4 minute read

Le Formule aggiuntive e la Formula individuale

IntercorporeItà - pratIca e teorIa

memoria, percezione ed azione, e nel superamento dell’antica diatriba mente/corpo, la visione intercorporea della psicoterapia ci permette immediatamente di percepire il passato, forse anche il trapassato, il presente ed il now for next. Il concetto di intercorporeità può divenire lo strumento più efficace di osservazione, diagnosi e intervento nella clinica.

Advertisement

La scelta del Titolo del libro “Intercorporeità – Pratica e Teoria” esprime, dunque, in sintesi, diversi obiettivi. 1) Vuole mettere il focus sull’imprescindibile importanza del corpo e dei corpi in psicoterapia, con una voluta differenziazione dal concetto di intersoggettività. 2) Vuole porre attenzione a ciò che è percezione, movimento ed azione intercorporea, in quanto predittivi del passato del presente e del futuro. 3) Vuole sostenere il concetto che la memoria conscia ed inconscia racchiude sempre interazioni intercorporee, e che anche gli oggetti fisici richiamano sempre ad interazioni intercorporee. L’Intercorporeità è l’emozione che avviene tra i corpi sia a livello consapevole che nell’implicito delle intercorporeità acquisite. L’emozione infatti che può essere suscitata anche da oggetti, suoni o da qualsiasi stimolo che attraversi il sistema dei sensi ha sempre a che fare con un bagaglio di intercorporeità acquisite. Un suono, un oggetto riporta sempre a un vissuto relazionale, fatto di contatti intercorporei acquisiti e di intenzionalità corporea attuale progettuale. Così come nel sogno le immagini del corpo del sognatore regista esprimono sempre un’intercorporeità acquisita ed un messaggio esistenziale attuale proattivo, anche nell’esperienza diurna del paziente ritroviamo, nel suo corpo e nelle sue parole, emozioni e movimenti significativi di intercorporeità acquisite ed intenzionalmente interattive. 4) Vuole amplificare il valore delle relazioni primarie corporee per lo sviluppo e la crescita del bambino. 5) Vuole offrire al terapeuta un concetto pratico che, come una lente d’ingrandimento, migliori la percezione e, come un laser, sostenga l’azione in maniera più precisa ed incisiva, così da rendere più efficace il lavoro diagnostico e clinico.

XIV

Introduzione

6) Vuole rendere il terapeuta simile ad un musicista di jazz, un artista dedito alla continua “improvvisazione”, su una cornice di studio e conoscenza approfondita della musica, della sua tecnica e delle misteriose quanto concrete interazioni fra le note.

“Pratica e Teoria” vogliono significare la maggiore importanza che viene data all’esperienza dalla quale, successivamente, nascono riflessioni teoriche.

Troviamo il termine “Intercorporeità” per la prima volta negli scritti del fenomenologo Merelau-Ponty. Dobbiamo a questo grande filosofo il superamento dell’empirismo e dell’intellettualismo, della soggettività autonoma e dell’oggettività assoluta. Punto centrale diventa la motivazionalità dei fenomeni, l’intenzionalità con una nuova teoria della riflessione che privilegi la relazione, il “tra” e l”inter”. Per Merleau-Ponty il campo fenomenico diviene campo trascendentale.

“Soli gli occhi non vedono” è una toccante e poetica frase fenomenologica del popolare cantante Adriano Celentano.

La percezione non è un atto del pensiero e la riflessione non è un’astrazione della percezione, ma un movimento stesso. La percezione è già un’azione. Ed è un’azione che inevitabilmente coinvolge l’altro. Il corpo è movimento ed espressione ed anche il pensiero per il filosofo non è nulla di interiore perché non esiste al di là del mondo e del linguaggio. Corpo e linguaggio nascono da una relazione corporea, dall’intercorporeità. Potremmo dunque dire che le modalità intercorporee attuali sono la memoria e hanno l’imprinting delle relazioni intercorporee acquisite. Ma di più potremmo dire che l’imprinting intercorporeo primario sostiene lo sviluppo evolutivo del bambino, favorendo quel dialogo interno corporeo base dell’amore incondizionato verso il proprio corpo.

Come Perls ebbe a scrivere: “L’uomo vede ciò che ha dentro” ed il suo movimento è espressione delle sue percezioni risultato di una intercorporeità interna, frutto di un adattamento intercorpoeo.

La simpatia e l’antipatia, l’attrazione e la repulsione, che fluttuano nel movimento intercorporeo, nel loro semplice ed innocente significato,

XV

IntercorporeItà - pratIca e teorIa

mandano avanti il mondo. Lo stesso Ed Tronick che più di tutti ha studiato scientificamente le interazioni, alla fine di un seminario, disse che possiamo avere e dare tante definizioni e descrizioni del conoscibile interattivo, ma che, in fondo, esiste un inconoscibile, una forma di attonita e laica posizione verso il mistero della vita e del suo movimento (propria degli scienziati più evoluti).

Se la finalità della terapia è ricostruire, riparare o superare schemi di intercorporeità sbagliate, disturbate, dando al paziente una nuova opportunità di intercorporeità, dobbiamo essere assai attenti al corpo, alle sue sensazioni, emozioni e alle intenzionalità relazionali. Come Gestaltisti siamo i più adatti. La Psicoterapia della Gestalt infatti è la teoria che mette al centro il contatto e l’intenzionalità relazionale inscritta in esso. Contatto significa ciò che accade tra Organismo ed Ambiente, Paziente e terapeuta, Allievo e Supervisore,in un preciso momento. Quando qualcosa impedisce l’espletamento, la soddisfazione e la chiusura di una interazione si parla di Interruzione del Contatto. Il momento in cui avviene l’interruzione viene definito dai tempi del ciclo di contatto. Osservare ciò che accade e nello stesso tempo essere partecipe di quanto accade è prerogativa del terapeuta della Gestalt. È per questo che un Terapeuta della Gestalt non può prescindere dal fare un grande lavoro di consapevolezza personale e di Supervisione. Il Terapeuta della Gestalt non ha paura del Contatto ma se ne serve per la terapia, rendendola per questo più efficace. Il concetto di Intercorporeità offre uno strumento più completo al lavoro del gestaltista. Esso fornisce formazione diagnosi ed intervento.

Troviamo nel giapponese Ben Kimura, uno dei punti di riferimento per la comunità psichiatrica internazionale attuale, il concetto di “Aida” che aggiunge significati al tema dell’intercorporeità. Kimura infatti, come tradotto nel libro “Tra”, a cura dell’Istituto GTK, e come evidenziato nella prefazione di Giovanni Salonia, mette in evidenza il significato trasformativo dell’Aida, del “tra”. Vengono evidenziati due movimenti, uno rivolto a se stesso, al proprio corpo e l’altro movimento che va verso. Entrambi i movimenti, definiti come dialogo intrapersonale e dialogo interpersonale, fanno parte di quell’esperienza relazionale di base che sostiene,

XVI

This article is from: