Parte 1
ALLA MENSA COI SANTI
Pani Devozionali dolci
Racconti e tradizioni dall'Italia e dal Mondo
MIRIA ONESTA - MONICA COSTA - SIMONA MILANI
Premessa Questo ebook nasce dalla voglia di condividere un comune progetto, Alla mensa coi Santi, iniziato nell’anno 2020 sui nostri blog. Un progetto ideato da Miria, ma poi condiviso da tutte con grande entusiasmo: questo ci ha portato ad una ricerca sempre in crescita, con slancio ed interesse, per tutto ciò che poteva riguardare la tradizione culinaria legata a Santi e Beati attraverso libri, nozioni in rete, tradizioni familiari e regionali, sia in merito alla nostra bella Italia che al resto del mondo. Un progetto comune che ci ha, giorno per giorno, ricetta dopo ricetta, sempre più unite da un’amicizia solida e sincera, oltre a donarci un arricchimento a livello personale di nozioni, cultura ed informazioni. Il risultato di tutto ciò, è sfociato in una serie di ebook (che speriamo vi piaceranno, li abbiamo amati fin da subito!) dove vi vogliamo mostrare alcuni dei pani devozionali, sia dolci che salati, nel tempo realizzati e che hanno, ciascuno a modo loro, una storia bella ed interessante da raccontare.
CIAMBELLE
Buona lettura!
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Chi siamo MIRIA ONESTA
Romana di nascita e umbra d’adozione, sono moglie e mamma. La mia cucina è semplice, con ingredienti freschi e di stagione. Erbe spontanee, bacche e fiori, sono spesso ispirazione per i miei piatti. Adoro le ricette della tradizione, soprattutto quelle umbre. Mi piace andare in cerca di quei piatti quasi dimenticati, che poi sperimento e condivido con i miei lettori. Creo, cucino e fotografo personalmente tutte le ricette presenti sul blog,. 2 Amiche in cucina è on line dal lontano 2011.
2 Amiche in cucina
MONICA COSTA
Sono Monica ed insieme a mio marito Luca (“il fotografo”), dal 2012, siamo gli autori del blog Fotocibiamo. Innamorati della nostra regione la Liguria, in questi anni abbiamo cercato di raccontarne le ricette e le tradizioni partendo dall’esperienza di casa nostra. Viviamo immersi nella campagna con i nostri tre figli, una cagnolina e due gatti ed io sono una mamma a tempo pieno, una grande sognatrice che ama rifugiarsi al sicuro della propria casa magari in compagnia di un bel libro e dei propri cari.
Fotocibiamo
SIMONA MILANI
Simo per gli amici: semplice, aperta, sensibile, ecco come mi definisco! Di origini lombarde, ma con la Liguria nel cuore, scrivo ormai da più di 15 anni sul blog “pensieri e pasticci”. Questo piccolo spazio virtuale, che coltivo e seguo con amore è una sorta per me di diario dove racconto appunto i miei pensieri, e sperimento quelli che sono i miei pasticci . Adoro il mare, le letture, i viaggi, la natura, l’uncinetto e la mia cucina rispecchia la mia semplicità e concretezza, con ricette genuine di facile realizzazione ed alla portata di tutti.
Pensieri e pasticci
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In questo numero
I Santi
6 Sant’Antonio Abate 11 San Costanzo 17 Madonna del fuoco 23 Santa Rita 29 San Michele Arcangelo 17 gennaio
29 gennaio
4 febbraio
22 maggio
29 settembre
39 San Francesco 4 ottobre
45 San Luca 18 ottobre
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In questo numero
Le ricette
9 Panini di Sant’Antonio Abate 15 Torcolo di San Costanzo 21 Piadine della Madonna del fuoco 27 Rosette di Santa Rita 33 Bannock di San Michele 37 Scudo di San Michele 43 Pane di San Francesco 48 Maritozzi con il mosto di Capena San Luca
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Sant’Antonio Abate Sant’Antonio Abate è il protettore degli animali e si festeggia solitamente il 17 gennaio; in questa giornata tradizionalmente vengono benedetti gli animali e le stalle, invocando la sua protezione, ed accesi dei grandi falò in segno di purificazione, abbandonando così tutto ciò che appartiene ai mesi passati, per rinnovarsi col nuovo anno. Sant’Antonio Abate nacque a Coma, in Egitto, e, intorno ai vent’anni abbandonò tutto per fare vita solitaria e monastica, dedicandosi alla preghiera ed alla contemplazione. Già in vita, attratti dalla fama di santità, da lui accorrevano pellegrini e bisognosi da ogni parte dell’Oriente; addirittura andò da lui anche l’imperatore Costantino con i suoi figli. Morì ultracentenario nel deserto della Tebaide proprio il 17 gennaio del 357, e la sua vita venne raccontata da un suo discepolo, Sant’Atanasio, che contribuì a farlo conoscere nella Chiesa. Sant’Antonio Abate viene raffigurato con un bastone in mano, il fuoco ai suoi piedi, un tau ed un maiale accanto a lui.
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Panini di Sant’Antonio Abate
In Toscana, più precisamente a Prato Sant’Antonio Abate protettore degli animali viene festeggiato il 17 gennaio mangiando questi soffici panini semi dolci. In questo giorno gli animali vengono benedetti e ogni forno della città prepara questi panini che vengono poi benedetti dai parroci e venduti a gruppi di 6 o di 12, come detta la tradizione.
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Ricetta
Fonte: Sito Web- Il boccone del prete
Monica Costa
INGREDIENTI 550 g + 50 g farina 0 80 g zucchero semolato 4 g lievito di birra disidratato 1 uovo 50 g olio di semi bio (io ho utilizzato olio extravergine di oliva) 250 ml di latte 1 pizzico di sale
Per finire 1 tuorlo d’uovo 3 cucchiai di latte zucchero semolato
PREPARAZIONE 1. Nella ciotola dell'impastatrice mettete 550 g di farina (tenete da parte 50 g di farina per dopo), lo zucchero, il lievito di birra disidratato (se utilizzate il lievito di birra fresco ne serviranno circa 15 g, fatelo sciogliere nel latte tiepido per poi aggiungerlo all’impasto), l’uovo e l’olio. 2. Azionate l’impastatrice a bassa velocità ed iniziate ad inserire il latte a filo, con l’ultima parte di latte aggiungete anche il sale. 3. Aumentate la velocità e se necessario aggiungete anche la restante parte di farina (non è detto che serva tutta), dovrete ottenere 9 un impasto liscio, sodo e ben incordato.
2. Azionate l impastatrice a bassa velocità ed iniziate ad inserire il latte a filo, con l’ultima parte di latte aggiungete anche il sale. 3. Aumentate la velocità e se necessario aggiungete anche la restante parte di farina (non è detto che serva tutta), dovrete ottenere un impasto liscio, sodo e ben incordato. 4. Ungete una ciotola con dell’olio, inserite al suo interno il vostro impasto, coprite con la pellicola alimentare e con un canovaccio e fate lievitare fino al raddoppio dell'impasto in luogo caldo (ad esempio dentro al forno con la lucina accesa o vicino ad un termosifone), ci vorrà circa un’ora e mezza. 5. Riprendete l'impasto ed ora dividetelo in 30 piccole porzioni dello stesso peso (circa 35 g nel mio caso), pirlatele bene per formare delle palline e mettetele in fila per 6 non troppo distanziate su di una teglia da forno coperta con carta forno. Otterrete 5 file con 6 palline. 6. Coprite la teglia con pellicola oliata (in modo che non si attacchi alle palline) e lasciate lievitare al caldo per altri 45 minuti circa. 7. Accendete il forno a 170° statico, spennellate le palline con il tuorlo d’uovo sbattuto insieme al latte e spolverizzatele di zucchero. 8. Infornate e cuocete per 25 minuti. Sfornate e fate raffreddare su una gratella.
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San Costanzo San Costanzo si festeggia il 29 gennaio; il suo nome, dal latino significa tenace, che ha fermezza e i suoi emblemi sono la palma e il bastone pastorale. È il Santo patrono di Perugia, Nave, Pisogne, Torrita di Siena, San Costanzo, Vignolo, Castelpoto e Montorio nei Frentani. Costanzo nasce a Foligno nel II secolo e si distingue subito nella Chiesa Perugina per il suo zelo, la sua preghiera e la sua generosità per i poveri; proprio per questo viene eletto Vescovo all’età di trent’anni. Fu Vescovo prudente, saggio nel suo apostolato e saldo nella sua autorità, maturo e fervente nella carità, nonostante i difficili anni della persecuzione di Marco Aurelio. Venne però ad un certo punto arrestato proprio per la sua fede e religione, torturato a lungo ed in maniera crudele, con la speranza di estorcergli informazioni importanti. Flagellato barbaramente, poi immerso in acqua bollente ne uscì miracolosamente illeso; rimesso in carcere, riuscì a fuggire e a rifugiarsi a casa del cristiano Attanasio. Di nuovo arrestato insieme a lui, rimesso in carcere, venne decapitato e morì nell’anno 170; il suo corpo, dopo il martirio venne portato a Perugia e sepolto in un luogo detto Areola, dove poi venne costruita la prima cattedrale della città.
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Nel 1781 fu fatta una ricognizione delle sue reliquie e successivamente nel 1825, furono traslate solennemente dal vecchio al nuovo altare, sempre nella attuale Cattedrale di San Costanzo.
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Torcolo di San Costanzo
Il torcolo di San Costanzo, è un dolce povero, preparato con pasta di pane e arricchito con cedro candito, uvetta e pinoli. Nel 1500, in occasione della ricorrenza di San Costanzo, le ricche congregazioni del tempo, donavano il torcolo ai poveri della città. Sulla forma del torcolo, c’è più di una versione, il buco dovrebbe simboleggiare la testa decapitata del Santo e la forma a ciambella, la collana ricca di pietre preziose, che il Santo si sfilò al momento della decapitazione. Per altri invece la forma a ciambella è dovuta ad un fatto pratico, quello di poter infilare il torcolo ad un bastone per poterlo portare con facilità, durante mercati o fiere. Per tradizione il 29 gennaio, giorno della ricorrenza di San Costanzo, le ragazze in età da marito si recavano in chiesa, e davanti al Santo pronunciavano questa frase: “San Costanzo dall’occhio adorno, famme l’occhiolino sennò n’c’artorno”. Se il Santo avesse fatto loro l’occhiolino, le ragazze si sarebbero sposate entro l’anno, altrimenti per consolarle, i fidanzati avrebbero regalato loro il tipico torcolo di San Costanzo.
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Ricetta
Fonte: Sito web - La pasticceria di Chico
Miria Onesta
INGREDIENTI 350 g di farina 0 175 ml di acqua 20 g di lievito di birra fresco 85 g di zucchero semolato 5 g di sale 40 g di burro 50 g di olio extra vergine di oliva 110 g di uvetta 140 g di cedro candito 70 g di pinoli 10 g di semi di anice
Per spennellare 1 tuorlo 1 cucchiaio di latte
PREPARAZIONE 1. Setacciate la farina in una ciotola, sciogliete il lievito in 150 ml di acqua ed unitelo alla farina, impastate, fino ad ottenere un impasto sodo e liscio. Fate un’incisione a croce, coprite e fate lievitare fino al raddoppio. 2. Nel frattempo mettete l’uvetta in una ciotola e coprite con acqua, fate lo stesso anche con l’anice, lasciate riposare. Tagliate il cedro candito a cubetti. 3. In una ciotola mescolate zucchero, sale, olio e l’acqua rimasta. 4. Mettete l'impasto lievitato 15 nella planetaria con montato il gancio, azionate ed unite il mix di olio, sale
3. In una ciotola mescolate zucchero, sale, olio e l’acqua rimasta. 4. Mettete l'impasto lievitato nella planetaria con montato il gancio, azionate ed unite il mix di olio, sale e zucchero. Una volta incorporato, unite anche il burro morbido e lasciate impastare finché l’impasto non sarà liscio e si staccherà dal gancio della planetaria. 5. Unite anche uvetta e anice ben scolati, i pinoli e il cedro, amalgamate bene. 6. Formate una palla con l’impasto, coprite e fate riposare per circa un’ora. 7. Una volta pronto, modellate l’impasto in un lungo cordone, torcete e chiudete a ciambella. 8. Sistemate il torcolo in una teglia rivestita di carta forno e fate lievitare fino al raddoppio in un luogo caldo e umido. 9. Quando il torcolo avrà raddoppiato il suo volume lasciatelo per 10 - 15 minuti all’aria, nel frattempo preriscaldate il forno a 170 gradi. 10. Fate 5 tagli con una lametta e spennellate con il tuorlo mescolato con il latte 11. Infornate per circa 40 minuti, o finché il torcolo non sarà ben dorato. 12. Sfornate e fate raffreddare prima di servire.
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Madonna del fuoco La Madonna del fuoco è un’immagine della Beata Vergine Maria con bambino, venerata a Forlì e considerata la protettrice della città. L’immagine è una delle più antiche xilografie ad oggi esistenti: scampata ad un incendio divampato durante la notte in una scuola della città, ora viene conservata nel Duomo di Forlì. La sua devozione iniziò quindi nel 1428, quando accadde il miracolo del quale furono testimoni tanti forlivesi: durante l’incendio che scoppiò nella notte fra il 4 e il 5 febbraio, venne distrutta la scuola situata nella Via Cobelli, dove ora si trova la Chiesina del miracolo. In quella scuola insegnava da poche settimane il maestro Lombardino da Riopetroso; si sa molto di lui, solo che era arrivato a Forlì all’inizio di quell’anno da Valbona, ed aveva insegnato ai suoi alunni non solo a leggere e a scrivere ma anche a pregare davanti all'immagine della Madonna che si trovava nell’edificio. Quando la scuola bruciò i forlivesi si accorsero con stupore che l’immagine della Madonna era rimasta intatta, non si era bruciata e non era neanche annerita dal fumo. Pochi giorni dopo, l’8 febbraio, l’immagine venne portata in processione fino alla vicina Cattedrale e sistemata prima accanto all’altare maggiore, poi nella cappella che le venne dedicata, dove si trova ancora oggi.
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Nel corso dei secoli i forlivesi sono accorsi attorno alla Madonna non solo in occasione della festa a lei dedicata (il 4 febbraio), ma tutte le volte che hanno affrontato difficoltà e pericoli, come durante le guerre e i terremoti, affidandosi a lei come Madre e Patrona.
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Piadine della Madonna del fuoco
Le Piadine della Madonna del Fuoco, altro non sono che delle focaccine semi dolci profumate all’anice, realizzate per il 4 febbraio in occasione di questa ricorrenza mariana in alcune città d’Italia.
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Ricetta
Fonte: Libro - I dolci delle Feste - Slow Food editore
Simona Milani
INGREDIENTI 250 g farina 0 8 g lievito di birra fresco 1 uovo 100 ml latte 50 g burro 50 g zucchero 1 cucchiaino semi di anice
PREPARAZIONE 1. In una capiente ciotola intiepidire il latte, aggiungerci un cucchiaio di zucchero mescolando bene; unire il lievito sbriciolato, amalgamare bene e scioglierlo. 2. Una volta sciolto tutto, unire un etto di farina ed impastare appena creando un piccolo panetto; coprire la ciotola e far lievitare per circa un paio d'ore in luogo tiepido ed al riparo da correnti d'aria (io di solito lascio nel forno spento con la lucetta accesa). 3. Trascorso questo tempo, riprendere il composto lievitato e versarlo nel contenitore della planetaria, unendo anche la rimanente farina; iniziare ad impastare col gancio apposito, poi pian piano unire il burro ammorbidito a pezzetti, l'uovo leggermente sbattuto ed i semini di anice. 4. Ottenuta una massa liscia e ben elastica, formare una palla e lasciarla lievitare per ancora un paio d'ore coperta con pellicola, sempre in luogo tiepido al riparo da correnti d'aria. 21 5. Trascorso anche questo lasso di tempo, riprendere
burro ammorbidito a pezzetti, l'uovo leggermente sbattuto ed i semini di anice. 4. Ottenuta una massa liscia e ben elastica, formare una palla e lasciarla lievitare per ancora un paio d'ore coperta con pellicola, sempre in luogo tiepido al riparo da correnti d'aria. 5. Trascorso anche questo lasso di tempo, riprendere l'impasto e lavorarlo appena; dividerlo in otto parti formando delle palline, poi col mattarello, stendere ciascuna di esse formando otto dischi dello spessore di circa mezzo cm. 6. Rivestire una teglia con carta forno ed adagiarci le piadine ottenute ben distanziate fra loro, facendole lievitare in forno spento per circa un'altra mezz'oretta. 7. A questo punto togliere la teglia dal forno ed accenderlo, portandolo ad una temperatura di 180° con funzione statica; nel frattempo bucherellare le piadine con i rebbi di una forchetta, spennellarle d'acqua e spolverizzarle con abbondante zucchero semolato. 8. Cuocere per circa 20-25 minuti in forno con funzione statica a 180°: si devono dorare ma non troppo. 9. Una volta pronte, servirle tiepide o fredde.
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Santa Rita Santa Rita da Cascia si festeggia il giorno 22 maggio ed è la patrona delle donne maritate infelicemente e dei casi disperati; il suo emblema è la rosa, fiore legato al miracolo che la riguarda. Figlia unica, nata a Roccaporena (Cascia) nel 1380, fin da piccola desiderò dedicarsi alla vita monastica di consacrazione a Dio. I genitori purtroppo non furono d’accordo ed anzi la spinsero al matrimonio; fu data infatti in sposa ad un giovane sì di buona volontà, ma di carattere violento. Rita sopportò con pazienza ed umiltà i suoi maltrattamenti, mettendo anche al mondo due figli, fin quando l’uomo venne violentemente assassinato per una brutta storia di faide famigliari. In cuor suo ella perdonò gli assassini del marito, ma la famiglia di lui non si rassegnò, dimostrando anzi di volersi vendicare in un clima di rancore ed ostilità. Rita non smise di pregare perché temeva anche per i due figli, che ahimè dopo breve tempo vennero a mancare per malattia. Vedova e sola, in pace con tutti (era riuscita anche a far riappacificare la famiglia del marito) fu accolta in monastero a Cascia, non senza qualche problema. Visse per 40 anni in preghiera e penitenza, nell’umiltà e nella carità.
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Nel 1432, assorta in preghiera, si ritrovò sulla fronte la ferita di una spina della corona del Crocefisso, ferita che persistette per 15 anni, sino alla sua morte nel 1447. Si racconta di questo miracolo legato a lei: nell’inverno precedente la sua morte, Rita molto malata e costretta a letto, chiese ad una cugina venuta in visita, di portarle due fichi ed una rosa dall’orto della casa paterna. Era gennaio, faceva molto freddo, ma la cugina, sapendola in fin di vita l’assecondò e si recò nel giardino: qui trovò realmente la rosa ed i fichi, da portare a Cascia. Per la Santa, questo fu segno della bontà di Dio che aveva accolto in cielo marito e figli. Rita, dopo la sua morte non venne mai sepolta; il suo corpo si venera nel Santuario di Cascia, meta di continui pellegrinaggi per chiedere a lei le grazie di casi impossibili e difficili. E’ invocata anche come santa del perdono e mediatrice di pace.
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Rosette di Santa Rita
A Mussomeli in provincia di Caltanissetta, il 22 maggio dai forni del posto vengono preparati i panini di Santa Rita, panini dolci a forma di chiocciola e ricoperti di semi di sesamo. I panini vengono benedetti in chiesa e poi offerti durante la processioni dedicata alla Santa.
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Ricetta
Fonte: Sito Web - Castello incantato
Monica Costa
INGREDIENTI 500 g farina per pizza 100 g strutto 100 g zucchero 7 g lievito di birra disidratato 1 uovo Semi di ½ bacca di vaniglia 100 ml latte 50 ml acqua tiepida Un pizzico di sale
Per finire 1 uovo Semi di sesamo
PREPARAZIONE 1. Fate sciogliere nel latte tiepido il lievito. 2. Nella ciotola dell’impastatrice (ma potete procedere anche impastando a mano) mettete la farina, lo zucchero, lo strutto, l’uovo, i semi di vaniglia e il latte con il lievito. Iniziate ad impastare a bassa velocità in modo da amalgamare tutti gli ingredienti ed aggiungete prima l’acqua ed infine il sale. 3. Aumentate la velocità dell’impastatrice fino ad ottenere un impasto liscio ed omogeneo, ci vorranno circa 20 minuti. 4. Trasferite l’impasto sulla spianatoia, date forma tonda ripiegando la pasta verso il basso e riponetelo in una ciotola. Coprite con un canovaccio e lasciate lievitare 27 per 1 ora. 5. Riprendete l’impasto, dividetelo in 10 porzioni quindi
3. Aumentate la velocità dell impastatrice fino ad ottenere un impasto liscio ed omogeneo, ci vorranno circa 20 minuti. 4. Trasferite l’impasto sulla spianatoia, date forma tonda ripiegando la pasta verso il basso e riponetelo in una ciotola. Coprite con un canovaccio e lasciate lievitare per 1 ora. 5. Riprendete l’impasto, dividetelo in 10 porzioni quindi da ognuna formate un salsicciotto lungo poco meno di 30 cm quindi arrotolate ogni salsicciotto su se stesso a formare una chiocciola. Non stringete troppo i giri della chiocciola altrimenti la pasta si strapperà durante la lievitazione. 6. Riponete tutte le chiocciole su una teglia coperta di carta forno distanziate tra loro. Coprite con pellicola e lasciate lievitare fino al raddoppio (la mia cucina è calda e sono raddoppiate in un’ora). 7. Riprendete la teglia con le chiocciole, spennellatele con l’uovo leggermente sbattuto. Ora prendete delle forbici e fate dei piccoli taglietti lungo le spire delle vostre chiocciole. Cospargete di semi di sesamo e cuocete in forno già caldo a 180°C per 20-25 minuti, devono essere ben dorate in superficie. 8. Sfornate e fate raffreddare su una gratella.
Ricetta
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San Michele Arcangelo
San Michele Arcangelo si festeggia l’8 maggio e il 29 settembre ed è il capo supremo dell’Esercito Celeste degli Angeli fedeli a Dio, insieme agli altri due Arcangeli, Gabriele e Raffaele. Antico patrono della Sinagoga, oggi è patrono della Chiesa Universale, che lo ha considerato sempre di aiuto nella lotta contro le forze del male, oltre che dei poliziotti, droghieri e radiologi. Il nome dell’arcangelo Michele, che significa “chi è come Dio ?”, è citato cinque volte nella Sacra Scrittura: tre volte nel libro di Daniele, una volta nel libro di Giuda e nell’Apocalisse di S. Giovanni. In tutte le cinque volte egli è considerato “Capo Supremo dell’Esercito Celeste”, cioè degli angeli in guerra contro il male. Il male, il diavolo, nell’Apocalisse è rappresentato da un dragone con i suoi angeli; esso sconfitto nella lotta, fu scacciato dai cieli e precipitato sulla terra. In altre scritture, il dragone è un Angelo che aveva voluto farsi grande quanto Dio e che Dio fece scacciare, facendolo precipitare dall’alto verso il basso, insieme ai suoi angeli che lo seguivano. Michele è stato sempre rappresentato e venerato come l’Angelo-guerriero di Dio, rivestito di armatura dorata in
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perenne lotta contro il Diavolo, che continua nel mondo a spargere il male contro Dio. E’ considerato allo stesso modo nella Chiesa di Cristo, che gli ha sempre riservato fin dai tempi antichissimi, un culto e devozione particolare… Viene considerato sempre presente nella lotta che si combatte e si combatterà fino alla fine del mondo, contro le forze del male che operano nel genere umano. È patrono principale delle città italiane di Cuneo, Caltanissetta, Monte Sant’Angelo, Castel Madama, Sant’Angelo dei Lombardi, compatrono di Caserta e patrono della Chiesa Universale. Difensore della Chiesa, la sua statua compare sulla sommità di Castel S. Angelo a Roma, che come è noto era diventata una fortezza in difesa del Pontefice. Per quanto riguarda la sua raffigurazione nell’arte in generale, è delle più vaste; ogni scuola pittorica in Oriente e in Occidente, lo ha quasi sempre raffigurato armato in atto di combattere il demonio.
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Bannock di San Michele Arcangelo
Il bannock è un pane di origine scozzese, molto simile ad una focaccia, leggermente dolce e cotto su una piastra o in padella. Preparato con farina di orzo, segale, avena e grano, al bannock di San Michele si possono aggiungere uvetta, mirtilli, ribes o semi di cumino. Come da tradizione, il pane una volta cotto veniva diviso tra tutti i presenti.
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Ricetta
Fonte: Sito Web - Catholic Culture
Miria Onesta
INGREDIENTI 480 g di farina di cereali (orzo, segale, avena, in parti uguali) 120 g di farina 00 1/2 cucchiaino di sale 2 cucchiaini di bicarbonato 2 -3 tazze di latticello 60 g di zucchero di canna 80 g di uvetta
Per spennellare
1 uovo 100 ml di panna 1 cucchiaio di burro fuso
PREPARAZIONE 1. Setacciate le farine in una ciotola, unite il sale. 2. Sciogliete il bicarbonato nel latticello ed unitelo alla farina, mescolate, unite anche lo zucchero e mescolate ancora. 3. Unite anche l'uvetta, rovesciate il composto su un piano da lavoro e impastate con le mani. 4. Dividete l'impasto in due parti e formate, con ogni parete un cerchio di circa 20 cm di diametro. 5. Scaldate una padella antiaderente leggermente unta con il burro e adagiate il primo disco di pasta. 6. Mescolate l'uovo, la panna e il burro e spennellate la superficie del bannock. 7. Cuocete il bannock finché non sarà dorato, girando 2 33 - 3 volte e ogni volta spennellate con il mix di uova e panna.
parete un cerchio di circa 20 cm di diametro. 5. Scaldate una padella antiaderente leggermente unta con il burro e adagiate il primo disco di pasta. 6. Mescolate l'uovo, la panna e il burro e spennellate la superficie del bannock. 7. Cuocete il bannock finché non sarà dorato, girando 2 - 3 volte e ogni volta spennellate con il mix di uova e panna.
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Scudo di San Michele arcangelo
Lo scudo di San Michele è un pane votivo dolce arricchito di granella di zucchero nella parte superiore e suddiviso in spicchi in uno dei quali è racchiuso un fico, simbolo del cestino di fichi del Beato Mario. La tradizione, infatti, vuole che Mario Homodei, mentre era nel suo orto intento a raccogliere fichi venne trasportato dagli angeli nel luogo dove oggi sorge uno dei Santuari più importanti della Lombardia, la Basilica della Madonna di Tirano. Chi trova il fico nello spicchio dello Scudo, verrà protetto per tutto l’anno dallo sguardo di San Michele, che nella credenza cristiana è l’Arcangelo protettore contro il demonio.
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Ricetta
Fonte: Sito web - Bontàlandia
Simona Milani
INGREDIENTI 200 g farina 00 125 g farina manitoba 100 ml acqua naturale 30 g zucchero 80 ml latte 15 g lievito di birra in panetto 2.5 g sale fino 1 fico secco q.b latte e zucchero in granella per la superficie
PREPARAZIONE 1. Mescolare le farine insieme allo zucchero nella planetaria. 2. In una ciotola sciogliere il lievito di birra nel latte appena intiepidito, mescolare e lasciar riposare 5 minuti. 3. Versare nella planetaria insieme alle farine il latte con il lievito, l'acqua, aggiungere anche il sale fino ed iniziare ad impastare col gancio apposito per diversi minuti, finché il composto si incorderà al gancio e diventerà liscio e morbido. 4. Formare una palla ed adagiarla in un'altra ciotola capiente a lievitare, coperta con pellicola alimentare; dovrà raddoppiare, a me ci son volute circa due ore. 5. Una volta trascorso questo tempo, riprendere l'impasto, lavorarlo un poco su una spianatoia leggermente infarinata 37 e fare qualche giro di pieghe a libro.
4. Formare una palla ed adagiarla in un altra ciotola capiente a lievitare, coperta con pellicola alimentare; dovrà raddoppiare, a me ci son volute circa due ore. 5. Una volta trascorso questo tempo, riprendere l'impasto, lavorarlo un poco su una spianatoia leggermente infarinata e fare qualche giro di pieghe a libro. 6. Dare la forma di un salsicciotto e dividerlo in sette parti il più possibili uguali e dello stesso peso. 7. Con ogni pezzo di impasto formare una pallina, e in una di queste adagiare nel centro il fico secco, chiudendola ben bene nella parte di sotto (per una migliore forma tonda, rotolare le palline sulla spianatoia con delicatezza). 8. Ricoprire con carta da forno una teglia del diametro di 24 cm, facendola ben aderire; posizionare le palline all'interno di essa dando la forma di un fiore, ovvero una al centro e le altre intorno, tenendole un poco distanziate fra loro. 9. Coprire con un canovaccio e far lievitare per un'altra oretta circa; le palline lievitando si gonfieranno ancora un poco e si avvicineranno fra loro. 10. Accendere il forno e portarlo ad una temperatura di 180° con funzione statica. 11. Quando lo scudo è ben lievitato, spennellarlo con il latte e spolverizzarlo di abbondante granella di zucchero. 12. Infornare e cuocere per una ventina di minuti; deve dorarsi ma non troppo: in questo caso coprire con carta di alluminio. Una volta cotto, sfornarlo e toglierlo dalla teglia con la carta forno, lasciandolo raffreddare completamente su una gratella.
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San Francesco San Francesco d’Assisi viene festeggiato il 3 ottobre ed è il Santo patrono d’Italia. E’ rappresentato con gli animali in particolare con il lupo o con gli uccelli; è infatti patrono anche di tutti gli animali e dei volatili. Francesco Di Bernardone, questo il suo vero nome, nacque ad Assisi nel 1182, nel pieno del fermento dell’età comunale; figlio di un ricco mercante, da giovane aspirava ad entrare nella cerchia della piccola nobiltà del luogo. Iniziò a ricercare la sua gloria tramite le imprese militari, ma ben presto si rese conto che non era la sua via; comprese di voler servire solo il Signore. Si diede quindi ad una vita di penitenza e solitudine in totale povertà, dopo aver abbandonato la famiglia ed i beni terreni. Nel 1209, in seguito ad un’ulteriore ispirazione, iniziò a predicare il vangelo nelle città, mentre iniziavano ad unirsi a lui i primi discepoli. Insieme a loro si recò a Roma per avere dal Papa Innocenzo III l’approvazione della sua scelta di vita. Dal 1210 al 1224 iniziò a peregrinare per tutte le strade e le piazze d’Italia: dovunque accorrevano a lui folle numerose e schiere di discepoli che lui chiamava “frati” cioè fratelli. Accolse anche la giovane Chiara che diede inizio al Secondo Ordine francescano e in seguito fondò un terzo 39 ordine per quanti volevano vivere da penitenti con regole adatte ai laici.
numerose e schiere di discepoli che lui chiamava “frati” cioè fratelli. Accolse anche la giovane Chiara che diede inizio al Secondo Ordine francescano e in seguito fondò un terzo ordine per quanti volevano vivere da penitenti con regole adatte ai laici. Morì la sera del 3 ottobre del 1226 presso la Chiesa di Santa Maria degli Angeli ad Assisi ed i suoi resti si trovano nella basilica a lui dedicata, precisamente nella cripta della Chiesa Inferiore. Successivamente è stato canonizzato da Papa Gregorio IX nel 1228; Papa Pio XII nel giugno del 1939 ha proclamato lui e Santa Caterina da Siena Patroni Primari d’Italia. Famosissimo il suo meraviglioso Cantico delle creature ed anche la sua Preghiera Semplice.
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Pane di San Francesco
E’ un pane dolce con all’interno delle uvette…è una via di mezzo fra il pandolce genovese e il pane con l’uvetta tipico della Toscana, molto buono e perfetto per essere inzuppato in un marsala o in un vino dolce (in Umbria viene spesso servito con il “vino di San Francesco” un vino liquoroso simile al vinsanto).
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Ricetta
Fonte: Sito web - 100tour
Simona Milani
INGREDIENTI 500 g farina 00 bio 180 ml latte 150 g miele millefiori 150 g burro 1 uovo 15 g lievito di birra fresco (ho diminuito rispetto alla ricetta di base) 250 g uvetta sultanina 1 pizzico sale fino q.b scorza di limone bio grattugiata
PREPARAZIONE 1. Per prima cosa mettere l’uva sultanina a bagno in acqua tiepida. Sciogliere nel latte appena intiepidito il lievito di birra, iniziare ad incorporarlo lentamente in metà del quantitativo della farina, fino a formare un panetto, che dovrà lievitare per circa 3 ore, coperto da un panno in luogo tiepido, al riparo da correnti d'aria. 2. Al termine delle tre ore di lievitazione, aggiungere la farina rimasta, il miele, il sale, il limone grattugiato, l’uvetta strizzata e asciugata, l’uovo sbattuto e il burro sciolto a bagnomaria. Impastare fino a formare un panetto tondo, che dovrà poi lievitare per almeno altre otto ore, io l’ho messo coperto nel forno spento con la luce accesa. 3. A lievitazione ultimata, incidere con un coltello una croce sulla superficie del dolce e mettere il pane di San Francesco in un forno 43 preriscaldato a 180 gradi centigradi con funzione ventilata. Far cuocere per
un panetto tondo, che dovrà poi lievitare per almeno altre otto ore, io l’ho messo coperto nel forno spento con la luce accesa. 3. A lievitazione ultimata, incidere con un coltello una croce sulla superficie del dolce e mettere il pane di San Francesco in un forno preriscaldato a 180 gradi centigradi con funzione ventilata. Far cuocere per circa 45-50 minuti, controllando periodicamente: si deve dorare e diventare croccante in superficie. 4. Lasciare raffreddare a temperatura ambiente e servire.
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San Luca San Luca nasce ad Antiochia di Siria all’inizio del 1 secolo; figlio di genitori pagani, studia medicina e ne pratica la professione. In questa località ha modo di conoscere San Paolo,e da lui viene condotto da Barnaba per aiutarlo a formare ebrei e pagani al Cristianesimo. Infatti dopo questo incontro, Luca diventa discepolo degli apostoli, nonostante Gesù non l’avesse mai conosciuto di persona. A Luca viene attribuita la scrittura del terzo Vangelo e degli atti degli Apostoli; nel suo Vangelo parla dell’infanzia di Gesù e della figura di Maria, come serva del Signore. San Luca muore a Tebe all’età di circa 84 anni e lì viene seppellito; successivamente le sue spoglie vengono trasferite a Costantinopoli e in seguito a Padova, dove si trovano tutt’ora. Viene ricordato il giorno 18 ottobre; il suo simbolo è il bue ed è patrono di medici chirurghi, scultori, artisti, pittori oltre che di molte città italiane.
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Maritozzi al mosto di capena per San Luca
In passato, in occasione della festa di San Luca, a Capena, era tradizione preparare in casa i maritozzi con mosto, oggi si possono trovare nei forni e nelle pasticcerie, ma c’è chi ancora li prepara in casa con le ricette di famiglia.
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Ricetta
Fonte: Gruppo Facebook - Capena...ti ricordi quando?
Miria Onesta
INGREDIENTI 700 g di farina 0 500 g di pasta lievitata 200 g di mosto 150 g di olio di oliva 2 uova 150 g di zucchero semolato Scorza grattugiata di 2 limoni 1 tuorlo per spennellare Per spennellare 300 g di farina 0 150 ml di acqua 60 g di zucchero semolato 30 g di lievito di birra fresco
PREPARAZIONE 1. Iniziate preparando la pasta lievitata, setacciate la farina in una ciotola, unite lo zucchero e il lievito sciolto nell’acqua, impastate bene. 2. Coprite con la pellicola e lasciate lievitare per circa 3 – 4 ore. 3. Quando la pasta lievitata avrà raddoppiato il suo volume, preparate l’impasto per i maritozzi. 4. Setacciate la farina in una ciotola, unite lo zucchero, la scorza dei limoni, formate un incavo al centro e unite la pasta lievitata, le uova, il mosto e iniziate ad impastare. 5. Versate a filo anche l’olio e impastate ancora, finché 48 non otterrete un impasto liscio ed omogeneo.
scorza dei limoni, formate un incavo al centro e unite la pasta lievitata, le uova, il mosto e iniziate ad impastare. 5. Versate a filo anche l’olio e impastate ancora, finché non otterrete un impasto liscio ed omogeneo. 6. Lasciate riposare l’impasto per circa un’ora, dividete l’impasto in 12 parti e formate i maritozzi. 7. Sistemate i maritozzi nelle teglie, coprite e fate lievitare fino al raddoppio. 8. Quando i maritozzi avranno raddoppiato il loro volume, spennellateli con il tuorlo battuto. 9. Preriscaldate il forno a 200 gradi e infornate i maritozzi per 5 minuti, poi abbassate il forno a 160 gradi e proseguite la cottura per altri 25- 30 minuti. 10. Quando i maritozzi saranno bene dorati, sfornate e lasciate raffreddare su una griglia.
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Testi: Miria Onesta Monica Costa Simona Milani Foto: Luca Grasso Miria Onesta Simona Milani Ebook realizzato con Canva
To be continued...
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