Indice dei Racconti
1.
La polvere fatale di Pietro Baù e Nicola Marzaro
2. Un rapimento sospetto di Davide Brazzale e Marko Baxhia 3. Un delitto d’amore di Giorgia centofante e Giulia Giacomin 4.
Il detective improvvisato di Kevin Bax e Mattia Raccanelli
5. La scomparsa del professor Bernardi di Noemi Mosele 6. Un delitto ‘a molti strati’ di Riccardo Schiesaro 7. Dov’è finita la Preside? di Vittoria Lieciani 8. Assassinio a scuola di Federico Mutta e Davide Varalta 9. Era un giorno come tutti gli altri di Marco Markovich 10. L’aiutante corrotto di Tommaso Bigarella e Tommaso Novello 11. Il salvataggio della professoressa di Aurora De Marchi e Alessandro Zeneli 12. La scomparsa di Nour Faik e Yani Zhu
Il colpevole senza volto di Giorgia Avram
In una bella giornata di primavera, nella classe 2D della scuola media “G.Zanella” stava per iniziare la lezione di matematica del prof Bernardi quando bussò alla porta la prof. Rigoni. Questa comunicò a tutta la classe che non avrebbe fatto lezione con la prof Carella perchè sembra essere scomparsa. Fu in quel momento che Maddie pensò di investigare sul caso. Il giorno seguente Maddie iniziò a fare indagini tra i suoi compagni per vedere se sapevano qualcosa della scomparsa, però nessuno sapeva nulla. Dopo aver chiesto ai suoi compagni, interrogo’ alcuni professori e il prof. Bernardi disse che da tempo la prof. Carella riceveva in continuazione dei biglietti anonimi. Quindi Maddie, dopo la scuola, decise di cercare degli indizi che potessero condurre al ritrovamento della prof.
Dopo essere entrata a scuola di nascosto,cercò per circa un’ora degli indizi e infine andò nell’ultimo posto dove non aveva ancora guardato, cioè la sala riunioni. Nella sala riunioni trovò la borsa dimenticata la settimana scorsa dalla prof. Carella e dentro la borsa vide un biglietto che diceva: ”La fiducia tradita è come uno specchio rotto. Puoi rincollare i pezzi però non
vedrai mai più nulla come prima”. Maddie non sapeva cosa volesse dire quello strano messaggio quindi cercò l’indirizzo della prof e decise che il giorno seguente si sarebbe recata a casa sua. Dopo la scuola andò a casa della prof.; ovviamente la porta era chiusa a chiave quindi cercò sotto il tappeto e, quando trovò la chiave, entrò. All'interno trovò un biglietto che diceva di andare all’indirizzo scritto nel foglio. Dopo aver raggiunto l’indirizzo, Maddie trovò la prof. legata e un biglietto che diceva: ”Tu sei una ragazzina molto intelligente.Ci vedremo molto presto”. Del colpevole non vi era traccia però il giorno seguente la prof ritornò a scuola e il colpevole non si fece più sentire.
La Polvere Fatale di Pietro Baù e Nicola Marzaro
La dirigente della scuola, la signora Margherita Carella venne a sapere subito della scomparsa del professore Bianchetti. Dopo aver appreso questa tragica notizia, la Dirigente andò nell'unica classe nella quale il professore insegnava. Al pomeriggio ci fu un importante scoperta, ovvero fu ritrovato il suo corpo, senza vita e cosparso di polvere bianca, in Aula Insegnanti P.N. Marzaù era un allievo di Bianchetti che, da poco tempo, si era appassionato a imparare tutti i segreti del detective guardando il cartone animato “Detective Conan”. Si mise subito al lavoro e scoprì che Bianchetti era allergico al borotalco e che era morto per intossicazione. L'unico possibile sospettato a cui si pensava era Tommaso perchè odiava tanto Bianchetti; se la prendeva sempre con lui anche se non centrava niente e il ragazzo aveva confessato al suo migliore amico, Davide,di volerlo uccidere. Il piccolo investigatore chiese a Tommaso come si trovava con il professore ma questo non diede nessuna risposta. P.N. si chiese se c'era qualche testimone e all'improvviso si ricordò che dopo l'ora di Bianchetti erano usciti Tommaso e Kevin a fare delle fotocopie però non erano tornati insieme. Marzaù insospettito andò da Kevin e gli chiese: “Dov'è sei stato mentre eri fuori per fare le fotocopie ?” E Kevin gli rispose : “ Sono andato in bagno a lavarmi le mani “ Il ragazzino cambiò ipotesi: secondo lui il colpevole era Kevin ma non aveva nessuna prova per incastrarlo. Durante la pausa P.N. tornò in classe perchè si era dimenticato la merenda visto che era molto confuso e sentì uno strano profumo proveniente dallo zaino di Kevin. Insospettito aprì lo zaino e si sporcò le mani di borotalco; nell'astuccio di Kevin c'era una piccola confezione di borotalco quindi andò a chiamare la Dirigente per dirle dell'importante scoperta. Allora il fatto era tutto chiaro: il colpevole era Kevin e aveva agito da solo senza nessun complice. Secondo la prof. Carella e P.N. Kevin era andato a fare le fotocopie ma, in realtà non ci era mai andato, aveva cambiato direzione per andare in Aula Insegnanti, dove si era portato la confezione di borotalco per soffocare Bianchetti e, dopo essersi sporcato le mani, era andato a lavarsele.
Un rapimento sospetto di Davide Brazzale e Marko Baxhia
La prof. Laura Rigon era un’ insegnante vecchio stile, timida e solitaria, ma buona e generosa. Da qualche giorno era scomparsa! Fu così che due alunni, Marko e Davide, provarono a scoprire dove fosse finita e, dopo qualche giorno, cominciarono le loro indagini. I due alunni cercarono da tutte le parti, però non trovarono indizi. Poi Interrogarono gli unici due testimoni: due sue amiche della stessa età, di nome Graziella e Renata, ma poco dopo arrivò una telefonata anonima di un uomo, che chiedeva 10.000 Euro in contanti come riscatto per rivederla viva. Allora i due piccoli investigatori consegnarono il telefono alla polizia per trovare il colpevole e, dopo qualche ora, si risalì al nome di “ Andrea Peron”, che in passato era stato un trafficante d’armi, mai arrestato per mancanza di prove. Abitava a 2-3 km dalla scuola media di Sandrigo. La polizia circondò la sua casa e sfondò la porta, ma la casa esplose. Sul retro una Corvette nera del 1969, con all’interno la prof. Laura e il ladro partì come un razzo ma, per fortuna, c ‘era un posto di blocco in periferia di Sandrigo. E alla fine Andrea Peron fu arrestato da tre poliziotti, mentre la prof se la cavò solo con una contusione.
Un delitto d’amore di Giulia Giacomin e Giorgia Centofante
La gente camminava, senza emozioni stampate nel viso, sopra i sogni infranti di due ragazzi che ormai non c’erano più. Eccoli lì, due cuori che combaciavano perfettamente mano nella mano, tra il dolore, le lacrime e la paura di una serata romantica sotto un cielo stellato. Erano le otto di sera, il cielo limpido e il sole tramontava con colori che sfumavano in mille tonalità. Per Filippo sarebbe stata una nottata speciale:la sua ragazza, le stelle, il fuoco, i marshmallow. La classica serata romantica, come nelle favole. La notte stava calando e i due innamorati era lì a godersi quella cartolina di paesaggio mentre un rumore di passi si avvicinava verso di loro... poi l’urlo disperato della fanciulla. Tutto faceva capire che quella serata si stava trasformando in una tragedia. Il malvivente prese la giovane e la portò vicino all’acqua limpida del lago. E poi botte, urli, pianti, un cuore che piano piano si stava spezzando; la violentò così vigliaccamente e senza vergogna e poi la annegò nel lago. Ecco. Una vita portata via. Il ragazzo invece fu legato ad un albero senza la possibilità di urlare. Solo la mattina dopo Filippo riuscì a liberarsi; le lacrime scendevano veloci, l’ansia saliva, la rabbia ardeva e, in preda alla disperazione, cercava affannosamente la sua fidanzata. E poi l’orribile scoperta: il corpo maltrattato era lì,pallido,freddo e inerme, giaceva sulla riva del lago. Da quell' istante partì in una corsa sfrenata verso il paese, dai carabinieri, piccoli angeli in divisa. Ci volle solo un giorno, un dannato giorno per concludere le ricerche, quelle ricerche che avrebbero dovuto inoltrarsi nei meandri più profondi del caso e invece la colpa era ricaduta su Filippo. Gli indizi conducevano a lui, un ragazzo umile e innamorato, ma evidentemente c’era qualcuno che stava tramando contro di lui. Pochi giorni dopo, Filippo scoprì che la famiglia di Anna lo aveva denunciato e lo avrebbero portato al tribunale. Il ragazzo fu pervaso da un profondo dolore al ricordo di quella bella ragazza e questo lo spinse a fare un gesto di cui si sarebbe pentito solo troppo tardi. Per la tristezza di vedere vuoto quel sedile sul treno che lo portava a scuola, alla prima fermata scese e lì, per un momento, il tempo si fermò. Con occhi smarriti e fissi nel vuoto, in silenzio, si buttò tra le rotaie, sotto gli occhi sbigottiti, increduli e paralizzati dei passanti. Due ragazzi morti, in due giorni, un caso difficile, un assassino in circolazione, due famiglie distrutte a metà. Nessuno sembrava collegare quei pezzi disordinati del puzzle, tutti sembravano camminare insensibili ai sogni infranti di quei due giovani. La gente se ne stava zitta, disinteressata, mentre nelle viscere di quel caso si nascondevano profondi segreti e un’identità ancora nascosta.
Chi era? Chi aveva voluto “oscurare” il cielo stellato di due ragazzi? E poi perchè? Quel film dell’orrore scorreva come una pellicola sotto occhi di Giorgia, la sorella di Filippo, ancora con troppi pensieri e troppe domande a cui dare una risposta. Così cominciò a cercare. Cercare, ricostruire, spolverare la vita di suo fratello, a cui ormai nessuno importava più. I carabinieri, ormai vagavano nel vuoto; quei pochi indizi portavano ormai alla chiusura del caso. Tra i fogli, i libri, le tracce di quella vita spezzata, Giorgia trovò una sim. Foto, video, sorrisi che nascondevano l’infelicità di Filippo.Nella sim, però, tra le chat individuò il luogo dove erano andati quella sera, sul lago,. Una prova. Così Giorgia si incamminò verso il lago, con la luce della sera che ormai se ne andava dietro le montagne; il misto di rosa e rosso colorava il cielo e le punte degli alberi sembravano toccare quelle sfumature. Finalmente arrivò al luogo del delitto; la nostalgia e i ricordi le fecero versare qualche lacrima ma la determinazione che aveva di scoprire la verità la rafforzò e cominciò a guardarsi attorno. Era passata solamente una settimana. Sette lunghi giorni passati a soffrire. Per fortuna le tracce erano ancora lì, intatte,solo la zona del delitto era stata delimitata da una striscia gialla della polizia. Poi vide il cellulare, le scarpe, l’orologio.Troppi pochi indizi,nascosti tra la sterpaglia ma cercando tra i cespugli, Giorgia scoprì una scia fangosa con le tracce di pneumatici di un furgone. Poi, un po’ più in là, dei guanti abbandonati e mozziconi di sigarette spenti. Nessuno sembrava aver mai notato quei particolari. Osservando bene quelle nuove prove, Giorgia si accorse che lo zaino era quello di scuola di suo fratello… cosa c'entrava lo zaino delle superiori con questo caso? Perché era lì? Ma soprattutto, chi lo aveva portato lì? La targhetta di appartenenza riportava il nome del Signor Martin, il bidello. Oh, no! Il bidello! Un trentenne, muscoloso e galante. Quello che aveva sempre guardato con occhi innamorati Anna. Ecco. Risolto questo caos. Giorgia, si sentiva meglio ora, la verità era venuta a galla. Bastava solo chiamare la polizia. Dal telefono, lo squillo dall'altra parte faceva aumentare l’ansia di Giorgia e, pochi secondi dopo, qualcuno rispose. In breve tempo la polizia si precipitò in riva al lago e iniziarono subito le procedure per arrestare quel bidello psicopatico. Venne arrestato la sera stessa e scaraventato in carcere, il posto che gli spettava. Giustizia era fatta dopo serrate indagini, la verità era finalmente emersa anche se ormai era troppo tardi. Un delitto perfetto: seguire i due ragazzi, nascondersi, fumare,rapire la ragazza, picchiarla e annegarla, traumatizzare il ragazzo e imbrattare nelle sue mani il sangue della giovane. Era un piano esemplare. Poche settimane dopo, nei giornali, apparve la notizia di quel bidello assassino che, in carcere, si impiccò per il rimorso e la vergogna. Tanto ormai si era voltata pagina, rimaneva solo un segnalibro in quel capitolo che nessuno dimenticherà.
Il
detective improvvisato
di Mattia Raccanelli e Kevin Bax
Era una giornata normalissima all’Istituto “Zanella” di Sandrigo. Nella classe 2D c’era una confusione tremenda che fu subito interrotta dal suono della campanella d’allarme per l’esercitazione antincendio. La classe quindi scese in cortile con la professoressa Carella e, poco dopo, la Preside comunicò agli alunni di rientrare nelle loro aule. I corridoi erano molto affollati per la gran confusione e,una volta rientrati in classe, gli alunni della 2D si accorsero che la loro professoressa non era più rientrata. Kevin era felicissimo e continuò a fare baldoria con i suoi compagni fino a quando non arrivò la bidella per vedere cosa stava succedendo. Questa andò subito a cercare la professoressa ma non la trovò quindi,momentaneamente, fu sostituita dalla professoressa Bonato. Passavano le ore e tutti si chiedevano che fine avesse fatto la prof Carella. All’improvviso un urlo rimbombò nel corridoio: la bidella l’aveva trovata nel bagno in una pozza di sangue con un biglietto firmato da lei stessa che dichiarava il suo suicidio con un colpo di coltello al petto. Tutti erano sconvolti e venne chiamata immediatamente la polizia. Suonò la campanella in anticipo e tutti gli studenti tornarono a casa. A tarda sera Mattia chiamò Kevin: era un suo grande amico e per i suoi 12 anni era un ragazzo intelligente e intuitivo. Mattia capì subito che la morte della professoressa non poteva essere stata un suicidio così chiese a Kevin di indagare insieme a lui. Anche per la polizia quello non era stato un suicidio infatti fu accusata la bidella perché le sue mani erano state trovate sporche d’inchiostro, lo stesso usato per scrivere il bigliettino. Mattia conosceva bene la bidella e, nonostante avesse avuto precedenti penali, credeva nella sua innocenza. Il fatto si complicava: perchè la professoressa si sarebbe suicidata senza dare spiegazioni? Mattia confidò a Kevin che sicuramente qualcuno voleva incolpare ingiustamente la bidella usando il suo passato. Mattia indago’ e notò che l’unica persona che non era dispiaciuta era la Preside. Per tutto il giorno era rimasta rinchiusa nel suo ufficio a compilare un sacco di cartacce; in una giornata era riuscita ad impacchettare un sacco di documenti pronti per essere bruciati. Rovistando tra quelle scartoffie Mattia notò che tutti i fogli riportavano ricevute di versamenti fatti dalla Preside per pagare acquisti di alcune case di proprietà del signor Troli F.
Poi andò in Aula d’Informatica e fece una ricerca su questo signore, scoprendo che si trattava del marito della Preside. Ricostruendo i fatti scoprirono che lei spendeva i fondi della scuola per cose personali. Mattia inviò i dati raccolti alla polizia che il giorno dopo arrivò a scuola a sirene spiegate per arrestare la Preside. Il fatto era stato scoperto dall’insegnante Carella che durante il doposcuola aveva il compito di revisionare i conti della scuola.L’insegnante aveva riferito alla Preside cosa aveva scoperto,ma prima ancora che si rendesse conto che proprio la preside era coinvolta, questa la uccise,approfittando della confusione che si era creata volutamente durante la prova antincendio. La bidella fu rilasciata; aveva dichiarato che quando aveva trovato la professoressa e l’aveva soccorsa, aveva capito che era morta e leggendo il bigliettino che si sporcò d’inchiostro.
La
scomparsa del professore Bernardi di Noemi Mosele
Nella scuola “G.Zanella” di Sandrigo improvvisamente scomparve l’insegnante di matematica del corso D, il prof. Bernardi, e una ragazza di nome Nicole decise di indagare. Nicole inizió a esaminare il caso durante la lezione di inglese; notò che l'insegnante, la professoressa Badalucco era molto pallida, come se nascondesse qualcosa. Quindi c'era qualcosa di strano… e cominciò a sospettare di lei. Dopo l'ora di scienze, anche la prof. De Poli era un po' strana e aveva parlato anche di un medicinale, un sonnifero. Anche lei quindi entrò tra le sospettate. Finita l'ultima l'ora, Nicole uscì in cortile e vide tra una siepe qualcosa luccicare quindi andò a vedere: era la borsa del prof. Bernardi con il suo giubetto e la sua chitarra. Vicino al giubetto c’era la sua borsa e dentro la borsa trovò dei fogli per la lezione e una pistola carica. Nicole si ricordò che prima della sua scomparsa il professore Bernardi era preoccupato e spaventato. Intanto nel cortile trovò anche il suo telefono e trovò tra le chiamate recenti alcune chiamate delle professoresse Badalucco e De Poli. Lo avevano chiamato spesso. Nicole si decise ad andare a casa portando con sè la borsa. Arrivata a casa noto che nel giubbetto del prof. c'era una macchia di acido che stava in laboratorio quindi Nicole lo analizzò al microscopio. Scoprì che si trattava di una macchia di un prodotto chimico che si trovava in laboratorio di scienze. Nicole pensò allora di interrogare la prof De Poli. Il giorno dopo chiese alla prof. cosa avesse fatto il giorno prima della scomparsa del professore Bernardi e lei rispose che era andata a prendere le chiavi del laboratorio ma non le aveva trovate. Poi aveva incontrato la prof. Badalucco; le aveva lei le chiavi perché le serviva qualcosa in laboratorio e poi le aveva restituite alla De Poli. Allora si recò al laboratorio a controllare ma non trovò il sonnifero ma Nicole aveva capito chi era il colpevole quindi chiamò la polizia che andò ad arrestare la prof Badalucco. Questa raccontò tutto alla polizia che andò a liberare il prof. Bernardi, rinchiuso nei sotterranei vicino alle caldaie.La professoressa era invidiosa che il prof Bernardi fosse simpatico a tutti e lei no. E così Nicole risolse il caso.
L’aiutante corrotto di Tommaso Novello e Tommaso Bigarella Nel paese di Sandrigo, in particolare nella scuola media “G. Zanella”, tutti erano sconvolti e preoccupati per la misteriosa scomparsa del professor Tomba. La Dirigente dell’istituto era al corrente del talento investigativo di Steve, un alunno di seconda, e del suo aiutante Tom, così i due vennero subito convocati dalla Preside che li incaricò di investigare sulla scomparsa del professore. I due accettarono con entusiasmo l'incarico. Steve e Tom erano al corrente del fatto che, il giorno prima, il prof. Tomba aveva convocato i quattro peggiori alunni della scuola: John, Alice, Kail e Anne per discutere del loro andamento scolastico negativo. Secondo Steve, il colpevole doveva essere proprio uno dei quattro, così, il giorno dopo, i due detective cominciarono a ispezionare tutta la scuola alla ricerca di prove. Era la fine della giornata e il sole si scorgeva a malapena dietro le montagne; ai due ragazzi mancava da ispezionare solo il seminterrato della scuola così scesero le scale. Tom aprì la rugginosa e vecchia griglia e Steve notò che Tom, il suo braccio destro, possedeva le chiavi. Gli balenò subito una domanda:-Perchè il suo amico aveva le chiavi?- ma poi pensò che le avesse prese prima di scendere, quindi lasciò perdere. Spalancarono la porta e notarono subito un corpo appeso al soffitto con un coltello nell'addome. Era proprio lui, il prof. Tomba. Alla vista del cadavere i due si spaventarono e gridarono all'unisono inorriditi. Dopo essersi ripresi dallo shock, si accertarono della causa della morte e quindi risalirono le scale e si diedero appuntamento per il giorno dopo. Mentre uscivano, Steve notò la bici di Kail e quella di Tony, il miglior alunno della scuola ma, dopo qualche secondo, le luci si spensero e partì un colpo di pistola che sfiorò l'orecchio di Steve che tirò un lungo sospiro di sollievo. Quando le luci si riaccesero guardò lo spazio riservato alle bici e vide solo quella di Tony, che probabilmente l’aveva dimenticata. Non c'era neanche Tom. Il giovane detective allora provò a spalancare la porta principale ma non si apriva. Quindi cominciò a provare a spalancare tutte la porte che portavano all'esterno, ma niente. "OK" disse "starò a scuola a cercare altri indizi." Ad un certo punto vide un luccichio lungo il corridoio, si avvicinò e vide, nascosta dietro ad una pianta, una pistola calibro 29, tutta sporca di sangue. Pensò subito a Tom, che poco prima aveva toccato il cadavere e non si era pulito le mani sporche di sangue ma si disse anche che il suo caro amico, oltre che stimato aiutante, non avrebbe mai fatto una cosa simile. Così i suoi sospetti si indirizzarono verso Kail, che il giorno stesso si era tagliato la mano.
Il ragazzo passò la notte insonne nella biblioteca della scuola, coricato su un divano. Durante la notte a Steve tornò in mente il giorno in cui il suo amico Tom gli aveva confessato di odiare molto il professore. Giunta la mattina, le porte si spalancarono come al solito, gli alunni entrarono in massa e si recano nelle rispettive classi. Steve aspettò ad entrare in classe e notò Tom e Kail, gli ultimi ad essere entrati, che discutevano animatamente. Riuscì a sentire parole come "sangue" e "pistola" e dedusse che il suo amico era coinvolto nell'omicidio. Andò dalla Preside e chiese di poter essere aiutato da un altro suo amico fidato, Gibbs, che suggerì convinto:"Interroghiamo Tom e Kail utilizzando il metodo ‘mento- ottengo’. Funziona sempre." Così convocarono i due sospettati; Steve si occupò di Tom, voleva affrontarlo faccia a faccia, e Gibbs si occupò di Kail. I due detective usarono il metodo già definito. Mentre Kail veniva interrogato dal suo nuovo aiutante, Steve, entrando in una stanzetta, mentì a Tom: "Kail ha già confessato tutto, ora tocca a te!" Così gli espose elencando tutti gli indizi raccolti. Tom, con uno sguardo folle, quasi malvagio, strillò: "Sono stato io ad ucciderlo, quel maledetto, ok?!" Così detto si alzò, prese un pugnale e se lo conficcò nello stomaco; poi emise un lungo rantolo e cadde a terra, privo di vita. Steve pianse a lungo il suo amico, poi, lentamente, andò a riferire il fatto alla dirigente. I due investigatori si congratularono l'un l'altro e, per concludere la giornata ricca di emozioni, andarono a mangiarsi un bel gelato.
Piccoli Investigatori di Gabriela Turco e Arianna Stevan
Il 25 marzo nella classe 3^A stava per iniziare la prima ora ma nessuno a scuola riusciva a contattare Bernardi, il professore di Matematica. Arianna, Gabriela, Nicolò G. e Alberto P. stavano discutendo dell’assenza del prof. quando, ad un certo punto, Arianna si accorse che mancavano anche Filippo M. e Andrea R.. e, insospettita lo disse anche agli altri. Suo cugino Alberto conoscendola la rassicurò dicendole che era solo una coincidenza. Così quel giorno i ragazzi della 3^A furono mandati a casa perché gli insegnanti delle ore seguenti erano tutti impegnati nella ricerca dei prof. Gabriela propose allora di andare a mangiare un gelato; Arianna e Nicolò accettarono l’invito, mentre Alberto disse che aveva altro da fare. I tre amici andarono nella gelateria all’Elefantino e mangiando il gelato decisero di fare delle indagini in proprio, senza dir niente agli altri, sulla strana scomparsa del prof. Bernardi. Per prima cosa andarono di nascosto a casa del prof; sapevano che la porta era chiusa, così controllarono sotto lo zerbino e lì trovarono la chiave. Entrarono. Andarono in cucina, poi in bagno, quindi in salotto ma non trovarono niente di sospetto. Entrati infine nella sua camera trovarono dei volantini di un concerto a Milano, che però non avevamo niente di particolarmente sospettoso. Così alla fine se ne tornarono a casa. Il giorno seguente, a scuola, iniziarono a interrogare tutti i loro compagni di classe: il sospetto cadde subito su Alberto perché non voleva rivelare niente di quello che aveva fatto nei giorni precedenti. Poi investigarono e interrogarono anche i professori. L’unica a parlare della “scomparsa” fu la prof Rigoni che aveva ascoltato una telefonata un po’ sospetta della prof. Fiorio. Interrogarono, allora, più approfonditamente la prof Fiorio ma con insuccesso perché scoprirono che stava soltanto telefonando cognata. Nicolò G. trovò giusto cercare di contattare Gabriella, la fidanzata del prof, in caso sapesse qualcosa. La chiamarono e presero appuntamento il 28 marzo alle 15:15 al Bar Commercio. Il giorno dell’appuntamento Gabriella però scrisse un messaggio a Nicolò che diceva:
“ Arianna e Nicolò si chiesero perché proprio a Milano. Gabriela ipotizzò che forse era collegato ai volantini trovati nella camera del prof. Nicolò cercò sul telefono se a Milano c’era qualche evento speciale e scoprì che c’era un festival “Rock”. Altro non riuscirono a scoprire ed il mistero della scomparsa rimase irrisolto, fino a quando il 30 marzo il prof Bernardi, così come era scomparso, d’improvviso ricomparve a scuola. Fece tirare a tutti un gran sospiro di sollievo ma dovette spiegare il fatto alla Dirigente, mentre i tre alunni Gabriela, Arianna e Nicolò spiegarono ai compagni che non c’era stato nessuno rapimento e nessun colpevole ma solo un’uscita per un concerto a Milano mal organizzata.
Il salvataggio della professoressa di Aurora De Marchi e Alessandro Zeneli
Martedì 3 marzo sembrava un giorno tranquillo, ma ad un certo punto, durante l’ora di Storia, entrò all’improvviso il professor Bernardi tutto agitato e con il volto pallido. Urlava impazzito ‘’Non si trova più la professoressa Donà!!’’ Tutti insieme ci siamo alzati per andare a cercarla. Però prima il professore ha cercato di dirci cos’era successo: la professoressa non si era presentata ai Consigli di Classe quindi avevano provato a chiamarla al cellulare ma rispondeva sempre la segreteria. Dopo averla aspettata a lungo tutti gli insegnanti si erano allarmati e avevano cominciato a cercarla ma non si trovava da nessuna parte. Mentre il professore si sedeva, stanco e agitato, insieme abbiamo escogitato un piano per perlustrare tutta la scuola. Abbiamo pensato di dividerci a coppie: io, Aurora, e Alessandro siamo andati a cercarla nell’ Aula Insegnanti e nel laboratorio di Musica. Nel laboratorio abbiamo trovato solo la borsa della professoressa Donà quindi, preoccupati, siamo corsi subito dalla Preside per consegnarle la borsa. Lei ha provato chiamarla ancora per vedere se rispondeva qualcuno, invece ha risposto il rapitore dicendo che avrebbe liberato la professoressa solo in cambio di denaro. La Preside ha risposto che gli avrebbe dato il denaro solo se lui fosse venuto a scuola con la professoressa. Dopo che il rapitore ebbe accettato la Preside chiamòla Polizia. Dopo mezz’ ora arrivò il rapitore per prendere il denaro ma trovò i poliziotti che gli saltarono addosso. La professoressa Donà è stata così liberata e la Preside promise che avrebbe organizzato una cerimonia per festeggiare il lieto fine e per premiarci.
La Scomparsa
di Nour Faik e Yani Zhu
La scuola “G. Zanella” di Sandrigo era un posto che sembrava sicuro, ma non lo era… La professoressa Maria Teresa Pozza era scomparsa! I suoi alunni se ne erano accorti perché non si era presentata alla lezione, quindi avevano chiesto ad una bidella ma lei non sapeva dove fosse. Allora Davide Brazzale si prese l’incarico di indagare sul caso. Davide andò in cortile e trovò la collana della professoressa, la mostrò alla Dirigente e questa la mise nel cassetto. Intanto il ragazzo continuava a chiedersi chi poteva essere stato a rapirla. Poi si ricordò che un suo amico, Giacomo, era stato rimproverato da quella professoressa perchè era stato scoperto a fumare e poi aveva chiesto alla Dirigente di convocare i genitori del ragazzo per raccontare loro l'accaduto. I genitori gli avevano detto che non gli avrebbero più dato soldi finchè viveva in casa loro, quindi Giacomo si era molto arrabbiato con la professoressa. Davide decise di andare a casa di Giacomo e gli chiese se era ancora arrabbiato con la professoressa. Giacomo gli rispose che era più che arrabbiato e che gliel’avrebbe fatta pagare. Allora Davide chiese ai genitori di Giacomo dov'era il suo amico il giorno della scomparsa e loro risposero che era a scuola perchè aveva il pomeriggio. A quel punto Davide capì che era stato Giacomo perchè quel giorno l'amico non aveva il pomeriggio. Alla fine Giacomo confessò a Davide perchè non ce la faceva più a trattenersi, gli mostrò l'insegnante in bagno che era chiuso. E andò dalla Dirigente a scusarsi e naturalmente fece lo stesso anche con la professoressa. Davide venne premiato per il suo sforzo nello scovare il colpevole
Un delitto “a molti strati”
di Riccardo Schiesaro
lla scuola media di “Sandrigo G.Zanella” la classe 2D sarebbe dovuta essere a A lezione di aritmetica come ogni mercoledì pomeriggio, ma non andò così. Molte classi, per questi primi tre giorni di scuola, erano andate in divisione dato che il professor Bernardi, insegnante di aritmetica e di geometria, non si era presentato a scuola, ma la cosa più strana è che si erano perse le sue tracce. Allora insegnanti, bidelli e alunni si misero sulle sue tracce, tutti molto preoccupati perché avevano guardato in ogni angolo della scuola senza nessun risultato. Ad un certo punto un bidello, trovò del sangue sui gradini della palestra; allora alcuni insegnanti si ricordarono di uno sgabuzzino molto nascosto, ma abbastanza grande per nascondere un uomo. Lì, infatti, trovarono il prof svenuto con innumerevoli colpi alla testa inferti con un oggetto cilindrico. Quando fu ricoverato in ospedale, i ragazzi della 2D con la polizia andarono a trovarlo e a chiedere al professore chi poteva essere stato ma lui rispose che non aveva visto niente dato che, dopo i colpi, era stato tramortito. Si ricordava solo di aver visto l’ombra di una persona robusta. La polizia che stava indagando sospettò subito di un alunno del prof, che qualche settimana prima era stato scoperto dal professore a imbrattare i muri della scuola e per questo era stato punito con una sospensione di tre giorni e l’obbligo di ridipingere i muri sporchi. Decisivo fu il ritrovamento di alcune impronte di vernice su una bomboletta sporca di sangue, nella sua cartella e sul pavimento dove era stato rinchiuso il professore. La polizia risolse così questo caso in breve tempo e il prof Bernardi, in poche settimane potè ritornare al suo lavoro.
Dov’è finita la Preside? di Vittoria Lieciani
Nell’Istituto Zanella di Sandrigo sembrava tutto normale. Un venerdì come gli altri, insomma. Solo in segreteria c’era agitazione: era arrivata una busta sospetta, ma non come le solite. Questa era rossa, con scritto l’indirizzo della scuola e all’interno c’era un biglietto con un messaggio: “Non vi siete chiesti perché la vostra preside manca da mercoledì? Ora ve lo dico: se volete che torni a scuola martedì prossimo fatemi trovare in una valigetta fuori dal cancello della scuola cinquantamila euro. Se chiamerete la polizia la preside non tornerà più. ” Appena la segretaria ebbe finito di leggere chiamò subito le bidelle Teresa e Vania e disse loro di far andare tutti gli studenti nei corridoi e avvisare i professori di andare in Aula Magna per una riunione. Gli studenti chiacchieravano rumorosamente tranne due ragazze che con un solo sguardo si erano capite. Dovevano sapere il perché di quell’improvvisa riunione. Infatti entrambe erano accomunate dalla stessa passione, l’investigazione. Si chiamavano Elisa e Vittoria. Avevano già risolto casi di poco conto come la volta in cui era sparita la Barbie della cuginetta di Elisa per poi scoprire che era stato il cane a prenderla, ma mai una cosa così importante. Senza farsi vedere, sgattaiolarono fino alla porta dell’Aula Magna e riuscirono ad ascoltare stralci della conversazione che stava avvenendo: “la preside…rapita…ci è arrivato questo biglietto…il rapitore… cinquantamila euro… altrimenti… preside muore…” Quando la segretaria terminò di parlare tutti i professori, in preda al panico, iniziarono a parlottare rumorosamente. Elisa e Vittoria si guardarono: avevano l’occasione di testare le loro capacità quindi, senza farsi vedere, tornarono in corridoio. Ne avrebbero parlato a ricreazione, lontano da orecchie indiscrete. Quando i professori tornarono tutti gli studenti furono riportati nelle proprie classi. Sia Elisa che Vittoria chiesero spiegazioni ma tutti avevano l’obbligo di silenzio. Quando suonò la campanella della ricreazione tutte e due si precipitarono fuori in cortile per fare supposizioni sul caso. Primo: sicuramente il rapitore era qualcuno che frequentava solitamente la scuola, dato che sapeva gli orari della preside. Secondo: per essere riuscito a non far insospettire insegnanti e collaboratori doveva anche essere vicino all’ ufficio della preside. Lì intorno c’erano la segreteria, l’aula insegnanti (che in quel momento era vuota dato che l’orario della
preside coincideva con la terza ora e tutti i professori sono in una classe) e l’ufficio della Vicepreside, la professoressa Carta. Già due indizi. E l’orario della preside il mercoledì coincideva con quello della professoressa Carta, della professoressa Donà e della bidella Susy. Queste persone erano sicuramente tra le sospettate. La Preside era stata vista l’ultima volta alla fine del suo turno, così come anche la bidella Susy e la vicepreside Carta, mentre la professoressa Donà era tornata sia giovedì che venerdì. Se la colpevole fosse stata lei non avrebbe di sicuro lasciato sola la Preside, quindi le sospettate diventavano due. Inoltre il rapitore doveva volere la morte della Preside perchè sicuramente sapeva che la scuola possedeva meno della metà della cifra richiesta e nemmeno con un prestito bancario sarebbero riusciti a raggiungere quella soglia entro la scadenza. Gli indizi ora erano cinque. In quel momento suonò la campanella di fine ricreazione. Le due amiche si sarebbero riviste alla seconda ricreazione, intanto avevano due ore per pensare. Quando si ritrovarono Elisa riferì a Vittoria l’idea che le era venuta: avrebbero parlato alla professoressa Carella, anche lei appassionata di investigazione, degli indizi che avevano raccolto. Così andarono a cercarla ma questa all’inizio sembrava riluttante, poi alla fine accettò, decisa anche lei a risolvere quel caso con le due ragazze. Dato che subito dopo la professoressa Carella aveva un’ora libera chiese ai professori dell’ora successiva di poter parlare con Elisa e Vittoria e, ottenuto il permesso, le tre si riunirono in un’aula vuota per confrontarsi.
Dopo aver ascoltato le due ragazze, la professoressa aggiunse che secondo lei la rapitrice era la professoressa Carta perché, come avevano detto loro, se la Preside fosse morta per la mancata consegna dei soldi, la Vicepreside avrebbe preso il suo posto diventando Preside, ruolo da lei sempre ambito. Le due ragazze condividevano le stesse idee ma tutte e tre sapevano che avrebbero potuto riprendere le “indagini” solo lunedì, dato che in quell’istituto non si andava a scuola il sabato. In quel momento però la professoressa ebbe un’idea e subito chiese alle due
ragazze: “Avete impegni questo pomeriggio?” “No” risposero” “Bene, dato che in assenza di Preside e Vicepreside possiamo fare uno strappo alla regola, ai vostri genitori non dispiacerà se rimanete qui a scuola con me dopo, giusto?” “Certo che no!” risposero le ragazze. “Allora voi due tornate in classe mentre io chiamo i vostri genitori per spiegar loro la situazione.” E le congedò. Tornate in classe, entrambe furono sommerse dalle domande dei compagni, gelosi , dato che loro avevano praticamente saltato tutta quell’ora, ma si erano già messe d’accordo per non svelare niente a nessuno. Al cambio dell’ora la professoressa Carella le avvisò che le mamme di entrambe avrebbero portato loro dei panini da mangiare per pranzo, d’accordissimo per lasciarle a scuola un po’ di più. Pranzarono insieme agli studenti del musicale, stupiti più di vedere lì Vittoria che
Elisa e poi andarono in un’aula vuota con la professoressa che mostrò loro una fotocopia del biglietto, fatta di nascosto in segreteria,da confrontare con la scrittura delle due sospettate. Dato che nessuna delle due grafie assomigliava minimamente a quella della professoressa Carta o a quella della bidella Susy non restava che confrontarla con quella degli altri professori. Si scoprì che assomigliava a quella della professoressa Rigoni, cosa però impossibile dato che non aveva nessuna classe il mercoledì e si sapeva da sempre che in quel giorno la Rigoni non aveva lezione. Arrivarono quindi alla conclusione che era solo un modo per far ricadere i sospetti sulla professoressa Rigoni. Dovevano cercare altri indizi! Dove? Nell’ufficio della preside e della vicepreside. Iniziarono dal primo. Trovarono tutti i portapenne e i fogli che solitamente erano ordinati in pile, tutti sparpagliati sul pavimento e sopra la scrivania. Insieme a quelli per terra c’erano anche delle perline del braccialetto che da alcuni mesi la professoressa Carta indossava, segno che c’era stata una specie di “lotta”, il bracciale si era rotto e fogli e portapenne erano caduti per terra. La domanda era: “Che cosa ci facevano quelle perline lì? Era proprio dalla vicepreside che la preside si era dovuta difendere rompendole il braccialetto e sparpagliando tutti i fogli per terra?” Tutti gli indizi andavano a nuocere più alla Vicepreside Carta che alla bidella Susy. Andarono quindi nell’ufficio della vicepreside. Lì era tutto in ordine ma quando aprirono l’armadio trovarono le funi che martedì erano sparite dalla palestra. L’unico problema era che ne erano sparite 11, mentre lì ce n’erano solo cinque. “Dov’erano le altre sei? Per cosa e da chi erano state usate?” In un cassetto trovarono un biglietto uguale a quello del messaggio arrivato in segreteria, dentro ad una busta del medesimo colore di quella arrivata. In quel biglietto c’era scritto: “Lascia il posto di Preside altrimenti non sai cosa ti succederà!” firmato dalla Vicepreside. Ormai alle tre investigatrici era chiaro chi fosse il colpevole, ma per essere sicure di quello che dicevano mancava una prova: dovevano assicurarsi che la bidella Susy fosse veramente ammalata e la professoressa Carta no. Questo lo poteva fare solo la professoressa Carella così, appena ebbero deciso, salì in macchina e partì lasciando le due ragazze in aula. Andò prima dalla bidella Susy, che trovò a letto con una febbre da cavallo e poi a casa della professoressa Carta, che in quel momento stava addirittura dando una festa. La Vicepreside la pregò di non dire niente a scuola e le promise dei soldi entro mercoledì della settimana dopo, se fosse stata zitta. Era così disperata che non si accorse che la collega stava registrando tutto con il cellulare. La professoressa Carella disse che non avrebbe detto niente e tornò a scuola. Appena arrivata chiamò le due ragazze e spiegò loro ciò che aveva scoperto. Fecero nuovamente andare tutti i professori in Aula Magna e chiamarono la polizia. Le tre
investigatrici raccontarono delle loro indagini, mostrarono le prove e fecero ascoltare a tutti la prova della colpevolezza: la registrazione fatta dalla professoressa Carella a casa dalla Vicepreside. Appena ebbero finito di raccontare tutto, la polizia andò subito a casa della
professoressa Carta con un mandato di perquisizione e trovarono la Preside legata con le sei funi che mancavano in palestra, tutta scarmigliata e con una benda sulla bocca. La Preside venne portata al Pronto Soccorso per accertamenti ma, fortunatamente, stava bene mentre la professoressa Carta venne arrestata per minacce
e
sequestro
di
.
persona
A scuola tutto questo doveva rimanere un segreto ma invece già da quel pomeriggio tutti gli studenti sapevano cos’era successo e facevano i complimenti
ad Elisa, Vittoria e alla professoressa Carella.
Assassinio a scuola
di Davide Varalta e Federico Mutta Era una bella giornata nella scuola “G. Zanella” di Sandrigo fino al momento in cui gli alunni della classe 2^D non finirono i fogli per un esame e mandarono Gisvaldo a prenderne altri. Gisvaldo stava tornava in classe quando vide del sangue, allora alzò la testa e vedette la prof Donà morta, appesa sul soffitto e lanciò un urlo dicendo: “La prof Donà è morta.” Infatti la povera prof. di musica era stata assassinata. Gli alunni, accompagnati dalle professoresse, accerchiarono il cadavere e andarono nel panico, a parte uno studente chiamato Davide Varalta. Davide si avvicinò al cadavere e vide che era stata pugnalato al petto; quindi si guardò attorno e vide un altro studente di nome Federico. Davide, convinto di risolvere velocemente il caso, cominciò ad investigare; andò in cortile e vide sul prato delle tracce di sangue. Le seguì e infine disse: -Queste tracce sono fresche, qui ci deve essere stata una lotta, esattamente verso le ore 8:35. Varalta cominciò a indagare senza sosta ma, all'improvviso, dietro di lui apparve Federico che gli chiese: -Che cosa ci fai qui?- -Sto indagando- rispose Davide. -Vuoi morire anche tu? Il maniaco è ancora a piede libero!-continuo Federico Ma Davide rispose:- Stai sicuro che terrò gli occhi bene aperti! Grazie del consiglio.-. In quel momento Davide vide sulla felpa di Federico delle macchie rosse. Allora andò dalla prof Bonato per metterla in guardia su Federico ma al suo arrivo la prof. era scomparsa. Davide pensò che fosse andata in un altra classe ma quando guardò dietro la porta vide che anche la prof era stata assassinata con una coltellata. In quel momento pensò che il colpevole fosse Federico. E proprio in quel momento Federico sbucò dal nulla dicendo: -Bravo, sei stato bravo, dubitavo molto di te- -Wow, io invece dubitavo che tu sapessi usare il coltello- rispose Davide. A quel punto Federico si arrabbiò e lanciò il suo coltello ma Davide lo schivò e lo derise dicendo: “-Sai una cosa? Dubitavo anche della tua mira!”-
Federico allora gli si scagliò contro ma Davide era agile e furbo e lo schivò, prese il coltello e, mentre Federico gli era davanti, riuscì ad accoltellarlo alla gamba. Poi chiamò la polizia e Federico andò dritto in prigione.
Era un giorno come tutti gli altri di Marco Markovich
Era un giorno come tutti gli altri, una bella giornata soleggiata, e le lezioni erano sempre difficili. Però, ad un certo punto, scattò l’allarme anti-incendio. Gli alunni corsero fuori, invece gli insegnanti chiamarono i pompieri che arrivarono con la prof Carella e spensero l’incendio. All’improvviso notarono che c’era una porta chiusa, la prof Carella prese un’ascia e sfondò la porta ad asciate. Fecero irruzione e abbassarono la testa all’unisono: il cadavere della professoressa Donà era adagiato sul pavimento … e aveva la faccia squarciata. Con gli occhi sgranati si fecero avanti due alunni: Marko e Tommaso. Corrucciati, mormorarono: - Vogliamo prendere noi questo caso- e così detto, sotto lo sguardo sorpreso di tutti, uscirono dall’aula, seri come non mai. Così i pompieri, la Carella e i due ragazzi si riunirono per discutere sul decesso della professoressa e le sue cause. - Ragazzi, dovete andare in giro a cercare indizi, per cui siete esonerati da tutte le lezioni.- e così dicendo, la docente uscì dalla stanza con i pompieri. E Tommaso e Marko, esultando, corsero fuori dalla scuola…..