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CINGHIALI: SITUAZIONE PEGGIORATA CON LA SICCITÀ
Con quasi un incidente ogni due giorni in Italia l’invasione di animali selvatici come i cinghiali in città e campagne ha provocato più di 200 fra morti e feriti sulle strade in un anno, oltre a danni alle coltivazioni e rischi sanitari per gli allevamenti. Una situazione peggiorata con la siccità che fa seccare i raccolti e asciuga i torrenti spingendo i branchi sempre più verso i centri urbani a caccia di cibo e di acqua. Peraltro i bassi livelli dei fiumi permettono agli animali di attraversarli con più facilità aumentandone le possibilità di spostarsi da un territorio all’altro, tanto che i cinghiali sono capaci di percorrere fino a 40 chilometri alla volta.
I branchi si spingono sempre più vicini ad abitazioni e scuole, fino ai parchi, distruggono i raccolti, aggrediscono gli animali, assediano stalle, causano incidenti stradali con morti e feriti e razzolano tra i rifiuti con evidenti rischi per la salute.
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Con la presenza di 2,3 milioni di cinghiali stimati dalla Coldiretti sull’intero territorio nazionale la situazione è ormai insostenibile in città e campagne con danni incalcolabili alle produzioni agricole ma anche all’equilibrio ambientale di vasti ecosistemi territoriali in aree di pregio naturalistico con la perdita di biodiversità sia animale che vegetale senza dimenticare i rischi per gli allevamenti e il Made in Italy a tavola con la diffusione della peste africana.
L’invasione di vie e piazze da parte dei selvatici viene vissuta dai cittadini come una vera e propria emergenza, tanto che oltre otto italiani su 10 (81%) pensano che vada affrontata con il ricorso agli abbattimenti, soprattutto incaricando personale specializzato per ridurne il numero anche perché un italiano adulto su quattro (26%) si è trovato faccia a faccia con questi animali. Se nelle città molti abitanti sono costretti a vivere nella paura, nelle campagne la presenza dei cinghiali ha già causato l’abbandono di 800mila ettari di terreni fertili che oggi, oltre a non essere più produttivi, sono esposti all’erosione e al dissesto idrogeologico.
Nuovo rapporto tra impresa e sistema tributario per incentivare il ricambio generazionale
FISCO: OK RIFORMA, DA STOP BUROCRAZIA A
Biogas E Sviluppo Energie Alternative
La riforma fiscale è importante per ridurre la pressione burocratica sulle imprese agricole e valorizzare il ruolo ambientale dell’agricoltura italiana ma anche per sostenere lo sviluppo delle energie alternative a partire dal biogas e l’autosufficienza energetica del Paese.
Così Coldiretti Alessandria sulla bozza di disegno di legge delega di riforma del sistema fiscale presentata a Palazzo Chigi dal Governo.
“La razionalizzazione e la riduzione degli adempimenti burocratici e amministrativi introduce un nuovo rapporto tra impresa e fisco, liberando risorse per l’attività produttiva ma anche riducendo i possibili contenziosi, anche al fine di incentivare il ricambio generazionale in agricoltura che possa avvalersi di un sistema tributario e fiscale moderno. Nella revisione del sistema di applicazione delle accise e delle altre imposte sulla produzione e sui consumi è importante prevedere un sistema che tenga conto del graduale processo di transizione tecnologica dei macchinari e degli automezzi utilizzati nel settore agricolo, soprattutto per quanto riguarda lo sviluppo delle agroenergie derivanti da biomassa, a partire dal biogas e dal biometano”, ha affermato il Presidente Mauro Bianco
In altri termini l’implementazione dell’utilizzo di prodotti energetici e da altre risorse rinnovabili deve essere graduale al fine di renderla pienamente compatibile con la progressiva modernizzazione delle risorse ed attrezzature impiegate nell’esercizio delle attività imprenditoriali agricole. Positiva è anche la scelta di assoggettare ad imposizione su base catastale i redditi derivanti dalle attività agricole di coltivazione e di allevamento che concorrono alla
Assicurare sviluppo del sistema Paese: Coldiretti condivide gli obiettivi del disegno di legge
tutela dell’ambiente ed alla lotta ai cambiamenti climatici.
“E’ importante anche la decisione di rendere omogeneo il trattamento fiscale di attività agricole innovative rispetto al sistema di tassazione tipico del settore agricolo, estendendolo alle attività agricole di coltivazione anche se esercitate su superfici prive di rendita catastale. Più in generale Coldiretti condivide gli obiettivi del disegno di legge, a partire dalla riduzione della pressione fiscale, favorendo la riduzione dell’evasione con conseguente aumento del gettito erariale e valorizzando la leva fiscale quale strumento per assicurare lo sviluppo del ‘sistema Paese’ ”, ha concluso il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Bianco.
AGRICOLTURA 4.0: SALGONO A 2 MLD GLI INVESTIMENTI
Cresce del 31% in un anno il fatturato dell’agricoltura 4.0 che fra droni, robot, satelliti e controlli da remoto supera i 2 miliardi di euro di investimenti per salvare i raccolti anche contro gli effetti del meteo pazzo fra siccità e maltempo. E’ quanto afferma la Coldiretti su dati Osservatorio Smart Agrifood del Politecnico di Milano.
Le aree agricole coltivate con strumenti a tecnologia avanzata sono pari a ben oltre 1 milione di ettari, raddoppiate in meno di un quinquennio salendo all’8% del totale grazie a investimenti in tecnologia che nello stesso arco di tempo sono stati moltiplicati per cinque. La Coldiretti in collaborazione con l’ambasciata di Israele ha anche rafforzato i contatti con le maggiori realtà di ricerca tecnologica israeliane e le più interessante start up per migliorare le rese e la competitività del Made in Italy agroalimentare.
Per vincere la sfida dell’innovazione è necessario investire nella ricerca con le nuove tecniche di cisgenetica e contribuiscono alla lotta ai cambiamenti climatici. La Coldiretti ha siglato una convenzione con il Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltura) per favorire la ricerca pubblica nelle Tea (Tecnologie di Evoluzione Assistita) ed estendere i risultati anche a favore delle piccole medie imprese.
SICCITÀ: SOS PER IL RISO ITALIANO CON SEMINE AI
MINIMI STORICI. INCERTEZZA ANCHE PER IL MAIS
Acausa della siccità si scelgono colture che necessitano di meno apporto idrico, come soia e leguminose, a farne le spese soprattutto mais e riso.
“Siamo solo all’inizio della campagna ma le previsioni sembrano andare proprio in questa direzione anche in provincia di Alessandria dove si stima una riduzione di circa il 15%, ma il dato potrebbe aumentare con gli alessandrini che consumano in media fra i 5 e i 6 chili di riso a testa.
In Piemonte, l’Autorità di bacino del Po segnala piogge diminuite dell’85%, il riempimento del Lago Maggiore è al 40% con l’ente regolatore che conferma la scarsità di risorsa nei bacini di valle come mai negli ultimi 16 anni.
Sul territorio provinciale sono circa 7.900 gli ettari coltivati a riso, per una produzione di 568.338 quintali, concentrati nella zona del Casalese: Villanova, Balzola, Morano Po, la situazione più complicata per la mancanza di apporto idrico riguarda la produzione a ridosso dell’area vercellese.
E’ quanto afferma Coldiretti Alessandria sulla base delle previsioni, nel sottolineare che le preoccupazioni per il riso sono rappresentative delle difficoltà in cui si trova l’intera agricoltura nazionale dove, per la mancanza di acqua, verranno coltivati quest’anno in Italia quasi 8mila ettari di riso in meno per un totale di appena 211mila ettari, ai minimi da trenta anni.
“Il riso è una coltura che per crescere e garantire l’equilibrio ambientale e faunistico di interi territori ha infatti bisogno di molta acqua per periodi prolungati e una gestio - ne dei canali irrigui più accurata. Il crollo di oltre il 30% della produzione del riso in Italia nell’ultimo anno a causa del meteo pazzo sta spingendo gli agricoltori ad abbandonare le risaie con effetti preoccupanti sull’ecosistema, l’economia e l’occupazione. Con 1,5 milioni di tonnellate all’anno l’Italia, infatti, garantisce il 50% dell’intera produzione di riso della Ue di cui è il primo fornitore, con una gamma di varietà e un livello di qualità uniche al mondo”, ha affermato il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco.
In Italia con 9 risaie su 10 sono concentrate al nord dove è caduto il 40% di pioggia in meno rispetto alla media storica secondo l’analisi Coldiretti su dati Isac Cnr.
“La perdita del riso non fa altro che aumentare il problema della carenza idrica perché la sua coltivazione garantisce dei veri e propri bacini idrici risultando determinante per l’ambiente ma per tutto l’agroecosistema. Ma sul riso italiano grava anche la concorrenza sleale delle importazioni low cost dai paesi asiatici che vengono agevolate dall’Unione Europea nonostante non garantiscano gli stessi standard di sicurezza alimentare, ambientale e dei diritti dei lavoratori”, ha aggiunto il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Bianco
A preoccupare non è solo l’economia e l’occupazione per oltre diecimila famiglie tra dipendenti e imprenditori impegnati nell’intera filiera ma anche la tutela dell’ambiente e della biodiversità.
Sono 200, infatti, le varietà iscritte nel registro nazionale, dal vero Carnaroli, con elevati contenuto di amido e consistenza, spesso chiamato
“re dei risi”, all’Arborio dai chicchi grandi e perlati che aumentano di volume durante la cottura fino al Vialone Nano, il primo riso ad avere in Europa il riconoscimento come Indicazione Geografica Protetta, passando per il Roma e il Baldo che hanno fatto la storia della risicoltura italiana.
L’allarme siccità riguarda in realtà tutte le coltivazioni alla vigilia delle semine 2023 con il fiume Po a secco che al Ponte della Becca (Pavia) si trova a -3,3 metri rispetto allo zero idrometrico, con le rive ridotte a spiagge di sabbia come in estate. La situazione del più grande fiume italiano è rappresentativa delle difficoltà in cui si trovano tutti gli altri corsi d’acqua del settentrione con i grandi laghi che hanno percentuali di riempimento che vanno dal 34% del lago di Garda al 38% di quello Maggiore fino ad appena al 21% di quello di Como ma si registra anche lo scarso potenziale idrico stoccato sotto forma di neve nell’arco alpino ed appenninico.
La situazione è peggiore di quella dello scorso anno quando si è registrato una perdita di almeno 6 miliardi di euro nei raccolti a causa della siccità. Con il Po a secco rischia 1/3 del Made in Italy a tavola che si produce proprio della Pianura Padana dove si concentra anche la metà dell’allevamento nazionale.
L’SOS per la mancanza di piogge si estende a tutta Europa, dalla Francia alla Spagna dove per la mancanza di precipitazioni non ci sono le ghiande per alimentare i maiali destinati al prelibato Pata Negra, fino alla Gran Bretagna dove si segnalano scaffali vuoti con il via ai razionamenti nei supermercati. E’ quanto emerge dal monitoraggio della Coldiretti sulla base dei dati del sistema europeo Copernicus Climate Change.
SICCITÀ: E’ SECONDO INVERNO PIÙ’ CALDO IN EUROPA
CLIMA IMPAZZITO NEI DIVERSI CONTINENTI, SOS RACCOLTI
L’inverno è dal punto di vista climatologico il secondo più caldo mai registrato prima in Europa con una temperatura superiore di 1,44°C la media della stagione 1991-2020. E’ quanto afferma la Coldiretti sulla base dei dati del sistema europeo Copernicus Climate Change Service (C3S) che evidenzia anomalie del clima nei diversi Paesi del Vecchio Continente. In tutta Europa le temperature sulla terraferma dell’inverno e del 2022/2023 sono state prevalentemente superiori alla media con valori molto più alti nell’Europa orientale e nel nord dei paesi nordici ma anche in quelli del Mediterraneo.
Una situazione che è stata accompagnata da scarse precipitazioni con l’allarme siccità esteso a tutta Europa che impatta sulle produzioni agricole come in Francia, dove con le alte temperature crescono le difficoltà per le produzioni di fiori da destinare ai raffinati profumi, alla Spagna dove per la mancanza di precipitazioni non ci sono le ghiande per alimentare i maiali destinati al prelibato Pata negra. Ma a soffrire sono anche le esportazioni di ortofrutta.
La stagione nel suo complesso è stata anche notevolmente più calda della media nell’est degli Stati Uniti, su gran parte del Canada orientale, dell’Alaska, dell’Africa settentrionale, del Medio Oriente, dell’Asia centrale, del Sud America meridionale e di parti dell’Antartide. In Argentina si registra una preoccupante siccità che rischia di dimezzare i raccolti di soia e mais con un pesante impatto sul commercio internazionale. Un allarme che riguarda anche l’Italia dove la mancanza d’acqua rischia di aggravare la dipendenza dall’estero di componenti fondamentali per la dieta degli animali di allevamento. Sono circa 300mila le imprese agricole che si trovano soprattutto le aree del Centro Nord con la situazione più drammatica che si registra nel bacino della Pianura Padana dove nasce quasi 1/3 dell’agroalimentare Made in Italy e la metà dell’allevamento che danno origine alla food valley italiana conosciuta in tutto il mondo.
Dalla disponibilità idrica dipende la produzione degli alimenti base della dieta mediterranea, dal grano duro per la pasta alla salsa di pomodoro, dalla frutta alla verdura fino al mais per alimentare gli animali per la produzione dei grandi formaggi.
In Viaggio Studio Nella
CAPITALE DELL’UNIONE EUROPEA
Una rappresentanza di giovani imprenditori di Coldiretti Alessandria ha partecipato all’iniziativa
po”, ha aggiunto il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco
Tre giorni intensi e proficui per una rappresentanza di Giovani Impresa Alessandria guidata dal Delegato provinciale Fabio Bruno che, assieme ai giovani imprenditori di Coldiretti Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta e alle rispettive segreterie regionali e provinciali, ha preso parte al viaggio studio alla scoperta degli uffici Coldiretti a Bruxelles, del Parlamento europeo e di due aziende agricole ad indirizzo zootecnico.
“Sempre più le politiche europee si riflettono sui nostri territori, a partire dalla Pac, per cui un viaggio di questo tipo ha proprio il significato di instaurare un confronto e portare le nostre istanze con chi incide e lavora nella sede principe dove le decisioni vengono prese e, a cascata, arrivano ed impattano sulle nostre imprese – ha affermato il Delegato Giovani Impresa Alessandria, Fabio Bruno -. La Next Gen agricola ha mostrato grande attenzione, dinamismo e voglia di essere protagonista durante la tre giorni che è servita a conoscere meglio le Istituzioni comunitarie, i loro meccanismi e le loro funzioni”.
“Un momento di confronto e dibattito importante ma anche un’occasione per arricchire la propria persona, il proprio lavoro e il proprio bagaglio esperienziale. Un modo per dimostrare ancora una volta che il futuro è giovane e che l’agricoltura sia oggi capace di offrire e creare opportunità occupazionali e di crescita professionale, peraltro destinate ad aumentare nel tem-
“Al giorno d’oggi le giovani imprese agricole spiccano sia per il salto di qualità compiuto in termini di digitalizzazione, innovazione e professionalità che per estensione, aggirandosi in media intorno ai 18,3 ettari, a fronte di una media nazionale di 10,7 ettari. Senza dimenticare che il 12% delle imprese agricole giovani svolge attività connesse, in prima linea nel modello di agricoltura multifunzionale, con importanti ricadute sull’ambiente e sulla collettività”, ha concluso il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Bianco
“Continua la battaglia per fermare la Direttiva europea ammazza stalle che equipara gli allevamenti alle fabbriche spingendoli alla chiusura dopo l’approvazione della posizione negoziale del Consiglio dei Ministri dell’Ambiente dell’Ue nonostante il voto contrario del Ministro italiano Gilberto Pichetto al quale va il nostro ringraziamento”. E’ quanto afferma Coldiretti sottolineando l’importanza di bloccare questa normativa insostenibile che dovrà ora essere discussa in Parlamento europeo, dove sarà ribadita la richiesta di mantenimento dello status quo sottoscritta dalle principali organizzazioni agricole Ue su iniziativa di Coldiretti. La proposta della Commissione di revisio- ne della Direttiva sulle emissioni industriali (Ied) se non adeguatamente contrastata potrebbe portare alla perdita di posti di lavoro con la chiusura di molti allevamenti di dimensioni medio-piccole.
Equiparare gli allevamenti, anche di piccole/medie dimensioni, alle attività industriali, appare ingiusto e fuorviante rispetto al ruolo che essi svolgono nell’equilibrio ambientale e nella sicurezza alimentare in Europa.
Si tratta peraltro di un approccio ideologico fondato su dati imprecisi e vecchi che va stigmatizzato, anche perché potrebbe avere impatti negativi sull’ambiente con la perdita di biodiversità, paesaggi e spopolamento delle aree rurali.
Ecco come realizzare nuovi vigneti. E’ stata pubblicata la circolare dell’Agea con le modalità operative per il rilascio delle autorizzazioni per nuovi impianti viticoli e per i reimpianti. Fino al 2045 infatti si possono impiantare o reimpiantare i vigneti solo se è stata concessa un’autorizzazione. Fanno eccezione i vigneti destinati a sperimentazioni e quelli da cui si ricavano prodotti destinati al consumo familiare dei viticoltori.
Per nuovi impianti quattro i procedimenti. Il primo è il rilascio di autorizzazioni per nuovi impianti. Entro il 30 novembre di ogni anno il ministero dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare definisce la superfice autorizzabile.
Per il 2023 è pari all’1% della superficie vitata rilevata a fine luglio 2022 più altre superfici disponibili per rinunce. La domanda va presentata dal 15 febbraio al 31 marzo. Il nuovo vigneto per il quale è stata ottenuta l’autorizzazione deve essere mantenuto per almeno 5 anni. Le Regioni possono applicare alcuni criteri di priorità che vanno dalle richieste presentate da organizzazioni che esercitano attività senza fini di lucro a quelle per superfici soggette a siccità, in zone di montagna sopra i 500 metri fino ai vigneti delle piccole isole. E ancora vigneti che contribuiscono alla conservazione dell’ambiente o finalizzati ad aumentare piccole dimensioni.
Il secondo procedimento, Conversione di diritti di reimpianto in autorizzazioni, prevede che il titolare di diritto abbia chiesto la conversione non oltre fine dicembre 2022 e comunque non oltre la data di scadenza del diritto.
Il terzo procedimento è il rilascio di autorizzazione per reimpianto a seguito di estirpo. Per ottenere il via libera i produttori devono presentare la domanda entro la fine della seconda campagna vinicola successiva all’estirpazione. Le autorizzazioni sono valide per 3 anni.
La quarta procedura è quella dei reimpianti anticipati che prevede l’impegno a estirpare nella stessa regione una superficie equivalente a quella autorizzata entro la fine del quarto anno in cui è avvenuto l’impianto delle nuove viti.
Per informazioni e adempimenti i produttori interessati possono rivolgersi alle sedi territoriali della Coldiretti.
SCATTA LA CORSA ALL’OSCAR GREEN 2023
Al via l’Oscar Green 2023 “Generazione in campo”, il premio all’innovazione per le imprese che creano sviluppo e lavoro. Nello spazio di un decennio, tra crisi, pandemia e guerra, il settore agricolo è diventato di fatto il punto di riferimento importante per le nuove generazioni con un aumento dell’1%, in controtendenza rispetto al crollo degli altri settori dove si registrano crolli del numero di imprese under 35 che vanno dal 24% per le costruzioni al 25% per il commercio al dettaglio, dal 28% per il tessile al 48% per le telecomunicazioni.
La rinnovata attrattività della campagna per i giovani si riflette nella convinzione comune che l’agricoltura sia diventata un settore capace di offrire e creare opportunità occupazionali e di crescita professionale, peraltro destinate ad aumentare nel tempo, con un ruolo strategico per rilanciare l’economia dei propri territori e raggiungere l’obiettivo della sovranità alimentare.
Al premio Oscar Green, promosso da Coldiretti Giovani Impresa, sarà possibile iscriversi fino al 30 aprile 2023 direttamente sul sito https://giovanimpresa.coldiretti.it/ nella sezione Oscar Green in una delle sei categorie di concorso. Per informazioni e supporto nella compilazione della domanda la Segreteria Provinciale Giovani Impresa Alessandria è a disposizione: alessandria@coldiretti.it oppure 0131.235891 interno 623.
Ecco Le Sei Categorie
La prima categoria “Energie per il futuro e sostenibilità” premierà quelle imprese che lavorano e producono in modo eco-sostenibile, che tutelano, valorizzano e recuperano, e che, rispondono ai principi di economia circolare e alla chimica verde, riducendo al minimo la produzione di rifiuti, risparmiando e producendo energia nel rispetto dell’ambiente. Mentre “Impresa Digitale” premia invece i progetti di quelle giovani aziende agroalimentari che coniugano tradizione e innovazione attraverso l’applicazione di nuove tecnologie e l’introduzione dell’innovazione digitale quale leva strategica per garantire maggiore competitività all’agroalimentare, anche attraverso nuove modalità di comunicazione e vendita quali l’e-commerce e il web marketing.
La categoria “Campagna Amica” promuove e valorizza i prodotti Made in Italy attraverso la realizzazione di nuove forme di vendita e di consumo volte a favorire l’incontro tra impresa e cittadini. Il territorio è il fulcro della categoria “Custodi d’Italia” che premia le aziende che contribuiscono al presidio delle aree più marginali e più difficili. Sono inclusi in questa categoria gli esempi di agricoltura eroica e di costruzione di reti che riescono a garantire attività e flussi economici, utili a mantenere la presenza di comunità nelle aree interne e in grado di creare opportunità lavorative. La categoria “Fare Filiera” prende in esame i progetti promossi nell’ambito di partenariati variegati, che coniugano agricoltura e tecnologia così come artigianato tradizionale e mondo digitale, arrivando fino agli ambiti del turi- smo, del design e di ricerca accademica. “Coltiviamo solidarietà” premia le iniziative volte a rispondere a bisogni della persona e della collettività, grazie alla capacità di trasformare idee innovative in servizi e prodotti destinati a soddisfare esigenze generali e al tempo stesso creare valore economico e, soprattutto, etico e sociale. Oltre alle imprese agricole, possono partecipare enti pubblici, cooperative e consorzi capaci di creare sinergia con realtà agricole a fini sociali.