"Antiquariato" parla del Borro

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Scelto da Ferruccio Ferragamo

Il collezionista di stampe Passione, fiuto per gli affari e un pizzico di fortuna: sono gli ingredienti che hanno portato alla nascita di una raccolta “inebriante”. Di Laura Signoretti

U

n uomo d’affari con un raffinato gusto estetico. Ecco il ritratto, in breve, di Ferruccio Ferragamo: presidente della Salvatore Ferragamo S.p.a. Italia, l’azienda che ha preso le mosse dal padre Salvatore, il mitico “calzolaio delle stelle”, ma anche proprietario della tenuta “Il Borro”, un borgo medievale a San Giustino Valdarno, in provincia di Arezzo, che ha acquistato nel 1993, ristrutturato e trasformato in agri-

Ferruccio Ferragamo nella cantina della sua tenuta “Il Borro”.

turismo. E dove, da qualche anno, è esposta la sua collezione di stampe a tema vinicolo (per info: tel. 055977053; www.ilborro.com). Un’avventura alla ricerca del bello che Ferragamo ci racconta così. Quando e come è nata la sua collezione? «La stessa passione che mi ha portato ad acquistare il Borro ha determinato anche l’idea di creare una raccolta di opere d’arte. Il soggetto

della collezione era già chiaro: doveva essere legato al vino e alle sue rappresentazioni, poiché nella tenuta la produzione vinicola doveva rimanere, come nel passato, una delle principali attività. Inizialmente la scelta dell’incisione come mezzo artistico era legata alla possibilità di trovare sul mercato la produzione di importanti nomi della storia dell’arte. Poi, questa tecnica tanto affascinante, che coniuga pittura e scultura, arte, critica e storiografia, mi ha conquistato». Quale è stato il suo primo acquisto? E quello più importante? «La prima incisione che ho acquistato è stata un’opera satirica del XVIII secolo, raffigurante un produttore di vini e un avvocato che, nel Seicento, avevano tentato senza successo di imporre nuovi dazi sulla produzione

vinicola. Una stampa rara che acquistai a Londra e che mi conquistò per l’argomento ironico. È invece difficile dire quale sia l’acquisto più importante, perché tutti hanno una loro storia particolare: i Piranesi, i Rembrandt, i Manet. Tuttavia, se dovessi proprio scegliere, direi i due Baccanali di Andrea Mantegna». Quale è stato il suo primo incontro con l’incisione? «A Boston, all’inizio degli Anni Settanta. Mentre mi trovavo là per lavoro, è stata organizzata una visita guidata a una mostra su Albrecht Dürer al Museum of Fine Arts. Ne rimasi folgorato. Ancora ricordo la potenza e il fascino di quelle opere in bianco e nero». Qual è il pezzo più curioso e quello che apprezza di più nella sua collezione? «Fra i pezzi più curiosi, sceglierei due incisioni a bulino

ne dei Capricci di della metà del Sopra, da sinistra: Goya, in particoCinquecento, mi“Baccanale con lare Duendecitos, nuscole, ma detSileno”, 1458-90 e poi Le repas frutagliatissime, di puntasecca Virgil Solis: Des e bulino di Andrea gal di Pablo PiMantegna; casso, ma è fra le ivrognes à table. “Il chitarrista incisioni più care Per quanto invespagnolo” 1861al mondo in quece riguarda la mia 62, acquaforte di sto momento!». preferita, proprio Edouard Manet. Dove acquista le non saprei dirlo: ognuna a suo modo, quan- stampe? do l’ho acquistata, è stata «Dipende. Seguo le aste per un momento la più ap- principali, poi gli antiquari, le gallerie d’arte, a volte anprezzata!». Un pezzo che vorrebbe pos- che altri collezionisti privati. Nel 2007 entrai in possedere? «Troppi forse: Dürer, Goya, sesso di un nucleo imporRenoir, Picasso... Di Dürer tante di incisioni, un fondo vorrei L’Ultima cena: oltre raccolto con pazienza e dealla grande passione che mi dizione dall’antiquario fiolega a quest’artista, il sog- rentino Marco Ceri, che getto mi interessa molto per volli a ogni costo, considela tematica vino-ritualità randolo indispensabile per cristiana. Per la gioia che l’accrescimento della mia trasmette, La dance à la collezione». campagne di Renoir, anche Che tipo di collezionista si se il tema vino è limitato a definirebbe? qualche bicchiere in secon- «Fortunato! L’acquisizione do piano. La prima edizio- del fondo Ceri, per esempio,

mi ha permesso di creare lo spazio espositivo sopra le cantine del “Borro”. Inoltre, data la mia natura di businessman, pongo sempre grande attenzione a fare buoni affari, per questo mi reputo fortunato!». Ha altre passioni antiquarie? «Naturalmente ho altri pezzi importanti fra quadreria e arredi, ma non si possono definire una vera e propria collezione». Dopo la presenza all’ultima edizione di “Winetown”, dove una selezione di incisioni della sua raccolta è stata esposta nella settecentesca Palazzina della Livia, a Firenze, ha altri progetti espositivi per il futuro? «Le opere in rassegna nella mia tenuta ruotano periodicamente, in modo da creare un luogo di costante richiamo per appassionati d’arte e non solo. Se poi si profilano altri progetti in-

teressanti che coinvolgono la collezione, come “Winetown”, sono sempre felice di prenderle in considerazione». Museo, mostra, libro d’arte? Per ogni voce il suo “titolo” preferito... «Forse parlo da fiorentino, ma gli Uffizi sono un museo straordinario, non solo per le opere, ma anche per la splendida cornice che le racchiude. Fra le mostre interessanti non c’è che l’imbarazzo della scelta, sia in Italia sia all’estero. E per quanto riguarda il libro, non essendo un esperto del settore, direi Prius Art. Arte in Italia di Carlo Ludovico Ragghianti (editore Fondazione Centro Ragghianti, ndr), un’opera quasi enciclopedica di un grande storico e critico d’arte, per orientarsi nei meandri della produzione artistica antica nazionale». Antiquariato ● 37


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