Undicimila metri quadrati di superficie Undici milioni di euro di investimento
Comune di Padova
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San Gaetano, il centro culturale più grande d’Italia Una casa per la lettura, il cinema e la musica
Il centro culturale San Gaetano che si sta realizzando sull’impianto del vecchio palazzo di Giustizia sarà pronto tra la fine del 2007 e l’inizio del 2008. Il costo ammonta a 11 milioni di euro, il progetto dell’architetto Antonio Draghi (la direzione dei lavori è stata affidata all’architetto Giancarlo Belluco, l’impresa assegnataria dei lavori è la Carron di Treviso) ha articolato pieni e vuoti su una superficie di 11 mila metri quadrati che fa di questo centro il più grande complesso culturale d’Italia. “Ce n’è uno della stessa ampiezza, concepito secondo canoni moderni che ne accentuano la polivalenza – dice Luisa Boldrin, assessore all’edilizia monumentale e ai lavori pubblici – a Stoccolma. E per centrare l’obiettivo della congruità dell’opera alle nuove esigenze della città non occorre scalare l’Everest, basta raccogliere i suggerimenti che ci vengono dal Nord-Europa o dalle grandi città che fanno tendenza nell’organizzazione di eventi culturali”. Boldrin ci regala un capolettera colorato, una miniatura filosofica che apre il suo progetto di città, il suo sogno di Padova futura che si sta via via realizzando. Un centro culturale, sostiene l’assessore, non è un episodio architettonico, è una modifica importante del tessuto urbano che insieme risponde ad una serie di esigenze. Soprattutto a quelle giovanili, alla voglia di musica e di cultura, di loisir, di spettacolo da vivere insieme che emana dalla presenza di 60 mila studenti universitari. Non soddisfare questa richiesta sarebbe un peccato mortale. Due sono le importanti iniziative di approccio della città alla nuova opera: il cantiere è sempre stato aperto, con visite guidate che hanno suscitato grande interesse, soprattutto in riferimento alla parte ipogea con il fascino dell’architettura di Vincenzo Scamozzi; cose mai viste anche se c’erano nel Palazzo di Giustizia, ma come camuffate nelle aree usate come archivio e magazzino; è stato costruito un test presentato a centinaia di persone, soprattutto studenti, ma anche professionisti, la ricerca è ancora in corso. Veniva chiesto: “Hai mai visto un centro culturale? Se l’hai visto che cosa ti è piaciuto di più? Che cosa ti aspetti di trovare a Padova? Che nome daresti al nuovo centro?” Soprattutto i ragazzi fanno affiorare il desiderio di cinema, di musica, di stare insieme in maniera confortevole, a proprio agio. Vogliono sentirsi a casa. E’ quasi una rievocazione della “città materna” di Diego Valeri, una Padova accogliente, morbida come l’abbraccio di una donna. Una città che forse non c’è più ma che si potrebbe ricreare con gli aspetti della tecnologia e della multimedialità, respingendo una museificazione che vuol dire annichilimento. Viene in mente una frase dell’architetto
Il manager dell’evento culturale Il San Gaetano sorge in via Altinate, strada romana, via diretta al mare, importante per i traffici, con emergenze architettoniche splendide come la chiesa di San Gaetano, un barocco strepitoso e l’antichissima Santa Sofia con gli archi rampanti romanici. Anche i palazzi che fanno da quinta sono di pregio e pregevole deve essere l’architettura del nuovo centro. Oggi non basta la novità per sopravvivere con il marketing esasperato a 360 gradi. Occorre una gestione illuminata e professionale. Luisa Boldrin cita il Mart di Rovereto, senza dubbio contenitore eccellente, con la firma di Mario Botta, ma tenuto vivo e accattivante da un’esperta di eventi culturali, Gabriella Belli, che annulla tutti i tempi morti, che è un vulcano di idee ed ha una prodigiosa capacità realizzativa. L’assessore aggiunge che per un’offerta gratuita di spazi occorre che altri, nello stesso complesso, garantiscano una redditività. Il connubio tra pubblico e privato è quindi irrinunciabile.
Una storia lunga 500 anni Nel 1582 sotto la direzione dell’architetto vicentino Vincenzo Scamozzi iniziano i lavori alle fondamenta della chiesa di San Gaetano. Scamozzi nella “Idea della Architettura Universale” tratta in particolare delle difficoltà incontrate nella costruzione delle fondamenta della chiesa, causate dal notevole strato di terreno ricco di rovine non idoneo a sopportare il peso della fabbrica. Decide così di fondare la chiesa su 16 pilastroni che scendono per circa 9 metri fino ad appoggiare sullo strato di terreno “buono”, le murature della chiesa poggiano su archi. Nel 1688 la nuova chiesa viene consacrata ai santi Simeone e Giuda, detta di San Gaetano. Dal 1693 al 1730 si svolgono lavori di ampliamento con l’allargamento dell’oratorio e della chiesetta e con due nuove cappelle dedicate una alla Flagellazione, l’altra a Maria Addolorata. Nel 1810 con la soppressione della congregazione dei padri teatini il convento di San Gaetano passa al demanio. L’anno dopo inizia l’attività della nuova sede del Palazzo di Giustizia nell’ex convento. Nel 1874 il Comune di Padova acquista il fabbricato dal demanio. Il 12 febbraio del 1929 scoppia un incendio in tribunale, l’intervento dei Vigili del Fuoco viene ostacolato da una tormenta con punte di gelo che raggiungono i 16 gradi sotto zero. L’incendio dura alcuni giorni. Il 6 ottobre la giunta delibera la ricostruzione del Palazzo di Giustizia che viene inaugurato il 30 marzo del 1934. Nel 1967-1970 il Tribunale viene ampliato e sopraelevato con la costruzione del terzo piano. Con il 1995 l’attività giudiziaria viene progressivamente trasferita nel nuovo Palazzo di Giustizia di via Tommaseo.
I lavori Boldrin segnala l’ampio foyer per il cinema e per spettacoli musicali, e la grande L con la sequenza delle volte, posto ideale per caffetteria e ristorante da cui ci si aspettano serate a tema, musica, piccoli scoppi di spettacolo.
Gli scavi
Comunicazione istituzionale
Pier Maria Gaffarini: “Attenti a non isolare e ridurre a museo un oggetto che emerga dalla spazio che si sta identificando perché quando ciò accade, anche nelle migliori delle intenzioni, si isolano anche la sua natura, le cause e le leggi che lo governavano”. Per Boldrin un centro culturale deve essere come una ricetrasmittente o come una spugna che assorbe le esigenze e restituisce le risposte.
I reperti venuti alla luce nel corso dei lavori sono di grande interesse per cui si pensa che potranno essere resi visibili all’esterno attraverso una superficie vetrata. Le sorprese archeologiche sono certamente una ricchezza, ma esiste un’incompatibilità di tempi tra gli interventi industrializzati, con le macchine sofisticate dell’impresa e la lentezza artigianale degli operatori del recupero per cui un rallentamento dei lavori è stato inevitabile. E’ stato trovato un piccolo forno per la fusione delle campane in cui sono visibili le bruciature subite dalla pietra; è stato individuato anche il muro medievale di una villa patrizia e una serie di suppellettili in buone condizioni di conservazione, soprattutto piatti smaltati del Cinquecento.
Una biblioteca da 500 mila volumi E’ previsto il trasloco al centro culturale della biblioteca civica, ricca di 500 mila volumi che comprendono il settore prezioso dell’iconografia padovana con codici miniati e straordinarie cinquecentine. Ma, a parte i pezzi di grande valore storico-artistico, la biblioteca non va assolutamente immaginata come uno stanzone silenzioso in cui tutti leggono con una lampada sul tavolo. La multimedialità comporta confronti, scambi di opinione, lavoro collettivo e quindi ci saranno dibattiti, tavole rotonde, conferenze, insomma un ambiente estremamente vivo. Boldrin aggiunge che spazi per far musica, potrebbero essere organizzati in box insonorizzati nella fase di laboratorio (sala prove) e aperti invece quando si tratta di far spettacolo. Una scansione dei vuoti di tipo modulare consente di adeguarsi alle esigenze e ai gusti man mano che affioreranno.
I bambini E’ irrinunciabile un’area dedicata ai bambini, non solo in funzione di nursery, ma anche con giochi e spettacoli tutti per loro perché una suggestione culturale fatta di emozioni prima che di conoscenza è la premessa per dare alla città un futuro.