRITICITÀ RISCONTRATE
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li Organismi di Controllo CSQA e IFCQ hanno reso noti gli esiti dei controlli effettuati nel 2020 in merito alle DOP prosciutti Parma e San Daniele che hanno portato al riscontro di 86 non conformità gravi e 3394 non conformità lievi. CSQA e IFCQ invitano gli alleva-
tori associati a porre attenzione sulle principali criticità riscontrate in particolare quelle riguardanti: 1) partite avviate alla macellazione con peso vivo non conforme; 2) alimentazione zootecnica (tale non conformità prevede sempre l’esecuzione di verifiche supplementari a carico degli allevatori);
3) presenza di “verri ruffiani” non vasectomizzati (necessari i certificati attestanti l’idonea genealogia o l’avvenuta vasectomia. I trattamenti con “IMPROVAC” non sono compatibili per giustificare la funzione di “verro ruffiano”. Sono previste verifiche supplementari a carico degli allevatori); 4) separazione e identificazione in allevamenti promiscui (porre attenzione alla corretta separazione ed identificazione degli animali destinati al circuito tutelato da quelli non destinati al circuito. Rischio di esclusione della progenie dal circuito tutelato);
GLI ORGANISMI DI CONTROLLO CSQA E IFCQ AVEVANO RILEVATO QUASI 3.500 NON CONFORMITÀ 5) assenza o non leggibilità dei tatuaggi (non conformità grave con verifiche supplementari a carico degli allevatori). Per maggiori informazioni rivolgersi agli uffici di Confagricoltura Cuneo.
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ZOOTECNIA
Latte, su i capi a Cuneo in discesa in Piemonte IN CINQUE ANNI SI SONO RIDOTTI GLI ADDETTI E IL NUMERO DI AZIENDE DEL COMPARTO IN REGIONE
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alla fine del regime delle quote - correva il 2015 ad oggi, il nostro Paese ha visto aumentare il livello di autosufficienza per il latte, che è passato dal 60% a oltre l’80%. Ci sono, tuttavia, ancora margini di miglioramento con azioni alternative a quelle classiche della trasformazione lattiero casearia per riequilibrare ancora di più l’offerta alla domanda e remunerare la materia prima in modo
IN PROVINCIA GRANDA CI SONO 751 AZIENDE DA LATTE E 55.532 VACCHE (47,8% DEL TOTALE PIEMONTESE) più soddisfacente. Ma a più di un lustro dalla fine delle quote latte, com’è cambiato il settore latte, in particolare in provincia di Cuneo?
Dal 2016 al 2020 in Piemonte il trend è negativo per tutte le voci
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Granda leader Se in Italia il numero di aziende operanti è di circa 25mila unità, a livello piemontese sono oggi attive 1.675 aziende per un totale di 120.270 capi. È questa, su dati estrapolati dal servizio dell’Anagrafe Agricola Piemonte, la fotografia del comparto latte in Piemonte alla fine della campagna 2020. Nel numero di aziende attive la parte del leone la fa, come da tradizione, la provincia di Cuneo, con 751 imprese (pari al 44,8% del totale regionale) e 57.532 capi (pari al 47,8% del totale regionale). La Granda, dove si concentra oltre il 55% della produzione di latte regionale, si conferma quindi, davanti a Torino (594 aziende
120841
120782
Estendendo l’analisi all’ultimo lustro diventa ancora più chiaro come a livello regionale, aziende e capi siano in calo. In Piemonte infatti, dal 2016 al 2020, la curva tendenziale ha visto una decrescita del dato relativo alle aziende pari ad un -14,23% e di quello legato ai capi pari a -2,51%. Procedendo con egual confronto a livello cuneese, i numeri raccontano invece come ad una decrescita del numero di aziende (-12,87%) e di con-
Negli ultimi 5 anni in provincia di Cuneo i capi sono aumentati
120270
1909
Addetti Capi
56486 55933
1831
2155
1745
4577
862 1675
Addetti
56560
2017
2018
L’Agricoltore cuneese N.03 • APRILE 2021
2019
57532
2000 1917
839
1877
800 767
4187
Capi
57053
2097
4362
Aziende con allevamenti
22
Capi in aumento nel Cuneese
Aziende con allevamenti
4772
2016
per 44.485 capi) al vertice di questo importante settore che rappresenta oltre il 10% del valore della produzione agricola regionale.
2020
2016
2017
2018
2019
751 2020
seguenza di addetti (-13%), sia invece coincisa una costante crescita del numero di capi (+2,85%), passati dai 55.933 del 2016 ai 57.532 del 2020. Il motivo? “Sono stati anni in cui è terminato il regime delle quote e quindi, non essendoci più un limite alla produzione, le aziende hanno potuto decidere liberamente quanto latte immettere sul mercato – commenta Confagricoltura Cuneo -. Negli ultimi due anni, invece, si è verificato un altro fenomeno: con la flessione dei prezzi, le aziende per cercare di mantenere in attivo i bilanci, non potendo incidere sull’aumento delle quotazioni, hanno scelto di produrre di più per cercare di realizzare economie di scala, con l’intento di ammortizzare i costi di produzione”.
Sale la produzione Ed in effetti i dati confermano. Nelle ultime cinque campagne, secondo eleborazioni della Regione Piemonte, la produzione nazionale consegnata agli acquirenti è aumentata progressivamente fino a superare i 12 milioni di tonnellate nel 2017/18, per poi arrestarsi e diminuire leggermente nel 2018/19 (-1,18%) e riprendere il trend incrementale di fine 2020, nel quale i volumi raccolti hanno raggiunto i 12,6 milioni di tonnellate (+6%). Il dato diventa ancora più rilevante se tarato sulla produzione piemontese e cuneese (Fonte: Clal.it): quella annua regionale
nel 2020 è stata di 1.148.000 tonnellate (+4,6% sul 2019), percentuale in linea con il trend di crescita riscontrato a livello nazionale (+4,4% sul 2019), dove la produzione è stata di 12.655.501 tonnellate. Sale addirittura ad un +5% il dato relativo alla produzione nel Cuneese, frutto delle 636.360 tonnellate di prodotto immesso lo scorso anno sul mercato. Secondo alcune stime, nell’ultimo quinquennio la produzione media di latte per allevamento è aumentata in Italia del 34,5%, in Piemonte del 38,5%. La dimensione media degli allevamenti piemontesi è di oltre un terzo superiore a quella nazionale, nonostante molte imprese abbiano modeste dimensioni: circa il 25% delle aziende consegna meno di 100 t/anno di latte, il 2% della produzione regionale, mentre poco più del 20% delle aziende produce oltre 1.000 t/anno, quasi il 70% del volume complessivo consegnato agli acquirenti.
Prezzo instabile È il vero tasto dolente del comparto. Se oggi in Piemonte si constata una certa stabilità, complice un riequilibrio nei primi tre mesi dell’anno della domanda e dell’offerta, storicamente il principale fattore di criticità è diventata l’estrema volatilità del prezzo del latte, sia sul versante dei ricavi che di quello dei costi di produzione. “Il prezzo è sempre 1-2 centesimi più basso
rispetto alla Lombardia (dato Clal.it al mese di febbraio 2021: 37,5 c/l), con aziende medio grandi – commenta Confagricoltura -. Non solo: la Lombardia ha una presenza di cooperative più strutturate che controllano una maggior quota di produzione, senza contare quelle che fanno trasformazione e vendita, producendo anche alcuni tipi di formaggio come taleggio, grana e altri prodotti caseari.
Che cosa serve Cosa poter fare, quindi, per risollevare le sorti di un comparto che possa finalmente assicurare il giusto margine di guadagno per tutti i suoi “attori”, a cominciare dagli allevatori? Secondo Confagricoltura Cuneo occorre: • valorizzare le DOP locali, con un’informazione più completa ai consumatori, che spieghi il valore aggiunto dei prodotti del territorio; • aumentare e favorire in provincia di Cuneo il processo di trasformazione dei
44,8%
55,2%
Cuneo
Altre province
Nella Granda gli allevamenti attivi sfiorano iil 50% del totale regionale
prodotti (sotto questo punto di vista, ben venga la realizzazione della seconda torre di sprayatura Inalpi); • migliorare la gestione aziendale, anche attraverso la razionalizzazione dei costi, pur tenendo conto del periodo attuale, che vede nuovamente salire i prezzi delle materie prime; • favorire forme di aggregazione dell’offerta per riusicre a soddisfare, così, le richieste di volumi di prodotto più consistenti.
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ZOOTECNIA
Ecco perchè l’Ue ha una visione errata di chi alleva GUARDA IL VIDEO IN CUI VENGONO ILLUSTRATI I MOTIVI PER CUI LA STRATEGIA “FROM FARM TO FORK” È DISTANTE DALLA REALTÀ di Fabio Rubero
“F
rom Farm to Fork” (letteralmente dalla fattoria alla forchetta) è una strategia dell’Unione Europea per le politiche alimentari lanciata in sette Paesi del Vecchio Continente (Italia, Belgio, Germania, Francia, Spagna, Portogallo e Polonia) con l’obiettivo di orientare gli allevatori europei verso un sistema alimentare sempre più sostenibile. Su questo Confagricoltura sottolinea come da ormai molti anni gli imprenditori agricoli italiani perseguano obiettivi legati alla sostenibilità ambientale, allo sviluppo sostenibile e in generale alla tutela dell’ecosistema e della biodiversità. Confagricoltura evidenzia però anche che tali obiettivi devono essere fondati su dati scientifici e devono poter essere applicati gradualmente per consentire ai vari attori della filiera di adattarsi o eventualmente di trovare soluzioni alternative, considerato anche l’impatto di tali strategie sul reddito aziendale, fattore imprescindibile per la salvaguardia e la tenuta dell’intero comparto. “Un progetto che contiene obiettivi ambiziosi ma anche alcuni paradossi basati sul preconcetto che la carne non sia sostenibile per l’ambiente e per la nostra salute. Gli allevamenti oggi sono molto diversi da una volta. Grazie all’innovazione tecnologica si sono evoluti, imparando ad utilizzare meno risorse e diventando più efficienti, ma sono poche le persone consapevoli di questa evoluzione perché negli ultimi decenni le fattorie un tempo molto diffuse in Europa sono diminuite drasticamente. Le generazioni contemporanee non hanno mai vissuto da vicino il mondo agricolo e zootecnico e spesso hanno una
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I 9 paradossi del Farm to Fork
visione idilliaca dell’allevamento. I risultato? Spesso si parla di agricoltura e zootecnia da una prospettiva urbana ben lontana dalla realtà zootecnica e dai suoi cicli naturali”. È invece il commento a riguardo di Carni Sostenibili (produttori di carni e salumi italiani) ed European Livestock Voice (organismi europei della filiera zootecnica), associazioni che hanno realizzato un video in cui mettono in luce da un lato come gli allevatori dell’Unione Europea siano già da tempo impegnati verso la sostenibilità ambientale, sociale ed economica, e, dall’altro, elencano e spiegano i paradossi di cui parlano.
I paradossi del “Farm to Fork” sugli allevamenti intensivi Il primo riguarda la NUTRIZIONE. Le associazioni spiegano come dalla preistoria ad oggi sia stato proprio il consumo di proteine animali (in cui in poche calorie si trovano tutti e nove gli amminoacidi essenziali, 16 vitamine e minerali e 10 composti bioattivi) a favorire lo sviluppo del cervello umano contribuendo in maniera fondamentale a fare sì
GUARDA IL VIDEO
Inquadra il QR code e guarda il video realizzato da Carni sostenibili e European Livestock Voice
che l’uomo sia l’essere intelligente ed è evoluto che è oggi. Un altro paradosso riguarda l’USO DEL SUOLO. È infatti falsa, secondo le associazioni, l’opinione largamente diffusa secondo la quale gli allevamenti sottrarrebbero terreni per le colture per l’alimentazione umana, visto che l’alimentazione animale si basa (86%) su parti vegetali e ricche in cellulosa come residui culturali (erba e fieno) non digeribili dall’uomo e che vengono convertite in proteine ad alto contenuto biologico. Un altro paradosso riguarda l’AMBIENTE. Giova infatti ricordare che dove c’è allevamento ci sono persone che custodiscono un territorio, evitandone abbandono, cementificazione, dissesti idrogeologici e la perdita di biodiversità. Carne sempre più capro espiatorio per quanto concerne le emissioni di CO2: un grave errore se si considera che una persona contribuisce a tali emissioni più con un volo aereo Roma-Bruxelles che con un consumo moderato di carne per un anno. Il quarto paradosso riguarda l’ECONOMIA. L’Unione Europea chiede un progressivo ridimensionamento del settore zootecnico continentale, ma ciò, inevitabilmente, potrebbe costringere ad importare carne da altri paesi dove produrre ha impatto maggiore sul clima. “Le emissioni non conoscono confini” spiegano le associazioni e dunque si andrebbe verso un maggior inquinamento globale, senza considerare il peso economico delle importazioni e del fatto che, essendo il settore zootecnico interconnesso con decine di altri, ridurlo significherebbe mettere in crisi anche altre filiere. Sul BENESSERE ANIMALE le associazioni ricordano come la legislazione europea sia una delle più avanzate al mondo e che se dunque smettessimo di allevare bestiame in Europa e importassimo carni da altri paesi dovremmo domandarci se il benessere animale verrebbe tutelato. Sui FERTILIZ-
ZANTI che la Commissione Europea vuole ridurre del 20%, aumentando del 25% le produzioni biologiche entro il 2030, viene ricordato come per l’agricoltura biologica sia necessario il bestiame il cui letame permette di fertilizzare il suolo senza l’uso di concimi chimici. Dunque meno allevamento significa meno concimi naturali, più sostanze chimiche e più desertificazione. Non vanno dimenticate inoltre le ricadute sull’OCCUPAZIONE, dato che le associazioni riferiscono che ogni allevamento garantisce in media circa 7 posti di lavoro in zone rurali che, senza allevamenti, andrebbero persi con conseguente spopolamento delle aree agricole. Attenzione anche alla tutela del PATRIMONIO GASTRONOMICO E CULTURALE se si considera che le filiere più corte e il rafforzamento della resilienza dei sistemi alimentari regionali come le
indicazioni geografiche protette richieste dall’Unione Europea si scontrano con la globalizzazione dei cibi surrogati e ultra trasformati senza identità territoriale, culturale e di origine. Infine Carni Sostenibili e European Livestock Voice pongono l’attenzione sulla sicurezza alimentare. Secondo la FAO nei prossimi 30 anni dovremo sfamare oltre 2 miliardi di persone in più e nel 2050 circa il 70% della popolazione mondiale vivrà nelle città e nelle aree urbane. Ciò significa che una piccola percentuale della popolazione dovrà occuparsi della produzione agricola. Dunque che cosa accadrebbe se si continuasse a ridurre la produzione animale e quindi l’attività agricola collegata? Avremmo – secondo le associazioni - meno cibo da mettere nei nostri piatti e questo genererebbe caos sociale.“Il dibattito in
questo momento - concludono Carni Sostenibili e European Livestock Voice - sembra cavalcare l’onda dell’emozione e questo è molto pericoloso. Solo la scienza può aiutarci a capire come organizzare su scala globale una produzione realmente sostenibile, ma che garantisca cibo per tutti. Di fronte a questo scenario è più ragionevole supportare gli allevamenti invece che denigrarli. Per queste ragioni ci appelliamo alle istituzioni europee. L’Europa ha una grande opportunità: usare il Green Deal per valorizzare i risultati raggiunti dal suo sistema agricolo e zootecnico. Il futuro è nell’innovazione e nella tecnologia per produrre di più con meno risorse e il sistema zootecnico è pronto a fare la sua parte. Vengano coinvolti nel processo decisionale tutti i professionisti ed esperti del settore senza ideologie”.
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VITIVINICOLTURA
Vino, servono misure rimodulate e tempestive I CONSUMI SI SONO SPOSTATI DALL’HO.RE.CA. ALLA GDO LA SITUAZIONE VARIA A SECONDA DELLE DENOMINAZIONI
L
e imprese del vino associate a Confagricoltura si dicono soddisfatte per la richiesta presentata all’Ue dall’Italia e da altri dodici Stati membri affinché mobiliti fondi europei straordinari, per gestire la difficile situazione del settore vitivinicolo. La proposta è stata discussa nel corso della sessione del Consiglio Agricoltura della UE. A livello regionale, invece, Confagricoltura guarda con attenzione all’andamento dei consumi che, a causa delle ripetute chiusure del canale Ho.Re.Ca., si sono spostati dalla ristorazione alla Grande Distribuzione Organizzata, consentendo così una sostanziale tenuta dei volumi, ma con conseguenti ripercussioni sulla valorizzazione dei vini piemontesi, in particolare sulle denominazioni più pregiate. “Come a livello nazionale, anche in Piemonte la situazione varia da zona a zona, in base alle denominazioni e alle peculiarità specifiche
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del comparto - dichiara Gianluca Demaria, presidente della sezione vitivinicola regionale di Confagricoltura e della sezione Vini Rossi di Confagricoltura Cuneo -. Per questo chiediamo che alle aziende del settore venga data la possibilità di attingere ad un ventaglio ampio di misure di sostegno, così da rispondere ad esigenze sovente differenti a seconda delle imprese. Ciò che è fondamentale, però, è la tempestività con cui devono essere introdotte: vanno messe in atto da subito senza perdere ulteriore tempo, ogni ritardo potrebbe minare, infatti, l’efficacia degli aiuti previsti. Gli interventi emergenziali vanno quindi rimodulati per assicurarne una miglior fruizione, aumentando i contributi per la distillazione, rendendo più snelle e incentivanti le operazioni per la riduzione della resa in vigneto e aprendo l’intervento per lo stoccaggio anche ai vini imbottigliati”.
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La situazione in Piemonte In questo scenario fanno tuttavia ben sperare le note tutto sommato positive che giungono da Moscato d’Asti e Asti Spumante, che nel corso del 2020 hanno migliorato la commercializzazione, così come dai vini Barbera, che godono di un favorevole periodo di mercato con buone
AZIONE SINDACALE
richieste e prezzi interessanti. “Per i vini di Langa in particolare per quelli a lungo invecchiamento, si registrano cali di vendite, ma complessivamente il comparto manifesta una discreta tenuta”, sottolinea ancora Demaria.
Confagri chiede la proroga delle autorizzazioni in scadenza e dell’Ocm Nel frattempo, Confagricoltura si è fatta promotrice, insieme alle principali organizzazioni della filiera vitivinicola, della richiesta al Ministro Patuanelli di prorogare in via eccezionale la validità delle autoriz-
zazioni per l’impianto e il reimpianto di superfici vitate in scadenza nel 2021 e l’Ocm. Nella lettera si evidenzia l’inaccettabilità delle motivazioni di rifiuto da parte della Commissione che sottintende una gravissima mancanza di attenzione per la condizione economica del settore. Al Ministro si è richiesto di perseguire nuove e più tenaci azioni di sensibilizzazione presso la Commissione per evidenziare le fattispecie anche economiche legate all’impianto dei vigneti e per richiedere nuovamente la proroga per le autorizzazioni in scadenza per il 2021.
Ostacolo all’export di vino in Giappone
Alcune imprese vitivinicole hanno segnalato a Confagricoltura una problematica nell’export di vino in Giappone nella quale può essere ravvisato un ostacolo posto dal Paese nipponico che implica costi e burocrazia aggiuntivi per i produttori di vino italiani (ed europei) che hanno rapporti commerciali con il Giappone. Lo spedizioniere europeo, infatti, deve presentare alla dogana giapponese un modulo di notifica per le importazioni alimentari e di prodotti vitivinicoli al quale deve allegare la descrizione del processo produttivo ed un certificato di analisi rilasciato dai laboratori di Paesi esteri di provenienza ed autorizzati dalle autorità giapponesi. Per quanto riguarda il vino, il certificato deve essere prodotto per ciascuna etichetta e per ciascuna spedizione e riguarda il contenuto di acido sorbico e di anidride solforosa per i quali l’Unione europea fissa parametri analoghi a quelli giapponesi. Confagricoltura, quindi, ha attivato una serie di azioni, scambi ed approfondimenti con il Ministero degli affari esteri – che a sua volta ha coinvolto gli organi competenti della Commissione europea – e l’Ambasciata d’Italia a Tokyo tramite i quali si è potuto trarre maggiori chiarimenti sulla materia ed una positiva sensibilizzazione delle istituzioni, che sono state molto aperte verso la Confederazione. La Commissione europea ha avviato un’indagine sull’andamento dell’accordo UE – Giappone nella quale le aziende possono segnalare questa barriera (inquadra il QR Code).
CORILICOLTURA
Lotta alla cimice asiatica passi avanti della ricerca IL LANCIO DELLA VESPA SAMURAI (ANTAGONISTA) È LA STRADA DE SEGUIRE PER SCONFIGGERE IL TEMIBILE INSETTO Esemplare di cimice asiatica (Foto Agrion)
di Francesca Braghero
P
roseguono le attività pianificate dalla Regione Piemonte per contrastare l’emergenza fitosanitaria legata alla cimice asiatica. Nel mese di marzo scorso si è tenuta la riunione operativa organizzata da Agrion – fondazione nata per promuovere e realizzare la ricerca, l’innovazione e lo sviluppo tecnologico dell’agricoltura piemontese – a cui hanno partecipato anche il Servizio Fitosanitario della Regione Piemonte, il DISAFA dell’Università di Torino, la Camera di Commercio di Cuneo, il Gruppo Ferrero Hazelnut, le Fondazioni bancarie del territorio e le Organizzazioni di produttori e professionali. Durante l’incontro, il presidente di Agrion, Giacomo Ballari, ha presentato l’attività svolta nel 2020, insieme al progetto di sviluppo per il
nuovo anno. “La strada da seguire è quella già intrapresa nel 2020 con i primi lanci del parassitoide oofago Trissolcus japonicus, più noto come vespa samurai, sul territorio piemontese interessato – spiega Gianluca Griseri, membro del cda di Agrion con delega al nocciolo –. Il nocciolo è una delle coltivazioni maggiormente colpite dalla cimice asiatica, insieme al pero, al pesco, al melo e al kiwi, e la vespa samurai, sua antagonista naturale, è sicuramente uno strumento molto efficace ai fini del controllo dell’infestazione delle coltivazioni”. Nel 2020 il rilascio della vespa samurai è stato effettuato in circa 100 siti del Piemonte e, grazie all’avvenuta riproduzione, si calcola che quest’anno la sua presenza dovrebbe essere triplicata. “La vespa samurai è l’unica
soluzione che attualmente abbiamo per contrastare l’infestazione della cimice asiatica nei nostri noccioleti – dichiara Aldo Gavuzzo, presidente della sezione Frutta in Guscio di Confagricoltura Cuneo –. L’alto numero di insetti presenti a fine stagione lo scorso anno fa pensare che quest’anno il problema si riproporrà, anche se al momento è presto per fare previsioni, date le temperature rigide di inizio aprile, che hanno fatto sì che solo il 15-20% del numero totale di insetti presenti si sia riattivato durante l’ultima settimana primaverile di marzo”.
Servono aiuti per le aziende Sul territorio piemontese sono ormai 26.000 gli ettari coltivati a nocciolo e oltre 8.000 le aziende agricole coinvolte, legate dal comune obiettivo di riuscire a far coesistere gli aspetti economico-produttivi della coltura con la necessità di indirizzare la
coltivazione del nocciolo verso una sostenibilità ambientale sempre maggiore. “Il monitoraggio della cimice asiatica e l’attività di rilascio della vespa samurai, insieme alla cascola precoce dei frutti e ai fattori predisponenti l’alterazione delle nocciole nelle fasi di pre-raccolta, in particolare dell’avariato occulto, sono le maggiori sfide che ci attendono nel breve termine – continua Griseri –. Occorre l’impegno di tutti, a partire da quello della Regione Piemonte che ringrazio a nome di Agrion, per arrivare a delineare un progetto triennale di ricerca e sperimentazione che renda partecipi tutti gli attori della filiera, al fine di individuare le problematiche che colpiscono la coltivazione del nocciolo e mettere in campo le migliori strategie di difesa per salvaguardare l’intera produzione corilicola regionale”. Confagricoltura è convinta che il processo darà molti benefici, ma richiede tem-
po e sforzo anche da parte dei corilicoltori: “Il lancio della vespa samurai, per essere efficace, deve avvenire in zone non contaminate da fitofarmaci, motivo per cui i corilicoltori dovranno modificare le loro tecniche di coltivazione sospendendo ogni tipologia di trattamento – conclude Gavuzzo -. Ci auguriamo che qualcuno intervenga con finanziamenti a loro favore, che compensino le perdite subite”.
In arrivo il convegno annuale Nel frattempo, è in via di definizione il programma dell’annuale convegno sul nocciolo organizzato da Confagricoltura Cuneo solitamente a fine maggio a Cherasco e che, a causa dell’emergenza sanitaria in atto, si svolgerà quest’anno rigorosamente in modalità streaming. Seguiranno al più presto aggiornamenti sulla data di svolgimento e sulle modalità di partecipazione.
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CONFAGRICOLTURA NEWS
Da Cuneo quattro nomine in Confagricoltura nazionale ENRICO ALLASIA, MICHELE PONSO, ORESTE MASSIMINO E ROBERTO ABELLONIO ELETTI NELLE FEDERAZIONI NAZIONALI DI PRODOTTO
C
onfagricoltura Cuneo si rafforza sul territorio provinciale, ma non solo. Nelle ultime settimane si è svolto, infatti, il rinnovo delle cariche delle Federazioni Nazionali di Prodotto di Confagricoltura e i rappresentanti dell’Unione Agricoltori sono stati eletti nella compagine nazionale. Da sottolineare, in particolare, la nomina di Enrico Allasia a presidente della Federazione nazionale di prodotto delle Risorse boschive e di Michele Ponso al vertice della Federazione nazionale di prodotto Frutticoltura. Oreste Massimino, dopo tre mandati consecutivi alla guida della Federazione nazionale di prodotto Allevamenti avicoli e non più rieleggibile dopo il cambio di statuto, è stato invece eletto alla vice presidenza della FNP, mentre Roberto Abellonio è stato confermato componente della Federazione nazionale Frutta in Guscio. Nell’augurare buon lavoro, leggiamo le loro parole. ENRICO
ALLASIA Presidente della FNP Risorse boschive - Confagricoltura
“La selvicoltura con l’utilizzo a fini produttivi delle foreste – dice Enrico Allasia – può diventare un fattore trainante di sviluppo sostenibile delle aree rurale, soprattutto nei territori che presentano scarse alternative alle coltivazioni tradizionali. Abbiamo 11 milioni di ettari di bosco in Italia: con una selvicoltura efficiente, che va valorizzata e rafforzata soprattutto nelle aree montane, potremo creare nuova ricchezza, occupazione e contrastare in modo efficace il cambiamento climatico e il dissesto
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idrogeologico”. Il bosco copre circa il 30% dell’intero territorio nazionale. Sulla base dei dati della Regione Piemonte negli ultimi 60 anni le superfici boscate del territorio subalpino sono aumentate dell’80%, arrivando ad occupare il 37% del territorio regionale, con 1 miliardo di alberi, 52 specie arboree e 40 specie arbustive. “Molte aree sono in stato di abbandono – spiega Allasia – perché non redditizie, perché manca la viabilità forestale, perché la burocrazia per lo sfruttamento di queste risorse è eccessiva. È indispensabile conservare, manutenere e tagliare i boschi rinnovandoli per cui è necessario investire, anche con l’utilizzo dei fondi del Recovery Plan per sviluppare filiere produttive legno-carta-energia e servizi ecosistemici che possono dare un contributo decisivo alla sostenibilità delle filiere agroalimentari e dell’ambiente”. MICHELE
PONSO Presidente della FNP Frutticoltura - Confagricoltura
“È per me un onore rappresentare le aziende frutticole di Confagricoltura operanti su tutto il territorio italiano. Per la prima volta un cuneese viene nominato ai vertici della Federazione nazionale, a testimonianza della crescita di tutto il comparto frutta piemontese che negli anni ha saputo conquistarsi fette importanti di mercato con le sue eccellenze – dichiara Michele Ponso -. Per valorizzare tutte le produzioni frutticole “Made in Italy” nel mondo occorre, tuttavia, che i territori regionali, da Nord a Sud, facciano squadra per affrontare uniti le tante problematiche comuni all’intero settore. Ostacoli
che ancora ci impediscono di competere come vorremmo sui mercati globali e di confrontarci ad armi pari con player sempre più esigenti”. Rimarcando come il settore frutticolo generi un indotto importante in termini economici e coinvolga un elevato numero di addetti, oltre che numerose attività connesse in tutta Italia, Michele Ponso sottolinea che al settore occorrono anzitutto: “Nuovi mercati di sbocco, uno snellimento drastico della burocrazia, norme più funzionali sull’impiego di manodopera, andando ad armonizzarle con quelle degli altri Paesi europei, e un ripensamento complessivo di tutto il sistema delle assicurazioni sulle avversità atmosferiche, sempre più complesso e con pagamenti alle aziende in costante, inaccettabile ritardo”. In Piemonte le aziende frutticole sono circa 8.000 per una superficie coltivata di circa 18.500 ettari. Il comparto genera un fatturato di oltre 500 milioni di euro su un totale nazionale di 4 miliardi. La maggior parte della frutticoltura (60%) si concentra nel Cuneese dove l’area del Saluzzese, fino alla pianura tra Savigliano, Fossano e Cuneo, accoglie oltre i due terzi delle superfici regionali coltivate a fruttiferi. ORESTE
MASSIMINO Vice Presidente della FNP Allevamenti avicoli - Confagricoltura
“Sono contento di continuare a fare parte di questa squadra, il presidente mi ha chiesto se fossi disponibile ad accettare la vicepresidenza, cosa che ho fatto con molto piacere - ha sottolineato Oreste Massimino -. I temi aperti sul tavolo sono molti e come FNP presenteremo quanto prima una serie di linee d’azione sintetizzabili in tre punti: ambiente, sostenibilità e omogeneità normativa. Il comparto è chiamato ad adeguarsi a normative sempre più stringenti dal punto di vista del benessere animale e gli allevatori, già da tempo consapevoli su questo tema, stanno continuando a sostenere sforzi molto onerosi. È fondamentale considerare adeguatamente, però, anche la sostenibilità eco-
nomico-occupazionale che il settore continua a fornire anche in questo difficilissimo momento ed occorre, quindi, trovare strumenti più flessibili per l’assunzione di lavoratori temporanei e rendere accessibili anche agli avicoltori i bandi dei PSR, come avviene per tutti gli altri allevatori. Su questo aspetto, ma non solo, serve maggiore omogeneità tra regioni, per far in modo che gli attori del comparto nazionale possano competere tra di loro ad armi pari e affrontare coesi le sfide globali a cui l’avicoltura è chiamata”. In Piemonte, in particolare in provincia di Cuneo, si concentra il 10% della produzione avicola nazionale, con oltre 42 milioni di polli da carne all’anno, a cui si aggiungono 2,5 milioni di galline ovaiole per un numero di uova annue che varia tra gli 800 milioni e il miliardo.
ROBERTO
ABELLONIO Componente della FNP Fruta in guscio - Confagricoltura
“Il settore corilicolo è in forte espansione nel Cuneese e in altre aree del Piemonte ormai da anni - ha detto Roberto Abellonio - ed è quindi fondamentale portare a livello nazionale le istanze delle numerose aziende del nostro territorio, così da continuare a mantenere elevata la qualità delle nostre produzioni e a garantire agli operatori del settore una puntuale informazione, assicurando loro un’adeguata assistenza sindacale e tecnica. È prezioso, inoltre, il confronto con altri territori italiani vocati alla corilicoltura, che permette di instaurare sinergie utili per lo sviluppo del comparto anche qui da noi. Lo stesso discorso vale per la produ-
zione castanicola, che in provincia di Cuneo vanta una tradizione antichissima ed eccellenze invidiate in tutta Italia. Anche in questo settore le aziende stanno investendo molto per rinnovare progressivamente gli impianti e ammodernare le strutture produttive, ma necessitano di sostegni”. Negli ultimi cinque anni in Piemonte è ampiamente cresciuta la superficie dei noccioleti: dai 18.200 ettari del 2015 ai 25.500 del 2020. Gli impianti si stanno estendendo alle aree di pianura della regione, comprese quelle della provincia di Cuneo, che ospita 16.000 ha totali. Nel 2020 la produzione regionale di nocciole è stata di oltre 466mila quintali, di cui più di 289mila in provincia di Cuneo. La Granda fa la parte del leone anche in ambito castanicolo, con 4mila ettari di castagneti e una produzione che nel 2020 ha superato i 73mila quintali.
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CONFAGRICOLTURA NEWS
Progetto per una gestione più sostenibile dei rifiuti PROSEGUE L’INIZIATIVA DI CONFAGRICOLTURA CUNEO CON CORINTEA NELL’AMBITO DEL PITER TERRES MONVISO di Francesca Braghero
Un frutteto del progetto
N
uove convenzioni per tutti gli associati a Confagricoltura Cuneo. Si tratta di due scuole di lingue straniere: Wall Street English e Asei School. Per quanto riguarda la prima, la convenzione, valida fino al 31 dicembre 2021 e dedicata ai soci, ai dipendenti e ai loro familiari riconosciuti tramite tessera associativa, prevede degli
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N
el corso dello scorso mese di marzo, i tecnici di Confagricoltura Cuneo, in collaborazione con Corintea - società cooperativa che dal 1984 si occupa di progettazione, consulenza e assistenza su tematiche riguardanti l’ambiente, l’agricoltura, la forestazione e lo sviluppo locale sostenibile - hanno effettuato i primi sopralluoghi nelle aziende frutticole del saluzzese che hanno partecipato alla sperimentazione sulla gestione sostenibile dei rifiuti nell’ambito del Piter
Terres Monviso. Il progetto, promosso da Confagricoltura Cuneo in collaborazione con la Camera di Commercio di Cuneo, Ascom Savigliano Servizi Srl e con il supporto di Corintea, si propone di favorire la conversione “green” delle aziende e il consolidamento di azioni tese alla sostenibilità ambientale, atttraverso la sperimentazione delle 5R - Riduzione, Riuso, Riciclo, Raccolta, Recupero - nell’ambito della gestione dei rifiuti. A seguito di un intenso
lavoro portato avanti nei mesi scorsi dal team di Corintea insieme ai tecnici di Confagricoltura Cuneo, è stata predisposta, sulla base delle caratteristiche aziendali del comparto analizzato, una complessa matrice che rappresenterà il punto di partenza degli audit presso le imprese. Successivamente, verranno individuate le azioni individuali da intraprendere e le sperimentazioni da attuare nella gestione dei rifiuti in base ai margini di miglioramento individuati per ogni singola realtà. Contestualmente, le dieci imprese frutticole che hanno aderito all’iniziativa partecipando lo scorso 10 febbraio al primo incontro online di presentazione delle attività da realizzare, si stanno adoperando, con il
Promozioni per conoscere meglio le lingue straniere CONVENZIONI PER SOCI E DIPENDENTI DI CONFAGRICOLTURA CUNEO ALLA WALL STREET ENGLISH E ALLA ASEI SCHOOL sconti del 22% su tutti i servizi offerti, compreso il materiale didattico. Le agevolazioni non sono cumulabili con le eventuali promozioni del mese. Per informazioni, è
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Un imprenditore aderente
supporto dei tecnici di Confagricoltura Cuneo, al fine di rispettare i requisiti che permettono di rispondere, in termini di conformità, allo standard di certificazione Global GAP, richiesta da molte aziende della Grande Distribuzione Organizzata europee per offrire ai consumatori e al mercato prodotti ortofrutticoli sicuri, di qualità e con rintracciabilità documentata. stiche internazionali Oxford Test of English e Cambridge English Assesment, ed il 5% di sconto sul costo del viaggio studio all’estero pensato per tutte le fasce d’età e per le famiglie. Anche in questo caso, la convenzione è valida fino al 31 dicembre 2021 per soci, i dipendenti e i loro familiari, previa esibizione della tessera associativa. La sede cuneese della scuola si trova in via Meucci 26.
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LE NOSTRE AZIENDE
Il noccioleto dell’azienda Rocca a San Giovanni di Cherasco
Da cereali a nocciole, scelta non avventata BERNARDINO ROCCA HA CONVERTITO LA SUA AZIENDA A CHERASCO E RACCOGLIE I PRIMI FRUTTI di Paolo Ragazzo
L
a nocciola, per la pianura cuneese, sta diventando molto più che un’alternativa colturale. Lo testimoniano i numeri, come descritto sullo scorso numero de “L’Agricoltore cuneese”, e lo raccontano le storie di numerose aziende che hanno deciso di investire in corilicoltura, riconvertendo, tutta o in parte, la loro produzione. Siamo stati a Cherasco, 300 metri circa di altitudine e secondo comune della Granda per superficie coltivata a nocciole (624 ettari), per conoscere la storia di Bernardino Rocca (Dino per gli amici) e della sua famiglia, che nel 2016 ha deciso di mettere a di-
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mora le prime piante di nocciolo. Siamo in località San Giovanni e il paesaggio rurale è fortemente contraddistinto da impianti recenti di noccioleti. “Una ventina di anni fa sarebbe stato difficile da immaginare, ma oggi la corilicoltura si sta diffondendo in queste campagne – spiega Bernardino Rocca, 68 anni –. Io stesso ero a indirizzo zootecnico e cerealicolo (mais, orzo e grano), poi ho deciso di cambiare. La mia è un’azienda storica della zona, siamo agricoltori da tre generazioni. Mio padre Pietro aveva vitelli da ingrasso e terreni coltivati a cereali per il foraggio. Così ho proseguito anche io fino a qualche anno fa, poi la decisione di cambiare”. Come mai? “Ho dismesso progressivamente
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l’allevamento e la cerealicoltura non riusciva a garantirmi un’adeguata remunerazione. A questo si aggiunge che gli anni comunque passano e i miei due figli (Silvano e Ilaria), pur dandomi una mano nei momenti di punta della stagione, hanno deciso di dedicarsi ad altre occupazioni. Per cui mi sono trovato a dover cercare alternative, sempre in ambito agricolo. E la mia scelta è ricaduta sulle nocciole”.
È importante partire con il piede giusto Coltivare nocciole richiede un buon investimento di partenza e la pazienza di attendere che le piante arrivino in piena produzione dopo sette anni circa, ma è tutt’altra attività rispetto all’allevamento bovino, in termini di impegno: “Ho all’incirca una decina di ettari di noccioleto, di quattro e di cinque anni di vita, che riesco a coltivare con l’aiuto di mia moglie Anna Maria – continua l’agricoltore –. Lo scorso
autunno abbiamo già raccolto un po’ di prodotto, circa 30 quintali, ma un primo bilancio attendibile sulla scelta fatta lo possiamo solo fare solo tra due o tre anni. Al momento sono molto soddisfatto di aver cambiato”. Per iniziare con il piede giusto è fondamentale la preparazione del terreno. “Abbiamo fatto uno scasso profondo degli appezzamenti prima di mettere a dimora le piantine e questo ha favorito lo sviluppo vegetativo, che dopo solo qualche anno è già importante – racconta ancora Bernardino Rocca –. Abbiamo anche la fortuna di coltivare terreni irrigabili e quindi, in assenza prolungata di precipitazioni, possiamo sopperire alla mancanza di acqua”.
Effetto pandemia e danni da selvatici Purtroppo anche il comparto risente, in parte, delle difficoltà del momento legate perlopiù alla pandemia. “Già l’annata 2019
Bernardino Rocca con la moglie Anna Maria, le nipotine e Fabio Fogliati
non era stata fortunata a livello di quotazioni per le nocciole, ma il 2020 con l’arrivo della crisi sanitaria e delle sue conseguenze economiche, è stata altrettanto complicata. Il prodotto è sempre stato di qualità elevata, ma le restrizioni del mercato hanno finito per penalizzare anche noi produttori. La mancanza di fiere e grandi eventi ha frenato la promozione diretta del prodotto”. A destare preoccupazioni anche qui, inoltre, è la presenza ormai fuori controllo di fauna selvatica che, nel caso dei cinghiali provoca pesanti danni ai fondi dei corileti,
mentre nel caso dei caprioli ha conseguenze dirette sulle piante: “Si cibano delle giovani gemme e rovinano i tronchi con il palco delle loro corna - sottolinea Dino -, senza contare gli effetti del passaggio dei tassi, anche loro molto ghiotti di nocciole. Per fortuna, lo scorso anno abbiamo avuto un impatto meno devastante della cimice asiatica, dopo anni di vero flagello per la coltura. È ancora presto per dire se la battaglia contro questo temibile insetto è stata vinta, ma con l’inserimento dell’antagonista e l’avanzare della ricerca siamo sulla buona strada”.
Bernardino Rocca nel 2017 è stato insignito dell’Aratro D’Oro durante l’assemblea di Confagricoltura Cuneo a Vicoforte per la sua vita al servizio del settore e anche questa nuova sfida alla ricerca di una nuova strada per la sua azienda testimonia che quel riconoscimento è stato non solo azzeccato, ma è servito ancor più da stimolo per continuare a fare sempre meglio. Con un segreto particolare: “Non rinuncio alle mie più grandi passioni, i funghi, i tartufi e, in particolare, il tempo con le mie adorate nipotine” ammette l’imprenditore agricolo cheraschese.
Le nocciole sono eccellenze del Cuneese
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