UNIONE EUROPEA
Regione Basilicata
Dipartimento Agricoltura, Sviluppo Rurale, Economia Montana
Le opportunitĂ di modernizzazione del settore agricolo realizzate con i fondi POR 2000/2006
Regione Basilicata UNIONE EUROPEA Dipartimento Agricoltura, Sviluppo Rurale, Economia Montana
UNIONE EUROPEA Regione Basilicata
REPUBBLICA ITALIANA
Dipartimento Agricoltura, Sviluppo Rurale, Economia Montana
Le opportunità di modernizzazione del settore agricolo realizzate con i fondi POR 2000/2006
Pubblicazione a cura della Regione Basilicata Dipartimento Agricoltura, Sviluppo Rurale, Economia Montana agromktg@regione.basilicata.it I testi relativi a «La Basilicata agricola» e alle «Produzioni di eccellenza delle principali filiere» sono tratti (con alcuni aggiornamenti) dal «Repertorio dei produttori agroalimentari della Basilicata - 2007» Dip. Agricoltura, SREM - Regione Basilicata ICE di Puglia e Basilicata Reportage di: Michele Brucoli e Filippo Radogna Hanno collaborato: Giuseppe D’Agrosa, Giuseppe Eligiato, Angelo Raffaele Donvito, Giulio Fabrizio, Giuseppe Sabia, Maria Antonella Siepe e
Regione Basilicata 2009
www.regione.basilicata.it/sportelloeuropa www.porbasilicata.it Pubblicazione cofinanziata dall’Unione Europea nell’ambito della Misura A.T.1 del POR Basilicata 2000/2006 Redazione a cura del periodico ORIGINE - Il sapore del territorio italiano edito da Edizioni L’Informatore Agrario Spa Via Bencivenga-Biondani, 16 - 37133 VERONA Tel. 045 8057511 - Fax 045 8009378 www.informatoreagrario.it www.origineonline.it Grafica e foto Via del Commercio, sn - 75100 MATERA Tel./Fax 0835 381852 Finito di stampare nel mese di Febbraio 2009
SOMMARIO il «made in basilicata» oltre i confini di Vito De Filippo - Presidente della Regione Basilicata
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L’antico e il moderno. la duplice anima dell’agricoltura lucana di Vincenzo Viti - Assessore regionale all’agricoltura
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Migliorano la trasformazione e la commercializzazione dei prodotti agricoli
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la basilicata agricola
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le produzioni di eccellenza delle principali filiere - L’ortofrutta - I vini e la viticoltura - L’olio extravergine di oliva e le olive da mensa - I formaggi, i salumi e la carne - Il pane di Matera, la pasta e i prodotti da forno - Altre produzioni di qualita: miele, castagne, conserve, funghi, tartufi e rosoli
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INVESTIRE IN FILIERE
pag. 20
agriter soc. coop. a r.l.
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APICOLTURA rondinella franco
pag. 24
associazione agraria aziende cafra
pag. 27
azienda agricola eubea
pag. 30
azienda agricola zootecnica posticchia sabelli
pag. 33
azienda agricola fratelli quarto
pag. 36
cantine del notaio
pag. 39
frantoio oleario di contangelo rocco & f.lli sas
pag. 42
grifalco della lucania
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manolio vittorio
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masseria mirogallo
pag. 51
petrarulo fertilizzanti sas
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soc. coop. agricola «il granaio dell’alto bradano»
pag. 57
soc. coop. rapolla fiorente
pag. 60
9 12 14 16 18 19
pubblicita por
Il «made in basilicata» oltre i confini L’agricoltura, nelle moderne economie post-industriali, ha assunto una nuova e decisiva centralità. Da comparto destinato alla mera produzione per il soddisfacimento dei bisogni primari, ha progressivamente ampliato le sue caratteristiche fino a determinare condizioni che possono arrivare a incidere sulla qualità della vita e sulla serenità delle persone. La coltivazione di alimenti sani e genuini s’interseca inoltre strettamente con la tutela dell’ambiente e del paesaggio, divenendo fattore di equilibrio progressivo fra l’uomo e il territorio. Da ciò emerge che l’agricoltura - e, di conseguenza, i suoi prodotti - è proiettata a divenire un volàno vitale del progresso, tanto più in una regione come la Basilicata che può ispirarsi ai valori del passato contadino per costruire sul comparto primario solide basi per il proprio futuro. Sarebbe però riduttivo e illogico poter pensare che le diverse misure messe a punto dalla Regione per supportare le imprese agricole e per renderle competitive sugli scenari locali e globali possano essere sufficienti a segnare un punto di svolta, soprattutto in fasi economiche complesse come quella attuale. La condizione essenziale, invece, è che emerga una spinta di «sistema» che veda Enti pubblici, operatori privati e consumatori lavorare fianco a fianco affinché la qualità delle produzioni si rafforzi per diventare veicolo di interesse per i mercati. Crediamo che sia attorno agli obiettivi operativi che va organizzata la gestione delle nostre politiche agricole. Questi obiettivi dovranno essere perseguiti attraverso un rinnovato e rafforzato dialogo con le forze economiche e sociali e attraverso una più estesa applicazione del principio di sussidiarietà (sia istituzionale con gli Enti locali che con le espressioni del mondo organizzato). Il trinomio territorio-storie-culture sarà decisivo anche per l’incremento del turismo enogastronomico, opportunità straordinaria che ben risponde alle esigenze di sostenibilità e di destagionalizzazione. I turisti «gourmet», infatti, come è noto, amano integrarsi con la cultura dei luoghi che visitano e prediligono la bassa stagione (autunno e primavera), quando è più facile trovare pace, relax e offerte vantaggiose a costi minori. Per incentivare l’attrattività turistica occorrerà continuare a lavorare sulla valorizzazione delle risorse endogene e dei rapporti che legano l’agricoltura alle altre componenti socio-economiche presenti sul territorio, specificatamente con il mondo delle imprese artigiane e delle piccole-medie imprese della trasformazione nelle varie filiere. Sarà questa l’unica alternativa possibile - o almeno la più moderna e innovativa - al modello di sviluppo uniformante di cui è portatrice l’attuale globalizzazione.
Parallelamente, nel solco dell’esperienza tracciata dal marchio-ombrello Orizzonti lucani, dovremo incentivare la conoscenza del «made in Basilicata» oltre i confini regionali e nazionali, spingendo sulla leva della valorizzazione di qualità per entrare in nuovi mercati e creare i presupposti per le ricadute di tipo economico, occupazionale e sociale sui nostri territori. L’auspicio è che, con questo approccio, si possa continuare a indirizzare uno sguardo davvero innovativo ai contesti produttivi più importanti, rinnovando il nostro autorevole e consapevole protagonismo verso le grandi potenzialità che si prospettano in termini di ricadute economiche, di opportunità sociali e di arricchimento culturale. La Basilicata agricola, dunque, intende collocarsi a pieno titolo dentro le opportunità che produce questo nuovo sguardo del Mezzogiorno attraverso l’idea-sfida di essere veramente una «regione senza confini» che vuole declinare le sue ambizioni di sviluppo dentro spazi più ampi e stimolanti come l’Europa e il Mediterraneo. Tutto ciò dovrà tradursi in una forte spinta di sistema volta a incoraggiare i nostri giovani, che sono un importante patrimonio che rappresenta una delle leve principali della competitività regionale, capace di catalizzare e promuovere nuove conoscenze e innovazioni e migliorare il benessere socio-economico della collettività. I giovani sono l’obiettivo «circolare» che sta all’inizio e alla fine del programma regionale, ed è a loro che vogliamo indirizzare la parte rilevante del nostro impegno, affidando la forza e la responsabilità di questo rinnovato protagonismo affinché diventino attori protagonisti delle occasioni del futuro. Vito De Filippo Presidente della Regione Basilicata innovazione e tecnologie nel COMPARTO agroalimentare lucano
L’antico e il moderno. la duplice anima dell’agricoltura lucana Far coesistere antico e moderno, tradizione e gusto della tipicità dei prodotti con l’innovazione delle imprese agricole. La Basilicata agricola vive in questa doppia suggestione la sua unicità ed esemplarità. Una duplice anima segno di originalità e di forza nella quale è stato possibile coniugare il tema alto dell’esperienza che ci viene dall’antico sapere contadino con quello del rinnovamento che abbiamo saputo imprimere al settore anche attraverso le giovani leve cresciute negli Istituti agrari del territorio e nelle Università, in particolare nella Facoltà di Agraria del giovane Ateneo lucano, realtà nelle quali si mette a frutto il valore delle nostre virtù autoctone. L’intento dell’operosa comunità agricola lucana per affrontare l’ingresso nella globalizzazione dei mercati, è quello di riuscire a far interagire istituzioni, organizzazioni professionali agricole e imprese al fine di valorizzare lo straordinario patrimonio enogastronomico e turistico facendo sistema, spingendo sull’innovazione, creando consorzi di imprese per valorizzare con i prodotti di qualità anche il territorio. Ed è questo l’orientamento seguito dalle politiche agricole regionali che, con una lungimiranza indirizzata a migliorare la competitività del sistema agroalimentare, hanno selezionato gli investimenti finanziati con i fondi europei verso progetti mirati allo spirito di innovazione e alla capacità di internazionalizzazione in un percorso all’altezza delle sfide. In tale quadro il Dipartimento Agricoltura ha sostenuto, attraverso la Misura IV.12 del Por (Programma operativo regionale) 2000/2006 gestita con perizia dall’Ufficio Economia Montana e Servizi alle Comunità rurali, le aziende considerate più valide nell’intento di metterle in condizione di avere le medesime opportunità di quelle del Nord Italia e delle aree più forti dell’Europa. La Basilicata ha una straordinaria ricchezza di prodotti agroalimentari, racchiusi nel marchio ombrello “Orizzonti Lucani” opportunamente messo in campo da chi mi ha preceduto alla guida dell’agricoltura lucana, legati alla storia, alle tradizioni e alle origini ma non ha ancora conseguito adeguata capacità organizzativa.. E sarà anche questo l’obiettivo da raggiungere con l’applicazione del Psr (Piano di sviluppo rurale) 2007/2013. Esso prevede 648 milioni di euro di partecipazione pubblica e 197 di sponda privata, per un ammontare complessivo di risorse pari a 845 milioni di euro. Il Piano è strutturato in quattro Assi prioritari: Miglioramento della competitività del settore agricolo e forestale; miglioramento dell’ambiente e dello spazio rurale; qualità della
vita nelle zone rurali e diversificazione dell’economia rurale; approccio leader. Il Psr (del quale sono stati approvati i primi bandi e si sta procedendo celermente per gli altri) si dovrà rivelare un’occasione da non perdere, per accrescere accanto alla qualità anche una nuova capacità logistica e commerciale, promovendo l’associazionismo tra i produttori al fine di affrontare i mercati in maniera più organizzata di quanto si faccia oggi e in una sistema teso a dare completezza alle filiere. La strategia basilare che contraddistingue il Psr non è orientata all’assistenzialismo ma a consolidare innanzitutto quelle aziende agricole competitive che intendono mettersi in gioco e implementare le loro potenzialità. Riteniamo che tutto ciò rappresenti la condizione necessaria per presentarsi nei grandi scenari internazionali. Ci attende un grande lavoro denso e difficile affinché le politiche regionali di sviluppo nel settore primario siano sempre più incisive ed orientate verso uno sviluppo strategico con il più alto tasso di capacità di innovazione raggiungibile solo attraverso un coordinato e coerente complesso di azioni mirate. In tutto ciò infine, non si dovrà dimenticare (in una più complessa visione di interesse meridionalistico) che le regioni del Sud sono naturalmente vocate all’agricoltura. Occorre pertanto che esse interagiscano per divenire interlocutore unitario e rafforzare il valore contrattuale delle economie agricole del Mezzogiorno.
Vincenzo Viti Assessore regionale all’agricoltura
Migliorano la trasformazione e la commercializzazione dei prodotti agricoli Gli interventi finanziati con i fondi del Por 2000/2006, tra cui la Misura IV.12, hanno rappresentato un’opportunità importante per modernizzare il sistema agricolo lucano e creare le condizioni per affrontare la competizione a livello nazionale e internazionale La Misura IV.12, relativa al «Miglioramento del-
aziendali ammissibili. La Misura ha, inoltre,
le condizioni di trasformazione e di commercia-
favorito una crescente e durevole partecipa-
lizzazione dei prodotti agricoli», rientra tra le
zione del settore primario alla fase di trasfor-
linee d’intervento previste nell’ambito del Pro-
mazione e commercializzazione dei prodotti,
gramma operativo regionale (Por) 2000/2006
attraverso l’attivazione di rapporti di integra-
della Regione Basilicata attraverso cui ven-
zione, orizzontale tra agricoltori e verticale tra
gono attuate le strategie sugli Assi prioritari.
i partner della filiera, in grado di rafforzare la
La Misura aveva l’obiettivo di far crescere e
capacità contrattuale del mondo agricolo per
migliorare i sistemi agricoli e agroindustriali in
fare proprio quel valore aggiunto che matura
un contesto di filiera, aumentando la competi-
dalla produzione al consumo.
tività delle attività di raccolta, conservazione,
Il contributo è stato ammesso in favore di 88
lavorazione, trasformazione e commercializza-
beneficiari, per un importo complessivo di
zione dei prodotti agroalimentari.
79.756.364 euro, a fronte di investimenti am-
L’intervento è stato rivolto alle imprese agrico-
messi per 159.512.729 euro. Ha interessato i
le e alimentari che presentavano l’esigenza di:
comparti cerealicolo, orticolo, frutticolo, agru-
elevare i livelli tecnologici per ridurre i costi di
micolo, olivicolo, vitivinicolo, floricolo e vivai-
produzione e l’impatto ambientale; adeguare
stico, quello dei derivati del latte (formaggi),
gli standard qualitativi delle produzioni finali
della carne bovina e ovicaprina, della carne
alle esigenze di mercato; garantire la tipiciz-
suina e dei prodotti degli stessi comparti per
zazione dei prodotti agricoli e alimentari; gua-
le produzioni in biologico, comprendendo an-
dagnare nuovi spazi di mercato. Gli aiuti pub-
che le produzioni tipiche definite minori, quali
blici sono stati pari al 50% degli investimenti
miele e prodotti del sottobosco.
innovazione e tecnologie nel comparto agroalimentare lucano
LA BASILICATA agricola La Basilicata è una piccola regione del Sud dell’Italia estesa per circa 10.000 chilometri quadrati bagnata dai mari Tirreno e Ionio. La superficie della regione copre il 3% di quella nazionale, la popolazione è di 596.000 abitanti, pari all’1% di quella italiana. Ha una scarsa densità di abitanti, ed è prevalentemente montuosa e collinare. Per tale motivo il suo paesaggio naturale è ampiamente incontaminato. La regione ha una millenaria economia agricola e le sue produzioni alimentano la gastronomia, punta di diamante di quella dieta mediterranea che oggi sempre più si afferma come alimentazione nutriente e saporita. Dai dati riferiti al 2003, forniti dalla sede dell’Inea (Istituto nazionale di economia agraria) della Basilicata su base Istat (Istituto nazionale di statistica), si rileva che vi sono 74.514 aziende agricole (il numero di aziende è calato di 7.400 rispetto all’ultimo Censimento del 2000) per una Superficie agricola totale di 702.417 ettari e una Superficie agricola utilizzata di 553.886 ettari. La superficie media delle aziende agricole è di 7,4 ettari. Rilevante è la presenza degli allevamenti (dati del Censimento Istat del 2000): vi sono 78.000 capi bovini, 547 bufalini, 83.000 suini, 335.000 ovini, 97.000 caprini, 5.000 equini e circa 500.000 capi avicoli. L’occupazione in agricoltura è molto elevata se si pensa che supera il 10% dell’occupazione totale nella regione. La Produzione lorda vendibile regionale (Plv) si attesta
intorno ai 450 milioni di euro pari a circa il 9% del Prodotto interno lordo regionale. L’agricoltura biologica si sta via via diffondendo. Secondo i dati del Dipartimento agricoltura della Regione Basilicata, attualmente le aziende biologiche lucane sono circa 5.400 con una Superficie agricola utilizzata di 123.000 ettari, pari a un quarto della Superficie agricola regionale. Per quanto riguarda il patrimonio tipico locale è di buon livello qualitativo. Negli ultimi anni l’agricoltura legata alle produzioni tipiche e di qualità è cresciuta. I marchi di qualità riconosciuti dalla Unione Europea sono per i seguenti prodotti: • vini a Denominazione di origine controllata (Doc): Aglianico del Vulture, Terre dell’Alta Val d’Agri, Matera; • vini a indicazione geografica territoriale (Igt): Basilicata e Grottino di Roccanova; • Olio extravergine Dop del Vulture (protezione transitoria); • formaggi a Denominazione di origine protetta (Dop): Caciocavallo Silano e Pecorino di Filiano; • formaggi a indicazione geografica protetta (Igp): Canestrato di Moliterno (protezione transitoria); • ortofrutticoli a indicazione geografica protetta (Igp): Fagiolo di Sarconi e Peperone di Senise; • Melanzana Rossa di Rotonda Dop e Fagioli Bianchi di Rotonda Dop (protezione transitoria); • panetteria a indicazione geografica protetta (Igp): Pane di Matera.
Le produzioni di eccellenza delle principali filiere L’ortofrutta L’ortofrutta è uno dei punti di eccellenza dell’agricoltura lucana, non solo in termini economici ma anche in termini di immagine, in Italia e all’estero. Vi sono impiegati oltre 10.000 addetti (44% degli addetti agricoli lucani); di questi, 8.000 lavorano nel Metapontino. Le colture ortofrutticole in Basilicata ricoprono una superficie di 28.000 ettari, dei quali circa 21.000 ubicati nel Metapontino. La produzione maggiore riguarda frutta, agrumi e orticole con circa 6 milioni di quintali prodotti pari al 49% della intera produzione agricola lucana (4 milioni di quintali sono raccolti nel Metapontino). Nel complesso il comparto ortofrutticolo incide sulla Plv regionale per circa il 42% con una Plv di 310 milioni di euro, a fronte di una superficie investita del 7%. I prodotti di spicco sono: agrumi, pesche, albicocche e fragole. L’uva da tavola è tra le migliori del mondo. Per quanto riguarda albicocche, clementine e fragole la Basilicata si pone tra i maggiori produttori italiani. Le produzioni con marchio di qualità sono i Fagioli di Sarconi Igp, i Peperoni di Senise Igp. La Melanzana Rossa
di Rotonda e i Fagioli Bianchi di Rotonda hanno ricevuto la Dop con protezione transitoria e il Cavolfiore della Valle dell’Ofanto la Certificazione territoriale. Per le Fragole del Metapontino, le Mele dell’Alta Val d’Agri, l’Albicocca di Rotondella, l’Arancia Staccia e il Percoco Bianco di Tursi si è in attesa dei marchi di qualità e delle certificazioni territoriali. Il comparto ha sviluppato, negli ultimi anni, diverse forme di associazionismo, sia nel settore cooperativo sia nelle Organizzazioni dei produttori (Op). Queste ultime hanno un ottimo grado di efficienza e commercializzano il 30% circa della produzione. Le Op lucane sono 14 e riuniscono circa 2.000 soci. La filiera lucana è caratterizzata da un ciclo produttivo di tipo corto di produzioni essenzialmente destinate al fresco. Pochi sono i prodotti destinati all’industria quali: pomodoro, albicocca, fragole e agrumi. Sul territorio regionale si contano circa 50 impianti di lavorazione e 18 aziende di trasformazione. Il 50% è concentrato nel Metapontino. Tra i punti di forza del comparto ortofrutta vi sono la qualità pregiata, l’ampio calendario di offerta, la specializzazione produttiva, la dinamicità imprenditoriale, la presenza di un polo qualificato di ricerca.
La fragola, prodotto simbolo del Metapontino innovazione e tecnologie nel comparto agroalimentare lucano
le produzioni di eccellenza delle principali filiere
Le Albicocche di Rotondella, le Nettarine (in basso a sinistra) e il Percoco Bianco di Tursi
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le produzioni di eccellenza delle principali filiere
L’Arancia Staccia di Tursi
Tutto ciò ha portato a triplicare negli ultimi 10 anni la Plv raggiungendo una consistenza qualitativa e quantitativa tale da richiedere la necessaria presenza di servizi e di infrastrutture efficienti e modernissime. A tal fine
sono stati istituiti i Distretti agroindustriale del Vulture e agroalimentare del Metapontino che saranno utili ad organizzare al meglio anche la produzione e la commercializzazione dell’ortofrutta lucana.
Il Cavolfiore della Valle dell’Ofanto innovazione e tecnologie nel comparto agroalimentare lucano
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le produzioni di eccellenza delle principali filiere
I vini e la viticoltura La vitivinicoltura contribuisce, in maniera considerevole, alla Produzione lorda vendibile regionale. La superficie investita a vigneti, rilevata dalle dichiarazioni di superfici vitate rese all’Agea (Agenzia per le erogazioni in agricoltura), è quantificabile in circa 4.148 ettari, di cui 2.794 in provincia di Potenza e 1.354 in provincia di Matera, mentre il numero delle aziende censite è pari a 4.829. La produzione complessiva potenziale di vino ammonta a 230.000 ettolitri. Sono 79 le aziende che imbottigliano con oltre 282 vini e una produzione d’insieme di 6.640.000 bottiglie. Il settore, seppure quantitativamente contenuto, vede confermata, negli ultimi anni, quella tendenza verso produzioni altamente qualificate
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che incidono in modo significativo sulla quota di prodotto collocata sui mercati. Nel novero dei vini di pregio si distingue anzitutto l’Aglianico del Vulture, che sin dal 1971 ha ottenuto la Doc, e che, come confermato dai grandi enologi, risulta per le sue peculiarità organolettiche tra i cento migliori vini del mondo. Vi sono poi da aggiungere le Doc Matera e Terre dell’Alta Val d’Agri e le Igt Basilicata e Grottino di Roccanova. La Basilicata ha grandi potenzialità che devono essere accompagnate da politiche tese alla riqualificazione del settore nel quale si sta verificando anche una crescita di vini biologici. A tal fine le azioni che la Regione Basilicata sta sviluppando impegnano vari segmenti del settore, a partire da quello tecnico con il Piano di ristrutturazione dei vigneti (negli ultimi 6 anni sono stati ristrutturati cir-
le produzioni di eccellenza delle principali filiere
ca 1.100 ettari) per la produzione di uva da vino. Esso è orientato proprio all’incremento dei vitigni di qualità. Tra le principali azioni sono previsti: la riconversione varietale, il miglioramento delle tecniche di gestione e l’adozione dell’innovazione per l’ottenimento di produzioni integrate e biologiche. Vi è poi il segmento della promozione ossia l’applicazione di quelle strategie di marketing dirette a far conoscere il prodotto investendo
nell’immagine e nella realizzazione di azioni di contatto tra produttori e operatori commerciali in Italia e all’estero. Il settore è ritenuto trainante per tutte le produzioni agroalimentari e per l’enogastronomia. Per questo il Dipartimento agricoltura, sviluppo rurale, economia montana sta mettendo in atto politiche di coesione tese a realizzare quella massa critica necessaria a ritagliarsi posizioni e quote di mercato. innovazione e tecnologie nel comparto agroalimentare lucano
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le produzioni di eccellenza delle principali filiere
L’olio extravergine di oliva e le olive da mensa La Basilicata è una regione vocata alla olivicoltura, settore che rappresenta parte della cultura e delle tradizioni contadine, della difesa del suolo e dello sviluppo dell’agricoltura. Qui l’olio di oliva è un prodotto altamente simbolico e straordinario con una storia profonda e radicata. Infatti, l’olivo in terra lucana era già coltivato nell’antichità, come risulta dagli scavi condotti nell’area del Metapontino, cuore di quella che fu la Magna Grecia. I reperti archeologici di fattorie, sementi, aratri e altri oggetti testimoniano la grande tradizione agricola dell’area, documentata, tra l’altro, nelle straordinarie tavole di Heraclea e raffigurata su monete e vasellame risalente a epoche pre-cristiane. Nei secoli la coltivazione della preziosa pianta si è sviluppata integrandosi con il territorio e divenendo un’autentica risorsa economica per le nostre popolazioni. Oggi possiamo dire che il comparto in Basilicata è ampiamente sviluppato. La coltura dell’olivo è praticata in maniera specializzata sia nel Materano, dove tra le varie-
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tà autoctone spiccano la Maiatica e l’Ogliarola del Bradano, sia nel Potentino, dove prevale l’Ogliarola del Vulture. La superficie coltivata è passata dai 23.000 ettari degli anni Ottanta, ai 30.000 di oggi con circa 40.000 aziende, per lo più di piccole dimensioni. Sono 5 milioni le piante presenti e circa 180 i frantoi annualmente impegnati nelle campagne di molitura, tra i quali vi sono strutture tecnologicamente avanzate. La produzione media annua di olio è attestata sulle 13.000 tonnellate pari al 2,5% della produzione nazio-
le produzioni di eccellenza delle principali filiere
nale; ciò porta la regione ad essere l’ottava produttrice di olio in Italia con una Produzione lorda vendibile di circa 60 milioni di euro. In questi anni, attraverso i programmi dell’Unione Europea, ministeriali e regionali, è stato possibile diffondere la cultura dell’olio di qualità, nuova professionalità tra i produttori, assistenza tecnica specialistica alle aziende, oltreché promuovere incisive azioni di marketing per far commercializzare gli oli extravergini sui mercati nazionali ed esteri. I risultati ottenuti ad oggi in Basilicata sono visibili: la Dop Vulture ha la protezione transitoria dell’Unione Europea, e si attende adesso l’approvazione della Dop Lucano. Inoltre, sono in corso discussioni per nuovi ulteriori marchi. Altro tesoro della olivicoltura lucana sono le olive da mensa, squisito prodotto utilizzato sin dalle epoche greca e romana. Esclusive per la grande qualità sono le olive cotte al forno della Maiatica di Ferrandina (Matera) per la quale è in corso la richiesta della Dop. La varietà è coltivata sulle colline argillose da alberi secolari. L’oliva infornata rappresenta a pieno titolo la millenaria tradizione agricola lucana.
innovazione e tecnologie nel comparto agroalimentare lucano
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le produzioni di eccellenza delle principali filiere
I formaggi, i salumi e la carne Antica terra di pastorizia, di pascoli e di transumanza la Basilicata ha una grande tradizione nell’allevamento e nella produzione casearia che oggi accomuna tecniche e garanzie igieniche avanzate. Secondo gli ultimi dati raccolti dall’Alsia, i caseifici al 2005 risultano 128 dei quali 109 hanno risposto ad una recente indagine promossa dall’Agenzia. Di questi 74 sono in provincia di Potenza e 35 in quella di Matera. In provincia di Potenza si concentra il 70% dell’attività casearia. Quasi il 50% dei caseifici intervistati possiede in azienda l’allevamento. Tra i formaggi di punta prodotti in regione troviamo il pecorino. Particolare valenza ha il Pecorino di Filiano Dop: considerato uno tra i grandi formaggi del Sud, ha forma cilindrica che va dai 2 agli 8 chili e prende il nome dal comune nel quale viene prodotto, situato nella zona Nord-Occidentale del territorio lucano, nell’Appennino. Il latte è caseificato in ambienti naturali tra i quali spiccano le caratteristiche grotte. Le peculiarità organolettiche di tale formaggio sono, anche per questi motivi, di grande qualità. Il latte è ovicaprino, di animali allevati al
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pascolo. Il Canestrato di Moliterno Igp (protezione transitoria) è un formaggio dalla forma cilindrica (2-3 chili), a pasta dura dal sapore piccante, forte, con grande aroma, prodotto nell’Alta Valle dell’Agri. Si ottiene da pecore e capre allevate in prevalenza in pascoli naturali dell’area. La cagliata viene sistemata e pressata all’interno di appositi canestri di giunco. La stagionatura dura circa otto mesi. Dal latte della vacca Podolica, animale allevato allo stato brado, si ottengono prodotti di grande qualità. Il Caciocavallo podolico è formaggio tipico a pasta filata, che ha ricevuto importanti riconoscimenti (il caciocavallo prodotto da un’azienda di Ferrandina, in provincia di Matera, qualche anno addietro ha vinto il Concorso nazionale dei formaggi a latte crudo «Formaggi d’autore» di Saint Vincent). Le ottime caratteristiche del Caciocavallo podolico provengono dalla particolare nutrizione e dalle essenze naturali presenti nei pascoli dell’Appennino lucano, oltreché dal metodo di produzione, dal tipo di caglio impiegato e dai locali di stagionatura. Il Dipartimento regionale agricoltura e l’Alsia hanno da tempo avviato un processo di valorizzazione del Caciocavallo podolico, teso alla elaborazione di un disciplinare di produzione e alla richiesta del marchio di qualità. Il Caciocavallo
le produzioni di eccellenza delle principali filiere
Vacche Podoliche al pascolo, nel Parco Regionale di Gallipo Cognato Piccole Dolomiti Lucane
silano Dop è tra i formaggi più antichi del Sud. A pasta filata, si presenta con varie forme ed è sia dolce sia piccante (dipende dalla stagionatura). Può essere consumato come formaggio da tavola ma si abbina anche a varie ricette tradizionali del Sud dell’Italia. Ha un peso che oscilla tra 1 e 2,5 chili. La sua produzione è localizzata in varie regioni dell’Italia meridionale quali Calabria, Basilicata, Puglia, Campania e Molise. è ottenuto con latte di vacca e caglio di capretto o vitello. La stagionatura varia tra i 15 giorni e i 5 mesi. Tra i vari prodotti caseari lucani d’eccellenza vanno segnalati: il Cacioricotta Lucano (Certificazione territoriale), il Fior di latte dell’Appennino lucano, la Burrata, il Burrino, il Caprino stagionato, il Casieddu, il Padraccio, la Ricotta, la Scamorza, la Toma. Da evidenziare, infine, i prodotti specifici ottenuti dagli allevamenti di bufala. Il recupero, la valorizzazione e il miglioramento dei tipi genetici delle razze suine autoctone, l’utilizzo di aiuti economici comunitari, la corretta informazione ai consumatori, sono alla base della rivalutazione dei salumi tradizionali lucani. Tra i segreti della bontà di tale patrimonio gastronomico vi è l’alimentazione realizzata con prodotti naturali, in grandi spazi e ambienti salubri che esaltano la qualità della carne, la quale, lavorata e cura-
ta al punto ottimale, fornisce prodotti gustosi con elevato valore nutritivo e al contempo alta digeribilità. Tra i particolari salumi lucani da segnalare la Salsiccia, conosciuta anche come Lucanica (per la Lucanica di Picerno è in corso la richiesta di Igp). La Salsiccia è diffusa su tutto il territorio regionale in particolare nelle zone di Picerno, Cancellara e Tricarico. è preparata utilizzando le carni più rosse derivate soprattutto dalla spalla. La carne è macinata o tagliuzzata con la punta del coltello e condita con sale, peperone e peperoncino secco macinato e aromatizzata con semi di finocchietto o di anice selvatico. Si passa, poi, ad insaccarla nei budelli di maiale e si lascia asciugare su pertiche appese ai soffitti in luoghi asciutti e freddi. Si conserva sott’olio, sotto vuoto o, come sistema tradizionale, sotto la sugna. La Salsiccia può essere consumata anche fresca, arrostita o come ingrediente di piatti tipici. La Soppressata è ottenuta da carni chiare e magre quali filetto e prosciutto, finemente tagliuzzate e o tritate, condite con sale, pepe e pezzetti di lardo del dorso. L’impasto è quindi insaccato in budelli larghi divisi in pezzi di 20-30 centimetri, legati con spago e appesi a pertiche sul soffitto. La Soppressata è poi lasciata asciugare per oltre un mese in luoghi areati e freddi. Si può consumare innovazione e tecnologie nel comparto agroalimentare lucano
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le produzioni di eccellenza delle principali filiere
a grosse fette ed è anche indicata per arricchire e dare sapore a varie pietanze. Il Capocollo è un salume caratteristico del Sud dell’Italia, deriva dal collo del maiale. Ha forma allungata di colore rosso ed è condito con pepe che conferisce il sapore più o meno dolce a seconda delle quantità utilizzate. Dopo la salagione si tratta, all’esterno, con peperoncino essiccato e tritato, operazione che attribuisce il peculiare sapore piccante al prodotto. Altro prodotto di grande sapore e tradizione è il Prosciutto lucano. Dopo averlo salato e pressato e tenuto in salamoia per circa un mese, si lava e spazzola e si lascia appeso al fumo per oltre 3 mesi. In seguito viene unto con olio o strutto e si aggiunge pepe o peperoncino tritato. La Podolica, razza bovina rustica particolarmente presente nella montagna e nella collina lucana, è allevata al pascolo. La sua carne è magra, naturale e si distingue per le elevate caratteristiche nutrizionali. Per quanto riguarda la sua valorizzazione è in corso un progetto svolto tra la Regione, le Apa (Associazioni provinciali degli allevatori) e il Consorzio Asp (Associazione sistema podolico). Quest’ultimo ha sede ad Accettura (Matera) e punta ad aggregare gli allevatori realizzando punti di macellazione e stoccaggio e individuando i mercati all’interno e all’esterno dei confini regionali. Il Sistema prevede attenti controlli attraverso un disciplinare di produzione e un marchio, e punta all’ottenimento dell’Indicazione geografica protetta. Tra le altre carni pregiate troviamo quel-
Il caratteristico Pane di Matera
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la ovina (tra cui la razza Merinos, dalla quale si ottiene l’Agnello delle Dolomiti lucane, che ha ricevuto la Certificazione territoriale), caprina e suina. Relativamente alle razze suine è da segnalare che sono in corso programmi di salvaguardia del Suino Nero Lucano, razza a rischio di estinzione, che vedono impegnati l’Alsia, la Comunità montana Medio Basento di Tricarico, le Associazioni degli allevatori e l’Università della Basilicata.
Il pane di matera, la pasta e i prodotti da forno Il pane è il simbolo dell’antica tradizione contadina e rappresenta uno degli alimenti più pregiati della gastronomia lucana. è un prodotto d’eccellenza fragrante, gustoso, di notevole consistenza e di lunga conservazione. Da qualche anno il Pane di Matera ha ottenuto il riconoscimento Igp. La produzione di pane nel Materano sviluppa una realtà sociale ed economica di rilievo con un valore attorno ai 12 milioni di euro, circa 200 addetti e una produzione che al giorno si attesta sui 55 quintali a Matera e 190 quintali nel restante territorio provinciale. Il comparto cerealicolo in Basilicata rappresenta circa il 20% della Produzione lorda vendibile; sono circa 200.000 gli ettari coltivati a grano, dei quali 100.000 in
le produzioni di eccellenza delle principali filiere
provincia di Matera. Le varietà più comuni sono: Ofanto, Simeto, Duilio, Colosseo. Il comparto cerealicolo è un settore importante dal quale si ottiene farina e semola di prima qualità che ha quale punto di più alta qualificazione la produzione del pane di Matera, insieme a quello di tanti altri comuni sia del Materano, sia del Potentino. Ma in regione vi sono anche altri prodotti da forno, tra i quali le Friselle, che sono fette di pane abbrustolito molto croccanti ottenute da farina del tipo «O», lievito naturale, sale e acqua, le Scrocchiarelle, considerate un prodotto tipico del Materano, e i Taralli lucani, sia quelli con semi di finocchio, sia quelli all’uovo. Inoltre qui troviamo: i Calzoni di ceci e i famosi Biscotti glassati, tra i quali gli esclusivi Biscotti Avigliano. Per quello che concerne la pasta tradizionale ottenuta con farina di grano duro, la si può trovare sia secca sia fresca, sotto forma di Orecchiette, Strascinati, Cavatelli, Fusilli, Lagane, Tagliolini oltre agli altri normali formati. Le Orecchiette sono ottenute da farina di semola e acqua. Hanno una forma a conchiglia e sono particolarmente gustose con sugo di pomodoro o di carne, ma anche con le cime di rape. Gli Strascinati sono cilindretti lunghi fino a 20 centimetri, si realizzano impastando farina di grano duro e acqua. I Cavatelli, realizzati con grano duro e acqua, hanno una lunghezza 2-3 centimetri e sono incavati e schiacciati. I Fusilli, lunghi 7-10 centimetri, si ottengono da farina di grano duro e uova avvolgendo la pasta con un sottile bastoncino di ferro, si gustano con sugo di carne di maiale. Le Lagane sono strisce larghe di pasta di circa 3 centimetri realizzate con farina di grano duro e acqua; sono particolarmente gustose con i legumi. I Tagliolini, infine, sono striscioline sottili di pasta utilizzate per preparare piatti leggeri, conditi con brodi di carne o latte.
Millefiori primaverile ed estivo, Sulla, Trifoglio, Mandorlo, Tarassaco, ma anche di più rari tra i quali quelli di Edera, Biancospino, Schiucciolo, Scabiosa, Rosmarino ed Erica. In Basilicata la castanicoltura ha una superficie che ammonta a circa 6.000 ettari con la duplice funzione produttiva e di abbellimento del paesaggio. A Melfi, Atella, Rapolla e Rionero in Vulture, in provincia di Potenza, si produce una delle più pregiate castagne italiane denominata Marroncino di Melfi. Varietà molto apprezzata per il consumo fresco è anche utilizzata a livello industriale soprattutto dalle industrie dolciarie. Recentemente è stato presentato al Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali il disciplinare per l’ottenimento della Indicazione geografica protetta. Terra di boschi, la Basilicata è un’area geografica ottima per la produzione di tartufi, se ne trovano almeno due tipi: il Bianchetto, caratteristico della zona jonica e lo Scorzone nero, molto più diffuso ma nello stesso modo pregiato. Per quanto riguarda le conserve vi sono quelle delicate di frutta. Si segnalano, inoltre, quelle ottenute da pomodori essiccati al sole, carciofini, peperoni, melanzane e melanzane rosse, tutti prodotti rigorosamente serbati in olio extravergine d’oliva lucano. Dai prodotti lucani si ottengono anche prelibati paté e salse. I ròsoli sono liquori ottenuti da erbe spontanee e frutti di bosco presenti nel territorio ottenuti attraverso procedure tramandate nei secoli. Da segnalare i liquori a base di spezie del Parco del Pollino.
Per il Miele lucano è in corso la richiesta di Igp
Altre produzioni di qualita: miele, castagne, conserve, funghi, tartufi e rosoli Il Miele lucano (Certificazione territoriale), in questi ultimi anni, è notevolmente cresciuto. Gli alveari sono circa 47.000 e la produzione è di circa 5.000 quintali annui, commercializzati sia in Basilicata sia oltre i confini regionali. Le aziende iscritte all’Albo regionale sono decuplicate, passando dalle 50 del 1999 alle 500 di oggi. Il Consorzio di tutela e valorizzazione di tale prodotto ha redatto un’apposita «Carta dei mieli lucani». Inoltre, è stata richiesta l’Igp. Tra i mieli più diffusi vi sono quelli di Acacia, Agrumi, Castagno, Eucalipto, Melata, innovazione e tecnologie nel comparto agroalimentare lucano
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INVESTIRE IN FILIERE
INVESTIRE IN FILIERE I risultati del finanziamento dei progetti nell’ambito della misura IV.12 del POR 2000/2006
Sono racconti di storie personali o famigliari quelli che seguono nelle prossime pagine. Storie di agricoltori imprenditori che descrivono quali risultati si possono ottenere con la sinergia tra passione, imprenditorialità privata e fondi pubblici, in questo caso europei. Si tratta dell’impatto positivo che gli investimenti realizzati con il finanziamento di progetti nell’ambito della Misura IV.12 del POR 2000/2006 hanno avuto su alcune aziende, sia di antica tradizione sia giovani. Investimenti che, attraverso interventi diversi e di varia natura, si sono integrati in filiere esistenti completandole e potenziandole, lasciando una forte impronta al territorio di appartenenza. L’ammodernamento di una cooperativa storica con un importante ruolo nella valorizzare dell’olio locale, l’applicazione delle tecniche biodinamiche alla coltivazione dei terreni di famiglia, la definizione di una completa filiera dell’olio di qualità a partire dalla azienda agricola di famiglia sono testimonianze nella filiera dell’olio extravergine. La valorizzazione della produzione apistica che diviene simbolo di un ambiente incontaminato, la trasformazione degli ortaggi secondo tecniche tradizionali, la trasformazione, dalla coltivazione al confezionamento, di un prodotto tradizionale come il peperone secco con tecniche modernissime sono esperienze che nel comparto degli «altri prodotti» ha creato occupazione e nuove opportunità per giovani imprenditori. Il comparto zootecnico è ben rappresentato dall’impegno di imprenditori appartenenti alla quinta generazione di
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innovatori del settore agricolo nella trasformazione lattiero-casearia a partire da allevamenti propri e dalla costituzione di una filiera completa dell’allevamento suino. Due esperienze produttive orientate alla tutela del consumatore e al perseguimento del benessere dell’animale e dell’ambiente. Diverse le testimonianze autorevoli della filiera vitivinicola. Da un grande successo imprenditoriale partendo dal recupero della tradizione del nonno vignaiolo, all’eredità del padre artefice dei successi dell’Aglianico del Vulture negli anni 70, passando per l’applicazione dell’esperienza nella produzione di vini toscani di pregio applicata con passione all’Aglianico del Vulture Doc. Un esempio per il comparto ortofrutticolo è la creazione di una filiera completa dell’ortofrutta fresca partendo dal podere del nonno assegnatario della riforma fondiaria. Il comparto cerealicolo vede esperienze che vanno dalla produzione di seme certificato per la cerealicoltura biologica al recupero a vantaggio dei produttori di un valore aggiunto attraverso la lavorazione e commercializzazione dei cereali di qualità prodotti in un’area vocata. Si tratta soltanto di alcune delle storie di impegno e di risultati raggiunti che rappresentano molte altre testimonianze di imprenditori di successo. Imprenditori scelti non perché i migliori o i più bravi, ma perché nel settore a cui appartengono meglio hanno dimostrato come un intervento pubblico, trovando terreno fertile nella tradizione locale e famigliare, possa contribuire a realizzare un’agricoltura moderna e competitiva.
AGRITER SOC. COOP. AGRICOLA
AGRITER SOC. COOP. a r.l. AGRITER Soc. coop. a r.l. Contrada Petrazzeto - 85010 Banzi (PZ) Tel. 0972.45608 - Fax 0972.460896 agriter@hotmail.com - agriter91@hotmail.com Comparto: altri prodotti
La ricerca di alternative colturali, il rispetto per la tradizione locale, lo spirito cooperativistico sono alla base dei successi imprenditoriali di Agriter. La cooperativa nasce nel 1991 dalla determinazione di un gruppo di produttori dell’Alto Bradano. Posta tra la Murgia e l’Appennino Lucano, Agriter si occupa della coltivazione, della trasformazione e della commercializzazione di pomodori, peperoni, zucchine, verdure miste e funghi cardoncelli (Pleurotus eryngii).
Grande attenzione viene riservata da Agriter alla produzione di peperoni essiccati. A questo scopo, in collaborazione con l’Università degli Studi della Basilicata, è stata riprodotta e impiegata la varietà locale «Corno di capra». Dopo la raccolta, i peperoni vengono posti ad essiccare per circa 20 giorni in una serra di 3.000 metri quadrati. I peperoni secchi così ottenuti sono trasformati in paprica dolce o piccante, ma anche cotti, a pezzetti in olio bollente e confezionati. innovazione e tecnologie nel comparto agroalimentare lucano
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AGRITER SOC. COOP. AGRICOLA
«Ci siamo ispirati ad un’usanza di consumo molto diffusa in Basilicata per proporli sul mercato già fritti e pronti da mangiare direttamente o da usare nelle ricette tradizionali» spiega il presidente della cooperativa, Antonio Pellegrino. Molto apprezzato dai consumatori lucani e del Sud Italia, il prodotto che si ottiene è una sorta di snack a metà fra tradizione e moderne consuetudini alimentari.
I soci di Agriter ripongono grande fiducia nel peperone. Nel 2007 la produzione ha raggiunto circa 1.200 quintali di prodotto avviato all’essiccazione. Gli appezzamenti investiti a peperone per l’essiccazione sono una trentina, ciascuno con una superficie che varia da 0,5 a 1 ettaro. Ma l’essiccazione viene effettuata anche per i funghi, per il pomodoro e per altri ortaggi. Lusinghieri i riscontri ottenuti sui mercati nazionali ed esteri. L’innovazione successiva è legata alla Misura regionale IV.12, che attraverso un investimento di La cooperativa Agriter è nata nel 1991 e riunisce 52 soci, con 300 ettari di terreno. Nella foto: Antonio Pellegrino
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AGRITER SOC. COOP. AGRICOLA
2.498.658,08 euro, di cui 1.249.329,04 di risorse pubbliche, ha consentito di creare un impianto di lavaggio ed essiccazione per funghi e altri ortaggi. L’utilizzazione delle attrezzature acquistate permette di meccanizzare molte fasi manuali e di accelerare notevolmente i tempi di lavorazione. Oggi i peperoni sono essiccati in circa 5 ore rispetto ai 20 giorni che erano necessari prima con il procedimento tradizionale, e non richiedono più di essere annodati in «collane» («insertati»). Anche le perdite di prodotto sono notevolmente
ridotte: all’essiccazione viene infatti avviato un prodotto che sin dalla partenza è fresco e sano. Le attuali potenzialità di trasformazione sono di 70 quintali in 12 ore. La linea per la frittura del peperone è continua e consente, attraverso un attento controllo degli addetti alla linea, di effettuare la frittura in maniera molto omogenea e regolare. La potenzialità produttiva dei circa 300 ettari di terreno che fanno capo ai 52 soci della cooperativa prefigura, quindi, grandi prospettive di sviluppo di cui potrebbe beneficiare l’intera area. Le attrezzature acquistate con la Misura IV.12 hanno permesso di accelerare notevolmente i tempi di lavorazione
innovazione e tecnologie nel comparto agroalimentare lucano
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apicoltura FRANCO RONDINELLA
apicoltura RONDINELLA FRANCO apicoltura RONDINELLA FRANCO Zona PIP Ripacandida - 85020 Ripacandida (PZ) Tel. e fax 0972.644011 - 0972.644289 apicoltori@tiscali.it www.mielerondinella.it Comparto: altri prodotti
La storia imprenditoriale di Franco Rondinella, appassionato e capace apicoltore, comincia molto lontano dalla Basilicata, in un settore che nulla ha a che fare con quello apistico. Partito da Ripacandida, in provincia di Potenza, lavorando come direttore responsabile di un complesso turistico nel Nord Italia ha imparato come il territorio possa esse-
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re una grande risorsa. Come spesso accade, dopo alcuni anni, matura la decisione di rientrare in Basilicata, non tanto per nostalgia, quanto per la voglia di mettersi alla prova creando qualcosa che, della propria terra, valorizzi le grandi potenzialità . Nel suo paese la gestione dell’attività commerciale di famiglia lo ha portato nel settore alimentare.
apicoltura FRANCO RONDINELLA
è stato solo per curiosità che ha cominciato ad allevare api a metà degli anni 90. «Partecipando ai corsi di analisi sensoriale organizzati dalla Regione nell’ambito del Progetto Comunitario 1221/97 - racconta Rondinella - ho compreso che il mio hobby poteva essere il mezzo per far conoscere la Basilicata fuori dai suoi confini. Forse era proprio quella la risorsa da valorizzare che mi aveva spinto a tornare». Divenuto un apicoltore a tempo pieno, con la collaborazione della moglie Maria Assunta ha cominciato a impegnarsi in prima persona nell’associazionismo del settore apistico. Presidente della Associazione Apicoltori Lucani nel 2000, consigliere di amministrazione dell’UNAAPI (Unione Nazionale Associazioni Apicoltori) e componente del Direttivo dell’Osservatorio nazionale della produzione e mercato del miele, grazie alla collaborazione
della Regione Basilicata e dell’Alsia (Agenzia lucana di sviluppo e innovazione in agricoltura), nel 2003 ha fondato il Consorzio regionale di tutela e valorizzazione del miele lucano che conta oggi 20 aziende associate. Negli stessi anni le intuizioni di Rondinella venivano confermate dai numeri: da 50 iscritti all’Albo regionale degli apicoltori nel 1999, si è passati oggi ad oltre 500, a testimonianza di come la Basilicata sia un areale particolarmente vocato all’apicoltura, per via del suo territorio incontaminato. La promozione del miele lucano lo ha portato a conoscere le realtà di consumo e di produzione di diversi Paesi esteri: dalla Germania alla Danimarca, fino all’Argentina, Paese con il quale Rondinella ha attivato numerose collaborazioni. «Quello del miele - secondo l’imprenditore - è un settore che non conosce crisi di mercato, l’unico problema è la competizione con i mieli di importazione a basso costo che nulla hanno a che vedere con la pregiata produzione lucana. In Basilicata produciamo circa 20 varietà di miele tra cui quelli di castagno, agrumi, sulla, rosmarino, edera, trifoglio. Attraverso un’attenzione particolare dei produttori riusciamo addirittura a separare il millefiori primaverile da quello estivo. La grande varietà e la qualità del prodotto sono i maggiori punti di forza della nostra apicoltura».
Dal favo alla lavorazione, grande attenzione alla qualità
innovazione e tecnologie nel comparto agroalimentare lucano
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apicoltura FRANCO RONDINELLA
LA CARTA DEI MIELI REGIONALI La grande difficoltà è fare conoscere tutto questo al consumatore. La Carta dei mieli regionali, presentata nel 2006 dal Consorzio regionale di tutela e valorizzazione del miele lucano, primo esempio in Italia, propone le caratteristiche delle diverse varietà di mieli regionali insegnando come riconoscerli e come abbinarli. Apicoltore con 200 alveari in produzione, Rondinella ha intravisto nei bandi della Misura IV.12 la possibilità di fare il salto di qualità, non solo per la propria azienda ma anche per l’intera produzione lucana. La mancanza di adeguate strutture di lavorazione, infatti, era il maggiore vincolo allo sviluppo del settore. La scelta è stata quella di creare una struttura che divenisse un riferimento logistico per il confezionamento dei prodotti dell’apicoltura a disposizione di tutti gli allevatori. Un investimento di 619.425,64 euro, di cui 309.712,82 di risorse pubbliche, ha consentito di dotare il territorio di una linea in grado di gestire l’intero processo, dalla smielatura al confezionamento e all’etichettatura, con il vantaggio di gestire partite omogenee da immettere sul mercato nazionale. Una macchina innovativa, unica per il Sud Italia, consente di confezionare miele in bustine monodose a partire da 6 grammi da destinare a nicchie di mercato particolarmente interessanti.
Nella foto: Franco Rondinella e la sua famiglia
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NON SOLO MIELE Ma il miele non è l’unico prodotto dell’apicoltura. Vi è anche la cera. Tale secondario prodotto dopo la fusione, tramite una macchina apposita, è trasformato in fogli da riutilizzare nell’allevamento. «Prima che mi dotassi di questa linea - ci racconta - eravamo costretti a ritirare i fogli cerei dall’Emilia-Romagna; oggi li forniamo anche ad altre regioni, utilizzando la cera che rimane dopo la smielatura». Il laboratorio di analisi interno consente, inoltre, di gestire in maniera rigorosa tutti i controlli di qualità. Propoli, polline, pappa reale sono prodotti molto richiesti dal mercato che consentono di aumentare l’assortimento produttivo che arriva fino alla proposta di confetture con il miele, crema di castagne, miele con nocciole prodotti direttamente in azienda. «Ma il coronamento di un sogno partito circa un decennio fa - ci confessa - è stata la Mellinoteca nazionale “Oro dei Fiori” che abbiamo realizzato in azienda». è questo il luogo in cui raccogliere e confrontare i migliori mieli nazionali, studiarne gli abbinamenti con altri prodotti tipici e proporre elaborazioni gastronomiche a base di miele. Una iniziativa privata che, nata dalla intuizione di un singolo, può rappresentare una opportunità per l’intero territorio regionale.
ASSOCIAZIONE AGRARIA AZIENDE CAFRA
Associazione Agraria AZIENDE CAFRA ASSOCIAZIONE AGRARIA AZIENDE CAFRA Società Agricola Semplice Piazza Roma, 14 - Contrada Galdo 85030 San Chirico Raparo (PZ) Tel. e fax 0973.631473 - 631030 - 631021 Cell. 335.7841285 info@aziendecafra.com www.aziendecafra.com Comparto: carni
Innovazione e tradizione si coniugano nell’azienda zootecnica Cafra di San Chirico Raparo. Un’azienda modello che alleva suini e trasforma il prodotto in loco e che, anche grazie ai finanziamenti regionali, potrà vedere accrescere le possibilità di sviluppo.
L’azienda ha origini dalla masseria zootecnica di famiglia indirizzata all’allevamento bovino e di altre specie. L’attività di allevamento richiede un impegno notevole e continuo che negli anni 70 pone i quattro fratelli Antonio, Raffaele, Giacomo e Rosa Catalano di fronte a un innovazione e tecnologie nel comparto agroalimentare lucano
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ASSOCIAZIONE AGRARIA AZIENDE CAFRA
bivio: proseguire nella zootecnia generica o effettuare un rilancio?
«Abbiamo scelto di trasformare la nostra attività da familiare quale era a imprenditoriale - commenta Antonio Catalano - nella convinzione che la scelta di avviare un allevamento all’avanguardia potesse dare una opportunità di reddito e di lavoro a molte famiglie della zona».
Nel 1972 i fratelli avviarono l’allevamento di suini e ovini, sebbene ognuno già si dedicava alla propria attività di studio e di lavoro. L’ordinamento aziendale si specializzò poi nell’allevamento di suini allo stato semibrado condotto su 110 ettari di boschi e pascoli. Attualmente la selezione genetica di riproduttori di razza Large White consente di allevare animali ottenuti in azienda, partendo dalla fase iniziale della filiera. Accreditati all’ANAS (Associazione Nazionale Allevatori Suini), i verri provenienti dall’Azienda sono utilizzati anche nei Centri di fecondazione dell’Associazione. I foraggi sono quasi totalmente di produzione aziendale ottenuti dalla coltivazione di 40 ettari a seminativo, con il vantaggio di controllarne l’origine, produrli secondo le esigenze della razione alimentare e utilizzarli freschi. Si tratta di una grande azienda immersa nello scenario suggestivo della Valle del Torrente Racanello ai piedi del Monte Raparo. Ed è proprio questa particolare combinazione tra l’umidità del torrente e il vento fresco della montagna che rende questo il luogo ideale anche per la
L’ammodernamento attuato grazie all’investimento permesso dalla Misura IV.12 ha riguardato tutta la filiera di lavorazione
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stagionatura dei salumi. La trasformazione di parte della produzione aziendale e la successiva stagionatura è stata avviata da alcuni anni in un piccolo laboratorio aziendale con notevole apprezzamento da parte di un mercato attento all’alta qualità. Il progetto proposto e finanziato nell’ambito della Misura IV.12 con un investimento di 1.959.067,08 euro, di cui 979.533,54 di risorse pubbliche, è stato indirizzato a razionalizzare e ampliare alcune fasi della filiera aziendale: il mangimificio, il macello aziendale, il laborato-
ASSOCIAZIONE AGRARIA AZIENDE CAFRA
rio di trasformazione e selezione delle carni. Attraverso l’ammodernamento del mangimificio aziendale, l’azienda si è dotata di un mulino con sistema computerizzato per la miscelazione degli sfarinati che consente automaticamente, attraverso un quadro di comando, la composizione della razione alimentare a partire dalla granella per gran parte autoprodotta. Una programmazione delle semine che coinvolgerà i produttori della zona consentirà nell’immediato futuro di soddisfare totalmente le esigenze aziendali di foraggio, garantendo un controllo sulla quasi totalità dei mangimi utilizzati. La realizzazione di un macello aziendale consente di non far uscire i capi dall’azienda macellandoli in loco, con indubbi vantaggi sul piano della sicurezza sanitaria. Una apposita area veterinaria con annesso laboratorio consente di effettuare tutti i controlli del caso. La potenzialità del macello è notevole raggiungendo i 200 capi al giorno e consente di avviare le mezzene al mercato direttamente o conservarle in celle di stoccaggio sufficienti per circa 90 capi. Gli animali macellati possono essere, inoltre, avviati a una apposita area di selezione delle carni per ottenerne tagli selezionati da inviare sui mercati. Attraverso accordi di collaborazione con piccoli allevamenti del territorio, inoltre, il macello aziendale può sicuramente svolgere un’importante funzione di servizio agli allevatori del territorio. L’azienda si è anche dotata di attrezzature che consentiranno di realizzare produzioni tradizionali già sperimentate, garantendo il pieno rispetto delle più moderne norme igienico-sanitarie, come la porchetta, realizzata in una apposita area. Un punto vendita aziendale consentirà di soddisfare le esigenze dei macellai locali e dei pic-
coli trasformatori che stagionalmente realizzano piccole produzioni artigianali di salumi, secondo una logica di filiera corta. Un numero stimato di circa 100 capi a settimana potrà essere avviato alla linea di trasformazione dei salumi per ottenere prodotti della tradizione. Alcuni particolari tecnologici utilizzati nella realizzazione degli impianti - materiali come il Polietilene ad alta sensità per le tubazioni, l’acciaio inox e le pareti in Pvc anche dove le norme non prevedevano l’uso obbligatorio - denotano un’attenzione particolare alla salubrità del prodotto e al rispetto delle norme. Infine, un riguardo al benessere degli addetti traspare anche dalla scelta di impianti di climatizzazione con la diffusione dell’aria che si disperde negli ambienti attraverso condutture microforate.
Nella foto: due dei cugini Catalano
innovazione e tecnologie nel comparto agroalimentare lucano
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AZIENDA AGRICOLA EUBEA
AZIENDA AGRICOLA EUBEA AZIENDA AGRICOLA EUBEA Via Roma, 209 85028 Rionero in Vulture (PZ) Tel. e fax 0972.723574 eugeniasasso@tiscali.it Comparto: vitivinicolo
L’attività cinquantennale di Francesco Sasso rappresenta una delle esperienze più antiche nella storia dell’Aglianico del Vulture Doc. Al suo nome e a quello di pochi altri produttori sono legati i primi successi commerciali di questo vino negli anni 70. L’imprenditore è particolarmente attento a tutte le fasi di realizzazione del prodotto. Amore, passione e rispetto per le sue produzioni sono gli elementi che influenzano tutte le sue decisioni dal vigneto fino alla scelta di mac-
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chine e attrezzature per la cantina. Il risultato è tangibile nel vino, che risulta elegante e particolarmente ricco di profumi. La titolare dell’azienda è la figlia Eugenia, la quale ha voluto intraprendere questo percorso partendo dall’esperienza paterna. I vigneti dell’Azienda Agricola Eubea - circa 15 ettari sono tutti situati nella zona di produzione dell’Aglianico del Vulture Doc, vino di eccellenza di quest’area caratte-
AZIENDA AGRICOLA EUBEA
rizzata da terreni vulcanici e da un microclima particolare che influisce positivamente sulla qualità. Nel 1997 nasce l’idea di una nuova cantina inserita in una filiera completa, a partire dai terreni situati presso Barile e Ripacandida, entrambe località di eccellenza per la produzione viticola.
Francesco Sasso, da 50 anni produce Aglianico del Vulture
L’investimento realizzato grazie alla Misura IV.12 ha consentito di creare una cantina tecnologicamente avanzata innovazione e tecnologie nel comparto agroalimentare lucano
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AZIENDA AGRICOLA EUBEA
«Energia e passione - ci spiega Francesco Sasso - a volte non bastano per portare avanti un’azienda vitivinicola. Se davvero si vuole affrontare il mercato con le giuste strategie, bisogna investire in strutture proprie che permettano di chiudere la filiera ed essere competitivi in un mercato globale sempre più affollato».
L’investimento realizzato, con una dotazione di 520.801,20 euro, di cui 260.400,60 di risorse pubbliche (Misura IV.12), ha consentito di creare un impianto che con moderne tecnologie di vinificazione esalta l’autenticità territoriale e il rispetto per la storia che da sempre guida e determina lo stile aziendale. La nuova struttura è caratterizzata dalla presenza di una grotta antica all’interno della cantina, destinata a diventare sala di degustazione, cioè cuore della struttura. La cantina, che ospita anche un cospicuo numero di barrique, si suddivide in più ambienti collocati su piani diversi. Antiche strutture ipogee interamente scavate a mano su sedimenti calcarei costituiscono un’architettura
nella quale si respira un’atmosfera austera e al contempo misteriosa. Qui il pregiato vino in affinamento è in piena sintonia con gli elementi della terra e delle energie che essa sprigiona. Sensazioni, armonicamente percepite nel gusto e nei profumi dei vini, in una continua sperimentazione e ricerca finalizzata all’esaltazione delle caratteristiche tipiche della zona di produzione d’origine. I vigneti dell’azienda agricola Eubea sono situati nel cuore della zona di produzione dell’Aglianico del Vulture Doc
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Azienda Agricola POSTICCHIA SABELLI
AZienda agricola zootecnica posticchia sabelli AZIENDA AGRICOLA zootecnica POSTICCHIA SABELLI
S.S. 529, km 16 - 85024 Lavello (PZ) Tel. 0972.82017 - Fax 0972.82126 info@posticchiasabelli.com www.posticchiasabelli.it Comparto: lattiero-caseario La tradizione agricola e il grande amore per l’innovazione del settore primario caratterizzano gli imprenditori della famiglia Di Ciommo da ben cinque generazioni. Basti dire che Mauro Di Ciommo, negli anni 20, aveva condotto come amministratore la tenuta Gaudiano della famiglia Fortunato, azienda modello per l’epoca, impegnata nella bonifica del Lavellese e nella coltivazione se-
condo regole degne delle moderne imprese agricole. Era un innovatore Mauro, che con la società Di Ciommo e Solimene costruì una centrale termoelettrica che distribuiva energia alla cittadina di Lavello, divenuta poi negli anni 60 di proprietà dell’Enel. Terminato il suo impegno di amministratore decise di mettere a frutto l’esperienza maturata, nella conduzione innovazione e tecnologie nel comparto agroalimentare lucano
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Azienda Agricola POSTICCHIA SABELLI
di una propria azienda agricola che acquistò nel 1955. «Era una azienda all’avanguardia - commenta Marcello Di Ciommo, nipote di nonno Mauro, uno degli attuali proprietari - che negli anni 50 era già elettrificata grazie alla centrale termoelettrica. Ed è da quella azienda originaria che per successione ereditaria nasce Posticchia Sabelli negli anni 50». Fu solo la felice intuizione di costituire un’associazione agraria a mantenere unita l’Azienda quando negli anni 70 al successivo passaggio ereditario subentrarono i tre fratelli Aldo, Donato e Marcello Di Ciommo ancora oggi impegnati con i relativi figli nella gestione aziendale, rigorosamente familiare. Provenienti da un’azienda cerealicola e zootecnica con ovini e bovini da latte, a quell’epoca fu deciso di specializzarsi verso un’attività cerealicolo-zootecnica per l’allevamento di bovini da latte. L’attitudine all’innovazione, il ricorso alle moderne tecniche di allevamento e al miglioramento genetico hanno rappresentato sempre una costante nella gestione aziendale. Negli anni 60 si trasformava il latte in azienda commercializzando i prodotti derivati.
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«In seguito al boom industriale e allo spopolamento delle campagne - racconta Marcello Di Ciommo, medico chirurgo ma appassionato cultore di storia dell’agricoltura - le maestranze qualificate partivano per le industrie del Nord. Fu per questo che venne meno la valorizzazione di filiera e anche la nostra azienda si indirizzò alla monocoltura e all’abbandono della trasformazione, limitandosi per 25 anni a commercializzare il latte di alta qualità direttamente nei grandi centri della vicina Puglia, in crescita demografica. La nostra era un’azienda fortemente specializzata che vedendo fallire tante esperienze, anche associative, che avrebbero consentito di garantire una valorizzazione della filiera ha dovuto attrezzarsi autonomamente per non soccombere».
Dal 1990 è stata avviata nuovamente la trasformazione aziendale del latte per la produzione di formaggi freschi a pasta filata della tradizione lucana, sempre avendo grande cura della tipicità e qualità e facendo ricorso alle
Azienda Agricola POSTICCHIA SABELLI
moderne tecnologie. Il ricorso alla filiera corta ha contraddistinto l’attività dell’ Azienda attraverso la realizzazione di un punto vendita in loco e attraverso la distribuzione diretta dei prodotti ai rivenditori. «Abbiamo puntato su un rapporto anche di servizio con la clientela, avvertendo l’esigenza di tirare le somme quotidianamente sulla nostra attività - conclude Di Ciommo - questo è possibile solo attraverso un contatto non mediato da figure intermedie. È molto impegnativo, ma è l’unico sistema per avere risposte dirette». Il progetto proposto e finanziato nell’ambito della Misura IV.12 con un investimento di 2.343.871,60 euro di cui 1.171.935,80 di risorse pubbliche ha permesso di ampliare e ammodernare un impianto per la produzione casearia tipica. Servivano strutture di produzione e commercializzazione che consentissero di destinare più latte alla produzione di formaggi da stagionare per affrancarsi dalla dipendenza da un prodotto fresco. Grazie al fatto di avere un prodotto stagionato e dop quale il Caciocavallo Silano, oggi la produzione aziendale viene conservata e commercializzata su mercati anche lontani come quelli internazionali. La trasformazione riguarda 50 ettolitri di latte bovino al giorno, ma una grossa fetta della produzione è commercializzata come latte di alta qualità. Dagli attuali 20.000 quintali all’anno di latte avviato alla trasformazione si intende arrivare a 40.000 quintali. Una estrema attenzione alla qualità e all’ambiente contraddistingue la conduzione aziendale. L’investimento ha infatti consentito la realizzazione di un impianto per la produzione di biogas ed energia elettrica a partire dalle deiezioni bovine e dei reflui del caseificio. Per effettuare questo investimento si è partiti dall’affrontare una tematica di carattere ambientale: come smaltire un quantitativo di deiezioni di circa 60 metri cubi al giorno provenienti dall’allevamento di circa 1.500 capi. Un quantitativo di deiezioni che fino a poco tempo fa dava notevoli problemi di smaltimento. La realizzazione di un impianto aziendale per la produzione di biogas ha consentito di trasformare una materia di scarto in una risorsa, permettendo di smaltire anche il siero proveniente dal caseificio. La produzione di biogas di 3.000 metri cubi al giorno con un contenuto in metano del 65% viene oggi avviata alla produzione di 160 kW di energia elettrica. Altri 1.000 metri cubi sono utilizzati per le esigenze aziendali rendendo l’Azienda autosufficiente dal punto di vista energetico sia per la stalla sia per il caseificio. Il liquido utilizzato per il raffreddamento dei cogeneratori che bruciano il metano consente di fornire tutta l’acqua calda per il caseificio. I foraggi utilizzati per alimentare i bovini di razza Frisona italiana e Jersey italiana sono di produzione aziendale, in modo da poter mantenere un control-
lo su tutta la filiera a partire dall’alimentazione. Avendo specializzato i seminativi nella coltura foraggera, anche il mais destinato all’insilamento viene prodotto con un impianto di irrigazione a goccia, che utilizza solamente 2.000 metri cubi a ettaro con notevole risparmio di acqua-unità fertilizzanti grazie alla fertirrigazione. Accorgimento fondamentale riguarda il controllo alimentazione degli animali: un piccolo errore nella razione alimentare comprometterebbe l’attività dei batteri metaniferi. Inoltre, per poter avviare alla trasformazione il letame fresco si sono realizzati sistemi di pulizia automatica delle deiezioni che vengono allontanate 4 volte al giorno, facendo funzionare i digestori in modo continuo, con conseguente miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie degli animali. Grazie agli investimenti finanziati dalla Misura IV.12 è stato possibile destinare più latte ai formaggi da stagionare
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azienda agricola Fratelli Quarto
azienda agricola Fratelli quarto azienda agricola Fratelli quarto
Contrada Due Gravine - 75100 Matera Sede legale: Via Pasquale Vena, 75 75100 Matera Tel. 0835.319977 Comparto: oleario L’esperienza dei due fratelli Quarto rappresenta la prosecuzione dell’attività agricola paterna attraverso l’individuazione di un nuovo ordinamento colturale e la definizione di una filiera completa relativa all’olio extravergine di oliva. L’Azienda, un tempo denominata Masseria Zagarella, risale al 1600 ed è una masseria storica fortificata ubicata
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nell’agro Materano. Fu acquistata dalla famiglia Quarto nel 1956. Dopo un’esperienza di circa un decennio nell’allevamento di bovini da carne e nella coltivazione di cereali, dal 1966 è stata convertita esclusivamente alla cerealicoltura su una estensione di circa 220 ettari. I primi impianti arborei, di pescheti e oliveti, invece, ri-
azienda agricola Fratelli Quarto
salgono agli anni 90. Nel 1992 sono subentrati nella gestione i giovani Paolo e Piergiorgio che hanno indirizzato l’attività aziendale verso l’olivicoltura. L’impianto olivicolo specializzato, di 25 ettari, risale al 1998. è stato realizzato con le cultivar Ogliarola del Bradano, Coratina, Leccino, Tarantina, Cima di Melfi e altre varietà locali, la forma di allevamento è tale da consentire la raccolta meccanica della produzione. È stata proprio l’entrata in produzione del nuovo impianto a indurre i due fratelli a realizzare una struttura per la trasformazione del raccolto aziendale. «Abbiamo cominciato a imbottigliare e a commercializzare con il nostro marchio Tenute Zagarella fin dall’inizio - fa presente Piergiorgio, perito agrario e presidente della Coldiretti provinciale, che in azienda segue la fase di coltivazione - ma dovendoci preparare all’entrata in produzione di 9.000 piante abbiamo iniziato ad avvertire l’esigenza di una trasformazione aziendale». È stato quindi proposto un progetto per la realizzazione di un frantoio finanziato nell’ambito della Misura IV.12 con un investimento di 1.933.973,96 euro di cui 966.986,98 di risorse pubbliche. La finalità era quella di creare una filiera completa dell’olio d’oliva di qualità.
Il frantoio, realizzato nell’ambito della Misura IV.12, è anche un luogo della cultura dell’olio extravergine di oliva
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azienda agricola Fratelli Quarto
«La nostra ambizione - commenta il fratello agronomo, Paolo, che segue gli aspetti commerciali - è stata fin dall’inizio quella di realizzare un luogo che non fosse solo destinato a produrre olio, ma che consentisse un’aggregazione sulle tematiche qualitative della produzione tipica locale, al servizio di tutto il territorio».
E questa finalità si è espressa nella realizzazione di una serie di ambienti dedicati alla degustazione degli oli, alla vendita di prodotti aziendali e di una sala per presentazioni multimediali. L’ingresso per i visitatori, separato rispetto a quello per gli impianti, consente la realizzazione di visite guidate in sicurezza anche nel pieno della campagna di lavorazione, secondo percorsi protetti adatti anche ai bambini. Quello realizzato dai fratelli Quarto è un luogo dove la Nella foto: Piergiorgio Quarto
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qualità si produce e si insegna, un luogo al servizio del territorio, aperto tutti i giorni dell’anno, con attività per le scuole, per i turisti e per i consumatori in generale. La scelta dei particolari architettonici e gli arredamenti di design ne fanno un ambiente confortevole e adatto ad attività didattiche che interessano non solo l’olio ma anche il vino, la trasformazione dei cereali e degli ortaggi, oltre che la produzione agroalimentare locale. La realizzazione di un frantoio aziendale consente agli imprenditori di controllare tutti i dettagli del processo che conduce alla qualità del prodotto, convinti che l’alta qualità richiede un attento controllo di ogni singola fase dai campi alla tavola. «La scelta di un frangitore a rulli a basso numero di giri (circa 300 al minuto) senza griglia controrotante - spiega Paolo Quarto - evita lo shock termico nella frantumazione riducendo al contempo l’estrazione di polifenoli, maggiori responsabili dell’amaro eccessivo di alcuni oli. Il decanter separa contestualmente le tre fasi senza necessità di ulteriori centrifugazioni». Il grande rispetto e l’attenzione per il prodotto continuano nella fase di stoccaggio in cisterne di acciaio inox in atmosfera controllata tramite azoto, in ambienti a temperatura costante. La produzione aziendale partita da circa 300 quintali sta crescendo; viene imbottigliata con una linea semiautomatica. La commercializzazione è orientata alla ristorazione locale e verso negozi di specialità agroalimentari del Nord Italia. La linea è, inoltre, dotata di una macchina per la separazione della frazione solida della sansa con il recupero del nocciolino che viene utilizzato per il riscaldamento aziendale e commercializzato come sottoprodotto. Le acque di vegetazione, infine, sono stoccate in apposite vasche dimensionate in modo da consentire periodi più lunghi di stoccaggio e la giusta maturazione per lo spargimento sui terreni come ammendante con la finalità di completare il ciclo produttivo.
CANTINE DEL NOTAIO
CANTINE DEL NOTAIO CANTINE DEL NOTAIO di Gerardo giuratrabocchetti Via Roma, 159 - 85028 Rionero in Vulture (PZ) Tel. 0972.723689 - Fax 0972.725435 Cell. 335.6842483 gerardo.giura@tin.it - info@cantinedelnotaio.it www.cantinedelnotaio.it Comparto: vitivinicolo
È un rapporto che attraversa più generazioni quello tra la famiglia Giuratrabocchetti e il vino. Una storia di allontanamento dalla terra, di ritorni appassionati e di un successo perseguito con tenacia da Gerardo Giuratrabocchetti. La professione di suo padre, notaio, sembrava avesse portato la tradizione di famiglia lontano dalla terra, ma la passione del nonno Gerardo «vignaiolo» sareb-
be ritornata prorompente solo alcuni anni più tardi. A Gerardo Giuratrabocchetti piace ricordare le parole con cui suo nonno, del quale porta il nome, avrebbe condizionato con trent’anni di anticipo la sua scelta: «Ti chiami Gerardo - disse rivolgendosi al nipote di sette anni - ti chiami come me. Per questo le mie vigne ti apparterranno». innovazione e tecnologie nel comparto agroalimentare lucano
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CANTINE DEL NOTAIO
Nella foto: Gerardo Giuratrabocchetti
«E quel monito di mio nonno è ritornato prepotentemente nel 1998 al compimento dei quarant’anni - racconta - e dopo circa 20 anni passati da dirigente dell’Associazione allevatori di Potenza mi sono dedicato completamente al vino».
Complice l’incontro con Luigi Moio, enologo esperto di vinificazione dell’Aglianico, che ha accompagnato le prime fasi e i primi successi della cantina. Dedicatosi a tempo pieno alla coltivazione dei vigneti di famiglia che comunque il padre, a prescindere dalla sua professione aveva con lungimiranza conservato e ricostituito, Gerardo Giuratrabocchetti ha sviluppato un programma di recupero delle tradizioni storiche e culturali locali che vanno ben oltre la semplice produzione vitivinicola. La sua sembra essere una vera e propria scelta di vita: agronomo, ha abbandonato il settore zootecnico e conduce i 26 ettari di vigneti con il ricorso a tecniche di coltivazione tradizionali, biologiche e biodinamiche, con grande rispetto per la vite e l’ambiente circostante. Si è perfezionato nel settore enologico. «Oggi sono io l’enolo-
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go dell’azienda - sostiene - ma continuo ad avvalermi di consulenze esterne per perseguire una continua crescita qualitativa». Ha avviato una sperimentazione di antichi vitigni dell’area che, attraverso la collaborazione con Istituti sperimentali e di ricerca, ha attualmente consentito il recupero di circa 40 vitigni storici locali. Recuperando antiche grotte nel centro storico di Rionero (zona d’eccellenza per l’Aglianico del Vulture Doc) risalenti al 1600 e appartenute ai Padri Francescani, ha ricostruito un percorso ipogeo nel tufo vulcanico. È nell’equilibrio naturale di questi ambienti che avviene l’affinamento in barrique di rovere francese. Numerosi visitatori rimangono impressionati dall’incantevole percorso sotterraneo nel quale è collocato un presepe animato che, attraverso personaggi della tradizione artistica meridionale, ricostruisce le fasi produttive del vino anche sotto l’aspetto spirituale. Questi ambienti accolgono visitatori ed enoturisti che da ogni parte del mondo arrivano per vivere il suggestivo viaggio. Il progetto proposto e finanziato nell’ambito della Misura IV.12 con un investimento di 2.499.935,24 euro di cui 1.249.967,62 di risorse pubbliche, ha consentito di realizzare un ulteriore ambiente ipogeo e una nuova cantina per la produzione di Aglianico del Vulture Doc chiudendo definitivamente la filiera aziendale.
Il nuovo ambiente ipogeo è collocato nel centro cittadino all’interno dei locali di quella che era una trattoria del paese e ospita le pupitres per la rifermentazione in bottiglia di spumante metodo classico La Stipula (un rosé brut da uve Aglianico del Vulture). La nuova cantina per la vinificazione collocata nel comune di Ripacandida è in un edificio realizzato ex novo nel pieno rispetto dell’ambiente circostante e dell’architettura locale, l’Azienda è certificata per la Qualità e per l’Ambiente secondo le norme UNI EN ISO 9001 e 14001. «Ho cercato di utilizzare tecniche di costruzione il più naturali possibile e a ridotto impatto - spiega l’imprenditore - facendo ricorso anche a mie esperienze. La grande copertura in legno lamellare, per esempio, è una mia vecchia convinzione di tecnico agronomo ed è stato l’argomento della mia tesi di laurea». La vera eredità trasmessa dal nonno «al di là delle vigne - afferma ancora - è quel patrimonio di valori, quell’amore per le cose fatte bene, quella voglia di fare più che di avere». Il tutto è stato coniugato alla professione paterna, da cui il nome della cantina e dei vini: Il Sigillo, Il Repertorio, La Firma, La Stipula. Tutti nomi che richiamano l’attività notarile, «un omaggio a mio padre che - conclude Gerardo - mi ha insegnato la tenacia nel realizzare i miei progetti e il valore delle tradizioni».
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FRANTOIO OLEARIO DI CONTANGELO ROCCO
FRANTOIO OLEARIO DI CONTANGELO ROCCO & F.LLI SAS Frantoio oleario di Contangelo Rocco & F.lli sas Contrada Giannina - 75024 Montescaglioso (MT) Tel. e fax 0835.207332 Sede legale: via Montegrappa, 1 75024 Montescaglioso (MT) Tel. 0835.200682 contangelo@virgilio.it Comparto: oleario
I ricordi di antiche pratiche nell’azienda del nonno, l’esperienza in un altro settore all’estero, l’applicazione delle tecniche biodinamiche alla coltivazione dei terreni di famiglia caratterizzano la storia di Rocco Contangelo, titolare del Frantoio Contangelo & C.
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Il nostro imprenditore rassomiglia fisicamente e per carattere al nonno del quale porta il nome. Nonno Rocco era un innovatore per i suoi tempi. Negli anni 20, insieme a una trentina di agricoltori di Montescaglioso fondò il primo frantoio cooperativo che trasformava con macine
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a trazione animale la produzione olivicola conferita dai soci. Uno spirito pionieristico che caratterizza anche il figlio Vito e l’attuale titolare, Rocco, che oggi conduce l’attività insieme alle sorelle Giulia e Tina: «Ero piccolissimo eppure ricordo molto bene quando si usava l’asino nel corso della notte e il cavallo di giorno per far girare le macine». Rocco Contangelo ha assunto un ruolo importante in azienda dopo un’esperienza svolta all’estero. Ottenuto il diploma all’Istituto tecnico industriale, è infatti partito alla volta del Canada, a Halifax, insieme ad altri 20 suoi coetanei.
zione alle fiere di settore a Bologna, Bolzano, in Svizzera e Germania confermano che la strada percorsa è quella giusta. La superficie aziendale passa da 20 a 30 ettari di oliveto. Rocco Contangelo è sempre più conosciuto nel settore biodinamico, la sua azienda è frequente meta di affezionati clienti nordeuropei. Ma l’antico frantoio nel centro del suo paese comincia a non essere più sufficiente per soddisfare le esigenze aziendali. Attraverso l’intervento finanziato dalla Misura IV.12, con un investimento di 1.076.806,30 euro di cui
«Ci sono rimasto 8 anni lavorando come tecnico nell’industria siderurgica. è stata un’esperienza che mi ha formato e mi ha dato una particolare apertura mentale».
A 28 anni la scelta di ritornare e di riprendere il suo posto nell’azienda di famiglia. Ma l’esperienza appresa in Canada gli consente di avvicinarsi a mercati più evoluti e remunerativi. Negli anni 80 segue con curiosità le prime esperienze di agricoltura biologica e biodinamica e, dopo un corso di aggiornamento a Dornac in Svizzera, abbraccia con decisione la filosofia di coltivazione biodinamica Demeter. La prima etichetta di «Olio Contangelo» con certificazione biodinamica risale al 1986. La partecipa-
L’azienda è specializzata nella produzione di olio extravergine, olive in salamoia e pasta di olive Nella foto: Rocco Contangelo
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FRANTOIO OLEARIO DI CONTANGELO ROCCO
538.403,15 di risorse pubbliche, il frantoio è stato portato fuori dal paese ed è stato realizzato un ammodernamento della linea di lavorazione. Il nuovo impianto a pochi chilometri da Montescaglioso è dotato di molazze in pietra e decanter. La realizzazione di 5 gramolatrici distinte consente di lavorare separatamente diverse partite di olive, fattore essenziale per la produzione biologica certificata, che si affianca alla produzione convenzionale degli altri imprenditori che conferiscono il prodotto al frantoio. Inoltre, la lavorazione per conto terzi di piccole partite di prodotto biologico certificato sta contribuendo a diffondere anche tra altri produttori le tecniche di coltivazione biologica. La linea di imbottigliamento è semiautomatica, l’intervento manuale gioca un ruolo importante, nell’ottica di seguire la produzione bottiglia per bottiglia. Lo spazio a disposizione nella nuova struttura, il piccolo museo aziendale, i locali destinati a presentazioni e a corsi di assaggio danno grande spazio alla creatività dell’imprenditore. Oltre ai consumatori biodinamici nordeuropei, il frantoio è frequentato da turisti e cicloturisti che di passaggio per la regione si fermano per degustare l’olio extravergine, realizzato con Ogliarola del Bradano, Maiatica, Frantoio e Leccino, per assaggiare le olive in salamoia, la pasta di olive e soprattutto per ascoltare la storia della tradizione locale sull’olivo che Rocco racconta in italiano, in inglese o in tedesco. Sempre con la stessa passione.
Un moderno impianto di lavorazione permette di ottenere anche una produzione biologica certificata
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GRIFALCO DELLA LUCANIA
GRIFALCO DELLA LUCANIA Grifalco della Lucania Lucania s.a.s di Piccin Fabrizio M. Sede sociale: Località Piani di Camera 85029 Venosa (PZ) - Tel. e fax. 0972 31002 Sede commerciale: Piazza S. Lucia, 6 53045 Montepulciano (SI) Tel. 0578.717256 - Fax 0578.757672 Cell. 335.8767251 - 333.3422576 grifalcodellalucania@email.it - cecilia.naldoni@email.it Comparto: vitivinicolo
Esperienza nella produzione di vini di pregio toscani applicata con passione a un grande vitigno del Sud: da questi presupposti è nata la cantina Grifalco della Lucania.
Immersa nei vigneti di Venosa, in provincia di Potenza, nel cuore dell’areale di produzione dell’Aglianico del Vulture Doc, l’azienda nasce dalla scelta pioneristica del toscano Fabrizio Piccin e di sua moglie Cecilia Naldoni. innovazione e tecnologie nel comparto agroalimentare lucano
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GRIFALCO DELLA LUCANIA
«Sono capitato in Basilicata - racconta Fabrizio Piccin - quasi per caso. Un amico di famiglia, di origini lucane, mi invitava spesso qui nel Vulture per brevi periodi di vacanza. Ne è nata una curiosità per questa terra poco conosciuta e per un antico vitigno, l’Aglianico, che nel Vulture dà ottimi risultati». Dalla curiosità è nata una passione che si è trasformata in un’idea imprenditoriale: dopo aver trascorso venticinque anni in Toscana a produrre Nobile di Montepulciano, Fabrizio Piccin ha deciso di trasferirsi in Basilicata applicando la propria esperienza alla vinificazione dell’Aglianico. Nel 2004 ha acquistato 7 ettari di vigneti, di età tra i 10 e i 50 anni che, in base alla sua esperienza, avevano tutti i requisiti per dare un grande vino. Ottimi i consensi per le prime 30.000 bottiglie dell’annata 2004; nel 2005 le bottiglie hanno raggiunto quota 40.000. E, nel breve periodo, si è pensato di raggiungere il traguardo delle 100.000. Un aiuto è arrivato con la Misura IV.12. L’investimento è stato di 1.175.180,82 euro di cui 587.590,41 di risorse pubbliche. Lo stanziamento ha consentito di creare una cantina di proprietà per trasformare le uve e commercializzare il vino. Oggi l’azienda si estende su 18 ettari dislocati a Ginestra, Venosa, Maschito e Rapolla. Tre i vini commercializzati: il Grifalco, il Bosco del Falco e il Damaschito, tutti ottenuti da Aglianico del Vulture in purezza. In particolare il Grifalco è realizzato con un assemblaggio di vini provenienti da tutti i vigneti; il Bosco del Falco prevede
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una selezione di vini da vigneti vecchi di diverse zone; il Damaschino è un cru, essendo ottenuto da un unico vigneto molto vecchio. Appassionati conoscitori di storia e di tradizioni lucane, i coniugi Piccin riescono a carpire con l’occhio di chi viene dall’esterno i dettagli più caratteristici della terra lucana, che sono stati valorizzati nella costruzione della
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La tradizione si sposa con l’innovazione e la sensibilità ecologica.
«Il sistema di fitodepurazione - afferma l’imprenditore - ci consente di smaltire le acque reflue. La circolazione d’aria fresca nei piani interrati e nelle intercapedini dei piani superiori consente una termoregolazione naturale, così otteniamo la temperatura ideale con scarsissimo dispendio energetico. Non serve né riscaldare né raffreddare, infatti, l’escursione termica tra l’estate e l’inverno è di massimo 7°C».
cantina, inaugurata ufficialmente nel 2007. A bassissimo impatto ambientale, la struttura è stata realizzata con pietra calcarea di Montescaglioso, per richiamare le cantine storiche dei Sassi di Matera. Barrique e tonneau si alternano ad attrezzature della moderna tecnologia.
I materiali naturali ad alta coibentazione favoriscono un razionale funzionamento di questo impianto di refrigerazione naturale e, al contempo, un rigoroso controllo delle temperature di fermentazione. Fabrizio Piccin è affiancato a livello commerciale dalla moglie Cecilia Naldoni che ha avviato la produzione aziendale sui più importanti mercati mondiali. Il gradimento è stato testimoniato anche dall’affluenza di giornalisti e operatori stranieri nel maggio 2007, in occasione dell’inaugurazione ufficiale della cantina. Un’opportunità che Fabrizio Piccin, lucano d’adozione, non si è lasciato sfuggire per guidare i visitatori alla scoperta del Vulture, di Matera e delle peculiarità della Basilicata, in un affascinante viaggio nel territorio, tra i vini e i prodotti tipici. Nella cantina, a basso impatto ambientale, barrique e tonneau si alternano ad attrezzature della moderna tecnologia
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MANOLIO VITTORIO
manolio vittorio MANOLIO VITTORIO Sede legale: Via Siris, 19 - 75025 Policoro (MT) Sede operativa: Viale Matera, 15 - C.P. 17 75025 Policoro (MT) Tel. e fax 0835.981243 - Cell. 335.7841285 info@manolio.it www.manolio.it Comparto: ortofrutticolo
È una storia di lavoro e passione per la terra quella dell’azienda Manolio, che coinvolge tre generazioni. Il padre Giovanni, titolare di un podere acquisito in seguito alla Riforma fondiaria, negli anni 50 sui 4 ettari che gli furono assegnati impiantò un’attività di allevamento e di produzione di foraggi.
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Negli anni 70 l’azienda utilizzava tecnologie innovative per quell’epoca come, ad esempio, una mungitrice meccanica che, velocizzando l’attività consentiva di allevare circa una settantina di capi bovini. L’azienda impegnava tutti i sette figli dell’imprenditore tra cui Vittorio, che oggi la conduce.
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Già all’età di 10 anni Vittorio partecipava alle attività agricole familiari apprendendo dal padre l’esperienza che da lì a pochi anni avrebbe deciso di mettere a frutto.
«Quello dell’agricoltore - commenta mentre ci racconta la sua storia - è un mestiere che richiede sacrifici. Un mestiere impossibile da scegliere se alla base non c’è la passione per la terra».
E Vittorio la passione la dimostra. Iscritto all’Istituto professionale concilia il lavoro nell’azienda agricola con gli studi. Dopo il diploma, infatti, decide di subentrare al padre nella gestione della azienda. Abbandonata la zootecnia, con la guida del giovane Vittorio l’azienda si è orientata su colture più intensive, come la fragola, l’albicocco e il susino estendendole anche a terreni presi
in affitto. Il vantaggioso andamento di mercato di questi prodotti negli anni 70 e 80 ha consentito a Vittorio di acquistare terreni limitrofi, fino ad ampliare la superficie aziendale agli attuali 60 ettari in proprietà, che insieme ad altri 20 in affitto permettono di ottenere una produzione ragguardevole. Le produzioni aziendali come la fragola, prima di tutto, l’albicocca, le susine e le clementine sono state dapprima vendute ai commercianti locali e successivamente direttamente sui mercati. «La commercializzazione diretta sui mercati extraregionali e anche esteri - spiega Vittorio - è iniziata negli anni 80 con la fragola lavorata a bordo campo, ma per gli altri prodotti come le clementine era indispensabile dotarsi di un magazzino di lavorazione, e grazie all’intervento regionale ho potuto realizzare una struttura che risponde alle mie esigenze». La produzione aziendale non prevede coltivazioni biologiche, ma l’attenzione alla salubrità del prodotto e alla difesa dell’ambiente caratterizza la condotta dell’im-
Un moderno magazzino di lavorazione ha consentito di dare impulso alla commercializzazione delle clementine
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MANOLIO VITTORIO
prenditore. La scelta di dotare di una copertura in legno lamellare il capannone recentemente costruito con le provvidenze della Misura IV.12 è, infatti, dettata da scelte di coibentazione, ma anche da un’attenzione ai materiali ecocompatibili e a basso impatto ambientale. L’investimento di 2.901.055,42 euro, di cui 1.450.527,71 di risorse pubbliche, ha dato origine a un capannone in cui è stata realizzata una linea di lavorazione della frutta oltre alle celle di stoccaggio. Le celle frigo hanno un’ampiezza di 1.200 metri cubi e consentono di stoccare 3.000 quintali di prodotto. La linea di lavorazione e confezionamento richiede a regime 26 persone; in media l’azienda ne occupa 70 al
Nella foto: a destra Vittorio Manolio con suo padre e suo figlio
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giorno nei campi e 20 nella attività di condizionamento. Per completare l’assortimento Manolio coinvolge aziende limitrofe che producono altri prodotti complementari, dando una opportunità di mercato anche ad altre realtà del territorio. Vittorio Manolio, in compagnia del padre Giovanni, ci illustra i suoi successi imprenditoriali prospettandoci le ulteriori opportunità che la nuova struttura gli consente. Ma la vera visione ottimistica del futuro emerge quando ci presenta il figlio Giovanni. «Studia Economia e Commercio all’Università - racconta - ma trova il tempo di impegnarsi in azienda». è la storia di famiglia che continua: tradizione, innovazione e passione per la terra.
MASSERIA MIROGALLO
MASSERIA MIROGALLO MASSERIA MIROGALLO Azienda Agricola Belfiore - Contrada Mirogallo Sede legale: Via Lucana, 274 75100 Matera Tel. 0835.311532 - Fax 0835.256341 info@masseriamirogallo.it www.masseriamirogallo.it Comparto: altri prodotti
La presenza di questa azienda è testimoniata fin dal 1800 e alcune mappe la riportano ancor oggi con l’antico nome di «Masseria Lacopeta». Successivamente è stata ereditata dalla famiglia Belfiore che l’ha ampliata acquistando i terreni limitrofi. Inizialmente le colture aziendali prevalenti erano l’olivo e i cereali. La svolta è
avvenuta nel 1994 con la realizzazione di un pozzo artesiano e l’impianto di 4 ettari di olive da tavola. «La disponibilità di acqua in azienda - racconta Angelo Belfiore - ci ha consentito di realizzare le prime colture orticole tra cui il pomodoro». innovazione e tecnologie nel comparto agroalimentare lucano
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MASSERIA MIROGALLO
L’azienda coniuga moderne tecniche di conservazione e l’esperienza legata alla tradizione contadina locale. Nella foto: la famiglia Belfiore
La produzione di altri ortaggi e la successiva trasformazione aziendale è venuta immediatamente dopo. «Con l’impegno dei miei figli in azienda, a partire dal 1998 - prosegue l’imprenditore - abbiamo iniziato ad essiccare il pomodoro su 500 telai fatti realizzare artigianalmente». Poi è stata la volta del’essiccazione tradizionale del peperone coltivato a partire da semi di cloni locali, in seguito proposto in vendita già fritto secondo le modalità di consumo regionale. Successivamente sono stati coltivati e trasformati prodotti e specie antiche come i lampascioni (muscori) o la melanzana rossa presente
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solo in alcune zone della Basilicata. Il percorso fin dai primi anni di produzione ha coinvolto tutta la famiglia: la sperimentazione delle ricette tradizionali man mano adattate alle esigenze del mercato, l’ideazione di nuovi prodotti da proporre al consumatore, le prime esperienze di commercializzazione all’estero... «Tutte queste esperienze ci hanno fatto scoprire un notevole interesse commerciale nei confronti di un prodotto artigianale di alto livello qualitativo, suggerendoci l’idea di farne un’opportunità imprenditoriale per la famiglia, che fosse anche al servizio del territorio» commenta Massimo, il figlio più giovane di Angelo che dal 2002 ha
MASSERIA MIROGALLO
intrapreso l’attività di imprenditore agricolo sui terreni di famiglia. Il progetto finanziato nell’ambito della Misura IV.12 con un investimento di 297.878,90 euro, di cui 148.939,45 di risorse pubbliche, è stato indirizzato a realizzare una struttura per la lavorazione e la trasformazione delle produzioni aziendali. I locali della masseria originaria sono stati recuperati e in parte ricostruiti facendo riferimento ad antiche foto. Sia i tre fratelli che i genitori della famiglia Belfiore continuano ad essere coinvolti con specifici ruoli nell’attività che dà occupazione per tutto l’anno anche a 5 addetti. «Abbiamo preferito - commenta Gennaro, l’altro figlio ingegnere, che ha seguito i lavori di ristrutturazione conservare la tipologia delle masserie del territorio piuttosto che realizzare un anonimo capannone industriale. Ricostruendo il prospetto con le cosiddette “palombelle” sui tetti lo abbiamo reso più simile alle costruzioni tipiche dei Sassi di Matera. La nostra azienda vuole essere un luogo in cui produrre, ma anche in cui accogliere i visitatori».
Chi si reca nella Masseria può vedere direttamente le coltivazioni di pomodori da essiccare, gli sponsali (cipollotti freschi), le melanzane e le melanzane rosse, destinate alla trasformazione, e gli oliveti da cui si estrae l’olio extravergine per conservarli. I laboratori in cui vengono trasformati manualmente gli ortaggi appena raccolti a pochi metri di distanza consentono di comprendere immediatamente l’elevato livello qualitativo della produzione. All’applicazione di moderne tecniche di conservazione, consentite dalle attrezzature disponibili in azienda, la famiglia Belfiore affianca l’esperienza tratta dalla tradizione contadina locale per produrre circa 140.000 vasetti l’anno di vari prodotti sott’olio e 10.000 confezioni di peperone secco fritto. Nonostante il prodotto trasformato sia esclusivamente aziendale, la famiglia Belfiore riesce a proporre un assortimento di ben 20 referenze. L’estrema vicinanza a Matera fa della Masseria Mirogallo un’attraente meta, sintesi tra prodotto tipico e luoghi di produzione, per consumatori locali e turisti in visita alla Città dei Sassi.
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PETRARULO FERTILIZZANTI sas PETRARULO FERTILIZZANTI SAS DI GIUSEPPE PETRARULO & C.
Via Pavia, 30 - 85024 Lavello (PZ) Tel. e fax 0972.85647 petrarulofert@tiscali.it Comparto: cerealicolo Le nuove opportunità offerte dalla cerealicoltura biologica, viste attraverso l’esperienza all’interno di un’azienda multinazionale, e l’attività di vendita di prodotti per l’agricoltura hanno portato il titolare della società Petrarulo ad avviare un’impresa di successo. A Lavello, in provincia di Potenza, in un’area confinante con il Tavoliere delle Puglie, tra le maggiori aree cerealicole italiane, l’agronomo Giuseppe Petrarulo, ha lavorato
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per molti anni come responsabile delle aree di Puglia e Basilicata per il settore concimi di una multinazionale. A partire da questa esperienza, quasi 10 anni fa è nata l’Azienda di rivendita di mezzi tecnici per l’agricoltura «Petrarulo Fertilizzanti». Solo recentemente l’osservazione della situazione contingente dell’agricoltura e l’affermarsi di nuove tecniche produttive gli hanno fatto comprendere che, grazie alla
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sua esperienza, poteva realizzare una nuova opportunità per il territorio. Infatti la cerealicoltura di questa zona della Basilicata stava vivendo una notevole evoluzione qualitativa. Le politiche di incentivazione delle produzioni biologiche e lo sviluppo di uno specifico mercato per queste produzioni spingevano molti produttori a intraprendere la strada della certificazione. La mancanza in quest’area di aziende di produzione di seme certificato biologico però costringeva i cerealicoltori a ricorrere a fornitori extraregionali.
«Il mio obiettivo - spiega Giuseppe Petrarulo - è stato quello di mettere a disposizione della Basilicata la mia competenza per sviluppare un settore poco evoluto quale quello sementiero».
L’Azienda Petrarulo oggi svolge un importante ruolo al servizio dei produttori lucani ma anche verso quelli delle altre regioni limitrofe dove esporta il suo prodotto.
Nella foto: Giuseppe Petrarulo
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Il progetto proposto e finanziato nell’ambito della Misura IV.12 con un investimento di 2.060.128,02 euro, di cui 1.030.064,01 di risorse pubbliche, è stato finalizzato alla realizzazione di un sementificio per la produzione di seme selezionato di frumento duro biologico. Il grano duro, stoccato nei sei silos realizzati, viene selezionato e confezionato come prodotto finito. La disponibilità di una struttura di produzione, che garantisce la fornitura di seme certificato, ha rappresentato un importante anello nel completamento della filiera cerealicola di questa area, con implicazioni anche nel settore della produzione biologica. La valenza sociale dell’investimento è stata particolarmente significativa, perché nata in una fase in cui scomparivano grandi realtà del territorio che supplivano alla funzione di rifornimento di materie prime. La collocazione in un’area geograficamente strategica per i rapporti commerciali, la vivacità dell’attività imprenditoriale locale e la vicinanza a zone di grande tradizione cerealicola, oltre alla grande competenza e professionalità, hanno decretato il successo della nuova struttura. La prospettiva di aumentare le capacità di stoccaggio, allargando l’assortimento di prodotti trattati anche verso le leguminose, rientra in un programma teso a ulteriori nuovi sviluppi aziendali.
Grazie alla Misura IV.12 è stato realizzato un sementificio per la produzione di seme selezionato di frumento duro biologico
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SOC. COOP. AGRICOLA «IL GRANAIO DELL’ALTO BRADANO» Soc. Coop. Agricola «Il Granaio dell’Alto Bradano» Contrada Pipoli - 85011 Acerenza (PZ) Tel. 0971.741746 Comparto: cerealicolo
Recuperare a vantaggio dei produttori un valore aggiunto attraverso la lavorazione e la commercializzazione dei cereali di qualità prodotti in un’area altamente vocata: questi i presupposti dell’attività de «Il Granaio dell’Alto Bradano».
La cooperativa agricola si trova al centro di un’area della Basilicata nota per le produzioni cerealicole d’eccellenza. Ubicata a pochi chilometri da Acerenza, in provincia di Potenza e al confine con la Puglia, la cooperativa raggruppa 280 soci, che producono cereali tenendo in
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Dalla selezione e trasformazione di materie prime coltivate sul territorio nasce una linea di prodotti tradizionali. Nella foto: Canio Grillo
grande considerazione la tutela per l’ambiente e la sanità del prodotto.
«Il nostro obiettivo - sostiene Canio Grillo, agronomo e amministratore della cooperativa - è quello di garantire la massima sicurezza alimentare attraverso esami precisi che controllano ogni singola partita di cereali, dalla fase di semina alla raccolta, dalla lavorazione al prodotto finito».
Le analisi fisico-chimiche che rilevano peso specifico, umidità, proteine, glutine e ceneri di tutti i cereali colti-
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vati, sono svolte con tecnologia a raggi infrarossi all’arrivo del prodotto nel centro di stoccaggio. Il progetto, finanziato nell’ambito della Misura IV.12 con un investimento di 1.040.864,82 euro, di cui 520.432,41 di risorse pubbliche, ha previsto la ristrutturazione dei silos per lo stoccaggio dei cereali e la realizzazione di un forno per la produzione di pane e di altri prodotti. La struttura per lo stoccaggio è certificata come linea biologica e consente di conservare in modo idoneo i cereali ottenuti dai soci secondo le prescrizioni della cooperativa. Nel «Forno del Granaio» si completa la filiera producendo pane da farine di grano duro e dolci tipici. Il tutto nel pieno rispetto delle tradizioni locali.
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La decisione di realizzare un forno è scaturita dall’analisi del mercato locale e, quindi, dalla considerazione che non esisteva in zona una struttura che producesse secondo l’antica tradizione. Da qui l’idea di riproporre, attraverso un’accurata selezione delle materie prime coltivate sul territorio e la loro successiva trasformazione, una linea di prodotti tradizionali. L’obiettivo perseguito, in ogni caso, è teso a coniugare innovazione e tradizione. Un felice connubio raggiunto attraverso la dotazione di attrezzature come le impastatrici, il forno a pietra e quello rotativo insieme alla grissinatrice e al bollitore per taralli, oltre a celle di «ferma lievitazione» con controllo di temperatura, umidità e tempi di lievitazione dell’impasto. La scelta di riproporre il gusto di un prodotto per valorizzarne la genuinità e ricordare la storia dei luoghi da cui ha origine è l’elemento conclusivo di un percorso di qualità verso la riscoperta della natura e di un ambiente sano. «Con il pane - continua Grillo - vogliamo dare un’immagine completa della nostra azienda collocando una produzione estremamente tipica prima di tutto sul mercato della regione e poi su un mercato extra-regionale in maniera diretta. Entrambe le iniziative sono tese alla realizzazione della filiera corta».
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SOC. COOP. RAPOLLA FIORENTE
SOC. COOP. RAPOLLA FIORENTE Soc. Coop. Rapolla Fiorente a r.l. Contrada Piano di Chiesa - 85027 Rapolla (PZ) Tel. e fax 0972.760200 - 761535 rapolla63@libero.it Comparto: oleario
Nel 1968, un gruppo di 12 olivicoltori, accomunati dall’amore per la propria terra e per le proprie origini contadine, fondarono la Cooperativa Rapolla Fiorente. La volontà di lavorare insieme per valorizzare un prodotto locale e la consapevolezza del ruolo che la coltivazione dell’olivo può rivestire nella difesa del suolo e del paesaggio sono stati i presupposti alla base dell’iniziativa.
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Dopo quarant’anni di attività la Cooperativa Rapolla Fiorente coinvolge nell’area del Vulture circa 450 soci e 700 ettari di oliveti, numeri che la rendono leader regionale nel settore della produzione di olio extravergine di oliva. La cooperativa è stata promotrice del riconoscimento della denominazione di origine protetta per l’olio extravergine di oliva Vulture Dop, unico marchio di qualità per l’olio lucano.
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L’elevato livello di automazione permette un controllo di tutte le fasi del ciclo produttivo. Nella foto: Giovanni Grimolizzi
La zona di produzione è famosa nel mondo per la coltivazione del vitigno Aglianico del Vulture. Con una altitudine di 600 metri s.l.m. è caratterizzata da un microclima particolarmente favorevole anche alla coltivazione dell’olivo. Alla cooperativa fanno capo circa 70.000 piante di olivo la cui cultivar principale è l’Ogliarola del Vulture.
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«Siamo orgogliosi oltre che di produrre un prodotto pregiato - ci spiega il presidente Giovanni Grimolizzi - anche di contribuire attraverso gli olivi alla tutela del nostro territorio per evitare danni come frane ed erosioni».
Le olive, raccolte con sistema di brucatura a mano direttamente dalla pianta, vengono conferite presso la struttura cooperativa dove sono avviate a una molitura a ciclo continuo con macina in pietra. L’olio prodotto, limpido, giallo dorato a media fluidità, con profumo fruttato dal sapore gradevole con prevalenza di sapore dolce è commercializzato con il nome di «Principe del Vulture». La Cooperativa è a oggi l’unica Organizzazione di produttori (Op) riconosciuta dalla Regione Basilicata nel settore olivicolo. Grazie a una buona risposta da parte dei soci, che si sentono responsabili personalmente per i singoli passaggi della produzione e sono scrupolosamente attenti alle direttive impartite dalla cooperativa, si è riusciti a impostare un sistema di controllo della filiera. Il pro-
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getto, finanziato nell’ambito della Misura IV-12 con un investimento di 410.692,50 euro, di cui 205.346,25 di risorse pubbliche, ha previsto l’ammodernamento degli impianti di lavorazione, che sono giunti a un elevato livello di automazione. La scelta aziendale è stata quella di sottoporsi a un costante controllo su tutte le fasi del ciclo produttivo, a partire dalla coltivazione. «Attraverso un progetto di tracciabilità dei prodotti agroalimentari - spiega il direttore della Cooperativa Donato Americo - il consumatore, mediante un sistema di codificazione apposto sulla confezione, ha accesso alle informazioni relative al processo produttivo e alla provenienza dell’olio arrivando fino al nome di chi ha coltivato le piante e all’ubicazione». «L’efficienza aziendale - ci conferma il presidente Grimolizzi - si completa con un sofisticato sistema informatico di pesatura elettronica senza l’intervento di alcun operaio consentendo la catalogazione del conferimento garantendo un servizio a tutela della sicurezza dei soci e della qualità del prodotto».
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