Quando il bosco si fa musica

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VERSION REPRO OP SUBS

QUANDO IL

ART

BOSCO

SI

PRODUCTION

FA M U S I C A

CLIENT

Alla scoperta dei boschi di abete rosso della Val di Fiemme che furono tanto cari a Stradivari, tra musica, bei paesaggi e le geniali intuizioni dei suoi abitanti

STORIA S A R A D A L Z O T T O

BLACK YELLOW MAGENTA CYAN

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FOTOGRAFIA H E L E N I O B A R B E T TA

91MPZCIT16129.pgs 05.10.2016 17:16


WOODS, 2 V4

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“ IL MIO LEGNO, SE MESSO IN VIBRAZIONE DALLE CORDE, SA SUONARE TUTTE LE FREQUENZE: DA QUELLE BASSE DEL PIANOFORTE A QUELLE ALTE DEL VIOLINO”

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In Val di Fiemme i segreti degli alberi durante la bella stagione vengono sussurrati dal vento fra i rami degli incantevoli boschi sempre verdi, e sempre lì riposano ovattati dalla neve che d’inverno cade abbondante. Sono segreti che aspettano di essere svelati da chi sa che il tronco di un abete rosso non è solo legno, ma può custodire musica. Questa valle che si allunga per 35 km nel cuore del Trentino, incastonata tra le guglie del Latemar, le Pale di San Martino e il Lagorai, vanta un miracolo della natura già noto a Stradivari. Grazie al suo microclima, all’altitudine, alla neve e all’esposizione, il legno di alcuni speciali abeti rossi in Val di Fiemme vanta una caratteristica unica: la risonanza. È una nuovissima Mazda3 che ci porta ad alta quota, sulle Dolomiti. Salendo per una serie di ripidi tornanti, coccolati dalla comodità dei suoi sedili, assistiamo all’incredibile spettacolo del susseguirsi di boschi, torrenti e incantevoli paesini dall’aspetto nordico, come Cavalese, Tesero, Predazzo. Sono molti gli abitanti della Valle che lavorano con il legno, ma solo uno, Fabio Ognibeni, ha inventato un nuovo modo per farlo suonare, sfruttando le potenzialità degli abeti di risonanza per creare dei dispositivi d’ascolto poeticamente chiamati “Opere Sonore”. Già imprenditore nel campo delle tavole armoniche per strumenti musicali, ci mostra cataste di legna mentre passeggiamo nei suoi laboratori. A seconda della lavorazione e delle caratteristiche quei tronchi diventeranno l’anima di chitarre, viole, violini, spinette, clavicembali e così via. Per questi amplificatori, invece, la lavorazione parte da legno ultra selezionato tra quello adatto alle arpe e ai pianoforti. “Nella prima fase del mio lavoro, iniziata nel ’91, ho imparato a scegliere il legno e a migliorarne 36

la qualità”. “La mia fortuna” continua “è che poi ne è nata una passione che mi ha fatto andare oltre le lavorazioni normali”. Le “normali” lavorazioni cui si riferisce Fabio riguardano la produzione della ditta Ciresa. Inclusi loro, sono solo in tre in tutta Europa i produttori che si occupano di tavole armoniche. La sua passione per quel legno, ci racconta, si è poi pian piano trasformata nella curiosità di scoprirne ogni segreto. Fabio negli anni ha ospitato in azienda esperti di ogni tipo, dagli studiosi delle caratteristiche del legno di risonanza agli studenti che dedicavano tesi di laurea a questo fenomeno, senza chiedere molto in cambio, se non la condivisione dei risultati delle loro ricerche. Nelle sue Opere Sonore ha seminato il sapere di tutta questa catena di conoscenze che ruota attorno al legno di risonanza e alle sue proprietà acustiche. “Il mio legno, se messo in vibrazione dalle corde, sa suonare tutte le frequenze: da quelle basse del pianoforte a quelle alte del violino. Sono partito da questo concetto per rendere fruibile l’ascolto della musica attraverso il legno di risonanza che usava anche Stradivari”, ci spiega. Chiamare “speaker” le Opere Sonore è riduttivo: ognuna di loro è un vero e proprio strumento musicale da ascolto, di altissima qualità e in edizione limitata. È legno che suona, grazie alla progettazione tecnica e alla dettagliata lavorazione che conferisce il carattere musicale all’amplificatore. Non siamo sicuri di aver capito la vera essenza delle Opere Sonore fino a che non ne ascoltiamo suonare una. Il figlio di Fabio collega un lettore mp3 a quella che sembra una installazione di design mentre noi continuiamo a chiacchierare. I nostri discorsi si fermano quando il suono di un’orchestra

In alto, in senso orario da sinistra: un abete in crescita; Fabio Ognibeni sceglie il legno; fase della lavorazione. Qui a destra: il Bosco che suona. Sotto: Fabio nel suo laboratorio

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91MPZCIT16130.pgs 18.10.2016 08:21


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VERSION REPRO OP

“ LA CHIOMA, IL FUSTO, I RAMI TI DICONO QUASI TUTTO DELLA LORO VITA, DELLO SCORRERE DEL TEMPO E DEL RAPPORTO CON I LORO ALBERI VICINI”

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In alto a sinistra: Fabio Ognibeni e Marcello Mazzucchi osservano un albero nel Bosco che suona; sotto: Il lago di Paneveggio A destra: Opere Sonore e particolari 28

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ci avvolge completamente. Gli archi vibrano dalle note più profonde a quelle acute, il volume è perfettamente bilanciato e sembra di sentire il fruscio dell’arco sul ponte del violino in terza fila. Il suono non è direzionale, come avviene con le casse tradizionali, ma viene diffuso a 360 gradi, proprio come se davanti a noi ci fossero musicisti in carne ed ossa. Ne tocchiamo la tavola armonica. Vibra, sta suonando. Per mettere in musica il legno delle Opere Sonore servono più di 200 ore di lavoro. Ci sono una quarantina di Opere Sonore nel mondo, una delle quali orgogliosamente posseduta da Andrea Bocelli. Fabio ci spiega che il suo intento, in un’era estremamente tecnologica, è di produrre qualcosa di innovativo con materiali e valori che arrivano da lontano: il legno usato per ogni opera sonora proviene dai tronchi di abeti rossi con più di 150 anni di esistenza alle spalle, scelti con cura tra quelli abbattuti all’interno di un piano forestale ecosostenibile, ed è lavorato con le conoscenze di liuteria che si tramandano da secoli in Fiemme. Facciamo conoscenza con gli abeti rossi di risonanza nel regno che la Val di Fiemme ha designato per loro: il Bosco che suona, un angolo di foresta con un percorso dedicato alla musica, visitabile liberamente. Lo raggiungiamo arrampicandoci con la nostra Mazda3 fino a 1700 metri per una ripidissima strada in salita. Marcello Mazzucchi ci aspetta lì. È dottore forestale, ma per molti è soprattutto un poeta. Lo chiamano l’uomo che sussurra agli alberi, anche se, in verità, sono gli alberi a parlare con lui. Marcello ha profondi occhi blu e la pazienza di tradurre il prezioso linguaggio degli abeti di Fiemme ai profani. ”L’albero ci trasmette la sua personalità attraverso un linguaggio silenzioso e segreto”, spiega. “Parla

attraverso le sue forme. La chioma, il fusto, i rami ti dicono quasi tutto della loro vita, dello scorrere del tempo e del rapporto con i loro alberi vicini”. È lui che accompagna musicisti di fama mondiale proprio in questo bosco, a scegliere gli alberi che la Val di Fiemme dona simbolicamente a chi diffonde la magia della musica. Tra gli abeti ci sono leggii e sculture dedicate a importantissimi artisti, da Giovanni Allevi a Uto Ughi. Mentre saliamo osservando questi abeti centenari, Marcello ci narra della loro influenza nella storia della musica: “Stradivari diceva che il violino nasce nel bosco e suona come il suo albero. Lui era un maestro impareggiabile nella scelta degli alberi della musica e veniva qui personalmente, a sceglierli uno ad uno”. Una selezione non facile: gli abeti di risonanza sono pochi a livello mondiale. In Val di Fiemme sono uno su mille, nel Bosco che suona uno su dieci. Queste foreste sono custodite dalla Magnifica Comunità di Fiemme, un ente storico che dal XII secolo amministra e gestisce i pascoli e i boschi della Valle. La Magnifica è stata una sorta di Repubblica ante litteram, che per secoli ha protetto i fiemmesi dalle incursioni esterne, permettendo loro di crescere e prosperare in armonia. Ed è proprio di fronte al palazzo della Magnifica Comunità, un edificio rinascimentale nel centro di Cavalese, che ritroviamo nei piatti dello chef stellato Alessandro Gilmozzi, al suo El Molin, i licheni e gli ingredienti dei boschi appena visitati, uniti nel tripudio di un menù d’eccellenza unico nel suo genere: Le Essenze. Con i cinque sensi totalmente appagati, la nostra Mazda3 ci riporta verso la città e i suoi ritmi frenetici, mentre in Val di Fiemme crescono tranquilli gli alberi che tra centocinquant’anni, se Dio lo vorrà, suoneranno chissà quali sinfonie. Z OOM- Z OOM

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