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SCHEDA TECNICA SUL VIGNETO STRATEGIE DI PREVENZIONE

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MERCATINO

MERCATINO

Strategie di prevenzione

 Lotta agronomica tradizionale  Star bene per non ammalarsi  Attenzioni capillari  Benessere della vite e qualità dell’uva

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scheda vite n°66

La difesa dalle avversità della vite e dagli eventi parassitari può essere attuata secondo due schemi: la prevenzione e la lotta diretta. È ormai chiaro come la ricerca del compromesso più opportuno sia essenziale per poter raggiungere i migliori risultati finali. Nelle colture e nel vigneto in particolare, i parassiti più temibili sono intimamente legati al tipo di pianta e il loro sviluppo, più o meno intenso, è ogni anno principalmente condizionato dal clima. La condizione vegetativa del vigneto può divenire un elemento a favore o sfavore della massiccia diffusione dei parassiti oppure rendere più o meno influenti le caratteristiche climatici del momento. Le operazioni agronomiche effettuate dal viticoltore diventano così un elemento chiave della prevenzione e assecondano e indirizzano l’intera

Strategie di prevenzione nella fase di crescita degli acini

In questa fase assumono una grande importanza alcune operazioni:

Pre-chiusura del grappolo

1. Mantenimento dell’erba rasata su tutta la superficie. La buona pulizia del suolo è importante al fine di consentire la ventilazione sotto la fascia dei grappoli.

Invaiatura

1. Sistemazione uniforme dei grappoli. In questa fase, quando i grappoli iniziano a divenire morbidi, ma possono essere ancora manipolati senza danno, è opportuno disporli affinché non si costituiscano ammassi e sfregamenti. 2. Interventi fitosanitari preventivi alle Crittogame. L’inizio dell’invaiatura corrisponde al primo accumulo di zucchero negli acini con possibile diffusione di Botrite. 3. Cimature e sfemminellature meccaniche regolari. Il contenimento della massa vegetativa è rilevante al fine di evitare l'avvio di nuove infezioni e rallentare la formazione di nuova vegetazione. 4. Prevenzione dagli stress idrici. Il consumo di acqua è notevole. e la sua insufficienza può interferire con il regolare decorso fenologico. L’equilibrata nutrizione di potassio favorisce l’autoregolazione della traspirazione ed un maggiore benessere della vite costituisce presupposto di migliore resistenza ai patogeni.

Strategie di prevenzione nella fase di maturazione

1. Sfogliatura basale dei grappoli. Un’equilibrata eliminazione di foglie per aerare ancor più i frutti deve avvenire solo nella parte più bassa dei grappoli e non in quella mediana o al di sopra di essi, al fine di rendere uniforme l’intervento ed evitare scottature da parte del sole e successivi punti di marcescenza. 2. Pulizia del sottofilare. Il ricambio d’aria nella zona dei grappoli è, a quest’epoca, fondamentale. Non potendo liberarli interamente, la cura del suolo e in particolare dell’erba cresciuta sotto il filare, è uno strumento d’elevata valenza per consentire il passaggio delle correnti d’aria. 3. Eliminazione dei focolai di infezione. La condizione di avanzata maturazione dei grappoli in prossimità della vendemmia li predispone ad attacchi anche massicci e rapidi da parte dei marciumi, in particolare da parte della muffa grigia. Le eventuali piogge sui frutti ne favoriscono poi la rapida crescita. Assai importante è, pertanto, l’eliminazione delle zone di inoculo, consistenti perlopiù in gruppi di acini alterati e appressati nella zona centrale dell’infruttescenza.

Strategie di prevenzione nella fase autunno invernale

1. Pre-caduta foglie

a. Mantenimento dell’erba rasata su tutta la superficie. In questa stagione, le Crittogame hanno un ulteriore e notevole sviluppo, diffondendo il loro micelio sull’intero apparato fogliare, con preferenza per le parti alte della spalliera. A seguito di tale massiccia diffusione, si compie la fase riproduttiva e quindi la formazione dell’inoculo per la successiva primavera. A quest’epoca, le rugiade notturne sono di grande contributo per questi funghi. Il mantenimento dell'erba costantemente ben rasata limita questo fattore.

2. Riposo vegetativo

a. Concimazioni al terreno. La concimazione chimica al suolo, quando è effettuata, deve essere ben studiata a livello tecnico differenziandone l’entità nei differenti casi. La soluzione circolante in primavera al risveglio vegetativo dovrà contenere, nelle opportune concentrazioni, i vari sali minerali disciolti in modo uniforme alle differenti profondità del suolo. La concimazione autunnale favorisce la tale dispersione dei nutrienti e una loro più equilibrata disponibilità in primavera. In vigneti posti in terreni molto superficiali, con apparato radicale concentrato nei primi strati ed eventualmente in condizioni di deperimento, la concimazione al terreno può essere effettuata sul finire dell’inverno anche se non troppo a ridosso del germogliamento. b. Tecniche di potatura secca. La potatura invernale si deve porre i seguenti obiettivi: I. Eliminazione delle parti malate delle piante. II. Eliminazione di parti soggette a future malattie (residui di vecchie potature non rimosse) III. Regolazione della futura produzione IV. Equilibrio della massa vegetativa sulla lunghezza del capo a frutto V. Recupero e rinvigorimento della pianta per la produzione dell’annata ancora successiva (sperone). c. Adozione di modelli di legatura del capo a frutto

Se il vigneto non è in eccessiva pendenza e il ceppo è alto 60-70cm, la sistemazione orizzontale del capo a frutto è preferibile, per avere la fascia dei grappoli più omogenea alla stessa altezza. Se, invece, i vigneti hanno modesta vigoria e sono posti in elevata pendenza, si impone l’archetto.

In quest’ultimo caso, è bene fare in modo che non si formino nella stagione ammassi irregolari di vegetazione e grappoli a varie altezze della spalliera.

L’unica esenzione resterebbe connessa alla condizione di prevalente vendita al dettaglio NUOVA NORMATIVA PER CONTROLLI SANITARI IN CANTINA

Dal 2009 e fino a tutto il 2021 la tariffe da versare per il finanziamento dei controlli sanitari per la verifica della conformità alla normativa in materia di mangimi e di alimenti e alle norme sulla salute e sul benessere degli animali, erano stabilite dal Decreto legislativo n.194/2008. Dal 1°gennaio 2022, invece, il pagamento di queste tariffe avverrà sulla base del nuovo Decreto Legislativo n. 32/2021, che ha abrogato il precedente. Tra le novità più rilevanti constatiamo che verrebbe meno l’esenzione per l’Imprenditore Agricolo Professionale, ottenuta da Coldiretti, che ha consentito a molte aziende agricole che trasformano i loro prodotti finora di non versare la tassa annuale. Restano comunque esclusi gli operatori che non trasformano il prodotto, ad esempio la compravendita di uve fresche. Relativamente alla trasformazione ed in particolare alla produzione del vino, le tariffe da applicarsi variano da 200 – 400 – 800 euro/anno a seconda se lo stabilimento sarà collocabile nel livello di rischio definito “basso”; “medio”; “alto”. La cantina potrebbe rientrare nel rischio basso, tuttavia è attesa una riunione tra le ASL e la Regione per stabilire criteri oggettivi e uniformi. L’unica esenzione resterebbe connessa alla condizione di prevalente vendita al dettaglio, ma Coldiretti sosterrà ancora una volta la necessità di sollevare dalla gabella gli imprenditori agricoli che prevalentemente trasformano le produzioni rac-

colte in azienda. Sentite le ASL, le stesse invitano le ditte interessate, in attesa di nuove indicazioni, a non effettuare alcun versamento per il 2022. Pertanto dal prossimo anno le aziende agricole di produzione agricola primaria che non alterano la natura del prodotto (vale a dire viticoltori che non trasformano uva in vino) saranno escluse, mentre dovranno versare le tariffe tutte le altre (chiunque vinifica le uve direttamente prodotte o acquistate). Ancora una volta si invitano i produttori a non effettuare alcun versamento per l’anno 2022, in attesa dei chiarimenti, delle eventuali ulteriori esenzioni e delle decisioni che le ASL insieme alla Regione dovranno, nel merito, assumere.

VINO: SCADENZE IMPORTANTI DI FINE ANNO

IL PERIODO VENDEMMIALE

Per le nuove licenze, da richiedere dopo che si è constatato il superamento dei 1000 hl, è ammesso posticipare il versamento all’inizio dell’anno successivo, da effettuarsi dopo la presentazione della richiesta per la licenza in oggetto, secondo le istruzioni dell’Agenzia. Le imprese che sono esentate dalla licenza di “deposito fiscale” (produzioni annuali inferiori a 1000 ettolitri), per la vendita di vino nei Paesi della Comunità Europea non osservano i suddetti adempimenti telematici, ma è bene ricordare che devono sempre “appoggiare” ad un destinatario munito di codice d’accisa le spedizioni ed indicare sul documento MVV-E tale codice. Nel caso il destinatario ne sia sprovvisto è possibile incaricare e quindi indicare il codice di un “operatore registrato” terzo. Entro il 5° giorno del mese successivo al trasporto i “piccoli produttori” trasmettono all’Agenzia delle Dogane, anche per fax, il riepilogo delle vendite intracomunitarie, compilando un formulario apposito che, attenzione, prevede di annotare il codice accisa destinatario.

Il periodo delle fermentazioni e delle rifermentazioni “libere” cessa al 31 dicembre in forza dell’art. 10, comma 1, della legge n. 238/2016. Da quel giorno scattano i termini per la consegna delle vinacce e delle fecce. Verificare il registro telematico perché l’ICQ potrebbe contestare la presenza di prodotto ancora nella tipologia “vino nuovo in fermentazione”. In tale caso, fatte salve specifiche situazioni preventivamente segnalate all’ICQ è consigliato, ove possibile in base alle reali lavorazioni, scaricare il VNF e passare a tipologie di vino finito.

Monitoraggi Flavescenza dorata della vite 2021

OBIETTIVI 2022: PIÙ CAPILLARITÀ E INTERVENTI PER UN UNICO GRANDE “PROGETTO PILOTA”

L’attività di contrasto e di lotta contro la Flavescenza dorata finalizzata alla convivenza con la malattia non può e non deve turbare i pensieri di un mondo composto esclusivamente da tecnici ma deve coinvolgere capillarmente l’intero comparto viticolo alessandrino (agronomi, viticoltori ed amministratori locali) e il suo successo può essere garantito esclusivamente da una stretta collaborazione tra tutti gli attori del comparto. Dopo più di 20 anni di tentativi, migliaia di chilometri percorsi, centinaia di articoli e convegni e un numero infinito di ore spese a discutere con i viticoltori ci si è resi conto, proprio a causa di questo nuovo inaspettato aggravamento della situazione epidemiologica, che è il momento di proporre un nuovo salto di qualità nella strategia operativa applicata. È così che è intenzione e decisione nostra, di incrementare di 70 – 80 il numero dei vigneti monitorati in tutta la provincia, divisi nelle cinque importanti aree viticole. A tal fine verrà aumentato il numero di tecnici direttamente coinvolti nel monitoraggio inserendo persone esclusivamente dedicate all’emergenza ed assunte allo scopo. Grazie al contributo della Camera di Commercio e del progetto Flavescenza dorata da essa finanziato, la consapevolezza da parte dei viticoltori del lavoro che viene svolto dai tecnici delle organizzazioni agricole è chiara ma meno evidente è la percezione della mole di lavoro da noi svolto ogni anno e da molti anni, da parte del Settore Fitosanitario Regionale. Le strategie operative da esso emanate in provincia si basano esclusivamente su interpretazioni da “distante” dei dati da noi forniti. Dal 2022 è nostra decisione di aumentare la capillarità degli interventi tanto da far diventare la provincia un unico grande “progetto pilota” i cui attori competenti e autorevoli dovranno poter intervenire con maggior peso e voce in capitolo sulle “determine” emesse dal Settore Fitosanitario per quanto riguarda la Provincia di Alessandria. È intenzione per il 2022, sperimentare nuovi metodi di monitoraggio dei giovani di Scafoideo, il vettore della malattia, nel corso dei mesi di maggio, giugno e luglio. Anche le singole amministrazioni locali, i Comuni, dovranno contribuire direttamente acquisendo le notifiche del Settore Fitosanitario, facendosene carico e contattando direttamente gli inadempienti, per convincerli “bonariamente” a risolvere la situazione pendente. Il controllo della Flavescenza dorata avrà tanto più probabilità di avere successo quanto più coinvolti saranno i tecnici e i viticoltori locali e se le altre istituzioni provinciali avessero contribuito con la stessa determinazione con la quale ha operato la Camera di Commercio di Alessandria e Asti, certamente la situazione non sarebbe tornata a destare l’attuale preoccupazione.

Con i tecnici un quadro dettagliato della situazione dei vigneti sul territorio

La Flavescenza è una fitoplasmosi che negli anni ’50 si è diffusa in Francia e quindi in Italia. Dalla fine degli anni ’90 è presente anche in Piemonte: dai territori vitati del Tortonese si è “insediata” in tutta la Regione. Il Comitato per la difesa fitosanitaria integrata delle colture, dal 2013 sta monitorando la diffusione sul territorio dell’insetto vettore.

Consumi: dossier verità sulla bistecca fatta in laboratorio

INTERESSI COMMERCIALI E SPECULATIVI, SMASCHERATE LE CINQUE BUGIE DELLA CARNE DI FRANKENSTEIN

Non salva gli animali perché viene fabbricata sfruttando i feti delle mucche, non salva l’ambiente perché consuma più acqua ed energia di molti allevamenti tradizionali, non aiuta la salute perché non c’è garanzia che i prodotti chimici usati siano sicuri per il consumo alimentare, non è accessibile a tutti poiché per farla serve un bioreattore e non è neppure carne ma un prodotto sintetico e ingegnerizzato. Sono le cinque bugie della carne Frankenstein smascherate dalla Coldiretti che ha presentato il primo Dossier verità sulla bistecca fatta in laboratorio, alzando il velo sugli inganni di un prodotto artificiale presentato da abili strategie di marketing come soluzione per produrre in modo sostenibile cibo in abbondanza e sfamare una popolazione che cresce, nascondendo i colossali interessi commerciali e speculativi ad esso legati.

LA PRIMA BUGIA È RELATIVA ALLA PRESUNTA SALUBRITÀ DELLA CARNE IN PROVETTA L’alto tasso di proliferazione cellulare può indurre instabilità genetica delle cellule sostenendo la potenziale proliferazione di cellule cancerose sporadiche; inoltre, non abbiamo finora la garanzia che tutti i prodotti chimici necessari per la coltura cellulare siano sicuri nel contesto del consumo alimentare. A ciò vanno aggiunti i rischi di carenza nutrizionale associati al mancato consumo di proteine animali, ben documentati nella storia dell’uomo da un’ampia letteratura medica, che in particolare segnale sintomi patologici gravi e talvolta irreversibili per i bambini.

NON SALVA NEPPURE L’AMBIENTE NÉ RIDUCE GLI IMPATTI SUI CAMBIAMENTI CLIMATICI Secondo un recente studio condotto da un gruppo di scienziati della Oxford Martin School, gli impatti ambientali della bistecca sintetica, cui è associato un intenso consumo di energia, potrebbero provocare nel lungo termine un maggiore riscaldamento globale. Oltre a ciò il processo di produzione della carne sintetica richiede consumi di acqua che sono di gran lunga superiori a quelli di molti allevamenti, producendo peraltro enormi quantità di molecole chimiche e organiche i cui residui sono altamente inquinanti per le risorse idriche secondo l’Inra French Institute for Agricultural Research.

LA CARNE ARTIFICIALE ELIMINA LE SOFFERENZE DEGLI ANIMALI La realtà è ben diversa poiché per farla serve siero fetale bovino per la crescita alimentare in laboratorio, una coltura a base di cellule staminali di vitello. Dopo che una vacca madre è stata macellata e squartata, il suo utero, che contiene il feto, viene rimosso, scegliendo solo quelli di età superiore a tre mesi, altrimenti il cuore è troppo piccolo per perforarsi, e in tutto questo processo non viene somministrata alcuna anestesia. Avremo in futuro solo allevamenti per utilizzare feti?

UTILIZZO DI NOMI, COME “CARNE COLTIVATA” PER COSTRUIRE UN “PERCEPITO” CHE RIMANDA ALLE PIANTE, E QUINDI ALLA TERRA E ALLA SALUBRITÀ Al contrario, la carne sintetica è prodotta a partire da strisce di fibra muscolare, che crescono attraverso la fusione di cellule staminali embrionali all’interno di un bio-reattore utilizzando le tecniche di ingegneria tessutale praticate da diversi anni nella medicina rigenerativa. Il prodotto sintetico e ingegnerizzato è dunque il risultato di un processo di laboratorio che non ha nulla a che fare con il concetto di cibo.

LA CARNE SINTETICA PUÒ SFAMARE LA POPOLAZIONE MON-

Con i tecnici un quadro dettagliato della situazione dei vigneti sul territorio

DIALE DIVENTANDO RISORSA ACCESSIBILE A TUTTI Al contrario, è un affare per pochi. La tecnologia usata ha costi di ingresso elevati e rendimenti di scala crescenti: tutto il necessario per la creazione di monopoli. Legare la produzione di cibo e la sua disponibilità all’accensione di un bio-reattore produce la separazione degli attori chiavi della filiera e marginalizza in particolare gli agricoltori e i consumatori, aumentando le disparità. Gli investimenti nel campo della biologia sintetica stanno crescendo molto negli ultimi anni e i nomi più impegnati sono soprattutto noti per essere protagonisti del settore hitech e della nuova finanza mondiale, da Bill Gates (fondatore di Microsoft) ad Eric Schmidt (cofondatore di Google), da Peter Thiel (co-fondatore di PayPal) a Marc Andreessen (fondatore di Netscape), da Jerry Yang (co-fondatore di Yahoo!) a Vinod Khosla (Sun Microsystems). Solo nel 2020 sono stati raccolti 366 milioni di dollari investiti nel settore della carne artificiale. Negli ultimi 5 anni (2016-2020) gli investimenti sono cresciuti di circa il 6000%.

Con il paradosso che queste iniziative private hanno incassato anche sostegni pubblici come nel caso dello stanziamento di 2 milioni di euro di fondi per la ripresa dal Covid concessi dall’Unione Europea a due aziende olandesi impegnate nella produzione di “carne” in laboratorio da cellule in vitro, la Nutreco e la Mosa Meat dove ha investito anche il famoso attore americano Leonardo DiCaprio che non ha certo bisogno dei soldi dei cittadini europei.

Sono entrate in vigore le modifiche apportate al Codice della Strada, in seguito all’emanazione del DL n. 121 del 10/09/2 e, alcune di queste, riguardano le macchine agricole. Su sollecitazione di Coldiretti sono stati approvati alcuni emendamenti di modifica del Codice in tema di limiti dimensionali dei convogli di macchine agricole nonché in materia d’immatricolazione di macchine agricole: • i convogli agricoli possono raggiungere i 18,75 metri anziché i

16,50 sin qui consentiti;a • è consentita l’immatricolazione anche a nome di commercianti di macchine agricole; • è consentita l’immatricolazione di macchine e rimorchi agricoli con massa a pieno carico non superiore a 6 tonnellate, anche a prescindere dalla titolarietà di un’impresa agricola e, quindi, a favore di soggetti non imprenditori agricoli; • è consentita l’immatricolazione di macchine e rimorchi agricoli alle

“reti d’imprese” – art. 2135 Codice Civile – finalizzata anche all’acquisto di macchine agricole. Vengono classificate d’interesse storico o collezionistico anche le macchine agricole, purché la data di costruzione sia precedente di almeno quaranta anni a quella della richiesta di riconoscimento nella categoria in questione. Si è in attesa delle modifiche sul regolamento del Codice della Strada, necessarie al fine di adeguarlo a quanto disposto.

FILIERE VEGETALI: AL VIA LE DOMANDE DI FINAZIAMENTO

Pubblicata la circolare AGEA n. 112 del 30 novembre 2021 recante le disposizioni per la presentazione delle domande di aiuto sulle Filiere Vegetali a valere sulla Campagna 2021 per: • favorire la competitività del settore agricolo e agroalimentare; • favorire lo sviluppo e gli investimenti delle filiere; • valorizzare i contratti di filiera nel comparto maidicolo e delle proteine vegetali (legumi e soia); • migliorare la capacità di autoapprovvigionamento, così da garantire scorte che consentano di affrontare situazioni di crisi. Nello specifico per la Campagna 2021 viene concesso un aiuto di 100 euro per ogni ettaro coltivato a mais o proteine vegetali oggetto di specifico contratto, ed il valore definitivo sarà determinato rapportando l’ammontare dei fondi per gli ettari totali a premio con possibilità di riduzione lineare nel caso gli importi richiesti eccedano i limiti di spesa di seguito riportati: • filiera del mais 6 milioni di euro; • filiera delle proteine vegetali (legumi e soia) 4,5 milioni di euro. Le domande potranno essere presentate a partire dal 15 dicembre 2021 e fino al 17 gennaio 2022. Possono beneficiare dell’aiuto i produttori che abbiano sottoscritto un contratto di filiera di durata almeno triennale (ai sensi del DM 3 aprile 2020), direttamente o attraverso cooperative, consorzi e Organizzazioni di Produttori riconosciute di cui sono soci, con imprese di trasformazione e/o commercializzazione nel limite massimo (in domanda) di 50 ettari, totali, coltivati a mais, legumi (pisello da granella, fagiolo, lenticchia, cece, fava da granella e favino da granella) o soia. Uffici Coldiretti a disposizione per approfondire la materia e per procedere alla presentazione delle domande di finanziamento.

La rivalutazione interessa tutte le prestazioni assistenziali e le pensioni dirette

CON INFLAZIONE A +1,7% DA GENNAIO PENSIONI PIÙ ALTE

Novità per le pensioni, che a partire da gennaio prossimo aumenteranno fino all’1,7%, grazie a quanto disposto dal decreto ministeriale pubblicato lo scorso 26 novembre, sull’adeguamento delle pensioni al costo della vita. La rivalutazione interessa tutte le prestazioni assistenziali e le pensioni dirette, come vecchiaia e anticipata, e indirette, come quelle ai superstiti, dei lavoratori dipendenti e delle gestioni speciali dei lavoratori autonomi, comprese le pensioni minime. Ecco i nuovi assegni. Chi percepisce una pensione lorda di 1.800,00 euro mensili beneficerà di un aumento, al lordo delle tasse, di circa 400 euro annuali. Le pensioni minime passeranno dagli attuali 515,58 a 524,34 euro mensili, con un aumento annuale lordo di circa 114,00 euro. L’importo mensile dell’assegno sociale passerà da 460,28 a 468,10 euro mensili. Le pensioni fino a 2.062,32 euro mensili avranno la rivalutazione totale. Si tratta però di un valore previsionale e occorrerà attendere un anno per il valore definitivo che potrà confermare la stima, oppure, essere più alto o più basso con conseguente conguaglio in aumento o in diminuzione sulle rendite. Ma vediamo nel dettaglio. Il primo gennaio di ogni anno le pensioni sono rivalutate in base andamento del costo della vita calcolato dall’Istituto nazionale di statistica al fine di salvaguardarne il potere d’acquisto e assicurare così ai pensionati un tenore di vita costante nel tempo. Si chiama perequazione ed è la rivalutazione delle pensioni in base all’inflazione media rilevata nell’anno precedente. Essa è disposta con decreto ministeriale alla fine di ogni anno in via previsionale per l’anno successivo. Tale valore è poi calcolato in via definitiva. Nel 2021, le pensioni non sono aumentate per via dell’andamento negativo dell’inflazione presunta per il 2020 (convenzionalmente portata a zero). Il decreto di novembre scorso ha confermato questo dato anche in via definitiva e, pertanto, non ci saranno conguagli sulle pensioni erogate nel 2021. Per quest’anno l’inflazione ha, invece, raggiunto l’1,7%, valore che andrà stabilito in via definitiva in sede di perequazione per l’anno prossimo. Per quanto riguarda il meccanismo di rivalutazione, al momento si dovrebbe tornare a quello per cui il taglio degli aumenti viene applicato non sull’intero trattamento pensionistico ma per fasce di reddito pensionistico. In virtù di questo meccanismo, l’aumento sarà pieno solo per le pensioni fino a quattro volte il trattamento minimo Inps, ovvero, 2.062,32 euro al mese. Per gli importi di pensione superiore il recupero dell’inflazione sarà gradualmente inferiore. In particolare, per importi di pensione da 2.062,33 euro a 2.577,90 euro mensili sarà del 90%, quindi dell’1,530%, per fasce di importo superiore a 2.577,91 euro mensili del 75%, quindi dell’1,275%. Questi importi sono tutti al lordo delle tasse.

INPS: FINO AL 31 DICEMBRE VALE LA RIOCCUPAZIONE PER PERCETTORI DI NASPL E DIC-COLL

Fino al 31 dicembre 2021 è valida la rioccupazione con contratti a temine di percettori delle indennità di disoccupazione NASpI e DIS-COLL e del Reddito di cittadinanza da parte di datori di lavoro nel settore agricolo. La modalità di occupazione è stata prevista dal decreto Rilancio ( art.94 del dl n.34 del 19 maggio 2020 convertito dalla legge 77/2020) e allungata dal Sostegni-bis. Lo precisa l’Inps con il messaggio 4079. I contratti devono essere a termine, di non oltre 30 giorni e rinnovabili per altri 30 e non comportano la perdita o riduzione dei benefici nel limite di 2mila euro. Pertanto i percettori delle prestazioni NASpI e DIS-COLL – sottolinea l’Inps- possono, in corso di fruizione delle stesse, stipulare con datori di lavoro del settore agricolo contratti a termine per quest’anno. I 30 giorni si calcolano prendendo in considerazione le giornate di effettivo lavoro e non la durata in sé del contratto di lavoro. Nel caso in cui i contratti superino i 30 giorni rinnovabili in altri 30 o il limite di reddito di duemila euro, le prestazioni di disoccupazione di cui i lavoratori sono beneficiari saranno nuovamente soggette agli istituti del cumulo e della sospensione dell’indennità di disoccupazione, nonché alla decadenza. L’Istituto evidenzia inoltre che i contributi versati per lo svolgimento delle prestazioni lavorative saranno considerati utili ai fini di eventuali successive prestazioni di disoccupazione.

INPS, IN ITALIA OLTRE 441 MILA I LAVORATORI AUTONOMI DELL’AGRICOLTURA

Sono 441.179 mila i lavoratori agricoli autonomi nel 2020. A rivelarlo l’Inps nell’Osservatorio sul Mondo agricolo appena pubblicato secondo il quale i coltivatori diretti continuano ad essere la categoria nettamente prevalente rappresentando il 90,1% del totale. In particolare, 397.518 sono coltivatori diretti, 43.445 sono imprenditori agricoli, i restanti sono coloni e mezzadri. Il rapporto mette in luce che più della metà dei lavoratori agricoli autonomi (50,5%) si trova nelle regioni del Nord. In particolare, secondo il rapporto dell’Inps nel 2020 il Nord-est è l’area geografica che, con il 28,1%, presenta il maggior numero di lavoratori, seguita dal Nord-ovest con il 22,4%, dal Sud con il 21,2%, dal Centro con il 16,7% e dalle Isole con il 11,6%. In Piemonte si concentra la maggior parte dei lavoratori agricoli autonomi, con 47.351 unità, pari al 10,7%; seguono il Veneto con 46.220 (10,5%), l’Emilia Romagna con 41.976 (9,5%) e la Lombardia con 41.969 (9,5%). Ma c’è un gap non solo tra Nord e Sud, ma anche tra generi. Infatti, si legge nei dati, che prevalgono i lavoratori maschi (66,8%), con 294.610 lavoratori autonomi, anche se occorre tener conto, come sottolinea l’Inps, che nel 2015 la quota di maschi era più bassa (65,2%). Il divario diminuisce se si guarda al dato delle imprenditrici agricole che rappresentano il 43% rispetto alla corrispondente categoria degli uomini. In particolare, le donne lavoratrici autonome dell’agricoltura sono in totale 146.569, di queste 127.823 sono coltivatrici dirette, 18.682 sono imprenditrici agricole, le restanti colone e mezzadre. Secondo il rapporto la classe d’età modale nel 2020 risulta essere quella ‘55-59 anni’, con 62.752 lavoratori, pari al 14,2% del totale. Ma occorre tener conto che è nelle classi d’età fino a 54 anni che si concentra il 52,6% dei lavoratori agricoli autonomi (232.232). Al riguardo interessante il dato secondo cui in queste fasce ci sono 88.450 mila lavoratori autonomi nell’agricoltura che nel 2020 hanno meno di 40 anni, mentre sono 13.502 i giovanissimi appartenenti alle fasce di età fino a 24 anni. Il numero di aziende agricole autonome fotografate dall’Osservatorio nel 2020 è pari a 353.424, anche in questo caso il maggior numero si registra in Piemonte (32.267). A livello regionale, nell’ultimo anno, le regioni che registrano un incremento sono la Calabria (+2,7%) e la Sicilia (+1,8%). I coloni e mezzadri, trattandosi di un gruppo chiuso in ingresso, presentano un andamento decrescente, passando dai 423 del 2015 ai circa 216 del 2020, con una diminuzione complessiva pari al -48,9%. Gli Imprenditori Agricoli Professionali, invece, evidenziano un trend in continua crescita, passando dai 33.341 lavoratori del 2015 ai 43.445 del 2020, con un incremento del +30,3%.

Chi può fare richiesta del beneficio che può essere retroattivo

ASSEGNO INTEGRATIVO ALLA PENSIONE DI REVERSIBILITÀ

Spesso si sente parlare di diritti inespressi intendendo tutti quelli che spettano al cittadino ma dei quali il cittadino non viene informato. E fra loro, salvo esplicita richiesta dell’interessato all’INPS, c’è anche un assegno integrativo alla pensione di reversibilità. Si tratta di una cifra che arriva fino a circa 53 euro mensili, elargita a tutti quei coniugi che, in seguito alla morte del marito o della moglie, oltre a godere della reversibilità siano anche riconosciuti come “inabili al proficuo lavoro”. L’integrazione alla pensione di reversibilità, in caso di invalidità, è un diritto poco noto che, tuttavia, trova il suo ancoraggio nella Legge ed è stato confermato anche dalla Corte di Cassazione. È importante precisare che il nucleo familiare può essere composto anche da una sola persona, qualora la stessa sia titolare di “pensione ai superstiti da lavoro dipendente” ed abbia un’età inferiore a 18 anni compiuti ovvero si trovi, a causa di infermità o difetto fisico o mentale, nell’assoluta e permanente impossibilità di dedicarsi ad un proficuo lavoro. Ma quali sono gli esatti requisiti di chi ha diritto all’assegno integrativo? Come detto, il diritto spetta a vedove e vedovi dei dipendenti pubblici e privati, titolari di pensione di reversibilità, se riconosciuti inabili a proficuo lavoro: tale condizione si riscontra in caso di invalidi civili al 100%, titolari di pensione di accompagnamento o che abbiano richiesto uno specifico certificato (SS3). In quest’ultimo caso, sostanzialmente, chi non è invalido al 100% né percepisce l’accompagnamento, potrà chiedere al proprio medico di famiglia di certificare l’inabilità al proficuo lavoro (SS3) e inoltrare all’Inps la domanda di assegno integrativo tramite il Patronato EPACA. L’importo dell’assegno che sarà erogato dipenderà dal reddito del vedovo o vedova cui spetta: per redditi familiari fino a euro 28.659,42 l’assegno è pari a euro 52,91 che scendono a euro 19,59 per redditi da 28.659,43 fino a euro 31.148,87. Non spettano assegni familiari, invece, se il reddito supera quest’ultimo valore. Attenzione: il coniuge superstite potrà dunque avere un plus di importo massimo pari 600 euro annui. Il riconoscimento può anche essere retroattivo di cinque anni dal momento della domanda, se si ha diritto all’assegno e si intende fare domanda, quest’ultima dovrà essere trasmessa telematicamente all’INPS tramite il Patronato Epaca di Coldiretti.

L’EVENTO

Oggi il Buon Natale è più attuale di ieri. Per i consensi e per i dissensi. Nel tempo natalizio, nonostante la pandemia abbiamo perso una Pasqua, ma non il Natale. Non mancano panettoni ed eventi (un messaggio pubblicitario su un giornale quotidiano invitava a cercare nel calendario i 23 eventi in giro per la città). A Natale Dio ci dice: “Sono con te, sempre”. Se le cose stanno così, ben venga Natale, perché Dio non è uno qualsiasi. Per chi crede, la sofferenza deriva dalla nostra inadeguatezza e freddezza nell’accorglierLo. Facciamo più festa e dedichiamo più tempo alle luminarie, agli addobbi e ai regali che all’Ospite. Abbiamo poi tanti cristiani insofferenti e augustiati dai segni religiosi che richiamano l’incarnazione del Figlio di Dio, per l’impatto psicologico che questi segni potrebbero avere sui non cristiani. E’ un falso problema, o meglio è un problema di noi cristiani non dei non cristiani. Noi, abbiamo paura di mostrare i segni della nostra fede a differenza degli altri che questa paura non la hanno. Allora Buon Natale a tutti, perché i valori della pace, della fratellanza, della giustizia sono condivisibili da tutti. Forse l’ha capito anche la Commissione Europea che ha fatto marcia indietro dopo la sua direttiva sull’uso dei nomi cristiani e sugli auguri.

Buon Natale Don Ivo Piccinini

PREZZO DEL LATTE, NON SI PUÒ ASPETTARE OLTRE

Non si può aspettare oltre per rendere immediatamente operativo l’accordo di filiera raggiunto per fermare la speculazione in atto sul prezzo del latte alla stalla. A rischio c’è il futuro delle stalle alle quali va riconosciuto il giusto compenso che tenga conto dei costi di produzione sempre più alti. Davanti all’esplosione dei costi di energia e mangimi e con il latte spot venduto sul mercato a quotazioni record è necessario adeguare subito i compensi riconosciuti agli allevatori italiani sulla base del protocollo sottoscritto da tutta la filiera al tavolo latte del Ministero delle politiche agricole, che prevede un aumento fino a 4 centesimi da parte della grande distribuzione e dei caseifici.

Coldiretti Alessandria unitamente all’Associazione Provinciale Pensionati partecipa al dolore della famiglia Rolando per scomparsa del caro PIERINO Socio di Acqui Terme, sezione di Alice Bel Colle, già Vice Presidente del Consiglio Pensionati Coldiretti

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