Crash on demand david holmgren traduzione di giuseppe pappalardo (1)

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CRASH ON DEMAND Benvenuti nel futuro della Brown-technology David Holmgren Simplicity Institute Report 13c, 2013


Indice INTRODUZIONE................................................................................................................................3 RINGRAZIAMENTI....................................................................................................4 NOTE BIOGRAFICHE................................................................................................4 TRADUZIONE ITALIANA.........................................................................................4 SPECULAZIONI SU TECNOLOGIE ALTERNATIVE E PIONIERI DELLA PERMACULTURA.5 IL PICCO DEL PETROLIO: REALE, MA NON COSI CATASTROFICO.......................................7 CLIMA; DI MALE IN PEGGIO..........................................................................................................8 BROWN TECH; QUI E ADESSO.....................................................................................................10 È TROPPO TARDI PER SPEGNERE TUTTO?...............................................................................12 È TROPPO TARDI PER LE SOLUZIONI BOTTOM-UP?..............................................................14 CRASH ECONOMICO: INFERNO O SALVEZZA?.......................................................................15 CONTRAZIONE GRADUALE O COLLASSO IMMEDIATO.......................................................16 SCENARI NIDIFICATI.....................................................................................................................19 FAR CRASHARE IL SISTEMA OPERATIVO DELL'ECONOMIA GLOBALE............................20 VIRATA TATTICA DELL'AMBIENTALISMO COMUNE.............................................................22 INVESTIMENTO E DISINVESTIMENTO......................................................................................23 MONETE ALTERNATIVE ED ECONOMIE NON MONETARIE.................................................26 LAVORO E CAPACITÀ VS COMBUSTIBILI FOSSILI E TECNOLOGIA...................................27 POSSIBILITÀ BROWN TECH.........................................................................................................28 ATTIVISTI RADICALI.....................................................................................................................30 NON È TERRORISMO FINANZIARIO...........................................................................................31 CONCLUSIONE................................................................................................................................34


INTRODUZIONE Questo saggio aggiorna il mio precedente “Future Scenarios”1 (2007), ma ha le sue fondamenta sul saggio “Oil Vs Money; Battle for Control of the World” 2in quanto telecronaca dei rapidi cambiamenti in atto nel panorama dell'attivismo permaculturale, in particolar modo nella realtà australiana. Viene data per scontata la conoscenza dei lavori precedenti, e ovviamente della permacultura. Questa premessa potrebbe sembrare come uno “sparare sulla croce rossa”, ma con un po' di speranza essa potrà fornire nuove prospettive e manterrà gli attivisti della permacultura al passo coi tempi. L'insegnamento della permacultura e il relativo attivismo hanno sempre cercato di lavorare con quelle persone che nutrivano già un interesse nel cambiamento in positivo delle proprie vite, terre e comunità, piuttosto che fare proselitismo tra la maggioranza disinteressata. Nel corso di molte decadi, la gioventù idealista ha risposto positivamente al miglioramento personale di stampo “can-do” tipico della permacultura, ed ha anche attratto diversi cittadini disillusi dal fallimento dell'ambientalismo convenzionale, che non è in grado di fermare la valanga del consumismo capitalistico. In modo simile, molti attivisti sociopolitici stanno cominciando a riconoscere nella permacultura un'alternativa potenzialmente efficace per un cambiamento della società, in opposizione ai movimenti di massa tipici del ventesimo secolo, che però hanno perso la loro influenza. La mia idea si può riassumere nell'attuazione di un cambiamento radicale (da parte di una piccola percentuale della classe media), ma comunque ottenibile, che cambi i modelli di comportamento da quelli attuali, di consumatori dipendenti, a quelli di autoproduttori indipendenti e responsabili, in modo da avere la possibilità di fermare la valanga del consumismo capitalistico prima che faccia precipitare il mondo intero nel burrone del cambiamento climatico. Può essere una possibilità effimera, ma è comunque meglio degli enormi sforzi necessari a spingere le élite a muovere le giuste leve politiche (sia che si tratti di promesse di grandi profitti “green” o che si tratti di minacce da parte dei movimenti popolari che chiedono minori consumi). Credo che tutto ciò sia ottenibile tramite una riduzione dei consumi e dei capitali, abbastanza estesa tanto da poter scatenare un crollo del già fragile sistema finanziario globale. Questa idea provocatoria è volta ad aumentare la consapevolezza, mettendo in conto il rischio che essa stessa potrebbe far allontanare le persone dalla permacultura vista come ambientalismo positivo, e farmi tacciare di pazzia o addirittura di terrorismo. È un rischio analogo a quello che l'umanità stessa sta vivendo, dove tutte le opzioni hanno delle conseguenze non previste e dove il comportamento apparentemente normale e assennato ha tutte le probabilità di potarci al disastro, nella stessa maniera del più malato degli schemi. Addirittura anche le convenzionali proposte “responsabili” riguardo il salvarci dal cambiamento climatico potrebbero benissimo mandare in cortocircuito il sistema finanziario. In tempi tumultuosi come questi, eventi apparentemente piccoli possono scatenare conseguenze incontrollabili: un'idea chiave del 1 2

Future Scenarios; Mapping the Cultural Implications of Peak Oil and Climate Change http://wwww.futurescenarios.org Vedi il sito web della Holmgren Design, http://holmgren.com.au/money-vs-fossil-energy/


principio della permacultura Usa in Modo Creativo e Rispondi al Cambiamento. RINGRAZIAMENTI Grazie a Rick Tanaka, Maureen Corbett e Daryl Taylor per i loro commenti e correzioni.

NOTE BIOGRAFICHE David Holmgren è conosciuto come il co-fondatore del concetto di permacultura. Vive con la sua compagna Su Dennet a Melliodora (il loro sito dimostrativo di permacultura), a Hepburn, Central Victoria.

TRADUZIONE ITALIANA La seguente traduzione è frutto di lavoro volontario e senza scopi di lucro, ha valore prettamente didattico e non si intende infrangere alcuna legge sul copyright. Realizzata da Giuseppe Pappalardo, con i preziosi consigli e la revisione della rete Permacultura Sicilia.


SPECULAZIONI SU TECNOLOGIE ALTERNATIVE E PIONIERI DELLA PERMACULTURA Dieci anni fa venne in visita da me il collega Peter Harper 3 del Centro per la Tecnologia Alternativa, durante la quale abbiamo avuto un “dibattito” riguardo al Picco del Petrolio e al Cambiamento Climatico. Peter era dell'opinione che l'umanità stesse per affrontare un'emergenza climatica che avrebbe richiesto lo studio di ogni possibile opzione. Io pensavo che il Picco del Petrolio avrebbe avuto un impatto molto più veloce sull'economia mondiale, salvandoci dal riscaldamento globale tramite una contrazione economica, anche se le conseguenze sulla società e sull'economia sarebbero potute essere gravi. Il mio pensiero rifletteva la ferma convinzione che il futuro, per l'umanità, imponesse una diminuzione del fabbisogno energetico, cosa che avremmo dovuto accettare con eleganza ed adottare come previsione di un futuro positivo. Dal mio punto di vista, Peter era in qualche modo riluttante nell'accettare la necessità di usare la tecnologia e istituzioni di larga scala (associate con il capitale globale ed il governo) per salvaguardarci dalla catastrofe climatica. Nonostante Peter non pensasse che l'energia nucleare fosse una soluzione, le sue idee avevano qualcosa in comune a quelle di altri comunicatori ambientalisti del taglio di George Monbiot, che ha supportato il nucleare come risorsa necessaria per affrontare l'emergenza climatica. Durante un'altra delle visite di Peter, nel 2007, gli feci notare che la situazione dell'Artico era molto peggiore di quanto nessuno avesse pensato prima, mentre lui riconobbe che la produzione di petrolio sembrava essere in serio pericolo. In Future Scenarios (2007) ho evidenziato quattro scenari ipotetici di diminuzione di fabbisogno energetico, che potrebbero emergere nei prossimi 40 anni, sia globalmente che a livello locale. Ho imputato al cambiamento climatico e al Picco del Petrolio le principali responsabilità, con i sintomi che sarebbero stato geopolitici, economici e psicosociali. Da quando quel libro è stato completato però, una serie di cambiamenti rapidi e nuovi fattori hanno mutato il quadro. 1. La crisi finanziaria globale e la crisi del debito in Europa, con i relativi tumulti popolari nell'Europa meridionale. 2. La rapida espansione delle industrie energetiche tramite enormi progetti, con una intensità mai registrata prima. 3. La rapida crescita dei prezzi di biocarburanti, cibo e l'assottigliamento delle scorte globali di grano. 4. Il fallimento delle negoziazioni internazionali sul clima e il commercio. 5. Una serie di disastri naturali impressionanti che coincidono con catastrofi di responsabilità dell'uomo, come i terremoti del 2011, o lo tsunami e l'incidente nucleare in Giappone. 3

Peter ha coniato il termine “tecnologia alternativa”, ed è stato il direttore del Centro per la Tecnologa Alternativa in Inghilterra. Vedere la critica di Harper alla permacultura nel suo Cleaning out the Stables 2003) http://academia-danubiana.net/wp-content/uploads/2012/05/2.12.01.01_HARPER-A-critique-of-permaculture.pdf e la sua ultima revisione, “Big Rock Candy Mountain”(2013) http://www.thelandmagazine.org.uk/sites/default/files/The_Big_Rock_Candy_Mountain.pdf


6. La “militarizzazione� della vita quotidiana, come ad esempio l'integrazione di procedure d'emergenza nella routine delle forze dell'ordine. 7. La primavera araba, i cambiamenti di regime e le guerre del nord Africa e Medio oriente. 8. Lo stato di sorveglianza, la repressione del dissenso e le cyber-guerre tra nazioni e rivali sub-nazionali. Le ragioni dietro questi eventi sono complesse, ma possono, almeno in parte, essere ricondotte al problema dell'energia e del cambiamento climatico.


IL PICCO DEL PETROLIO: REALE, MA NON COSI CATASTROFICO Come mi aspettavo, il collegamento tra gli eventi elencati, il Picco del Petrolio e il cambiamento climatico, di solito sono trattati male o addirittura ignorati dai media convenzionali, che preferiscono invece focalizzarsi sulle minuzie di teorie economiche arcane ma defunte da un lato, e su storielle tribali tra il bene e il male influenzate da ideologia e cultura dall'altro. La propaganda riguardo l'abbattimento del Picco del Petrolio ad opera della rinascita del settore energetico americano è stata ampiamente confutata 4, ma continua ad affiorare nelle menti degli americani, se non anche di altri popoli, nella speranza di un futuro migliore. Secondo me, la traccia del Picco del Petrolio nella maggior parte degli eventi elencati sopra è più evidente rispetto a quella del cambiamento climatico (fin'ora), confermando la mia posizione nel dibattito con Peter Harper. Del resto, questi fattori non hanno agito nell'intensità che mi aspettavo, con un altalenare nella produzione petrolifera e con importanti stimoli all'economia, moderando, se non evitando del tutto, la depressione economica (fin'ora). Di conseguenza l'impressionante riduzione dell'emissione di gas serra che mi aspettavo, non è ancora avvenuta (fin'ora). Il rapido collasso (10% in meno alla volta) della produzione petrolifera causata da fattori geologici adesso sembra meno possibile, anche a causa degli alti prezzi (circa $100/barile) che hanno consentito alle corporazioni energetiche private e nazionali di mettere in atto diversi nuovi progetti di energia fossile e rinnovabile che stanno moderando l'impatto della minor produzione dei giacimenti “super giganti”. Insieme all'aumento dell'uso del carbone, molti di questi nuovi progetti energetici contribuiscono direttamente e indirettamente all'emissione accelerata di gas serra. Ad esempio le sabbie bituminose, la trivellazione ad alte profondità e il gas da argille generano molti più gas serra di quanto non facciano le fonti che questi ultimi sostituiscono. I biocarburanti usano indirettamente i carburanti fossili, o hanno impattato il suolo e il carbonio della vegetazione a livelli tali da non poter assicurare una riduzione dell'emissione dei gas serra. Quando osserviamo la situazione globale attraverso la lente di Future Scenarios possiamo notare che la sostanziale sostituzione di olii e gas non convenzionali nei confronti del petrolio ne ha compensato il declino produttivo dal 2005 ad oggi, impostando le condizioni per una “green tech” e “brown tech” meno gravi. Da notare che ci sono schiaccianti prove del fatto che la crisi finanziaria globale (CFG) e il risultante stato di crisi debitoria abbia sancito l'inizio della fine della crescita economica globale5. Se è questo il caso, allora quella contrazione nel consumo di risorse 6 in molte economie sviluppate permetterà una fornitura più vicina alla vera richiesta di petrolio e risorse in generale. In un'ottica di macrosistemi, la contrazione economica e l'interruzione dei consumi da parte della classe media sono processi adattativi che l'umanità sta affrontando di pari passo col declino della quantità di energia disponibile. 4 5 6

Vedi l'analisi di The Oil Drum “Is shale oil the answer to peak oil?”, di Gail the Actuary http://www.theoildrum.com/node/7499 Vedi Heinberg, The end of Growth, New Society Publishers, 2011 Ad esempio, il totale delle miglia percorse in USA è in diminuzione/stazionamento dal 2007, invece di continuare a crescere come è sempre successo dal 1947 in poi. http://www.fhwa.dot.gov/policyinformation/travel_monitoring/tvt.cfm


CLIMA; DI MALE IN PEGGIO Nonostante la situazione del Picco del Petrolio sembri essere meno grave delle previsioni più pessimistiche, quanto succede con i cambiamenti climatici appare agli antipodi rispetto al modello scientifico. Le emissioni di gas serra, che aumentano più di quanto previsto dalle peggiori ipotesi, si sommano al quasi completo fallimento degli accordi internazionali in materia di riduzione delle emissioni. Questa situazione ha reso il “cambiamento climatico pericoloso” un dato di fatto e ampliato lo spettro degli impatti più severi. Modelli teorici a parte, quello che viviamo è l'aumento della siccità, eventi meteorologici estremi, e una scomparsa sorprendentemente veloce dei ghiacci dell'artico, tutte cose che testimoniano un'innegabile mutamento climatico in azione. L'abbassamento delle emissioni causato dalla CFG del 2008 è stato ignorato dalla comunità degli attivisti climatici7 in quanto verità scomoda. In seguito al fallimento del summit sul clima a Copenaghen, ho criticato la comunità degli attivisti climatici per via del loro allineamento con i grandi della finanza e contro le industrie delle risorse, definendola un'alleanza ingenua 8. Mentre la bolla speculativa del mercato carbonifero non è ancora scoppiata, le Facilitazioni Quantitative si sono dimostrate essere un valido sostituto che permette alle grandi banche di fare ancora più soldi senza il rischio di contrarre debiti “cattivi”, mentre i cittadini accumulano debiti privati e pubblici in quantità mai viste. La contrazione economica sembra essere molto peggiore di quanto indicano le statistiche ufficiali, ma i settori energetici e delle risorse sono rimasti stabili e solidi grazie ai prezzi scandalosamente alti e alla continua possibilità di ottenere credito dalle banche per finanziare i grandi progetti. Si può quindi ritenere che il continuo

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Dalla formazione del'IPCC (Interngovernmental Panel on Climate Change, Quadro intergovernativo sul cambiamento climatico, NdT) nel 1988, una rete globale di singoli individui si è prodigata nel sensibilizzare organizzazioni dalle Nazioni Unite alla Banca Mondiale, ai governi nazionali, corporazioni, banche e così via affinché si agisse sul fronte del cambiamento climatico. Nonostante molte di queste persone appartengano a delle ONG, anche parecchi scienziati, politici e imprenditori ne fanno parte. Queste persone hanno interagito per così tanto tempo e così in larga scala da poter senza problemi parlare di “comunità” nella sua concezione di condivisione di gergo, intese e scopi. Vedi Holmgren, Oil vs Money; the battle for control of the world.


accesso al credito sia il fattore piĂš importante per la prevenzione di un declino della produzione energetica. Il minor rendimento energetico delle nuove fonti spiega come i reali benefici economici per la societĂ siano in effetti minori che in passato, mentre l'emissione di gas serra (EGS) sono molto piĂš alte. L'aumento delle EGS rispetto alla contrazione economica sta alla base della mia teoria Brown Technology.


BROWN TECH; QUI E ADESSO Quindi, un decennio dopo il nostro “dibattito” devo ammettere che Peter Harper aveva ragione riguardo l'emergenza climatica, e fino a ora, il Picco del Petrolio ha accelerato le EGS tramite il rapido sviluppo di carbone, olii non convenzionali e gas, insieme al fiasco dei biocarburanti 9. Probabilmente quelle discussioni con Peter ebbero una sostanziale influenza nella stesura di Future Scenarios: appena 5 anni dopo averlo scritto, sono arrivato alla conclusione che il mondo a Tecnologia Brown (quindi un mondo con gravi cambiamenti climatici ma con lenti cambiamenti energetici) stia già emergendo . In Future Scenarios ho citato l'instabilità finanziaria e le bolle speculative quali principali fattori di rinforzo alla mia analisi sul “Futuro a Discesa Energetica”. Vidi questi fattori, e la CFG, come sintomi del più fondamentale Picco del Petrolio (e di conseguenza il Picco dell'Energia disponibile alla società). La mia attenzione nei riguardi di questi vincoli geologici e climatici, fuori dal controllo umano, mi ha portato a sottostimare l'importanza di come e quanto, nel breve termine, il sistema finanziario globale modificherà il futuro. In una recente intervista circa il “Rammodernamento delle periferie”10 ho ammesso che dopo decenni passati a studiare le fondamenta energetiche e biologiche di una vita umana sostenibile, ho, in tempi recenti, sviluppato l'ossessione per i soldi come una possibilità a breve termine per un futuro mondo a discesa energetica. Il modo in cui effettuiamo la transizione in economie che si contraggono determinerà come affrontiamo l'inevitabile lento muoversi di energia e clima. Uno dei più grandi dibattiti riguardo il Picco del Petrolio cerca di capire se il Picco possa scatenare una iperinflazione o una deflazione. Nel 2008 i lavori dell'analista Nicole Foss 11 e dell'economista Steve Keen12 mi hanno convinto del fatto che un'economia deflazionaria sarà tra i fattori che più di ogni altra cosa modificheranno il nostro futuro immediato. Credo che la mia caratterizzazione (in “Oil Vs Money”) degli attori più potenti del capitalismo in guerra tra loro sia ancora utile, ma questo conflitto non ha fermato strane sinergie tra le logiche eroiche delle industrie energetiche e i folli piani delle banche centrali, che spingono, sempre più velocemente, l'economia globale in un superamento dei limiti. Allo stesso tempo il respiro concesso (sotto forma di moneta gratuita) alle banche, e l'enorme trasferimento di rischio dalle banche al settore pubblico ha evitato il collasso del sistema finanziario globale, a scapito di peggiorare le condizioni del settore pubblico negli stati più vulnerabili, inclusi quelli che prima erano benestanti, come la Grecia. 9

Fiasco in diversi sensi: In primo luogo, gli impatti ambientali avversi (p.e. EGS dal disboscamento della foresta tropicale durante la ricerca di olio di palma), in secondo luogo la mancanza di una fattibilità economica con sussidi ad agricolture non sostenibili (p.e. il grano nell'area occidentale degli USA), in terzo luogo l'inaspettato fallimento di alcune scoperte tecnologiche (p.e. etanolo cellulosico e il biodiesel ricavato dalle alghe), in quarto luogo l'incapacità di prevedere il rendimento energetico necessario a verificare la mancanza di fattibilità economica della sostituzione dei carburanti fossili. 10 The conversation: David Holmgren, co-fondatore del movimento permaculturale,trasmesso dal programma By Design sulla ABC National Radio il giorno di Santo Stefano, 2012 http://www.abc.net.au/radionational/programs/bydesign/the-conversation---david-holmgren2c-father-ofpermaculture/4437220 11 Vedi il sito Automatic Earth: http://theautomaticearth.com/ 12 Vedi il blog di Steve Keen: http://www.debtdeflation.com/blogs/


Il mio scenario di Green technology include un esteso boom di energie rinnovabili, che stimolano le economie rurali e regionali, economie in parte reali, e in parte speculative. Ho immaginato lo scenario Brown Technology come guidato da una crescita dei settori dei carburanti fossili e dell'energia nucleare, voluti dagli ascendenti governi nazionalisti. Negli USA, in Australia, in Canada e in altri paesi ancora attaccati a soluzioni di mercato, noi vediamo un mix di progetti che generano benessere, reali ma sporchi, insieme ad altri (come il gas da argille) che sembrano essere sporchi ma senza la componente generatrice di benessere reale. Nelle presentazioni e durante i workshop su Future Scenarios, ho evidenziato come diversi stati sono predisposti a diversi scenari. Ad esempio, la Nuova Zelanda tende verso la Green Tech a causa del relativo isolamento dagli effetti del cambiamento climatico e grazie alla diversificazioni delle fonti del benessere, quali agricoltura, selvicoltura ed energie rinnovabili. D'altro canto, l'Australia è un candidato della Brown Tech, visto che è lo stato più a rischio di cambiamenti climatici tra quelli che fanno parte della OECD ( Organisation for Economic Cooperation and Development, Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, NdT) , e contemporaneamente riveste il ruolo di potenza carbonifera e petrolifera emergente. Con esportazioni di energia in aumento, popolazione e consumi in espansione e politiche reazionarie, l'Australia mostra parecchi dei segni dello scenario Brown Tech. Tutto quello che serve è una contrazione economica per generare ineguaglianze e conflitti. La speculazione dei prezzi delle abitazioni in Australia è verosimilmente più grave di quelle americane, irlandesi o spagnole durante i loro massimi. Questo, in combinazione con un abbassamento dei prezzi e delle esportazioni potrebbe facilmente far scattare la contrazione economica di cui sopra, che genererebbe i conflitti tipici dello scenario Brown Tech. Il passo finale verso un mondo Brown Tech prevede lo spostamento da un'economia di mercato a una di tipo pianificato. Mentre l'evidenza dei fatti ci mostra come in giro per il mondo le élite rimangano attaccate ai mercati nonostante i fallimenti imbarazzanti (specialmente nel campo della finanza), l'aumento delle possibilità di disastri naturali indotti dai cambiamenti climatici costringerà i governi a prendere il controllo. L'attuale crisi nucleare in Giappone è un ottimo esempio di questo processo.


È TROPPO TARDI PER SPEGNERE TUTTO? Molti esperti climatologi e semplici attivisti sono adesso impegnati nel capire se c'è qualcos'altro che essi possano fare per prevenire la catastrofe globale rappresentata dai cambiamenti climatici. L'aver superato la soglia simbolica dei 400ppm di CO2 ha sicuramente spinto alcuni degli attivisti più eminenti ad un cambio di strategia, e come dice il fondatore del movimento Transition Town, Rob Hopkins, il cambiamento delle politiche convenzionali da mitigative ad adattative è già in corso (in altre parole, si stanno rassegnando) 13. Nonostante l'impasse politica continui ad essere il più ovvio degli ostacoli, credo che almeno una parte di questa impasse sia dovuta al dubbio riguardante l'abbassamento di EGS, senza però incorrere in contrazioni economiche e/o sostanziali ridistribuzioni della ricchezza. La ridistribuzione sostanziale della ricchezza viene spesso presa alla leggera, perché dovrebbe poter arrivare solo in seguito ad un qualche tipo di rivoluzione globale che da sola permetta il collasso dell'intero sistema economico. D'altra parte, un'imponente contrazione economica potrebbe apparire “da sé”, senza una successiva fase di equità economica. L'obiettivo principale della comunità di attivisti ed esperti del clima sulle politiche, sui piani e sui progetti per una transizione ad un sistema di energie rinnovabili ed efficienti deve ancora dimostrare la fattibilità di una riduzione di EGS che non dipenda dall'innalzarsi delle EGS in altre parti del globo. Ad esempio, il contributo delle energie rinnovabili ha portato in Europa ad una diminuzione delle emissioni di gas serra, ma contemporaneamente si è registrato un aumento di questi ultimi in Cina ed India (dove vengono costruiti la maggior parte degli strumenti che generano energia rinnovabile). Il paradosso di Jevon14 suggerisce che ogni miglioramento dell'efficienza o l'attingere a nuove risorse comporta semplicemente un'espansione dei consumi piuttosto che una riduzione degli stessi (e di conseguenza, un aumento di EGS). Richard Eckersley, nel suo articolo “ Deficit Deeper Than Economy”, identifica l'improbabilità di separare la crescita economica dall'esaurimento delle risorse e dall'aumento di EGS. Afferma che “L'impronta ecologia Australiana, ossia l'ammontare totale delle risorse primarie necessarie al consumo domestico (quindi escludendo le esportazioni ed includendo le importazioni) era, nel 2008, di 35 tonnellate pro capite, il livello più alto tra le 186 nazioni sotto esame. Ogni incremento del 10% sulla produzione domestica lorda aumenta la media nazionale del 6%. Prevedibilmente, nel 2050, una popolazione globale di ormai 9 miliardi di abitanti avrà bisogno di circa 270 miliardi di tonnellate di risorse naturali per mantenere lo stesso livello di consumo degli stati dell'OECD, a differenza dei 70 miliardi di tonnellate consumate nel 2010.” 15 Il tempo sembra essere scaduto per qualsivoglia tipologia di piano atto ad una riduzione tale 13 Vedi Why I'm marking passing 400ppm by getting back on an aeroplane di Rob Hopkins, pubblicato su Transition Culture del 16 Maggio 2013 http://www.transitionculture.org/2013/05/16/why-im-marking-passing-400ppm-by-getting-back-on-an-aeroplane/ 14 Agli inizi della prima rivoluzione industriale in Inghilterra, l'economista William Stanley Jevons notò che il raddoppiamento dell'efficienza delle macchine a vapore necessitava un maggior quantitativo di carbone invece che dimezzare i consumi. Vedi the Coal Question (1865). 15 Vedi See Deficit Deeper Than Economy http://www.canberratimes.com.au/federal-politics/political-opinion/deficitdeeper-than-economy-201330929-2umd3.html#ixzz2js46nGBp


delle EGS da evitare il cambiamento climatico senza considerare uno spegnimento dell'economia. Le idee di decrescita16 stanno cominciando a prendere piede, specialmente in Europa, ma le possibilitĂ che i cambiamenti della decrescita vengano adottati e successivamente implementati richiedono una lunga e lenta evoluzione politica, se non addirittura una sua rivoluzione. Non abbiamo il tempo per la prima ipotesi, e la secondo quasi certamente distruggerebbe il sistema finanziario, che di conseguenza distruggerebbe l'economia globale.

16 Vedi l'articolo di Wikipedia per un'introduzione al movimento http://en.wikipedia.org/wiki/Degrowth


È TROPPO TARDI PER LE SOLUZIONI BOTTOM-UP? Come molti altri, ho affermato che la creazione di economie domestiche e comunitarie dal basso, che stanno già sorgendo all'ombra dell'economia globale, può creare e sostenere diverse modalità di benessere che possono sopperire, almeno in parte, all'inevitabile contrazione riguardante le economie che hanno al loro centro i carburanti fossili (che proprio ora stanno dimostrando la loro impossibilità di sostenere il contratto sociale, in Paesi come la Grecia e l'Egitto). Quando nei primi anni '90 l'economia ufficiale del blocco sovietico collassò, fu l'economia “informale” che attutì l'impatto sulla società. Le strategie permaculturali si focalizzano sulla fornitura di beni essenziali a livello familiare e comunitario, aumentando la resilienza, riducendo l'impronta ecologica e permettendo una riduzione della maggior parte dell'economia voluttuaria. In linea di principio, è possibile ridurre i consumi energetici, visto che una grande percentuale di questi consumi riguarda usi non essenziali da parte di più di un miliardo di persone appartenenti alle classi medie. Questa contrazione avrebbe il potenziale per azzerare le EGS, ma l'ipotesi non è stata discussa, ne dibattuta, seriamente da quanti stanno lavorando duramente ad un'azione globale di transizione rapida, tramite processi di pianificazione e coordinamento. Naturalmente la questione è complicata a causa della fornitura dei beni essenziali, come acqua e cibo, che è parte dello stesso sistema di economia voluttuaria di cui abbiamo parlato. In ogni caso, il tempo a disposizione per la creazione, raffinazione e rapida diffusione di questi modelli bottom-up sta per finire, nello stesso modo in cui sta per finire il tempo delle politiche governative e del capitalismo corporativo riguardo le loro intenzioni di convertire le fonti di energia da fossili a rinnovabili.17 Se l'orologio climatico è sul serio così vicino alla mezzanotte, allora che altro ci resta da fare?

17 Ovviamente coloro che credono nella capacità del capitalismo di ridurre in tempo le EGS sono ancora presenti, e in abbondanza. Vedere ad esempio l'articolo di Christian Parenti di Dissent, postato su Resilience.org, che è simpaticamente intitolato A radical approach to the Climate Crisis. Si tratta in sostanza di una preghiera rivolta agli attivisti, nella speranza che abbandonino il tentativo di riforma, lasciando stare il sistema costruttivo basato su principi di sostenibilità, in favore di un posizionamento alle spalle delle corporazioni e dei governi, di modo da causare un immediato cambiamento delle cose (ovvero l'abbassamento immediato delle EGS)


CRASH ECONOMICO: INFERNO O SALVEZZA? Per parecchio tempo, ho avuto l'impressione che un collasso dei sistemi economici globali avrebbe potuto salvare l'umanità e parecchie altre specie animali dalle sofferenze che arriveranno prima (invece che poi) a causa dei rischi che continuano a salire, e della dimensione delle conseguenze, che aumenta ogni volta che la questione viene rimandata a futura analisi. Il discorso del presidente Reagan nel 1987, successivo alla crisi borsistica, ha avuto grande influenza sul mio pensiero. Diceva che “non ci sarà un collasso economico, almeno fino a che la gente non crederà che ci sarà un collasso economico”, o qualcosa di simile. Ricordo che pensai: “curioso che la persona più potente del mondo ammetta che la fede (del popolo) è l'unica cosa che mantenga funzionante il sistema finanziario”. Vent'anni dopo mi ritrovo a pensare che una seconda grande depressione potrebbe essere la migliore via d'uscita a cui possiamo aspirare. Il dolore e la sofferenza che subiamo dal 2007 (dalla più limitata “grande recessione”) sono più il risultato del mantenimento del controllo e di svuotamento delle tasche ad opera delle già esistenti strutture del potere, piuttosto che da una mancanza di risorse necessarie alla nostra vita. L'impegno costante per una crescita economica dei più ricchi è l'unico modo per riuscire a soddisfare le necessità di chi ricco non è? L'economia, semplicisticamente, non è strutturata per soddisfare le necessità fondamentali di tutti gli individui. Questa crescita economica sicuramente avrà una fine: ma si sgretolerà lentamente fino allo stallo o collasserà in modo più rapido? L'abbassamento del prezzo di mercato delle emissioni di diossido di carbonio in Europa è il risultato diretto di una crescita stagnante. Le recessioni economiche passate, e i collassi più seri come quello affrontato dall'Unione Sovietica dopo il picco della produzione petrolifera negli ultimi anni '8018, dimostrano come le EGS possono essere e sono state ridotte, per poi stabilizzarsi ad un livello basso una volta che l'economia si ristabilisce: tutto questo senza l'intenzione di farlo. Il gran numero di esportatori di petrolio che nell'ultimo periodo ha raggiunto la loro massima capacità ha provveduto, in molti casi di studio, a dimostrare la correlazione tra le sollevazioni politiche, le contrazioni economiche e la riduzione di EGS. In maniera simile, i paesi che hanno sofferto le più grandi contrazioni economiche sono gli stessi che dipendono in maniera importante dalle importazioni di energia, come Irlanda, Grecia e Portogallo. La cosiddetta primavera araba, in particolar modo in Egitto, ha comportato un alzarsi dei prezzi di cibo ed energia, a causa dell'arresto dei guadagni petroliferi e dell'impossibilità a mantenere i sussidi. I cambiamenti radicali dell'Egitto, dal punto di vista governativo, non sono stati in grado di fermare però la contrazione economica. Gli effetti del Picco del Petrolio e i cambiamenti climatici in combinazione alle lotte geopolitiche per gli oleodotti, non hanno portato a niente che non sia la distruzione della società ed economia siriana19.

18 Vedi Peak oil and the fall of the Soviet Union di Douglas B. Reynolds su The Oil Drum http://www.theoildrum.com/node/7878?utm_source=feedburner&utm_medium=feed&utm_campaing=Feed %3A+theoildrum+%28The+Oil+Drum%29 19 Vedi l'articolo di Nafeez Ahmed sul Guardian http://www.guardiano.co.uk/environment/earth-insight/2013/may/13/1?INTCMP=SRCH


CONTRAZIONE GRADUALE O COLLASSO IMMEDIATO La fragilità dell'economia globale mostra molte caratteristiche mai viste prima, che fanno pensare alla possibilità di un collasso immediato come la cosa più probabile. La capacità delle banche centrali di ripetere gli enormi stimoli di risposta alla crisi globale del 2008 è parecchio ridotta, mentre la fede che regge il sistema finanziario globale è come minimo incrinata. Ideatori di sistemi, come David Korowicz20, affermano che la natura interconnessa dell'economia, delle comunicazioni istantanee, dei flussi finanziari, delle logistiche “just-in-time”, e l'estremizzazione della specializzazione economica e tecnologica, abbiano aumentato (e di parecchio) i collassi di sistema, e allo stesso tempo abbiano mitigato (o quantomeno ridotto) l'impatto di crisi più localizzate. Riguardo a fattori come le tecnologie informatiche, il Picco globale del Petrolio e i cambiamenti climatici abbiano aumentato le possibilità di un collasso economico estremo, Foss e Keen mi hanno convinto del fatto che l'elemento più potente e veloce che potrebbe ridurre le EGS sia la misura del debito finanziario e la contrazione di quella bolla economica, a lungo sostenuta, ai livelli della “rivoluzione Tatcheriana/Reaganiana” dei primi anni '80. Dal punto di vista energetico, il Picco di produzione petrolifera americano del 1970, e le conseguenti crisi del '73 e '79, hanno posto le basi per una crescita smisurata del debito che ha accelerato i consumi, e di conseguenza le EGS. Qualunque siano le cause, tutte le bolle economiche seguono una traiettoria che contiene una contrazione rapida, coincidente con la dissipazione del credito, a cui segue una contrazione più graduale, dove il valore dei beni si abbassa a livelli addirittura inferiori rispetto a quello detenuto prima della bolla. In Giappone, dopo quasi 25 anni di abbassamento dei prezzi, una casa ed un terreno di 1,5ha, in un luogo rurale ma non troppo isolato può essere acquistato per 25.000$. Una contrazione nei sistemi che riforniscono le necessità molto probabilmente comporterà una serie di problemi simultanei nell'approvvigionamento dei beni principali. Come spiega Foss, in una contrazione deflazionaria, l'essenziale diventa troppo costoso per troppe persone, una volta che il credito non è più disponibile e la sicurezza del posto di lavoro si fa più effimera. Non c'è bisogno di specificare che la deflazione, al contrario dell'inflazione, è il male che più di ogni altra cosa i governi e le banche centrali si preparano ad evitare e combattere ad ogni costo. Dare credito alle affermazioni riguardanti un collasso globale rapido potrebbe suggerire che io stia cambiando la mia idea sulla Decrescita Energetica futura che ho aiutato ad articolare. John Michael Greer è stato molto critico riguardo le vedute apocalittiche del futuro in cui un collasso spazza via il mondo come lo conosciamo, lasciando in vita pochi fortunati che ricostruiscono il mondo nuovo. Fondamentalmente sono d'accordo con la sua critica, ma sono consapevole del fatto che qualcuno potrebbe interpretare il mio lavoro come se stessi suggerendo di usare la permacultura per costruire un paradiso nato dalle ceneri di questa civiltà. Per certi versi può essere un'interpretazione ragionevole, ma io vedo questo collasso come fine di un lungo

20 Vedi Trade-Off, Metis Risk Consulting & Feasta, 2012 http://www.feasta.org/wp-content/uploads/2012/06/Trade-Off1.pdf


processo piuttosto che come conseguenza di un singolo evento 21. Credo comunque che la decrescita energetica continuerà per decenni, se non secoli. In Future Scenarios suggerivo che la decrescita energetica guidata dal cambiamento climatico e dal Picco del Petrolio avrebbe potuto avere luogo tramite una serie di crisi che separano stati relativamente stabili, che potrebbero andare avanti per decenni o anche secoli. Il collasso del sistema finanziario globale potrebbe semplicemente essere il primo di questi eventi critici che riorganizzeranno il mondo. La strada che la decrescita energetica può percorrere è varia e piena di sentieri, ma ancora poco discussa, quindi non deve sorprendere che tutte le teorie riguardo gli scenari di decrescita tendano ad accomunarsi in una singola ipotesi, quella del collasso totale. Man mano che il linguaggio attorno la decrescita energetica si fa più sfumato, si è cominciata a notare la distinzione tra il collasso finanziario, economico, sociale: si tratta di scenari potenziali di un processo continuo, dove il primo è parecchio veloce e comunque superficiale, mentre l'ultimo agisce più lentamente ma in maniera profonda.

In Future Scenarios proponevo gli scenari più estremi, Earth Steward e Lifeboat, come possibili conseguenze di Green Tech e Brown Tech durante il cammino della decrescita energetica. Se ci stiamo dirigendo verso una realtà Brown Tech, allora nel momento in cui le fonti di energia si esauriranno e il caos climatico aumenterà, le crisi successive e i relativi collassi potrebbero portare allo scenario Lifeboat. In questo scenario, indipendentemente da quanto veloce o estrema sia la riduzione di EGS, sarà comunque troppo tardi per evitare di finire nella catastrofe climatica, e finiremo con l'avere capacità funzionali limitatamente ai settori delle organizzazioni casalinghe e comunitarie. Se è vero che la crisi climatica è già in corso, come suggerito in Future Scenarios, e che stiamo avendo un aumento delle EGS piuttosto che una loro diminuzione, allora è probabilmente troppo tardi per qualsiasi sforzo che tenda a spostarci verso una più benigna decrescita energetica, di tipo Green Tech. Partendo dal concetto che la maggior parte delle persone nel mondo deve ancora rendersi conto dell'inevitabilità della decrescita energetica, e che anzi ripone le loro speranze nelle “stabilità tecnologica”, se non nell'”esplosione tecnologica”, il 21 Soprassedendo sul fatto che il futuro a decrescita energetica sia in effetti un paradiso permaculturale o meno.


processo di spegnimento globale cooperativo, necessario all'avvio della fase di Green Tech, sembra improbabile. Più fondamentale di qualsiasi azione politica, l'ascendente economia rurale e regionale, basata su un boom di prodotti da agricoltura e silvicoltura e che getterebbe le basi per uno scenario Green Tech, semplicemente non vedrebbe la luce se il cambiamento climatico sarà veloce abbastanza. Questo cambiamento stimolerebbe comunque grandi investimenti nell'agricoltura, ma si tratterebbe di coltivazioni con consumi di risorse ed energetici intensivi, dal clima controllato (serre), e logisticamente atto a servire i centri di trasporto maggiori. Questo tipo di sviluppo, ovviamente, non fa altro che rafforzare il modello Brown Tech, incluso l'aumento delle EGS. Anche se sembra essere troppo tardi per lo scenario Green Tech, si potrebbe comunque riuscire ad evitare gli effetti più gravi del cambiamento climatico derivanti da uno scenario Brown Tech, prima che la natura forzi l'umanità a vivere con 4-6° di differenza e prima che l'esaurimento delle risorse porti al collasso dell'economia centralizzata, causando l'ascesa dei signori della guerra locali (scenario Lifeboat). Le novità, dal punto di vista delle debolezze strutturali, evidenziate da David Korowicz, e l'inedita estremità della bolla economica sottolineata da Nicole Foss suggeriscono che la tendenza ad uno scenario Brown Tech potrebbero essere di breve durata. Al contrario, i collassi globali economici e sociali tenderanno ad abbassare le EGS quanto basta per cominciare l'inversione dei mutamenti climatici; in sostanza, si tratta dello scenario Earth Steward, con la creazione di economie bioregionali basate su frugali risorse agricole e un abbondante cannibalizzazione della ormai collassata economia globale e delle strutture governative.


SCENARI NIDIFICATI Probabilmente il momento di illuminazione più grande provato dai partecipanti ai miei seminari su Future Scenarios è arrivato quando ho spiegato loro questa slide.

Ogni scenario ha una sua caratteristica scala di densità energetica e relativo potere organizzativo. È naturale, per i governi nazionali e per le corporazioni, rispondere alla decrescita energetica con enormi progetti infrastrutturali e politiche energetiche che rientrino nello scenario Brown Tech. In modo simile è ovvio che le famiglie pensino alle forniture di cibo e alla sicurezza personale, riflettendo lo scenario Lifeboat. Tra questi due estremi molte strategie ambientalistiche comuni suggeriscono di applicare uno scenario Green Tech a realtà quali medie imprese, città e regioni; le basi “classiche” della permacultura, e le relative strategie tipiche dello scenario Earth Steward, andrebbero applicate a realtà quali piccole imprese e paesi. Ad un certo punto abbiamo tutti i possibili scenari che emergono simultaneamente, e possibilmente continuamente nel tempo, uno dentro l'altro.


FAR CRASHARE IL SISTEMA OPERATIVO DELL'ECONOMIA GLOBALE Le prove del fatto che il sistema finanziario globale sia in realtà un treno che sta per schiantarsi (e neanche poi così lentamente) contro un muro si fanno sempre più concrete. Il fatto che gli investitori, e più o meno quel miliardo di persone che appartengono alla classe media, che hanno dei risparmi, o comunque del potere d'acquisto, stiano perdendo la fede nel sistema finanziario è quantomeno un eufemismo. Magari è la paralisi e l'inerzia che tengono ancora in funzione l'intero sistema. Un collasso creditizio renderebbe molto difficile recuperare le finanze necessarie per continuare l'estrazione di sabbie bituminose, gas d'argilla e di altre sostanze che aumentano le EGS. Una spirale deflazionaria che segua una crisi creditizia e del valore dei beni (case etc.) potrebbe cambiare le abitudini in modo tale da costringere le persone a smettere di spendere soldi per qualsiasi cosa che non sia un bene essenziale, a causa della precarietà sul lavoro e grazie al fatto che i prezzi si abbasseranno con il passare del tempo, rendendo più vantaggioso posticipare gli acquisti. Credo che le possibilità di un collasso economico globale (nei prossimi cinque anni) siano così elevate da poterle conteggiare ad almeno il 50%. Tra l'altro credo che molti ambientalisti stiano almeno privatamente sperando che succeda, visto che le probabilità di uno spegnimento controllato sembrano svanire. Se diamo per vero il fatto che un collasso finanziario globale renda difficile, se non impossibile, far ripartire l'economia globale senza diminuire drasticamente le EGS, allora è possibile ipotizzare uno spendersi per realizzare questo collasso, il collasso del sistema finanziario. Nessuno vuole stare dalla stessa parte dei banchieri per aver così causato la versione globalizzata della Grecia, dell'Egitto e di tanti altri paesi, per non considerare gli orrori accaduti in Siria. D'altra parte, non abbiamo nessun precedente per pronosticare quanto peggioreranno le condizioni nei paesi (al momento) benestanti. Quello che voglio dire è che è quasi inevitabile che le persone che daranno l'allarme crisi verranno accusate di averla fatta esplodere. Quindi, se dobbiamo essere incolpati comunque, tanto vale essere pro-attivi e cercare di ottenere dalla crisi il maggior vantaggio per l'umanità adesso, piuttosto che quando sarà troppo tardi. Per la gente siriana, intrappolata in conflitti climatici, energetici e geopolitici, tutto questo avrà poca importanza perché difficilmente le cose potranno andare peggio di quanto non siano già. Tant'è che le condizioni di questo tipo di posti potrebbero addirittura giovare di una crisi finanziaria globale. Perfino il cittadino di classe media greco o egiziano potrebbe sperare in cuor suo che i paesi benestanti “assaggino la loro stessa medicina”. La complessità degli sbagli globali dell'umanità, così tanto prevista, e che adesso si sta spiegando, è troppo sfaccettata per essere inquadrata da una storiella riguardo il bene, l'innocenza, il male e la colpa. Prima di considerare se si tratti o meno di una buona idea, voglio analizzare quanto le azioni concertate da un numero limitato di attivisti possano influenzarla. Considerate le attuali fragilità del sistema finanziario, credo che un cambiamento radicale nei


comportamenti di una piccola parte della classe media globale possano velocizzare questo collasso. Ad esempio, una riduzione dei consumi del 50% ed una conversione del 50% degli beni nella realizzazione di resilienza delle comunità familiari e locali da parte di, diciamo, il 10% della popolazione che abita i paesi benestanti si tradurrebbe in una riduzione del 5% della domanda in un sistema caratterizzato dalla crescita perpetua, e in una riduzione del 5% dei capitali a disposizione delle banche per prestiti e mutui. Piccole fluttuazioni del sistema di domandaofferta possono causare effetti enormi sui prezzi. Sopratutto quando il sistema è cresciuto a causa dei debiti che si innalzano, praticamente da decenni, piccole riduzioni nella domanda possono scatenare vulnerabilità spaventose. Ad esempio, piccole diminuzioni nella richiesta di nuove abitazioni, e gli alti costi di conversione dei mutui hanno scatenato il collasso della bolla immobiliare negli USA e in altri paesi. Mi sembra ovvio che sia più facile convincere una minoranza del fatto che sia meglio sganciarsi dal sistema piuttosto che spendersi nel costruire movimenti di massa che chiedano cambiamenti impossibili, o ancora convincere le élite a spegnere il sistema che li mantiene in vita. Comprendo che molte persone possano trovare orribile l'idea di assistere ad un collasso economico, anche se quello stesso collasso diventa sempre più probabile in relazione alle azioni dell'intera umanità. Daryl Taylor usa la metafora del “mettere in ospizio e applicare l'eutanasia” il vecchio e morente sistema mentre ci si spende per “maieutizzare e assistere” il nuovo sistema emergente. Quali che siano le metafore, gli ambientalisti che pensano che ci si trovi sull'orlo di una catastrofe climatica che avrà conseguenze molto peggiori rispetto al “semplice” stallo economico, hanno altre possibilità rispetto al solito urlare per chiedere la mitigazione delle EGS o lo spostamento dell'asse su temi quali l'adattamento e la difesa. Piuttosto che limitarsi a prepararsi al peggio e alla decrescita energetica derivante dalla depressione economica, potrebbero focalizzarsi sul provare attivamente a distruggere la fede nel sistema finanziario.


VIRATA TATTICA DELL'AMBIENTALISMO COMUNE Potrebbe sembrare solo la pazza idea di un estremista radicale, ma credo che ci siano le prove del fatto che le politiche dell'élite ambientalista comune stiano seguendo una strategia molto simile. Da qualche anno gli ambientalisti hanno preso di mira gli impresari del carbone, delle sabbie bituminose, dei gas d'argilla e di altre disastrose forme di sviluppo energetico, con i primi segni si successo, o quantomeno hanno ottenuto più di quanto non avessero fatto i politici. Il fatto che gli investimenti su questo tipo di sviluppo energetico siano costruiti su speculazioni economiche dovrebbe già essere evidente agli investitori, ma con tutti questi soldi che vanno e vengono (attorno al sistema finanziario globale, alla continua ricerca di investimenti che siano sicuri e che promettano guadagni accettabili), il loro comportamento diventa più imprevedibile ed irrazionale. Un rapporto congiunto di Carbon Tracker e del Grantham Research Institute, Unburnable carbon 2013: Wasted Capital and Stranded Assets, suggerisce che il 60-80% delle riserve petrolifere, carbonifere e di gas segnate sui libri strategici delle compagnie energetiche potrebbero essere abbandonati, visto che le spese necessarie alla loro estrazione sarebbero difficili da recuperare. Quattro mila miliardi di dollari di azioni e 1,27 miliardi in debiti potrebbero valere zero se solo i governi si decidessero seriamente ad evitare mutamenti climatici pericolosi. Si tratta di un esempio recente del tentativo delle politiche ambientaliste di minare gli investimenti sulle industrie di carburanti fossili. A me sembra che il rapporto sia in realtà un avvertimento agli investitori, un invito a riprendersi i propri soldi perché è un rischio finanziario troppo grosso. La strategia che sta dietro a un tale rapporto potrebbe incoraggiare una migrazione degli investimenti da progetti energetici basati su carburanti fossili a quelli sulle energie rinnovabili. In ogni caso, se gli investitori seguissero il consiglio e lo facessero abbastanza velocemente, potrebbero destabilizzare il mercato finanziario cosi tanto da farlo precipitare e, come suggerisco, far precipitare anche le EGS.


INVESTIMENTO E DISINVESTIMENTO In modo simile, gli sforzi degli attivismi di permacultura, transizione e altri movimenti atti a costituire resilienza locale, potrebbero convincere le persone che dovrebbero uscire dal debito, restringere e ridurre radicalmente i consumi, spostando i propri risparmi in beni concreti che aumentino le capacità locali, il più velocemente possibile. Il messaggio di Nicole Foss volge proprio a questa conclusione, col risultato che ho visto persone cambiare in modo radicale i propri affari, cosa che tutte le prove dell'imminente catastrofe climatica non avevano ottenuto. Come spiega Foss, quando la maggior parte del cosiddetto benessere evapora, la pubblica amministrazione è costretta a portare il peso di un carico pieno di beni che non valgono più nulla, cosa che sta già succedendo in Europa e in USA. Il suo messaggio è diretto alle persone che sono più di altre motivate e capaci di contribuire positivamente al futuro della decrescita energetica. Se queste persone riescono a sopravvivere al collo di bottiglia del collasso economico deflazionario, allora potrebbero essere capaci di influenzare positivamente i sistemi che da questo collasso emergeranno. È una strategia altamente altruistica, e che ho pubblicamente supportato.22 Ci sono sempre state delle forti basi etiche, strategiche e pratiche che hanno permesso agli attivisti della permacultura e del transizionismo di focalizzarsi sul prelievo simultaneo dei beni dai sistemi centralizzati e distruttivi, per reinvestirli sullo sviluppo economico familiare e comunitario. In Australia, il cambiamento nei primi anni '80 riguardante l'etica degli investimenti (da coltivazioni di tabacco e industrie belliche a scelte più proattive), è stato merito dell'influenza degli attivisti della permacultura. Dato che gli ambientalisti usano il potere del disinvestimento come leva per velocizzare l'allontanamento dal carbone e dagli altri combustibili fossili, può essere utile mostrare come ciò si possa inserire in una struttura olistica di investimenti e disinvestimenti modellati dai principi della permacultura. In primo luogo, un disinvestimento deve essere sempre controbilanciato da un piano di reinvestimento cosciente che non ricrei i soliti problemi sotto una nuova forma. Come nel Paradosso di Jevons, ci sono molti esempi di effetti di rimbalzo. Un esempio può essere il risparmio in bolletta dovuto ad investimenti su pannelli solari che si traduce in vacanze più frequenti, con l'aereo, dall'altra parte dell'oceano. In secondo luogo, l'investimento non è solo monetario, ma impegna anche il nostro tempo, capacità e beni di diversa natura. Spesso sono proprio le risorse non monetarie quelle di cui si può fare buon uso, mentre l'uso del denaro è funzionale a quello stesso sistema che causa i problemi che vogliamo risolvere. In terzo luogo, la mentalità dell'investimento prevede un ritorno, ma un in mondo deflazionato la protezione dei capitali è più importante di qualsiasi aspettativa di guadagno. Se di solito non è una buona idea mettere tutte le uova in un paniere, con un futuro così incerto la cosa diventa ancora più importante. 22 Parlare dei rischi della produzione centralizzata di generi alimentari è sempre stata l'altra faccia della medaglia dei miei interventi atti a promuovere l'auto-produzione, per incentivare la resilienza comunitaria. Per un esempio, vedi Anima Mundi, un film di Peter Downey (http://holmgren.com.au/product/anima-mundi-dvd/)


Indipendentemente dal tipo di struttura di investimenti (energie rinnovabili anziché fossili etc.), il cambiamento più potente avviene nel momento in cui si estraggono risorse dalla cima della piramide finanziaria per reinvestirle nel livello più locale. In Energy Descent Action Planning23 abbiamo scritto:

Nella società pre-industriale le economie non monetarie della famiglia e della comunità, basate sull'amore, sulla reciprocità, sui regali e sul baratto, erano di primaria importanza e la fase di decrescita energetica vedrà una rapida espansione di queste economie, emergenti dal basso. Le comunità rurali che hanno mantenuto questi tipi di economia non monetaria e che hanno un migliore accesso a risorse non monetarie elargite dalla natura (acqua, fuoco, cibo etc.) sono in grado di beneficiare maggiormente della decrescita energetica rispetto alle comunità urbane. E abbiamo anche usato questi diagrammi per descrivere i cambiamenti economici:

I paesi benestanti da molto tempo non fanno altro che sottrarre benessere dalle economie informali dell'ambiente casalingo e comunitario per rinforzare la crescita delle economie formali, e non abbiamo grandi esperienze su come invertire proattivamente questo processo. Riconoscere le differenze di almeno tre diversi domini di controllo finanziari può aiutare la valutazione di strategie e opzioni di investimenti e disinvestimenti: 1. Finanza dei governi e delle grandi imprese e transazioni attraverso il sistema bancario 2. ONG, aziende e finanzia individuale attraverso il sistema bancario 3. Piccole imprese e transazioni individuali, attraverso contanti. Il livello più alto è quello dei governi e delle grandi aziende. Recuperare denaro da questo settore ed utilizzarlo nelle ONG e in business controllati da “persone fisiche” è un passo nella giusta direzione. Le grandi aziende sono organizzazioni che tendono a minimizzare i costi, massimizzare i profitti e progettate come macchine in grado di adattarsi all'utilizzo di carburanti fossili. Nel futuro a decrescita energetica le grandi aziende saranno meno usate, ma nello scenario Brown Tech dove il potere si sposta dall'asse globale a quello nazionale, le grandi aziende rimarranno lo strumento principale attraverso il quale i governi nazionali 23 Energy Descent Action Planning Discussion Paper; rapporto di David Holmgren e Ian Lillington allo Environmental Sustainability Advisory Committee dell'Hepburn Shire Council, Settembre 2011


implementeranno politiche radicali, e quando necessario, impopolari. Le grandi aziende rispondono solo a vincoli legali e alle forze del mercato. Nel momento in cui investiamo in organizzazioni di larga scala con funzioni complesse, le cooperative diventano più soggette alle influenze etiche e democratiche di quanto non lo siano le grandi aziende. Le persone fisiche, e le aziende controllate pienamente da persone fisiche, sono, a differenza delle grandi aziende, potenzialmente soggette all'influenza dell'etica e delle azioni in modo più intenso rispetto a quanto possano fare concetti quali massimizzazione dei profitti e minimizzazione dei costi. Questo potenziale sarà fondamentale per rompere la trance creata dagli attuali sistemi convergenti. In maniera più importante, gli imprenditori che analizzano attentamente la possibilità di correre dei rischi divergenti o addirittura “stravaganti” sono essenziali per avere a che fare con un mondo di incertezze e rapidi cambiamenti. Quando possediamo denaro contante andiamo incontro al rischio di furto e alla svalutazione dovuta dalla deflazione, ma in un mondo deflazionato e a discesa energetica, il contante ha la meglio e permette di evitare i rischi dovuti al fallimento delle istituzioni finanziare, e non è soggetto a leggi arbitrarie che confiscano i risparmi 24. Prelevare moneta dalle banche e detenere quantità relativamente grandi di contante è una delle azioni più grandi che un normale cittadino può compiere per aumentare la propria resilienza e rimuovere il proprio supporto a sistemi corrotti e disfunzionali. Quando possediamo e spendiamo contanti nel “mercato grigio” stiamo stimolando la parte più resiliente dell'economia monetaria, che sopravviverà al meglio e potrebbe addirittura prosperare all'interno di una economia deflazionaria. L'economia del contante taglia fuori le grandi aziende e la tassazione governativa, riducendo naturalmente i fondi a disposizione del servizio pubblico, che potremmo altrimenti percepire come progressiva. Ma se accettiamo la tesi del sistema che non può essere riformato abbastanza per scampare la crisi climatica, allora supportare i prelievi può divenire un male necessario. Un numero sorprendentemente in aumento di cittadini hanno già una opinione così negativa dei governi, delle grandi aziende e delle banche che la disponibilità ad usare denaro contante non viene giudicata come radicale, anche se è molto raro trovare qualcuno dei “commentatori seri” disponibile ad appoggiarla.

24 Come è già successo durante la crisi bancaria cipriota.


MONETE ALTERNATIVE ED ECONOMIE NON MONETARIE Quando convertiamo i soldi da valuta fiat25 in moneta locale e alternativa (e, limitatamente, in metalli preziosi) aumentiamo la diffusione dei rischi, incoraggiamo l'economia locale e riduciamo il rinforzarsi delle disfunzioni centralizzate. Mentre i metalli preziosi e le valute locali hanno una lunga storia in termini di contrazioni economiche, le valute virtuali come i Bitcoin rappresentano l'asso nella manica per espandere le minacce alle valute fiat. Rimane un mistero capire se le valute virtuali riusciranno a creare un nuovo mondo di moneta peer-to-peer 26 resistente all'inflazione dei governi e delle banche, ma in ogni caso diversificano le opzioni di transazione e riducono i rischi di instabilità finanziaria dei cittadini che prendono il controllo delle loro finanze. Lo scambio diretto di beni e servizi in baratto di solito è visto come una pratica sconveniente ed inefficiente, ma riesce a costruire delle relazioni molto più forti di quanto possa fare qualsiasi transizione monetaria. Nelle società tradizionali fare regali aumentava lo status sociale e spesso anche il potere e la sicurezza del donatore. Inoltre, vi era una redistribuzione della ricchezza e contribuiva a creare una rete di sicurezza sociale. Anche nelle moderne società dei paesi benestanti possiamo riconoscere queste funzioni, ad esempio donare surplus di cibo, sementi e attrezzi potrebbe aiutare la gente a far partire economie comunitarie che nello stesso momento costruiscono fiducia e supportano la sicurezza sociale in tempi tutt'altro che sicuri.

25 Valute nazionali che non sono sorrette da riserve di metalli preziosi o da altre risorse con valore materiale. Le valute fiat dipendono sulla capacità del governo di mantenerne il valore 26 Le reti peer-to-peer, in contrasto con l'architettura server-client, sono dei modelli per una varietà di servizi e iniziative, identificate attraverso la Fondazione P2P, tra le quali sono presenti anche valute alternative. Vedi http://p2pfoundation.net/Category:Money


LAVORO E CAPACITÀ VS COMBUSTIBILI FOSSILI E TECNOLOGIA Un altro modo per far quadrare le spese è quello di dare la preferenza a conoscenze e manodopera piuttosto che alla tecnologia e ai carburanti fossili. Nei paesi benestanti con alti salari c'è la convinzione che sia più conveniente preferire investire in tecnologia e carburanti fossili, ma nel futuro a decrescita energetica questa non potrà essere la strategia da attuare. Cambiando adesso il nostro comportamento, stimoliamo la necessaria transizione economica e priviamo le grandi corporazioni delle risorse e della crescita di cui hanno bisogno per sopravvivere. Quando compriamo direttamente dai contadini, abbiamo una proporzione più alta dei soldi che va al produttore e ai suoi dipendenti e una minore che va ai trasporti, imballaggi e alle compagnie di distribuzione che massimizzano il consumo di risorse per minimizzare l'impiego di persone. Quando paghiamo il nostro tecnico di fiducia per riparare il PC, piuttosto che comprarne uno nuovo, stiamo incoraggiando la crescita di conoscenze essenziali per il futuro a decrescita energetica, e priviamo le multinazionali informatiche di quelle vendite tanto necessarie per la loro crescita. Quando paghiamo un demolitore per smantellare un edificio, piuttosto che usare un'escavatore, supportiamo l'impiego di manodopera, il riutilizzo dei materiali, creiamo meno rifiuti, usiamo meno combustibili fossili e richiediamo minori investimenti in termini di macchinari costosi realizzati dalle multinazionali. Questa breve esplorazione suggerisce come gli investimenti, e le spese in generale, possono diventare un sistema per boicottare un sistema centralizzato e malfunzionante, che sta contribuendo al cambiamento climatico, e allo stesso tempo stimoliamo quei sistemi che meglio si adattano alla decrescita energetica, mentre minimizziamo le EGS.


POSSIBILITÀ BROWN TECH La permacultura, il movimento di transizione e anche solo la volontà del singolo hanno sempre coinvolto il miglioramento personale e comunitario, preoccupazioni etiche nei confronti degli altri e la ricostruzione della natura. Queste motivazioni restano sempre valide, ma se stiamo per addentrarci in un futuro di tipo Brown Tech, allora l'urgenza di azioni più radicali atte a costruire sistemi paralleli e a disconnettersi dal distruttivo impianto centralizzato, diventa una necessità logica ed etica, sia essa connessa o meno alla possibilità di contribuire al collasso finanziario. In Future Scenarios ho caratterizzato la politica del mondo Brown Tech come fascista: dove le differenze tra chi ha e chi non ha si intensificano, e dove le tensioni tra gli attivisti riguardo al lavorare dentro il sistema e supportare gli emarginati, o perseguire l'autonomia, diventano estreme. Nei workshop riguardanti gli scenari, e nelle conferenze pubbliche, ho illustrato questo conflitto con l'esempio di una possibile scelta tra una carta d'identità che ci da la possibilità di accedere ai supermercati sostenuti dal governo e la possibilità di giocarci le nostre possibilità nell'economia alimentare con l'auto-produzione colpendo il mercato dei contadini. Al momento possiamo usare il lusso di giocare con la seconda possibilità mentre la prima è ancora liberamente accessibile. I cambiamenti verso uno stato di sorveglianza autoritaria, a partire dall'11 Settembre, e la recente intensificazione delle guerre cibernetiche tra lo stato e gli attivisti della trasparenza, suggeriscono l'insidiarsi di una piccola finestra d'opportunità, il costruire questi sistemi alternativi prima che una combinazione di governo e potere corporativo (fascismo) diventi più draconiana nella protezione del proprio modello di business in un mondo a contrazione economica27. La maggior parte dei cittadini della classe media, in riduzione, dei paesi sovrasviluppati continuerà probabilmente a supportare il declino dei comfort e dei privilegi accessibili reso possibile dal sistema. Un esempio pertinente è rappresentato da quella maggioranza di giapponesi che erano contro l'uso dell'energia nucleare ma che hanno comunque eletto un governo che si riprometteva di lanciare un nuovo programma nucleare. L'atteggiamento assunto da molti australiani (tra le persone più ricche del pianeta) nei confronti dei migranti che arrivano sui barconi è un altro esempio. Probabilmente l'esempio più rilevante è l'apparente quiescenza dei più sullo stato di sorveglianza che si sta espandendo, come dimostrato dalle rivelazioni di Edward Snowden. D'altra parte, se gli incendi nel sud-est australiano continuano, sembra inevitabile che la risposta dei governi consisterà nel ricollocare le persone da località ad alto rischio d'incendio in città e paesi più “sicuri”. Coloro che non vorranno traslocare probabilmente dovranno vedersela con problemi quali la mancanza di elettricità (disattivazione del sistema di messa a terra a cavo singolo), nessun vigile del fuoco, e così via. La risposta dei governi a questi incendi e ad altri recenti disastri naturali, documentata dall'attivista di permacultura Daryl Taylor, suggerisce che chi è esposto ai processi di recupero post-calamità di stampo governativo subisce conseguenze peggiori rispetto a quelle causate dal 27 Dicono che Mussolini abbia affermato che “il Fascismo dovrebbe essere chiamato, in modo più appropriato, corporativismo: è un'unione del potere statale e corporativo”.


disastro naturale in sé, visto che una percentuale significante di sopravvissuti ne escono parecchio migliorati28. I sopravvissuti a queste catastrofi possono catalizzare, potenzialmente, la rinascita della comunità invece che accettare l'opprimente cura palliativa somministrata dal sistema. Di conseguenza, vengono visti come una minaccia al potere burocratico e delle corporazioni. Quando approva l'auto-organizzazione, Taylor sottolinea la necessità che hanno, le comunità a rischio disastro, di usare strutture decisionali in grado di rigenerare la comunità: a livello subgovernativo, e come strategia di preparazione alla crisi. Secondo lui il muto aiuto,la fiducia nei vicini di casa, e la condivisione delle strategie economiche sono d'importanza critica per il rinnovo comunitario, dato che si tratta di forme di democrazia partecipata e di governance sussidiaria29. Meg Wehatley e Deborah Frieze stanno documentando il modo che le comunità usano per andare attraverso il cambiamento “Walk Out, Walk On”: dalle dinamiche globalizzate multilivello di tipo “padre-figlio” e quelle collaborative di translocalizzazione peer-to-peer di tipo “agentic adult” 30. Queste espressioni del mondo Brown Tech saranno, da molti, interpretate come problemi che devono essere corretti da riforme ragionevoli basate sui fatti, mentre altri le vedranno come le disfunzioni del potere corrotto di un'élite in decadenza, che devono essere spazzate via dai movimenti di massa. Potrebbe esserci del vero in entrambe le posizioni, ma questi sintomi riflettono le strutture residue delle politiche di maggioranza e dell'affluenza di massa multigenerazionale in un tempo di stagnazione e contrazione. Man mano che la crisi si intensifica, il pubblico chiederà, e chiede già, che i governi risolvano il problema. Man mano che le élite perdono la loro fede nella capacità dei mercati di risolvere tutti i problemi, inevitabile che i governi faticheranno a re-imparare le loro funzioni tramite l'errato ed arbitrario esercizio del potere paternalistico. Molte di queste cose verranno fatte in buona fede, e addirittura allevieranno alcune sofferenze nel breve termine.

28 Vedi How the Kinglake Ranges Community is building resilience in the aftermath of disaster (pdf) di Darryl Taylor e Lucy Filor. http://www.ourcommunity.com.au/files/cic/DarylTaylor.pdf 29 Vedi: Partecipatory Budgeting http://www.partecipatorybudgeting.org/ Gaian Democracies http://www.gaiandemocracy.net/ e Liquid Democracy http://p2pfoundation.net/Liquid_Democacy_as_starting_points 30 Vedi il sito e il libro Walk Out, Walk on: http://walkoutwalkon.net/


ATTIVISTI RADICALI Se la maggioranza potrebbe giovare dei comfort (reali o immaginari) derivanti dalle azioni dei governi, quelli di noi che sono più estremisti e che cercano di creare una resilienza domestica ed un'economia comunitaria, considereranno questa maggioranza una minaccia più grande rispetto a quella rappresentata dalle contrazioni economiche e dai disastri naturali. Senza voler attribuire colpe, credo che sia essenziale che coloro che non riescono a vivere tra le opprimenti costrizioni di un sistema in fallimento debbano lavorare sodo, mentre è possibile, per costruire i sistemi paralleli che potrebbero procurare delle alternative alle ristrettezze del mondo Brown Tech. Se la logica di calo progressivo di Future Scenarios si rivelasse vera, il mondo Brown Tech potrebbe persistere per diverse decadi, prima di degenerare nel Lifeboat Scenario, che si diffonderà dalle periferie più selvagge fino a sommergere i restanti centri urbanizzati dell'economia. Chi di noi sta seguendo la via dell'autonomia frugale, deve aspettarsi di vivere come una minoranza marginalizzata, con la speranza che la propria libertà rimanga intatta mentre si preparano i nostri discendenti, biologici e non, a sopravvivere e a preservare a lungo termine qualcosa di culturalmente rilevante durante il lungo calo di cui sopra. Se riuscissimo a costruire rapidamente delle alternative efficaci nello stesso momento in cui le restrizioni del sistema diventano sempre più evidenti, allora potremmo assistere ad una migrazione tanto generosa, in termini di persone che adotterebbero le economie domestiche e comunitarie, che la perdita di lavoratori/consumatori nei sistemi centralizzati tradizionali diverrebbe più suscettibile ad un rapido collasso. E la risultante enorme diminuzione delle EGS potrebbe ancora salvare il mondo dal caos climatico. La natura del collasso comporterebbe uno shock psicosociale di massa, migliorando di contro i fattori che possono incentivare la ricostruzione, che sarebbero basati su principi umani ed ecologici che difficilmente prenderebbero piede in realtà Brown Tech o Lifeboat. Un mutamento climatico, per così dire, benigno, potrebbe fornire le basi per un ripristino della ”agricoltura da giardino” e delle attività di caccia e raccolta, mentre cannibalizzare le risorse residue dell'industria e delle infrastrutture potrebbe fornire i materiali, tramite il riutilizzo creativo e il riciclaggio: in altre parole, lo scenario Earth Steward, nel quale una cultura comunitaria frugale, basata su principi ecologici, è più diffusa rispetto agli estremismi. Nonostante lo scenario Earth Steward detenga parecchi aspetti positivi, è plausibile aspettarsi che emerga solo dopo un percorso fatto di sofferenze e perdite. Se queste sofferenze siano più intense di quante il mondo ne stia già subendo, a partire dalle fasi finali del “Pax Global Capitalism”, non ci è dato saperlo. E se le élite economiche del nascente nazionalismo di risorse e comando del mondo Brown Tech sapranno proteggere la popolazione dai peggiori impatti di questa transizione solo tramite l'accelerazione dei consumi, accelerando il caos climatico, causeranno ancora più dolore e sofferenza a lungo termine31.

31 Per un quadro realistico del mondo Brown Tech e dell'utopia Earth Steward, vedi il romanzo Entheogenesis di Brian love: http://holmgren.com.au/product/entheogenesis/


NON È TERRORISMO FINANZIARIO Queste prospettive tetre hanno bisogno di essere bilanciate dagli incredibili risultati positivi che arrivano dalla permacultura, dalle Transition Towns, e dai relativi attivismi. Come ho spiegato durante il mio contributo a un dibattito sull'Australia's Arena nel 2013, queste espressioni di ambientalismo positivo, di autonomia e di costruzione comunitaria hanno il vantaggio di essere guidati dal personale interesse a costruire una resilienza personale, familiare e comunitaria, piuttosto che dal desiderio di salvare il mondo o ancora dalla volontà di espiare i nostri peccati, o quelli dei nostri avi. Uno stile di vita permaculturale ci porta a prendere le proprie responsabilità riguardo al nostro benessere, ci fornisce infinite opportunità creative e di innovazione, e ci collega alla natura e alla comunità in modi che sono sensati per il mondo intorno a noi. Di solito non consideriamo la permacultura un movimento o una strategia politica, ma riflettendo i principi di più attività, le strategie della permacultura detenono dei poderosi impatti politici che hanno diversi vantaggi sulle azioni politiche convenzionali, che si focalizzano sul potere per spostare le giuste leve. Nei miei commenti sull'Arena32 ho sostenuto che l'attivismo permaculturale abbia efficacia politica, nel modo che segue.

“Sono più che pronto a riconoscere che i 'nostri' sforzi collettivi nei riguardi di un ambientalismo positivo, durante e a partire dagli anni '70, fin'ora non sono riusciti a realizzare i cambi necessari nella società, ma l'opinione di Andy Scerri secondo la quale compostare il proprio giardino non serve a nulla, riflette l'ignoranza su diversi fattori strutturali e sistemici che guidano e obbligano il cambiamento sociale. In primo luogo, se i cambiamenti o le innovazioni richieste non procurano qualche tipo di vantaggio agli innovatori e agli early adopters, difficilmente il resto delle persone seguiranno l'esempio. In secondo luogo, fino a che i cambiamenti o le innovazioni necessarie non verranno adottate indipendentemente da individui singoli, famiglie e comunità locali, senza le risorse, senza supporto e senza approvazione dal governo centrale, allora questi cambiamenti possono essere bloccati dai poteri forti che hanno interesse a non permetterne l'adozione diffusa. In terzo luogo, è estremamente difficile, se non impossibile, per organizzazioni di alto livello, o governi, autorizzare una realtà che non sia già esistente come modello funzionante. L'adozione progressiva e integrata, e l'affinamento delle tecniche e delle strategie associate alla permacultura, al livello familiare e locale, affronta queste tre questioni sistemiche.” La permacultura, le Transition Towns e i relativi attivismi ambientalisti, si sono diffusi attraverso le realtà personali, comunitarie e di piccola imprenditoria così velocemente grazie al fatto che scavalcano questi tre blocchi sistemici con un'idea creativa di decrescita energetica. Questa diffusione ha avuto luogo con l'intervento marginale e indiretto di governi, aziende e ONG. 32 Vedi Household economy counts per il testo integrale: http://holmgren.com.au/household-economy-counts-full-text/


Dato che la permacultura è un sistema altamente integrato e sfaccettato di attivismo ambientale positivo, essa ha anche l'effetto di fomentare il boicottaggio dell'economia centralizzata, dominata dalle multinazionali, basata sui carburanti fossili. Quando viene applicata seriamente ai livelli familiari e comunitari, la permacultura indebolisce le economie centralizzate basata sui debiti, e ciò include il principio delle tasse, alla base governi. L'applicazione della permacultura e dei semplici principi di volontariato associato, nel corso degli anni, può portare ad una riduzione dei consumi e delle EGS superiori al 50%, con possibilità di arrivare anche all'80%33.

Il concetto di futuro a scenari nidificati sottolinea l'importanza delle strategie familiari e comunitarie, indipendentemente dal collasso dei sistemi più grandi. Queste strategie (permaculturali) sono efficaci a livello, appunto, familiare e locale, mentre quelle che ci vengono suggerite dalle alte sfere (ad esempio, migliorare le lampadine) sono intrinsecamente deboli, e non fanno altro che indebolire la nostra resilienza ed autonomia(ad esempio, la gestione centralizzata delle emergenze). Capire questa situazione può farci risparmiare le energie attualmente concentrate sul capire quale scenario prevarrà sugli altri, alla fine. Ci ricorda anche che l'emergente mondo Brown Tech consuma più energia di quanto ne sia disponibile, più di quanto possano fare le cattive intenzioni delle elite nazionali e globali. Se i sistemi su larga scala collassassero a causa dell'autostima e della resilienza locale e comunitaria, 33 A Melliodora stiamo cercando di attuare un'economia casalinga estesa e di piccola impresa, connessa globalmente, con circa il 25% di EGS in meno rispetto alla media australiana (semplicemente come sottoprodotto collaterale dell'applicazione dei principi della permacultura, senza mettere in conto il sequestro di carbonio conseguente a decenni di piantate di alberi e amministrazione terriera).


questo metterebbe a nudo il grado di instabilitĂ di questi grandi sistemi piĂš che evidenziare l'impatto degli attivisti radicai che cercano di distruggerli.


CONCLUSIONE I movimenti di massa stanno, da decenni, perdendo la loro efficacia nell'ottenere dei cambiamenti da parte dei governi, e nello stesso tempo, un movimento di massa che chiede “di meno”, sembra inutile. In modo simile, il boicottaggio di particolari governi, società o prodotti non fa altro che far cambiare forma ai problemi di consumo. Credo che costruire delle grandi e parallele economie non monetarie, locali e comunitarie, con al massimo il 10% della popolazione abbia il potenziale per poter scatenare un profondo boicottaggio del sistema centralizzato, il che potrebbe portare ad una contrazione delle economie centralizzate di almeno il 5%. Se sarà la classica goccia che farà traboccare il vaso, non lo sapremo, neanche dopo che sarà successo. Discutere riguardo queste possibilità può essere controproduttivo e potrebbe farci bollare come matti, come adoratori di un culto apocalittico o addirittura come terroristi. Probabilmente è meglio focalizzarsi sugli aspetti positivi di questi cambiamenti dal basso, che sono ritenuti accettabili dal cittadino medio; miglioramento della salute fisica e mentale, più divertimento e miglioramenti per i bambini, che potranno sopravvivere e svilupparsi in un mondo di trasformazioni drammatiche, e nel frattempo minimizzare il nostro contributo al danneggiamento della natura e degli altri. D'altra parte, discutere queste questioni in pubblico potrebbe ispirare gli attivisti politici e ambientali più disperati, e spingerli a spendersi nella permacultura, nelle Transition Towns e su altri aspetti dell'ambientalismo. Potrebbe addirittura fermare il mostro della crescita globale, una volta che tutte le altre opzioni saranno invalidate. Invece che disprezzare i terroristi finanziari, vorremmo dare il benvenuto ai più vulnerabili nelle fila dei “terrAristi” 34, con le mani nella terra.

34 Termine suggerito dall'ecologista John Seed dopo aver ascoltato le mie idee in un forum pubblico nel 2013.


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