ALESSANDRO MININNO
GRAFFITI WRITING ORIGINI, SIGNIFICATI, TECNICHE E PROTAGONISTI IN ITALIA
ALESSANDRO MININNO
GRAFFITI WRITING ORIGINI, SIGNIFICATI, TECNICHE E PROTAGONISTI IN ITALIA
» Sommario
006 I NOMI, LE LETTERE, LO STILE 016 016 026 030
LE RADICI DEL MOVIMENTO New York Europa Italia
042 042 047 056 072 125 136 160
IL WRITING La nascita di un pezzo. Bozze su carta Tag. La mania della firma Throw up e bombing Treni Metropolitane Muri e hall of fame Puppet
166 I WRITER 166 Le crew 169 Writer in movimento 176 176 180 185
I MATERIALI Spray Marker Documentazione
190 L’OPPOSIZIONE 198 LA COLLABORAZIONE CON LE ISTITUZIONI 212 UNA GALLERIA A CIELO APERTO 220 Glossario 224 Writer
Dumer, Milano
Humen, Milano 2007
Alla base del writing c’è la scrittura del proprio nome, ovvero la firma. Scrivere il proprio nome è un istinto innato: per i writer diventa una missione e spesso un’ossessione. I pionieri Taki 183 e Julio 204 hanno guadagnato fama proprio grazie all’onnipresenza delle loro firme, tracciate prima a pennarello poi a spray. Tutto nasce dalla tag: i pezzi più colorati e complessi, che strizzano l’occhio all’estetica comune, non sono altro che grandi firme. Obelix pensa che scrivere sia uno degli istinti più naturali e primordiali: “Si possono trovare mille motivazioni
e stimoli per giustificare questa volontà, ma secondo me tutto nasce dall’istinto. Se ho in mano una penna mi viene spontaneo cominciare a scrivere... come un raptus… scrivo dappertutto, appena posso e come posso, anche col dito sul finestrino di una macchina... è più forte di me”. La firma è un concentrato di stile: con un colore solo e con pochi tratti è possibile esprimere uno stile individuale e allo stesso tempo far notare la propria presenza in città. Se a prima vista l’intrico di firme rende i muri delle città un singhiozzo visivo,
all’apparenza ermetico e disordinato, è sufficiente uno sforzo minimo per riconoscere la ripetizione di alcuni pattern, per leggere le lettere e riconoscere i nomi, per apprezzare i virtuosismi calligrafici e la scelta dei materiali. E se il cittadino comune lamenta l’illeggibilità di quegli “scarabocchi”, dipende forse da una carenza di strumenti per la corretta lettura e interpretazione: il lettering utilizzato nelle tag è ricorrente e diventa facilmente comprensibile con un po’ di allenamento, come qualunque alfabeto. Come in un manoscritto gotico, la leggibilità
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» Tag. La mania della firma
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Reps, Roma
è subordinata all’apprendimento della forma delle lettere, delle abbreviazioni, delle legature utilizzate. I writer infatti si citano a vicenda, aderiscono a modelli stilistici ben definiti, ripropongono forme che costituiscono ormai uno standard. Se la grafia usata (corsivo, stampatello) segue le mode del momento, anche i singoli caratteri si rifanno spesso a trend già affermati da altri writer, visti in giro, su Internet, sulle riviste. “C’è quello che crea il trend delle S”, dice Bean, “quello che ha le R più assurde e quello che, qualunque cosa scriva, se li mangia tutti”30. Negli anni ottanta le firme erano molto spesso complesse ed ermetiche retaggio di uno stile newyorkese, dell’appartenenza a una sottocultura molto ristretta, della volontà di chiusura verso l’esterno mentre dagli anni novanta a oggi l’utilizzo di un certo stampatello o del corsivo è diventata una prassi comune, semplificando la lettura nella maggior parte dei casi. La leggibilità di alcune firme (Dumbo a Milano, Panda a Roma) rispecchia l’apertura a un pubblico più ampio e la volontà di essere notati e riconosciuti anche dai non
Kilos e Moe, Milano
BeanOne, The hand follows the eye, never the opposite, Milano Clark, Milano
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Tapes, Firenze
writer3b
11-04-2008
15:39
Pagina 50
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Spiner, Milano
Un membro della DIA-UHT crew in azione, Napoli
addetti ai lavori, insomma un approccio stilistico rivolto a un pubblico eterogeneo, formato dai ragazzi dell’ambiente come dai comuni passanti. Sono decisamente interessanti le considerazioni di Bean, che ha contribuito in modo decisivo a valorizzare tra i writer l’importanza delle firme e della scrittura. “La firma è il tuo biglietto da visita, e sono tanti i parametri per giudicarla. Se hai una buona tag, la puoi ispessire, metterci un outline, un 3D e uno sfondo, e hai già la base per un bel pezzo. Mi ha sempre stupito il fatto che le firme su Subway Art fossero obiettivamente più belle di quelle moderne. Alla fine degli anni novanta c’è stato un momento in Italia in cui la gente scriveva malissimo, una cacografia diffusa, incredibile, con tutto il materiale che c’era a disposizione per avere ottimi esempi di writing. Credo che in quel momento
il bombing prevalesse sullo stile, o forse i nuovi writer ignoravano le origini quasi del tutto. Ci credo che poi la gente si lamenta per le firme sui palazzi, la maggior parte fanno schifo anche a me!”. La scelta di indirizzare i propri sforzi creativi e vandalici a un pubblico ampio non è una scelta banale e lo era ancora di meno a metà degli anni novanta, quando il writing era un movimento totalmente autoreferenziale, volutamente criptico e decifrabile solo dall’interno. Le firme in queste pagine appartengono a writer che hanno saputo distinguersi in qualche modo, inventando stili innovativi o utilizzando marker, spray e altri materiali in modo originale e personale: disegnare una lettera in modo diverso, utilizzare un certo tipo di cap o di pennarelli, mescolare da soli i propri inchiostri, raggiungere una maestria da calligrafo
Obes, Milano Humen, Milano
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Panda, Roma Jago, tag realizzata con l’acido, Roma
Hekto, Tools e Sema, Roma
nell’utilizzo degli strumenti di scrittura sono solo alcuni dei metodi per fare in modo che le proprie tag si notino in una grande città. Detestate dalle istituzioni e dalla maggior parte della “gente comune”, le firme costituiscono la componente più visibile e pervasiva del fenomeno, quella più sottovalutata dal punto di vista artistico e, di conseguenza, quella più repressa e censurata. Inseguendo forse un’utopia di omogeneizzazione e di ritorno alla tinta unita, le scritte vengono cancellate con accanimento dall’interno delle carrozze dei treni, dai
muri, dai vetri. I risultati della pulizia sono spesso più vistosi della firma stessa: chi cancella le tag, con vernice di un colore che spesso è leggermente diverso da quello del muro stesso, è stato paragonato a Rothko, per la capacità di creare involontarie quanto bizzarre opere astratte. Il Comune di Milano, da sempre impegnato in una strenua lotta alle firme, comunica che la percentuale di “risporcamento” degli edifici ripuliti è del 3%: un dato smentito ogni giorno da centinaia di nuove firme. Naturalmente una sistematica opera di cancellazione non fa che stimolare i writer alla
ricerca di nuovi materiali. La lotta alle firme da parte di Atm, Azienda Trasporti Milanesi, ha portato, sul finire degli anni novanta, alla diffusione del Nero d’Inferno, una tintura per pellami che si è dimostrata particolarmente difficile da rimuovere dagli interni delle carrozze. La cancellazione sistematica delle firme sui vetri ha avuto come conseguenza le scratch tag, firme graffiate e incise con i materiali più disparati, fino a implicare l’utilizzo di acidi speciali. “In quel periodo avevamo trovato una pietra per incidere il vetro, di quelle che si usano per affilare i coltelli”, racconta
Tron, tag realizzata a rullo, Roma
Mela firma i muri in demolizione dell’ex cementeria di Morano sul Po, Alessandria
Hekto, “me la portavo sempre dietro e viaggiando molto in treno scrivevo su ogni porta, dall’inizio alla fine del convoglio. Capita ancora molto spesso di vederle nonostante siano passati più di dieci anni. La mia firma la facevo in stampatello leggibile proprio perché volevo che anche la gente la potesse leggere facilmente. I pezzi su treno sono stati cancellati ma le tag sul vetro rimangono tuttora”. La scoperta di materiali non è solo rivolta ad aumentare la resistenza delle firme alle intemperie o alle azioni
di pulitura: costituisce un importante campo di ricerca stilistica, per cui l’utilizzo di materiali differenti o disomogenei (rulli, idranti, pistole ad acqua) può differenziare la grafia di un writer. Un esempio è l’utilizzo dei rulli da imbianchino, probabilmente ispirato alla tradizione brasiliana dei pixadores: nei paesi in cui gli spray sono particolarmente costosi e difficili da trovare, un secchio di tempera colorata e un rullo costituiscono una soluzione economica e funzionale.
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Hekto, tag su un aereo privato, Roma