Spqr Sport n. 1 - 2010

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Roma capitale dello sport

Ufficio Sport del Comune di Roma: Via Capitan Bavastro, 94 - 00154 Roma E-mail: ufficio.sport@comune.roma.it • Telefono 06.6710.70333-334 • Fax 06.6710.70332


ROMA, CAPITALE DELLO SPORT Gianni Alemanno, Sindaco di Roma

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a rilevanza sportiva di Roma, che si attesta di diritto tra le grandi capitali internazionali, non è data soltanto dai talenti e dai successi che ne hanno costellato la storia, ma anche e soprattutto dalla partecipazione di migliaia e migliaia di appassionati, che attraverso la pratica e il sano supporto, l’hanno resa grande agli occhi del mondo. A loro e alla comunità cittadina tutta, il Comune di Roma rivolge “SPQR SPORT”, la nuova rivista ideata dall’Ufficio Sport, che racconterà mese dopo mese la vita sportiva della nostra città. Attraverso i volti, i nomi, gli aneddoti, i retroscena e i risultati ogni lettore potrà essere protagonista della grande sfida che la nostra città lancia ogni giorno lì dove è chiamata a competere. Attualità e tradizione si fonderanno insieme creando un binomio unico, che punta come sempre all’eccellenza e che sa guardare con fiducia al futuro, che speriamo possa tingersi con i colori dei cinque cerchi e trovare il suo culmine nei XXXII Giochi Olimpici e ai XVI Giochi Paralimpici del 2020. Per rendere possibile il sogno di tornare ad ospitare l’evento sportivo per antonomasia, così come già accadde esattamente 50 anni fa con Roma 1960, abbiamo avanzato al Comitato Olimpico Nazionale Italiano la nostra candidatura a rappresentare l’Italia tutta, che sarà resa ufficiale o meno dal CONI molto presto. In attesa di conoscere la decisione della massima istituzione sportiva nazionale, vivremo gli appuntamenti unici che scandiscono il calendario sportivo capitolino e che sul fronte delle adesioni superano ogni anno se stessi, registrando cifre da record. Kermesse come gli Internazionali di tennis, che si giocheranno proprio nel mese di aprile in un rinnovato “campo Centrale” al Foro Italico, rappresentano per noi una vetrina di qualificazione internazionale, ma a loro si affiancano numerose manifestazioni territoriali. Non posso dunque che auspicare il successo di questo nuovo prodotto editoriale targato Comune di Roma, nella certezza che saprà entrare presto nel cuore di tutti i romani e saprà promuovere lo sport, la sua diffusione, la sua pratica e i suoi valori più puri.


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photogallery Uno scatto che ferma una storia. Un’immagine che ha il potere di regalare un momento alla leggenda e suscitare emozioni. Istanti che rimangono impressi nella pellicola e nell’anima. Senza bisogno di alcuna spiegazione.


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Tutto in uno scatto di Roberto REAN CONT Sales Manager - Sport Getty Images

o sport ispira passione, emozione, energia, poesia. Queste pagine, riservate a foto senza commento, sono solo un’isola in una rivista che parla di Roma: ma proprio per il fatto che l’emozione che trasmette una foto non ha confini temporali e spaziali, abbiamo deciso di interpretare la rubrica scegliendo per voi lettori e per l’editore scatti da tutto il mondo. E non saranno necessarie didascalie per descrivere ciò che numero dopo numero vedrete, poiché la fotografia ha il potere di dare sensazioni spesso soggettive che non devono essere condizionate, almeno per un angolo di questo tipo. L’impatto visivo che deriva da uno scatto, cattura e trasporta momenti di perfezione agonistica, esultanza o delusione che rimangono impressi per sempre in milioni di lettori e fans in tutto il mondo. Inoltre, la fotografia rende incredibilmente visibile ogni azione di marketing. L’immagine giusta può dare la corretta visibilità alla comunicazione mirata al raggiungimento di target prestabiliti. Ma non ci fermeremo a “mostrare le sensazioni”. Nei prossimi numeri analizzeremo e scopriremo per voi quello che si nasconde dietro la realizzazione di alcuni scatti fotografici che potrebbero sembrare di facile esecuzione ma che invece nascondono segreti, problematiche, studi e aneddoti fantastici da raccontare. Inizia l’avventura di questa rivista realizzata con professionalità e passione sulla base di un progetto per tanti versi innovativo e dinamico: noi saremo vicini come Getty Images. Con la medesima passione.

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L’UFFICIO SPORT Sport è quindi integrare le varie attività a sempre la città di Roma ha posto il massimo interesse verso il sosportive con la vita della città e favorire il stegno all’attività sportiva, indivicoinvolgimento dei cittadini. Attraverso il duando in questa uno strumento efficace sostegno alle iniziative organizzate da picdi coesione ed aggregazione, capace di coli comitati, associazioni ed enti si presta abbattere barriere culturali e sociali. particolare attenzione all'attività dilettanQuesta la ragione principale ed alle manifestazioni riIl Comune tistica per cui l’Amministrazione covolte ai diversamente abili e agli di Roma munale ha deciso di investire anziani. Inoltre rivestono partinella promozione dello sport in a sostegno colare interesse le attività orgatutti i suoi aspetti e a tutti i suoi dell’attività nizzate per i cittadini più piccolivelli, dal dilettantismo ai li nell’intenzione di usare lo sportiva grandi eventi, creando un uffisport come strumento di educio specifico che avesse una sua autonocazione ad un sano rapporto con gli altri, mia organizzativa e finanziaria. con il proprio corpo e con l’alimentazione. Con la realizzazione della nuova MacroPer garantire la qualità del servizio, l'Ufstruttura comunale, direttore Paolo Giunficio è quindi suddiviso in due Unità Orgatarelli, che intende razionalizzare il sistenizzative, ognuna a sua volta strutturata ma della gestione amministrativa, l’Uffiin vari e specifici servizi. cio Sport è stato inserito nel Dipartimento Tutela Ambientale e del Verde e ProL’ufficio Promozione Sportiva e Markemozione dello Sport con la denominazioting si occupa di promuovere le moltepline di Direzione Sviluppo e Promozione ci iniziative e manifestazioni sportive proposte da associazioni e società, comitati, dello Sport, mantenendo una sua struttufederazioni ed enti e gestisce le collabora autonoma ed indipendente sia dal punrazioni, promozioni e patrocini del Coto di vista amministrativo che dal punto di mune nei grandi eventi sportivi che si vista della rappresentanza politica. svolgono sul territorio comunale, parteIl Delegato del Sindaco è l’On. Alessandro cipando sovente anche all’organizzazioCochi mentre la Direzione è ne dell’evento stesso. Raccoglie e divulstata recentemente affidata al ga tutte le informazioni relative all’attiviDott. Bruno Campanile, una tà della Direzione Sport, organizza convita nello sport a tutti i livelli. Tale integrazione trova le fonferenze stampa, partecipa alla redazione damenta nella stretta condelle pubblicazioni istituzionali come nessione che esiste tra l’attiSPQR SPORT, il mensile che avete tra le vità sportiva nella Capitale d’Europa con mani che sarà inviato per via postale e maggiore verde pro capite e la tutela deldistribuito anche sul territorio affinché svolga appieno la sua funzione di promol’ambiente che garantisce agli sportivi in zione dello sport. Cura poi, l’annuario primis la possibilità di svolgere le loro attività in un variegato contesto naturalistiRoma Sport e i Quaderni Tematici dello co. L’obiettivo primario della Direzione Sport. Ha inoltre avviato progetti volti al

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sociale quali i Vampiri dello Sport per la donazione del sangue in collaborazione con l’azienda Ospedaliera San CamilloForlanini. Progetta, inoltre, attività volte al coinvolgimento degli utenti in età scolare anche in collaborazione con il Dipartimento XI e con i Municipi, organizzando manifestazioni rivolte agli studenti. L'Ufficio Progettazione e Gestione Impianti, un tempo separati, con la nuova riorganizzazione della Direzione Sport, sono stati inseriti nella stessa U.O. (Unità Organizzativa) con l’obiettivo di rendere più armonico il servizio che si occupa degli impianti sportivi comunali dati in concessione a terzi, per mezzo di convenzioni. È quindi specifica competenza di tale servizio la progettazione e realizzazione di interventi su nuove aree, la ristrutturazione e valutazione degli standard di sicurezza degli impianti e la valutazione dell'efficenza della loro gestione amministrativa, il tutto con lo scopo di garantire all’utenza un servizio in costante miglioramento. L’Ufficio Sport è, inoltre, attivamente impegnato nella realizzazione del Piano Regolatore dello Sport che offrirà alla cittadinanza la mappatura di tutti gli impianti sportivi, comunali e non, presenti sul territorio. A Roma opera attivamente la Commissione Cultura e Sport, Presidente Federico Mollicone e membri: Andrea Alzetta, Antonello Aurigemma, Patrizio Bianconi, Francesco De Micheli, Federico Guidi, Paolo Masini, Lavinia Mennuni, Dario Nanni, Francesco Maria Orsi, Giulio Pelonzi, Gianluca Quadrana, Giordano Tredicine, Maddison Godoy Sanchez e Tetyana Kuzyk.

Maria IEZZI


COMUNICARE, PER CRESCERE INSIEME Alessandro Cochi, Delegato alle Politiche Sportive del Comune di Roma

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a volontà da parte del Comune di Roma di promuovere lo Sport attraverso una testata mensile risponde a una serie di esigenze considerate strategiche. Innanzitutto quella di comunicare all’esterno l’attività quotidiana degli uffici aprendo, quindi, al cittadino uno spazio di incontro e confronto su temi importanti legati allo sport, al benessere fisico e anche a tutte quelle forme di entusiasmo e partecipazione che sono parte integrante dello sport stesso.Questa rivista nasce altresì per raccontare i grandi eventi, anche attraverso i tanti ‘dietro le quinte’ e, al tempo stesso per incentivare lo sport di base in un ideale paritario connubio. Andando, ogni numero di più, a dare la giusta eco allo sport minore, alle varie discipline, alle attività di base, al lavoro anche dei singoli Municipi, alla promozione dello sport rivolgendosi soprattutto a chi non fa in modo continuativo pratica sportiva. Le pagine che avete ora tra le mani rappresenteranno uno spazio di approfondimento e unitamente di cultura: non a caso abbiamo dato risalto, in questo primo numero, alla storia romana di Fausto Coppi e alla ricostruzione storica di giochi in voga nell’antica Roma, ad una trasmissione leggendaria della nostra radio com’è stata ed è tutt’ora ‘Tutto il Calcio Minuto per Minuto’ e al profilo di Alberto Salustri il poeta meglio noto con il soprannome di Trilussa, anagramma del suo cognome. Sfogliando le bozze della rivista sono rimasto felicemente colpito dalla qualità contenutistica e dalla ricerca di approfondimento presente in ogni pagina, dal pregio della linea grafica e della componente fotografica, dal numero di firme importanti che hanno voluto legare il proprio nome a questa prima uscita come, ne sono sicuro, alle prossime. La nascita di questa pubblicazione è un’ulteriore dimostrazione di quanto il Campidoglio ed in particolare il Sindaco Alemanno, tenga allo Sport. Questo non può che farci piacere alla vigilia di sfide importanti per la città, a partire dalla Candidatura Olimpica. La voglia di comunicare i risultati del nostro lavoro mostra inoltre come intendiamo costruire il rapporto con il cittadino. Un rapporto basato sulla comunicazione e la chiarezza. Il mensile ‘SPQR SPORT’, che si affianca all’annuario ‘Roma Sport’, è un ulteriore passo che sarà presto seguito anche dalla realizzazione di un sito internet specifico dell’Ufficio Sport. Comunicare, per crescere insieme.


quella di comunicare le attività dell’Ufficio Sport del Comune di Roma e quella di realizzare un prodotto per il grande pubblico non esclusivamente legato ai grandi eventi di cassetta che pure troveranno il giusto spazio. Ce lo potremo permettere poiché la nostra distribuzione, free press, consentirà di sfuggire a logiche strettamente commerciali. Essere slegati dalle statistiche di vendita permetterà che si faccia della promozione della cultura sportiva la principale missione. Sport, per noi, è da intendere come il superamento dei limiti, rispetto dell’avversario, armonia tra corpo e spirito, socialità, appartenenza, passione. L’attività della nostra Direzione è l’altro grande item: mettersi in gioco, creare una palestra di critica, un’arena in cui possano trovare confronto tesi diverse, idee diverse, politiche diverse. Roma, città quotidianamente alle prese con il proprio sviluppo, la propria molteplicità, necessita di politiche sportive coerenti, di interventi mirati, di condotte che sappiano coniugare la funzione sociale dello sport per tutti e quella spettacolare dello sport di vertice. E miriamo altresì ad essere strumento di approfondimento, liberandoci dai lacciuoli che talvolta sono imposti dai ruoli. Fare cultura e informazione richiede scelte coraggiose, che impongono l’essere all’altezza del compito. In questo, e per tutto il resto, saranno i lettori a giudicarci. Fabio ARGENTINI

LA COPERTINA

N O T I Z I E

1 Vancouver, chiusi i giochi

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9 Trofeo di Arco, vince la Roma

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Martedì Mercoledì Giovedì

6 Roma-Milan 0-0

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Sabato Domenica Lunedì

3 Calcio, Europei U21 a Rieti

SPQR SPORT Rivista ufficiale Comune di Roma, Politiche dello Sport

Una strada di Roma sarà dedicata all’etiope Abebe Bikila, l’eroe della maratona, vinta a piedi nudi, nelle Olimpiadi 1960.

Finisce in pareggio la partita dell’Olimpico che poteva consegnare al campionato la rivale dell’Inter per lo scudetto. Roma e Milan sono ancora lontane dai neroazzurri. Ma...

L’Unione Tifosi Romanisti presenta il premio Campo Testaccio, assegnato quest’anno all’allenatore della Roma Ranieri. Presente alla serata anche Antonello Venditti.

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10 Una strada per Bikila

Olimpiade 2020: il Sindaco di Roma, città in concorrenza con Venezia per la candidatura italiana, porta al Coni il proprio dossier prima di presentarlo anche alla stampa presso l’Auditorium.

2 A Ranieri il premio Campo Testaccio

Lunedì

La formazione Allievi della Roma vince ad Arco di Trento il torneo Beppe Viola, battendo in finale la Fiorentina per 1-0.

5 Verso le Olimpiadi 2020

Ufficialmente chiusi i Giochi Olimpici invernali di Vancouver 2010. Magro bottino dell’Italia, con 5 medaglie in tutto. Un po’ di delusione anche per il laziale Valerio Checchi, due volte campione italiano sci di fondo e speranza dello sci azzurro, che non è riuscito a salire sul podio.

Mensile di informazione a distribuzione gratuita Reg. Trib. di Roma n. 21 del 27-01-10

Numero 1 09_aprile_2010

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Il grande sport giorno per giorno

Marzo

NUMEROUNO Edito NUMEROUNONUMEROUNONUMEROUNO ria SPQR SPORT. Questa rivista le nasce da una duplice esigenza:

Gli azzurrini di Casiraghi battono l’Ungheria 2-0 e si mantengono in corsa nell’Europeo di categoria. Decidono i gol dell’ex giallorosso Okaka e di Marrone, mentre Balotelli fa il pieno… di applausi da parte del pubblico reatino.

4 Boxe, Di Silvio assalto fallito Pasquale Di Silvio non ce la fa a conquistare il titolo italiano dei Pesi Leggeri. Dopo 10 round, il tricolore è restato al lombardo Marasco.

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11 Valentino Rossi e l’inno Lottomatica: lo statunitense Ricky Minard lascia Roma per accasarsi in Russia. A Roma Valentino Rossi viene premiato dal Ministro Frattini come l’italiano che ha fatto suonare di più… l’Inno di Mameli.

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Martedì Mercoledì Giovedì

7 Inter-Genoa 0-0 ...L’Inter pareggia 0-0 con il Genoa. Milan a 4 punti, Roma a 7. La Lazio è sconfitta dalla Sampdoria.

8 Torneo Dino Viola Parte la X edizione del torneo dedicato a Dino Viola. Otto le partecipanti. A vincere il 31 marzo sarà la formazione dei ‘98 della Roma.

Spqr Sport. Tutti i diritti sono riservati nessuna parte della rivista può essere in alcun modo riprodotta senza autorizzazione

IN PRIMA, il Dossier Olimpico per Roma 2020 recentemente presentato al Coni e la fiaccola del 1960. Sullo sfondo Giancarlo Peris, atleta non affermato, vincitore dei campionati studenteschi, fu l’ultimo tedoforo cinquant’anni fa. La foto è stata scelta per la copertina della rivista pensando sia all’evento a cinque cerchi sia allo sport di base, da Peris rappresentato, in un ideale connubio.

Editore Alfacomunicazione Srl Via del Giuba, 9 - 00199 Roma Direttore Responsabile Fabio Argentini Redazione Via C. Bavastro, 94 - 00154 Roma Tel. 06 671070333 Fax. 06 671070332 redazione@spqrsport.it grafica@spqrsport.it commerciale@spqrsport.it Art Director Alberto Brunella Stampa Centro Rotoweb Srl - Roma

DIFFUSIONE. La rivista è distribuita nel corso degli eventi sportivi dove è presente il Comune di Roma e free press in tutte le piazze più importanti dei XIX municipi romani (l’elenco dei punti è sul web all’indirizzo www.spqrsport.it dove si possono consultare le pagine della pubblicazione). Per ritirare una copia è anche possibile contattare il numero 06.6710.70315 (Ufficio Sport). In collaborazione con Ufficio Stampa Campidoglio Ufficio Sport Saverio Fagiani, Maria Iezzi Hanno collaborato Andrea Abodi, Federica Afflitto, Luca Aleandri, Luigi Capogrossi, Marina Cocozza, Roberto Coramusi, Riccardo Cucchi, Giusi De Angelis, Gianluca Di Bella, Pietro Di Girolamo, Giorgio Franchetti, Andrea Frediani, Uber Gradella, Giancar-

lo Governi, Daniela Martellotti, Eleonora Massari, Anna Tina Mirra, Luca Montebelli, Gabriela Noris, Luigi Panella, Stefano Pantano, Mario Pennacchia, Stefano Piccheri, Daniela Pierpaoli, Carmelo Pulvilenti, Paolo Quadrozzi, Silio Rossi, Fulvio Stinchelli, Gianfranco Tobia, Paolo Valente, Sabrina Villa. Partner Getty Images

Agenzie e fotografi Getty Images: Paolo Bruno, Luis Castillo, Franco Origlia, Pietro Rolandi. Comune di Roma: Fabio Callini, Stefano Bertozzi, Marco Catani, Claudio Papi, Claudio Valletti. Castoria, Ciamillo, CONI, Contucci, Fiamme Gialle, Filippi (arch. priv.), Giuliani, G. Lancialonga, P. Lancialonga, Mezzelani-GMT, Pietrangeli (arch. priv.), Rai, Romagnoli, S.S. Lazio Generale (A. Buccioni).

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Venerdì

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Domenica

12 Canada, Paralimpiadi al via Parte la X edizione delle Paralimpiadi Invernali di Vancouver 2010. A Roma, presso la Galleria A. Sordi e a piazza Farnese, sono montati dei maxischermi.

13 Spalletti, buona la prima L’ex tecnico della Roma parte forte. Nella 1a giornata di campionato russo, lo Zenit di Spalletti espugna il campo dello Krylya.

14 Zarate in Nord Zarate, causa squalifica, passa una domenica diversa e assiste a Lazio-Bari tra i suoi tifosi. “Maurito tutta la vita” , lo striscione preparato per lui dalla curva. L’argentino ha seguito la gara, cantando e applaudendo per poi, al rigore sbagliato da Kolarov, coprirsi gli occhi con la sciarpa.


Si spegne Paolo Carosi, centrocampista della Lazio, società in cui esordì nel 1958 e alla quale rimase fino al ‘68. Diventato allenatore, ha vinto uno scudetto Primavera con i biancocelesti nel 1976. Periodo di calcio in lutto anche per la scomparsa di due noti ed amati giornalisti sportivi: Tonino Carino e Maurizio Mosca.

16 Lippi da Nesta Anche il CT Marcello Lippi va a trovare il difensore romano del Milan Alessandro Nesta, ricoverato a Villa Stuart, a Roma, in seguito all’operazione al ginocchio, resosi necessario per la rottura del tendine popliteo. L’infortunio terrà il giocatore probabilmente fuori per il resto della stagione. I due non hanno parlato della Nazionale.

23 Scherma, azzurri secondi nella sciabola 19 Il derby e Capello La Lega Calcio comunica la decisione di far disputare il derby di Roma alle 20.45 del 18 aprile. Il Times celebra Capello, CT dell’Inghilterra, come lo sportivo più potente di tutto il Regno Unito.

20 Calcio, sabato sera da scudetto In contemporanea si giocano Roma-Udinese e Palermo-Inter, gare fondamentali per la corsa al titolo. In Sicilia finisce 1-1, all’Olimpico 4-2. La Roma si porta così a -4 dal vertice.

28 Pari Lazio, giù la Lottomatica

La squadra italiana di sciabola maschile si è classificata al secondo posto nel Grand Prix Fie di Tunisi. In finale gli azzurri (Tarantino, Occhiuzzi, Samele e Aldo Montano che gioca nella CS Roma), hanno ceduto 42-45 alla Romania.

24 Lazio, punti salvezza Vincono Inter e Roma: i giallorossi espugnano Bologna con un gol per tempo e agganciano il Milan al 2° posto. Vittoria della Lazio che all’Olimpico batte il Siena 2-0 e raggiunge l’Udinese a 32 punti.

25 Il Rotary premia Agostini

1 Volley, giovani crescono

A Milano, nel posticipo, la Lazio ferma il Milan, in piena rincorsa scudetto, sull’1-1. Nel volley con un pò di sofferenza la M. Roma piega Massa con il risultato di 3-1, crolla invece nel basket la Lottomatica Roma sul parquet di Cantù 79-61.

I nuovi campioni provinciali U14 d’Eccellenza sono M. Roma (uomini) e Casal de’ Pazzi (donne).

2 A Genzano la Coppa Italia di B Al Palacastroni di Genzano di Roma, la Coppa Italia di serie B finisce nelle mani dei padroni di casa del Cogianco Genzano, che sconfigge il calcetto Poggibonsese 5-3.

29 Bargnani non fa il mago Toronto incassa un’altra sconfitta. Il romano Bargnani, in poco meno di quaranta minuti di gioco, mette a segno 17 punti, con 4 rimbalzi e tre assist, ma non riesce a dare la vittoria ai suoi.

3 Calcio, Roma sempre seconda L’Inter batte il Bologna 3-0, la Roma vince a Bari 1-0. È sempre a -1. Lazio-Napoli 1-1.

4 La Coppa Lazio

Il 15 volte campione del mondo di motociclismo Giacomo Agostini riceve il Premio del Rotary. Nelle passate edizioni il riconoscimento è andato anche a Pietrangeli, Nostini e Pancalli.

L’Adv Giulio Verne e il Volley Terracina (femminile) e il Cdp Cimas e il Green Volley (maschile) sono i vincitori della Coppa Lazio, manifestazione riservata alle 8 squadre di C e D, meglio classificate al termine del girone di andata.

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Giovedì

Venerdì

17 No alle bestemmie in campo Il presidente del Coni, Petrucci, promuove la norma introdotta dalla Federcalcio che punisce i giocatori che bestemmiano.“Sono contento che Abete abbia legiferato”.

18 Il calcio in Vaticano

ALL’INTERNO

Papa Benedetto XVI riceve una rappresentanza del mondo del calcio, in un’udienza organizzata dall’Unione Industriali di Roma e del Lazio. Tra gli esponenti del pallone anche Giancarlo Abete, presidente della Federcalcio, Rosella Sensi, presidente dell’AS Roma, Aurelio De Laurentis, SSC Napoli e Maurizio Stirpe, Frosinone Calcio.

21 Maratona a Roma La Lazio espugna il campo di Cagliari (2-0), risalendo la classifica. Vincono anche la M. Roma e la Lottomatica. Maratona: vince un etiope, a piedi nudi all’arrivo, nel segno di Bikila.

26 Bronzo ai Mondiali di Pattinaggio A Torino, medaglia di bronzo ai Mondiali di Pattinaggio di Figura con la coppia romana Federica Faiella e Massimo Scali.

Nasce l’accordo tra l’Università La Sapienza e quella del Foro Italico per un interscambio di strutture ed impianti.

31 Roma, è tempo di Euro Hockey

22 Giannini si dimette Il delegato allo sport Alessandro Cochi, in Campidoglio, riceve il figlio di Abebe Bikila, Yetnayet e gli dona una medaglia commemorativa della città. A Gallipoli l’ex romanista Giannini si dimette da allenatore.

30 Intesa tra Sapienza e Foro Italico

27 Calcio Serie A, Roma da vertice All’Olimpico, la Roma batte l’Inter 2-1 in una partita ricca di emozioni. I giallorossi ora vedono più vicini i nerazzurri (-1).

La De Sisti Roma capolista nella seria A di Hockey per una settimana dimentica il campionato e parte alla volta di Cardiff dove l’attende l’Euro Hockey Club Trophy (Coppa dei Campioni). I giallorossi sono attesi da un girone difficilissimo.

SPQR SPORT_APR. 010_ N. 1_FATTI E AVVENIMENTI DEL MESE DI MARZO CHIUSO IN TIPOGRAFIA IL 06-04-2010

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5 Gorizia celebra Roma Per i 50 anni dalle Olimpiadi 1960, il festival È Storia, a Gorizia dal 21 al 23 maggio, renderà onore all’impresa di Livio Berruti e all’edizione romana dei Giochi.

6 Wild card per la Williams Serena Williams, numero 1 del mondo non si è iscritta al WTA di Roma, a causa di un infortunio al ginocchio. La statunitense ha comunque richiesto al direttore del torneo romano di tenerle una wild card.

18.Dossier olimpico 32.Trilussa è poesia 36.Tifosi e passione 42.Tutto il Calcio Minuto per Minuto 46.Intervista ad Alessia Filippi 52.La storia romana di Fausto Coppi 58.Verso i Mondiali Volley: a tu per tu con Massimo Mezzaroma 64.Dalla Rosa, The fighter 68.La F1 a Roma 74.Un giorno con la Virtus Basket 78.Baseball: cosa resta del Mondiale 84.Le vittorie dello sport militare 86.I giochi nell’antica Roma 90.Le corse di Roma 96.Romulea: un campo conteso 100.Pietrangeli e gli Internazionali 108.Uomini oltre 110.Il Piano Regolatore dell’Impiantistica Sportiva 116.Medicina e benessere: gli infortuni muscolari 119.Le tariffe comunali 120.Inaugurato il bocciodromo più grande d’Europa 122.Il Calcio durante la Guerra 127.La scherma ai raggi X 130.News 138.Il perché di un nome

SPQR SPORT APRILE 2010 140 PAGINE

15 Il calcio in lutto




La Candidatura della Capitale, tra passato, presente e futuro

Il display dell’Aula Giulio Cesare mostra l’esito della votazione. Il Consiglio vuole Roma Olimpica all’unanimità

l 5 marzo scorso è iniziato ufficialmente il percorso di candidatura di Roma per ottenere l’organizzazione dei Giochi Olimpici e Paralimpici del 2020, con la consegna al CONI del dossier che consentirà all’Ente di scegliere -tra la Capitale e Venezia– chi rappresenterà l’Italia in questa affascinante competizione. Il Sindaco Alemanno ha però voluto dare un significato particolare a quello che sarebbe potuto essere un mero atto formale, decidendo di consegnare personalmente il documento di candidatura nelle mani del Presidente del CONI Petrucci e, soprattutto, recandosi al Foro Italico dal massimo esponente dello sport italiano insieme al Sindaco di Venezia Cacciari, volendo testimoniare il rispetto e il reciproco riconoscimento tra le due città. Pur nel confronto competitivo, si è scelta la strada di un fair play di sistema, che si distingue dal clima negativo che spesso caratterizza la vita politica e istituzionale del nostro Paese e che rafforzerà la candidatura italiana, qualunque sia la scelta che opererà il CONI tra Roma e la città lagunare. Quello tra la Capitale e le Olimpiadi è un rapporto che dura da cinquant’anni, una passione ininterrotta nata con la XVII edizione dei Giochi, che ha lasciato eredità positive nelle infrastrutture materiali e immateriali della città. Da qualche anno questo legame con la storia rappresenta anche un’affascinante prospettiva che ha subito un passaggio a vuoto nel ’97, con la sconfitta della candidatura di Roma nello scontro finale con Atene che ottenne i Giochi del 2004, e nel 2006 con un tentativo di candidatura alla quale si decise di non dare seguito, consapevoli di non poter concorrere per le Olimpiadi del 2016 dopo la scelta di Londra 2012 che avrebbe tagliato fuori l’Europa, nella logica CIO delle alternanze continentali. Scelta corretta co-

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foto Valletti Comune di Roma

di Andrea ABODI


A gennaio scorso il voto del Consiglio Comunale dà mandato al Sindaco di promuovere la candidatura presentata il 5 marzo con la consegna del dossier al Coni che a maggio sceglierà tra Roma e Venezia. Nel 2012 rimarranno solo 4 candidate. Nel 2013 la scelta definitiva

TUTTE LE FASI VERSO L’ASSEGNAZIONE DEI GIOCHI DEL 2020... a Candidatura Olimpica di Roma per i XXXII Giochi Olimpici e per i XVI Giochi Paralimpici del 2020 è nata ufficialmente con un atto politico istituzionale: la mozione votata all’unanimità dal Consiglio Comunale del 21 gennaio scorso, con Francesco Rutelli come primo firmatario. La testimonianza della coesione tra le forze politiche del territorio attorno al progetto lanciato dal Sindaco Alemanno ha trovato ulteriori e importanti riscontri nelle analoghe mozioni votate nel Consiglio Regionale del Lazio e in quello Provinciale di Roma. Altra tappa fondamentale è stata la presentazione del dossier di candidatura al CONI il 5 marzo scorso (poi illustrato alla stampa presso l’Auditorium Parco della Musica), dossier predisposto sulla base del Questionario che la massima istituzione sportiva ha trasmesso al Sindaco Alemanno il 16 dicembre dello scorso anno, composto da domande su 24 temi e finalizzato a una rappresentazione delle caratteristiche infrastrutturali, ambientali e socioeconomiche della città e a una prima elaborazione di progettualità olimpica. Il CONI sceglierà, entro la prima decade di maggio, la città italiana pronta a rappresentare il nostro Paese nella sfida olimpica. Questo, dopo aver fatto valutare i documenti a una commissione ristretta che dovrà relazionare la Giunta Esecutiva.

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La decisione finale sarà presa dall’Assemblea Nazionale del massimo organismo sportivo italiano. A quel punto, la città prescelta, titolare dei diritti di candidatura, dovrà costituire il Comitato Promotore e iniziare, di concerto con il CONI, il percorso di valutazione internazionale che in una prima fase vedrà coinvolte tutte le città che i vari comitati olimpici nazionali decideranno di candidare. Questa fase terminerà nei primi mesi del 2012, data nella quale il CIO sceglierà le 4 città candidate che arriveranno al confronto finale del luglio 2013, nella sessione che si svolgerà a Buenos Aires. Due considerazioni che potranno aiutare il lettore nella comprensione dei criteri di scelta da parte dei 110 membri CIO: nel 2011 il CIO dovrà assegnare i Giochi Olimpici e Paralimpici invernali del 2018 per i quali sembrano essere accreditate Monaco di Baviera e la città della Corea del Sud Pyeong Chang; nel corso della sessione annuale del 2013 il CIO dovrà eleggere anche il prossimo Presidente che succederà a Jaques Rogge, attuale numero uno dello sport mondiale in carica dal 2001. Il successore dell’attuale presidente potrebbe essere il tedesco Bach. La scelta per il 2020 sarà inevitabilmente condizionata dalle decisioni sopra citate, considerando anche la tradizionale tendenza da parte del CIO di alternare l’assegnazione dei Giochi tra i Continenti. Per il 2020, come per gli Invernali del 2018, la partita sarà tutta tra Europa e Asia.

...E QUESTI I PRIMI TRE PASSAGGI: IL SOGNO ROMA 2020 È PARTITO

21-01-2010: IL MANDATO DEL COMUNE me ha dimostrato la vittoria della candidatura di Rio de Janeiro. Ora che parte il nuovo ciclo, ci sono tutte le condizioni perché la nostra città possa raggiungere l’emozionante obiettivo di ospitare quello che è il più affascinante e importante momento di incontro di persone provenienti dai cinque continenti. L’appuntamento sportivo per eccellenza, che lascia il segno nella storia delle città e dei paesi che hanno l’onore di ospitarlo. Non a caso la presentazione del dossier di Candidatura di Roma 2020 alla città e al sistema dell’informazione si è aperto con il logo delle celebrazioni dei 50 anni di Roma 1960 e una voce fuoricampo –quella del-

05-03-2010: ROMA E VENEZIA AL CONI l’attore e doppiatore Pino Insegno– che richiamava un concetto tanto semplice, quanto profondo: “Una Città che ha ospitato i Giochi rimane una Città Olimpica per sempre”. Insomma, è iniziato un viaggio che ci si augura possa essere il più lungo possibile e con un approdo vincente, un viaggio che muove i suoi primi passi proprio con il dossier elaborato, con il supporto dell’Amministrazione Comunale, da un tavolo tecnico composto da professionisti ed esperti delle tematiche indicate dal CONI nel questionario per la candidatura italiana, che sarà oggetto della valutazione della massima istituzione sportiva italiana.

05-03-2010: L’ANNUNCIO ALL’AUDITORIUM Nel documento convivono una articolata rappresentazione della città di Roma nelle sue caratteristiche infrastrutturali e trasportistiche, ambientali e sportive, di ricettività alberghiera e di sicurezza, coniugate con le prospettive di sviluppo della Capitale in chiave olimpica. È proprio su questo punto che iniziamo una seppur sommaria analisi delle caratteristiche del progetto per Roma 2020, che ha una prima condizione che la caratterizza: questa candidatura non è considerata, come è sempre successo in Italia e a livello internazionale, un attivatore di sviluppo, ma un semplice acceleratore di processi di sviluppo che l’AmministraCONTINUA A PAGINA 25

IL DOSSIER OLIMPICO | 19


COSĂŒ LE STRUTTURE NEL 1960 Stadio Olimpico (Foro Italico) cerimonie di apertura e chiusura, atletica, sport equestri Stadio Flaminio (Quartiere Flaminio) - finali di calcio Stadio Olimpico del Nuoto (Foro Italico) nuoto, tuffi, pallanuoto Palazzo dello Sport (Eur) - pallacanestro, pugilato Velodromo Olimpico (Eur) - ciclismo, hockey su prato Palazzetto dello Sport (Quartiere Flaminio) pallacanestro, sollevamento pesi Stadio dei Marmi (Foro Italico) - preliminari hockey su prato Terme di Caracalla (Aventino) - ginnastica Basilica di Massenzio (Palatino-Esquilino) - lotta Palazzo dei Congressi (Eur) - scherma Poligono Umberto I (Tor di Quinto) - tiro al volo Piscina delle Rose (Eur) - pallanuoto Lago di Albano, Castel Gandolfo - canottaggio, canoa Pratoni del Vivaro, Rocca di Papa - sport equestri Golfo di Napoli - vela Stadio Comunale, Firenze - preliminari di calcio Stadio Comunale, Grosseto - preliminari di calcio Stadio Comunale, L’Aquila - preliminari di calcio Stadio Ardenza, Livorno - preliminari di calcio Stadio Adriatico, Pescara - preliminari di calcio Stadio Fuorigrotta, Napoli - preliminari di calcio

OLIM CASTEL

SAXA RUB VILLAGGIO M

AREA PARCO INTEGRATO LAGHETTO DI TOR DI QUINTO PARCO VILLA GORI


MPIADI 2020: UNA CITTÀ PRONTA ALL’EVENTO n programma anche al di là dell’Olimpiade una riqualificazione delle sponde del Tevere con la creazione del Parco Fluviale. Un fiume più vivibile, accessibile alla popolazione nei tratti evidenziati dalla cartina che saranno oggetto di lavori di bonifica, recupero ambientale, accessibilità ed utilizzo in chiave sportiva e trasportistica. La restituzione di larghi tratti di costa alla città rappresenta un fiore all’occhiello del progetto.

I

GIUBILEO

BRA MEDIA APPRODI NAVIGABILI

BONIFICA AREA DEPURATORE

IL PARCO FLUVIALE SARÀ LA PIÙ IMPORTANTE EREDITÀ VERDE PER I ROMANI

Il Parco Olimpico A Nord della città, il Parco Olimpico comprende le aree del Foro Italico, del Flaminio, dell’Acquacetosa e di Tor di Quinto. L’aeroporto dell’Urbe sarà di supporto ai Giochi e a Saxa Rubra è previsto il Villaggio Media

AREE SPORTIVE

STAZIONE TOR DI QUINTO CHIUSURA ANELLO ACQUACETOSA PARCO VILLA ADA

Le altre strutture Le sedi di gara non previste nel Parco del Foro Italico si sviluppano in vari punti della città, dal centro al mare


Al Foro Italico, il cuore del Parco Olimpico Il Foro sarà ancora una volta la punta di diamante delle strutture romane. Sono previsti atletica, la finale di calcio maschile e il nuoto

Calcio e Rugby al Flaminio

I Media a Saxa Rubra

Allo stadio Flaminio sono previste le gare di rugby a 7 e le semifinali e finali di calcio femminile

In zona Rai, sorgerà il Villaggio Media, che ospiterà giornalisti e operatori televisivi MV

L’area dell’Acquacetosa Quì, il pentathlon moderno, l’hockey e il tiro con l’arco

Aeroporto dell’Urbe In un’area strategica al centro del Parco Olimpico sarà in funzione l’aereoporto che costeggia la via Salaria

Il villaggio a Tor di Quinto In un’ampia area appartenente anche al Demanio Militare nascerà il Villaggio Olimpico. Sarà preservato l’ippodromo storico dei Lancieri di Montebello. Previsto anche l’impianto per il tennis VO

IBC MPC

Tor Vergata - Lunghezza - Pratoni del Vivaro Nei nuovi impianti di Tor Vergata si svolgeranno le gare di pallavolo, ginnastica e pallacanestro. A Lunghezza il tiro al volo e tiro a segno. Ai Pratoni del Vivaro il completo di equitazione e la mountain bike

Piazza di Siena

Circo Massimo

Eur e Palasport

Fiera di Roma - Ostia/Porto di Roma

Salto a ostacoli, dressage e pentathlon moderno (salto a ostacoli) all’interno di Villa Borghese

Nel cuore dei giochi antico romani, il beach volley

L’area dell’Eur vedrà le gare preliminari della pallacanestro, le finali di pugilato e il triathlon

L’area della Fiera di Roma ospiterà le gare di 12 discipline: badminton, ciclismo su pista e BMX, ginnastica, judo, lotta, pallamano, pugilato (preliminari), scherma, sollevamento pesi, taekwondo e tennis tavolo. Ad Ostia, la vela, il windsurf e il nuoto in acque libere. Il Ciclismo su strada, partendo dai Fori Imperiali, si svolgerà su un circuito che comprenderà anche i Castelli Romani

Settebagni Olgiata Presso l’Olgiata Golf Club andrà in scena il golf

Canoa e canoa slalom, canottaggio



L’elenco delle specialità olimpiche e delle sedi assegnate. Nella legenda anche lo stato dell’arte al 2010.

N° 1 2 3

4 5 6

SPORT EVENTO Cerimonia apertura e chiusura Atletica leggera Badminton BOXE 3.1 Finali 3.2 Preliminari Canottaggio/Canoa Canoa Slalom CALCIO 6.1 Finale

6.2 Preliminari

7

CICLISMO 7.1 Pista 7.2 BMX

10

7.3 Mountain bike 7.4 Strada EQUITAZIONE 8.1 Salto e dressage 8.2 Completo GINNASTICA 9.1 Artistica e trampolino 9.2 Ritmica GOLF

11

HOCKEY

12 13 14

JUDO LOTTA PALLACANESTRO

15 16

PALLAMANO PALLAVOLO 16.1 Indoor

8

9

16.2 Beach

17

LOCATION, STATO DELL’ARTE

18 19 20 21

22 23

24 25

PENTATHLON MODERNO

RUGBY 7 SCHERMA SOLLEVAMENTO PESI SPORT ACQUATICI 21.1 Nuoto 21.2 Tuffi 21.3 Sincro 21.4 Pallanuoto 21.5 Nuoto di fondo Ostia TAEKWONDO TENNIS 23.1 Campo Centrale 23.2 Campo 1 23.3 Campo 2 23.4 Campi 3-9 Tennistavolo TIRO 25.1 Tiro a volo 25.2 Tiro a segno

26

Tiro con l’arco

27

Triathlon

28

Vela

SEDI DI GARA/EVENTO Stadio Olimpico Stadio Olimpico Fiera di Roma Pad. 14

CAPIENZA MAX ESISTENTE DA PREVISTE DA SUPPLEMENTARI SPETTATORI RISTRUTTURARE COSTRUIRE DA COSTRUIRE TEMPORANEE 72.000 x 72.000 x 5.000

ESISTENTI DA ALLESTIRE

x

EUR Palasport Fiera di Roma Pad. 13 Settebagni Settebagni

11.200 6.000 12.000 8.000

x

Roma - Stadio Olimpico Roma - Stadio Flaminio Napoli - Stadio San Paolo Milano - Stadio G. Meazza Firenze - Stadio A. Franchi Torino - Stadio Olimpico Palermo - Stadio R. Barbera L’Aquila - Tommaso Fattori Bari - Stadio San Nicola Cagliari - Stadio Sant’Elia

72.000 40.000 60.000 80.000 46.000 25.000 36.800 20.000 58.000 20.270

x

Fiera di Roma nuovo velodromo Fiera di Roma area esterna velodromo Pratoni del Vivaro Percorso cittadino

5.000

x

5.000

x

2.000 2.000

x x

Piazza di Siena Pratoni del Vivaro

18.000 2.000

x x

x

x x x x x x x x x

Tor Vergata 2 18.000 Fiera di Roma Pad. 14 5.000 Golf Club Olgiata 10.000 + 40.000 C.P.O. Acqua Acetosa 10.000 - 5.000 Campo 1 - Campo 2 Fiera di Roma Pad. 3 6.000 Fiera di Roma Pad. 3 6.000 Tor Vergata 2-Finale, semi, quarti 18.000 Eur Palasport Preliminari 11.200 Fiera di Roma Pad. Nuovo 1 12.000

x

Tor Vergata 1 15.000 Circo Massimo 12.000 - 5.000 Campo 1 - Campo 2 Scherma 3.000 Ex maneggio C.P.O. Acquacetosa Giulio Onesti Equitazione - Piazza di Siena 18.000 Nuoto - Foro Italico 3.000 Corsa e tiro - Stadio Paolo Rosi 10.000 Stadio Flaminio 40.000 Fiera di Roma Pad. 7 6.000 Fiera di Roma Pad. 9 5.000

x

Foro Italico

Fiera di Roma Pad. 5

Tor di Quinto

Fiera di Roma Pad. 5 Lunghezza

15.000 5.000 5.000 5.000 1.000 5.000

x x x x x x x x

x x x x x x x x x x x x x x

10.000 5.000 3.000 300 5.000 3.000 3.000

x x

x x x x x x x

Polo Club Roma Acqua Acetosa Laghetto dell’EUR

4.000

x

2.500

x

Porto di Roma

250

IL DOSSIER OLIMPICO | 24

x


IL PALAZZETTO DI TOR VERGATA due Palazzi dello Sport di Tor Vergata, disegnati dall’architetto Calatrava, verranno utilizzati per la pallavolo, la ginnastica e la pallacanestro. Un impianto è stato pensato per gli sport al chiuso e sarà capace di contenere 15.000 spettatori ed uno Una foto satellitare dello stato dei lavori per gli sport d’acqua.

I

Questo il rendering dell'impianto progettato da Calatrava

Il plastico degli interni

SEGUE DA PAGINA 18

zione Comunale ha già posto in essere. La Città è in movimento e se l’opportunità di ospitare le Olimpiadi rappresenta pur sempre una leva, il Sindaco Alemanno e la Giunta Capitolina hanno in molti settori già implementato, a prescindere dalla prospettiva olimpica, una rimodulazione della Capitale, a misura d’uomo. Basti pensare al Piano Strategico della Mobilità Sostenibile e al Piano Energetico e Ambientale della Città, oltre agli Stati Generali della Città che a metà maggio definiranno tempi, modi e condizioni di dieci grandi progetti di crescita qualiquantitativa di Roma. La seconda condizione rappresenta di fatto un impegno: Roma 2020 vuole essere un progetto ambizioso e complesso, ma al tempo stesso trasparente, nel quale una puntuale e corretta programmazione consenta di sottrarsi a modelli di gestione emergenziali. Anche in questo caso appare evidente la sostanziale discontinuità di questa esperienza rispetto alla storia dei grandi eventi sportivi ospitati nel nostro Paese negli ultimi vent’anni. A queste due condizioni si associano i seguenti cinque elementi, anche questi caratterizzanti e distintivi, che possono essere considerati l’asse sul quale poggia la Candidatura di Roma 2020: • uno stile nuovo, evidentemente non volendo fare riferimento a fattori di pura estetica, perché proprio da questo elemento è possibile comprendere l’impostazione di fondo di questa sfida: credibile, partecipata, trasparente e sensibile. Sintetizzando in

un solo concetto: uno stile autorevole ed esemplare, in grado di essere percepito e apprezzato prima a livello nazionale e poi a livello internazionale; • la coesione tra i vari portatori d’interesse: le istituzioni e i partiti, le categorie sociali ed economiche che hanno già fatto la loro parte, dimostrando anche di preservare il tema olimpico dalle polemiche e dalle asprezze del confronto politico. E poi i cittadini, che dimostrano di volere fortemente i Giochi del 2020 attraverso tutti i sondaggi fin qui effettuati, ma che avranno molte occasioni per testimoniare attivamente e direttamente il loro appoggio al progetto attorno al quale si sta consolidando il sistema territoriale, con l’auspicio che domani possa trovarsi partecipe e complice il sistema paese. • la compattezza delle infrastrutture olimpiche, che saranno baricentriche sul quadrante nord della Città e sul quadrilatero Foro Italico–Stadio Flaminio–Acquacetosa– Tor di Quinto/Saxa Rubra, ma che si articoleranno anche sui poli Fiera di Roma e Tor Vergata, con un modello che prevede che tutti gli impianti siano ad una distanza media dal Villaggio Olimpico di 15 chilometri, percorribili in una media di 15 minuti. • la sostenibilità, concetto di fondamentale importanza perché rappresenta la condizione di base che dà l'impronta a tutti i progetti di sviluppo della Città immaginati e in

via di realizzazione da parte dell'Amministrazione Comunale. Nel dossier olimpico centrale è l'impegno sulla sostenibilità ambientale, alla quale si associa la declinazione del concetto in ambito sociale e, infine, in relazione alla tematica economico-finanziaria. • le eredità positive che saranno lasciate al territorio, nel rispetto della matrice sostenibile sopra citata, ma con la ferma volontà di favorire una crescita complessiva delle infrastrutture, dei servizi, della qualità della vita e del capitale umano di Roma. Nessuno spreco, grande attenzione all’efficacia degli investimenti soprattutto in chiave post-olimpica, forte miglioramento dell’esistente, poche e mirate nuove edificazioni. Questo il senso delle eredità che la candidatura vuole lasciare alla città. A questo punto la parola spetta al CONI, che dovrà valutare le credenziali e i progetti di Roma e di Venezia, con il solo obiettivo di costruire una candidatura nazionale che abbia le caratteristiche per arrivare fino in fondo e per vincere un confronto che si annuncia, come al solito, difficile, pieno di insidie, ma al tempo stesso affascinante. Roma è pronta con tutto il suo bagaglio di valori e di opportunità del quale fa parte in modo indissolubile la memoria delle Olimpiadi del 1960, ma è altrettanto pronta con la volontà di costruire, anche attraverso la prospettiva olimpica, un’altra memorabile pagina di storia futura.

28,7 KM

Nello schema estratto dal Dossier Olimpico sono evidenzate le distanze dal Villaggio.

VILLAGGIO OLIMPICO

TUTTI GLI IMPIANTI A UNA MEDIA DI 15 KM DAL VILLAGGIO

FIERA DI ROMA

5,2 KM STADIO FLAMINIO

4,5 KM SAXA RUBRA

2,5 KM STADIO OLIMPICO

FORO ITALICO

Discipline Atletica Finale di calcio maschile acquatiche Cerimonie di apertura e di chiusura

ACQUACETOSA

Hockey Tiro con l’arco

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Villaggio Media

Rugby Semifinali e finali di calcio femminile

Badminton, boxe, ciclismo su pista, BMX, ginnastica ritmica, judo, lotta, pallamano, scherma, sollevamento pesi, taekwondo, tennis da tavolo


Giancarlo Peris fu l’ultimo tedoforo, quello che accese il braciere allo stadio Olimpico

NAZIONI PARTECIPANTI ATLETI PARTECIPANTI COMPETIZIONI CERIMONIA DI APERTURA CERIMONIA DI CHIUSURA APERTI UFFICIALMENTE DA ULTIMO TEDOFORO

83 5.338 150 per 20 sport 25 agosto 1960 11 settembre 1960 Giovanni Gronchi Giancarlo Peris

a scelta di Roma come città ospitante fu presa dal Comitato Olimpico Internazionale riunitosi il 15 giugno 1955 a Parigi. Le altre città candidate erano: Losanna, Detroit, Budapest, Bruxelles, Città del Messico e Tokyo. Roma ebbe la meglio nell’ultimo ballottaggio contro la città di Losanna. La fiamma olimpica attraversò l’Egeo e la Magna Grecia richiamando alla memoria i campioni dell’antichità. Alla vigilia dell’inaugurazione gli atleti si riunirono in piazza S.Pietro per ricevere la benedizione di Giovanni XXIII. Il giuramento fu pronunciato da Adolfo Consolini, che in quell’occasione stabilì il record assoluto di partecipazioni olimpiche (quattro). Gli iscritti furono oltre cinquemila (5393) e le Nazioni partecipanti 84. Il bel tempo aiutò il raggiungimento di buoni risultati tecnici, basti pensare ai venti primati olimpici e ai quattro primati mondiali migliorati nell’atletica leggera maschile e ai dodici olimpici e tre mondiali in quella femminile. Nella gare veloci, gli statunitensi persero l’oro dopo trentanni di predominio consegnandolo al primatista tedesco Armin Hary; nella distanza doppia per la prima volta prevalse un mediterraneo, Livio Berruti che eguagliò il record mondiale; nel salto in alto apparve il sovietico Valeri Brumel, che con la tecnica ventrale, risulterà uno dei migliori esponenti in assoluto della disciplina; nella velocità femminile si mise in luce Wilma Rudolph (oro nei 100 metri piani, 200 metri piani e staffetta 4 x 100 metri) colpita da poliomielite nella prima infanzia e ricca di talento e volontà. Lo stesso trend si ebbe nel nuoto, con tre mondiali in campo maschile e quattro in quello femminile e con un dominio complessivo degli australiani e degli statunitensi. Nella scherma, gli atleti sovietici si inserirono nella spartizione delle medaglie rompendo la tradizionale egemonia latina; l’introduzione del fioretto elettrico premiò qualità come la resistenza degli atleti a scapito dell’eleganza e dell’astuzia. Nella ginnastica si assistette al consueto dominio dello squadrone sovietico, contrastato efficacemente solo dai sorprendenti ginnasti giapponesi, che si misero al collo ben quattro ori. Venne scalfito, invece, il mito dell’invincibilità dei mediorientali nella lotta, dato che sia nella lotta libera sia in quella greco-romana le medaglie furono maggiormente ripartite fra occidentali, orientali e mediorientali. Questa Olimpiade vide sfumare altre consuetudini come quella della vittoria dell’India nell’hockey su prato e quella dell’imbarcazione statunitense nell’otto del canottaggio; nel primo caso fu il Pakistan a causare la prima delusione agli indiani, mentre nel secondo caso furono i tedeschi, in forte ascesa in questa disciplina, a soffiare l’oro agli americani. Una particolarità riguarda il cronometraggio che non fu effettuato da aziende produttrici, sponsor dei giochi, come avviene al giorno d’oggi, ma dalla Federazione Italiana Cronometristi con la presenza di 82 elementi provenienti da quasi tutta Italia e che rilevarono e certificarono le prestazioni degli atleti e i record nelle gare di Atletica, Nuoto, Ciclismo, Canottaggio, Pugilato e Sport Equestri. Alcune apparecchiature storiche utilizzate nell’occasione sono conservate presso la sede della FICr a Roma o presso il Museo del Cronometraggio a Bari.

1960 LA GRANDE OLIMPIADE

L

Medagliere: I PRIMI DIECI SQUADRA

ORO

Unione Sovietica Stati Uniti Italia Squadra Unificata Tedesca Australia Turchia Ungheria Giappone Polonia Cecoslovacchia

43 34 13 12 8 7 6 4 4 3

ARGENTO BRONZO 29 21 10 19 8 2 8 7 6 2

31 16 13 11 6 0 7 7 11 3

collezione foto Olimpiadi 1960 Getty Images

TOT. 103 71 36 42 22 9 21 18 21 8


Presentato il dossier

foto Papi Comune di Roma

L’INCONTRO AL CONI

l 5 marzo scorso è stato un giorno speciale per Roma e per il nostro Paese. Il Sindaco di Venezia Cacciari è atterrato alle nove in punto all’Aeroporto di Fiumicino e si è diretto al Campidoglio dove ad attenderlo c’era il Sindaco Alemanno. Qualcuno potrebbe domandarsi: “e che hanno fatto insieme i due rappresentanti delle amministrazioni comunali rivali nella corsa per la candidatura italiana a ospitare i Giochi Olimpici e Paralimpici del 2020?” Hanno fatto quello che di frequente in Italia non succede, hanno dato il buon esempio. Nella terra delle contrapposizioni, Alemanno e Cacciari hanno deciso di andare insieme a consegnare al Presidente del CONI Petrucci i rispettivi dossier di Candidatura, per testimoniare concretamente ciò che spesso è enunciato e quasi mai praticato: il rispetto e il reciproco riconoscimento, elementi essenziali non solo nella prospettiva olimpica, ma per costruire un Paese civile, in tutte le sue articolazioni. Qualunque sia la decisione del massimo organismo sportivo italiano, decisione che sarà presa tra la fine di aprile e la prima decade di maggio prossimi, ci si augura veramente che la città prescelta possa rappresentare l’Italia tutta, in questa affascinante corsa che porterà il Comitato Internazionale Olimpico alla scelta finale a luglio del 2013 a Buenos Aires.

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L’ALTRA CANDIDATA È VENEZIA ue le grandi differenze tra il progetto di Roma e quello di Venezia. Il capoluogo veneto, infatti, non sfrutterà prioritariamente strutture preesistenti, come nel caso della capitale, ma edificherà un grande parco sportivo. Discipline, in gran parte concentrate in un unico quadrante, con il supporto di altri centri veneti come Treviso e Padova. Roma ha invece strutture dislocate in tutta la città, con concentrazione, però nell’area di Roma Nord già teatro, con il Foro Italico, delle Olimpiadi 1960.

D

VILLAGGIO OLIMPICO AREA INTERNAZIONALE STAZIONE SFMR-STADIO PEOPLE MOVER MULTICUBE

CUBO OLIMPICO

STADIO OLIMPICO ARENA OPEN AIR PALAZZETTO OLIMPICO AQUACENTER

IL DOSSIER OLIMPICO | 27


IL DOSSIER OLIMPICO | 28


foto Bruno Getty Images

IL PROGETTO ROMA PRESENTATO AL MONDO LE PAROLE DEL SINDACO DI ROMA l Sindaco di Roma Gianni Alemanno, di fronte ad una sala gremita all’Auditoriun Parco della Musica, dopo la visita della mattina al Presidente del Coni per la consegna del Dossier Olimpico, ha ufficialmente presentato alle numerose personalità presenti ed alla stampa i passaggi salienti del dossier stesso. Molto intenso il discorso di saluto che inizia così: “Cari amici, credo che oggi in questa sala sia davvero riunita tutta Roma, non solo idealmente ma fisicamente nelle prestigiose rappresentanze di tutte le categorie economiche sociali culturali della nostra città. Era molto tempo che attorno a un progetto avanzato dalla nostra città non si realizzava una così straordinaria unità d’intenti. È merito di tutti quanti noi ma è soprattutto merito dell’ideale Olimpico, che ha questa magia nel proprio mito fondativo, quella di unire al di sopra delle diversità, di mobilitare energie e suscitare speranze”. Nel sogno olimpico che accomuna tutti gli schieramenti ricordati e salutati dal Sindaco, la citazione più sentita è stata per la cittadinanza: “L’elemento più importante”, ha spiegato Alemanno, “è il consenso dei romani. Nove cittadini su 10 vogliono che la città di Roma diventi una città Olim-

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pica. Significa che i romani credono in questo evento e saranno dei giudici implacabili se ci sottrarremo a questa grande unità d’intenti”. Il Sindaco, dopo aver affrontato il tema importante del riutilizzo delle strutture per la cittadinanza, ha spiegato perché le Olimpiadi di Roma furono così importanti: “Funzionarono da spartiacque, in un momento in cui Roma, dopo la guerra, dimostrò al mondo di essere capace di saper reggere la sfida. Vogliamo pensare che il 2020 sia il momento in cui l’Italia riesca ad essere vincente dentro l’epoca della globalizzazione. E per riuscire in questo noi dobbiamo partire da quello spirito che è l’Olimpismo. Cosa ci insegna l’Olimpismo? Che c’è una filosofia di vita, che esiste uno sviluppo armonico del corpo, della volontà dello spirito, che lo sport è un diritto di tutti, a gareggiare senza odiare, a valorizzare le identità, a trasformare l’antagonismo in agonismo. Ognuno, forte della propria identità, ma cercando di spostare in avanti il limite. Questa è la globalizzazione: il messaggio del rispetto delle identità. Riportare i valori dello sport alle nuove generazioni, inoltre, vuol dire com-

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prendere come uno stile di vita positivo aiuta l’espressione della persona umana. Riprendere l’idea dell’armonia fra spirito e corpo è un dato fondamentale, riguarda tutti, giovani e anziani, normodotati e diversamente abili. Non è un caso che le Paralimpiadi siano partite da Roma 1960”. Il Sindaco, dopo aver parlato anche di obiettivi ambientali, pone Roma al centro del mondo: “Tre milioni di persone potranno venire in queste Olimpiadi e quattro miliardi di persone potranno guardare i Giochi in televisione e attraverso i mezzi multimediali. Quattro miliardi di persone guarderanno Roma con le sue bellezze, i valori monumentali. Ci sarà la spinta del turismo, si creeranno posti di lavoro”. Infine la forza della Capitale: “Roma ha già dimostrato di essere all’altezza di eventi sportivi importantissimi. Roma può fondere insieme tre anime: Roma capitale dello sport, Roma città dell’accoglienza, Roma città del volontariato. Le Olimpiadi del 2020 servono a noi per rafforzare qualcosa che c’è già ma che ha bisogno di essere rafforzato: che Roma ha ancora qualcosa di importante da dire al mondo. Vi ringrazio”.


CIALENTE: “ROMA CITTÀ SORELLA” IL SINDACO DE L’AQUILA entite le parole di Massimo Cialente, Sindaco de L’Aquila, città chiamata a partecipare ai Giochi Olimpici di Roma. “ Vorrei ringraziare Gianni Alemanno per questo invito. Per me è un grande onore essere qui in un giorno così importante, per diversi motivi. Il primo è che segna ancora di più il rapporto che noi abbiamo con Roma; Roma città che in questi undici terribili mesi è stata vicina come una sorella e il Comune di Roma (e permettetemi nei miei confronti Gianni Alemanno), come un fratello: grazie Gianni per tutto quello che hai fatto e per tutto quello che ha fatto Roma. Io credo che questo sia un grande sogno, mi complimento per questo progetto e porto l’affetto di tutti gli aquilani e le aqui-

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lane per questa città che tante volte durante l’anno ci troviamo a vivere”. Cialente sottolinea i due motivi perché desidera che la candidatura di Roma abbia successo alle luce del ruolo che si vuole assegnare a L’Aquila. “Il primo motivo è come Sindaco e come aquilano: la città è distrutta, una delle più grandi città d’arte, la quarta città universitaria. Noi abbiamo una grande voglia di rioccuparci dei nostri spazi e della nostra vita (...). Abbiamo bisogno di avere obiettivi (...) come quello di poter partecipare a questa grande sfida. Ed anzi mi offro anche per altre specialità: pensate al rugby che è lo sport vero nella mia città. Il secondo motivo è da italiano. La mia città ha avuto gli occhi di tutto il mondo puntati in occasione del G8. La città bella, pur con tutte le sue ferite, ha mostrato però le sue piaghe. Avete

tutti in mente l’immagine della prefettura crollata, il simbolo dello Stato. Il mio sogno è che, tra dieci anni, il ‘Sistema Paese’ e l’Italia possano mostrare come abbiano saputo ricostruire questa città restituendola all’Italia, all’Europa, al Mondo”.

IL TAVOLO DEI TECNICI

Gli imprenditori Toti e Caltagirone con Giovanni Malagò

l gruppo dei tecnici, che ha realizzato il Dossier presentato al CONI, rappresenta il frutto di una scelta consapevole da parte del Sindaco Alemanno. I sei professionisti, che hanno così composto il Tavolo dei Tecnici, sono stati individuati per le loro esperienze e professionalità, anche in tema di candidature olimpiche: Andrea Abodi, Paolo Grisenti, Firouz Galdo, Ezio Gruttadauna, Piero Mei, Tullio Paratore. Hanno lavorato insieme per 4 mesi, in modo incessante e molto intensamente, in un ufficio messo a disposizione del Comune situato davanti al Circo Massimo, una vista e una zona dalla quale i sei esperti hanno tratto spunti e suggestioni per regalare alla città di Roma passione, esperienza

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e competenza, animati solo dall’amore per Roma e per lo sport, senza ricevere alcun compenso. L’idea che ha animato il loro lavoro è stata quella espressa dal presupposto del CIO: che il progetto olimpico avesse sensibilità e compattezza infrastrutturale, mostrando attenzione a che ci fosse un impatto molto limitato. Recependo questa richiesta del massimo organo Olimpico, ne è scaturita una pianificazione che consente agli atleti, e a chi vive il momento olimpico, di spostarsi con facilità e velocità per raggiungere i punti gara e di allenamento. Un obiettivo pienamente centrato. I tecnici hanno esaurito il loro lavoro consegnando il Dossier nelle mani del Sindaco di Roma.

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Gianni Alemanno con Walter Veltroni

Sebastiano Siviglia e Tommaso Rocchi della S.S. Lazio


UN LIBRO DALLA STORIA E UNO PER IL FUTURO l Sindaco mostra il Dossier Olimpico (foto a destra). Poi, un momento a sorpresa nella grande kermesse dell’Auditorium. Nino Benvenuti ed Alessia Filippi portano sul palco al Sindaco Alemanno i due tomi di color blu con il rapporto ufficiale dei Giochi Olimpici di Roma 1960. Una sintesi di tutto quanto accaduto in quell’agosto di cinquant’anni fa. Abbiamo (foto in basso) riprodotto alcune pagine. In una si vedono le foto dei lavori che porteranno alle soglie dell’Olimpiade, alla edificazione del Palazzo dello Sport dell’Eur. Nella foto a doppia pagina, la fiaccolata che segnò il termine delle Olimpiadi.

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TUTTI INSIEME PER ROMA 2020 N

I fratelli D’Inzeo, icone dell’equitazione italiana

Daniele Masala, pentathleta olimpico, con il conduttore Massimo De Luca

Il capitano della Roma, Francesco Totti. Dietro, il Presidente del Consiglio Comunale Marco Pomarici

Dino Meneghin, campione di pallacanestro

Bruno Vespa, giornalista

Gaetano Caltagirone con Rosella Sensi

IL DOSSIER OLIMPICO | 31

ella Sala Sinopoli dell’Auditorium Parco della Musica, il Sindaco di Roma, Gianni Alemanno, ha presentato la candidatura della Capitale ai Giochi Olimpici e Paralimpici del 2020. Di fronte a lui, tanti campioni dello sport, rappresentanti delle istituzioni, politici, imprenditori, uomini di spettacolo. “Mentre l’Italia vive uno scontro forte -ha sottolineato Alemanno- qui siamo dentro una bolla magica, segno che l’Olimpiade serve a unire”. La riuscita della manifestazione, doverosa citazione, si deve anche al lavoro dietro le quinte degli uffici del Campidoglio, compreso lo stesso Ufficio Sport, mobilitati per l’occasione.

Nicola Zingaretti, Presidente della Provincia

Esterino Montino, ex vice-Presidente della Regione


di Fulvio STINCHELLI

Tr i l u s s a , t r a s p o r t e c u l t u r a

Il poeta di Roma Il poeta e lo Sport: “Era un gran camminatore e, per un certo periodo, in epoca futurista, fu marinettiano e amante della bicicletta. E seguì anche qualche partita di pallone…” In queste pagine, Trilussa è raccontato da un giovane che ebbe la fortuna di frequentarlo ad un’Hosteria di Tor Millina, in quegli scorci di una vecchia Roma ormai sparita. Spazio ai ricordi di quel giovane, che diventerà un giornalista celebre: il Professore, Fulvio Stinchelli


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Trilussa arrivai, diciannovenne, grazie all’amicizia di mia nonna Corinna con Fabrizio Sarazani, giornalista e acuto scrittore di cose romane. «Il ragazzino -aveva detto la nonna– va istradato. Nonno, padre e zii sanno solo di cavalli e di calcio, perché non lo presenti tu a dei romani che contano e che possano essergli utili in un domani?». Dispotica douairière in famiglia, nonna Corinna aveva il chiodo fisso della cultura. Grande lettrice, conservava gelosamente la medaglia d’oro da me vinta, nel 1938, ai Ludi Iuveniles delle elementari, per un tema su Giulio Cesare. Per questa ragione, ai suoi occhi, il mio destino appariva segnato: avrei fatto lo scrittore, alla peggio, il giornalista. Il conte Sarazani, da vero amico, prese il mandato alla lettera: si mise all’opera, anzi, in marcia all’istante. Fu così, che nel giro di pochi giorni, venni chaperonnato da un capo all’altro di Roma, a caccia di celebrità. In rapida successione, ebbi modo di contattare lo scrittore Alberto Savinio, suo fratello il pittore Giorgio De Chirico, l’attrice Anna Magnani, il giornalista Alberto Consiglio e, ancora, Ennio Flaiano e il principe-poeta Francesco Ruspoli. Il grand tour previsto dalla mia guida si concesse finalmente una tregua, quel 16 novembre 1947, in un’osteria di Tor Millina, a pochi passi da piazza Navona. Colà, nume irato, ma costantemente confortato da un quarto di vino sempre fresco, il grande Trilussa lavorava e riceveva gli ammiratori. Ormai più vicino agli ottanta che ai settant’anni, il poeta romanesco era all’apice della sua fama: l’editore Mondadori preparava l’opera omnia dal titolo Tutte le poesie, curata da Pietro Pancrazi, mentre nei circoli politici si dava per imminente la sua nomina a senatore a vita. Seduto a un tavolino d’angolo, il rinomato favolista aveva davanti un corposo scartafaccio, una sorta di faldone, con accanto gli occhiali e il bicchiere del vino. Alla vista di Sarazani, levò il bicchiere e, con fare complice, proclamò: «Viè da Grottaferrata, è quello giusto… Fabrì, méttete a sséde, famme compagnia», poi, rivolto verso la cassa: «Arvarù, bello de zio, portece ‘n’antro chirichetto». Mi resi subito conto che stavo apprendendo cose nuove. Per esempio, che, in base alle misure fissate da Sisto V, il ‘papa tosto’ del Belli, dicesi a Roma ‘chirichetto’ la misura situata tra il quarto e la fojetta. Per una buona mezz’ora, Trilussa e Sarazani, che non si vedevano da un po’, conversarono del più e del meno. Delle mie aspirazioni si venne a parlare soltanto alla fine. Quando l’autore di Ommini e bestie apprese che aspiravo alle patrie lettere, bevve un sorso del suo prelibato nettare, poi, con uno schiocco di lingua, mi fece: «Dìmme ‘n po’, ma papà tuo è ricco?». Sconcertato, non seppi lì per lì che dire. Mi venne allora in soccorso il conte amico, spiegando: «Ho capito che intendi… insomma, è una famiglia che se la passa benino, ma perché questa domanda?». Con un ghignetto di sotto il gran naso spiovente, Tri mi guardò con occhi acquosi e concluse: «Fijjo mio, hai fatto il classico, no? Come dicevano i nostri padri, Carmina non dant panem… Te va de fa’ er giornalista? E fàllo. Che Dio t’accompagni!». Con tali parole si concluse l’incontro, tale fu il poco incoraggiante viatico che ne ricavai. Devo dire, però, che il cinismo di quel vegliardo mi aveva affascinato. Fu così che ripresi a leggere i suoi sonetti e le sue favole. E, quando potevo, ora che ero accreditato, tornavo a trovarlo all’osteria di Tor Millina. Tutti i pomeriggi, il poeta era lì, beveva e trafficava con le carte del solito faldone. Augusto Carbonati, vedutista di terza pagina al Giornale d’Italia, durante quelle sedute fungeva da segretario tuttofare. Fu lui a spiegarmi che il poeta da un paio d’anni aveva smesso di scrivere: ora badava soltanto a rivedere, per conto di Mondadori, tutte le sue opere. A ogni mio apparire nell’osteria, Carbonati si premurava di ricordarmi, sottovoce: «Parla solo se t’interroga. Vuole silenzio… eppoi, oggi sta storto». A Trilussa, anima ironica, romanamente sempre contesa tra la malinconia e lo sberleffo, capitava spesso di ‘stare storto’. Un giorno, lo stesso vignettista, che pur la sapeva lunga sul Maestro, varcò indebitamente i limiti del consentito. Tutto rosso in viso, si accosta al tavolo del vate e disinvoltamente attacca: «Sapete, Mae’…io ho riflettuto e me so’ convinto che ‘sto secolo passerà alla storia come er secolo de Trilussa e de Carbonati». Tri continua per un minuto buono a leggere le sue carte, sembra non aver sentito, poi leva il nasone verso l’incauto adepto e gli fa: «Agustare’, ciò riflettuto pure io…’mbè, ‘sto secolo pìetelo tutto te, io nu’ lo vojjo». Insomma, con Trilussa non era facile avviare una normale conversazione. Conveniva aspettare che fosse dell’umore giusto, ché allora era lui a parlare. Come il giorno in cui due carabinieri andarono a trovarlo ‘ per informazioni’ nel grande e luminoso studio di via Maria Adelaide. Sulle prime, il poeta s’inquietò, poi, appreso che i militari erano lì in relazione alla nomina presidenziale al Senato, divenne cortesissimo,

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rispondendo a tutte le domande. Una volta partiti i carabinieri, stringendosi nella veste da camera di velluto e, rivolto a Rosa e alla gatta, fedeli compagne del suo tramonto, esclamò: «Io lo sapevo che prima o dopo saremmo diventati ricchi… eh, mo’, da senatore, le preoccupazioni so’ finite, mo’ nun dovemo più scappà». Una pausa, quindi rivolto a me, che ero seduto in un angolo, sotto il busto di un imperatore, confuso tra i mille oggetti della sua casa- museo: «Lo sai perché, vent’anni fa, scelsi ‘sto garage, che era lo studio dei Corrodi… bravi vedutisti, quelli… sai perché?». Risposi che non conoscevo il perché. Serenamente m’informò: «Ma è chiaro, perché ‘sto palazzo cià du’ portoni: il creditore entra da una parte e tu sorti dall’altra». Poi, tornando a parlare con la governante e con la gatta: «E così, amiche mie, me fanno senatore… sì, senatore a morte». Non si sbagliava. Il decreto di nomina del Presidente Einaudi lo raggiunse il 1° dicembre 1950, quand’era, già molto sofferente, a letto. Gli faceva compagnia un parlamentare che, per sollevarlo, gli disse: «Tri, in Senato, a lei converrà prendere posto al centro dell’emiciclo». E lui: «Sì, al centro, va bene… ma in basso, co’ l’affanno che ciò!». Trilussa, l’ultima voce di Roma, se ne andò venti giorni dopo, il 21 dicembre. Lo stesso giorno era morto, tanti e tanti anni prima, Giuseppe Gioachino Belli. Carlo Alberto Salustri, poi anagrammato nel nom de plume di Trilussa, era nato in via del Babuino, il 26 ottobre 1871, in casa dei marchesi de’ Cinque Quintili, dove il padre era cameriere e la madre la ‘strappina’, cioè la sarta a domicilio. Il padre morì quando il futuro poeta non aveva ancora tre anni, ma i signori de’ Cinque Quintili continuarono a fornire alloggio a vedova e orfano. Scolaro svagato, poi studente poco impegnato, Trilussa non terminò mai il liceo. Non ebbe, insomma, il corso di studi, poniamo, di un Belli. Lesse, sì, ma soltanto i poeti romaneschi e, come era solito ripetere quando gli girava a verso, «‘ma fermete llì». Gli piaceva girare, frequentare ambienti diversi della sua città, ascoltare il parlare della gente. In questo modo, si dette una lingua nuova. Non erano più le voci del Belli e nemmeno quelle di Zanazzo o di Pascarella. Era la voce nuova della Roma Capitale, della Roma umbertina, che prendeva a esprimersi col suo nuovo poeta itinerante. I primi sonetti li pubblicò sul Don Chisciotte, sul Rugantino, ma arrivò presto a Il Messaggero, il maggior quotidiano capitolino. Va detto che il successo, sulle ali di una vena irridente, gli arrise presto. La Roma fin de siècle apprezzò subito questo elegante giovanotto, in magiostrina e giacca di alpaca, nato povero in casa di ricchi, che sapeva esprimersi, facendo parlare le bestie, con la lingua della borghesia. Poco importa se a fare le spese della satira trilussiana erano proprio quei bravi borghesi. Belli e Trilussa, ottant’anni li dividono, hanno avuto molti punti in comune: nel carattere oltre che nella lingua. A Trilussa capitava spesso di ricordare che l’autore del Commedione era stato il suo grande maestro, l’unico ispiratore: «M’ha insegnato ad ascoltare la gente. Io non so’ bravo come lui, ma ce provo». Al pari del Belli, poi, non aveva opinioni politiche ben precise. Anzi, spesso ironizzò nei suoi sonetti sulle ideologie. Lui, ch’era cresciuto con Giolitti, non risparmiò gli sfottò all’imperialismo fascista, ma sempre entro certi limiti, insomma, alla romana. Anni prima, il Belli, scrupoloso funzionario vaticano, aveva scritto centinaia di sonetti contro papi e cardinali, solo che, poco prima di morire, aveva mormorato alla sorella: «Mi raccomando, brucia tutto!». Per sua e nostra fortuna, la sorella non obbedì. A lungo irridente coi fascisti, quando il regime cadde, Tri non risparmiò i nuovi venuti. Famosa questa: «De ‘sti tempi, tutti vanno verso er Popolo… peccato, però, che la maggioranza svorta ar Vantaggio». Chi conosce la toponomastica capitolina sa che via del Vantaggio è l’ultima traversa a sinistra del Corso, prima di piazza del Popolo. Una volta, ai tempi del nostro triennale sodalizio tra casa e osteria, arrischiai la domanda:

Carlo Alberto Salustri, più conosciuto con lo pseudonimo di Trilussa, anagramma del cognome, nacque a Roma il 26 ottobre 1871. Visse un’infanzia poverissima (a tre anni era rimasto orfano del padre). Le sue opere lo resero un personaggio popolarissimo. Il 1° dicembre 1950 il Presidente della Repubblica Luigi Einaudi lo nominò senatore a vita, venti giorni prima che morisse.

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«Lei, Maestro, è romanista o laziale?». Con aria sardonica, finse di non capire: «Più che romanista sono romano…». Nei suoi anni verdi, fu uomo di grande fascino e, sicuramente, un homme à femmes. Amico di D’Annunzio e di Petrolini, fu assiduo frequentatore dei localini della Belle Epoque: eterno scapolone, vi faceva caccia grossa.Trilussa e lo sport? Non si può dire che fossero estranei. Tri era un gran camminatore, questo sì, e per un certo periodo, in epoca futurista, fu marinettiano e amante della bicicletta. Per il resto, piscine, palestre, piste, pedane e terreni di giuoco non lo ebbero mai come frequentatore. Nei momenti di buon umore, specie sul finire degli anni Trenta, s’indusse ad assistere a qualche partita di calcio. Come, nel ’34, a Roma per i Mondiali. In proposito, durante il triennale nostro sodalizio, ebbe a confidarmi: «A dire la verità, più che i ventidue in mutande che correvano dietro al pallone, m’incuriosiva la faccia delle migliaia che li stavano a guardare». Al che, provai a insistere: «Ci scriva su una poesia, magari una favola… si su quelle facce». Finse d’indignarsi: «Ahò, ma pe’ chi m’hai preso? Io so’ un poeta intimista e in mezzo a tutti queli strilli nun me ciaritròvo». (fine)

Si è favoleggiato molto sugli amori e sulle donne di Trilussa. Resta indecifrabile quale sia stata la sua vera vita sentimentale

Al giardino zoologico di Roma, vicino alla gabbia di un orso

Carlo Alberto Salustri, Trilussa, circondato da amici e ammiratori

Trilussa nel suo fantasioso salone, dal quale salendo una scaletta di legno si accedeva al ballatoio e al suo studio privato

Una delle immagini più conosciute del poeta romano

Il ritorno a casa in carrozzella

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Il mondo dei supporters, con i suoi rituali, il modo di interpretare una partita di calcio. Un racconto delle origini del tifo capitolino


n questo primo, storico, numero della rivista SPQR SPORT, avremmo potuto intervistare Totti o Zarate, Boniek o Wilson, Capello o Eriksson... Ma abbiamo scelto di dare spazio, simbolicamente, alla gente, il vero motore che rende questo sport così bello e passionale. Abbiamo affidato a un sociologo, autore di saggi e libri sulla materia, il racconto degli esordi del tifo a Roma.

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di Luca ALEANDRI Così uguali e così diversi. Uniti da una passione tutta capitolina e dall’entusiasmo tipico de’ noantri, dall’ironia di Rugantino e dallo scanzonato menefreghismo di chi ha visto tutto e tutto ha depositato nel dna: politici e papi, attori e mestieranti, capi di stato e terroristi, soubrette e calciatori. Il tutto con la cornice di una Roma piena di vestigia imperiali dai marmi bianchi, quartieri umbertini e medievali, chiese, mosaici e fontanelle. I romani... figli di tutto questo e così tanto dediti a quella passione oggi riversata dentro uno stadio come qualche migliaio di anni fa. Uguali per luogo di nascita, laziali e romanisti, ma così diversi per estrazione e abitudini. La Lazio. Come una vecchia e gloriosa cioccolateria, come un salotto di velluto magari un po’ liso e che certo ha conosciuto natiche mi-


gliori della volgarità odierna, viene da immaginarla come un’anziana contessa con il monocolo. Lo stemma, un’aquila che sormonta uno scudo a righe biancocelesti, si tira appresso quell’odore di polvere, il peso dignitoso dell’età. L’immagine di una Roma tram a cavalli e velocipede, cose che oggi possono trovarsi forse nelle carte del Mercante in Fiera. L’atto di nascita è un gesto d’amore verso lo sport da parte di un gruppo di giovani, capitanati dal tenente Bigiarelli, reduce di Adua. Sono giovani, squattrinati, entusiasti. Fonderanno la più grande polisportiva del mondo. Ed oggi, spontaneamente, ogni anno, la gente si ritrova lì dove è nata, a Piazza della Libertà, a festeggiarne i natali. Migliaia di persone armate di bandiere e fumogeni colorati cantano i propri inni, sotto gli occhi di turisti attoniti. La Roma? Figlia del popolo, ivi affonda le sue radici. Sin dalla fondazione quando tutti i tifosi delle squadre di Roma, ad eccezione della Lazio, si trovarono a sostenere un’unica squadra nata con l’ambizioso progetto di unificare le forze calcistiche capitoline: dalla Fortitudo alla Virtus, dal Roman all’Alba. I loro tifosi convergono nella nuova maglia giallorossa (ereditata dal Roman); tale folla plaudente diviene presto di casa nel glorioso campo Testaccio che viene eretto alle falde

dell’omonimo monte. Il simbolo è di quelli da brividi: la lupa capitolina dentro uno scudo con i colori dell’Urbe. La Lazio fa conoscere il Calcio a Roma ed all’inizio desta ironia vedere quei ragazzotti in mutande che inseguono un pallone. Per i rugantini, all’inizio, è motivo di sfottò, verso quei pionieri che rincorrono palla e avversari. Qualcuno buca i palloni che arrivano fuori campo con i coltellacci d’Hosteria. La Roma, invece, il Calcio lo fa diventare uno sport di popolo, ne allarga i confini. E così, sin dagli esordi si scavano le differenze: da una parte i biancocelesti, un pubblico appassionato ma sobrio, incapace di tracotanze eccessive. Innamorato molto più dell’immagine della società, dell’Idea di sport che la informa, dell’orgoglio di appartenervi che non attaccato all’ossessione della vittoria. Pubblico quasi paradossale, capace di gioire per le vittorie ma di dare il meglio di sé nelle difficoltà. Affezionato alla storia della società, da risultare quasi venerata, molto più di quanto non faccia nei confronti del presente, quale che sia. Ama la storia e i vecchi eroi, guardando i contemporanei con aristocratico disinteresse. Dall’altra parte tutto il resto: la Roma e il popolo. Del centro e della periferia, ma anche delle altre Regioni. Si, perché com-

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plice il desiderio di emulazione e integrazione, da sempre chi arriva a Roma per studio o per lavoro sposa i colori della città. Questi sono i tifosi di Roma e Lazio. Questi saranno per sempre. Sono gli stessi da sempre per diritto di nascita: cambiano i tempi e le mode ma non le profonde differenze che... accomunano due popoli così apparentemente simili ma così profondamente e socialmente diversi. Quando l’Italia fu attraversata dalle nuove tendenze giovanili, anche Lazio e Roma ebbero la loro tifoserie ultras (o ultrà, denominazione per tanti anni utilizzata sulla sponda giallorossa…). Dapprima, in linea con i tempi tanti ristretti gruppi di giovani. Soltanto verso la fine degli anni ‘70 si sente l’esigenza, da una parte e dall’altra, di unire quelle realtà e formare pian piano il popolo compatto delle curve. Da una parte tutto si riunisce sotto uno striscione rosso e la scritta Commando Ultrà Curva Sud, sintetizzato sovente nelle scritte sui muri, nel parlare comune e nello striscione da trasferta in Ultrà Roma. Dall’altra sponda del Tevere, gli Eagles’ Supporters. Ed è proprio in quegli anni che si scava ancor più il solco della differenza. I romanisti, tanti, spinti dalle grandi partite della Roma di Liedholm. I laziali tra lutti e scommesse, crisi societarie e re-

trocessioni si stringono a coorte intorno a un simbolo. Si fanno forti perché solo i forti possono resistere allo strabordare del tifo giallorosso. Nelle scuole, il rapporto numerico privilegia indubbiamente i tifosi romanisti. E i termini del contendere, quando in quegli anni i giovani, dopo le barricate e l’impegno politico, stavano trasferendo tutto alle curve, erano non solo di scanzonata presa in giro. Allora tutto era reale. Non c’era solo il calcio ma il gruppo, la tribù, l’appartenenza. Nelle strade i giovani vivevano di politica oltranzista e anche nelle curve fu così, per un ventennio. Nei tempi eroici del tifo, allo stadio si andava con le bandiere e le torce di illuminazione. Allo stadio si iniziava a cantare due ore prima dell’inizio della partita, perché il tifo era solo in parte funzionale alla squadra. All’ingresso in campo dei giocatori il fumo e i coriandoli, quando non un’imperiosa coreografia, coloravano l’atmosfera, consumando il rito di un’altra domenica di passione. Ogni sette giorni la stessa sacralità, quando le partite iniziavano in contemporanea, lontano dal calcio della Tv e dei ponpon. Il rito iniziava alla mattina, di solito molto presto, a diverse ore dal fischio d’inizio. Ci sono gli striscioni da portare allo sta-

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dio, i tamburi in fila sul muretto della vecchia gradinata, quello in marmo bianco che logiche economiche hanno saputo cancellare... Nel prepartita, mentre si aspetta lo scorrere interminabile delle ore, si chiacchiera, si scherza, si canta, si pianifica il tifo e la trasferta successiva. Nell’antistadio i ragazzi, che scattano e vendono le foto del tifo della partita precedente a mille lire, espongono la loro merce. È per collezionisti, che sovente scambiano gli scatti con quelli delle altre tifoserie. Era una moda dei tempi; la corrispondenza, i cui indirizzi si trovavano attraverso il passaparola o nelle pagine finali degli annunci del Guerin Sportivo. Gli adesivi dei gruppi, ricercatissimi, costavano 500 lire, riportavano simboli e slogan. Termometro degli umori della tifoseria, i laziali in crisi di risultati scrivevano “Tarpateci le ali, riprenderemo a volare”, sull’altra sponda i romanisti vivevano invece momenti esaltanti: “Cucs, quando il tifo diventa magia” o “Quando finirà la nostra storia inizierà la nostra leggenda”. Le torce, invece, costavano 5000 lire l’una. Nel prepartita l’altoparlante diffondeva caroselli familiari: Pubblicità affissioni Apa saluta tutti gli sportivi e ricorda che la pubblicità in questo stadio è una concessione esclusiva Apa”... Tutto iniziava così, due ore prima, tra cori e rulli estempo-

ranei di tamburi. La fine dei passaggi pubblicitari introduceva la lettura delle formazioni (“Quinta giornata del girone di andata, Serie A. Partita Roma-Juventus. Le formazioni. Juventus... e giù fischi prima degli olé riservati ai campioni di casa” ). La voce dello speaker è impostata e professionale. Non vi è ancora spazio per le tristi faziosità odierne copiate dagli urlatori brasiliani. I giocatori non effettuavano il riscaldamento in campo: all’ingresso delle maglie giallorosse o biancocelesti dal tunnel della Sud era l’esplosione del tifo... “Canteremo fino alla morte innalzando i nostri color”, cantava la curva. La Roma vince lo Scudetto e Roma si colora di giallorosso nelle strade della periferia e nei vicoli del centro in provincia e nella regione. Lo stadio è sempre pieno di ottantamila anime e una passione senza pari. Ma, clamorosamente, anche i laziali, in B, riempiono lo stadio. I tifosi sono loro in prima fila nella torbida storia del Calcio Scommesse del 1980, quando la squadra viene retrocessa. Autori di spettacolari coreografie, capaci di sostenere coralmente i giocatori in modo impagabile. Nel 1987 nascono gli Irriducibili, proprio in polemica con il gruppo portante, che comincia ad accusare qualche smagliatura. Il nuovo

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50 anni di

Tutto il calcio minuto per minuto Neanche il colore ha sconfitto la radio ifo, passione, icone. Come la voce della radio che solca l’etere, attraversa i confini del tempo, immutabile nel suo tono sobrio, che difficilmente conosce le inflessioni dell’emozione. Quando il calcio diventa televisivo, anche le cronache si colorano, insieme alle immagini che diventano sempre più spettacolari. Le squadre erano, una volta, in ‘’completo chiaro che attacca da destra a sinistra dei vostri teleschermi’’, e viceversa. Poi è arrivato il colore, poi le dirette e infine il campionato spezzatino, con orari dettati dai giganti che alle società elargivano cifre spropositate. Nel frattempo, la radio è sopravvissuta, quasi immobile sopra le credenze dei saloni e i cronisti hanno continuato a fantasticare su azioni che solo la voce narrante poteva vedere. Come paragonare la tele (ancora lei!) e un buon libro. Parole da suggerire, ed elaborare, ognuno per sé, ognuno in modo differente. La radio, forse per la sua capacità di farci sentire ancora un pò più vicini al come eravamo, è sopravvissuta, fossile nell’era delle immagini, del look, dell’apparenza. Là dove niente appare e tutto, invece, è filtrato dall’immaginazione. Le piccole leggende della radio della domenica erano, insieme, volti sconosciuti e voci familiari. Aperture all’ala vissute in ogni stanza, tiri e parate ripetuti sui divani, gesti di stizza, di esultanza, imprecazioni, abbracci. Le loro voci hanno acceso l’Italia, domenica dopo domenica, prima e durante l’avvento di sua Maestà Tv. Alcuni slogan hanno fatto epoca: il “clamoroso al Cibali”, ad esempio, nei giorni della ricorrenza cinquantenaria lo hanno ricordato un po’ tutti. Però sarebbe un limite ricordare una sola espressione, invece dei fiumi di parole che un po’ ci hanno fatto sognare. Dai palloni color cuoio delle prime trasmissioni a quelli superleggeri di oggi, dalle maglie di lana al sintetico, da Sivori ed Herrera a Totti e Mourinho, “a te la linea, tutto il calcio minuto per minuto”. (l.a.)

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gruppo, al contrario, si evidenzia proprio per la sua originalità, che pone i tifosi laziali all’avanguardia nel panorama nazionale ed internazionale. Questo gruppo, imitato all’inverosimile (via i tamburi, tifo all’inglese, un modo di vestire, di andare in trasferta…), nei primi anni cambia il tifo in tutta Italia e ne detta le mode. La Lazio sembra diventare in questa fase più conosciuta per il pubblico che per le gesta dei suoi eroi in calzoncini, che faticano nella parte bassa della classifica. Storie di tifo e passione. Oggi, per certi versi, sembra tutto lontano. Mentre il panorama ultras comincia vistosamente a mostrare i segni del tempo, muore un tifoso laziale, Gabriele Sandri. Ucciso, in un episodio incredibile avvenuto sull’autostrada, da un agente di polizia. Tutti gli ultras italiani si schierano con la tifoseria laziale, che si impegna in una lotta strenua affinché Gabriele abbia giustizia. Il tifo cambia pelle. È globale. Qualche discussione nei derby nella tribuna Tevere, spazio condiviso, ma quei tempi e quelle barricate sono state fortunatamente smontate. C’è stima, amicizia ed il nemico è diventato comune: il calcio moderno che ha risucchiato l’anima ai tifosi e che ha fatto diventare gli ultras gente da antiquariato, colori utili per la pianificazione pubblicitaria del grande circo televisivo. Pochi resistono con la mentalità dei tempi antichi. È un passaggio: dall’album fotografico dei ricordi ai libri di storia.

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Nacque così... l campionato 1959/60 passa alla storia per tanti motivi. Lo stravince la Juve, Sivori conquista la classifica dei cannonieri, ma il torneo merita il cerchietto rosso anche per il primo rimbalzo di linea dai vari campi. Parte Tutto il calcio minuto per minuto, la trasmissione radiofonica più popolare d’Italia. Popolare, perchè i ritmi dei radiocronisti, entrano nella vita e nei modi di dire, di tutti gli sportivi. La voce principale diventa quella di Enrico Ameri, destinato ad essere quello maggiormente interrotto dagli altri campi in caso di aggiornamento di risultato. ‘’Scusa Ameri, scusa Ameri’’, quante volte è capitato di usarlo per intervenire in qualche discussione tra amici. Sì, perchè una delle cose più belle della trasmissione è sempre stata la difesa dello spazio da parte del telecronista di turno, simpaticamente rivali nella detenzione delle gare più belle. Indimenticabili in tal senso i botta e risposta tra Ameri e Ciotti o la loro insofferenza quando, nel bel mezzo di un Inter-Milan e Juve-Toro, venivano interrotti dalla gara clou del campionato di B. E poi c’era, c’è, la sacralità dell’annuncio dello scudetto: “Ore 16:50 del tale giorno, la .... è campione d’Italia”. Ma, ormai, Tutto il Calcio si è sdoppiato, segue anche la B. E non sono mancate incursioni anche nel calcio minore: in assenza dei professionisti, un paio di volte è stato dato spazio anche alla serie D. Il tutto con immutata freschezza rispetto a quel 10 gennaio 1960. (l.p.)

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La storica redazione sportiva di RadioRai nel 1972. Da sinistra: Claudio Ferretti, Gioia Paolini (segretaria), Guglielmo Moretti (capo redattore), Gilberto Evangelisti, Alberto Bicchielli, Ezio Luzzi

n pochi avrebbero scommesso su un successo quel 10 gennaio del 1960. Tre i campi collegati: Milano con Nicolò Carosio per Milan-Juventus, Bologna con Enrico Ameri per Bologna-Napoli e Alessandria con Andrea Boscione per AlessandriaPadova. In studio un signore dai modi anglosassoni, dal linguaggio asciutto ed essenziale, severo ed autorevole: Roberto Bortoluzzi. Così cominciò Tutto il calcio minuto per minuto. Un azzardo, per certi versi. I supporti tecnologici, cinquant’anni fa, offrivano poche garanzie. E soprattutto mai si era sperimentata la contemporaneità. I potenti ingegneri della Rai storcevano il naso. Del resto l’esperimento era necessario. L’Olimpiade, la straordinaria olimpiade romana, era alle porte. Si doveva provare, verificare la possibilità di trasmettere in contemporanea più eventi. Tutto il calcio fu ideato anche per questo, per preparare le trasmissioni radiofoniche dell’estate olimpica. L’idea nacque nella testa di Guglielmo Moretti. Appassionato della Francia, raffinato giornalista sportivo, Moretti ebbe l’occasione a Parigi- di ascoltare una trasmissione dedicata al rugby. Tante voci concitate che si inseguivano per raccontare, aggiornare, fornire i punteggi. All’epoca, in Italia, il calcio era raccontato da una sola voce, quella di Nicolò Carosio. Piantato a bordo campo davanti ad un microfono, in piedi sotto il sole o sotto l’acqua. Carosio narrava di corse per il campo, di gesti epici di gol e di ‘’quasi gol”. Da solo. E aggiornava, aiutato da fogliettini che qualcuno gli forniva correndo da un telefono al campo, i punteggi delle altre partite in programma. Quel

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TUTTO IL CALCIO MINUTO PER MINUTO Sono passati 50 anni dalla nascita della celebre trasmissione. È stato subito un trionfo. Che si rinnova domenica dopo domenica... giorno a Parigi, Moretti pensò che ciò che i francesi facevano con il rugby, potesse essere applicato, in Italia, al calcio. E portò la sua idea con sè a Roma. Superare lo scetticismo non fu facile. Quello dei colleghi, ma soprattutto quello degli ingegneri, gelosi custodi delle conoscenze tecniche, lontani da ogni idea di azzardo, preoccupati che il suono della radio fosse perfetto. Ad aiutare Moretti a dar corpo al suo sogno, intervennero Sergio Zavoli e Roberto Bortoluzzi. E finalmente arrivò la prima domenica di Tutto il calcio. Ma cos’è Tutto il calcio, perchè la sua formula è diventata popolare e vincente? Perché Tutto il calcio ha anticipato di cinquant’anni l’idea della all-news. Uno studio centrale, tanti campi collegati e il racconto in diretta delle partite. Notizie in tempo reale, senza filtri, senza registrazioni. È esattamente quello che farà, molto più tardi, la CNN. Il modello di Tutto il calcio è il modello dell’informazione moderna. Tutta la realtà, non solo quella sportiva, può essere raccontata con questa formula. Ma naturalmente Tutto il calcio non è solo questo. È emozione, suggestione, evocazione. Chi non ha collegato, almeno una volta, la voce di Ameri o quella di Ciotti, ad un evento della propria vita, ad un ricordo. Al papà che in cucina imponeva il silenzio mentre gli stadi di calcio entravano in casa e le gesta di Rivera e Mazzola evocavano campi di gioco verdi e spalti gremiti al limite della capienza, al marito che imprecava al gol della squadra avversaria, al fidanzato chiuso in macchina, indifferente alla scampagnata, e concentrato sulle

di Riccardo CUCCHI Caporedattore Sport GR Rai

voci e sulle unghie da tormentare nervosamente. Tutto il calcio è stato una sorta di filo conduttore della nostra vita. Ce lo hanno scritto centinaia di ascoltatori, ognuno con una storia da raccontare. E alcune le abbiamo raccontate davvero nei giorni della festa per i cinquant’anni. Tutto il calcio non appartiene a noi che lo facciamo, non appartiene a Radio 1 che lo trasmette. Appartiene a tutti coloro che lo hanno ascoltato una prima volta e non hanno smesso più di farlo. Malgrado la Tv. Già la Tv. Spesso mi son sentito chiedere in questi giorni: “ma sei davvero sicuro che il calcio alla radio abbia un futuro, con tutte le nuove piattaforme digitali, satellitari e web?” . Rispondo immancabilmente di si. C’è un presente e c’è un futuro. Non solo perché in molti ascoltatori vince il romantico desiderio di emozionarsi solo con le voci dei radiocronisti; non solo perché si passa tanto tempo in auto, anche la domenica. Radio 1 raccoglierà ancora consensi ed ascolti perché è l’ultima postazione in cui il calcio, in diretta, può essere vissuto senza pagare. Vero servizio pubblico. Certo oggi non è immaginabile pensare di raccogliere i 10 milioni di ascoltatori che Ameri e Ciotti incollavano agli altoparlanti. Ma erano gli unici, negli anni ‘60/70, a raccontare il

calcio. Erano veri e propri miti, talmente coinvolgenti da sconsigliare la FIGC ad autorizzare la messa in onda di tutti i 90 minuti delle gare. Si trasmetteva solo il secondo tempo per evitare che la radio svuotasse gli stadi. Proprio così. Oggi a svuotare gli stadi non riesce nemmeno la Tv. Ci provano, purtroppo con qualche successo, le frange più violente del tifo organizzato. Ma questa è un’altra storia. A noi, che facciamo e amiamo la radio, piace tenere bene in mente la voce calda e coinvolgente di Ameri, quella roca e sapiente di Ciotti. Ci riportano, entrambi, ad un calcio più sincero, umano nel quale la moviola non era così importante. Un calcio vissuto in un solo momento, alle 14.00 di ogni domenica. Un calcio dal sapore di pane e mortadella gustati in curva, due ore prima della partita. Un calcio dal sapore di gnocchi fatti in casa e lasciati raffreddare nel piatto per sapere come erano finiti i primi tempi. Tutto il calcio è questo passato. Ma ha saputo adattarsi al presente. Si è sdoppiato per seguire la Serie B di sabato, si è moltiplicato nei turni infrasettimanali, è tornato ai tempi di Carosio con le radiocronache integrali degli anticipi e dei posticipi. Ed è pronto a raccogliere la sfida della partita all’ora di pranzo. Radio 1 ci sarà, anche alle 12.30. Perché un grande passato deve essere onorato con un grande futuro. Che è quello della radio. Pensateci, come fareste senza una radio con voi in auto o nel cellulare? Discreta e pronta a raccontarvi tutto ciò che succede, la radio è, in fondo, il vero mezzo di comunicazione del futuro.


Provenzali da studio

Un giorno con la storia ato a Genova, Alfredo Provenzali dal 1966 è radiocronista nella trasmissione Tutto il Calcio Minuto per Minuto e fino al 1992 è stato inviato su molti campi. Il suo debutto è dallo stadio Marassi di Genova, la stessa domenica in cui conobbe Nicolò Carosio allo stadio di Genova, inviato per la televisione a commentare la stessa partita. Nel settembre 2006 ha festeggiato i quarant’anni di attività come radiocronista. “Tutto il calcio minuto per minuto è una bella favola che si ripete ogni domenica -spiega- è una trasmissione unica per la formula, che è sempre la stessa da quando è nata, e che ha in sé il fascino del pallone: così come i bambini si divertono inseguendo una palla, così qui i giocatori sono i cronisti, che fanno rimbalzare la linea, e gli ascoltatori che si divertono a inseguire il pallone da un campo all’altro. Prima c’erano solo i secondi tempi, poi sono arrivati anche i primi. All’inizio non c’erano interruzioni, poi sono arrivate anche quelle, ma la formula non è cambiata ed è questa la forza di tutto. Ancora oggi quando inizia il programma sono emozionato. Senza paura non ci sarebbe tensione e questa è una trasmissione che si vive sui nervi”. Impossibile non chiedergli di ricordi e rimpianti: “I ricordi sono tanti, sono quelli del vecchio studio a Milano, uno studiolo piccolo, con solo tre campi collegati e aggiornamenti, per telefono, sulle variazioni dalle altre partite. Un rimpianto che ho è che prima sul calcio ci si potevano rimettere gli orologi e i calendari. Ora è un calcio che sportivamente vale molto di meno, forse varrà solo di più commercialmente”. Sabrina VILLA

N

Gentili ascoltatori buon pomeriggio dagli studi di Saxa Rubra di Radio1 Rai. Doveva essere quella di oggi una puntata di ‘Tutto il Calcio Minuto per Minuto’ all’insegna del ‘come una volta’, quando ancora non imperversavano anticipi e posticipi e spezzatini vari. Il programma prevedeva infatti che in questo pomeriggio giocassero in contemporanea prima, seconda e terza della classifica: un evento da sottolineare, mandato in fumo però dai dispetti metereologici e la neve della passata notte che ha costretto il rinvio di Parma-Inter, la partita verrà recuperata e salta così il campo principale. Riccardo Cucchi può prendersi una domenica di riposo...

Le parole di inizio trasmissione di Alfredo Provenzali per una domenica che poteva essere dal sapore antico…

Si ringrazia per la collaborazione Marina Cocozza Ufficio Stampa Rai


Dietro le quinte

Backstage: Origlia - Getty Images n giorno in studio con gli eroi di Tutto il Calcio. Fervono i preparativi fin quando scatta l’ora delle partite. Inizia la sacralità di una trasmissione che continua a entrare in tutte le case. Da una parte la regia, dall’altra lo studio, opportunamente insonorizzato, con Alfredo Provenzali e Filippo Corsini. I conduttori seguono le partite via radio in cuffia mentre i televisori in alto, eredità della vecchia bassa frequenza, trasmettono le immagini dai vari campi. Al di là del vetro, il regista, il fonico e gli operatori che, dietro le quinte, sono importanti al pari di chi va in onda.

U

Nella foto, la consolle. Dialogano un tecnico dal campo di gara e uno in messa in onda. Sui monitor di Roma ci sono tutte le partite e i pulsanti di collegamento con il segnale orario, il Gr Rai, Ondaverde.

Provenzali non è ancora in onda. Quando infatti sul banner è accesa la scritta “on air regia”, sono i campi ad essere in diretta. “On air studio”: è invece in diretta il conduttore da studio. Sopra il vetro che divide lo studio dalla regia vi sono i monitor con i campi collegati anche se Provenzali dice, da amante del vecchio stile, di “guardarli assai poco…” Provenzali in cuffia mentre spinge il pulsante che lo isola dalla diretta e gli permette di comunicare a circuito chiuso con la regia. Nel monitor davanti, i messaggi scritti del regista che comunica con lui anche attraverso una lavagna luminosa.

La regia con i monitor sui campi in diretta. La redazione è a lavoro.

Tra primo e secondo tempo pausa-intervista sul terrazzino



FILIPPI

ALESSIA

L’EMOZIONE DI VINCERE A CASA MIA

La campionessa del mondo Alessia Filippi parla di sé e svela sensazioni, gusti e passioni. Racconta lo sport, l’amore e la gente di Roma ra il pomeriggio del 28 luglio 2009 quando Roma assisteva al trionfo nei 1500 sl di una delle sue predilette, la bionda Alessia Filippi che, quattro giorni dopo, sarebbe riuscita a regalare un’ennesima emozione allo stesso pubblico, quella del bronzo negli 800 sl. Una romanissima Alessia Filippi che, nonostante i numerosi traguardi raggiunti, continua a conservare la sua semplicità, il suo grande amore per la Città Eterna e che, soprattutto, ha fortemente voluto questo oro ed è andata a prenderselo con determinazione e piglio, trascinata dal calore dei quattordicimila presenti ai Mondiali di Nuoto.

E figlie

di Anna Tina MIRRA foto Getty Images

Si può affermare che la tua vittoria più bella sia stata l’oro dei Mondiali 2009? “Ovviamente sì. In verità il pensiero di vincere c’è sempre ogni volta che si gareggia, di successi belli ne ho collezionati diversi, ma la vittoria al Foro Italico è indimenticabile ed unica”. Prova a spiegare le tue sensazioni nel momento in cui hai capito di aver conquistato l’oro? “Far capire agli altri cosa proviamo è alquanto difficile, a maggior ragione che dietro ogni vittoria c’è un lavoro non soltanto di mesi, ma di anni. E poi non riesci a realizzare subito quello che hai fatto. Soltanto dopo tanto tempo ti rendi conto di aver fatto una cosa straordinaria”. Andiamo per gradi. Che cosa ricordi del momento in cui sei giunta al traguardo? “Una grandissima fatica ed una gioia immensa. Ricordo che la prima cosa che ho fatto è stata quella di girarmi verso il tabellone, per capire se fosse vero o se stessi soltanto sognando. E poi non ho potuto non girarmi subito verso il meraviglioso pubblico che gremiva gli spalti del Foro Italico. Un pubblico che ho sentito tanto vicino a me e il cui calore mi ha cullata”. Hai sentito il calore del pubblico anche durante la gara? “In genere in acqua, durante la gara, è molto difficile sentire il pubblico. E, invece, a Roma ascoltavo


tutto ed è stato il pubblico stesso a trascinarmi al traguardo. Poco dopo i 1000 metri ho cominciato a sentire i tifosi sempre più vicini e mi sono detta: ‘Porca miseria, sono avanti!’. E di lì sono giunta al traguardo, ho guardato il tabellone come dicevo prima, ho sentito il boato degli spettatori e poi ricordo soltanto una gran confusione. Vieni travolta, hai vinto, sei la numero uno, lo volevi, è stata una grande fatica e capisci di aver raggiunto l’obiettivo. Sensazioni ed emozioni davvero indescrivibili. Non so se sono riuscita a rendere l’idea”.

li di Melbourne. Prima dei Mondiali ero stata malata per un mese. Avevo avuto una bronchite. Dopo mi è venuta un’influenza intestinale, ma decisi di partire lo stesso e di gareggiare, ma non andò bene. Sono difficili quei momenti in cui vorresti fare, vorresti spaccare il mondo, ma ti rendi conto di non avere la forza di farlo”. Ma quando è cominciata la tua avventura nel nuoto? “Avevo 3 anni e i miei genitori portarono me e mio fratello Valerio, che ne aveva 2 più di me, alla piscina ‘Roma 70’, vicino casa, in zona Casilina, a Tor Bella Monaca. Posso dire che praticamente mi hanno buttata in acqua. E pensare che inizialmente piangevo. E appresso a me piangevano anche tutti gli altri bambini del corso. Non so perché. Probabilmente avevo paura dell’acqua in quel momento, mi spaventava. E poi ad un tratto me ne sono innamorata”.

Federico. È il mio fidanzato. Stiamo insieme da un anno. Ha 31 anni, non è uno sportivo E del momento della premiazione ricordi qualcosa? “Molto poco, nemmeno chi mi ha consegnato la medaglia d’oro. Quella di bronzo per gli 800 sl a consegnarmela fu il presidente della FIN, Paolo Barelli, ma l’oro proprio non ricordo. Ero in quel momento in una confusione totale di emozioni”. Dopo la vittoria, quanto tempo è passato prima di vedere i tuoi cari? “Un po’. Precisamente li ho visti dopo l’antidoping. C’erano mio fratello Valerio, al quale ricordo di essere rimasta abbracciata a lungo, e poi i miei genitori Daniela e Maurizio. Ed anche Federico”. Federico? “Sì. Federico. È il mio fidanzato. Stiamo insieme da un anno. Ha 31 anni, non è uno sportivo. Anzi è completamente al di fuori del mondo dello sport. Eppure nonostante ciò si rende conto dei miei sacrifici, dei miei momenti di fragilità e, soprattutto, sa starmi vicino. Ma a parte questo, preferisco non parlare della mia vita privata. Cambiamo argomento?”. C’è, invece, qualche momento della tua vita di atleta che preferiresti dimenticare? “Ci sono stati anche momenti non belli, ma addirittura da dimenticare non mi sembra. Uno dei momenti meno belli, forse, risale al 2007 ai Mondia-

Un forte legame con l’acqua il tuo. Anche quella salata del mare? “Amo anche il mare, ma ho paura delle meduse. L’idea che mi sfiorino a volte mi impedisce di nuotare troppo a largo”. Non ti piace andare a largo nemmeno in barca? “Quello sì. Mi piacerebbe. Un viaggio in barca non l’ho ancora fatto, ma ci penserò. A largo finora ci sono andata soltanto in gommone”. Che cosa pensi della barca a vela? Ti piacerebbe un weekend velistico? “Molto. Credo che andare a vela sia una esperienza da provare. Prima o poi mi cimenterò”. Insomma nella tua prima esperienza in piscina eri con tuo fratello Valerio? “Valerio ha condiviso tante cose con me. Ha due anni più di me, si sta laureando in lingue e letteratura ed è il fratello che tutti vorrebbero avere. Ed io lo adoro. Mi ha sempre aiutato, soprattutto quando ero più piccolina e non riuscivo a conciliare scuola ed allenamenti. E poi a dire il vero avere una sorella come me, con il piglio del comando, non è facile. Ho un carattere molto forte in alcune situazioni, ma sono anche tanto fragile in altre”.


Ti fa piacere essere riconosciuta per strada? “Sì. Vuol dire che il nuoto sta prendendo sempre più piede”. Capita spesso? “A volte sì. Ma non sempre mi riconoscono, perché dal vivo sono bionda, mentre con i capelli bagnati sembro bruna. Qualche tempo fa, ad esempio, in un centro commerciale a ‘Roma Est’, due ragazzi abbastanza giovani e simpatici mi hanno fermata. Uno di loro non credeva che fossi io, pensava sì che assomigliassi ad Alessia Filippi, ma non si ricordava di un’Alessia Filippi bionda. Per convincerlo gli ho dovuto far vedere la mia carta d’identità. E’ stato davvero un simpatico siparietto”. Parliamo dei momenti pre-gara. Hai qualche rito scaramantico? “Come per i sogni, anche i riti non vanno raccontati. Comunque c’è qualcosa che faccio prima di ogni gara, da almeno quattro o cinque anni. Prometto che quando smetterò di nuotare lo racconterò”. E pensi a qualcosa in particolare prima di una gara? “Veramente no. Sono concentrata soltanto su me stessa”.

ARCHIVIO PRIVATO FILIPPI

ALESSIA IN BREVE Ma se dovessi descrivere Alessia Filippi, che cosa racconteresti? “Alessia è fantasiosa nel tempo libero ed in vacanza, molto razionale e determinata nel lavoro e nello sport. Eppure Alessia è una ragazza davvero semplice, nonostante le vittorie. La gente potrebbe anche pensare che sia un alieno, eppure ad Alessia piace molto stare in famiglia, uscire con gli amici, andare al cinema e a fare la spesa”.

Nata a: Roma il 23 giugno 1987 Segno zodiacale: Cancro Altezza: 1.87 Peso: 65 kg Occhi: nocciola Capelli: biondi Diploma: ITC Iscritta al 1° anno di Scienze Motorie allo IUSM di Roma Genitori: Daniela e Maurizio Fratelli: uno, Valerio Stato civile: nubile Fidanzata: sì, da un anno con Federico La migliore amica: Elena Gemo Hobby: lettura e cinema Ultimo film visto: “Baciami ancora” Film preferito: “Avatar” Ultimo libro letto: “Il tempo che vorrei” Sport preferiti: nuoto e calcio Squadra del cuore: Roma Calciatore preferito: Totti Piatto preferito: tiramisu Mare o montagna? Mare

Alessia hai un sogno nel cassetto? “Se lo dico non si avvera”. Che rapporto hai con la città di Roma? “Posso sembrare esagerata, ma confesso che della mia città mi piace tutto. Penso che tutte le cose che abbiamo qui a Roma, altrove non è possibile trovarle tutte insieme. Mi riferisco alla cultura, alla storia, alle tradizioni, alla gastronomia. Insomma Roma è davvero una città poliedrica”. E proprio il Comune di Roma, agli inizi di marzo, l’ha invitata all’Auditorium Parco della Musica, in occasione della presentazione del dossier per la candidatura ad ospitare i Giochi olimpici del 2010. Che cosa ha provato? “Essere scelta come testimonial mi ha riempito di piacere e di orgoglio. A maggior ragione che sono romana e questo vuol dire che i miei meriti sportivi sono davvero riconosciuti. Sarebbe importante che Roma possa avere la possibilità di ospitare un grande evento come le Olimpiadi del 2020. Speriamo che ciò si concretizzi. E poi, quella mattina all’Auditorium, è stato davvero un grande onore per me avere la possibilità di parlare davanti a tante persone così importanti, come politici ed imprenditori, che danno lustro alla nostra città”. C’è un posto di Roma che ti ricorda qualche momento particolare?“Si, il primo bacio a Federico che ho dato sotto casa mia, a Tor Bella Monaca. Ricordo che eravamo stati in giro tutto il giorno. Avevamo camminato parecchio dalle parti del Colosseo nel pomeriggio. A parte il Colosseo, amo Piazza di Spagna, Fontana di Trevi e potrei andare avanti all’infinito nell’elencare

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L’ATLETA ALESSIA FILIPPI

INIZIA A 3 ANNI a fare nuoto presso la piscina Roma 70 a Tor Bella Monaca. LE PRIME VITTORIE nelle categorie giovanili le raggiunge sotto la guida dell’allenatore Riccardo Pontani. È TESSERATA con l’Aurelia Nuoto. IL SUO ATTUALE ALLENATORE è Cesare Butini. SI ALLENA ALL’ACQUACETOSA, dal lunedì al venerdì, dalle 9 alle 11 e dalle 16.30 alle 18.30. E il sabato mattina. NEL 2004 PARTECIPA PER LA PRIMA VOLTA ALLE OLIMPIADI AD ATENE, dove si piazza al 16° posto. NEL 2005 CONQUISTA L’ORO NEI 400 MISTI AI GIOCHI DEL MEDITERRANEO, insieme al record italiano e l’oro nei 200 dorso. Nello stesso anno si classifica al 5° posto nella finale dei 200 dorso ai mondiali di Montréal. NEL 2006, AI MONDIALI DI NUOTO IN VASCA CORTA A SHANGHAI vince l’argento nei 400 misti, stabilendo il nuovo record italiano. Ancora medaglie, sempre nel 2006, ai Campionati europei di Budapest: oro nei 400 misti e bronzo nei 200 misti. NEL 2007 NEI MONDIALI DI MELBOURNE, a causa di un virus che le impedisce di allenarsi e la costringe a portare un programma ridotto, ottiene come miglior risultato l’8° posto nella finale dei 200 dorso. NEL 2008, IL 16 LUGLIO AI CAMPIONATI ITALIANI stabilisce il nuovo record europeo dei 1500 mt stile libero (e terza prestazione mondiale di tutti i tempi), con il tempo di 15:52.84. SEMPRE NEL 2008, ALLE OLIMPIADI DI PECHINO si piazza al 5° posto nei 400 misti e poi conquista l’argento olimpico negli 800 stile libero, migliorando il suo record italiano con il tempo di 8:20.23. IL 28 LUGLIO 2009, AI MONDIALI DI NUOTO A ROMA, conquista la medaglia d’oro nei 1500 stile libero, stabilendo anche il nuovo record europeo e dei campionati mondiali con la seconda prestazione mai nuotata al mondo con il tempo di 15’44’’93. Il 1° agosto 2009 conquista la medaglia di bronzo negli 800 mt stile libero con il tempo di 8:17.21, nuovo record italiano.


NOVELLA CALLIGARIS, LA PRIMA GRANDE Novella Calligaris nasce a Padova il 27 dicembre del 1954. È stata la prima fra gli atleti italiani d'ambo i sessi a vincere una medaglia olimpica nel nuoto e a stabilire il primato mondiale (800m stile libero). E’ una predestinata: inizia a nuotare giovanissima e ottiene il titolo italiano a soli 13 anni e a 14 il primo record europeo. Alle Olimpiadi di Monaco di Baviera del ‘72 conquista le prime medaglie olimpiche in assoluto del nuoto (sia femminile che maschile) italiano: un argento nei 400m stile libero e due bronzi negli 800m s.l. e nei 400m misti.

i luoghi di Roma che mi affascinano. Preferisco fermarmi qui, altrimenti la lista si allungherebbe troppo”. Sei anche una super tifosa della Roma. “Per forza. Non c’è persona della mia famiglia che tifi per un’altra squadra. E, dunque, a diventare una tifosa della Magica il passo è stato breve”. Vai allo stadio la domenica? “Soltanto ogni tanto. La domenica è il mio unico giorno libero”. Ricordi la prima volta che sei stata all’Olimpico? “Perfettamente. Avevo sei anni e costrinsi mio padre a portarmi. Eravamo soltanto noi due e non ricordo nemmeno contro chi giocavamo. So soltanto che non ho fatto vedere per niente la partita a mio padre: ogni due minuti dovevo scappare in bagno”. Sei anche una grande tifosa di capitan Totti… “Confermo. È un grandissimo atleta e lo ammiro, soprattutto per il fatto che è impegnato anche nel sociale. Nel 2006, subito dopo la mia vittoria agli Europei, fui invitata a Trigoria. Fu un momento davvero emozionante. Non tutti hanno l’occasione di poter conoscere un personaggio come lui”. Ma ora anche tu sei famosa. Ancora oggi ti emozioni nell’incontrare un grande campione? “Ora non più. Sono cresciuta. Nel 2006 avevo vinto soltanto un Europeo e poi ero vergognosa e timida, data la mia giovane età. Adesso sono più consapevole e poi ognuno è quello che è”. Ma Alessia Filippi come sedurrebbe oggi un uomo? “Con un gioco di sguardi. Se dovessi immaginare il luogo in cui realizzare tale gioco, penserei ad una cena romantica, magari a lume di candela. Una cena semplice però, essendo io poco pretenziosa. Cosa ordinerei? Probabilmente una grigliata di pesce e del vino bianco”.

Nel ‘73, ai campionati del mondo di nuoto di Belgrado, nella gara degli 800m stile libero batte il record del mondo. Nel 1973 ai Campionati europei vince l'argento e il bronzo, ultimi successi di una carriera che conclude a 19 anni. Ha vinto anche 71 titoli italiani nel nuoto e battuto, oltre al record del mondo degli 800m stile libero, 22 record europei. Dopo il ritiro dall'attività agonistica ha ricoperto incarichi nel CONI e in altre federazioni sportive, inoltre ha collaborato con la RAI come commentatrice sportiva. Nel 1986 è stata inserita nella International Swimming Hall of Fame, la Hall of Fame internazionale del nuoto. Il 26 febbraio 2006 è stata portatrice della bandiera olimpica nel corso della Cerimonia di chiusura dei XX Giochi olimpici invernali Torino 2006. Anche la tua casa è molto colorata come i tuoi maglioncini? Abiti ancora con i tuoi? “Vivo da sola in 100 mq. E a casa mia predomina il bianco. La cucina è rosso ciliegia”. L’arredamento è moderno? “Né troppo moderno, né antico. Il troppo moderno mi sa di freddo, l’antico mi dà l’idea di essere un pò troppo per la mia età”. Ma Alessia Filippi è ordinata? “Sì, ma non maniacale. Ad esempio nel salone ho appena lasciato la tavola da stiro. La metterò a posto più tardi o domani”. E sul comodino che cosa c’è in questo momento? “Soltanto un libro accanto all’abatjour”. A proposito di libri, ti piace leggere? “Tantissimo. Ho appena finito l’ultimo di Fabio Volo, che ho trovato stupendo. Tendenzialmente amo i libri di avventura e le storie vere, di meno i gialli”. Ed il cinema? “Anche. Preferisco le commedie. Non ricordo l’ultimo film che ho visto. Mi sembra ‘Baciami ancora’ di Muccino. E a dire il vero l’ho trovato alquanto triste. Non mi ha trasmesso nulla di positivo. Tra gli ultimi film quello che mi è piaciuto di più è stato ‘Avatar’. Quello sì che mi ha emozionata”. Quali sono i difetti e quali i pregi di Alessia Filippi? “Per quanto riguarda i difetti, dal punto di vista fisico i denti sotto sono un po’ storti e mi piacerebbe avere un po’ più seno; dal punto di vista caratteriale forse sono un pò troppo permalosa. Ora per fortuna di meno rispetto al passato. I miei punti forti? Fisicamente le mani e la pancia, mentre caratterialmente sono determinata, dolce e il più delle volte riesco a farmi voler bene”. Un’ultima domanda. Ma Alessia si piace così? “Non vorrei apparire presuntuosa, ma sì, mi piaccio così. Non credo proprio che alla fin fine cambierei qualcosa di me”.

Che cosa indosserebbe Alessia Filippi per una serata elegante? “Di sicuro un vestito non cortissimo, ma nemmeno lunghissimo. A 22 anni mi sembrerebbe esagerato. Sicuramente di color nero, petrolio o anche blu. I tacchi? Fanno sempre la loro figura, ma non altissimi, massimo 5 cm. Sono già abbastanza alta di mio”. PER ALESSIA JEANS E SCARPE DA GINNASTICA. MA AL MOMENTO GIUSTO... Nella foto Alessia è con lo stilista Valentino. Lo spunto per domandarle E durante il giorno che cosa preferisci income ami vestire. L’indumento preferito? “I jeans”, risponde. dossare? “Il mio jeans. E poi un maglionciPer quanto riguarda le scarpe? “Da ginnastica”. no. Magari nero, ma anche arancione, rosMa per una serata romantica la bella nuotatrice non ha dubbi e lascia il so, blu, viola. Insomma mi piacciono tutti i look sportivo: “La scelta è per un vestito non cortissimo, ma nemmeno colori. E poi le mie scarpe da ginnastica. Ho lunghissimo, a 22 anni mi sembrerebbe esagerato. Sicuramente di color un paio di bellissime New Balance di colonero, petrolio o anche blu. I tacchi? Fanno sempre la loro figura, ma non re grigio e rosa, che metto sempre”. altissimi, massimo 5 cm. Sono già abbastanza alta di mio”.

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Fausto Coppi parte per l’Africa. Lo attende il fronte del Mareth, poi la lunga prigionia e il ritorno in una Italia divisa a metà. Vuole correre e lo farà grazie all’amore dei romani, a un costruttore di San Giovanni e ad una società pronta a tesserarlo, la Lazio. Una storia emozionante…

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CICLISMO FAUSTO COPPI TORNA ALLE CORSE

NELLA CAPITALE

foto Getty Images

La guerra, la prigionia, il ritorno alla vita di Giancarlo GOVERNI Giornalista Rai, scrittore, autore del libro Il grande Airone Edizione Castelvecchi

nche quel Giro d’Italia del 1940 finì come sempre a Milano, dove la maglia rosa arrivò sulle spalle di quel ragazzo dal grande naso, che Gino Bartali aveva preso nella Legnano come suo gregario e che a soli venti anni era diventato professionista e aveva scritto il suo nome sull’albo d’oro del

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Giro d’Italia. Si chiamava Fausto Coppi. A Milano l’ultimo faccia a faccia con il capitano. Fausto, imbarazzato, sussurra un grazie. “Niente grazie, sai come si dice dalle mie parti? A buon rendere. E poi questa maglia rosa fai conto di averla in prestito, tienimela di conto. Ci si rivede il prossimo anno qui a Milano. Ad-


DALLA GUERRA ALLE CORSE

Archivio S.S. Lazio Generale - Antonio Buccioni

I soldati italiani in Abissinia. Tra loro c’è anche Fausto Coppi

Coppi con Edmondo Nulli (primo a sinistra) ed alcuni compagni, in visita, quando ancora Fausto è prigioniero a Caserta

La tessera della Federazione Ciclistica. È la numero 9, a nome di Fausto Coppi. Grazie alla città di Roma, il Campionissimo potrà tornare a gareggiare dopo una lunga prigionia

onostante i successi già ottenuti a Coppi non viene riservato un trattamento di favore e parte per il fronte tunisino dove combatte sulla linea del Mareth: è il 1943. Viene preso prigioniero dagli inglesi e trasferito in Algeria. Poi a Caserta: la sua condizione di prigioniero di guerra non gli impedisce di riprendere gli allenamenti grazie a Piero Nulli che gli regala una bicicletta e lo sovvenziona e alla Lazio che lo iscrive da professionista.

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Coppi con la sua bicicletta romana


Un campione straordinario, una storia straordinaria dio, Pallino!”. Per la rivincita Gino dovrà aspettare sei lunghi anni perché quel giorno, a Milano, era il 9 giugno del 1940. Il giorno dopo l’Italia entrò in guerra e non ci furono più Giri d’Italia mentre per Fausto si apre un futuro da soldato a tempo pieno, con marce estenuanti, esercitazioni e quasi certamente il fronte, che Fausto cercherà di evitare, anche battendo il record dell’ora. Ma invano. Proprio nei giorni in cui Fausto era impegnato con il record dell’ora, truppe italiane dalla Libia erano riuscite a penetrare in Tunisia e, aiutate dalle truppe tedesche del generale Rommel, avevano occupato la linea del Mareth, costituita da una serie di fortificazioni costruite dai francesi per proteggere le frontiere orientali della loro colonia. Per difendere la linea del Mareth e per conquistare tutto il territorio tunisino da cui scatenare la controffensiva nell’Africa del Nord, l’Italia invia molte truppe in Tunisia, agli ordini del generale Messe. In uno di questi reggimenti c’è anche Fausto Coppi, il neo primatista dell’ora. Dopo più di un mese di combattimenti, con il cibo che scarseggia, l’equipaggiamento ridicolo più adatto a un clima freddo piuttosto che ai cinquanta gradi del deserto tunisino, e la dissenteria che non dà tregua, a metà maggio del 1943 le truppe italiane del generale Messe, attestate sulla ‘linea del Mareth’, sono annientate. Fausto e il campo di concentramento Per Fausto la guerra sembra finita ma non è finita per il mondo. A lui hanno assegnato un numero di matricola, gli hanno dato una divisa da prigioniero ed è stato internato in un campo di concentramento. Il grande campione che solo pochi mesi prima aveva battuto uno dei record più difficili e più prestigiosi, non esiste più, al suo posto c’è un giovane uomo denutrito, precocemente invecchiato e spaventato. Ed anche ammalato, di malaria. Una malattia che periodi-

camente gli si riaffaccerà e che lo porterà alla morte prematura, a soli quaranta anni. Un bel giorno, verso la fine del ‘44, arriva la notizia: si torna in Italia ma non a casa, ovviamente, nell’Italia del Sud, quella liberata. “Siamo liberi?” chiede Fausto ma la risposta è negativa perché dovrà rimanere nella condizione di prigioniero di guerra fino alla fine, tanto che a Caserta dovrà indossare ancora la tuta con la scritta “WP” sulla schiena che vuol dire prigioniero di guerra, appunto. Ma chi se ne importa se poi si può respirare l’aria di casa e finalmente parlare con persone che parlano la tua lingua e sanno chi sei. E poi magari si può trovare una bicicletta, chissà... A Caserta si sparge subito la notizia del suo arrivo e davanti al comando alleato si forma una piccola folla di persone che vogliono vedere il grande Fausto Coppi. Non è possibile che siano lì per lui, sono due anni che non vede una bicicletta e non sa se tornerà a essere un campione. Ne dubitano anche i tifosi quando lo vedono, perché il suo fisico non è certamente quello di un atleta, quasi due anni di guerra e di prigionia lo hanno invecchiato e fiaccato nel corpo e nell’animo. Ma la voglia di riprendere la vita normale non l’ha abbandonato e l’incontro con un certo Busani, arruolato presso il comando alleato di Caserta, si rivelerà molto importante, perché Busani è un calciatore del Napoli che conosce e ammira Fausto e, attraverso il giovane giornalista Gino Palumbo, fa sapere in giro che a Caserta è arrivato Fausto Coppi, il quale cerca qualcuno che possa mettergli a disposizione una bicicletta. Un paio di giorni dopo, al comando alleato di Caserta si è formata una vera e propria folla di persone che tengono per mano una bicicletta. Biciclette da passeggio, pesanti e poco maneggevoli senza cambio e moltiplica, ma anche qualche bicicletta da corsa. “Signor Coppi, mi faccia l’onore di accettare la mia bicicletta”, dicono e si capisce che

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quello è l’unico bene che possiedono, il loro unico mezzo di trasporto in una Italia devastata dalla guerra, dove non esistono più né treni, né tram, né strade.

DUE CAMPIONI, LO STESSO NOME

Serse Coppi (Castellania, 19 marzo 1923 - Torino, 29 giugno 1951), fratello di Fausto e suo prezioso gregario nel dopoguerra alla Bianchi. E’ del 1949 la più grande affermazione ciclistica di Serse, alla Parigi-Roubaix vinta a pari merito con André Mahé in un episodio curioso: il terzetto che era al comando fu indirizzato su un percorso sbagliato e arrivò al velodromo di Roubaix solo dopo che il gruppo, la cui volata fu vinta da Serse Coppi, aveva tagliato il traguardo. La giuria dopo una lunga discussione decise di assegnare la vittoria ex-aequo a Coppi e Mahé. Il 29 giugno del 1951, al Giro del Piemonte, Serse cadde, durante lo sprint finale, battendo la testa a terra. Le conseguenze dell’incidente non sembrarono in un primo tempo gravi, ma dopo essere rientrato in albergo le sue condizioni peggiorarono improvvisamente e l’infortunio si rivelò fatale: Serse fu colpito da un’emorraggia cerebrale e morì. Fausto Coppi, distrutto dalla perdita del fratello, fu convinto a partecipare lo stesso quell’anno al Tour: l’unico che non vinse.


LA SOLITUDINE DEL CAMPIONE

Fausto Coppi disputò 666 corse su strade, vincendone 118 di cui 58 per distacco e 84 successi nell’inseguimento in pista. Oltre tremila chilometri in fuga solitaria. Coppi era un solitario anche nella vita, una solitudine che non lo spaventava. “Sempre solo perché?” Coppi lo chiese una volta a Cavanna, il massaggiatore cieco che conosceva ogni fibra del corpo del Campione: “Soltanto chi è abituato alla solitudine può stare su una bicicletta per otto ore al giorno”, rispose Cavanna.

Fausto è commosso ma non può accettare, quella manifestazione di affetto gli basta per sapere che nulla è cambiato e che tutto può riprendere come prima. A raccogliere l’appello di Gino Palumbo è anche un artigiano della bicicletta, un certo Nulli di Roma che si precipita a Caserta con bicicletta, ricambi e tanto di maglia con la scritta Nulli. Ed anche un assegno per sostenere le spese. In cambio vuole soltanto che il grande Coppi vada in giro con la sua bicicletta, si alleni per quanto gli è consentito dalla sua condizione di prigioniero di guerra e magari, se se ne presenta l’occasione, riprendere le corse. Il grande Coppi, anzi-

ché con la maglia della Legnano, con la maglia di Nulli! Il buon artigiano di Roma non sta più nella pelle. Ma ora che le case ciclistiche non ci sono più, la licenza di corsa, un permesso

indispensabile anche a un campione riconosciuto come Fausto Coppi, può essere rilasciata soltanto da una società sportiva. Roma, la Lazio, il ritorno alle corse A Roma c’è la gloriosa S.S.Lazio, la più antica polisportiva d’Europa, per la quale sono tesserati anche i fratelli Pontisso, Bruno e Romano. E qui la storia si fa divertente e insolita. A capo della sezione ciclistica della S.S. Lazio, c’è uno dei fondatori della A.S. Roma, grande rivale cittadina della sezione calcistica, che per dissensi con i suoi sodali è passato nelle file dei cosiddetti cugini, ancora non odiati perché la rivalità calcistica a quell’epoca si esplica in termini sarcastici e cordiali ma mai violenti, neppure nel linguaggio. Si tratta di Giuseppe Stinchelli, lo zio di Fulvio, il noto giornalista, che i tifosi romanisti chiamano con deferenza Il Professore, per il suo tratto e per la sua cultura. Sarà quindi un romanista a tesserare Fausto Coppi per la Lazio. Finalmente arriva il 25 aprile del 1945. La liberazione e la fine della guerra in Europa. Fausto ora è libero e vuole tornare al più presto a casa. Sì, ma come, con quali mezzi? Lui la bicicletta ce l’ha, le gambe pure e quindi da Caserta risali-

LA GIOIA DELLA VITTORIA

Coppi trionfa al Velodromo di Roma. È il 1948.

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di Luigi PANELLA

Coppi termina la sua parentesi romana e torna al nord. Ad attenderlo c’è l’avversario di sempre. Nessuna rivalità è stata forte e socialmente sentita come quella tra Coppi e Bartali, due personalità opposte capaci di dividere un’Italia che usciva dalla seconda guerra mondiale

rà l’Italia in bicicletta. Fausto marcia spedito, non sente la fatica perché il suo pensiero è fisso a casa, che ora è il traguardo da raggiungere. Per la strada ci sono numerosi posti di blocco ma nessuno lo ferma, nessuno lo riconosce. Non lo riconoscono neppure quando si ferma per mangiare qualcosa che tiene dentro la zaino e neppure quando fa la fila davanti a una fontanella per riempire la borraccia. Fausto non se la prende perché sa che fra i giorni in cui conobbe la gloria e la realtà presente c’è stata una guerra. “Chi ti credi di essere, Bartali?”, la battuta irridente lanciata dalla cabina di un camion lo raggiunge sulla salita di Vetralla mentre spinge sui pedali. Fausto si gira appena ma finalmente c’è uno che lo riconosce. L’autista del camion militare si ferma in mezzo alla strada, scende dalla cabina e gli va incontro, “ma tu sei Coppi, sei meglio di Bartali”, gli grida e poi, rivolto verso quelli che stanno sul camion, “ragazzi c’è Coppi, c’è Coppi”. Tutti scendono per vederlo, per stringergli la mano, gli sembra di essere tornato indietro nel tempo. E che la storia stia per riaprire un altro capitolo. Tanti altri capitoli.

GIULIA OCCHINI

Quando Coppi correva a Roma, ancora non era iniziata la storia d’amore che legherà il campionissimo a Giulia Occhini la Dama Bianca. Il loro sentimento fu reso pubblico nel giugno del 1953. Essendo entrambi già sposati, la relazione suscitò scandalo all’epoca.

LO ATTENDE BARTALI ai nessuno come loro. Rivalità nello sport italiano ce ne sono sempre state, il dualismo è il sale della competizione, ma la passione popolare letteralmente scatenata da Coppi e Bartali.... No, nessun paragone con altre rivalità, mai tifo o partecipazione popolare in Italia erano stati così intensi prima di loro, mai più lo saranno dopo. Ancora oggi, nelle riproposizioni dei filmati storici in bianco e nero, spopola una famosa partecipazione di Coppi e Bartali al Musichiere, mitica trasmissione condotta da Mario Riva. I due cantano -o almeno ci provano-, e si punzecchiano sull’aria di Come pioveva. Un filmato, peraltro facilmente reperibile, che se osservato attentamente aiuta a capire come forse l’uno non sarebbe stato un grandissimo senza l’altro, forse come Coppi non sarebbe stato il Campionissimo senza Bartali. Ma perché Coppi e Bartali hanno diviso in questo modo l’Italia? La risposta è di semplicità assoluta: perché erano l’uno il contrario dell’altro. Coppi più prototipo dell’atleta moderno, attento all’alimentazione, Bartali più amante della tavola e con una buona predisposizione a qualche buon bicchiere di vino rosso. Coppi eroe silenzioso, la tristezza stampata su un volto che sembra conoscere in anticipo il proprio destino, Bartali dalla lingua tagliente, pronto alla polemica alla minima occasione. Gino il vecchio leone (5 anni di più, nello sport contano) che non vuole mollare lo scettro, Coppi l’irriverente enfant prodige che non conosce ostacoli. Ma forse la grande differenza la offre la vita privata: Gino il Pio, eternamente fedele alla moglie Adriana, Fausto il laico, che scandalizza l’Italia, un pò bigotta, dell’epoca con la storia della Dama Bianca. Questa altri non è se non Giulia Occhini, moglie di un medico grande tifoso coppiano. Per lei Fausto lascia Bruna, ci saranno conseguenze penali, la partenza per l’Argentina dove nasce il piccolo Angelo Fausto, il “figlio della colpa”, come scriveranno i giornali all’epoca. Anche Papa Pio XII arriva a condannare l’unione di fatto. Proprio per questa spartizione della passione popolare, è giusto che resti un alone di mistero intorno al famoso scambio delle borracce, a quella foto sulla quale ognuno dice la sua. In carriera se la saranno scambiata mille volte, ma su quello specifico episodio è doveroso che la verità non si sappia mai e che ognuno pensi ancora, a distanza di oltre mezzo secolo, di avere ragione.

M

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VOLLEY

TRIESTE

MILANO TORINO

Era dal 1978 che la Capitale non ospitava la massima rassegna di volley. Accadrà di nuovo a settembre ed il presidente del comitato organizzatore, Massimo Mezzaroma, non ha dubbi sulla riuscita: “In città si parla molto di calcio, ma con l’approssimarsi delle gare la gente farà gruppo schierandosi… dalla parte giusta’’

VERONA MODENA ANCONA FIRENZE ROMA

di Silio ROSSI

REGGIO CALABRIA

La finale al PalaLottomatica Sono dieci le sedi scelte dalla Federazione Internazionale per le gare delle fasi di qualificazione, le semifinali e le finali. MILANO (Mediolanum Forum, 11.200 posti) VERONA (PalaOlimpia, 5.350 posti) MODENA (PalaPanini, 5.200 posti) REGGIO CALABRIA (PalaCalafiore, 7.200 posti) TORINO (PalaRuffini, 5.000 posti) TRIESTE (Palazzo dello Sport, 7.000 posti) CATANIA (PalaCatania, 5.000 posti) ANCONA (Banca Marche Palace, 5.000 posti) FIRENZE (Nelson Mandela Forum, 5.500 posti) ROMA (Palazzo dello Sport PalaLottomatica, 12.000 posti)

CATANIA

rentadue anni dopo. Tanti ne son passati dall’ultimo mondiale di pallavolo giocato in Italia, ma il feeling tra la Capitale e questa disciplina non s’è mai interrotto, anzi s’è fatto più intenso, nonostante le difficoltà incontrate dai dirigenti che si son succeduti per sdoganare il volley dal disinteresse e dalla generale concezione di sport minore. E Dio sa quante ansie sono state provate in questo trentennio per la mancanza di risultati a livello di club e di denari da destinare alla costruzione di una società poco più che accettabile. Sono aumentati i circoli sportivi, è vero, le palestre hanno scoper-

T

to l’intensità di questo gioco e le scuole, elementari e medie, hanno creato al loro interno autentici campioncini, puntualmente scoperti e passati negli organici di società importanti. Ma non è bastato per decollare. Il Lazio e ovviamente Roma vantano una nobile tradizione. Tre scudetti, la recente Coppa Italia, portata a casa dalla M.Roma, hanno fatto da traino, e se dovesse servire un altro autorevole bigliettino di presentazione, aggiungiamo che la nostra regione è ai primissimi posti della classifica nazionale in quanto ad iscritti, a società, a praticanti. Consacrando nella maniera giusta la consapevolez-

ROMA

VERSO I I MONDIALI DI VOLLEY 2010 | 58


za che il gioco del volley, che si inizia da piccoli, (basta mettere una rete tra due pareti di un cortile o tra due alberi di un parco per ottenerne un campo), è secondo soltanto al calcio. Fra qualche mese, esattamente a fine settembre e ad inizio ottobre, Roma, come nel 1978, aprirà le sue ampie braccia alle finali dei mondiali maschili. Manifestazione di grandissimo fascino, che non ha il grande carisma dei Giochi Olimpici, le cui medaglie hanno un sapore tutto particolare, ma che, ad ogni buon conto è seguito da milioni e milioni di appassionati. A dirigere i lavori dell’organizzazione romana è stato chiamato Massimo Mezzaroma, giovane imprenditore nel ramo delle costruzioni, uomo di sport che ha praticato il rugby, che è armatore di una imbarcazione, Nerone, che fa regate di alto livello, che seppure per pochi mesi è stato responsabile del settore giovanile della Roma Calcio, che è presidente della M. Roma Volley, la squadra della Capitale, e che, proprio nelle settimane scorse, acquistando il pacchetto azionario del Siena Calcio, ne è diventato il padrone. Il dirigente giusto, quindi, per raccontare le strategie, le operazioni economico-strutturali dell’organizzazione romana e per soffermarsi a trac-

ciare il momento della pallavolo, quella più vicina a noi, proprio dall’alto della sua presidenza della M. Roma. Mancano sette mesi alle finali del mondiale, a che punto è la macchina organizzativa nella Capitale? ‘’Siamo partiti a rilento, perché ci

Il Presidente del Comitato Organizzatore Locale di Roma Massimo Mezzaroma (Roma, 2 febbraio 1972), presidente della M. Roma Volley e del Siena Calcio è il Presidente del Comitato Organizzatore di Roma dei Mondiali maschili di Volley 2010. All’imprenditore romano spetta il compito di dirigere i lavori della complessa macchina organizzatrice che porterà Roma, dal 2 al 10 ottobre prossimi, ad essere la capitale mondiale della pallavolo. “Roma e il Palalottomatica saranno teatro del più grande evento pallavolistico nella storia del nostro Paese. Il nostro compito è quello di fare da cassa di risonanza per tutto il nostro territorio”. Con queste parole Massimo Mezzaroma ha definito l’obiettivo principe perseguito dal Comitato Organizzatore.

MONDIALI I MONDIALI DI VOLLEY 2010 | 59


I GIRONI DEI MONDIALI Il Giappone per gli azzurri GRUPPO A - MILANO

GRUPPO B - VERONA

Italia Egitto

Giappone Iran

GRUPPO C - MODENA

Russia Australia

sono state delle disfunzioni derivate anche da alcune situazioni politiche. Strada facendo abbiamo recuperato terreno, ma dobbiamo ancora lavorare sodo per mettere a punto i particolari. Io sono fiducioso. Faremo in tempo per regalare al mondiale un teatro degno della città e a Roma una manifestazione di altissimo livello’’ Perché tanto silenzio attorno alla manifestazione? ‘’E’ normale. Nessuna sorpresa e per noi nessuna amarezza. Purtroppo a Roma si discute di più sul calcio, si prendono posizioni, si fanno interpellanze parlamentari se alla Roma o alla Lazio vengono negati dei rigo-

Portorico Camerun

Usa Venezuela

Argentina Messico

GRUPPO F - TRIESTE

Cina Rep. Ceca

Serbia Germania

ri e il rumore che ne viene fuori è clamoroso. Il volley è una disciplina di seconda fascia, personalmente non la considero tale, quindi ci si appassionerà a ridosso delle partite. Da sempre quando ci sono i punti in palio, o le medaglie da conquistare, il popolo fa gruppo e si schiera… dalla parte giusta’’. Quattro stagioni da presidente della M. Roma Volley. Grazie anche al vostro lavoro, per qualche mese la Città Eterna diventerà capitale della pallavolo, eppure qui è difficile giocarla, qui troppo spesso gli imprenditori lasciano a metà percorso. ‘’Questo dice la storia per quanto è successo a Roma negli ulti-

Polonia Canada

Semifinali 8-9 ottobre 2010 Si svolgeranno in 3 città (Roma, Modena e Firenze) e ogni città ospiterà un girone da 4 squadre (gironi S-U). Si svolgeranno in tre giorni di gare: saranno disputate 2 gare al giorno in ogni città/girone, per un totale di 6 gare.

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La Formula Le 24 squadre qualificate sono state divise in 6 gironi da quattro. L’Italia, come paese organizzatore, è stato inserito nel girone A. Le 11 squadre qualificate con la migliore posizione nel ranking mondiale sono state inserite nella prima e nella seconda riga della tabella qui sopra, partendo dal girone B seguendo il sistema a serpentina. Le restanti 12 squadre sono state divise in due gruppi in base al ranking mondiale e inserite nella terza e quarta riga in base al sorteggio (come da regolamento FIVB).

Spagna Tunisia

GRUPPO D - REGGIO CALABRIA

GRUPPO E - TORINO

Bulgaria Francia

Brasile Cuba

Prima Fase >>>>>>

Seconda Fase >>>>

Terza Fase >>>>

Finali

25-26-27 settembre 2010 Si svolgerà in sei città (Milano, Verona, Modena, Reggio Calabria, Torino e Trieste) e ogni città ospiterà un girone da 4 squadre (Gironi A-F). Si svolgerà in 3 giorni di gare: saranno disputate 2 gare al giorno in ogni città/girone. In ogni città/girone saranno disputate 6 gare, per un totale di 36 gare. Le prime tre squadre classificate di ogni girone (18 squadre) accederanno alla seconda Fase.

30 sett./1 ott. 2010 Le 18 squadre saranno divise in 6 gironi da 3 squadre. La seconda fase si svolgerà in 3 città (Catania, Milano e Ancona) e ogni città ospiterà 2 gironi da 3 squadre (gironi GN). Si svolgerà in 3 giorni di gare: saranno disputate 2 gare al giorno in ogni città, una per girone. In ogni città saranno disputate 6 gare, 3 per girone, per un totale di 18 gare. Le prime due squadre classificate di ogni girone (12 squadre) accederanno alla terza Fase.

4-5-6 ottobre 2010 Le 12 squadre saranno divise in 4 gironi da 3 squadre. La terza Fase si svolgerà in 2 città (Roma e Firenze) e ogni città ospiterà 2 gironi da 3 squadre. Si svolgerà in 3 giorni di gare: saranno disputate 2 gare al giorno in ogni città, una per girone. In ogni città saranno disputate 6 gare, 3 per girone, per un totale di 12 gare. Le 12 squadre della terza Fase accederanno al rispettivo girone delle semifinali e finali.

9-10 ottobre 2010 Si svolgeranno nelle 3 città delle semifinali (Roma, Modena e Firenze) e ogni città ospiterà un girone da 4 squadre. Si svolgeranno in un giorno di gare: saranno disputate 2 gare al giorno in ogni città/girone. In ogni città/girone saranno disputate 2 gare, per un totale di 6 gare. Durante il Campionato del Mondo 2010 saranno disputate complessivamente 78 gare.

I MONDIALI DI VOLLEY 2010 | 60


mi trent’anni. Se non trovi aiuti nelle istituzioni, parlo ovviamente di supporto economico, se hai difficoltà a reperire degli sponsor, se a livello di marketing non ti segue nessuno, allora si fa dura. Anche io, dopo i primi due campionati di A1, avevo deciso di defilarmi, perché non mi sembrava giusto che i soldi per dare alla città uno sport di primissimo livello, uscissero tutti dalle casse della mia azienda. Poi ci siamo auto retrocessi perché non ci sembrava corretto mollare tutto nei confronti dei tifosi. Con questa decisione volevamo dare un segnale forte, mordere le istituzioni alle caviglie, far capire soprattutto che il nostro impegno nella pallavolo, altro non voleva essere che una scossa per tanti giovani da togliere per strada e da indirizzare nelle palestre, nei circoli, negli oratori per divertirsi schiacciando, o facendo muro’’. Quanto è importante, in questo senso, il rapporto di fidelizzazione che avete creato con le scuole? ‘’Per portare avanti la filosofia che ci siamo prefissi direi che è fondamentale. Lo abbiamo capito subito, da quando ogni quindici giorni abbiamo mandato, e mandiamo ancora, un nostro atleta rappresentativo a tenere piccole lezioni agli studenti di Roma, a spiegare i fondamentali del volley, a palleggiare, o giocare piccole partitelle con loro. Abbiamo trovato una grandissima partecipazione: le statistiche, del resto, dicono che molti dei giovani che abbiamo visitato nei primi anni, ora sono bravissimi ‘under 14’ di alcune società capitoline e del Lazio’’. Il tutto col pieno accordo dei Comitati Regionale e Provinciale. ‘’Certamente. Senza il loro aiuto anche noi della M. Roma non avremmo potuto mettere su l’ottimo settore giovanile che è cresciuto in fretta conquistando con l’Under 18 uno scudetto nazionale ed arrivando a molte finali nazionali e regionali con le altre rappresentative. Il lavoro dei Comitati è fondamentale. Soltanto loro con il protocollo di intesa firmato insieme con l’Ufficio Regionale scolastico, conoscono i desideri dei giovani e quanti hanno attitudine per giocare al volley’’.

Nella foto il bianconero Del Grosso blocca l’atalantino Amoruso nell’anticipo prepasquale del 3 aprile. A destra il Patron Mezzaroma nella gara contro i giallorossi all’Olimpico

Una società di Roma ha sicuramente un buon rapporto col Campidoglio. ‘’Certo. Il nostro è improntato alla massima cordialità. Nel 2006, quando ho riportato la pallavolo a Roma, c’è stato un grandissimo entusiasmo anche da parte dell’amministrazione comunale, che ha ricevuto la squadra più volte. Anche la Giunta Alemanno è attentissima a quanto succede a Roma, a livello sportivo, grazie anche all’amico Alessandro Cochi, il Delegato allo Sport. In una delle più suggestive sale del Campidoglio, tra l’altro, abbiamo presentato la biografia di Paolo Tofoli, l’atleta di maggior talento che è stato con noi per tre anni e recentemente nella Sala della Protomoteca, all’interno di una manifestazione suggestiva, il sindaco e Cochi hanno premiato l‘Under 18’, campione d’Italia’’. Prima lo scudetto con i giovani, ora la Coppa Italia con i grandi, due anni fa la Coppa Cev, che realtà è la M. Roma Volley? ‘’Sicuramente un pezzo di sport importante per la Capitale. Dove, come ho detto prima, il calcio recita la parte del leone. Riportando la pallavolo ho inteso regalare a Roma qualcosa di essenziale. Come imprenditori la nostra famiglia ha avuto molto dai romani, c’è sembrato giusto ricambiare tanto affetto con una iniziativa che coinvolgesse i giovani, i ragazzi che sono lontani dalle strutture per poter fare sport, le famiglie che, pur volendo, non hanno i mezzi per spingere i figli all’attività agonistica. Certo, anche per toglierli dalla strada e da cattive compagnie. È anche per questo motivo che ho rimesso a nuovo l’impianto di Piazza Mancini, dove fino a qualche anno fa c’erano i barboni, la sterpaglia e strutture fatiscenti. All’interno dei tre

La mascotte Volly è già un mito Volly, la mascotte del prossimo Mondiale di Pallavolo, è ormai di casa a Roma e nel Lazio. Piena la collaborazione tra COL Roma, Società, i Comitati FIPAV del territorio, Comune, Regione e Provincia. I Mondiali arriveranno a Roma il 2 ottobre, dopo aver toccato altre nove città italiane, e si giocherà il 4, 5, 6, 9 e 10 (due gare al giorno). Per info e biglietteria: tel. 06 95215300 - www.volley2010.com

Info biglietti

Massimo Mezzaroma e il Siena Calcio È il 15 gennaio 2010 quando il Siena presenta il suo nuovo presidente: Massimo Mezzaroma che, raggiunto l’accordo con Giovanni Lombardi Stronati, diventa l’azionista di maggioranza (80% delle azioni) della società toscana. Mezzaroma torna così ad occuparsi di calcio, dopo la sua esperienza da giovanissimo nella Roma, che suo padre Pietro aveva rilevato insieme a Franco Sensi. Per alcuni mesi, nel 1993, Massimo Mezzaroma è stato consigliere di amministrazione e responsabile del settore giovanile giallorosso.


palloni ospitiamo i ragazzi che chiedono di giocare a pallavolo, appunto, a basket, a badminton, o che intendono seguire corsi di danza o di canottaggio. Ecco, al di là dei risultati sportivi conseguiti dalla formazione allenata da Giani, credo che la M. Roma esplichi, in maniera completa la sua missione avvicinando le scuole e spingendo i ragazzi a fare sport. Con i tempi che corrono, credo possa essere un messaggio chiaro’’.

M. ROMA: COPPA ITALIA, IL SIMBOLO DELLA RINASCITA

A

l terzo tentativo, la M.Roma ha finalmente conquistato la Coppa Italia di pallavolo maschile. C’era andata molto vicina nei suoi primi due campionati di A1, crollando in finale sotto i colpi della Sisley Treviso e di Macerata, l’aveva sfiorata anche l’anno passato ma fu esclusa da Gioia del Colle, che, eliminandola in semifinale, le aveva tolto lo sfizio di vedersela con Latina nell’ultimo decisivo affondo. Questa volta però non se l’è fatta sfuggire e il trofeo, una Coppa con le orecchie, come nel calcio viene definita la Champions League, è là nella bacheca della sede, accanto alla Coppa Cev e allo scudetto, conquistato l’estate scorsa dalla formazione under 18. Riconoscimenti meritati questi, che vanno a premiare una società rinata dalle ceneri della vecchia Piaggio Roma e portata da Massimo Mezzaroma ai vertici nazionali in sole tre stagioni. Come dire che si può fare pallavolo anche nella Capitale. Basta solo volerlo, avere intenzioni mirate e allargare i cordoni della borsa e destinare qualche milione di euro a questa attività. Che, di primo acchito, sembra semplicissima e di facile attuazione ma che, se fatta ai livelli che contano, ha bisogno di un imprenditore che finanzi, di sponsor e di una dirigenza attenta, tanto meglio se proveniente dal mondo del volley. A Massimo Mezzaroma è stato chiesto di dare una mano per ricreare attenzione attorno alla pallavolo, per fare compagnia non soltanto a Roma e Lazio nel calcio, ma anche per affiancare il basket, il rugby, la pallanuoto, l’hockey su prato.

Insomma tutte quelle altre discipline che sono troppo spesso penalizzate dall’indifferenza, dalla mancanza di impianti appropriati e, soprattutto, dalla scarsa voglia di investire un po’ di denaro. E così il dirigente non solo ha risposto positivamente al ripristino dell’attività della pallavolo nella capitale, ma ha anche accettato, senza riserve, la presidenza del Comitato organizzativo locale per i prossimi mondiali, che vedranno Roma protagonista delle semifinali e delle finali. Lo hanno sollecitato perché scendesse in campo e lui s’è messo a disposizione, affinché la città, da cui tutti fuggono quando si tocca il tema volley, possa inorgoglirsi e fare una bellissima figura. Confermando, e la M. Roma ne è l’esempio, che anche una realtà complessa e tanto lontana dalla passione verso alcuni sport, può garantire la sopravvivenza al volley. Ora, poi, che sono cambiate le istituzioni Massimo Mezzaroma ha un motivo in più per continuare con il suo progetto. Ha un credito da dare agli amministratori dai quali, comunque, si aspetta molto. Ad esempio far crescere la Capitale in tema di impianti, poter continuare il viaggio tra i giovani e spingere ancora più forte, perché cresca la passione attorno a questo sport. Desideri legittimi e chissà che la Coppa Italia, l’ultima arrivata, non possa fare da viatico per la realizzazione di tutti questi programmi e, perché no, non sia il portafortuna per i mondiali. (s.r.)

I MONDIALI DI VOLLEY 2010 | 62



il pugile

Emanuele Della Rosa nasce a Roma il 21 febbraio del 1980. Nel 1992 la morte prematura del padre e l’improvvisa difficile situazione economica scuote gli equilibri della famiglia: basta scuola e via di casa, seppur giovanissimo. Il lavoro lo aspetta, nel forno di un amico del padre. Successivamente, insieme al fratello, rilevano una attività in crisi e la trasformano in un successo commerciale. Il soprannome Ruspa non ha una derivazione pugilistica, ma calcistica. Emanuele infatti ha buone doti come calciatore, tanto da far parte del settore giovanile della Lazio. Il pugilato però è la sua strada. Non eccezionale dal dilettante, con un ruolino di 25 vittorie, 7 sconfitte e 4 pari, cambia marcia da professionista. Colleziona 22 vittorie consecutive, arricchendo la bacheca con i titoli Internazionale e del Mediterraneo dei welter, fino alla splendida prova, conclusa con una sconfitta ai punti, a casa del tedesco Zbik per il titolo mondiale dei medi.

THE FIGHTER È alto 1.70, ma combatte nei pesi medi contro avversari nettamente più alti di lui. La gestione di un forno che sembra una palestra, la sconfitta nel match mondiale affrontato con un ginocchio a pezzi. Emanuele Della Rosa, Ruspa, è un concentrato di forza e determinazione, esempio di fighter del ring

di Stefano PICCHERI foto Renata Romagnoli

oma. Via di Tor Pignattara 27. Forno Spiga d’Oro, ore 9.28. Tra un dolce e un filone di casareccio spunta fuori il faccione di Tyson, roba da impallidire. Tra un caffè e una torta c’è pure un jab elegante e tremendamente efficace: è di Muhammad Alì. Qui è tutto strano, storto, ma affascinante: tra farina e zucchero, dipinta sui muri c’è la storia della boxe. Due minuti all’appuntamento. Eccolo. Occhi celesti come il cielo, capelli cortissimi e chiari, il naso che tradisce lo sport che pratica. Ha lo sguardo vero, sincero, sembra l’amico che hai sempre cercato, quello che per te andrebbe in capo al

R

mondo, ma guai a fargliene una storta. Bicipiti, tricipiti, spalle e addominali sono scolpiti nella roccia e qualche cicatrice di troppo ti fa capire che è meglio non farlo arrabbiare. Scende piano dalle scale interne del forno, zoppicante, con un maxitutore che gli avvolge la gamba destra. Le stampelle son volate via da un paio di giorni. Parliamo non di un Emanuele qualsiasi, ma di Emanuele Ruspa Della Rosa, pugile professionista da 5 anni, dopo altri 5 da dilettante. Passato dai welter ai superwelter, ora combatte da medio, il suo peso naturale, 72 chili alla faccia del metro e settanta d’altezza. In Germania,

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lo scorso 19 dicembre, in casa del detentore Sebastian Zbik, regalava 12 centimetri all’avversario. Tutto bene Emanuele?“Si, si, tutto bene, dammi tempo 2 mesi e torno ad allenarmi”. Ma come hai fatto a batterti per il Mondiale dei medi WBC, solo un mese fa, con un ginocchio a pezzi? “Io non sono un pugile bello a vedersi, uno di quelli che sembra danzare sul ring. Io sono un combattente, vado avanti di carattere e grinta. E come facevo a saltare un match del genere? A 2 mesi dall’incontro ho avuto un incidente con la moto, ne sono uscito col legamento ridotto a brandelli. Non l’ho detto a nessuno, tanto potenziamento, tanta fisioterapia e un tutore. Ma che dolore… Ogni spostamento era una coltellata. Ma ora mi sono operato. Te l’ho detto: ora torno meglio di prima”. Ma non sono troppi i centimetri che regali sull’allungo?“E che mi importa. Io sono un antico romano, non troppo alto, ma sono gagliardo e tosto. E una vita che sono abituato a menare da sotto”. Una infanzia difficile, la morte prematura di tuo padre, a 12 anni già lavori al forno, forse troppo presto? “La morte di un genitore ti porta via troppe cose importanti. Io e mio fratello siamo andati subito a lavorare di notte e siamo usciti di casa. Abbiamo seguito la via di papà, il forno è la nostra vita. Abbiamo lavorato tanto, pure troppo, ma non è stata una scelta, è stata un’esigenza”.

E il pugilato?“Colpa di Luciano Sordini, a Fiumicino è un’istituzione. Fa il maestro di pugilato e i ragazzi di zona lo conoscono tutti. E’ un omone grande e grosso, con la faccia da attore e il pugno facile. Un mito per tanti, per me e mio fratello un vero padre. E’ stato lui a convincerci ad cominciare. Mica si poteva solo lavorare. È passato tanto tempo e Luciano c’è sempre, è il mio maestro, ci conosciamo a memoria. Dai primi pugni siamo arrivati al Mondiale”. Hai perso ai punti. “Si, ma vincere in casa del detentore è impresa ardua. O lo metti ko o se vai ai punti hai perso. Sudditanza psicologica, come nel calcio. I giudizi non sono sereni. Ma ho perso per 2 giudizi contro ed 1 a favore e il giudice messicano, abituato alla boxe de combattenti, me l’ha dato vinto. Zbik non ha accettato lo scontro, fuggiva e legava. È stato furbo. Comunque è uno forte, ma io non sono stato da meno. Ho combattuto senza un ginocchio e con una frattura ad una mano, ma che importa? Mica sono scuse, io combatterei pure tutto rotto”. Perdere in Italia sembra un dramma. Vero? “Si e non c’è nulla di più sbagliato. Ci sono pugili a cui costruiscono curriculum senza sconfitte contro avversari praticamente pagati per perdere. A che serve? Tanti sacrifici, allenamenti, dieta ferrea per poi fare un match facile? Meglio fare il fornaio allora. Preferisco perdere, ma fare incontri tosti e importanti. E poi sai che ti dico? Ho perso dopo 22 incontri, ma la sconfitta mi ha fatto bene. Torno presto e sarò più forte”. Come no, affare fatto! Pugni, farina, strada, lavoro, mare, palestra, muscoli e cervello. Vita e non cinema. Ma a volte Hollywood è pure a Roma, nascosta dentro gli occhi di un pugile fornaio. A Schwerin, Dalla Rosa incontra, per i Mondiali dei pesi medi WBC, il detentore Sebastian Zboik

Una foto particolare di Della Rosa scattata attraverso un vetro dove riflette la fidanzata Camille mentre Emanuele è al lavoro. Professione fornaio!


spq ort TANTI ANNI FA, LA CAPITALE VIVEVA DI PUGILATO

Quando a Roma i ragazzini tifavano Carnera P

Anche se con molta fatica, la boxe a Roma sta rinascendo. I tempi in cui, però, la passione popolare per il quadrato andava a braccetto con quella per calcio e ciclismo, sembrano irripetibili. Tutti sognavano Carnera, Coppi e Silvio Piola…

di Luigi PANELLA

arlare del pugilato a Roma? “È‘na parola...”. Condensare in poche righe quello che la noble art ha rappresentato per la Capitale è impresa, se non titanica, ardua. Per un lungo periodo l’atmosfera del ring non si respirava solo sul quadrato, ma negli angoli delle strade. I ragazzini degli anni ‘30 non cercavano solo di emulare le gesta tecniche del Balilla Peppino Meazza o le rovesciate del piemontese della Lazio Silvio Piola. I ragazzini volevano diventare anche come Primo Carnera, Enrico Venturi, Leone Jacovacci, e la gente affollava non solo i grandi spazi per i grandi eventi, ma anche riunioni minori, magari tenute nei cinema. Il grido “Caramelle, mostaccioli, Ave Roma” richiamava l’attenzione degli spettatori, mentre nascevano irrefrenabili passioni popolari, tensioni anche tra città che hanno fatto epoca. Ancora adesso gli appassionati parecchio avanti con l’età ricordano il motivetto “Non ti arrabbiare, caro Bosisio, se Jacovacci t’ha rotto il viso”. Due bei pugili, magari non dei campionissimi, ma perfetti per scatenare un classico sociale, Roma contro Milano. Tecnico ed elegante il milanese, tutta grinta Leone il mulatto (il papà, emigrato in Africa, aveva sposato una ragazza del Congo). Tre sfide, 2 a 1 per Bosisio, ma Jacovacci vince la battaglia romana, disputatasi nel giugno del 1928 e passata alla storia per la sua elevata drammaticità. Dal dualismo cittadino all’esaltazione del gigante, dell’italiano che non ti aspetti per un’epoca in cui l’altezza media è molto inferiore a quella di adesso: Primo Carnera. Il match più famoso tenuto a Roma nella storia è senza dubbio quello tra il gigante friulano e il basco Paolino Uzcudun: l’anno è il 1933, ben 70.000 spettatori gremiscono Piazza di Siena per uno spettacolo irripetibile. L’italiano mantiene il titolo mondiale dei massimi (sigla unica niente frazionamenti). Passeranno 23 anni prima che un altro italiano riuscirà a conquistare il titolo mondiale. L’impresa è di un caparbio

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sordomuto di Arezzo, Mario D’Agata, in una torrida serata di giugno allo stadio Flaminio. Un match, contro Robert Cohen, rimasto famoso per i fazzoletti che i tifosi romani agitavano per far sentire la loro presenza. Siamo negli anni 50’, ed anche nei due decenni successivi la Capitale va forte con il pugilato. Ci sono le grandi rivalità quartierali” come quella tra Zampieri e Pulcrano, una specie di Palio di Siena applicato al quadrato, che successivamente, sia pure a livelli diversi, si rincontrerà nelle sfide Galvano-Nardiello (anni novanta) e Califano-Di Silvio (giorni nostri). Ci sono comunque anche i nomi di grande richiamo. Impossibile citarli tutti, ma come ignorare Giulione Rinaldi da Anzio che battaglia con la Vecchia mangusta Archie Moore, l’uomo dalla carriera infinita, o le imprese mondiali di Sandro Lopopolo contro Rivas (1966) e di Bruno Arcari contro Henrique (1971), mentre un campionissimo come Duilio Loi combatte prevalentemente a Milano. Lo spartiacque tra il grande pugilato ed il pugilato che fatica a rinascere è però Nino Benvenuti. Lui a Roma ci conquista un’Olimpiade, ci torna da campione del mondo, affolla il Palaeur all’inverosimile. E’ il divo della nostra boxe, ma il tramonto arriva per tutti, e per Nino si materializza su un terribile destro di un argentino con la faccia da indio, il peso da medio ed il fisico da mediomassimo, Carlos Monzon. Maledetto quel destro di Carlos, che di fatto -salvo rare eccezioni- spegne la boxe a Roma per più di venti anni. Faticosa è la rinascita, ma grazie al coraggio di qualche organizzatore, come Davide Buccioni, il pubblico –che non vede l’ora– ritrova la boxe. I pugili del nuovo secolo si chiamano Cantatore (da poco ritirato, bravo nello sfruttamento dell’immagine, grande seguito di pubblico), Petrucci, Della Rosa. Certo, non c’è un Benvenuti, ma ci sono il pubblico, la passione pura: manca l’acuto del campione e si potrà tornare a pensare in grande.


di Federica AFFLITTO a Formula Uno a Roma sbarcherà nel 2013, a confermare l’indiscrezione sulla data è proprio l’ingegner Flammini, colui che da anni lavora su questo ambizioso progetto, ormai vicino a divenire realtà. In questa intervista scopriremo le dinamiche, i diversi interventi, le difficoltà ed i benefici celati dietro ad una macchina organizzativa come quella che si è messa in moto da qualche anno e che sta volgendo ormai verso la fase cruciale. “Si cercherà di rasentare la perfezione -spiega Flammini- al 2013 si arriverà attraverso il dialogo con le istituzioni riuscendo a centrare anche l’obiettivo di donare alla città infrastrutture nuove o più funzionali. Senza considerare il forte impatto economico di cui Roma beneficerà”.

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Bernie Ecclestone ne parlò lo scorso maggio e da allora il Gran Premio di Roma sembra già diventato realtà. “Dobbiamo tornare indietro di due anni e precisamente al 14 aprile 2008, quando ho incontrato Ecclestone e il discorso si è incentrato sulla nuova strategia o per meglio dire, sulla necessità emersa dai dati in possesso della FOA, di tornare a considerare i circuiti cittadini nelle grandi metropoli, in modo da riavvicinare il pubblico alla Formula 1 e godere di tutti i servizi e le comodità anche logistiche che le grandi città possono offrire all’organizzazione di un evento sportivo di alto livello. Senza contare il valore aggiunto, rappresentato dalle bellezze architettoniche, monumentali e delle strutture museali di cui le città sono ricche. E se ragioniamo in questi termini, Roma diventa la città per eccellenza e l’EUR la zona della città che, per la propria vicinanza al centro, per le sue larghe strade e per la sua vicinanza all’aeroporto, alle stazioni ferroviarie e alla rete della metropolitana, rappresenta la migliore location possibile”. Da quanto tempo, da quanti anni, lei Ing. Flammini sta lavorando al progetto Gran Premio di Roma? “Da quando ho capito che Roma poteva essere in prima fila per ospitare il GP e le istituzioni hanno dimostrato di essere disponibili a parlarne”. Lo stato dell’arte? “Certamente la registrazione del marchio, ad opera della FOA, era un passaggio obbligatorio, ma per quanto riguarda le date, l’accordo preliminare con Ecclestone prevede una finestra tra il 2011 e il 2013 e come da lui dichiarato alla stampa, con durata quinquennale (con possibilità di rinnovo di altri cinque anni). Allo stato, ci sono i tempi utili per iniziare nel 2013”. Da un punto di vista burocratico come nasce un’iniziativa prestigiosa di questo tipo, chi è il primo interlocutore con il quale ci si confronta e che, concretamente, dà il via al progetto? “Il principale interlocutore è il Comune di Roma, ma se pensiamo al territorio interessato, lo sono anche il Municipio XII e l’EUR SpA. Va detto, poi, che sin dall’ini-

EUR, LA FORMULA È QUESTA...



Cosa sarà il GP per Roma? Un’occasione unica che sapremo cogliere tutti insieme, la città, le istituzioni, i cittadini

Gianni Alemanno, l’ing. Flammini e il senatore Andrea Augello

zio, sono stati coinvolti anche Provincia e Regione. Vogliamo che su questo progetto ci sia la più ampia convergenza possibile e stiamo dialogando anche con le Sovrintendenze , i Ministeri e tutte le altre Istituzioni interessate”. Lei si è impegnato a rispettare dei tempi precisi o il GP di Roma comincerà solo quando l’organizzazione sarà completa in ogni suo aspetto? “La tempistica è già stata indicata nei dettagli per fare in modo che tutto sia pronto nel 2013. Se i tempi verranno rispettati, l’organizzazione sarà completa in ogni suo aspetto”. Cosa vuol dire, tecnicamente prepararsi ad ospitare un gran premio di Formula Uno per una città? “Vuol dire mettere su una macchina organizzativa che rasenta la perfezione, e preparare con cura ogni aspetto, studiando tutte le soluzioni migliori per garantire da una parte il successo della manifestazione e, dall’altra, il minor impatto possibile sulla città e sull’area. Facciamo sicuramente tesoro di un expertise già presente in altre realtà del mondo e ne aggiungiamo di nuovo, grazie anche al team di professionisti che lavorano per noi al tecnopolo”.

Cominciamo in primis dalle difficoltà, sia quelle di tipo culturale, per poi passare a quelle logistiche e organizzative. “Dal punto di vista culturale, c’è un discorso legato alle preferenze per questo o quello sport del quale non si può discutere. Se entriamo invece nel terreno della opportunità di un grande evento sportivo, non vedo barriere culturali di sorta, perché abbiamo messo in evidenza tutti gli elementi che dimostrano quali e quanti effetti positivi possa portare il GP alla città, alla Provincia, alla Regione e al Paese intero. Le difficoltà organizzative ci sono, perché organizzare un circuito all’interno di una città richiede tutta una serie di accortezze aggiuntive rispetto a quanto avviene all’interno di un circuito permanente, come quelle legate all’impatto ambientale, sulla mobilità etc… Vorrei ricordare che ‘FG Group’ ha una esperienza trentennale nell’organizzazione di eventi internazionali di motor sport e può contare su esperti di ogni settore coinvolto per garantire la riuscita del progetto“. Ritiene che Roma sia in grado di sostenere un avvenimento di questa portata internazionale? “Roma è in grado anche più di altre città. Abbiamo un’area magnifica come quella dell’EUR che si

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sta trasformando per diventare protagonista del secondo polo turistico di Roma, grazie alle strutture congressuali, e al fatto di essere al tempo stesso vicina al centro della città, all’aeroporto e al mare. È ben servita dai mezzi pubblici e, in particolare, dalla linea metropolitana. Dobbiamo solo invertire una rotta che riguarda l’organizzazione per i turisti. I grandi eventi devono essere strutturati in maniera tale che coloro che vengono dall’estero non debbano affannarsi nella ricerca dei taxi, di guide, di informazioni e di tutti quei servizi fondamentali che devono essere già previsti prima del loro arrivo”. Ora ci piace analizzare con lei anche gli aspetti positivi di cui la città di Roma godrà. “L’impatto economico dell’evento che inciderà per l’1% del PIL del Lazio, l’occupazione che aumenterà di circa 9.000 unità. A questi si aggiungono alcune opere che rimarranno alla città, come il rifacimento del ponte della Cristoforo Colombo alle Tre Fontane, che da tempo richiedeva un intervento, la radicale ristrutturazione del centro sportivo delle Tre Fontane che, al termine dei lavori, diventerà ancora più bello di quanto non fosse all’origine. Gli impianti di basket e di volley, le strutture per l’hockey, il pattinaggio, il rugby e il centro ricerca e sviluppo di tecnologie innovative per la mobility aid dei Paralimpici sono tutte realtà previste nel progetto, che le federazioni e le società coinvolte potranno tornare ad utilizzare meglio rispetto al passato”. Qual è lo stato della struttura del Tre Fontane? “Attualmente versa in un grave stato di degrado. Rappresenterà il punto focale del circuito durante i giorni di gara, mentre per tutto il resto dell’anno sarà a disposizione degli enti sportivi per l’attività dilettantistica, agonistica e per i cittadini dei quartieri vicini”.


LE STRUTTURE LASCIATE ALLA POPOLAZIONE

IL TRACCIATO Il percorso della Formula Uno romana si snoderà nel cuore dell’Eur con l’area sportiva delle Tre Fontane che durante i giorni di gara ospiterà i box e tutti i servizi ma poi sarà restituita alla popolazione come è ben evidenziato nella mappa.

1. Stadio del Rugby 2. Palazzetto del Basket, Volley e Pattinaggio (all’interno vi saranno uffici, servizi e magazzini per tutte le attività) 3. Pista pattinaggio artistico 4. Campo da Rugby 5. Campo da Hockey 6. Museo del motorsport 7. Centro R&D Mobility AIDS 8. Impianti C.I.P, 9. Pitbuilding

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Negli anni si era parlato in passato anche di altre due zone per un ipotetico circuito automobilistico: Caracalla ed il Colosseo. Perché poi sono state accantonate? E se eventualmente su questi due quartieri si sta facendo una rivalutazione, può parlarcene? “Personalmente non ho mai preso in considerazione quelle aree, in quanto ritengo che occorra tenere in seria considerazione l’impatto dell’evento sulla città, sui residenti e su coloro che lavorano e si spostano tutti i giorni nella città. Orga-

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nizzare un circuito a Caracalla o vicino al Colosseo è impensabile sia per le strade che dovrebbero essere coinvolte sia per il fatto che ci troveremmo al centro della città, paralizzandola completamente. La nostra accortezza ci ha portati ad escludere anche l’utilizzo di strade come la Laurentina e soprattutto la Cristoforo Colombo. Strade come queste devono rimanere libere, anche in aree semiperiferiche come ad esempio l’EUR”.

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Quando si è sentito parlare di Gran Premio di Roma sono scattate subito le polemiche con Monza. Perché e qual è al momento la situazione? “Abbiamo sempre spiegato che non solo il ‘GP di Roma’ non si sostituirà al ‘GP d’Italia’, ma che sono possibili strategie comuni, ripetutamente prospettate ai colleghi ed amici di Monza, con i quali abbiamo un ottimo rapporto e lavoriamo da anni, attraverso la Superbike. Dopodiché credo sia positivo il fatto che il territorio e la politica siano attenti e


LO STUDIO DEL LOGO

Vari gli elementi che hanno originato il logo romano della Formula Uno: il cosiddetto Colosseo Quadrato, evoluzione moderna del Circo Massimo. La parola “Formula” richiama sia la competizione che la formula esclusiva del progetto. La parola “Futuro” evoca il desiderio di modernità dell’Eur e della città, anche grazie a questo progetto.

terventi che miglioreranno l’intera area. Da parte nostra, metteremo in custodia i parchi sullo stile dell’Hyde Park di Londra e renderemo ancora più verde la zona delle Tre Fontane”.

La storia dell’automobilismo romano

Quando cadrà la data del GP di Roma? “Non spetta a noi decidere, anche se abbiamo certamente indicato il mese di agosto, quello che annulla praticamente i disagi per i residenti”.

Il disegno del circuito è mostrato in questa pagine. L’idea di privilegiare le strade dell’arte, per dirla così, è voluta proprio per amplificare ancora di più la bellezza della città di Roma in tutto il mondo? “Dobbiamo mostrare il meglio di Roma, mandare un messaggio al mondo intero per far capire cosa c’è di straordinario in questa città. Dal 2012 potremo dire: ‘ti offriamo non solo l’arte, la cultura, la storia che c’è sempre stata, ma anche altro, come la Formula Uno e insieme altri eventi che si riassumono nel nome di Roma Formula Futuro’, oltre ad un nuovo modo di porli ai visitatori e a promuoverli a livello mondiale ”. Di che tipo di infrastrutture si avrà bisogno per definire il circuito? “Saranno presenti infrastrutture temporanee come i box, le cucine, le tribune e altre strutture di servizio. Occorrerà riasfaltare tutta l’area, intervenire sulle reti idriche ed elettriche, sull’illuminazione, sui sottoservizi etc. Inoltre andrà realizzato un centro multimediale ed un centro broadcasting. Tutta l’area del circuito ne trarrà beneficio, anche se credo che con l’attenzione che susciterà l’EUR da qui al 2013, ci saranno ulteriori in-

Che tipo di Gran Premio arriverà a Roma, visti i tanti cambiamenti a cui ci dovremo abituare già da questa stagione? “I cambiamenti proposti da Ecclestone sono sicuramente migliorativi. Se ci riferiamo alle defezioni, sono certo che la Formula Uno è una macchina talmente forte che continuerà ad affascinare il pubblico, anzi lo farà sempre di più proprio seguendo la strategia di avvicinamento al pubblico con i circuiti cittadini”. Quali sono i rapporti con Bernie Ecclestone? “Ho conosciuto Bernie Ecclestone nel 1975, ai tempi in cui lui era il patron della Brabham e io mi accingevo a correre con il suo team di Formula Uno nel 1977. Da allora abbiamo continuato a sentici e confrontarci, non solo sullo sport delle quattro ruote ma anche sul motociclismo del quale Bernie è appassionato, avendo anche corso in moto”.

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Si ringrazia per la collaborazione Pietro Di Girolamo, FG Group

dimostrino affetto nei confronti del GP di Monza. Ma noi non siamo contro Monza, anzi siamo amici di Monza”.

CORTESE E LA FERRARI DOMINANO A CARACALLA

Cosa significherà per Roma il Gran Premio di Formula Uno? “Un’occasione unica che sapremo cogliere tutti insieme, la città, le istituzioni, i cittadini per crescere economicamente ed uscire dalla crisi, per tornare ad essere i primi in Europa quanto a presenze turistiche e per migliorare anche la città o quantomeno una parte della città che si appresta ad essere ancora più centrale per la vita di Roma”.

Forse per qualcuno sarà una notizia inaspettata, eppure l’Albo d’oro della Ferrari, la marca simbolo delle corse nel mondo che conta oltre 4000 vittorie, inizia così: Gran Premio Roma, 1947, primo classificato Franco Cortese su Ferrari 125C. Un paio di mesi prima, a Maranello, dallo stabilimento color ocra di via Abetone Inferiore, era uscita in collaudo la prima vettura col marchio rettangolare ed il Cavallino. Dopo un assaggio al Circuito di Piacenza, quasi fosse il destino di un futuro appuntamento per un Gran Premio molto diverso da disputare a Roma nel 2012 o nel 2013, Cortese e la Ferrari dominarono il circuito ricavato sulle strade attorno alle Terme di Caracalla. Un circuito cittadino, guarda caso, che sapeva attirare migliaia di spettatori incuriositi ed entusiasti.

QUEL GARAGE NEL QUARTIERE COPPEDÈ Nel dopoguerra c’era voglia ed entusiasmo e a Roma non ci si limitava a correre, c’era anche chi, in un garage del raffinato quartiere Coppedè, elaborava vetture da corsa e poi, perfino, le costruiva. Come dimenticare le “Formula Junior” già a motore posteriore quando tutti, ancora, il motore lo tenevano davanti? Parliamo di Gino de Sanctis, er sor Gino, come tutti lo chiamavano, e da lui passarono tanti dei piloti che, da sempre, legano Roma all’automobilismo.


L’INGEGNERE CHE AMAVA GUIDARE In quegli anni ai vertici della notorietà, a Roma c’era Piero Taruffi, ingegnere, eclettico inventore di vetture da record, come il suo Bisiluro, ma anche il pilota da pista e da strada che ebbe, proprio dalla Ferrari, le sue più grandi gioie. L’ultima fu la vittoria delle Mille Miglia del 1957, la corsa con la quale decise, ormai coi capelli d’argento, di lasciare lo sport attivo. E in quel giorno, per lui, il momento più emozionante insieme a quello dell’arrivo a Brescia, fu proprio il passaggio dalla sua Roma, al controllo di Ponte Milvio, quando la 315 sp numero 535 che pilotava, girò la sua prua verso il Nord, per andare a conquistare il successo assoluto.

DE ANGELIS, CHEEVER E DE CESARIS

Quello stesso giovane, grazie ad una telefonata in diretta in difesa dell’automobilismo, fatta ad Enzo Ferrari alla popolare trasmissione radiofonica, chiamate 3131, divenne poi Direttore Sportivo della Casa di Maranello e, successivamente, presidente dell’azienda simbolo dell’Italia. Il suo nome è diventato presto più noto del suo pseudonimo: Luca Cordero di Montezemolo.

Poi Elio de Angelis, Andrea de Cesaris e quel romano di passaporto americano, che si chiama Eddy Cheever. Come piloti ufficiali di scuderie di primo piano, Cheever, de Cesaris e de Angelis hanno confermato quanto talento si trovi sui Sette Colli. E se l’alettone della Brabham di De Angelis non fosse volato via insieme a lui sul circuito Ricard cancellando le battaglie da pari a pari con i suoi compagni di squadra alla Lotus prima Senna e poi Mansell, forse Roma oggi potrebbe contare anche su un Campione del Mondo.

OGGI, GIANCARLO FISICHELLA

L’altro grande romano di quegli anni si chiamava Luigi Musso. Dopo essersi messo in luce con la Maserati, Musso entrò a far parte della Scuderia Ferrari insieme a Peter Collins e Mike Hawrthon. Erano anni in cui per vincere ci voleva coraggio e fortuna, oltre che talento. Musso era bravo, forse il più bravo. Ma non riuscì a dimostrarlo perché il destino lo portò via al Gran Premio di Francia, a Reims, nel 1958, esattamente un anno dopo la sua vittoria proprio su quella pista.

Ma la storia di Roma e delle grandi corse non si ferma certo a quegli anni eroici. Ignazio Giunti si era fatto strada tra le tante promesse che cercavano il successo, arrivando al volante della Ferrari di Formula 1 e sport nel 1970. La sua brillante carriera si spezzò in Argentina, beffato da una vettura avversaria che Beltoise stava spingendo perché rimasta senza benzina. Era passato appena un anno e Roma volle ricordare il suo scomparso campione con nuovi talenti che si chiamavano Naddeo, Bettoja, Natili, Bernabei, Marazzi e Giorgio.

E NELLE F2 SPUNTA... FLAMMINI

QUANDO MONTEZEMOLO SI CHIAMAVA... NERONE Tra i piloti promettenti targati Roma, in quegli anni c’era anche un giovane che correva con uno pseudonimo, quello di Nerone.

In quegli anni tra le promesse dell’automobilismo italiano c’era anche un altro romano de Roma, Maurizio Flammini, proprio lui, un pilota che nel Campionato internazionale delle F2 in cui ha vinto tante gare con la March Bmw e sfiorato la vittoria nel 1976. Una F.2 che a quel tempo vedeva la partecipazione dei più bei nomi della F1.

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L’automobilismo romano di oggi, dopo la breve esperienza di Bruni e la spettacolare carriera che si è appena conclusa, di Emanuele Pirro, forte in Formula 1 e fortissimo nelle gare sport con ben 3 vittorie alla 24 Ore di Le Mans, può contare solo su Giancarlo Fisichella.

Per concludere, abbiamo cominciato con Ferrari e finiamo con Ferrari: chi ha dimenticato le 200.000 persone che hanno festeggiato il 50 anni del Cavallino stipandosi per le strade della Città e attorno al rinnovato circuito di Caracalla e al Circo Massimo nel 1997. Quello spettacolo che celebrava il passato, troverà nel nostro prossimo appuntamento la celebrazione di un futuro non solo di sport, ma anche di dinamico ulteriore richiamo internazionale nella città più bella del mondo. Gabriela NORIS


PRESENTATO IL PROGETTO

OBIETTIVO GIOVANI

un progetto nato tre anni fa, ideato dalla Virtus Roma con l’obiettivo di diffondere sul territorio la cultura sportiva: la Virtus, tramite le proprie risorse tecniche e la collaborazione di prestigiosi partner, ha avvicinato e coinvolto circa 20.000 fra bambini, ragazzi, studenti, allenatori e praticanti, coinvolgendoli in attività di formazione, eventi e iniziative promozionali. Nell´ambito della formazione, sono stati organizzati corsi e progetti scuola. I corsi di formazione, organizzati nei primi tre anni hanno coinvolto circa 800 partecipanti e circa 80 relatori fra cui Valentina Vezzali, Josefa Idem, Fabrizio Macchi, Alessandro Zanni, Luca Marchegiani, oltre a medici, tecnici e giocatori della Lottomatica Virtus Roma e illustri nomi del mondo dello sport, del giornalismo e dell´università. I Progetti Scuola hanno coinvolto 7.200 partecipanti con l´intento di avvicinare i bambini e i ragazzi al mondo della pallacanestro. Per quanto riguarda gli eventi sono state organizzate 12 manifestazioni e anche delle iniziative speciali verso la disabilità. La quarta edizione di Obiettivo Giovani ha preso il via con “Mettila nel cesto… giusto”, iniziativa nata, nell´ambito del Festival Internazionale dell´Ambiente, dalla collaborazione con il Comune di Roma. Nella splendida cornice di Villa Borghese, è stato allestito in Piazza di Siena un vero playground per gare di 5vs5 a tutto campo e gare di tiro differenziato per promuovere il rispetto dell´ambiente e la raccolta differenziata. Molte le iniziative che saranno realizzate anche in questa edizione: Corso di Formazione, Progetto Scuola Primaria, Torneo 3vs3, Festa del minibasket, Premio Obiettivo Giovani, Camp Estivo.

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i chiama Pallacanestro Virtus, più semplicemente Lottomatica con il nome del suo main sponsor, la squadra di basket più importante di Roma che quest’anno compie 50 anni di vita. Una società seria guidata da un imprenditore di successo come Claudio Toti, con un general manager capace e ambizioso al punto giusto come Piergiorgio Bottai,un allenatore esperto e concreto come Matteo Boniciolli, triestino testardo cresciuto alla scuola di Bogdan Tanjevic. La squadra? Un bel gruppo multietnico con tanti giovani (Datome, 23 anni il baby) e qualche giocatore esperto (Tonolli, il capitano, il più vecchio con i suoi 35 anni alla quindicesima stagione in maglia giallorossa). Ma cerchiamo ora di scoprire insieme come si svolge la domenica dei ragazzi romani in occasione delle partite casalinghe.

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di Gianfranco TOBIA foto Ciamillo-Castoria

UN GIORNO

CON LA VIRTUS Ore 9.00 Sveglia! Ognuno a casa propria e prima colazione libera come se fosse un giorno qualsiasi. È l’inizio di una giornata dai ritmi ben scanditi nella quale bisogna subito affrettarsi visto che bisogna traversare la città in automobile. Tutti i giocatori abitano infatti nella zona nord ed il primo appuntamento è al Palalottomatica proprio nella parte sud della Città.

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Ore 11.00 Per l’allenatore Matteo Boniciolli è tempo di ripasso alla lavagna. Ore 11.00 È il momento della riunione video. Si ripassano le caratteristiche della squadra avversaria, si ricordano schemi e contromisure provati a lungo nel corso degli allenamenti settimanali. Un momento fondamentale sotto l’aspetto tecnico.

Ore 13.00 Tutti a pranzo nel solito hotel, sede del buen retiro della squadra in occasione della partite casalinghe. Il menu è sempre uguale: spaghetti al pomodoro e riso in bianco con tanto parmigiano, pollo con patate, verdure assortite di ogni tipo, macedonia di frutta e crostata. Ragazzi non sorridete, gli atleti veri mangiano così.

Ore 18.15 La palla a due alzata dal primo arbitro dà il via alle ostilità. Forza ragazzi, altri due punti ed un altro passo avanti verso i playoff.

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Ore 11.30 Ora tutto sembra chiarissimo ed è arrivato il momento di sciogliere i muscoli con una seduta di tiro per prendere maggiore confidenza con quei canestri che tra poche ore bisognerà cercare di centrare più volte possibile.

Ore 16.45 Si entra negli spogliatoi del Palalottomatica. Ognuno siede al proprio posto, non aspettatevi cambiamenti da una settimana all’altra, al momento della vestizione, quasi una liturgia, c’è chi scherza, chi quasi si assenta, chi si affida ad una buona musica sparata dall’iPod. Poi, appena pronti, in campo per il riscaldamento quando gli spalti sono ancora semivuoti. Quindi di nuovo nello spogliatoio per ascoltare le ultime raccomandazioni del coach. Poi l’ultimo riscaldamento quando manca poco alla partita.

Ore 18.45 Un momento della partita. Ad un canestro esulta anche il Presidente Toti. Accanto a lui il General Manager Piergiorgio Bottai. A sinistra anche il professor Franco Chimenti, Presidente della Federazione Golf, l’estensore del servizio Gianfranco Tobia e il Presidente Provinciale Riccardo Viola.

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BA SEBA L L


Quarantotto incontri disputati in Italia su centosei complessivi. La finale alle porte della Capitale, di straordinario significato anche extrasportivo, tra Usa e Cuba. Il Mondiale di baseball è stato un successo senza precedenti per questo sport nel nostro Paese

QUANDO ROMA FA L’AMERICANA di Andrea ABODI foto Getty Images


Intervista a Riccardo Fraccari, Presidente della Federazione Italiana Baseball e Softball e della International Baseball Federation

l Mondiale di baseball più grande della sua gloriosa storia si è concluso ormai sette mesi fa alle porte di Roma, a Nettuno che del baseball italiano è la culla, lasciando piacevoli ricordi e importanti eredità. E di ricordi ed eredità è interprete protagonista Riccardo Fraccari, fino al 6 dicembre scorso Presidente solo della Federazione Italiana Baseball e Softball, e da quel giorno votato per acclamazione a capo anche del massimo organismo mondiale, la International Baseball Federation.

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Presidente, quello italiano del 2009 è stato davvero un Mondiale da ricordare? ‘’Ventidue squadre nazionali, cen-

tosei incontri in sette Paesi europei diversi, il tutto concentrato in venti giorni intensissimi dal punto di vista sportivo e organizzativo. In particolare, l’Italia è stata teatro di un evento memorabile per il nostro movimento. La trentottesima edizione della Coppa del Mondo di Baseball è stata concepita dalla IBAF, la Federazione Internazionale, per dare a tutto il mondo sportivo il messaggio di una disciplina globale capace di organizzare con successo una competizione dalla logistica così complessa. Di tutto questo, il no-

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LA CRESCITA

Roma Capitale Europea, ma non solo... Il bilancio del Mondiale è stato straordinario. Conto economico in equilibrio, grande richiamo sui giovani e il progetto di costruire un impianto di rilevanza internazionale in grado di attirare periodicamente anche le stelle della Major League Baseball statunitense uando si chiude un evento si chiudono in fretta i ‘conti’, si fanno sommariamente i bilanci che spesso, purtroppo, hanno un colore rosso. La Baseball World Cup 2009 invece ha lasciato molti ricordi positivi e molte eredità. Il Comitato Organizzatore Italia ha dato fin dalle sue prime battute la sensazione di voler costruire un Mondiale in grado di suscitare attenzione, emozioni e interesse, ma anche di cambiare la prospettiva del baseball nel nostro Paese. E dopo aver chiuso le partite economiche in equilibrio, dopo aver coinvolto migliaia di bambini e di ragazzi che torneranno certamente sul diamante o in tribuna a sognare un fuoricampo, dopo aver favorito una riqualificazione di 15 stadi e la costruzione del nuovo impianto a Parma, la World Cup ha lasciato a Roma un segno così importante da rendere possibile il coronamento di un sogno: un nuovo stadio e un nuovo impianto di baseball e di softball che faranno della nostra città la capitale del baseball europeo e la sede continentale della Major League Baseball, la più importante lega professionistica sportiva del mondo. La Giunta Capitolina ha approvato il 17 febbraio scorso una memoria che consentirà alla Federazione Italiana Baseball e Softball di poter disporre di un’area nel cuore della città dello sport di Tor Vergata, a pochi passi dal prestigioso ateneo e dai palazzetti polifunzionali progettati dall’architetto Calatrava, dove nascerà un piccolo gioiello dell’impiantistica sportiva. Totalmente finanziata dalla FIBS, con un contenuto impatto infrastrutturale e nell’assoluto rispetto dell’ambiente. Entro la primavera 2012 nascerà un quadrifoglio composto da quattro campi che ospiteranno le varie nazionali azzurre, le squadre di club della Capitale che potrà, grazie all’impianto, esprimere una franchigia nella nuova Italian Baseball League. Ma arriveranno i frutti di un reclutamento giovanile che ha sempre sofferto i limiti di un solo campo -quello del Centro di Preparazione Olimpica dell’Acqua Acetosa– che da solo non poteva rispondere alle esigenze e alle potenzialità di un bacino territoriale così grande. Sul diamante principale dell’impianto che costruirà la Federbaseball scenderanno anche le spettacolari franchigie della Major League, che giocheranno ogni anno quattro incontri nell’ambito di un programma di attività MLB arricchito dall’organizzazione di camp e di stage, che garantiranno, ne siamo certi, la definitiva consacrazione del progetto.

stro Paese, con le sue 48 partite in 16 città, è stato l’elemento principale’’. Ma è stato un Mondiale vissuto intensamente anche a Roma. ‘’Anche in questo caso siamo stati originali. Siamo riusciti a far vivere questo Mondiale anche nella Capitale, pur non riuscendo a coronare il nostro sogno di disputare a Roma la finale. È mancato lo stadio capace di contenere lo spettacolo sportivo e quello sugli spalti, ma la World Cup è stata progettata e gestita a Roma dove ha operato il Comitato Organizzatore nazionale, brillantemente gestito. A Roma ha fatto base la regia di una macchina organizzativa che si è articolata in tutto il territorio italiano, da Torino a Messina’’.

Nascerà un impianto del baseball a Tor Vergata

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E Roma ha anche ospitato molte iniziative promozionali della BWC 2009. ‘’Anche in questo caso possiamo dire di aver costruito un prodotto senza precedenti, capace di coniugare l’elemento sportivo, il baseball, con elementi del vissuto quotidiano, riuscendo a far avvicinare al nostro sport e a questo Mondiale tanta gente e, soprattutto, moltissimi giovani interessati dal ‘Mondiale a 5 basi’”. Diplomazia, ambiente, arte, tipicità dei territori e cinematografia. “Il percorso della ‘diplomazia del baseball’ si è sviluppato sull’asse del dialogo e del confronto, simboleggiati dalla presenza della coppa al G8 de L’Aquila e suggellata anche da una finale tra stati Uniti e Cuba dai suggestivi significati, non solo sportivi.

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È stato un Mondiale caratterizzato ‘Green Event’, primo evento sportivo a ottenere la certificazione ambientale ‘UNI EN ISO 14001 2004’ e il patrocinio della ‘Campagna sulla Sostenibilità Energetica Europea’ promossa dall’Unione Europea e dal Ministero dell’Ambiente. Con la rassegna ‘Battiti, tra diamanti e diamanti’ ospitata dall’affascinante Complesso Monumentale del San Michele, abbiamo legato le emozioni dell’arte e quelle del baseball, con l’esposizione di dodici chine su carta di Ottorino Mancioli e quattro installazioni prodotte da affermati artisti italiani. Nell’ambito di una Coppa del Mondo di Baseball che coinvolge tante piazze, è poi stato naturale immaginare un percorso di qualità enogastronomica in collaborazione con il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali e con un gruppo di aziende del settore. Infine il cinema, in un connubio che è sempre stato felice con il baseball, capace di proporre storie e figure sempre affascinanti. Il Mondiale, con la rassegna ‘Cinema e Baseball, fra Emozioni e Fuoricampo’, ha portato in cinque scuole medie di Roma e in quelle delle altre città del Mondiale alcuni dei più bei film dedicati a questo sport”.

E ci sembra di ricordare anche altro … “Effettivamente molto altro ancora. In estrema sintesi, abbiamo portato il baseball in giro per l’Italia, con un roadshow promozionale di quasi un mese, e a Roma lo abbiamo ‘messo in piazza’ con una importante presenza promozionale nell’affermata rassegna ‘All’ombra del Colosseo’. Piazza del Popolo ha invece ospitato il Villaggio del Baseball visitato da migliaia di curiosi e di appassionati di tutte le età, romani e stranieri, piacevolmente sorpresi da tanta passione. E poi va ricordata l’immagine della World Cup, che ha conquistato le maxi-affissioni a Roma”. Quindi, per concludere, bilancio positivo? “Straordinariamente positivo dal punto di vista sportivo e organizzativo, coronato dall’entusiasmo degli oltre 6.000 spettatori della finale di Nettuno. Positivo perché con il Mondiale e dopo il Mondiale il baseball, dopo una flessione degli ultimi anni, sta nuovamente crescendo in modo significativo a Roma. Positivo anche in termini finanziari, visto che il Mondiale si è chiuso con un pareggio di bilancio. E di questi tempi non è poco”.

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foto Comune di Roma Il Ministro degli Esteri Franco Frattini, l’Assessore Provinciale allo Sport, Turismo e Politiche Giovanili Patrizia Prestipino con il Sindaco di Roma Gianni Alemanno e il Ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo

USA BATTE CUBA 10-5

Il tunnel di battuta montato nel villaggio a Piazza del Popolo

Nella finalissima giocata allo Steno Borghese di Nettuno, sono stati gli States ad alzare al cielo la Coppa del Mondo di baseball, dopo aver superato 10-5 Cuba grazie a un 7° inning pirotecnico. Lo stadio è risultato gremito per un evento straordinario e in una località famosa per il baseball italiano, forte della tradizione nata sin da quando gli americani sbarcarono ad Anzio mostrando questo sport agli italiani che ne rimasero colpiti. Nonostante ciò, il tifo italiano, sostanzialmente neutrale, è comunque andato maggiormente ai caraibici. Presenti anche quasi mille cubani a stretto contatto con i tifosi americani. Terza classificata il Canada, quarto il Portorico. L’Italia non qualificata nel lotto delle prime.

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di Carmelo PULVILENTI foto Getty Images


UNA LUNGA STORIA DI SUCCESSI Le grandi vittorie azzurre grazie ai corpi militari

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GIOCHI OLIMPICI Prospetto comparativo delle medaglie conquistate dall’Italia e delle medaglie conquistate con il contributo degli atleti militari alle ultime quattro edizioni ESTIVI Medaglie Oro Argento Bronzo TOTALE

ATLANTA 1996 SYDNEY 2000 ATENE 2004 PECHINO 2008 Italia atleti militari Italia atleti militari Italia atleti militari Italia atleti militari 13 10 13 5 10 4 8 7 10 3 8 7 11 6 10 6 12 4 13 6 11 7 10 9 35 17 34 18 32 17 28 22

INVERNALI NAGANO 1998 SALT LAKE CITY 2002 TORINO 2006 VANCOUVER 2010 Medaglie Italia atleti militari Italia atleti militari Italia atleti militari Italia atleti militari Oro 2 2 4 4 5 5 1 1 Argento 6 5 4 4 1 1 Bronzo 2 2 5 3 6 6 3 3 TOTALE 10 9 13 11 11 11 5 5

A ROMA TUTTI I GRANDI DELLO SPORT IN UNIFORME

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o scorso gennaio il Centro Sportivo della Guardia di Finanza di Castelporziano ha organizzato, per la prima volta, l’importante meeting annuale dei presidenti internazionali dei 24 sport praticati nell’ambito del Consiglio Internazionale dello Sport Militare (CISM), la terza grande organizzazione sportiva a livello mondiale dopo il CIO (Comitato Olimpico Internazionale) e la FISU (Federazione Internazionale dello Sport Universitario). Sorta in Francia nel 1948 allo scopo di creare rapporti amichevoli nel campo dello sport e dell’educazione fisica tra le forze armate, dai 5 stati europei fondatori, si è man mano ampliata fino a raggiungere l’attuale totale di 131 Paesi aderenti. L’Italia fa parte di tale organismo dal 1° luglio 1949. Il meeting è stato aperto con una suggestiva cerimonia tenutasi presso l’Auditorium dell’Accademia della Guardia di Finanza a Castelporziano, a cui hanno presenziato numerose Autorità politiche, militari e sportive tra le quali l’On. Alessandro Cochi, Delegato allo Sport del Comune di Roma, e la Dott.ssa Rossana Ciuffetti, Responsabile dell’Ufficio Preparazione Olimpica del CONI. Il Presidente del CISM, Gen. D. Gianni Gola, indirizzandosi alla folta platea in sala ha sottolineato l’importanza dello sport militare quale veicolo di amicizia tra le Forze Armate di tutti i Paesi, evidenziando come questo obiettivo non sia mai stato scontato o facile. Ha illustrato infatti le difficoltà storiche legate ai primi tentativi fatti in tal senso nel dopoguerra e illuminato i momenti salienti della storia del CISM che hanno di fatto coinciso con i più grandi eventi internazionali, ricordando quando, con lo sgretolamento del blocco sovietico nei primi anni ’90, l’incremento dei Paesi aderenti ha avuto il suo massi-

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mo picco allorché si assistette alla richiesta di adesioni da parte di numerosi Paesi dell’Est. Il Generale Gola ha poi illustrato le manifestazioni internazionali del CISM tra cui i Primi Giochi Mondiali Militari Invernali (che si sono svolti in Val d’Aosta dal 20 al 25 marzo e che hanno visto l’Italia arrivare prima con 16 medaglie, seguita dalla Francia con 12 e la Cina con 10) e la 5ª edizione dei Giochi Mondiali Militari di Rio del 2011. La dott.ssa Rossana Ciuffetti nel suo intervento ha voluto manifestare, anche a nome del Presidente del CONI Giovanni Petrucci, l’apprezzamento dello sport italiano verso la sua insostituibile componente militare. Assai significativa la testimonianza di un altro personaggio illustre del mondo sportivo internazionale, il campione della canoa Antonio Rossi che con la consueta signorilità e modestia che da sempre lo contraddistinguono, ha ringraziato le Fiamme Gialle, il CONI e la Federazione di appartenenza per avergli sempre consentito di potersi allenare con serenità e conquistare ben cinque medaglie olimpiche.

L’Italia arriva prima nei Giochi Mondiali Militari Invernali!

a più recente edizione dei Giochi Olimpici estivi ha visto gli atleti italiani in uniforme assicurarsi una altissima percentuale di successi. Lo sport italiano ha schierato 346 atleti (di cui 177 appartenenti ai sodalizi in uniforme) e 40 di loro sono saliti sul podio: di questi ben 30, conquistando 33 medaglie, erano militari o dei corpi armati. Le cifre sono eloquenti: oltre il 50 per cento dei medagliati rappresentano il cosiddetto sport militare. Si è trattato della conferma di una prassi sempre più consolidata, che resta valida anche se si prende in esame il recente passato: nel periodo dal 1992 al 1998 ad esempio, 58 delle 79 medaglie vinte dalle sport italiano sono state conquistate da campioni in uniforme. Successi di atleti che militano nell’Esercito, nella Marina, nell’Aeronautica, nei Carabinieri, nella Guardia di Finanza, nella Polizia di Stato, nei Vigili del Fuoco, nella Forestale e nella Polizia Penitenziaria. Lo straordinario fenomeno nazionale di uno sport in uniforme sempre più forte si inserisce in quel modello italiano che da lungo tempo viene attentamente studiato da altri Paesi e che lo stesso Comitato Internazionale Olimpico spesso ha additato come esempio da imitare. Tra i sodalizi militari, che hanno alle spalle una maggiore storia sportiva, spicca la Guardia di Finanza che, con le Fiamme Gialle, si accostò ufficialmente al mondo dello sport nel 1921 con la marcia partecipando con una squadra di finanzieri al Trofeo Scudo Nelli –il prossimo anno si celebreranno i 90 anni di attività agonistica ininterrotta e sempre ad alto livello–. A questo primo approccio agonistico seguirono l’istituzione, negli anni, dei Gruppi Sportivi Fiamme Gialle con le discipline di: sci (1925), atletica (1930), canottaggio (1953), canoa (1954), judo (1965), karate (1976), nuoto (1982), vela (1985), scherma e pattinaggio (2005). In quasi 90 anni di attività agonistica le Fiamme Gialle, nelle diverse discipline sportive, hanno conquistato ben 48 medaglie olimpiche (Sport Invernali: 8 ori, 5 argento, 7 bronzo –comprese le ultime due di bronzo di Vancouver–; Sport Estivi: 18 ori, 11 argenti, 19 bronzi).


di Giorgio Franchetti

i ludi romani

Presidente Ass. Culturale “S.P.Q.R.” di Roma Servizio fotografico: Piero & Giusy Lancialonga

giochi nell’antichità latrVncoli,

lo

svago

nelle

iove a tratti. Tra i massi del basolato della strada si creano piccole pozze d’acqua dove si specchia la Luna che si affaccia tra le nubi, ma subito le gocce che cadono la frantumano in mille cerchi d’argento. Le mie scarpe di cuoio sono inzuppate, devo affrettarmi a raggiungere un posto caldo, al coperto. Il lungo mantello di lana scuro sulla testa fa di me poco più di un’ombra per le strade di Roma, quasi deserte. Cammino veloce, mi lascio alle spalle i giardini di Mecenate, fra l’Esquilino e il Quirinale, svolto a sinistra lungo il Vicus Patricius. Ho freddo, ho fame, per Iuppiter! ma ho una meta precisa. Percorro l’intera via fino a un quadrivio con il Clivus Suburanus a sinistra, che sale fino al Colle Oppio, e l’Argiletum a destra. Mi fermo. Si, già una volta c’ero stato. Era la via dei librai e di ritorno dalla guerra ero andato anche al Tempio di Giano che poi, l’imperatore Domiziano, aveva fatto spostare. Si, devo andare a destra, verso la Subura. In fondo all’Argiletum c’è una traversa a destra, il Clivus Longus. Si, è lì che devo girare. Ancora alcuni passi e ci dovremmo essere. Una luce fioca ammicca a pochi metri, la prima luce dopo tanto camminare. Alzo gli occhi e leggo “Phoenix felix et tu” (la Fenice è felice, spero lo sia anche tu), scritta in rosso su una tavola di legno imbiancata, con due disegni di pavoni ai lati e una fenice, che balla e cigola al vento che percorre il Vicus. Bene, il posto è questo. La caupona di Herennius, ci ho dormito anni fa. Se non ricordo male si mangiava bene, si beveva così così e un giaciglio per dormire, a quei tempi, era il letto più lussuoso che potevo permettermi. Scosto il tendaggio pesante sull’uscio ed entro. Dal buio emergono due piccole edicole coi Lari e i Penati dell’oste. Arrivano alle mie narici i primi odori. Il mio olfatto riesce a dividere quell’unico odore forte nei vari effluvi

tabernae

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Historia atrunculi, una sorta di dama in cui le pe-

L

dine muovono solo orizzontalmente e verticalmente. La pedina è catturata quando si trova tra due di colore diverso o quando si trova tra una di colore diverso e uno dei bordi della tavola. Secondo le ricostruzioni storiche se dopo 30 movimenti non ci sono altre catture il gioco finisce e vince chi ha catturato più pedine avversarie. Se una pedina è costretta per 30 volte allo stesso movimento è dichiarata catturata e il suo colore perde. Latruncoli è forse il più famoso gioco da tavolo dell’antichità. Una versione di questo avvincente gioco esisteva anche in Egitto (si chiamava Siga) e in Grecia, dove si chiamava Pettèia ed è giunto a noi un vaso (foto in basso) dove si vedono Achille e Aiace intenti in un gioco da tavola; tanto presi da dimenticarsi del conflitto, dice la leggenda. E pare infine che i Celti conobbero latrunculi presso il Vallo di Adriano e che lo portarono nei loro territori, intorno al III-IV secolo d.C. Seneca (4 a.C. – 65 d.C.) cita una tabula latruncularia (Epistole morali a Lucilio, 118) mentre Varro (116-27 a.C.) dice: “Ordines deriguntur bini, uni transversi, alteri derecti, ut in tabula solet in qua latrunculis ludunt”, ovvero “si tracciano 2 ordini di righe, uno verticale l’altro orizzontale, come è il normale disporsi sulla tavola sulla quale giocano a latrunculi”.

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Da questo numero inizia il grande viaggio nei giochi dell’antichità. Un’esplorazione nelle pieghe della Storia

che lo compongono: cibo, legna bruciata, polvere, sudore. Non mangio dall’alba, il viaggio è stato lungo e mi ha assorbito completamente, facendomi dimenticare il pranzo; ero ansioso di essere di nuovo a Roma, dopo tanti anni. Dinnanzi a me c’è un locale ampio, in fermento. I miei occhi ci mettono un pò ad abituarsi alla luce fioca delle lucernae. Alcune in bronzo a forma di satiro o di Priapo pendono dal soffitto legate con catene. Le tabernae si somigliano tutte, in tutto l’Impero: tavoli in legno e pancacce per i clienti, che stanno seduti finché il vino non li riempie come vecchi orci; e poi stramazzano sulle panche o sui tavoli. E poi voci. Ed eccolo lì Herennius, l’oste, con la moglie Tullia, dietro il loro bancone di marmo bianco decorato con piccole tessere nere quadrate; e quella deve essere la figlia, Herennia, che si occupa


di gestire e tenere d’occhio le lavoranti, schiave perlopiù, che si avvicendano tra i tavoli. Mi ridesta dal mio pensiero una voce sottile che in un latino stentato si rivolge a me “Cosa vuoi da mangiare?”: Il suo accento mi dice che questa ragazza dalla chioma rossiccia non molto curata viene dalla Pannonia. “C’è stufato di cinghiale, se hai i soldi per pagarlo, e voglio vederli prima. Sennò puoi avere della minestra di farro e verza, o solo verza. Se poi non hai che pochi spiccioli puoi avere del pane, e anche lì puoi scegliere: se hai i soldi fresco, altrimenti se nelle tue tasche hai solo un quadrante allora puoi comprare solo pane secco…“. Come alla mensa di Apicius… "Prenderò dello stufato di cinghiale e del pane fresco… E vino, e che non sia mischiato con acqua, perché lo pagherò… “.

Herrenia si mette in una posizione di attesa, aspettando di vedere i soldi che pagheranno quanto ho appena chiesto. Questo incuriosisce anche il tizio seduto di fronte a me, finora schivo e curvo a mangiare la sua minestra. Alzo il mantello e metto mano al sacchetto di cuoio che ho legato sotto la veste. Prendo qualche soldo, in realtà molto di più di quanto sarà il conto, e apro la mano davanti a Herennia. Ci sono dentro un asse, un dupondio e svariati denari d’argento. Tanto basterebbe a pagare la cena e la compagnia per tutta la notte a tutti i clienti della caupona. E questo non sfugge ad Herennia, ha un sussulto. Finalmente sul suo arido viso, abituato a trattare con la feccia più infima, nasce un sorriso e con un gesto assertivo e un mezzo inchino, si attiva subito per accontentarmi. La ragazza con cui ho parlato si avvicina a una serie di anfo-

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Per raccontare Latruncoli abbiamo ricostruito uno scorcio di una taberna... re vinarie. Ne avevo viste di quel tipo nel porto di Claudio, anni addietro. Vicino al collo dell’anfora c’è un bollo e presso l’ansa una scritta: dice “ROMAE AD CLIVUM LONGUM HERENNIO COPONI” (A ROMA, AL CLIVUS LONGUS, ALL’OSTE HERENNIO). In quelle anfore c’è il vino buono, quello forte. L’altro, quello leggero, lo tengono interrato in grandi anfore, i dolia, che contengono fino a 375 litri. “Quanto tempo è che manchi da questa città, forestiero, sempre che tu ci sia mai stato prima?” L’oscuro personaggio seduto di fronte a me mi rivolge la parola.


“Sono nato qui, ma manco dall’età di 16 anni… Ci sono tornato di tanto in tanto, ma dall’ultima volta sono 15 anni…“. Questo fa di me un uomo maturo, mi dico, conteggiando gli anni. Prossimo al mezzo secolo. Le cicatrici nella penombra, sul mio volto, sulle braccia e un paio sulle gambe, mi fanno apparire forse più vecchio, come se Roma l’avessi vista nascere; e forse anche più debilitato di quello sono realmente. E questo unito alla visione dei miei denarii forse incoraggia l’uomo. “Allora forse è tanto tempo che non giochi a latrunculi e ti andrebbe di fare una partita, come in gioventù… “ . “Perché no…”, rispondo. Il tizio allora si volta e veloce prende per un braccio un’inserviente che passa tra i tavoli, che trasale al contatto: “Tu, fatti dare da Herennius la tavola per giocare e anche le pedine e portamela subito!”. La ragazza si libera della stretta e corre ad eseguire. Mentre parla arriva il mio stufato di cinghiale, sul quale mi avvento. Ho fame. Una ragazza porta uno stelo di cuoio arrotolato e lo consegna al tizio di fronte a me, insieme a una sacchetta di stoffa che tintinna. Le pedine, dico io. L’uomo dispiega lo stelo e appare un reticolo di linee che alla mia mente militare ricorda immediatamente le operazioni di centuriazione che vedevo compiere ai mensores. “Bè? A cosa pensi? Caccia i soldi e cominciamo. Ricordi le regole?"

Prendo qualche quadrante e qualche asse dalla tasca e lo metto sul tavolo. “Puoi muovere i tuoi soldati avanti e anche indietro, e orizzontalmente. Diciamo 3 caselle per volta?”. “Ma non erano 2 di solito” gli chiedo. Così mi ricordo dei miei giochi da bambino. “Ognuno fa come gli pare in questo, basta che decidiamo prima…” “Va bene, allora facciamo 2 caselle… E in diagonale?”. “E meno male che ti ricordavi le regole! In diagonale no! L’aquilifero può saltare una pedina nemica e andare alla casella successiva e non per questo catturare quella saltata... Se un tuo soldato viene circondato da 2 dei miei è catturato. L’aquilifero non può essere catturato ma solo immobilizzato, ponendogli soldati nemici sui suoi 4 lati. A quel punto la partita è conclusa”. “Mi sta bene…” “Bene, cominci tu che hai i soldati neri… Comincia sempre il nero…“. Dispongo i miei soldati neri sull’ultima ri-

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ga del reticolo di gioco e il mio commensale fa altrettanto coi bianchi. Dopo alcuni minuti le nostre pedine cominciano a popolare il reticolo del gioco. L’avversario mi mangia una pedina. Ma fa una mossa azzardata e questo mi consente di mangiargliene due in un colpo. Sbuffa, impreca. Finisco il mio cinghiale, mentre lui studia la mossa da fare. Alla fine, mentre porto alla bocca il bicchiere con il vino speziato, la fa. E commette un grave errore, perché se è vero che mi toglie due pedine insieme, lascia sguarnito l’aquilifero, che è stretto da due mie pedine su 2 lati. L’aquilifero è preso; quello che in battaglia non deve accadere mai. “Mossa azzardata, amico mio… Sei preso ora. Partita finita, dammi i soldi…“ In realtà non mi interessano quei quattro soldi che sembrano venire direttamente dalle tasche di Enea in persona, tanto sembrano vecchi e mal ridotti. È solo il piacere di aver vinto con la strategia, il piacere di verificare che nono-


spq ort stante la stanchezza e il lungo viaggio, sono ancora sveglio e attento. E come potrebbe essere diversamente? È proprio questo che mi ha permesso tante volte di salvare la pelle, in guerra. Fino al meritato congedo, l’honesta missio, con onore. Mentre sono assorto nei miei pensieri il tizio davanti a me mi guarda e poi ride: “Ahahahah… Proprio vero che non ti ricordi le regole, eh?! Ahahahah non sai che l’aquilifero può muoversi in diagonale?! Ahahahah Quindi non hai chiuso proprio nessuno, ti ci vogliono altri soldati per prenderlo!”. E detto questo, senza attendere una mia risposta, prende l’aquilifero e lo sposta in diagonale, liberandolo. D’istinto allungo il braccio e stringo il suo polso, di scatto. “Ricordo molto bene le regole… E ricordo molto bene che di questo non si è parlato prima. Perciò per l’aquilifero valgono gli stessi movimenti delle altre pedine, altrimenti bisognava dichiararlo… Ripeto, hai perso. Metti i tuoi soldi sul tavolo…“. Mentre ancora lo tengo per il polso sinistro, ha in mano un coltello e me lo punta sotto il mento. “Io dico che invece ho vinto io, forestiero. E dico che adesso tu tiri fuori tutti i tuoi luridi denari e mi paghi. Potevi pensarci prima di cominciare a giocare…”. Dopo un attimo di sorpresa riprendo il controllo, anche perché il tizio nel frattempo ha fatto il giro del tavolo e, sempre tenendomi il coltello puntato sotto il mento, è venuto dalla mia parte e convulsamente sta frugando sotto il mio mantello. È piacevole vedere la sua espressione di sorpresa quando avverte sulla sua pelle il freddo intenso del mio pugio. Ha commesso il terribile errore di perdere di vista la mia mano de-

stra, mentre cercava la tasca coi soldi. A rompere la tensione ci pensa Herennius che d’un tratto appare alle spalle del tizio: “Euxinus! Smettila e porta immediatamente le tue flaccide membra fuori da questa caupona”, e ringrazia Marte Ultore che il valoroso centurio Lucius Valerius Seianus quest’oggi è stanco e non ha voglia di fare straordinari! Dunque è così. Herennius mi ha riconosciuto. “È il centurio Primipilus che per anni ha servito nella LEGIO X GEMINA a seguito dell’Imperatore, contro i Daci, imbecille!” Mi osserva fisso il tizio. Se è capace a leggere, sa perfettamente che non ho paura di morire e che lui farà la fine che gli ho predetto. Io sono pronto, e lui? Poi lentamente arretra, si solleva piano piano... Herennius lo fa buttare letteralmente in strada da due schiavi numidi che non avevo notato. “Scusami centurio, è un piacere rivederti dopo tanti anni…” Mi alzo e lo abbraccio, poi chiedo un giaciglio. Herrenia mi conduce al piano superiore. Prima di sdraiare le mie stanche membra, mi dirigo verso una finestra. Sposto il drappeggio e mi fermo a guardare. La Luna è di nuovo alta nel cielo, e illumina i tetti. Da dietro un’insula vedo spuntare la colonna che l’Imperatore per il quale servii in Dacia volle mettere nel suo Foro. Mi fermo e guardo Roma, questa città, che tanto mi è mancata in questi lunghi anni di servizio militare. Guardo Roma, non ci si può stancare mai, di guardare Roma…

PAROLA ALL’ESPERTO ANDREA FREDIANI, scrittore ed esperto di popolazioni antiche, ha scritto per la Giunti e per la Newton & Compton con la quale ha pubblicato libri come “Gli assedi di Roma”, vincitore nel ‘98 del premio Orient Express come miglior opera di Romanistica dell’anno, “Gli ultimi condottieri di Roma”, “Le grandi battaglie di Roma antica” con 100.000 copie vendute. Nel 2007 pubblica il romanzo “Trecento guerrieri, la battaglia delle Termopili”, che vende oltre 50.000 copie nel primo anno e raggiunge il 7° posto tra i libri italiani di narrativa più venduti. Il 2008 è l’anno di “Jerusalem”. Attualmente fa parte del comitato scientifico di Focus Storia. In lavorazione, una trilogia intitolata “Dictator”, e il cui primo libro “L’ombra di Cesare” è prossimo all’uscita.

ndrea Frediani, scrittore ed esperto dell’antica Roma parla del gioco “Latruncoli”: “Il racconto rende pienamente l’atmosfera torbida ed equivoca che regnava nelle tabernae. Si tendono ad attribuire più spesso ai romani altri tipi di giochi da tavolo e d’azzardo, come i dadi, gli astragali, capita atque navia (ovvero il nostro testa o croce), o par et impar. In realtà, per i romani i latrunculi erano il gioco più importante, equiparabile a una battaglia, tanto che un giocatore davvero bravo veniva definito imperator. Di questo gioco, in realtà, non ne sappiamo poi molto. Ovidio, per esempio, lascia intendere che esistessero non solo pedine bianche e nere, ma anche variopinte; insomma, le differenze tra le pedine semplici, le mandrae, e quelle che rappresentavano i milites e/o i bellatores potrebbero essere state più articolate, avvicinando il gioco più agli odierni scacchi che alla dama”. Tracce di questo e di altri giochi da tavolo sono state trovate in molte civiltà antiche. “Nell’antica Roma come in altre civiltà antiche, il gioco era il principale momento di aggregazione. C’era chi si portava dietro due minuscoli dadi incastonati in un anello per poterli avere sempre a disposizione. E si puntavano intere fortune: Giovenale ironizzava su certi ricchi capaci di perdere centomila sesterzi al gioco ma di negare una tunica allo schiavo. Dobbiamo sempre pensare che si trattava di società che disponevano di un minor numero di passatempi, rispetto a noi, e ciò che adesso è solo uno dei tanti modi per passare il tempo libero, allora era una delle poche alternative al lupanare…”

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La passione dei romani per l’attività podistica è da anni in continua crescita. Tante le competizioni con due fiori all’occhiello: la Maratona di Roma e la RomaOstia

ROMA

La Maratona

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CHE CORRE di Luca MONTEBELLI foto Getty Images oma è senza dubbio una città che corre veloce. La passione dei romani per il podismo e per le gare su strada è cresciuta in maniera esponenziale negli ultimi anni. Numeri mai raggiunti in passato parlano chiaro: i quasi 15.000 al via della Maratona di Roma (ai quali si aggiungono i 50.000 che ogni anno si cimentano in maniera ludica nella Stracittadina per dire con orgoglio “c’ero anch’io”) e i 10.000 che non rinunciano ad allungarsi sulla via Cristoforo Colombo per correre la RomaOstia sono soltanto la punta di un iceberg che vede ogni settimana, su tutto il territorio cittadino, svolgersi gare podistiche che fanno riscontrare una partecipazione numerosa, costante e sconosciuta in altre parti d’Italia. Ricorrono quest’anno i 50 anni dalla grande e memorabile impresa di Abebe Bikila in quell’Olimpiade del 1960 che è ancora oggi ricordata come una delle edizioni più belle ed indimenticabili della storia. L’immagine del segaligno etiope che a piedi nudi, in una calda notte di settembre giunse da solo sul traguardo sotto l’Arco di Costantino è probabilmente un’icona alla quale oggi molti si ispirano. Un proselitismo naturale, quasi inconscio, che ha fatto dei nostri concittadini un popolo di maratoneti. Sembra quasi che dal giorno dell’impresa di Bikila la nostra città, notoriamente considerata indolente, abbia cominciato a correre.

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a gara più longeva è la RomaOstia. L’intera epopea della manifestazione è mirabilmente raccontata in un libro scritto con amore e passione dal suo ideatore, Luciano Duchi, ancor oggi patron della mezza più partecipata d’Italia. L’iniziativa di organizzare una competizione nasce nel 1973 da un gruppo di amici accomunati dalla passione per l’atletica. L’idea è quella di una gara che porti gli atleti da Roma ad Ostia, dalla città verso il suo mare, un’ideale fuga dal traffico e dall’inquinamento urbano. Arriva l’austerity, il blocco del traffico per far fronte all’emergenza petrolio, la domenica si va a piedi ordina il governo.

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La vecchia signora del podismo Domenica 31 marzo 1974, come da previsione meteo, piove, ma ugualmente oltre milleduecento corridori si danno appuntamento al Circo Massimo pensando forse di prendere parte a una gara come tante altre: sarà invece soltanto la prima di una lunga serie! Sul percorso vengono apposti artigianali segnali chilometrici, le iscrizioni effettuate la mattina della gara non sono molto numerose. Umberto Risi, 33 anni portati splendidamente, vince, dopo tante maratone di San Silvestro, la prima edizione della RomaOstia col tempo di 1h28’54’’. Romano, core de Roma, come viene battezzato da Duchi, sarà l’unico indigeno ad aggiudicarsi la prestigiosa maratonina. La RomaOstia comincia la sua lunga cavalcata che conosce anni straordi-

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nari ma anche momenti di crisi. Nel 1999 la RomaOstia non viene disputata ma nel 2000 torna. La ventiseiesima edizione nasce inevitabilmente sul fragile terreno lasciato dal vuoto della mancata edizione del 1999. La grande importanza che ricopre questa manifestazione nel panorama podistico nazionale è testimoniata proprio da ciò che rappresenta questo buco. Mentre in altre occasioni e per diverse competizioni, la sospensione di un anno ha significato la scomparsa di un appuntamento, nel caso della RomaOstia, si può parlare di un vero e proprio rilancio. Questo buco ha cioè portato alla ribalta il popolo silenzioso dei corridori che ha reagito in maniera decisamente inconsueta, con lettere, striscioni (emblematico “Aridatece la RomaOstia” esposto nell’edizione 1999 della Maratona di Roma), discussioni appassionate, simboliche corse dalla capitale al mare. Una rinascita davvero straordinaria, con un continuo crescendo fino ai giorni nostri. Neve, pioggia e situazioni di ogni tipo non hanno fermato Duchi e la sua splendida creatura che oggi, dopo XXXVI anni, è più viva che mai. Sulle sue tavole sono scolpiti i nomi di grandi campioni italiani e non. Giacomo Leone (vincitore a New York), Stefano Baldini (poi Oro alle Olimpiadi di Atene), Franca Fiacconi (altra italiana prima nella Grande Mela) sono solo alcuni nomi da ricordare. Ma la storia della RomaOstia la fanno i podisti, quelli che viaggiano da una parte all’altra della penisola per non mancare un appuntamento domenicale.


Dal 6 gennaio al 19 dicembre, Roma non si ferma mai

L’elenco delle corse su strada dalla Federazione Italiana Atletica Leggera. A Roma vi sono anche altri appuntamenti storici che non rientrano nel calendario ufficiale Fidal: ad esempio la caratteristica Corsa del Giocattolo del 6 gennaio, Corsa di “Testaccio in festa”, la Corsa de’ Noantri, la Corsa di Babbo Natale, etc. 6/1 17/1 17/1 24/1 7/2 14/2 14/2 21/2 21/2 21/2 21/2 21/2 28/2 7/3 14/3 14/3 14/3

CORRI PER LA BEFANA TROFEO AVIS TROFEO LIDENSE LA CORSA DI MIGUEL CAMPESTRE VALLI DEL SORBO MEZZAMARATONA DI FIUMICINO TIBUR ECOTRAIL CORRENDO NEI GIARDINI VALE..CORRERE LA CIASPEATA CROSS DEI TRE PORTONI CORRIAMO AL COLLATINO ROMA - OSTIA VOLA CIAMPINO MARATONINA DI PRIMAVERA CORRI AL MARE DI ROMA CROSS VALLE DEL TEVERE

10 Km 10 Km 10 Km 10 Km

Roma Lariano Ostia Roma Formello 21,097 Km Fiumicino 18 Km Tivoli 10 Km Ladispoli 6,3 Km Roma 6,000 Subiaco 6,000 Nepi (Vt) 10 Km Roma 21,097 Roma 10 Km Ciampino 9 Km - 4X400 Colleferro 10 Km Ostia 5 Km Monterotondo Scalo 21/3 MARATONA DI ROMA 42,195 Roma 27/3 CAFFARELLA CROSS TROFEO LBM SPORT 6,000 Roma 11/4 GRANAI RUN 10 Km Roma 11/4 VIVICITTA’ 12,000 Latina 18/4 TRAIL DELLA CAPITALE 18,000 Roma 18/4 ROMA APPIA RUN 13,500 Roma 24/4 CORSA DEL DONATORE 12,000 San Cesareo 25/4 GIRO DELLE VILLE TUSCOLANE 10 Km Frascati 25/4 MARATONINA DELLA COOPERAZIONE 10 Km Roma 25/4 CORRI PER LA LIBERAZIONE 13,000 Morlupo 25/4 TROFEO KURSAAL Ostia 1/5 CASTEL DI GUIDO RACE Castel di Guido 1/5 CORRIMAGGIO LARIANESE 10 Km Lariano 2/5 PER ANTIQUA ITINERA 10 Km Ostia Antica 2/5 MARATONINA DI PRIMAVERA 10 Km Fontenuova 2/5 DJ TEN 10 Km Roma 9/5 SULLE ORME DI ENEA 10 Km Pomezia 9/5 CORRI NEL CAMPUS 10 Km Roma 16/5 RACE FOR THE CURE 5,000 Roma 16/5 CORSA DEL NARCISO 8,400 Rocca Priora 22-23/5 24 x 1 ORA PISTA CARACALLA Roma 23/5 MARATONINA DI VILLA ADRIANA 10 Km Villa Adriana 23/5 GIRO PODISTICO DELLE VIGNE 10 Km Velletri 30/5 ROMA ECOMARATONA 42,195 Roma 30/5 ROMA NO LIMITS URBAN PONTE MILVIO Roma 2/6 CORRIAMO ALL’EUR 10 Km Roma 5/6 CORRIAMO PER L’ACORP (Villa Pamphilj) 6,000 Roma 5/6 MARATONINA TEVERINA 10 Km Gavignano Sabino (Rieti) 6/6 TROFEO CITTA’ DI NETTUNO 10 Km Nettuno 12/6 CAMPAGNANO-VALLELUNGA RACE Campagnano 13/6 MARATONINA DI S.TARCISIO Quarto Miglio 13/6 CAMPESTRE LAGO DI FONDI E PARCO AUSONI 9,000 Monte S. Biagio (LT)

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13/6 26/6 27/6 3/7 25/7 1/8 29/8 4/9 5/9 18/9 19/9 26/9 26/9 26/9 3/10 3/10 10/10 10/10 16/10 17/10 17/10 24/10 24/10 7/11 7/11 7/11 14/11 14/11 21/11 28/11 28/11 28/11 5/12 5/12 8/12 12/12 19/12

FORMULA RUN CUP ROMA (Eur) STAFFETTA 6x1 ORA MARATONINA DELLA LUMACA LA JENNESINA MARATONINA S.FRANCESCO E S.TERESA

10 Km

Roma Rocca Priora 9.500 Valmontone Jenne 9,000 Macere di Artena LA SPEATA Subiaco BELSITIADI 11,400 Ostia CORSA FUTURISTA (CIRCO MASSIMO) Roma OSTIA IN CORSA PER 10 Km Ostia STAFFETTA 12 x 1 ORA (CARACALLA) Roma BLOOD RUNNER Roma TROFEO VINI PALLAVICINI 10 Km Colonna RUNNING GREEN OSTIA Ostia STRACCAVEJANO 10 Km Vejano (Vt) MEZZAMARATONA DEI CASTELI ROMANI 21,097 Genzano TROFEO S.IPPOLITO 10 Km Fiumicino LA 30 DEL MARE DI ROMA 30,000 - 10 Km Ostia CORRIAMO SUL MONTE ARTEMISIO 8,800 Velletri MARATONA A STAFFETTA 5 x 8,439 Roma RUN FOR FOOD 10 Km Roma SALI E SCENDI PER VITINIA 8,200 Vitinia GRANPREMIO GROTTAROSSA 11,000 Grottarossa MARATONINA DELLE CASTAGNE 9,300 Rocca di Papa DI CORSA VERSO LA SICUREZZA STRADALE (Ponte Milvio) 10 Km Roma ECOMARATONINA DI CASTELFUSANO Ostia CORRILAGHI 7,500 Nemi MEZZAMARATONA CITTA’ DI CIVITAVECCHIA 21,097 10 Km Civitavecchia TROFEO IPPOLITI 21,097 Cisterna CORRIAMO AL TIBURTINO 10 Km Roma MARATONINA DELLE TERRE PONTINE 14,000 Borgo Montello (Lt) CORRILAGHI 9,000 Sabaudia (Lt) CROSS ROMANO INTERBANCARIO 7,000 Roma CORRI PER TELETHON 10 Km Roma TRAIL DEI DUE LAGHI 21,097 Anguillara S. CORRILAGHI 8,000 Bracciano BEST WOMAN 10 Km Fiumicino MEZZAMARATONA DI VILLA PAMPHILJ 21,097 Roma


Gianni Morandi

La RomaOstia

I maratoneti alla partenza. alle spalle, il Palaeur

Giuliano Giannichedda intervistato da Laura Duchi

Presidente della RomaOstia La corsa ha fatto la storia dello sport romano. Quali sono i suoi ricordi più vivi da quando è presidente? “Una ridda di eventi, momenti, emozioni affollano la mia mente. La RomaOstia è la gara di tutti i podisti, nata da chi ama l’atletica. Il ricordo più emozionante forse è quello legato alla sommossa popolare che, dopo la cancellazione dell’edizione 1999, volle per forza il ritorno della RomaOstia. Siamo qui grazie alla volontà di tutti”. Dal 1974 ad oggi, quali grandi personaggi hanno fatto la storia della RomaOstia? “Una lista infinita di nomi e di volti hanno contribuito a fare la storia della RomaOstia. Da Umberto Risi, vincitore della prima edizione, a Marco Marchei (che ha trionfato nell’edizione del 1979 e del 1980), da Steve Jones nel 1985 primatista del mondo di Maratona a Robert Cheruyot che detiene il record della gara con 60.06; infine il Campione Olimpico Stefano Baldini, vincitore nell’edizione del 1997”. Il coinvolgimento dell’autorità cittadine e degli Enti Locali non è sempre facile. come sono oggi i rapporti di collaborazione con il Comune di Roma? “Questa amministrazione appare sensibile e partecipe ai problemi di chi organizza eventi importanti. Credo che rispetto al

Un percorso impegnativo e al contempo suggestivo. Cosa attrae i maratoneti a venire a correre la Roma-Ostia in numero sempre crescente? ‘’La corsa verso il mare, l’obiettivo di raggiungere il litorale è certamente uno stimolo importante. Quando, tanti anni fa, decidemmo il percorso, che negli anni è mutato ma ha conservato di massima l’idea iniziale, sapevamo che sarebbe stato stimolante per tutti. Il successo che continua a riscuotere questa gara ci lascia pensare che l’idea era quella giusta’’.

Nasce l’evento più grande Agli inizi degli anni ‘90 gli organizzatori romani si accapigliavano per poter imporre il proprio evento come La Maratona della città. Erano anni in cui se ne correva più di una, senza che nessuna fosse l’evento più importante e sentito, ma soprattutto la città mal sopportava il proliferare di queste 42 chilometri che a detta di molti bloccavano ingiustificatamente per troppe ore il centro della città. Si ricordano, in quegli anni, aneddoti come il ritardo del conduttore di Domenica In, programma

domenicale di Rai 1, Pippo Baudo che, bloccato nel traffico, giunse negli studi in ritardo e non esitò a rimbrottare chi occupava le sedi stradali… Alla fine a convincere la nuova Giunta Comunale fu il progetto presentato da Umberto Silvestri e Luciano Duchi che, insieme ad altri appassionati del mondo podistico romano, diedero sufficienti garanzie. Nacque così la nuova Maratona di Roma con i due impegnati a coagulare tutte le società più importanti dell’atletica romana. È il 12 marzo del 1995 quando si disputa la prima edizione e per la cronaca ad imporsi è l’Etiope Turbo. Nasce così il grande evento romano che vive anch’esso diverse vicissitudini. Silvestri e Duchi si fanno da parte. La guida della Maratona viene presa da Enrico Castrucci e da un gruppo di dirigenti che già facevano parte del precedente consiglio. Corre l’anno 1998. Seguiranno edizioni davvero importanti che fanno segnare la crescita della manifestazione e del numero degli iscritti sempre più attratti, da tutto il mondo, dall’idea di poter correre nelle strade e nelle piazze più belle del mondo. Memorabile la Maratona del 2000, corsa il 1 gennaio per festeggiare il nuovo millennio. L’idea, davvero geniale, fu del compianto Primo Nebiolo, allora presidente del-

FOTOGRAFI E GIORNALISTI PER UN GIORNO I GRANDI EVENTI RACCONTATI DALLA GENTE. Inviateci uno scatto, curioso come quello che vediamo accanto, accompagnato dal nome dell’autore e qualche riga di spiegazione: un commento, una News, un aneddoto per un’immagine che diventerà una vera foto-notizia, come nel gergo delle redazioni. Piazza di Siena o gli Internazionali di Tennis, una partita della Lazio e della Roma o il Festival del Fitness, il Golden Gala o una gara di basket e tutti quegli eventi anche dilettantistici che coinvolgono la nostra città... Tutto può essere teatro della vostra inventiva. Spedite il materiale a redazione@spqrsport.it: sarà da noi accuratamente vagliato ed eventualmente pubblicato in queste pagine. Affinchè, con noi, anche la gente sia veramente protagonista.

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INVIATE IL MATERIALE A: redazione@spqrsport.it

Intervista a Luciano Duchi

passato si sia fatto un importante passo avanti e questo ci conforta per il prossimo futuro”.

QUESTA È LA TUA RIVISTA

L’amore e la passione dei tapascioni sono la linfa vitale di una gara che continuerà a rappresentare un esempio sportivo e Luciano Duchi, che ha festeggiato lo scorso anno i suoi magnifici 70 anni, è ancora li, fiero al timone. Dietro di lui la moglie Rita e la figlia Laura che ne proseguono l’opera seguendone la filosofia. E quest’anno, 8620 arrivati, record assoluto della mezza maratona italiana per un’edizione memorabile.


la IAAF (la Federazione Internazionale dell’atletica) che volle i riflettori del Mondo puntati su Roma e su Piazza S. Pietro da dove la Maratona prese il via. Straordinari gli ascolti televisivi in tutti e cinque i Continenti. Quello fu un momento topico per il podismo mondiale.

L’intervista a Enrico Castrucci, Presidente della Maratona di Roma Dal 1960 ad oggi, quale filo conduttore lega l’impresa olimpica di Bikila alla Maratona di Roma? ‘’Materialmente un lungo tratto del percorso che nel 1960 vide appunto il trionfo con tanto di migliore prestazione mondiale del soldato etiope. Idealmente, le emozioni che come allora provano ancora oggi le migliaia di podisti che vengono a correre la maratona da tutto il mondo quando corrono per le strade della Città Eterna’’. La Maratona di Roma ha fatto la storia dello sport romano. Quali sono i suoi ricordi più vivi da quando è presidente? “Bè, i primi anni, chiamiamoli pionieristici, quando insieme agli altri dirigenti abbiamo iniziato a dare vita a questa maratona che nel giro di quindici anni è diventata tra le più importanti e apprezzate al mondo. Tanti sacrifici, idee, anche diverbi, ma quello spirito ha portato poi al successo. E poi un’edizione in particolare: quella del 1° gennaio del 2000 che partì da Piazza San Pietro dopo la benedizione papale. Fu il primo evento sportivo del nuovo millennio e andò in mondovisione’’ .

Roma per Haiti Anche la Capitale dello sport si mobilita per il terremoto che ha duramente colpito Haiti. A Piazza del Popolo è stata organizzata una maratonina di cinque chilometri. Il ricavato delle numerose iscrizioni, oltre mille i partecipanti, è andato totalmente in beneficienza bbiamo ancora tutti negli occhi le immagini, terribili e sconvolgenti, del terremoto che ha devastato l’isola caraibica di Haiti. Un terremoto di proporzioni tremende che ha colpito il Paese più povero del continente americano aumentando le tribolazioni di un popolo già ridotto alla fame. Quasi interamente distrutta la capitale Port-au-Prince. Numerosi palazzi si sono sbriciolati, tra cui quello presidenziale. Ad oggi, a distanza di due mesi dal sisma, la situazione è ancora drammatica. Solo il 23% delle tende è stato consegnato. E la stagione delle piogge è alle porte. Tenendo conto della gravità della situazione, e

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del bisogno urgente di inviare fondi ad Haiti. Alleanza Sportiva Italiana, in collaborazione con le Onlus Happy Family, Ovunque Ancora e con il patrocinio del Ministero delle Pari Opportunità, del Comitato Provinciale della Croce Rossa Italiana di Roma, del Comune di Roma, ha organizzato il 14 marzo CorriHaiti, maratonina per la quale è stato coniato il motto dona due euro per ogni chilometro che corri. Due percorsi da 3 o da 5 (6 e 10 euro l’iscrizione) chilometri. Più di 1500 romani hanno invaso Piazza del Popolo per dimostrare tangibilmente la propria voglia dila solidarietà. E fra gli altri Nino Benvenuti, Stefano Battistelli, Franca Fiacconi, Giuliana Salce e Umberto Risi, Salvatore Nicosia, Giuliano Giannichedda, campioni dello sport che hanno aperto il lungo serpentone di partecipanti. Mischiati fra i podisti Alessandro Cochi, Delegato allo Sport del Comune di Roma, Renata Polverini, candidata alla presidenza della Regione Lazio, Isabella Rauti, a capo del Dipartimento del Ministero per le Pari Opportunità. Un’iniziativa che ha raggiunto gli obiettivi prefissi e che ha regalato un momento di gioia ai 100 bambini giunti dall’isola caraibica ed ospitati a Roma dove rimarranno in attesa di essere adottati. (l.m.)

Impegno ed investimenti, quali sono gli sforzi più grandi che dovete sostenere? ‘’Dopo la prima fase di avvio della maratona, a metà degli anni ’90, dove gli investimenti sono stati necessariamente volti alla creazione del gruppo di lavoro, all’apertura di una sede, insomma a questioni prettamente operative, da qualche anno la maggior parte degli investimenti sono rivolti alla promozione mondiale, all’ingaggio di atleti di spicco e alla qualità dei servizi offerti ai partecipanti’’. Campioni e personaggi quanto contribuiscono al successo dell’evento? ‘’Nella realtà sono importanti perché accrescono l’immagine della gara, ma senza piaggeria posso dire che il vero successo la maratona di Roma lo ottiene grazie agli amatori e ai cittadini che partecipano alla passeggiata non competitiva, la ‘Stracittadina‘. Sono loro che creano entusiasmo intorno all’evento, quindi a loro va il merito principale del successo’’.

Nella foto in alto, il momento della partenza. A destra, salutano i partecipanti dal palco anche Renata Polverini di lì a poco Presidente della Regione Lazio, Alessandro Cochi, Isabella Rauti e il Presidente dell’ASI, Claudio Barbaro



Nato nel 1921, punto di riferimento dei giovani del quartiere San Giovanni, l’impianto sembrava dover essere sacrificato per la costruzione di una fermata della Metro...


storica vittoria, ascrivibile all’Amministrazione capitolina guidata dal Sindaco Alemanno per opera del suo Delegato allo Sport Alessandro Cochi, il quale si è avvalso dell’indispensabile contributo di tutte le parti in causa, Metro Spa in primis, non è stato di certo facile. Molti, infatti, sono stati gli interessi della cittadinanza da pesare e compenetrare nel tentativo di rilanciare una situazione di stallo, incancrenitasi a causa di una mancata comunicazione tempestiva che risale all’approvazione dei progetti ormai diversi anni fa. C’è chi doveva vigilare e non l’ha fatto, ma soprattutto con questa omissione non ha dato la possibilità alla cittadinanza di esprimersi come invece poi è accaduto. E in molti si sono fatti sentire, era la voce di quanti, nel campo Roma hanno trovato casa, seppure anche solo accompagnando il proprio bambino a scuola calcio. Il quartiere si immedesima con la Romulea perché offre uno sfogo positivo alle inquietudini e alle esuberanze giovanili. E questa

SALVO UN SIMBOLO di Roberto CORAMUSI l salvataggio del campo Roma nel quartiere San Giovanni, impianto dove svolge attività calcistica la società sportiva dilettantistica Romulea dal 1921, anno della sua edificazione, è stata una grande vittoria per lo sport della Capitale, in particolare per il quadrante Appio Tuscolano. Con la permanenza del terreno di gioco nella sua ubicazione storica, a cavallo tra le mura Aureliane ed il sinuoso tracciato di via Farsalo, è stato tutelato un patrimonio sociale e sportivo che ha nella sua militanza con e per i giovani l’elemento distintivo. La Romulea, infatti, nasce come realtà sportiva dei dipendenti del Comune di Roma, legando fin dagli albori la sua esistenza ai destini della Città Eterna. Ed è con questa fierezza, tipicamente romana, che la società giallorossa, o meglio oro-amaranto proprio

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come i colori delle insegne legionarie, ha cresciuto campioni in erba e formato uomini per il domani, attraverso l’insegnamento del gioco di squadra più amato dagli italiani. I successi maturati (la Romulea vanta nella sua bacheca diversi titoli regionali oltre a 5 titoli nazionali) sono il corollario di una travolgente avventura che ha rischiato di interrompersi dopo quasi 90 anni di esistenza. Una storica vittoria E solo grazie alla tenacia della sua dirigenza, nella persona del presidente Vito Vilella, allo sforzo politico del Comune di Roma e di tutte le istituzioni coinvolte e alla campagna mediatica che ha rilanciato per settimane il caso aperto dalla decisione della passata Giunta comunale di costruire una fermata della Metro C proprio sotto il terreno di gioco di una della più gloriose società sportive romane. Ma per arrivare a questa

LA ROMULEA E IL CALCIO DILETTANTISTICO | 97

non è retorica, perché basta fare il paragone con i quartieri capitolini dove non ci sono realtà sportive all’avanguardia. Questa è la storia quotidiana di una città che si è risvegliata metropoli solo da pochi anni, senza aver maturato così velocemente anche gli anticorpi necessari a non far deragliare il treno delle nuove generazioni. Le fasi del salvataggio È il mese di marzo del 2009 quando si inizia a parlare in maniera esplicita della scomparsa del campo Roma. A lanciare l’allarme un preoccupato presidente Vilella che cerca di far chiarezza, di concerto con gli uffici del Comune nella matassa di incartamenti lasciati in dote dalla passata Amministrazione. Una cosa sembra scontata, l’impianto della Romulea è stato sacrificato, seppur per la realizzazione della fermata Ambaradam della futura metropolitana romana.

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ta e quindi di non perdere il radicamento con il quartiere d’origine. L’unica possibilità che sembra trovare tutti d’accordo è la delocalizzazione del campo Roma in uno spazio di terreno che lambisce il Parco Regionale dell’Appia Antica, posto tra via Macedonia e via Centuripe. Ricevuto l’ok del soprintendente ai Beni Archeologici di Roma Bottini si è atteso invano per settimane il nulla osta del presidente del Parco Adriano La Regina. Naufragata anche questa ipotesi, inizia a prendere corpo la zona adiacente al percorso stradale di via Cilicia. Ma ormai il lavoro sottotraccia era indirizzato verso quella che poi era la soluzione da tutti agognata. In una riunione a Capitan Bavastro, l’Assessore alla Mobilità Sergio Marchi, il Delegato allo Sport Alessandro Cochi, l’ingegner Giovanni Simonacci di Metro Spa, la presidente del IX Municipio Susi Fantino e l’Assessore regionale alla Mobilità Franco Dalia si sono impegnati nel conservare la storica ubicazione del campo Roma, spostando di alcune decine di metri il cantiere per la realizzazione della fermata, sacrificando due campi da calcetto della Romulea e due campi del Tennis Roma. Ciò ha consentito alla società oro-amaranto di non interrompere nemmeno per un giorno l’attività nella sede di via Farsalo, probabilmente salvando anche il contiguo impianto della Bocciofila, al quale si potrà accedere dopo il 2011 da un ingresso alternativo, mentre si stanno ancora studiando altre vie d’uscita per aprire una strada al limitare della cinta muraria, al fine di consentire la circolazione veicolare e non danneggiare in nulla il tessuto cittadino dello storico quartiere San Giovanni.

L’On. Alessandro Cochi, Delegato allo Sport del Comune di Roma, in visita al campo della Romulea. Con lui il Presidente della Commissione Sport, Federico Mollicone e il Consigliere Regionale Enzo Foschi

A questo punto inizia una febbrile attività politica dell’On. Cochi che, sposata la causa della società di via Farsalo, si spende in prima persona per trovare una nuova collocazione dove far proseguire l’attività calcistica. “Non possiamo dire se la Romulea potrà tornare a giocare all’ombra delle mura Aureliane dopo i lavori di realizzazione della fermata della metro C –affermava Cochi nel mese di aprile– ma ci stiamo impegnando affinchè si possano concretizzare due valide alternative; lo dobbiamo al quartiere San Giovanni e alla società stessa che si è sempre distinta per essere un riferimento importante di aggregazione sociale, oltre ad essere un volano per le attività calcistiche della nostra città’’. Alternative per la stazione metro Diverse sono le ipotesi vagliate, a cominciare dallo spostamento in zona Tor Fiscale, in un’area di proprietà della Cotral, o in una non poco lontana delle Ferrovie dello Stato quasi a ridosso dell’impianto sportivo dell’Almas. Entrambe le soluzioni però sono state scartate a causa di diverse problematiche ma anche per permettere alla Romulea di non essere così fortemente decentra-

I LAVORI DI RISTRUTTURAZIONE na volta risolta la questione del cantiere della Metro C, si è provveduto a rinnovare il campo, che è ora omologato e funzionante. È stato rifatto il manto erboso, con erba di ultima generazione. È stato migliorato l’impianto d’irrigazione e rifatta la recinzione. Inoltre è in corso di approvazione il progetto definitivo da parte del Comune per quanto riguarda, principalmente, due dei quattro corpi esistenti: il corpo “A” e il corpo “B”. Il primo, coperto dalla tribuna principale che accoglie attualmente cinque spogliatoi con servizi igienici fatiscenti, la guardiania e un solo wc del pubblico, con il nuovo progetto verrà totalmente ristrutturato razionalizzando gli spazi interni, eliminando inutili corridoi con pericolosi salti di quota, portando, nello stesso tempo, a sei gli spogliatoi (quattro piccoli per il calcetto e due grandi per il calcio) e realizzando due blocchi servizi igienici per il pubblico ampliando lo spazio della guardiania, dotando inoltre i servizi igienici degli accorgimenti necessari per i disabili. Il secondo, il corpo “B”, che ospita la sala medica quattro spogliatoi di cui due grandi e due piccoli per gli arbitri, verrà ristrutturato sia negli impianti che nelle finiture realizzando servizi igienici adatti ai disabili.

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Ha collaborato l’architetto Daniela Martellotti, Ufficio Sport

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Metro: una deviazione che salva la storia La fermata interessata è quella di Amba Aradam il cui cantiere sarebbe dovuto sorgere praticamente all’interno del campo della Romulea, andando a prendere la sezione degli spogliatoi, il campo di calcetto e una porzione del campo di calcio. Con lo spostamento, invece, di 80 mt del cantiere per la realizzazione della fermata, si è potuto salvare il campo e gli spogliatoi, sacrificando solo i due campi da calcetto della Romulea e due campi del Tennis Roma.

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CAMPIONI DI QUAGGIÙ el lungo e difficile cammino che ha portato al salvataggio del campo Roma si sono levate forti e chiare le voci di due campioni del calcio romano, Francesco Totti e Lorenzo De Silvestri, due giocatori che rispondono alle diverse anime del tifo capitolino alla società di via Farsalo, ma che sono accomunati, seppur in maniera diversa, da ricordi di quando erano poco più che bambini.

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PARLA FRANCESCO TOTTI La gloria romanista ha espresso da subito qualcosa in più di un semplice pensiero di vicinanza verso la causa degli oro-amaranto. Pur non avendo mai vestito la gloriosa casacca della Romulea: ‘’Sono andato diverse volte al Campo Roma, anche perché nelle giovanili della Romulea è cresciuto il mio fraterno amico Giancarlo Pantano, d’altra parte chi non ha giocato almeno una volta su quel terreno? È un pezzo dei miei ricordi d’infanzia e di quelli di tanti ragazzi della mia generazione’’. Diverse sono le gioie e le sconfitte del giovane Totti legate al rettangolo di gioco della Romulea. Lui che si è sempre presentato da avversario pur vivendo a poche centinaia di metri dal santuario del calcio giovanile romano. ‘’Quel campo è un pezzo di storia di questa città –ha continuato il capitano giallorosso– fa parte della tradizione e come tale va preservato’’.

PARLA LORENZO DE SILVESTRI La voce della sponda biancoceleste del Tevere è affidata a Lorenzo De Silvestri, ex enfant prodige del vivaio laziale, ora approdato a Firenze. I ricordi per De Silvestri sono nitidi come la gioia che ha provato la prima volta, quando appena dodicenne, ha vestito la maglia della Romulea: ‘’La mia famiglia non voleva che io giocassi a calcio, quindi devo ringraziare questa società perché mi ha dato la possibilità di avvicinarmi e di far parte di questo magnifico mondo. Come ha fatto con me, questo campo ha permesso a migliaia di giovani di conoscere uno sport splendido come il calcio e deve continuare a farlo’’. Io sto con la Romulea: è questo il grido che unisce gli interventi dei due calciatori romani, ai quali si sono aggiunti, nei diversi mesi che sono trascorsi dall’annuncio della smobilitazione a quello della permanenza nello storico sito, anche quelli di Abel Balbo e Fabio Liverani.

Le prime luci del palcoscenico sono oro-amaranto Il vissuto della Romulea si riconosce in gran parte della storia sportiva calcistica delle Capitale, a cominciare dalle glorie del passato cresciute e lanciate al grande palcoscenico proprio mentre vestivano i colori oroamaranto. Nel corso dei decenni, hanno giocato con la Romulea Domenico PENZO (Roma e Juventus), Leonardo MENICHINI (Verona e Roma), Emanuele GATTELLI (Atalanta e Pistoiese), Antonino CRISCIMANNI (Roma, Varese e Genoa), Antonio DI CARLO (Roma, Piacenza e Genoa), Paolo BALDIERI (Roma, Pisa e Empoli), Oberdan BIAGIONI (Lazio, Foggia e Udinese), Alessandro STURBA (Verona e Siena), Lorenzo DE SILVESTRI (Lazio e Fiorentina) e Fabio LIVERANI (Perugia, Lazio, Fiorentina e Palermo). Numerosi sono stati anche gli arbitri che hanno diretto gare, più o meno importanti, nel glorioso campo Roma. Basta citare solo gli ultimi in ordine di tempo approdati nella massima serie, per far capire che scuola possa essere stata quella dell’impianto della Romulea: Massimiliano CIAMPI e Paolo VALERI, anche loro sono cresciuti arbitrando sul terreno di via Farsalo.

ED ORA, A CASA VOSTRA Non solo i campioni affermati saranno prim’attori del magazine SPQR SPORT. Per conoscere più approfonditamente le realtà delle squadre dilettantistiche romane (di calcio e non solo), ogni numero pubblicheremo un servizio su una società raccontandone la storia e mostrando i volti di oggi, dei più grandi e del settore giovanile. Un viaggio nel tessuto della città per mostrare il volto dello sport di base.


zionali d’Italia intervista a

NICOLA PIETRANGELI Nato in Tunisia, ma romano d’adozione, Pietrangeli ha avuto l’onore di aver avuto titolato lo stadio monumentale del tennis al Foro Italico. Calciatore mancato, è diventato il simbolo italiano della racchetta: ‘’Nessun maestro ed un solo grande allenatore, il muro del cortiletto di casa mia...’’

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Pietrangeli nel salotto di casa. In mano la Coppa vinta a Monaco e dietro la foto con la Principessa Grace

di Paolo QUADROZZI ntrare nella sua casa romana di Monte Mario, ad un passo da quel Foro Italico che tanto gli ha dato in termini di vittorie, assomiglia ad un viaggio a ritroso nella storia dello sport. Disseminati ovunque sono i trofei, le medaglie, i riconoscimenti.

E

A cosa è più affezionato? “Le vede quelle due coppette laggiù? Sembrano insignificanti, ma son quelle che valgono di più: è quello che mi rimane delle due vittorie a Parigi”. Così la risposta alla prima domanda, la più naturale, quando davanti agli occhi appare, incarnata nella fisicità di coppe e foto, la vita del più grande tennista italiano di sempre. Alle pareti, sul pavimento, su ogni mobile c’è racchiuso un mondo dal fascino tutto particolare: dalle chiavi simboliche dell’ex Stadio della Pallacorda ai ricordi dei tantissimi viaggi, dalle foto con George Bush senior ed il principe Ranieri ad un Telegatto. Una vita, quella del tennista, iniziata per gioco sui campi dello storico Circolo Venturini di Via Flaminia. “Visto che mio padre non aveva i soldi per la quota associativa del Parioli andavamo lì a giocare, bastava pagare l’affitto del campo. Al Venturini ho conosciuto Giovannino Palmieri, un grande del tennis dell’epoca, già campione italiano”. Il suo primo maestro? ”No, non ho mai avuto maestri. Un solo grande allenatore: il muro del cortiletto della mia casa di Tunisi. Da piccolo avevo l’ossessione di doverlo battere, ma perdevo sempre”.

JAROSLAV DROBNY Ceko, detto il professore, vinse al Foro in tre occasioni: ‘50, ‘51 e ‘53, raggiungendo 4 finali consecutive

ROD LAVER Australiano, è stato 7 anni consecutivi n.1 al mondo ed ha conquistato 2 volte il Grande Slam. A Roma ha vinto nel ‘62 e nel ‘71

MARTIN MULLIGAN Australiano, lega la sua carriera a Roma in maniera particolare. Da erbivoro, ha però vinto al Foro in 3 occasioni (‘63, ‘65 e ‘67)

ILIE NASTASE Romeno, giocatore di straordinaria fantasia. E’ stato anche n.1 al mondo e ha vinto gli Internazionali nel ‘70 e nel ‘73

foto Getty Images NICOLA PIETRANGELI E IL FORO ITALICO | 101

BJORN BORG Svedese, ha cambiato le frontiere del tennis con un gioco di grande sostanza da fondo campo. A Roma ha vinto nel ‘74 in finale con Nastase e nel ‘78 contro Panatta.


Quando ha capito che il tennis poteva essere qualcosa di più che un semplice gioco? “Abbastanza presto, subito dopo aver lasciato il settore giovanile della Lazio. Fino a diciannove anni giocavo infatti meglio a calcio che a tennis. Ero centr’avanti con una spiccata propensione per il gol. Ci allenavamo nello Stadio della Rondinella”.

1960 Il Corriere della Sera dedicò alla mia seconda vittoria al Roland Garros non più di tre righe nelle notizie in breve: lo stesso spazio dedicato oggi a discipline minori, come il sollevamento pesi ad esempio. Conservo ancora quell’articolo a ricordo di quanto, a quei tempi, del tennis non fregava niente a nessuno”.

Perché ha lasciato il calcio? “Quando la società scelse di mandarmi in prestito in serie C. Non volevo abbandonare Roma ed allora scelsi il tennis. Avrei potuto viaggiare molto di più e realizzare il mio sogno da bambino: l’esploratore”.

Come ha festeggiato? “Non feci niente di particolare, probabilmente sono uscito con la mia ragazza. D’altronde non avevamo una lira in tasca. Quando vinsi la prima volta Parigi, ad esempio, mi diedero un coppa e centocinquanta dollari. Ora il premio supera il milione di euro”.

Per tornare poi sempre a Roma. “Mi sono innamorato di questa città fin dal primo momento, quando a tredici anni dalla Tunisia ci siamo trasferiti. Mi ricordo ancora il viaggio in carrozza dalla stazione fino a Trinità dei Monti: era enorme, bellissima, mozzafiato. Un colpo di fulmine”. E la soprannominarono subito ‘Er Francia’... “Non sapevo un’acca di italiano ed era molto difficile comunicare. Ma avevo il pallone e divenni subito popolare tra i ragazzini con cui giocavo in strada, a Piazza di Spagna, precisamente tra Via del Babbuino e dove c’è ora l’ingresso della metropolitana. Oppure a Villa Borghese, nel Parco dei Daini”. La prima volta sulla terra rossa del Foro Italico? “In Coppa Davis, come giudice di linea, nella primavera del 1951: Italia contro Egitto. Ero emozionatissimo”. Da giocatore? “L’anno successivo, nel 1952, agli Internazionali d’Italia”. Il primo trionfo agli Internazionali nel 1957 contro Giuseppe Merlo. Cosa ricorda di quella vittoria? “Sinceramente poco. A differenza di adesso, non capivamo quanto significava vincere una gara così importante. Per noi giocatori era un torneo come un altro. Si era persino ignorati dalla stampa e dal grande pubblico. Basti pensare che nel ADRIANO PANATTA Romano, profeta in patria nel 1976, quando in finale batte Vilas. Ha raggiunto la finale anche 2 anni dopo, sconfitto in 5 set da Bjorn Borg

1.

Però aveva la Seicento... “La prima a Roma!”. La sua prima ragazza? “Mia moglie”. Sicuro? “Pensandoci bene, no. Ora ricordo: fu la cameriera che lavorava al piano di sotto della pensioncina a Piazza di Spagna in cui abitavamo. Ma avevo quindici anni, ero praticamente un bambino. Poi ci fu soltanto Susanna”. E il militare a Castro Pretorio con Facchini e Bitti Bergamo? “Si, abbiamo giocato a fare i soldati. Lo spavento più grande quando alle quattro di notte l’intero battaglione venne chiamato in adunata in assetto di guerra nel cortile della caserma. Pensai di partire sul serio, ma era solo un’esercitazione. Era il 1956, l’Unione Sovietica aveva invaso l’Ungheria”. La politica l’ha mai tentata? “Solo una volta per scherzo, nel 1979, alle prime elezioni europee con il Partito Liberale di Renato Altissimo e Giorgio La Malfa. Terzo in lista, presi novemila voti”. Coppa Davis 1976. Non volevano farvi partire per Pinochet? “La vigilia della partenza fu molto dura e ricevetti addirittura delle minacce di morte per me e la mia famiglia. Però decisi di lottare contro tutto e tutti, per-

GUILLERMO VILAS Argentino, detto il poeta per il suo hobby di scrivere poesie. E’ stato 3 volte finalista, ma ha conquistato il torneo solo nell’80 contro Noah

Archivio privato N. Pietrangeli

VITAS GERULAITIS Statunitense, giocatore di grande talento ed adattabilità alle varie superfici, ha vinto il torneo nel 1977 e nel 1979.

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2.

ché ero convinto che in Cile avremmo vinto e che a distanza di trent’anni nessuno si sarebbe ricordato Pinochet. Così è stato”. Cosa rappresenta per lei la Coppa Davis? “Senza ombra di dubbio il torneo più affascinante che abbia mai giocato. La differenza sta nel fatto che non si scende in campo solo per se stessi, ma per il proprio Paese”. Il suo rapporto con il pubblico italiano? “Di norma... avevo il pubblico contro. Da un certo punto di vista mi piaceva pure, mi galvanizzava. Con gli italiani, e i romani in particolare, c’è sempre stato amore e odio perché hanno un difetto sostanziale: non sono sportivi, ma tifosi. Quindi pretendevano che vincessi sempre, ad ogni costo. Il primo scontro lo avuto nel 1958, quando persi dopo cinque set la finale IVAN LENDL

Ceko, vincitore nell’86 e nell’88. Giocatore di grande tenuta, fisica e mentale, forte di un gioco adatto alla terra rossa. Non ha mai coronato il sogno di vincere Wimbledon

PETER SAMPRAS Statunitense, è uno dei più grandi di sempre come testimonia la serie a Wimbledon. Al Foro ha vinto nel 1994 battendo Boris Becker


spq ort Un grande campione, da giocatore e allenatore icola Pietrangeli, nato a Tunisi l’11 settembre 1933, è riconosciuto come il più grande tennista italiano di tutti i tempi. Il fiore all’occhiello della sua carriera sono i due successi agli Internazionali di Francia, ottenuti nel 1959 e 1960. Vincitore anche degli Internazionali d’Italia, è stato ad un passo dal conquistare la finale del torneo più affascinante, quello sull’erba di Wimbledon: nel 1960, sconfitto in semifinale dal grande Rod Laver. Ha giocato 164 gare di coppa Davis, vincendone 120 e raggiungendo in due occasioni la finale. La coppa l’ha vinta poi nel 1976 in Cile, da capitano non giocatore. Insieme a Gianni Clerici è uno dei due italiani membri dell’International Tennis Hall of Fame.

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3.

1. Maneggia una telecamera in un momento di relax sulla terrazza che si affaccia sui campi d’allenamento del tennis al Foro Italico. 2. Con la principessa Grace Kelly dopo la vittoria a Monaco 3. Pietrangeli saluta il suo avversario 4. Il maglione a V in voga all’epoca, la scorta di racchette: Pietrangeli risale le scale del Roland Garros 4.

5. La conquista della Davis in Cile nel 1976. Lo portano in trionfo i suoi giocatori: si riconoscono Corrado Barazzutti e Adriano Panatta

degli Internazionali d’Italia contro Mervyn Rose. Mi criticarono ferocemente”. Il pubblico che l’ha amata di più? “Sicuramente Parigi, ero il più francese dei tennisti stranieri. A Londra, poi, io e Orlando Sirola eravamo amatissimi”. L’amicizia con Sirola? “Piuttosto un matrimonio. Conobbi Orlando nel 1952 ai campionati italiani di seconda categoria di Biella. L’anno dopo, a Venezia, vincemmo la finale delle ‘Targhe Volpi’ battendo Drobny e Gianni Cucelli. Dopo aver consumato il divorzio con Fachini, che quando seppe la notizia si arrabbiò ferocemente, non ci siamo più lasciati. In doppio bisogna sopportarsi e capirsi, difendersi a vicenda ma, soprattutto, arrabbiarsi il meno possibile”. ANDRE AGASSI Statunitense, beniamino del pubblico del Foro che gli ha riservato una autentica ovazione in occasione della vittoria del 2002 in finale contro Haas

5.

Una vittoria da incorniciare? “La seconda a Parigi, nel 1960, contro il cileno Ayala. Conclusi la finale piangendo di dolore per le vesciche ai piedi”. Tecnicamente quali sono i suoi punti di forza? “Instancabile, mai una partita persa per crampi o stanchezza. Avevo un gran tocco e il mio colpo migliore era il rovescio, specie il passante. Negli anni cinquanta una classifica mi affiancò a Drobny come migliore specialista di smorzate. Ne fui orgoglioso”. La sconfitta più amara? “Ce ne sono due: la prima è la finale tricolore persa contro Fausto Gardini nel 1961. Mi ha battuto dopo avermi annullato nove, dico nove match point. Fausto vinse al quinto set”.

E l’altra? “1970, Campionati Assoluti d’Italia a Bologna. Avevo trascorso l’estate in Sardegna e mi ero allenato solo dieci giorni. Eppure mi ritrovai in vantaggio per 4-1 al quinto set su un giovanissimo Panatta, ma alla fine venni battuto. Se avessi vinto, avrei potuto prendermi più di qualche soddisfazione”. Tornando a Roma. 22 partecipazioni, 4 finali e 2 vittorie agli Internazionali. Un record. “Si, giocare al Foro Italico ha un fascino inimitabile e senza tempo. È la patria dello sport romano. Sono veramente contento che abbia nuovamente acquisito il suo ruolo internazionale. C’è stato un periodo in cui gli Internazionali erano completamente ignorati. Era un torneo di periferia’’. Poi, l’intitolazione della Pallacorda nel 1996. “Un onore. Secondo solo a Rod Laver”.

RAFAEL NADAL Spagnolo, il dominatore degli ultimi anni, nei quali ha vinto 4 edizioni su 5. La terra è il suo elemento naturale, e lo ha ampiamente dimostrato

ROGER FEDERER Svizzero, giocatore fantastico, per qualche critico il più grande di sempre. Non è ancora riuscito a vincere gli Internazionali nonostante le due finali disputate

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Il lavoro che vorrebbe fare da grande? “Potrei fare benissimo l’accompagnatore di Berlusconi, una sorta di consulente per la vita mondana. Bella presenza, conoscenza delle lingue, automunito. Cosa mi manca?”.


Si stima che nella prossima edizione degli Internazionali d’Italia, saranno 500.000 gli spettatori paganti. 10.500 (contro i 6mila del precedente) potranno entrare nel nuovo impianto. Inoltre, vi saranno altri 3.500 posti sul campo Pietrangeli, altri 3.500 sul campo n.1 e in più altri 6mila del ground per un totale di 9 campi.

Il torneo maschile e femminile avranno un’audience internazionale di quasi 250 milioni di telespettatori. Oltre 100 Paesi seguiranno giornalisticamente l’evento, 250 le testate accreditate, per 1.500 giornalisti stimati.

Tutti i più grandi tennisti parteciperanno alla prossima edizione: da Federer a Djokovic, da Nadal a Murray nel maschile. Nel torneo donne ci saranno anche le sorelle Williams e le italiane Pennetta e Schiavone. Gli uomini giocheranno nella prima settimana, le donne nella seconda.

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FORO ITALICO

INTERNAZIONALI DI TENNIS U no staff superiore alle mille unità, un fatturato di diciassette milioni di euro e due grandi novità: il nuovo centrale del Tennis e il fatto che i campioni mondiali saranno di scena per 8 giorni anziché per 7. Questi sono alcuni degli aspetti che ruotano attorno ad uno degli eventi sportivi più grandi per la città, gli Internazionali BNL d’Italia che vedono coinvolto anche il Comune di Roma come importante supporto. Abbiamo chiesto al Dott. Diego Nepi Molineris, Direttore Impianti Sportivi e Parco

cinque anni questa cifra è più che raddoppiata’’. Insomma, un successo annunciato. Crescono i ricavi e la qualità offerta agli ospiti dell’evento. ‘’Il circolo virtuoso che si è ingenerato porterà l’evento a raddoppiare nei prossimi anni i risultati già raggiunti’’. Gli Internazionali vantano un’audience di quasi 250 milioni di telespettatori, e l’eccezionale livello qualitativo dello spettacolo è confermato anche dai media: Italia1 da tre anni trasmette in diretta oltre alla semifinale e alla finale di entrambi i tornei, anche un quarto di finale maschile e uno femminile, SKY Italia continuerà a trasmettere l’intero torneo maschile, in più, la novità della scorsa edizione è stato il lancio di SuperTennis, realizzato in collaborazione con Rai Trade, il primo canale euro-

L’appuntamento tennistico più importante d’Italia si svolgerà dal 24 aprile all’8 maggio. Parteciperanno i maggiori atleti del circuito mondiale Foro Italico CONI Servizi SpA, di accompagnarci virtualmente nel viaggio all’interno dell’edizione 2010.”La prevendita prosegue a ritmi eccezionali e si avvia a raggiungere record importanti”, ha riconosciuto Nepi Molineris. Nel 2009, nonostante due sessioni serali in meno e tre giornate ostacolate dalla pioggia battente, gli spettatori paganti sono stati in totale 166.143 (+ 2,28% rispetto ai 162.433 del 2008) e gli abbonati 2.995 (di cui 41 al solo torneo femminile), con un aumento di 203 unità rispetto al 2008 (+6,78%). “Nell’edizione del 2010 il torneo fatturerà 17 milioni di euro ed in

La prima a Roma nel ‘35 L’esordio al Foro fu nel ‘35, con la vittoria dello statunitense Hines su Palmieri, tennista che anni dopo avrà un ruolo importante nella scoperta del giovane Pietrangeli. Prima, dal 1930, gli Internazionali BNL d’Italia si erano disputati a Milano. Poi sempre Roma e solo una volta a Torino per i festeggiamenti per il Centenario dell’Unità d’Italia. Il torneo si tenne a Torino, con Pietrangeli che batté nettamente Rod Laver. La storia degli Internazionali è andata di pari passo con quella del tennis stesso. Usi, costumi, e soprattutto stili di gioco a succedersi nel tempo. Dal tennis rapido del professorino Drobny, passando a quello molto tecnico di Pietrangeli. Negli anni ‘70 poi, l’avvento di un tennis fisico, con Borg apripista dei robot dei giorni nostri, fino ad arrivare all’era Nadal: lo spagnolo domina, vince 4 anni di seguito e sbarra la strada a Roger Federer, per molti il più grande di sempre ma finora incapace di vincere al Foro.

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peo interamente dedicato al tennis che ‘’ha guidato i telespettatori negli angoli più segreti del Foro Italico, permettendo loro di vivere un’esperienza televisiva veramente senza precedenti”. Il fiore all’occhiello anche di questa edizione sarà il Parco del Foro Italico: una location unica nel panorama nazionale per valore architettonico e monumentale, al centro di un’imponente strategia d’investimento e riqualificazione. La sua splendida cornice, in un’area incomparabile per impatto visivo e ambientale, è legata alla storia degli Internazionali BNL d’Italia. “Il progetto del Circolo del Tennis


Foro Italico -spiega ancora Nepi Molineris- ha il doppio obiettivo di creare un complesso che abbia nella pratica del tennis l’elemento catalizzatore e propulsore e che sia pienamente integrato con l’ambiente ed il tessuto circostante per valorizzare ed arricchire l’offerta sportiva e la fruibilità dell’intero Parco’’. In questa prospettiva è in fase di realizzazione l’importante piano d’investimento per la costruzione del nuovo Centrale del Tennis, portato avanti da Coni Servizi S.p.A., una struttura moderna e polifunzionale che potrà ospitare più di 10 mila spettatori e che “permetterà di affrontare nel migliore dei modi le sfide del futuro, prima fra tutte la nuova formula combined, quella dei quattro Grand Slam, che vedrà uomini e donne giocare contemporaneamente e che contribuirà ad elevare il torneo di Roma nel gotha internazionale”, spiega ancora Nepi Molineris. Al Parco del Foro Italico si accederà da

un solo ingresso, situato sul Lungotevere fra la piscina coperta e lo stadio del Nuoto. Le nuove aree commerciali avranno un importante punto di raccordo nella Piazza Multimediale, dalla quale sarà possibile assistere agli incontri grazie ad un maxischermo. Molti gli artisti e i dj di fama internazionale che si alterneranno di fronte alla prestigiosa platea del Villaggio Ospitalità, totalmente rinnovato per diventare la più nota cornice possibile e il più importante salotto sportivo italiano. “L’alto livello agonistico degli atleti e la straordinaria macchina organizzativa messa in campo hanno confermato che il torneo di Roma offre ancora un enorme potenziale da esplorare. Questa la sfida per il futuro”. Un connubio di sport e spettacolo che appassionerà, ancora una volta, il pubblico, romano e non. Sabrina VILLA

Spazio alla mondanità

Fed Cup n altro importante appuntamento s’incastona negli Internazionali di Tennis 2010: la Fit ha deciso di inserire Italia-Repubblica Ceca, valida per la semifinale di Fed Cup 2010, nell’ambito del grande spettacolo tennistico che animerà Roma. L’incontro tra le due Nazionali si giocherà sabato 24 e domenica 25 aprile, nello stadio Nicola Pietrangeli al Foro. Il match si sarebbe dovuto disputare a Castellaneta Marina. La mancata autorizzazione da parte della Federazione Internazionale, però, di far svolgere in quella sede l’incontro, ha spalancato alla Fed Cup le porte di una delle più grandi vetrine tennistiche del mondo.

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Flavia Pennetta, protagonista azzurra

ondanità, appuntamenti, premiazioni, tornei amatoriali saranno le principali attrattive per due settimane all’insegna dello spettacolo anche fuori dal campo. Concerti, party ed eventi mondani faranno da corollario alle attività serali con ospiti d’eccezione ed una particolare attenzione alla qualità delle iniziative che verranno proposte. Numerosi gli eventi collaterali che arricchiranno le due settimane. Dalla consegna delle Racchette d’Oro agli Internazionali d’Italia di Beach Tennis, un vero e proprio campionato del mondo su sabbia, alla giornata dedicata al Tennis in Carrozzina, che ormai è una realtà consolidata in tutto il mondo. Molti gli artisti e i dj di fama internazionale che si alterneranno di fronte alla prestigiosa platea del Villaggio Ospitalità totalmente rinnovato nel concept per diventare la più prestigiosa cornice possibile e il più importante salotto sportivo italiano. Non mancheranno calciatori, attori e personalità. Due settimane all’insegna dello sport e dello spettacolo, per la manifestazione sportiva regina della mondanità capitolina. A fianco i rendering preparatori dei lavori che trasformeranno il Foro Italico.

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Il Foro ai raggi X

Il Foro ai raggi X Per gentile concessione della Coni Servizi ecco, in pianta, come sarà organizzata la nuova edizione degli Internazionali di Tennis BNL.

AREA KID Gli spazi dell’area commerciale dedicati al pubblico sono completati dal kids Village, nel quale quasi 40.000 piccoli appassionati potranno divertirsi con il tennis. Ogni giorno i campioni del torneo come Federer e le sorelle Williams scenderanno in questo campo dedicandosi a loro con appearence e clinic tecniche.

I CAMPI SECONDARI

Parte dei match dei due Tornei maschile e femminile vengono disputati in questi 5 campi secondari accessibili grazie al biglietto ground che permette al pubblico di seguire tutti i propri beniamini saltellando di campo in campo. L’ultimo campo è invece dedicato al riscaldamento degli atleti.

CAMPI DA BEACH TENNIS Questi campi –che alla fine di maggio ospitano lo Swatch FIVB World Tour di beach volley– durante gli Internazionali BNL d’Italia sono dedicati alla pratica del beach tennis. Un vero e proprio campionato del mondo che già nella scorsa edizione ha registrato un largo successo, tecnico e di visibilità, entusiasmando il pubblico con incontri spettacolari.

NUOVO CENTRALE DEL TENNIS Ospiterà oltre 10.500 spettatori. Tradizione e modernità al servizio della leggenda. Palcoscenico d’eccezione per le partite di cartello; qui, durante i due weekend, si giocheranno fra le altre tutte le semifinali e la finale. L’impianto sarà dotato di ogni comfort e sarà caratterizzato da una visibilità ottimale.

STADIO NICOLA PIETRANGELI È il secondo stadio – accessibile con il biglietto ground– capace di ospitare 3.000 persone in uno scenario suggestivo. Limitrofo al Villaggio Hospitality avrà un ristorante che si affaccerà direttamente sul lato corto fra le statue di marmi che circondano l’intera struttura.

FOTO MEZZELANI-GMT ARCHIVIO CONI

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er capire lo sport paralimpico e la sua funzione, bisogna analizzarne l’evoluzione partendo dagli inizi, più di 50 anni fa. Allora lo sport paralimpico veniva utilizzato come terapia per curare la disabilità stessa. Successivamente, la scoperta che lo sport del disabile potesse assurgere a vera e propria competizione agonistica, aggiungendo all’aspetto medico-terapeutico tutto il valore intrinseco delle sue capacità sportive, aprì nuove e più ampie prospettive per una maggiore integrazione nella società. Le straordinarie imprese dei nostri atleti, che oggi possiamo ammirare, sono quindi il frutto di un lungo percorso che deve la sua nascita all’utilizzo della pratica sportiva non più solo come terapia per le persone disabili, allontanandosi progressivamente da qualsiasi aspetto più strettamente sanitario per diventare pura e semplice competizione agonistica. Il Comitato Italiano Paralimpico è stato istituito giuridicamente nel 2003 e, con il decreto di attuazione della Presidenza del Consiglio dei Ministri dell’8 aprile 2004, acquisisce valenza sociale, come organismo che mira a garantire il diritto allo sport in tutte le sue espressioni, affinché ciascun disabile abbia l’opportunità di migliorare il proprio benessere e trovare una giusta dimensione nel vivere civile attraverso lo sport quale strumento di recupero, di crescita culturale e fisica nonché di educazione dell’individuo disabile e non. Alla luce di ciò il CIP è l’ente individuato dal Legislatore quale responsabile dello svolgimento della pratica sportiva da parte della popolazione disabile a qualunque livello e per qualsiasi tipologia di disabilità e, dunque, quale

P

Cinquanta anni fa, lo sport, oggi paralimpico, era concepito più che altro come terapia. Ma, con il tempo, all’aspetto medico, si è sostituita la pura competizione agonistica. Ed i risultati non mancano...

3500

Tesserati al CIP Lazio per la stagione 2008/2009. In tutta Italia sono circa 20.0000

7

20

Dipartimenti Comitati Regionali in cui si divide il CIP del CIP

8

Federazioni Paralimpiche affiliate al CIP

21

Gli azzurri che hanno conquistato il podio alle ultime Paralimpiadi di Pechino 2008

I NUMERI DEL CIP SPORT PARALIMPICO | 108

378

Gli atleti laziali vincitori di Campionati Regionali e Nazionali, premiati durante la Cerimonia di Premiazione organizzata dal CIP Lazio lo scorso 3 dicembre

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Gli assegnatari del Premio CIP Lazio 2008/2009: On. Enzo Foschi, On. Alessandro Cochi, On. Pino Battaglia, Prof. Antonino Mancuso, Dott.ssa Sabrina Varroni, Dott. Carlo Di Giusto, Dott. Vincenzo Castelli, Cap. Maurizio Pettinari, Mar.llo Marco Pietrangeli, Avv. Massimo Romiti


UOMINI OLTRE soggetto deputato a riconoscere e coordinare federazioni, organizzazioni e discipline sportive riconosciute dall’Ipc e dal Cio e comunque operanti sul territorio nazionale che curino prevalentemente l’attività sportiva per disabili. Il movimento a Roma è cresciuto notevolmente in diverse realtà territoriali, coinvolgendo sempre un maggior numero di disabili e con un aumento significativo nella costituzione di nuove associazioni. Negli ultimi anni, il Comitato Regionale del Lazio, che attualmente ha sede a Roma in Via delle Tre Fontane 1 (e-mail: info@ciplazio.it, sito: www.ciplazio.it) è cresciuto considerevolmente, affiliando un numero sempre maggiore di società sportive, organizzando diversi appuntamenti annuali e consentendo alle persone disabili la pratica di tutte le discipline sportive previste dal Comitato Paralimpico. Il CIP Lazio, diretto da Pasquale Barone, ha lavorato molto sulla formazione di personale qualificato permettendo la nascita di centinaia di Tecnici ed Assistenti di Disciplina. Inoltre, dal 2002, ha istituito un riconoscimento aggiuntivo per l’impegno ed il valore agonistico degli atleti, dando vita così alla Cerimonia di Premiazione degli Atleti del Lazio vincitori di Campionati Nazionali e Regionali, quest’anno giunta alla ottava edizione, con il coinvolgimento delle principali autorità sportive, politiche ed istituzionali del Comune. Durante la Cerimonia, è stato istituito per il

primo anno anche il Premio CIP Lazio, importante riconoscimento conferito a rappresentanti delle Istituzioni, allenatori, presidenti di società che si sono impegnati costantemente per offrire maggiori opportunità e visibilità al movimento paralimpico, nonché per favorire l’integrazione degli atleti con disabilità nella società. Oggi, nel particolare momento di ristrutturazione organizzativa che attraversa insieme alle nuove Federazioni, il CIP Lazio sente una particolare urgenza di trovare anche nuove forme di promozione e opportunità sportive, in armonia operativa con le esigenze che i tempi richiedono di innovazione, integrazione e partecipazione territoriale. I risultati sinora conseguiti sono stati apprezzabili, e sicuramente un comune impegno dei componenti del Comitato e delle istituzioni territoriali potranno dare risposte certe e concrete alle esigenze di maggiore partecipazione e qualificazione dell’intero movimento Paralimpico del Comune di Roma, della Regione Lazio e di tutto il territorio nazionale. Una curiosità riguardante le Paralimpiadi Invernali appena concluse a Vancouver: con l’Italia decima nel medagliere si è distinto un discesista in attività nel Lazio (Fiamme Azzurre), Gianmaria Dal Maistro che ha vinto, con la guida Antonio Balasso (il soprannome dei due è Tom e Jerry), due bronzi e un argento.

Luca AGOLETTO e Paola PROTOPAPA (Circolo Canottieri Aniene), in squadra con Daniele SIGNORE (S.C. Flora), Graziana SACCOCCI e Alessandro FRANZETTI (A.S.C. Gavirate): ORO nel Canottaggio Adaptive Rowing specialità 4 con misto - LTA

Paolo VIGANÒ (G.S. Fiamme Azzurre): ORO nel Ciclismo su pista inseguimento individuale LC4

Fabio TRIBOLI (G.S. Fiamme Azzurre): ORO nel Ciclismo - prova in linea su strada LC1/LC2/CP4, BRONZO nel Ciclismo – inseguimento su pista LC1 e prova a cronometro su strada LC1

Marco VITALE (G.S. Fiamme Azzurre), in squadra con Oscar DE PELLEGRIN (A.S.D. Arcieri del Piave), Mario ESPOSITO (A.S.D. Pol. Handicappati Bergamasca):

Marco VITALE (G.S. Fiamme Azzurre): ARGENTO nel Tiro con l’arco, Arco olimpico individuale maschile W1/W2

BRONZO nel Tiro con l’arco - Arco olimpico a squadre maschile Cat. W1 Walter ENDRIZZI (G.S. Fiamme Azzurre): BRONZO nella Maratona T46 Clara PODDA (S. Lucia Sport), in squadra con Pamela PEZZUTTO (A.S.D. Porcia Pordenone), Michela BRUNELLI (A.S.D. T.T. Torino) e Federica CUDIA (A.S.D. Federica Cudia): ARGENTO nel Tennistavolo femminile a Squadre Classe 1/3

SPORT PARALIMPICO | 109

Dal basket al judo, quante discipline! Le specialità che, per l’anno 2010, sono di pertinenza del CIP, vengono suddivise in 7 dipartimenti: 1 Basket in carrozzina 2 Sport dell’acqua (nuoto, vela, canoa, water basket) 3 Atletica leggera, 4 Sport delle armi (scherma, tiro a segno) 5 Sport invernali (sci alpino, sci nordico e biathlon, curling, hockey su slitta su ghiaccio, snowboard) 6 Sport di palla (tennis, bocce, show down) 7 Sport di squadra (calcio, goalball, torball e judo)

Clara PODDA (S. Lucia Sport): BRONZO nel Tennistavolo Singolo Femminile Classe 1/2 Alberto Andrea PELLEGRINI (S. Lucia Sport): BRONZO nella Scherma in carrozzina – Sciabola Ind. maschile Cat. A

ORI ROMANI A PECHINO


La conferenza stampa di presentazione delle prime due fasi del PRISP

l Piano Regolatore dell’Impiantistica Sportiva (PRISP), approvato dalla Giunta Comunale e presentato in Campidoglio nelle sue prime due fasi, rappresenta uno strumento con il quale il Comune di Roma, attraverso un monitoraggio sulle aspettative della popolazione in tema di impegno fisico e dopo una attenta analisi sull’attuale livello di offerta a livello di impiantistica, proporrà un progetto di sviluppo con un occhio attento a tutte quelle zone in cui fare sport è oggi difficile a causa di carenze strutturali. Il piano è stato suddiviso in quattro fasi (le prime due già realizzate): una prima fase è stata rappresentata da una ricerca di sfondo sulla realtà sportiva e sociale della popolazione attraverso materiali e documentazioni consolidate e la ricerca sul campo, tenendo conto della condizione sociale della città, dei comportamenti e la pratica sportiva, il movimento sportivo e il sistema locale. La seconda fase riguarda una attenta analisi dell’impiantistica sportiva, onde monitorare i bisogni della popolazione. La terza sarà quella di costruzione del sistema informativo territoriale dove recepire tutti i dati raccolti. Ultima fase, la programmazione dello sviluppo dell’impiantistica sportiva. Allo stato attuale sono stati presentati i lavori delle prime due fasi del progetto, evidenziando e producendo dati e numeri di estrema importanza ai fini del raggiungimento degli scopi e degli obiettivi prefissati dall’Amministrazione Comunale che, con Delibera di Giunta Comunale n. 14 del 04-02-2009, fissava e indicava le linee guida del PRISP. Il progetto sarà seguito e curato dall’Ufficio Extradipartimentale Politiche per la promozione e lo sviluppo dello sport, guidato dal delegato del Sindaco per lo Sport, Alessandro Cochi. Ai lavori hanno partecipato l’On. Federico Mollicone, Presidente della Commissione Consiliare Cultura-Sport; il Dott. Paolo Giuntarelli, Direttore del Dipartimento Tutela Ambientale e del Verde e Promozione dello Sport; il Prof. Luigi Frudà, Direttore del Dipartimento di Sociologia e Comunicazione dell’Università La Sapienza di Roma; il Prof. Alberto Acciari, Docente di Marketing presso l’Università del Foro Italico di Roma. “L’intento dell’Amministrazione -afferma l’On. Alessandro Cochiera e resta quello di favorire l’accesso alle strutture sportive alle fasce più deboli, di ampliare l’offerta pubblica e di colmare le molte carenze di tipo impiantistico, organizzativo e programmatico che insistono sul vasto territorio della città. La necessità di affrontare queste problematiche con le moltissime realtà sportive che operano sul territorio, non poteva più essere rimandata. La Delibera indica con chiarezza quali sono gli obiettivi generali e specifici da raggiungere”.

I

FASE 1 RICERCA DI SFONDO. Analisi della condizione socio economica dei romani, delle abitudini della popolazione verso lo sport, del movimento sportivo. A) La condizione sociale della città: Analisi generale del sistema territoriale Sistema Ambientale | Sistema Socio-Economico | La Popolazione | Quadro Economico | Sistema Turistico | Sistema Documentario Provinciale B) I comportamenti e la pratica sportiva: Ricerca Sociale | Abitudini ed atteggiamenti verso lo sport | Impianto sportivo come momento socializzante C) Movimento sportivo e sistema locale: Sport come risorsa cittadina fondamentale | Attività produttive e non legate allo sport | Filiera dello sport | Dimensioni economiche legate allo sport

FASE 2 IMPIANTI A ROMA: STATO DELL’ARTE Riepilogo degli impianti per aree territoriali e per discipline sportive. • Riepilogo generale impianti per aree territoriali • Riepilogo impianti per discipline sportive • Strutture municipali e scolastiche • Piani di lottizzazione • Piani di Zona • Opere a scomputo • Punti Verdi qualità • Impianti natatori pubblici e privati • Impianti scolastici provinciali • Impianti annessi a strutture turistiche • Piste ciclabili • Percorsi nelle aree protette e parchi • Impianti parrocchiali • Zone militari • Percorsi alternativi

IL PIANO REGOLATORE DELL’IMPIANTISTICA SPORTIVA| 110

FASE 4


A ROMA SPORT PER TUTTI LA SFIDA PER I PROSSIMI ANNI SARÀ QUELLA DI DOTARE TUTTA LA CITTÀ DI LUOGHI DOVE FARE MOVIMENTO

AL VIA IL PRISP, IL PIANO REGOLATORE DELL’IMPIANTISTICA SPORTIVA

di Saverio FAGIANI

LE QUATTRO FASI DEL

PRISP

Un piano diviso in quattro fasi temporali. Per dotare Roma e i romani di impantistica sportiva non a macchia di leopardo ma in modo quanto più possibile uniforme sul territorio. E per favorire l’accesso del cittadino alle varie discipline sportive. Questo è il PRISP, il Piano Regolatore dell’Impiantistica Sportiva. Le prime due fasi sono state già realizzate.

FASE 3 SISTEMA INFORMATIVO TERRITORIALE Costruzione di un sistema informativo mediante la predisposizione di hardware e software. Stampa di cartografie per il mappaggio dello sport a Roma. • Acquisto hardware e software • Formazione del personale interno • Inserimento dati • Aggiornamento costante del S.I.T. • Stampa di Cartografie

FASE 4 IL PIANO DI SVILUPPO Alla luce dei dati raccolti, proposta di un piano di sviluppo dell’offerta sportiva nel Comune di Roma e confronto con la cittadinanza. • Costruzione di una proposta di piano di sviluppo • Confronto con il territorio e cittadinanza • Dialogo con ufficio PRG del Comune di Roma • Dialogo con la Direz. Urbanistica della Regione Lazio • Confronto con i Municipi, Provveditorato provinciale, Pubblica Istruzione, Coni, Federazioni sportive, Cogisco, Impiantistica privata, Sindacati, Associazioni e Società sportive, Enti di Promozione Sportiva, etc • Approvazione della proposta tecnica da parte del Delegato allo Sport • Approvazione della proposta tecnica da parte della Giunta Comunale • Approvazione della proposta tecnica da parte del Consiglio Comunale, previo esame della proposta da parte della Commissione Consiliare Cultura e Sport e di quella Urbanistica

IL PIANO REGOLATORE DELL’IMPIANTISTICA SPORTIVA | 111


SPORT A ROMA, L’IMPATTO ECONOMICO

Sport a Roma. Il lavoro di ricerca dell’Università degli Studi di Roma “Foro Italico” a prima fase è stata caratterizzata da un notevole e fondamentale lavoro di ricerca dell’Ufficio Sport nonché da studi e ricerche dell’Università La Sapienza e quella del Foro Italico che con i loro studi e lavori hanno prodotto dati significativi mai apparsi, precedentemente, nel mondo sportivo. Lo “Studio sull’impatto economico dello sport nella città di Roma” che di seguito pubblichiamo, è il lavoro presentato dall’Università del Foro Italico.

L

IL FENOMENO SPORT A ROMA PRATICA SPORTIVA: 1,5 milioni di cittadini romani SPAZI SPORTIVI: 2.500 TESSERATI ALLE FSN: 170.000 L’OCCUPAZIONE La presenza dei principali organi di governo sportivo (il CONI, le Federazioni, l’Istituto per il Credito Sportivo, l’U.N.I.R.E.), di grandi circoli, delle sedi Rai, di un quotidiano sportivo e di grandi centri distributivi, porta ad una situazione occupazionale peculiare: Pubbliche istituzioni per lo Sport Sport professionistico e “top leisure” Settore distributivo Media Società Sportive Dilettantistiche (di cui volontari) Totale Occupati

2.300 500 3.900 200 39.000 27.000 45.900

LA SPESA PER LO SPORT A ROMA Ogni anno lo sport genera una spesa di 3.246.500.000,00€, al netto dei redditi da lavoro Spesa pubblica e privata 454.000.000,00 € Spesa famiglie per lo sport 2.792.500.000,00 € Totale Spesa 3.246.500.000,00 € Dato relativo ai soli residenti di Roma

LA SPESA PUBBLICA E PRIVATA Possiamo stimare che la spesa pubblica e privata su Roma abbia ogni anno un impatto di circa 454.000.000,00€ Enti Pubblici Grandi Organismi Sportivi Sponsorizzazioni e Diritti TV per le Aziende Totale Spesa

36.000.000,00 € 138.000.000,00 € 280.000.000,00 € 454.000.000,00 €

LA SPESA DEGLI ENTI PUBBLICI Attraverso l’analisi dei dati 2008 relativi allo sport raccolti sugli enti pubblici, la spesa totale di questi enti può essere sintetizzata nella tabella seguente: Sottosegretariato allo Sport MIUR Regione Lazio Provincia di Roma Comune di Roma Totale Spesa

1.000.000,00 € 12.000.000,00 € 12.000.000,00 € 2.500.000,00 € 8.500.000,00 € 36.000.000,00 €

LA SPESA DEI GRANDI ORGANISMI SPORTIVI Attraverso l’analisi dei dati di bilancio 2008, la spesa totale dei grandi organismi sportivi può essere sintetizzata nella tabella seguente: CONI 3.000.000,00 € CONI Servizi 25.000.000,00 € Gruppi Sportivi Militari 1.000.000,00 € Federazioni Sportive Nazionali 28.000.000,00 € Enti di Promozione Sportiva 8.000.000,00 € Istituto per il Credito Sportivo 73.000.000,00 € Totale Spesa 138.000.000,00€ LA SPESA DEI PRIVATI Nella tabella che segue viene analizzata la spesa delle aziende per le sponsorizzazioni sportive che insistono su Roma e per i diritti TV Sponsorizzazioni e Diritti TV a favore delle FSN e degli EPS Sponsorizzazioni e Diritti TV per i grandi eventi Sportivi Sponsorizzazioni e Diritti Tv delle società professionistiche Sponsorizzazioni delle A.S.D. e delle altre società sportive Totale Spesa

5.000.000,00 € 35.000.000,00 € 190.000.000,00 € 50.000.000,00 € 280.000.000,00 €

LA SPESA DELLE FAMIGLIE Il capitolo più cospicuo relativo alla spesa per lo sport su Roma è sicuramente da attribuire alla spesa delle famiglie. In totale, la spesa delle famiglie romane legata allo sport è stimabile in 2.792.500.000,00€, pari a circa il 7,0% della spesa per consumi non alimentari. Pratica sportiva Abbigliamento e Attrezzature Giochi e Scommesse Spesa al Botteghino Media Turismo Sportivo “Costi Indiretti” Totale Spesa

810.000.000,00 € 1.090.000.000,00 € 93.000.000,00 € 40.500.000,00 € 283.000.000,00 € 133.000.000,00 € 343.000.000,00 € 2.792.500.000,00 €

SPESA AL BOTTEGHINO - Macroaggregati (2008) Attività Cinematografica 29,9% Mostre ed Esposizioni 5,4% Attrazioni dello Spettacolo Viaggiante 1,3% Attività Teatrale 21,9% Attività Concertistica 16,5% Attività Sportiva 17,8% Attività di Ballo e Concertini 7,2% Elaborazione Censis Servizi e Acciari Consulting su dati SIAE 2008

IL PIANO REGOLATORE DELL’IMPIANTISTICA SPORTIVA| 112

Nel dettaglio delle spese sostenute per assistere a spettacoli sportivi, la voce principale è rappresentata dal calcio sia a livello nazionale –78% -che nel comune di Roma dove supera la quota dell’80%. SPESA AL BOTTEGHINO - Attività Sportiva (2008) Altri Sport 0,1% Sport Individuali 8,2% Sport di Squadra non Calcio 8,3% Noleggio Go-Kart 0,6% Sport Calcio 81,4% Sport Bowling 1,5%

LE FILIERE SPORTIVE, LA BILANCIA IMPORT, EXPORT Presenza Istituzioni, svolgimento grandi eventi, flusso turistico sportivo, tessuto organizzativo capillare, spesa procapite, fanno di Roma la Capitale dello Sport. Il punto di maggiore criticità è il “bilancio teorico importexport” della spesa delle famiglie in confronto ad una scarsa robustezza del sistema produttivo di filiera. Buona parte del valore creato e speso a Roma ha declinazioni extracomunali, quando addirittura extraregionali. Roma certamente importa: • la spesa turistica legata ai grandi eventi (circa 15.000 tifosi stranieri per le partite del “Sei Nazioni”, circa 1,52,0 milioni di spesa delle squadre di serie A in trasferta per incontri con Roma e Lazio, una significativa quota di atleti, osservatori, accompagnatori per la Maratona di Roma, ecc.); • spesa a fini informativi (copie vendute dal Corriere dello Sport, da La Repubblica, dal Messaggero, etc. fuori della città); • spesa in sponsorizzazioni proveniente da aziende extra-romane per team e grandi eventi; • importa prodotti e servizi nell’area della costruzione e della manutenzione dell’impiantistica sportiva, filiera complessa ed articolata dove la presenza di imprese romane è assolutamente scarsa quando non marginale - Filiera Acqua: 119 aziende su 4.517, pari al 2,6% - Filiera Impianti e Attrezzature: 84 aziende su 1.481, pari al 5,7% - Filiera Costruzione, Manutenzione, Arredi: 63 aziende su 2.770, pari al 2,3%. Roma certamente esporta: • volumi rilevanti per il turismo sportivo (dalle settimane bianche, 133 milioni di €, Maratona di New York, ai campi estivi ai ritiri delle squadre agonistiche) • risorse di imprese romane che sponsorizzano team o eventi fuori Roma; • una significativa quota di spesa per l’abbigliamento sportivo delle 2.500 società sportive romane (tutti i grandi marchi sono extralaziali) e perle attrezzature (dalle biciclette, ai fucili, ai palloni da football, ecc.)


Sport a Roma. Il lavoro di ricerca dell’Università degli Studi di Roma “La sapienza” l lavoro presentato dall’Università del Foro Italico, risultato molto interessante e proficuo ai fini del raggiungimento degli obiettivi del PRISP, è seguito il lavoro e la ricerca condotta dall’Università de La Sapienza che con un approfondito studio socio-economico ha evidenziato note importanti del territorio di Roma, nonché aspetti e abitudini della popolazione sportiva.

A

“I COMPORTAMENTI E LA PRATICA SPORTIVA A ROMA” Lo Sport a Roma: un’analisi territoriale Il piano di rilevazione adottato per l’indagine ha consentito di condurre un’analisi territoriale che ha potuto contare su un’adeguata base empirica. Le interviste sono state effettuate direttamente nei luoghi dove si fa sport, prevalentemente in palestre e piscine. Alcune persone risiedono in un Municipio diverso da quello dove sono state intervistate. Al fine di ottenere dati il più possibile rappresentativi delle situazioni di ciascun municipio si è cercato di garantire la massima eterogeneità tra gli intervistati in relazione al sesso e all’età. A livello territoriale, può essere opportuno valutare quanto i municipi si differenziano in termini di domanda di sport. La propensione a praticare uno o più sport può essere utilmente messa in relazione con un’altra variabile territoriale: il numero di impianti sportivi di ciascun municipio. Nel seguito i dati empirici sviluppati che mettono in evidenza forti differenziazioni per fasce d’età e per base territoriale che per Roma appaiono parecchio differenziate per singola struttura demografica municipale. Seguono alla fine le principali conclusioni di merito emerse con la ricerca.

POPOLAZIONE

54%

SESSO

Maschile

L’ANALISI TERRITORIALE

PRIS

46% Femminile

INDICE DI VECCHIAIA DELLA POPOLAZIONE RESIDENTE A ROMA SECONDO LE DUE IPOTESI PREVISIONALI. (2005-2020) 200

39,3%

18,8%

Dai 18 ai 31 anni

Dai 32 ai 44 anni

190

FASCE D’ETÀ

180 170 160

14,3%

18,8%

19,1%

Minorenni

Dai 32 ai 44 anni

55 anni o più

2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019 2020

150

IL PIANO REGOLATORE DELL’IMPIANTISTICA SPORTIVA | 113

Ipotesi alta

Ipotesi bassa


Prisp: valorizzazione della funzione educativa, soprattutto verso i più giovani con una particolare attenzione: ad una pratica motoria attenta al processo di socializzazione; all’apprendimento di modelli culturali evoluti fondati sull’equilibrio fra collaborazione e sana competizione; al rifiuto della violenza; al rispetto ambientale.

SERVIZI PRESENTI PRESSO GLI IMPIANTI SPORTIVI AREA RELAX MEDICINA SPORTIVA BABY SITTING

55,9%

50,4% PARCHEGGIO

10,3%

37,9% PERSONAL TRAINING

55,9% Prisp: maggiore pratica sportiva e miglioramento dello stato di salute generale della popolazione, grazie ad una più diffusa pratica sportiva corretta, finalizzata al benessere della persona ed alla prevenzione della malattia e delle condizioni di disagio.

SP LE ABITUDINI DI CHI FA SPORT

Frequenza della pratica sportiva

10,3

LE ABITUDINI DI CHI FA SPORT

Tipo di sport praticato per età

48,5 41,2

70% 60% 50% 40% 30% 20% 10% 0%

Tutti i giorni 3/4 volte a settimana 2 volte a settimana

Minorenni Calcio Basket/Volley Tennis/Ping Pong

Da 18 a 31 anni

Da 32 a 44 anni

Ciclismo Palestra/Cult. fisica Atletica

IL PIANO REGOLATORE DELL’IMPIANTISTICA SPORTIVA | 114

Nuoto Altri sport nautici Footing/Jogging

Da 45 a 55 anni

55 anni o più

Sport invernali Combattimento Danza e ballo

Altro sport


91,2% 55,9% ESPOSIZIONE E VENDITA ATTREZZATURE

SERVIZI IGIENICI CENTRO ESTETICO

ESPOSIZIONE E VENDITA INTEGRATORI

32%

ESPOSIZIONE E VENDITA ABBIGLIAMENTO

16,2%

21,3% 15%

RISTORAZIONE

Prisp: promuovere la tutela della salute attraverso la pratica sportiva.

AREA WELLNESS

19,9%

LE ABITUDINI DI CHI FA SPORT

LE ABITUDINI DI CHI FA SPORT

Cosa vorresti nel tuo Municipio di residenza

Come ha cominciato a fare sport (N=271) 70%

Su consiglio di familiari o amici

60%

15,9%

50%

Su consiglio di specialisti (medico, istruttore, etc.)

40%

15,9%

30%

20%

10%

0%

Per mio interesse autonomo

68,3%

70% 60% 50% 40% 30% 20% 10% 0%

67,7 47,1 42,4

40,9 22,5

10,5

9,8

5,7

Bambini

LE ABITUDINI DI CHI FA SPORT

Più strutture Più spazi all’aria aperta Più eventi

53,4

Adulti

Anziani

LE ABITUDINI DI CHI FA SPORT

Le motivazioni alla base della scelta della struttura sportiva

Le motivazioni alla base della pratica sportiva per fasce d’età 70%

70% 60% 50% 40% 30% 20% 10% 0%

Motivi economici Motivi logistici Consigliata da qualcuno Altro motivo

60% 50% 40% 30% 20% 10% 0% Minorenni

Minorenni Da 18 a 31 Da 32 a 44 Da 45 a 55 55 anni anni anni anni o più

Da 18 a31 anni

LE ABITUDINI DI CHI FA SPORT

14,5% 55% 39,8% 26,5% 31,4% 26,5%

70%

60%

50%

40%

IL PIANO REGOLATORE DELL’IMPIANTISTICA SPORTIVA | 115

30%

55 anni o più

20%

Da 45 a 55 anni

Internet Parenti, amici, conoscenti Stampa Enti religiosi Strutture private Campagne comunali

10%

Roma Municipio Da 32 a 44 anni

55 anni o più

Come acquisisci informazioni su iniziative, strutture ed eventi sportivi del tuo Municipio di residenza 0%

100% 80% 60% 40 20% 0% 0% Da 18 a 31 anni

Da 45 a 55 anni

Per benessere psichico Altro motivo

LE OPINIONI DI CHI FA SPORT

Livello di soddisfazione riguardo alla dotazione di strutture sportive nel municipio di residenza e a Roma per età

Minorenni

Da 32 a 44 anni

Per curare la salute Per divertimento, per socializzare


INFORTUNI NELLO SPORT MEDICINA Intervista al Professor Pino CAPUA

di Gianluca DI BELLA rof. Capua, statisticamente quali sono i tipi di infortuni che riscontra maggiormente nella traumatologia sportiva? “L'incidenza maggiore degli infortuni è a carico delle articolazioni, ma può variare a seconda del tipo di sport. Partiamo da quello più frequentato come numero di praticanti che è il calcio: l'incidenza maggiore degli infortuni è a carico del ginocchio, in prevalenza dei legamenti e molto meno delle ossa. Quindi la causa delle fratture è il più delle volte dovuta ad incidenti traumatici veri e propri”.

P

Questo tipo di rotture legamentose in che modo incidono sulla funzionalità dell'articolazione? “Incidono sulla stabilità del ginocchio stesso e logicamente quando c'è una lesione meniscale anche sull'articolarità, in quanto mentre una lesione di un crociato anteriore potrebbe addirittura non dare dolore, la lesione meniscale invece è particolarmente dolente e quindi invalidante per l'attività fisica e sportiva”. Invece a livello osseo? “A livello osseo si tratterebbe di traumi veri e propri, quindi di incidenti particolarmente violenti con contusioni che provocano la frattura dell'osso. Questo per quanto riguarda il ginocchio, altro tipo di

SPORT E MEDICINA| 116

FOCUS: IL GINOCCHIO


SPORT A RISCHIO Automobilismo Rugby Tuffi

Collo

Spalle SPORT A RISCHIO Ciclismo (Clavicola) Pallanuoto Pallavolo Rugby Sci Tennis

Polso SPORT A RISCHIO Motociclismo Tennis

Coscia

Gomito

SPORT A RISCHIO Tennis

SPORT A RISCHIO Calcio Rugby

Ginocchio

SPORT A RISCHIO Calcio Rugby Basket

Polpaccio SPORT A RISCHIO Ciclismo Podismo Scherma

Caviglia

SPORT A RISCHIO Basket Calcio Ginnastica Artistica Pallavolo Pattinaggio


traumatismo, altrettanto grave, ma comunque con una necessità chirurgica diversa è quello a carico della caviglia: spesso ci possono essere distorsioni del malleolo tibiale e peroneale senza lesione ossea ma con una possibile distrazione o lesione del legamento laterale peroneo-astragalico anteriore, del legamento laterale della caviglia o della capsula articolare. Se non ci sono lesioni di natura osteo-articolare questo tipo di incidente, in genere, si risolve con il riposo e con la fisioterapia, molto raramente con l'intervento chirurgico, al contrario del ginocchio dove la lesione meniscale e la lesione del legamento crociato anteriore sono nel novantanove per cento dei casi, sempre chirurgiche”. Nel caso degli ultimi europei di calcio il capitano della Nazionale Fabio Cannavaro è stato costretto a dare forfait proprio a causa di un guaio alla caviglia. In quell'occasione, dove si è intervenuti? “Sul peroneo astragalico anteriore che aveva avuto una lesione, per cui è stata fatta una sutura di quel legamento e logicamente i tempi di recupero sono stati proporzionati al tipo dell'intervento chirurgico che è comunque un'eventualità, dal punto di vista statistico, molto ridotta. Quindi al di là delle pato-

logie muscolari, le patologie articolari, per quanto riguarda il calcio, interessano nella maggior parte dei casi il ginocchio, in misura minore la caviglia, raramente sono di altro tipo: solo per i portieri si possono avere patologie degli arti superiori, per esempio lussazione dei gomiti o delle spalle”. Come si interviene nel caso di rottura del crociato anteriore del ginocchio? “Ormai è praticata da tanti anni la plastica artroscopica cioè la sostituzione del legamento crociato anteriore con una parte dello stesso ginocchio che viene prelevata e poi inserita con delle viti riassorbibili, questa parte può essere o una fettuccia del tendine rotuleo o un neo legamento che viene prelevato dal muscolo semitendinoso e gracile, il quale viene inserito al posto del legamento crociato che si è rotto”. Esiste anche una pratica di trapianto di legamento da cadavere, in che cosa consiste? “Non si tratta di un trapianto diretto, ma di una preparazione effettuata da un'azienda che si occupa di materiali chirurgici: essa viene selezionata in sala operatoria, fino a diventare comunque molto simile alla parte che andrebbe altrimenti prelevata al paziente. È un intervento che si fa su

LENTE D’INGRANDIMENTO SUL GINOCCHIO, PRIMA TAPPA DEL NOSTRO PERCORSO NEGLI INFORTUNI SPORTIVI Quella del ginocchio è un’articolazione complessa, sottoposta a notevoli sollecitazioni. L’esecuzione scorretta di un gesto atletico, un improvviso sovraccarico oppure un contrasto con piede fisso a terra possono produrre lesioni acute. Tra le strutture maggiormente colpite da fatti acuti vi sono i menischi. Per ogni ginocchio ve ne sono due, mediale e laterale. In caso di rottura, di uno o entrambi, nella gran parte si interviene chirurgicamente, solitamente in artroscopia. I legamenti crociati, anteriore e posteriore, sono alloggiati all’interno del ginocchio e, come per i menischi, un’anomala energia impressa loro può provocarne la rottura totale o parziale. Nelle lesioni complete l’unica soluzione è l’intervento di plastica legamentosa, ovvero la ricostruzione del legamento rotto. Oltre ai legamenti crociati, esistono altri due legamenti: collaterale mediale e collaterale laterale. Tra i due il più frequentemente interessato da lesioni acute è il collaterale mediale: in caso di lesioni parziali può bastare un’adeguata immobilizzazione, se la lesione è più profonda l’unica soluzione è l’intervento chirurgico.

SPORT E MEDICINA| 118

persone un po' più adulte con buoni esiti, ma in genere si preferisce il neo legamento “fresco” per ottenere un risultato più sicuro”. Quali sono gli sport più a rischio, a parte il calcio, per quanto riguarda le articolazioni? “Il rugby soprattutto, un pò meno la pallacanestro che invece provoca più distorsioni collo-piede. La spalla si infortuna maggiormente nella pallanuoto, nella pallavolo e nel ciclismo a causa delle cadute”. Qual è l'infortunio che richiede un tempo di recupero più lungo? “A parte le fratture, che richiedono tempi diversi di guarigione a seconda del tipo, l'infortunio più lungo da recuperare è la rottura del legamento crociato anteriore e a seguire la sutura della spalla: questi interventi si praticano in artroscopia e ciò ci permette di essere meno invasivi a livello chirurgico e di lavorare a “cielo chiuso”. Quali sono le fratture più frequenti? “Le zone interessate sono per la maggior parte tibia e perone: si agisce chirurgicamente, non si usa il gesso e si interviene con delle sintesi metalliche che possono essere o delle placche con delle viti che congiungono i monconi fratturati o i chiodi “endomidollari” che permettono di far consolidare più rapidamente la frattura”. Tornando al ginocchio come si interviene in caso di patologie cartilaginee? “Quando ci sono sofferenze cartilaginee esiste una terapia infiltrativa locale con una sostanza che si chiama acido ialuronico e si usa da più di vent'anni, ma la vera novità dal punto di vista terapeutico è l'utilizzo dei fattori di crescita: si tratta di un'operazione di prelievo di sangue che viene centrifugato e il “sopranatante”, che praticamente è costituito dalle piastrine, viene iniettato all'interno dell'articolazione, producendo un effetto terapeutico, con buoni risultati soprattutto nelle patologie degenerative della cartilagine. E' questa l'ultima frontiera della medicina dello sport perché sia per quanto riguarda le articolazioni che nelle patologie muscolari-tendinee i risultati clinici e terapeutici sono molto importanti”.


LE NUOVE TARIFFE DEGLI IMPIANTI SPORTIVI COMUNALI LA VOCE DEL COMUNE

adeguamento delle tariffe degli impianti sportivi di proprietà comunale dati in concessione, sono state approvate dal Consiglio Comunale con propria Deliberazione n. 103 del 23-11-2009. Dopo aver conseguito tutti i pareri e le proposte sia degli uffici (Dipartimento Tutela Ambientale e del Verde e Promozione dello Sport) sia della VI Commissione Consiliare Permanente (Cultura – Sport), nonché dopo aver preso in esame le richieste avanzate dai rappresentanti del CO.GI.S.CO. (Coordinamento Gestori Impianti Sportivi Comunali), il consiglio ha quindi deliberato. La stessa Delibera contiene l’applicazione di tariffe agevolate per alcune

L’

fasce di popolazione. Le tabelle (è prevista una quota d’iscrizione annua) devono essere esposte integralmente, dai gestori degli impianti, in modo da essere facilmente visibili dagli utenti. La mancata esposizione, o l’esposizione parziale, configurerà atto di violazione degli obblighi del concessionario e sarà punita con revoca della concessione. “Questa importante decisione che vede, da una parte, rispondere alle esigenze dei concessionari e dall’altra favorire le necessità degli utenti , porterà dei benefici a tutti” sostiene il Delegato allo Sport Alessandro Cochi. Saverio FAGIANI

ATTIVITÀ

MODALITÀ

Attività Natatorie Nuoto Aquafitness, aquastep, aquagym, aquatrecking aquabike Nuoto libero Nuoto libero Balneazione Balneazione Balneazione Calcio, calcetto, rugby

Iscrizione (compr. assicurazione) Corsi bisettimanali Corsi bisettimanali della durata minima di 45 minuti a lezione 10 ingressi Bisettimanale Fino a 3 anni Adulti e bambini >3 anni Adulti e bambini >3 anni Iscrizione ai corsi (compr. assicurazione, escluse divise e materiali) Corsi bisettimanali Affitto campo senza illuminazione Affitto campo con illuminazione Affitto campo senza illuminazione Affitto campo con illuminazione Affitto campo senza illuminazione Affitto campo con illuminazione Iscrizione corsi Corsi bisettimanali di gruppo Affitto campo 2 giocatori senza illuminazione Affitto campo 2 giocatori con illuminazione Affitto campo 4 giocatori senza illuminazione Affitto campo 2 giocatori con illuminazione Iscrizione Pesistica + cardio-fitness senza assistenza diretta di un opratore sportivo Corso bisettimanale Iscrizione

Calcio, calcetto, rugby Calcetto Calcetto Calciotto Calciotto Calcio Calcio T Tennis Tennis Tennis Tennis T Tennis Tennis Body building Body building

Arti marziali Pallacanestro, Pallavolo, Atletica, Ginnastica generale, Ginnastica artistica, Ginn. ritmica, Sport individuali P Pallacanestro, Pallavolo, Atletica, Ginnastica generale Ginnastica artistica, Ginastica ritmica, Sport individuali Attiva motoria prescolare, Ginastica terza età Equitazione Palestra con tribuna Palestra polivalente coperto Pattinaggio su ghiaccio Pattinaggio su ghiaccio Bowling

PERIODO Anno sportivo Mese Mese

LIMITE MASSIMO TARIFFE AL PUBBLICO E PER L’UTILIZZAZIONE DEGLI IMPIANTI € 30 € 48 € 48

Mese Mese Ingresso 3 ore Ingresso 3 ore Intera giornata Anno sportivo

€ 52 € 47 Gratis €5 €8 € 30

Anno sportivo 1 ora 1 ora 1 ora 1 ora 2 ore 2 ore Anno sportivo Mese Ora

Anno sportivo Mese

€ 310 € 54 € 60 € 78 € 86 € 180 € 228 € 30 € 49 Sintetico: € 9 Terra rossa ed erba sintetica: € 11 Sintetico: € 11 Terra rossa ed erba sintetica: € 14 Sintetico: € 13 Terra rossa ed erba sintetica: € 17 Sintetico: € 14 Terra rossa ed erba sintetica: € 20 gratis € 33

Mese Anno

€ 37 € 30

Corsi bisettimanali

Mese

€ 35

Corsi bisettimanali

Mese

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Corsi bisettimanali

Mese

€ 28

Lezione Affitto Affitto Ingresso con affitto pattini Ingresso senza affitto pattini A persona

1 ora 1 ora 1 ora Turno Turno Partita

€ 18 € 90 € 48 €8 € 3,50 € 4,50

Ora Ora Ora

LA VOCE DEL COMUNE | 119

N


L’ingresso del Bocciodromo nel giorno dell’inaugurazione

Un particolare della struttura

nato a Roma, in Viale della Grande Muraglia, nell’area sud della città, su un’area di proprietà comunale di circa 24 mila metri quadrati, l’impianto di proprietà comunale Il Bocciodromo, uno dei più grandi del mondo riservato al gioco delle bocce. L’impianto affidato alla F.I.B. (Federazione Italiana Bocce), destinato a Centro Federale, è stato realizzato dal Comune di Roma, Ufficio Sviluppo Impiantistica Sportiva (Dirigente e Resp. Del Procedimento Ing. Giovanni Sorianello), con finanziamenti in parte della Regione Lazio (circa l’84%) e in parte del Comune di Roma (circa 16%), per un importo totale di euro 3.940.566,14. Venerdì 19 marzo: il giorno della tanto attesa inaugurazione, “Un momento storico!” ha detto il Presidente Rizzoli. L’impianto si compone di un edificio con 8 campi coperti regolamentari per le 3 specialità di gioco: raffa, volo e petanque. Nello stesso edificio ci sono gli spogliatoi e relativi servizi

È

per gli atleti oltre alle tribune con capienza di circa 600 spettatori. Nel complesso ci sono altri due edifici, uno destinato alla direzione con uffici, aule per corsi, sale ricreative, bar, ristorante, e un altro che accoglie l’alloggio del custode e la foresteria con quindici stanze e venticinque posti letto che potranno ospitare gli atleti, una autorimessa coperta per 12 posti auto. All’esterno si trovano: parcheggi e 8 campi all’aperto con copertura in tavolato e acciaio riservati agli amatori della disciplina. Roma, dunque, ha ora uno dei più vasti bocciodromi che sia mai stato realizzato nel mondo, come spiega il presidente federale Rizzoli: “Il Centro sarà un forte polo di attrazione per i numerosi bocciofili capitolini ma, anche un ideale palcoscenico per stage di alto livello e manifestazioni di respiro mondiale che richiameranno in Italia atleti e tifosi da tutto il mondo. Il ringraziamento va all’attuale ammi-

nistrazione capitolina che ha preso a cuore il progetto”. Con un occhio verso il futuro visto che la Federazione ha anche presentato un nuovo progetto di ampliamento che prevede la chiusura dei campi esterni e la realizzazione di ulteriori due batterie di campi esterni, l’impianto fotovoltaico, etc. Roma può dunque possibile fruire di un Centro Federale di eccezionale qualità; in grado di accogliere stage tecnici e importanti, come i Campionati del Mondo ed Europei. Infatti il Centro Federale permetterà l’organizzazione di manifestazioni agonistiche internazionali, ma anche lo sviluppo della pratica di gioco a livello amatoriale, così Roma avrà tutti i requisiti per diventare anche la capitale mondiale del gioco delle bocce. Sabrina VILLA Si ringrazia l’architetto Daniela Martellotti, Ufficio Sport, per la preziosa collaborazione Foto: Claudio Valletti - Comune di Roma

BOCCIODROMO: IL PIÙ NUOVE STRUTTURE | 120


spq ort

Con 24.000 metri quadri, otto campi di gioco, un palazzetto capace di contenere 600 spettatori, il bocciodromo di Viale della Grande Muraglia, di proprietà comunale ed affidato alla FIB, è il più grande al mondo. Ed ora, Roma potrà accogliere al meglio eventi internazionali che richiameranno gli atleti più importanti I campi di bocce

Una veduta degli interni

Una partita di bocce tra il Presidente del Coni Gianni Petrucci, il Sindaco di Roma Gianni Alemanno e il Presidente della Federazione Italiana Bocce Romano Rizzoli

Resp. del Procedimento: Ing. Giovanni Sorianello Direz. Lavori: Arch. Alberto De Luca, Geom. Roberto Ottaviano e Geom. Daniele Sabelli Progetto: Studio ARCO di Bologna Impresa: A.T.I. EL.MA.I s.r.l. (capogruppo) e Edilizia MAR.CO.82 s.r.l.

GRANDE DEL MONDO NUOVE STRUTTURE | 121



di Mario PENNACCHIA

IL CALCIO IN GUERRA

Tra bombardamenti, paura e miseria, si giocò il campionato di calcio tra dieci squadre romane. La stracittadina del 7 maggio, giocata al vecchio Stadio del PNF, oggi Flaminio, davanti ad un pubblico numeroso, diede un segnale di rinascita. La rievocazione di chi quei giorni li ha vissuti veramente, il giornalista Mario Pennacchia l 10 luglio 1943 gli alleati sbarcarono in Sicilia. Alle 11 del 19 luglio 1943 Roma fu atrocemente bombardata. L’illusione che la città del Papa fosse al riparo dalla profanazione bellica fu frantumata da sei ondate di oltre 500 Fortezze volanti americane che scaricarono in due ore e mezza tremila bombe, epicentro il quartiere San Lorenzo. Da quel giorno la vita della capitale fu sconvolta: fisicamente, psicologicamente, moralmente. A Pio XII che per la prima volta lasciò il Vaticano per portare conforto in mezzo alle macerie la gente disperata gridò una sola parola: “Pace!”. Sei giorni dopo cadde il fascismo, ma non ci fu pace perché Badoglio, chiamato dal re a sostituire Mussolini, proclamò “La guerra continua”. È il 13 agosto, sempre alle 11, piovvero su Roma –tra l’Appia, la Tuscolana, la Casilina, la Prenestina e la Tiburtina– altre migliaia di bombe. Badoglio si rifece vivo dichiarando Roma città aperta, ma Londra gli rispose che non ne avrebbe tenuto conto e figuriamoci i tedeschi: l’8 settembre fu annunciato l’armistizio fra l’Italia e gli alleati e su Roma cadde la notte dell’occupazione nazista. La città presto rimase priva di tutto: senza pace e senza libertà, senza cibo e senza sicurezza, con l’incubo per i romani di non potersi fidare nemmeno del vicino poiché i delatori si annidavano dovunque, tra gli avventori dei negozi, negli uffici pubblici, nelle portinerie, sui treni, sugli autobus, sui tram Coprifuoco (prima dalle 23 poi dalle 21,30 alle 5,30) ed oscuramento, cioè divieto di circolare e di lasciar filtrare un raggio di luce. Tutto era razionato: la razione del pane dai 150 grammi giornalieri scese a 100, un panino grande come una palla da tennis, nero, umido; macellerie chiuse quattro giorni alla settimana, uova al posto della carne, tessere per le sigarette e perfino per i fiammiferi (cinquanta al mese); gas erogato quattro ore al giorno in due turni e nemmeno simultaneamente in tutti i quartieri; code ovunque, anche dalle cinque del mattino in barba al coprifuoco, per il carbone come per l’acqua, al mercato ortofrutticolo come nei negozi alimentari. Gli autobus andavano a carbonella, arrancando sulle salite e spesso piantandosi in mezzo alla strada. E dopo l’attentato all’hotel Flora in Via Veneto, dove alloggiavano gli

I


alti ufficiali tedeschi, perfino proibito circolare in bicicletta. Oltre all’arte di arrangiarsi, la disperazione fece spuntare nei quartieri bancarelle improvvisate in cui si vendevano oggetti di ogni genere e beni di famiglia, pellicce, grammofoni, orologi, gioielli, tutto per combattere la fame poiché imperversava il mercato nero e i prezzi dei beni primari erano alle stelle: si arrivò a consumare un solo misero pasto al giorno e a dover aspettare beffardamente l’ora del tè per potersi mettere a tavola dopo aver nascosto nell’attesa estenuante le lacrime dell’avvilimento. Per i ragazzi l’ordine era tassativo: mai allontanarsi da casa se non per servizi (a cominciare dalle code alle fontanelle), ma neanche la paura riusciva a trattenerli e bastava una voce per farli accorrere dappertutto senza la minima consapevolezza dei rischi. Più della paura, li opprimeva il vuoto dell’attività sportiva, del calcio in particolare. Colpiti da fame e miseria –con i vestiti più che logori, normalmente arrangiati con quelli scartati dagli adulti– i ragazzi potevano giovarsi di un solo beneficio: non erano nel mirino dei barbari rastrellamenti dei nazisti che a partire dall’ottobre diventarono una spietata caccia all’uomo. Le SS arrivavano all’orrore di aspettare la fine di una celebrazione nuziale per sequestrare lo sposo all’uscita dalla chiesa. Don Fiorenzo Angelini (oggi cardinale) fece celebrare un matrimonio a porte sbarrate nella nostra parrocchia della Natività in via Gallia per salvare lo sposo. Il terzo sabato di ottobre proprio nell’oratorio ci aggredì l’aberrante notizia del rastrellamento del ghetto e della deportazione degli ebrei. I derby della guerra: con la Roma, l’Elettronica e i Vigili del Fuoco In quello scenario terribile ai primi di novembre riaprirono le scuole e il quotidiano sportivo romano (a settembre di nuovo Littoriale dopo essere tornato il 28 luglio alla testata originale Corriere dello Sport) diffuse una notizia incredibile: il commissario della Federcalcio Barassi aveva convocato i dirigenti delle società calcistiche per organizzare un campionato, evidentemente autorizzato dal comando tedesco per distrarre la popolazione dall’angoscia e dalla rabbia. L’inizio fu fissato per domenica 5 dicembre, con una partita anticipata a sabato. Le squadre erano dieci: Lazio, Roma, Mater, Alba, Tirrenia, Avia, Elettronica (capitano Ferraris IV), La Disperata poi Juventus, Trastevere e Vigili del Fuoco. Campi disponibili: Stadio, Velodromo Appio, Rondinella, Trastevere, Apollodoro, Trionfale e Montesacro. Tranne lo Stadio oggi tutti spariti. Per noi l’ultimo ostacolo da superare rimaneva il benestare dei genitori e poiché si viveva anche nell’atmosfera di un imminente sbarco degli Alleati sulle coste del Lazio, per non farmi allontanare da casa mio padre s’era rifiutato perfino di mandarmi a scuola, trovandosi il liceo Umberto I (oggi Pilo Albertelli, il professore martire delle Cave Ardeatine) a Santa Maria Maggiore. Figurarsi se poteva concedermi di andare allo stadio! Di nascosto mi avventurai

con i compagni al Velodromo Appio per assistere alla vittoria della Mater (centromediano, capitano e allenatore Fulvio Bernardini) sulla Tirrenia per 1-0, ma quando fui finalmente iscritto al primo liceo ottenni anche il permesso per spingermi fino allo stadio e alla Rondinella. Naturalmente il tragitto avveniva solo all’andata sui mezzi pubblici, cioè sulla circolare esterna rossa, vettura unica al contrario della circolare interna nera, una lunga vettura formata da due vagoni uniti come quelli del treno a soffietto. La circolare esterna ci imbarcava a San Giovanni e ci scaricava all’altezza di Viale Tiziano da percorrere tutto a piedi: cioè niente, dal momento che tutto a piedi era il ritorno dallo stadio a casa. Ci si doveva amministrare calcolando i centesimi (il giornale ne costava 30, il biglietto del tram 40). Tranne poche eccezioni, i tram erano contraddistinti dai numeri, gli autobus dalle lettere iniziali dei quartieri dov’era il loro capolinea: CP collegava il Colosseo (poi Piazza Tuscolo) a Prati, EF l’Esquilino al Flaminio, MB il Macao a Borgo, e così via. Quel soldato americano nascosto dal laziale De Pierro Il campionato non ebbe una cadenza sempre puntuale perché spesso una partita veniva sospesa per cause di forza maggiore che poi erano improvvisi ordini del comando tedesco. Lo Stadio era trasformato in presidio militare e come intorno a tutti gli altri campi vi si respirava un’aria pesante, di paure e di sospetti. Gli spettatori erano prevalentemente anziani, ragazzi, militari, invalidi, poche le donne e perfino fra i tifosi della stessa squadra si avvertiva l’invisibile barriera della diffidenza, essendo tutti consapevoli che in mezzo al pubblico s’infiltravano spioni pronti alla delazione. Eppure, in quei mesi orribili fu il calcio a regalare a Roma il solo raggio di luce e di speranza nelle tenebre della barbarie nazista. Fin dall’inizio il campionato fu una sfida tra Lazio e Roma che si tramandò anche per diversi singolari episodi. Il 2 gennaio 1944 la Roma incontrò la Mater di Bernardini e sul 22, a pochi minuti dalla fine il terzino giallorosso Pastore sgambettò in area l’ala sinistra della Mater, l’ex laziale Vettraino, L’arbitro Baldani stava per concedere il rigore, ma ci ripensò e Bernardini si precipitò in campo unendosi all’indignata protesta dei suoi giocatori. Baldani lo chiamò in disparte e lo redarguì: “Proprio tu, capitano della leggenda di Testaccio, hai il coraggio di protestare perché non ho concesso un rigore contro la nostra Roma? Vergognati!” Fulvio rimase di sasso. Finì 2-2 e quel pareggio sarebbe costato ugualmente alla Roma il campionato vinto dalla Lazio con un punto di vantaggio. Il giorno dopo quella partita l’impareggiabile Enrico Baldani –nel dopoguerra prima segretario, poi presidente della Lega regionale (oggi Comitato regionale) della Federcalcio, l’uomo che due anni più tardi mi avviò alla professione– consegnò con il referto anche la sua tessera spiegando le dimissioni con l’ammissione di non avere la dote indispensabile ad un ar-

IL CALCIO IN GUERRA | 124


di Uber GRADELLA Portiere della Lazio dal ’39 al ’57

Il racconto di un protagonista orse perché come professionista mi ha permesso di nascere due volte. Da giovane, molto giovane (a 18 anni ho esordito in serie A con i colori biancocelesti) e dopo la guerra quando ho potuto riprendere il mio posto dentro quella famiglia. Mi è stato chiesto di scrivere qualcosa legato al calcio di allora, al calcio bellico. La premessa che voglio fare, è che nel momento in cui le persone leggeranno queste poche righe, non dovranno dimenticare che eravamo ragazzi, e che tra angosce, paure, e voglia di reagire, ci si stava sgretolando davanti Il mondo. Immaginate: siamo nel ‘43 nel pieno dell'instabilità politica Italiana, io sono a Roma, gioco nella Lazio... La città ormai viene considerata aperta, non c'è più spazio per la vita normale. Decido di tornare al nord, a Mantova, a casa mia, l'accordo con i dirigenti della Lazio è un accordo tra professionisti che si vogliono bene, non solo tra professionisti..... “Vai”, mi dicono, “facci sempre e solo sapere dove sei, allenati se puoi”. Comincia il viaggio: 40 ore su di un camioncino, con altre persone, fermato non so quante volte dai tedeschi, e sempre ripartito grazie alla familiarità del nostro autista con le truppe di occupazione, arrivo finalmente a Mantova. La cosa che più mi impressiona nel leggere e ricordare ciò che scrivo, è fare un ipotetico parallelo con la vita di un calciatore di oggi, i tempi sono diversi, e non rimpiango nulla, ma il lettore saprà valutare. Non ho nulla, come tanta gente, se non la mia professione. Accetto di disputare un torneo a Rivalta in provincia di Mantova, in cambio ottengo cibarie per me e la mia famiglia, in quel momento non ho mai posato il mio pensiero sul fatto che avessi già disputato due campionati di serie A. Improvvisamente mi arriva un telegramma firmato Vittorio Pozzo. Il CT della nazionale di calcio, mi invita a giocare nella Biellese in compagnia di altri due giocatori della Lazio, anche loro riparati al nord, Luciano Ramella e l’amico Silvio Piola. Due/tre allenamenti alla settimana, ospitati se così si può dire in albergo, una parvenza di società, e di professionismo alle spalle, schemi, allenatore, partite vere con avversari veri, anche 5/6000 persone allo stadio, ma è un clamore ovattato, un lugubre triste tentativo di vivere una normalità. I Tedeschi e i Repubblicani di Salò ritengono che non ci siano più i termini per giocare in sicurezza: ci si sposta a Novara, ma in quell'andirivieni mi capita la più ansiosa delle esperienze che un uomo possa vivere. Vengo fermato da un sottoufficiale e da tre soldati della Repubblica Sociale: sono diretto all'allenamento con la mia borsa, ma uno dei tre ritiene, perquisendomi sommariamente, che io possa essere armato, pochi convenevoli tanta decisione, ed eccomi chiuso in una stanza ad aspettare la mia sorte... Nella stanza vicino, la sento quale potrebbe essere la mia sorte... Tocca a me, si apre la porta ed entra un ufficiale, ci guardiamo, ci riconosciamo, lui è un eroe di guerra, ma... principalmente è romano, è un atleta della Lazio nuoto, è un Laziale, io... sono Gradella il portiere della sua Lazio. Forse un soldato troppo zelante, e poco scrupoloso sarà punito al posto mio; io sono di nuovo libero, libero di vivere, di giocare, di sperare, libero di avere paura come tutti, ma libero. La guerra finisce, io come scritto all'inizio avrò la possibilità di rinascere sportivamente parlando, per la seconda volta, Dio, e il destino hanno voluto che a differenza di tanti amici, potessi tornare a raccontare ciò che ho visto. La Lazio mi ha voluto ancora con Lei.

F

bitro: l’imparzialità. Sette giorni dopo, 9 gennaio 1944, anniversario della fondazione della Lazio, si giocò il derby di andata. Il soldato americano John Phaencourt, fuggito dal campo di concentramento e nascosto in casa a turno dal terzino laziale Aldo De Pierro e dai suoi amici, volle assistervi ad ogni costo. Spacciato per sordomuto a scanso di sorprese, fu sistemato nella cosiddetta stia, un recinto quadrato al centro dei distinti, riservato a dirigenti, giocatori e loro familiari, al quale si accedeva da una scaletta comunicante con i sottostanti spogliatoi. Al gol della Lazio, John non seppe dominarsi e saltò urlando: il tempo di gettargli addosso una coperta e scaraventarlo per la scaletta negli spogliatoi fu tutt’uno. L’indomani i giornali riportarono la notizia con il titolo: Al gol della Lazio un sordomuto ritrova la parola. Più di ogni altro fu un esemplare gesto di fair play ad illuminare quel campionato già sovrumano per le condizioni in cui veniva disputato. Nella Roma non poteva giocare Amedeo Amadei, il centrattacco due anni prima campione d’Italia, perché ingiustamente squalificato a vita per un’aggressione ad un guardalinee di cui era stato colpevole il suo compagno Dagianti. In occasione di una partita amichevole tra assi e giovani, disputata il 16 aprile di quell’infernale 1944 e finita 3-3, i giocatori della Lazio sottoscrissero all’unanimità un documento per chiedere l’immediata riqualificazione del più forte avversario, gesto tanto più significativo a due settimane dal decisivo derby di ritorno in calendario il 7 maggio. Amadei fu riqualificato e vi partecipò. Diciottomila allo stadio, nonostante le bombe Fu una stracittadina eroica davanti all’incredibile folla di 18 mila spettatori che fruttarono un incasso di 140 mila lire. Il comando tedesco, che dal 5 marzo aveva blindato lo stadio, lo riaprì eccezionalmente. Molto combattuta (Masetti si infortunò dopo mezz’ora e in porta lo sostituì il mediano Jacobini), la sfida si concluse senza gol. L’ultima giornata si disputò il 28 maggio, ma la Lazio anticipò al sabato la sua partita battendo il Trastevere per 8-0, con tripudio in tribuna e un fascio di fiori consegnato sul campo come umile omaggio ai vincitori del campionato. Quel torneo eroico fu vissuto e si concluse come una favola: appena una settimana dopo l’ultima giornata, infatti, Roma veniva liberata dalle sospirate avanguardie della V Armata del generale Clark. Era il tramonto di domenica 4 giugno quando, richiamati dall’accorrere di gente da ogni angolo, anche noi ragazzi ci precipitammo in strada per fermarci sbalorditi e commossi dopo neanche cento metri: in Via Gallia, davanti alla parrocchia, erano fermi due giganteschi carri armati con soldati trionfanti che lanciavano sigarette, cioccolate, gomme da masticare al suono delle campane della chiesa impazzite.

foto Getty Images


SPQR SPORT, il nuovo mensile voluto dall’Ufficio Sport del Comune di Roma è sfogliabile anche online sul sito www.spqrsport.it dove saranno visitabili anche delle aree dedicate all’interazione dell’utente con la redazione. SPQR SPORT sarà presto presente anche nei principali social network ed inviato tramite newsletter. Un modo per raggiungere una fetta quanto più ampia della popolazione capitolina. Internet garantisce un’importante diffusione parallela rispetto al prodotto cartaceo che rispetta i canali classici della diffusione freepress: la rivista è distribuita in occasione dei grandi eventi sportivi della Capitale e anche sul territorio grazie alla scelta di un esercizio commerciale (edicole, bar, etc) scelto nelle piazze più importanti dei 19 municipi romani. L’elenco è ovviamente consultabile sul web.

FREE PRESS per la città


LA SCHEDA

SCHE RMA TEMPO, MISURA, VELOCITÀ a scherma, affascinante disciplina nasce praticamente con l’uomo, difesa e offesa. Affinando la tecnica e la tattica arriva ai nostri giorni come sport più medagliato d’Italia. Tempo, misura e velocità sono alla base, ma anche forza esplosiva, coordinazione, attenzione e concentrazione per tutta la durata della competizione. completa quindi sotto tutti i punti di vista, con un rapporto allievo-maestro che può durare tutta una vita. Sport di situazione e di combattimento con un avversario sempre diverso dall’altro e con un’azione che ha sempre la sua contraria, rendendo il tutto ancora piu’ stimolante. Questa nobile arte è poi di particolare ausilio nella formazione del carattere, pungolando il bambino introverso e disciplinando quello più esuberante e aggressivo (il sottoscritto ne ha tratto particolare beneficio in un’età a rischio). Ovviamente chi ha avuto la fortuna di vivere questo sport a livello olimpico e mondiale, si è misurato con i migliori della specialità, provando emozioni forti ma anche terribili delusioni e sofferenze. ha imparato inoltre a preparare un grande evento, cercando di affrontarlo con la giusta forma psicofisica. Senza arrivare però all’alto livello, lo schermidore in genere deve essere dotato di equilibrio e self-control, deve saper quindi scegliere il momento in cui attaccare o quello snervante dell’ attesa e della ‘provocazione’. Ha grande rispetto dell’avversario, non a caso lo saluta all’inizio e alla fine dell’assalto e conosce la cultura della sconfitta, accettando la superiorità dello sfidante se lo stesso si è dimostrato migliore. Sport che non conosce il peso degli anni e che può essere iniziato a qualsiasi età. Scherma come metafora della vita, dove gli avversari sono rappresentati dalle difficoltà da superare con una giusta scelta della tattica. Signori… in guardia!

I GRANDI CAMPIONI SCRIVONO PER NOI

L

Stefano PANTANO

SPORT AI RAGGI X | 127


a scherma è un'arte di antichissima origine e sport olimpico che consiste nel combattimento leale tra due contendenti armati di spada, fioretto o sciabola. L'etimologia italiana della stessa parola scherma porta con sé il significato della disciplina, deriva infatti dal longobardo "Skirmjan" che significa proteggere, coprire (stessa etimologia della parola schermare). Questo è probabilmente collegato al concetto dell'uso della spada non come strumento nato per colpire, ma come strumento difensivo. Così la disciplina della scherma ha le proprie basi nel porre la propria arma come difesa/schermo fra sé e l'avversario. Nella sua forma moderna la scherma è apparsa dalle Olimpiadi del 1896, e tecnicamente comprende tre armi: il fioretto, la sciabola e la spada.

FIORETTO

SPADA L’Arma più praticata, è più pesante e più rigida del fioretto. Ha sulla punta il sensore azionatore, come nel fioretto, per segnalare i punti.

Il bersaglio della spada comprende tutto il corpo. Si può colpire solo di punta: come nel fioretto, sulla sommità dell'arma c'è un bottone, che viene azionato da una pressione di almeno 750 grammi (500 gr per il fioretto)

SCIABOLA Il bersaglio della sciabola comprende il busto, comprese le braccia, e la testa; si può colpire di punta, di taglio e di controtaglio.

L’Arma preferita dai ragazzi. Con la sciabola si possono registrare i punti sia con la punta che con la lama.

ASSISTENTE

PRESIDENTE DI GIURIA

TAVOLO GIURIA ASSISTENTE

CONTA PUNTI ELETTRICO Gli schermidori indossano dei piastroni, legati ad un filo, che registrano quando un atleta effettua un tocco valido che viene indicato sul tabellone conta punti

14 metri

SPORT AI RAGGI X | 128

Avvolgicavo

2 metri

Fuori pedana

1,5-2 metri Centro

e tecniche della scherma sono costituite dall’attacco, dalla parata e dalla risposta. I due schermidori s’incontrano sulla pedana; il combattimento è diviso in tre frazioni da tre minuti con pause di un minuto. Vince lo schermidore che per primo realizza quindici stoccate o è in vantaggio alla fine del tempo stabilito. In caso di parità si prosegue per un altro minuto e vince chi colpisce per primo. Si può colpire sia di punta (spada e fioretto), che di taglio (sciabola). La divisa è composta di calzoni e giubbotto in kevlar, maschera a rete metallica e guanti. In ogni specialità della scherma l’arma è controllata dalle dita, mentre il polso fa da perno. Le tre armi (spada, sciabola e fioretto) hanno particolarità differenti, derivanti dai diversi regolamenti e stili di combattimento.

L

a storia della scherma a Roma passa attraverso il nome leggendario del Club Scherma Roma, nato nel 1961, dalla fusione di due prestigiose società romane: la Sala Pessina e la Società Sportiva Lazio. Vanta una serie infinita di successi, e gli atleti che hanno realizzato tali risultati sono nella memoria di tutti: da Stefano Pantano a Diana Bianchedi, da Alfredo Rota a Salvatore Sanzo e tanti altri ancora. Fanno parte del Club: il Campione Olimpico di Sciabola Aldo Montano, la Campionessa Mondiale a Squadre di Spada Francesca Quondamcarlo, il bronzo Olimpico di Spada Stefano Carozzo, l’argento Olimpico di Sciabola Luigi Tarantino, il bronzo Olimpico di Spada Diego Confalonieri.

L

Il bersaglio del fioretto, coperto da un giubbetto conduttivo, comprende il busto escluse braccia, gambe e testa e, dal 1° gennaio del 2009, parte della gorgiera della maschera che può essere colpita solo di punta

L’Arma più elegante, leggero e flessibile. Ha sulla punta un sensore sostenuto da una molla per la registrazione dei punti.

In guardia

LE REGOLE

LA SCHERMA A ROMA

Ultimi 2m

LA STORIA

L


LA TENUTA Maschera

PILLOLE DI STORIA NEDO NADI È considerato da molti schermidori, l’atleta più forte di tutti i tempi. Nato a Livorno nel 1894 e morto a Roma nel 1940, Nedo Nadi vinse meno medaglie Olimpiche di Mangiarotti ma tutte d’oro: 6 in tutto, una ai Giochi del 1912 a Stoccolma e cinque alle Olimpiadi di Anversa nel 1920. L’ITALIANO PIU’ MEDAGLIATO Edoardo Mangiarotti è lo schermidore Italiano che ha vinto il maggior numero di medaglie nelle Olimpiadi e nei campionati mondiali: 13 complessive dai Giochi di Berlino 1936 a Roma 1960, 24 il numero di medaglie nei mondiali dal 1937 al 1958. UNA DONNA FUORI DAL COMUNE Valentina Vezzali, specialità fioretto, è la prima schermitrice al mondo ad essersi aggiudicata tre medaglie d’oro olimpiche consecutive e vincitrice anche di cinque titoli mondiali. Tra il 1999 e il 2001 ha vinto tutte le manifestazioni a cui ha partecipato. Tra il 1999 e il 2000 ha vinto 56 incontri consecutivi. Il 7 ottobre 2009 vince il suo undicesimo titolo e aspetta di vincere il dodicesimo per eguagliare il primato del russo Romankov. La Vezzali ha dichiarato che continuerà con l’attività agonistica fino alle prossime Olimpiadi di Londra 2012, quando avrà 38 anni.

Gli atleti indossano una maschera protettiva che copre testa e collo. Il viso è difeso da una griglia metallica a maglia fine e il collo è coperto da un tessuto

Filo metallico

Sono leggermente imbottiti e i polsini coprono metà dell’avambraccio. Il filo metallico passa attraverso di essi

Calzini I calzini sono bianchi o neri al ginocchio.

ABECEDARIO AFFONDO: è l’azione più usata nella scherma e permette allo schermidore di colpire l’avversario con uno slancio in avanti. ATTACCO: è l’estensione del braccio, steso completamente, che tiene l’arma verso l’avversario. CAVAZIONE: è il movimento col quale si libera la propria arma da quella dell’avversario. FENDENTE: è il colpo portato con la parte più sottile dell’arma. Va dall’alto verso il basso, spesso lungo una diagonale. PARATA: è un’azione difensiva, serve a deviare o bloccare l’arma dell’avversario all’attacco. RISPOSTA: è un contrattacco che segue la parata, può essere fatta direttamente dopo la parata o ritardata. STOCCATA: è il tocco. Scopo della scherma è toccare l’avversario per aggiudicarsi il punto.

Guanti

Connette lo schermidore all’apparato elettronico di segnalazione dei punti. Una delle estremità del filo è collegata alla bobina, l’altra alla parte posteriore del coprigiubbotto dello schermidore, passa per la manica e dentro il guanto ed è inserita in un connettore sistemato nella guardia dell’arma

Scarpe Pantaloni I pantaloni sono bianchi in cotone fino al ginocchio, le gambe non sono imbottite

Gli schermidori calzano leggere scarpe da ginnastica con la suola piatta e una buona presa sul pavimento per garantire l'agile lavoro di piedi, fondamentale nella scherma

Giacca protettiva È una giacca di cotone a maniche lunghe imbottita. In più, a garantire la sicurezza del braccio che tiene l'arma, è messa una protezione detta piastrone. Oggi la Federazione Internazionale Scherma permette l'uso di altri colori tenui oltre al classico bianco

BIANCO E ROSSO SANGUE a sicurezza degli atleti in primo piano: la tenuta di gara utilizzata è pensata principalmente per la protezione degli schermidori. È una divisa che non impedisce i movimenti ed è conforme agli standard in vigore. La parte inferiore si estende per almeno 10 cm al di sotto dei calzoni. Il giubbotto, il plastron e i calzoni sono di kevlar, un materiale che resiste alla perforazione. Gli atleti che utilizzano fioretto e sciabola usano anche dei copri giubbotti metallici sopra le tenute di gara, in modo da rendere possibile la registrazione delle stoccate. Gli uomini inoltre possono indossare una conchiglia e le donne delle protezioni rigide per il petto. Il colore bianco è il più comune e lo si deve probabilmente storicamente alla spada, quando i duelli erano al primo sangue e qualsiasi ferita con fuoriuscita di sangue determinava l’interruzione del combattimento.

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SPORT AI RAGGI X | 129


sport’s history

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Festival del Fitness e Golden Gala: gemellaggio vincente Il Festival del Fitness trova casa nel cuore della Roma sportiva e dopo la nuova Fiera conquista il Foro Italico. Dal 10 al 13 giugno, la manifestazione storica degli appassionati del movimento, alla 22ª edizione, sarà di scena nel tempio dello sport nazionale e capitolino. Grazie al sostegno del Comune di Roma e della collaborazione con la Coni Servizi Spa, il vanto architettonico e culturale della città, sarà a disposizione di tutti i romani che potranno divertirsi a praticare la specialità che preferiscono nella palestra a cielo aperto, di quarantamila metri quadrati, più affascinante del mondo. La prima, grande novità dell’anno sarà il gemellaggio con il Golden Gala di atletica leggera, in programma proprio nella serata inaugurale del Festival del Fitness, giovedì 10 giugno. I grandi atleti incontreranno gli atleti di tutti i giorni: ad ognuno il suo sport.

La Coppa del Mondo di calcio è arrivata a Roma dove si è fermata per tre giorni. È rimasta esposta nella Sala della Protomoteca in Campidoglio e poi a Piazza del Popolo. Nella foto, il Presidente della FIGC Giancarlo Abete, il Sindaco di Roma Gianni Alemanno, il calciatore camerunense Milla e i due Campioni del Mondo 2006 e 1982 Gianluigi Buffon e Bruno Conti.

foto Claudio Valletti Comune di Roma

Su Roma: "Vivere e lavorare dove la storia si respira più dell'ossigeno, mi ha insegnato che nello sport, come nella vita, dopo aver puntato in alto, è importante lasciare un segno. Il più grande possibile"

La Coppa del Mondo brilla in Campidoglio ROBERTO MANCINI ALLENATORE MANCHESTER CITY, EX LAZIO

hanno detto

ADRIANO PANATTA CAMPIONE DI TENNIS Racchette, le evoluzioni: "Una volta il tennis era silenzio. A Wimbledon, addirittura, non volava una mosca e nemmeno la pallina sull’erba faceva rumore. A un certo punto al Foro, per le vittorie degli anni ’70, successe… il macello. Un tifo da calcio e questo sport divenne sempre più popolare. E tanti hanno iniziato a giocarlo quando prima nei circoli c’erano per lo più i benestanti".

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Eddy Merckx è il corridore più vincente della storia del ciclismo: il belga, soprannominato il ‘Cannibale’, ha vinto 525 gare, di cui 426 da professionista. L’unica classica che gli manca è la Parigi-Tours

IL GOLF A TOR VERGATA Sta per essere approvato il progetto esecutivo per la realizzazione del primo campo Pratica Golf di complessive 9 buche nell’area intorno a Via della Sorbona a Tor Vergata. Il Progetto ha visto la collaborazione tra l’Amministrazione Comunale, l’Università di Tor Vergata e la Federazione Italiana Golf con l’intento di offrire alla cittadinanza la possibilità di approcciare uno sport altrimenti considerato di nicchia. Allo stato attuale sono in via di definizione gli ultimi pareri tecnici. Verosimilmente entro il primo quadrimestre del 2010 sarà effettuata la gara per l’affidamento del progetto esecutivo a ditta esterna.

L’UFFICIO SPORT È SUL WEB Non è sempre facile trovare le istruzioni per l’uso. Per questo è in fase di realizzazione un sito Web dedicato dell’Ufficio Sport, di immediata consultazione contenente tutte le informazioni, le notizie, i riferimenti normativi utili all’utenza per fruire in maniera semplice e diretta delle opportunità offerte. Il sito sarà costantemente aggiornato con le notizie riguardanti tutti gli eventi, ad ogni livello, presenti sul territorio comunale offrendo a tutti l’opportunità di partecipare alla vita sportiva della città. Il sito dovrebbe essere operativo entro il primo semestre del 2010.

a metà marzo nel XII e nel XVI Municipio è partita la prima edizione delle Municipaliadi o Municipiadi, che hanno coinvolto gli alunni di elementari, medie inferiori e superiori, dei Municipi in una serie di eventi sportivi che si protrarranno fino a maggio 2010. Tale iniziativa rappresenta una buona occasione per praticare lo sport con lealtà e divertimento sviluppando lo spirito di squadra in una grande manifestazione tesa a valorizzare il ruolo dello sport come elemento educativo fondamentale nello sviluppo dei ragazzi. Il calendario degli eventi è consultabile nelle pagine dedicate ai Municipi XII e XVI del sito istituzionale del Comune www.comune.roma.it. Gli istituti si cimenteranno, comunque, in diverse discipline: atletica, tennis, danza, volley, basket, karate, scacchi. L’iniziativa è stata simbolicamente aperta dal sindaco Gianni Alemanno al Centro sportivo olimpico dell’Esercito presso la Città militare della Cecchignola. “La bellissima manifestazione, promossa dal XII Municipio, testimonia l’impegno dell’amministrazione comunale di Roma verso la pratica sportiva, in particolare con un occhio attento a quella di base che è il volano per la candidatura di Roma alle Olimpiadi del 2020. Vedere il complesso sportivo Olimpico dell’esercito nella città militare della Cecchignola affollato di bambini e bambine, è stata un’attestazione importante per lo sport, in particolare per quello amatoriale”. Ha dichiarato Alessandro Cochi, Delegato alle Politiche Sportive del Comune di Roma.

foto Fabio Callini - Comune di Roma

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MUNICIPIADI, LO SPORT NELLE SCUOLE NEWS | 131


Silvio Piola ha segnato in carriera 364, reti, 274 in serie A, record ancora imbattuto. Primato nel primato, resta ancora miglior bomber della storia di tre squadre: Pro Vercelli, Lazio e Novara

La sfida dell’Orienteering GIANCARLO ABETE - PRESIDENTE FIGC

Alla presentazione della maglia per il Sud-Africa: “La presentazione della maglia della Nazionale è il primo atto dei festeggiamenti per il centenario della prima partita dell’Italia che dureranno per tutto il 2010”.

Volete mettere alla prova la vostra capacità di orientarvi in un territorio sconosciuto con il solo ausilio di una carta topografica e di una bussola? O semplicemente amate la natura e volete perdervi in lei? L’orienteering o Sport dell’Orientamento fa per voi. È uno sport che si pratica all’aperto in parchi o boschi, a piedi, in bicicletta o sugli sci facendo affidamento solo su una cartina e una bussola, dovendosi orientare in uno spazio sconosciuto in base ad un determinato percorso a tappe. Non pone limiti di età ed è particolarmente adatto alle persone diversamente abili. Roma ha sposato questa nuova disciplina e da diversi anni si organizzano tornei storici quali il Trofeo Tre Ville, che ha compiuto 10 anni. Per maggiori informazioni consultate il sito della Federazione Nazionale Sport Orientamento (www.fiso.it) e per conoscere il calendario di alcuni dei prossimi appuntamenti suggeriamo il sito www.pedalando.org che ha uno spazio molto accurato su questa disciplina.

DELIO ROSSI ALLENATORE DEL PALERMO CALCIO A proposito di Zeman: “E’ una sconfitta per il calcio italiano che il boemo non alleni. Il suo gioco e la sua impronta viene ancor oggi ricordata”.

BELEN È LA MADRINA DEL VOLLEY IN TV

JULIO SERGIO PORTIERE A.S. ROMA CALCIO Sensazioni: “Prima di scendere in campo provo sempre una forte emozione. Quando non la si sente più vuol dire che manca l’entusiasmo per giocare al calcio. Poi, si scende in campo e le emozioni restano fuori”.

hanno detto

SHINTARO ISHIHARA - GOVERNATORE DI TOKYO

La Capitale: “Roma è la mia città preferita dove si mangia un pesce buono come in Giappone. Il gemellaggio della Maratona di Roma con quella di Tokyo mi inorgoglisce. Le nostre città hanno molto in comune: l’amore per lo sport, la cucina e l’arte. E un sogno olimpico…”.

a battuta d’inizio di tutte le partite del massimo campionato di pallavolo trasmesse in TV vede come madrina Belén Rodriguez. La popolare showgirl argentina è infatti la protagonista della nuova sigla televisiva delle partite della Serie A TIM di pallavolo come testimonial TIM, sponsor ufficiale della Lega Volley. Allo spot, girato a Roma ha collaborato Andrea Giani come... docente di volley. L’ex azzurro, oggi tecnico della M. Roma Volley, ha aiutato Belén ad interpretare al meglio una esplosiva battuta in salto. La palla proiettata con forza verso il telespettatore esplode e infine si ricompone nel logo TIM e in quello della Lega Volley. La nuova sigla, in onda da sabato 13 febbraio, accompagnerà tutte le partite televisive della Serie A1 trasmesse dalla RAI e della Serie A2 visibili su SNAI Sat, oltre che della rubrica “Volley Time” in onda sul pool di TV locali della Lega Volley e sul sito www.legavolley.it

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TANIA DI MARIO EX ATTACCANTE DELLA NAZIONALE DI

PALLANUOTO Gli esordi: “Come mi sono avvicinata alla pallanuoto? All’inizio nuotavo, ma poi ho cominciato ad annoiarmi. Ed allora, quasi per scherzo, ho provato con la palla. Ed ho vinto l’Oro alle Olimpiadi di Atene nel 2004. A volte i sogni diventano realtà…”

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Il primo campionato del mondo di boxe svoltosi a Roma risale al 22 ottobre 1933: a Piazza di Siena Primo Carnera difese vittoriosamente il titolo dei massimi dall’assalto del basco Paolino Uzcudum

l Delegato allo Sport del Comune di Roma Alessandro Cochi ha ritenuto opportuno proporre, dopo il successo della prima edizione dell’’Atleta dell’Anno’, che per la prossima edizione sia anche la gente a votare i campioni di ogni sport che saranno poi premiati, ancora una volta, con il profilo romano in bronzo ideato dall’artista Chiara Metelli. Saranno presto comunicate le modaltà di votazione. Riviviamo, intanto, le atmosfere della prima edizione in questa galleria fotografica. L’evento è stato organizzato da ‘Arcadia’ (Marcoflavio Giagnoni per l’Ufficio Sport con la collaborazione di Manuela Abrugia e Giorgio Formica). Audio-video a cura di Lorenza Miola.

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La conduttrice Federica Afflitto con il Presidente del Coni Provinciale Riccardo Viola

I calciatori Daniele De Rossi e Mauro Zarate

Portiere della Lazio anni ‘40, Uber Gradella

Giulio Toniolatti (rugby) e Alessandro "tonno" Tonolli (basket)

Tania Di Mario (pallanuoto) e Silvia Di Pietro (nuoto) e il Presidente della FIN il Senatore Paolo Barelli

Il Deputato Claudio Barbaro, Daniela Fini Di Sotto ed alle spalle il Direttore Paolo Giuntarelli

Premiati due miti del giornalismo, Mario Pennacchia e Fulvio Stinchelli. Premio per i 30 anni della trasmissione ‘Goal di Notte’ (ideatore Michele Plastino)

Premiato Valerio Cleri (Nuoto)

Con il conduttore Maro Mazzocchi, ci sono Alessio Sakara, Daniele Petrucci, Riccardo Lecca, Marco De Paolis, tutti campioni del ring. Sono premiati dal Sindaco, dal Delegato allo Sport Cochi e dal Presidente della Commissione Sport Mollicone foto Fabio Callini Comune di Roma

ATLETA DELL’ANNO

IL PROSSIMO ANNO VOTATELI VOI UNA PALESTRA ALL'APERTO NEL PARCO DEL PINETO Con la primavera in arrivo fare movimento all’aria aperta, oltre che una necessità per il corpo, è un piacere inestimabile per lo spirito. Se tutto ciò si svolge in una grande area verde che viene rivalutata e si ha l'opportunità di praticare attività fisica gratuitamente il risultato è ancor più soddisfacente. Con questo spirito è stata inaugurata dall'Assessore all'Ambiente Fabio De Lillo la prima palestra all'aperto, composta da 11 attrezzi in acciaio zincato a caldo su plinti di cemento, costruiti per poter resistere all'aperto, all'interno del Parco Regionale Urbano del Pineto (XX Municipio) vicino a Casale Giannotti. L'area è stata restituita

ai cittadini che ora hanno immediatamente cominciato a praticare e la frequentano assiduamente anche come luogo di aggregazione. Una struttura con le medesime caratteristiche è in via di realizzazione nell’area verde di via Tieri (zona Olgiata) dove i lavori dovrebbero terminare per la metà di aprile. L'area, dove prima era situata una struttura con corde distrutta dai vandali, è stata completamente ristrutturata e oltre al campo, è stato creato uno spazio gioco per i bambini più piccoli con panchine ed un gazebo per i genitori. A breve verrà sostituita la recinzione esistente con una cancellata più robusta per preservare questo luogo da atti vandalici o uso improprio.

NEWS | 133


Livio Berrutti è stato capace di stabilire due primati del mondo nei 200 metri a poche ore di distanza. È accaduto nel giorno in cui conquistò la medaglia d’oro alle Olimpiadi di Roma.

Motori, pallone, motori: “A sei anni sotto casa c’era la macchina di mamma parcheggiata e accesa perché stava posando la spesa. Sono entrato, ho spinto l’acceleratore e ho rotto una fontanella. Per un po’ sono stato lontano dai motori… E mi sono impegnato nel pallone giocando attaccante. Poi, ho accompagnato un amico a Vallelunga. Ho visto sfrecciare le moto e mi sono innamorato. E ho buttato il pallone”.

MAX BIAGGI - MOTOCICLISTA, 4 VOLTE CAMPIONE DEL MONDO NELLA 250

DANIELA CECCARELLI ORO NEL SUPERGIGANTE OLIMPIADI 2002 I primi passi: “La mia storia ha inizio tra il verde delle colline romane in un paesino in cui nevicava si e no due volte l’anno. Il racconto delle mie vittorie non sarebbe mai stato scritto se i miei genitori non mi avessero messo gli sci quando ancora faticavo a muovere i primi passi. E, come nomadi, partivamo in roulotte affrontando esperienze avventurose come quella di rimanere per giorni bloccati in un ghiacciaio”.

MARCO BRUNELLI LEGA CALCIO Sulla tessera del tifoso: “Contiamo che tutte le società di A e B siano pronte per la tessera del tifoso dalla prima giornata della prossima stagione”.

hanno detto

DIRETTORE GENERALE DELLA

MICHELA QUATTROCIOCCHE ATTRICE Sul trasferimento del fidanzato Aquilani in Inghilterra (Liverpool): "Speravo tanto che rimanesse alla Roma...”.

BASKET IN CARROZZINA, AL SANTA LUCIA LA C. ITALIA Il quintetto del Santa Lucia Roma si è aggiudicato l’edizione n. 16 della Coppa Italia di basket in carrozzina. La squadra allenata da Carlo di Giusto ha battuto in finale l’Elecom Roma per 54-38.

UNA PISTA CICLABILE A TOR VERGATA Via Archiginnasio e via Guido Carli, a Tor Vergata, saranno chiuse al traffico tutte le prime domeniche del mese fino ad ottobre. Diventaranno delle gigantesche ciclabili a disposizione dei cittadini.

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A FORMELLO I CAMPIONATI ITALIANI DI CORSA CAMPESTRE Mille i partecipanti ai campionati Italiani di corsa campestre che si sono disputati a Formello, organizzati dall’ACSI Campidoglio Palatino e l’Airone Formello. Un percorso impegnativo e concentrato al termine dei quali si sono laureati campioni italiani Elena Romagnolo e Kaddour Slimani. La Corsa Campestre tornerà a Formello il 6 febbraio 2011 con la 16esima edizione del Cross Valli del Sorbo. NEWS | 134

resso la sala della Protomoteca in Campidoglio, si è svolto un evento organizzato dall’Unione Rugby Capitolina, Aics e dal Comune di Roma, nel corso del quale è stato proiettato il filmato Da Grenoble a Roma, la partita perfetta, in ricordo dell’incontro tra Italia e Francia del 22 marzo 1997 che, con la vittoria degli azzurri per 40-32, ha permesso la partecipazione della nazionale azzurra al Cinque nazioni prima, e al Sei nazioni poi. Una piccola parte degli Eroi di Grenoble era presente in Campidoglio. Paolo Vaccari, ieri ala/estremo, oggi architetto e consigliere federale: “Ricordo che fu una settimana intensa. Nel nostro gruppo c’era stata anche qualche tensione di troppo, ma quel giorno dimenticammo tutto e, negli spogliatoi prima del calcio d’inizio, nessuno aveva il capo chino. Ci guardavamo fissi negli occhi”. Gianluca Guidi, ieri mediano di mischia, oggi commissario tecnico dell’Italia A: “Siamo rimasti tutti amici. Io non giocavo molto eppure gli altri mi fecero sentire nel gruppo, capii che quella era la forza della nostra squadra”. Massimo Cutitta, ieri pilone, oggi tecnico degli avanti della nazionale scozzese: “Soltanto oggi ci rendiamo effettivamente conto di ciò che abbiamo fatto”. Carlo Orlandi, ieri tallonatore, oggi tecnico degli avanti della nazionale italiana: “Più forte l’Italrugby del ’97 o quella del 2010? Non saprei, ma quel gruppo credeva in un sogno e fece di tutto per realizzarlo, riuscendoci”. Giusi DE ANGELIS

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R U G BY, L A PA R T I TA P E R F E T TA

IN VISITA ALLA CISCO Il Sindaco, Gianni Alemanno, ha partecipato, prima della gara di campionato della Cisco Roma con l’Aversa Normanna, alla manifestazione nella quale è stato devoluto in beneficenza l'incasso raccolto in occasione dell’amichevole del 2 gennaio con l’A.S. Roma. Nella foto, il Sindaco è con il Presidente Rosella Sensi.

Tanti i presenti al convegno che osservano le immagini della storica partita. Nello schermo in primo piano il volto di Ivan Francescato (tre quarti centro italiano)


PROFILI

LUCA TONI

In piena guerra fredda, scambi reciproci di tennisti da tavolo, segnarono una distensione tra Usa e Cina fino alla visita del presidente Nixon a Pechino nel 1972. Nacque la famosa ‘diplomazia del ping pong’.

Professione “Stato civile”

CALCIATORE FELICEMENTE FIDANZATO CON MARTA CECCHETTO DA PIÙ DI 10 ANNI

Nato Il Segni particolari Abita Guida una Cani, gatti, dintorni Colore preferito Musica preferita Film preferito Cosa ama Cosa odia Hobby Sport preferito oltre il suo Pregi e difetti

IN PROVINCIA DI MODENA 26.5.1977 …ALTO! AL MOMENTO, A ROMA AUDI UN CANE... È DI MARTA ROSSO POP ITALIANA E STRANIERA ‘L’AVIATORE’ LA SINCERITÀ LA FALSITÀ TENNIS TENNIS PREGIO: OTTIMISTA PER NATURA DIFETTO: UN PO’ PERMALOSO SERENITÀ ED EQUILIBRIO

Il sogno

Eriksson nuovo CT della Costa D’Avorio Sven Goran Eriksson è il nuovo commissario tecnico della Costa D’Avorio ai prossimi Mondiali in Sudafrica. L’ex tecnico della Lazio ed ex Ct di Inghilterra e Messico, subentra sulla panchina degli ‘Elefanti’ al posto del bosniaco Hailhodzic.

ZIBELLINI VICEPRESIDENTE DEL CONI LAZIO Massimo Zibellini, da sempre uno dei motori degli Enti di Promozione di Roma e del Lazio, è stato eletto vicepresidente del Coni Lazio in sostituzione del dimissionario Livio Treta.

RUGBY, LO CICERO VELEGGIA VERSO I GIOCHI OLIMPICI 2016 Andrea Lo Cicero, l’ex pilone della Lazio, ora nelle fila, inamovibile, del Racing Metro di Parigi, potrebbe partecipare alle Olimpiadi di Rio de Janeiro, ma non nel rugby a 7 bensì nella vela: “Punto a qualificarmi nella classe Star”. A OTTOBRE 2010, LA ROMA FEDERATION CUP PRESSO L’OLGIATA GOLF CLUB Dal 20 al 24 ottobre 2009, si è svolta sul magnifico percorso dell’Olgiata Golf Club, la Roma Federation Cup, una delle più prestigiose prove del challenge tour europeo. Un’ottima organizzazione e l’efficace supporto dello staff del circolo, guidato dal direttore Mauro Guerrini, hanno fatto sì che questo evento, con il patrocinio del Comune di Roma, sponsorizzato dalla Federazione Italiana Golf e dal Comitato Regionale Lazio, abbia avuto un grande successo tecnico e di pubblico coronato dalla vittoria dell’italiano Edoardo Molinari. Visto tale successo la competizione è stata confermata anche dal 13 al 17 ottobre 2010.


CARLO MAZZONE ALLENATORE, EX ROMA Sull’età dei giocatori ai Mondiali di Calcio: “I mondiali durano un mese e l’esperienza non è un difetto ma un pregio. Non condivido le critiche sul fatto che Lippi voglia portare giocatori di 32, 33 anni”.

LUOGHI E PERSONAGGI DA SCOPRIRE VOLETE RACCONTARCI UNA STORIA PARTICOLARE LEGATA AD UNO SPORTIVO? O UN LUOGO DELLA CITTÀ DOVE LO SPORT È PROTAGONISTA? INVIATE LA VOSTRA SEGNALAZIONE A: redazione@spqrsport.it

famoso come attore con il nome d’arte di Bud Spencer

ritratti

hanno detto

SINISA MIHAJLOVIC ALLENATORE CATANIA CALCIO, EX LAZIO Sui trascorsi da calciatore: “Tutte le partite sono importanti. Ma quando incontro la Lazio o la Sampdoria c’è grande emozione. A quelle squadre ho legato la mia vita”.

Carlo Pedersoli primo italiano a scendere sotto 1’ nei 100 sl, diventerà

Miracolo sul ghiaccio. È stato realizzato un film sulla vittoria della nazionale Usa di Hockey (composta da dilettanti) nella finale olimpica del 1980 sul colosso URSS. La rete decisiva fu di Mike Eruzione, cognato del bomber della Lazio Giorgio Chinaglia.

IL PREMIO CONI ROMA L’ottava edizione del Premio Coni Roma si terrà lunedi 10 maggio presso la sala conferenza stampa dello stadio Olimpico. Nato nel 2002 per volontà del Presidente del Comitato Provinciale Riccardo Viola il riconoscimento è un periscopio sulle realtà e sulle eccellenze sportive della Capitale e del suo territorio, premiando inoltre il lavoro e l’impegno di chi si spende in favore della diffusione della pratica sportiva ad ogni livello. I mondiali di scherma e di nuoto, gli europei di canottaggio con il pattinaggio a rotelle, il rugby, il basket e l’atletica, oltre al calcio sociale, sono stati i protagonisti per l’anno 2009.

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UN CAMPO PER NICOLÒ Sono da poco terminati i lavori, coordinati dalla Direzione Sport, di installazione di un campo polivalente (calcetto, pallavolo e basket) nel parco situato in Via Marco Decumio (X Municipio) già intitolato a Nicolò Blois, il ragazzino morto durante la tromba d'aria che sconvolse la zona di Roma, il 4 novembre del 2008. Il campo, fortemente voluto dal Sindaco e dai rappresentanti del Municipio, sarà un ricordo costante del giovane Nicolò che tanto amava giocare a pallone e costituirà un vero punto di aggregazione per i ragazzi e bambini del quartiere. L'area, dove prima era situata una struttura con corde distrutta dai vandali, è stata completamente ristrutturata e, oltre al campo, è stato creato uno spazio gioco per i bambini più piccoli con panchine ed un gazebo per i genitori. A breve verrà sostituita la recinzione esistente con una cancellata più robusta per preservare questo luogo da atti vandalici o uso improprio.


La svolta nel movimento rugbystico azzurro si è avuta nel 2000, anno in cui la Nazionale italiana è stata ammessa al prestigiosissimo ‘Sei Nazioni’ insieme alle quattro britanniche (l’Irlanda gioca unita) ed alla Francia.

SPORT PER TUTTI

GLI ENTI DI PROMOZIONE SPORTIVA G

li Enti di Promozione Sportiva sono quelle Associazioni che hanno, come fine statutario, la promozione e l’organizzazione di attività fisico-sportive con finalità ricreative e formative. Nello specifico, si occupano dell’organizzazione di attività sportive con carattere amatoriale, anche se spesso di tipo agonistico, di formazione e di avviamento alla pratica sportiva, di diffusione dello sport attraverso eventi e pubblicazioni, e dei corsi per tecnici ed arbitri. Tutte queste funzioni sono svolte nel rispetto dei principi, delle regole e delle competenze del Comitato Olimpico Nazionale Italiano. In Italia, gli Enti di Promozione Sportiva riconosciuti dal CONI, sono 13 a livello nazionale più uno territoriale. Sono associazioni che raccolgono anno dopo anno un numero sempre più elevato di iscritti anche nella provincia di Roma. In base ad una ricerca effettuata dal CONI Provinciale (Lo sport a Roma e Provincia 2009), si stima siano circa 420.00 tesserati e 4300 tra società ed associazioni gli affiliati agli EPS, numeri impor-

tanti del movimento sportivo romano. Gli Enti hanno tutti una storia personale, un proprio percorso formativo e singole peculiarità, avendo però, sempre ed in ogni caso, un filo comune trasversale, ovvero promuovere la pratica sportiva di base per il benessere psico-fisico di tutta la cittadinanza. Nella provincia di Roma alcuni tra i principali Enti di Promozione Sportiva si sono riuniti in un Coordinamento denominato CREPS (Coordinamento Romano Enti di Promozione Sportiva) che ha lo scopo di interagire con le istituzioni tramite un’unica voce, al fine di dare maggior peso alle richieste ed alle necessità di tutti coloro che praticano e fanno praticare lo sport amatoriale. L’ottima esperienza sancita dal CREPS ha dato luogo alla decisione di fondare un coordinamento anche a livello regionale COREPS (Coordinamento Regionale Enti di Promozione Sportiva). Sfogliando qualche pagina della storia dei vari Enti, salta subito all’occhio come, la nascita degli stessi sia dovuta, nella maggior parte dei casi, ad un’intuizione.

NATI AD APRILE

I CAMPIONATI ITALIANI DI SCIABOLA PARLANO BIANCOCELESTE Le Lame della S.S. Lazio Scherma si sono appropriate del maggior numero di medaglie e piazzamenti tra le circa 190 società partecipanti ai Campionati Italiani U17 e U20 di sciabola maschile e femminile a Livorno. Cinque sono state le medaglie conquistate dai giovani laziali. Tra gli under 17: l’oro di Camilla Fondi e i bronzi di Sofia Ciaraglia e Pierfrancesco Albanese. Tra gli under 20: l’argento di Paola Guarnieri e il bronzo di Enrico Berrè.

2 APRILE Marco Amelia (Frascati, 2 aprile 1982), calciatore italiano, portiere del Genoa e Campione del Mondo con la Nazionale, nel 2006 vice di Gianluigi Buffon in Nazionale. 5 APRILE Simone Inzaghi (Piacenza, 5 aprile 1976), attaccante della Lazio. Nella

Un sogno realizzato con convinzione e coraggio. Capita, in più di un’occasione, di assistere a manifestazioni sportive organizzate da diversi Enti e di osservare quanta passione ed impegno vi sia nello sport di base da loro proposto, senza alcuna eccezione. Eleonora MASSARI

I SONDAGGI DI SPQR SPORT Cosa ne pensate di questa rivista? A quali argomenti dovremmo dare più spazio? Cosa avete gradito di più e di meno di questo numero d’esordio? Potrete dare il vostro parere sul sito www.spqrsport.it grazie al primo dei sondaggi i cui risultati saranno poi pubblicati anche sulla rivista. Grazie al vostro giudizio e ai vostri consigli, aiuterete la redazione a sviluppare un prodotto sempre più interessante e vicino a voi.

stagione 1999-2000, stagione di arrivo alla Lazio, ha realizzato 19 gol. 11 APRILE Manuela Melchiorri (Roma, 11 aprile 1970) ex nuotatrice italiana, specializzata nelle gare lunghe dello stile libero. Ha vinto 3 medaglie d’argento ai Giochi del Mediterraneo.

21 APRILE Antônio Carlos Cerezo, conosciuto come Toninho, (Belo Horizonte, 21 aprile 1955), ha giocato come centrocampista nell’Atlético Mineiro, nella Roma, nella Sampdoria, nel São Paulo Futebol Clube e nella Nazionale brasiliana. Nel 1998 si è ritirato dal calcio giocato. 21 APRILE 753 A.C. ROMA...

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Senatus Populusque Romanus

Romani amavano le sigle ed i loro eruditi ci hanno trasmesso lunghi elenchi in cui moltissime formule legali e riferimenti istituzionali sono espressi da sigle, sovente ormai poco conosciute, se non dimenticate, di cui si forniva la chiave di lettura. Senatus Populusque Romanus è una tra le tante, ma restata, invece, ben viva nella memoria degli antichi e ripresa sin dalla rinascita medievale. Il richiamo al Popolo ed al Senato esprime perfettamente la visione politica dei Romani, non riconducibile all’entificazione astratta dello Stato come persona giuridica, ma strettamente legata ad una concezione comunitaria e partecipata del potere politico. La città vive attraverso i suoi cittadini concepiti come soggetto politico –Popolo– e attraverso le sue legittime istituzioni, prima tra tutte il Senato e vive per la fusione tra di esse. È questo un modello che deve operare ancor oggi nella costruzione di un tessuto comune e di una più forte legittimità fondata sulla partecipazione di tutti ai vari aspetti della vita comune. Ed oggi, come duemila anni or sono, anche lo sport è un momento particolarmente importante di questa stessa vita associata e, direi, quasi condizione per la sua esistenza.

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*Direttore del Dpt di Scienze Giuridiche della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Roma ‘La Sapienza’

Perché questa testata SPQR è l’abbreviazione di S<enatus> P<opulus>q<ue> R<manus>, cioè: Il Senato e il Popolo Romano. Il Governo e la cittadinanza insieme. Una forma di designazione della comunità politica romana che incontriamo dal II sec. a.C., per la prima volta in un decreto del pretore, console, augure Emilio Paolo (228160 a.C.). Poi divenne assai diffusa, soprattutto a partire dal tempo di Augusto. E oggi, continua ad essere parte integrante dello stemma cittadino.

SPQR SPORT.

È questo il nome che abbiamo deciso per la nostra rivista: perché l’acronimo SPQR è un simbolo importante della nostra città, un segno distintivo. Ma l’idea che c’è dietro questa scelta svela come i prim’attori del mondo dello sport e i nostri lettori, saranno di questa rivista protagonisti. Questo sarà il nostro sforzo e la nostra ambizione al tempo stesso. (f.a)


Roma capitale dello sport

Ufficio Sport del Comune di Roma: Via Capitan Bavastro, 94 - 00154 Roma E-mail: ufficio.sport@comune.roma.it • Telefono 06.6710.70333-334 • Fax 06.6710.70332


NUMERO 1 SPQR SPORT

FANALCOMUNICAZIONE

I L F U T U R O N O N È P I Ù Q U E L L O D I U N A V O LT A .

Ogni giorno Acea si impegna e lavora per gestire in modo sostenibile le risorse naturali e l’energia, valorizzandone l’impiego, prestando particolare attenzione alla riduzione degli sprechi e incrementando il ricorso alle fonti rinnovabili. Perché l’uso razionale dell’energia, il risparmio energetico, il rispetto per il territorio e la tutela dell’ambiente

APRILE 2010

sono le primissime cose che migliorano la qualità della vita. Perché il nostro futuro inizia da qui, ora.


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