Enis way magazine n 1 2007

Page 1

EDITORIALE - EDITORIAL

FRIENDS OR ENEMIES A long-standing relationship, based on common interest and mutual esteem. The historical friendship between Eni and Gazprom was strenghtened by last November’s strategic agreement and the recent common project to build the South Stream gas pipeline project. by PAOLO SCARONI N ANCIENT GREEK PHILOSOPHER OFTEN ADDRESSED his disciplines, saying: “Friends, there are no friends!” But it is well known that thinkers are attracted by paradoxes where they are convinced they can find truth sometimes. In the case of the 50-year relation between ENI and Gazprom, things are not so. Our attachment is more linear and simple: esteem, reciprocal respect and friendship that tie us to this agency and to Russia, a country that we have learnt to know in many long years of collaboration. In the beginning it was oil, then came gas. Everyone might not be aware that this great country, of which we speak of today for its enormous wealth of methane, enters the history of ENI through black gold, not blue oil. We went to Russia at the time when the USSR extended from the Moldavian Carpathians to the perennial glaciers of Chukotka, from the Siberian taiga to the rocks of Tajikistan. And we went there because of yet another fortunate intuition by Enrico Mattei, who in 1958 signed an oil supply agreement – it was a kind of crude oil called ‘Ural’ that had a high yield for petrochemical activities – thus opening the western markets to the Soviet Union’s crude oil. At that time we exchanged a million tonnes of Soviet crude with ten thousand tonnes of rubber produced in Ravenna’s Anic plant. A true forerunner, Mattei, as has been said many times before, who – possibly stepping on many people’s toes – set the foundations for relations that have tirelessly strengthened until today. In 1960 Mattei signed an agreement with the Russian Foreign Trade Minister, Potolicev, for the supply of 12 million tonnes of crude oil. Not a small operation when considering that in the same period ENI oil-fields in Iran supplied 2 million tonnes a year, and those in Egypt just 1 million. Then came gas, it was 1969 when the first contract for the supply of 6 billion cubic metres a year was signed. Many things have changed since then, the Soviet empire has disappeared, many walls have crumbled, both material and immaterial, globalisation has made markets extremely competitive and the energy needs of companies have grown enormously. However we never lost touch with Russia, we have always continued to work together and never, in more than 50 years, did Puskin and Pasternak’s country fall short of its commitments. However, all friendships must be fuelled in order to strengthen ancient bonds. This is what we did with the strategic agreement signed last November with Gazprom, to accomplish joint midstream and downstream gas projects,

A

Amici o nemici

COOPERAZIONE ITALO-RUSSA. Da sinistra, Paolo Scaroni, amministratore delegato Eni, Pier Luigi Bersani, ministro dello Sviluppo Economico, Viktor Khristenko, ministro dell’Energia russo e Alexander Medvedev, vice presidente di Gazprom. ITALIAN-RUSSIA COOPERATION. From left, Paolo Scaroni, Eni’s CEO, Pier Luigi Bersani, Italian Minister for Economic Development, Viktor Khristenko, Minister of Industry and Energy of the Russia Federation, and Alexander Medvedev, Gazprom’s Deputy Chairman.

Un rapporto di lunga data fondato su interessi comuni e stima reciproca. La storica amicizia tra Eni e Gazprom è stata rinvigorita grazie all’accordo strategico dello scorso novembre e il recente progetto di collaborazione per la costruzione del gasdotto South Stream. di PAOLO SCARONI

2

Eni’s Way

N ANTICO FILOSOFO GRECO ERA SOLITO rivolgersi ai suoi discepoli dicendo “Amici miei, non esistono amici!”. Ma i pensatori, si sa, sono attratti dai paradossi dove sono convinti si nasconda a volte la verità. Nel caso del cinquantennale rapporto tra Eni e Gazprom, le cose però non stanno così. Il nostro legame è più lineare e semplice: stima, rispetto reciproco e vincoli di amicizia ci legano a questa azienda e alla Russia, un paese che abbiamo imparato a conoscere in tanti lunghi anni di collaborazione.

U

Eni’s Way

3


EDITORIALE - EDITORIAL All’inizio fu il petrolio, poi venne il gas. Forse non a tutti è noto che questo grande paese, di cui oggi parliamo per le enormi ricchezze di metano, entra nella storia di Eni per via dell’oro nero, e non per quello blu. In Russia ci andammo al tempo in cui l’URSS si estendeva dai Carpazi moldavi ai ghiacciai perenni della Chukotka, dalla taiga siberiana alle aspre rocce del Tagikistan. E ci andammo per un’altra felice intuizione di Enrico Mattei che nel 1958 firmò un accordo di fornitura di petrolio – si trattava di un tipo di greggio chiamato “Ural” che aveva grandi rese per le lavorazioni petrolchimiche – aprendo così i mercati occidentali al greggio dell’Unione Sovietica. A quel tempo scambiavamo un milione di tonnellate di greggio sovietico con dieci mila tonnellate di gomma prodotta nello stabilimento Anic di Ravenna. Un vero precursore Mattei, come si è detto tante volte, che – forse anche col fastidio di molti – pose le basi di un rapporto che si è instancabilmente rafforzato fino ad oggi. Nel 1960 Mattei siglò con il Ministro per il Commercio estero russo, Potolicev, un accordo di fornitura per 12 milioni di tonnellate di greggio. Un’operazione di non poco conto se si pensa che nello stesso periodo i giacimenti Eni in Iran fornivano due milioni di tonnellate all’anno, quelli in Egitto un milione. Poi arrivò il gas, era il 1969 quando venne siglato il primo contratto per la fornitura di 6 miliardi di metri cubi all’anno. Da allora molto è cambiato, l’impero sovietico è scomparso, molti muri sono crollati, muri materiali e immateriali, la globalizzazione ha reso i mercati estremamente competitivi e i fabbisogni energivori delle società avanzate sono cresciuti enormemente. Noi però non abbiamo mai perso contatto con la Russia, abbiamo continuato a lavorare insieme e mai in più di cinquanta anni il paese di Puskin e di Pasternak ha mancato ai suoi impegni commerciali. Tuttavia, le amicizie vanno alimentate per continuare a rafforzare vincoli antichi. È quello che abbiamo fatto con l’accordo strategico siglato lo scorso novembre con Gazprom, per realizzare progetti comuni nel midstream e downstream del gas, nell’upstream e nella cooperazione tecnologica. Un’alleanza strategica resa possibile dal rapporto unico tra Eni e Gazprom e che si proietta per i prossimi trent’anni, costituendo un passo molto importante per la sicurezza dell’approvvigionamento energetico del nostro paese. L’alleanza strategica che abbiamo stretto con Gazprom ha già portato degli interessanti sviluppi. In quest’ottica va inquadrata l’asta con la quale ci siamo aggiudicati alcuni importanti asset di Yukos. L’accordo prevede che Eni estragga gas e condensati dai giacimenti della regione artica di Yamal Nenets, l’area che produce le maggiori quantità di gas al mondo. Dopo l’esercizio dei diritti di acquisto di Gazprom, Eni avrà risorse per 1,5 miliardi di barili di petrolio equivalente. Alla fine nel 2015 conteremo 150 mila barili al giorno in più rispetto a quelli già previsti nel piano di sviluppo e l’azienda potrà superare, agevolmente, la quota di due milioni di barili di produzione complessiva giornaliera. Le risorse diventeranno riserve che saranno iscritte a bilancio, un aspetto da non sottovalutare in una fase dove il “rimpiazzo” delle riserve è un fattore di criticità per l’intera industria petrolifera. Insomma, un ottimo risultato che Eni ha saputo conseguire non solo grazie alle sue riconosciute competenze, ma

4

anche grazie a quel prezioso PASSATO E PRESENTE. 1960, la firma dell’accordo vincolo di stima e collaboraenergetico tra Italia e Urss. zione che da sempre ci lega a 2007, un momento della firma del Memorandum d’Intesa Gazprom. tra Eni e Gazprom Eni e Gazprom stanno anche per la realizzazione collaborando su un altro imdel gasdotto South Stream. portante progetto: si chiama PAST AND PRESENT. 1960, South Stream, un sistema di signing of the energy gasdotti che porteranno il gas agreement between Italy and the USSR. 2007, a moment dalla Russia all’Italia passanduring the signing do per il Mar Nero. Questa inof the Memorandum of tesa nel midstream del gas Understanding between Eni and Gazprom for the consentirà a Eni di valorizzaconstruction of the South re ulteriormente le recenti acStream gas pipeline. quisizioni degli asset di Arctic Gas e Urengoil e rappresenta un ulteriore passo nell’implementazione dell’accordo strategico tra Eni e Gazprom. In futuro, il rapporto con la Russia diventerà sempre più importante per la sicurezza energetica europea. Pensate che già oggi Gazprom fornisce il 100% del gas importato in Lituania, Finlandia e Slovacchia, l’80% del gas per l’Ungheria, il 50% del gas importato in Germania ed il 30% di quello in Francia. Se a questo sommiamo il fatto che i consumi di gas in Europa continueranno a crescere, stimolati dalla necessità di rispettare gli obiettivi di Kyoto – che significa, a grandi linee, meno carbone e più gas – possiamo capire come lo stringere solidi legami con la Russia sia uno dei tasselli chiave per la strategia politico-economica dell’Europa. La politica estera di ciascun paese, dunque, dovrebbe essere volta alla creazione di legami solidi con la Russia che, a sua volta, ha bisogno di avvicinarsi all’Europa. Attraverso l’Europa, infatti, la Russia vuole ottenere stabilità politica, monetizzare le sue immense risorse naturali e proseguire verso la modernizzazione del paese. Nella collaborazione, insomma, Russia ed Europa hanno tutto da guadagnare e niente da perdere. Ed è in questo spirito di reciproche opportunità che noi intendiamo sviluppare e rafforzare il nostro rapporto con la Russia. Amici miei, con buona pace di spiriti speculativi e liberi pensatori, gli amici esistono. ■

Eni’s Way

upstream in technological cooperation. A strategic alliance made possible by the unique relationship that Eni and Gazprom share that looks for ward to the next 30 years, taking a ver y impor tant step for the supply security of our countr y. The strategic alliance that we have formed with Gazprom has already led to important developments. An example is the auction in which we secured significant assets of Yukos. Under the deal, Eni will extract gas and condensates from fields in the Artic region of Yamal Nenets, that is the area of the world where the largest amounts of gas are produced. After exerting our put options towards Gazprom, Eni’s resources will amount to 1.5 billion barrels of oil equivalent. In 2015, we will have 150,000 barrels a day more than the amount originally estimated in the development plan and the company will be able to produce over 2 million barrels a day. The resources will become stocks to be recorded in our financial statements, which can’t be underestimated at a time when “replacing” stocks is a critical factor for the whole oil industry. In other words, this is a remarkable result that Eni managed to achieve thanks to both its recognized skills and our long-lasting and valuable ties of respect and cooperation with Gazprom.

Eni’s Way

Eni and Gazprom are also cooperating on another important project: its name is South Stream and consists of a series of gas pipelines which will transport gas from Russia to Italy via the Black Sea. This gas midstream agreement will allow Eni to make the best of its recently purchased assets of Arctic Gas and Urengoil and represents a further step forward towards the implementation of the strategic deal between Eni and Gazprom. In the future, our relations with Russia will become increasingly impor tant for Europe’s energy security. Today, Gazprom accounts for 100% of the gas impor ts of countries like Lithuania, Finland and Slovakia, 80% of the gas impor ts of Hungar y, 50% of the impor ts of Germany and 30% of those of France. If we add that gas consumptions in Europe will continue to grow, boosted as they are by the need to comply with the Kyoto goals, which can be summarized by the ‘less coal, more gas’ slogan, we can understand how impor tant establishing good and long-lasting relations with Russia is for Europe’s political and economic strategy. Therefore, each countr y should devote its foreign policy effor ts to the establishment of such ties with Russia that, in turn, needs to move closer to Europe. Indeed, through Europe, Russia aims to achieve political stabilization, conver t its huge natural resources into cash and move for ward in its process of modernization. In other words, in this cooperation, Russia and Europe ahs everything to gain and nothing to lose. In this spirit of mutual opportunities, we want to develop and strengthen our relations with Russia. My friends, although speculative spirits and freethinkers may disagree on that, we can conclude that friends do exist. ■

5


FOCUS O SCAMBIO COMMERCIALE FRA ITALIA E RUSSIA ha raggiunto nel 2006 i 20 miliardi di euro attestandosi al terzo posto per volumi, dopo Germania e Cina. Il vertice di Bari dello scorso marzo ha posto le basi per nuovi e più intensi sviluppi. A che punto siamo e quali sono le prospettive a medio e lungo termine? Nel corso degli ultimi anni le relazioni fra l’Italia e la Russia hanno conosciuto una fase di sviluppo molto intenso. Ciò ha permesso non solo un approfondimento dei rapporti fra i due paesi ma anche la realizzazione di progetti comuni in molteplici settori che spaziano dall’ambito economico a quello culturale e sociale. L’interscambio è ormai dell’ordine dei 21 miliardi di euro, con un tasso di crescita del 19,2%. Un numero sempre maggiore di imprese italiane lavora in Russia, spesso in collaborazione con interlocutori economici locali. Nel settore energetico le interrelazioni sono così profonde e ramificate che si può parlare di un rapporto di vera e propria interdipendenza, reciprocamente vantaggiosa. Una realtà consolidata di cui ho avuto ulteriore conferma in occasione della recente visita in Italia del Primo Vice Ministro russo Medvedev. Si è instaurato un calendario di appuntamenti annuali, al più alto livello politico, tra i quali il Consiglio italo-russo di Cooperazione Economica, tenutosi a Mosca lo scorso dicembre, ed il Vertice italo-russo, che quest’anno si è svolto a Bari il 14 marzo, preceduto dalla visita a Roma del Presidente Putin. In occasione del Vertice di Bari sono stati firmati importanti accordi nel campo della cooperazione economica, sociale e culturale. Sono state inoltre concluse alcune intese bilaterali tra imprese e banche italiane e russe. Il rafforzamento della collaborazione economica con la Russia, comunque, potrà investire anche altri settori, contribuendo a riequilibrare la forte esposizione italiana nel settore energetico. La cooperazione tra i due paesi è facilitata dal fatto che la Federazione Russa è un partner economico con grande potenzialità, la cui economia cresce a tassi molto rilevanti: +6,7% nel 2006, sfiorando l’8% nel primo trimestre di quest’anno, tanto che la Banca Mondiale prevede che la crescita economica nell’intero 2007 possa superare il 7%.

L

Il mercato unico dell’energia nel futuro dell’Europa Promuovere una politica di collaborazione a tutto campo tra paesi consumatori e paesi produttori, come il recente sviluppo dei rapporti tra Italia e Russia. Creare in Europa un mercato integrato dell’energia. Contenere le emissioni di gas serra anche attraverso l’efficienza energetica. Questi i principali temi affrontati nel colloquio con Massimo D’Alema, ministro degli Affari Esteri. di MARCO OLIVETTI

6

Eni’s Way

La parte del leone, durante quel vertice, l’ha avuta sicuramente la collaborazione sul fronte dell’energia. Il recente accordo strategico tra Eni e Gazprom non solo ha permesso al nostro paese di garantirsi una maggiore sicurezza nel campo dell’approvvigionamento, ma ha aperto la porta a un processo di interscambio che può risultare un volano per il know how tecnologico italiano nel processo di industrializzazione della Russia. Qual è il suo parere e quali sono i settori economico-industriali italiani maggiormente coinvolti? Dalla Russia provengono circa il 30% dei nostri approvvigionamenti di gas e il 27% del petrolio. È del tutto evidente che noi dobbiamo poter contare sulla continuità e sulla stabilità di queste forniture strategiche. Da questo punto di vista, sono convinto che la Russia sia un partner affidabile. Vorrei sottolineare che le intese del novembre 2006 tra Eni e Gazprom e le acquisizioni di “asset” della Yukos da parte del Consorzio Eni-Enel nell’aprile 2007 di que-

Eni’s Way

THE UNIFIED ENERGY MARKET IN THE FUTURE OF EUROPE Promoting all around political cooperation among consumer and producer countries, like the recent development of Italian and Russian relations. Creating an integrated energy market in Europe. Limiting greenhouse gas emissions also through energy efficiency. These are the main topics in the interview with Massimo D’Alema, minister of Foreign Affairs. by MARCO OLIVETTI N 2006 TRADE BETWEEN ITALY AND RUSSIA WAS WORTH 20 billion euros, taking the third place in volume after Germany and China. The summit in Bari in March was the basis for new and more intense developments. Where we and what should we expect in the medium- and long term? In recent years relations between Italy and Russia have seen a very intense development. This not only deepened our relations but also allowed us to realize shared projects in many fields, from economic to cultural and social. By now we are trading for around 21 billion euros, with a 19.2pct growth. A growing number of Italian enterprises works in Russia, often in collaboration with local economic interlocutors. In the energy sector relations are so deep and widespread that one can speak of real interdependence, to the advantage of both

I

PARTNER ECONOMICI. A fronte, vertice italo-russo di Bari. Il ministro degli Esteri italiano Massimo D’Alema con il ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov. Sullo sfondo, il presidente Vladimir Putin e il presidente del Consiglio italiano Romano Prodi. ECONOMIC PARTNERS. Besides, the Italian-Russian summit in Bari. Italy’s Foreign Minister Massimo D’Alema and Russia’s Foreign Minister Sergey Lavrov. In the background, President Vladimir Putin and Italian Premier Romano Prodi.

7


FARNESINA. La sede del Ministero degli Affari Esteri a Roma. Negli interscambi economici mondiali, quello fra Italia e Russia si colloca al terzo posto, dopo Germania e Cina: il volume è dell’ordine dei 21 miliardi di euro, con un tasso di crescita del 19,2%. THE FARNESINA. The headquarters of the Italian Foreign Affairs Ministry in Rome. Russia is Italy’s third largest foreign trade partner, after Germany and China: Russian-Italian trade amounts to some 21 billion euros a year, with a 19.2 pct growth rate.

st’anno e delle azioni della Centrale elettrica OGK-5 da parte dell’Enel a giugno, e il recentissimo accordo per il gasdotto South Stream, hanno un carattere fortemente innovativo, perché rappresentano vere e proprie relazioni di partenariato e non solo commerciali. Naturalmente ci auguriamo un incremento anche degli investimenti russi in Italia. C’è poi un interesse di aziende italiane a partecipare allo sviluppo delle infrastrutture energetiche russe in programmazione, sempre in condizioni di simmetria e reciprocità. L’accordo tra Eni e Gazprom non solo soddisfa la nostra esigenza di stabilità e sicurezza delle forniture energetiche, ma apre nuovi orizzonti alla collaborazione industriale bilaterale più in generale. Il settore che più direttamente potrà trarre beneficio da questi sviluppi è quello della protezione ambientale, strettamente connesso a quello energetico, in cui l’Italia vanta una notevole esperienza. Noi siamo in grado di dare un valido sostegno al programma russo di efficienza energetica e di contenimento delle emissioni inquinanti. In Italia, da anni, manca un piano energetico nazionale. In uno scenario geopolitico in grande mutazione e con paesi come Russia, Cina e India che diventano nuovi protagonisti nell’economia mondiale, forse sarebbe il caso di porre le basi per sviluppare in tempi brevi un piano energetico europeo. Qual è il suo parere e quali sono le difficoltà maggiori? L’esigenza prioritaria del nostro paese, effettivamente, è quella di lavorare affinché si dia sostanza a una politica energetica autenticamente europea, imperniata sulla creazione di un mercato interno integrato dell’energia, naturalmente nel rispetto della concorrenza, e perseguendo l’obiettivo della stabilità dei prezzi e dell’affidabilità delle forniture. Nel quadro di tale politica europea dell’energia, ogni paese potrà, evidentemente, scegliere il mix energe-

8

tico più consono alle proprie esigenze economiche e politiche. Un presupposto essenziale per realizzare questo obiettivo è lo sviluppo di infrastrutture di interconnessione e stoccaggio moderne e affidabili, sia dal punto di vista tecnologico sia da quello normativo. Ma soprattutto occorre lavorare per creare una politica estera comune energetica, come da tempo sollecita la Commissione Europea. Tale politica dovrebbe avere, come obiettivo prioritario, quello di incoraggiare lo sviluppo di rapporti avanzati con i maggiori paesi fornitori, che vadano al di là dello schema commerciale acquirente-venditore, promuovendo la crescita di partenariati internazionali multidisciplinari.

parties. This was confirmed during the recent visit of the Russian vice premier, Medvedev, to Italy. A calendar has been established for annual encounters at the highest political level, including the ItalianRussian Council of Economyc Cooperation, which was held in Moscow last December, and the Italian-Russian Summit, this year in Bari on March 14, preceded by President Putin visiting Rome. Important agreements were signed on the occasion of the Bari Summit in the field of economic, social and cultural cooperation. Some deals were closed between Italian and Russian banks and companies as well. The strengthened economic collaboration with Russia could include other sectors too, contributing to rebalancing the strong Italian exposure in the energy sector. Cooperation between the two countries is facilitated by the fact that the Russian Federation is an economic partner with huge potential, its economy is growing rapidly: +6.7pct in 2006, almost 8pct in the first quarter of this year, the World Bank expects that economic growth in 2007 will be higher than 7pct.

Rimanendo su questo argomento occorre sottolineare che il nostro paese paga un prezzo molto alto per la sua dipendenza nel campo dell’energia. Un piano energetico europeo con delle linee strategiche lungimiranti e chiare può, da un lato attenuare, se non annullare, la “bolla speculativa” che sovrasta il mercato del petrolio e del gas, dall’altra evitare che i particolarismi e i “campanilismi” sempre presenti paralizzino qualsiasi iniziativa innovatrice in quest’ambito. Eni, dal canto suo, ha una strategia “europeista” di alleanze che forse andrebbe sostenuta per far nascere un vero e proprio “polo europeo” dell’energia. Qual è la sua opinione a riguardo? È evidente che si manifestino con una certa ricorrenza fenomeni speculativi. Le cause sono molteplici. Tra queste menzionerei l’insufficienza di infrastrutture di trasporto, raffinazione e stoccaggio e una certa inerzia che rallenta la capacità di investire in attività di esplorazione e sfruttamento di nuovi giacimenti. I capitali necessari ci sono ma manca spesso la volontà di utilizzarli in settori i cui benefici economici si avranno solo a medio-lungo termine. Il compito dei governi e delle istituzioni europee è anche quello di favorire, con misure fiscali e regola-

During the summit, energy collaboration was by far the most important topic. The recent strategic agreement between Eni and Gazprom not only gave our country more guarantees in the security of energy supply but also might have opened Russian doors for Italian technological know-how in the industrialising of the country. What is your opinion and which are the Italian economic-industrial sectors that are most involved? We receive about 30pct of our gas and 27pct of our oil from Russia. It is clear that we must be able to count on the continuity and stability of this strategic supply. From this point of view, I am convinced that Russia is a trustworthy partner. I would like to stress that the November 2006 agreements between Eni and Gazprom and the acquisition of Yukos assets by the Eni-ENEL consortium in April 2007 and of shares in the OGK-5 Power Plant by ENEL in June, and the very recent deal on the South Stream gas pipeline, are very innovative, because they represent true partnership relations, not only commercial. Of course we hope Russia will invest more in Italy. Italian companies are interested in participating in the development of programmed Russian energy infrastructures, in an equal relation. The agreement between

Eni’s Way

Eni’s Way

Eni and Gazprom not only satisfies our need for stability and security of energy supply, but also opens new horizons for bilateral industrial collaboration more in general. The sector that could take advantage of these developments most directly is environmental protection, closely linked to energy, in which Italy has much experience. We are able to give a valid support to the Russian program for energy efficiency and the limitation of polluting emissions. Italy, hasn’t had a national energy plan for years. In a scenario of big geopolitical changes and with countries like Russia, China and India which are becoming the new protagonists of the global economy, it might be the case to develop a European energy plan in a short matter of time. What is your opinion on this and which are the major problems? Our priority is to work on an authentic European energy policy, based on the creation of an integrated energy market, of course respecting competition, with the objective of price stabilisation and security of supply. In the context of such European energy policy, each country will be able to pick the energy mix most adapted to its economic and political requirements. An essential assumption to realise this objective is the development of modern and reliable infrastructures for interconnections and storage, both from a technological and a regulative point of view. But above all we must create shared foreign policies on energy, as the European Commission has urged for a long time. Such policies should have the encouragement of the development of advanced relations with the major supplying countries as main objective, relations that go beyond the commercial buyer-seller relation, promoting the growth of multi-disciplinary international partnerships. On the same topic it must be stressed that our country pays a very high price for its energy dependence. A European energy plan with clear and long-term strategic lines could soften, not cancel out, the “speculation bubble” that dominates oil and gas market, and avoid that jealousies and “petty rivalries” that are always present paralyse any innovative initiative in this context. Eni, from its side, has a pro-Europe alliance strategy that possibly should be supported to create a real European energy hub. What is your opinion on this? It is clear that certain phenomena of speculation turn up with a certain frequency. There are several reasons for that. I would like to mention the insufficiency of transport, refining and storing infrastructure and a certain degree of idleness which ends up reducing our actual capacity to invest in field exploration and exploitation activities. The capitals needed are there to be used, but we often lack the willingness to use them in sectors in which economic returns are likely to become apparent only in the medium and long term. The European governments and institutions should promote the most suitable conditions to make such investments, which can be achieved through effective fiscal and regulatory measures. Companies are calling for more guarantees on long-term obligations and incentives, which is a fully legitimate request. Eni’s policy of alliances is moving in this direction and represents an effective tool, partly because it takes into account Europe’s 500 million consumers and, at the same time, aims to encourage the development of an actual hub of demand for energy-related services and

9


te riduzione degli sprechi non sarebbe un’ottima piattaforma politica da promuovere? Da tempo si lavora e siamo impegnati in ambito europeo in un piano d’azione sull’efficienza energetica. L’Europa, ponendosi all’avanguardia nel mondo, ha assunto impegni vincolanti di riduzione di emissioni, di risparmio energetico e di adozione di fonti rinnovabili. Oggi l’Europa, dopo il Consiglio Europeo di questa primavera, è in prima linea nella lotta ai cambiamenti climatici. L’efficienza energetica rappresenta, inoltre, uno dei pilastri fondamentali delle decisioni prese al vertice G8 di Heiligendamm per combattere i cambiamenti climatici e nel contempo rafforzare la sicurezza energetica. Siamo chiamati, da una parte a cambiamenti nello stile di vita, dall’altra a sviluppare tecnologie e metodologie che, riducendo i consumi, portino all’abbattimento delle emissioni di gas serra. Lo sviluppo sostenibile oggi si gioca su una difficile equazione, e cioè contenere le emissioni senza che ciò abbia conseguenze sulla crescita. Si può e si deve fare.

mentari, condizioni adatte per tali investimenti. Le imprese chiedono giustamente di essere messe in condizione di poter avere certezze sugli incentivi e sui vincoli a lungo termine. La politica di alleanze di Eni va in questa direzione e rappresenta uno strumento utile anche perché tiene conto non solo dei 500 milioni di consumatori europei ma punta a incoraggiare un vero e proprio “polo” di domanda di beni e servizi energetici. Si tratta di un salto di qualità, che è sempre più necessario ed urgente, anche alla luce dell’esigenza di razionalizzare l’uso dell’energia e incoraggiare comportamenti più coerenti con il rispetto dell’ambiente. Oggi tutti i leader politici mondiali sono concordi, almeno a parole, sul fatto che l’emergenza climatica e la riduzione delle emissioni siano priorità non più rinviabili nell’agenda politica internazionale. In quest’ottica i paesi industrializzati hanno una vera e propria miniera da sfruttare che si chiama “risparmio energetico”. Un cambiamento radicale dello stile di vita e dei comportamenti individuali dei paesi industrializzati con una for-

10

Un’ultima domanda. Eni fin dai tempi del suo fondatore Enrico Mattei si è sempre distinta rispetto alle altre multinazionali del petrolio per il suo atteggiamento favorevole a un dialogo di reciprocità con i paesi produttori. D’altra parte, storicamente, il controllo delle risorse energetiche ha sempre comportato conflittualità e impatti geopolitici a volte devastanti nelle aree interessate. A suo parere, oggi, si possono tentare approcci “diversi” coinvolgendo non solo i Governi e le aziende ma anche Organizzazioni Internazionali e Associazioni Umanitarie nella ricerca di un terreno condiviso e maggiormente equilibrato? O è solo utopia? Come ho già detto prima, è diventato ormai urgente incoraggiare la trasformazione del tipico rapporto di natura commerciale tra paesi consumatori e paesi produttori in una collaborazione a tutto campo. Non sono, tra l’altro, pochi i paesi esportatori di idrocarburi che ci esprimono con crescente preoccupazione il desiderio di poter far evolvere l’economia da una struttura sostanzialmente “monoprodotto” a una più diversificata, economicamente più sana e anche più prudente, se considerata in un’ottica strategica a lungo termine. Si tratta di un obiettivo complesso e l’apporto di idee e di progetti dalle organizzazioni internazionali e dalle ONG mi sembra rilevante. Eni ha svolto un’attività pioneristica in tal senso sin dagli anni Cinquanta. La sua reputazione internazionale ne ha beneficiato enormemente. Credo che su questa esperienza e su questa importante tradizione si possa costruire per articolare una nuova politica di partenariato tra paesi consumatori e paesi produttori e altri attori economici, sociali, umanitari e ambientali che oggi operano sulla scena internazionale. ■

Eni’s Way

SVILUPPO SOSTENIBILE. Cina e India stanno diventando nuovi protagonisti dell’economia mondiale. La sfida per tutti è contenere le emissioni inquinanti dei consumi d’energia, senza conseguenze sulla crescita dei singoli paesi. L’Europa, secondo D’Alema, è in prima linea nella lotta al cambiamento climatico, con le decisioni prese al recente vertice G8 in Germania. A destra, Shanghai. A sinistra, sede della società Yukos a Mosca. SUSTAINABLE DEVELOPMENT. China and India are emerging as new players in the world economy. The challenge to everyone is to contain polluting emissions from energy consumption, without affecting the growth of individual countries. Europe, D’Alema says, stands in the forefront of the struggle against climate change following the decisions taken at the recent G8 summit in Germany. Right, Shanghai. Left, the headquarters of the company Yukos in Moscow.

goods. That represents a remarkable change for the better, which is becoming increasingly important also in view of the need to rationalize energy consumption and encourage behaviours which are more consistent with our environmental protection policies. Today, all of the world’s political leaders agree, at least in words, that the climate change emergency and the reduction of polluting emissions are priorities which can no longer be put off in the international political agenda. In this context, industrialized countries can rely on a remarkable resource which is called “energy saving”. Could a radical change in the individual lifestyles and behaviours of industrialized countries, with a significant reduction of waste, represent an excellent political platform to promote? In Europe, we have since long been committed to a plan of action on energy saving. Europe is now playing a leading role worldwide having made binding pledges to reducing its polluting emissions, saving energy and adopting renewable energy sources. Since last spring’s EU Council, Europe has been at the forefront of the fight on climate change. Moreover, energy efficiency represents one of the basic pillars of the decisions made at the G8 meeting in Heiligendamm to deal with climate change while increasing energy security. On the one hand, we must change our lifestyles and, on the other, we should develop technologies and methodologies that, reducing energy consumption, will enable us to reduce greenhouse gas emissions. Today, sustainable development is possible only if we manage to curb emissions without affecting our growth. That can and must be achieved. We’ve come to the last question. Since the time of its founder Enrico Mattei, Eni has always stood out, among oil multinationals, for its favourable position towards a dialogue with the producing countries. On the other hand, the control of energy resources has often caused conflicts and major, sometimes devastating geopolitical tensions in the areas concerned. Do you think that “alternative” approaches are possible today involving not just the governments and the companies, but also International Organizations and

Eni’s Way

Humanitarian Associations in the search for a more balanced common ground? Or is that a mere utopia? As I said before, it has become increasingly important to promote a change of essentially business-based relations between producing and consuming countries into a comprehensive cooperation. Moreover, a number of hydrocarbons-exporting countries have frequently expressed their wish to turn their own economy from a substantially “single-product” economy to a more diversified, financially healthier and even more cautious economy, if it is looked at from a strategic, long-term perspective. It is a challenging objective and I think that international organizations and NGOs are making important contributions in terms of both ideas and projects. Eni has played a pioneering role in this regard since the 1950’s and its international reputation has significantly benefited from that. I think that, drawing on this long experience and important tradition, we can develop a new partnership between producing and consuming countries involving also other economic, social, humanitarian and environmental players which are currently operating on the ■ international scene.

11


IL PERSONAGGIO - PERSONALITY

Energia a tutto campo Guardiamo in tutte le direzioni. Nuove partnership e futuri sbocchi in Cina, Corea, Stati Uniti ed Europa. Nei progetti futuri il rafforzamento e lo sviluppo del settore del gas. La nostra lunga collaborazione con Eni. A colloquio con Alexander Medvedev, vicepresidente di Gazprom. di DOMENICO NEGRINI

Stream, progetto unico nella storia mondiale che a breve raggiungerà la capacità a regime pari a 16 miliardi di metri cubi di gas all’anno. L’Accordo Strategico del novembre scorso racchiude i principi fondamentali di un’ulteriore collaborazione tra le compagnie in tutta la catena di produzione, a cominciare dall’estrazione fino alla commercializzazione del petrolio, gas, energia elettrica, nonché del gas naturale liquefatto. Al momento, sulla base dei contratti in vigore, le forniture del gas in Italia sono previste fino al 2035 e già dall’aprile del 2007 la Gazprom sta effettuando le forniture dirette del gas russo sul mercato italiano, in ottemperanza alle attuali condizioni della liberalizzazione dei mercati del gas in Europa. Il Memorandum di intesa, firmato a giugno, sulla realizzazione del progetto South Stream è stato un altro passo nello sviluppo della collaborazione strategica tra Gazprom ed Eni. Da parte nostra apprezziamo molto i risultati di questa cooperazione pluriennale e contiamo su un approfondimento dei rapporti di partnership e sulla realizzazione di nuovi progetti comuni che prevedono ulteriori sviluppi in diversi settori, dai giacimenti a gas, trasporto, trattamento e commercializzazione del gas naturale e quello liquefatto, alla produzione dell’energia elettrica. Sono sicuro che in futuro la nostra stabile alleanza contribuirà a rafforzare le posizioni delle nostre compagnie sul mercato energetico mondiale, concorrendo, in maniera rilevante, alla sicurezza energetica dell’Europa. Si pensa alla partecipazione di altri partner per il progetto South Stream? In conformità agli accordi tra Gazprom ed Eni, il progetto può essere realizzato da una o più società nei diversi settori del sistema dei gasdotti. A mio avviso, potrebbe essere opportuno costituire una serie di compagnie che, sulla base dei volumi del gas trasportato e dei percorsi del gasdotto, potrebbero operare in linea con specifici regimi legali e fiscali. Le decisioni finali sulla partecipazione nella costruzione del gasdotto saranno prese sulla base dei risultati dei negoziati. Le condizioni per entrare dipenderanno dal tipo di obblighi al finanziamento che verranno assunti dalle compagnie partecipanti e dai relativi diritti alla gestione.

Q

UALI RAGIONI HANNO SPINTO GAZPROM a lanciare il progetto South Stream? L’iniziativa di Gazprom e di Eni per la costruzione di un nuovo sistema di trasporto gas che risponde ai più avanzati requisiti ambientali, tecnici ed economici, rappresenta un contributo importante all’aumento della sicurezza del sistema di approvvigionamento energetico per i paesi europei. La costruzione del gasdotto dalla Russia in Europa, attraverso il mar Nero, con un volume totale a regime trasportato di circa 30 miliardi di metri cubi, garantirà la creazione degli itinerari addizionali di approvvigionamento di energia, consentendo inoltre l’incremento del volume delle forniture del gas naturale in Europa. Inol-

tre, il South Stream ha dei vantaggi evidenti – il progetto ha il gas e il mercato per la sua commercializzazione. Quali vantaggi vede la Gazprom con Eni come partner strategico sia per i progetti di esplorazione e produzione, sia per quelli di trasporto? Da più di trent’anni Gazprom ed Eni portano avanti una collaborazione commerciale e garantiscono le forniture di gas naturale ai consumatori italiani ed europei. Attualmente sulla base degli accordi a lungo termine tra Gazprom ed Eni vengono forniti più di 22 miliardi di metri cubi all’anno. Inoltre, nell’ambito dell’alleanza strategica delle nostre compagnie, è stato realizzato il gasdotto Blue

La capitalizzazione della Gazprom è aumentata di 3,5 volte nell’arco di cinque anni. Questo le ha permesso di assurgere all’Olimpo delle compagnie petrolifere più grandi del mondo. Quali saranno i programmi di sviluppo? L’obiettivo strategico della Gazprom è quello di diventare una compagnia energetica globale, un leader mondiale. I principi fondamentali delle nostre strategie sono: diversificazione del core business – gas, petrolio, energia elettrica, carbone – e il rafforzamento dell’integrazione verticale. La Gazprom esporta il gas in 32 paesi, incluse le ex-repubbliche dell’Unione Sovietica; da questo punto di vista la volontà è quella di continuare a consolidare le nostre posizioni sui mercati internazionali. Nel 2006 sono stati prolungati i contratti per le forniture del gas in Francia, Italia, Germania, Bulgaria, Austria; si sta lavorando per la costruzione del gasdotto North Stream, che permetterà di au-

Eni’s Way

100 PERCENT ENERGY We are looking in all directions. New partnerships and future opportunities in China, Korea, the United States and Europe. Our future projects include the strengthening and development of the natural gas sector. Our long partnership with Eni. An interview with Alexander Medvedev, Deputy Chairman of Gazprom. by DOMENICO NEGRINI HICH ARE THE REASONS THAT LED GAZPROM TO launch the South Strema project? The initiative by Gazprom and Eni to build a new transport system for natural gas capable of meeting the most advanced environmental, technical and economic requirements, represents a major contribution to boost security in the European energy supply system. The creation of this gas pipeline from Russia to Europe through the Black Sea with a total volume of 30 billion cubic meters a year at full capacity will guarantee the development of additional energy supply routes and allow expanding the volume of natural gas supplies to Europe. South Stream has also some self-evident advantages – this project has the natural gas and the market to sell it.

W

What advantages does Gazprom see in Eni as a strategic partner for exploration and production projects, as well as transportation projects? Gazprom and Eni have been carrying on their commercial cooperation and have guaranteed natural gas supply to Italian and European consumers for more than thirty years. Currently, on the basis of long-term agreements between Gazprom and Eni more than 22 billion cubic meters are supplied every year. The strategic alliance between our companies also led to the creation of the Blue Stream gas pipeline, a unique project in world history that will soon reach a throughput capacity of 16 billion cubic meters of natural gas per year. The Strategic Agreement we reached in November comprises the fundamental principles to expand the cooperation between our companies throughout the production chain, starting from extraction to the commercialisation of oil, natural gas, electric power as well as liquefied natural gas. According to current contracts, natural gas will be supplied to Italy until 2035and since April 2007 Gazprom has been directly supplying Russian gas to the Italian market, in accordance with the current state of liberalisation in the European gas markets. The Memorandum of Understanding signed in June regarding the South Stream project was another step for ward in the development of the strategic par tnership between Gazprom and Eni. On our par t, we greatly appreciate the results of this cooperation of many years. We count on widening our par tnership relations and under taking new joint projects envisaging fur ther developments in several sectors such as natural gas deposits and the transpor tation, treatment and marketing

13


IL PERSONAGGIO - PERSONALITY mentare notevolmente la sicurezza e la flessibilità delle forniture del gas sul mercato europeo. Contemporaneamente è in fase di preparazione il progetto di sviluppo del giacimento Shtokman nell’offshore del Mare di Barents, che diventerà una base mineraria per esportare il gas russo in Europa, attraverso il North Stream. Quello che cerchiamo di fare è allargare la geografia delle attività della Compagnia. Per esempio stiamo pianificando per ottenere forti posizioni sul mercato cinese e coreano con forniture del gas non soltanto fino ai confini di questi paesi, ma partecipando anche in tutta la catena del consumo del gas naturale. La recente entrata nella Sakhalin Energy in qualità di azionista principale è un altro passo importante in questo senso, poiché permetterà di operare attivamente anche sul mercato dei paesi del sud-est asiatico fornendo il GNL a paesi come Giappone o Corea. L’organizzazione della produzione e dell’esportazione del gas naturale liquefatto in Russia ha, senza dubbio, un ruolo importante nella strategia di sviluppo della compagnia ed è in linea con le tendenze moderne dello sviluppo del mercato mondiale del gas. La strategia della Gazprom prevede l’ingresso graduale sul mercato mondiale del GNL. Dal 2004, nell’ambito della realizzazione della prima fase, che prevede l’organizzazione di transazioni spot e operazioni swap GNL, gas via tubo, la Gazprom ha effettuato 10 forniture di gas naturale liquefatto, di cui 3 negli USA, 4 complessive per Corea e Giappone, 3 per Gran Bretagna, Messico e India. Il volume totale delle vendite del GNL è pari a circa 900 milioni di metri cubi. In seguito la Gazprom prevede di esportare il gas naturale liquefatto con propri progetti produttivi. L’idea è di seguire l’esempio dei leader del settore energetico e diventare leader per il livello della capitalizzazione di mercato. Infatti la Gazprom è vicina a raggiungere questo scopo: se valutate Gazprom ed Exxon Mobil calcolando un barile di olio equivalente di riserve della compagnia, è ben chiaro che con i nostri progetti contiamo di aumentare di 10 volte la capitalizzazione sul mercato. Oggi il colosso russo elabora nuovi percorsi di trasporto del gas sia verso l’Oriente (in Cina), sia verso l’Occidente (North Stream), nonché investe attivamente nelle tecnologie del GNL. Qual è la vostra strategia per entrare su questi nuovi mercati e a quali condizioni? Ultimamente la Gazprom sta studiando attivamente le possibilità di diversificare le forniture del gas naturale. A tale proposito, vengono considerati vari progetti di entrate sui mercati dei paesi del sud-est asiatico, nuovi per la Compagnia. Nel marzo 2006 la Gazprom e la CNPC hanno firmato un protocollo per la fornitura del gas russo in Cina. La parte cinese ha dichiarato che il suo fabbisogno ammonterà a 68 miliardi di metri cubi all’anno al 2020; sono comunque in corso trattative commerciali. Il gas naturale russo arriverà in Cina attraverso il “Sistema Unico di Approvvigionamento Gas della Russia”, percorrendo due itinerari: quello occidentale, dalle zone tradizionali di produzione del gas in Russia, e quello orientale, dai giacimenti dell’isola Sakhalin. La priorità sarà data al percorso occidentale, dovuto alla vicinanza dei giacimenti della Siberia Occidentale con

14

una fornitura di 30 miliardi di metri cubi all’anno. Per la realizzazione delle forniture è prevista, nella prima fase, la costruzione del nuovo sistema di trasporto Altai, che collegherà i giacimenti della Siberia Occidentale con la regione autonoma Sintzyan-Uygur, nell’ovest della Cina. In quella zona l’Altai si collegherà al gasdotto cinese “OvestEst”, attraverso il quale il gas raggiungerà Shanghai. Quanto ai progetti sul mercato coreano va sottolineato che le riforme di liberalizzazione in corso in Corea offrono alle compagnie straniere la possibilità di entrare sul mercato. In futuro abbiamo intenzione di intraprendere delle trattative con la compagnia Kogas per la fornitura di 10 miliardi di metri cubi del gas a partire dal 2012. In linea con le tendenze del mercato mondiale del gas, nei piani di Gazprom si prevede di sviluppare in Russia le potenzialità per la produzione e l’esportazione del GNL. Basandosi sulle considerevoli risorse dell’offshore dei mari dell’Artico (prima di tutto, il giacimento Shtokman), è allo studio di fattibilità tecnico-economica la realizzazione di un’infrastruttura che provveda alle forniture dei mercati del Nord America, partecipando a tutta la catena di trattamento, fornitura e commercializzazione del GNL per ottenere il massimo profitto. Nel prossimo futuro intendiamo allargare il commercio spot del GNL, che aiuterà ad acquisire esperienze necessarie e stabilire rapporti d’affari con giocatori leader di questo mercato. Inoltre, si sta valutando la possibilità di operazioni swap tra gas naturale liquefatto e gas via tubo a medio termine. In questo modo aumentando la propria quota sul mercato europeo, abbiamo l’intenzione di operare contemporaneamente su mercati del gas naturale in altre regioni del mondo, operando un controllo che va dalla produzione alla commercializzazione. Tutto questo tenendo fermi i nostri impegni in Europa, rimanendo il fornitore leader del gas per i consumatori europei e sviluppando la collaborazione con le compagnie del sud-est asiatico. Quali sono le strategie della Federazione Russa nella politica energetica? Attualmente l’industria russa dipende da un bilancio energetico, dove il gas è la materia prima più economica rispetto ad altri tipi di fonti. La quota del gas naturale, nella produzione complessiva di energia elettrica in Russia, è ingiustificamente alta: quasi il 50%, mentre la quota del carbone è poco superiore al 10% e questo nonostante la Russia sia il terzo paese del mondo per riserve di carbone. I bassi prezzi del gas hanno causato una dipendenza distorta dei settori industriali russi, in particolare di quello dell’energia elettrica, da questa fonte. Dal novembre 2006 il Governo russo ha deciso di incrementare gradualmente i prezzi del gas e possiamo aspettarci un’ottimizzazione del consumo da parte delle imprese russe. La liberalizzazione del mercato del gas in Russia permetterà di risolvere una serie di problemi importanti. Innanzitutto creare dei rapporti di mercato nel settore energetico, favorire la concorrenza, rendere l’industria del gas più attraente per gli investimenti, favorire lo sviluppo dei produttori di gas indipendenti, intensificare il risparmio dell’energia e aumentare l’efficienza energetica dell’economia russa. Inoltre si potranno ridurre le capacità energetiche della produzione industriale grazie all’imple-

Eni’s Way

of natural gas and liquefied natural gas, and electric power generation. I am confident that in the future our stable alliance will contribute to strengthen our companies’ positions in the world energy market and play a relevant role for Europe’s energy security. Are you thinking of having other partners join the South Stream project? According to the agreement undertaken by Gazprom and Eni, our project can be carried out with one or more companies specialising in the different sectors of the gas pipeline system. In my opinion, it might be a good idea to set up a number of companies which – depending on the volume of the gas conveyed and on the pipeline route – could operate in line with specific legal and fiscal regimes. The final decisions on who will join us in building the pipeline will be made following the outcome of negotiations. Entry conditions will depend on the type of financing obligations undertaken by participating companies and on related operating rights. Gazprom capitalisation has increased by 3.5 times in five years. This allowed it to gain entrance in the Olympus of the world’s largest oil and gas companies. What are its MERCATI. Alexander Medvedev, development programmes? vicepresidente Gazprom’s strategic goal is to Gazprom. become a global energy company, a La società esporta il gas in 32 paesi, incluse world leader. The fundamental le ex-repubbliche principles of our strategies are: dell’Unione Sovietica. diversification of the core business – natural gas, oil, electric power, coal – and the strengthening of vertical integration. Gazprom exports natural gas to 32 countries, including the former republics of the Soviet Union. From this perspective, our goal is to continue to strengthen our position in the international markets. In 2006 we extended our gas supply contracts with France, Italy, Germany, Bulgaria and Austria. We are working on building the Nord Stream gas pipeline that will considerably increase security and flexibility for gas supplies to the European market. At the same time we are preparing a development project for the offshore Shtokman field in the Barents Sea, which will become a mining base for the export of Russian gas to Europe through the North Stream. What we are trying to do is to expand the geography of our company’s activities. For instance, we are planning to achieve strong positions in the Chinese and Korean markets not only by taking gas up to the borders of these countries but also by getting involved in the entire chain of gas consumption. The recent entry into Sakhalin Energy in the role of the main shareholder was another important step in this direction because it will allow us to actively operate also in the South-

Eni’s Way

East Asiatic markets by delivering LNG to countries such as Japan and Korea. The production and expor tation of liquefied natural gas in Russia has no doubt a major role in our company’s development strategy and is in keeping with current development trends of the global gas market. Gazprom’s strategy calls for a gradual entr y into the global LNG market. As part of the implementation of phase 1 through the organisation of spot transactions and LNG-pipeline gas swap operations, since 2004 Gazprom has carried out ten LNG deliveries: three to the US, four to Korea and Japan, three to the UK, Mexico and India. Overall GNL sales have amounted to some 900 million cubic meters. Later on Gazprom plans to liquefied natural gas through production projects of its own. The idea is to follow the example of the majors in the energy sector and become the leading one relating to the level of market capitalisation. Gazprom is not far-away from reaching this objective: if one evaluates Gazprom and Exxon Mobil by calculating the BOE of the companies’ reser ves, it becomes absolutely clear that with our projects we are counting to increase by 10 times our market capitalisation. The Russian giant is currently working on new routes for gas transport both Eastward (to China) and Westward (North Stream). It is also actively investing on LNG technologies. What is your strategy and what are your conditions for entering these markets? In recent times Gazprom has actively studied the opportunity to diversify natural gas deliveries. For this purpose we are considering various alternatives, such as entering the South-East Asiatic markets, which are new for our company. In March 2006 Gazprom and CNPC sealed an agreement for the supply of Russian natural gas to China. Our Chinese counterpart has declared it needs 68 billion cubic meters per year up to 2020. Commercial talks are under way. Russian natural gas will reach China through the ‘Unified Gas Supply System of Russia’, along two routes: the western route, from the traditional areas of gas production in Russia; and the eastern route, from the fields of Sakhalin island. Priority will be given to the western route, due to the proximity of Western Siberia fields with a supply of 30 billion cubic meters per year. In order to provide those supplies we intend – in the first stage – to set up the new Altai transportation system that will connect Western Siberia fields with the Xinjiang-Uygur autonomous region in western China. In that area the Altai system will be connected to the ‘West-East’ Chinese gas pipeline, through which our gas will reach Shanghai. As to MARKETS. Alexander Medvedev, Deputy Chairman of Gazprom. The company exports natural gas to 32 countries, including the former republics of the Soviet Union.

15


IL PERSONAGGIO - PERSONALITY mentazione di tecnologie avanzate, rendere liberi addizionali volumi di gas per i nuovi consumatori e per le produzioni efficaci all’interno del paese e creare condizioni tali per compensare gli investimenti delle compagnie del gas, ottenendo profitti sufficienti per realizzare nuovi progetti. Ancora potrà garantire la trasparenza della formazione dei prezzi del gas, lo sviluppo degli impianti di produzione del carbone e, soprattutto, consoliderà la sicurezza energetica della Russia. Il gas risparmiato potrà essere utilizzato per l’approvvigionamento di gas delle regioni della Russia, ma anche per forniture all’estero. Qual è il ruolo dell’Europa nei vostri programmi? Da oltre quarant’anni la Gazprom, nonostante i cambiamenti politici ed economici degli ultimi anni, continua a fornire il gas ai paesi europei in stretta conformità con gli obblighi contrattuali. L’Europa rimane il mercato estero principale, mentre i volumi delle sue forniture sono in continua crescita: se nel 2005 la Gazprom export ha fornito 147 miliardi di metri cubi di gas a 21 paesi dell’Europa centrale e occidentale, nel 2006 i volumi sono arrivati a 151,1. I ricavi valutari delle esportazioni del gas sono aumentati del 42,5% e hanno raggiunto il valore record – 37,2 miliardi di dollari USA. Secondo valutazioni preliminari, la quota del gas russo nel consumo del gas nell’Europa centrale e occidentale nel 2006 ha raggiunto il 27%, e nella sua importazione – il 35%. Nel 2006 Gazprom ha continuato a sviluppare i rapporti con i clienti tradizionali: prestando particolare attenzione al rispetto degli impegni per le forniture del gas e alla creazione di schemi per migliorarne la sicurezza. Sono stati prolungati i termini dei contratti di fornitura del gas in Francia, Italia, Germania, Austria, Repubblica Ceca e il transito del gas attraverso la Bulgaria. Nell’ambito della strategia Gazprom ha svolto un lavoro importante per l’espansione dell’accesso allo stoccaggio sotterraneo del gas nei paesi europei, attraverso i quali passano i maggiori volumi delle esportazioni russe. Ad esempio, da poco a Salisburgo è stata completata la prima fase del deposito sotterraneo di gas Heidach, costruito da Gazprom, dalla compagnia austriaca RAG e dalla WINGAS, in conformità agli standard ecologici e alle normative di sicurezza più elevati entro due anni – un periodo estremamente breve. Dopo il completamento della costruzione della seconda fase, previsto nel 2011, l’Hei-

16

dach, con un volume di gas attivo pari a 2,4 miliardi di metri cubi, diventerà il secondo deposito più grande dell’Europa centrale, con un investimento di circa 260 milioni di euro. L’ottimizzazione dei flussi del gas in Europa è un altro elemento importante nella strategia delle esportazioni Gazprom. Oltre ai gasdotti già funzionanti, tra cui il Blue Stream e Yamal-Europa, si stanno gettando le basi per la costruzione del gasdotto North Stream, che permetterà di rafforzare notevolmente la sicurezza e la flessibilità delle forniture del gas al mercato europeo. E per questo sono stati firmati importanti accordi con l’E.ON Ruhrgas, Gaz de France, WINGAS, con la danese Dong Energy, nonché con la Gazprom Marketing & Trading. Così tutti i volumi nuovi del gas, che si prevede di trasportare attraverso il North Stream, hanno trovato i mercati di sbocco. Inoltre, come già citato, il Memorandum con Eni per il South Stream, anch’esso destinato al consolidamento della sicurezza energetica dell’Europa e all’ampliamento dei percorsi delle forniture del gas naturale russo. Insieme ai contratti a lungo termine la Gazprom utilizza sempre di più nuove forme commerciali come: transazioni spot e quelle a breve termine, utilizzo di hub. La compagnia tende ad avvicinarsi ai clienti finali del gas in diversi paesi europei. Ad esempio, nell’ambito dei processi di liberalizzazione dei mercati di gas la Gazprom ha ottenuto la possibilità di fornire indipendentemente, dal 2007 ai consumatori finali in Francia e in Italia certi volumi di gas che ammontano a 1,5 miliardi di metri cubi in Francia, e fino a 3 miliardi di metri cubi di gas in l’Italia. La Compagnia continuerà a rafforzare le proprie posizioni sul mercato europeo, a sviluppare le attività in tutti gli elementi della catena di produzione, a cominciare dalla produzione di gas fino alle forniture al cliente finale. Tramite acquisizioni di aziende locali e la costituzione di società miste, la Gazprom intende così raggiungere un livello qualitativamente nuovo di collaborazione con i partner europei. ■

Eni’s Way

our projects in the Korean market, it should be stressed that liberalisation reforms currently underway in Korea will give foreing companies the possibility to gain access to its market. In the future we intend to begin negotiations with the ‘Kogas’ company for the supply of 10 billion cubic meters of natural gas from 2012. In keeping with world gas market trends, Gazprom is planning to develop the potential for the output and export of LNG in Russia. Taking into account the vast offshore resources of the Arctic seas (above all, the Shtokman field), a technicaleconomic feasibility study is currently under way to set up the facilities required to supply the North-American markets being involved in the whole chain to process, supply and market LNG in order to maximise profits. In the near future we are aiming to expand LNG spot trading, which will enable us to gain the necessary skills and develop business relations with the main players in this market. We are also assessing the possibility of mid-term swaps between liquefied natural gas and medium-term pipeline gas. By doing so, we would increase our share in the European market. At the same time we intend to work in the gas markets in other regions of the world by keeping control of operations from output to commercialisation. Meanwhile, our commitment to Europe would remain as solid as ever. We would remain the leading natural gas supplier to European consumers and at the same time we would expand cooperation with South-East Asiatic companies. What are the strategies of the Russian Federation in energy policy? Currently the Russian industry depends on an energy mix in which natural gas is the most economic raw material in comparison to other energy sources. In Russia’s overall output of electric power, the share pertaining to natural gas is unjustifiably high – almost 50 pct, whereas the coal share is slightly above 10 pct despite the fact that Russia has the world’s third largest coal reserves. The low price of natural gas has caused a distorted dependency of Russian industrial sectors, in particolar that of electricity, on this source. In November 2006, the Russian government decided to gradually raise domestic gas prices, and we can expect a consumption optimisation in Russian plants. The deregulation of the gas market in Russia will help to solve a number of important issues. Above all, to start market-style relations in the energy sector, foster competition, making the gas industry more appealing for investments, foster the development of independent gas producers, enhance energy saving and increase energy efficiency in the Russian economy. Besides, it will be possible to make industrial production more energy-efficient by adopting advanced technology, and release larger amounts of gas for new consumers and for efficient plants at home, thus bringing about the conditions to reward investments by gas companies and produce enough profit to carry out new projects. Plus, it will guarantee transparency in gas price fixing, the development of coal production plants, and above all, strengthen energy security in Russia. The saved gas can be used to supply more gas to several Russian regions, but also to supply other nations.

Eni’s Way

What is Europe’s role in your programmes? For over 40 years, Gazprom, despite the political and economic changes that came about over the past few years, has been supplying gas to European countries, strictly complying with contractual obligations. Europe is still our main external market, while the amount of gas supplied is constantly on the rise. In 2005, Gazprom Export supplied 147 bln cubic metres of gas to 21 countries in central and western Europe, and the figure soared to 151.1 bln in 2006. Foregin exchange proceed of gas exports rose by 42.5% to a record 37.2 billion US dollars. Preliminary figures show that the share of Russian gas in central and western Europe reached 27% of the gas consumed and 35% of gas imports in 2006. In 2006, Gazprom kept on developing relations with traditional customers, particularly focusing on fulfilling gas supply commitments and developing standards to enhance security. Gas supply contracts have been extended with France, Italy, Germany, Austria, the Czech Republic, and for the transit of gas through Bulgaria. Following this strategy, Gazprom has carried out major work to expand its access to underground gas storage in European countries, through which most of Russia’s exportation transits. For example, the first stage of the underground gas storage facility at Heidach, Salzburg, was completed recently by Gazprom jointly with Austria’s RAG and WINGAS, in compliance with the highest environmental quality and safety standards, in just two years, a very short time span. Once the second stage is completed by 2011, Heidach, with a capacity to store up to 2.4 bln cubic metres of gas, will become the second largest gas storage facility in central Europe, at a cost of roughly 260 mln euro. The optimization of the gas flow in Europe is another important factor in Gazprom’s export strategy. In addition to the gas pipelines up and running, including Blue Stream and YamalEuropa, the groundwork is underway for the construction of the Nord Stream gas pipeline, which will result in a noteworthy improvement in security and flexibility of gas supplies to the European market. To this end, important agreements were signed with E.ON Ruhrgas, Gaz de France, WINGAS, Denmark’s Dong Energy, and Gazprom Marketing & Trading. In this way all new gas volumes, which are expected to be conveyed by way of the Nord Stream pipeline, have found outlets. Also, as already mentioned, the MoU with Eni for South Stream is also meant to enhance European energy security and expand the routes for Russian natural gas supply. Alongside long-term contracts, Gazprom is increasingly turning to new trading instruments, such as spot and short-term transactions and the use of trading hubs. Our company is striving to get closer to end users of natural gas in a number of European. For example, in the context of gas market deregulation, Gazprom has been able to supply directly – starting in 2007 – a given volume of gas to end users in France and Italy – 1.5 billion cubic metres of gas in France and up to 3 billion cubic metres in Italy. The company will continue to strengthen its position on the European market and to develop its activities across the entire production chain, from gas production to supply to end users. By way of the acquisition of local enterprises and the establishment of joint companies, Gazprom intends to achieve a completely new level of cooperation with its European ■ partners.

17


OSSERVATORIO - OBSERVATORY

La nuova politica europea per la sicurezza energetica Se l’Europa riuscirà a definire una politica energetica unitaria potrà far fronte in modo sostenibile alla crescente domanda di energia e rendere più stabili e fruttuosi i rapporti con i protagonisti internazionali del settore. di ANDRIS PIEBALGS


OSSERVATORIO - OBSERVATORY A NUOVA POLITICA EUROPEA DELL’ENERGIA offre all’Europa la possibilità di mettere a frutto le occasioni che si celano dietro le minacce costituite dai mutamenti climatici e dalla globalizzazione e di realizzare la prospettiva di un’Europa con un’economia energetica fiorente e sostenibile. La nuova politica rappresenta l’inizio di una rivoluzione industriale nel campo dell’energia. Oggi si presenta all’Europa l’opportunità di conquistare un ruolo guida nel mondo in materia di tecnologie energetiche pulite, efficienti e a basso quoziente di emissioni, che alimenteranno la prosperità contribuendo fortemente alla crescita dell’economia e alla creazione di posti di lavoro. Per realizzare tutto questo, occorre agire insieme e senza indugi. Sfide di questo genere non possono essere affrontate singolarmente dagli Stati Membri. Molte di queste sfide – come quella del cambiamento climatico e dell’esplosione della domanda di energia – esigono risposte globali. Grazie alla Nuova Politica Europea dell’Energia, l’Europa può parlare all’unisono. La nuova iniziativa costituisce la più ampia riforma della politica energetica mai intrapresa dall’Unione europea. È articolata in una serie coerente di politiche correlate e concreti piani di azione che concorrono a far sì che l’Europa possa affrontare con successo le sfide globali che l’attendono. Il Piano di Azione della Politica Energetica prevede interventi nei seguenti settori: Mercato Interno, Solidarietà nella Crisi, Efficienza Energetica, Energia Rinnovabile, Ricerca e Tecnologia energetica, Energia Nucleare e Relazioni Esterne della UE per l’Energia.

L

Affrontare insieme le sfide. L’obiettivo principale della UE per le sue relazioni esterne in materia energetica è che l’Europa parli con una sola voce sulla scena internazionale – ciò aiuterà la UE a proteggere meglio i propri interessi, ad affrontare le sfide globali e a produrre cambiamenti concreti. La UE sarà in prima linea nelle azioni intraprese su scala internazionale per ridurre la crescita dei consumi di energia, migliorare l’efficienza energetica, combattere il cambiamento del clima e accelerare il passaggio a un’economia a basse emissioni di anidride carbonica. Ciò comporta la promozione degli scambi dei diritti di emissione, dell’energia rinnovabile – eolica, solare, delle biomasse, idroelettrica e geotermica – e degli idrocarburi puliti. L’Unione intende anche porsi come protagonista nella elaborazione di accordi internazionali – compresi quelli relativi al regime climatico del dopo-Protocollo di Kyoto, all’ampliamento dello scambio dei diritti di emissioni ai partner globali e allo sviluppo di tecnologie per l’energia rinnovabile e l’energia pulita. Creare i corrispondenti dell’energia. La sicurezza dell’approvvigionamento di energia rappresenta un problema comune a tutti gli Stati Membri della UE. Per essere in grado di scongiurare interruzioni negli approvvigionamenti, la UE deve potere essere continuamente aggiornata sulla situazione dell’offerta in tutto il mondo. A questo fine la UE ha creato lo scorso 10 maggio una rete di esperti “corrispondenti dell’energia” che permetterà all’Unione di muoversi tempestivamente quando si pre-

THE NEW EUROPEAN POLICY FOR ENERGY SECURITY If Europe manages to define a common energy policy, it will be able to give a sustainable response to increasing energy demands and establish relations with the international players of the sector. by ANDRIS PIEBALGS HE NEW EUROPEAN ENERGY POLICY OFFERS EUROPE the chance to seize the opportunities behind the threats of climate change and globalisation and achieve the vision of a Europe with a thriving and sustainable energy economy. The new policy represents nothing less than the beginning of a new industrial revolution in energy. Europe has the opportunity to gain world leadership in clean, efficient and low-emission energy technologies that will become a motor for prosperity and a key contributor to growth and jobs. To achieve this vision we need to act jointly and urgently. Challenges cannot be met by individual Member States alone. Many of these challenges – such as climate change and exploding energy demand – require a global response. With the

T

New European Energy Policy, Europe can speak with one voice. The new initiative is the most wide-ranging reform of EU energy policy ever attempted. It is comprised of a coherent set of interlinked policies and concrete action plans which work together to put the EU on track to successfully meet global challenges. The Energy Policy Action Plan includes actions in the following areas: Internal Market, Crisis Solidarity measures, Energy Efficiency, Renewable Energy, Energy Research and Technology, Nuclear Energy, and External EU Energy Relations. Speaking with one voice. The EU’s key objective for its external energy relations is for Europe to speak with one voice on the international stage – this will help the EU to better protect its interests, tackle global challenges and catalyse real change. The EU will be at the forefront of international action to reduce the growth in energy demand, improve energy efficiency, combat climate change, and accelerate the move to a low-carbon economy. This includes promoting emissions trading, renewable energy – wind, solar, biomass, hydro, geothermal – and clean hydrocarbons. The EU also plans to be a key driver in the design of international agreements - including the post-Kyoto Protocol climate regime, the extension of emissions trading to global partners and the development of clean and renewable energy technologies. Securing supply. Security of energy supply is a common challenge for all EU Member States. To be able to avoid supply disruptions the EU needs to keep abreast of the supply situation across the globe.

EUROPA E AMBIENTE. In apertura, il Palazzo d’Europa riflette lo skyline di Strasburgo. L’Europa ha l’opportunità di conquistare un ruolo guida in campo internazionale in materia di tecnologia energetica pulita per una maggiore tutela dell’ambiente. A fronte, uno degli ultimi incontri dei capi di Stato appartenenti al G8. EUROPE AND THE ENVIRONMENT. In the opening, the Palace of Europe reflects the Strasbourg skyline. Europe has the chance to earn a leading role at the international level in clean energy technology for greater environmental protection. Opposite, one of the latest meetings between G8 heads of state.

20

Eni’s Way

Eni’s Way

21


OSSERVATORIO - OBSERVATORY ENERGIA PIÙ PULITA. L’UE è in prima linea per combattere il cambiamento climatico e accelerare il passaggio ad una economia a basse emissioni di anidride carbonica.

COOPERAZIONE INTERNAZIONALE. Riunione del Comitato direttivo dell’OPEC con il nuovo Segretario Generale, Abdalla El Badri. L’Unione Europea deve approfondire il dialogo con i paesi dell’OPEC e migliorare i rapporti nel settore energetico con i paesi dell’area del Caspio e del Mar Nero.

CLEANER ENERGY. The EU is in the frontline in fighting against climate change and accelerating the transition to a low carbon dioxide emissions economy.

INTERNATIONAL COOPERATION. OPEC Governing Board meeting with the new secretary general Abdalla El Badri. The European Union must increase dialogue with OPEC countries and improve relations in the energy sector with countries in the Caspian region and around the Black Sea.

sentino minacce alla sicurezza energetica. Questa rete servirà a porre le fondamenta per promuovere le azioni e adottare le decisioni opportune in caso di crisi grazie a una azione ininterrotta di raccolta, elaborazione e distribuzione delle informazioni di interesse per la sicurezza dell’approvvigionamento energetico. Agire sulla scena mondiale. La UE svolgerà anche un ruolo più attivo nello sviluppo delle interconnessioni energetiche che risultino necessarie per diversificare le vie e le fonti di approvvigionamento di energia. La UE fornirà sostegno politico e finanziario e si impegnerà per creare un ambiente favorevole alla mobilitazione degli investimenti privati. La UE continuerà a ricercare alleanze per la collaborazione energetica sul piano bilaterale e su quello regionale con i suoi principali partner energetici. In questo quadro rientrano la Russia attraverso la negoziazione di un nuovo Accordo di Partnership e Cooperazione; la Norvegia, per mezzo del Gruppo Congiunto di Cooperazione Energetica EC-Norvegia; l’Algeria, per mezzo di una nuova partnership strategica per l’energia; e altri paesi produt-

tori o di transito di energia, come l’Ucraina, l’Azerbaigian e il Kazakhstan. È importante anche migliorare i rapporti nel settore energetico con i paesi della regione del Mar Caspio e del Mar Nero. Essa dovrebbe puntare a sviluppare con loro una vera partnership energetica e adottare le misure concrete necessarie per tradurre in realtà l’obiettivo di ricevere forniture di gas indipendenti da questa zona. L’Unione deve approfondire il dialogo che intrattiene con l’OPEC (l’Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio) per mezzo di progetti congiunti e sviluppare maggiormente i rapporti energetici con il Consiglio di Cooperazione del Golfo e con grandi paesi consumatori come gli USA, l’India e la Cina. Occorrerebbe sviluppare anche un’ampia partnership energetica tra Africa ed Europa. Molti paesi africani stanno emergendo come produttori di energia e l’Europa rischia di restare indietro come partner nello sviluppo sostenibile di queste risorse se non si mobilita per costruire rapporti energetici più stretti. Occorre sviluppare un mercato dell’energia paneuropeo che assicuri trasparenza, prevedibilità, mutua fiducia, sicurezza e prosperità alla UE e ai suoi vicini. Questo richiede un maggiore sviluppo del Trattato di Comunità Energetica tra la UE e i paesi del sudest dell’Europa e la graduale incorporazione di altri paesi vicini. L’ammissione come osservatori di Moldavia, Norvegia, Turchia e Ucraina può essere vista come un primo passo nell’ampliamento dell’adozione dei principi europei sul mercato dell’energia. Obiettivi analoghi saranno perseguiti attraverso la cooperazione energetica Euro-Mediterranea. ■ Andris Piebalgs, Commissario europeo per l’Energia.

22

Eni’s Way

A network of expert EU “energy correspondents”, which was launched last 10th of May will help the EU respond promptly when energy security threats arise. It will lay the groundwork for actions and decisions in the event of an energy security crisis by continuously collecting, processing and distributing information relevant to the security of energy supplies. Acting on the world stage. The EU will also take on a more proactive role in developing the energy interconnections inside

Eni’s Way

and outside the bloc that are needed to diversify routes and sources of energy supplies. The EU will provide political and financial support, and look to create an environment conducive to mobilising private investment. The EU will continue to pursue bilateral and regional energy cooperation par tnerships with its main energy par tners. This includes Russia, through the negotiation of a new Par tnership and Cooperation Agreement; Nor way, through the Joint EC-Nor way Energy Cooperation Group; Algeria, through a new strategic energy par tnership; and other energy producer/transit countries like Ukraine, Azerbaijan and Kazakhstan. The EU also needs to improve energy relations with the countries of the Caspian and Black Sea regions. It should develop a real energy partnership with them and take the concrete measures required to make independent gas supplies from this area to the EU a reality. The EU needs to deepen its dialogue with OPEC (the Organization of the Petroleum Exporting Countries) through joint projects, and further develop energy relations with the Gulf Cooperation Council and with major consumers like the US, India and China. A comprehensive Africa-Europe energy partnership should also be developed. Many African countries are emerging energy producers and Europe risks getting left behind as a partner in the sustainable development of these resources if it does not act to build closer energy ties. A pan-European energy market should be developed that provides transparency, predictability, mutual confidence, security and prosperity to the EU and its neighbours. This entails deepening the Energy Community Treaty between the EU and countries of Southeast Europe, and gradually incorporating other neighbouring countries. The admission of Moldova, Norway, Turkey and Ukraine as observers can be seen as a first step in broadening the adoption of European energy market principles. Similar objectives will be pursued through the Euro-Mediterranean ■ energy cooperation. Andris Piebalgs, European Energy Commissioner.

23


INTERVISTA - INTERVIEW

La Russia e noi L’Italia è uno dei partner europei più importanti per la Federazione Russa. Intensa è l’attività bilaterale e grandi le potenzialità ancora da sviluppare. Ne parliamo con Vittorio Claudio Surdo, ambasciatore a Mosca. di RAFFAELLA LEONE

AMBASCIATA D’ITALIA A MOSCA SI TROVA IN Denezhnij Pereulok, uno dei quartieri storici di Mosca. Il Palazzo o Villa Berg è un’imponente struttura che spicca tra le costruzioni moscovite. Una sintesi di stili diversi che, oltre a rappresentare in piccola parte la presenza italiana, riflettono soprattutto la storia architettonica di Mosca. È rimasto storico, all’interno di Villa Berg, lo scontro fra il Segretario del PCUS Kruscev e il Presidente della Repubblica Italiana Gronchi, nel febbraio del 1960. In occasione dei discorsi ufficiali Kruscev, al termine del suo intervento, invitò il Capo dello Stato italiano a iscriversi al Partito Comunista. A seguito della replica del Presidente Gronchi, che espose a Kruscev le ragioni per le quali sarebbe stato preferibile che fosse lui a iscriversi alla Democrazia Cristiana, ebbe luogo una colorita “baruffa verbale”. Ancora oggi Villa Berg contiL’ITALIA A MOSCA. nua a essere Residenza al Vittorio Claudio Surdo, nato vicino Tripoli in Libia nel piano terra e Cancelleria ai 1943, è stato ambasciatore in piani superiori. Turchia dal 1999 al 2004. Dal Ed è qui che dal 19 aprile 2006 2006 è ambasciatore italiano in Russia. e con il beneplacito del governo russo, risiede Vittorio Claudio Surdo. Al centro del colloquio la sua opinione sullo stato dei rapporti italo-russi e sulle prospettive del loro sviluppo.

L’

Come valuta lo stato attuale dei rapporti tra Italia e Russia e quale ritiene saranno gli scenari futuri? Non credo sia esagerato affermare che i rapporti italorussi vivano una stagione di sviluppo senza precedenti storici. Questa situazione è frutto di numerosi fattori,

24

tra i quali la qualità del rapporto politico e la messa a profitto della complementarietà tra le due economie. Tutto ciò sullo sfondo della nostra percezione dell’importanza da attribuire al ruolo della Federazione sulla scena europea e mondiale e della conseguente necessità di rafforzare le interdipendenze in tutti i campi, conferendo crescente ampiezza e spessore al partenariato strategico in atto. Se il bilancio attuale è dunque largamente positivo, enormi sono le potenzialità che possono ancora essere sfruttate nell’interesse reciproco. I processi di sviluppo della Russia sono in pieno svolgimento e l’Italia ha le carte in regola per interagire da protagonista con tali processi. In una visione di ancora più ampio respiro, riteniamo inoltre che il modello di relazioni che stiamo costruendo con la Russia sia funzionale all’obiettivo di favorire l’evoluzione dei rapporti tra la Federazione e l’UITALY IN MOSCOW. nione Europea. Vittorio Claudio Surdo, born

RUSSIA AND US Italy is one of the main European partners of the Russian Federation. There is intense bilateral activity and great potential for development. We discuss this with Vittorio Claudio Surdo, ambassador in Moscow. by RAFFAELLA LEONE HE EMBASSY OF ITALY IN MOSCOW IS SITUATED IN Denezhny Pereulok, in the heart of Arbat, one of Moscow’s historic quarters. The Berg Palace or Mansion is an impressive structure that stands out from Muscovite buildings. A composition of several styles which, besides representing the presence of Italy for a small part, reflects Moscow’s architectonic history. In the Berg Palace the historic clash between the Secretary General of the Soviet Communist Party, Nikita Khrushchev, and the Italian President, Giovanni Gronchi, took place in February 1960. At the end of an official speech, Khrushchev invited Gronchi to become a member of the Communist Party. The Italian President replied by explaining the reasons why it would have been preferable for Khrushchev to become a member of the Italian Christian Democrats. There followed a colourful “verbal scuffle”. The Berg Palace still is a Residence on the ground floor and a Chancellery at higher levels. It is here that Vittorio Claudio Surdo has been residing since April 19, 2006, with the approval of the Russian

T

government. The interview is centred around his opinion on the Italian-Russian relations and their future development. How do you see the present relations between Italy and Russia and what do you believe the future will bring? I think I am not exaggerating when I say that Italian-Russian relations are going through a phase of unprecedented development. This situation is caused by numerous factors, like the quality of political relations and the good use made of the complementarity of the two economies. All that against the background of our perception of the importance that has to be given to the Federation’s European and global role, and the consequent need to strengthen relations in all fields, by giving more and more breadth and depth to the current strategic partnership. While current results are largely positive, the possibilities to be taken advantage of

near Tripoli in Libya in 1943, was ambassador to Turkey from 1999 to 2004. Since 2006 he has been the Italian ambassador to Russia.

L’Europa, Italia compresa, è fortemente dipendente dall’approvvigionamento di energia proveniente dalla Russia. Come valuta in questo contesto il recente accordo strategico stipulato tra Eni e Gazprom? Un’espressione paradigmatica della vitalità delle relazioni bilaterali è costituita proprio dall’Accordo sottoscritto nel novembre scorso da Eni e Gazprom e dalla successiva aggiudicazione da parte di Eni ed Enel di alcuni beni della Yukos. Il notevole impegno finanziario dell’operazione e la prospettiva di ulteriori ingen-

Eni’s Way

Eni’s Way

25


INTERVISTA - INTERVIEW ti investimenti contri- COLLABORAZIONE COMMERCIALE. Interno del Magazzino Gum. buiscono, in misura riNella pagina precedente, in alto, levante, al radicamento la sede dell’ambasciata d’Italia a Mosca. La costruzione risale del sistema produttivo agli ultimi anni dell’Ottocento e fu italiano in generale neltra le prime residenze moscovite l’economia russa. a disporre di luce elettrica. È un dato di fatto che la COMMERCIAL COLLABORATION. Russia è il maggiore Inside the Gum department store. esportatore di gas e il In the previous page, on top the Italian embassy in Moscow. principale produttore It was built in the late years petrolifero al mondo. La of the 19th century and was one Federazione rappresenof the first residences in Moscow to have electric lighting. ta quindi un partner imprescindibile per la sicurezza degli approvvigionamenti energetici di quei paesi europei (come l’Italia) che fanno affidamento sulle stabili importazioni di idrocarburi russi. Assicurando alla Società italiana forniture fino al 2035 e l’accesso all’upstream russo in cambio dell’ingresso di Gazprom al circuito distributivo italiano, l’Accordo consolida l’interdipendenza tra i due paesi in una cornice di accresciuta trasparenza e prevedibilità.

in mutual interest are huge. Russia is developing rapidly and Italy has all it takes to play a leading role in the process. Looking from a wider angle, we believe that the relations we are building with Russia serve the purpose of building relations between the Federation and the European Union. Europe, Italy included, heavily depends on energy supply from Russia. How do you see the recent strategic agreement between Eni and Gazprom in that context? A paradigmatic expression of the vitality of the bilateral relations is represented by the Agreement that was signed in November last year by Eni and Gazprom and by the successive acquisition by Eni and ENEL of some Yukos assets. The considerable financial commitment of the operation and the prospect of further high investments contribute considerably to the Italian production system in general taking root in the Russian economy. It is a fact that Russia is the largest natural gas exporter and second largest oil producer in the world. The Federation therefore is a partner for security of energy supply that cannot be disregarded by those European countries (like Italy) that depend on stable imports of Russian hydrocarbons. By guaranteeing Italy natural gas supplies until 2035 and access to the Russian upstream in exchange for Gazprom getting access to the Italian gas distribution system, the Agreement reinforces the interdependence between the two countries in a context of increased transparency and predictability.

L’esperienza dei distretti industriali rappresenta un importante risultato nella realizzazione di un modello industriale che ben concilia il sistema delle piccole e medie imprese con la realtà imprenditoriale russa. Quali sono le Sue valutazioni in merito? La naturale complementarietà delle due economie non è determinata solo dal fatto che l’Italia è il secondo acquirente mondiale di idrocarbri russi e che la Russia – fortemente attratta dal made in Italy – importa crescenti quantitativi di beni di consumo dal nostro paese (oltre che di beni strumentali). Negli ultimi anni si è anche intensificata la collaborazione industriale anche in settori quali l’aerospaziale, le infrastrutture stradali e ferroviarie, le telecomunicazioni, l’agroindustria e l’edilizia. Veri e propri distretti industriali, sul modello della consolidata esperienza italiana, sono stati esportati in alcune regioni russe. Vorrei ricordare, a questo proposito, l’investimento della Indesit (ex-Merloni Elettrodomestici) a Lipetsk e la costituzione del distretto della ceramica a Stupino, nella Regione di Mosca, dove accanto agli stabilimenti della Marazzi e della Mapei si è insediata la Società Concorde. Si tratta di esperienze di successo dalle quali nuovi soggetti del mondo imprenditoriale italiano potranno trarre ispirazione per cogliere le straordinarie opportunità offerte dal dinamico mercato russo. Nel contesto, osservo che dai numerosi contatti con la dirigenza politica russa emerge con chiarezza il desiderio della Russia di promuovere lo sviluppo del sistema delle piccole e medie imprese, in quanto suscettibile di favorire la diversificazione dell’economia russa (che è una priorità per il paese) e una migliore distribuzione della ricchezza. È fin troppo evidente che l’Italia potrà imporsi come l’interlocutore privilegiato in questo tipo di processo. ■

26

The experience of the industrial districts or SME clusters is an important result in the realisation of an industrial model that conciliates the system of small and mediumsize enterprises and the Russian business reality. How do you see this? The natural complementarity of the two economies is not only determined by the fact that Italy is the second largest buyer in the world of Russian hydrocarbons and that Russia – strongly attracted by products made in Italy – imports growing amounts of Italian consumer goods (besides industrial goods). In the past few years industrial collaboration also intensified in sectors like aerospace, road construction, railroads, telecommunication, the agro industry and construction. Real industrial districts, based on Italy’s vast experience, were exported to several Russian regions. In this context I would like to remind of the investment made by Indesit (former Merloni Household Appliances) in Lipetsk and the creation of the ceramics district in Stupino, in the Moscow Region, where the Concorde Company settled next to the Marazzi and Mapei plants. These are achievements that can inspire other Italian entrepreneurs to take advantage of the extraordinary opportunities the dynamic Russian market offers. In this context, I see that the numerous meetings with Russian political leaders clearly show Russia’s wish to promote the development of the system of small and medium-size enterprises, as it could favour the diversification of Russia’s economy (a priority for the country) and a better distribution of wealth. It is clear that Italy will be able to be the privileged partner in this kind of ■ process.

Eni’s Way

Eni’s Way

27


APPROFONDIMENTI - IN DEPTH

Cinquant’anni insieme Dai primi negoziati avviati da Enrico Mattei in piena Guerra Fredda agli accordi più recenti con Gazprom, alle acquisizioni di asset Yukos. Nascita ed evoluzione delle relazioni tra Eni e Russia. di CLARA SANNA

N UNA FASE STORICA COME QUELLA DEGLI ANNI Cinquanta, con il mondo dominato dalla Guerra Fredda e dall’Unione Sovietica, considerata un pericolo militare, Enrico Mattei ebbe l’intuizione e il coraggio di gettare le solide basi di un rapporto fra Eni e il paese che dura da oltre mezzo secolo. Proprio mentre gli Stati Uniti consideravano un pericolo imminente il crescente ruolo di esportatore di petrolio verso l’Europa dell’URSS e consigliavano ai governi europei di non acquistarne il greggio, Mattei instaurò un complesso negoziato con la controparte sovietica.

I

Anni Sessanta, i primi contratti commerciali. Le trattative portarono alla firma dei primi accordi commerciali, fino all’incontro diretto con Kosygin, l’allora Primo Vice Presidente del Consiglio dei Ministri, in occasione della sua visita a Roma a fine maggio del 1960. Fu proprio in questa occasione che si gettarono le basi per le trattative relative allo scambio tra petrolio sovietico e merci italiane e le premesse per un nuovo importante accordo che sarebbe stato firmato da lì a pochi mesi. Accordo considerato da Eni come una concreta opportunità per diversificare le proprie fonti di approvvigionamento e svincolarsi dal predominio delle società anglo-americane. Una delle caratteristiche distintive di questi primi contratti fu la vendita, a titolo di compensazione, di gomme sintetiche, tubi d’acciaio e macchinari vari attraverso la quale Eni dette un forte impulso alle vendite di prodotti e servizi italiani nell’immenso mercato dell’URSS. Fu quindi con il contratto firmato nell’ottobre del 1960 da Mattei e da Nikolai Patolichev, ministro del Commercio estero, – il primo nel suo genere siglato da una società occidentale – che i rapporti fra Eni e Russia ebbero un grande balzo di qualità, acquisendo quei tratti di originalità e unicità che li caratterizzeranno anche negli anni a venire. Quel contratto stravolse il quadro di riferimento dell’interscambio bilaterale, spalancando le porte dell’Italia al petrolio russo e facilitando l’ingresso delle imprese private e

Eni’s Way

pubbliche italiane nel mercato russo. Si trattò infatti di un contratto per una fornitura considerata gigantesca al tempo: 12 milioni di tonnellate in 5 anni, che mise in allarme l’Alleanza Atlantica. Purtroppo, a distanza di due anni dalla firma di quel contratto Mattei morì in un incidente aereo. Ma il solco che aveva tracciato avrebbe costituito un riferimento imprescindibile per Eni negli anni a venire. Anni Settanta, arrivano le forniture di gas. Alla fine degli anni Sessanta la collaborazione tra Eni e Russia si arricchisce di un secondo, fondamentale pilastro: la costruzione dei gasdotti internazionali per l’importazione di gas naturale. Il primo contratto, per rendere possibile questo ambizioso progetto, fu del 1969 e stabiliva la fornitura Eni di 6 miliardi di metri cubi di gas all’anno per 38 anni. Poiché il contratto prevedeva la consegna del gas alla frontiera austroslovacca, insieme alla OMV, principale società del gas in Austria, fu costituita una società mista per costruire e gestire il gasdotto che attraversa il territorio austriaco per una lunghezza di circa 380 chilometri. Le prime forniture di gas russo giunsero in Italia nel 1974 e, nonostante critiche violente che investirono la strategia Eni-Russia sul gas, esse rappresentarono la pietra miliare di uno sviluppo che – nel corso degli anni Settanta – diventò inarrestabile, coinvolgendo altri paesi e altre società. Storia di oggi. Prima nel 1976, poi nel 1986 e infine nel 1996, la collaborazione tra Eni e Russia sul gas naturale portò alla firma di altri contratti che oggi ci consentono di importare dalla Russia circa 21 miliardi di metri cubi all’anno e che nel 2008 raggiungeranno il tetto complessivo di 28,5 miliardi. Volendo delineare un consuntivo delle importazioni dalla Russia, i quantitativi di petrolio acquistati da Eni superano i 240 milioni di tonnellate, mentre quelli di gas ammontano a circa 400 miliardi di metri cubi. Parallelamente allo sviluppo nel settore del gas, tra gli anni Settanta e gli anni Ottanta la collaborazione fra Eni e

29


PARTNERSHIP ECONOMICA. Impianti Gazprom a Novij Urengoi. In apertura, Enrico Mattei incontra Aleksey Kosygin, vicepresidente del Consiglio dei ministri russo, nel 1960. Alla fine degli anni Cinquanta, in un mondo dominato dalla logica dei blocchi contrapposti, Mattei ebbe l’intuizione di gettare le basi per un solido rapporto fra Eni e la Russia, che dura da mezzo secolo. ECONOMIC PARTNERSHIP. Gazprom Site in Novi Urengoj. To start things off, Enrico Mattei met Aleksey Kosygin, the Russian Deputy Prime Minister, in 1960. At the end of the fifties, in a world dominated by the opposition between power blocks, Mattei had the hunch that it was time to cast the basis for a solid relationship between Eni and Russia; it has now endured for half a century.

Russia si estese anche ad altri importanti settori, in primo luogo quello delle infrastrutture energetiche in Russia. Facendo leva sulle proprie capacità meccaniche e progettuali, Eni ebbe un ruolo di primo piano con la fornitura di stazioni di compressione, tecnologia per il trasporto di gas, impianti chimici e petrolchimici. Anche quest’ultima collaborazione portò Eni e l’Italia a sfidare il contesto politico internazionale dell’epoca venutosi a creare a seguito del deterioramento dei rapporti fra le due superpotenze, dopo l’invasione sovietica dell’Afganistan nel 1979. Fu un momento drammatico. Gli Stati Uniti decisero l’embargo nei confronti dell’URSS adottando il taglio delle forniture di grano e di tecnologie. Di lì a poco, scelsero di boicottare anche le Olimpiadi di Mosca del

30

1980, insieme ad altre 64 Nazioni. Ma le pressioni di Washington sul governo italiano e su Eni non fermarono la collaborazione tra la società e la Russia. Eni continuò a fornire tecnologie e strumenti a Mosca, mentre l’Italia inviò la propria rappresentanza alle Olimpiadi. Una partnership strategica. La collaborazione tra Eni e Gazprom, si intensifica considerevolmente negli ultimi 10 anni. Nell’ambito dell’accordo sottoscritto nel febbraio 1998, Eni e Gazprom realizzano congiuntamente il gasdotto Blue Stream per il trasporto a regime di 16 miliardi di metri cubi/anno di gas naturale dalla Russia alla Turchia. Il gasdotto, completato nel 2002, è costituito da due condotte sottomarine di circa 385 chilometri ciascuna per l’attraversamento del Mar Nero tra le località di Dzhubga, sulla costa russa, e Samsun, sulla costa turca. Durante la posa è stata toccata la profondità record di 2.150 metri. Le forniture di gas naturale alla Turchia sono iniziate nel 2003. Il 14 novembre 2006 Eni e Gazprom firmano a Mosca un ampio accordo strategico. La nuova alleanza rappresenta un passo fondamentale per la sicurezza dell’approvvigionamento energetico dell’Italia. Questa alleanza internazionale permetterà a Eni e Gazprom di realizzare progetti comuni nell’upstream, midstream e downstream e nella cooperazione tecnologica.

Eni’s Way

FIFTY YEARS TOGETHER From the early talks started by Enrico Mattei in the midst of the Cold War to the most recent agreements with Gazprom and the YUKOS asset acquisition: the origins and growth of the relations between Eni and Russia. by CLARA SANNA N AN HISTORICAL PERIOD LIKE THE FIFTIES, WITH THE WORLD dominated by the Cold War and the Soviet Union regarded to be a military threat, Enrico Mattei had the intuition and boldness to lay the solid foundation for a relation between Eni and the country, that has held for over half a century. At the time the US considered the growing role of the Soviet Union as oil exporter to Europe an imminent threat and advised the European governments to avoid buying the oil, Mattei started a complex negotiation with the Soviet counterpart.

I

Sixties, the first commercial contracts. The negotiations led to the first commercial deals, and the direct meeting with

Eni’s Way

Aleksey Kosigin, then Deputy Prime Minister, on the occasion of his visit to Rome in May 1960. On this occasion the foundation for the negotiations on the exchange of Soviet oil for Italian goods and the conditions for a new important deal to be signed a few months later were laid. Eni saw the deal as a real opportunity to diversify its sources of supply and to free itself from the dominance of Anglo-American oil companies. One of the distinctive characteristics of these early contracts was Eni’s sale, as compensation, of synthetic rubbers, steel pipes and various types of machines, boosting sales of Italian products and ser vices on the huge USSR market. So it was following the contract signed in October 1960 by Mattei and Nikolai Patolichev, Soviet foreign trade minister, – the first ever signed by a Western company with the USSR– that relations between Eni and Russia improved considerably, acquiring those unique characteristics that will stay in the years to come. That contract radically changed the context of bilateral trade, opening Italy’s doors wide for Russian crude and making it easier for Italy’s State and private companies to enter the Russian market. The contract involved a supply that in those days was considered to be huge – 12 million tonnes of oil in five years – alarming the Atlantic Alliance.

31


Unfor tunately, two years after signing that contract Mattei died in an airplane accident. But the road he had opened would be a point of reference not to be set aside for Eni in the years to come. Seventies, arrival of gas supplies. By the end of the Sixties the cooperation between Eni and Russia is expanded by a second, very important pillar: the construction of international pipelines for the importation of natural gas. The first contract, to make this ambitious project possible, was signed in 1969 and established the supply to Eni of six billion cubic metres of gas per year for 38 years. Since the contract called for the gas to be delivered at the AustrianSlovakian border, a joint company was set up with OMV, the main Austrian gas company, for the construction and management of the gas pipeline through Austria, around 380km long. The first supplies of Russian gas arrived in Italy in 1974 and, despite heavy criticism on the Eni-Russian gas strategy, it represented a milestone in a process that – during the Seventies – became unstoppable, involving also other countries and companies.

È un’intesa ad ampio raggio e poggia su tre pilastri: 1. Gazprom estende la durata dei contratti di fornitura di gas a Eni fino al 2035. Eni in questo modo si conferma il primo cliente mondiale di Gazprom. Eni consente a Gazprom di vendere a partire dal 2007 direttamente sul mercato italiano quantitativi crescenti di gas (parte dei volumi venduti oggi a Eni), fino ad un potenziale di circa 3 miliardi di metri cubi dal 2010 e per tutta la durata del contratto. 2. Eni si garantisce lo sviluppo congiunto di giacimenti di idrocarburi in Russia e, come contropartita, aiuterà Gazprom a uscire dalla Russia aprendogli i mercati dell’Africa del Nord e Africa occidentale. 3. Eni e Gazprom prevedono di poter sviluppare nuove infrastrutture di trasporto congiuntamente, utilizzando anche la tecnologia TAP ed inoltre prevedono sviluppo congiunto di progetti GNL. Acquisizione degli asset Yukos. Il 4 aprile 2007 il consorzio EniNeftegaz (60% Eni, 40% Enel) ha acquisito il secondo lotto messo all’asta nel processo di liquidazione del fallito gigante energetico privato russo Yukos, per un prezzo totale di 5,83 miliardi di dollari (circa 4,3 miliardi di euro). La vittoria all’asta e la successiva opzione di ingresso della Gazprom negli asset stessi dà valore e concretezza all’alleanza strategica. Le attività acquisite comprendono: il 100% di OAO Arctic Gas Company; il 100% di ZAO Urengoil Inc.; il 100% di OAO Neftegaztechnologia. Le tre società possiedono 5 giacimenti di gas e condensati di gas e parte di altri 3 giacimenti nella regione di Yamal Nenets, la regione che produce le maggiori quantità di gas al mondo. Insieme le tre società hanno riserve di gas e pe-

32

NUOVI ACCORDI. trolio pari a circa 5 miliardi di Eni è il primo cliente 1 barili di olio equivalente . mondiale del colosso Gazprom ha un’opzione per energetico russo. Con i rinnovati accordi l’acquisizione entro i prossimi del novembre 2006, 2 anni del 51% di questi asset. Eni consentirà a Gazprom Nel caso in cui Gazprom eserdi vendere direttamente gas sul mercato italiano. citasse questa opzione gli asset verrebbero gestiti attraverso NEW ACCORDS. una joint venture tra Eni e GazEni becomes the Russian giant’s first customer prom che avrebbe accesso alle worldwide. Through the tecnologie più avanzate di Eni. renewed accords of Gazprom Neft (precedenteNovember 2006, Eni allows Gazprom to sell its gas mente nota come Sibneft) è la directly on the Italian market. quinta compagnia petrolifera integrata russa. Produce oltre 900.000 barili di olio equivalente al giorno, con una capacità di raffinazione di 690.000 barili al giorno2. Eni ha garantito a Gazprom l’opzione di acquisire il 20% delle azioni di Gazprom Neft entro i prossimi 2 anni ad un prezzo di 3,7 miliardi di dollari, oltre ai costi inerenti al finanziamento dell’operazione. La vittoria nell’asta segna l’ingresso di Eni nel mercato dell’upstream russo, e rappresenta la terza maggiore acquisizione da parte di un operatore straniero nella storia del settore dell’oil & gas russo. L’accordo è un importante passo nella strategia Eni di assicurarsi accesso a riserve in paesi leader nella produzione di idrocarburi e dimostra la capacità Eni di capitalizzare sulla propria posizione strategica nel midstream e downstream del gas per sostenere l’espansione delle proprie attività upstream. L’operazione è molto importante perchè pone Eni come operatore all’interno di uno dei più grandi paesi produttori di idrocarburi al mondo.

Eni’s Way

includes two undersea lines of 385 kms each, crossing the Black Sea from Dzhubga, on the Russia coast, to Samsun, on the Turskish coast. Pipelaying reached a record-setting depth of 2,150 meters under the sea. Natural gas started to flow to Turkey in 2003. In November 2006 Eni and Gazprom signed in Moscow a broad strategic agreement. The new partnership represents a fundamental step to ensure Italy’s energy supply security. This global partnership will allow Eni and Gazprom to jointly undertake upstream, midstream and downstream projects and develop technological cooperation. It’s a wide-ranging accord that rests on three pillars: 1. Gazprom extends natural gas supply contracts with Eni to 2035. This way Eni retains its role as Gazprom’s top customer in the world. Eni agrees to let Gazprom sell directly to end users on the Italian market increasing amounts of natural gas star ting in 2007 (a share of the volume currently sold to Eni), up to a potential three billion cubic meters from 2010 and as long as the contract lasts. 2. Eni gains access to the joint development of hydrocarbon deposits in Russia and, in return, will help Gazprom to

Recent history. First in 1976, then in 1986 and finally in 1996, the cooperation between Eni and Russia on natural gas led to the signing of more contracts that today allow Italy to import around 21 billion cubic metres (bcm) of gas per year from Russia, with the total set to rise to 28.5 bcm overall by 2008. Making up a count of imports over the years, Eni purchased so far more than 240 million tonnes of oil, and around 400 bcm of gas from Russia. In the same way as the development of the gas sector, between the Seventies and the Eighties the cooperation between Eni and Russia was expanded to other important sectors, fist of all, energy infrastructures in Russia. Making good use of its own capacities in engineering and project development, Eni played a leading role by supplying pressures stations, gas transport technology and chemical and petrochemical machinery. This cooperation, too, led to a collision between Eni and Italy on one side, and the international political context on the other, following the worsening relations between the two superpowers after the USSR invaded Afghanistan in 1979. It was a dramatic juncture. The United States launched sanctions on the Soviet Union by cutting off supplies of grain and technology. Soon after they also chose to boycott the 1980 Olympic Games in Moscow, together with 64 other countries. But Washington’s pressures on the Italian government and Eni failed to put an end to the cooperation between the company and Russia. Eni went on supplying technology and tools to Moscow while Italy sent its representatives to the Olympics. Strategic partnership. The cooperation between Eni and Gazprom, has grown more intense in the past 10 years. In the context of the agreement signed in February 1998, Eni and Gazprom jointly built the Blue Stream gas pipeline which when fully operative will convey 16 bcm of natural gas a year from Russia to Turkey. The pipeline was completed in 2002. It

Eni’s Way

33


APPROFONDIMENTI - IN DEPTH Eni cooperatore con Gazprom per il gas e il petrolio. Eni potrà aver accesso a un 1,5 miliardi di barili di olio e gas che per il momento sono risorse ma che quando saranno sviluppate diventeranno riserve. Queste riserve andranno a incrementare le riserve Eni che ammontano a 7 miliardi di barili. L’accordo è arrivato dopo lunghi mesi di negoziazione. Marco Alverà, capo progetto dell’operazione afferma: “È stata una negoziazione complessa. Nelle ultime tre settimane si è negoziato senza sosta giorno e notte. Questa operazione è stata resa possibile dall’utilizzo di tutte le competenze e le energie e il gioco di squadra delle divisioni E&P, G&P, delle IMPORT DI GAS NATURALE. Mosca, particolare dell’area del Cremlino. La collaborazione fra Eni e Russia consente oggi all’Italia di importare circa 21 miliardi di metri cubi all’anno di gas naturale. Nel 2008 tale cifra raggiungerà il tetto complessivo di 28,5 miliardi.

direzioni legali, amministrazioni e societarie. Spero che seguiranno altre operazioni integrate di Eni. Sicuramente per la Russia, questo è l’inizio e abbiamo di fronte molto lavoro”. La sfida è appena iniziata. Eni dovrà in breve tempo attrezzarsi per affrontare un mercato vasto e complesso, attraversato da profondi cambiamenti come quello russo. È stato per questo creato un team multi disciplinare e trasversale con sede a Mosca che cercherà di sviluppare non solo le attività acquisite, ma anche nuovi progetti che vanno dallo studio di possibili rotte alternative per l’esportazione di gas russo in Europa, all’ingresso in altre società upstream russe. Il team si è già insediato a Mosca e ha già effettuato una prima visita presso i giacimenti siberiani. ■ NOTE:

NATURAL GAS IMPORTS. Moscow, a detail of the Kremlin area. The collaboration between Eni and Russia permits Italy to import around 21 billion cubic metres of natural gas per annum. That figure is due to rise to a total of 28.5 billion in 2008.

1 2

Standard russi di classificazione delle riserve. Con la partecipazione del 50% di Gazprom Neft in Slavneft.

expand outside Russia into the markets of northern Africa and western Africa. 3. Eni and Gazprom hope they can jointly develop new transport infrastructure, also using the TAP technology and plan to jointly develop LNG projects.

The Yukos asset acquisition. On April 4, 2007 the EniNeftegaz consortium (60 pct Eni, 40 pct Enel) purchased the second lot of the sell-off auction of assets of the bankrupt Russia private oil giant YUKOS for a total 5.83 billion dollars (some 4.3 billion euros). The auction success and the successive call-option pact granting Gazprom the right to buy a stake in these assets give value and substance to the strategic partnership. The former YUKOS assets include 100 pct of OAO Arctic Gas Company; 100 pct of ZAO Urengoil Inc. and 100 pct di OAO Neftegaztechnologia. These three companies own five gas and gas condensate fields and parts of three others in the Yamal Nenets (YNAO)

region, the world’s largest gas producing region. Together they have around five billion barrels of oil equivalent of oil and gas reserves1. Gazprom has an option to buy 51 pct of these assets in the next two years. In the event that Gazprom exercises its call option, the assets will be operated through a joint venture between Eni and Gazprom which will have access to Eni’s most advanced technologies. Gazprom Neft (previously known as Sibneft) is the fifth largest integrated Russian oil company. It produces in excess of 900,000 barrels of oil equivalent a day and can refine up to 690,000 barrels of crude a day2. Eni has guaranteed to Gazprom the option to buy a 20 pct stake in Gazprom Neft with the next two years for 3.7 billion dollars, in addition to the costs attached to financing the transaction. The auction victor y marks Eni’s entr y into the Russia upstream and represents the third largest acquisition by a foreign investor in the histor y of Russian oil and gas. The agreement is a major step in Eni’s strategy to win access to oil and gas reser ves in leading hydrocarbon producing countries and brings out Eni’s ability to capitalize on its strategic position in the gas midstream and downstream to suppor t the expansion of its upstream activity. The operation is a major one since it gives Eni a place as operator in one of the world’s largest hydrocarbon producers. Eni as Gazprom’s cooperator for gas and oil. Eni will be able to have access to 1.5 billion barrels of oil and gas, which for the time being, are resources but when they are developed they will become reserves. These reserves will add to Eni’s reserves currently amounting to 7 billion barrels. The agreement was reached after spending long months negotiating. Marco Alverà, project head of the transaction, says: “It was a complex negotiation. In the last three weeks we went on negotiating unceasingly day and night. This operation was made possible by using all the skills and energies and the team play of the E&P and G&P divisions and the legal, administrative and corporate offices. I hope more integrated operations by Eni will follow. For sure as regards Russia, this is the beginning and there’s a lot of work ahead for us”. The challenge has barely begun. Eni has to get quickly prepared to tackle a vast and complex market, living through deep changes, as is the case with the Russian market. For this reason Eni has set up a multidisciplinar y and transversal panel based in Moscow, charged with developing not just the purchased assets but also new projects ranging from studying possible alternative routes to expor t Russian gas to Europe to entering into other Russian upstream companies. The panel has already set up office in Moscow and has carried out its first visit to the ■ Siberian fields. FOOTNOTES: 1 2

By Russian standards of reserve classification. With Gazprom Neft’s 50 pct stake in Slavneft.

35


SCENARI - SCENARIOS

Non solo occidente Regole diverse dalle logiche europee rendono spesso difficili gli investimenti stranieri in Russia, ma i risultati arrivano per chi le comprende e le accetta. Quali possibili direttrici per lo sviluppo del settore energetico russo. di KONSTANTIN SIMONOV

ER UN OSSERVATORE ESTERNO LA RUSSIA È tuttora un paese misterioso, che non si iscrive negli standard politici e manageriali adottati dalla Comunità europea. Ne derivano i continui stereotipi riportati sui mass media stranieri, del tipo “in Russia vi è un regime autoritario”, “non è possibile in Russia un business civile”, “vengono calpestati tutti i diritti e le libertà”. Si forma un’immagine di persone non affidabili né in politica né nel business e imprevedibili nelle loro azioni. E i principi di gestione del paese risultano non trasparenti. In una tale situazione il potenziale investitore straniero può scegliere una delle due possibili linee di comportamento. La prima è assumere un punto di vista critico, continuare a denunciare il regime russo autoritario e corrotto, dichiarare che la Russia non può essere compresa con la ragione e affermare che è meglio non aver niente a che fare con essa. La seconda linea è quella di riconoscere che la collaborazione con la Russia può portare importanti “dividendi”. Inserirsi nel sistema politico-economico vigente. Accettare l’attuale sistema di cose come un dato di fatto. Riconoscere che nell’epoca della globalizzazione tutto viene determinato dall’efficienza delle élite e non dal tipo di regime. Tentare di capire la logica dello sviluppo dello stato e dei rapporti tra potere e business. Tanto più che esiste una logica nello sviluppo degli avvenimenti in Russia. Come esistono anche delle regole per prendere le decisioni. Altra cosa è che esse spesso si differenziano dagli standard di razionalità del potere in vigore nella maggior parte dei paesi europei. Ad esempio, il vice primo ministro può essere una figura più influente rispetto al suo capo formale. E i Ministeri di settore sono a volte privati della possibilità di prendere importanti decisioni nell’ambito della loro formale responsabilità. Sì, in Russia sono molto forti le compagnie statali; le persone vicine al presidente sono gli uomini politici più influenti del paese; il ruolo del parlamento non è molto significativo e il sistema giudiziario è ancora in via di formazione. Con tutto questo si può non essere d’accordo. Ma queste sono le regole del gioco e, come si suol dire, paese che IL CENTRO DI MOSCA. vai, usanze che trovi. E comunLa Piazza Rossa a Mosca. Unica piazza storica chiusa que più in Europa si parla di al traffico, è delimitata autoritarismo russo, più si rafad ovest dalle mura forzano gli isolazionisti russi del Cremlino, sotto le quali è collocato il mausoleo favorevoli un particolare indidi Lenin, sull’altro lato rizzo del paese. Non penso che si trovano i Magazzini Gum l’Europa sia interessata alla e il museo storico di stato. In primo piano nella foto: crescita di simili stati d’animo. la Cattedrale di San Basilio, L’élite politica russa oggi non è risalente al 1556. più omogenea, comunque tutti CENTRAL MOSCOW. i gruppi politici comprendono Red Square in Moscow. The che il futuro della Russia è inonly historical square closed to traffic, it is bordered on the dissolubilmente legato alle sue west by the Kremlin walls gigantesche riserve di idrocaroverlooking the Lenin buri. E di nuovo non è possibile mausoleum, with the Gum interpretare in un solo modo department store and the state historical museum on l’influenza di ciò sullo sviluppo the other side. In the del paese. Alcuni preferiscono foreground is St Basel’s parlare di maledizione delle Cathedral, built in 1556.

P

37


MORE THAN THE WEST Regulations that don’t fit European logic can often make foreign investment in Russia difficult, but positive results are achieved by those who understand and accept them. What are the possible directions for the development of the Russian energy sector? by KONSTANTIN SIMONOV O AN OUTSIDE OBSERVER, RUSSIA STILL IS CURRENTLY a mysterious country which doesn’t fit the political and managerial standards adopted by the European Union. This gives rise to the continuous clichés reported on foreign mass media, such as “In Russia they have an authoritarian regime”, “civilised business is not possible in Russia”, “all rights and freedoms are trampled”. This creates the image of people unreliable both in politics and business and unpredictable in their actions. The country’s managing principles are seen as opaque. In such a situation, a likely foreign investor can choose from two possible courses of action. The first one is to adopt a critical point of view, keep denouncing the authoritarian and corrupt Russian regime, declare that Russia cannot be understood by reason alone and maintain that you’d better have nothing to do with it. The second course of action is to: acknowledge that cooperation with Russia may bring about important “dividends”; make one’s entry into the existing politicaleconomic system; accept the current state of affairs as a matter of fact; recognise that, in the age of globalisation, everything is determined by the efficiency of the elites and not by the kind of regime; try to understand the philosophy of development of the State and the relationship between power and business. Even more so since there is a logic in the way events are developing in Russia, and there are also rules behind the decision-making process. Another matter is that these often differ from the standards of rationality of power in force in most European countries. For example, the deputy prime minister may be a more influential figure than his or her formal superior, and ministries may be prevented from making important decisions relating to their formal responsibilities.

T

risorse naturali, altri di chance per il paese. In ogni caso le risorse naturali ci sono e sarebbe stupido rinunciare all’uso di questa leva. E qualsiasi gruppo politico russo utilizzerà le riserve delle materie prime come argomento di politica estera. Indipendentemente da chi sarà nel 2008 il successore di Vladimir Putin. È anche chiaro che una controélite “arancione” non prenderà mai il potere nel paese. Ciò significa che l’ideologia delle porte aperte per le compagnie straniere non verrà più alzata sugli scudi. È impensabile che gli stranieri ricevano il controllo nei grandi progetti di produzione sul territorio russo, che ottengano una tassazione agevolata e che venga ripristinato il regime di PSA. Tutto questo non ci sarà, chiunque stia al Cremlino. L’élite russa non vuole gestire una nazione di serie B di tipo semicoloniale. Essa vuole guidare uno dei paesi più importanti sulla scena internazionale, che partecipi alla formazione dell’ordine del giorno globale. È possibile che tali argomentazioni sappiano un po’ di snobismo. Tuttavia esse sono parte dell’autocoscienza dell’élite russa. E perciò si dovrà avere a che fare con queste nel prossimo futuro. Tanto più che ci si può guadagnare dignitosamente. Ottenere una partecipazione nell’upstream russo è cosa del tutto fattibile. Perchè la Russia ha bisogno in grande misura di nuove tecnologie sia per la produzione di idrocarburi sia per la loro raffinazione e trasporto. Inoltre per le compagnie russe è importante accedere al mercato dell’utente finale. In quest’ambito la Russia è pronta ad essere amica dell’Occidente. Occidente che per noi significa tradizionali

38

IL CUORE DELLA CITTÀ. mercati di sbocco. Sufficienti Una via del centro di Mosca. capacità monetarie. Alto livello I rapporti tra UE e Russia di sviluppo delle tecnologie nel soffrono talvolta della diffidenza europea settore energia. confronti della posizione Tuttavia l’Occidente spesso re- dinei forza russa. Ma lo sviluppo spinge la Russia. Viene artifidi un rapporto equilibrato e di fiducia rappresenta cialmente gonfiato il tema della un interesse per entrambe. sicurezza energetica dell’Europa, minacciata, come dicono, THE HEART OF THE CITY. dalla Russia. Viene continua- A street in central Moscow. At times relations between the mente discussa la possibilità EU and Russia suffer from delle forniture alternative alEuropean wariness over the strong position held by l’Unione Europea. Troppo Russia. However, the spesso i politici europei disedevelopment of a balanced gnano un quadro di una Russia and trusting relationship is in the interest of both. non necessaria. È una posizione troppo ottimistica. Viene coscientemente sopravvalutato il ruolo delle fonti alternative di energia, come anche le possibilità di alcuni fornitori, quali i paesi dell’Asia Centrale e dell’Africa. Mentre vengono minimizzati i rischi derivanti dal lavorare con loro. Sorge una domanda: ci guadagnerà l’Occidente dal respingere continuamente la Russia? È molto in dubbio. E spieghiamo perché. Come già osservato, la Russia non ha altre chance, se non il puntare sulla fornitura di risorse energetiche. Questo è il suo ruolo nella suddivisione mondiale del lavoro. In questo quadro non vi è una particolare scelta per l’élite russa. Chiunque sia il successore di Putin, punterà sul settore energia.

Eni’s Way

MERCATI INTERNAZIONALI. Il paese ha due scelte in materia di politica energetica: puntare al mercato della Cina o integrarsi in Europa. In cambio della costruzione di nuove condotte verso l’Europa, la Russia intende ottenere sui mercati europei una quota sulla commercializzazione del gas. INTERNATIONAL MARKETS. The country has two options as concerns energy policies: to focus on the Chinese market and integrate or to integrate with Europe. In exchange for the construction of new pipelines to Europe, Russia intends to acquire a share of gas commercialization on European markets.

Eni’s Way

MANAGER DELL’ENERGIA. Konstantin Simonov, Direttore generale del Fondo della sicurezza energetica nazionale. Ha dichiarato che la Russia non ha altre chance se non il puntare sulla fornitura di risorse energetiche. La questione che si pone è chi sarà il destinatario. ENERGY MANAGER. Konstantin Simonov, general director of the National Energy Security Fund. He has said that Russia cannot by focus on the supply of energy resources. The issue is that of who will receive them.

Yes, State-controlled companies are very strong in Russia; people close to the President are the most influential politicians in the country; the role of the Parliament is not very significant and the judicial system is still in the process of being moulded. One can disagree with all this, but these are the rules of the game and, as it is said, when in Rome, do as the Romans do. Anyway, the more they speak of Russian authoritarianism in Europe, the stronger the Russian isolationists in favour of a particular direction for the country will become. I don’t think that Europe would want to promote such attitudes. Today’s Russian political elite is no longer homogeneous and, in any case, all political groups understand that Russia’s future is indissolubly bound to its gigantic hydrocarbon reserves. Also you cannot give a single interpretation of how this influences the development of the country. Some prefer to talk of a curse of natural resources, others of an


SCENARI - SCENARIOS Ma esiste un’altra questione: chi sarà il principale destinatario di tali risorse? In Russia si stanno costruendo nuove vie di trasporto di materie prime energetiche verso i paesi del sud-est asiatico. Considerando il ritardo della messa in produzione di nuovi giacimenti, nasce la domanda: non si parlerà di riorientare il nostro export di idrocarburi? In questo senso l’estrema pressione politica della UE irrita. I politici europei e gli intellettuali, criticando una “Russia autoritaria” da loro inventata, volontariamente o involontariamente la spingono a scegliere l’Oriente. L’Oriente, e principalmente la Cina, propone un’interessante alternativa: RIVALE COMMERCIALE. la conquista di una quota signiUn centro commerciale cinese. La Cina rappresenta ficativa del mercato energetico per la Russia l’alternativa cinese e degli altri paesi del energetica all’Europa. Una sud-est asiatico, forniture stastretta collaborazione fra i due paesi potrebbe far bili di idrocarburi nell’area, che nascere in futuro una potente possano diventare la principale alleanza politica. fonte della sicurezza energetiCOMMERCIAL RIVAL. ca della regione. Sono pronti a A Chinese shopping centre. far entrare la Russia sia nella China is the alternative to raffinazione sia nella vendita. Europe for Russia in terms of energy. Close collaboration La Cina diventa sempre più between the two countries chiaramente l’alternativa enercould give way to a powerful political alliance in the future. getica all’Europa. Ed è a tutti

chiaro che una stretta collaborazione energetica in futuro potrà far nascere una potente alleanza politica. In tal modo politicamente ed energeticamente la Russia ha due scelte: puntare sulla Cina e integrarsi in Europa. In cambio della costituzione di nuove condotte verso l’Europa e di quote minoritarie nei progetti upstream, la Russia intende ottenere sui mercati europei una quota nella commercializzazione, come anche nella generazione elettrica. Oltre a ciò, Russia e Europa risulteranno in tal modo completamente interdipendenti dal punto di vista economico, cosa che influirà sull’approvazione di tutte le principali decisioni politiche. Ma molti politici europei preferiscono ragionare partendo da una posizione di forza. Questa politica può portare alla perdita della Russia da parte dell’Occidente. Tuttavia infonde ottimismo il punto di vista delle compagnie europee dell’energia. Queste collaborano attivamente con la Russia ed ottengono già da ciò i primi “dividendi”. Compagnie come Eni non temono la Russia e sono pronte a lavorare sul nostro mercato. Ciò significa che in Europa vi sono forze economiche e politiche che vorrebbero vedere nella Russia un partner e non promuovere la scelta pro-cinese, per la quale insiste sempre più attivamente una parte dell’élite russa. ■ Konstantin Simonov, Direttore generale del Fondo della sicurezza energetica nazionale.

PARTNERSHIP ITALO-RUSSA. Impianti Gazprom in Siberia. La solida alleanza fra Eni e Gazprom dimostra come la compagnia italiana veda nella Russia un solido partner economico. PARTNERSHIP BETWEEN ITALY AND RUSSIA. Gazprom plants in Siberia. The solid alliance between Eni and Gazprom shows that the Italian company sees Russia as a sound economic partner.

opportunity for the country. In any case, the natural resources are there and it would be stupid to give up using this lever. Any Russian political group will use the raw material reserves as a matter of foreign policy, regardless of who succeeds Vladimir Putin in 2008. It is also clear that an “orange” counter-elite will never rise to power in the country. This means that the ideology of open doors to foreign companies will never have the upper hand again. It is unthinkable that foreigners may take control of major production projects on Russian territories, that they may get tax privileges and that the PSA regime may be restored. This will never happen, regardless of who holds office in the Kremlin. The Russian elite doesn’t want to govern a semi-colonial, second category country: it wants to lead one of the leading nations on the international scene, one that will participate in setting the world’s agenda. This reasoning may seem a little snobbish, but it is part of the Russian elite’s self-awareness and will therefore have to be faced in the near future. In fact, one can gain from it with dignity. Getting a stake in the Russian upstream is very possible, because Russia has a great need of new technology, both to produce hydrocarbons and to refine and transport them. Furthermore, Russian companies are keen to win access to the end users’ market. In this view, Russia is ready to be a friend of the West, a West which, for us, means the traditional outlet market, an adequate monetary capacity and a high level of development in energy technologies. But the West often rejects Russia. The issue of energy security in Europe is artificially blown up, claiming Russia to be a threat to Europe. The possibility of alternative supplies to the European Union is continually discussed. All too often, European politicians paint pictures of an unnecessary Russia. It is too optimistic a view. The role of alternative sources of energy is knowingly blown up, as is the possibility of other suppliers, such as Central Asian or African countries, while the risks in cooperation with these countries are minimised. A question begs to be asked: will the West profit from continually rejecting Russia’s advances? This is very doubtful. So let’s explain why. As pointed out before, Russia has no choice but to place its stakes on the supply of energy sources: this is its role in the world’s division of labour. In this respect, there is no real choice for the Russian elite. Whoever succeeds Putin will be betting on the energy sector.

Eni’s Way

But there is another question, too: who will be the main beneficiary of these resources? New transport routes for energy are being built in Russia toward South East Asia. Considering the delay in the start of production at new fields, a question must be asked: is this about redirecting our hydrocarbon exports? In this view, the extreme political pressure exerted by the EU is irritating. European politicians and intellectuals, in criticising their fictitious “authoritarian Russia”, are willingly or unwillingly pushing it to opt for the East. The East, mainly China, offers an interesting alternative: a significant share in the Chinese energy market and the markets of other South East Asian countries, stable supplies of hydrocarbons in the area, which may become the main source of energy security for the region. They are ready to allow Russia both into refining and sales. China is becoming ever more the energy alternative to Europe. And it is clear to everyone that close collaboration in the future could give birth to a powerful political alliance. Thus Russia has two choices, politically and in terms of energy: to place its stakes on China or integrate with Europe. In exchange for the construction of new pipelines to Europe and minority stakes in upstream projects, Russia intends to gain shares in European retail market, as well as in power generation. Furthermore, Russia and Europe would thus appear completely interdependent economically, which would affect the approval of all major political decisions. Yet many European politicians prefer to reason from a position of strength. This attitude may cause the West to lose Russia, but the point of view of European energy companies offers a reason to be optimistic. They do cooperate with Russia and already cash the first “dividends” from doing so. Companies such as Eni are not afraid of Russia and are willing to work on our market. This means that there are economic and political forces in Europe which would like to see Russia as a partner or not promote the pro-Chinese choice part of the Russian ■ elite is pushing for more and more actively. Konstantin Simonov, General Director of the National Energy Security Fund.

41


FENOMENI - PHENOMENA

Ambiente e sicurezza: le sfide del nuovo millennio Cambiamento climatico e riduzioni delle emissioni. Queste le priorità di politica energetica del Duemila. Come affrontarla alla luce dei nuovi rapporti tra Gazprom e Unione Europea e qual è il futuro energetico dell’Italia. Colloquio con JONATHAN STERN di SVEVA FICONERI


spetto agli anni Ottanta, dall’altro continua a essere limitata dallo Stato. Come definirebbe il rapporto tra libertà istituzionale e libertà di mercato? La libertà di mercato, nel contesto utility, è la libertà di decidere i rapporti commerciali solo in base a una normativa indipendente rispetto alle attività di monopolio – in prevalenza monopolio di rete, ma anche normative sui prezzi per certe categorie di utenti. Libertà istituzionale in tale contesto vuol dire libertà delle società e dei regolatori di adottare decisioni strategiche senza essere soggetti a pressioni politiche e statali. La mancanza di libertà istituzionale – e il fatto che la maggior parte degli Stati non hanno mai accettato che le loro utilities fossero libere dall’influenza del governo – ha un effetto fortemente negativo sulla libertà di mercato. In un mercato privatizzato e liberalizzato, le pressioni del governo sono più discrete e meno facili da individuare rispetto al precedente modello del monopolio di Stato.

ROFESSORE, IN CHE MODO LA LIBERTÀ DI mercato ha cambiato il mondo? E quali mutamenti ha determinato nel settore dell’energia? Poche voci influenti mettono in dubbio oggi che le grandi forze che governano i mercati − incluso quello dell’energia − debbano essere determinate dalle forze della domanda e dell’offerta, e non dai governi. È stata la privatizzazione il principale strumento per arrivare a tale libertà di mercato. Questo è riuscito meglio nei paesi dell’OCSE e nel settore upstream dell’energia che nei paesi produttori non appartenenti all’OCSE e nel settore delle utilities dell’energia. Nella maggioranza dei paesi esterni all’OCSE l’upstream del petrolio e del gas è ancora del tutto controllato dai governi. In molti paesi, ad eccezione del mondo anglo-sassone (Nord America, Gran Bretagna, Australia e Nuova Zelanda) le utilities dell’energia sono ampiamente controllate dallo Stato anche se lo Stato non detiene una quota di maggioranza. Perciò, la libertà di mercato nel mondo dell’energia, se da un lato è cresciuta molto ri-

P

44

Secondo Lei, quale politica adotterà la Gazprom nei riguardi dell’Europa nei prossimi anni, tenendo presente anche il recente accordo con Eni? Le relazioni politiche tra Russia ed Europa – e tra Russia e Stati Uniti – stanno peggiorando e purtroppo è improbabile che intervenga un’inversione di tendenza nei prossimi anni. Questo clima politico sfavorevole si registra in coincidenza di due fenomeni in atto ora in Russia. Sono in calo le risorse della Gazprom, poiché sta diminuendo la produzione dei giacimenti produttivi e si allungano oltre il previsto i tempi di sviluppo dei nuovi giacimenti. In contemporanea, aumentano fortemente i prezzi del gas pagati dalle utenze industriali russe, al punto che verso la metà del 2010 per Gazprom potrà essere ugualmente vantaggioso fornire gas al mercato russo come a quello europeo. Il che vorrà dire che gradualmente per Gazprom diventerà meno interessante esportare in Europea e più interessante vendere sul mercato interno. Per questo motivo il colosso russo rispetterà i contratti di lungo periodo in atto – come quello con Eni prorogato di recente – ma probabilmente non firmerà nuovi contratti. E quando vorrà vendere ulteriori quantitativi, lo farà sul breve termine, direttamente alla clientela – analogamente all’accordo che ha firmato in Italia – e dovrà essere chiaramente più vantaggioso della vendita su mercati alternativi (vale a dire, Russia e CSI). Il bisogno di gas dell’Occidente porterà a una nuova politica di collaborazione tra UE e Russia o i rapporti continueranno a essere sopratutto di natura commerciale? Sarebbe auspicabile sviluppare una nuova politica di collaborazione tra UE e Russia ma le tendenze attuali portano nella direzione opposta. La premessa di fondo della “politica di sicurezza” del gas della UE è che l’Europa deve diversificare le sue fonti rispetto alla Russia e che le fonti diverse dalla Russia sono più sicure della Russia. Benché abbia una scarsa base nei fatti e nell’esperienza, questa premessa

Eni’s Way

ENVIRONMENT AND SECURITY: THE CHALLENGES OF THE NEW MILLENNIUM Climate change and emission reduction. These are the energy policy priorities of the 21st century. How to tackle them in the light of the new relationship between Gazprom and the European Union and what is Italy’s energy future. talk with JONATHAN STERN by SVEVA FICONERI ROF STERN, HOW HAS MARKET FREEDOM changed the world? And what changes has this brought and is this bringing on the energy market? Very few influential voices now dispute that the major forces governing markets in general – including energy markets – should be determined by the forces of supply and demand, rather than by governments. The main way of achieving such market freedom has been via privatisation. This has been more successful in OECD countries and in the upstream energy sector, than in non-OECD producing countries and the energy utility sector. In most non-OECD countries, upstream oil and gas is still completely controlled by government. In most countries with the exception of the Anglo-Saxon world – North America, the UK, Australia and New Zealand – energy utilities are largely controlled by government even if they are not majority-owned by the state. Thus market freedom in the energy world, while significantly greater than in the 1980s, remains limited by governments.

P

How would you describe the relationship between institutional freedom and market freedom? Market freedom in this context is the freedom to determine commercial relationships subject only to independent regulation in respect of monopoly activities – largely network monopoly, but also price regulation for certain groups of customers. Institutional freedom is this context means the freedom of companies and regulators to take strategic decisions free of political and government influence. The lack of institutional freedom – and the fact that most governments have never accepted that their utilities should be free from government influence – has a substantially negative impact on market freedom. In a privatised, liberalised market, government influence is more subtle and less easy to identify compared with the previous state-owned monopoly model. In your opinion, what policy will Gazprom adopt toward Europe in the next few years, also considering its recent agreement with Eni? Political relationships between Russia and Europe – and between Russia and the US – are in steep decline and unfortunately this trend is not likely to reverse for the next several years. This

Eni’s Way

FUTURO ENERGETICO. Palazzo Berlaymont di Bruxelles, sede della Commissione europea. Secondo Jonathan Stern, strategie nazionali che prevedano una combinazione di energia rinnovabile, nucleare, risparmio ed efficienza potranno positivamente contribuire ad affrontare i problemi legati ai cambiamenti climatici e alla sicurezza degli approvvigionamenti. THE FUTURE OF ENERGY. Berlaymont palace in Brussels, headquarters of the European Commission. According to Jonathan Stern, national strategies envisaging a combination of renewable and nuclear energy, savings and efficiency will provide a positive contribution in dealing with problems linked to climate change and the security of supplies.

unfavourable political climate is coinciding with two developments inside Russia: tightening supply within Gazprom as production from existing fields declines and new fields are slower to be developed than expected. Linked with this first trend, substantial increases in the price of gas paid by Russian industrial customers to the point where, by the mid-2010s, it may be as profitable for Gazprom to supply the Russian market as to supply the European market. This will mean that progressively, European exports will become less attractive to Gazprom and domestic sales more attractive. This means that while Gazprom will honour its existing

45


FENOMENI - PHENOMENA viene accettata dalla maggioranza dei politici e dei commentatori politici europei. Perciò un’ampia parte dell’Europa invia alla Gazprom un forte segnale: “non vogliamo dipendere maggiormente dal vostro gas perché crediamo che ciò possa portarci a dipendere dalla politica del governo russo, del quale non ci fidiamo”. Se la UE e i governi europei continuano a seguire questa linea politica, devono chiarire da dove l’Europa comprerà il gas in futuro o quali combustibili o quali fonti di energia l’Europa utilizzerà al posto del gas. Concorda con coloro che affermano che l’Europa manca ancora di una politica energetica che sia ben chiara e delineata? L’Europa non ha mai avuto una politica energetica definita, anche quando l’UE aveva molti meno paesi membri di oggi. Oggi non è più possibile avere una politica energetica seguita da tutti i paesi, perché manca l’accordo sulle priorità. La diversità di opinione più grande è costituita dal fatto che alcuni governi europei credono che i cambiamenti climatici rappresentano la maggior minaccia per la sopravvivenza dell’uomo e che la riduzione delle emissioni debba avere la massima priorità nella politica dell’energia (e in ogni altra politica). Altri governi credono che la sicurezza degli approvvigionamenti – con la quale essi intendono soprattutto evitare di dipendere dalla Russia – sia la priorità più importante e che le preoccupazioni per il clima riguardino soprattutto i paesi ricchi. Se una combinazione di energia rinnovabile, nucleare, risparmio ed efficienza potrà risolvere i problemi energetici dell’Europa, allora queste diversità possono non entrare in conflitto. Ma molti credono che i combustibili fossili saranno necessari ancora per molti decenni e che perciò la politica energetica debba tenerne conto. Come vede il futuro dell’Italia da questo punto di vista? L’Italia sta passando alla produzione di elettricità dal gas in un’epoca in cui buona parte del resto dell’Europa mette in dubbio l’opportunità di proseguire su questa strada. Ciò è

dovuto al fatto che si è tardato molto più dell’Europa nordoccidentale a rinunciare alle centrali a petrolio. Questa crescita delle centrali a gas porterà a un’accresciuta dipendenza dalle importazioni di gas e la domanda per l’Italia è questa: quanto importante è questa dipendenza in rapporto alla sicurezza di approvvigionamento? Secondo l’idea comune della politica energetica della UE, si tratta di una cosa molto importante, ma io non ne sono così sicuro. Forse altrettanto importante nel contesto italiano relativo al gas è il problema della costruzione di nuovi rigassificatori, ostacolata dall’opposizione della gente del posto. Il GNL permetterà una maggiore diversificazione delle fonti di approvvigionamento del gas, quindi una maggiore sicurezza. L’altra domanda che vale la pena porsi in questo quadro concerne la questione se la politica della UE per la concorrenza e la liberalizzazione dei mercati del gas (e dell’elettricità), avviata alla fine degli anni Novanta, sia ancora una questione importante per l’Italia. Il nostro Istituto ha da poco pubblicato una ricerca sulla liberalizzazione e la concorrenza del mercato italiano del gas che induce a credere che ci sono stati dei problemi a creare un grado significativo di concorrenza. Ma mentre la liberalizzazione e la concorrenza nel settore delle utilities costituivano la priorità della politica energetica degli anni novanta, a me sembra che il Duemila sia il decennio (e forse il secolo) del cambiamento del clima e della riduzione delle emissioni e, in secondo luogo (almeno per alcuni paesi), della sicurezza di approvvigionamento. La decisione di riformare ulteriormente l’industria italiana del gas nella direzione di una maggiore concorrenza e liberalizzazione potrebbe introdurre mutamenti radicali nel settore, ma non sono sicuro del fatto che in Italia − e in molti altri paesi europei − questo sia ancora considerata un’importante priorità politica. ■ Jonathan Stern, docente universitario e Direttore per la Ricerca del Gas all’Oxford Institute for Energy Studies.

long term contracts – such as the one recently extended with Eni – it will probably not seek to sign new long term contracts. Any additional supplies which it chooses to sell will be on a short term basis, direct to customers – similar to the agreement which it has signed in Italy – and will need to be clearly more profitable than sales to alternative (ie Russian and CIS) markets. Will the West’s need for gas lead to a new policy of cooperation between the EU and Russia, or will relations continue to be mainly of a trading nature? A new policy of cooperation between the EU and Russia would be desirable but current trends are leading in the opposite direction. The general thrust of EU gas “security policy” is to assume that Europe must diversify away from Russian gas and that any nonRussian sources will be more secure than Russian gas. While this perspective has little basis in fact and experience, it is embraced by the majority of politicians and political commentators in Europe. Large parts of Europe are therefore giving Gazprom a strong signal that: “we do not want to be more dependent on your gas supplies because we believe this will make us dependent on the policies of the Russian government which we do not trust”. If the EU and national governments continue to follow this policy, they need to be clear from where Europe will be getting our gas in the future; or which fuels/sources of energy Europe will be using instead of gas. Would you agree with commentators who say Europe still has no clear energy policy? Europe never had any clear energy policy, even when the EU had many fewer members than it has today. Now there is no chance of having an energy policy which all countries will follow, because there is no agreement on energy priorities. The biggest difference of opinion is that some European governments believe that climate change is the greatest threat to human survival and that carbon reduction should be an over-riding priority for energy (and all other) policy. Other governments believe that security of supply – by which they mostly mean avoiding supply from Russia – is the most important priority and that climate concerns are principally for rich

countries. If a combination of renewable energy, nuclear power and conservation efficiency can solve European energy problems then these perspectives may not be in conflict. But many people believe that fossil fuels will be needed for many decades to come, and therefore that energy policy will need to include fossil fuels. How do you see Italy’s future from this point of view? Italy is moving to gas-fired power generation at a time when much of the rest of Europe is questioning its further development. This is principally because of the much later phase-out of oil-fired generation in comparison with north west Europe. This expansion of gas-fired generation will lead to substantially increased gas import dependence, and the question for Italy is: how important is such dependence in relation to security of supply? Conventional EU energy policy wisdom suggests that it is very important but I am not so sure. Perhaps as important in an Italian gas context may be the problem in building new LNG import terminals because of local opposition. LNG will allow increased diversification of gas supply sources which should improve security. The other question worth asking in this context is whether the EU drive towards competition and liberalisation in gas (and electricity) markets which started in the late 1990s, is still an important issue for Italy. Our Institute has just published a paper on Italian gas liberalisation and competition suggesting that there have been problems in creating a significant degree of competition. But while liberalisation and competition in utility industries was the energy policy priority of the 1990s, the 2000s seem to me to be the decade (and perhaps the century) of climate change and carbon reduction and, in second place (at least for some countries), security of supply. Determination to further reform the Italian gas industry in the direction of more competition and liberalisation could bring radical changes to the industry, but I am uncertain as to whether in Italy – and in many other European countries – this ■ is still regarded as an important policy priority. Professor Jonathan Stern, Director of Gas Research Oxford Institute for Energy Studies.


REPORTAGE

Italia-Novij Urengoi: racconto di un viaggio alla sorgente del gas. La città siberiana, nata ventisette anni fa intorno ai suoi enormi giacimenti di metano, è un luogo strategico nel panorama energetico mondiale. di DAVIDE PERILLO

Il calore dal grande freddo 48

Eni’s Way

FEDE ORTODOSSA. Novij Urengoi. Tipica chiesa russa in legno, con i tetti spioventi e le cupole a bulbo dorate. Più del 75% della popolazione russa professa la fede cristiano-ortodossa. THE ORTHODOX FAITH. Novy Urengoy. Traditional Russian wooden church, with a sloping roof and onion-shaped cupolas. More than 75% of Russians consider themselves to be Orthodox Christians.

Eni’s Way


TECNOLOGIE PER IL FREDDO. Impianti Gazprom. Le temperature in Siberia superano per gran parte dell’anno i 30 gradi sotto zero. Le particolari condizioni climatiche richiedono l’impiego di tecnologie più avanzate per il funzionamento degli impianti di produzione del gas. COLD RESISTANCE TECHNOLOGY. Gazprom plants. Temperatures in Siberia often fall to -30 degrees Celsius. The region’s climatic conditions necessitate the use of advanced technologies to allow gas production plants to function.

O SCENARIO, STAVOLTA, CAMBIERÀ IN ANTICIPO. Colpa del clima imbizzarrito e di quei gradi in più che il mondo si trascina appresso dall’inverno. Secondo gli esperti, si faranno sentire pure qui. E nello spettacolo da cartolina che ogni anno, per un paio di mesi appena, sostituisce il gelo, l’unica cosa sempre uguale resteranno i fuochi accesi sullo sfondo, le ciminiere e quelle migliaia di tubi che ogni tanto si incrociano a rete per poi allungarsi nella steppa. Cinquemila chilometri, prima di arrivare a casa nostra. E di portarci caldo e vita. Su quella cartolina c’è scritto Novij Urengoi, Siberia nordoccidentale. Il gas che Eni compra in Russia arriva da qui. Da questa quinta di bianco e silenzio che attende l’estate per cambiare volto sapendo già che, subito dopo, tornerà quella di sempre, ghiacci, neve e una corazza di permafrost a ingessare il terreno fino a 400 metri di profondità, come se dovesse custodire il tesoro che c’è sotto. Assieme alla vicina penisola di Yamal, questi seimila chilometri quadrati di steppa lontani dal mondo e vicinissimi al Polo contengono più di tre quarti del metano prodotto dalla Russia e più di un quinto delle riserve mondiali. Fatti due conti, partono da queste terre quasi 500 miliardi di metri cubi l’anno. Una ventina abbondanti sono destinati a noi, in Italia, convogliati da quella Gazprom di cui in Occidente si parla parecchio negli ultimi tempi e con cui Eni ha stretto una partnership robusta. Non è solo questione di caldaie e fornelli. Basta aggiungere qualche altro calcolo e fare mente locale sulle nostre centrali elettriche, in gran parte metanizzate, e la conclusione arriva in fretta: è la nostra economia ad essere appesa a questi tubi. Ai duemilacinquecento pozzi della zona. Ai giacimenti spalmati sottoterra su tre strati (li chiamano “torta Napoleone”, nome russo della nostra millefoglie). E al lavoro degli Ivan e degli Igor che da queste parti sono arrivati come pionieri negli anni Settanta, quando è affiorato il tesoro e oggi popolano una città di 110mila anime. Trent’anni fa, Novij Urengoi non esisteva. Sulle mappe della zona c’erano disegnati solo tre fiumi e i grandi la-

L

50

THE HEAT COMING FROM THE COLD

SIBERIA NORD OCCIDENTALE. Una via di Novij Urengoi con i caratteristici edifici dai colori brillanti che spiccano sul candore della neve. A fronte un parco giochi. L’età media della popolazione di Novij Urengoi (110.000 abitanti) è molto bassa: il 30% è al di sotto dei 18 anni di età.

Italy-Novy Urengoy: a trip to the source of gas. The Siberian city, founded 27 years ago around its huge natural gas fields, is a strategic spot in the world energy scenario. by DAVIDE PERILLO

NORTH-WESTERN SIBERIA. A road in Novy Urengoy with characteristic colourful buildings standing out against the white snow. Opposite, a fairground. The average age of Novy Urengoy inhabitants (pop. 110,000) is very low: 30% are under 18.

T

HIS TIME THE SCENARIO WILL CHANGE BEFOREHAND. Blame the crazy weather and those extra degrees the world has been dragging around since the past winter. Experts say they will be felt here, too. The only things that will remain untouched in this beautiful postcard setting – that replaces ice just about two months a year – are the fires in the background, the smokestacks and those thousands of pipes that intermittently criss-cross in the shape of a net and then stretch out into the steppe: 5,000 kilometres of them reaching as far as our homes and bringing us heat and life. The name on that postcard is Novy Urengoy, north-western Siberia. The gas Eni buys from Russia comes from here, from this white and silent scenery that is waiting for the summer to change its looks, knowing that it will soon be white and silent again: ice, snow and a permafrost coating that hardens the ground up to 400 metres in depth, as if it were guarding the treasure that is hidden below. Along with the nearby peninsula of Yamal, these 6,000 square kilometres of steppes, far from the rest of the world and close to the north pole, hold more than three quarters of the natural gas Russia produces, and account for more than 1/5 of world reserves. Adding up a few figures, almost 500 billion cubic metres of gas leave from here every year. A good 20 billion are meant for Italy, conveyed by Gazprom – recently very much

Eni’s Way

Eni’s Way

51


REPORTAGE

Novij Urengoi in pillole è una bella leggenda nordica a proposito del nome della città: “Un giorno la Figlia del Sole cadde sulla terra, si trasformò in un gatto che correndo tracciò con la coda, il letto del fiume Pur. Il posto dove cadde fu chiamato in suo onore Urengoi: Figlia del Sole”. È strano come un nome così caldo e splendente sia stato dato a Novij Urengoi, una delle città più a nord del mondo. Situata in Siberia, sulla riva sinistra del fiume Pur, nella regione autonoma di Yamalo-Nenetski, dista 2400 chilometri da Mosca e 4700 da Roma. Novij Urengoi è una città giovane, sviluppatasi con l’industria energetica in Siberia, all’estremo nord dell’immenso territorio russo che possiede i più grandi giacimenti di gas naturale del mondo. Valutati in più di 58.000 miliardi di metri cubi di riserve, e con una produzione di oltre 530 miliardi di metri cubi l’anno, i giacimenti siberiani contribuiscono anche, in misura consistente, a soddisfare la domanda del sistema energetico italiano. Il clima è molto variabile. Qui l’estate dura poco: 35 giorni. Per il resto è sempre inverno con pochissime ore di luce; il giorno più corto dell’anno ha solo 1 ora e 17 minuti di luce. La temperatura media invernale è di -30°/-35° con punte di -47° mentre quella estiva ha un’escursione termica tra +14° e -14°. La città ha 110 mila abitanti e il 30% di essi non ha ancora compiuto 18 anni. Qui ogni anno nascono 1.400 bambini. Oggi la città è in pieno sviluppo, un piccolo boom economico che ha por tato in poco tempo a un notevole incremento demografico. L’amministrazione della città destina molte risorse all’educazione e ai servizi. A Novij Urengoi ci sono 38 scuole materne, 20 scuole e 15 istituti scolastici di specializzazione. Lo Yamal Oil and Gas University prepara i futuri specialisti nelle differenti professioni della principale industria della città, quella energetica. Ma Novij Urengoi è anche una città ricca di cultura con diverse istituzioni culturali, musei, librerie, un auditorium da 1.000 posti e teatri, di cui uno dedicato ai ragazzi. Molti anche i clubs e i ritrovi per i giovani.

C’

IL GAS PROTAGONISTA. Rappresentazioni tridimensionali dei giacimenti di gas. Novij Urengoi ha dedicato alla scoperta e alla storia del gas naturale un importante museo cittadino. Eni opera nella Federazione Russa dagli anni Cinquanta nelle attività del gas naturale, dei prodotti petroliferi e dell’ingegneria e costruzioni. Di particolare rilevanza nell’ambito dei rapporti tra Eni e Federazione Russa sono le forniture di gas naturale. Dal 1974 ad oggi, infatti, sono stati importati circa 315 miliardi di metri cubi di gas. Sotto, tecnici Gazprom presso gli impianti della società. GAS IN THE LEADING ROLE. Three-dimensional diagrams of gas fields. Novy Urengoy has dedicated an important city museum to the discovery and history of natural gas. Eni has been operating in the Russian Federation since the 1950s in the natural gas industry, as well as those of petroleum products, engineering and construction. The supply of natural gas is of special importance in relations between Eni and the Russian Federation. In fact, since 1974 approximately 315 billion cubic metres of gas have been imported. Below, Gazprom technicians at the company plants.

Novy Urengoy in brief

T IL GEMELLAGGIO. Nel 1998 è stato firmato a Novij Urengoi un Patto di gemellaggio tra la cittadina russa e il comune di San Donato Milanese. Obiettivo dell’accordo è lo sviluppo della collaborazione nel campo dell’educazione e della gioventù, della cultura, dello sport e della formazione professionale. TWINNING. In 1998, a Twinning Agreement was signed in Novy Urengoy between the Russian town and the San Donato Milanese township. The goal of the agreement is the development of cooperation in the fields of education and youth, culture, sports and professional training.

ghi costeggiati dalle renne, dai Nenets, i nomadi indigeni (ne esiste ancora qualche migliaio e campano come cent’anni fa: caccia e tende di pellame), e da qualche tecnico spedito quassù a cercare petrolio. Racconta la leggenda, tramandata in quello che adesso è un interessante Museo cittadino del gas, che qualcuno di loro restò intrappolato dal ghiaccio e si ritrovò a piantare in terra le trivelle e gli attrezzi per passare il tempo. Il metano venne fuori così, quasi per caso. Ma basta un’occhiata alle teche dello stesso museo, alle riproduzioni delle baracche dei primi operai, alle foto dei vagoni ferroviari e dei colbacchi d’ordinanza per capire come da lì in poi, accanto al caos e a un epos che richiamano la corsa al West, si dispiegò un progetto per niente casuale. L’Urss qui ha mandato tecnici e operai, studenti in campo scuola e dissidenti ai lavori forzati. Ha investito molto, in uomini e mezzi. E ha messo in piedi una delle poche cose destinate a resistere anche al suo crollo, senza rotture tra il “prima” e il “dopo”. Quei volti si vedono entrambi, oggi. Il passato dei palazzoni squadrati in stile socialista, che un po’ alla volta, con

52

here is a beautiful Nordic legend concerning the name of the city: ‘One day the Daughter of the Sun fell on the Earth, was transformed into a cat and when she ran she traced the Pur riverbed with her tail. In her honor the spot where she fell was called Urengoy, Daughter of the Sun.’ It is strange that such a warm and shining name was given to Novy Urengoy, one of the most northern cities in the world. Located in Siberia on the left bank of the Pur river in the Yamal-Nenets Autonomous District, it is 2,400 kilometres from Moscow and 4,700 from Rome. Novy Urengoy is a young city that developed along with the energy industry in Siberia, in the northernmost areas of the immense Russian territory, which has the greatest reservoirs of natural gas in the world. The Siberian deposits are estimated to hold more than 58 trillion cubic metres of reserves and produce more than 530 billion cubic meters per year. They also contribute in a significant way to meet the demand of the Italian energy system. The climate can vary a lot. Here, summer is quite short, just 35 days. For the rest it is winter all the time, with very few hours of daylight. The shortest day of the year has just one hour and 17 minutes of sunlight. In the winter, the temperature averages minus 30 to minus 35 degrees centigrade, dropping as low as 47 below zero while summer temperatures range between plus 14 and minus 14 grades centigrade. About 110,000 people live in Urengoy, and 30 pct of them still hasn’t turned 18 years old. Some 1,400 children are born here every year. Nowadays this city is undergoing full development, a small economic boom that has led to a rapid increase of its population. The city council provides many resources for education and services. In Novy Urengoy there are 38 kindergartens, 20 schools and 15 special training educational institutions. The Yamal Oil and Gas University prepares the future specialists in the various professions of the city’s main industry – the energy industry. But Novy Urengoy is also a city with a lot of culture and many cultural institutions, museums and bookstores. It has an auditorium that can seat one thousand people, and several theatres, one of which is devoted to children. There are also many clubs and meeting places for young people.

talked about in western countries - with which Eni has sealed a solid partnership. It’s not just a matter of boilers and stoves. Just add a few more calculations and consider that Italy’s power plants largely run on natural gas, hence a conclusion is quickly drawn: Italy’s economy depends on these pipes, on the 250,000 wells in the area, on the underground deposits, spread on three layers (the Russians call them ‘Napoleon cake’, or ‘millefeuille’), and on the work of the Ivans and Igors who arrived here as pioneers in the seventies, when the treasure was found, and who now inhabit a city that has about 110,000 people. Novy Urengoy didn’t even exist thirty years ago. The maps only showed three rivers and big lakes, peopled by reindeers and Nenets, the local nomads (a few thousand still exist, and still live as they did 100 years ago, hunting for food and hide tents to live in) and a few technicians sent up there in search of oil. The legend, handed on in an interesting local museum of gas, has it that some of them got snowed up and ended up sinking the drills and other equipment just to while away the time. This way they hit gas almost by

Eni’s Way

Eni’s Way

53


TECNOLOGIE E CONTROLLI. Particolare dell’interno degli stabilimenti Gazprom. A fronte, un addetto in sala controllo. Un impiego alla UrengoiGazprom è molto ricercato. Lo stipendio di 1.200-1.500 dollari mensili è circa il triplo di quanto guadagna un operaio medio russo. TECHNOLOGIES AND SUPERVISION. Detail of Gazprom plant interior. Besides, an employee in the control room. Jobs at UrengoyGazprom are in high demand. The 1,200-1,500 dollar monthly stipend is approximately triple that of the average Russian worker.

l’arrivo delle squadre di operai e l’allargarsi degli impianti, presero il posto delle baracche intorno alla via Optimist, la prima strada della neocittà. E il presente iperborghese del nuovo quartiere che spunta dal masterplan, del municipio appena costruito, del centro culturale “Gazodobytchik”, con i suoi marmi bianchi e la sala concerti, il centro sportivo e il teatro per bambini, e aule, corsi, conferenze... Li guardi, ci vedi scorrere dentro fiumi di ragazzi identici ai nostri (la differenza è che qui sono di più: 1 abitante su 3 ha meno di 25 anni), che sciamano armati di cellulare verso la saletta dove prova la jazzband o in direzione discoteca, e capisci di botto che l’impressione avuta appena sbarcato, nei primi passi tra i marciapiedi battuti dal vento a -25°, era giusta. Questa non è la classica Russia profonda. O, almeno, non è quella che ti aspetti, povera e malandata. Qui i soldi ci sono e un certo benessere pure, alla faccia del buio che d’inverno cala già all’ora di pranzo e di un termometro capace di arrivare a -70. E il merito è tutto del gas. “È vero, come tenore di vita siamo vicini agli standard di Mosca”, conferma Eduard Brandman, rettore della Yamal Oil & Gas University, l’università dell’energia che attira studenti da tutta la regione. Sono 1.200, tutti con lo stesso miraggio che per gran parte degli abitanti di Novij Urengoi è diventato realtà: un posto alla Urengoigazprom, la filiale locale di Gazprom che qui controlla tutto, e uno stipendio

54

da 1.200-1.500 dollari. Il triplo di quanto prende un operaio medio russo. Aggiungeteci i benefit (l’assistenza medica, la scuole pagata per i figli, i contributi per la casa e via dicendo) e si capisce perché la città è cresciuta tanto, e così in fretta, di pari passo con impianti come quello, moderno, di Pestovoe, 150 chilometri a Nordovest, dove confluisce il metano di 140 pozzi e fanno la spola 150 operai, a turni. È una cittadina vera, insomma. Con un’anima sua, anche se ha una storia particolare. “Novij Urengoi è nata in funzione del gas”, dice Ivan Kostogoriz, il vicesindaco: “Serve a dare infrastrutture a quel mondo e rendere più confortevole la vita di chi ci lavora”. Confortevole. Ecco la sorpresa. Non è una parola stonata, qui. Non fa a pugni con le condizioni di vita estreme che ti aspettavi prima di arrivare. Ci sono anche quelle, eccome. Le babuske che vendono il pesce secco in mezzo alla strada gelata. Le baracche fumanti di certi angoli periferici. I ghiaccioli appesi alla barba degli operai affaccendati intorno ai tubi. Però cuori e storie pulsano anche qui, a Novij Urengoi. Regalano il calore umano che vedi nei bar, nei ristoranti, nei negozi aperti fino a tardi. E pompano la vita fino da noi, a cinquemila chilometri dal Grande Freddo che fa nascere il caldo. ■ Davide Perillo, vice Caporedattore Economia de “Il Corriere della Sera Magazine”.

Eni’s Way

accident. Yet it is sufficient to take a look at the showcases in the museum, the replicas of the early workers’ huts, the photographs of the train coaches and the regulation fur hats to realise that from then onwards, amidst a chaos and epos that recall the rush to the West, a project that surely was not casual was pursued. The USSR sent technicians and workers, field students and dissidents for hard labour here. It invested a lot, on manpower and means, and set up one of the few things that would survive its collapse, with no break between ‘pre’ and ‘post’. Both the pre and post eras are to be seen today. The past in the vast, square, socialist-style blocs of flats that gradually as new workers arrived and the plants grew larger replaced the old huts around Optimist Street, the newly born city’s first street. And the hyper-bourgeois present to be seen in the new masterplan district, the newly built town hall, the cultural centre “Gazodobytchik” with its white marble and the concert hall, the sports ground, the children’s theatre and halls, classes, conferences, etc.. Yoy look at them and see loads of youths similar to ours (the difference is that 1 inhabitant in 3 is aged less than 25) walk in and out, talking on their cellphones, go to the rehearsal room where the jazz band is playing, or to the discotheque. One immediately realises that the initial impression, walking on the wind-swept sidewalks at 25 degrees centigrade below zero, was the right one. This is not the classic ‘deep Russia’. Or at least not the one you

Eni’s Way

expect, poor and in bad conditions. There is money here, as well as a certain well-being, in spite of it being dark in winter at lunch time already and a thermometer which can dive to minus 70. It’s all thanks to natural gas. “It’s true, our quality of life is close to Moscow’s standards,” confirmed Eduard Brandman, chancellor of Yamal Oil & Gas University, the energy university that attracts students from all over the area. There are a total of 1,200 students, all with the same dream that for a large part of the inhabitants of Novy Urengoy has become true: a job with Urengoigazprom, the local branch of Gazprom, that controls everything here, and salaries of 1,200-1,500 USD a month. Three times what the average Russian worker gets. Add benefits on (healthcare, children’s education paid for, financial contributions for homes, etc.) and it’s clear why the city grew so much, and so quickly, at the same pace as industrial sites such as the newest one in Pestovoye, 150 km northwest, where natural gas is gathered from 140 wells, and 150 workers commute to in shifts. It’s a real city. With its own soul, even though it has a special history. “Novy Urengoy was born to work on gas,” said deputy mayor Ivan Kostogorits. “It provides infrastructure for the gas world and makes the lives of those who work there more comfortable.” Comfortable. That’s the surprise. The word is not out of place here. It does not fight with the extreme living conditions that one expected before getting there. Though they are there too. The babushkas, which sell dried fish in the middle of frozen roads. The smoking shacks in the outskirts of the city. The icicles hanging from the beards of workers, busy around the pipes. But hearts and stories pulsate here too, in Novy Urengoy. They grant the gift of human warmth that is seen in cafes, restaurants, and shops open late. And they pump life as far away as us Italians, 5,000 km from the Great Cold ■ from where heat is born. Davide Perillo, Vice Editor in Chief of the “Il Corriere della Sera Magazine”.

55


STRATEGIE - STRATEGIES

Gazprom, ilritorno dell’Impero Detiene le più grandi risorse di idrocarburi al mondo e può soddisfare la crescente domanda di gas in Europa. Investimento, innovazione e integrazione per essere leader nel mondo energetico. di EVGENY UTKIN

LLA FINE DEL 2005 VLADIMIR PUTIN PARLANDO al Consiglio di Sicurezza russo ha dichiarato: “La Russia deve diventare leader nel campo dell’energia mondiale. Il nostro paese, il suo sistema energetico e la scienza sono pronti per questa sfida”. Detto-fatto. Già a gennaio, a Davos, durante il World Economic Forum,

A 56

Dmitry Medvedev, vice Premier del governo russo e Presidente di Gazprom, ha dichiarato che quest’anno la Russia sarà la prima nel mondo per l’estrazione di petrolio, superando così l’Arabia Saudita. Si pensa di costruire nuove centrali nucleari, 20 nei prossimi 15 anni, e perfino centrali nucleari galleggianti. La prima sarebbe pronta nel

Eni’s Way

UN GIGANTE ENERGETICO. Gazprom copre oltre il 30% del fabbisogno di gas europeo e possiede il 20% del gas del pianeta. AN ENERGY GIANT. Gazprom supplies over 30% of Europe’s natural gas and possesses 20% of world natural gas reserves.

GAZPROM, THE RETURN OF THE EMPIRE It owns the largest hydrocarbon resources in the world and can meet the growing demand for natural gas in Europe. Investment, innovation and integration, to become a leader in the energy world. by EVGENY UTKIN N LATE 2005, VLADIMIR PUTIN SPOKE BEFORE THE RUSSIAN Security Council and declared: ‘Russia must become the world energy leader. Our country, its energy system and science are ready for this challenge.’ No sooner said than

I

Eni’s Way

done, in January, during the World Economic Forum in Davos, Dmitry Medvedev, First Deputy Prime Minister of the Russian Federation and Gazprom Chaiman, said that Russia will this year overtake Saudi Arabia and become the leading oil producer in the world. They talk about building new nuclear power plants, 20 in the next 15 years, and even floating nuclear power plants. The first is scheduled for completion in 2010 and six more are expected to be built over the next 10 years. They are talking also about reverting to the use of coal, reversing the trend of recent years. With regard to natural gas, Russia is the undisputed leader both in terms of reserves and in terms of production and exports. State-controlled Gazprom meets more than 30 pct of Europe’s natural gas demand and owns 20 pct of the planet’s natural gas. Notwithstanding European concerns about a growing dependence on natural gas supply from outside Europe,

57


STRATEGIE - STRATEGIES 2010 e nell’arco di dieci anni UE: andamento della produzione interna e dell'import 2000-2030 si prevede di costruirne altre sei. Per quanto riguarda il gas, la Russia è un leader inBcm 1.200 discusso sia per le riserve sia per la produzione ed esporta1.000 zione. Gazprom, controllata dallo Domanda 800 Stato copre oltre il 30% del prevista Import fabbisogno di gas europeo e richiesto: 600 possiede il 20% del gas del ~ 910 Bcm(2) Massima produzione pianeta. Nonostante la Europea(1) 400 preoccupazione europea per Nuove potenziali riserve di gas europeo la crescente dipendenza da 200 gas extraeuropeo, Alexander Medvedev, vicepresi0 dente del Comitato direttivo 2000 2005 2010 2015 2020 2025 2030 di Gazprom e Direttore Generale di Gazexport, alla conclusione del Forum ecoInclude le riserve esistenti con la produzione con massima capacità. Non include le riserve potenziali non ancora scoperte nomico di San Pietroburgo Import necessario al 2030 (10 giugno), ha dichiarato: Fonte: Database contratti BCG, Analisi BCG “Che piaccia o no, in base ai contratti stipulati, la quota europea di Gazprom crescerà nel 2010-2015 fino a 33%”. Il colosso detiene il diritto esclusivo per l’espor- quisto del 50% della rete nazionale di gasdotti. Per tazione del gas dalla Russia, così che all’Europa Gaz- escludere i rischi politici e per aumentare la capacità di prom ha venduto più di 160 miliardi di metri cubi di gas trasporto verso l’Europa, Gazprom (che detiene il connel 2006. Gazprom possiede e gestisce la rete di tra- trollo del 51% della società del North Stream) insieme sporto del gas in Russia oltre alla maggior parte della con i partner tedeschi BASF AG e E.ON AG sta copropria rete di distribuzione. Di conseguenza, tutto il struendo il gasdotto North Stream. Dopo aver costruito gas commercializzato all’interno o attraverso la Russia, insieme con Eni, sotto il mar Nero, il metanodotto Blue Stream, vorrebbe completare la direzione sudeuropea, deve passare attraverso la rete Gazprom. creando così un “anello di gas” paneuropeo. Una strategia con tre “i”. Alla fine del 2005 Alexander Malgrado la certezza di Alexey Miller che dice “Gazprom Medvedev ha definito i tre pilastri della futura strategia: detiene le più grandi risorse di idrocarburi al mondo e può “investimento, innovazione e integrazione”. “La strate- soddisfare la crescente domanda di gas in Europa”, lo gia è chiara: vendere gas agli utenti finali, ovviamente scorso anno l’International Energy Agency aveva lanciato senza conflitto di interessi e nel pieno rispetto delle nor- l’allarme: “Le proiezioni dell’IEA rivelano che nei prossimi me Antitrust. Gazprom non si accontenterà del ruolo anni Gazprom potrebbe registrare una graduale diminupassivo di produttore di gas. Noi non vogliamo vendere zione di gas rischiando di non onorare i contratti europei sul nostro territorio, ma cerchiamo una collaborazione esistenti, se la compagnia non farà i necessari investimenchiara e valida di lunga durata”. Il CEO Alexey Miller ha ti in nuovi giacimenti”. È ovvio che nessuno adesso mette aggiunto che la strategia della società mira anche “al- in dubbio la capacità finanziaria del gigante russo (dal l’acquisizione di player esistenti specializzati nella ven- 2001 al 2006 la capitalizzazione è salita più di venti volte, dita di gas a utenti finali”. Seguendo questa linea, Gaz- passando da 11,35 miliardi di dollari a circa 240) ma il prom sta entrando sul mercato italiano, e da quest’anno tempo necessario per lo sviluppo di nuovi giacimenti. Ma vende direttamente agli italiani, fino a 3 miliardi di metri Gazprom non è disposta ad aumentare la sua produzione cubi nel 2010. La strategia di Gazprom non prevede so- ad ogni costo. lamente la distribuzione ma anche l’estensione alla power generation, sia all’interno del paese sia all’estero, e Dove e quando produrre gas. Durante l’Assemblea degli il controllo dei gasdotti. Ad esempio, durante il freddo Azionisti del 2006 Alexey Miller ha aggiunto: “la maggior inverno dello scorso anno si è creata una forte tensione parte delle compagnie sta cercando di risolvere il probletra Russia e Ucraina non solo a causa dei prezzi di gas, ma del dove produrre gas, mentre il nostro compito è dema anche per il controllo del gasdotto ucraino. “Se non cidere quando produrre gas.” E spetta al governo russo potete pagare il prezzo commerciale, dateci metà del ga- decidere quando sarà il momento. sdotto” chiedevano i russi, ma il governo ucraino non ha Alle preoccupazioni europee si può rispondere con il voluto, considerando il metanodotto un “asset strategi- fatto che nell’inverno 2005-2006 Gazprom ha estratto co”. Invece con i bielorussi è andata diversamente. A così tanto gas che se avesse mantenuto il ritmo avrebmaggio Gazprom ha concordato con BelTransGaz l’ac- be estratto più di 600 miliardi di mc, superando del 9% 1

2

58

Eni’s Way

Alexander Medvedev, Deputy Chairman of Gazprom’s Management Committee and Gazexport’s Director General, stated at the end of St. Petersburg’s Economic Forum on June 10: “Whether they like it or not, on the basis of existing contracts, Gazprom’s European share will increase to 33 percent by 2010-2015”. The Russian giant holds exclusive rights to export gas from Russia, and sold over 160 billion cubic metres of gas to Europe in 2006. Gazprom owns and manages the gas transportation network in Russia, in addition to most of its own distribution network. As a result, all of the natural gas marketed inside Russia or on transit through Russia must pass through the Gazprom network. A strategy with three “i’s”. At the end of 2005 Alexander Medvedev described the three pillars of the future strategy as “investment, innovation and integration”. “The strategy is clear: selling gas to end-users, obviously without conflict of interests and in full respect of Antitrust regulations. Gazprom will not be satisfied with the passive role of gas producer. We don’t want to sell assets on our territor y, but we are looking for clear and valid long-lasting cooperation”. CEO Alexey Miller added that the company’s strategy also aims at “the acquisition of existing players specialised in selling gas to end-users”. Following this line, Gazprom is entering the Italian market, and from this year has been selling directly to Italian users with a target to distribute up to three billion cubic metres by 2010. Gazprom’s strategy doesn’t stop at gas distribution but includes plans for power generation, both at home and abroad, as well as

Eni’s Way

control over the gas pipelines. For HEADQUARTERS. Interno example, during last year’s cold della sede Gazprom winter a sharp tension developed a Mosca. Nel 2006 la società russa ha venduto all’Europa between Russia and Ukraine not più di 160 miliardi di metri only over gas prices, but also cubi di gas. regarding the control over the HEADQUARTERS. Inside Ukrainian gas pipeline. “If you Gazprom headquarters can’t pay the market price, give in Moscow. In 2006 the Russian company sold us half the gas pipeline”, the over 160 billion cubic metres Russians asked, but the of natural gas to Europe. Ukrainian government rejected the request, arguing the gas pipeline was a “strategic asset”. With Belarus things were different. In May Gazprom agreed with BelTransGaz to purchase 50 pct of the national gas network. To steer clear of political risks and expand deliver y capacity to Europe, Gazprom (holding 51pct control) along with German par tners BASF AG and E.ON AG is building the Nord Stream gas trunk line. After having laid the Blue Stream gas pipeline on the bottom of the Black Sea together with Eni, Gazprom wants to complement the south European direction and develop a pan-European “gas ring”. Despite Alexey Miller confidently stating that “Gazprom holds the largest hydrocarbons reser ves in the world and can meet Europe’s growing gas demand”, the International Energy Agency sounded the alarm last year as follows: “IEA projections show that in the coming years Gazprom might register a gradual gas production decrease with a risk that they may be unable to honour existing European contracts, unless the company makes the required investments in

59


STRATEGIE - STRATEGIES l’estrazione reale del 2006, 556 miliardi di mc, quindi nel breve periodo può soddisfare addirittura domande di picco. Questo fa pensare che la percezione del deficit di gas abbia più a che fare con le politiche di Gazprom che con problemi tecnici. Per le previsioni del medio-lungo periodo si può considerare l’esistenza di enormi giacimenti quali Yamal, Shtokman e Sakhalin, anche se l’estrazione da questi giacimenti avrà costi più elevati. Il rischio per l’Europa potrebbe venire dalla Cina. Russia e Cina hanno firmato, lo scorso anno, un accordo in base al quale dal 2011 i russi porteranno fino a 80 miliardi di mc all’anno oltre la Grande Muraglia. Per questo le grandi compagnie europee, ed Eni tra loro, si affrettano a firmare contratti a lungo termine, per assicurarsi che il gas non cambi rotta.

SUMMIT ECONOMICO. Capi di Stato durante il Forum economico tenutosi nel giugno 2007 a Strelna, un sobborgo industriale di San Pietroburgo. ECONOMIC SUMMIT. Heads of State during the economic Forum taking place in June 2007 in Strelna, an industrial suburb of St. Petersburg.

Prezzi del gas uguali per tutti. Adesso i prezzi del gas sul mercato interno sono molto bassi, circa 41 Usd per mille mc. Nel 2007 Gazprom perderà 13 miliardi di dollari di profitto vendendo gas in Russia, ma guadagnerà 11 miliardi di dollari dai diritti di monopolio sull’export del

gas. Il governo russo promette che nel 2011 i prezzi del gas saranno uguali per tutti (ovviamente per i russi saranno più bassi in cifre assolute grazie ai minori costi di trasporto e alle tasse). Ma uno studio recente di Renaissance Capital rivela stime molto interessanti. Se nel 2006 Gazprom ricavava tanto dall’export in Europa, perdendo soldi sul mercato domestico e delle ex repubbliche sovietiche, nel 2015 il quadro sarà completamente diverso. Gazprom guadagnerà sul mercato domestico e perderà su quello europeo e della CSI. Questo però solo in previsione di un prezzo europeo intorno a 173 Usd per metro cubo; se invece il prezzo salirà a 300 dollari, si guadagnerà su tutti i mercati. Questa stima permette di vedere la recente acquisizione da parte di Eni (ed Enel come investitore) di assets dell’ex Yukos sotto un’altra luce. Già il settimanale economico russo Expert ha valutato che il prezzo pagato è stato ottimo per gli italiani, “due o tre volte più basso del reale”. Ma rispondendo alla critica della stampa italiana che “il gas acquistato non arriva in Italia”, possiamo dire che la Russia sarà il mercato più proficuo per la gioia degli azionisti delle compagnie italiane. Agli italiani il gas arriverà comunque. ■ Evgeny Utkin, è esperto di economia russa e collabora con le testate: “Panorama”, “La Stampa”, “Expert”.

new fields”. Obviously nobody is questioning the financial ability of the Russian giant at this time (Gazprom market capitalisation rose over PROTAGONIST. Vladimir Putin twenty times from 2001 to and Dmitry Medvedev. The Russian president declared 2006, from 11,35 billion to that his country must become around 240 billion dollars) a world energy leader. but there are questions regarding the time required to develop new deposits. Yet Gazprom is not willing to increase its production at any cost. PROTAGONISTI. Vladimir Putin e Dmitry Medvedev. Il Presidente russo ha dichiarrato che il paese deve diventare leader nel campo dell’energia mondiale.

Where and when to produce gas. During the 2006 shareholders’ meeting Alexey Miller added: “Most companies are trying to resolve the problem where to produce gas, while our task is to decide when to produce gas”. It is up to the Russian government to decide when the time has come. The European concerns can be answered by saying that in the 2005-2006 winter Gazprom pumped so much gas that if it had kept up the pace, it would have exceeded 600 billion cubic metres by year end, 9pct in excess of what it did produce in 2006 - 556 billion cubic metres. This showed that Gazprom can meet even peak demands in the short period. This could indicate that the perception of a gas deficit has more to do with Gazprom policy than with technical problems. For medium and long-term forecasts one could consider the existence of huge deposits, such as Yamal, Shtokman and Sakhalin, though pumping gas from these fields will be more expensive. The risk for Europe may come from China. Russia and China last year signed a deal under which the Russians will deliver up to 80 billion cubic metres per year to the other

60

Eni’s Way

Eni’s Way

side of the Great Wall, starting in 2011. For that reason major European companies, like Eni, pressed on to sign long-term contracts, to make sure the gas isn’t diverted elsewhere. The same gas prices for everybody. Domestic gas prices in Russia are currently very low, around 41 USD per 1,000 cubic metres. In 2007 Gazprom will lose 13 billion dollars of profit by selling gas in Russia, but will earn 11 billion dollars from monopoly rights on gas export. The Russian government has promised that by 2011 gas prices will be the same for everybody (obviously for the Russians they will be lower in absolute terms thanks to low transport costs and taxes). But a recent survey by Renaissance Capital showed very interesting estimates. While in 2006 Gazprom made a lot of money from exports to Europe while losing money on the domestic market and in the former Soviet republics, by 2015 the picture will be completely different. Gazprom will gain on the domestic market and lose in Europe and in CIS countries. It will be so only in the case of a European price around 173 USD per 1,000 cubic metres; if the price rises to 300 dollars, Gazprom will make money on all markets. This scenario allows to view the recent acquisition by Eni (and Enel as an investor) of former Yukos assets in a different light. The Russian economic magazine Expert reckoned the Italians paid a very good price, “two or three times lower than the real price”. But responding to the criticism in the Italian press that “the acquired gas won’t arrive in Italy”, we can say that Russia will be the most profitable market to the joy of shareholders of the Italian companies. ■ Italians will get the gas, anyway. Evgeny Utkin, is an expert in Russian economy and has written for the following magazines and newspapers: “Panorama”, “La Stampa”, “Expert”.

61


FORMAZIONE - TRAINING

I futuri strateghi dell’energia L’Istituto internazionale di politica e diplomazia nel settore energetico (Miep) presso l’Università di Stato delle Relazioni Internazionali di Mosca (Mgimo) è l’unico centro in Russia che prepara specialisti nel settore della collaborazione energetica internazionale. A colloquio con il direttore, Valery Salygin. di ERNESTO FERLENGHI


FORMAZIONE - TRAINING PERFEZIONAMENTO. Valery Salygin, direttore del Miep. Nell’Istituto internazionale di politica e diplomazia nel settore energetico studiano circa cinquecento persone provenienti da venti paesi. Gli indirizzi di formazione riguardano economia, management, diplomazia energetica, linguistica e geopolitica.

AL GIORNO DELLA COSTITUZIONE, IL PROfessor Valery Salygin, è il direttore dell’Istituto. Noto scienziato, vice presidente dell’Accademia Internazionale del settore energia, membro dell’Accademia delle Scienze della Federazione Russa. L’Istituto, dove studiano cinquecento studenti provenienti da venti paesi, è anche un grande centro di ricerca che si occupa dei problemi della sicurezza energetica globale.

D

Professor Salygin, l’Istituto forma gli studenti nel settore della politica e della diplomazia energetica. Attualmente le questioni energetiche hanno un ruolo rilevante nella politica internazionale della Russia. Come immagina il futuro del paese nel settore energia? Il presidente della Federazione Russa Vladimir Putin ha posto al paese l’obiettivo di diventare leader dell’energia mondiale e, quello che è più importante, di utilizzare la propria posizione leader nell’interesse di tutta la comunità mondiale. Il ruolo della Russia, la sua particolare posizione nel sistema energetico mondiale sono determinati dal significativo potenziale minerario del nostro paese. La Russia è il leader mondiale nella produzione del gas e uno dei maggiori produttori del petrolio. Riconosciamo la nostra responsabilità per come si svilupperà il mondo, per come vivranno le generazioni future. Perciò non è affatto casuale che proprio su iniziativa della Russia il G8 ha discusso l’anno scorso le vie ed i meccanismi per garantire la sicurezza energetica internazionale.

64

Sono sicuro che il futuro della Russia è legato alla soluzione di questo importante problema.

Nel giugno 2006 è stato firmato tra Mgimo, Miep ed Eni un accordo di collaborazione. Quali possono essere le possibilità di coopeSPECIALIZATION. razione tra un’universiValery Salygin, director of Miep. Around 500 people tà e una compagnia from 20 countries are petrolifera? studying in the international L’Accordo di collaboraInstitute for politics and diplomacy in the energy zione ha dato inizio a sector. Specialisations include una nuova fase di relaeconomy, management, energy diplomacy, linguistics zioni con Eni, alla reaand geopolitics. lizzazione di programmi e progetti congiunti nell’interesse dei nostri due paesi e allo sviluppo di una partnership energetica tra la Russia e l’Unione Europea. Le possibilità di una collaborazione basata sul reciproco vantaggio tra un centro di studi come quello del Miep-Mgimo e una grande compagnia petrolifera come Eni, sono molte. I principali indirizzi della nostra collaborazione, riguardano la formazione di specialisti in economia internazionale, finanze, management, diritto internazionale, diplomazia energetica e geopolitica. I nostri studenti ricevono una seria formazione professionale linguistica. Siamo orgogliosi dei nostri laureati, e sono convinto che, un laureato del MiepMgimo, è per Eni un ottimo specialista. Il nostro obiettivo è senza dubbio il continuo perfezionamento della preparazione dei nostri studenti. A tal riguardo per il Miep-Mgimo rivestono grande importanza i programmi di formazione congiunti con le maggiori università europee. Nel 2002 abbiamo costituito l’Istituto italo-russo di energia mondiale. I nostri partner da parte italiana sono l’Università Luigi Bocconi di Milano e l’Università statale di Genova. Quest’anno, con l’aiuto di Eni inauguriamo presso la Bocconi il primo Master italo-russo. Il programma di studio si chiama “Economia mondiale. Economia del settore oil&gas e aspetti della politica energetica”. Abbiamo buone prospettive di sviluppo della collaborazione con Eni anche nella sfera scientifico-analitica e nella conduzione di ricerche congiunte. Importante è anche l’organizzazione congiunta delle conferenze sui problemi attuali del settore oil&gas, sulle tendenze e le prospettive di sviluppo dei mercati energetici mondiali, sulle questioni della sicurezza energetica. Presso il nostro Istituto opera con successo il Centro di analisi strategiche e di geopolitica nel settore energia. Realizziamo progetti analitici sui problemi più importanti della collaborazione Russia-UE nel settore del petrolio e del gas, elaboriamo documenti sugli aspetti legali, sulla legislazione fiscale, sulle norme ambientali in Russia e Europa, sulla possibilità di applicazione di tecnologie innovative. Abbiamo una grande esperienza di ricerche complete

Eni’s Way

THE FUTURE STRATEGISTS OF ENERGY The International Institute for Energy Policy and Diplomacy (Miep) part of the Moscow State Institute of International Relations (Mgimo-University) is the only centre in Russia training specialists in the sector of international energy cooperation. Here is an interview with its director, Valery Salygin. by ERNESTO FERLENGHI INCE THE DAY IT WAS SET UP, PROFESSOR VALERY Salygin has been the director of the Institute. Salygin is a well-known scientist, Vice President of the International Academy of the Fuel and Energy Sector and corresponding member of the Russian Academy of Sciences. The Institute, where about 500 students from twenty countries are studying, is also a leading research centre dealing with issues of global energy security.

S

Professor Salygin, the Institute trains students in the field of energy policy and diplomacy. Currently energy matters have a prominent role in Russian international policy. How do you picture the country’s future in the energy sector? The President of the Russian Federation, Vladimir Putin, has set an objective for the country to become a global energy leader, and more importantly, to use its leadership in the interest of the whole global community. Russia’s role, its position in the global energy system are determined by the vast mining potential of our country. Russia is the global leader in natural gas production and one of the leading oil producers. We are aware of our responsibility in the way the world will be developing and the way future generations will live. It is therefore no chance that at the request of Russia the G8 meeting last year discussed the ways and mechanisms of guaranteeing international energy security. I am certain that the future of Russia is tied to the solution of this major problem. In June 2006 MGIMO, MIEP and Eni signed a cooperation agreement. In what way can a university and an oil company cooperate? The cooperation agreement gave start to a new stage in the relations with Eni, to launching joint plans and projects in the interest of our two countries and to the development of a strategic partnership between Russia and the European Union. There are many ways in which an academic research centre like MIEP-MGIMO and a major oil company such as Eni can cooperate to their mutual advantage. The main areas of our cooperation involve the training of specialists in the fields of world

Eni’s Way

economics, finances, management, international law and energy diplomacy and geopolitics. Our students get serious professional language training. We are proud of our graduates, and I am convinced that a MIEP-MGIMO graduate can be a very good specialist for Eni. Our goal is undoubtedly the steady improvement of our students’ training. In this connection, MIEP-MGIMO place much importance on the joint education programmes with leading European universities. In 2002 we established the Russian-Italian Institute for World Energy. Our Italian partners are the Bocconi University in Milan and the State University of Genoa. This year, with Eni‘s help we will be launching the first ItalianRussian Masters degree at Milan’s Bocconi. The course has been called ‘World Economics. Economics of the RAPPORTI INTERNAZIONALI. oil & gas sector and energy Studenti davanti all’Università policy aspects’. Bocconi di Milano. L’Istituto Miep di Mosca ha stretti We have good development rapporti di collaborazione prospects in our cooperation con l’Università milanese with Eni also in the scientifice con l’Università statale di Genova. analytical area and in conducting joint research. INTERNATIONAL RELATIONS. Another important area is the Students in front of Bocconi University of Milan. The MIEP joint organisation of Institute of Moscow closely conferences on current collaborates with the problems of the oil & gas University of Milan and with the State University of Genoa. sector, on the trends and


development prospects of global energy markets and on matters of energy security. Within our Institute works the Centre for Strategic Research and Geopolitics in the Energy Sector. We carry out analytical projects on the most important issues in EU-Russia cooperation in the oil and gas sector, we write papers on legal aspects, tax laws and environmental regulation in Russia and Europe, on the possibilities of implementing cutting-edge technology. We have a great deal of experience in carrying out exhaustive research into the development of the oil and gas sector, including the assessment of economic, political and environmental risks on the basis of short- and long-term forecasts. We also carry out research and forecasts on the development COLLABORAZIONE ITALO-RUSSA. Particolare di un impianto Gazprom. Il presidente Putin ha posto al paese l’obiettivo di diventare leader dell’energia mondiale e di utilizzare questa posizione nell’interesse della comunità internazionale. In basso, la sede Eni a Mosca. Con il sostegno di Eni l’Istituto Miep di Mosca inaugura nel 2007 il primo Master italo-russo presso l’Università Bocconi di Milano. ITALIAN-RUSSIAN COLLABORATION. Detail of a Gazprom plant. President Putin’s objective for Russia is to make this country the world energy leader and to use this position in the interest of the international community. Below, the ENI office in Moscow. In 2007 – with the support of Eni – the MIEP Institute of Moscow University will open the first Italian-Russian Master course at the Bocconi University of Milan,

sullo sviluppo del settore oil&gas, compresa la valutazione dei rischi economici, politici, ecologici sulla base di previsioni a breve e lungo termine. Effettuiamo anche studi e previsioni di sviluppo dei mercati del petrolio e del gas. Già da qualche anno realizziamo analisi congiunte in questo campo con l’OPEC e organizziamo regolarmente seminari internazionali a Mosca e a Vienna. Un importante posto nell’attività del nostro Centro di analisi strategiche è occupato dall’elaborazione della strategia delle compagnie del settore energetico, dalla redazione delle raccomandazioni per l’ottimizzazione della politica di investimento, della gestione finanziaria e corporate. Tutto ciò costituisce una buona base per la collaborazione con Eni, per la realizzazione di progetti congiunti. Il livello di preparazione del personale in Russia, sia nel periodo sovietico sia oggi, è stato sempre molto alto. Cosa consiglia a uno studente che sta per entrare nel mondo del lavoro? Oggi le compagnie hanno necessità di specialisti che possiedano una preparazione non solo di base ma anche pratica. Per questo consigliamo ai nostri studenti di dedicarsi all’approfondimento di discipline teoriche ma allo stesso tempo di prendere parte attiva anche alle lezioni pratiche, giochi di business, key-study, e di svolgere stages presso le compagnie. Da parte sua la Direzione dell’Università, grazie agli stretti legami con le principali compagnie oil&gas e energetiche russe e internazionali, organizza vari stages che conoscere nella pratica l’attività operativa delle corporazioni, le particolarità della realizzazione dei progetti energetici internazionali, l’interazione tra le compagnie e gli organi statali, la collaborazione tra partners di diversi paesi.

66

A conclusione degli stages i nostri studenti vengono spesso assunti nelle maggiori compagnie del settore energetico. Oltre Eni, farei anche il nome di Exxon Mobil, BP, ChevronTexaco, Gazprom, Lukoil, Statoil, Hydro.

of the oil and gas markets. For several years we have also been making joint analyses in this field with OPEC and we regularly organise international seminars in Moscow and Vienna. A remarkable place in the activity of our Centre of Strategic Analyses has been taken up by working out strategies for energy companies and providing recommendations to enhance investment policies and financial and corporate management. All this makes up a good basis to cooperate with Eni and undertake joint projects. The degree of staff training in Russia, both in the Soviet period and now, has always been very high. What advice do you give to a student who is about to enter the job market? Today companies need specialists that are provided not only with the basic knowledge but also practical training. For this reason we advise our students to dedicate themselves to studying theory in depth but also take part actively in practical classes, business games, key-study courses and do traineeships with companies. The University, thanks to the close links with leading Russian and international oil and gas and energy companies organises traineeships to get to know firsthand corporate operations, the methods to carry out international energy projects, interaction between companies and State bodies and the cooperation with partners from various countries. After ending the traineeship, our students are often employed in leading energy companies. In addition to Eni, I would also like to name Exxon Mobil, BP, ChevronTexaco, Gazprom, Lukoil, Statoil and Hydro.

Lei è anche membro dell’Accademia russa delle Scienze. Qual è la nuova politica russa nel settore della scienza? Il nostro obiettivo principale è la trasformazione del potenziale scientifico in una delle maggiori risorse di crescita economica sostenibile. La Russia ha elaborato la Strategia di sviluppo della scienza e dell’innovazione al 2015. Scopo di tale Strategia è la formazione di un settore equilibrato di ricerche e di un sistema innovativo efficiente, che garantiscano l’ammodernamento tecnologico dell’economia russa. Nel 2006 il nostro Presidente ha approvato gli Indirizzi prioritari di sviluppo della scienza, della tecnologia e della tecnica nella Federazione Russa. Tra questi indirizzi un posto importante occupa l’Energia e il risparmio energetico, settore in cui opera attivamente la nostra Università. Il Miep-Mgimo collabora strettamente con l’Accademia russa delle Scienze, con l’Accademia internazionale del settore energia, con i principali centri di ricerca. Sono convinto che unendo gli sforzi potremo assicurare una sicura base di esperti analisti per un funzionamento efficiente e uno sviluppo sostenibile del settore energetico dell’economia e per una collaborazione internazionale di successo nell’ambito dell’energia. ■

You are also a corresponding member of the Russian Academy of Science. What is the new Russian policy in the scientific area? Our main goal is to turn the scientific potential into one of the greatest resources of sustainable economic growth. Russia has developed the Strategy for the Development of Science and Innovation up to 2015. The aim of this strategy is to set up a wellbalanced research sector and an efficient innovative system, that may guarantee technological modernisation in our nation. In 2006 our President approved the priority directives for the development of science, technology and technique in the Russian Federation. They include an important role for energy and energy saving, an area where our university is greatly involved in. MIEP-MGIMO cooperates closely with the Russian Academy of Science, with the International Academy of the Fuel and Energy Sector and with leading research centres. I am convinced that by joining our efforts we will be able to provide a solid base of expert analysts for efficient work and sustainable development in the energy sector of the economy and for successful ■ international cooperation in the energy field.

Valery Salygin è Direttore dell’Istituto Internazionale della Politica Energetica e della Diplomazia.

Valery Salygin is Director of the International Institute for Energy Policy and Diplomacy.

Eni’s Way

Eni’s Way

67


COLLOQUI - TALKS

Le campane suoneranno a Mosca È tra i centocinquanta uomini più ricchi del mondo, è a capo della Renova e di altre società nel campo energetico. Da poco ha riportato in Russia le storiche uova di Carl Fabergé. Ma Viktor Vekselberg ha un altro sogno. di CLARA SANNA

ITALIA CI HA sempre interessati come oggetto d’investimento. È un bel paese con un’ottima infrastruttura, un mercato di consumi ben sviluppato e una ricca cultura d’impresa. Tra l’altro, storicamente, i nostri paesi hanno buoni rapporti”. Questa, in sintesi, l’idea del magnate russo Viktor Vekselberg sul nostro paese. Nato a Drogobyc in Ucraina nel 1957, Viktor Vekselberg è oggi posizionato da Forbes al 146 posto nella lista dei personaggi più ricchi del mondo, con un patrimonio stimato in 2.500 milioni di dollari. I suoi interessi in Russia e nel mondo spaziano nei settori più vari, dai media alla metallurgia, dal petrolio e l’energia alle telecomunicazioni. Dal 1990 è Presidente del cda della Renova (di cui è stato uno dei fondatori). Nel 1996 costituisce la SUAL (settore alluminio) di cui ne diventa il Presidente e dal 2003 guida il cda fino alla fusione con altre compagnie del settore. Negli anni 2002-2003 è stato CEO della compagnia petrolifera TNK (nel 2003 viene costituita la TNK-BP). Attualmente ricopre l’incarico di Direttore Esecutivo per lo sviluppo del business del gas della TNK-BP-Management,

“L’

68

ARTE PER GLI ZAR. Nel 2004 l’imprenditore russo Viktor Vekselberg, ha comprato da Sotheby’s una collezione di uova Fabergé, per restituire questo tesoro d’oreficeria al suo paese. Il primo uovo Fabergé venne realizzato da Peter Carl Fabergé nel 1885 per lo Zar Alessandro III che ne fece dono di Pasqua alla moglie Maria. ART FOR THE TSARS. In 2004 Russian entrepreneur Viktor Vekselberg purchased a collection of Fabergé eggs from Sotheby’s in order to return this golden treasure to his country. The first Fabergé egg was made by Peter Carl Fabergé in 1885 for Tsar Alexander III, who gave it to his wife Maria as an Easter present.

oltre ad essere uno dei membri del cda TNK-BP. Nel 2007 Vekselberg viene nominato Presidente del cda della compagnia Alluminio russo, sorta dopo la fusione tra SUAL, RUSAL e la svizzera Glencore International. Inoltre opera in molte organizzazioni sociali, è membro dell’Unione russa industriali e imprenditori (una sorta di Confindustria russa) e svolge anche una notevole attività culturale e di beneficenza. Dal 2006 fa parte della Commissione Governativa per le questioni del settore energia e la ricostituzione delle riserve.

Eni’s Way

THE BELLS WILL BE RINGING IN MOSCOW One of the world’s 150 richest people, at the head of Renova and other companies operating in the energy sector. Viktor Vekselberg recently brought the famous eggs of Carl Fabergé back to Russia. Yet he has another dream. by CLARA SANNA E HAVE ALWAYS BEEN INTERESTED IN ITALY, as an opportunity for investment. It’s a lovely country, with very good infrastructure, a well-developed consumer market and a vast entrepreneurial culture. Besides, our two countries historically have had good relations”. That is a summary of the view Russian tycoon Viktor Vekselberg has of our country. Born in Drogobych, Ukraine, in 1957, Viktor Vekselberg now ranks 146th in Forbes’ list of the world’s richest people, with assets estimated at 2.5 billion US dollars. His corporate interests in Russia and worldwide range from media to metalworks, from oil and energy to TLC. Since 1990 he has been Chairman of the board of directors of Renova Group (being one of the founders). In 1996 he set up SUAL (aluminium sector) and became its president, and he was Chairman of SUAL’s board of directors from 2003 until it merged with other companies

“W

Eni’s Way

operating in the aluminium sector. In 2002-2003 he was CEO of oil company TNK (TNK-BP was established in 2003). He is currently Executive Director Gas Development and member of the board at TNK-BP-Management. In 2007 Vekselberg was appointed chairman of the board of Russian Aluminum, which was born out of the merger between SUAL, RUSAL and Swiss company Glencore International. Besides, he works in many social organisations, he is a board member of the Russian Union of Industrialists and Entrepreneurs, and carries out a remarkable cultural and charitable activity. Since 2006 he has been a member of the Government Panel for energy matters and the replenishment of the reserves. You are a leading Russian entrepreneur. Currently you have shown interest in investments for power production from renewable sources in Italy. What drove you to invest in Italy? As is known, most countries in the world suffer from a shortage of energy. Taking this fact into consideration, the socalled renewable energy sources, i.e. solar, wind, and biomass energy have a largely untapped potential. The European Commission has set a goal to raise to up to 20 percent the share of power produced from renewable sources by 2020. Therefore European countries were the first to set up the necessary conditions to develop these activities. We have good technologies and ideas which might prove successful in the field of renewable energy. We mean to implement the best solutions in Russia, too, where in the next 15-20 years this will also become a hot topic.

69


COLLOQUI - TALKS Lei è uno dei maggiori imprenditori russi. Recentemente ha mostrato interesse per gli investimenti nella produzione dell’energia elettrica dalle fonti rinnovabili in Italia. Cosa l’ha spinto a investire in Italia? Come è noto, la maggior parte dei paesi al mondo ha un deficit di energia. Su questo sfondo ha un grande potenziale la cosiddetta energia rinnovabile, cioè l’energia solare, quella del vento, l’energia delle biomasse, il cui potenziale non viene realizzato a pieno. La Commissione Europea ha posto l’obiettivo di portare, entro il 2020, la quota dell’energia prodotta da fonti rinnovabili fino al 20%. Quindi sono stati proprio i paesi europei i primi a creare le condizioni necessarie per lo sviluppo di tale attività. Noi abbiamo buone tecnologie e idee, che potrebbero fare breccia nel settore dell’energia rinnovabile. Intendiamo applicare le migliori soluzioni anche in Russia, dove questo tema nei prossimi 15-20 anni diventerà molto attuale.

propria integrità e finisse divisa tra decine di collezioni private del mondo. Siamo riusciti a comprarla prima dell’inizio dell’asta ed è un caso che non ha precedenti nella storia della Sotheby’s. Adesso queste vere opere d’arte sono a disposizione di tanta gente. Non sono chiuse in una cassaforte, al contrario, vengono esposte continuamente sia nelle maggiori città russe che nelle capitali del mondo e non soltanto nelle capitali – ricordiamo la recente mostra a Bari. L’itinerario di tali mostre è fissato per gli anni successivi e per tutte le questioni organizzative ho incaricato la fondazione storico-culturale “Legami dei tempi” da me costituita. Vale a dire che la collezione gode di un’attenzione continua basta pensare che nel corso di tre anni dal momento del suo acquisto l’hanno vista più di 2 milioni di persone.

Lei è anche membro del Consiglio degli Sponsor del Teatro Come valuta i recenti acBolshoy. Quali altri procordi Eni-Gazprom? getti pianifica di realizPenso che sia più una dozare in futuro? manda da fare alle compaUno dei progetti più gnie stesse o agli analisti. importanti è quello di La mia opinione è che la far ritornare in Russia collaborazione e la partle storiche campane CAPOLAVORI D’OREFICERIA. Dal 1885 al 1917 furono realizzate 57 uova nership di due compagnie del monastero Sviato di Pasqua in oro e altri materiali pregiati. Ogni esemplare conteneva energetiche di tale dimen- una sorpresa anch’essa preziosa. La realizzazione di ciascun pezzo – Danilov. Anche quesione sarà un vantaggio era un segreto gelosamente custodito; per la sua preparazione occorreva sto progetto, in collanon solo per le compagnie un anno intero. borazione con la Chiestesse ma, senz’altro, darà GOLDSMITH MASTERPIECES. From 1885 to 1917, fifty-seven Easter eggs sa Ortodossa Russa, un input positivo allo svi- were crafted out of gold and other precious materials. Each work contained viene realizzato dalla luppo dell’economia dei a valuable surprise. The crafting of each egg was a jealously guarded secret fondazione “Legami and it took an entire year to make one. nostri paesi. dei tempi”. Per oltre settanta anni le camLei ha comprato all’asta Sotheby’s per 72 milioni di dol- pane russe sono state custodite nell’università americalari, uno dei più preziosi tesori della cultura russa – la na di Harvard. Dopo lunghe trattative siamo riusciti a collezione delle uova Fabergé. Ha detto che per Lei era raggiungere un accordo sul ritorno in patria di questa molto importante restituire al paese tale tesoro. antica reliquia. Spero che già l’anno prossimo le campaPrima di tutto non vorrei parlare dell’ammontare dell’af- ne Danilov suoneranno a Mosca. In più continuerò cerfare perché a mio avviso in questo caso le cifre non hanno tamente a partecipare attivamente al lavoro del Consiun significato di principio. Per quanto riguarda la colle- glio degli Sponsor del Teatro Bolshoy, ma ritengo che zione – attualmente è la più grande collezione privata dei non sia meno importante la collaborazione con il Teatro lavori di Carl Fabergé – al momento del suo acquisto esi- Mariinsky e con il suo direttore artistico, il geniale maesteva un reale pericolo che dopo l’asta essa perdesse la stro Valery Gergiev. ■

70

Eni’s Way

What do you think of the recent Eni-Gazprom agreements? I think it’s a question that should be put rather to the companies themselves or to analysts. My opinion is that the cooperation and partnership of two energy companies of such size will be in the advantage not only of the companies themselves but will undoubtedly also provide positive input to the economic development of our countries. Through Sotheby’s you purchased one of the most precious treasures of Russian culture, the Forbes family’s Fabergé egg collection, for 72 million dollars. You said it was very important for you to bring this treasure back to Russia. First of all I’d like not to speak of the figures involved in the transaction, because in my opinion numbers here don’t matter in principle. Regarding the collection - currently the largest private collection of Carl Fabergé’s works – at the time it was purchased there was a real risk that once put up at auction it would lose its integrity and be divided among tens of private collections in the world. We managed to buy it before the start of the auction and this has no precedents in Sotheby’s history. Now these true works of art are available to many people. They are not locked up in a safe. On the contrary, they are continually on show in the main Russian cities as well as in capital cities around the world. And not only in capital cities - let’s mention the recent exhibition in Bari. The itinerary of these exhibitions has already been set for the coming years and I have entrusted all organisational matters to the cultural and

historical foundation ‘Link of Times’ which was founded by me. This means that the collection is constantly an object of attention. It’s enough to think that over two million people have seen it in the three years since it was bought. You are also a member of the Board of Trustees of the Bolshoi Theatre. What other projects do you have in mind for the future? One of the most important projects is to bring the historyladen bells of the Svyato-Danilov monastery back to Russia. This project, in cooperation with the Russian Orthodox Church, is also being implemented by the ‘Link of Times’ foundation. For over 70 years the Russian bells have been held at Harvard University in the US. After lengthy negotiations we managed to reach an agreement to return this ancient relic back to its homeland. I hope that the Danilov bells will ring in Moscow next year already. I will also certainly continue to actively participate in the work of the Theatre’s Board of Trustees of the Bolshoi Theatre, but I think that the cooperation with the Mariinsky Theatre, and its art director, ■ the genial master Valery Gergiev, is no less important.

LA TRADIZIONE DEL BALLETTO. Facciata del teatro Bolshoy di Mosca. Sede della compagnia dell’Opera e del Balletto Bolshoy. L’edificio fu ricostruito, in perfetto stile neoclassico, nel 1824 dopo un incendio. Viktor Vekselberg è membro del Consiglio degli Sponsor del Teatro. BALLET TRADITION. Façade of Moscow’s Bolshoi Theatre. Headquarters of the Bolshoi theatre and opera company. The building was reconstructed, in perfect neoclassical style, in 1824 after a fire. Viktor Vekselberg is a member of the theatre’s Sponsors Council.

Eni’s Way

71


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.