POSTE ITALIANE S.P.A. - SPED. IN A.P. D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N° 46) ART. 1, COMMA 1, NO/CN - ANNO XVII - N. 06•2020 - AGOSTO 2020 - CONTIENE I.P.
06/2020
Segnali di ripresa da campi e vigneti
DA BRUXELLES Perplessità sulla svolta “green” dell’Unione Europea
RAPPORTO CCIAA Aziende agricole cuneesi sempre più strutturate
ZOOTECNIA Allevatori di suini e bovini in seria difficolà
TURISMO RURALE Gli agriturismi faticano a ripartire
I NUMERI DI QUESTO NUMERO
Lo smart working rischia di rallentare le aziende Roberto Abellonio
direttore di Confagricoltura Cuneo
Noi agricoltori non ci siamo mai fermati. Durante le settimane di lockdown abbiamo continuato a produrre e a rifornire senza sosta gli scaffali di negozi e supermercati. E lo facciamo oggi, come prima e più di prima. Il nostro, infatti, non è un lavoro che si può fare in smart working. Il lavoro agile a distanza è stato utilissimo nelle fasi più acute dell’emergenza sanitaria dei mesi scorsi e ben vengano le nuove tecnologie se servono a lavorare meglio e a semplificare alcune attività. Ma non sostituisce il lavoro “in presenza”. Ci sono interi settori produttivi (vedi il commercio) che nei nostri centri urbani stanno soffrendo, ad esempio, la mancanza di impiegati solitamente avvezzi a fare le loro pause pranzo in bar, self service e ristoranti. Sono tasselli importanti di quella ristorazione che avvolta in una spirale negativa da cui non riesce ancora ad uscire sta trascinando con sé anche parte della produzione di beni agricoli e alimentari, a cui manca un importante sbocco di mercato. Inoltre, sovente la distanza telematica ha dato prova di rallentare molte operazioni aziendali anziché semplificarle, con pratiche che faticano ad essere sbloccate e per cui spesso occorre fare i conti con connessioni domestiche “traballanti”. Con tutte le dovute precauzioni, bisogna quanto prima tornare alla normalità. Nello smart working applicato alla Pubblica Amministrazione, infatti, a ridursi purtroppo è soltanto, ancora una volta, l’efficienza dei servizi resi all’utenza (cittadini e imprese), con ritardi sul rilascio di permessi, certificati o autorizzazioni.
BIOLOGICO
GIOVANI
25% 1.357
% di terreni Ue destinati ad agricoltura bio entro il 2030
aziende agricole condotte da giovani nella “Granda”
ENTRO IL 2030
AGRICOLTORI
VINO
PIEMONTESE
% di produzione in più nelle cantine cuneesi rispetto al 2019
la perdita media per capo Piemontese rispetto al 2019
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Lotta al Cinipide La situazione in Piemonte PAG. 17
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L’Agricoltore cuneese N.06 • AGOSTO 2020
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IN PRIMO PIANO
Perplessità sulla svolta “green” dell’Ue DUE STRATEGIE PRESENTATE DALLA COMMISSIONE EUROPEA RIVOLUZIONERANNO L’AGRICOLTURA di Paolo Ragazzo
“I
l Green Deal europeo illustra le modalità per rendere l’Europa il primo continente a impatto climatico zero entro il 2050 definendo una nuova strategia di crescita sostenibile e inclusiva per stimolare l’economia, migliorare la salute e la qualità della vita delle persone, prendersi cura della natura e non lasciare indietro nessuno”. È quanto si legge nel documento presentato dalla Commissione Europea il 20 maggio scorso in cui si illustrano i contenuti dell’ambizioso programma europeo. Diverse le politiche individuate da Bruxelles per raggiungere i macro obiettivi e in questo percorso l’agricoltura è coinvolta direttamente attraverso la strategia per la biodiversità (Biodiversity Strategy) e la strategia “dal produttore al consumatore” (From Farm to Fork Strategy).
Due strategie per il futuro dell’agricoltura Queste due comunicazioni rappresentano la road map che il settore dovrà seguire da oggi fino al 2030 e rappresentano una rivoluzione copernicana non solo per i produttori, ma anche per i consumatori.
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La prima strategia mira ad aumentare la biodiversità in Europa imponendo una serie di vincoli alla produzione agricola che sono poi ripresi dalla seconda strategia. È richiesto, in generale, agli agricoltori uno sforzo molto oneroso in termini ambientali, che indubbiamente porterà ad una riduzione delle produzioni agricole in Europa. La diminuzione dell’uso degli agrofarmaci, dell’uso dei fertilizzanti e di altri meccanismi di difesa per terreni ed animali, infatti, avrà come diretta conseguenza la diminuzione delle produzioni agricole. Tutto ciò in un momento dove è dimostrato che l’Europa dovrebbe essere autosufficiente in materia di produzione alimentare. La seconda strategia, invece, intende modificare i comportamenti degli attori della filiera, dal campo alla tavola, per cui non solo i metodi di produzione agricola che tendono ad annullare gli impatti ambientali negativi, ma anche le abitudini alimentari dei consumatori. Suddivisa in due sezioni, la “Farm” e la “Fork”, la strategia incide in maniera significativa anche sugli aspetti legati al trasporto dei cibi,
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ed esige l’introduzione in etichetta dell’origine degli alimenti e le informazioni nutrizionali.
Molti dubbi e solo qualche nota positiva Tra gli obiettivi fondamentali della strategia “From Farm to Fork” ci sono ad esempio: • riduzione del 50% dell’uso di pesticidi chimici entro il 2030; • dimezzamento della perdita di nutrienti, garantendo al tempo stesso che la fertilità del suolo non si deteriori. In questo modo si ridurrà di almeno il 20% l’uso di fertilizzanti entro il 2030; • riduzione del 50% le vendite totali di antimicrobici per gli animali d’allevamento e di antibiotici per l’acquacoltura entro il 2030; • trasformazione del 25% dei terreni agricoli in aree destinate all’agricoltura biologica entro il 2030. Tra le note positive nella strategia, ad esempio, si prevede la reciprocità del rispetto degli standard di produzione europei nelle importazioni da Paesi terzi, così come, di positivo, vi è anche il rafforzamento delle regole di concorrenza per garantire, in particolare, un trattamento equo nei confronti dei produttori agricoli. Infine, anche la parte che riguarda la ricerca in agricoltura. Molti dubbi rimangono invece, sulle relazioni con la riforma della PAC. “Il mondo produttivo agricolo non vuole sottrarsi ad un maggiore impegno verde, ma serve un suo
coinvolgimento nella definizione di decisioni strategiche che impatteranno in modo strutturale. Tali decisioni così come i target da raggiungere, inoltre, devono basarsi su dati scientifici e dovrebbero essere gradualmente applicabili per poter permettere agli attori della filiera di adattarsi o trovare soluzioni alternative – commenta Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura –. D’altra parte occorre tener conto che da molti anni gli imprenditori agricoli si impegnano in obiettivi legati alla sostenibilità ambientale, allo sviluppo sostenibile e in generale alla tutela dell’ecosistema e della biodiversità. I risultati raggiunti in questo campo sono molti ed è bene ricordarli soprattutto nella riduzione della chimica e nella riduzione delle emissioni”. Inoltre, l’Italia risulta essere tra i Paesi europei più ricchi di biodiversità, con livelli elevatissimi di specie esclusive del nostro territorio e che in merito alle aree protette è già in linea con gli obiettivi europei del 30%. “Obiettivi al cui raggiungimento hanno contribuito anche gli agricoltori ed i proprietari forestali che sono i veri protagonisti della tutela del territorio, soprattutto delle aree interne, collinari e montane – ribadisce Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Cuneo e Piemonte –. Le due strategie ed i target fissati, inoltre, sono stati presentati dalla Commissione senza alcuna consultazione con le altre Istituzioni e senza alcuna
BIOLOGICO
25%
ripensamento ed una riflessione più approfondita e basata su dati scientifici prima di iniziare il processo di implementazione delle due strategie”.
ENTRO IL 2030
Agricoltura smart sì, ma attenzione a visioni vetero-ambientaliste
valutazione di impatto ambientale ed economico. Se questi target saranno confermati, il settore avrà serie difficoltà a rimanere competitivo soprattutto rispetto ai competitors a livello mondiale. Sarebbe quindi necessario un
L’emergenza di una crisi destinata a non esaurirsi in pochi mesi avrebbe dovuto cambiare anche le prospettive delle politiche per l’agricoltura e l’agroalimentare. In particolare, su tre fronti: sicurezza alimentare europea (livello di autoapprovvigionamento); produzione e produttività (anche in re-
% di terreni Ue destinati ad agricoltura bio entro il 2030
lazione al mantenimento dei livelli di esportazione ante-Covid 19); innovazione tecnologica per una maggiore sostenibilità dell’attività agricola. Ad oggi, tuttavia, non ci sono segnali che la Commissione europea intenda riconsiderare, ad esempio, la sua impostazione della riforma della Pac, che in linea generale prevede che il 40% del budget venga destinato ad azioni legate all’ambiente attraverso Piani Strategici dei singoli Stati che dovranno riflettere un maggiore livello di ambizione ambientale, attraverso incentivi all’uso di pratiche soste-
nibili quali: l’agricoltura di precisione; l’agricoltura biologica; l’agroecologia; l’agrosilvicoltura; norme più rigorose in materia di benessere degli animali. Il negoziato si prospetta lungo, ma una cosa è certa: l’agricoltura del futuro dovrà essere sempre più smart e tenere conto delle aspettative dei cittadini e dei consumatori. “Attenzione però a non lasciarsi trasportare da visioni vetero ambientaliste, occorre piuttosto andare verso un’intensificazione sostenibile del settore”, conclude il presidente Allasia.
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PIANO SVILUPPO RURALE
Il Psr aiuti i comparti più colpiti dal Covid-19 LA MISURA 21 PERMETTEREBBE IL SOSTEGNO TEMPORANEO O ECCEZIONALE VISTA L’EPIDEMIA di Fabio Rubero
C
onfagricoltura Piemonte, nella persona del suo presidente Enrico Allasia, ha inviato una lettera all’assessore regionale all’agricoltura, Marco Protopapa, nella quale, relativamente alla proposta di modifica del PSR 2014-2020 utilizzando il margine del 2% della dotazione finanziaria, sono state ribadite le posizioni dell’associazione sul tema della nuova Misura 21 (Sostegno temporaneo o eccezionale nell’ambito del FEASR in risposta all’epidemia di Covid-19) e sulla riallocazione delle risorse del Psr tramite modifica finanziaria. Per
NUOVO BANDO MISURA 4.1.1
quanto concerne la Misura 21, pur restando alcune perplessità legate al timore che i tempi dettati dall’UE per l’attuazione siano troppo ristretti, Confagricoltura ha ribadito di ritenere l’operazione utile a sostenere, in base ai fondi che verranno messi a disposizione, uno o più dei comparti agricoli in difficoltà a causa del Covid19, con particolare riguardo ai settori del florovivaismo, della vitivinicoltura e della zootecnia.
Si tenga conto delle dimensioni aziendali Nella missiva, Confagricoltura Piemonte si è espressa anche
Recuperare fondi per i giovani agricoltori Per quanto riguarda invece la modifica finanziaria propedeutica a integrare le poche risorse attualmente disponibili per la misura 21 (3 milioni euro), Enrico Allasia ha ribadito la posizione dell’associazione, già espressa in più occasioni e in linea con quanto affermato, in particolare, dal Presidente Alberto Cirio: “Occorre mantenere allocate sulle Misure 4 e 6 le economie maturate o che matureranno. A tale proposito abbiamo indicato su quali misure ed operazioni intervenire per ‘recuperare’ circa 14 milioni di euro da destinare agli scorrimenti delle graduatorie dei bandi, ivi compreso quello dell’Operazione 4.1.2 del 2016 per il quale molti giovani agricoltori hanno realizzato i progetti di investimento nelle loro aziende agricole senza l’ausilio di risorse pubbliche per carenza di fondi disponibili”.
Fondi per mitigare gli effetti economici dell’epidemia
La Regione Piemonte, per sostenere i soggetti colpiti dall’emergenza epidemiologica “Covid-19”, ha deliberato una nuova Misura 4.1.1 del PSR 2014-2020 con azioni/investimenti focalizzati su attrezzi e mezzi destinati allo stoccaggio, lavorazione trasformazione, commercializzazione vendita diretta ed a domicilio dei prodotti. Il bando prevede un contributo a fondo perduto pari al 40% dell’investimento che deve essere minimo di 20.000 € di spesa e massimo 100.000 €. La scadenza del bando è prevista per il 30/09/2020, sono ammissibili solo gli interventi effettuati dopo la presentazione della pratica.
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sull’entità dell’aiuto con importi tra i 5 e i 7 mila euro da erogare a tutte le aziende del comparto florovivaistico, mentre per gli altri comparti il presidente di Confagricoltura Cuneo e Piemonte ha suggerito l’introduzione di un parametro che tenga conto della dimensione aziendale al fine di individuare l’entità dell’aiuto per ogni singola impresa, fatto sempre salvo il massimale di 7 mila euro per azienda. A titolo puramente esemplificativo, si è ipotizzato che per la zootecnia da carne la somma da destinare alle singole aziende potrebbe essere individuata sulla base di un importo unitario moltiplicato per i capi macellati nell’ultimo trimestre (maggio-luglio), periodo nel quale si è registrato un vistoso calo dei prezzi all’origine. Nella lettera si fa cenno anche ai punteggi di priorità che, secondo Confagricoltura Piemonte, dovrebbero essere assegnati proporzionalmente alla riduzione del fatturato.
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Per il bando 2020 sono stati assegnati 2 milioni di euro complessivi che andranno a beneficiare le singole aziende agricole. Il bando 2020 assume criteri specifici legati alla situazione di emergenza sanitaria da Covid. Sottolinea l’assessore regionale, Marco Protopapa – Attraverso il bando diamo la possibilità alla singola azienda di richiedere contributi specifici per iniziative di ammodernamento, finanziando così investimenti di rapida realizzazione e dare sostegno all’imprenditore agricolo nel mitigare le conseguenze portate dall’impatto dell’epidemia”. Per maggiori informazioni rivolgersi agli uffici di Confagricoltura Cuneo.
AGRICOLTURA IN NUMERI
Le aziende agricole cuneesi sono sempre più strutturate FOTOGRAFIA SCATTATA DALLA CAMERA DI COMMERCIO: CALA IL NUMERO DI IMPRESE NEL COMPARTO, MA CRESCONO LE SOCIETÀ
28,9% 9,3% Agricoltura
Industria
13,4%
22,5%
17,9%
Più imprese giovani
5,8% Costruzioni
Commercio
Turismo
2,2% Altri servizi
N.C.
Grafico % di aziende agricole sul totale delle imprese cuneesi (Fonte: Camera di Commercio di Cuneo)
di Fabio Rubero
È
un comparto agricolo che nella nostra provincia tiene e mantiene sostanzialmente stabili i rapporti di forza con gli altri settori quello che esce dalla fotografia relativa all’anno 2019 scattata dalla Camera di Commercio di Cuneo e pubblicata nel suo consueto rapporto annuale. Con 19.444 imprese attive, il settore dell’agricoltura continua ad essere quello nettamente predominante nella nostra provincia dove quasi un’azienda su tre (il 28,9% per l’esattezza) opera in questo ambito. A balzare agli occhi è tuttavia anche il raffronto tra il dato delle aziende che hanno aperto i battenti e quelle che, invece, hanno chiuso la propria attività professionale. Un saldo negativo (-405 per via delle 532 nuove ditte e delle 937 che hanno invece cessato l’attività) che potrebbe far pensare
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Interessanti anche i dati relativi all’imprenditoria femminile in un ambito che storicamente, potrebbe apparire non proprio affine al gentil sesso. A dimostrare che ciò forse è solamente frutto di un retaggio mentale e di stereotipi ormai superati, il fatto che nella nostra provincia più di un’azienda agricola su quattro (il 26,5%) sia guidata da una donna. Sono infatti ben 5.157 le rappresentanti di sesso femminile che nell’istantanea scattata lo scorso 31 dicembre dalla Camera di Commercio di Cuneo risultavano essere alla guida di un’azienda agricola nella nostra provincia.
ad una contrazione del comparto, ma che in realtà va letto in ragione di una maggiore propensione all’unione ed all’aggregazione che continua a farsi sempre più strada nel settore agricolo cuneese.
Meno aziende, ma più organizzate Ciò significa dunque in termini assoluti meno aziende, ma anche più qualità, pluralità e organizzazione aziendale: una tendenza alla quale dunque non si può che plaudere, che investe ormai trasversalmente ogni comparto e che è confermato dal crollo (-455) delle imprese individuali e dalla crescita delle società di capitali (+52) e delle società di persone (+1). Il confronto con i dati relativi alle altre province piemontesi evidenzia invece ancora una volta come la nostra sia la provincia con il maggior “peso agricolo” all’interno di tutta la regione: quasi il 40% delle aziende piemontesi del comparto ha sede in provincia di Cuneo.
Compiono un considerevole balzo in avanti inoltre, le imprese agricole giovanili che in provincia di Cuneo (che anche per quanto concerne questa voce è al 1° posto tra le province piemontesi), in virtù delle 181 nuove iscrizioni e delle sole 36 cessazioni, diventano 1.357, ovvero quasi il 30% delle 3.842 aziende giovanili piemontesi del comparto. Aumentano, seppur di poco, anche le imprese straniere presenti sul nostro territorio: l’apertura di 38 nuove attività e la chiusura di 29 aziende portano il totale a 363 imprese agricole straniere attive sul territorio provinciale (anche in questo caso al 1° posto tra le provincie piemontesi), vale a dire il 35% circa delle 1.033 imprese a guida straniera con partita IVA in Piemonte.
Nel 2019 l’export agricolo e agroalimentare è cresciuto
AZIENDE GIOVANI
1.357 aziende agricole condotte da giovani in provincia di Cuneo
IN PROVINCIA DI CUNEO
AZIENDE ‘ROSA’
5.157 aziende agricole condotte da donne in provincia di Cuneo
IN PROVINCIA DI CUNEO
Cresce inoltre leggermente il valore dei prodotti cuneesi dell’agricoltura, della silvicoltura e della pesca esportati nel 2019, attestatisi intorno a quota 378 milioni di euro (nel 2018 era 366 milioni), mentre se si considerano i prodotti alimentari, invece, sono da sottolineare le performances fatte registrare dall’export di frutta e ortaggi lavorati (+6,3% sul 2019),
di prodotti lattiero caseari (+13,4%) e da forno (+25,7%). Benissimo anche la voce bevande (che comprende i vini) cresciuta del 5,3%, per un valore di esportazioni che nel 2019 ha superato il miliardo di euro
Il commento di Confagri Cuneo “I dati che emergono dal rapporto della Camera di Commercio di Cuneo – commentano da Confagricoltura Cuneo – parlano di un comparto sano, che in questi anni ha lavorato bene e che sta continuando a farlo. Tutto ciò, per la nostra provincia, storicamente e tradizionalmente a grande vocazione agricola, ha naturalmente un significato importantissimo che ha effetti positivi sull’intera economia cuneese. Anche i dati apparentemente
negativi, in realtà, sono semplici “scosse di assestamento” assolutamente fisiologiche, che rientrano nella normalità delle cose e sono indice di una spiccata volontà aggregativa che non può che rappresentare un aspetto positivo poiché sinonimo di maggiore qualità aziendale. I numeri e le percentuali confermano l’inequivocabile leadership e la crucialità del nostro settore nell’economia cuneese. Anche in virtù di questi dati, dunque, invitiamo le istituzioni locali ad ascoltare ancor più le istanze di quello che è, da qualunque prospettiva lo si guardi, un comparto trainante della Granda. Vanno infatti risolti nodi cruciali per lo sviluppo del nostro settore: infrastrutture viarie, banda larga, logistica e la mancanza di grandi poli di trasformazione dei prodotti agricoli”.
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A TUTTO CAMPO
Contributi agricoli obbligatori: che pasticcio LA MANCATA PROROGA DEL TERMINE PER IL PAGAMENTO HA CREATO NUMEROSE CRITICITÀ ALLE AZIENDE
“L
’ennesimo disagio sulle spalle dei cittadini”. Netto è il commento di Roberto Abellonio, direttore di Confagricoltura Cuneo in merito al parere negativo dato dal Ministero del Lavoro e
delle Politiche Sociali alla richiesta di proroga del termine di scadenza della prima rata dei contributi a carico di coltivatori diretti, coloni, mezzadri e imprenditori agricoli professionali dovuti per l’anno 2020, che era fissata per il 16
luglio. “Come Confagricoltura ci siamo già attivati per ottenere quantomeno dall’Inps la mancata applicazione delle sanzioni civili per i pagamenti in ritardo, ma resta il fatto che ancora una volta il cittadino si trova penalizzato e disar-
mato davanti ad un sistema che non considera le esigenze della collettività e di chi lavora”. Nonostante le formali richieste di proroga da parte di Confagricoltura e del coordinamento Agrinsieme la scadenza del 16 luglio, infatti, non è stata prorogata e gli operatori si sono trovati impossibilitati a procedere con il pagamento per via delle poche ore di tempo a disposizione e di numerose anomalie tecniche. “Tali problematiche sono
ROBERTO
ABELLONIO Direttore di Confagricoltura Cuneo
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state dovute, in particolare, ai ritardi nell’emanazione del decreto ministeriale recante i criteri per la definizione dei contributi obbligatori, che hanno fatto conseguentemente slittare la predisposizione sul portale INPS dei modelli F24 con causale LAA (Lavoratori Agricoli Autonomi) per i pagamenti”, ha precisato Agrinsieme, il coordinamento che riunisce Confagricoltura, Cia-Agricoltori italiani, Copagri e Alleanza delle Cooperative Agroalimentari.
Problemi tecnici e poco tempo Diverse problematiche di carattere tecnico, quali interruzioni di servizio del sistema, unite alla ristrettezza delle tempistiche, hanno creato non poche difficoltà nei processi legati al controllo e alla stampa del modello necessario alla predisposizione della prima rata dei contributi LAA entro il termine del 16 luglio. “Ci sono state, infatti, difficoltà legate alla stampa dei documenti necessari e al conseguente invio al pagamento entro il termine indicato, a causa dell’enorme afflusso di utenti all’interno del portale, anch’esso dovuto ai ritardi nell’emanazione del decreto ministeria-
le – continua il direttore Abellonio –. La decisione di non aver accordato una congrua proroga non ha poi permesso ai nostri operatori di effettuare tutti gli adempimenti previdenziali e contributivi previsti, gravando di conseguenza sulle aziende. Vista l’incresciosa ed ennesima situazione di disagio che si è generata, chiediamo perlomeno che non vengano applicate sanzioni in caso di ritardo nei pagamenti”.
“Siamo amareggiati” “Siamo decisamente amareggiati. Mentre restiamo in attesa di un piano organico e strategico per far ripartire il settore agricolo, non si è riusciti a concedere una proroga tecnica nonostante le richieste e le evidenti criticità – hanno concluso da Confagricoltura Cuneo –. Noi continuiamo tuttavia a ribadire che per quest’anno occorre uno sgravio contributivo totale per tutti i comparti produttivi e, in particolare, per quelli che non hanno ancora ricevuto nessun tipo di sostegno, per esempio l’ortofrutta e la zootecnia. Finora abbiamo assistito a una serie di misure tampone, che però non bastano”.
DL Rilancio, le misure “a pioggia” non servono CONFAGRICOLTURA CUNEO PERPLESSA SULLE SCELTE DEL GOVERNO E CHIEDE INTERVENTI MIRATI SUI COMPARTI di Paolo Ragazzo
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on circolare del 21 luglio 2020, l’Agenzia delle Entrate ha fornito ulteriori chiarimenti su come accedere ai contributi a fondo perduto previsti dal Decreto Rilancio. La novità riguardava le aziende con sede nei Comuni colpiti da eventi calamitosi, che potevano accedere al bonus di 1.000 euro (che diventano 2.000 euro per le società), anche senza un calo di fatturato maggiore del 33% rispetto al 2019. “È senz’altro positivo che il Governo abbia pensato ad interventi per aiutare le aziende in difficoltà in questo particolare momento, tuttavia continuiamo a non comprendere la logica né l’efficacia di provvedimenti concessi “a pioggia” a una platea molto vasta di soggetti, senza valutare in modo adeguato le diverse necessità e tarando, di conseguenza, meglio gli strumenti di intervento – spiega Confagricoltura Cuneo –. Ci saremmo aspettati altre iniziative, da tempo richieste dalla nostra organizzazione, come un taglio drastico del cuneo fiscale e gli sgravi contributivi per specifici settori, vedi la frutticoltura e la zootecnia, che sono fortemente in difficoltà e hanno un valore notevole nella bilancia commerciale della nostra provincia e del nostro Paese”.
Come per la sanatoria, la politica ha scelto una via poco incisiva Per accedere al contributo previsto dal Dl Rilancio (i cui termini sono scaduti il 13 agosto, ndr), invece, le condizioni richieste alle imprese erano minime: il fatturato 2019 doveva risultare inferiore a 5 milioni di euro e dovevano avere il domicilio fiscale o la sede operativa in uno dei Comuni colpiti da eventi calamitosi a far data dall’insorgenza dell’evento stesso. Vi rientravano quindi i Comuni della Regione Piemonte colpiti dagli eventi meteorologici verificatisi nel novembre 2019. “Come già accaduto nel caso della sanatoria dei rapporti di lavoro irregolari, che si sta dimostrando non essere utilizzata dalla maggior parte delle aziende agricole (appena il 12% delle richieste presentate è giunta dal settore primario), la politica è intervenuta con una scelta che non è stata incisiva per risollevare la sorti dell’economia del nostro Paese, così provata dagli effetti dell’emergenza sanitaria che continuano a farsi sentire con particolare forza”, conclude il presidente di Confagricoltura Cuneo e Piemonte Enrico Allasia.
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A TUTTO CAMPO
Rimborsi assicurativi, ancora nulla di fatto INTANTO I PARLAMENTARI HANNO ACCOLTO L’APPELLO LANCIATO DA CONFAGRICOLTURA CUNEO Una rete carica di grandine su un frutteto della Granda
di Fabio Rubero
GIACOSA: “QUANTO ATTESO DOVREBBE ESSERE EROGATO DALLO STATO NEL MEDESIMO ANNO DI RIFERIMENTO”
I
parlamentari della provincia di Cuneo hanno risposto presente all’appello che Confagricoltura Cuneo ha rivolto loro affinchè venissero portate nelle opportune sedi le più che mai legittime istanze delle tante aziende cuneesi ancora in attesa dei rimborsi assicurativi. Gli onorevoli Gastaldi e Bergesio (Lega), in una nota congiunta, hanno duramente stigmatizzato il comportamento di Agea (istituto incaricato dall’UE della distribuzione dei fondi) e ricordato come sulla questione sia già stata presentata in passato una interrogazione parlamentare in Commissione Agricoltura che sembrava (rivelandosi poi pura illusione) avere finalmente sbloccato la situazione. Anche la deputata Monica Ciaburro (Fratelli d’Italia)
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si è immediatamente fatta carico della questione che ha portato alla Camera dei Deputati attraverso un’interrogazione a risposta orale in commissione. La medesima azione è stata inoltre svolta a Palazzo Madama, dove il senatore PD Mino Taricco ha fatto sì che l’argomento venisse affrontato dalla Commissione Agricoltura del Senato. Anche il senatore Marco Perosino (Forza Italia), infine, ha manifestato la sua disponibilità per affrontare il tema nelle apposite sedi parlamentari.
Confagricoltura Cuneo continua il “pressing” “Ringraziamo i parlamentari che, attivandosi, hanno risposto indirettamente a tutte le aziende agricole che sono in attesa e sperano che questa surreale situazione trovi presto una soluzione – commenta il consigliere di Confagricoltura Cuneo, Graziano Giacosa –. È assolutamente inaccettabile che gli agricoltori debbano attendere tutto questo tempo per potere ottenere ciò che loro spetta e che dovrebbe essere erogato durante il medesimo anno di riferimento, soprattutto se consideriamo che
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quando si tratta di chiedere il dovuto lo Stato dimostra di non avere affatto quella flessibilità che invece pretende, in casi come questo. Dal canto nostro, continueremo a vigilare sulla vicenda, intraprendendo, nel caso, eventuali nuove iniziative politico-sindacali affinché ad agricoltori ed allevatori venga riconosciuto al più presto (ma sarà comunque troppo tardi) tutto quanto dovuto”.
Una situazione che si trascina da anni Quella riguardante i rimborsi assicurativi, spettanti alle aziende agricole ed a quelle del comparto zootecnico, è una questione che si trascina ormai da anni e che
sta mettendo in difficoltà tante aziende del comparto ed i consorzi Condifesa che spesso si trovano a dover anticipare i contributi alle aziende. Se, per quanto attiene gli agricoltori i seppur ingiustificabili ritardi riguardano sporadici casi con talune criticità e relativi al periodo 2015-2018 con la situazione che sembra finalmente essere andata “a regime” nel 2019, per quanto concerne gli allevatori la situazione è semplicemente paradossale. Dal 2015 ad oggi, infatti, nessuna azienda del comparto zootecnico ha percepito alcun rimborso sulle spese assicurative. Una situazione francamente intollerabile che non può protrarsi oltre.
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Ora Agricola, siglato il contratto aziendale L’ACCORDO INTERESSA GLI OLTRE 400 LAVORATORI IMPIEGATI NELLA REALTÀ AVICOLA LEADER NEL NORD OVEST
È
stato siglato mercoledì 5 agosto, a Cherasco, il contratto aziendale in ambito agricolo tra la Ora Agricola, leader in Piemonte nel settore avicolo, e i sindacati provinciali. Alla firma dell’intesa, valevole per il triennio 2020/2023, erano presenti il presidente della Ora Agricola, Umberto Simoni, l’amministratore delegato dell’azienda, Aldo Barale, i rappresentanti dei lavoratori della Ora e i rappresentanti provinciali delle sigle sindacali Flai-Cgil, Fai-Cisl e Uila-Uil. Ad assistere l’azienda nelle trattative la Confagricoltura di Cuneo, presente al tavolo con il direttore Roberto Abellonio e la responsabile sindacale Jessica Cerrato. Grande soddisfazione è stata espressa da tutte le parti che hanno sottoscritto l’accordo, che interessa gli oltre 400 dipendenti e integra le condizioni previste dalla contrattazione provinciale e nazionale, migliorandole. “Siamo particolarmente contenti per l’accordo siglato – afferma
Aldo Barale, amministratore delegato della Ora Agricola –. Nonostante il periodo tutt’altro che semplice per il comparto agroalimentare, la nostra azienda in questi mesi ha continuato ad investire in risorse umane e non ha mai fatto ricorso alla cassa integrazione nei momenti di maggior difficoltà. “Dal punto di vista commerciale, grazie al grande sforzo della nostra organizzazione siamo riusciti a mantenere e ad aumentare il portafoglio clienti con la diversificazione dei canali di vendita – sottolinea Umberto Simoni, presidente della Ora Agricola –, oltre a stilare un programma di investimenti ambizioso per migliorare la fruibilità degli spazi di lavoro e incrementare il tasso tecnologico della produzione, alleggerendo il carico di lavoro manuale”. “In un periodo di estrema difficoltà per le aziende agricole – ha dichiarato il direttore di Confagricoltura Cuneo, Roberto
Abellonio –, ci troviamo di fronte ad una realtà aziendale sana che garantisce ricadute positive non solo al comparto avicolo cuneese, ma a tutto il territorio. L’accordo raggiunto è un risultato significativo ottenuto grazie alla collaborazione tra la parte datoriale e le sigle sindacali; un’intesa che considera le esigenze organizzative della Ora Agricola e tutela, i diritti dei lavoratori”.
Organizzazione flessibile e buoni rapporti sindacali In un contesto agroalimentare molto competitivo, la Ora Agricola ha scelto di gestire l’intera filiera avicola, dalla materia prima al processo di trasformazione, fino alla fase di distribuzione. Questo processo richiede, però, un’organizzazione gestionale flessibile e pronta alla richiesta del mercato. Le parti hanno così inteso di consolidare la natura dei rapporti sindacali che si sono creati negli ultimi anni per favorire
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una sempre più concreta affidabilità reciproca. In particolare, restano prioritarie l’attenzione al miglioramento continuo della sicurezza e dell’ambiente di lavoro e il riconoscimento del reale contributo di ogni singolo lavoratore allo sviluppo della performance aziendale. Tra le altre cose, l’accordo ha definito un premio annuo volto, da un lato, a valorizzare il benessere aziendale dei suoi dipendenti e, dall’altro, a incentivare sempre più il rispetto degli elevati standard qualitativi di prodotto richiesti dal mercato e dai consumatori finali. La recente attivazione della linea del “gelo” da parte della Ora Agricola ha reso inoltre necessario adeguare i contratti con un’indennità salariale aggiuntiva. L’azienda, con sede a Roreto di Cherasco, è leader
nel Nord Ovest per il settore avicolo con oltre 80 milioni di euro di fatturato nel 2019 ed è da sempre attenta alle esigenze dei suoi collaboratori. La Ora Agricola è specializzata nell’allevamento e produzione di carne avicola ed ha costituito una filiera a cui appartengono circa 130 aziende agricole delle province di Cuneo, Torino e Asti e in Lombardia, che garantiscono una produzione di circa 18 milioni di capi all’anno. Si tratta di aziende agricole a carattere prettamente familiare, di dimensioni medio-piccole, posizionate quasi tutte in ambienti collinari ideali per l’allevamento avicolo. La Ora Agricola è tra i soci fondatori del consorzio CAFI (Consorzio Allevatori di Filiera Piemontesi) ed è iscritta al Consorzio Avicolo Piemontese.
I rappresentanti dell’azienda e di Confagricoltura Cuneo
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VITIVINICOLTURA
Asti, sfide e opportunità della modifica al disciplinare INTERVISTA AL NUOVO DIRETTORE DEL CONSORZIO DI TUTELA, GIACOMO PONDINI. “UN INCARICO DI CRESCITA PROFESSIONALE E UMANA” di Gilberto Manfrin
GIACOMO
PONDINI Direttore Consorzio dell’Asti
IL TERRITORIO SARÀ UNO DEGLI ELEMENTI CHIAVE PER VALORIZZARE LA QUALITÀ DEL PRODOTTO E DEL LAVORO CHE C’È DIETRO
“A
rrivare alla direzione del Consorzio dell’Asti e del Moscato d’Asti docg è un’opportunità di crescita professionale e umana”. Sono state queste le prime parole di Giacomo Pondini, subito dopo la nomina alla direzione del Consorzio dell’Asti. Pondini, 44 anni, toscano, proviene dal Consorzio del Brunello di Montalcino di cui è stato direttore dal 2015 e succede a Giorgio Bosticco. Con un percorso formativo fortemente indirizzato al contesto internazionale, Pondini è entrato nel mondo dell’enogastronomia ricoprendo vari ruoli in aziende vitivinicole nella zona del Chianti, per poi approdare al Consorzio del Morellino e, in seguito, a quello del Brunello. Lo abbiamo incontrato. Direttore, ci passi la battuta: ha scelto un bel periodo per accettare questa
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nuova sfida professionale. Cosa l’ha spinta e che idea si è fatto del contesto vitivinicolo della nostra provincia? “Lavorare per una denominazione importante come l’Asti è una motivazione per me più che sufficiente, che mi riempie di orgoglio. Una denominazione da quasi cento milioni di bottiglie, vendute in tutto il mondo: un biglietto da visita di tutto riguardo, con il portato storico del primo vino spumante italiano, del vitigno aromatico più importante al mondo, di una delle regioni italiane fondamentali per la viticoltura italiana. Per me non manca nulla”. Passando al prodotto, come stanno procedendo le vendite anche in considerazione del lockdown? Quali le prospettive? “I dati dei primi sei mesi sono in linea con le vendite del solito periodo dello scorso anno. Anzi, un dato di crescita c’è sul Moscato d’Asti, mentre l’Asti si mantiene in linea. Forse frutto del rischio dazi USA, sulla base del quale molti importatori hanno anticipato ordini che di solito vengono fatti più avanti nell’anno. Il fatto è che il lockdown della ristorazione non ci fa stare sereni per la seconda parte dell’anno; la situazione comunque è sempre monitorata”. L’Asti Secco: che valore dare oggi a questa declinazione? “L’Asti Secco rimane una grande opportunità, come lo saranno anche le tipologie dry, extra dry o brut. In questo senso infatti va letta la modifica al disciplinare appena approvata dal Comitato Vini, con la quale si potranno avere spumanti dal pas dose al brut, sia metodo Martinotti che clas-
sico. La tipologia Dolce è sicuramente il cuore del nostro lavoro, ma per estendere ulteriormente il mercato i prodotti con residui zuccherini diversi costituiscono una grande opportunità”. Con la nuova vendemmia, una delle paure dei viticoltori è legata alle giacenze in cantina… “Al momento le giacenze sono in linea con quelle degli anni passati. Tanto che, tenendo anche conto della stima del fabbisogno per il 2021, il Consiglio di Amministrazione ha inteso ribadire la produzione del 2019: 90 q ad ettaro, con i residui 10 q da destinare a riserva in caso di ulteriori richieste da parte del mercato”. Proseguirà anche dopo l’estate la campagna di promozione con Alessandro Borghese scelto come brand ambassador. Ma per scalare nuove quote di mercato quanto è importante puntare anche sul territorio per innalzare la visibilità della denominazione? “Il territorio sarà sicuramente uno degli elementi chiave, assieme alla figura di Borghese, per valorizzare la qualità del prodotto e del lavoro che c’è dietro. Ci sarà sicuramente da dare centralità al sorì, e l’opportunità del decreto che riconosce i vigneti eroici è importante; siamo disponibili a contribuire, assieme all’Associazione dei Comuni, per avviare l’iter che porti al riconoscimento del sorì come patrimonio culturale del nostro territorio. Questo del sorì è un valore aggiunto che il consumatore non conosce, e dobbiamo farglielo arrivare, in qualche modo. Ma questo è solo uno dei tanti elementi a nostra disposizione per promuovere la Denominazione, intesa come prodotto ma anche comunità. E non scordiamo anche il piano di comunicazione visiva con le rotatorie “vestite” con il logo di Asti e Moscato Docg e abbellite da elementi visivi tipici e le vigne descritte con un totem al limitare delle strade che tagliano i filari lungo le colline Patrimonio dell’Unesco”.
VENDEMMIA 2020
Accordo tra parte agricola e industriale Resa a 90 quintali ettaro, dieci quintali di riserva vendemmiale e un eventuale esubero aromatico del 20% per le uve Moscato bianco per Asti Spumante e Moscato d’Asti docg, indicazione analoga a quella dello scorso anno. Con una riunione tenutasi a fine luglio nella sede del Consorzio dell’Asti Spumante e del Moscato d’Asti, parte agricola e parte industriale hanno trovato l’accordo in vista della vendemmia 2020 con indicazioni che tengono conto dei dati di vendita e del rilascio delle fascette ministeriale le quali hanno fatto segnare circa un +4% unendo i numeri di Asti Spumante e di “tappo raso”. “Con dati certamente non negativi e che, nonostante le molte incognite, fanno sperare per il futuro, si poteva e si doveva dare fiducia a un territorio, a uomini e a donne che lavorano da tutta una vita per la crescita dell’Asti e del Moscato d’Asti” ha commentato il presidente del Consorzio, Romano Dogliotti, vignaiolo e produttore che si è anche detto sicuro che il reddito dei viticoltori sarà tutelato nel quadro di una garanzia di dignità e collaborazione con le Case spumantiere, gli imbottigliatori e i vinificatori. Per il direttore del Consorzio, Giacomo Pondini, l’attenzione alla filiera e all’evoluzione dei mercati deve restare massima: “Bene l’intesa sulle rese a ettaro delle uve Moscato bianco che dà stabilità al comparto in vista del delicato appuntamento della vendemmia. Bisogna, tuttavia – ha aggiunto Pondini -, tenere sotto osservazione attenta e costante le variazioni e le indicazioni che giungono sia dai mercati interni sia da quelli esteri. Solo così si potranno predisporre, d’intesa con tutti gli attori della filiera, quelle azioni di difesa e valorizzazione che sono necessarie al consolidamento e allo sviluppo della denominazione in Italia e nel mondo”. Positivo il parere della Confagricoltura Cuneo che ha avallato l’intesa raggiunta.
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Dai filari prime indicazioni positive per la vendemmia IN UNA STAGIONE COLMA DI INCERTEZZE, LE PREVISIONI INDICANO UN RACCOLTO BUONO IN TERMINI QUALITATIVI E QUANTITATIVI
L
a vendemmia 2020 è leggermente in anticipo e si annuncia con una resa normale, certamente maggiore, tuttavia, rispetto all’annata 2019. La qualità del prodotto dovrebbe assestarsi su buoni livelli. Con i referenti del servizio tecnico della Confagricoltura Cuneo, Gian Luca Rolando e Alessandro Bottallo, abbiamo stilato una prima previsione del raccolto tra i filari. “L’annata ha avuto un andamento altalenante: ad un clima primaverile asciutto e a tratti particolarmente caldo si sono sommate precipitazioni tardive e concentrate in pochi giorni, cosa che ha favorito l’insorgere di patologie fungine. Si sono dunque resi necessari trattamenti antioidici e antiperonosporici. In alcune zone e su alcune varietà, gli attacchi di oidio e peronospora si sono comunque manifestati, in particolare su Nebbiolo e Moscato, ma la tempestività degli agricoltori negli interventi ha portato i risultati sperati, eliminando ogni forma di patologia. Hanno aiutato molto l’u-
midità e le temperature elevate di fine luglio e inizio agosto, con gli sbalzi termici di quei giorni. In generale si conferma una buona vendemmia su un po’ tutte le varietà, con elevati gradi zuccherini e acidità gradevoli. Attendiamo ora i dati sulla fine del mese di agosto e quelli di settembre, che saranno determinati per il completamento della maturazione e per stilare poi un quadro definitivo dell’annata”. Di vendemmia regolare parla anche il presidente della sezione Vini rossi di Confagricoltura Cuneo, Gianluca Demaria: “Avremo una bella vendemmia, non abbondante ma “giusta”, certamente superiore per quantità a quella dell’anno scorso, quando il prodotto era stato scarso. Quest’anno i viticoltori sono costretti a lavorare nell’incertezza sotto tanti punti di vista, anche legati all’emergenza sanitaria. In questi giorni capiremo meglio il livello di maturazione delle uve, ma che ha lavorato al meglio tra i filari avrà certamente un bel raccolto”.
Nelle previsioni la vendemmia 2020 si annuncia positiva
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VITIVINICOLTURA
Accordo per sostenere il ritiro delle uve cuneesi CONFAGRICOLTURA HA ADERITO ALL’INIZIATIVA DELLA VIGNAIOLI PIEMONTESI PER FAR FRONTE ALL’EMERGENZA COVID19
U
n valido aiuto per i viticoltori messi in crisi dall’emergenza e anche per evitare possibili speculazioni dirette sulle uve, che inevitabilmente si ripercuoterebbero negativamente sugli interessi dell’intera filiera, oltre che a dare un sostegno concreto a tante famiglie. È il senso dell’accordo, siglato a fine luglio, dalla Vignaioli Piemontesi, associazione capofila delle cantine cooperative cuneesi, con Confagricoltura Cuneo e le altre organizzazioni agricole della Granda, per tutelare e sostenere l’economia vitivinicola del Cuneese provata dalla grave pandemia da Covid19. Il comparto vino sta però provando a rialzarsi, recuperando terreno in alcune aree geografiche. Tuttavia, l’onda lunga della crisi si fa ancora sentire, toccando in particolare il canale Ho.Re.Ca e il turismo, strettamente legati al comparto. Una situazione di incertezza che vede molte aziende produttrici con una quantità tale di prodotto in giacenza da creare difficoltà nello stoccaggio, anche in vista della vendemmia. Giacenze che sono la lampante dimostrazione della crisi del settore. E i numeri non mentono: la produzione di vino in Piemonte nel 2019 è stata di 2.569mila ettolitri (fonte Istat). L’ultimo report del Ministero delle Politiche Agricole “Cantina Italia”, alla data dell’8 luglio 2020, registra nelle cantine piemontesi la presenza di 3.958mila ettolitri di vino, pari a circa il 154% della produzione dello scorso anno.
Cosa prevede l’accordo A seguito della concertazione con i propri associati, la Vignaioli Piemontesi e le cantine
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cooperative della Granda hanno così dato la disponibilità ad accogliere nuovi soci, oppure semplicemente ad intervenire direttamente per il ritiro delle uve che potrebbero non trovare conferma di acquisto da parte degli abituali operatori messi in crisi dall’emergenza. Una situazione di difficoltà che potrebbe avere conseguenze negative nella gestione della vendemmia, anche per questioni legate, come detto, alla capienza delle cantine, che non possiedono spazio fisico sufficiente a collocare le uve della produzione 2020.
Giù anche l’export Non è solo l’Ho.Re.Ca (bar e ristoranti su tutti) che sta subendo la crisi; anche le principali fiere nazionali ed internazionali del 2020 sono state annullate o posticipate, determinando l’impossibilità di curare e sviluppare sempre importanti rapporti commerciali. Così, le esportazioni si sono quasi completamente fermate. Insufficienti si sono dimostrati anche gli aiuti ministeriali, poco efficaci per tutelare migliaia di aziende agricole che forniscono la materia prima, cioè l’uva, per la produzione dei vini.
Comunicazioni di mancato ritiro Un quadro che ha visto alcune aziende viticole ricevere comunicazioni dalle cantine private, riportante la volontà di non ritirare le uve, in toto o per determinate tipologie. “Per venire incontro alle aziende del comparto e favorire il ritiro delle uve, evitando così di mettere in crisi un sistema così particolarmente minato dall’emergenza sanitaria - sottolinea Mario Viazzi, se-
gretario zona di Alba della Confagricoltura Cuneo -, si è concordato di concretizzare questo valido progetto, che va comunque visto come una sorta di ‘paracadute’ per quelle aziende che dovessero fare i conti con una netta riduzione del reddito. Ovviamente, ci auguriamo di ricorrere ad esso il meno possibile”.
Viticoltori salvaguardati Confagricoltura Cuneo, di concerto con la Vignaioli Piemontesi, e le altre organizzazioni agricole si è resa quindi promotrice di quella che è a tutti gli effetti un’iniziativa concreta a salvaguardia dei viticoltori e degli interessi del territorio. “L’intesa si è resa necessaria per far fronte alle difficoltà legate all’emergenza da Covid-19, che ha avuto ripercussioni negative anche sulla filiera vitivinicola cuneese, con riduzioni degli ordini e un notevole calo dell’export verso altri Paesi - conclude Viazzi -. Una soluzione resa possibile in deroga ai termini di ingresso stabiliti negli Statuti delle cantine disponibili (termine spostato al 31 agosto), al fine di evitare disagi e tensioni nel caso in cui il raccolto di qualche viticoltore non trovasse collocazione sul mercato e per dare un sostegno concreto al tessuto sociale in cui operano le cooperative stesse”. Il ritiro delle uve sarà gestito direttamente dall’Associazione Vignaioli Piemontesi e sarà assicurato fino alla totale disponibilità di capienza delle cooperative vitivinicole coinvolte.
VINO
+154% % di produzione in più nelle cantine cuneesi rispetto al 2019
A LUGLIO 2020
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LOTTA BIOLOGICA AL CINIPIDE DEL CASTAGNO: LA SITUAZIONE IN PIEMONTE In Piemonte la lotta biologica al Cinipide galligeno del castagno (Dryokosmus kurphilus) con l’introduzione del parassitoide specifico Torymus sinensis è iniziata con i primi lanci in tre località del Cuneese nel 2005. In seguito le introduzioni in Piemonte sono proseguite per circa un decennio, con la realizzazione complessivamente di oltre 750 rilasci che hanno interessato tutte le principali aree castanicole. Questa attività è stata realizzata dal Settore Fitosanitario Regionale e dal DISAFA Entomologia dell’Università di Torino con la collaborazione di Comuni, Comunità Montane, Province, Enti Parco ed Associazioni di produttori. In seguito queste azioni di lotta biologica hanno interessato molte altre regioni italiane, nell’ambito di un programma finanziato dal Ministero dell’Agricoltura. A partire
dal 2013 - 2014 i risultati della lotta biologica hanno cominciato a manifestarsi progressivamente nelle varie aree castanicole, a partire da quelle della provincia di Cuneo, interessate dai primi lanci del parassitoide, con la riduzione e poi scomparsa quasi totale della galle del cinipide dalla chioma dei castagni.
Ricomparsa di galle nel Nord Italia nel 2019
A partire dalla primavera 2019 si è riscontrata una ricomparsa delle galle in diverse aree castanicole, non solo del Piemonte, ma in diverse regioni del Nord Italia. In alcuni casi, sia nel 2019 che nel 2020, il numero di galle è risultato a volte elevato, ma sezionando le galle verdi verso fine maggio, come osservato da Giovanni Bosio, entomologo del Settore Fitosanitario, si è constatata una parassitizzazione spesso rile-
vante delle larve del cinipide ad opera di quelle di T. sinensis. A seconda dei livelli di parassitizzazione riscontrati, l’azione di controllo biologico porterà di nuovo a una forte riduzione della presenza delle galle nei prossimi anni, con un andamento ciclico di ricomparsa e successivo calo nel tempo. Questa situazione ha indotto alcuni a dubitare dei risultati dell’attività svolta, avanzando richieste per nuove introduzioni del parassitoide, cosa improponibile e anche inutile, perché le popolazioni di T. sinensis, all’incrementarsi del numero di galle e quindi delle popolazioni del cinipide, sono in fase di forte crescita. Considerati i livelli di parassitizzazione raggiunti, significherebbe introdurre poche centinaia di esemplari del parassitoide in zone dove ne sono presenti decine o centinaia di migliaia. Quindi ogni eventuale spesa per azioni di questo genere
risulterebbe del tutto ingiustificata. In conclusione si può dire che ad oggi la lotta biologica è l’unica arma naturale che abbiamo contro il cinipide, ed è per questo che possiamo avere anni dove le galle non si vedono, con ottime produzioni di castagne, e annate (anche un paio anni) dove il problema ritorna. Trattandosi di fenomeni biologici soggetti a dinamiche complesse e dipendenti anche da fattori esterni (es. climati-
ci…), l’evoluzione dei rapporti tra T. sinensis e D. kuriphilus (cinipide) andrà seguita e controllata anche in futuro. Si ricorda sempre di non eliminare i rami con presenza di galle secche nel periodo invernale, perché rifugio delle larve del parassitoide, mentre il cinipide sverna come larva giovane all’interno delle gemme. Per info rivolgersi a Claudio Botto tecnico di Confagricoltura Cuneo.
Contrasto alla cimice asiatica, c’è il decreto del Ministero Sulla Gazzetta Ufficiale del 13 luglio è stato pubblicato il decreto del MIPAAF che reca le misure di emergenza da adottare ai fini del controllo del parassita Halyomorpha halys (Cimice asiatica). Il decreto regolamenta le attività di indagine sul territorio affidate ai servizi fitosanitari regionali con il supporto tecnico delle OP/AOP per monitorare il grado di presenza del parassita sul territorio nazionali, i danni da esso provocati alle coltivazioni agricole ed il loro impatto economico. Sulla base dei dati raccolti verranno distinte le aree in funzione della densità di popolazione e verranno prescritte le misure di intervento per l’attuazione delle strategie di controllo attraverso un approccio integrato di diverse misure che comportano l’utilizzo di trappole per cattura massale, l’impiego di reti antinsetto, il ricorso a metodi di difesa meccanici e chimici in linea con quanto stabilito dal PAN.
INSERTO TECNICO
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MISURE “AGRICOLE” PREVISTE DAL DL RILANCIO CONVERTITO IN LEGGE Il testo, recante “Misure urgenti in materia di salute, sostegno al lavoro e all’economia, nonché di politiche sociali connesse all’emergenza epidemiologica da COVID-19”, prevede importanti novità per il settore agricolo.
Le principali misure 1) l’esonero dal 1° gennaio 2020 al 30 giugno 2020 dal versamento dei contributi previdenziali e assistenziali per alcuni comparti agricoli comparti (agrituristico, apistico,
brassicolo, cerealicolo, florovivaistico, vitivinicolo, dell’allevamento, dell’ippicoltura, della pesca e dell’acquacoltura); 2) l’istituzione del “Fondo emergenziale per le filiere in crisi” di 90 milioni di euro per il 2020 a favore della zootecnia; 3) il finanziamento di 30 milioni di euro per il 2020 a favore di ISMEA per la concessione della cosiddetta cambiale agraria; 4) l’aumento di 30 milioni della
DICHIARAZIONE DI GIACENZA VINI E MOSTI 2019/2020 E COMUNICAZIONE U.T.F. In riferimento all’art. 32 del Regolamento UE 274/2018, le aziende che detengono in cantina vini e mosti alla data del 31 luglio 2020, dovranno presentare alle autorità competenti la dichiarazione di giacenza. Il quantitativo da indicare è la giacenza dei vini e/o mosti detenuti alle ore 24.00 del 31/07/2020. La giacenza verrà effettuata attraverso il registro dematerializzato che originerà una dichiarazione per ogni codice ICQRF e non più raggruppata su base comunale. I soggetti che detengono il registro telematico, potranno presentare la dichiarazione di giacenza utilizzando le informazioni presenti nel registro stesso. In tal caso la dichiarazione sarà automaticamente generata dal sistema, ma andrà comunque trasmessa telematicamente attraverso il portale Sistema Piemonte. I soggetti non obbligati a detenere il registro telematico o che non vogliono utilizzare l’opzione descritta sopra, avranno la possibilità di utilizzare la consueta procedura di presentazione delle dichiarazioni. La dichiarazione potrà essere presentata, come tutti gli anni, dal 1 agosto al 10 settembre. Le aziende che intendono avvalersi del CAA di Confagricoltura Cuneo, per la compilazione e invio della dichiarazione di giacenza, dovranno presentarsi negli uffici non oltre l’08 settembre COMUNICAZIONE ANNUALE U.T.F. Le aziende con deposito fiscale, dovranno comunicare entro il 10 Settembre 2020 alle dogane, il bilancio energetico. È superato l’inventario fisico, ma permane l’obbligo del bilancio di materia e di quello energetico.
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INSERTO TECNICO
dotazione del Fondo di solidarietà nazionale per il ristoro dai danni prodotti dalla cimice asiatica; 5) la concessione di un contributo a fondo perduto, nel limite massimo di 100 mila euro e dell’80 per cento delle spese ammissibili, nei limiti del de minimis, per lo sviluppo di processi produttivi innovativi relativi all’agricoltura di precisione o alla tracciabilità dei prodotti con tecnologie blockchain; 6) la previsione di 20 milioni di euro per il 2020 per le imprese della pesca e dell’acquacoltura.
Altri interventi 1) possono accedere agli interventi compensativi a carico del Fondo di solidarietà nazionale le imprese
agricole ubicate nei territori che hanno subito danni in conseguenza delle eccezionali gelate occorse nel periodo dal 24 marzo al 3 aprile 2020. A tal fine sono stanziati 10 milioni di euro, per il 2020 (art. 222-bis); 2) vengono istituiti il Sistema di qualità nazionale del benessere animale, al quale potranno aderire gli allevatori che intendono sottoporsi a un disciplinare di produzione che rispetti criteri superiori rispetto a quelli previsti come obbligatori dalla normativa vigente (art. 224bis) e il Sistema di certificazione della sostenibilità della filiera vitivinicola, basato sul rispetto di uno specifico disciplinare di produzione, aggiornato annualmente attraver-
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so un sistema di monitoraggio e approvato con decreto del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali (art. 224-ter); 3) viene incrementato di 5 milioni di euro per il 2020 il Fondo per la competitività delle filiere agricole, istituito dall’art. 1, comma 507, della legge 27 dicembre 2019, n. 160 (art. 31, comma 3-bis). Di interesse per le imprese agricole sono poi le modifiche introdotte in commissione in merito alla rivalutazione dei beni delle cooperative agricole (art. 136-bis).
PER INFORMAZIONI RIVOLGERSI AGLI UFFICI DI CONFAGRICOLTURA CUNEO
EMERGENZA COVID-19: PRESTITI GARANTITI PER LE IMPRESE AGRICOLE Con l’approvazione della Legge 40/2020 di conversione del Decreto Liquidità anche le aziende agricole possono beneficiare delle misure finalizzate a favorire l’accesso al credito rilasciate dal Fondo di garanzia alle piccole medie imprese: le imprese possono perciò scegliere tra la garanzia ISMEA e quella del Fondo di garanzia per le PMI.
Le condizioni previste Chi ha già ottenuto le garanzie da
ISMEA adesso può richiedere la garanzia del Fondo per una durata fino a 10 anni, per i finanziamenti destinati a liquidità e investimenti con garanzia 90%, con un importo massimo di 800.000 euro finanziabili per importi fino al 25% dei ricavi 2019, come da ultimo bilancio depositato o ultima dichiarazione fiscale presentata; o al doppio della spesa salariale annua 2019; o al fabbisogno per capitale circolante ed investimenti per i successivi 18
mesi. Inoltre, è stato disposto l’incremento da 25.000 fino a 30.000 euro dei finanziamenti garantiti al 100% dal Fondo, con durata di 10 anni e preammortamento di 24 mesi, con un importo finanziabile fino al 25% dei ricavi 2019, come da ultimo bilancio depositato o ultima dichiarazione fiscale presentata o da autocertificazione, o al doppio della spesa salariale annua 2019. Gli istituti di credito, nel caso di finanziamenti destinati alla rinegoziazione del debito con garanzia 80%, hanno l’obbligo di erogare il 25% di credito in più rispetto al consolidato. Maggiori informazioni negli uffici di Confagricoltura Cuneo.
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COVID-19: CREDITO DI IMPOSTA DEL 60% PER ADEGUAMENTO AMBIENTI DI LAVORO E STRUMENTI L’Agenzia delle Entrate fornisce chiarimenti in merito ai crediti di imposta per le spese di sanificazione, acquisto di dispositivi e adeguamento degli ambienti di lavoro per COVID-19.
Fino a 60mila euro È concesso un credito d’imposta in misura pari al 60% delle spese sostenute nel
2020 per la sanificazione degli ambienti e degli strumenti utilizzati, nonché per l’acquisto di dispositivi di protezione individuale e di altri dispositivi atti a garantire la salute dei lavoratori e degli utenti fino a un massimo di 60 mila euro per ciascun beneficiario, nel limite di 200 milioni di euro di finanziamento complessivo della misura. Tra i soggetti beneficiari del credi-
Fitosanitari: proroga validità dei “patentini” in scadenza nel 2020 La legge 17 luglio 2020, recante misure urgenti in materia di salute, sostegno al lavoro e all’economia, nonché di politiche sociali connesse all’emergenza epidemiologica da COVID-19, all’art. 224 comma 5 bis, in materia di prodotti fitosanitari, prevede che: “In relazione alla necessità di garantire l’efficienza e la continuità operativa nell’ambito della filiera agroalimentare, la validità dei certificati di abilitazione rilasciati dalle regioni..., ai sensi degli articoli 8 e 9 del decreto legislativo 14 agosto 2012, n. 150, nonché degli attestati di funzionalità delle macchine irroratrici rilasciati ai sensi dell’articolo 12 del medesimo decreto legislativo n. 150 del 2012, in scadenza nel 2020 o in corso di rinnovo, è prorogata di dodici mesi e comunque almeno fino al novantesimo giorno successivo alla dichiarazione di cessazione dello stato di emergenza”.
to d’imposta rientrano anche gli imprenditori e le imprese agricole, sia quelle che determinano per regime naturale il reddito su base catastale, sia quelle che producono reddito d’impresa. Le domande di contributo si possono presentare entro e non oltre il 7 settembre 2020. Per informazioni rivolgersi agli uffici di Confagricoltura Cuneo.
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“Va semplificato il ritiro dei certificati fitosanitari” L’INVITO DI CONFAGRICOLTURA CUNEO ALLA REGIONE. IL DOCUMENTO RICHIESTO ALLE AZIENDE DELLA FRUTTA CHE ESPORTANO NEI PAESI EXTRA UE
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a frutta cuneese arriva sui mercati di tutto il mondo dopo attenti controlli che ne provano l’assoluta salubrità e sicurezza. Lo dimostra, a questo proposito, l’obbligo di accompagnare la merce con un certificato fitosanitario che attesti il rispetto dei requisiti richiesti dalla normativa in materia degli Stati importatori, se si vuole esportare produzioni vegetali (frutta e ortaggi) in paesi Extra Ue, come richiesto dalla direttiva europea 2000/29/CE e dal Dlg.s 214/2005. Tale documentazione viene rilasciata dal Settore Fitosanitario della Regione, ma per il ritiro del certificato le aziende con sedi a Cuneo devono recarsi presso l’Ufficio di Certificazione Fitosanitaria di Torino o alla sede distaccata di Verzuolo. E questa operazione diventa un’incombenza non di poco conto per le imprese del settore, come segnala Confagricoltura Cuneo.
“Siamo nel 2020 ed è francamente incomprensibile immaginare che le nostre aziende, sparse in ogni angolo della provincia Granda, siano costrette nel pieno della stagione a raggiungere Torino o Verzuolo per ritirare un certificato che potrebbero prodursi in azienda dopo adeguati controlli di conformità – dichiara Roberto Abellonio, direttore di Confagricoltura Cuneo –. Ciò comporta, in particolari momenti dell’anno, un dispendio di tempo importante che le aziende si potrebbero risparmiare, dedicandolo ad attività più strategiche per il loro sviluppo. Di questo abbiamo già informato l’assessore regionale all’Agricoltura Marco Protopapa, invitandolo a trovare una soluzione più snella e meno impattante anzitutto per gli operatori del settore, ma anche per l’ambiente se si considera che occorre percorrere ripetutamente centinaia di chilometri per andare a ritirare un semplice modello stampato”. La vigilanza sull’esportazione viene effettuata dagli ispettori fitosanitari su vegetali e prodotti vegetali comportanti “rischio fitosanitario” al fine di garantirne la rispondenza ai requisiti fitosanitari richiesti dai Paesi importatori. Le
Frutta cuneese pronta per essere esportata
ditte esportatrici che intendono esportare verso uno Stato estero, al di fuori della Unione Europea (paese terzo), vegetali o prodotti vegetali non trasformati, devono richiedere ai Paesi destinatari le informazioni riguardanti i requisiti fitosanitari e le normative attualmente vigenti e sottoporle all’approvazione del Settore Fitosanitario Regionale per la verifica di fattibilità. Il Settore Fitosanitario, sulla base delle diverse esigenze e del prodotto oggetto di esportazione, predispone e applica programmi di controllo e verifica nel rispetto dei requisiti fitosanitari richiesti dalla normativa fitosanitaria dei Paesi importatori, rilascia il certificato fitosanitario all’esportazione. La richiesta di certificazione fitosanitaria viene gestita on-line dall’applicativo “certificati fitosanitari” tramite il portale Sistema Piemonte e il ritiro avviene negli uffici del Settore Fitosanitario della Regione Piemonte.
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FRUTTICOLTURA
Soddisfa l’annata della frutta estiva PER LE PESCHE RACCOLTI INFERIORI ANCHE DEL 40%, MA I PREZZI SONO IN AUMENTO di Fabio Rubero
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uantitativi ridotti, qualità buona e prezzi soddisfacenti. È questa (nel momento in cui andiamo in stampa), in estrema sintesi, la situazione della campagna delle pesche in provincia di Cuneo. “Peccato per i quantitativi commenta Marco Bruna, segretario di Confagricoltura Cuneo zona Saluzzo e Savigliano - che sono inferiori del 40% circa rispetto ad una stagione “normale”, ma le gelate primaverili e le grandinate (per chi non aveva le reti di copertura)
I CONTROLLI NELLA FRUTTA
hanno avuto un impatto decisivo in tal senso. Tuttavia, l’annata è da considerarsi fortemente positiva, perché i minori quantitativi hanno generato l’aumento dei prezzi. Ed è del tutto evidente che è meglio raccogliere meno prodotto e venderlo ad un prezzo buono che non dover affrontare la raccolta di un grande quantitativo di prodotto e dunque avere alti costi di gestione senza che questi riescano ad essere compensati dai ricavi”. Bene anche le albicocche: “Le precoci sono partite bene – aggiunge Bruna – all’insegna di un trend che sta
to decida, ad esempio, di abbassare drasticamente i prezzi) dovremmo riuscire a mettere in archivio la stagione 2020 come la migliore da molti anni a questa parte. Questo naturalmente ci fa sorridere, ma ci ricompensa solo in parte dei danni subiti negli anni precedenti e, soprattutto, non deve nemmeno per un secondo farci dimenticare che i tanti problemi strutturali del comparto non sono stati risolti anche perché non sono stati nemmeno affrontati. Permangono criticità sulla filiera, specialmente sui pagamenti agli agricoltori che arrivano troppo tardi, i supermercati continuano a non garantire la catena del freddo non ospitando la frutta estiva nei frigoriferi per garantire una maggiore longevità al prodotto, senza dimenticare che nel redigere il Decreto Rilancio non si è pensato di ridurre il costo della manodopera come più volte richiesto da Confagricoltura”.
Allasia: “Pochissime irregolarità, il lavoro è stato immenso”
“I controlli che quotidianamente vengono effettuati all’interno delle nostre aziende con l’obiettivo di verificare il rispetto delle norme igienico-sanitarie previste stanno dimostrando che il nostro comparto ortofrutticolo è virtuoso e gode di ottima salute. Stiamo parlando di un settore del quale fanno parte 5.500 aziende in cui lavorano circa 11.500 lavoratori stagionali su una superficie di più di 11000 ettari in cui le irregolarità riscontrate sono inferiori all’1%”. Esprime così tutta la sua soddisfazione il presidente di Confagricoltura Cuneo e Piemonte, Enrico Allasia, in merito all’attività di controllo che le Forze dell’Ordine stanno operando in queste settimane nei confronti delle
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riguardando anche le altre qualità tardive. Un andamento che, si spera, contraddistingua anche la campagna delle susine angeleno nella seconda metà di agosto”. Ancora pochi gli elementi a disposizione per potersi esprimere concretezza sulla stagione delle mele: “Al momento è difficile esporsi – conclude Bruna - tuttavia le mele estive del gruppo Gala sono andate piuttosto bene in questi ultimi anni e, dunque, l’auspicio è che si prosegua in tal senso. Ciò che possiamo ragionevolmente affermare è che, a differenza della frutta estiva, dovrebbe esserci parecchio prodotto”. Annata positiva anche per il presidente della sezione ortofrutta di Confagricoltura Cuneo, Claudio Sacchetto: “Incrociamo le dita, ma se il tempo continuerà ad essere buono e le condizioni generali resteranno indicativamente quelle attuali (sperando che nessuno Sta-
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aziende della frutta saluzzese. “Il merito – aggiunge Allasia – è dello straordinario lavoro che è stato fatto a riguardo. Siamo l’unico distretto frutticolo in tutta Italia ad essere riuscito a creare una sinergia tra tutte le parti in causa: associazioni di categoria datoriali e sindacali, comuni, Provincia, Regione, ecc. E’ stato firmato un protocollo per l’ospitalità con centinaia di persone collocate dalle aziende nelle aziende, la Regione Piemonte ha aperto un bando ed investito fondi per il ricovero degli stagionali, è stato attivato con l’Asl (primi in Italia) un protocollo sulla sicurezza nelle aziende, abbiamo messo a disposizione a spese nostre una piattaforma (Agri-
job ndr) che consentisse l’incontro tra domanda e offerta di lavoro. Oggi, dunque, si vedono i risultati di questa immensa mole di lavoro”. “Tutto ciò deve farci capire – conclude Allasia – che il nostro è un distretto al quale in molti guardano come un modello a cui ispirarsi sia dal punto di vista della sostenibilità dei prodotti sia per quanto concerne i suoi aspetti etici e sociali. Il troppo spesso semplicisticamente abbozzato accostamento ai distretti ortofrutticoli del sud Italia dove purtroppo capita che si verifichino episodi di sfruttamento e caporalato non rende giustizia ad una filiera che ha pochi eguali in Italia e nel mondo”.
ZOOTECNIA
L’Anaborapi guardi all’interesse di tutti LA SEZIONE BOVINI DA CARNE DI CONFAGRICOLTURA CUNEO AUSPICA MAGGIOR TRASPARENZA La Piemontese è la razza bovina autoctona del territorio
di Paolo Ragazzo
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i è riunita nelle scorse settimane a Savigliano la sezione Bovini di Razza Piemontese di Confagricoltura Piemonte per fare il punto, insieme ai funzionari di Confagricoltura nazionale, sullo stato di salute del comparto e affrontare le questioni di più stretta attualità. Tra queste, oltre al delicato momento vissuto dagli allevatori a causa dell’emergenza sanitaria, lo stato di preoccupazione in merito alla gestione dell’Anaborapi (Associazione
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otoriamente l’estate è un momento critico per le vacche da latte: con l’innalzamento delle temperature e dell’umidità, infatti, il rischio di elevati livelli di stress aumenta, con una conseguente diminuzione della produzione in termini di quantità. Un dato che pare in controtendenza in questa stagione, dove la produzione si sta mantenendo su buoni standard, come conferma Giampiero Degiovanni, presidente sezione Lattiero casearia di Confagricoltura Cuneo: “La produzione sta tenendo. Ormai le
nazionale bovini razza Piemontese). Perplessità è stata espressa, in particolare, per le modalità di svolgimento delle elezioni dei delegati che rappresenteranno gli allevatori all’assemblea generale a Carrù, nel prossimo autunno. Lo scorso 23 luglio a Carrù erano previste le elezioni per le nove sezioni di razza delle sei province del Piemonte più le regioni Emilia Romagna, Lombardia e Liguria. Gli appuntamenti erano stati rimandati a causa dell’emergenza
sanitaria, ma questa tornata si è svolta secondo modalità contestabili, come spiega Alberto Brugiafreddo, presidente della sezione Bovini da Carne di Confagricoltura Cuneo: “Negli ultimi anni si sono raggiunti importanti risultati per la selezione di razza e il sistema tra Consorzio di Tutela, Cooperative per la vendita e Libro genealogico, tuttavia nelle assise delle sezioni dei delegati all’assemblea generale, abbiamo assistito ad episodi poco rispetto-
aziende si sono tutte attrezzate al meglio per far supportare agli animali le più alte temperature. Detto questo, le previsioni non sono comunque rosee: se è vero che la produzione tiene, l’altro lato della medaglia dice che non vi è un’adeguata richiesta di latte. In particolare pare che siano i formaggi molli, a breve scadenza, a non trovare collocazione, complice la mancata ripartenza del settore Ho.Re.Ca (ristoranti, alberghi, hotel) che sta pagando a dismisura la pandemia”. Sul fronte del prezzo, c’è sempre
Latte: mercato fiacco e produzione in tenuta
si dei soci che ripongono fiducia nel sistema della delega e della rappresentanza. Il nostro auspicio è che il dialogo e l’interesse collettivo prevalgano sempre nella piena trasparenza. Ai nostri referenti confederali abbiamo presentato la documentazione per un parere in merito”.
PERPLESSITÀ SULLE ELEZIONI DEI DELEGATI ALL’ASSEMBLEA
LA RICHIESTA DI CONFAGRICOLTURA CUNEO RESTA QUELLA DI UNA TABELLA DI QUALITÀ UNICA la richiesta di una tabella qualità unica quale base per intavolare la discussione con gli industriali: “La prima cosa che speriamo è che la piena ripartenza dell’Ho.Re.Ca possa far riprendere il mercato del latte e togliere così ogni alibi anche a chi intende speculare sul prezzo del
latte alla stalla. Chiediamo che si inizi a ragionare sulla base di una tabella qualità unica per tutto il latte piemontese e non diversa da caseificio a caseificio, come avviene ora, rendendo di fatto più semplice la comparazione dei prezzi applicati agli allevatori”.
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Suini, troppo lenta la ripresa del prezzo LE AZIENDE CONFERMANO QUOTAZIONI SOTTO I COSTI DI PRODUZIONE. IN DIFFICOLTÀ TUTTO IL COMPARTO di Silvia Agnello
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ontinua la situazione di difficoltà per il comparto suinicolo, ancora in forte sofferenza a causa delle dinamiche che nel periodo di emergenza sanitaria si sono innestate sul mercato. Vero è che, con la fine del lockdown, le quotazioni hanno invertito la tendenza dei mesi precedenti, che aveva portato i prezzi a minimi storici. Tuttavia, seppure in positivo, le variazioni sono troppo contenute, ben lontane dal condurre il settore alla soglia di quella che si potrebbe definire una ripresa. I prezzi a cui gli allevatori si trovano costretti a vendere i capi sono ancora al di sotto dei costi di produzione, nonostante i mesi estivi siano i più favorevole per il consumo di carne suina. “Che si registrino oscillazioni nelle quotazioni è qualcosa che può succedere e che mettiamo in conto, ma la situazione di questo 2020 è altra cosa – dichiara il
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presidente della sezione suini di Confagricoltura Piemonte Davide Razzano -. Con gli attuali rialzi, se tutto va bene, arriveremo a pareggiare i conti a settembre. A quel punto, l’estate sarà finita e teniamo anche conto che quest’anno non ci saranno eventi, fiere e sagre, mentre il turismo è fortemente ridotto. Per avere qualche chance di sopravvivenza, le aziende dovrebbero cominciare al più presto a guadagnare qualcosa”. Dello stesso parere il presidente della sezione suinicola di Confagricoltura Cuneo Roberto Barge “Qualche segnale di ripresa c’è, ma il prezzo di vendita è ancora inferiore al costo di produzione. Durante il periodo del lockdown le quotazioni scendevano di 5 centesimi alla settimana, che è il massimo consentito. Ora risalgono di appena qualche centesimo alla settimana, nonostante la richiesta di prodotto da parte del mercato sia buona. Con l’attuale livello della domanda sarebbero
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giustificati aumenti superiori, fino ai 5 centesimi, ma i macelli tendono a limitarli. Teniamo conto che eravamo arrivati a 1€/kg. Di questo passo, per tornare ad un prezzo dignitoso, ci vorrà troppo tempo”. Sul tema dei tanto promessi aiuti, invece, al momento non ci sono certezze: “Pare che alcune risorse per la filiera siano state stanziate, ma al momento non sappiamo né quanto né quando”, conclude Razzano.
Dicono le aziende... La situazione ripetutamente denunciata dai rappresentanti di Confagricoltura si ripercuote pesantemente
ormai da mesi sulle attività del nostro territorio. Abbiamo raccolta la testimonianza di alcuni allevatori. Claudio Prato è coadiuvante dell’azienda “Prato Severino” a Levaldigi, nella pianura saviglianese: “Abbiamo lavorato per tutto il periodo del lockdown, perché chi alleva animali non può pensare di chiedere la cassa integrazione per i dipendenti e interrompere l’attività per un periodo. Ma aver potuto lavorare non è di per sé un fatto positivo: ci siamo trovati in una situazione in cui i macelli non ritiravano come avrebbero dovuto, per cui non riuscivamo a vendere gli animali, con il conseguente problema delle stabulazioni e il costo di produzione che aumentava. A questo, si è aggiunto l’incremento di alcuni cereali, come la soia, dovuto probabilmente a
speculazioni”. Anche Prato concorda che la fine del lockdown non ha segnato la fine dell’emergenza per il settore: “I prezzi continuano ad essere sotto i costi di produzione. A mio parere, un prezzo accettabile dovrebbe essere almeno intorno a 1,5 €/kg: permetterebbe di coprire i costi, compresi quelli per gli ammortamenti, e avere un minimo di marginalità” Conclude Prato: “Continua anche ad arrivare molta carne dall’estero. Rispetto a questo tipo di concorrenza, speriamo che con l’etichettatura, che permette di riconoscere con certezza il capo nato, allevato e macellato in Italia, il prodotto nazionale venga premiato dal consumatore”. Giuseppe Gastaldi conduce la sua azienda a Villafalletto: “È dal 2006 che allevo e vendo suini da ingrasso, ma prezzi come
In difficoltà le aziende suinicole dopo il lockdown
ZOOTECNIA
quelli che ci sono stati quest’anno non li avevo mai visti. Ho però anche visto che sul banco la merce è aumentata ed è anche successo che mancasse. Una situazione che è andata a esclusivo vantaggio dei macelli, dei salumifici e della Grande Distribuzione, mentre per gli allevatori le quotazioni sono continuate a diminuire. Ora, stiamo piano piano risalendo la china, ma macelli e salumifici lottano per non far aumentare le quotazioni con ogni sorta di artificio. La mia azienda è parte di una filiera specifica, che è rimasta un po’ ai margini delle speculazioni che ci sono state: non ho avuto carichi rimandati, però i prezzi sono per tutti quelli stabiliti dalla CUN”. Gastaldi porta poi l’attenzione sulla necessità di investire di più nella promozione del Prosciutto di Parma: “Prodotti di eccellenza come il Parma andrebbero maggiormente sostenuti con campagne pubblicitarie ‘ad hoc’ per continuare la strategia di espansione della DOP all’estero, che al momento costituisce il 20% del mercato”.
Fermi i consumi di carne bovina GLI ALLEVATORI LAMENTANO ANCHE UN ECCESSO DI IMPORTAZIONI
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ermane la situazione di difficoltà per il settore dei bovini da carne, soprattutto per i maschi. Mentre per le femmine la situazione non desta preoccupazione e per le vacche le perdite sono limitate, per il bovino maschio adulto la situazione peggiora progressivamente, con un crescente eccesso di merce a fronte di una diminuzione della richiesta. L’estate, di per sé, non è un buon periodo per il comparto, ma quest’anno la crisi economica che ha investito le famiglie in seguito all’emergenza Covid portandone i consumi verso carni meno costose di quella bovina e i milioni di turisti stranieri che sono venuti a mancare hanno causato una contrazione della domanda ben superiore a quella dovuta alla semplice stagionalità. Racconta Alberto Brugiafreddo, presidente della sezione Bovini da carne di Confagricoltura Cuneo: “Chi non è inserito in una filiera si trova con le stalle piene e
le scadenze che vengono rimandate di mese in mese. Per chi invece fa parte di una filiera riconosciuta va un po’ meglio, ma i volumi sono comunque diminuiti per tutti. La situazione si ripercuote anche su chi vende i ‘mangiarin’, che hanno difficoltà ad essere ritirati, e i prezzi diminuiscono”. Anche sulla questione degli aiuti, l’orizzonte non sembra essere sereno: “I settori che sono andati in crisi prima del nostro non hanno ancora visto nulla, gli aiuti del Recovery Fund non arriveranno fino al 2021 o 2022… In ogni caso, il problema è che il mercato deve riequilibrarsi: la situazione attuale è dovuta al fatto che non c’è richiesta di carne”.
Cosa ne pensano gli allevatori Michele Lanza nella sua azienda a San Michele Mondovì ha circa 220 capi di razza Piemontese: “Alla situazione generale, per la Piemontese si aggiunge il fatto che si sta diffondendo
sempre più sui banchi della Grande Distribuzione il concetto delle ‘tre I’, cioè nato in Italia, allevato in Italia e macellato in Italia. Il consumatore ripone fiducia in queste ‘tre I’ con cui però vengono proposte anche carni che sono vendute a costi minori della nostra e di qualità decisamente inferiore. Nel giro di un anno sui maschi abbiamo perso 0,5 €/kg e, senza una ripresa, la merce continuerà ad essere invenduta”. Paolo Cravero, titolare dell’Azienda Agricola Sant’Anna a Savigliano, ha invece capi di razza francese Aubrac: “Nel primo periodo di lockdown la domanda e i prezzi hanno tenuto, complice l’accaparramento di quei primi giorni e la riduzione delle importazioni dall’estero. Poi la situazione è decisamente cambiata: è ricominciata ad arrivare merce dall’estero e l’offerta è cresciuta molto rispetto alla richiesta che si è invece contratta. Il prezzo di vendita per noi è calato, mentre quello di acquisto dei capi si è mantenuto invariato perché ci sono molti Paesi, soprattutto africani, che comprano direttamente in Francia e sostengono dunque la domanda. Fatichiamo a reggere anche perché da noi le spese,
PIEMONTESE
350€
la perdita per capo di Piemontese sul 2019
IN SOFFERENZA
soprattutto quelle legate alla manodopera, sono maggiori che altrove. La concorrenza della merce estera c’è sempre stata, ma in questa situazione si fa sentire con un peso maggiore”. Essendo parte della cooperativa Bovin Grana e con una clientela strettamente locale, Dario Beltritti, titolare insieme al fratello Giovanni della “Beltritti fratelli” a Cervasca, non ha rilevato particolari problemi nei volumi, se non quelli legati alla stagionalità: “La cooperativa è composta da aziende che allevano Piemontese e ha due punti vendita, uno in Cuneo e uno a Confreria. Abbiamo una clientela molto fidelizzata, composta da famiglie e da qualche ristorante. Anche se con il lockdown la vendita ai ristoranti è venuta meno, quella alle famiglie è leggermente cresciuta. La nostra è una realtà molto diversa rispetto a quella di chi fornisce la Grande Distribuzione o le mense e la situazione è al momento stabile, sui normali livelli dei mesi estivi degli scorsi anni”.
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TURISMO RURALE
Gli agriturismi non riescono a ripartire PESA LA MANCANZA DI VISITATORI STRANIERI CHE NEL 2019 ERANO STATI IL 58% DEI PERNOTTAMENTI
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ono centinaia le strutture agrituristiche della provincia di Cuneo messe letteralmente in ginocchio prima dal periodo di lockdown a causa dell’emergenza sanitaria e poi da una ripresa turistica che stenta a decollare, anche per via dei pochi visitatori stranieri presenti sul nostro territorio in questo periodo. Un recente sondaggio di Federalberghi evidenzia che in Italia nel mese di giugno 2020, dopo i precedenti due mesi di lockdown, la ripresa del turismo appare infatti molto lenta: circa -80% rispetto a giugno 2019, con gli ospiti stranieri
ENOTURISMO IN TEMPO DI COVID
a -93,2% e gli italiani a -67,2%. L’agriturismo non si sottrae a questo andamento negativo: da una parte, potrebbe avvantaggiarsi della piccola dimensione ricettiva delle aziende e degli ampi spazi all’aperto offerti dalla campagna che riducono il rischio di contagio da Covid-19; dall’altra, è più esposto all’alta riduzione degli ospiti stranieri che, nel 2019, hanno rappresentato il 58% dei pernottamenti negli agriturismi contro il 50% degli alberghi. Questi fattori associati avranno inevitabili ricadute sui bilanci aziendali. A fine 2020, il fatturato
dell’agriturismo (servizi di alloggio e ristorazione), secondo la previsione del Centro Studi Confagricoltura, dovrebbe attestarsi poco sotto i 600 milioni di euro (597 milioni), corrispondenti a meno di un terzo (29%) del fatturato del 2019. D’altra parte, nel 2019, l’agriturismo ha segnato, rispetto all’anno precedente, incrementi di arrivi (+9,6%) e pernottamenti (+4,7%) nettamente superiori a quelli della generalità del turismo (rispettivamente +2,6% e +1,8%) e degli alberghi (rispettivamente +1,1% e +0,5%). E il percorso di crescita della frequentazione delle aziende agrituristiche datava già, ininterrottamente, dai primi rilevamenti statistici sull’agriturismo.
Bonus dalla Regione Ad alleviare leggermente questa situazione c’è la notizia che in Piemonte, dopo l’intervento della Confagricoltura, il bonus a fondo
Definite le raccomandazioni per un’accoglienza in sicurezza
Unione Italiana Vini e Movimento Turismo del Vino hanno definito la Carta dell’Enoturismo ai tempi del Covid-19, un documento in 38 punti che raccoglie tutte le raccomandazioni utili per gestire l’accoglienza enoturistica e un servizio personalizzato dedicato alle imprese per operare in tranquillità. Il documento fornisce alle aziende enoturistiche indicazioni generali per una riapertura in sicurezza, ma è comunque necessario che l’azienda dimostri di aver personalizzato il documento in base ai propri processi/attività ed inoltre deve dimostrare il rispetto delle prescrizioni obbligatorie,
anche regionali (non contenute nel documento) agli organismi di controllo (es: se in una regione è obbligatorio registrare le pulizie, la struttura deve farlo registrando le operazioni su un apposito modulo). Per una consulenza su come adeguare le disposizioni alla propria realtà e per informazioni generali su modulistica, procedure operative, cartellonistica e tutto ciò che può servire per l’adeguamento aziendale, l’Ufficio Sicurezza, Qualità e Certificazioni Alimentari di Confagricoltura Cuneo è a disposizione (ramero@ confagricuneo.it – 0171/692143 – 3665989772).
perduto concesso dalla Regione agli agriturismi penalizzati dal blocco delle attività nei mesi primaverili a causa del Covid-19, in queste settimane dovrebbe venire erogato dapprima alle strutture che offrono pernottamento e ristorazione (1.300 euro) e poi a chi offre solo servizi di ristorazione (2.500 euro). “Ringraziamo l’amministrazione regionale per aver preso atto delle anomalie nell’erogazione del contributo da noi segnalate e per l’impegno dichiarato di voler sbloccare la situazione – dice Valter Roattino, presidente di Agriturist Cuneo -, tuttavia confidiamo in una decisa accelerata nella concessione di questo intervento in quanto, come messo in evidenza anche dal nostro Centro Studi nazionale, le strutture agrituristiche sono tra i soggetti più penalizzati da questi difficili mesi. E il trend non varierà più di tanto nell’immediato”. I mesi pienamente estivi di luglio e agosto valgono solitamente oltre un terzo di pernottamenti turistici dell’anno (36% nel 2019). Nel 2020, persistendo l’emergenza Covid-19, la ripresa del turismo, soprattutto dall’estero, si annuncia lenta: secondo la stima del Centro Studi Confagricoltura, rispetto al 2019, segnerà in luglio e ottobre -70%, in agosto e settembre -65%, in novembre e dicembre -80%. Prevedibilmente, se la pandemia non tornerà a manifestarsi con intensità, l’agriturismo potrà segnare un deciso recupero solo nel 2021.
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ORTICOLTURA
Fagioli: produzione buona, ma i prezzi no PIOGGE E CLIMA MITE DI INIZIO ESTATE HANNO FAVORITO UN BUON RACCOLTO DEL PRODOTTO di Francesca Braghero
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differenza dello scorso anno, quando le alte temperature registrate già a partire dal mese di giugno avevano causato una produzione scarsa di fagioli in tutta la provincia, quest’anno la stagione di raccolta è partita con il piede giusto. “Risolti i problemi
di batteriosi che hanno colpito le prime semine, la produzione di fagioli è, al momento, abbondante e soddisfacente”, dichiara Adriano Rosso, responsabile di Confagricoltura, zona di Cuneo. Complici le piogge ed il clima mite di inizio estate, la scarsità di prodotto che aveva caratterizzato le
ultime stagioni ha lasciato il posto ad un raccolto buono: “A differenza degli anni passati, non c’è stata cascola dei fiori, grazie alle temperature non eccessivamente calde di questi mesi” afferma Paolo Dolce, produttore di Beinette. “L’unico neo al momento è il forte calo dei prezzi di mercato, dovuto princi-
palmente al fatto che la raccolta quest’anno è in anticipo di qualche settimana, e ciò ha portato ad un accavallamento di produzione con il Sud Italia”, confermano Aldo Cavallo, coltivatore di Boves e Marco Grosso, produttore di Cuneo. “I prezzi hanno subito una forte riduzione intorno alla fine del mese di luglio, ma l’andamento stagionale del prodotto fresco continua, in ogni caso, ad essere soddisfacente – asserisce Rosso –. La speranza ora è che il clima si mantenga favorevole anche per il proseguimento dell’estate e che questo trend positivo possa proseguire”.
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CONFAGRICOLTURA NEWS
Sventola la bandiera del riconoscimento sui due Comuni cuneesi
Santo Stefano Belbo e Monforte d’Alba sono “Spighe Verdi”
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nche quest’anno parla piemontese e, in particolare, cuneese la nuova edizione del progetto le “Spighe Verdi” i cui riconoscimenti sono stati annunciati da FEE Italia - Foundation for Environmental Education e Confagricoltura martedì 28 luglio in conferenza telematica con i sindaci dei Comuni vincitori del concorso. Il Piemonte, insieme ad altre 12 regioni italiane, ha visto premiato l’impegno di cinque Comuni, due di questi sono in provincia di Cuneo: Monforte d’Alba, per la prima volta, e Santo Stefano Belbo, riconfermato. Nella nostra regione il riconoscimento è andato anche a Canelli in provincia di Asti, Volpedo in provincia di Alessandria e Pralormo in provincia di Torino, tutti riconfermati. “Questa quinta edizione conferma
ancora una volta quanto sia forte e proficua, nel territorio piemontese, la collaborazione tra amministrazioni locali e settore agricolo - dichiara Fabio Fogliati che ha seguito in prima persona l’iniziativa per Confagricoltura Cuneo -; è una scelta forte e sottoscritta con orgoglio da molti imprenditori agricoli quella della gestione del patrimonio rurale con consapevolezza che la componente ambientale sia fondamentale nella valorizzazione del patrimonio territoriale. Il turismo, che ha subito una brusca frenata a causa dell’emergenza pandemica da CoViD-19, in Piemonte deve ripartire e può farlo prepotentemente grazie alla valorizzazione dei nostri borghi ricchi di storia, di risorse naturali e culturali e di eccellenze enogastronomiche riconosciute a livello internazionale”.
“Spighe Verdi” è un programma nato nel 2015 in collaborazione tra FEE Italia e Confagricoltura, pensato per diffondere tra i Comuni rurali strategie di gestione del territorio virtuose che implementino la sostenibilità e che giovino all’ambiente e alla qualità della vita dell’intera comunità. Il settore agricolo, mai come in quest’ultima edizione, è stato protagonista sul territorio: durante il lockdown le aziende agricole hanno creato occupazione, assicurato costantemente la presenza sul territorio di cui gli agricoltori sono da sempre custodi e sostentato l’Italia intera con prodotti agroalimentari di qualità. La quinta edizione consegna la
RINNOVO DEI VERTICI
bandiera fregio del riconoscimento a 46 località rurali, 4 in più rispetto allo scorso anno. L’iter procedurale, certificato ISO 9001-2015, ha guidato la valutazione delle candidature, permettendo alla Commissione di Valutazione il raggiungimento del risultato finale. Nel gruppo di lavoro è stato importante il contributo di diversi Enti istituzionali quali il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare; il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali; il Ministero per i Beni e le Attività culturali e per il Turismo; il Comando Unità Tutela Forestale, Ambientale e Agroalimentare dell’Arma dei Carabinieri; l’ISPRA; il CNR e Confagricoltura.
Confcooperative Piemonte Tino Cornaglia presidente
Il Consiglio direttivo e la direzione di Confagricoltura Cuneo si congratula con Tino Cornaglia per la nomina a presidente di Confcooperative Piemonte. La sua elezione è avvenuta mercoledì 22 luglio durante l’Assemblea Regionale. “Confcooperative Piemonte rappresenta tutti i valori che ho sposato nel corso della mia carriera e che, come Presidente di Banca d’Alba, ho sempre messo al primo posto. La centralità del socio è, per me, il punto fondamentale per tutto il mondo della cooperazione - ha commentato il neoeletto presidente regionale, Tino Cornaglia -. Ho sentito più volte nel corso dell’Assemblea la parola “insieme”: sono certo che solo insieme sia possibile fare la differenza e continuare l’ottimo lavoro fatto fino a oggi. La cooperazione ha un DNA diverso e ha il dovere di rispondere ai bisogni del territorio. Ci aspetta un grande lavoro da fare nei prossimi mesi, ma so che sarete al mio fianco per costruire davvero un bene comune”. Ringraziamenti dai territori e da tutte le federazioni all’operato di Domenico Paschetta, presidente uscente di Confcooperative Piemonte, prima della nomina del nuovo Collegio dei Revisori dei Conti e del Collegio sindacale, quest’ultimo affidato alla guida di Mario Viazzi.
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CONFAGRICOLTURA NEWS
Cascine Piemontesi piace e raccoglie sempre più adesioni GIÀ UN CENTINAIO GLI ISCRITTI AL CONSORZIO VOLUTO DA CONFAGRICOLTURA CUNEO di Francesca Braghero
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i è svolto nelle scorse settimane il primo CDA di Cascine Piemontesi che ha notificato l’adesione di circa un centinaio di aziende agricole al consorzio promosso da Confagricoltura Cuneo con il contributo della Camera di Commercio di Cuneo. Si tratta di attività agricole e agroalimentari, cascine e società cooperative ubicate per oltre il 50% nella zona dell’Albese e delle Langhe, oltre ad alcune adesioni provenienti dal Monregalese, Saluzzese, Saviglianese e Cuneese. Anche le province di Torino e di Asti contano un buon numero di aziende che hanno voluto associarsi al consorzio, al fine di promuovere il territorio e valorizzare le eccellenze agroalimentari locali. Ricordiamo, infatti, che aderendo al consorzio “Cascine Piemontesi”, le imprese agricole e le attività turistico-ricettive piemontesi potranno beneficiare di numerosi vantaggi, tra i quali: • inserimento in una rete di eccellenze agroalimentari e in un sito vetrina con pagine dedicate alla
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propria impresa • accesso agevolato a canali di vendita online dei propri prodotti e servizi • creazione di un’immagine coordinata e materiale promozionale brandizzato • accesso privilegiato a bandi, progetti e fiere di settore Un’importante opportunità per dare visibilità alle proprie produzioni e servizi, che comprende anche l’adesione all’Operazione 3.2.1 del Psr “Informazione e promozione dei prodotti agricoli e alimentari di qualità”, a sostegno delle attività di valorizzazione dei prodotti agricoli e alimentari di qualità quali sviluppo di siti web, campagne ed eventi promozionali, pubblicazioni, filmati, gadget e altri prodotti multimediali, acquisto di spazi pubblicitari su vecchi e nuovi media, organizzazione e partecipazione a fiere e mostre. Le aziende che fossero interessate ad aderire al consorzio possono contattare i nostri uffici chiamando il numero 0171.692143 o scrivendo a f.dalmasso@confagricuneo.it per ricevere maggiori informazioni a riguardo.
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CONVENZIONI PER I SOCI
Sconti su visite mediche ed esami Confagricoltura Cuneo ha siglato per l’anno 2020 la convenzione con il Laboratorio Pasteur di Cuneo che offre ai soci dell’associazione sconti sui prelievi del sangue, da effettuarsi senza impegnativa del medico curante e pacchetti di esami abbinati con valutazione degli esiti a prezzi agevolati. Le proposte sono innumerevoli e danno la possibilità di effettuare esami di controllo, in base al sesso e all’età, ad una tariffa pari al ticket ed una successiva visita medica finalizzata alla valutazione del referto. Se si avesse necessità di effettuare esami specifici è proposto uno sconto del 20%. Confagricoltura Cuneo ha siglato altresì un accordo con Bios. Il Gruppo dispone di attrezzature e professionalità utile a gestire i problemi legati alla traumatologia nella Medicina dello Sport ed alla riprogrammazione posturale, al Servizio di Medicina del Lavoro e Poliambulatorio specialistico. La convenzione prevede l’applicazione di una scontistica del 10% sulle prestazioni fruibili presso i centri medici facenti parte della Rete Medica (ad esclusione delle visite mediche specialistiche intra-moenia). Per maggiori informazioni: 0171 692143 – f.dalmasso@confagricuneo.it
CONFAGRICOLTURA AL LAVORO
Questionari per le aziende nel progetto Alpimed Innov Prosegue il lavoro di Confagricoltura Cuneo all’interno del progetto “Alpimed Innov”, un piano integrato per l’area rurale e montana delle Alpi del Mediterraneo sostenuto dal fondo europeo di sviluppo regionale Interreg. Alcotra. Obiettivo dell’iniziativa, di cui la Camera di Commercio di Cuneo è partner, è quello di interconnettere e incoraggiare le buone pratiche sostenibili nel cuore di questo vasto territorio montano, al fine di aumentarne l’attrattiva e l’accessibilità, responsabilizzare gli attori del territorio e renderli protagonisti dello sviluppo sostenibile. Confagricoltura Cuneo sta proseguendo nell’analisi del livello di innovazione delle aziende agricole presenti nell’area di applicazione del progetto (in provincia di Cuneo 27 comuni), attraverso la somministrazione di questionari conoscitivi, al fine di individuare 10 aziende da sottoporre ad un percorso di accompagnamento sui temi della digitalizzazione. Le aziende interessate a partecipare possono chiamare lo 0171/692143 o scrivere un’email all’indirizzo: f.dalmasso@confagricuneo.it”.
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a ottenuto un grande successo il corso organizzato da Confagricoltura Cuneo, destinato alle imprese agricole e agli agriturismi, per conseguire la qualifica di “Operatore di fattoria didattica”. Il progetto pedagogico era nato a fine 2019 con la finalità di abilitare le attività agricole a fattorie didattiche, attraverso una serie di lezioni teoriche presso le sedi di Confagricoltura di Cuneo e Alba accompagnate da alcune uscite sul campo. Una trentina i titolari, dipendenti e coadiuvanti delle aziende piemontesi che hanno deciso di iscriversi al corso, iniziato lo scorso dicembre e conclusosi, dopo il periodo di pausa imposto dal lockdown, il 30 luglio con il rilascio dell’attestato. A seguito del DPGR n.72 del 29 giugno 2020, che consente a tutti i soggetti pubblici e privati di svolgere le attività di formazione professionale in presenza nel rispetto delle misure di sicurezza anti-Covid, infatti, per andare incontro alle esigenze delle aziende iscritte, sono state riprese le lezioni che erano state interrotte a febbraio prima dell’emergenza sanitaria. Particolarmente apprezzata è stata la visita, nel mese di febbraio, della fattoria didattica “Il Frutto Permesso” di Bibiana (TO), che ha permesso a tutti i partecipanti al corso di toccare con mano i concetti appresi durante le lezioni teoriche.
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I partecipanti al corso per fattorie didattiche organizzato da Confagricoltura Cuneo
Terminato a Cuneo il corso per fattorie didattiche Il conseguimento della qualifica di “Operatore di fattoria didattica” costituisce, insieme ad una serie di requisiti relativi alla sicurezza e alle norme igieniche contenuti nella “Carta degli impegni e della qualità” redatta dalla Regione Piemonte, il primo step da compiere per poter fare richiesta di iscrizione all’albo regionale delle fattorie didattiche piemontesi. Una volta diventata una fattoria didattica, l’azienda agricola potrà accogliere scolaresche,
gruppi, famiglie e chiunque desideri approfondire la conoscenza del mondo contadino attraverso l’osservazione diretta e la scoperta “in loco” di tutte le attività che riguardano l’agricoltura nei suoi aspetti economici, tecnologici e culturali, ma anche l’allevamento e le tecniche di produzione di beni e servizi. Un’ottima opportunità per creare, soprattutto grazie al contatto diretto con il mondo scolastico, una rete di relazioni tra produttori e consumatori. [F.B.]
“Ciao Mauro, ci mancherà la tua energia”
Tutta la Confagricoltura di Cuneo si stringe intorno alla famiglia di Mauro Gallo, 40 anni, dell’azienda vitivinicola “La Tribuleira” di Santo Stefano Belbo, prematuramente scomparso il 10 luglio scorso. A lui nel luglio 2016 l’associazione aveva assegnato il premio Orgoglio Agricolo. Questo il ricordo di Fabio Fogliati, responsabile Confagricoltura zona di Bra: “Abbiamo frequentato l’Istituto Enologico ad Alba insieme e già da ragazzi si vedeva bene la tenacia che lo animava. Rimasto orfano del papà Franco quando era molto giovane, Mauro si è dedicato all’azienda di famiglia dando una mano alla mamma Elide, al fratello Daniele e alla sorella Elisa, gemelli più piccoli di lui. Anche una volta scoperta la malattia, nel 2012, non si è mai abbattuto, ha rivisto nuovamente i suoi piani ed è ripartito con forte determinazione e altrettanta positività. Nel 2014, dopo una lunga convalescenza, con gran forza e supportato dall’amore dei famigliari e degli amici, Mauro reagisce e riprende i lavori all’agriturismo e locali degustazione dove presentare l’eccellenza della produzione aziendale. Una persona solare e piena di energia che mancherà a tutti coloro che lo hanno conosciuto”.
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LE NOSTRE AZIENDE
Allora però la corilicoltura si accompagnava alla zootecnia da carne, bovini Piemontesi, che dal 1994 progressivamente è stata messa da parte per dedicare l’azienda, in tutto e per tutto, a quella che da queste parti è una vocazione al cui richiamo è molto difficile resistere. “Le piante di nocciole, dagli inizi ad oggi, sono passate da qualche giornata di coltivazione a circa 20 ettari di terreni, tra Castino e dintorni – spiega Giuseppe Vola –. Il prodotto l’ho sempre conferito in guscio all’Ascopiemonte, fino al 2016 quando è entrato in funzione il nostro laboratorio aziendale”. Da sinistra: mamma Paola, il figlio Simone, papà Giuseppe e Antonio Marino, tecnico di Confagricoltura Cuneo
In Alta Langa il futuro si fa dolce grazie alle Nocciole Piemonte Igp A CASTINO LA FAMIGLIA VOLA CONDUCE CASCINA SCAVIN: 20 ETTARI DI CORILETI I CUI FRUTTI VENGONO LAVORATI IN UNA VASTA GAMMA DI PRODOTTI di Paolo Ragazzo
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lla base un prodotto di eccellenza come la nocciola Piemonte Igp. Prendete poi l’operosità innata nella gente dell’Alta Langa, unitela al desiderio di innovare e all’ingegno manuale, conditela con la freschezza delle giovani idee… et voilà… ecco a voi Cascina Scavin. L’azienda agricola ha sede a Castino,
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nel cuore del regno del nobile frutto in guscio, condotta dalla famiglia Vola da tre generazioni. I nomi degli attuali componenti li ricorda chiaramente una scritta con le loro iniziali sulla facciata di casa: Giuseppe il papà, Paola la mamma, Simone e Matteo i figli. Ma già nel 1985 il nocciolo aveva fatto la sua comparsa in azienda, quando allora era ancora presente Davide, il fondatore.
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Da un’idea di mamma Paola ecco il laboratorio Dietro questo sviluppo aziendale c’è prevalentemente il desiderio di mamma Paola di voler diversificare l’attività e creare le condizioni favorevoli alla crescita della cascina: “Ho immaginato l’azienda proiettata nel futuro e me la sono vista così, impegnata a realizzare
Nocciole pronte per essere raccolte a Cascina Scavin
direttamente le prelibatezze e specialità a base di nocciole che tutto il mondo ci invidia – racconta –. Il fatto, poi, di avere a casa due figli giovani ci ha spinti a lanciarci in questa avventura che in breve tempo ha già conquistato il più grande, Simone”. Il ragazzo, infatti, dopo un diploma da geometra e qualche esperienza nel settore, nel 2018 all’età di 20 anni decide di volersi dedicare anche lui al progetto di famiglia, dando il suo contributo. “Nessuno di noi sapeva con precisione cosa volesse dire trasformare e lavorare le nocciole – continua Paola –, ma animati da tanta passione ci siamo informati, abbiamo attrezzato l’azienda e piano piano, sbagliando anche tante volte, abbiamo iniziato a realizzare prodotti con le nostre nocciole: crema, pasta, farina e granella, oltre a nocciole tostate, con il miele, caramellate, salate, al peperoncino o ricoperte di cioccolato fondente, bianco e con pistacchio”. Una gamma vasta a cui si è aggiunto anche l’olio. Il raccolto ovviamente dipende dall’annata, ma l’azienda arriva a sgusciare anche 300 quintali di nocciole che trasformate in leccornie e prelibatezze vengono vendute quasi esclusivamente attraverso il passaparola tra amici o alle fiere della zona. Un bel risultato, dunque, con ampi margini di miglioramento come sottolinea Simone: “Al momento, purtroppo, l’emergenza sanitaria ha inciso fortemente sulle vendite, ma in
Da sinistra: nocciole pronte per diventare farina nel laboratorio di cascina Scavin, la calibratrice e la macchina per la sgusciatura
azienda non ci siamo di certo fatti abbattere e guardiamo al futuro con il necessario ottimismo, tanto che tra qualche settimana sarà ultimato ed entrerà in funzione il negozio aziendale. Speriamo nell’autunno, che in Langa richiama tanti turisti stranieri”. A questo si affiancheranno sempre più le nuove tecnologie, con un nuovo sito internet in fase di realizzazione e i canali social Facebook e Instagram per promuovere al meglio i prodotti, superando i confini geografici.
Macchine d’avanguardia per tutta la lavorazione Ma se il prodotto finito, com’è giusto, fa bella mostra di sè in “vetrina”, non altrettanto avviene per tutte le fasi che rendono
possibile tutto ciò. Eppure, grazie soprattutto alla manualità e alle capacità meccaniche di Giuseppe, negli anni Cascina Scavin si è strutturata per gestire al meglio internamente tutto il ciclo di lavorazione delle nocciole: “Il prodotto una volta raccolto, viene essiccato, pulito e stoccato in azienda dopo essere passato per una calibratrice in grado di dividere per dimensioni le nocciole – racconta Giuseppe –. Dopo di che, in base alle esigenze del laboratorio, le sgusciamo e le conserviamo nella cella frigo, dove riposano pronte ad essere lavorate. L’essere distante dai principali centri della provincia, mi ha costretto negli anni ad arrangiarmi per la manutenzione dei macchinari, ma mi ha anche
permesso di ottimizzarli rendendoli praticamente ‘su misura’ per le nostre necessità”. Un classico esempio di come la necessità aguzzi l’ingegno, ma d’altronde sono proprio due degli ingredienti fondamentali che stanno consentendo a Cascina Scavin di trasformare i propri sogni in solide realtà.
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L’Agricoltore cuneese Testata mensile di Agrimpresa Srl Rivista fondata nel 1946
Stampa: Tipolitografia Subalpina snc
Direttore responsabile: Paolo Ragazzo
Chiuso in redazione il 07/08/2020
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