POSTE ITALIANE S.P.A. - SPED. IN A.P. D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N° 46) ART. 1, COMMA 1, NO/CN - ANNO XIX- N. 02•2021 - MARZO 2021 - CONTIENE I.P.
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È questo il grande pericolo per l’ambiente?
UNIONE EUROPEA Grandi strategie, ma mancano tutele per il reddito agricolo
FAUNA SELVATICA Lupo, serve un piano di contenimento
ZOOTECNIA Piemontese in affanno la parola agli allevatori
QUALITÀ DELL’ARIA Le misure della Regione pesano sul settore primario
Agricoltura: smart working e competitività, un doppio miraggio Roberto Abellonio
direttore di Confagricoltura Cuneo
I contagi da Covid-19, purtroppo, hanno ripreso a dilagare anche in Piemonte, con la prevista terza ondata della pandemia. Le nuove misure di restrizione alla vita sociale ed economica di ciascuno di noi, cittadini e imprenditori, sono inevitabili, anche se dolorose e sopportabili sempre più a fatica. Il dibattito sulla DAD (Didattica a Distanza) delle scuole anima le famiglie e il corpo docente. E l’agricoltura? Nel nostro settore lo smart working non è pensabile, ma non sarebbe male poter mungere o potare comodamente seduti sul divano con gli auricolari nelle orecchie. Ma non si può fare. Ciò che invece si potrebbe realizzare, senza troppa difficoltà, è l’utilizzo della tecnologia per snellire davvero, una volta per tutte, la burocrazia che pesa sui comparti, con aziende costrette, ad esempio, a percorrere chilometri per ottenere certificati che si potrebbero ricevere via e-mail. A grandi strategie di sviluppo a livello europeo, (all’interno del giornale ne parliamo) fa da contraltare, sovente, la mancanza di un’adeguata programmazione a livello nazionale e locale. Piani di rilancio di un settore che, nonostante non si sia mai fermato in questi mesi, soffre tuttavia di problemi atavici e strutturali che ne causano la scarsa competitività sul mercati e lo rendono sempre troppo dipendente da qualcun altro. E così, mentre molti comparti agricoli sono in sofferenza, la grande distribuzione organizzata chiude il 2020 con una stima del +5% del fatturato. Le abitudini di consumo sono state stravolte, ma gli anelli più deboli della catena sono sempre gli stessi. Non c’è Covid che tenga.
I NUMERI DI QUESTO NUMERO
ACQUA
LATTE
% dell’agroalimentare da agricoltura irrigua
tonellate di latte cuneese consegnate nel 2020 (+5%)
PREZIOSA PIEMONTESE
NEL 2020 ABBRUCIAMENTO
perdita media per capo di Piemontesi nel 2020
periodo in più in cui saranno vietati gli abbruciamenti
IN DIFFICOLTÀ
VIETATO
84% 636mila 350euro +60giorni
Domanda Unica Pac - Anno 2021 Disposizioni PAG. 17
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IN PRIMO PIANO
Grandi strategie UE: mancano tutele per il reddito agricolo CONCETTI DI AMPIO RESPIRO FAN PARTE DEL DIBATTITO QUOTIDIANO. CONFAGRICOLTURA È IN PRIMA LINEA NELLA DISCUSSIONE di Fabio Rubero
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a ormai molti anni la quotidianità delle aziende agricole è contraddistinta da una presenza e un utilizzo sempre più frequente di parole in lingua inglese. Termini con i quali, volenti o nolenti, ci si deve interfacciare e che, più o meno direttamente, riguardano tutti noi. Soprattutto negli ultimi mesi, poi, definizioni in lingua d’oltremanica sono diventate davvero di utilizzo comune, ma stanno a nascondere vere e proprie politiche e strategie di sviluppo che è di fondamentale importanza conoscere perché tracciano e indicano la rotta che nei prossimi anni dovranno gioco forza seguire molti settori economici, agricoltura in primis. Proviamo di seguito a definire in maniera sintetica, non di certo esaustiva, alcune di queste espressioni indicando, nei box, cosa si attende Confagricoltura.
GREEN NEW DEAL EUROPEO Il “Nuovo Patto Verde“ è una nuova strategia con cui l’Europa punta a diventare il primo continente a impatto climatico zero. L’obiettivo è quello di trasformare l’Unione Europea in un’economia moderna, competitiva ed efficiente sotto il profilo delle risorse. Un traguardo ambizioso che si vuole raggiungere facendo in modo che nel 2050 non siano più generate emissioni nette di gas a effetto serra, che la crescita economica sia dissociata dall’uso delle risorse e che nessuna persona e nessun luogo venga trascurato. Per farlo l’Unione investirà in tecnologie rispettose dell’ambiente; sosterrà l’industria nell’innovazione; introdurrà forme di trasporto privato e pubblico più pulite, economiche e sane; decarbonizzerà il settore energetico; garantirà una maggiore efficienza energetica degli edifici e collaborerà con i partner internazionali per migliorare gli standard ambientali mondiali. Questo con un sostegno finanziario e l’assistenza tecnica veicolati attraverso il cosiddetto “meccanismo per una transizione giusta” che
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contribuirà a mobilitare almeno 100 miliardi di euro per il 2021-2027 nelle regioni più colpite.
FROM FARM TO FORK È una delle politiche individuate dall’UE per raggiungere gli obiettivi fissati dal “Green New Deal Europeo” e riguarda direttamente l’agricoltura. L’obiettivo di questa strategia, che tradotta significa sostanzialmente “dal produttore al consumatore”, è quello di andare verso un sistema alimentare dell’Unione più sano e sostenibile. Per farlo si vuole garantire che gli europei possano contare su alimenti “sani”, economicamente accessibili e sostenibili, ma anche far fronte ai cambiamenti climatici, proteggere l’ambiente soprattutto preservandone la biodiversità, garantire un giusto compenso economico nella catena alimentare e potenziare l’agricoltura biologica. Come raggiungerlo? A riguardo, l’Unione Europea si è posta alcuni importanti obiettivi da raggiungere entro il 2030: ridurre del 50% l’uso dei pesticidi chimici, del 50% le perdite di nutrienti (senza che ciò comporti un deterioramento della fertilità del suolo),
del 20% l’uso di fertilizzanti e del 50% le vendite di sostanze antimicrobiche per animali di allevamento e acquacoltura. Ancora, sempre entro il 2030, il 25% dei terreni agricoli dovrà essere dedicato all’agricoltura biologica.
Confagricoltura mostra perplessità “Il mondo agricolo non ha certo intenzione di sottrarsi agli ambiziosi obiettivi del “Green New Deal Europeo” e, men che meno, naturalmente, a quelli del “From Farm to Fork”. Sono d’altronde ormai molti anni che gli imprenditori agricoli italiani perseguono obiettivi legati alla sostenibilità ambientale, allo sviluppo sostenibile e in generale alla tutela dell’ecosistema e della biodiversità. In tal senso si sono ottenuti importantissimi risultati, soprattutto nella riduzione della chimica e nella riduzione delle emissioni. Infatti l’Italia è uno dei Paesi europei più ricchi di biodiversità, con livelli elevatissimi di specie esclusive del nostro territorio, e, in merito alle aree protette, è già in linea con gli obiettivi europei del 30%. È nella nostra natura un maggior impegno verde, ma è imprescindibile un nostro coinvolgimento nella definizione di decisioni strategiche che avranno un pesante impatto, anche strutturale, sul nostro comparto. Queste decisioni, così come gli obiettivi che si vogliono raggiungere, devono essere fondati su dati scientifici e devono poter essere applicati gradualmente per consentire ai vari attori della filiera di adattarsi, formarsi, investire o trovare soluzioni alternative. Ma soprattutto non si può non considerare l’impatto che queste politiche avranno sul reddito finale delle nostre aziende che dovrà essere garantito al fine di salvaguardare l’intero comparto. È un tema prioritario non adeguatamente considerato, purtroppo”.
NEXT GENERATION EU Impropriamente chiamato anche “Recovery Fund”, è il piano per la ripresa dell’Europa concordato da Commissione Europea, Parlamento Europeo e leader dell’UE per contribuire a riparare i danni economici e sociali causati dalla pandemia di Coronavirus. L’obiettivo è quello di aiutare l’Unione Europea ad uscire dalla crisi e gettare così le basi per un’Europa più moderna e sostenibile. Uno strumento temporaneo pensato per stimolare la ripresa che costituirà il più ingente pacchetto di misure di stimolo mai finanziato dall’UE. Grazie a una “iniezione” aggiuntiva di fondi di circa 750 miliardi saranno circa 1.850 i miliardi di euro che potranno essere investiti di qui al 2027 per un’Europa più ecologica, digitale e resiliente. Ma in quali campi saranno investiti? Mercato unico, innovazione e agenda digitale (143,4 miliardi di euro), coesione, resilienza e valore (1.099,7), Risorse naturali e ambiente (373,9), Migrazione e gestione delle frontiere (22,7), Sicurezza e difesa (13,2), Vicinato e resto del mondo (98,4) e Pubblica Amministrazione Eu-
ropea (73,1). L’Italia è il Paese più colpito dalla crisi e secondo le proposte dovrebbe essere il primo beneficiario.
RECOVERY PLAN È il piano nazionale di riforme varato da ogni Paese ed è sostanzialmente il modo in cui si prevede di spendere i fondi del Next Generation EU. Il Recovery Plan italiano è il PNRR – Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. È suddiviso in 6 diverse “missioni”: digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura; rivoluzione verde e transizione ecologica; infrastrutture per una mobilità sostenibile; istruzione e ricerca; inclusione e coesione; salute. Si tratta, insomma, del documento attraverso il quale vengono individuate le azioni che, attraverso un investimento complessivo di oltre 200 miliardi (tante sono le risorse destinate al nostro Paese tra sussidi e prestiti), verranno poste in essere per il rilancio dell’Italia rendendola più inclusiva e sostenibile.
PROGRAMMI E STRATEGIE CON OBIETTIVI AMBIZIOSI SU CUI CONFAGRICOLTURA CONTINUERÀ A LAVORARE AFFINCHÈ LE RISORSE IN ARRIVO SIANO DI REALE AIUTO ALLO SVILUPPO DEL SETTORE
Confagricoltura: “Il Piano va rimodulato, con più risorse all’agroalimentare” “Per una crescita economica significativa del Paese, le risorse del Next Generation Eu rappresentano un’occasione senza precedenti. Per rispondere alle sfide, il Piano nazionale di Ripresa e Resilienza presentato alle imprese e alle parti sociali però andrà modificato perché riserva poco spazio al settore agroalimentare, e non è ancora un progetto in grado di superare i limiti che hanno inibito la crescita e ridotto la competitività: carenza di infrastrutture, crollo degli investimenti pubblici, scarsa digitalizzazione, ridotta apertura alle innovazioni, mancanza di investimenti per la formazione e l’aggiornamento del capitale umano. Tuttavia queste risorse potrebbero riportare l’agroalimentare al centro dell’economia. Occorrono riforme strutturali del comparto agricolo al passo con i tempi e che considerino l’importanza
del settore nella crescita dell’economia del Paese. Il Piano però va riadattato perché deve guardare con ambizione e visione ad un futuro capace di garantire sovranità e sicurezza alimentare, produzione di cibo con i più alti standard qualitativi, preservando le risorse naturali. Invece, attualmente, per il settore agroalimentare, le risorse assegnate sono pari a meno dell’1% del contributo dell’intera filiera sul PIL. Innovazione, transizione digitale, sostegno alla filiera agroalimentare, transizione verde, ricerca e formazione, uniti a riforme strutturali e infrastrutturali dell’amministrazione per ridurre gli oneri burocratici a carico delle imprese sono i pilastri su cui costruire il futuro del settore primario italiano”. L’Agricoltore cuneese N.02 • MARZO 2021
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IN PRIMO PIANO
Il lavoro agricolo sia una priorità politica OCCORRE SBLOCCARE GLI SGRAVI CONTRIBUTIVI CHE LE AZIENDE STANNO ASPETTANDO DA TEMPO E RIPENSARE IL SISTEMA PUBBLICO DI COLLOCAMENTO
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n un periodo di sempre maggior incertezza a causa della pandemia di Covid-19, anche l’agricoltura è chiamata ad affrontare diverse emergenze sul fronte dell’occupazione per favorire una complessiva ripartenza del Paese. In videoconferenza, con il ministro del Lavoro, Andrea Orlando e le parti sociali, il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti nelle scorse settimane ha spiegato che: “È necessario sbloc-
ACCOLTE LE RICHIESTE DI CONFAGRICOLTURA
care gli sgravi contributivi, che le imprese aspettano da tempo estendendole a tutte le filiere agricole. Così come, sul fronte della salute, è necessario definire un protocollo per la sicurezza in agricoltura, che è stato avviato con il precedente governo ma non è mai stato varato. Infine serve dare priorità alle vaccinazioni degli operatori agricoli per dare sicurezza sulla filiera del cibo”.
In agricoltura oltre un milione di addetti
“Riteniamo – ha osservato il presidente di Confagricoltura - che il lavoro in agricoltura vada ancor più valorizzato: è un comparto che garantisce cibo in quantità, qualità e salubrità. Lo scorso anno a quest’epoca la carenza di manodopera specializzata ci ha spinto ad attivare ‘corridoi verdi’, a spese delle aziende, per realizzare voli speciali per portare in Italia i lavoratori comunitari ed extracomunitari. Per evitare che il problema si ripeta è necessario cominciare a pensare fin da ora a nuovi corridoi verdi”. “Molti sono i temi al centro dell’agenda del nuovo ministro e dell’azione di governo per intraprendere la strada della ripresa – ha concluso Giansanti –. Occorre coraggio ed evitare che ogni incertezza possa pesare sulla tenuta economica e sociale del Paese”.
Prorogati gli incenti al biogas e la validità dei patentini
Giovedì 25 febbraio il Senato ha approvato definitivamente il disegno di legge n. 2101, di conversione in legge con modificazioni, del Decreto Milleproroghe (decreto-legge n. 183/2020), recante disposizioni urgenti in materia di proroga termini legislativi e ulteriori disposizioni. Al suo interno sono diversi gli interventi in materia di agricoltura e pesca, sostenuti con forza in queste settimane da Confagricoltura, che con il presidente nazionale Massimiliano Giansanti commenta: “Siamo soddisfatti per la conferma anche per il 2021 degli incentivi agli impianti di produzione di energia elettrica alimentati a biogas, con potenza elettrica non superiore a 300 kW e facenti parte del ciclo produttivo di un’impresa agricola e di allevamento. Portiamo a casa un nostro grande risultato, che sottolinea l’importanza strategica delle bioenergie, un modello di sviluppo che mette al centro la sostenibilità, l’economia circolare e l’innovazione tecnologica. In Italia si contano quasi 2.000 impianti e più di 12.000 occupati”. Particolare soddisfazione anche per l’approvazione dell’emendamento che proroga la validità dei patentini fitosanitari, come richiesto da Confagricoltura, e degli attestati per le macchine irroratrici a tutto
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“Occorre - secondo il presidente Massimiliano Giansanti - mettere mano con urgenza alle misure strutturali, salvaguardando le specificità del lavoro agricolo. Serve ripensare con urgenza al sistema pubblico di collocamento attraverso il quale, attualmente, avviene solo il 2% delle assunzioni. Contemporaneamente, in generale, tutti i meccanismi individuati per incentivare le assunzioni, compresa la decontribuzione, vanno resi universali e applicabili nel nostro settore”. L’occupazione è determinante per la crescita del Paese e sono necessari strumenti capaci di affiancare le imprese nella creazione di posti di lavoro. Il settore primario occupa più di un milione di addetti e Confagricoltura è la principale associazione datoriale, con 520.000 lavoratori assunti.
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il 2021. Tra gli altri principali interventi si evidenzia la proroga al 31 dicembre 2021 sia del termine per l’accreditamento degli organismi di controllo esistenti dei vini DOP e IGP aventi natura pubblica, sia dell’esonero degli obblighi di presentazione della documentazione antimafia al fine di ricevere i fondi dell’Unione europea, relativi ai terreni agricoli, per importi non superiori a 25 mila euro. È prevista poi la sospensione, in favore dei beneficiari degli esoneri contributivi disposti in agricoltura, del pagamento della rata relativa ai contributi di novembre e dicembre 2020, in scadenza il 16 gennaio 2021, fino alla comunicazione, da parte dell’ente previdenziale, degli importi contributivi da versare e comunque non oltre il 16 febbraio 2021. “Apprezziamo che questi interventi, fortemente richiesti da Confagricoltura, siano stati recepiti - conclude Confagricoltura Cuneo -; importante, in particolar modo, è il segnale di attenzione nei confronti del comparto delle energie rinnovabili con la tanto auspicata proroga degli incentivi agli impianti a biogas che, anche in provincia di Cuneo, stanno vedendo un costante sviluppo e un crescente interesse”.
Agricoltura al centro del nuovo Governo CONFAGRICOLTURA AUGURA BUON LAVORO AL NUOVO MINISTRO PATUANELLI E ALL’ESECUTIVO
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on l’avvento del governo guidato dal premier Mario Draghi anche l’agricoltura ha visto cambiare i suoi interlocutori politici a livello nazionale. Primo fra tutti, ovviamente, il ministro delle Politiche Agricole il cui ruolo è stato affidato a Stefano Patuanelli. “Il neo ministro porta al dicastero dell’Agricoltura un’importante eredità, quella della guida del Ministero dello Sviluppo Economico. - ha dichiarato Massimiliano Giansanti presidente di Confagricoltura –. Con lui abbiamo
lavorato a stretto contatto durante il precedente governo e fondamentale è stato il suo impegno per l’Agricoltura 4.0, fortemente voluta da Confagricoltura per la spinta propulsiva necessaria a dare nuova linfa al settore primario”. Per le imprese agricole ci sono sfide importanti sul mercato interno, in Europa e nel mondo che richiedono un accompagnamento politico in grado di valorizzare l’agricoltura italiana, ma al contempo di costruire quella del futuro, con il supporto della ricerca, dell’innovazione e con la
giusta attenzione alla sostenibilità. “Insieme dobbiamo programmare il piano di sviluppo del settore, che ha bisogno di slancio e programmazione, soprattutto in questo periodo di difficoltà economica aggravata dalla pandemia. L’agricoltura è anche fattore chiave della transizione ecologica su cui si fonderà il PNRR - Piano nazionale di ripresa e resilienza”, prosegue Giansanti. Proprio le priorità per il rilancio dell’agricoltura italiana sono state illustrate da Mario Draghi durante il suo primo discorso al Senato e sono state accolte con approvazione da Confagricoltura che tuttavia auspica, sulla base della linea tracciata proprio dal premier, che il PNRR sia rivisto allocando le risorse a favore delle infrastrutture materiali e immateriali, la ricerca e lo sviluppo tecnologico, determinanti per la ripresa anche delle aree interne. Sono temi sui quali
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GIANSANTI Presidente di Confagricoltura
l’organizzazione si batte da tempo, nella convinzione che il settore agroalimentare – prima voce del Pil – sia determinante per il raggiungimento degli obiettivi. Confagricoltura c’è e, con le sue imprese, è pronta a fare ancora di più la propria parte per il progresso e il benessere dell’Italia. Con i nuovi rappresentanti del nuovo esecutivo si è creato un dialogo proattivo per la crescita e lo sviluppo del Paese, per il quale è fondamentale l’apporto del settore agroalimentare. “Confidando di continuare in questa direzione, al Governo Draghi – conclude Giansanti – vanno i migliori auguri di buon lavoro”. INT_interratore_2016_1-4
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FAUNA SELVATICA
Lupo, serve subito un piano di contenimento CONFAGRICOLTURA TORNA A INVOCARE INTERVENTI PIÙ INCISIVI PER RISOLVERE IL GRAVE PROBLEMA
Sempre più numerosi gli esemplari di lupi in Piemonte
di Paolo Ragazzo
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ingraziamo la Regione che ha compreso tutta la gravità del problema, tuttavia bisogna passare urgentemente dalle parole ai fatti, per questo chiediamo l’avvio di un monitoraggio puntuale della reale consistenza di esemplari presenti sul nostro territorio regionale, oggi sottostimata. Occorre poi avere il coraggio di pensare a provvedimenti più incisivi, prendendo esempio da quanto fatto nella vicina Francia dove è stato adottato un piano di contenimento per fronteggiare una situazione anche lì fuori controllo. C’è poi tutto il capitolo della liquidazione dei danni subiti dalle aziende agricole, che devono essere più celeri e snelli, prevedendo inoltre anche misure di sostegno alla difesa delle greggi e delle mandrie all’interno dei prossimi bandi del
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PSR”. Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Cuneo e Piemonte sintetizza così le priorità illustrate dall’associazione a Fabio Carosso, vicepresidente della Regione e assessore con delega a Sviluppo della Montagna, Foreste, Parchi, Enti locali, per arginare l’avanzata del lupo sul territorio piemontese. L’aumento ormai incontrollato della popolazione di fauna selvatica e la diffusione dei lupi, in particolare nei territori montani e, più di recente, anche collinari e di pianura, crea problematiche significative sia in termini di sicurezza delle persone, sia per quanto riguarda le attività agricole che ricoprono un ruolo essenziale per la tutela del territorio. Confagricoltura lo aveva evidenziato già all’audizione congiunta della terza e quinta commissione permanente del Consiglio regionale del Piemonte (ambiente e attività produttive), chiarendo che “gli allevatori chiedono la soluzione del problema dei selvatici e in particolare del lupo perché vogliono vivere del loro lavoro e non vedere mandrie predate”. Il sistema di indennizzi pensato dalla Regione per i danni provocati da grandi carnivori (300 mila euro per il 2021) rappresenta un primo passo importante, ma Confagricol-
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tura continua a dialogare con l’ente regionale per migliorarne ulteriormente l’impianto e le misure.
Misure di contenimento al momento inefficaci Negli ultimi anni sono diventati sempre più frequenti gli avvistamenti di lupi vicino ai centri abitati, situazione ancora più problematica per le cascine isolate. Le misure di contenimento finora messe in atto si sono dimostrate inefficaci. Oggi, in considerazione dell’aumento abnorme della pressione della fauna selvatica, occorre intervenire con gli abbattimenti selettivi e l’attività venatoria. A causa della pandemia, infatti, la caccia di selvatici per troppo tempo è stata in parte interdetta e in parte limitata: a breve, con le semine e la ripresa vegetativa delle piante, ci troveremo di fronte a una nuova e pericolosa emergenza, con danni incalcolabili alle colture. “Occorre perciò intervenire con provvedimenti urgenti, motivati dall’eccezionale momento che stiamo vivendo, semplificando le procedure per gli abbattimenti controllati” sostiene Confagricoltura che invita a prendere in esame la situazione complessiva per evitare danni ancora più pesanti al territorio e alle attività turistiche. “La
diffusione sempre più ampia di cani da guardiania per contrastare la diffusione dei lupi potrebbe creare anche dei problemi indiretti, ad esempio al turismo della montagna – ha sottolineato Roberto Abellonio, direttore di Confagricoltura Cuneo -, perchè si tratta di animali addestrati alla difesa del territorio e delle greggi. Dobbiamo fare di tutto perché i malgari continuino la loro attività sulle nostre montagne, per presidiare l’ambiente e prevenire il dissesto idrogeologico - ha concluso il direttore - evitando che si disperda un patrimonio di straordinario valore: è una responsabilità enorme che dobbiamo assumerci, ciascuno per la propria parte”.
Il “caso” del Vallone dell’Arma Nonostante gli appelli sul tema, tuttavia, le anomalie e i casi continuano a non mancare. Come quello portato alla luce nelle scorse settimane da Confagricoltura Piemonte che ha inviato una lettera alla Regione in merito alle misure di conservazione specifiche del Sito IT1160067 – Vallone dell’Arma. “Il SIC (Sito di interesse comunitario) proposto è stato definito, in base agli indici biologici e morfografici, come area indicata per la riproduzione del lupo. Al riguardo – ha scritto il presidente di Confagricoltura Piemonte Enrico Allasia – evidenziamo che allo stato attuale le popolazioni di lupo sull’arco alpino, e in particolare nella provincia di Cuneo, hanno raggiunto una densità di assoluto e preoccupante
rilievo e quindi non necessitano di particolari strumenti di protezione, ma piuttosto di azioni di contenimento. L’areale interessato dal SIC proposto è una zona a elevata vocazione zootecnica e pastorale, con produzioni di alpeggio di altissima qualità e peculiarità”. Sulla questione si sono mobilitati anche i comuni e le istituzioni del territorio coinvolto dalla proposta. Confagricoltura ha sottolineato alla Regione come “l’inserimento di questa zona in un SIC, specie se così orientato, implicherebbe per le imprese agricole locali una serie di ulteriori limitazioni e vincoli, in un periodo
già caratterizzato da una particolare crisi del comparto zootecnico; gli inevitabili danni causati da una crescente popolazione di lupi renderebbe economicamente insostenibile l’allevamento, con il rischio di chiusura delle aziende. Quali rappresentanti degli agricoltori è nostro preciso dovere intraprendere ogni azione affinché i malgari possano continuare a svolgere la loro attività sulle nostre montagne, per presidiare l’ambiente e prevenire il dissesto idrogeologico, evitando che si disperda un patrimonio di straordinario valore storico, paesaggistico, culturale e ambientale.
Per queste ragioni – conclude Enrico Allasia – riteniamo del tutto inopportuno l’inserimento di misure a favore della salvaguardia del lupo nella zona del proponendo SIC – Vallone dell’Arma, così come in altre aree a protezione speciale. Esprimiamo altresì la nostra contrarietà all’inserimento della zona del Vallone dell’Arma nel proponendo SIC o in altre aree a protezione speciale”.
“No” all’ampliamento del Parco Alpi Marittime E per chiudere, segnaliamo il pieno sostegno di Confagricoltura Cuneo alla raccolta firme avviata a Moiola
da un gruppo di cittadini ed estesa anche ad altri Comuni della valle, con cui si invita l’amministrazione a riconsiderare la possibilità di estendere al comune della Valle Stura il Parco Alpi Marittime e Marguareis. “Se il territorio entrasse a far parte dell’area protetta sarebbero numerosi i vincoli all’operatività delle aziende agricole della zona, che con la loro presenza creano occupazione e aiutano a manutenere l’area montana. La loro richiesta non è di ricevere sussidi ma di poter continuare a lavorare”, dice sul tema Adriano Rosso, responsabile di Confagricoltura zona di Cuneo.
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“Semaforo antismog”, pesanti oneri per le aziende agricole LA REGIONE PIEMONTE HA ADOTTATO UN PIANO STRAORDINARIO PER MIGLIORARE LA QUALITÀ DELL’ARIA, MA LIMITA L’AGRICOLTURA di Davide Rossi
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ono in arrivo significativi oneri per il comparto agricolo a causa dell’adozione da parte del Piemonte di misure straordinarie per migliorare la qualità dell’aria alla luce della condanna dell’Italia da parte della Corte di Giustizia dell’Unione Europea per il superamento sistematico e continuato dei limiti previsti dall’Unione sulle concentrazioni di PM10 nell’aria. Per evitare le sanzioni, che potrebbero aggirarsi tra i 200 milioni e i 2 miliardi di euro, è stato necessario presentare un piano urgente con tutte le azioni da attuare per il rientro nei limiti. Le misure studiate, che sono entrate in vigore da inizio marzo, si rivolgono verso tre principali ambiti di intervento: mobilità, riscaldamento e agricoltura e prevedono l’aggiornamento dei criteri con cui si attiva il cosiddetto “semaforo antismog“ (inquadra il QR-code a fondo pagina).
Cosa cambierà per il settore? Verrà vietato distribuire fertilizzanti, ammendanti e correttivi contenenti azoto e spandere letami o materiali assimilabili, a meno che per entrambe le tipologie di materiali non venga previsto l’interramento immediato. Allo stesso tempo, il divieto di abbruciamenti di materiale vegetale verrà esteso dal 15 settembre al 15 aprile su tutto il territorio regionale e nello stesso periodo SEMAFORO ANTISMOG
La Regione Piemonte ha introdotto disposizioni straordinarie per la qualità dell’aria. Inquadra il QR-Code.
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PM10
5%
percentuale di emissioni di PM10 a livello regionale dalle filiere agricole
DA FILIERE AGRICOLE sarà vietato ogni tipo di combustione all’aperto nell’agglomerato di Torino, pianura e collina. L’applicazione delle misure strutturali e temporanee sarà ampliata territorialmente, a tutte le zone pianeggianti e collinari della regione Piemonte per un totale di 947 Comuni, e temporalmente, dal 15 settembre al 15 aprile. Ancora una volta, il comparto agricolo si vede pesantemente coinvolto in dinamiche generali pur avendo responsabilità minori di quelle degli altri settori per quanto riguarda l’inquinamento e l’abbassamento della qualità dell’aria. Almeno questo è ciò che emerge analizzando i dati: ad esempio, soltanto il 5% delle emissioni primarie di PM10 e di PM2,5 a livello regionale dipendono dalle filiere agricole, un dato significativamente inferiore rispetto a quelli del trasporto su strada (32% e 14%) e della combustione non industriale, ovvero in sostanza dei riscaldamenti domestici (45% e 60%). Le statistiche per quanto riguarda gli ossidi di azoto, la cui concentrazione nell’aria della Pianura Padana è sotto stretta osservazione e potrebbe essere a breve fonte di ulteriori sanzioni da Bruxelles, sono analoghe: solo l’1% delle emissioni è addebitabile all’agricoltura, mentre circa il 50%
dipendono dal trasporto su strada. Sembrerebbe confortare questa tesi anche un’analisi relativa all’inquinamento durante i mesi del lockdown totale della primavera 2020, pubblicata recentemente dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale di Roma: tra marzo e aprile scorsi, quando le aziende agricole non hanno mai smesso di lavorare a differenza di una parte dell’industria e di tutto il terziario compresi i trasporti, la concentrazione di ossidi di azoto nell’aria della Pianura Padana è calata sensibilmente e pure le particelle di PM10 hanno registrato un abbassamento, anche se meno significativo. Non si tratta però di una assoluzione piena per il comparto primario, che invece è responsabile per il 95% delle emissioni di ammoniaca, precursore delle particelle di particolato, che dunque va contenuta.
Confagricoltura: “Provvedimenti troppo stringenti in Piemonte” “Le misure, purtroppo, non sono rinviabili – precisa Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonte –: in caso di inadempienza o di inefficacia dei provvedimenti individuati l’Unione Europea comminerà le sanzioni previste dalla sentenza sotto forma di tagli ai fondi POR e PSR, ma i provvedimenti adottati in Piemonte sono più stringenti di quelli delle altre regioni del bacino padano e rischiano di causare danni rilevanti alle aziende agricole perché non tengono conto in modo adeguato di aspetti tecnico agronomici fondamentali”. Esaminando i provvedimenti adottati dalle altre Regioni – fa rilevare Confagricoltura – si può notare che il quadro non è omogeneo. La Regione Lombardia prevede il divieto di spandimento degli effluenti di allevamento, delle acque reflue, dei digestati, dei fertilizzanti e dei fanghi di depurazione in tutti i casi di superamento dei limiti di inquinamento dell’aria. Sono però state definite con precisione le matrici fertilizzanti soggette alle limitazioni, tra l’altro con
QUALITÀ DELL’ARIA
esclusione dei letami, e consentite numerose modalità di applicazione al terreno oltre all’iniezione e interramento immediato, tra le quali la distribuzione localizzata su colture in atto. L’Emilia-Romagna, pur estendendo territorialmente le misure come Piemonte e Lombardia, ha limitato il divieto allo spandimento dei liquami, facendo salva l’applicazione con interramento immediato o iniezione diretta. Il Veneto infine a tutt’oggi non ha ancora approvato alcuna delibera. Confagricoltura Piemonte ha inviato una lettera agli assessori regionali all’Ambiente Matteo Marnati e all’Agricoltura Marco Protopapa chiedendo la convocazione di un tavolo tecnico per discutere delle misure. “Stiamo inoltre preparando una serie di argomentazioni tecniche da presentare alla Regione Piemonte e da usare come
ABBRUCIAMENTO
+60 giorni
periodo in più all’anno in cui sarà in vigore il divieto di abbruciamenti in Piemonte
VIETATO traccia per chiarire agli agricoltori la sostanza di quanto stabilito”, conclude Allasia. Confagricoltura intende infatti tutelare le aziende nella definizione delle misure da applicare, quali la copertura degli stoccaggi o l’uso di macchinari che interrino il letame nel momento stesso dello spargimento: “Gli agricoltori non si tirano indietro e anzi da anni collaborano per
la progressiva adozione di soluzioni che tutelino sempre di più l’ambiente. Si tratta però di interventi molto onerosi, già in parte realizzati ma che si possono attuare su larga scala solo se adeguatamente supportati da concomitanti politiche di sviluppo e di sostegno alle imprese” dichiara Marco Boggetti, referente di Erapra Piemonte. In tal senso, Confagricoltura sta già collaborando alla definizione di incentivi economici che passino attraverso l’adeguamento dei bandi finanziati dal Piano di Sviluppo Rurale regionale, strumento attualmente in fase di transizione e che dovrà essere riproposto con l’inserimento di tipologie di intervento e livelli di contributi adatti a risolvere queste criticità, indirizzandolo meglio verso i bisogni più attuali e concreti del settore.
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ACQUA
All’agricoltura servono invasi e una rete idrica efficiente ISABELLA MOSCHETTI DI CONFAGRICOLTURA CUNEO: “IMPORTANTE COMPLETARE I PROGETTI ALLO STUDIO E IMMAGINARNE ALTRI” di Francesca Braghero
U
n quarto della popolazione mondiale vive oggi in condizione di stress idrico, a causa dei cambiamenti climatici, dell’incremento demografico e della crescente urbanizzazione del territorio. Il 22 marzo ricorre l’anniversario della Giornata Mondiale dell’Acqua (World Water Day), istituita dalle Nazioni Unite nel 1992 per mettere in luce l’importanza di questa risorsa e la necessità di preservarla. Confagricoltura a tal proposito sottolinea come l’agricoltura, consapevole della sua posizione di prima linea per l’utilizzo dell’acqua, si stia impegnando notevolmente ad accelerare la transizione verso modelli sostenibili di gestione idrica. Ancora di più in un periodo così delicato come quello che stiamo vivendo, ci si rende conto di quanto sia importante la produzione agricola ed agroalimentare che si fonda sulla risorsa acqua: l’84% dell’agroalimentare italiano deriva dall’agricoltura irrigua. “La grande sfida del futuro sarà imporre un cambiamento nel modo di gestire questa fondamentale risorsa, migliorando le infrastrutture per ridurre le perdite, utilizzando sistemi di irrigazione più efficienti e aumentando la capacità di raccolta dell’acqua mediante la creazione e il recupero di invasi naturali e artificiali – sostiene Isabella Moschetti, consigliere di Confagricoltura Cuneo –. Per la provincia di Cuneo, occorre dunque accelerare i tempi sul completamento degli invasi già allo studio e sulla progettazione di nuove opere anche di piccole dimensioni, fondamentali per affrontare i periodi di siccità, frequenti anche
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nelle nostre zone”. L’agricoltura viene spesso accusata di grandi consumi, di sprechi e di erosione del suolo, ma l’irrigazione è indispensabile per una produzione di qualità: il 75% delle eccellenze alimentari dipende infatti dalla disponibilità di acqua. “Prendendo in esame il destino dell’acqua utilizzata per irrigare i campi – continua Moschetti – vediamo che la maggior parte di quella impiegata, oltre ad essere utilizzata dalle piante, ritorna in circolo con l’evaporazione, si infiltra nel suolo, rientra nei corsi idrici, riaffiora in risorgive e fontanili che donano ai panorami una valenza paesaggistica; inoltre i canali irrigui svolgono un’importante funzione di tutela del territorio per l’azione di smaltimento delle piene con conseguente riduzione dei danni da alluvione”. Con il supporto della tecnologia e l’informatizzazione è possibile avere una stima precisa del fabbisogno irriguo ed adottare un’irrigazione
ACQUA
84%
dell’agroalimentare italiano deriva dall’agricoltura irrigua
PER L’AGROALIMENTARE di precisione e con opportune scelte agronomiche si potranno individuare varietà resistenti allo stress idrico ed ottimizzare i cicli colturali. “Possiamo garantire la sostenibilità ambientale tenendo presente che occorre garantire anche la sostenibilità economica dell’impresa agricola – conclude Isabella Moschetti –. Come l’industria si adegua al risparmio energetico usando combustibili meno inquinanti, ma senza tornare ad usare i cavalli come forza motrice, così l’agricoltore non può tornare ad usare i buoi per arare, così come non può solo aspettare la pioggia per bagnare i propri campi”. In conclusione, si rende necessaria la ‘multifunzionalità’: la stessa goccia d’acqua utilizzata per l’irrigazione, prima di raggiungere i nostri mari, può essere riutilizzata per altre funzioni industriali, energetiche, turistiche, e viceversa per le acque reflue depurate.
Un corso irriguo della pianura cuneese ad uso delle aziende agricole
CEREALICOLTURA
Mais, le linee guida per valorizzare la coltivazione CONFAGRICOLTURA FAVOREVOLE A UN SOSTEGNO ASSICURATIVO SULLA SANITÀ DEI RACCOLTI PER COMPENSARE EVENTUALI PERDITE di Francesca Braghero
N
egli ultimi quindici anni la coltura del mais in Italia sta soffrendo di una perdita di competitività che ha portato al dimezzamento della superficie coltivata e, di conseguenza, alla riduzione della produzione a disposizione delle filiere nazionali, comprese quelle di eccellenza (DOP, IGP) che, essendo vincolate a mangimi e foraggi del territorio, vengono così messe a rischio. In Piemonte, dai 170.913 ettari coltivati nel 2010, si è passati ai 137.655 del 2020. Tale perdita, che deriva dal contesto agrotecnico, dagli aggravi gestionali, ma anche dal calo dei pagamenti PAC (Politica Agricola Comune) diretti, deve essere in qualche modo arginata, per riportare il mais al suo status originario di prima coltura nazionale sia in termini di produzione che di rese, facendo cessare le importazioni dall’estero, che attualmente coprono ben il 50% del fabbisogno del
nostro Paese. Come individuato all’interno del Piano Maidicolo approvato lo scorso anno dalla Conferenza Stato-Regioni, la promozione di politiche efficienti a livello nazionale ed europeo rappresenta uno degli interventi primari per il rilancio della coltura del mais. Di fondamentale importanza a questo proposito è il piano strategico di massimizzazione dei benefici finanziari derivanti dalle misure della PAC, che si fonda su due pilastri: • Sostegni diretti agli agricoltori e misure di mercato per far fronte a situazioni difficili o impreviste. Il Tavolo Tecnico del settore Mais (TTM) propone di rafforzare i pagamenti diretti per valorizzare il mais nazionale e di sostenere misure di mercato come il rafforzamento dei dazi doganali tenendo conto di criteri oggettivi, come le evoluzioni e i costi di produzione. • Finanziamenti alla
programmazione pluriennale dello sviluppo rurale per accrescere la competitività del prodotto italiano sul mercato. Per la crescita e la competitività del settore maidicolo, i programmi del PSR sono fondamentali per contribuire all’innovazione del processo produttivo, ragione per cui devono essere rafforzati attraverso investimenti in immobilizzazioni materiali, pagamenti agro-climatico-ambientali, strumenti di gestione del
ACCORDO IMPORTANTE
rischio e trasferimento di conoscenze sulle caratteristiche del mais. A proposito di questo ultimo punto, Confagricoltura sottolinea come il mais, per la sua elevata capacità nel massimizzare l’uso delle risorse, l’altissima efficienza fotosintetica, a fronte di un impiego contenuto di agrofarmaci, si inserisca a pieno titolo all’interno degli impegni agro-climatico-ambientali, non solo per quanto riguarda la mitigazione dei cambiamenti climatici, ma anche per il raggiungimento dell’obiettivo che mira a rinforzare lo sviluppo sostenibile e la gestione efficiente delle risorse naturali come acqua e suolo. “Sarebbe molto importante introdurre anche un sostegno all’assicurazione sulla sanità dei raccolti, così da compensare eventuali
perdite – sostiene Andrea Ingaramo, presidente sezione cereali e semi oleosi di Confagricoltura Cuneo –; oltre a promuovere azioni che sostengano le forme associative degli agricoltori che operano in base ai regimi di qualità e realizzare azioni di informazione e promozione di prodotti agricoli e alimentari che ricadono in tali regimi”. La promozione di politiche efficienti non è l’unica linea di intervento per il rilancio del mais del Piano Maidicolo, che propone anche l’orientamento al mercato mediante la valorizzazione del mais italiano, che da commodity deve diventare speciality, e l’aumento della competitività tramite l’aumento delle rese, il miglioramento della qualità e il potenziamento del settore di ricerca e innovazione.
Confagricoltura ha aderito a Convase
Confagricoltura ha aderito, insieme a Cia-Agricoltori italiani, Copagri, Alleanza delle Cooperative Agroalimentari e Assosementi, a Convase – Consorzio per la valorizzazione delle sementi, che riunisce 23 aziende rappresentanti il 40% della produzione nazionale di sementi certificate. L’obiettivo è il rafforzamento della sinergia tra mondo sementiero e agroalimentare per valorizzare la qualità delle produzioni e qualificare l’intera filiera. Gli agricoltori operano in stretto contatto con i produttori di sementi, testando direttamente in campo i risultati del loro lavoro e indicando le esigenze di mercato, con particolare riferimento alle problematiche agronomiche, fitosanitarie e qualitative. Per questa ragione, è fondamentale avere a disposizione uno strumento in grado di assicurare la sicurezza e la sostenibilità del processo produttivo sin dall’inizio del ciclo, puntando su iniziative come il progetto “Seme di Qualità” dello scorso anno, rafforzato dall’adesione al consorzio.
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ZOOTECNIA
Piemontese in affanno la parola alle aziende CONTINUA A TENERE BANCO IL DIFFICILE MOMENTO DELLA PREGIATA RAZZA BOVINA di Davide Rossi
L
a crisi della carne di Razza Bovina Piemontese continua ad essere un tema delicato per il nostro territorio: con una situazione di mercato nella quale il prezzo dei maschi ha subito cali drastici, fino a 80 centesimi di euro al chilo in meno rispetto al recente passato, e quello delle femmine che si mantiene a stento su livelli pre-crisi, gli allevatori non vedono una via d’uscita rapida dal difficile periodo che stanno vivendo. Un periodo nel quale
sono state mosse forti critiche alle associazioni di categoria, Anaborapi e Consorzio Coalvi su tutte, alle quali vengono addebitate politiche non sempre trasparenti nei confronti dei soci e scarsa efficacia nell’azione di valorizzazione e promozione del prodotto. Confagricoltura sta monitorando la situazione con attenzione per assistere gli associati in questa complicata congiuntura: “Il nuovo inasprimento delle misure anticontagio ha sostanzialmente bloccato di nuovo tutto il comparto. Ora non è più solo una questione
Sono oltre 220 mila i capi di Piemontese allevati in provincia di Cuneo
di prezzo per i maschi, ma anche di quantitativi: non si riesce a far uscire dalle stalle tutti gli animali” nota Alberto Brugiafreddo, vice presidente della Sezione Allevamenti Bovini di Confagricoltura Piemonte e presidente della Sezione Bovini da Carne di Confagricoltura Cuneo. Abbiamo sentito alcuni allevatori per tastare il polso della situazione sulle preoccupazioni del momento. La principale, come accennato, è quella relativa al prezzo: Michele Vinai di Rocca de’ Baldi fa notare come “rispetto al 2019 ogni maschio viene venduto in media ad un prezzo più basso di 350 euro”. Un calo elevatissimo per gli allevatori, che non ha però riscontro nel prezzo al dettaglio, rimasto sostanzialmente invariato. “Se noi veniamo pagati meno sarebbe logico che la carne costasse meno ai consumatori, ma questo non avviene. Dove finiscono quei 350 euro ad animale che noi allevatori non vediamo più?” si chiede Vinai.
Costi in aumento e consumi in calo Se da una parte i capi hanno minor valore sul mercato, dall’altra i costi sono aumentati: Marco Tortone di Villafalletto segnala che “il prezzo delle materie prime è in forte crescita: in particolare la soia, che paghiamo 15euro al quintale in più rispetto allo scorso anno”. Su questo tema gli fa eco Renato Milanesio di Bra, che aggiunge “la soia è in mano a pochi distributori, che possono per-
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PIEMONTESE
350 €
perdita media per capo di Piemontese nel 2020
IN DIFFICOLTÀ mettersi di alzare il prezzo senza grossi rischi di concorrenza. Inoltre, c’è il fattore degli OGM: in Italia sono vietati, ma importare soia geneticamente modificata dall’estero non lo è: ciò crea turbativa di mercato e inoltre noi ci troviamo in difficoltà ad alimentare i nostri vitelloni con soia non transgenica, sempre più difficile da reperire”. Riguardo al prezzo dei cereali, la posizione di Milanesio è più sfumata: “Il mais è aumentato, ma era poco remunerativo da anni”. Il settore risente poi del sempre minore consumo di carne sul mercato nazionale: una situazione che potrebbe essere uno stimolo per comunicare meglio sul valore della qualità: “Informare i consumatori sulla qualità della carne italiana, rendere evidente con un’etichettatura chiara la provenienza nazionale del prodotto potrebbe favorire un consumo più consapevole” sostiene Paolo Solavaggione di Savigliano. Al contrario, incombe sul settore il rischio che l’Unione Europea imponga sulla carne un altro genere di bollino: quello che potrebbe presentarla addirittura come prodotto cancerogeno, alla stregua delle sigarette.
I contraccolpi del Covid-19 Il Covid-19, con la chiusura di importanti sbocchi di mercato della Piemontese quali la ristorazione e le mense scolastiche, ha accelerato un processo involutivo che però era cominciato già prima, come ricorda Vinai: “Siamo sempre stati deboli nella difesa della qualità del nostro prodotto come eccellenza nazionale: da quando, circa due anni fa, sono stati equiparati alla produzione italiana anche gli incroci, abbiamo iniziato a perdere quote di mercato in favore di prodotti sicuramente meno pregiati
del nostro”. Non aiuta la vendita neanche avere una certificazione come quella del Consorzio Coalvi: “La carne etichettata Coalvi non dà il valore aggiunto che ci si aspetterebbe”, ci hanno detto tutti gli allevatori che abbiamo ascoltato. Il lavoro da fare sembra concentrarsi proprio in questo ambito: “Sediamoci intorno ad un tavolo per cercare nuove idee per valorizzare la nostra carne, ponendo un freno alle importazioni di merce dall’estero, oltretutto meno controllata e sicura della nostra” propone Milanesio. Un’inversione di tendenza sembra
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lontana: di sicuro non arriverà prima della fine della crisi sanitaria, ma per la Piemontese potrebbe essere necessario altro per risollevarsi. Tortone rileva come “il prodotto non è omogeneo sul banco, a causa delle diverse tipologie di alimentazione da stalla a stalla” e Solavaggione conferma che “nell’ingrasso ci sono ancora oggi troppe varianti: non tutti usano fieno o cereali senza integratori e vitamine, che danno alla carne migliore consistenza e gusto. Qualche allevatore usa ancora pastone o trinciato, ma questo incide sulla qualità del prodotto finale”. Su
SUL MERCATO LA CARNE CERTIFICATA NON DÀ IL VALORE AGGIUNTO CHE GLI ALLEVATORI SI ASPETTEREBBERO questa tematica, il rilievo unanime è che chi si occupa della certificazione degli animali avrebbe potuto fare di più per rendere più omogeneo il processo produttivo e puntare anche su di esso per valorizzare la carne.
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ZOOTECNIA
Etichettatura, basta deroghe FINITO IL PERIODO TRANSITORIO, CONFAGRICOLTURA CUNEO CHIEDE MAGGIOR CHIAREZZA
È
terminato il periodo transitorio che permetteva l’utilizzo di etichette e imballaggi senza l’indicazione dell’origine della carne suina nei prodotti trasformati. La deroga, che era stata concessa fino al 31 gennaio, è invece ancora valida per i prodotti IGP. Questo significa che i prodotti trasformati a base di carne suina a Indicazione Geografica Protetta possono continuare a non avere in etichetta l’origine della materia prima. Un paradosso – ad avviso di Confagricoltura – che crea confusione nei consumatori e che va contro la chiarezza auspicata anche dalla normativa comunitaria. “Invitiamo tutti gli operatori della filiera, al di là degli obblighi previsti, a indicare l’o-
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rigine delle materie prime sui prodotti trasformati, valorizzando così le carni nazionali e tutelando gli interessi sia dei produttori nostrani, sia dei consumatori, che chiedono sempre maggiore chiarezza nelle informazioni relative al cibo che comprano”, dichiara Roberto Barge, presidente della sezione suinicola di Confagricoltura Cuneo. La trasparenza della comunicazione dà a chi acquista una maggiore consapevolezza e lo aiuta nella scelta del prodotto. Questo rientra in un percorso teso a una corretta alimentazione, basata sulla conoscenza dell’origine delle produzioni e sulle loro caratteristiche organolettiche. A tale proposito, Confagricoltura ritiene completamente sbagliata e fuori luogo la proposta della UE relativa al “piano di azione per migliorare la salute dei cittadini europei” che prevederebbe di indicare in etichetta l’associazione tra i prodotti trasformati di carne e le cause di insorgenza di patologie tumorali. Si tratta di un ennesimo e intollerabile attacco al Made in Italy, ai suoi prodotti di alta qualità e alla dieta mediterranea, patrimonio dell’Unesco, che numerosi studi associano semmai a una riduzione della mortalità per tutte le cause.
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FNP SUINICOLA
Rudy Milani nuovo presidente Rudy Milani, 43 anni, trevigiano di Zero Branco, è stato nominato presidente della Federazione Nazionale di Prodotto degli allevamenti suini di Confagricoltura. Titolare di un allevamento di 440 scrofe a ciclo chiuso, Milani è stato chiamato a occuparsi di un settore messo a dura prova dall’emergenza Covid, ma con tutte le carte in regola per competere sul mercato mondiale. In Piemonte attualmente l’allevamento suino interessa 2.012 aziende che allevano 1.270.149 capi suini. La maggior concentrazione di animali si registra in provincia di Cuneo, con 821 allevamenti e 893.411 capi allevati, seguita da Torino con 609 aziende e 213.143 capi. Complessivamente in Italia sono attive circa 32.000 imprese di allevamento suino con 8.543.029 capi.
NOTIZIE SEMPRE AGGIORNATE E APPROFONDIMENTI SU WWW.CONFAGRICOLTURACUNEO.IT O SU WWW.FACEBOOK.COM/CONFAGRICOLTURACUNEO
DOMANDA UNICA (PAC): DISPOSIZIONI NORMATIVE AGEA PER LA CAMPAGNA 2021 Agea, con le Istruzioni Operative n. 11 del 18 febbraio 2021, ha emanato le disposizioni normative per la presentazione della Domanda Unica per la campagna 2021.
Aspetti fondamentali Gli aspetti fondamentanti per la presentazione della domanda sono: 1) Trasferimento titoli: la richiesta di trasferimento titoli deve essere effettuata entro la data di presentazione della domanda di pagamento, a oggi fissata per l’11 giugno 2021 (comprensivo del periodo di ritardo di presentazione). 2) Riserva nazionale: anche per l’anno in corso è possibile presentare domanda per l’accesso alla riserva nazionale. L’accesso è consentito ai giovani agricoltori e nuovi agricoltori. Il valore dei titoli assegnati sarà di circa 210 euro/ha, a cui aggiungere il
pagamento greening e il pagamento giovani agricoltori. 3) Fondo competitività filiere: nella domanda unica 2021 non c’è riferimento al Fondo competitività delle filiere mais e soia. 4) Sostegno accoppiato: per la soia l’importo 2021 è pari a 70 €/ha, per il riso 150 €/ha.
Produzioni animali Per quanto riguarda le produzioni animali: vacche da latte di allevamento di qualità: 70 €/capo; vacche da latte di allevamenti di qualità in zona montana: 160 €/capo. Bovini da carne: vacche nutrici da carne e a duplice attitudine iscritte ai libri genealogici o registro anagrafico: 120 €/ capo; vacche a duplice attitudine iscritte ai libri genealogici o registro anagrafico, inserite in piani selettivi o di gestione razza 145 €/capo; vacche nutrici non iscritte ai libri genealogici o nel registro anagrafico
e appartenenti ad allevanti non iscritti nella BDN come allevamenti da latte: 65 €/capo; capi bovini macellati di età compresa tra i 12 e 24 mesi allevati per almeno sei mesi 40 €/capo; capi bovini macellati di età compresa tra i 12 e 24 mesi allevati per almeno dodici mesi: 60 €/capo; capi bovini macellati di età compresa tra i 12 e 24 mesi allevati per almeno sei mesi, aderenti a sistemi di qualità: 60 €/capo; capi bovini macellati di età compresa tra i 12 e 24 mesi allevati per almeno sei mesi, aderenti a sistemi di etichettatura: 60 €/ capo; capi bovini macellati di età compresa tra i 12 e 24 mesi allevati per almeno sei mesi, certificati ai sensi del Reg. (UE) n. 1151/2012: 60 €/capo.
Anticipo contributi Anche per quest’anno è prevista l’erogazione dell’anticipo dei contributi. L’anticipo sarà pari al 50% degli importi risul-
tati ammissibili al pagamento base, pagamento greening e pagamento piccoli agricoltori nell’ambito della Domanda Unica 2021. L’erogazione è prevista per il 31 luglio 2021.
Scadenza presentazione domanda unica La scadenza ad oggi è fissata per il 17 maggio 2021, mentre per le domande di modifica ai
sensi dell’art.15 del Reg. (UE) n. 809/2014 la scadenza è fissata per il 31 maggio 2021. Il termine ultimo per la presentazione delle domande tardive è l’11 giugno 2021 (in tal caso l’importo viene decurtato dell’1% per ogni giorno lavorativo di ritardo a partire dal 15 maggio 2021). Per informazioni rivolgersi agli uffici CAA di Confagricoltura Cuneo.
PAC 2021, FISSATO IL VALORE TITOLI L’introduzione del regolamento UE 2220 del 2020 prevede che ogni Stato membro possa prendere decisioni nell’ambito dell’applicazione delle regole sull’attuale Pac: in particolare l’articolo 9 concede la possibilità di decidere sul valore dei titoli unitari assegnati a ogni beneficiario. In particolare, le decisioni devono riguardare: l’applicazione delle riduzioni e del capping; la flessibilità tra primo e secondo pilastro; la prosecuzione della convergenza interna dei titoli all’aiuto; la percentuale di taglio dei diritti all’aiuto per la costituzione della riserva nazionale; la percentuale del massimale annuale nazionale da destinare al pagamento per i giovani agricoltori. Per il 2020 e il 2021 il ministero dell’Agricoltura ha deciso che il valore dei titoli rimane identico al 2019, mentre per il 2022 la decisione sarà presa entro il prossimo 1° agosto. La media del valore dei titoli del pagamento di base in Italia è di 217,64 euro/ ha, mentre la media di tutti i pagamenti è 381,18 euro/ha.
INSERTO TECNICO
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AGGIORNAMENTO SUGLI AIUTI ZOOTECNICI PREVISTI DAL “FONDO EMERGENZA” Si è tenuta il 10 marzo una riunione con AGEA in occasione della quale (l’incontro era convocato specificatamente per le istruzioni operative relative agli aiuti per il comparto bufalino) sono state fornite informazioni relativamente agli aiuti previsti dal DM in oggetto.
Chiarimenti sui ritardi nei pagamenti A seguito delle richieste di Confagricoltura sui ritardi nei pagamenti e sulla carenza di informazioni a riguardo da parte dell’Ente pagatore, l’AGEA ha informato che sta procedendo al pagamento dell’anticipo dell’80% alle aziende del settore dei vitelli, suinicolo, avicolo, cunicolo e ovicaprino. La procedura per il pagamento dell’anticipo comunque prevede dei controlli
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sulla posizione dell’azienda in merito, ad esempio, alla regolarità contributiva, al certificato antimafia, alla verifica dei limite degli aiuti di Stato secondo quanto riportato nell’apposito registro ecc. come stabilito per norma. Ulteriore ritardo è previsto per le aziende in soccida che richiedono ulteriori verifiche dei dati; ciò ha determinato la scelta da parte dell’amministrazione di dare precedenza alle aziende non in soccida per accelerare i pagamenti. Queste elaborazioni stanno portando un ritardo nell’erogazione dei fondi che comunque stanno procedendo e dovrebbero essere assicurati a tutti entro la fine di giugno. AGEA invierà nei prossimi giorni un report sui pagamenti effettuati entro la fine di febbraio e mensilmente aggiornerà su quanto verrà pagato fornendo anche la
lista dei beneficiari. In merito al pagamento per i bovini di età tra 12 e 24 mesi, per il quale Agea non ha ancora previsto una procedura operativa e per il quale è previsto come noto un fondo di circa 10 milioni di euro, l’AGEA ha informato che è in corso di predisposizione un modello precompilato in collaborazione con la Banca Dati Nazionale per facilitare la compilazione delle documentazioni da parte dei richiedenti che auspicano di poter emanare entro la fine del mese di marzo – inizio mese di aprile.
Per informazioni Ulteriori informazioni saranno inviate dagli uffici di Confagricoltura Cuneo non appena ricevuti gli aggiornamenti previsti da AGEA.
NUOVE AUTORIZZAZIONI IMPIANTO VIGNETI - ANNO 2021 Con circolare AGEA n. 00009066 del 10/02/2021 sono state emanate le disposizioni per la presentazione delle domande di assegnazione delle autorizzazioni di nuovi impianti viticoli 2021. In Piemonte si confermano le regole dello scorso anno: viene applicata la distribuzione proporzionale (assegnazione pro-rata) alla superficie richiesta, e sono state fissate le seguenti disposizioni: - superficie massima per domanda 20 ettari - superficie minima garantita di 0,5 ettari (nel caso in cui gli ettari non soddisfino pienamente tutte le richieste) Il servizio di predisposizione delle domande, disponibile sul portare SIAN, rimarrà aperto fino al 31 marzo, secondo le specifiche definite nella circolare AGEA, si ricorda inoltre che: - l’assegnazione verrà effettuata dalla Regione Piemonte a tutti i produttori presenti nell’elenco fornito dal MiPAAF attraverso una determinazione dirigenziale la cui pubblicazione sul BUR avrà valore di comunicazione agli stessi produttori beneficiari; - tali assegnazioni saranno visibili ai produttori nell’area pubblica del portale AGEA e SIAN. - in caso di accoglimento per una superficie inferiore al 50% della richiesta, il produttore potrà rinunciare direttamente su SIAN entro 30 giorni da tale comunicazione; - tali autorizzazioni andranno utilizzate entro 3 anni dalla data di assegnazione pena l’applicazione delle sanzioni definite all’art. 69 della L.238/16. Inoltre per effetto di quanto disposto dal nuovo Regolamento 2020/2220, la durata di tutte le autorizzazioni all’impianto o al reimpianto scadute o in scadenza nel corso dell’anno 2020 è prorogata fino al 31 dicembre 2021. Per informazioni contattare gli uffici tecnici di Alba (0173/281929) e Mondovì (0174/42071).
CREDITO D’IMPOSTA PER INVESTIMENTI PUBBLICITARI
CONTRIBUTI PER CHI SEMINA MAIS
La Legge di Bilancio 2021 stabilisce che per gli anni 2021 e 2022 il credito d’imposta per gli investimenti pubblicitari (di cui all’art. 57 bis del DL. n.50/2017, convertito in Legge 96/2017) è riconosciuto ai beneficiari (imprese, lavoratori autonomi ed enti non commerciali) nella misura unica del 50% calcolata sul valore degli investimenti effettuati sui giornali, quotidiani e periodici (es: L’Agricoltore cuneese), anche in formato digitale, indipendentemente dall’incremento delle spese sull’anno precedente.
Anche quest’anno verrà attivato il “fondo competitività” per la filiera del mais che prevede un contributo di 100 euro per ettaro per chi semina granoturco nell’ambito di un accordo con l’industria di trasformazione. Il plafond stanziato è di 6 milioni di euro (erano 8 nel 2020), ma la richiesta dell’intera filiera è di incrementare il budget.
INSERTO TECNICO
GARANZIE ISMEA PER FINANZIAMENTI A OTTO E DIECI ANNI In considerazione dell’attuale situazione emergenziale, l’Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare (ISMEA) rilascia garanzie, oltre che per prestiti della durata di sei anni e con percentuale di copertura del 90% (ex art. 13 del D.L. 23/2020), anche a fronte di prestiti della durata di otto anni, con percentuale di copertura massima dell’80% e
prestiti della durata di dieci anni, con percentuale di copertura massima del 70%. La misura è stata autorizzata dalla Commissione Europea per le misure di aiuti di Stato a sostegno dell’economia nell’attuale emergenza del COVID-19. Per l’accesso alle operazioni i nuovi modelli di autodichiarazione sono disponibili nella sezione Emergenza
COVID 19 — Accesso al credito del sito www.ismea.it In seguito alle modifiche introdotte dalla Legge 30 dicembre 2020, n. 178 (Legge di Bilancio 2021): • le misure previste dall’articolo 13 del Decreto Legge 8 aprile 2020, n. 23 (cosiddetto “Decreto Liquidità”), che vedono coinvolti il Fondo di Garanzia PMI e le Garanzie ISMEA, si applicano fino al 30 Giugno 2021 (comma 244 art. 1, Legge di Bilancio 2021); • i finanziamenti di cui all’articolo 13, comma 1, lettera m), del D.L. 23/2020, possono avere durata fino a
15 anni (comma 216, art. 1, Legge di Bilancio 2021). • il soggetto beneficiario dei finanziamenti di cui all’art. 13, comma 1, lett. m. già concessi alla data di entrata in vigore della Legge di Bilancio 2021, può chiedere il prolungamento della loro durata fino alla durata massima di 15 anni (comma 217, art. 1, Legge di Bilancio 2021). • il nuovo modello LTM (versione 7), sulla base delle nuove direttive è stato revisionato ed è disponibile sul sito dell’ISMEA. http://www.ismea.itiflex/cm/ pages/ServeBLOB.php/VIT/
IDPaqina/11028. Per le operazioni già segnalate, anche con aiuto già registrato, sarà possibile effettuare la modifica della durata direttamente dall’applicativo L25, utilizzando il modulo _ LTM Add versione 3. ISMEA richiama l’attenzione sulla necessità di presentare le richieste utilizzando sempre il modello di autodichiarazione più aggiornato, reso disponibile nella sezione Emergenza Covid-19 - Accesso al credito del sito http:// www.ismea.it. Maggiori informazioni negli uffici di Confagricoltura Cuneo.
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TARI E NUOVA DEFINIZIONE DI RIFIUTI URBANI: I RIFLESSI SUL SETTORE AGRICOLO Venerdì 5 marzo scorso Confagricoltura ha partecipato a un incontro con il Dipartimento delle Finanze e le organizzazioni agricole per discutere i riflessi sul settore agricolo della nuova definizione di rifiuto urbano emanata con il D.lgs. n. 116/2020; ciò anche in relazione al fatto che è in preparazione una
circolare da parte del MiTe e MEF sul tema. Confagricoltura ha avuto modo di ribadire al MEF che, sebbene ritenga positiva l’esclusione delle attività agricole e connesse dalla definizione di rifiuti urbani e dal pagamento della TARI, al fine di superare i numerosi contenziosi che
si sono riscontrati con i Comuni in relazione ad alcune tipologie di attività, sono emerse alcune criticità, soprattutto nel caso di agriturismi e della vendita diretta di prodotti agricoli. La prima riguarda la necessità di un periodo transitorio adeguato tra l’invio della lettera di interruzione del servizio e l’in-
terruzione del servizio stesso da parte dei Comuni, ciò per dar modo alle imprese di riorganizzare la propria gestione interna dei rifiuti (nuovi contratti, organizzazione del deposito temporaneo). La seconda questione è l’introduzione di un meccanismo di flessibilità, che consenta di salvaguardare determinate peculiarità territoriali, ovvero consentendo alle imprese interessate di continuare ad usufruire del servizio pubblico attraverso la stipula di una convenzione con il Comune/Gestore del servizio pubblico per la gestione di alcuni rifiuti agricoli, in parti-
colare quelli legati alla parte di ristorazione negli agriturismi o legati alla vendita diretta di prodotti agricoli. L’ultima è la più grave ed è relativa al fatto che alcuni Comuni chiedono comunque alle suddette attività il pagamento della parte fissa della TARI che sommata al costo dei nuovi contratti per smaltire privatamente i rifiuti speciali porta a un aumento considerevole dei costi. Maggiori informazioni e aggiornamenti sul tema all’interno dei prossimi numeri de L’Agricoltore cuneese.
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ZOOTECNIA
Avicoltura rurale, le attuali regole sul benessere bastano INTERESSANTE WEBINAR ORGANIZZATO DALL’UE. MASSIMINO: “NON SI DEVE CONFONDERE LA QUALITÀ DEI PROCESSI CON L’ANIMALISMO” di Davide Rossi
L
o scorso 2 febbraio l’Unione Europea ha organizzato un dibattito, in forma di webinar in diretta da Bruxelles, sul tema dell’avicoltura rurale. Un argomento connesso al benessere degli animali che potrebbe portare alla proposta di rivedere, rendendoli più severi, i protocolli attuali in tema di allevamenti avicoli: “Una linea di pensiero molto stimolante, ma alla quale occorre approcciarsi con prudenza”, suggerisce Oreste Massimino, vice presidente di Confagricoltura Cuneo, presidente della Federazione Nazionale Avicola di Confagricoltura e presidente della Sezioni Avicole di Confagricoltura Cuneo e Piemonte, che ha preso parte all’incontro. Durante il webinar è stata presentata come modello di sviluppo percorribile una forma di allevamento nella quale vengano messe in atto forme di organizzazione più rispettose della qualità della vita degli animali. Tra le proposte avanzate ci sono l’uso di alberi per favorire il ciclo del carbonio, l’uso di incubatoi alternativi e la certificazione degli allevamenti mediante un’etichettatura obbligatoria che espliciti la rispondenza ad alcuni parametri attraverso una scala simile a quella delle stelle per le strutture ricettive. La scala proposta va da una a quattro stelle e i parametri individuati per contraddistinguerle sono l’età (da 56 giorni a 81), i kg al metro quadrato (da 42 a 25), i metri disponibili all’aperto, l’aggiunta di oggetti a scopo di intrattenimento degli animali all’interno dei locali, la luce naturale, il non uso degli antibiotici.
Mettere in atto queste prassi, è stato detto durante l’incontro online, preserva maggiormente la biodiversità animale e vegetale, favorisce lo sviluppo di polli in grado di adattarsi meglio a condizioni climatiche avverse e aumenta la soddisfazione dei produttori. Il tema ha suscitato un ampio interesse, anche da parte di alcuni parlamentari europei presenti al webinar, ma pone una serie di domande cruciali per il comparto avicolo: è effettivamente sostenibile una revisione in questa direzione? Si tratta di politiche ragionevoli per l’allevamento su larga scala? Ridurre il numero di capi negli allevamenti consentirà loro di essere ancora redditizi per gli allevatori? Massimino ricorda infatti come la sostenibilità degli allevamenti passi anche attraverso la possibilità per gli allevatori di rendere produttiva la propria attività, rispettando i parametri in essere ma chiedendo che non ne vengano imposti altri sulla base di approcci totalmente slegati dalla realtà concreta della filiera: “Il nostro obiettivo è quello di portare le proteine nobili animali alla più ampia platea possibile a costi accessibili, tenendo in considerazione anche il benessere degli animali, ma senza dimenticare tutto il resto. Non vorrei che si confondesse la qualità dei processi del nostro comparto con qualcosa che sfiora l’animalismo. Se mettessimo in atto tutto ciò che è stato proposto, non avremmo cereali e spazio necessari per mantenere la produzione agli attuali livelli, peraltro destinati a crescere a livello globale nei prossimi anni. Stime fatte in relazione alla crescita della popolazione umana sulla Terra evidenziano, infatti, che entro il 2050
il fabbisogno di carne aumenterà di 40 milioni di tonnellate all’anno, e il 50% sarà di carne avicola”. Questa situazione si inserisce nel più ampio tema del Green New Deal, di cui abbiamo già dato conto nelle pagine precedenti: una tematica dal grande respiro futuro, ma che potrebbe celare insidie ben più vicine per gli allevatori, imponendo loro di rivedere in larga parte le filiere produttive alla luce di protocolli che, se da una parte potranno contribuire al miglioramento della qualità ambientale, dall’altra renderanno le professioni agricole sempre più difficili da praticare.
OTTO ORE CON ESAME
Corso per addetti agli allevamenti avicoli Confagricoltura Cuneo organizza un corso per la formazione degli addetti agli allevamenti avicoli (imprenditori e lavoratori dipendenti). Il Decreto Legislativo 27 settembre 2010, n.181 “Attuazione della direttiva 2007/43/CE che stabilisce le norme minime per la protezione di polli allevati per la produzione di carne” (pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 259 del 5 novembre 2010) introduce all’art. 4 (formazione e orientamento per il personale che si occupa di polli) la necessità di formare il personale addetto. Al termine del corso, di otto ore, ci sarà una prova finale di esame, consistente nella compilazione di un modulo a risposte multiple. I partecipanti che avranno superato la prova finale riceveranno dalla ASL il Certificato di formazione valido su tutto il territorio nazionale. Le imprese interessate sono invitate a segnalare presso gli Uffici Tecnici di Confagricoltura Cuneo i nominativi degli imprenditori e lavoratori interessati. Per maggiori informazioni: f.dalmasso@confagricuneo.it - 0171/692143.
L’Agricoltore cuneese N.02 • MARZO 2021
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LATTE
Latte: consumi in calo, produzione in crescita NEL 2020 NEL CUNEESE SI È REGISTRATO UN +5% DI CONSEGNE SUL 2019. IL PREZZO È STABILE
È
andato in archivio un anno, il 2020, fortemente condizionato dal punto di vista dei consumi di prodotti alimentari. Il lockdown ha provocato un crollo delle forniture in particolare al settore Horeca, quello cioè della ristorazione. E anche il latte, e i suoi derivati, non hanno fatto
LE RICETTE DEL RILANCIO
CONSEGNE
636mila ton. di latte consegnate nel Cuneese nel 2020 (+5%)
NEL 2020
“Puntare su aggregazione, valorizzazione del prodotto nazionale e utilizzi alternativi”
Aggregazione, valorizzazione del prodotto e utilizzi alternativi. Sono questi i confini della nuova frontiera del latte italiano messi in luce dal neo presidente della Federazione Nazionale Lattiero casearia di Confagricoltura, Francesco Martinoni. Dall’anno 2015 - periodo di fine del regime delle quote - ad oggi, l’Italia ha visto aumentare il livello di autosufficienza per il latte, che è passato dal 60% a oltre l’80%. Ma ci sono ancora margini di miglioramento con azioni alternative a quelle classiche della trasformazione lattiero casearia per riequilibrare ancor più l’offerta alla domanda e remunerare la materia prima in modo più soddisfacente. A partire dall’aggregazione, come suggerisce lo stesso presidente nazionale: “Solo concentrando l’offerta - osserva Martinoni - è possibile creare massa critica, non solo per aumentare il potere contrattuale e per negoziare condizioni di prezzo migliori, ma anche per garantire un ricambio generazionale e consentire alle aziende di crescere. È necessario, quindi, lavorare alla realizzazione di gruppi produttivi sempre più grandi e organizzati”.
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eccezione pur restando prodotti base dell’alimentazione italiana. A far da contraltare in questo anno pandemico, però, è stato l’aumento (fonte Clal.it) delle consegne di latte rispetto al 2019, con un +4,44% su base nazionale frutto delle 12.655.501 tonnellate del 2020 contro le 12.117.160 tonnellate del 2019. A livello regionale, il Piemonte si allinea al nazionale: l’anno si è chiuso con un aumento del 4,60% di consegne rispetto al 2019, per un totale di 1.148.161 tonnellate, un dato che assesta la nostra regione al quarto posto in Italia per consegne di
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Nella sua disamina, Martinoni ha posto l’accento anche sul prezzo del latte, a partire da un dato eloquente: gli allevatori solo nel 2020 hanno perso oltre un miliardo di euro. “Ecco perché gli accordi di conferimento devono tener conto dell’indicizzazione del prezzo e anche dell’andamento del mercato dei formaggi valorizzando adeguatamente la materia prima nazionale”. Per riequilibrare domanda e offerta, ma anche per rafforzare il ruolo centrale degli allevatori nella programmazione, sono anche interessanti gli sbocchi di mercato alternativi a quelli alimentari. “C’è già stato un primo studio che è stato richiesto all’Università di Brescia ed ora ne attendiamo uno nuovo di fattibilità, per indirizzare il surplus alla produzione di polvere di latte e di sieroproteine da destinare all’arricchimento di prodotti alimentari destinati a bambini, anziani e sportivi, nonché all’industria medicale/farmaceutica e della cosmesi. Una scelta - ha concluso Martinoni - che le grandi cooperative del Nord Europa hanno già sperimentato con successo”.
Mucche da latte in mungitura
materia prima dietro a Lombardia, Emilia Romagna e Veneto. Il quadro non muta anche a livello provinciale. Nel Cuneese, nel 2020, le consegne di latte sono state pari a 636.360 tonnellate, +5,01% rispetto al 2019. Ma come spiegare questo dato in contro tendenza? “Non potendo incidere sul prezzo di vendita e non potendo tagliare più di tanto i costi di produzione, che anzi risultano in aumento, l’imprenditore punta a recuperare efficienza producendo di più – spiega Roberto Abellonio, direttore di Confagricoltura Cuneo -. L’aumento di produzione può sì servire a far quadrare i conti ma va gestito, pensando preventivamente a realizzare prodotti da inserire in canali certificati o con regole gestite dai produttori stessi”. Per quanto riguarda il prezzo, si constata in Piemonte una certa stabilità, complice un riequilibrio nei primi due mesi del 2021 della domanda e dell’offerta, anche grazie alle riaperture concesse al comparto Horeca con il passaggio
della regione in zona gialla. “Ciò che va certamente sottolineato - commenta Confagricoltura - è che a salvare il settore, fin qui, è
stato l’export. Senza quel canale il comparto sarebbe davvero andato in difficoltà, più di quanto non lo sia già. Il fatto di fare dei buoni prodotti Dop, che vanno sui mercati internazionali ci aiuta molto”. Intanto, all’orizzonte, è in arrivo in una seconda torre di sprayatura in Piemonte, che consentirà di raddoppiare la produzione di latte in polvere: “Pensiamo che aiuterà ad alleggerire e tonificare il mercato di una quota di produzione significativa – conclude Giampiero Degiovanni, presidente della sezione Lattiero casearia di Confagricoltura Cuneo -. È una cosa che
come Confagricoltura vediamo con favore anche perché se, come ci auguriamo, cercherà di approvvigionarsi almeno in larga misura
RINNOVO DEI VERTICI
sul mercato piemontese, contribuirà a mantenere l’interesse dei caseifici a non perdere i conferenti, leggasi gli allevatori”.
Martinoni presidente della FNP Lattiero Casearia Francesco Martinoni, allevatore di bovini da latte di Pontevico, è il nuovo presidente della Federazione Nazionale Lattiero casearia di Confagricoltura. Martinoni è presidente onorario di Confagricoltura Brescia e presidente della Cooperativa Latte Indenne e vice-presidente di AOP Latte Italia che concentra 1,2 milioni di tonnellate di latte. Nel complimentarsi con lui, Confagricoltura Cuneo augura al neo presidente un buon lavoro.
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ETTARI A NOCCIOLE NEL BRAIDESE 102 167
BRA
Cresce la coltivazione del nocciolo nel Braidese SOLO IL CUNEESE OSPITA 16MILA HA. BOOM DI AZIENDE CHE NEGLI ULTIMI CINQUE ANNI HANNO PUNTATO SULLA COLTURA di Francesca Braghero
N
el corso degli ultimi cinque anni in Piemonte è ampiamente cresciuta la superficie dei noccioleti: dai 18.200 ettari del 2015 ai 25.500
del 2020. Ma soprattutto in provincia di Cuneo, che ospita circa 16.000 ha di terreni coltivati a nocciolo, gli impianti si stanno sempre più estendendo soprattutto alle aree di pianura della zona del Braidese e
+87%
del Fossanese. “I dati di Sistema Piemonte, che riportano le superfici dichiarate in anagrafe unica nel 2015 e nel 2020, confermano una crescita del 47% di noccioleti solo sul territorio del Braidese, con 110 aziende agricole che hanno deciso di riconvertire i loro terreni puntando su questa coltura”, commenta Fabio Fogliati, responsabile dell’Ufficio di Bra di Confagricoltura Cuneo.
+70%
Le cause
+18%
Questa riconversione delle colture piemontesi è dovuta principalmente all’andamento del mercato, oltre che ai cambiamenti climatici degli ultimi anni. È stata innanzitutto la crisi dei cereali ad aver innescato l’interesse per la coltivazione delle nocciole anche
AZIENDE CORILICOLE NEL BRAIDESE COMUNI
2015
2020
VAR. %
VERDUNO
88 53 8 10 68 85 66 215 6 99 127 51
79 64 15 17 80 91 82 211 16 118 145 68
-10%
SOMMARIVA PERNO SOMMARIVA BOSCO SANFRÈ NARZOLE POCAPAGLIA MONTICELLO LA MORRA Dati: Sistema Piemonte
CERESOLE D’ALBA
24
BENEVAGENNA CHERASCO BRA
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+21%
+7% +24% -2% +166% +19% +14% +33%
385
CHERASCO BENEVAGIENNA CERESOLE D'ALBA
14
46 397 453
LA MORRA
95 125 158
MONTICELLO D'ALBA NARZOLE
SOMMARIVA BOSCO
326
104 133
POCAPAGLIA SANFRÈ
624
117 176
14 8
2015 2020
50
20
SOMMARIVA PERNO VERDUNO
in aree dove ciò non era mai avvenuto: le zone di pianura sono sempre state più vocate a colture intensive di grano, frumento e cereali di ottima qualità, ma il calo costante della redditività del mercato cerealicolo che ha colpito il nostro Paese negli ultimi anni sta spingendo sempre di più gli agricoltori a cercare strade alternative. “Fino a quindici anni fa, i noccioleti occupavano una
51
85 169 179
superficie molto ridotta delle pianure della nostra provincia, privilegiando le aree collinari della Langa e del Monferrato – spiega Aldo Gavuzzo, presidente della sezione Frutta in guscio di Confagricoltura Cuneo –. Tuttavia, da qualche anno a questa parte, a causa della redditività ridotta ai minimi termini delle tradizionali colture di pianura, diversi ettari di terreni della zona
Dati: Sistema Piemonte
Un noccioleto in territorio collinare in provincia di Cuneo
CORILICOLTURA
del Braidese e del Fossanese si sono trasformati in noccioleti, sebbene sia ancora prematuro fare previsioni precise sul tipo di resa dei frutti coltivati in queste ‘nuove’ aree e sull’andamento del mercato corilicolo dei prossimi anni.
Le condizioni “Quella del nocciolo è una delle poche colture attualmente in grado di garantire una buona produzione lorda vendibile ed un discreto guadagno per
gli agricoltori, permettendo loro di fronteggiare la minor richiesta di cereali e il conseguente abbassamento della redditività del mercato maidicolo – spiega Antonio Marino, tecnico di Confagricoltura Cuneo -. Le aree pianeggianti, inoltre, presentano dei potenziali vantaggi per la gestione dei noccioleti, soprattutto per quanto riguarda la meccanizzazione funzionale alla coltivazione e alla raccolta delle nocciole, che risulta più sem-
plice da eseguire in piano, e per l’utilizzo dei sistemi di irrigazione a goccia che, limitando lo stress idrico delle piante, portano a prevedere una crescita sana e abbondante di frutti”. Un investimento importante e a lungo termine - dato che un noccioleto può entrare in produzione solo dopo 7-8 anni dal suo impianto -, ma nello stesso tempo, si auspica, redditizio, grazie all’impiego limitato di manodopera manuale rispetto ad altre
SPEDISCI A: CAP NORD OVEST
coltivazioni, a relativi bassi costi di impianto e gestione, ad una richiesta di mercato che dovrebbe resistere nel tempo, oltre ad un’ampia disponibilità di terreni e alla presenza di acqua in abbondanza, caratteristiche specifiche delle zone del Braidese e del Fossanese. “Per avere maggiori possibilità di ottenere buoni risultati futuri, è importante partire col piede giusto – conclude Marino – scegliendo materiale
riconosciuto dal distretto fitosanitario che rispetti le minime norme del settore vivaistico”. In conclusione, pur non potendo avere certezze sull’andamento del mercato dei prossimi anni, il responsabile dell’ufficio di Bra di Confagricoltura Cuneo conferma come questo trend si configuri come un’importante possibilità per le aziende cerealicole colpite dalla crisi, per cercare di generare reddito differenziando le proprie colture.
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VITIVINICOLTURA
Il comparto del vino auspica interventi più snelli ed efficaci CONFAGRICOLTURA CHIEDE CHE LO STOCCAGGIO NEL 2021 SI APRA ANCHE AI VINI IMBOTTIGLIATI E CON UN PREMIO PIÙ CONSONO
S
VINO DA ASPORTO
Vendite consentite nelle enoteche dopo le 18 “In tutte le zone del Paese è stato eliminato il divieto di asporto dopo le 18 per gli esercizi commerciali al dettaglio di bevande da non consumarsi sul posto. Il Governo ha dato ascolto al nostro appello a difesa del settore vitivinicolo, che già ha perso a causa del Covid più di 2 miliardi di euro”. A esprimere piena soddisfazione per i contenuti del nuovo Dpcm, in vigore fino al 6 aprile (mentre scriviamo il Piemonte è ancora in zona arancione, ndr), sono le organizzazioni della filiera vitivinicola di Confagricoltura, Cia-Agricoltori Italiani, Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, Copagri, Unione Italiana Vini, Federvini, Federdoc e Assoenologi, che avevano inviato una richiesta al Premier Draghi e al Ministro Patuanelli.
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-5,1mld valore della perdita export del comparto vino nazionale nei primi 10 mesi del 2020 [Fonte: Ismea]
VINO
di Gilberto Manfrin
essantuno milioni di ettolitri di giacenze al 31 gennaio scorso, il 3,6% in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Queste le cifre, diffuse dal Mipaaf, che descrivono bene le difficoltà sui mercati dovuti al blocco del canale Ho.Re.Ca., dove le aziende vitivinicole piccole e medie distribuiscono la maggior parte dei vini premium e superpremium. Un trend che ha determinato uno spostamento di fatturato dalle piccole alle grandi imprese, con una dimi-
EXPORT
nuzione del valore del prodotto. Sono gli effetti della pandemia in atto che vede il comparto del vino perdere terreno. Ma nonostante questo, il settore è pronto a reagire, anche contando sull’aiuto di interventi snelli, efficaci e condivisi. “Il contesto – dichiara Gianluca Demaria, presidente sezione Vitivinicola di Confagricoltura Piemonte – è ancora assai difficile e la pandemia ha evidenziato la differenza fra le grandi imprese multicanale e quelle che forniscono vini essenzialmente a ristoranti ed enoteche. Anche nella GDO, – continua Demaria – se in un primo tempo sono aumentate le vendite, pur con prezzi più bassi, ora, a causa delle diminuite capacità di spesa dei consumatori, si registra un rallentamento e le aspettative per i prossimi mesi non sono rosee”. A mordere il freno è anche l’export che, secondo fonti Ismea (Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare) nei primi dieci mesi del 2020, complice lo stop all’Ho. Re.Ca, è diminuito del 3,4% sullo stesso periodo del 2019, con una perdita di 5,11 miliardi di euro. Per quanto concerne i prezzi, invece, i listini segnalano una riduzione di oltre il 7,5%, con punte più alte su alcuni mercati di riferimento.
Interventi da rimodulare Come scuotere dunque il comparto? Ha provato a tracciare la via il rieletto presidente della Federazione Nazionale Vitivinicola di Confagricoltura, Federico Castellucci secondo il quale gli interventi emergenziali messi in atto andrebbero rimodulati per essere realmente efficaci:
“Per la distillazione, ad esempio - evidenzia il presidente nazionale - il premio va aumentato per risultare appetibile: infatti, a fronte dei 50 milioni dedicati, ne sono stati usati soltanto 23. Analogamente, in pochi hanno aderito alla riduzione delle rese dei vigneti, deliberata troppo tardi e senza un coinvolgimento coordinato della filiera: sono stati utilizzati soltanto 39 dei 100 milioni assegnati, senza contare che i contributi da parte di AGEA non sono ancora pervenuti ai viticoltori”. E così pure lo stoccaggio ha presentato alcune criticità – evidenzia Confagricoltura – poiché ha finito per riguardare per lo più i vini rossi, essendo poco interessante per i vini giovani non da invecchiamento. L’auspicio è che l’attivazione della misura per il 2021 si apra ai vini imbottigliati e con un premio più consono, così da avere un effetto più incisivo sugli equilibri di mercato.
Semplificare per non perdere competitività “Il vino è uno dei settori che ha sofferto maggiormente per l’emergenza Covid – ha aggiunto Castellucci –. Gli imprenditori vitivinicoli non intendono tuttavia piangere su sé stessi, ma per aumentare la capacità di ripresa dell’economia, di cui il settore vino è parte determinante per l’agroalimentare, attendono dal Governo Draghi interventi snelli, in linea con l’auspicata semplificazione, ed efficaci, per non perdere quote di competitività rispetto ai Paesi nostri concorrenti”.
FRUTTICOLTURA
Frutta cuneese imbrigliata da burocrazia e problemi logistici EMBLEMATICO È IL “CASO” DELLE MELE DESTINATE ALL’INDIA E BLOCCATE PER SETTIMANE A CAUSA DELLA MANCANZA DI UN CERTIFICATO di Fabio Rubero
C
inquecento container di mele e kiwi sono rimasti bloccati per settimane nei magazzini di stoccaggio di diverse aziende piemontesi. Sarebbero dovuti partire a febbraio per l’India, ma una volta arrivati nel paese asiatico non avrebbero avuto la possibilità di sbarcare poiché privi di un certificato fitosanitario attestante l’assenza di OGM, che Nuova Delhi chiede dallo scorso 1° marzo. Un’empasse burocratica che si è sbloccata solamente nei primi giorni del mese di marzo quando gli uffici del Sian (Servizio per l’Igiene Alimentare delle Asl) hanno rilasciato il tanto agognato certificato. “Sono le moderne guerre commerciali – commenta a riguardo Claudio Sacchetto, presidente della sezione ortofrutta di Confagricoltura Cuneo. – Viene pretestuosamente chiesto un documento con il solo scopo di ‘complicare la vita’ ai paesi esportatori, limitandone l’operatività. Un problema ulteriormente aggravato dal fatto che l’Unione Europea, anziché porsi in questi casi come interlocutore unico, lascia che ogni stato si interfacci singolarmente con lo stato estero e siccome le
varie nazioni sono concorrenti tra loro pensano al proprio tornaconto anziché fare fronte comune. In Italia, addirittura, per l’autonomia che hanno in ambito fitosanitario, assistiamo anche ad una ‘guerra’ tra singole regioni”. “Un episodio purtroppo sintomatico di come troppo spesso la burocrazia rappresenti un freno per la nostra frutta – commenta Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Cuneo. – In questo caso il tutto è stato amplificato da un rimpallo di responsabilità non essendo del tutto chiaro a
TAVOLO FRUTTA
chi spettasse l’emissione di tale documento. Quella della certificazione dei prodotti ortofrutticoli da esportare oggi è una questione in mano al fitosanitario i cui soli uffici di Torino e Saluzzo spesso rappresentano un limite operativo nonché un forte aggravio di costi per le aziende cuneesi e piemontesi. Esiste anche un problema legato agli operatori a causa di un ‘ricambio generazionale’ tra i funzionari regionali in conseguenza del quale molti di quelli che avevano l’abilitazione a rilasciare i certificati sono andati in pensione
e i subentrati necessitano di tempo per ottenere l’abilitazione”. Ma, secondo Allasia, la burocrazia non è l’unico freno all’esportazione della frutta cuneese: “le infrastrutture e la logistica non sono certo un aiuto per la vendita all’estero dei nostri prodotti. Le ormai annose carenze infrastrutturali, unite a una collocazione geografica che ci vede completamente tagliati fuori dai porti che oggi sono i principali “hub” di smistamento della frutta, rappresentano un ostacolo aggiuntivo con il quale le nostre aziende hanno quotidianamente a che fare. Un mix che rischia di essere letale per un intero comparto che dopo anni difficilissimi, per la bontà del prodotto e per una ritrovata unità di intenti nella sua gestione grazie al ‘Tavolo Frutta’, potrebbe rialzare la testa se solo fosse adeguatamente sostenuto”.
“Andrebbe preso a modello nazionale”
“Il nostro ‘Tavolo frutta’, che vede coinvolti 34 Comuni, le principali associazioni di categoria e le OP (Organizzazioni di Produttori) andrebbe preso da esempio a livello nazionale per come sta affrontando i temi che emergono giorno per giorno. Un risultato ottenuto grazie ad un settore coeso i cui singoli attori lavorano quotidianamente ad un obiettivo comune”. Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Cuneo, non nasconde la propria soddisfazione per come il comparto frutta del Saluzzese sta lavorando e unitamente marciando verso la creazione di un “distretto del cibo”. Una
possibilità, quella della creazione di questi “distretti” che la Regione ha istituito nello scorso mese di novembre con l’Obiettivo di favorire la valorizzazione delle produzioni agricole ed agroalimentari piemontesi. “Tutto il Tavolo ha accolto con favore la proposta di Confagricoltura e ora lavoriamo unitamente a questo obiettivo. Abbiamo l’ambizione – aggiunge Alllasia - di raccogliere e raggruppare i tanti attori di un territorio che vive prettamente di frutticoltura per portarne con maggiore forza le istanze al mondo politico e per dare piu valore a un territorio che deve lavorare insieme.
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FRUTTICOLTURA
Rinnovato il Consiglio della Fondazione Agrion CONFERMATO ALLA PRESIDENZA GIACOMO BALLARI. NUOVI MEMBRI: ROMANO FICETTI E GIANLUCA GRISERI
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ella giornata di martedì 9 febbraio, presso la sede di Manta della Fondazione Agrion, si è svolta l’assemblea dei soci, che ha visto la conferma di Giacomo Ballari alla presidenza e la nomina di Romano Ficetti e
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Gianluca Griseri quali nuovi membri del Consiglio direttivo. Riconfermati invece i Consiglieri Andrea Gamba e Carlo Ricagni e il Revisore Unico, Marco Caviglioli. Considerate le attuali importanti sfide a cui occorre far fronte, nel prossimo
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triennio la Fondazione Agrion sarà impegnata su due fronti differenti: da una parte, si vuole investire per accrescere il livello di sperimentazione e l’introduzione di elementi innovativi nelle principali filiere produttive piemon-
tesi; dall’altra, mettere in gioco tutte le competenze acquisite, grazie anche alle collaborazioni nazionali ed internazionali con i centri di ricerca, le Università e i poli di innovazione, a supporto di strategie di sviluppo integrato di alcuni contesti territoriali della Regione. Per rispondere al meglio a questi obiettivi, i prossimi anni saranno caratterizzati da un aumento del volume di attività, che dovrà viaggiare in parallelo ad una maggiore capacità di rac-
colta di fondi per la ricerca e l’innovazione. “La Fondazione deve diventare sempre più un laboratorio di innovazione - ha dichiarato il presidente Giacomo Ballari -. Un contesto di costante confronto di idee, esigenze, soluzioni, caratterizzato dalla passione, dalla curiosità e dalla voglia di essere attori di uno sviluppo competitivo del settore agricolo ed agroalimentare, con un orizzonte di lavoro di 10-15 anni”.
CONFAGRICOLTURA NEWS
Confagricoltura Cuneo ha incontrato Slow Food a Bra L’APPUNTAMENTO HA RAPPRESENTANTO UN UTILE CONFRONTO PER AVVIARE SINERGIE NELLA VALORIZZAZIONE DEI PRODOTTI AGRICOLI LOCALI
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unedì 22 febbraio il presidente e il direttore di Confagricoltura Cuneo, Enrico Allasia e Roberto Abellonio, accompagnati dal responsabile dell’ufficio di zona di Bra, Fabio Fogliati, hanno incontrato Daniele Buttignol e Carla Coccolo, rispettivamente direttore generale e responsabile eventi di Slow Food Italia, presso la loro sede di via Mendicità Istruita 14 a Bra. L’incontro si inserisce nel percorso all’insegna del confronto e del dialogo che Confagricoltura Cuneo ha intrapreso con le istituzioni e le altre realtà legate al mondo agricolo del territorio braidese, dove l’associazione ha da poco inaugurato i nuovi uffici, siti
proprio nella città della Zizzola in via Vittorio Emanuele 124. “Slow Food è una realtà di grande prestigio e importanza a livello regionale, nazionale e internazionale – spiega Enrico Allasia –. Iniziare a stabilire un confronto su temi che stanno molto a cuore a entrambi, come l’agricoltura, la salvaguardia del territorio nell’ottica della biodiversità e il turismo, significa gettare le basi per possibili e auspicabili collaborazioni future”. “Il momento interlocutorio è stata un’occasione per conoscerci e dare il benvenuto allo staff dell’ufficio territoriale di Bra di Confagricoltura – dichiara Daniele Buttignol
–. Durante il colloquio sono emerse alcune idee per l’avvio di azioni sinergiche finalizzate alla promozione dei prodotti delle aziende locali, che in questo periodo di crisi dovuta alla pandemia in corso, diventa qualcosa di fondamentale in visione della prossima ripartenza. Ci auguriamo di poter portare avanti insieme questi progetti ed avviare una collaborazione proficua per tutto il territorio piemontese”. “Ritengo che incontri di questo tipo siano essenziali per definire una strategia mirata a valorizzare sempre meglio i prodotti tipici della nostra provincia, obiettivo a cui Confagricoltura Cuneo tiene parti-
In primo piano il presidente Enrico Allasia e il direttore e Roberto Abellonio
colarmente e al cui raggiungimento potrà dare un contributo importante il consorzio Cascine Piemontesi, di recente costituzione, che ha molti obiettivi in comune con le attività promosse da Slow Food”, conclude Fabio Fogliati.
Un momento dell’incontro con i rappresentanti di Slow Food a Bra
NASCITA
Congratulazioni alla neo mamma
Lieto evento in “casa“ Confagricoltura Cuneo. Il 5 marzo scorso è nata Giulia, figlia di Serena Ebanite (dipendente zona di Alba) e Stefano Merlo. Da tutta la grande famiglia di Confagricoltura Cuneo giungano i migliori auguri di “buona vita” alla piccola, ai genitori e alle loro famiglie.
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LE NOSTRE AZIENDE
Vivere alla corte del “re“ Castelmagno L’ALPE CHASTLAR DI DIEGO ISOARDI PRODUCE IL PREGIATO FORMAGGIO DOP TUTTO L’ANNO di Paolo Ragazzo
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vegliarsi al mattino, uscire nel cortile di casa, alzare lo sguardo e scorgere poco lontano il santuario di San Magno incorniciato da una corona di monti maestosi. È quanto accade a Diego Isoardi, Nicoletta Viano e alla loro bimba Angiolina di 8 anni ogni mattina, a quota 1.700 metri di altitudine nella frazione Chiappi di Castelmagno, ultimo comune
Adriano Rosso di Confagricoltura Cuneo con Nicoletta Viano e Diego Isoardi
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della Valle Grana. La gente qui li conosce bene. Lei originaria del posto, lui giunto nel 1993 per sostituire il precedente addetto allo sgombero neve e, da allora, stabilitosi in pianta stabile ai piedi dell’Alpe Chastlar (da cui ha origine il nome dell’azienda), dove vive tutto l’anno. “Prima lavoravo in fabbrica e verniciavo le bici, l’ho fatto per 10 anni – spiega Diego Isoardi -. Poi quando sono arrivato qui, d’estate facevo pochissimo e le entrate erano scarse, così ho iniziato ad allevare alcune vacche, che sono via via aumentate di numero da quando in azienda è arrivata mia sorella e abbiamo deciso di realizzare una nuova stalla nel 1999”. Oggi il lavoro dello sgombero neve è diventato secondario, seppur sempre di fondamentale importanza per tutta la comunità della zona. L’attività principale è l’allevamento e la caseificazione. Ma non di un formaggio qualsiasi, bensì del “re” Castelmagno DOP. “Lo produciamo insieme al burro a latte crudo e lo vendiamo a privati, grossisti, negozi e ristoranti – sottolinea Nicoletta Viano -. Purtroppo l’avvento del Covid ci ha penalizzati molto per via delle chiusure delle attività di ristora-
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L’azienda Alpe Chastlar appena sotto il santuario di San Magno
zione un po’ ovunque, non solo in Italia”. Già, perché il Castelmagno dell’Alpe Chastlar finisce non solo in ogni angolo del nostro Bel Paese, ma anche in giro per il mondo. Tutto possibile grazie ad internet che, oltre a rompere l’isolamento di alcuni periodi dell’anno, aiuta anche la diffusione commerciale di un prodotto vanto della nostra produzione gastronomica.
La produzione del Castelmagno DOP “Abbiamo deciso negli anni di prediligere la produzione Castelmagno “di Alpeggio” rispetto a quello “di Montagna”, che pure realizziamo, ma in misura minore – continua Nicoletta -. All’anno sono circa 1.200 forme che nascono dal latte munto direttamente in alpeggio, da inizio maggio a fine ottobre. Seguiamo la mandria con una sala mungitura mobile, 20 giorni in un posto, 1 mese in un altro, ma sempre all’aperto, senza mai tornare in stalla”.
Se il formaggio è prodotto interamente in alpe, ad almeno 1000 metri di quota, può portare la menzione “di Alpeggio” ed ha l’etichetta di colore verde. Nel caso del “Castelmagno prodotto della montagna” l’etichetta è invece blu. Le protagoniste principali sono comunque loro: le quaranta vacche di razza Grigia Alpina che in estate producono mediamente sette quintali di latte, “oro bianco” pronto per essere lavorato tutto nel caseificio. “Il latte della sera viene raccolto e messo in una caldaia, dove rimane fino al mattino – racconta Diego –; poi lo portiamo a una temperatura di fino a 36-37 gradi e così rimane un’ora in attesa della coagulazione. Successivamente la cagliata viene rotta e messa a sgocciolare per 24 ore su un ripiano e collocata, poi, per tre giorni in un’altra vasca con del siero acido delle lavorazioni precedenti. Dopo la “maturazione” viene tritata, messa in fascera
Da sinistra: vacche Grige Alpine nella stalla per l’inverno e forme di Castelmagno all’inizio della lavorazione
e pressata per altre 24 ore. L’indomani la forma viene portata nella cella per la stagionatura, dove vi rimane per almeno 60 giorni”. Un procedimento lungo e rigorosamente “disciplinato” che dura 6 giorni, dalla mungitura alla forma.
La passione non risolve tutti i problemi Un misto di soddisfazione e senso di responsabilità per il loro lavoro
si legge negli occhi di Diego e Nicoletta. Ma è sufficiente per sopportare le difficoltà di una vita trascorsa tutta in alta montagna? “A noi non pesa vivere qua, anche se ultimamente per via della pandemia in corso non c’è davvero anima viva – confessano i due –. Nel nostro lavoro non ti puoi assentare mai, mungiamo due volte al giorno, mattina e sera, e ci piacerebbe trovare un aiutante che
Il ricovero dei mezzi per pulire le strade dalla neve
sappia già fare questo mestiere. Ma tutti quelli che hanno provato dopo qualche mese preferiscono tornare ad una vita più agiata, diciamo così”. Poi ci sono i problemi dell’alta montagna. Su tutti quello della fauna selvatica, cinghiali in primis. “Sono aumentati a dismisura e creano danni ingenti ai pascoli, in tutte le stagioni. Non li ferma neppure la neve”, dice sconsolato Diego Isoardi.
Insomma anche quassù si capisce l’urgenza di intervenire per arginare il proliferare di indisturbato degli ungulati. Una questione che quassù fa ancora più rumore e si somma alle altre difficoltà per chi decide di fare agricoltura in alta quota, dove veri e propri gioielli del nostro repertorio gastronomico nascono grazie ad un ingrediente particolare: l’ostinata passione di gente come Diego e Nicoletta.
Da sin: il cartello dell’azienda con sullo sfondo panorami mozzafiato Diego Isoardi e Nicoletta Viano con la bimba Angiolina e una forma di Castelmagno
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PATRONATO ENAPA
Bonus asilo nido, al via le domande IL PATRONATO ENAPA DI CONFAGRICOLTURA È A DISPOSIZIONE PER PRESENTARE RICHIESTA
È
attiva la procedura che consente di presentare le domande per l’accesso al Bonus asilo nido 2021. Il bonus spetta ai genitori di figli nati, adottati o affidati dal 1° gennaio 2018, e l’importo varia a seconda delle fasce di reddito in base all’Isee. Il contributo serve a sostenere le spese per l’asilo nido o per avere un supporto, presso la propria abitazione, per bambini con meno di tre anni affetti da gravi pato-
RAGAZZI CON DISABILITÀ
logie. Il patronato Enapa fornisce assistenza gratuita per l’invio della domanda.
L’importo dell’assegno Il valore del bonus asilo nido 2021 viene calcolato in base all’Isee e per il 2021 è stato rimodulato in tre scaglioni: • fino a 3.000 euro (272,73 euro mensili) per le famiglie con Isee fino a 25.000 euro; • fino a 2.500 euro (227,28 euro mensili) per le famiglie con Isee
Bonus asilo nido 2021, chi deve fare domanda La domanda di contributo per il pagamento delle rette del nido deve essere presentata dal genitore che sostiene l’onere e deve indicare le mensilità relative ai periodi di frequenza scolastica, compresi tra gennaio e dicembre 2021, per le quali si intende ottenere il beneficio. Il contributo viene erogato dietro presentazione della
documentazione attestante l’avvenuto pagamento delle singole rette (sono esclusi dal contributo servizi integrativi come ad esempio ludoteche, spazi gioco, pre-scuola, etc.) e non potrà eccedere la spesa sostenuta. La domanda di contributo per l’introduzione di forme di supporto domiciliare deve essere presentata dal genitore convivente con il figlio per il quale è richiesta la prestazione e deve essere accompagnata da un’attestazione, rilasciata dal pediatra di libera scelta, che dichiari per l’intero anno l’impossibilità del bambino a frequentare gli asili nido in ragione di una grave patologia cronica. Gli uffici del Patronato Enapa di Confagricoltura sono a disposizione gratuitamente per la presentazione della domanda.
Sostegno dell’inserimento scolastico e sociale
L’indennità mensile di frequenza è un contributo economico erogato dall’ INPS, istituito dalla legge n. 289 del 1990, a sostegno dell’inserimento scolastico e sociale dei ragazzi con disabilità fino al compimento del 18° anno di età. Per ottenere l’indennità di frequenza sono necessari i seguenti requisiti: A) età inferiore ai 18 anni e cittadinanza italiana; B) riconoscimento di difficoltà persistenti a svolgere i compiti e le funzioni propri della minore età; C) perdita uditiva superiore a 60 decibel nell’orecchio migliore nelle frequenze 500, 1000, 2000 hertz; D) frequenza: – continua o periodica di centri ambulatoriali, di centri diurni anche di tipo semi-residenziale, pubblici o privati, purché operanti in regime convenzionale, specializzati nel trattamento terapeutico e nella riabilitazione e recupero di persone portatrici di handicap; – di scuole pubbliche o private di ogni ordine e grado a partire dagli asili nido; – di centri di formazione o addestramento professionale pubblici o privati, purchè convenzionati, finalizzati al reinserimento sociale dei soggetti; E) stato di bisogno economico; F) per i cittadini stranieri
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da 25.000 euro euro a 40.000 euro; • fino a 1.500 euro (136,37 euro mensili) per le famiglie con Isee da 40.000 euro in su. Per chi non ne fosse provvisto, gli uffici CAF Confagricoltura sono a disposizione per la compilazione del Modello Isee, l’indicatore della situazione economica equivalente.
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comunitari: iscrizione all’anagrafe del Comune di residenza; G) per i cittadini stranieri extracomunitari: permesso di soggiorno di almeno un anno di cui all’art. 41 TU immigrazione; H) residenza stabile ed abituale sul territorio dello Stato. La prestazione è concessa per la durata del periodo scolastico sino ad un massimo di 12 mensilità annue. L’importo per il 2021 ammonta a 287,09 euro al mese. Al pari dell’assegno di invalidità civile i beneficiari devono rispettare determinati limiti reddituali personali che, per l’anno 2021, non possono eccedere il valore di 4.931,29 euro. Per poter presentare la domanda, è necessario prima recarsi dal proprio medico di base e chiedere il rilascio del certificato medico introduttivo, una volta ottenuto il certificato, il cui codice identificativo va obbligatoriamente allegato, può essere presentata la domanda direttamente tramite gli enti di patronato usufruendo dei servizi telematici. Gli uffici del Patronato Enapa sono a tua disposizione per la presentazione della domanda, l’assistenza è gratuita.
39A FIERA DELLA MECCANIZZAZIONE
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S A B AT O
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resente, anche se non in presenza (non ancora). La 39a Fiera Nazionale della Meccanizzazione Agricola di Savigliano, pur costretta dal Covid a rimandare a tarda primavera il suo tradizionale appuntamento nell’area fieristica di Savigliano, non ha nessuna intenzione di far passare in silenzio il week end della terza settimana di marzo, quando avrebbe dovuto svolgersi normalmente in base alla programmazione annuale. Sabato 20 marzo 2021 alle ore 17, in diretta streaming dalla sua pagina Facebook @fierameccanizzazioneagricola.it, la 39ª edizione della Fiera Nazionale della Meccanizzazione Agricola di Savigliano vivrà una storica anteprima virtuale attraverso un evento digitale rivolto a tutti: costruttori, espositori, agricoltori, visitatori, famiglie, appassionati e fedeli sostenitori della più importante rassegna
Anteprima virtuale per la Meccanizzazione SABATO 20, ALLE 17, EVENTO DIGITALE IN DIRETTA FACEBOOK E RIVOLTO A TUTTI di settore a livello regionale e tra le più caratteristiche in ambito nazionale. “Cari Amici della Fiera, quello che vi lancio è un caloroso invito a ritrovarci tutti insieme, seppur virtualmente, nel tardo pomeriggio di sabato 20 marzo, quando, in una situazione normale, avremmo dovuto incontrarci di persona tra gli stand della nostra fiera”, afferma Andrea Coletti, presidente della Fondazione Ente Manifestazioni di Savigliano, ente organizzatore della fiera, facendosi portavoce di un desiderio sentito da tutto il Consiglio di Amministrazione. “Non importa se quel giorno alle ore 17 sarete seduti sul trattore nei campi o a riposarvi sul divano nel salotto di casa – continua Coletti –, importa che ovunque voi siate e qualunque cosa stiate facendo, prendiate in mano il vostro smartphone o accendiate il vostro computer e vi colleghiate in diretta con noi
per vivere insieme l’anteprima della 39a Fiera Nazionale della Meccanizzazione Agricola di Savigliano. Vi aspettiamo tutti e vi chiediamo di aiutarci a farlo sapere a tutti gli Amici della Fiera a cui non riusciamo ad arrivare, perché è solo insieme che la Fiera non morirà ma al contrario continuerà a vivere e crescere superando di slancio anche la pandemia”. Quello di sabato 20 marzo si preannuncia essere un evento capace di mettere in collegamento il passato con il futuro, di fare da tramite tra la Fiera di Savigliano, con i suoi 40 anni di storia, e qualcosa di nuovo che affiancherà la Meccanizzazione e la accompagnerà nei suoi prossimi anni. Quando poco più di un anno fa la 39a Fiera Nazionale della Meccanizzazione Agricola di Savigliano fu costretta dallo scoppio della pandemia a gettare la spugna sul suo svolgimento in presenza, si era alla vigilia della sua
anteprima in programma a Palazzo Taffini, dove sarebbe dovuta andare in scena la premiazione del Concorso novità tecniche 2020. Era tutto pronto, la commissione tecnica aveva esaminato le innovazioni portate in gara dai costruttori e stilato una classifica, erano già anche state realizzate le targhe di riconoscimento, ma ad oggi nessuno sa ancora i nomi degli imprenditori vincitori e le caratteristiche delle innovazioni selezionate. “Sabato 20 marzo alle ore 17 ripartiremo esattamente da dove ci siamo lasciati – conclude
Coletti – I costruttori vincitori saranno con noi per spiegarci il funzionamento delle loro novità tecniche prima di ricevere il giusto riconoscimento. In realtà l’evento online che stiamo organizzando sarà anche l’occasione per lanciare un nuovo format digitale. A tutti gli Amici della Fiera voglio dire che questa esperienza drammatica che stiamo vivendo non scalfirà lo spirito del nostro evento, e per dimostrare la voglia di riscatto alzeremo il livello, moltiplicheremo gli sforzi, useremo tutti gli strumenti a nostra disposizione. Daremo alla Fiera un’altra voce con cui esprimersi, per arrivare a tutti, ovunque voi siate. Noi non ci arrendiamo. Ma per ora non voglio dirvi di più, saprete tutto il 20 marzo alle ore 17!”.
Una precente edizione della Fiera della Meccanizzazione
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Direttore responsabile: Paolo Ragazzo
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