Sono la copertina di The LowCostBook. Sono stata realizzata con un timbro in legno.
The LowCostBook Un esperimento editoriale progetto
Alberto Bolzonetti
corso
Progettazione per l’editoria
docente
Leonardo Sonnoli
ISIA Urbino a.a. 2009/2010 Finito di stampare il 15 giugno 2010, interamente su carta riutilizzata. Tutti i diritti sono riservati Š Alberto Bolzonetti
The LowCostBook. Un esperimento editoriale
Nasco come libro per parlare di me stesso.
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Le mie pagine sono il risultato di conversazioni effettuate via mail con diverse figure professionali.
Ciao .... , mi chiamo Alberto e sono uno studente dell’Isia di Urbino. Ho deciso di contattarti in merito ad un mio progetto editoriale chiamato “the lowcost book”. L’intento è quello di realizzare un libro che parli di sé, del processo che porta alla sua impaginazione e pubblicazione limitando al massimo le spese. Il mezzo che ho deciso di utilizzare per andare avanti con il lavoro è la mail. Attraverso scambi di opinioni con diverse figure professionali spero di poter individuare le scelte migliori per realizzare, appunto, un libro che parli di sé e che costi il meno possibile. Ho deciso quindi di contattare editor, grafici, typedesigner, tipografi e tecnici del settore per poter collaborare “virtualmente” con Voi ed aumentare il mio bagaglio tecnico in questo campo. Allo stesso tempo il prodotto finito vorrà essere uno spunto di riflessione, un esempio che permetta ad altri di realizzare libri economici e a minor impatto ambientale possibile ma sempre basati su di una progettazione consapevole. Sarei molto onorato se potessi collaborare a questo progetto parlando con me di ....
@ Testo standard che è stato inviato alle diverse figure professionali contattate
THE LOWCOSTBOOK
Sono un esperimento. Dovrò costare il meno possibile cercando di rispettare al massimo l’ambiente. Avrò una tiratura di tre copie.
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Il mio obiettivo è il risparmio, economico e di materiali.
Ciao Lorenzo, dopo aver letto la tua tesi ho pensato subito di contattarti per chiederti qualche parere su carte e risparmio. Qual’è secondo te il miglior modo per sprecare meno carta possibile? Ne esistono altri oltre a quello da te utilizzato per la tua tesi?
@ Lorenzo Mauro Di Rese Studente dell’Isia di Urbino laureatosi nel 2010 con una tesi sulla grafica sostenibile (relatori Luciano Perondi e Sophie Thomas). Links utili: www.thomasmatthews.com 18 maggio 2010, 17.38
Ciao Alberto, mi fà molto piacere sapere che hai letto la mia tesi ed ancora di più sapere che possa esserti di aiuto, alla fine è stata progettata per quello. Per quanto riguarda il discorso “Carta e Risparmio”, devo dirti prima di tutto che il termine “risparmio” in questo contesto assume diverse sfaccettature e purtroppo non tutte sono quello che sembrano...mi spiego:Risparmio può essere inteso sia economico che materiale. Posso risparmiare sul materiale da utilizzare ma quel poco pagarlo tantissimo, oppure risparmiare tanto sull’acquisto ma utilizzare una quantità enorme di materiale.Oggi giorno purtroppo si guarda molto di più il lato economico che a quello materiale, e il discorso ecologico è legato al risparmio di denaro e non di materia. Il risparmio economico deve essere una conseguenza, non l’obiettivo. Il discorso che ho fatto per la mia tesi è legato all’impatto ambientale della tesi stessa, cioè rispondere alla domanda: come ottengo lo stesso (o migliore) risultato evitando sprechi di materiale?
Spesso alla parola risparmio preferisco riuso.
Ad oggi che ho stampato altre 3 copie della tesi, non ho mai sprecato un foglio, anzi sono andato alla ricerca di altri fogli facendo anche un’azione di raccolta. Il discorso del riuso è alla base di tutto, se si riesce a dare una vita maggiore alle cose che abbiamo, si abbassa la richiesta di materia prima e di conseguenza c’è un risparmio economico. Non stampare! Se devi stampare deve essere veramente necessario, e comunque di sfruttare tutto il bianco del foglio e tutte le facce del foglio. Non utilizzare una grammatura maggiore se non ti serve (può sembrare stupido ma una carta da 200g utilizza il doppio di fibra di una da 100g). Evitare l’utilizzo di carte colorate o trattate dove possibile, la carta riciclata è molto più bella della carta bianca! Le tecniche di stampa di oggi permettono infinite lavorazioni. Bisogna valutare diversi aspetti legati alla finalità del tuo prodotto. Io avevo i miei legati alla tesi e alle mie risorse (doveva essere un’autoproduzione, avrei utilizzato la mia stampante di casa, doveva essere di minor impatto ambientale possibile, non doveva avere sprechi, si doveva presentare bene). Questi aspetti vanno calcolati all’inizio poichè ti potrebbe modificare di molto la parte progettuale (per la tesi ho dovuto impaginare al contrario). La parola d’ordine è RIUSO! Un’altra cosa sulla quale sto riflettendo in questi giorni è l’importanza del rifilo. Non è detto che rifilare sia la soluzoine migliore, quanta carta viene sprecata? Quanta di questa viene raccolta e riciclata? Si possono anche fare libri senza rifilarli, chi ce lo impedisce?
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Le mie pagine misurano 210x148cm, sono ricavate da un foglio A4 e non hanno bisogno di esser rifilate.
Qual’è secondo te il formato più adatto per una pubblicazione di questo tipo? Il formato è un fattore importante (stampare su un A4 solo metà pagina, può essere visivamente pulito, ma a cosa serve?). Legato al discorso di prima, io ho scelto il formato della tesi sulla base del fatto che l’avrei stampata con la mia stampante, quindi un A5 rifilato solo sopra e sotto per togliere il margine bianco lasciato dalla stampante. Allo stesso modo avevo la possibilità di utilizzare i fogli già usati. La scelta del formato è legata oltre che alla tecnica di stampa anche allo spreco di materia. Ad esempio la scorsa settimana ho mandato in stampa un giornalino che non si sfoglia! E’ un poster che si apre e si chiude (ogni piega un articolo), risparmiando sulla rilegatura (punto metallico) e sullo spreco dato dal rifilo. Parlando con lo stampatore abbiamo trovato insieme la soluzione migliore di utilizzare il suo formato di stampa (64x44cm) limitando gli sprechi. Per la tua pubblicazione, considerando che deve essere un’autoproduzione e che quindi stamperai all’università, rimarrei sul formato A5, al massimo A4 ma dipende quante cose hai da mettere dentro.
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Le lettere che occupano le mie pagine sono stampate su fogli di scarto riutilizzati.
Potresti consigliarmi altre piccole accortezze che potrebbero rivelarsi utili per un progetto di questo tipo? Credo che qua e là abbia risposto a questa domanda. La cosa che posso consigliarti è di guardare il progetto da diversi punti di vista e cercare di farti sempre la domanda: come ottengo lo stesso (o migliore) risultato evitando sprechi di materiale? Ripensa il progetto, non la soluzione. Cerca di riutilizzare altro materiale, non tutte le cose nascono con un solo scopo. Nessuno ti vieta di stampare un libro sul cartone del latte! Qualsiasi cosa può essere applicata a questo discorso ma devi fare solo molta attenzione alle risorse che hai. Occhio a quando dici “costo zero” ricordati che lo “zero” non esiste! Qualsiasi cosa fai c’è sempre un minimo di costo. Sicuramente per un’autoproduzione il discorso è più facile e gestibile ma quando cominici a lavorare su una tiratura superiore ti scontri con realtà che difficilmente ti fanno sconti. Immagina la mia tesi ad esempio. Per piccole copie autoprodotte posso seguire delle lineee guida che mi sono imposto che su grandi numeri non sono applicabili. Sarebbe complicato stamparla riutilizzando vecchi fogli di carta ed automaticamente bisognerebbe studiare un’altra modalità. Spero di esserti stato d’aiuto in qualche modo, se ti serve altro chiedi pure. Aspetto con molta curiosità di vedere il tuo lavoro! Lorenzo
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Ciao Federico, mi sapresti consigliare tecniche “artigianali” che permettono di raggiungere lo stesso risultato che otterremmo con una stampa offset? Ciao Alberto, innanzitutto prima di parlare di tecniche di stampa vorrei precisare il campo d’azione di questo progetto. Essendo un libro “autoprodotto” o che comunque non dovrà raggiungere tirature altissime potrei consigliarti stampe con il torchio tipografico / timbri artigianali / sovrastampe d’inchiostro. Per tirature basse come in questo caso è possibile realizzare prodotti intervenendo “artigianalmente” sul prodotto finito ma dobbiamo sempre ricordarci che altrimenti la cosa diviene infattibile perchè i costi sarebbero altissimi. Per quanto riguarda la stampa su fogli riutilizzati posso assicurarti per esperienza personale che a tirature alte questa è impossibile poichè molti tipografi non ti permettono di stampare su fogli già utilizzati perchè magari vi sono riprodotte immagini con i diritti d’autore.... il discorso cambia se per esempio stampiamo su dei fogli (es: cartine stradali di una regione e/o stato) che quindi non hanno alcun diritto. Recentemente con il mio nuovo studio stiamo sperimentando stampe in flexografia, una stampa molto più economica della offset ma che permette risultati interessanti simili al torchio tipografico. @ Federico Boriani Laureato presso il Politecnico di Milano, attualmente vive a Milano dove ha aperto nel 2009 lo studio Norman. 21 maggio 2010 10.56
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Se fossi nato per un’alta tiratura non avrei potuto utilizzare fogli già stampati: possiedono infatti diritti di autore che ne vietano la riproduzione industriale.
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Nella scelta della font ho dovuto tener conto di inchiostro e leggibilità. Non ho scelto di utilizzare una font ecologica perchè il risparmio effettivo di inchiostro è minimo.
Quali sono le font che permettono di sprecare meno inchiostro possibile? Quale font ha una leggibilità migliore anche a corpi molto piccoli? Quale font ha una spaziatura minima che permette di diminuire il numero di pagine? Nell’eventualità di una pubblicazione ad alte tirature quali famiglie di font a pagamento potrebbero rivelarsi utili al fine di questo progetto?
@ Luciano Perondi Luciano Perondi, type e information designer è nato nell’ormai lontanissimo 1976. Vive, lavora, studia, insegna, scrive, progetta tra Busto Arsizio, Milano, Bari, Urbino e Mosca. Oltre all’attività di progettista si occupa anche degli aspetti teorici della grafica. Nel 2003 ha fondato lo studio Molotro. Scrive articoli per alcune riviste di grafica in Italia. Collabora con Giovanni Lussu alla collana Scritture per Stampa Alternativa & Graffiti. Links utili: www.molotro.com 28 maggio 2010 12.40
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Per fare un confronto diretto tra i caratteri occorrerebbe poterli confrontare 1) a parità di dimensioni percepite 2) alla dimensione minima a cui possono essere letti
Ciao Alberto, credo che sia più opportuno rispondere alle quattro domande con un unica risposta perché gli argomenti sono molto connessi tra loro. L’obiettivo è quello di ridurre la quantità di inchiostro usato e il numero delle pagine, senza compromettere l’efficacia della lettura. Al di là del fatto che il problema della leggibilità implichi una quantità di variabili in buona parte indipendenti dall’artefatto grafico stesso, e che il risparmio di spazio legato al carattere potrebbe non comportare un effettivo risparmio di carta o di inchiostro, si può ragionare su quali caratteri consentano una maggiore economia di spazio o di inchiostro e valutare, caso per caso, se vale la pena di sottoporli a un’analisi più attenta riguardo al problema della sostenibilità. Nel primo caso, si potrebbe, per rapidità, identificare empiricamente, a parità di interlinea, una dimensione per cui l’occhio medio risulti apparentemente uguale (non è detto che a parità di occhio due caratteri sembrino grandi uguali, la questione è molto legata al disegno).
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Questo metodo diventa discutibile nel caso in cui ci fosse una grossa differenza nell’altezza delle ascendenti (e delle discendenti) tra i caratteri confrontati. Determinata la dimensione per il confronto, si potrà osservare quale carattere occupa meno spazio, utilizzando per il confronto un testo che, ad esempio, includa in percentuale le lettere usate in una determinata lingua (un carattere può essere più economico in una lingua e meno in un’altra, a seconda delle lettere più diffuse). In ogni caso, chiaramente , soprattutto in quelli in cui la differenza è minima, i risultati ottenuti saranno indicativi. Nel secondo caso occorre tenere in considerazione le tecniche e la modalità di stampa. Ad esempio lo stesso carattere potrà avere rese in stampa significativamente diverse soprattutto a corpi molto piccoli. Per questo un carattere concepito per stampa a corpi piccoli per procedimenti di stampa tipografica non è detto che regga altrettanto bene la stampa digitale. Oltre a questo, i caratteri concepiti per la stampa a corpo piccolo, poiché basano le loro distorsioni compensative su una precisa tecnica e modalità di stampa più che su questioni percettive, non danno necessariamente buoni risultati (di economia e di lettura) se ingranditi. Riguardo al risparmio di inchiostro, la questione è molto delicata: è possibile forare il carattere, ma non è possibile forare qualsiasi carattere e non è detto che il carattere forato (anche se i punti scomparissero per l’espansione dell’inchiostro), sia necessariamente più economico di un carattere contrastato per testi a cui la foratura non si può applicare o si può applicare solo parzialmente. Se poi il carattere viene stampato da una stampante non postscript, ad una dimensione molto ridotta le forature vengono escluse dall’hinting, neutralizzando di fatto il risparmio di inchiostro. Oltre a questo occorre tenere conto di tutte le misure di cui abbiamo discusso in precedenza e la percentuale di bianco nella pagina (quindi interlinea e margini) a parità di testo per poter fare un confronto significativo. Una mosurazione diretta è possibile, ma non facilissima. Pertanto la mia risposta è che occorrerebbe fare delle misurazioni accurate per ottenere delle risposte aleatorie. A mio parere potrebbe essere interessante provare a effettuarle per valutare con maggiore accuratezza la consistenza di quello che viene comunemente affermato. Saluti, L.P.
@ Luciano Perondi 28 maggio 2010, 12.40
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Le mail sono scritte in Titillium, una font open source realizzata dagli studenti dell’Accademia di Belle Arti di Urbino.
Titillium nasce all'interno dell'Accademia di Belle Arti di Urbino grazie alla partecipazione degli studenti del biennio di specializzazione CampiVisivi e Luciano Perondi. Intento del progetto la realizzazione di una font open source resa disponibile attraverso una piattaforma web preposta alla condivisione del codice sorgente ed alla pubblicazione di progetti realizzati con la font stessa. www.campivisivi.net/titillium/
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Le mie note sono scritte in BellCent, una font progettata appositamente per esser stampata e leggibile anche a corpi molto piccoli.
Che font potrei utilizzare per le note ad un corpo molto piccolo? “Ti consiglio di andarti a guardare il bell Cent...”
@ Leonardo Sonnoli Dialogo del 19 maggio 2010 in occasione dell’ultima revisioe del progetto Docente del corso, graphic designer e presidente del gruppo italiano dell’AGI dal 2003. Links utili: www.sonnoli.com
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Sono stato stampato in scala di grigi e le coperture di inchiostro limitate al minimo indispensabile.
Che inchiostro potrei comprare in un qualsiasi negozio del settore che mi permetta di trovare un buon compromesso tra sostenibilità e risparmio? Per quanto riguarda il consumo al dettaglio, che io sapppia non esistono inchiostri a base di oli vegetali. Per ridurre l’impatto quindi puoi stampare ad 1 colore e ridurre il più possibile la copertura di inchiostro. Eventualmente puoi utilizzare per i testi l’ecofont che sicuramente conoscerai. Per quanto riguarda quelli tipografici puoi dare un’occhiata a questo articolo. http://www.rivistedigitali.com/Italia_grafica/2007/10/044/scaricaPdf
@ Giuditta Gentile Laureata presso il Politecnico di Milano, attualmente vive a Firenze, dove ha aperto uno studio di grafica sostenibile chiamato "Frush". Links utili: www.frush.it
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In legatoria mi hanno regalato dei fogli di cartone non utilizzati. Sono diventati le mie copertine.
Potresti dirmi se nelle tipografie esistono prove di stampe o scarti di carta che potrebbero rivelarsi utili per un progetto del genere? Per realizzare le cartoline Frush ho utilizzato i fogli di avviamento macchina di carta FSC, altrimenti destinati al macero (essendo stampati su di un solo lato, abbiamo fatto stampare ad un colore il fronte ). La litografia certificata FSC a cui mi sono rivolta si chiama Lito Terrazzi (Firenze). ll timbro sul retro è realizzato con inchiostro alimentare verde. Puoi utilizzare fogli destinati al macero di varia natura: avviamenti macchina (quelli utilizzati dai tipografi per calibrare il colore), scarti, errori di stampa. Le tipografie sono piene di questi materiali e li regalano volentieri. Gli scarti per loro sono solo un peso per via dei costi di smaltimento. Preferibilmente scegli scarti provenienti da carta certificata FSC.
@ Giuditta Gentile Laureata presso il Politecnico di Milano, attualmente vive a Firenze, dove ha aperto uno studio di grafica sostenibile chiamato "Frush". 21 maggio 2010, 10.56
Ciao Alberto, innanzitutto ti volevo dire che l’inchiostro nella stampa non è mai considerato un costo, dato che la quantità utilizzata non è quasi mai calcolabile tranne che in tirature alte, pertanto mi domando: perchè perdere qualità d’immagine? Esistono inchiostri veramente ecologici a base di olii minerali e vegetali, ma anche qui per la pulizia dopo l’utilizzo si devono usare più quantità prodotto (inquinante) che generalmente si usano per gli inchiostri normali. Le carte riciclate sono in genere molto più costose delle carte normali. Di riciclato si parla un pò troppo senza saperne poi in verità la dinamica di produzione, ti ragguardo in merito: la lavorazione di un riciclato comporta costi e sprechi talvolta maggiori del solito, decollanti, separanti sbiancanti, benzina per il trasporto, contenitori in plastica per l’approvvigionamento ecc...
La quantità di inchiostro utilizzato non è mai calcolabile se non per tirature altissime.
I prodotti ecologici invece (si parla di carta) sono quei prodotti che provengono da cartiere le quali usano piante da taglio ovvero una volta tagliato un albero ne ripiantano un altro per la produzione successiva. Questo ha la mia considerazione per la salvaguardia dell’ambiente, inquinano poi per sbiancarla o lisciarla ma come per tutti gli altri tipi. Per definire il riclato personalmente direi “falso ecologico inquinante” come la lavorazione di carta normale, l’unica differenza che la materia prima è appunto riclata approvvigionandosi presso le raccolte differenziate. Pensa a quella carta igienica che generalmente è grigia, ruvida che gratta e che nessuno più vuole usare ma la preferisce morbida e bianca. Ecco questa è la vera carta riciclata. Per il discorso confezione, il meno costoso è il punto metallico a costola quadra (quasi un controsenso) ma si può fare. Mi sono un po dilungato ma anche rispettare l’ambiente è un fondamento importantissimo per il vostro futuro del quale ognuno di noi deve tenerne conto. Se posso aiutarti volentieri, scrivi pure. Saluti B.L. @ Bernardo Linari Tipografo che vive a lavora a Firenze con il quale ho avuto occasione di collaborare nel 2008. 27 maggio 2010, 18.19
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Il timbro in copertina non è stato realizzato con inchiostro alimentare, perchè troppo oneroso per la mia bassa tiratura. Sul mercato questo tipo di inchiostro viene venduto solamente in grandi quantità.
Quali tecniche “artigianali” conosci per poter realizzare una copertina senza dover realizzare un’ulteriore stampa? Ce ne sono diverse. Dal timbro che puoi anche abbinare ad inchiostro alimentare, al rilievo a secco, alla fustellatura (scritte bucate) al collage. Per quanto riguarda gli inchiostri alimentari devi sapere però che vengono venduti solamente in bottiglie da 1 litro, quindi calcola attentamente se una spesa di questo tipo può rientrare all’interno di un progetto come questo.
@ Giuditta Gentile Laureato presso il Politecnico di Milano, attualmente vive a Firenze, dove ha aperto uno studio di grafica sostenibile chiamato "Frush". Links utili: www.frush.it
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RI-PENSARE Valutare con attenzione l’intero ciclo di vita e l’impatto ambientale di ciò che si progetta, avendo sempre come obiettivo la massima qualità e la durevolezza. RISPARMIARE ENERGIA Utilizzare energia proveniente da fonti rinnovabili e ridurne l’impiego sia nella progettazione che nelle attività ad essa connesse. RIDURRE, RIUSARE E RICICLARE Evitare sprechi selezionando con cura i mezzi, i formati e i materiali. Semplificare riducendo gli interventi a quelli effettivamente necessari (es. nel packaging). Riutilizzare l’esistente per creare qualcosa di nuovo. Quando non è possibile, impiegare materiali riciclati, eco-compatibili e certificati. LOCALIZZARE Lavorare con fornitori locali, in modo da ridurre al minimo l’impatto negativo del trasporto. Collaborare con coloro che condividono i medesimi valori in tema di tutela ambientale. RISPARMIARE DENARO Cercare soluzioni creative in grado di creare valore per il cliente. Le tecnologie produttive odierne non comportano costi aggiuntivi. CONTAMINARE Favorire la collaborazione tra professionalità differenti al fine di giungere a soluzioni creative inedite, prodotte dall’incontro tra diversi saperi. DIFFONDERE Promuovere presso clienti, colleghi e fornitori i temi legati allo sviluppo sostenibile. Fare in modo che i progetti stessi raccontino la propria storia sostenibile in modo da coinvolgere anche gli utenti finali.
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Il mio contenuto sono le conversazioni. Ho risparmiato su immagini e grafiche per non sprecare ulteriore inchiostro. Ho stampato tutto il libro in digitale dalla stampante della facoltĂ .
Quanto mi verrebbe a costare la stampa in digitale di 100 copie di questo libro (28 pagine solo fronte)? La stampa in A4 in bianco e nero viene 0,04 cents a foglio. 100 copie di The Lowcostbook verrebbero quindi 0,04 x 14 x 100 = 112 euro 1,15 euro a copia
@ Bernardo Linari Tipografo che vive a lavora a Firenze con il quale ho avuto occasione di collaborare nel 2008.
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Per tenere unite le mie pagine ho contattato una tipografia. Ho utilizzato la spirale metallica.
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preventivo, 100 copie / copertina 0euro + stampa interni 1,15euro a copia + rilegatura spirale 0,80euro a copia + timbro copertina 0,10euro a copia
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Su una tiratura di 100 copie ogni singola copia verrebbe a costare circa 2euro.
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Le persone da me contattate sono state: Lorenzo Mauro Di Rese Federico Boriani Luciano Perondi Leonardo Sonnoli Giuditta Gentile Bernardo Linari
A loro va il mio ringraziamento piĂš sentito per la collaborazione e la disponibilitĂ dimostrata.
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Finito di stampare il 5 Luglio 2010 lowcostbook@gmail.com