Mensile gratuito di attualitĂ , informazione e curiositĂ - Anno VI - Gennaio 2010 n. 1 - N 46
IGGIOVANI! Iniziativa realizzata con il contributo della Regione del Veneto - Assessorato alle Politiche sociali, Volontariato e No Profit
Skaters! A CURA DI SILVIA ALBRIZIO E ANDREA MAROELLI
Che scuola frequentate? Ipsia, Itis, Geometra Vi siete dati soprannomi? Sì: Michi, Tom, Manuel Skate o Chris (da Chris Angel mago illusionista), Bresca. Raccontateci qualche aneddoto del vostro gruppo Un giorno abbiamo incrociato una signora anziana a cui non stavamo simpatici, abita in un posto in cui di solito andiamo a “skettare”. Ha tirato fuori il cellulare per farci delle foto per identificarci e quando per scherzo le abbiamo detto che siamo quelli che fanno le scritte sui muri, ci ha scattato altre foto e noi ci siamo messi in posa come se fosse per un calendario. Dove comprate i vostri vestiti? Il Cavallino a Conegliano anche per skate Quanto tempo dedicate al vostro look? Mezz’ora, a volte un’ora, dipende. Spesso ci facciamo la ruota stile pavone, è capitato che andassimo anche a scuola con questo look. I prof si lamentano soprattutto per i piercing. Cosa vi dicono le vostre madri appena uscite di casa? “torna presto!” “vai piano” “Non fare cazzate!” “statua della libertà” se mi faccio il pavone. “non tornare con piercing nuovi!” Cosa dicono gli altri ragazzi di voi? E voi di loro? “Zigani!”, mentre i punk ci urlano “emo!” Noi di loro diciamo “sfigatiiii!” Fumate? Non Fumiamo : ) Descrivi la tua ragazza ideale. Figa, ma non zoccola. Zoccola solo quando ci sei insieme. Magra! Siamo aperti a tutte le categorie Come vi vedete tra 20 anni? Manuel: coi capelli corti, mi vestirò normale. Tommaso: io mi vedo coi capelli corti tirati indietro, non come mio fratello però, con più stile. Jacopo: io farò il tabaccaio, colleziono sigari Forse lo skate non lo abbandoneremo mai. Magari non lo farò più ma andrò alle gare, forse aprirò un negozio di skate. A chi avete dato più fastidio? Al proprietario del negozio Il Pavone. Michele Brun 15 anni (assente all’intervista) Tommaso Casagrande 15 anni profilo netlog: tom__SNIGHT Manuel Dal Vecchio 17 anni profilo netlog: bloodysk8_13 Jacopo Brescacin 15 anni profilo netlog: brescalight Cover + Page 2: Photo © 2010 Tushio
Alla loro età. Giudicare è l’errore più frequente che si possa commettere quando si parla di tendenze e gruppi giovanili. Si rischia di cadere nel luogo comune dell’alla loro età noi eravamo diversi, guardando con inutile sufficienza a ciò che ora va di moda. La nostra ricerca quindi è partita chiarendo già quello che non volevamo ottenere. Abbiamo selezionato alcuni gruppi giovanili, i più conosciuti; e siamo consci che certe etichette compaiano più per facilitarci l’organizzazione del pensiero, che per essere categorie vere e proprie. Abbiamo consultato uno psicologo affinché descrivesse il fenomeno dell’aggregazione giovanile, lasciando agli stessi ragazzi la libertà di commentare le sue riflessioni. Ma sono i botta-e-risposta ad aver mostrato appieno le molteplici facce degli under 20 di oggi: come conquistano, in cosa credono, dove si trovano, cosa pensano gli uni degli altri. Non con l’intento di analizzare una razza aliena, ma piuttosto con la curiosità e lo stupore di scoprire tante affinità con gli adolescenti di ieri. Silvia Albrizio
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Iggiovani! A CURA DI SILVIA ALBRIZIO, ANDREA MAROELLI, NICO COVRE, MARGHERITA LEO, NICOLÒ DAL BO, PAOLO CASAGRANDE, PIERO DELLA GIUSTINA
Gruppi di appartenenza giovanile e identità Come ben evidenziato nel film “Fight Club” dell’autore David Fincher, e ribadito nel film “The Wave” di Dennis Gansel, il far parte di un gruppo o il riconoscersi in esso è un buon strumento per aumentare la propria autostima e sentirsi più potenti. Secondo molti esperti il far parte di un gruppo di persone ben definito è un modo per dare maggiore senso alla propria esistenza e sentirsi parte di un destino comune. Legato a questo c’è però il fatto che parte dell’identità dell’individuo è legata al gruppo di appartenenza con il rischio che si venga a creare una vera e propria dipendenza. “Mi sento forte quando sono nel gruppo” “Posso o devo fare una cosa perché lo fanno quelli del mio gruppo o quelli come me” “Mi sento qualcuno quando sono con loro” “Non posso farlo senza di loro o senza il loro permesso” Frasi come queste sono abbastanza tipiche di ragazzi che costruiscono la propria identità sulla base del gruppo di amici o di aggregazione giovanile. Che cosa spinge un ragazzo a far parte di un gruppo piuttosto che di un altro? Perché un ragazzo, per quanto benestante e intelligente, arriva a diventare un “Punkabbestia”? Perché una ragazza solare arriva un bel giorno a segnarsi il corpo con tagli e bruciature? Perché un ragazzo particolarmente amante della lettura diviene dipendente di fumetti e delle più stravaganti riviste? Perché un ragazzetto dall’aspetto innocuo si trasforma in un temibile picchiatore mangiato dall’odio razzista sugli spalti di uno stadio? La risposta è probabilmente molto complessa ma secondo molti psicologi le ragioni sono le seguenti: s PAURA DI DIVENTARE GRANDI s MANCANZA DI IDENTITÍ s DISORIENTAMENTO DI FRONTE ALLA COMPLESSITÍ SEMPRE CRESCENTE DELLA SOCIETÍ s MANCANZA lGURE DI RIFERIMENTO s INCAPACITÍ DI CANALIZZARE LE ENERGIE VERSO UN QUALCOSA DI COSTRUTTIVO Stefano Parisi Psicologo clinico 4
Considerazioni dai diretti interessati Abbiamo chiesto al ragazzo emo, al vintage addict, all’alternativo, al truzzo, al metallaro e al fighetto di esprimerci il proprio parere in merito alle considerazioni di Stefano Parisi sulla natura dei gruppi giovanili e sulla causa della loro origine e diffusione. Da un lato è emersa una forte approvazione di quelle che sono le argomentazioni dell’esperto: molti dei ragazzi hanno infatti dichiarato di essere concordi con lo psicologo sul fatto che sentirsi parte di un gruppo alimenti la concezione di un destino comune a tutti. Alcuni sostengono che questo atteggiamento sia un espediente per sentirsi più tranquilli, anche perché ragionare con la propria testa rappresenta uno sforzo maggiore e intimorisce il singolo, mentre l’aggregazione appare come un appoggio confortante. Solo una piccola percentuale dei giovani, dicono gli intervistati, arriva a cambiare la propria identità e ad annullare l’individualità per il gruppo. Parte dei ragazzi si discosta dal ritenere che la reciproca influenza all’interno delle varie mode si tramuti in una vera e propria imitazione per tutti coloro che ne fanno parte, anzi supporta l’idea che il “fare parte di un gruppo” abbia conseguenze positive nel modo di rapportarsi con la gente e che sia addirittura un fattore facilitante, quasi un’emancipazione, per spianare la strada verso nuove amicizie. Ciascuno quindi non sembra interpretare il personale gruppo di appartenenza come una cerchia ristretta e rigorosa, ma ritiene più consono delinearlo come un insieme di persone con interessi e gusti comuni, con le quali trascorrere il tempo. Margherita Leo 5
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Qual è il tuo local e pref erito ? Che scuo la freq uenti ? Idolo ? In cosa cred i?
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Punto di ritro vo? Un libro ? Un sito? Il supe rpote re che vorr esti? Affa ri tuoi o tutti per uno?
Li chiamano
Fighetti Età: 18 anni Sesso: Femmina 1 Casa di Caccia a Monastier o il Garage a Conegliano 2 Liceo Classico 3 Madonna 4 In me stessa 5 Ami Ami per l’aperitivo 6 Twilight. Facebook 7 Invulnerabilità 8 Tutti per uno 9 Vino bianco 10 Sì 11 Camicia 12 Non dico nulla, ma gli sorrido e lo guardo intensamente 13 Metallari: rozzi. Vintage addicted: sono stilosi, ma sono anche sempre fumati. Emo: mettono tristezza. Alternativi: non hanno il minimo gusto nel vestire, oltre ad essere troppo convinti. Truzzi: sono solo dei poveri tamarri.
Li chiamano
Vintage addicted Età: 16 anni Sesso: Femmina 1 Zion Rock Club 2 Istituto d’arte, liceo scientifico, classico 3 Lady Gaga, per lo stile Misha Barton 4 Destino 5 Vittorio Veneto, Re Madruc, Conegliano, Piazza Cima ma 6 Lovebook. Facebook 7 Invisibilità oppure leggere nella mente 8 Tutti per uno 9 Coca cola;, scivolo 10 Purtroppo alcuni droghe leggere, se si possono definire tali. Io sono contro 11 Camicia da boscaiolo (colorata e a quadri). Leggins oppure cinturona in vita, o meglio subito sotto il seno 12 Mi completi. Solo a pensarti mi batte il cuore 13 Emo:: Non riesco a con concepire uno stile che porta dei ragazzi al desiderio, o anche solo al pensiero, di tagliarsi le vene. Secondo me uno stile dovrebbe comunque lasciare dello spazio all’individuo, ma molto spesso questo non accade: vedo flotte di ragazzine vestite tutte allo stesso modo, che si fanno piercing solo perché “gli emo fanno così”. Cose simili sono stupide a parer mio. Tutto sta nell’approcciarsi agli stili usando la testa. Lo stesso nell ap discorso vale anche per gli altri “generi”.
Li chiamano
Alternativi A lternativi
Età: 17 anni Sesso: Femmina 1 Bianconiglio 2 Liceo scientifico Vittorio Veneto 3 Roberto Saviano 4 Negli altri 5 Locali, scuola, casa 6 Seta (A. Baricco). Facebook 7 poter vivere al posto di un altro col suo stesso cervello 8 Tutti per uno 9 Birra 10 Alcuni 11 Pantaloni 12 “Sei il più figo di tutti!” (da dire ridendo) 13 Em Emo: gregge di pecore (nere o viola) col ciuffo. Metallari: schiavi di un unico unic e indiscutibile tipo di musica! Vintage addicted: portano aria di novità che mi piace, ma che stuferà presto come ogni moda. Fighetti:: questo è un atteggiamento più che alaltro, no? Se è per come si vestono beh, non è molto chiaro: è bello essere curati un po’ nel vestire, però trovo idiota spenderci sopra così tanti soldi! Truzzi: sono simpatici di solito! Se non ci fossero loro che ci provano in discoteca… saremmo proprio fregate! 6
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Cosa bevi se esci con gli amic i? Cono sci giova ni che fann o uso
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di drog he? Indum ento pref erito ?
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Una fras e che user esti per conqu istar e l’altr o sesso ? Cosa pens i degli altri grup pi?
Li chiamano
Truzzi
Età: 16 anni Sesso: Maschio 1 Lullaby a Vittorio Veneto 2 Istituto Professionale Statale Industria e Artigianato a Sacile 3 Miky Biasion, pilota di rally 4 Nell’amicizia 5 Casa libera di un amico, o parco, a Villa di Villa 6 Libri no, giornali: Rally Sprint, Scooter Magazine. Sito: antiscooter.mastertopforum.com 7 Invisibilità 8 Tutti per uno 9 Birra, cocktail 10 No 11 Felpa e il mio giubbotto della Hardcore 12 Se una mi piace sono diretto: “Ci mettiamo insieme?” 13 Metallari: schifo. Fighetti: indifferente. Vintage addicted: non so chi siano. Emo: schifo. Alternativi: ho una vaga idea di chi siano, in ogni caso mi lasciano indifferente.
Li chiamano
Metallari
Età: 16 anni Sesso: Maschio 1 Red Devil Pub (pub a Bibano) 2 Università di Padova 3 Per la politica Che Guevara, per la musica Jim Morrison, per la filosofia Fredrick Nietzsche 4 Nell’onestà e nella coerenza, nella franchezza, nella legge, nell’ onore, nella necessità di risolvere le cose prima a parole pur non escludendo il ricorso alla forza 5 Piazza o bar 6 Elleniche (Senofonte). www.cronologia.it (sito sulla Storia, con articoli su tutti i periodi storici) 7 Leggere e controllare la mente degli altri 8 In genere tutti per uno, a volte però penso solo a me stesso fregandomene degli altri 9 Birra o spritz 10 Solo una piccola parte...che io sappia! 11 Jeans e maglietta/maglione 12 Mah...dipende dalla tipa e dalla situazione! 13 Truzzi: Ignoranti e cafoni oltre ogni limite. Analfabeti, scrivono solo con abbreviazioni oscene. In poche parole dei pagliacci. Fighetti\centrini: Credono di poter compensare la mancanza di cervello con l’abbondanza di soldi e ti guardano con disprezzo se non sei firmato da capo a piedi come loro. Vintage addicted: tipo il fighetto\centrino, solo che l’abbigliamento è più una dipendenza come l’alcol o la droga. Emo: la peggior gente in circolazione. Si spacciano per mezzi dark, ma dei dark hanno solo l’aspetto, e solo vagamente. Ipocriti. A Alternativi: vanno apprezzati se non altro capre alla massa. perché non si omologano come ca
Li chiamano
Emo
Età: 15 anni Sesso: Maschio 1 Unione 2. Ipsia 3 Corey Duffel, skater 4 In niente 5 Skate park (ancora da costruire), vicino alle piscine 6 Non leggiamo. Netlog 7 Teletrasporto 8 Tutti per uno, anche se quando succede tutti si dileguano 9 Vodka alla frutta 10 No 11 Pantaloni strettissimi da non riuscire a metterli, vita bassa, cavallo alto 12 C’è lui che vuole il tuo numero (il lui in questione sono io) 13 Fighetti: sono sfigati tutti uguali, se la tirano troppo ma sono meglio dei truzzi. Alternativi: siamo noi in realtà. Metallari: un branco di sfigati sporchi, troppo fissati con la music musica. Non gli puoi parlare che ti dicono subito su. Pensano si sapere tutto ddi musica, poi ogni mese cambiano genere. Vintage addicted: meglio dei truzzi e dei fighetti, sono troppo cannati però. Non ci rompono perché sono sempre lessi. 7
I giovani e l’informazione DI PAOLO CASAGRANDE
Si è tenuto sabato 21 novembre 2009 presso il cinema Verdi di Vittorio Veneto l’incontro dal titolo “Protagonisti dell’informazione – New media e partecipazione giovanile”. Organizzato da R.IN.G. (la Rete Informativa Giovani che riunisce i ragazzi impegnati in informazione attraverso giornali, radio, blog e tv nei comuni dell’aria vittoriese), l’evento si proponeva di dare la possibilità agli studenti invitati di confrontarsi sul tema del giornalismo partecipativo. Per chi non lo sapesse, si definisce con questo termine il nuovo tipo di informazione che oggi tutti, tramite facebook, you tub ube e aaffini, i, sono tube in grado di fare, are, immettendo nella rete foto, video id e com com-menti.
Per riflettere sull’argomento partendo dalle interviste fatte agli stessi studenti, si sono invitati quattro personaggi d’eccezione: Renzo di Renzo, direttore creativo e fondatore di Heads Collective, Francesco Pira, docente di comunicazione all’università di Udine, Macri Puricelli, giornalista di lunga esperienza e Davide Scalenghe, direttore di Current tv, televisione indipendente fondata da Al Gore nel 2005. A moderare l’evento Damiano Razzoli, giornalista e coordinatore di Youth Press Italia. Molti i temi affrontati nella mattinata: dall’eccesso di ormazioni da cui si siamo informazioni condati, che porta spess spesso circondati, fi i li à ne el ra rrapportarsi pportarsii superficialità nel ot all la nnecessità la ecessità di alle notizie, alla
professionalità nel mondo del giornalismo, fino all’impossibilità di prevedere quale sarà il futuro della carta stampata contro internet. Anche se organizzatori e ospiti si dicono soddisfatti di come è andato l’evento, in una mattinata dedicata alla partecipazione giovanile e all’interazione tra esperti e ragazzi invitati, ci si sarebbe aspettati maggior interessamento da parte degli studenti, che in alcuni casi sembra essere mancato. Come già detto però questa è solo la prima di una serie di iniziative che R.IN.G., dopo essersi presentata, si propone di realizzare.
Per saperne di più: current.com - headscollective.com - youthpressitalia.eu
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NOTE A MARGINE Dopo il resoconto dettagliato di Paolo, tocca a noi tirare qualche somma in in merito al gradimento della conferenza. Perciò, finito il dibattito, siamo usciti dalla sala per domandare al pubblico cosa ne pensasse: poche domande semplici semplici a cui rispondere sì o no. Secondo te l’informazione è un diritto (riceverla) o un dovere (darla)? Il 58 % degli intervistati risponde diritto, mentre solo il 42% risponde dovere. (sembra che si possa rinfoltire la redazione di Jaba! N.d.A.) Quale relatore hai ascoltato più volentieri? A questa domanda abbiamo la quasi unanimità: il 90% dei presenti risponde Davide Scalenghe (una percentuale sicuramente gonfiata dalla cospicua presenza femminile tra gli intervistati!), mentre gli altri commenti favorevoli sono per Renzo di Renzo e (anche se escluso dalle alternative, in quanto moderatore) Damiano Razzoli. Hai Facebook? Quante volte al giorno effettui l’accesso? Circa l’85% degli intervistati dice sì, tra questi circa la metà si collega più di due volte al giorno mentre solo il 30% una sola volta al giorno. Conosci personalmente tutti i tuoi amici di Facebook? Solo il 40% rivela di conoscere i suoi “amici”. Consideri Facebook una fonte di informazione? Sembra che molti spettatori non siano d’accordo con i relatori: il 95% di loro risponde no.
L’Italia è marcia: bisogna farla
ribollire. DI PAOLO CASAGRANDE
Davide Scalenghe (classe 1979), dopo essersene andato dall’Italia a 18 anni e aver lavorato per CNN e Mtv tra Londra e New York, è tornato per dirigere Current tv, televisione indipendente fondata nel 2005 dal Nobel per la pace Al Gore. Sabato 21 novembre è stato ospite dell’incontro “Protagonisti dell’informazione”, risultando da un breve sondaggio tra i ragazzi del pubblico l’ospite più interessante. Lo abbiamo intervistato. Prima domanda d’obbligo: la tua opinione sull’evento RING. Mi è piaciuto, sono soddisfatto. Penso che sia positivo che in un piccolo comune come Vittorio Veneto ci sia questa sensibilità sui temi del giornalismo partecipativo e della cittadinanza attiva. Parliamo un po’ di te. Sul sito di Current tv si scopre che te ne sei andato dall’Italia molto giovane, a 18 anni: perché? Perché non mi piace questo paese, è marcia l’Italia. Se guardi la tv o leggi i giornali, vedi che è tutto omologato. C’è bisogno di far ribollire questo paese, perché la potenzialità è altissima. Tanti se ne vanno, non sono stato il primo: per quel che mi riguarda sono ritornato solo per il progetto Current. Qual è la differenza tra l’Italia gli USA o l’Inghilterra? Negli altri paesi c’è una multiculturalità che qui manca. Quando dico che l’Italia è marcia, intendo che ci sono poche novità. Prendiamo la tv: tutte le offerte tendono all’intrattenimento di base che c’era vent’anni fa. C’è poco movimento nei canali: pochi nuovi show e poco approfondimento. Tutto è molto più piatto. Giudizio severo, forse perché hai sempre lavorato per l’informazione? No, anzi: ho lavorato anche per Mtv, ma mi sono stufato di fare intrattenimento fine a se stesso. Il mio obiettivo è quello di creare un modo di informare che allo stesso tempo sia intrattenimento. E penso che si possa fare. Tornando al tuo lavoro attuale: sei soddisfatto di come procede il progetto Current tv? Sì, siamo soddisfatti. Siamo in pochi a lavorarci, e ci sarebbe molto di più da fare. Sarebbe bello che diventasse un progetto che si apre a molte collaborazioni esterne. Quali sono le difficoltà maggiori? Sono diverse: un conto è parlare di giornalismo partecipativo, un conto è trasmettere quello che c’è da raccontare. Accade che non sempre chi ha una storia da raccontare abbia i mezzi o conosca le tecniche di produzione per raccontarla. Questa è la sfida principale: riuscire a fornire spazio e competenze. Concludendo, dici che sei in Italia solo per Current: ci tieni molto. Ci tengo troppo! 9
Lente di ingrandimento: giovani italiani e giovani cinesi a confronto. DI GIULIA ZIGGIOTTI
ALLA PRESENTAZIONE DEL LIBRO “LA SFIDA DEGLI OUTSIDER. DONNE E GIOVANI INSIEME PER CAMBIARE L’ITALIA” DI ANGELA PADRONE SONO INTERVENUTI IL MINISTRO BRUNETTA E LA VICEPRESIDENTE DEL SENATO DELLA REPUBBLICA EMMA BONINO. SI È PARLATO DI CRESCITA ZERO, NODO PENSIONI, PRECARIETÀ DEGLI IMPIEGHI, DEBOLEZZE DEL SISTEMA WELFARE, RACCOMANDAZIONI, PIANO DI RIFORMA UNIVERSITARIO ETC. TUTTE PROBLEMATICHE CHE CI INTERESSANO DA VICINO.
La ricetta del Ministro Brunetta prevede “più trasparenza e meritocrazia per apportare fluidità al sistema”; sistema che la Vicepresidente Bonino ritiene “ingrippato da qualche parte”. Avanziamo ora un piccolo raffronto con la gioventù cinese. Gli effetti della globalizzazione si riscontrano anche su questi fronti. Una generazione di figli unici, per la cui istruzione i genitori hanno investito buona parte dei risparmi, si sta riversando sul mercato del lavoro. Secondo un rapporto dell’Accademia Cinese di Scienze Sociali (CASS), a fine 2008 il
tasso di disoccupazione tra i nuovi laureati sorpassava il 12% e si rifletteva in ben 1.5 milioni di disoccupati. Di recente, il Ministro dell’Istruzione Yuan Guiren ha affermato: “il record di laureati previsto per il 2010 potrebbe comportare una sfida estremamente dura; è necessario che gli atenei forniscano un maggiore supporto agli studenti nella ricerca del primo lavoro e adattino i curriculum di studio alle esigenze del mercato”. Il leivmotif suona familiare. Ad aggravare il bilancio cinese, l’assenza del sistema welfare e le diseguaglianze nella distribuzione dei benefici 10
della crescita economica. Le sfide che attendono la Cina sono numerose. Probabilmente però il Paese di mezzo ha “futuro” perché dimostra di investire nei giovani. Nel suo viaggio in Cina, il Presidente Obama ha ricordato che il numero degli studenti americani alla prese con la lingua cinese è aumentato del 50% e le autorità di Shanghai hanno recentemente svelato di voler divenire una delle quattro città più importanti al mondo attirando giovani talenti e avvalendosi del loro contributo creativo. Effettivamente il sole sorge e continuerà a sorgere a Oriente.
La Tenda TV DI NICLA MARTOREL
INCONTRIAMO FEDERICO CAMPODALL’ORTO, NEO LAUREATO IN COMUNICAZIONE E PUBBLICITÀ PRESSO L’UNIVERSITÀ DI TRIESTE, CHE CI ILLUSTRA IL FENOMENO TELESTREET E IL PROGETTO LA TENDA TV. UNA TV DI STRADA È UN’EMITTENTE CHE INTERESSA UNA RISTRETTA PORZIONE DI TERRITORIO (UN QUARTIERE O UNA PICCOLA CITTADINA) E SI CARATTERIZZA PER L’UTILIZZO DI MEZZI MOLTO SEMPLICI ED ECONOMICI.
Il fenomeno delle TV di strada nasce nel Nord Europa con i cosiddetti “open channels”, canali aperti a disposizione dei cittadini che vogliono far sentire la loro voce, trattando temi sociali di interesse per il loro territorio. In Italia arriva nel 2002, a Bologna con Orfeo TV e a Gaeta con TeleMonteOrlando: sull’onda dell’entusiasmo, nel 2004-2005 possiamo contare circa 200 TV di strada. Attualmente, ne rimangono attive una quindicina. Ed è proprio Federico ad ideare La Tenda TV che, dopo diverse prove tecniche, fa partire ufficialmente le sue trasmissioni il 16 dicembre 2007. Essa nasce come progetto innovativo di comunicazio-
ne all’interno della Parrocchia di SS. Pietro e Paolo a Vittorio Veneto, per portare la vita della Parrocchia nelle case dei parrocchiani, soprattutto di quelli impossibilitati a muoversi. Le trasmissioni vengono aggiornate ogni settimana e mandate a ciclo continuo durante il giorno. La Tenda TV è sostenuta economicamente dalla stessa Parrocchia, dalle offerte dei telespettatori e da bandi regionali (ad esempio GPS Giovani Produttori di Significati). Lo staff è composto da circa 10 elementi, tutti giovani volontari. Su La Tenda TV si possono vedere programmi di attualità come SS. Pietro e Paolo Informa, di intrattenimento come Emozioni, di arte ma soprattutto le dirette televisive, come le messe domenicali. 11
La Tenda TV non spende soldi in pubblicità e promozione dell’emittente. Per il futuro, la telestreet vittoriese vorrebbe continuare il proprio operato, migliorando i contenuti e la qualità dei programmi, e diventare sempre di più uno strumento di “servizio pubblico”. Inoltre, sta valutando come muoversi con l’avvento nella zona del digitale terrestre, il prossimo anno. La Tenda TV è visibile in tutta la Zona Sud di Vittorio Veneto: basta sintonizzarsi sul canale 19 VHF. Chi non fosse coperto dal segnale via etere, può seguire le trasmissioni sul sito www.latendatv.it, in cui vengono caricati tutti i video prodotti. Per informazioni scrivete a info@ latendatv.it oppure contattate il 348 2111373.
Traforo A CURA DI NICOLÒ DAL BO
SÌ È UNA GIORNATA UN PO’ UGGIOSA QUANDO MI DIRIGO VERSO LO STUDIO DEL VICESINDACO GIUSEPPE MASO PER DISCUTERE SU QUELLO CHE SEMBRA ESSERE IL TEMA PIÙ SPINOSO DEGLI ULTIMI MESI: IL TRAFORO DI SANT’AUGUSTA.
alquanto vicino. Per quanto riguarda l’impatto ambientale, secondo il nostro vicesindaco non siamo di fronte a nulla di eclatante, anzi. A questo si aggiunge il fatto che gli espropri sono minimi, interessando una sola casa, per giunta una seconda abitazione. Cosa ne pensa la gente di quest’opera? Maso mi rivela che, in sala rappresentanza, quella dove si celebrano i matrimoni, è esposto il progetto del “traforo” e che molte persone, alla fine delle cerimonie, lo prendono in disparte complimentandosi e sostenendo che in fin dei conti, per il beneficio che ci sarà in città e visto l’impatto territoriale minimo, è un sacrificio che si può fare e, anzi, va fatto. Per la realizzazione ci vorrà qualche anno, ma pare che tutto ormai sia pronto: 50 ditte hanno già presentato la richiesta di partecipazione alla gara d’appalto; si tratta ora solo di selezionarne una e poi i lavori vedranno il loro via. Per chiarire i vostri eventuali dubbi o farvi un’idea in merito al progetto visitate anche voi la sala rappresentanza presso il municipio di Vittorio Veneto.
Un progetto epocale - così lo definisce il nostro vicesindaco-, che è sulle bocche di tutti da circa 50 anni. Si tratta di una strada che, passando attraverso il monte di Sant’Augusta, aggirerebbe il traffico automobilistico che scorre lungo le vie di Serravalle, rendendo il centro storico tranquillamente pedonabile. Il vicesindaco spiega che già 15 anni fa l’idea del traforo trovò la sua espressione in un progetto spedito alla sovrintendenza. Il costo si aggira intorno ai 55 milioni di euro, ottenuti tramite i finanziamenti dell’ANAS. Il progetto approvato è quello della cosiddetta “bretella corta” che parte poco nei pressi dello svincolo autostradale di Vittorio Veneto Nord, s’infila sotto la montagna per 150 metri, sbuca e prosegue trincerata fino al livello di via Rindola per poi giungere, passando in prossimità dell’Italcementi presso Vittorio 2, alla Statale Alemagna. Non è pericoloso per le gli edifici scolastici? Vengo smentito, Maso mi spiega come questa sia una polemica nata per motivi strumentali: le scuole vengono debitamente escluse dal traffico, poiché la strada le argina pur passandogli 12
oooo!? NO VI SARÀ CAPITATO DI INCONTRARE LUNGO VIALE DELLA VITTORIA UN BANCHETTO SU CUI CAMPEGGIANO SCRITTE QUALI: NO TRAFORO, LIBERALIZIAMO L’A27, SI ALLE ALTERNATIVE... UNO DEI MASSIMI ESPONENTI DELLA CAUSA “ANTITRAFORO” SI CHIAMA ALESSANDRO MOGNOL, GIOVANE LAUREATO IN INGEGNERIA PER L’AMBIENTE E IL TERRITORIO CON ALLE SPALLE UN DOTTORATO DI RICERCA IN SCIENZE GEODETICHE E TOPOGRAFICHE.
« Per questo motivo […] stiamo lavorando per sensibilizzare e informare la gente sulle caratteristiche e sul tracciato del progetto ANAS in modo che ognuno possa decidere e valutare personalmente l’effettiva utilità di quest’opera ». E sembra che ci stiano riuscendo, date le circa duemila firme raccolte negli ultimi mesi. Quali sono le alternative plausibili a questo progetto? Un esempio è il tunnel unico che esce nei pressi dell’ospedale per poi ricollegarsi alla viabilità esistente all’altezza dell’attuale rotonda di Viale del Cansiglio: con questa soluzione si creerebbe una vera e propria tangenziale da Nord a Sud-Est e viceversa. Altra possibilità è la liberalizzazione del tratto autostradale dell’A27 tra Vittorio Nord e Vittorio Sud: « Con i soldi previsti per il traforo si potrebbero, ad esempio, pagare i pedaggi tra i due caselli per i prossimi 600anni ». Inoltre Alessandro ha un’altra proposta: il “traforo cortissimo”, del quale esistono almeno tre progetti, di cui due depositati in Comune. Per altre informazioni sul traforo, Alessandro ha un sito: http://notraforosantaaugusta.jimdo.com/
Ecco come inizia la sua protesta: davanti alla presentazione del progetto ANAS il 27 aprile 2009, decide di informarsi recuperando tutte le carte in Comune, per capire meglio di cosa si tratti. Dopo un attento studio del materiale giunge alla conclusione che tale opera, oltre ad essere altamente impattante dal punto di vista ambientale, risulta anche inutile in quanto non risolverebbe i problemi di traffico della città: « Con il nuovo tracciato, tutto il traffico viene convogliato direttamente in Centro Città, a fianco […] del complesso condominiale di Vittorio 2, dove si immetterebbe sull’attuale statale SS51 con gli ovvi problemi di congestione della circolazione. » Insomma un progetto controproducente: « Una tangenziale per definizione serve a portare il traffico fuori dalla città e non al suo interno! » Ma cosa ne pensa la gente di questo traforo? Alessandro rivela che inizialmente, la maggior parte dei cittadini ignorava il progetto, e chi pensava di conoscerlo credeva che il tracciato fosse quello del progetto vecchio, la cosiddetta “bretella lunga” che proseguiva fino a Costa. 13
Greta Martini Pornostar a 22 anni
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DI ANDREA CONDOTTA
PARTIRE A 18 ANNI VERSO UN PAESE CHE NON SI CONOSCE, COMPLETAMENTE SOLI E CON POCHI SOLDI IN TASCA NON È UNA COSA CHE FAREBBERO IN MOLTI. GRETA PERÒ HA TESTA E GRINTA DA VENDERE E COSÌ LASCIA LA ROMANIA E ARRIVA IN ITALIA. DI LÌ A POCO TROVERÀ I PRIMI LAVORI IN QUALCHE LOCALE, POI COME RAGAZZA IMMAGINE IN DISCOTECA, FINO AD APPRODARE A UNA PROFESSIONE A DIR POCO INUSUALE. A SOLI 22 ANNI GRETA SCEGLIE DI FARE LA PORNOSTAR.
Ma come si diventa una pornostar? Quando il primo film? A maggio 2008 è uscito il mio primo film hard, la mia vera prima volta davanti alle telecamere. Pensavo di farmi più problemi invece mi sono isolata da tutta la gente che c’era intorno, dal fotografo al truccatore, per concentrarmi sulle scene. Ed è andata benissimo. Ti è sempre piaciuta la pornografia o è stata casualità? Non mi hanno mai imbarazzato il nudo e il sesso. Sono stata notata e messa sotto contratto da una casa di produzione e distribuzione italianissima, ma conosciutissima e apprezzata anche all’estero: la Pink’o, che riesce a unire fashion e glamour all’hard. C’è un modo diverso di vivere il sesso sulla scena? Certo che sì. Sul set è lavoro non ci sono sentimenti né emozioni. Come hanno accolto le persone vicine la decisione di esibire la tua sessualità? Fare dell’hard il tuo mestiere ti porta a mettere in discussione e a rischio tutti i rapporti con gli altri. L’hard ti cambia la vita.
Tu ti definisci uno spirito libero. Credi che nel nostro Paese si fatichi ancora a vivere apertamente le proprie voglie e i propri desideri sessuali? Non è questione del Paese, ma dalla testa e dal cuore di chi fa sesso e di chi lo vorrebbe fare. Sono più liberi le donne o gli uomini? Sicuramente le donne. C’è differenza nei modi di vivere il sesso tra i due generi? Sì, per le donne non è solo una cosa meccanica. Cosa significa “emancipazione sessuale”? Libertà assoluta, o restano comunque delle regole da rispettare? Il rispetto per se stessi e gli altri non deve mai mancare. Il sesso è un gioco a due? Più che un gioco è un dare e ricevere piacere. Con quanti uomini hai fatto sesso? Con quante donne? Il sesso lo fai con tante e tanti, l’amore è per poche e pochi. Quanti rapporti hai in una settimana? Visto che non è sacrificio ma piacere… il più possi15
bile. Hai una posizione preferita? Tutte le più scomode, ma piacevolissime! Fantasia? Le mie fantasie le trasformo in realtà... Una cosa che nel sesso non si dovrebbe MAI fare. Obbligare o pretendere. Il trucco per mantenere la tensione sessuale in una coppia. Non dare mai nulla per scontato. Sesso sulle scene: quanto vero, quanto no? Il sesso è vero. Hai mai avuto un orgasmo sulla scena? Può capitare di avere orgasmi…Vuoi per la situazione… Vuoi per dove sei con la fantasia. Dopo un’intensa giornata di lavoro. Ti viene mai voglia di fare sesso? Certo che sì. Meglio uomini o donne? Entrambi: sono bisessuale. Una cosa che la gente non fa ma che è assolutamente da provare. Non cercare il piacere lontano, spesso lo si ha a portata di mano, mai avere paura di chiedere al partner.
...da Trieste in giù! DI GAETANO SATURNO
“Com’è bello far l’amore da Trieste in giù, l’importante è farlo sempre con chi hai voglia tu”. Partendo dal presupposto che sia bello fare l’amore a prescindere dalla residenza, non rimane che analizzare con chi abbiamo voglia di farlo. A tal proposito la legge italiana non impone nessun limite e, a rigor di logica, nemmeno le tradizioni socioculturali: sin da piccoli infatti ci è stato insegnato che tre civette sul comò facevano l’amore con la figlia del dottore. Se vivessimo in un paese abitato da persone con lunghi capelli che indossano magliette con la scritta “make love not war”, i vari gay, lesbiche, bisessuali e transessuali zampetterebbero mano per la mano su lunghe distese di papaveri a suon di “Let the sunshine in”. Se vivessimo realmente nel paese appena descritto non esisterebbe nessuna differenza tra i due sessi, in quanto l’ordinaria quotidianità dell’eterosessuale corrisponderebbe a quella dell’omosessuale. Abitando in Italia invece, veniamo a sapere di una transessuale ripetutamente travolta da un’automobile all’EUR di Roma, di un giovane insegnante gay con un coltello puntato ai testicoli a Napoli, di minorenni gay aggrediti all’uscita di scuola in provincia di Agrigento, di numerosi attacchi incendiari a noti locali frequentati di solito da omosessuali, di un uomo pestato
a sangue poche ore dopo la fiaccolata per condannare l’omofobia. L’Italia è come un ascensore bloccato: non sale e non scende, rimane fermo con l’allarme che suona a oltranza e che stordisce le vecchiette del palazzo. Eppure quel paese tanto contemplato in realtà esiste già. Esistono l’Olanda, il Belgio, la Spagna, la Norvegia, la Svezia, il Sud Africa e il Canada. Tutti paesi calunniati dalla realtà italiana, che prima condanna le culture dei tanto denigrati immigrati e, alla fine, ne condivide i princìpi sospendendo i diritti umani delle comunità più deboli. Non è un caso se l’Alto Commissario ai Diritti Umani, Navi Pillay, ci critica per la bocciatura alla Camera della legge anti omofobia, per l’aggravante di reato nei confronti dei clandestini e per la non libertà di stampa. D’altronde agli italiani pare non interessare molto di democrazia e di diritti umani, di rispetto e di giustizia. A noi piace leggere con chi va a letto Piero Marrazzo, mentre dovremmo sforzarci d’essere come i paesi in cui fa scalpore il maltrattamento di una donna, in cui fa scalpore il prete che pratica l’inquisizione, in cui fa scalpore essere governati da un incallito dongiovanni. Paesi in cui è bello fare l’amore da Trieste in su e dove, in realtà, non interessa a nessuno con chi fai l’amore.
Niente sesso, siamo asessuali DI SAMANTHA SELVINI
Pubblicizza i profumi e gli orologi, ha un’industria tutta sua, è protagonista di film, riviste, libri, e popola i discorsi, i pensieri e la vita di gente di età sempre più giovane. In un mondo ossessionato dal sesso, pochi hanno il coraggio di dichiarare che, in fondo, non è poi così importante per loro, che si può vivere senza, che non gli interessa. Che non ne hanno mai sentito il desiderio. Non sono religiose, non sono frigide o impotenti e non hanno per forza subito traumi. Ci sono persone che, semplicemente, vedono il sesso come una persona golosa vede una foglia di insalata. Non hanno il desiderio di mettersela in bocca, e anche se lo fanno non ne traggono particolare piacere. In mezzo a un’infinita serie di catalogazioni, tra pansessuali, transegender e bipermissivisti, questa categoria stupisce per la sua semplicità, caratterizzandosi per un’assenza invece che la presenza di una variante all’eterosessualità. “Non ho mai provato attrazione sessuale verso nessuno”. In una ricerca effettuata negli USA nel 2004 dallo psicologo ed esperto di sessualità umana Anthony Bogaert, questa risposta è stata scelta da circa 180 dei 18.000 intervistati che hanno risposto a una serie di domande sulle proprie attività sessuali. Uno scioccante 1% rappresenta dunque quelli che si chiamano semplicemente asessuali.
Baciano, si accarezzano ed hanno relazioni proprio come le persone sessuali, ma percepiscono il bello in maniera candida, ‘come vedere un bel quadro’ racconta Amy, una ventenne inglese che abita in Kent. “Trovo una persona bella proprio come trovo bello un panorama, o un dipinto. Non provo alcun desiderio di toccare.” “Per me, asessualità è semplicemente la mancanza di connessione tra l’essere attratti dal corpo di una persona, e di sentire un desiderio sessuale verso quel corpo” spiega Joe, un ventitreenne del New Jersey. “Gran parte delle reazioni fisiche sono esattamente come quelle di una persona sessuale, ma la differenza è il desiderio di fare qualcosa con quelle reazioni.” Nessuna frustrazione viene registrata nel rifiuto del sesso. Un funzionale religioso, uno straight-edge che rinuncia a fumo, alcool, carne, una vittima di abusi sessuali vivono la rinuncia al sesso in maniera frustrata, perché ne sentono il desiderio fisico ma un voto, una morale, una paura li castra, li blocca. Ma l’asessualità non è una scelta e non è una deviazione: è una natura, esattamente come il resto delle sessualità. Per saperne di più, visita il sito ufficiale della AVEN, associazione per la visibilità e l’educazione asessuale: http://asexuality.org/it/ 16
Gesù Cristo in divieto di sosta? Rimozione forzata? DI PIERO DELLA GIUSTINA
Questo mese ci dedichiamo ad un argomento scottante addirittura a livello internazionale: il crocifisso nelle aule scolastiche italiane. La Corte europea dei diritti dell’uomo con sede a Strasburgo, esaminando il ricorso presentato dalla signora Soile Lautsi, di Abano Teme, ha stabilito che l’esposizione del crocifisso in classe “è contraria al diritto dei genitori di educare i figli in linea con le loro convinzioni e con il diritto dei bambini alla libertà di religione”. Abbiamo pensato quindi di chiedere a voi lettori direttamente interessati cosa ne pensate... Su un campione di 50 persone c’è sostanziale parità fra coloro che dichiarano di voler mantenere il crocifisso e coloro che
preferirebbero fosse rimosso; nessuno tuttavia si dice particolarmente infastidito dalla sua presenza, ed anzi, tutti si dimostrano aperti a discutere idee ed esigenze di altre culture in merito. Insomma i ragazzi vedono il fatto come un’utile occasione di confronto, e non di scontro; ciò che li infastidisce è invece l’uso politicizzato della situazione: troppa ipocrisia alimenta i duri scontri politici sull’argomento, allontanando l’attenzione da questioni più gravi e urgenti. Una menzione d’onore va infine alla classe 5C ragioneria di Vittorio Veneto, che notando l’assenza della sacra reliquia ha provveduto a sostituirla con un simbolico crocifisso in carta!
Il Grande Fardello DI LUCKY DALENA
e abbiamo iniziato a percepire la falsità e la volgarità del programma. E non lo dico perché siano caratteristiche da elogiare, anzi! Peccato che noi poveri criticoni illusi non facciamo altro che alimentare con le nostre critiche lo share del GF: non siamo noi quelli che di solito si guardano Mai dire Grande Fratello? E che dopo sentono il bisogno di fiondarsi su YouTube a vedere e rivedere i filmati? Si sa, le sceneggiate all’interno della casa sono estremamente divertenti, e noi adoriamo prendere in giro gli idioti (finti idioti?) che ci stanno dentro. Ma quello di cui forse non siamo coscienti è che i personaggi sono costruiti appositamente per noi, per i giornalisti, per i coloro che non fanno altro che parlare, parlare, parlare da dieci anni di quanto sia patetico, vergognoso e stantìo lo spettacolo che ci viene offerto per tre mesi su dodici. Dovremmo prendere esempio da quelle famiglie che, fortunatamente, hanno accantonato le critiche e le polemiche e si dedicano a programmi decisamente più interessanti come Chi ha incastrato Peter Pan? (chi di noi da bambino/ragazzino non l’ha guardato insieme a mamma e papà?), nei quali è l’innocenza il motivo principale, e non la falsità trita e ritrita di certi reality.
Come siamo banali. E parlo di me, ma non solo: anche di voi. Parlo di noi, ormai sazi di tutta la volgarità che ogni anno ci propina Mediaset con il suo Grande Fratello. Noi che la prima serie l’abbiamo guardata divertiti perché c’erano Pietro Taricone e Marina La Rosa che erano pure simpatici e avevamo dieci anni in meno e ci sembrava tutto più bello. Noi che poi alla seconda edizione già eravamo infastiditi 17
Jabamuzik!
IF ON A WINTER’S NIGHT Sting If On A Winter’s Night è il nuovo album di (Gordon) Sting. Ne è passato di tempo dall’epoca di Message In A Bottle e dai grandi Police. Oggi l’ex enfant prodige del punk del Settantasette è una stella di prima grandezza della scena musicale internazionale. Cantante, compositore, bassista (e non solo), attore cinematografico (chi si ricorda il cult movie Radio On?), il poliedrico artista propone un lavoro che appare come un naturale proseguimento dal punto di vista sia stilistico che tematico del precedente album dell’artista, Songs from the labyrinth, uscito nel 2006, e presenta uno stile pop che accomuna i quindici brani, il cui filo conduttore è l’inverno, la stagione preferita dall’artista, con un’attitudine marcatamente introspettiva. Registrato nel febbraio scorso sulle colline toscane dove il musicista risiede, l’album è il frutto della collaborazione con il produttore e arrangiatore Robert Sadin, e si avvale dell’apporto di prestigiosi musicisti, tra cui il chitarrista Dominic Miller e Kathryn Tickell. Il nuovo album dell’artista contiene alcuni brani della tradizione musicale britannica e irlandese, riproposti con raffinati arrangiamenti attualizzati che non tradiscono lo spirito folk delle composizioni. Fra le nuove canzoni si segnala Soul Cake – che intitola il video promozionale del disco – e tutto l’album è caratterizzato dalla fusione tra elementi acustici già presenti in precedenti album di Sting, e altri decisamente più sperimentali. Da sentire.
HO IMPARATO A SOGNARE Fiorella Mannoia Nuovo album per Fiorella Mannoia: si tratta di una raccolta di cover nella quale la cantante romana reinterpreta alcuni brani di grandi colleghi: da Vasco Rossi (Sally) ai Negrita (Ho imparato a sognare, che intitola l’intero lavoro), da Lucio Battisti, al grande amico e collaboratore Ivano Fossati. Non manca un tributo a Renato Zero, Cercami, che appare particolarmente adatta alle doti vocali e alla sensibilità di interprete di Fiorella, non a caso uno dei brani migliori della raccolta. Grande successo sta riscuotendo L’Amore Si Odia, duetto con Noemi di grande impatto radiofonico, contenuto anche nell’album della giovane promessa, che non sfigura affatto a fianco della più esperta collega. Tiziano Ferro, Niccolò Fabi e Cesare Cremonini sono tra altre prestigiose firme dell’album, dove trovano posto pure un vecchio successo dei Rokes (È La Pioggia Che Va), e la riproposizione di Caffè Nero Bollente, uno dei maggiori successi nel vasto repertorio della cantante. Un disco interessante per un’artista che ama confrontarsi con stili diversi, con risultati sempre convincenti.
Iscritto al numero 14 del Registro Stampa del Tribunale di Treviso il 14.05.2005 Periodico Patrocinato dall’Assessorato alle Politiche Giovanili del Comune di Vittorio Veneto Direttore responsabile: Fulvio Fioretti Editore: Karpesika Redazione: via della Chiesa, 6 - 31029 Vittorio Veneto TV Redazione operativa: via Battisti, 8 - 31029 Vittorio Veneto TV Collaboratori: Silvia Albrizio, Claudia Baccichet, Paolo Casagrande, Andrea Condotta, Manuela Cusimano, Federico Campo dall’Orto, Eugenia Dal Bo, Nicolò Dal Bo, Anna Lucky Dalena, Angela De Biasi, Francesca Della Giustina, Piero Della Giustina, Alberto Ferri, Nico Covre, Giosì Garro, Manuel Gentile, Margherita Leo, Lorenzo Liguoro, Andrea Maroelli, Nicla Martorel, Lisa Pizzol, Valentina Torre, Staff Criciuma. Progetto grafico: Alberto Ceschin. info@jabadabadoo.it - www.jabadabadoo.it
DI MANUEL GENTILE
DAYS BEFORE THE ROBBERY Dogs in a flat
Cani solo di nome!
L’atteso album dei Dogs In A Flat non delude le attese, e giustifica l’interesse e la curiosità per una formazione decisamente originale e fuori dagli schemi. Days Before The Robbery propone dodici brani di grande spessore, ottimamente prodotti e caratterizzati da sonorità pulite ed essenziali, e arrangiamenti vocali preziosamente rifiniti, come nella delicata And So The Story Starts. Sin dall’iniziale Peggy’s Night la musica dei Dogs In A Flat cattura l’ascolto con indovinate soluzioni armoniche ed eleganti fraseggi che rimandano a grandi nomi della scena musicale alternativa più creativa. Largo spazio agli interventi acustici, reminescenze folk rivisitate alla luce di un’inquieta sensibilità, come in Old Dirty Road, a metà strada tra Neil Young e i Traffic di John Barleycorn. Un violino tipicamente country inteccia eleganti trame sonore sullo sfondo di chitarre dal suono caldo e avvolgente, che descrivono adeguatamente la vena intimista dei Dogs In The Flat, che non di rado sconfina in evidenti riferimenti psichedelici. A volte il ritmo aumenta (Falling Down), senza che svanisca l’affascinante malinconia che sembra essere il tratto peculiare dello stile del gruppo (ascoltare Sam Radio Star o Raised On Radio). La musica procede scorrevole e senza cali di tensione per tutta l’opera. Discorso a parte per i testi, semplici quanto efficacemente espressivi, come l’indovinato concept grafico della confezione. Buoni propositi, ottimo risultato. Un gruppo da seguire e da apprezzare incondizionatamente!
Intervista ai Dogs in a Flat Per chi ancora non ne ignorasse il significato, cosa significa “Dogs in a flat”? Cani in appartamento o Cani il La diesis... ma questo l’ho scoperto dopo. Days before the robbery: perché questo titolo? Penso che una persona che commette un crimine abbia subìto delle pressioni nella vita che hanno condizionato le sue scelte ed è interessante capire quindi cosa è accaduto nei “Giorni prima della rapina”. Ha un fil rouge questo album? Sì, direi il solito dei nostri testi, vite di losers, perdenti. A che musica o autori vi ispirate? Direi che siamo più attratti da atmosfere cinematografiche, comunque per fare dei nomi: Johnny Cash, Suzanne Vega, Tom Petty, Wall of Voodoo, Paul Simon. Rock o musica d’autore? Musica. Quanto contano i testi da 1 a 5? 5 Quanto conta la musica da 1 a 5? 5 Il giudizio sul vostro album da 1 a 5. 5 Un film dove vi vedete bene come protagonisti. Onora il padre e la madre di Sidney Lumet, film che ha ispirato la costruzione dell’ ultimo nostro lavoro; oppure un bel western! Un cibo per i dogs? Il chili preparato da Steve. Vi piacciono i cani? Certo, ma anche gli orsi. Myspace: www.myspace.com/dogsinaflat Facebook: Dogs In A Flat 19
JABADABAD’ARTE: AURELIO TUSHIO TOSCANO Quanti anni hai? Son quasi trentadue. Dove sei nato? Bergamo. Il tuo scatto preferito? Mio o di qualcun altro? Mio, è un culo di dalmata sulla spiaggia di Nizza la mattina del primo gennaio del duemilauno. Di qualcun altro, The Decisive Moment di Henry Cartier Bresson. Un pittore che ha il tuo stile. Milan Zoricic, contemporaneo di origine croata. Una canzone che adori. Ultimamente c’è Paying Dues di Richie Kotzen che mi piace da matti. Un’immagine di quando eri bambino. L’androne della casa dove ho abitato nel mio primo anno di
vita, la sera mia mamma faceva avanti e indietro per delle mezz’ore con me nel passeggino per farmi addormentare. Mi ricordo benissimo come era fatto. La prima fotografia che hai fatto. Più o meno a quattro anni mio papà mi ha messo in mano la sua Canon a telemetro e mi ha detto: guarda bene i bordi prima di scattare. Però non mi ricordo che foto ho scattato quella volta. L’ultima. Venerdì pomeriggio, uno scatto in studio per la pagina pubblicitaria di un mio cliente. Bianco e nero o a colori? Quando ho iniziato solo bianco e nero. Poi o imparato a usare i colori. Adesso dipende da
Per questo articolo su di me, mi han chiesto di scrivere una decina di righe per dire chi sono, perché ho cominciato a fotografare, come è il mio lavoro, a chi mi ispiro, quando la fotografia è arte e quando non lo è, o l’arte nel lavoro, insomma dieci righe che mi rappresentino. A parte che quattro righe già sono andate, io tutte queste cose in dieci righe non le saprei proprio raccontare. Però ho pensato che posso raccontare questa cosa, magari può essere interessante. Tempo fa frequentavo una signorina milanese, conviveva con una sua amica che fa la psicologa. Si sa come vanno queste faccende, dopo un po’ di volte che ero andato a trovarla a casa sua a Milano, parlando di una cosa e dell’altra ad un certo punto mi era venuta la curiosità di chiederle cosa pensava di me la sua amica psicologa.
cosa voglio comunicare. Obiettivo preferito? Non rinuncerei mai al 20mm. Una modella che non sopporti. Naomi Campbell non mi è mai piaciuta. Differenza tra immagine pornografica ed erotica. È la stessa differenza che c’è tra la porchetta di Ariccia e un filetto al pepe verde. Quanto bravo ti ritieni da 0 a 10? La fotografia è affascinante perchè non si è mai bravi in senso assoluto e ci son sempre cose nuove da imparare. Nelle cose che so fare adesso sono bravo dieci. Quanto superbo? Più che superbo sono spocchioso. Un bel po’.
E niente, ha fatto delle considerazioni che già un po’ mi immaginavo, però è sempre bello avere la conferma. Diceva, e cerco di farla molto breve, che secondo lei ho un’enorme difficoltà a rapportarmi col mondo esterno e che per assimilarlo ho un bisogno un po’ disperato di determinati strumenti. Tipo la macchina fotografica, la scrittura, la chitarra, una donna. Che la psicologa abbia messo una donna tra gli strumenti che mi servono per rapportarmi col mondo un po’ mi ha sotterrato, in quel momento, ma questa è una questione che ora non c’entra. Allora, il fatto che a un bel punto della mia vita io abbia deciso di mettermi a fare delle fotografie è di sicuro una diretta conseguenza del mio essere un disadattato. Sì, lo so che sembra una frase ad effetto per fare un po’ colpo. Però in fondo chi se ne importa. www.tushio.wordpress.com www.facebook.com/tushio www.myspace.com/tushio