Le nostre aziende
Oltre 250 i capi di Piemontese allevati nell'azienda di Valter Dogliani
La Piemontese punta tutto sulla qualità NELL'AZIENDA DI VALTER DOGLIANI E DELLA MOGLIE DANIELA A ROCCA DE' BALDI di Paolo Ragazzo
S
e il comune di Carrù è assunto a patria della razza Piemontese, grazie alla storica Fiera del Bue Grasso e alla presenza dell’associazione nazionale Anaborapi, i tanti allevamenti bovini sparsi nella pianura circostante ne costituiscono,
invece, l’essenza più vera e fondante. Il viaggio de “L’Agricoltore cuneese” questo mese ha fatto tappa in uno di questi, a Rocca de’ Baldi, nell’azienda di Valter Dogliani e della moglie Daniela Cismondi. L’ampio e ordinato cortile su
cui si apre l’intera cascina sembra avvertire chiaramente che “qui con la qualità non si scherza”. In effetti, la cura con cui la coppia di allevatori si dedica a questa attività si percepisce fin da subito. Determinati e senza tanti giri di parole vanno subito al sodo, facendomi visitare la stalla principale: “Questa è una delle due strutture che compongono la nostra azienda – spiegano Valter e Daniela –, è la più recente dove trovano collocazione circa 120 fattrici e maschi castrati che alleviamo a ciclo chiuso”. Tutta l’azienda è impostata sulla linea vaccavitello e nell’allevamento si contano circa 250 capi, se si sommano anche le femmine
presenti in una seconda stalla, che si scorge senza fatica poco lontano. LA QUALITÀ È ALLA BASE DI TUTTO Condizionato, forse, dalle tante difficoltà che attraversa in questo momento la zootecnia italiana, mi stupisco della tranquillità con cui i due allevatori onestamente affermano che “sì, il mercato non è dei più semplici, ma noi riusciamo a vendere con una certa soddisfazione i nostri animali”. All’origine di questo stato c’è, in primo luogo, una scelta aziendale: da quasi tre anni l’allevamento Dogliani, infatti, ha deciso di conferire la propria carne alla cooperativa La Granda
Fin dalla nascita, ogni vitello è seguito al meglio nella sua alimentazione e cura
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passione che fin da bambini ci ha portato a vivere in cascina con i nostri genitori non ci fa sentire più di tanto i sacrifici. E poi, comunque, siamo ben organizzati, ognuno ha i suoi compiti: lui si dedica perlopiù alla gestione dei vitelli più piccoli e delle femmine, mentre io seguo i maschi castrati. Poi ovviamente si fa un po’ di tutto”, dice sorridendo mentre pensa che d’estate c’è da badare anche alle 135 giornate di terreni coltivati, di cui 20 di proprietà. Presente e futuro: il toro Rospo (in alto) e il figlio (in basso)
che, grazie al canale diretto con Eataly e alla ricerca della massima qualità, rappresenta uno sbocco commerciale in grado di remunerare meglio anche gli allevatori. “Produciamo seguendo rigorosi disciplinari che prevedono anzitutto un ciclo di allevamento breve – sottolineano i titolari dell’azienda di Rocca de’ Baldi –: a 16 mesi, al massimo, le femmine vanno vendute, mentre per i castrati si arriva a 18 mesi. Questo incide sulla salubrità della carne, più giovane e tenera”. DISCIPLINARI RIGOROSI MA NE VALE LA PENA Ma ogni fase aziendale è regolata con scrupolo, soprattutto l’alimentazione: “Ai nostri animali diamo principalmente fieno dei nostri campi e seguiamo le indicazioni forniteci da La Granda che è molta attenta allo sviluppo di piante e foraggi rispettosi del ‘benessere ambientale’, alla base di quello animale e umano”, spiega Valter Dogliani. Il disciplinare, infatti, mira a riprodurre in campo condizioni essenziali per la biodiversità, la fertilità del suolo e la qualità dei foraggi.
Questo anche grazie alle micorrize, un’associazione simbiotica tra la pianta e un fungo buono, che arricchisce e naturalizza il terreno, migliorando via via la struttura del suolo e rendendolo così molto più adatto alla coltivazione di vegetali per l’alimentazione animale ed umana. La pianta grazie ai batteri buoni è così più forte verso le malattie e i parassiti. “Abbiamo cambiato in meglio e il passaggio ad un allevamento tutto improntato ai canoni della qualità, anche se leggermente più costoso, non è stato traumatico, anzi ci ha permesso di rivalutare in maniera consapevole anche il nostro ruolo di allevatori” dice Daniela. QUELLA PASSIONE CHE ANIMA OGNI GIORNATA Ma come si fa in due a gestire un allevamento di questa consistenza? “La nostra giornata tipo si apre all’alba, intorno alle 5,30 e si chiude, in inverno, non prima delle 21,30. Si capisce quindi come io e mio marito non riusciamo ad avere molto tempo libero da dedicare allo svago – continua l’allevatrice –, la nostra vita è qui. Ma la
ORGOGLIO PIEMONTESE La passione per il lavoro ‘fatto bene’ è, quindi, il tratto distintivo di questa coppia di
allevatori che con orgoglio non disdegna di esporre in pubblico i suoi capi migliori, come avvenuto nell’ultima Fiera del vitello grasso di Fossano lo scorso 16 marzo: qui l’azienda ha ottenuto due primi premi nei vitelli castrati e un sesto nella categoria ‘femmine della coscia’. Ad ambire a prossimi riconoscimenti sono anche due buoi, uno di quattro anni e l’altro di due, che vengono allevati con cura per poter un giorno dire la loro nella vicina Carrù. Una ‘piazza’ da dove il nome della Piemontese parte per varcare ogni confine, portando con sé tutta la tenacia, il coraggio e il vissuto degli imprenditori agricoli di questa terra.
La famiglia Dogliani tra Valter Roattino e Cristiano Gallio (Confagricoltura)
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