Ev Magazine Gennaio - Febbraio 2012

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Poste Italiane SpA - Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 N° 46) art. 1 comma 1, CB/NO/ NOVARA n.1 anno 2012 - Iscr. ROC 14750 - Editore XY.IT srl - via Roma 42 - Arona (NO) - Dir. Resp. Virginia Martelli, Stampa Terra Promessa, Novara - TAXE PERCUE - Tassa riscossa Novara CPO - Italia: euro 5,50 - Svizzera: franchi 12,00 - Eco del Verbano ® - gennaio/febbraio 2012

magazine istantanee di territori

Caraibi natura selvaggia ed ecoturismo

dominicana

repubblica

laos • madagascar • gomera • londra



© HGO


indice

In copertina La spiaggia di Las Aguilas - Repubblica Dominicana Fotografia di Christian Patrick Ricci

Reportage Gennaio/febbraio 2012

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Rubriche Editoriale

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Filo diretto con i lettori

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All Around A cura di Claudia Patrone

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Science A cura di Elena Simoni

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Uomini&Tempi A cura di Giuseppe Reguzzoni

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Correva l’anno... A cura di Luigi Angelino

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In Movimento A cura di TuttoDanza Le storie di Survival

Gran Paradiso National Park: the heat will change it The Gran Paradiso National Park is the oldest national park in Italy: it was established almost ninety years ago, and it protects a vast region situated between Piedmont and the Aosta Valley. During the last few years, the population of the animal species, which is the symbol of the park – the ibex – has shrunk significantly. However, there have also been other ecological changes, which suggest that global warming is starting to show its tragic effects. fotografie di Mirko Sotgiu testi di Sergio Mantovani

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Talent Scout A cura di Juza

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Divagazioni fotografiche A cura di Fabio Liverani

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Il fumetto Di Matteo e Nicola Paganini

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London 2

Gran Paradiso: il caldo lo cambierà È il parco nazionale più antico d’Italia: si appresta a compiere novant’anni dall’istituzione e tutela un ampio territorio fra Piemonte e Valle d’Aosta. Negli ultimi anni ha visto ridursi molto la popolazione della sua specie-simbolo, lo stambecco. Ma anche altri cambiamenti ecologici lasciano intendere che il surriscaldamento globale cominci a produrre anche qui i suoi drammatici effetti.

Weekend a Londra per lo shopping più glam Una città di cui si è già detto tutto che abbiamo provato a guardare con occhi nuovi: da Piccadilly alla Tube, da Covent Garden a Camden Town. Gli indirizzi per acquisti esclusivi – di alta classe o popolari – nella capitale più fashion del Vecchio Continente. In the heart of the green Earth’s lung Second part of the tour in the Peruvian Amazonia: sliding down the Alto Rio Madre de Dios aboard a bote, in the land of the widest rainforest of the planet, characterized by an extraordinary biodiversity which is still now unknown and that fotografie di Mirko Sotgiu testi di Claudia Patrone

• Focus on p. 32


Tre scuole per un futuro migliore In uno dei Paesi più poveri del Sudest asiatico, un montalcinese e un laotiano-radicato-toscano hanno operato un piccolo grande miracolo: grazie alla solidarietà di numerose persone, sono andati là a costruire una scuola per l’infanzia. Anzi tre.

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• Focus on p. 46

Three schools for a better future In one of the poorest countries in Southeast Asia, a Montalcino resident and a Laotian-born Tuscan have made ​​a great little miracle. Supported by the solidarity of many people, they went there - to build a school for children. Or rather three schools. fotografie e testi di Andrea Rabissi Nella terra malgascia Un soggiorno in Madagascar è, per l’amante della natura, semplicemente impedibile. Un’isola dove l’evoluzione biologica delle specie ha percorso direzioni uniche, che oggi offre a ricercatori e visitatori endemismi e rarità degni di un’osservazione diretta. L’incontro con il popolo malgascio, poi, regala emozioni e calore, nonostante la diffusa povertà del Paese.

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Laos

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Una delle isole caraibiche più amate dai viaggiatori di tutto il mondo, un cuore naturalistico e incontaminato e un’identità ecologica anche nell’approccio allo sviluppo turistico. Hispaniola, la Repubblica Dominicana.

The land of Madagascar A stay in Madagascar is, for nature lovers, simply unmissable. It is an island where the biological evolution of the species has chosen unique directions, so now it offers to researchers and tourists an endemism and some rarities which deserve a direct observation. The encounter with the Madagascan people, then, can gives you great emotions, despite the poverty of the Country.

Dominican dream One of the most popular Caribbean island, loved by visitors from all over the world, discovering a natural, unspoiled centre and a green approach to tourism development. Hispaniola, the Dominican Republic.

fotografie e testi di Juza Natura selvaggia alle Canarie La Gomera, la seconda più piccola isola dell’arcipelago spagnolo nell’Oceano Atlantico. Una terra circolare, dalle caratteristiche ambientali rare, impreziosita da una folta laurisilva e da una specie di lucertola gigante salvata dall’estinzione. Wild Nature in the Canary Islands. We visited La Gomera, the second-smallest island of the Spanish archipelago of the Atlantic Ocean. A circular land, with rare and special environmental characteristics, enhanced by a thick laurisilva forest and by a giant and curios lizard saved from extinction. fotografie di Fabio Liverani testi di Fabio Liverani e Simona Casalboni

fotografie di Christian Patrick Ricci

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EV magazine sul web Inquadra il QR-Code con il tuo dispositivo mobile (iPhone, iPad2, Android) e naviga subito sul sito di EV Magazine. Trovi il software per il tuo dispositivo cercando “Scanner QR code” su Apple Store o Android Market EV magazine on the web Capture the QR-Code with your mobile device (iPhone, iPad, Android) and surf on the web site of EV Magazine. You can find the software for your phone searcing “Scanner QR code” on the Apple Storee o r Android Market.

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Editoriale A lla fine di ogni anno mi piace fermarmi. Per guardare indietro e rivedere ciò che si sta per chiudere in uno dei tanti cassetti dei ricordi. Ho sfogliato per questo le pagine di EV Magazine che mi hanno accompagnata durante il 2011 e ho ritrovato luoghi, personaggi e pensieri che avevano saputo emozionarmi, quando li avevo scoperti. E che sono ritornati adesso – intensi – a rinnovare le emozioni di allora, resi immortali tra le pagine che sto rileggendo. La Sicilia, per esempio. Mirko e Claudia l’avevano raccontata sottolineandone gli aspetti meno noti, ed io – sulle tracce dei loro suggerimenti – sono andata l’estate scorsa a visitare proprio quei luoghi, scoprendo davvero una terra intrisa di colori, sapori, profumi e tradizioni. Poi ho riletto con rinnovato interesse il reportage dall’Amazzonia, rabbrividendo ancora all’idea degli insetti che avevano letteralmente assalito i nostri valorosi fotografi per tutto il tempo del loro lavoro. Ed ho sorriso rivivendo, nella ricerca di Fabio, le stesse giovanili sensazioni che provai in un lontano viaggio in Olanda. Ancora: la Spagna con le sue inaspettate architetture avveniristiche, l’Africa che ha toccato così profondamente il cuore di Christian, l’America e l’India così lontane dai luoghi comuni, gli antichi documenti rinvenuti sul delta del Po. Ambienti che sono come uno specchio di ricordi, di persone a me care. O come le simpatiche foto degli orsi, che oggi sono appese al muro della cameretta di mia figlia, e ci sorridono. E poi tante altre emozioni ancora, ognuna legata ad un servizio, ad un viaggio, ad una stampa. Ma tutte alla nostra e Vostra rivista. Non so cosa scoprirò dalle pagine di EV in questo nuovo anno; quali brividi, nostalgie, fascini, struggimenti, gioie mi accompagneranno, numero dopo numero, pagina dopo pagina. Non so se incontrerò luoghi che mi sono sconosciuti, o se mi capiterà di guardare da un punto di vista differente ciò che credevo di conoscere. Per questo non posso che aspettare con ansia di ricevere anch’io – come voi tutti che leggete queste righe – le nuove edizioni di EV Magazine: per tuffarmi ancora di testa e di cuore nei servizi che presenta, confidando che le emozioni che mi hanno allietata fin qui mi saranno regalate sempre, grazie al lavoro dei miei tanti, bravissimi collaboratori. Virginia Martelli direttore@ev-magazine.it

At the end of every year I like to stop and look behind, so I can see what I am about to store away with all my memories once again, and I do it by browsing the issues of the EV Magazine, which kept me company during 2011. Looking at them, I am finding the places, people and thoughts, that I had found exciting or moving when I first read about them. Those emotions I felt are coming back now – just as intense – as if they were renewed and made everlasting between the pages, as I read them once again. Take Sicily: Mirko and Claudia described it by underlining its least known aspects, and I – following their advice – went there last summer, and saw the very places they had written about. That is where I discovered a land bursting with colour, flavours, scents and tradition. I also read the article written in Amazonia with renewed interest again, and I shivered once more, just thinking of our courageous photographers being literally attacked by insects through the whole photo reportage. Fabio’s study, instead, made me smile, as I lived once again the same emotions I felt when I went to Holland a long time ago, as a young girl. I also read again about Spain, with its extraordinary futuristic architecture, about Africa, which Christian was so deeply moved by, about America and India, which turned out to be very different from all clichés, and about the ancient documents discovered along the delta of the river Po. All these places are like a mirror, through which I can see people I care for. The cute photos of the bears are now hanging against my daughter’s bedroom wall, and they look like they are smiling at us. There are so many other emotions, each one of them coming from a story, from a journey, or from a photograph; all of them were inspired by our, and your, magazine. I do not know what I am going to find out through the pages of this new year’s EV Magazine yet, and I am not yet aware of the thrills, of the nostalgia, of the fascination, of the yearning, or of the joy that I will feel, reading the new EV Magazine, issue after issue, page after page. I do not know whether I will come across places I do not know about, or whether I will look at something I thought I knew from a different point of view. All I can do to find out, is wait anxiously until I will receive – the same is true for all those who are reading these lines – the new EV Magazine issues, so I can keep plunging myself, with my mind and my heart, into the stories which will be presented, and I hope that the enjoyable feelings I have experienced so far will always come back, thanks to the commitment of my many outstanding co-workers.

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filo

DIRETTO con i lettori

Quando EV era più locale… Caro direttore, frequento spesso la Val Formazza, il Verbano, il Ticino per gite, turismo ed escursioni. Avevo trovato in un albergo due numeri del vostro EV Magazine (2/2009 e 4/2009) e mi erano piaciuti per i numerosi servizi relativi a quest’area. Leggendo i nomi degli sponsor – Lago Maggiore, Comunità Val Vigezzo, Distretto Turistico dei Laghi – unitamente all’indirizzo della redazione ad Arona (Novara), avevo ipotizzato che la vostra rivista fosse caratterizzata da un particolare focus su questa zona, così ho deciso di abbonarmi. Una volta però entrato nel vostro sito, ho appreso che i servizi proposti dalla rivista riguardano qualsiasi luogo del mondo: una delle ultime copertine richiama la Namibia. La mia domanda riguarda appunto i numeri che ho indicato, i cui articoli erano mirati quasi esclusivamente alla zona indicata e a quella prealpina: sono stati una casualità o sono la norma? Per esser più chiaro: su dieci reportage e servizi pubblicati, quanti trattano la zona a cui sono interessato? Con intatta stima la saluto. Piero, Milano

tà, e questa ci richiede – anzi, ci impone – contenuti editoriali più ampi e meno locali. Questo è. Anche noi, a malincuore, ci dobbiamo piegare alle leggi del mercato e della domanda. E i contenuti si adeguano. Grazie per questa sua lettera. La saluto cordialmente.

Gentile Piero, in effetti nell’anno 2011 il giornale che dirigo ha subito un cambiamento radicale relativo ai contenuti. Da rivista focalizzata su luoghi e temi principalmente locali, ha aperto il proprio sguardo al mondo intero. I motivi, naturalmente, sono soltanto economici. Viviamo di pubblici-

Scrivere a: Redazione EV Magazine via Roma 42, 28041 Arona; tel. +39 0322 019200, fax +39 0322 019209, email info@ev-magazine.it. Lettere ed email prive di riferimenti quali nome, cognome, indirizzo e telefono del mittente non saranno prese in considerazione. Le lettere possono essere modificate per esigenze editoriali.

Virginia Martelli Moda di viaggio? Egregia redazione di EV, ho notato con piacere che questa rivista è in continua evoluzione: la seguo da dieci mesi, e vedo ad ogni numero novità e dettagli inediti. Vista l’eleganza del prodotto, mi chiedevo: a quando qualche servizio di moda dal mondo? Paola, Milano Grazie, Paola, per il suo contributo. Chissà che il nostro direttore non la prenda in parola… il suggerimento è interessante. Un caro saluto. La redazione

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o 6 numeri € 28 anzichè che € 33 (incluse le spese di spedizione per l’Italia)

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Un romantico soggiorno a Siena


Grandissimo successo per l’edizione 2011:

Lugano capitale del turismo internazionale

Il Salone Internazionale Svizzero delle Vacanze è tornato anche questo autunno ad animare il panorama fieristico di Lugano dedicato al mondo del turismo. Recentemente conclusasi la nona edizione, che ha visto come di consueto protagoniste le piu’ desiderate e sognate destinazioni internazionali con una speciale attenzione alla sempre amata ed apprezzatissima Italia, il Salone si è confermato come l’appuntamento più atteso dagli amanti di viaggi e vacanze di ogni età, che sono intervenuti come sempre numerosissimi alla tre giorni luganese. 8

Un appuntamento divenuto ormai tradizionale per tutti i cittadini svizzeri, ma anche, e soprattutto, per gli abitanti delle province del Nord Italia, che come sempre hanno preso parte all’evento curiosi di scoprire nuove ed interessanti destinazioni internazionali valorizzate grazie al piacevole percorso obbligato dell’evento. Non solo destinazioni, ma anche prodotti enogastronomici locali e tanto folklore capaci di rendere l‘esperienza in fiera ancora piu’ entusiasmante e completa. La nona edizione del Salone Internazionale Svizzero delle Vacanze è stata inoltre l’occasione per presentare al


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caloroso pubblico della manifestazione nuove ed interessantissime destinazioni internazionali tutte da scoprire, premiate nel corso della manifestazione con un Swiss Tourism Award, il riconoscimento che ne valorizza le qualità sul mercato del turismo internazionale. Tra le destinazioni premiate con un Swiss Tourism Award meritano senz’altro una citazione le città di Cluj Napoca ed Alba Iulia, in Romania, le città di Fiume e Grisignana, in Croazia, o la splendida Nelson Mandela Bay, in Sudafrica. Parallelamente alla consegna dei Swiss Tourism Awards, il Salone ha rappresentato anche l’occasione per consegnare il

prestigioso riconoscimento Gourmet Choice, premio riservato a destinazioni e strutture ricettive che hanno dimostrato particolari qualità nell’ambito del turismo enogastronomico. A margine del proprio amatissimo lato aperto al pubblico, il Salone i Viaggiatori, come l’evento è conosciuto tra i propri calorosissimi ed affezionati visitatori, ha presentato anche un lato B2B riservato ai soli operatori e professionisti del settore: Meet Switzerland, questo il nome del workshop svoltosi nella giornata del 31 Ottobre all’interno del Salone Internazionale Svizzero delle Vacanze, ha riscosso come di consueto grandissimo successo tra i professionisti del turismo accreditatisi, che hanno avuto l’occasione di incontrare qua-

lificati buyer interessati alla loro offerta commerciale pre-selezionati dall’organizzazione. Appuntamento al 2012, anno per cui sono già state annunciate le nuove date della manifestazione (16 – 18 Novembre 2012, Centro Esposizioni di Lugano). La Segreteria Organizzativa dell’evento sta già raccogliendo numerose conferme da parte degli espositori, e moltissimi spazi sono già stati completamente opzionati. L’entusiasmo è al massimo per celebrare quello che, nelle intenzioni degli organizzatori, sarà un decimo compleanno davvero speciale per il Salone Internazionale Svizzero delle Vacanze.

Grande interesse per l’edizione 2011

Per informazioni: SEGRETERIA ORGANIZZATIVA SALONE INTERNAZIONALE SVIZZERO DELLE VACANZE W W W. I V IAG G IAT O R I . O R G T: +41 91 611 8070 F: +41 91 611 8079 Email: I N FO @I V IAGGIATORI . ORG

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Around a cura di Claudia Patrone Giornalista professionista. Laurea in Lettere Moderne, specializzazione in Tecniche della Comunicazione. Svolge la professione da oltre vent’anni: attualmente lavora nei settori medico e turistico.

Fuga dietro l’angolo:

è la Croazia

L’arcipelago di Lussino è un’incantevole meta al di là dell’Adriatico

L’

arcipelago di Cherso e Lussino è un incantevole ambiente dove terra e acqua si confondono, che regala al visitatore d’inverno la quiete e – allo stesso tempo – i colori caldi del Mediterraneo. Si trova nel golfo del Quarnaro, in uno dei punti in cui il mare penetra maggiormente all’interno del continente europeo, in Croazia. È questo il Paese delle isole, che ha conosciuto nell’ultimo trentennio un crescente sviluppo dell’attività turistica, ma resta ancora in gran parte forte della sua identità di placida località marinara d’altri tempi. Una visione aerea restituisce all’osservatore tutta l’armonia e la ricchezza di coste frastagliate, boschi a ridosso delle rive, spiagge bianchissime e borghi caratteristici. Il gruppo di isole lussignane comprende Lošinj – Lussino, 74,68 km² – e le minori di Unije (16,77 km²), Ilovik (5,88 km²), Susak (3,76 km²), Vele Srakane (1,17 km²), oltre ad altri isolotti disabitati. Lošinj è la più grande dell’arcipelago, a cui dà il nome, e l’undicesima dell’Adriatico per dimensione, con una lunghezza di 33 km e una larghezza di 4,75 km nella zona settentrionale e centrale, per restringersi fino a 0,25 km nelle vicinanze della città di Mali Lošinj, in italiano Lussinpiccolo. L’intera lunghezza della costa frastagliata misura oltre centodieci chilometri. Nell’antichità, Cres – Cherso – e Lošinj – Lussino – erano un’unica isola: con lo scavo del canale di Ossero, probabilmente al tempo dei Romani, se ne formarono due, che oggi sono collegate da un ponte e unite per trasporti e geografia. Lussinpiccolo è il più grande centro abitato dell’isola. È situato nella parte meridionale del golfo di Lussino e,

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grazie a questa posizione, è diventato un importante centro marittimo, commerciale e turistico. Ogni ricerca sulle condizioni climatiche di quest’area – che garantiscono una temperatura media dell’aria in inverno a 8°C – deve inevitabilmente iniziare dagli studi di Ambroz Haračić, professore alla scuola nautica di Mali Lošinj, il quale – tra il XIX e il XX secolo, quando la cittadina era una rinomata stazione climatica sull’Adriatico – definì nei dettagli le peculiarità di Lussino, specialmente in confronto ad altre località sull’Adriatico e sul Mediterraneo. Gli studi sul clima dell’isola ebbero a quel tempo un valore determinante, così che nel 1892 Lussingrande – Veli Lošinj – e Lussinpiccolo furono nominati stazioni climatiche, cosa che aprì all’isola una nuova via di sviluppo economico attraverso il turismo. Per comprendere la differenza di queste condizioni rispetto ad altre, basta considerare che la caratteristica principale del clima mediterraneo sono gli inverni miti e le estati non troppo calde. L’isola di Lošinj dista abbastanza dalla terraferma da esssere influenzata dal mare climaticamente. Come si sa, il mare non si riscalda così in fretta come la terra, tuttavia perde il calore accumulato più lentamente, così che d’inverno si trasforma in una riserva di calore che riscalda l’aria. La conseguenza è che qui gli inverni sono più miti e più caldi rispetto alla parte costiera del litorale croato. Info: www.tz-malilosinj.hr.


Il bosco che rinasce grazie alla memoria È architetto, ma anche pittore e scrittore. Soprattutto, è un uomo di bosco. Quel bosco che è ambiente evocativo di ispirazione creativa, esperienza intima quanto spinta comunicativa. Ivan d’Agostini è l’autore della mostra “Memoria del bosco”, progetto itinerante che parte dai luoghi naturalistici della Val Tidone, nel Piacentino, dove l’artista trova rifugio dai clamori del mondo fin dal 1987, e arriva prima a Pianello Val Tidone – dove l’allestimento è stato presentato nel dicembre scorso – e oggi si è spostato a Pecorara – visitabile al pubblico fino a domenica 8 gennaio 2012 nel Palazzo Comunale. Una rassegna di quadri-scultura, realizzati con legni raccolti dai boschi e risparmiati dalla brace del camino, assemblati e reinterpretati dichiaratamente «per suscitare emozioni». Emozioni che raccontano storie, evocano fantasie, e ricollegano lo spirito dell’uomo – colui che crea, come colui che contempla – all’ambiente selvatico. Ambiente che, con la sua ciclicità, segna il tempo delle stagioni della natura e della vita. Accanto, piccole lavagne recano fiabe e parole, anch’esse ispirate al bosco, per illuminare con scritte bianche la riflessione e la conoscenza. Info: http://ec2.it/ivand.

Il fascino dell’Amazzonia Facile dire Amazzonia. Polmone della Terra, riserva ecologica per eccellenza, foresta dell’avventura, affascinante ed enorme superficie verde spugnosa. Immaginarne l’ambiente, tuttavia, può essere fuorviante, perché difficilmente si riescono a cogliere tutte le sfumature: i lettori di EV hanno avuto l’occasione di approfondire l’argomento in due lunghi reportage dei nostri fotografi, nel 2011, direttamente dal folto della vegetazione. Per chi intende programmare un viaggio, numerosi sono gli spunti. Ad esempio la colonia esotica di Iquitos, pittoresca cittadina dove nasce il Rio delle Amazzoni, di cui è il principale porto: raggiungibile solo via aerea o fluviale, merita una visita per le ricche testimonianze architettoniche. Lungo il boulevard si affacciano eleganti edifici di Art Nouveau, con la Casa di Ferro del francese Gustave Eiffel; le casonas ricoperte di maioliche, costruite durante il boom del caucciù nel XIX secolo; e il quartiere Belén, definito la “Venezia dell’Amazzonia”, dove le case galleggiano su piattaforme e palafitte per proteggersi dalle piene del fiume. Info: www.peru.info.

Woomark, il social dei viaggiatori Difficile immaginare le attività quotidiane senza qualcosa web2.0: il social networking, ad esempio, pratica assai diffusa che ha cambiato le nostre abitudini in fatto di relazioni, scambio di opinioni, conoscenza. Arriva, dal felice intuito imprenditoriale tutto italiano, un geosocial specifico per viaggiatori e per chi della scoperta di luoghi fa uno stile di vita. Woomark è portale web e applicazione Android, consente gratuitamente di segnalare un locale, votarlo, esplorarne altri di una città sconosciuta, scrivere recensioni e condividere tutto in una community di gruppi di interesse. Perché il viaggio sia un’esperienza sociale. Info: www.woomark.com.

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Around a cura di ruta40

“Tierra de Gracia” sudamericana Un’avventura emozionante in Venezuela, da vivere attraverso un viaggio che ne percorre le zone. Le meravigliose spiagge del Mar dei Caraibi si alternano alle cime immacolate delle Ande, in un armonioso insieme raro e, come la ricca natura ospita foreste folte e colorite popolate da numerose specie di volatili, così l’intero Paese racchiude un interessante crogiolo di etnie provenienti dall’Europa e dall’Africa, da cui discendono gli attuali venti milioni di abitanti. Il Venezuela lascia senza fiato gli amanti della natura, e Ruta 40 propone un itinerario creato appositamente per coniugare il fascino dell’avventura con il gusto del comfort, alla scoperta dell’impareggiabile Santo Angel, della misteriosa Gran Sabana con il maestoso Pauji, del Delta Orinoco e, per finire, una visita a Los Llanos, una delle distese più naturalistiche. Venezuela Expedition (14 giorni/13 notti). Itinerario: Caracas, Delta Orinoco, Puerto Ordaz, Gran Sabana, Santa Elena de Uairen, El Pauji, Santa Elena de Uairen, Canaima, Santo Angel, Canaima, Puerto Ordaz, Caracas, Los Llanos, Caracas. Quota: a partire da € €3.499,00 a persona in camera doppia – esclusi voli. La quota comprende: voli interni in classe economica (la franchigia bagaglio sulle tratte interne è di dieci chilogrammi: eventuali chili supplementari saranno da pagare in loco, disponibilità permettendo), tutti i pernottamenti, trasferimenti e assistenza da/per gli aeroporti, escursioni di gruppo in spagnolo/inglese ad 12

eccezione di Caracas e Gran Sabana in privato in italiano, pasti come da programma, assicurazione medico-bagaglio e assistenza ventiquattr’ore. La quota non comprende: voli intercontinentali da e per l’Italia, mance ed extra, assicurazione contro l’annullamento, bevande, pasti non indicati, escursioni facoltative, tasse d’ingresso ai parchi nazionali, quota d’iscrizione, tasse aeroportuali per i voli interni (da pagare in loco), eventuali adeguamenti carburante, upgrade di camera, early check-in e late check-out, tasse di uscita e quanto altro non indicato ne “La quota comprende”. Info e prenotazioni: www.ruta40.it.


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Around

Casa Savoia sbarca a New York Una delle mostre allestite per celebrare l’anniversario italiano

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omboniere preziose, stemmi e oggetti regali, spille, corone e gioielli, cimeli appartenuti ai re e alle regine d’Italia, tele e ritratti di famiglia: sono questi, insieme a molti altri, i pezzi in mostra nell’esposizione dal titolo “Casa Savoia e l’unità d’Italia”, un allestimento itinerante che in attesa dell’anniversario della nascita della Repubblica – il 2011 – è stato ospitato in alcune delle città più significative del Paese – la capitale Roma, ma anche quella antica Torino, e poi Milano, quella morale di epoca risorgimentale – e che nell’anno appena iniziato sbarcherà nella metropoli d’oltreoceano che, più di ogni altra, accolse i migranti italiani all’epoca del grande esodo in America. L’appuntamento è programmato a partire dalla primavera 2012 a New York. L’antica famiglia reale italiana, di cui l’esponente contemporaneo è il principe Emanuele Filiberto, un secolo e mezzo fa – all’epoca dell’Unità d’Italia – g o ve r n ava il Paese con il re Vittorio Emanuele II. Molti cimeli storici, appartenuti agli esponenti, re e regine ma anche principi e principesse, sono stati raccolti dalla Fondazione Principe di Venezia – presieduta proprio da Emanuele Filiberto – ma per la mostra provengono in qualche caso anche da collezioni private. Nell’allestimento italiano figuravano pezzi di assoluta rarità, come un breviario in oro della regina Margherita realizzato dai mastri orafi milanesi e l’orologio da tasca che il re Umberto I portava durante l’ultimo ballo alla Villa Reale di Monza. Erano stati inoltre esposti i famosi monogrammi di diamanti della regina Margherita e della regina Elena, disegnati dalla Gioielleria

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Musy. Tra i pezzi più pregiati, il manto di corte della regina Margherita, portato al Quirinale nel 1891 in occasione del Primo Congresso Internazionale che sancì l’ingresso dell’Italia nel novero delle Grandi Potenze, ma anche un abito in seta e ricami indossato dalla regina Margherita al ballo della reggia di Monza nel 1886. A New York, l’interesse per la cultura e la storia italiana non è mai venuto meno. Al punto che Savoia è nome noto e buono per ogni genere di concetto: inutile sottolineare che così si chiamano pizzerie e ristoranti che propongono la cucina tipica tricolore, ma anche botteghe di abbigliamento artigianale. A confermare, ancora una volta, i marchi di esportazione del nostro Paese più apprezzati. Catalogo Electa. Info: www.electaweb.it.


Giordania, bella come un set Alcuni scorci risultano familiari anche a chi non li ha mai visitati: Il Tesoro di Petra dalla gola del siq è uno su tutti. La Giordania conserva numerosi siti così particolari ed eterni da risultare perfetta per un set cinematografico. Letteralmente. Sono ormai molti i titoli di produzioni internazionali che, dal lontano 1957, hanno scelto il Paese per girare kolossal o pellicole nazionali, spot pubblicitari e videoclip. Nel 2011 il più celebre è risultato “Prometheus” di Ridley Scott, e in passato qui sono arrivati registi come Brian De Palma (“Mission to Mars”, 2000, e “Redacted”, 2007), Steven Spielberg (“Indiana Jones e l’ultima crociata”, 1989) e tanti altri. Oltre a panorami così naturalmente scenografici, una delle ragioni che hanno reso la Giordania una perfetta meta per la settima arte è la nascita dell’attiva Royal Film Commission nel 2003, voluta dal re Abdullah II, che – sviluppando un’intensa attività internazionale – ha saputo promuovere l’industria cinematografica e supportare le produzioni in tutto il Medio Oriente. Un motivo in più per scoprire questa terra, alla diretta ricerca di luoghi ammirati sul grande schermo. Info: www.film.jo.

Ritorno al baratto: di casa In epoca di crisi economica, mostrando lungimiranza per una pratica intuita in anni non sospetti e già ben consolidata, i viaggiatori del mondo si sono attrezzati. La disponibilità allo scambio della casa, resa globale dallo sviluppo di portali e piattaforme di agenzie create appositamente online, è divenuta una valida opportunità per risolvere il problema dei costi dell’alloggio – in qualsiasi luogo del mondo – cogliendo peraltro l’occasione di avvicinare, dall’interno, lo stile di vita dei cittadini, smettendo i panni del turista per indossare quelli di una nuova identità, reale seppure temporanea. Home exchanging è dunque un imperativo per i globetrotter: la condivisione, la conoscenza attraverso le abitudini quotidiane e l’utilizzo di spazi domestici, lo scambio di esperienze (e di abitazioni) che mette alla prova il dare e il ricevere, oltre al vantaggio di viaggiare sentendosi sempre a casa – seppure di qualcun altro – sono i nuovi valori per chi visita un Paese straniero. Volete andare in Australia? Basta pensare che, dall’altra parte del mondo, vive qualcuno che sogna l’Italia. Info: www.scambiocasa.com.

Anno nuovo, benessere in Slovenia

©Arhiv Terme Topolšica

Il pensiero rigenerante di un anno che comincia ben si accompagna ad un weekend fuori porta. Abbastanza esotica e straordinariamente ricca di proposte, la Slovenia è conosciuta innanzitutto per le sue risorse naturali, per le sue terme e i centri benessere. Questo genere di turismo non si è sviluppato per caso: nella parte orientale del Paese diversi milioni di anni fa si estendeva il Mar Pannonico. Numerose sono le sorgenti curative, acque benefiche scoperte già dagli antichi Romani nel Medioevo richiamarono qui i nobili di tutta Europa. Info: www.slovenia.info. 15


Inside

europe

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ono tempi duri, questi, anche per un sultano. E quello del parco nazionale del Gran Paradiso, a dire il vero, è in crisi ormai da molti anni. Un sultano a quattro zampe, nella fattispecie, ma che tale è, indiscutibilmente: parliamo dello stambecco, protagonista assoluto nella fauna dello storico parco nazionale del Bel Paese, il primo ad essere istituito, e che si appresta a compiere i novant’anni. Il declino parte da lontano, per il sultano con le corna a scimitarra, simbolo dell’area protetta a cavaliere tra Piemonte e Valle d’Aosta. «È iniziato nel 1993», dice Bruno Bassano, veterinario del parco, che della fauna di queste montagne conosce letteralmente vita, morte e miracoli. Con tono affabile e appassionato, Bassano racconta che allora la popolazione di stambecchi nel territorio dell’ente aveva raggiunto i valori massimi, con una stima di circa cinquemila individui. Tre inverni fa, i censimenti avevano individuato duemilatrecento animali, il minimo dal 1956. Negli ultimi due anni la situazione sembra un po’ migliorata, ma non si può affatto cantare vittoria. Sulle cause di questo declino sono state formulate quattro

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A sultan’s mysterious decline These are harsh times, even for a sultan. To tell the truth, the Gran Paradiso National Park has been suffering a crisis for many years. Its own “sultan” is, unquestionably, a four-legged one: the ibex. It is the undisputed protagonist among the fauna at this historic Italian national park, the first one to be established, almost ninety years ago. The decline of this sultan with scimitar-shaped horns, symbol of the nature reserve situated between Piedmont and the Aosta Valley, began a long time ago. “Everything started in 1993”, says Bruno Bassano, veterinary at the park. He knows literally everything about the life, deaths and miracles of the Gran Paradiso mountain area. Bassano speaks in an affable and passionate tone, as he tells us that, back then, the ibex population within the reserve region had reached its highest peak, and it was assessed at approximately five thousand individuals. Three years ago, instead, the winter census highlighted the presence of as few as two thousand and three hundred animals, the lowest figure ever recorded since 1956.


Il misterioso declino di un sultano fotografie Mirko Sotgiu testi Sergio Mantovani

Nel parco nazionale del Gran Paradiso sono arrivati lupi e gipeti, ma la popolazione di stambecchi si è ridotta in vent’anni a meno della metà Wolves and bearded vultures have arrived at the Gran Paradiso National Park, whereas the ibex population has decreased by over fifty percent in twenty years.

ipotesi e tutte sono state accuratamente passate al vaglio, During the last two years, the situation seems to have spiega Bassano: «La prima si riferisce a fattori ambientali slightly improved, but it is not time to celebrate yet. e climatici; la seconda ad altri interni alla popolazione, in Four hypotheses were formulated about the causes of the particolare ad un suo invecchiamento; la terza riguarda la ibex’s decline, and each one of them has been thoroughly competizione con il camoscio, l’ungulato più abbondante, examined. Bassano explains: “The first refers to environcon ottomila capi censiti nell’ultimo anno; la mental and climate factors; the second one quarta attiene a fattori patologici». Le inda- Salire sul Gran Paradiso è una to factors originating from within the popugini hanno consentito di ritenere assai poco facile via alpinistica. La cima fu lation, particularly to its ageing; the third probabile l’ultima, anche perché un declino raggiunta per la prima volta il 4 hypothesis concerns the ibex’s competitor, settembre 1860. analogo è stato riscontrato pure nella pothe chamois, which is the most common polazione svizzera. Nel contempo, sembra Climb on the Gran Paradiso is an ungulate – eight thousand individuals were easy expedition. The peak was reapoco credibile anche l’ipotesi della compe- ched for the first time September recorded in last year’s census; the fourth tizione con il camoscio, perché, tra le due 4, 1860. hypothesis refers to pathological factors.” specie, è lo stambecco ad essere dominante. Research has shown that the last one is very Anche se non c’è ancora una prova inconfutabile, tutto unlikely, also because a similar decline affected the Swiss lascia pensare al momento che la causa sia da imputare ibex population. At the same time, the hypothesis conai cambiamenti climatici, al surriscaldamento globale. cerning the competition between the ibex and the cham«Un fenomeno che – spiega Bassano – sulle Alpi è partiois also sounds hardly reliable since, as a matter of fact, colarmente evidente. Prima del 2008-2009, quasi non si between the two species the ibex is the dominant one. vedeva più neve e gli inverni erano molto brevi, del tutto Even though no irrefutable proof has yet been provided, anomali». E qui arriva la sorpresa. Perché la riflessione current knowledge on the matter leads to the supposi-

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tion, that the problem resides in the climate change, in più immediata porterebbe a considerare questo come un global warming. “This phenomenon is – explains Basvantaggio, per una specie che vive in alta montagna tutsano – particularly evident on the Alps. Before 2008to l’anno e deve solitamente fare i conti con condizioni 2009, snow had become very rare, and winters were climatiche a dir poco estreme. Ma, in natura, le spiegaziovery short, which is an absolutely anomalous fact”. And ni dei fenomeni spesso non sono semplici e lineari, e la here comes the surprising bit: the most obvious concluconcatenazione tra gli eventi complica non poco la comsion would lead to think, that this is a positive aspect, prensione di quanto accade. Alcune certezze, però, sono considering that the ibex live at high altitudes all year state ormai acquisite. La prima è che il crollo è da impuround, and that they normally have to survive through extare all’alta mortalità dei capretti: nascono in primavera, vengono conteggiati nei censimenti dell’an- Lo stambecco (Capra ibex) può treme – to say the least – weather conditions. no (in luglio e in settembre), ma poi molti mangiare fino a quindici chilo- Explanations to natural phenomena, howgrammi di erba al giorno. ever, are often not as simple and straightfornon si vedono più l’anno successivo. Come The ibex (Capra ibex) can eat up to ward, and the connections between events mai? Si arriva ad un’altra certezza: a causa fifteen kilograms of grass a day. make it quite difficult to understand what del clima più mite, nelle praterie di quota le is happening. Today, however, a few facts are known for specie vegetali che offrono nutrimento agli stambecchi certain. The first certain fact is that the ibex population maturano prima, con un anticipo di quindici-venti giorni drop has to be ascribed to the high mortality rate among rispetto a quanto accadeva un tempo. Succede così che ibex kids: they are born in spring, they get counted in quando, verso la fine di agosto, i capretti passano dal latte the yearly census (in July and September), but many of materno all’erba, si trovano a ingerire piante che hanthem cannot be found again the following year. Why? no ormai un alto contenuto fibroso. «Repentinamente, Here is one more certain fact: in high mountain praidunque, sostituiscono un’alimentazione tutta proteica ries, due to a milder climate, the plant species on which ad una con poche proteine e molte fibre. Pensiamo che

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questa situazione provochi un indebolimento nei capretti, che hanno maggiore difficoltà a sopravvivere, e in particolare a superare il loro primo inverno», spiega Bassano. Lo stesso fenomeno, peraltro, si sta notando in alcuni ungulati d’alta quota d’oltreoceano: è il caso del bighorn negli Usa e della capra delle nevi in Canada. «Eppure – aggiunge Bassano – è una teoria ancora poco accettata. E invece anche il mondo della zootecnia se n’è ben accorto, tant’è che i passaggi altitudinali delle mandrie sono oggi anticipati rispetto al passato». Un’altra specie-bandiera del parco ha qui una storia molto più recente rispetto a quella dello stambecco, che di queste montagne è sempre stato l’indiscusso simbolo e protagonista. Si tratta del lupo. Giunto nell’area protetta – nel settore valdostano, precisamente – alcuni anni fa, nel 2007 si è verificata la prima e ultima riproduzione. Allora c’erano sei animali, che venivano osservati regolarmente dai guardiaparco, e non di rado anche dagli stessi visitatori. Qui il lupo caccia infatti spesso i camosci, in ambienti aperti, ed è dunque più facile da avvistare. D’improvviso poi qualcosa è cambiato. Molto probabilmente la coppia dominante ha perso un membro, forse l’esemplare che è stato rinvenuto morto per investimento su una strada. E anche due giovani sono stati trovati morti. Oggi ne rimangono due o tre e si spera che si formi una nuova coppia, magari con qualche individuo in dispersione. «Nel parco non abbiamo avuto problemi

Il colore del mantello dello stambecco cambia con il variare delle stagioni

can cause their weakening, which is the reason why it is very difficult for them to survive and, in particular, to make it through their first winter” explains Bassano. The same phenomenon, moreover, is happening to some high-altitude ungulate species overseas: namely the bighorn in the USA and the mountain goat in Canada. “And yet – adds Bassano – this theory is still poorly considered. Zootechnicians, instead, have noticed this already, and high-altitude migration takes place earlier than in the past.” Another emblematic species at the Gran Paradiso National Park has appeared much more recently compared to the ibex, which has undeniably always been the protagonist and symbol of these mountains: the wolf. Wolves arrived in the nature reserve – precisely in the Aosta Valley region – a few years ago, and the first and last time they reproduced was in 2007. That year, there were six wolves, and they were regularly observed by the park rangers and, quite often, by visitors as well. Here, wolves often prey on the chamois in open e n vironments, and they can therefore be spotted more often. Then, suddenly, something changed. It is very likely, that one of the members of the dominant couple died. Maybe it was the wolf which was found lifeless, after it had been run over on a road. Two young wolves were also found dead. Today, only two or three wolves are left in the park and, hopefully, they will meet other individuals in the area and form new couples. “In the park, we have never had any poaching episodes – explains the veterinary – although wolves are still not well thought of,

The livery color of the ibex varies with the seasons change the ibex feed ripen earlier, fifteen-twenty days earlier than in the past. As a consequence, during weaning – towards the end of August – as they start eating grass, the ibex kids eat plants that already have a high-fibre content. “Therefore, they suddenly replace a diet that consists only of proteins with a diet providing them with little protein and much fibre. We think that this aspect 19


especially by zootechnicians, both in the Aosta Valley and di bracconaggio – spiega il veterinario – ma certamente in Piedmont. Cohabitation remains definitely difficult”. ancor oggi il lupo non è ben visto, soprattutto nel monWolves gave birth at least once, whereas the attempts do della zootecnia, sia in Valle d’Aosta sia in Piemonby another species have failed. But it is still importe. La convivenza rimane decisamente problematica». tant news for the park: several bearded vultures, also Se il lupo almeno una volta si è riprodotto, un’altra speknown as lammergeiers (German for “lamb-vultures”) cie ci ha provato, con esito negativo. Ma rappresenta have been living around the Gran Paradiso mountain comunque un’importante novità per il parco. Parliamo group for years now, and they have been seen more del gipeto, il leggendario avvoltoio degli agnelli. Diverand more often. However, last spring, two si individui frequentano queste montagne ormai da anni, e le osservazioni sono sem- Lo stambecco è l’animale- couples mated for the first time. Actually, simbolo del Parco Nazionapre più numerose. Solo la scorsa prima- le del Gran Paradiso, la pri- it was one couple and a group of three vera, tuttavia, due coppie hanno tentato ma riserva istituita in Italia. individuals (two males and one female). per la prima volta di riprodursi. Per l’e- The ibex is the animal symbol of “It occurs regularly among members sattezza, una coppia e un trio, composto the Gran Paradiso National Park, of this species”, commentates Bassano. the first reserve established in Italy. And there is more good news for the nada due maschi e una femmina. «Un fatture reserve about a different matter. While other parks to normale, in questa specie», chiosa Bassano. often face harsh budget cuts, the Gran Paradiso NaE una buona notizia, per l’area protetta, arriva anche su tional Park is experiencing a much more pleasant situun altro fronte. Mentre altrove i parchi si trovano sovente ation. “Financial cuts did not affect us that much. Our a fronteggiare pesanti tagli nei finanziamenti, qui le cose balance sheet still looks healthy”, says Michele Ottino, vanno molto meglio. «I tagli economici non ci hanno coldirector of the park: “we do not know how this happito molto, il bilancio tiene», dice Michele Ottino, diretpened, but we are happy with our results.” tore del parco: «Non sappiamo come sia stato possibile, ma va bene così».

Il re Carlo Felice nel 1821 decise l’esclusiva riserva di caccia King Carlo Felice in 1821 decided the exclusive hunting ground

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Science

a cura di Elena Simoni Elena Simoni, laureata in Scienze Naturali, è appassionata di natura e di tutte le tematiche scientifiche. Svolge da anni intensa attività didattica e divulgativa in campo scientifico e naturalistico, soprattutto con i bambini.

Zoologia: nuovi equilibri ecologici L’innalzamento delle temperature disegna nuovi scenari nel nostro pianeta, influenzando fortemente i tempi e le rotte migratorie di molte specie di uccelli acquatici. Secondo quanto pubblicato di recente da un gruppo di ricercatori naturalisti dell’Università di Helsinki sul “Journal of Ornitology”, i tempi per le partenze stagionali degli uccelli migratori nordeuropei sono ritardati di circa un mese rispetto al passato. I dati derivano da accurati censimenti dell’avifauna migratoria eseguiti nell’arco di trent’anni; l’aumento della temperatura delle acque, il ritardo nel congelamento di stagni e laghetti e la presenza di più cibo a disposizione hanno indotto circa sei specie su quindici analizzate a posticipare la migrazione o, addirittura, a compiere spostamenti molto

Geologia: cresce il Vesuvio Secondo gli ultimi dati forniti dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia dell’Università di Napoli, il Vesuvio risulta essere un vulcano in continua crescita – per così dire. Studiando campioni di sedimenti rocciosi e fossiliferi provenienti dal sito archeologico di Ercolano, i geofisci sono stati in grado di detreminare movimenti di innalzamento del vulcano. Negli ultimi ventimila anni il Vesuvio si sarebbe sollevato di circa ottanta metri, alternando periodi di grandi turbolenze e attività a fasi di quiete. Le cause vanno ricondotte alle forti pressioni di gas e magmi che si accumulano a circa venti metri di profondità; questa situazione crea forti spinte, dal basso verso l’alto, che possono esprimersi o attraverso gli innalzamenti della montagna o generando le spaventose eruzioni esplosive che ne caratterizzano la storia geologica. Alla luce delle nuove scoperte, il monitoraggio continuo dell’attività vulcanica si rende ancor più fondamentale. 22

ridotti. Tra queste, ricordiamo l’oca e l’anatra selvatiche. Nel Regno Unito, luogo di svernamento per le specie scandinave e siberiane, la presenza in inverno di alcuni uccelli acquatici è diminuita di oltre il 70%. Gli ornitologi finlandesi intendono proseguire la ricerca tracciando una mappa completa del fenomeno, verificando gli impatti di tali cambiamenti sugli habitat delle paludi ed esaminando la possibilità che alcune specie siano a rischio di estinzione.


Astronomia e scienza: stiamo tranquilli Possiamo dormire sonni tranquilli: il 2012 non sarà un anno catastrofico. La scienza moderna smonta una ad una le previsioni allarmanti sull’imminente fine del mondo. Secondo le profezie maya, il 2012 dovrebbe essere infatti l’anno dell’apocalisse: eruzioni, asteroidi, tempeste solari, che porterebbero alla fine della civiltà. Secondo i vulcanologi dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia di Roma, invece, non ci sono segni di imminenti eruzioni devastanti. I supervulcani del nostro pianeta – individuati a Sumatra, in Nuova Zelanda e nello Yellowstone – hanno generato le ultime eruzioni esplosive circa ventiseimila anni fa. Oggi i monitoraggi continui non rivelano segnali di imminente attività, riducendo le probabilità di esplosioni allo 0,1%. Lo stesso vale per gli impatti sulla superficie terrestre di asteroidi: al momento, nessuno risulta in rotta di collisione con la Terra. Anche le altre cause di disastro globale vengono sfatate. L’inversione dei poli magnetici è infatti un processo lento, che si completa in cinquemila-diecimila anni, e non un avvenimento repentino, e le possibili tempeste solari danneggerebbero solo i satelliti spaziali. Insomma, ciò che maggiormante mette a rischio la sopravvivenza del nostro pianeta rimane ancora una volta il comportamento dell’uomo poco coscienzioso.

allergologia a cura di Luigi La Rosa Medico specialista in Allergologia e Immunologia Clinica, è dirigente medico presso il Servizio di Allergologia di Borgomanero (Asl Novara) con incarico di Alta Specializzazione in Farmacoallergia.

Allergia al vino Le reazioni allergiche agli alcolici sono relativamente frequenti, coinvolgendo circa il 10% della popolazione. Per quanto riguarda la causa, si possono differenziare in reazioni di intolleranza e in reazioni allergiche vere. Le sostanze responsabili di queste ultime possono essere tantissime; in particolare si può essere allergici alle proteine dell’uva o nei confronti di ingredienti utilizzati per la preparazione del vino, come proteine della gelatina di pesce, prodotti caseari, miceti e, nei vini novelli, anche proteine di insetti, soprattutto veleno di vespe, presente come contaminante. Le reazioni allergiche possono essere esclusivamente cutanee, ma anche respiratorie o vere e proprie reazioni anafilattiche, a volte scatenate

da uno sforzo fisico eseguito entro due-tre ore dall’ingestione. Sul capitolo intolleranze al vino ed agli alcolici in generale: una, geneticamente predeterminata, è dovuta alla carenza di un enzima, l’acetaldeide deidrogenasi, è frequente soprattutto negli asiatici e causa eritema diffuso (flush syndrome) dopo ingestione di alcolici. L’intolleranza più frequente è sicuramente quella nei confronti dei solfiti (il 10% degli asmatici è intollerante), particolarmente presenti nei vini bianchi. La tiramina è una sostanza presente nelle bevande alcoliche, che si forma durante i processi di fermentazione e può essere causa di cefalea nei soggetti intolleranti. Infine, i soggetti con carenza di un altro enzima (di-amino ossidasi) non tollerano l’istamina contenuta negli alcolici e in molti altri alimenti istaminergici, con manifestazioni cliniche pseudoallergiche (in genere orticaria, prurito).

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Ecosostenibilità in strada

©Enintraus

Il MotorShow di Bologna non è solo una bella vetrina in cui sfoggiare gli ultimi modelli rampanti in uscita, ma un momento di progettazione e promozione tecnologica d’eccellenza. Presentato nell’ultima edizione della fiera, il progetto innovativo “Grande Melo” è promosso da quaranta università e oltre cento aziende nostrane aderenti alla Piattaforma Italiana sulla Mobilità Elettrica. I livelli di smog e l’aumento dei veicoli circolanti, infatti, hanno raggiunto soglie allarmanti e il ricorso a sistemi di trasporto alternativi è necessario. “Grande Melo” è un progetto integrato che coinvolge cinque aree tematiche: veicoli elettrici, infrastrutture, consumo energetico con sviluppo di ulteriore energia da fonti rinnovabili, infomobilità e gestione intelligente ed integrata della rete. Le tempistiche delle varie fasi sperimentali sono già fissate e verranno applicate in venti città lombarde, con lo scopo di creare un modello di città intelligente esportabile in tutto il mondo.

Medicina e storia del tumore al seno

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©Euth man

In trent’anni di sperimentazione e cure, la lotta del tumore al seno è quasi vinta. L’illustre oncologo italiano Umberto Veronesi si esprime in maniera incoraggiante ricordando che, mentre negli anni 1980 solo tre donne su dieci guarivano dal cancro al seno, oggi il numero è di nove pazienti su dieci. In Italia vivono in salute oltre cinquecentomila ex-malate. Il dato positivo non si limita al numero delle guarigioni complete, ma interessa anche le tecniche di cura sempre più sofisticate e meno devastanti per le pazienti. I primi interventi prevedevano infatti l’asportazione totale della mammella malata; in seguito è iniziata l’era della chirurgia conservativa, con asportazione della sola porzione di seno interessata, associata a sedute di radioterapia per colpire i tessuti circostanti. Dagli anni 2000 anche le lunghe sedute di radioterapia postoperatoria vengono risparmiate alle donne, irradiando il seno in fase intraoperatoria. Sicuramente, però, non si sarebbero potuti raggiungere risultati così incoraggianti con diagnosi tardive della malattia. Le campagne informative sull’importanza della diagnosi precoce, promosse in prima persona dal professor Veronesi, hanno prodotto sulle donne mature una consapevolezza e una sensibilità tali da permettere ai medici di intervenire tempestivamente nei primi stadi della malattia, quando il tumore è estremamente limitato e localizzato. È così che, a piccoli passi, la storia della medicina apre nuove frontiere, cambiando le sorti di migliaia di vite.



uomini&tempi a cura di Giuseppe Reguzzoni Laurea in Lettere Moderne, dottorato, è docente specializzato in teologia, traduttore, saggista e pubblicista. Collabora con l’Istituto di Storia Moderna e Contemporanea dell’Università Cattolica.

Sir Richard Owen, l’antiDarwin

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enza di lui, “Jurassik Park” non sarebbe stato lo stesso e gadget e giocattoli della sauromoda avrebbero forse avuto un nome di riferimento ben più complicato e assai poco pronunciabile. La parola “dinosauro” (“lucertola terribile”) è, infatti, un’invenzione di Sir Richard Owen (Lancaster 1804 – Londra 1892), che la preferì all’espressione “ornitoscellide”, coniata da Thomas Henry Huxley per designare i grandi rettili della preistoria.

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Richard Owen è uno dei grandi padri del Natural History Museum di Londra. Dopo aver studiato anatomia e biologia a Edimburgo, ottenne l’incarico di catalogatore della Hunterian Collection, una straordinaria collezione di tredicimila reperti anatomici umani ed animali, acquistata dalla Casa Reale d’Inghilterra dal chirurgo John Hunter. C’è una ragione, forse ancora poco nota, per cui Richard Owen rifiutò di chiamare “ornitoscellidi” i grandi rettili, ed è che questa espressione faceva riferimento alla presunta parentela evoluzionistica con gli uccelli. Era il tempo in cui Darwin presentava le sue teorie evoluzionistiche, accolte da Thomas Henry Huxley ma rifiutate da Richard Owen, che rimase sino alla fine un convinto creazionista e che con Darwin fu fortemente polemico. Alle divergenze di opinione scientifica si aggiungeva, a peggiorare le cose, una profonda rivalità personale. Nel 1856 Owen fu nominato sovrintendente delle collezioni di storia naturale del British Museum di Londra. L’attuale sede del Natural History Museum risale al 1870 e fu costruita per accogliere le collezioni di storia naturale nazionali, proprio su richiesta di Richard Owen.

Sir Richard Owen rimase fedele ai principi della “filosofia della natura”; ammiratore di L. Oken e di E. Geoffroy Saint-Hilaire, cercò di individuare e descrivere “l’archetipo” secondo il quale sono costituiti tutti i vertebrati.


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L’Educazione alla Teatralità: il gioco drammatico

dell’Educazione alla Teatralità. Inoltre, vuole approfondire la valenza pedagogica dell’esperienza teatrale del gioco drammatico, partendo da alcuni aspetti fondamentali appartenenti alla storia del teatro del Novecento. Il gioco drammatico, definito come valido strumento per facilitare la relazione con se stessi e con gli altri, acquista una valenza Cariboni, Gaetano Adriano pedagogica espressiva, Catia un valore e un compito educativo. Oliva, Questo impianto educativo, prende spunto dal sistema pedagogico teatrale che, all’origine, era destinato alla formazione degli attori: esso prende avvio verso i primi anni del Novecento attraverso alcune figure come quelle di Jacques Copeau e Lèon Chancerel. Il gioco drammatico è un’attività espressiva, ludica, cognitiva ma è anche una corretta gestione da parte del bambino e del ragazzo del proprio corpo e delle sue espressioni, verso gli altri e nell’ambiente. Non solo, costituisce un momento molto importante anche nella formazione degli adulti, nell’ottica di una possibile educazione permanente fondata sull’essere e sulla necessità di una concreta progettualità in ambiti educativi. In tale ottica il testo offre ai lettori un approccio globale al sapere e alla conoscenza, ricollegabile alle più recenti acquisizioni della psicologia dell’età evolutiva, in grado di rispondere a una serie di esigenze proprie dei bambini.

Gaetano Oliva

d e l l ’ e esperti ducazio din e teatro, ma anche e soprattutto educatori, insegnanti e operae dellatori formazione sociali, affinché possano acquisire conoscenze riguardanti la scienza

L’Educazione alla Teatralità: il gioco drammatico

editore

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f i l oIl spresente o f i a testo è indirizzato ad un ampio pubblico di lettori: non solo

Gaetano Oliva è docente di Storia del Teatro e dello Spettacolo, Drammaturgia, Teatro di Animazione, Organizzazione ed economia dello spettacolo nella Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università Cattolica del Sacro Cuore sedi di Brescia, Piacenza e Milano. È direttore artistico del Centro di Ricerche Teatrali “Teatro-Educazione” del Comune di Fagnano Olona. Attore e regista.

X Y. I T E d I T o r E

9 788897 160038

in copertina: Windflowers - John William Waterhouse 1903

X Y. I T E d I T o r E

in copertina: Lorenzo Lippi La simulazione

€ 18,00

ISBN 978-88971-60038-8

Il mio amore fragile. Storia di Francesco

La pedagogia della maschera: Educazione alla Teatralità nella scuola

Gaetano Oliva è docente di Storia del Teatro e dello Spettacolo, Drammaturgia, Teatro di Animazione, Facoltà di Scienze della Formazione dell’Unibiografianella da inserire versità Cattolica del Sacro Cuore, sedi di Piacenza, Brescia, Milano. È direttore artistico del Centro Ricerche Teatrali “Teatro-Educazione” del Comune di Fagnano Olona. Attore e regista.

€ 20,00

Catia Cariboni, Gaetano Oliva, Adriano Pessina

Un libro corale e fuori canone che intreccia narrazioni tra loro differenti per E d u c auna z i ovoce n e materna, una filosofica e una teatrale che tutte assieme tonalità: offrono un’articolata riflessione sulle costitutive dimensioni della vita umana alla Teatralità che si delineano nell’esperienza dell’essere generati e generanti, dell’essere, cioè, uomini, persone umane. Un lavoro di scrittura scandito anzitutto da una voce femminile, quella di Catia Cariboni, che, attraverso un diario materno, Enrico Mauro Salati racconta la storia di suo figlio Francesco, l’amore “fragile”, che fa da filo rosso agli altri testi corifei: una riflessione filosofica sul significato del venire al monCristiano Zappa do, proposta da Adriano Pessina, un saggio sull’Educazione alla Teatralità e una trasposizione drammaturgica scritte da Gaetano Oliva. L’Educazione alla Teatralità, attraverso la narrazione e le azioni sceniche, consente di vivere nuove identità e se l’identità è anche la forma che il mondo attribuisce a ciascun individuo, il teatro consente di togliere una pelle e indossarne un’altra, seppure per un tempo limitato, il tempo della rappresentazione. L’Educazione alla Teatralità permette a chiunque, anche alla persona che sta vivendo un disagio, di dare forma e voce alle proprie sensazioni e ai propri “vuoti”, alle proprie ferite, attraverso il fluire semplice e poetico della narrazione. Ecco che il semplice raccontare e dare forma al vissuto rappresenta un modo naturale per acquisirne consapevolezza, per rielaborare con i propri ritmi e tempi un evento doloroso, oppure di avere una propria “altra” vita magari più semplice da accettare e da manifestare di quella che realmente appartiene. L’insieme di queste scritture fornisce così un metodo per tornare a riflettere e a progettare sulla condizione umana e costituisce un contributo a quanti sono impegnati, a diverso titolo, nel campo dell’educazione e dell’istruzione.

Il mio amore fragile. Storia di Francesco

La pedagogia della maschera:della Educazione alla Teatralità nella scuola musica nella formazione persona

A cura di Gaetano Oliva

La musica della maschera: La pedagogia nella formazione della persona Educazione alla Teatralità nella scuola

La ricerca, lo studio e la sperimentazione che da diversi anni hanno preso vita e hanno acquisito una forma attorno all’idea di arte come veicolo e come strumento di formazione e di crescita personale, hanno portato ad una profonda riflessione anche in ambito musicale. Può la musica favorire la conoscenza di sé e la crescita dell’individuo? In che modo l’educazione musicale favorisce la scoperta e la costruzione della propria identità personale? Il Conservatorio “G. Nicolini” di Piacenza, ponendosi come centro di cultura la cui attività si irradia sul territorio, in collaborazione con la facoltà di Scienze della Formazione dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, ha portato organismi come il Rotary Piacenza Farnese, ha posto l’attenzione al testo da inserire problema, rivolgendosi a tutti gli ordini di scuole, in particolare alle scuole dell’infanzia, proponendo interventi ed iniziative che avvicinano i bambini alla musica, nella convinzione che più precoce è la sensibilizzazione all’arte dei suoni, maggiori sono i risultati ottenuti. Ciascun individuo, infatti, sin dall’infanzia, deve avere l’opportunità di accedere alla dimensione creativa anche attraverso la musica, vissuta però, innanzitutto, come processo educativo e non necessariamente come performance. L’attività artistica deve quindi raccordarsi ed integrarsi con l’attività didattica, rappresentando così un’ulteriore modalità di conoscenza di sé e di scoperta delle proprie possibilità comunicative. Recuperare il valore educativo dell’arte, ecco la necessità delle nostre istituzioni educative, dal momento che risulta ormai assodato che l’arte e, in particolare, la musica nascano con l’uomo, con la sua esigenza di comunicazione: l’impulso creativo nasce dall’inconscio e si traduce in linguaggi espressivi (teatro, danza, arti figurative, musica) secondo le modalità che corrispondono alle attitudini e alle predisposizioni di ciascuno. Non prendere atto della potenza e del valore della disciplina musicale nella manifestazione delle emozioni, sensazioni e della propria poesia interiore, significa non considerare la musica una parte significativa delle nostre esigenze intime e antropologiche.

Gli autori

Collana Educazione alla Teatralità

Educazione

Teatralità Catia alla Cariboni Educatrice professionale, è responsabile della comunità familiare per minori “Catia e Gabriele”.

Gaetano Oliva

Gaetano Oliva Docente di Storia del Teatro e dello Spettacolo, Drammaturgia, Teatro di Animazione, Organizzazione ed economia dello spettacolo nella Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università Cattolica del Sacro Cuore sedi di Brescia, Piacenza e Milano, è direttore artistico del Centro di Ricerche Teatrali “TeatroEducazione” del Comune di Fagnano Olona. Attore e regista. Adriano Pessina Direttore del Centro di Ateneo di Bioetica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, è ordinario di filosofia morale e insegna Filosofia della Persona e Bioetica nella Facoltà di Scienze della Formazione della stessa università.

editore

10-11-2011 11:18:53

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E MOLTI ALTRI...

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Il campo di interesse della collana comprende, oltre alla teatralità ,anche la pedagogia e l’educazione in genere, pur mantenendo come interesse primario il teatro. Essa vuole essere il punto di incontro di chi studia e mette in pratica forme diverse di teatro-educazione. Collaborano studiosi e docenti universitari, artisti e professionisti intorno a temi monografici. La collana prevede inoltre la pubblicazione di ricerche, lezioni, conferenze e atti di seminari che, legati al tema, si sono svolti all’interno del CRT “Teatro Educazione” Scuola Civica di Fagnano Olona (Va), dei Teatri e delle Università. Sono previsti altresì apporti che nascono da occasioni non accademiche, da cantieri professionali, da esperienze condotte “sul campo” nel vivo della pratica teatrale condotta in ambiti educativi. Il presente progetto nasce da un’analisi del mondo teatrale ed educativo attuale.

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correva l’anno... a cura di Luigi Angelino Luigi Angelino, storico e pubblicista, ha approfondito i temi del Medioevo e della storia romana e greca. Il suo interesse principale è il basso Medioevo, in particolare il periodo delle Crociate.

1137 d. C.

Eleonora d’Aquitania: eroina del Medioevo

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he rappresenti un semplice racconto documentario o una cronaca di eventi, o sia una fedele indagine conforme alle più rigorose leggi strutturali, la storia non solo è la riserva più importante di miti, ma è anche un’enorme macchina per magnificare gli eroi. In questo contesto e con questa prospettiva, poiché la memoria umana tende ad integrare gli eventi in un tutto simbolico, possiamo leggere la vita di una delle donne più straordinarie del Medioevo: una vera eroina del suo tempo che, come tale, rappresenta sicuramente un istante privilegiato del susseguirsi degli avvenimenti di cui si vuole serbare il ricordo. Figlia primogenita del duca Guglielmo X il Tolosano e di Aénor di Châtellerault, fu battezzata Alienor – interpretato in seguito come l’Aliena, l’Estranea – che in langue d’oc vuol dire “l’altra Aénor”, poi francesizzato in langue d’oïl in Eléanor. Fu allevata alla corte d’Aquitania, una delle più raffinate del secolo XII che – per merito di suo nonno – alla fine del secolo precedente aveva visto nascere l’amor cortese nelle diverse residenze dei duchi d’Aquitania, soprattutto Poitiers e Bordeaux. Ricevette l’educazione di una giovane nobile del suo tempo: imparò a leggere e scrivere in latino, la musica, la matematica e la letteratura dell’epoca, a cavalcare e partecipare alla caccia. Nel 1137, durante un pellegrinag-

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gio a San Giacomo di Compostela, il padre Guglielmo X morì – sembra il Venerdì Santo – e gli successe Eleonora nei titoli di duchessa d’Aquitania e di Guascogna e contessa di Poitiers. Guglielmo, però, prima di morire, per paura che la giovane figlia potesse essere preda di un suo vassallo o di qualche altro feudatario, propose al re di Francia Luigi VI di far sposare i loro due legittimi eredi: Eleonora, appunto, e il futuro re di Francia Luigi VII. Il matrimonio tra Eleonora e Luigi di Francia fu celebrato il 25 luglio 1137, a Bordeaux; in seconde nozze, dopo la morte di Luigi, Eleonora sposò Enrico Plantageneto, e la successiva successione al trono d’Inghilterra di Enrico creò un impero. Enrico non fu fedele ad Eleonora ed ebbe la reputazione di conquistatore. Ebbe diversi figli illegittimi. Uno di questi, Goffredo di York, nato da una prostituta di nome Ykenai, nacque nello stesso anno del


Eleonora rappresentò l’icona della rivoluzione del tredicesimo secolo, che vede per la prima volta la donna affermare il suo diritto alla libertà di agire e di pensare, su un forte pensiero liberale e laico. Assistiamo in questo periodo, grazie alla sua figura, alla nascita di un nuovo sistema filosofico, in cui le componenti affettive svolsero un ruolo fondamentale unitamente a quelle logiche. Eleonora d’Aquitania, due volte regina, simbolo del potere e della rinascita della società medievale.

figlio legittimo Guglielmo, fu riconosciuto da Enrico ed allevato a Westminster sotto la guida della regina. Il 19 dicembre 1154 Eleonora divenne regina d’Inghilterra, in quanto il marito fu incoronato re con il nome di Enrico II. Ma questi morì il 6 luglio 1189 ed Eleonora, nel 1202, entrò nell’abbazia di Fontevrault, dove prese il velo. Nel 1204 morì, dopo aver sepolto otto dei suoi dieci figli. Le sopravvissero Giovanni ed Eleonora. Eleonora d’Aquitania nacque in un momento di vuoto nella storia, in cui i vecchi miti rinascevano sotto forma epica – specie quelli celtici, e fra questi il mito della donna onnipotente. In un momento in cui si espandeva per tutta l’Europa cristiana il culto della Vergine, questo personaggio emerse distintamente dalla bruma dei tempi feudali, simbolo di una femminilità perduta e ritrovata. Sicuramente essa racchiude in sé tutte le innovazioni e le metamorfosi che il secolo XII apportò alla cultura occidentale: è dunque l’eroina di una rivoluzione, attraverso la quale il Medioevo si sarebbe destato dal suo torpore. Di certo, lungo la sua vita – che durò ottantadue anni – fu scritta una delle pagine più brillanti della storia.

Mappa del tracciato dell’Ipposidra da Tornavento a Sesto Calende.

Ritratto di Eleonora, emblema che raffigura, in un periodo di forte incertezza di valori, il mito della regina ideale delle leggende celtiche. 29


IN MOVIMENTO

a cura di TuttoDanza - www.tuttodanza.net

Arriva una nuova Giulietta

La prima ballerina del Balletto di Milano conquista le scene della danza italiana

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l volto radioso conquista e il sorriso che le illumina lo sguardo trasmette la sua gioia. Apparentemente fragile per il fisico esile, ma sorprendentemente forte, Giulia Paris – ventenne toscana – da una stagione è la nuova prima ballerina del Balletto di Milano: un gioiello, come è stata definita. Estremamente schiva e riservata nella vita privata, sul palcoscenico si trasforma, sfoderando doti interpretative non comuni. Abbiamo incontrato questo giovane talento della danza italiana. Giugno 2010: esame di diploma e immediato ingaggio dal Balletto di Milano. Novembre 2010: debutto come prima ballerina in “Chansons”. Dicembre 2010: debutto nel ruolo di Giulietta. Nel giro di sei mesi hai bruciato tutte le tappe, e le tue interpretazioni hanno Un intenso ritratto della giovane promessa della danza italiana, che ha solcato il palcoscenico prestigioso del Bolshoi di Mosca.

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conquistato tutti. Raccontaci di quest’anno, delle soddisfazioni, ma anche delle difficoltà e dei timori che – immaginiamo – tu abbia inevitabilmente incontrato. «La stagione 2010/2011 ha sicuramente rappresentato per me un momento di progresso e di perfezionamento decisivo, anzitutto come persona. L’opportunità di cui la mia crescita artistica e professionale ha goduto non ha prezzo: una tournée di prim’ordine che, con un gran numero di date, ha fatto tappa in illustri teatri italiani, e persino europei, e che di spettacolo in spettacolo mi ha permesso di trascorrere tanto tempo in scena. Una vera e propria palestra formativa». La tournée ha toccato tanti teatri, e si è conclusa nientemeno che a Mosca: cos’hai provato a trovarti sul palcoscenico in una delle patrie mondiali del balletto, con la sala esaurita da tempo ed un pubblico che vi attendeva con ansia e curiosità? «La capitale russa è stata – e credo sempre sarà – il sogno di molti, oserei dire di tutti i danzatori classici: esibirsi al Teatro della Gioventù di Mosca, così importante, mi ha fatto vivere stati d’animo di gioia incredibile e travolgente, momenti senza pari, capaci di regalare un ricordo indelebile. Certo, il solo mettere piede su un palcoscenico del genere incute timore, ed è forte il desiderio di non deludere le attese di quel pubblico così competente. Eppure, la soddisfazione più autentica è stata proprio percepire il calore di quella sala durante le rappresentazioni, e alla fine, con tutto il pubblico in piedi che applaudiva entusiasta e mi donava fiori, ho improvvisamente realizzato tutta l’emozione di quell’evento straordinario». Ti sei cimentata in differenti stili e ruoli, passandovi attraverso con disinvoltura e dimostrando grande versatilità. C’è, comunque, un ruolo nel quale ti identifichi oppure sogni di interpretare? «Mi considero una ballerina versatile, cui piace applicarsi a stili coreutici e coreografici diversi, desiderosa di apprendere costantemente forme, tecniche e linguaggi nuovi. A tal proposito, il punto di svolta è stato l’incontro con lo stile contemporaneo di Adriana Mortelliti, la quale mi ha portata alla scoperta di un modo per me innovativo di danzare. Certo, la tecnica classica e lo stile neoclassico,


Intervista alla ballerina Giulia Paris, giovane stella della disciplina nel nostro Paese, che racconta ai lettori della nostra rivista la sua passione per la danza, i sacrifici, le gioie e le soddisfazioni. Un esempio luminoso di una ventenne italiana, che ha deciso di credere nel sogno della sua vita e si affaccia ormai ad una brillante quanto prestigiosa carriera. come quello di Giorgio Madia, occuperanno sempre una posizione speciale nel mio cuore. Questo, tuttavia, non mi allontana dal sognare di abbracciare altri ruoli o stili». Anche tu, come tanti altri ragazzi, hai lasciato giovanissima la tua famiglia, spinta dalla grande passione per la danza, ed hai raggiunto precocemente una certa indipendenza. Crediamo sia stata dura. Ma ritieni questo aspetto un fattore determinante per forgiare il carattere e, dunque, raggiungere gli obiettivi che ci si pongono? «Credo che, qualunque sia il proprio mestiere, il motore debba essere l’amore, la dedizione verso ciò che si fa. Io

sono fortunata: danzo, e questo è ciò che ho voluto fare con tutte le mie forze. La determinazione è fondamentale per farti superare il sudore, la fatica, le lunghe ore di applicazione. Se non avessi avuto amore, uno sconfinato amore per la danza, mai e poi mai all’età di quindici anni avrei potuto decidere di lasciare la mia famiglia, i miei amici, la mia scuola, tutto ciò che mi legava alla mia città (Grosseto, nda), e che fa parte del microcosmo di ogni adolescente, per recarmi a Milano, dove avrei studiato danza». A chi dedichi il tuo successo? «Nonostante già io sappia che, rispondendo a domande del genere, quanto sto per affermare sia prevedibile, banale e, forse, detto e ridetto, tuttavia, se veramente di successo si può parlare, desidero dedicare la mia affermazione, gli apprezzamenti ricevuti ed i consensi di critica e di pubblico ai miei genitori e a mia sorella, a cui sono legatissima. Ritengo che questo sia il solo dono che io possa rivolgere loro, per ringraziarli di tutto ciò di cui ad un genitore si possa dire grazie: di avere compreso me e quel che avevo dentro al cuore; di avermi assecondata, allora come adesso, e di avermi dato fiducia; di essersi spesi, con quella generosità e con quell’amore di cui solamente una madre e un padre sono capaci, affinché il mio sogno potesse avere una chance, lasciandomi libera di prendere e seguire la mia strada, benché giovanissima e lontano da loro». 31


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Inside

europe

london on the road per le strade di londra

fotografie Mirko Sotgiu testi di Claudia Patrone

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L

a città dove tutto è possibile. È difficile raccontare Londra, invitare alla visita di un luogo tanto comune. Potrebbero parlare di London City anche le persone che non vi sono mai state, tanto universalmente note sono le sue caratteristiche. Difficile, dunque, non essere banali. Tuttavia proviamo a guardarla – la regina delle capitali europee – con occhi nuovi. Tralasciamo le informazioni utili per raggiungerla. Su qualsiasi motore di ricerca, in qualunque agenzia di viaggi, abbondano le offerte per volare a Londra a partire da meno di un euro. Dunque vi immaginiamo già lì, a guardarvi intorno a Piccadilly Circus, convinti di dover pure cominciare da qualche parte. E l’ombelico del mondo pare proprio il posto adatto. Dovrete cercarla bene la statua di Eros di cui avete sentito parlare: domina la fontana al centro della piazza, ma il bello sarà lasciarvi abbagliare dalle numerose insegne pubblicitarie luminose che – prepotenti – attirano l’attenzione. La prima installazione risale addirittura al 1910. Bagaglio leggero, vestiti confortevoli e scarpe comode, fotocamera a tracolla. Il consiglio è respirare quest’aria, riempirvi gli occhi. Semplicemente, essere qui. Bisogna

london on the road The city where everything is possible. It is hard to tell something about London and to invite somebody to visit a so famous city. Everybody can talk about London City, even those persons who have never been there before, as its features are really universally known. So, it is difficult not to be banal. However let us try to look at it – the queen of the European capital cities – with new eyes. Let’s drop the details about how to get to it. Every search engines, every travel agency can offer you to fly to London with less than one euro. So, we can imagine you there, in Piccadilly Circus to look around, persuaded that it can be a great starting point. And the world’s bellybutton seem to be really the best starting point. It will not so easy to find the Statue of Eros that you heard: it is at the top of the fountain in the center of the square. Piccadilly Circus used to be surrounded by illuminated advertising hoardings on buildings which will surely attract your attention. The intersection’s first electric advertisements appeared in 1910. A small backpack, comfortable clothes and shoes and a camera ready to shoot. The advice is to breathe the air and to full your eyes. Simply, just to be here. You have to consider that a part of your stay in this

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Esempio di ingegneria vittoriana il Tower Bridge è un ponte levatoio sul Tamigi costruito nel 1894 The Tower Bridge is a example of victorian gothic style. It is a bascule suspension bridge over the Thames river built in 1894


considerare che una parte significativa della permanenza in questa metropoli sarà vissuta sottoterra: underground c’è tutto un mondo. La Tube – metropolitana qui nessuno la chiama più – è un monumento nazionale. Un complesso sistema di trasporto pubblico che è la rete più antica del mondo, inaugurata il 10 gennaio 1863. Il suo simbolo inconfondibile – sorta di segnale di divieto con il nome delle stazioni in campo blu – è ormai stampato su tutte le magliette, e l’avvertimento ai passeggeri in discesa dai treni nelle stazioni in curva – «Mind the gap», attenti al buco – che una voce registrata

metropolis will be spent underground. Underground there is another world. The Tube – nobody says subways anymore – is a national monument. It is a complex system of public transport and it is the oldest network of the world, opened on January 10, 1863 You can find the unmistakable roundel - a red circle with blue name bar, with the word of the station across the bar - on a T-shirt and “Mind the gap”, which is a warning to train passengers to take caution while crossing the gap between the train door and the station platform and that a recorded 35


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Le campane del Big Ben si possono udire entro due chilometri The bells of Big Ben can be heard within two kilometers voice repeats at every stop since 1969, platforms, has ripete ad ogni fermata fin dal 1969 è ormai diventata also become a well known catchphrase. un’espressione in gergo conosciuta in tutto il mondo. Just to talk about public transportation again – considPer restare in tema di mezzi pubblici – considerato ering that you have to choose how to move in this huge che serve decidere come muoversi in questo immenurban agglomerate – you absolutely have to get onto a so agglomerato urbano – è d’obbligo almeno un giro double-decker, the famous red buses that have two stoin double decker, i celeberrimi autobus a due piani di reys and that you can buy full of chocolates in the gift colore rosso che nei negozi di souvenir si trovano anshops. It can be a good chance to visit the city without che ripieni di cioccolatini: una comoda opportunità per keeping your eyes always on the map, enjoygodere della vista della città senza tenere sempre gli occhi sulla cartina, assaporan- Il Parlamento del Regno Unito è ing the Londoner atmosphere. Also because composto dalla House of Lords e who live here start to prefer the bicycle do appieno l’atmosfera londinese. Anche dalla House of Commons. maybe because of the prices of the petrol, perché i residenti si muovono sempre più The UK Parliament is made by the spesso in bicicletta: sarà il caro-carburante, House of Lords and the House of maybe because a less timid ecologic awareness or maybe because of the Congestion una sempre meno timida anima ecologica Commons. charge, the tax on the cars which enter the City. o la tassa sui veicoli che entrano nella City. If you are in London to go shopping, the best and most Se siete arrivati a Londra per lo shopping più glamour, glamour months are January and February: you will be gennaio e febbraio sono i mesi giusti: di alta classe o able to make really an exclusive shopping, popular as popolari, gli acquisti saranno sempre esclusivi. Centinawell as elegant. There are hundreds of shops in this city, ia di negozi affollano le strade della città e propongowhere you can really buy everything: vintage dresses no di tutto: dai capi vintage alle ultime novità dell’arbut even the most strange and beautiful design objects. redamento contemporaneo e del design. Le aree dello The shopping areas are so many: Covent Garden – the shopping non si contano: da Covent Garden – la zona 37


Trafalgar Square avrebbe dovuto essere intitolata a Re Guglielmo IV Trafalgar Square was to be named after King William IV

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L’arcade Piccadilly Circus è una galleria di negozi di alta classe The Piccadilly Circus Arcade is a gallery of high class shops

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L’architetto Charles Barry abbellì Westminster Bridge nel 1862 The architect Charles Barry decored Westminster Bridge in 1862 area of the theatres. It is licensed for street entertaindei teatri – ricco di specialità e trovate eccentriche, ad ment – characterized by funny things and oddities. Oxford Street con quasi trecento fra boutique e grandi Oxford Street with almost three hundred boutique and magazzini, New Bond Street per l’abbigliamento firmamalls; New Bond Street for dresses of design; Carnaby to, Carnaby Street con i suoi capi alla moda più rivoluStreet with the fashionable and revolutionary clothes; zionari, Notting Hill per abiti trendy e altre proposte. Notting Hill for trendy clothes and the new ideas. Con più di ottanta mercati distribuiti in alcune delThere are more than eighty markets in the downtown, le vie principali, le occasioni di acquisto non conoso you can really have a lot of chances to go shopscono freni. In campo alimentare, Billinsgate Fish ping. Billinsgate Fish Market, SmithMarket, Smithfield Market e Borough Market sono il top; per arte e artigianato, Vicino alla London Tower ci si può field Market and Borough Market are fermare per vivere l’intensa vita the best food markets. Portobello Road Portobello Road Market, London Silver dei pub londinesi. Market, London Silver Vaults and Alfie’s Vaults e Alfie’s Antiques Market; articoli Near the Tower of London you can da regalo e fiori a Covent Garden Market experience the intense life of Lon- Antiques Market for antiques and art; Covent Garden Market and Old Spitalfields e Old Spitalfields Market. Da Piccadilly, don pubs. Market for flowers and gifts. From Picrisalite in metropolitana sulla blu – la Piccadilly take the blue line of the tube – the Piccadilly cadilly Line – verso nord: meta, Camden Town. Line – towards north: your destination is Camden Town. È la zona dei mercati d’avanguardia che, anche nel It is the area of the avant-garde markets, which cuore dei londinesi, ha sostituito per varietà di merci has substituted the more historical Portobello e atmosfera la più storica Portobello Road. Qui bisoRoad in the heart of the inhabitants of London. gna prendersela comoda, non è un posto per correre: Here you have to relax and take it easy; you do not a ogni passo si può sorridere per un’insegna, annusare have to be in a hurry. You can smilelooking at a sign, un profumo nell’aria, cercare con gli occhi almeno un 43


La City of London è il cuore pulsante di molte attività economiche. L La City of London is the heart of many economic activities. The city is renewing itself in anticipation of the 2012 Olympics oggetto noto in queste vetrine. Dove niente è impossibile. Dal criminal look allo stile urban, il concetto di moda è declinato in varianti inimmaginabili: la caotica casualità – contaminazione, si dice oggi – con cui si abbinano stivali a zeppa di vernice rosso sangue alti a mezza coscia, T-shirt omosex e acconciature improbabili. E questa colorita descrizione vale sia per un’esposizione, sia per un passante nella via. In ogni caso qui si possono fare buoni affari, e Camden Town rimane un luogo in cui spendere a colpo sicuro le proprie sterline per portare a casa “qualcosa di Londra”. Prima di lasciare il quartiere, assaggiate un piatto da asporto nella calma del Regent’s Canal: le acque placide rendono piacevole la passeggiata come la sosta, e consentono gite in barca a salpare da Camden Lock, doppia chiusa attivabile manualmente. Nel pomeriggio, siccome è giorno di shopping, puntata d’obbligo ai magazzini Harrods, dove ormai arrivano tanti turisti quanti clienti. Situato nell’elegante quartiere di South Kensington, in una delle zone più ricche di Londra – Knightsbridge – l’imponente palazzo sembra un museo, e forse negli anni lo è diventato.

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sniffing a perfume in the air, looking for a known object in these shop windows. Here impossible is nothing. The criminal look, the urban style are just two of the countless variations of the fashion: the chaotic casualness – that today is named after contamination – allows you to match red-blood platform shoes, omosex T-shirts and absurd hairstyles. This is a description which suits well as for a shop window as for a person. Anyway, here you can even get a bargain and Camden Town is a place where you can easily spend your pounds being sure to find something good as souvenir. Before to leave this area, you can eat something near the Regent’s Canal: The placid waters provide a pleasant walk or a nice rest, and allow to have a boat trip from Camden Lock, double closed manually activated. In the afternoon, as it is a shopping day, you have to visit Harrods, where you can find as many tourists as clients. It is located in the Royal Borough of Kensington and Chelsea, one of the richest areas of London – Knightsbridge –. The big palace seems a museum and maybe, year after year, it became one. The


Business

La città si sta rinnovando in attesa delle Olimpiadi del 2012

building, before to get in, deserve a note: the store L’edificio stesso, prima ancora di entrare, merihas over one million square feet of selling space ta una nota: trecento reparti sviluppati su una suin over 330 departments. It has five floors and two perficie di novantatremila metri cubi, per sette basement levels. When you get in, walking through one piani di cui due interrati. Una volta dentro, oltreof the ten doors, you will be astonished by the pump passando una delle dieci porte d’ingresso, queand luxury. There are thematic rooms, exclusive obsti numeri sono moltiplicati per sfarzo e pompa. jects, product typical form the world, and an eternal Sale tematiche, oggetti esclusivi, prodotti tipici dal coming and going of rich ladies and simple visitors. mondo, e un incessante viavai di ricche signore e semSeveral of its departments, including plici acquirenti. A seconda dei settori, non È di Renzo Piano il progetto dello è comunque impossibile passare dalla Shard London Bridge. Il grattacielo the seasonal Christmas department scelta all’acquisto: accanto all’orologio sarà ultimato a maggio 2012 e sarà and the Food Hall, are world famous. il più alto del Regno Unito. According to the different secd’oro tempestato di diamanti del costo The design of the Shard London tors, it is not so hard to pass from di seicentomila euro è possibile infatti Bridge is by Renzo Piano. The trovare capi e merce per tasche meno ca- skyscraper will be completed in the choice to the bought: close to the gold watch studded with diamonds, which pienti, foss’anche una scatola di scelti tè costs six-hundred thousand pounds, you come souvenir di questo tempio del lusso. can find even some less expensive objects, Aveva davvero ragione Samuel Johnson: «When a man maybe a box of selected teas as a souvenir of is tired of London, he is tired of life; for there is in Lonthis temple of luxury. Samuel Johnson was really right: don all that life can afford». Quando un uomo è stanco “When a man is tired of London, he is tired of life; for di Londra, è stanco della vita, poiché a Londra si trova there is in London all that life can afford”. tutto quanto la vita può offrire.

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REPORTAGE


Laos e solidarietĂ

Una bella storia di umanità e speranza, un filo rosso che collega l’Italia al lontano Paese asiatico fotografie e testi Andrea Rabissi


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uesta è una storia che racconta quanto sia importante lasciarsi trasportare: seguire il cuore, i sogni più audaci, l’istinto, anche quando le difficoltà pratiche appaiono insormontabili. Ma è anche una storia che racconta quanto sia importante non lasciarsi troppo trasportare: ci sono momenti, infatti, in cui è fondamentale mettere in campo una forte volontà, la ragione che aiuta a prendere decisioni e a scegliere, quella determinazione che spesso costituisce la differenza tra una bella idea astratta ed un grande progetto compiuto.

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Laos and solidarity

A beautiful story of humanity and hope; a common thread that links Italy to a distant country in Asia. This story is about the importance of allowing oneself to be carried away: follow the heart, the wildest dreams, instinct, even when the practical difficulties seem insurmountable. But it is also a story about how important it is not to keep dreaming too much: there will be moments, in fact, when it is necessary to bring to bear a strong


rapporto di conoscenza privilegiato, ho frequentato villaggi sperduti, andando a caricare il riso e il mais per aiutare i familiari del mio ospite nelle loro attività. Ho conosciuto i pregi di questo popolo: la semplicità ma anche la dignità, la disponibilità, la voglia di amicizia e quello spirito di pace buddista che fa accettare la vita con devozione e senza affanni. È un popolo che per fortuna non soffre la fame, perché grazie alla grande quantità di acqua e rete fluviale che il Paese possiede riesce a coltivare il riso che serve a sfamare la popolazione, oltre a gestire piccoli allevamenti di polli, capre, maiali, mucche e bufali, usati solo per la carne e non per latticini e derivati. È – questa – un’area povera. Sfruttata dalle multinazionali del legname in cambio di qualche piccola infrastruttura, coltivata a riso grazie all’abbondanza di acqua, non è tanto il problema della fame quello di questa gente quanto quello delle condizioni di vita: un operaio che lavora nei campi può arrivare a guadagnare l’equivalente di due-tre euro. Anche solo descrivere la situazione delle scuole è complicato: quasi tutte costruite in legno e bambù, hanno tetti in lamiera pieni di buchi e pareti di tavole distanti alcuni centimetri l’una dall’altra; le lezioni si svolgo-

I villaggi sono molto poveri Laotian villages are really poor

La storia che raccontiamo oggi comincia in Italia, precisamente a Montalcino, nel 2008. Si sviluppa in alcuni dei villaggi più sperduti della nazione laotiana, coinvolgendo tante persone che non si conoscono direttamente ma sono ormai parte della stessa famiglia. E – c’è da scommetterci – non è ancora conclusa. Sono un vigile urbano, e nel 2008 decisi di partire alla volta del lontano Paese asiatico insieme all’amico Chanty, che del Laos è originario ma vive da trent’anni qui, in Toscana. A stretto contatto con gli abitanti del luogo per tre settimane, grazie a questo

will, to rationalize the thought process in order to make decisions and make one’s choices. This kind of determination is frequently the only difference between a beautiful abstract idea and a great project carried to fruition. Today’s story begins in Italy, namely in Montalcino, in 2008. It threads through some of the most remote villages of Laos, involving many people who do not know each other directly but are now part of the same family. And, rest assured the story is not yet finished. ”I work as a policeman. In 2008, I decided to travel to the distant Asian country with my friend Chanty, who was born in Laos, but has lived here in Tuscany for the last thirty years. Thanks to this friendship, I enjoyed a privileged access to remote villages where I got into close contact with the locals. During these three weeks, I joined my host’s family in their daily chores of gathering rice and corn. I got to know and appreciate the merits of these people: their simplicity, dignified behaviour, their willingness to help, their desire of friendship and the feeling of peace that makes a Buddhist accept life with devoutness and without misgivings. Luckily people do not starve here, in fact for the abundant water and the river network the Country succeed in cultivating rice enough to feed the population. Moreover population run small chicken, goat, 49


Il Paese asiatico è caratterizzato per gran parte del suo territorio The most part of this Asian country is characterized by wide rural areas, which are often made impracticable by monsoon rains.

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pig, cow and buffalo farming. These animals are used no sulla nuda terra, che spesso è fango per la piogfor their meat and not to produce dairy products. gia frequente, tra panche umide e banchi instabili. The area is impoverished. Large multinationals exploit Eppure, un asilo nuovo costa poco. Al mio ritorno in intensively for timber and in exchange invest a pittance Italia, per molto tempo pensai al viaggio in Laos: ai in the infrastructure. The issue here is not so much about bambini che vi avevo lasciato, alla loro vita. E, piano hunger, for the abundant water allows for a good crop of piano, una domanda si fece strada nella mia mente: rice. The main problem relates to the working and living in che modo possiamo aiutarli? Avremmo potuto conditions: a worker in the fields earns the equivalent of inviare beni e merci – sì – ma la distanza è lunga, two to three euros. Even describing the conditions of the e scarsa la garanzia che sarebbero arrivati a destinaschools is complex. Almost all are built of zione. Mandare soldi? Impossibile. L’idea venne spontanea: costruire una scuola. Anche i bambini contribuiscono al wood and bamboo, have tin roofs and walls Spiace anticipare subito il finale, ma il sostentamento familiare. Spesso made from planks set a few inches away frequentano la scuola tra vecchi from each other. Lessons are held on the fatto è che di scuole ne abbiamo costruite banchi e fango. bare ground, which often turns into mud tre. Ed oggi non immagino più quei bambini giocare con palloni sgonfi negli Children contribute to sustain due to the frequent rainfall. The benches their families, too. They often atspiazzi a pascolo, ma li rivedo all’interno tend muddy schools with old and get wet and the desks go wobbly. Yet, a new kindergarten would cost not so di quelle belle costruzioni colorate che, dirty desks. much. On my return to Italy, I thought I grazie ai miei compaesani montalcinesi, thought long and hard about the trip to Laos: the chilsono state da noi finanziate ed edificate da operai lodren who were left there to live out their lives. Eventucali sotto l’attenta supervisione del fratello di Chanty. ally, a question started to creep inside my mind: how A questo punto è necessario fare un passo indiecould we help? True, we could have sent goods and tro. Presa la decisione mi misi al lavoro, alternando supplies, but the distances are long, and hardly any entusiasmi a momenti di panico: avremmo potuto guarantee that what we sent out would make it to the fare tanto, ma non sapevo da che parte cominciare. final destination. Sending money? Impossible. The Volevo riuscire a circoscrivere il progetto alla real-

da estese aree rurali, che il clima monsonico rende spesso impraticabili

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Il Laos è un Paese nel quale coesistono ancora varie tradizioni: Laos is a Country where different traditions still coexist: culture is delicate and peaceful 52


la cultura è delicata e pacifica

Laos 53


Sulla base dell’ultimo censimento, nel Paese vivono tribÚ di tre gruppi etnici The last population census enumerated three ethnic groups in the Country.

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tà locale, coinvolgendo le associazioni, gli storici quartieri, le attività economiche, le aziende agrarie, i commercianti e anche i semplici cittadini. E il flusso degli eventi è scivolato via quasi da sé, perché ho potuto contare su amici coinvolti e partecipi. Chanty ha contribuito con la logistica, perché una volta che avremmo avuto le possibilità saremmo andati di persona sul posto. Dunque una domenica di giugno presentai l’iniziativa a Montalcino, davanti al sindaco e al vescovo Staccioli, missionario in Laos, in un teatro gremito: proiettando le fotografie che avevo scattato durante il primo viaggio, e raccontando il nostro sogno, riuscii a contagiare della stessa passione così tante persone che, ben presto, i numeri arrivarono a confortare le ambizioni. Iniziammo con una cena e ballo al Circolo Arci, poi i quattro quartieri organizzarono eventi benefici, così come altre associazioni. Sono stati tutti momenti di emozione per noi: la partecipazione era autentica, non formale, e questo ci spronava a nuove idee, iniziative di solidarietà che riscuotevano sempre molta adesione. Due episodi mi hanno toccato più degli altri, e mi preme ricordarli fra le centinaia di persone che hanno contribuito. Il primo a Cami-

Il buddismo pervade il Paese Buddhist philosophy characterized the Country next idea suddenly appeared feasible: to build a school. Sorry to be anticipating the end result, but the fact is that we have now built three schools. So today I no longer imagine those kids play with a deflated football in the open grazing fields. I can see them in beautifully painted buildings, financed thanks to my compatriots of Montalcino, and built by local workers under the careful supervision of his Chanty’s brother. At this point it may be useful to step back. So I went to work, enthusiasm sometimes giving way to occasional moments of panic: we had so much to do, but I did not know where to start. I wanted to limit the project to our town, involving the associations, the historical quartiers, the economic activities, the farms, the shop keepers but even the simple citizens. Yet the flow of events started to gather pace almost without trying. I relied on my friends who got involved and participated wholeheartedly in this project. Chanty was to help with the logistics, because once we had the money, we would go over personally to oversee the way it was being spent. So eventually, one Sunday in June, I introduced the project outline in a crowded theater in Montalcino, in front of the mayor and Bishop Staccioli who was a missionary in Laos. By projecting the photographs I had taken during the first trip, 56

and revealing our dream, I was able to infect many people with the same passion. Soon the number of volunteers meant that our ambitions were now within reach. We began with a dinner-dance at the ARCI, and then the four districts organized charity events, as did several other associations. All events generated intense emotion in us: participation was wholehearted and informal, and this led us to new ideas - initiatives of solidarity that attracted an increasingly greater involvement. I would like to remember the hundreds of people who contrib-


Nam Phoune

gliano, borgo noto per la “Sagra del Galletto”, dove avevo allestito un banco per la vendita di bottiglie e calendari: nel pomeriggio, un giovane che aveva servito ai tavoli venne ad offrire il suo contributo. E a Castelnuovo dell’Abate, dove le donne del paese avevano tirato a mano la pasta – i famosi pinci – lavorando sin dalla mattina, per una cena da centoventi persone organizzata per sensibilizzare sul progetto: un’anziana, a dieta per motivi di salute, arrivò con una piccola grande offerta consentita da

uted, but two episodes touched me more than the rest. The first happened at Camigliano, a town known for the “Festival of the Rooster”, where I had set up a stall for the sale of bottles and calendars. In the afternoon, a young man who had been serving at the tables offered all his tips. The second event happened at Castelnuovo dell’Abbate, where the village ladies had spent all morning making the typical pasta dish - the famous pinci – for a dinner with a hundred and twenty people held to raise funds for the project. An elderly woman,

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una pensione modesta, pur di partecipare. Sono stati mesi davvero intensi, che mi hanno fatto capire che impegnarsi in queste iniziative è più facile di quanto si pensi: non occorre essere geni, basta dedicarci un po’ di tempo libero e il risultato arriva sempre. Ben presto arrivò il momento di fare i conti. Il villaggio di Nam Phoune che avevamo scelto, distante dalla capitale, ci aspettava: ripartimmo a gennaio 2009 per andare di persona a seguire le procedure – con diffidenza, forse, ma altrettanto ottimismo. Dopo due giorni di viaggio, incontrammo il direttore didattico e il capo-villaggio ai quali chiedemmo di fare presto: entro tre settimane desideravamo vedere il più possibile la costruzione in opera, prima del ritorno in Italia. Non fu facile, ad un certo punto dovemmo anche imporre la nostra linea – pena il mancato finanziamento – ma la soddisfazione fu constatare che alla fine tutto andò per il meglio. Il giorno 17 di quel gennaio furono prese le misure e perimetrata la scuola, la ditta iniziò a scavare le buche per i pilastri delle fondamenta. Completamente diverso dalle procedure italiane: tutto manuale, rudimentale, senza badare alla sicurezza. I muratori lavoravano con le ciabatte infradito, senza l’ausilio di ponteggi, puntellavano le

Tre nuove scuole dagli italiani Three new schools thanks to Italian friends despite being on a diet for health reasons, arrived with her little grand contribution within the constraints of her modest pension, just to be able to play her part. These months were really intense, but I understood that getting involved in these activities is easier than you think. You do not have to be a genius, you have to devote a little of your free time and the results always come. Soon it was time to do our sums. The village we chose of Nam Phoune, far from the capital, was waiting for us. We left again in January 2009 to personally supervise the happenings – with a certain amount of trepidation, I admit but also much optimism. After two days’ journey, we met the headmaster and the village chief who we spurred to act quickly: within three weeks we wanted to see as much construction work as possible before returning to Italy. It was not easy, and at one point we had to also impose our opinions – hinting at withdrawing the funding - but in the end everything went satisfactorily. On January 17, measurements were taken and the school boundary marked out. A company began to dig the holes for the columns’ foundation. The work was carried out in a completely different way from Italian procedures: all manual, rudimentary and with scant regard to safety. The masons were working wearing 58


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Il fascino laotiano e la dignità di questa gente aprono il cuore Laotian charm and the dignity of this people can open your heart flip flops, without the aid of scaffolding, shoring up travi con pertiche e preparavano a mano il cemento. beams with poles and concrete was prepared by hand. Il 17 novembre 2009 si svolse la cerimonia di inauOn 17 November 2009, the inauguration ceremony of gurazione di questa scuola e della seconda di Ban this school at Nam Phoune took place, as well as anKang, a pochi chilometri di distanza: in una cerimoother a few miles away in Ban Kang, which we were able nia unica a Nam Phoune. Secondo l’usanza locale, to build with the remaining sum. According Chanty e io mettemmo a dimora due Durante le cerimonie, la popolapiante. In un’aula, davanti ad un cono di zione veste abiti ricercati e colorati to local custom, Chanty and I planted two fiori, monaci con le loro vesti arancioni e svolge rituali beneauguranti: è shrubs. In a classroom, in front of a flower pregavano con nenia monotona, men- successo anche per l’inaugurazio- arrangement in the shape of a cone, monks ne delle scuole. with their orange robes prayed in a monottre tutti i presenti legarono fili di lana During ceremonies, the population bianca ai nostri polsi, sussurrando frasi wears elegant and colored pieces onous dirge, while all people present tied benauguranti. Dopo, come accade nelle of clothes and makes good luck threads of white wool to our wrists, whisfeste laotiane, mangiammo, bevemmo rituals, even for the opening cere- pering auspicious phrases. Then, as is usual monies of the schoolsneeds. in a Laotian party, we ate, drank beer and birra e grappa di riso, mentre le donne rice liquor, while the women started to dance and then davano il via alle danze invitando gli uomini al ballo. invited the men to join in. The third school was built La terza scuola sarebbe stata costruita a Ban Phonxay, in Ban Phonxay, a village about six kilometers from the un villaggio a circa sei chilometri dal primo e inaugufirst, and inaugurated in February 2001: the day chosen rata il 17 febbraio 2001. Oggi sono trascorsi tre anni was the 17th. Today, three years have passed since my dal mio primo viaggio in Laos: grazie a Montalcino, first trip to Laos: thanks to Montalcino, Chanty and his a Chanty e a suo fratello sono stati costruiti tre asili, brother three kindergartens were built, indispensable to indispensabili a quei bambini per crescere in un fututhose children to grow into a future less tiring. In front ro meno faticoso. Davanti a quegli ingressi, una targa of the entrances there is a plaque with the Italian flag.” con la bandiera italiana.

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GEOGRAPHICA

Situato nel Sudest asiatico, il Laos è uno Stato senza sbocco sul mare: il fiume Mekong ne percorre il confine occidentale, per quasi duemila chilometri.

LAOS vIentiane

thailandia

MYANMAR cambogia

Il Laos – ufficialmente, Repubblica Popolare Democratica del Laos – è un Paese del Sudest asiatico privo di sbocco sul mare. Si tratta di un territorio costituito in prevalenza da montagne e altipiani, per oltre metà della superficie ricoperto da foreste. Si estende da nord a sud per una lunghezza di circa mille chilometri, mentre la larghezza – variabile – misura nei tratti più stretti poco meno di un centinaio di chilometri. Il fiume Mekong percorre qui circa la metà del suo corso e segna il confine occidentale del Paese, in massima parte condiviso con la Thailandia.

Laos – officially the Lao People’s Democratic Republic - is a landlocked country in Southeast Asia. This is an area characterized predominately by mountains and plateaus, and more than half of the country is covered by thick forests. It extends from north to south for a length of about one thousand kilometers, while the width - variable - in the most narrow points measure less than a hundred kilometers. The Mekong River runs through the country, and forms a large part of the western boundary, which is mostly shared with Thailand.

vietnam

IN BREVE Dal buddismo alle condizioni sociali complesse, il lontano Paese orientale ci restituisce un volto pieno di colori ma anche di pacata devozione. La scuola e il viaggio La scuola è uno dei luoghi di più alto significato simbolico di un Paese. La condizione di questo ambiente è spesso lo specchio della salute di una società e delle opportunità di sviluppo delle capacità della nazione, a cui consegue un miglioramento dello stile di vita dei suoi abitanti. Come spesso accade in numerosi Stati fra i più poveri del mondo, il viaggio di scoperta – che non è turismo, nell’accezione più comune del termine – è per molti un’occasione per visitare le scuole delle aree visitate, per offrire donazioni o verificare eventuali esigenze specifiche: non sono rare, infatti, le persone che mettono in valigia oggetti di cancelleria, quaderni, penne e materiali utili per le lezioni. Proprio come ha fatto 62

l’autore di questo reportage nel suo primo viaggio in Laos, ed in numerosi altri in giro per il mondo. Tutti i bambini laotiani, una volta raggiunti i sei anni, devono frequentare la scuola elementare, che sarà seguita da altri sei anni di superiore e da tre anni di college o, eventualmente, cinque-sei di università. In realtà, solo il 70% dei ragazzi si iscrive alla scuola elementare, e in alcune zone rurali non si può andare oltre questi primi studi, perché le superiori non esistono o sono troppo lontane. Progetti come quello di Montalcino, in una realtà simile, cambiano davvero le possibilità di vita di centinaia di allievi. •


La povertà e lo sfruttamento I laotiani sono un popolo povero. Nella zona frequentata dall’autore del servizio qui pubblicato non sono presenti molte risorse naturali: quelle derivanti dal legname vengono sfruttate dalle multinazionali, che si accaparrano un’enorme quantità di tronchi grandi e sani per venderli a caro prezzo sul mercato. In cambio, lasciano al Paese davvero minimi rimborsi: qualche tratto di strada, ponti, piccole costruzioni, infrastrutture dal valore assai minore rispetto al ricavato di quanto viene inviato all’estero per le vie commerciali. Il costo della vita è basso in Laos: un pasto al ristorante costa da 0,80 a 1,50 euro. •

L’ambizione e gli amici Se l’anima del progetto di costruire asili in Laos è stato l’autore di questo articolo, la testa che ha saputo organizzare i trasferimenti logistici e la fattibilità sul posto è certo Chanty, laotiano ormai radicato in Italia. Ma non si può dimenticare il cuore: si chiamano gli “amici del ’55” e sono i coetanei montalcinesi che subito hanno aderito all’ambiziosa iniziativa facendo loro l’entusiasmo del promotore. E le mani: numerose quelle che hanno lavorato per realizzare una fucina di eventi benefici, finalizzati a raccogliere denaro per coprire le spese di quella che credevano essere una scuola in Laos, ma che la loro carica trascinante ha moltiplicato addirittura per tre, grazie a fiorenti collaborazioni trovate lungo il percorso. Impossibile citarli tutti: basti ricordare che l’intera Montalcino, ma anche altri borghi dell’area, si sono spesi senza esitare per la buona riuscita del progetto. •

Abbigliamento e tradizioni Prima della rivoluzione del 1975, alcuni vestiti erano riservati al re e alla sua corte. Gli abiti formali per tutti gli altri gruppi imitavano perciò lo stile della corte, e prevedevano il sampot per gli uomini e il sinh per le donne. Il sampot è un vestito tradizionale, in cui un angolo è infilato tra le gambe e rimboccato sulla schiena, formando quindi una specie di voluminosi pantaloni corti. Il sinh è invece una lunga gonna tradizionale di cotone, con un grande ed elaborato ricamo all’altezza dei piedi. Durante le feste e le cerimonie tradizionali, o di particolare valore per la comunità com’è stata la costruzione delle tre nuove scuole, le bambine – anche piccole, di quattro-cinque anni – indossano abiti tipici e usano truccare il volto, per dedicarsi alle danze caratteristiche della cultura locale. Sono momenti di arte speciale e di autentica bravura per le giovanissime allieve, oltre ad occasioni di emozione per i viaggiatori che abbiano l’avventura di condividere ricorrenze tanto significative. • 63


IN BRIEF From Buddhism to the complex social conditions, the Far Eastern country presents a both colourful facets and also one of quiet devotion. The school and the trip Some of the most meaningful representations of a country may be found within its schools. The conditions found within this environment are often a reflection of a society’s health. They are also opportunities for building the capabilities of the nation, leading to improved lifestyle of its inhabitants. As often happens in many of the poorest countries in the world, a journey of discovery – to distinguish it from the more mainstream pop tourism - is for many an opportunity to visit schools of the area, to offer donations or check for any special needs. As a matter of fact, people who pack stationery, notebooks, pens, and materials for lessons in their suitcase are not rare. This is exactly what many from around the world and the author of this report did on his first trip to Laos. All Laotian children, upon reaching six years, must attend primary school, which will be followed by another six years in secondary and more than three years of college or, possibly, five to six years at university. In reality, only 70% of boys enrol in primary school, and in some rural areas students cannot progress beyond this basic schooling, simply because high school does not exist or is too far away. In such situations, projects such as the one offered by Montalcino, really improve the life chances of hundreds of students. •

Ambition and friends If the soul of the project to build kindergartens in Laos was the author of this article, the brains behind the organisation of the logistics and practicality of moving on the ground was definitely Chanty, of Laotian origin and now domiciled in Italy. But you cannot forget the heart: they call themselves the “friends of ‘55” and are the Montalcino residents who immediately embraced the ambitious initiative with the same enthusiasm of its promoter. And the hands: those of many who worked to create a receptivity to charity events, designed to raise money to cover the cost of what they believed to be a school in Laos, but that with the momentum increased to three, thanks to the cooperation found along the way. It is impossible to list them all, so just remember that the whole of Montalcino, as well as other villages in the area, gave their all, unstintingly, for the success of the project.. • 64

Clothing and traditions Before the revolution of 1975, certain clothes were reserved for the king and his court. The formal wear for all the other groups imitated the style of the court, and provided the sampot for men and the sinh for women. The sampot is a traditional dress, in which a corner is tucked between the legs and inserted at the waist at the back, thus forming a kind of bulky shorts. The sinh is a long traditional skirt of cotton, with a much elaborate embroidery at the hem level. During festivals and traditional ceremonies, or events of particular value to the community such as the construction of three new schools, girls - even as young as four to five years - wear typical clothes and apply makeup to their faces, to prepare themselves for the characteristic dances of the local culture. These are moments of true art and special skills for very young students, as well as opportunities for the thrill of adventure travellers who have to share as significant anniversaries. •

Poverty and exploitation The Lao are poor. The area frequented by the author does not have many natural resources. The main products are derived from wood which are exploited by multinational corporations, who seize a huge amount of large and healthy trees and sell them at a good price on the market. In return, they offer the country the very minimum infrastructural repayment: some stretches of road, bridges and small buildings, all way less than the value of what is extracted and exported. The cost of living is low in Laos: a meal at the restaurant can set you back from 0.80 to 1.50 euros. •


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le storie di

Londra, le origini

La difesa dei popoli tribali

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© Pablo Blazquez-Survival

I

l lavoro di Survival ebbe inizio nel 1969 in un seminterrato di Londra, dove un pugno di volontari condivideva l’angusto spazio con altre piccole associazioni. Da allora, una lunga strada è stata percorsa. All’epoca i problemi maggiori dei popoli indigeni erano gli stermini di massa, la schiavitù, le epidemie e la disperazione di vedere improvvisamente cancellato il proprio universo nella quasi totale indifferenza del resto del mondo. Oggi, ovunque abitino, molti popoli tribali continuano ad essere privati dei mezzi di sussistenza e costretti a cambiare vita: le loro terre restano invase da coloni, minatori, tagliatori di legna; i villaggi inondati da dighe e spazzati via da allevamenti di bestiame o parchi turistici. Tuttavia, l’atteggiamento dell’opinione pubblica nei loro confronti è radicalmente cambiato. Laddove quarant’anni

fa l’assimilazione e l’estinzione dei popoli indigeni venivano date per scontate, ed erano giudicate solo come un doloroso ma inevitabile prezzo da pagare nel nome del progresso, oggi molti hanno cominciato a riconoscere l’inalienabilità dei loro diritti e il valore delle loro culture. Gli ostacoli da superare restano tantissimi: avidità, miopia, razzismo, dittature. Ma le persone decise a lottare per aiutare i popoli tribali a mantenere il loro posto nel mondo, e a determinare autonomamente il loro futuro, sono sempre più numerose. È forse questo il successo più importante di Survival o – meglio – dei popoli indigeni, con il sostegno di migliaia di persone provenienti da ogni parte del pianeta. Il 23 febbraio 1969 il “Sunday Times” inglese pubblicò un articolo che scioccò i lettori di tutto il Paese. Si intitolava “Genocidio” e portava


L’associazione Survival International nacque in un seminterrato di Londra nel 1969. Da allora, ha vinto molte battaglie al fianco degli ultimi popoli tribali della Terra. la firma di uno dei più grandi giornalisti di tutti i tempi, Norman Lewis. L’editore aveva inviato Lewis a investigare sui risultati di un’indagine intrapresa dallo stesso governo brasiliano nel marzo 1968. Voci sempre più insistenti raccontavano che nella foresta amazzonica si ripeteva la tragedia che aveva decimato i nativi americani durante l’ultimo secolo ma, questa volta, compressa in un brevissimo arco di tempo. Sembrava che, laddove prima vivevano centinaia di indiani, ne sopravvivessero ora poche decine, mantenute in vita solo grazie alla paternalistica sollecitudine dello Spi, il Servizio governativo per la Protezione dell’Indio, istituito dal governo nel 1910. “Ma in tutti quei racconti – ed erano davvero tanti”, scriveva Lewis, “c’era una zona di silenzio, una mancanza di sincerità e di responsabilità sociale, un’evidente avversione a scavare nella direzione da cui la distruzione avanzava. Sembrava che dovessimo limitarci a supporre che gli indiani si stessero semplicemente dissolvendo, uccisi dal duro clima dei tempi, e che fossimo tutti invitati a non porre ulteriori domande”. Il compito di risolvere il mistero era stato lasciato nelle mani dello stesso governo brasiliano e – in verità – portato a termine con una franchezza brutale e disarmante. Il procuratore generale Jader Figueiredo – spiegava

©Survival

Lewis – era stato incaricato di visitare gli avamposti dello Spi in tutto il Paese alla ricerca di prove di abusi e atrocità. In cinquantotto giorni di indagini aveva compilato un dossier di 5.115 pagine, da cui si evinceva chiaramente che negli ultimi dieci anni migliaia di persone erano state virtualmente sterminate “non nonostante gli sforzi dello Spi ma anzi con la sua connivenza, spesso con la sua ardente collaborazione”. Oggetto di indagine non erano i massacri che nei secoli precedenti avevano ucciso oltre sei milioni di indiani brasiliani, ma le azioni criminali compiute negli ultimi anni nei

©Survival 67


Numerose e clamorose sono state le campagne che, in oltre quarant’anni di attività in tutto il pianeta, l’associazione ha condotto con successo. I pericoli che, ancora oggi, minacciano i popoli tribali, sono sempre legati allo sfruttamento perpetrato dagli uomini ricchi per speculazioni connesse all’ambiente e alle risorse naturali. Molte tribù sono state letteralmente cancellate con assassini di massa, abusi e torture. confronti dei sopravvissuti. Le tragiche perdite subite dalle tribù in quella drammatica decade erano catalogate solo in parte. Tuttavia il dossier, pesante centotré chili, documentava dettagliatamente assassini di massa, torture e guerre batteriologiche, casi di schiavitù, abusi sessuali, furti e negligenze. Il rapporto rendeva noto che alcuni gruppi di indiani pataxó erano stati infettati deliberatamente con il vaiolo; i fazendeiro avevano fatto ubriacare i maxacali per poi farli più agevolmente uccidere dai sicari; i cinta larga erano stati massacrati con candelotti di dinamite lanciata dagli aerei sopra i loro villaggi; la tribù dei beiços-de-pau era stata sterminata con cibo intriso di arsenico e insetticida. L’au-

tore paragonava le sofferenze degli indiani a quelle subite dagli ebrei nei campi di concentramento nazisti, e concludeva affermando che ottanta tribù si erano completamente estinte, mentre di molte altre sopravviveva solo qualche singolo individuo. All’editore del “Sunday Times” giunsero centinaia di lettere di sgomento e, in pochi giorni, dall’incontro dei lettori più indignati e risoluti a intervenire nacque Survival International. Nei tre anni successivi, i missionari della Croce Rossa, Survival e l’Aborigines Protection Society visitarono decine di tribù, e la pubblicazione delle loro scoperte portò finalmente la tragedia degli indiani amazzonici all’attenzione del mondo intero.

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Educazione alla teatralità. L’improvvisazione teatrale: azioni e interazioni psico-pedagogiche

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Madagascar

Endemismi unici al mondo l’isola dell’evoluzione fotografie e testi Juza


REPORTAGE


C

entotrentacinque milioni di anni fa, il Madagascar. Madagascar si separò dal resto dell’AfriUnique endemism in the world: the island of evolution. ca, creando un’isola dove l’evoluzione The prehistoric breakup of the supercontinent Gondavrebbe seguito un percorso separato dal wana separated the Madagascar-Antarctica-India landresto del continente. Oggi, questo paese è ricco di enmass from the Africa-South America landmass around demismi ed è una meta imperdibile per un naturalista; 135 million years ago. Madagascar later splits from Ininoltre, la pittoresca ed accogliente popolazione è dia around 88 million years ago, allowing plants and un appassionante incontro per chi ama il reportage animals on the island to evolve in complete isolation. e desidera avvicinare la conoscenza di altre civiltà. Nowadays, this country is characterized by a unique Mentre la parte settentrionale del Paese è coperendemism and it is an unmissable destinata di foreste, l’area centrale e meridionale è più arida e in alcune zone ad- I baobab sono una caratteristica tion for every naturalist. Moreover, the cudirittura desertica. Entrambe le zone naturale tipica di quest’isola: il Ma- rious and warm population is an interestdagascar ospita il 5% delle specie ing encounter for who loves the reportage offrono numerosi elementi di interesse. animali e vegetali del mondo. and desires to discover other civilizations. Una meta da non perdere è la piccola Baobab are a typical natural chaThe southern part of the country is covcittà di Morondava, sulla costa ovest. racteristic of this island: MadagaSi può raggiungere via terra o tramite scar hosts the 5% of the animal ered by forests, whereas the central area voli interni; l’aeroporto è una minu- and vegetable species of the world. is more arid, even desert. Both these areas offer a lot of interesting sites. scola struttura, più simile ad un’autoYou cannot miss the little town of Morondava, on the stazione che ad un aeroporto vero e proprio, dove west coast. You can reach it by land or by plane. The gli orari dei voli sono scritti a mano su una lavagna. airport is a so small structure, and it is more similar to La città e le sue ampie spiagge sono un luogo da cartoan aerostation than to a real airport. Here the flights lina, ed appagano chi cerca sia il reportage sia la natura timetable is written on a blackboard by hand. The town circostante. A pochi chilometri da Morondava si trova and the wide beaches make you feel like inside a beautila Baobab Avenue, una delle icone del Madagascar: ful postcard, and they can satisfy both who is looking for una lunga strada sterrata circondata da enormi reportage and who just want to immerse in the nature. esemplari di questi giganti verdi, soprannominati Few kilometres far from Morandova you can find the Ave“radici del cielo” perché la forma insolita e i rami 72


Baobab

Il clima dell’isola è tropicale, ma varia a seconda degli ambienti naturali The climate of the island is tropical, but it changes according to the natural environment.

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spogli restituiscono l’idea di un albero che cresca capovolto. L’arteria è percorsa da carretti, persone a piedi, poche auto di residenti e qualche jeep di turisti, e si snoda per centinaia di chilometri verso nord. A completare il paesaggio sono le risaie, che abbondano ad entrambi i lati della strada: l’espandersi di questa coltivazione mette però a rischio alcune specie vegetali native del luogo, tra cui proprio i baobab. Il terreno è troppo umido, e molti finiscono per morire. Proseguendo a settentrione, dopo un’intera giornata di viaggio si raggiunge un altro panorama caratteristico e unico: gli Tsingy. Durante lo spostamento non è raro imbattersi in vaste aree bruciate, o addirittura trovarsi vicino ad enormi incendi. Non si tratta di fenomeni naturali, ma di un metodo di diboscamento selvaggio praticato per creare nuovi spazi da destinare all’agricoltura: ma spesso i fuochi diventano incontrollabili, e i danni a flora e fauna sono enormi. L’area degli Tsingy è protetta da un parco naturale. Si tratta di formazioni rocciose, alte decine o anche centinaia di metri ed estremamente strette, poste a pochi metri l’una dall’altra: migliaia di lame di pie-

In Madagascar vivono venti milioni di persone On the island live twenty millions of people

nue of the Baobabs, one of the icons of Madagascar: a long dirt road surrounded by huge examples of these green giants. They are nicknamed “the roots of the sky” because of their strange shape and the leafless branches, which make them seem like they have been turned upside down. This road is characterized by the presence of handcarts, some pedestrians, few local cars and some jeeps driven by tourists and it is long hundreds of kilometres. The landscape is completed by the paddy fields, which are situated near the road. But the growing cultivations and the increasing of the paddies is endangering some native species of the vegetable kingdom, such as the baobabs. The ground becomes too much humid, and a lot of these trees die. Driving to the north, after a full day of travel, you can reach another unique and special landscape: the Tsingy. During the travel it is easy to run into wide burnt areas or even to come upon huge fires. They are not a natural phenomenon, but a method of deforestations practiced to create new area for agriculture. These fires often go out of control and the damages to the animal and the vegetable kingdom are really tremendous. The area of Tsingy is a nature reserve. They are rocky formations and they can be ten or even one hundred me-

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L’economia nazionale è basata essenzialmente sull’agricoltura National economy is essentially based on agriculture, but even tourism is flourishing

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ters high. They are very narrow and situated one close tra, che formano un paesaggio insolito e difficile da to the other: a limestone forest that create a strange esplorare. Con una guida è possibile seguire alcuni landscape, very hard to explore. If you have a guide percorsi fra le rocce – spesso piuttosto faticosi – e you can follow some paths in this bizarre forest – often camminare negli stretti corridoi tra le pareti. A chi they are really tiring –. So you can have a walk along visita questa zona si consiglia un’escursione all’alba, these narrow corridors between the limestones. We quando il clima è più fresco e la luce calda permetsuggest visiting this area at dawn, when the climate is te di apprezzare molto meglio la veduta. La maggior cooler and the warm light permits to appreciate it better. parte del sud Madagascar è arido: fa eccezione la The greater part of the southern Madagascar is arid, zona di Ranomafana, parco nazionale dominato except for the Ranomafana area. This is a national da lussureggianti foreste. Anche in questo caso, park covered by thick forests. If you per visitarlo è obbligatorio servirsi di una guida: il piccolo investimento per Il malgascio è la prima lingua del want to visit it you have to find a guide, il servizio è ben speso, perché con- Madagascar, ma la popolazione who is really useful. In fact, the guide parla correntemente anche il franhelped us to sight animals that, othersente di avvicinare animali che altri- cese, retaggio coloniale. wise, we certainly did not manage to see. menti sarebbero passati inosservati. Alcune specie sono caratterizzate da Malagasy is the first language of There are some species that have garish Madagascar, but the population colori molto appariscenti, come la speaks French fluently, a colonial colours, as the amazing moth named after Argema mittrei, some others can mimic meravigliosa falena Argema mittrei, heritage. and become quite invisible: for example the mentre molte altre si mimetizzano fino a leaf-tail gecko, a strange reptile which seems a small diventare quasi invisibili: un esempio è il geco-foglia, dragoon. The lemurs are another symbol of Madagascar, strano rettile dall’aspetto simile ad un piccolo drago. and in the Ranomafana National Park there are twelve I lemuri, altro simbolo del Madagascar, sono numerosi species of this animal. If you are quite lucky, you can in queste zone: le specie presenti a Ranomafana sono succeed in sighting more than one during your trip. dodici, e con un po’ di fortuna se ne possono osservare Beyond the naturalistic aspect, this country is really indiverse in una giornata. Oltre all’aspetto naturalistico, teresting even by a cultural point of view. It has ancient questo Paese merita una visita anche per avvicinare le traditions which survive especially out of the big cities. culture e le antiche tradizioni che ancora sopravvivono al di fuori delle grandi città.

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GEOGRAPHICA

La Repubblica del Madagascar è uno Stato insulare situato nell’oceano Indiano, al largo della costa mozambicana, nell’Africa orientale. È noto per la sua biodiversità.

SAUDI ARABIA

AFRICA

ANTANANARIVO MORONDAVA

MADAGASCAR

Il Madagascar è la quarta più grande isola del mondo. Situata nell’oceano Indiano, a quattrocento chilometri dal litorale africano, è uno degli ambienti naturali meglio conservati della Terra, con una biodiversità davvero eccezionale. È attraversata dal Tropico del Capricorno ma vanta climi, habitat e paesaggi differenziati a causa della sua estensione. Il tratto più distintivo è il colore rosso del terreno, dovuto all’abbondanza di ferro.

Madagascar is the fourth largest island in the world. It is located in the Indian Ocean off four hundred kilometers of the southeastern coast of Africa. It is one of the best preserved areas on Earth, with an amazing biodiversity. It is crossed by the Capricorn Tropic but it has different climates, habitats and landscapes because of its size. The most particular characteristic is the red color of the soil, due to the prominence of iron ore.

IN BREVE

Informazioni pratiche, curiosità, note italiche in terra malgascia, uomini e natura: il Madagascar in pillole.

Spostarsi in Madagascar

Il volo per il Madagascar è solitamente abbastanza costoso e può richiedere vari scali e lunghe attese: è bene prenotare con un certo anticipo, per trovare i prezzi migliori. Una volta arrivati, si può scegliere fra tre modi per viaggiare. I voli interni costano da ottanta a cento euro l’uno, e consentono di ridurre molto i tempi di trasferimento; sono la scelta migliore per chi dispone di un periodo limitato. Chi ha più pazienza può noleggiare una jeep, o muoversi con i mezzi pubblici. All’uscita degli aeroporti principali è facile trovare compagnie – più o meno serie – che noleg-

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giano auto, quasi sempre con autista. È bene però ricordare che gli spostamenti sull’isola sono molto lunghi, le strade dissestate e i locali tendono a guidare in modo spericolato. Infine, chi desidera un contatto stretto con la popolazione può optare per i taxi-brousse, pulmini sgangherati e stracolmi di gente che spesso percorrono lunghe tratte, con trasferimenti che possono durare vari giorni. Il prezzo è estremamente modico, ma è necessario dotarsi di spirito di adattamento e buona resistenza. •


L’Hotel Tre Cicogne, anima tricolore La disponibilità degli alberghi varia da strutture extralusso a stamberghe malandate; con una cifra modesta (venti, venticinque euro) è possibile pernottare in una camera discreta. In alcune zone l’elettricità è presente solo per un paio di ore al giorno; è bene informarsi sugli orari in cui la rete è attiva, se si desidera ricaricare apparecchiature elettroniche. Un indirizzo che consigliamo è l’Hotel Tre Cicogne a Morondava, gestito da un simpatico ragazzo italiano, Gabriele, che si è trasferito stabilmente in Madagascar. •

Il parco nazionale dell’Isalo Il parco dell’Isalo, caratterizzato da paesaggi spettacolari e dalla presenza del tipico lemure Lemur catta, è una destinazione da non perdere, necessaria in particolare per un amante della natura. Quest’area del Paese alterna praterie, a canyon, a boschi di palme. Si può trovare una guida per la visita nel vicino paese di Ranohira; alcune parlano anche italiano. Come sempre, è fortemente consigliata l’escursione all’alba, sia per la migliore luce adatta alla fotografia sia per sfuggire al calore della giornata. •

AGRICOLTURA E ARTIGIANATO L’agricoltura e l’allevamento sono la fonte di sostentamento principale in queste zone, e il tempo sembra essersi fermato. Molte aree non sono raggiunte da elettricità e acqua corrente, e la gente lavora la terra con strumenti e metodi vecchi di centinaia di anni. L’artigianato si basa sui prodotti della terra: nelle zone costiere, si incontrano spesso bancarelle che espongono prodotti realizzati con conchiglie; nell’entroterra si possono acquistare pietre lavorate e fossili, e in diverse aree si trovano sculture e utensili in legno. Gli artigiani locali sono felici di mostrare a chi è interessato il loro lavoro, magari in cambio di una piccola mancia e di qualche acquisto. La lavorazione del legno avviene in modo totalmente manuale, usando scalpelli, piccole lame e carta vetrata. Giovani e anziani sanno realizzare opere sorprendenti, davanti agli occhi del curioso viaggiatore. •

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IN BRIEF Practical information, tid bits, Italian notes in the Madagascan land, men and nature. Madagascar in a nutshell. Madagascar travel tips The flight to Madagascar is usually quite expensive and usually it is not nonstop. It is better to book quite in advance, to find the best prices. When you land you can choose one of these methods to travel. The plane, for example. You can pay from eighty to one hundred euro for each flight. Planes allow to reduce the time of transfers and they are the best choice for who has not a lot of time to spend in this country. Who has more patience can rent a jeep or choose to move with the public transportation. When you go out of the airport you can easily find different companies – which can be more or less serious – that rent cars, not always with a driver. It is important to underline that the distances on the island are really great, the road are dirt and the local drivers are often so reckless. Who desires to really encounter the population can choose the taxi-brousse, junk heaps full of people that often travel even for some days, from a city to another. The prices are really low, but it is better to have a great spirit of adaptability and to be ready to build up your stamina.•

The Isalo National Park The Isalo National Park can offer a wonderful landscape and here you can see the nice and typical Lemur Catta. It is a destination that you cannot miss, in particular if you are a lover of nature. This area of the country alternates prairies to canyons, to woods of palms. You can find an expert guide in the near town of Ranohira. Some of these guides speak also Italian. As always, we suggest an outing at dawn, both for the better light to take photos but even to avoid the hottest hours of the day. •

AGRICOLTURE AND BREEDING

The Trecicogne hotel, Italian spirit

The agriculture and the breeding are the most important means of support in these areas, and the time seems to stand quite still. There are big areas without electricity and water in the houses, people cultivate with old tools and methods, which are dated back to their forefathers. Craft is based on what this land can offer. Near the sea you can often find stands, which sell products realized with shells. In the inland you can buy refined stones and fossils, and in some areas you can find sculpture and tools made of wood. The local crafters are happy to show their handicrafts to who is interested in their work, especially in exchange of a small tip or a buy. The wood is worked completely by hand, using chisels, small knifes and sandpaper. Young and old people can realize amazing works, before the eyes of the curios travellers. •

There are a lot of different hotels, from luxury structures to shabby hovel; at a very good price (twenty, twenty-five euros) you can spend a night in a decent room. In some areas electricity is available only for some hours a day, so it is better to discover when it is available if you need to recharge electronic equipment. We suggest the Trecicogne hotel at Morandova. An inner garden offers a haven of freshness and shade during the hottest hours of the day giving you a glimpse of the region’s flora. The hotel is managed by a nice Italian guy, Gabriele who live here in Madagascar. •

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REPORTAGE

La Gomera,

ambiente primordiale Canarie, Parco Nazionale Garajonay fotografie Fabio Liverani testi fabio liverani, simona casalboni

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agli anni 1960. Oggi il fenomeno si sta invertendo. Non è difficile descrivere La Gomera: 352 km 2 di forma circolare, con un diametro di circa venticinque chilometri. È conosciuta come il gioiello segreto delle isole Canarie, perché preservata dal difficile accesso – solo via mare, fatta eccezione per un piccolo aeroporto dalla pista troppo corta per l’atterraggio di aerei di linea – e dalla mancanza di spazi adatti alla costruzione di grandi resort. È la più selvaggia e la più frastagliata dell’arcipelago: il suo tetto si chiama Garajonay (1.487 metri sul livello del mare), monte-simbolo dell’omonimo parco nazionale istituito nel 1981 ed inserito dall’Unesco nella lista dei patrimoni dell’umanità dal 1986. Monte e parco rievocano una coppia di amanti guanci: Gara e Jonay, appunto, dalla storia molto simile a quella dei nostrani Romeo e Giulietta, poi ripresa e resa immortale in chiave shakespeariana. Gara fu una principessa di Agulo, piccolo centro de La Gomera. Durante il festival di Beñesmén, era usanza per le donne non maritate del luogo di fissare il pro-

La Gomera, primordial land

L

a Gomera è la seconda isola più piccola dell’arcipelago delle Canarie, distante solo centoventi chilometri dalle coste del Marocco: amministrativamente è parte della Spagna, e quindi dell’Europa, ma caratterialmente è molto più vicina alle tradizioni sudamericane. Fu proprio nelle coste meridionali di questo continente, principalmente a Cuba e nel Venezuela, che emigrarono gli isolani de La Gomera in cerca di fortuna, a partire dal 1730 e fino

Canary Islands Garajonay National Park La Gomera is the second-smallest of the Canary Islands, far just one hundred twenty kilometers from the coasts of Morocco. By an administrative point of view it is part of Spain, and therefore of Europe, but by a cultural point of view it is closer to SouthAmerican traditions. And, from 1730 to 60s, a lot of inhabitanst of La Gomera moved to this continent, principally to Cuba and Venezuela, to seek their fortune. Today the roles are starting to reverse. It is not hard to describe La Gomera: it is roughly circular; 352 square kilometers. It is about twenty-five km in diameter. It is famous as the secret jewel of the Canary Islands, because it is preserved by a very difficult access – just by sea, except for a little airport which has a too short landing strip for normal planes – and by the lack of space adapted to the building of big seaside resorts. It is the wildest and the most indented island of the archipelago: the highest point on the island at 1,487 meter above sea level is a rock formation named after Garajonay. This is the symbol of the homonymous National Park founded in 1981, which was declared World Heritage Site by UNESCO in 1986. The peak and park are named after the doomed Guanche lovers Gara and Jonay, whose story evokes those of Romeo and Juliet, which is become immortal thanks to William Shakespeare. Gara was a princess of Agulo, a small town of La Gomera. During the festi-

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Fra le Canarie, La Gomera è nota per la sua biodiversità La Gomera’s biodiversity is famous in the Canary Islands. val of Beñesmén, it was the custom of unmarried girls prio riflesso nelle acque di Chorros del Epina: of Agulo to gaze at their reflections in the waters of se fosse stata chiara, avrebbero trovato mariChorros del Epina. If the water was clear, they would to; se fangosa, avrebbero subito un infortunio. find a husband; if muddy, some misfortune would beQuando Gara si specchiò sulla superficie, vide chiafall them. When Gara looked at the water, she saw her ramente il proprio riflesso: ma fissò l’immagine così reflection clearly. However, she gazed too long and the a lungo che il sole la accecò temporaneamente. Un sun’s reflection blinded her temporarily. A wise man saggio, di nome Gerián, le disse che avrebbe dovunamed Gerián told her that this meant that she needed to evitare l’ardore della passione, altrimenti l’avrebbe consumata. Jonay era il figlio del re Dall’isola, di forma circolare, si to avoid all fire or it would consume her. di Adeje, su Tenerife, ed era arrivato staglia un monte che è il tetto, il Jonay was the son of the king of Adeje sull’isola per celebrare queste cerimonie. Garajonay, con i suoi 1.487 metri on Tenerife who arrived on the island to sul livello del mare. celebrate these ceremonies. Jonay’s particiLa sua partecipazione ai giochi attrasse l’attenzione di Gara, e i due si innamora- The island is circular and its roof is pation in the ensuing games attracted the rono. Sfortunatamente, quando la notizia a mountain, the Garajonay: the hi- attention of Gara, and the two fell in love. ghest point on the island at 1,487 Unfortunately, when the engagement was divenne pubblica, il vulcano Teide – visi- meter above sea. announced, the volcano Teide, visible from bile da La Gomera – iniziò ad eruttare: La Gomera, began to erupt as if in disapproval. This il fatto venne interpretato come un segno di was interpreted as a bad sign and the couple’s respecdisapprovazione, e i genitori dei giovani ruptive parents broke the engagement. Jonay was made to pero il fidanzamento. Jonay ritornò a Tenerireturn to Tenerife, but one night, he swam across the fe, ma una notte attraversò a nuoto il canachannel that separated the two islands and rejoined le che separa le due isole e si riunì all’amata. his beloved. Their respective fathers ordered that the I loro padri ne ordinarono la ricerca: furono trovati two be found. The lovers were soon trapped on a mounin cima alla montagna che oggi porta il nome compotain, where they decided to take their own lives. sto, dove avevano deciso di mettere fine alle loro vite. 86


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La Gomera 89


L’isola La Gomera offre alla vista spiagge vulcaniche di bellezza primordiale, esempi di barranco – forre di terreno roccioso ricoperte di euforbie e ogni sorta di piante grasse – ed una vera e propria foresta di lauri – laurisilva – ed erica arborea. Nel parco nazionale Garajonay, sono quaranta chilometri quadrati di territorio, dove è possibile immergersi nella foresta umida subtropicale ricoperta di muschi e licheni: sembra di essere improvvisamente proiettati nel Cenozoico, la più recente delle tre ere geologiche, che copre un arco di tempo da sessantacinque milioni di anni fa ad oggi. È questo infatti il genere di foresta che all’inizio di quest’epoca ricopriva estese aree europee, e che ancora ha qui nel parco nazionale uno degli esempi più evidenti e straordinari. Altre laurisilve si trovano nelle Azzorre e a Madera. I lauri, principalmente Laurus azorica e Laurus canariensis, sono sempreverdi e raggiungono anche i quaranta metri di altezza. Il territorio del parco si può frequentare e godere in 90

La Gomera offer beautiful volcanic beaches enrolled by a primordial atmosphere. Its shape is rather like an orange that has been cut in half and then split into segments, which has left deep ravines or barrancos – that are rocky canyons covered by Euphorbia and grass plants - between them. There is also the amazing laurisilva - or laurel rain forest. The Garajonay National Park occupies 40 square kilometers, and it is a real humid subtropical rainforest covered by musk and lichens. You feel like you are suddenly catapulted in the Cenozoic era, the most recent of the three geological eras, which covers the period from 65.5 mya to the present. The park provides the best example of laurisilva, a humid subtropical forest that in the Tertiary covered almost all of Europee. There are some others laurisilvas in the Archipelago of the Azores and in Madeira. The laurels, principally Laurus azorica and Laurus canariensis, are evergreen and they can be even forty meters high. The park can be explored wide and far, in fact it is crossed with a


tutta la sua superficie: numerosi sentieri ben segnati consentono trekking per ogni esigenze e difficoltà, considerata la varietà degli ambienti qui presente, che spazia dalle valli, alle forre, ai roques – rocce monolitiche che si innalzano a picco verso il cielo. Ma anche la storia e la cultura non sono da meno. Prima dell’arrivo dei conquistadores spagnoli, infatti, La Gomera e le Canarie erano abitate da indigeni – i guanci – che sopravvissero fino al 1496 o, per meglio dire, furono sterminati prima del 1500. La loro civiltà è oggi ancora viva su queste isole per la presenza di diverse vestigia conservate in ambito museale.

large network of footpaths, being trekking one of the main touristic activities in the island. Other attractive of the National Park is the massive rocks that are found along the island. These are former volcanos whose shape has been sharpened by erosion. But even culture and history are really interesting. Before of the arrival of the Spanish conquistadores, La Gomera and Canary Islands were inhabited by native – the Guanches – who survived until 1496, in fact they were all exterminated before of 1500. Their civilization is still living on these islands as a lot of relics conserved in local museums.

Whale whatching Alla Gomera è possibile, con l’associazione “Oceano” effettuare escursioni in barca per avvistare le balene, le specie più comunemente osservabili sono stenelle e globicefali ma è possibile anche avvistare capodogli e balenottere per un totale di ventuno specie diverse che attraversano queste acque. L’associazione Oceano ha ricevuto nel 2001 il premio internazionale “Media Ambiente” per il lavoro svolto nella divulgazione e nella ricerca su questi mammiferi. L’associazione dispone di tre imbarcazioni che possono ospitare una decina di persone l’una, le possibilità di avvistamento durante le uscite nel periodo migliore, quello primaverile, sono ben del 98%, in pratica quasi assicurate. Il “whale whatching” sta diventando sempre più praticato ed è sicuramente il modo migliore per avvicinarsi a queste incredibili specie, al contrario dei delfinari e altre simili prigioni spesso spacciate per ricerca che invece non hanno che un unico scopo: il lucro, a spese di animali dall’intelligenza straordinaria. whale watching Oceano Gomera S.L. is a Whale Watching operator who stands for a respectful Whale Watching. They offer respectful encounters with whales and dolphins and to inform and raise awareness about cetaceans and the ocean. During tours mostly you can meet stenellas and long-finned pilot whales, but even sperm whales and rorquals. 23 different species of dolphins and whales have already been sighted here. The Oceano won in 2001 the international environmental media award, because of its work. Three boats can accommodate a dozen people each, and the chances of sighting during outings in the best time – in spring – are as much as 98%, thus virtually assured. The whale watching is more and more practiced and, it is the best method to discover these wonderful species, on the contrary of Dolphinariums and other structure like these that – even if they are presented as institute of scientific research – they often are just business that exploit these so intelligent animals. 91


GEOGRAPHICA

La più selvaggia delle isole Canarie, e la seconda più piccola dell’arcipelago, La Gomera è una terra circolare di chiara origine vulcanica. lanzarote

la palma tenerife la gomera el hierro

fuerteventura

gran canaria

CANARIE AFRICA

La Gomera è un’isola tropicale di forma circolare, che misura 352 km 2 con un diametro di circa venticinque chilometri. Come tutte le altre che compongono l’arcipelago delle Canarie, situato nell’oceano Atlantico al largo dell’Africa nordoccidentale, rivela chiara origine vulcanica. Al centro, infatti, si erge un monte di ragguardevole quota, che sale fino a 1.487 metri sul livello del mare: il Garajonay. La Gomera è la più selvaggia e frastagliata: parte del suo territorio è parco nazionale dal 1981 e patrimonio dell’umanità Unesco dal 1986.

La Gomera is a tropical and circular island; it is about 352 km2 and twenty-five kilometers in diameter. As the other islands of the Canary archipelago placed in the Atlantic Ocean and off the north-west Africa, it is clearly of volcanic origin. At the center of the island there is an very high mountain, the Garajonay which rises to 1487 meters above sea. La Gomera is the wildest and the most indented of the seven islands: a big portion of its territory is a National Park since 1981 and it was declared a UNESCO World Heritage Site in 1986.

IN BREVE Natura pura, peculiarità linguistiche, sapori canari e l’essenza di un’isola: questo è il momento per godere La Gomera. La celebrità di un fischio Il silbo gomero – propriamente, il fischio de La Gomera – è una caratteristica culturale dell’isola riconosciuta dall’Unesco come opera del genio creativo dell’umanità. Si tratta di un linguaggio fischiato, praticato dai pastori per comunicare attraverso le valli e le forre, udibile e comprensibile fino ad alcuni chilometri di distanza. Creato dai primi abitanti dell’isola, si diffuse in modo minore anche nelle altre isole, e tuttora qualche residuo è noto anche a El Hierro. Impiega otto suoni, quattro indicati come vocali, gli altri come consonanti. In tal modo si possono esprimere circa quattromila concetti-parole. Per variare i suoni si mettono le dita in bocca, ed una o entrambe le mani vengono utilizzate per am92

plificarli. Uno studio realizzato nel 2005 dall’Università de La Laguna indica che, a livello cerebrale, il processamento del silbo avviene alla stessa maniera del linguaggio parlato, ovvero utilizzando le stesse aree linguistiche. Dato il pericolo della sua scomparsa, dovuta allo sviluppo di sistemi di comunicazione alternativi ed al fatto che l’attività che lo impiegava – la pastorizia – stava scomparendo, il governo locale ne promosse la conservazione nel 1999 dichiarandolo patrimonio etnografico delle Canarie. Attualmente, nelle scuole di La Gomera, un corso di silbo viene proposto agli alunni in modo facoltativo. •


Alloggi e cucina canaria Se siete a La Gomera, non potete perdere un pranzo a base di pesce nella splendida spiaggia La Caleta al ristorantino “Macondo”, presso Hermigua: aperto tutto l’anno, non dispone di telefono e la strada per raggiungerlo non è ben segnalata, ma è sufficiente chiedere de La Caleta ad Hermigua ed uno stretto e tortuoso percorso vi condurrà in uno splendido angolo marino. Altri indirizzi: Ristorante Conchita, contrada De Arure a Valle Gran Rey, tel. +34 922 804110, www.casaconchita.com; La Montaña o Casa Efigenia, la migliore cucina tradizionale dell’isola con prezzi eccezionali e possibilità di affittare camere a due passi dal parco nazionale Garajonay, località Las Hayas, tel. +34 922 804077, email info@efigenianatural.com, www. efigenianatural.com; per chi desidera un alloggio lussuoso, in perfetto stile coloniale, il Paradores è un luogo tranquillo e panoramico, dai giardini meravigliosi, a San Sebastián de la Gomera, tel. +34 922 871116, www.parador.es. Sui confini del parco nazionale Garajonay è anche presente un campeggio, spartano ma collocato in una bellissima zona, ai bordi della laurisilva: Casa Rural “La vista”, località El Cedro, Hermigua, tel./fax +34 922 880949. Per un servizio di guide turistiche ci si può rivolgere a La Gomera Travel Service: tel./fax +34 922 800411, email info@travel-gomera.com, www.travel-gomera.com. •

Centro di riproduzione “Lagarto Gigante de La Gomera” La lucertola gigante de La Gomera (Gallotia bravoana) è stata considerata una delle specie più minacciate al mondo. Nel 1999 si stimò che ne sopravvivevano meno di cinquanta esemplari in un areale di circa un ettaro, troppo vicino alla crescente città di Valle Gran Rey. Grazie al progetto europeo Life è stato aperto un centro di riproduzione che ha portato la popolazione, oggi, a centoventuno esemplari. La Gallotia bravoana è un sauro di dimensioni ragguardevoli – facilmente supera i cinquantasettanta centimetri – è molto timida, schiva e di difficile riproduzione: è stata salvata in extremis ma, nonostante gli sforzi, ripopolare il suo ambiente sta risultando molto difficile. La strategia del centro è quella di non impiegare incubatrici, ma lasciare che le riproduzioni avvengano il più naturalmente possibile negli enormi terrari all’aperto, protetti dai predatori. Info: www.gigantedelagomera.org. •

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IN BRIEF

Wild nature, linguistic distinctive features, culinaryspecialties and the essence of an island: this is the moment to enjoy La Gomera. Recovery Center “Lagarto Gigante de La Gomera” The La Gomera Giant Lizard (Gallotia bravoana) has been considered one of the most endangered species of the world. In 1999 there were less than fifty specimens in a range of almost a hectare, too close to the growing city of Valle Gran Rey. A breeding centre has been opened thanks to the European project “Life”, so now we can count one hundred twenty-one specimens. The Gallotia bravoana is a quite big saurian – it can be longer than fifty-seventy centimetres –, it is quite shy and diffident. They are oviparous reptiles that, unlike other saurians, make a very low reproductive investment. It has been saved at last minute, but it is very hard to succeed in repopulating its environment, despite the efforts. The strategy of the center is to not use breeders, but hale animals to breed as naturally as possible in the huge outdoor terrarium, protected from predators. Information www.gigantedelagomera.org. •

Where to sleep and where to eat

A very famous whistle

If you are in La Gomera you cannot miss a fish lunch on the wonderful La Caleta beach by the “Macondo” Restaurant, near Hermingua: it is open all year, no telephone, and the road to reach it is not well reported, but simply ask about La Caleta at Hermigua and a narrow winding path takes you on a wonderful spot close to the sea. Other addresses: Ristorante Conchita, contrada De Arure a Valle Gran Rey, tel. +34 922 804110, www.casaconchita.com; La Montaña o Casa Efigenia, the best traditional cuisine of the island at best prices where you can rent a room, too. It is very close to

The Silbo Gomero, Spanish for Gomeran Whistle, is a cultural characteristic of the island and it was declared as a Masterpiece of the Oral and Intangible Heritage of Humanity by UNESCO. It is a whistled language spoken in particular by shepherds to communicate across the deep ravines and narrow valleys that radiate through the island. Invented by the original inhabitants of the island, the Guanches, it was spoken even on the other islands, as el Hierro. There are eight different sounds in the Silbo, only two vowels and four consonants. They can express almost four thousands concepts-words. To vary the sounds the inhabitants of the island put their fingers into their mouth and use one or both the hands to amplify the sounds. This variation may reflect differences in speakers’ abilities as well as in the methods used to elicit contrasts. A study, realized in 2005 at the La Laguna University has demonstrated that, at a cerebral level, the silbo is understood as a normal spoken language. In fact, to understand it, the inhabitants of La Gomera use the same linguistic areas. When this unique medium of communication was about to die out in the late 20th century, the local government declared it ethnographic heritage of the Canary Islands in 1999. Nowadays, in the schools of La Gomera, children can choose to attend a silbo course. •

the Garojonay National Park, at Las Hayas, tel. +34 922 804077, email info@efigenianatural.com, www.efigenianatural.com; who desire a luxury room, in a perfect colonialist style, the Paradores is a quiet and beautiful hotel with wonderful gardens, at San Sebastián de la Gomera, tel. +34 922 871116, www.parador.es. Near the Garajonay National Park there is even a camping, a rather basic accommodation but situated in a beautiful area, at the border of the laurisilva: Casa Rural “La vista”, località El Cedro, Hermigua, tel./fax +34 922 880949. If you need a touristic guide, you can ask to La Gomera Travel Service: tel./fax +34 922 800411, email info@ travel-gomera.com, www.travel-gomera.com. • 94


Botswana, paese di incomparabile bellezza: il Delta dell’Okavango — il più grande delta interno del mondo, il parco nazionale del Chobe con la più numerosa popolazione di elefanti della terra, le savane del Kalahari o le sconfinate depressioni saline del Makgadikgadi. I »Big Five« — leone, rinoceronte, elefante, bufalo e leopardo — sono parte integrante della natura selvaggia del Botswana, che attende di essere scoperta da voi.

www.botswanatourism.eu

Botswana Tourism Karl-Marx-Allee 91 A, 10243 Berlin, Germany Telefon: +49 (0) 30 42 02 84 64, Fax: +49 (0) 30 42 25 62 86 E-Mail: info@botswanatourism.eu, www.botswanatourism.it


REPORTAGE

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Il tesoro dei Caraibi?

La Repubblica DominicaNA turismo ecologico nel cuore delle Antille fotografie Christian Patrick Ricci testi Marinella Bellan

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«I

n nome dei Reali di Spagna prendo possesso di quest’isola, che chiamerò in loro onore Hispaniola». Queste devono essere state, più o meno, le parole dell’ammiraglio Cristoforo Colombo, quando mise piede per la prima volta, nel dicembre 1492, su quella che sarebbe diventata una delle mete preferite da molti turisti: la Repubblica Dominicana. A distanza di più di cinquecento anni atterriamo all’aereoporto di La Romana, dove un accogliente «Hola amigos!» ci trasmette la sensazione di essere tornati a casa, tra gente conosciuta. Ed è in quel momento che nutro la speranza di riuscire a ripartire con la cognizione di aver capito lo spirito caraibico. Innanzitutto è doverosa una precisazione: la Repubblica Dominicana è erroneamente nota con la generica definizione di Santo Domingo, che in realtà è il nome della stupenda capitale. A voler dimostrare rispetto per un Paese, è bene usare la terminologia corretta: otterremo in cambio uno dei caldi e meravigliosi sorrisi di questo popolo, che sanno entrare nel cuore. Non a caso siamo nella cosiddetta “terra dei sorrisi”.

Hispaniola è il nome che Colombo diede all’isola The original name that Columbus gave the island Hispaniola.

Treasure of the Caribbean.

It is the Dominican Republic!

eco-tourism in the heart of the West Indies “In the name of the Spanish royal family I take possession of this island of Hispaniola, which I name in their honor.” These could have been, more or less, the words of Admiral Christopher Columbus when he set foot for the first time in December 1492, on what would become the favoured destination of the many tourists who visit the Dominican Republic. Five hundred years after Columbus, we landed at the airport of La Romana, where a friendly “Hola amigos!” gave us the feeling of returning home, among people we know. Already, at that very moment I start to hope that I would be able to leave knowing that I managed to understand the spirit of the Caribbean. First, let’s clarify something: the Dominican Republic is popularly if mistakenly known by the name of Santo Domingo, which is actually the name of the beautiful capital. In order to show respect for a country, you should use the correct terminology: in return, we will get the warm and wonderful smiles of these people, 99


Il lago Enriquillo, con l’isola Cabritos, forma il Parco Nazionale Lake Enriquillo with the island of Cabritos, form the Isla Cabritos National Park which has vegetation suited for arid conditions. Il nostro viaggio prevede di lasciarci alle spalle le zone più conosciute e turistiche, per addentrarci ed approfondire la parte a sud-ovest dell’isola, dove gli ecosistemi si differenziano chiaramente in un territorio piuttosto circoscritto. La regione di Barahona, con l’omonima e pittoresca città Santa Cruz de Barahona, è l’ingresso verso un paradiso indimenticabile. Attraversiamo borghi vivaci e colorati prima di arrivare a Oviedo, al centro di visita del parco nazionale di Jaragua, dove incontriamo il dottor Jorge Brocca, direttore della Società Ornitologica dell’isola, che ci spiega l’importanza e le finalità ecoambientali dei vari parchi e delle zone protette istituite dal governo dominicano: questo data 1987. Doveva essere un breve incontro ma, coinvolto dal nostro entusiasmo sull’argomento, il direttore si presta da cicerone, rivelandosi – oltre che professionista esperto – anche persona cordiale e disponibile. Insieme a lui, esploriamo in barca i ventisette chilometri quadrati di acqua salata presente in quest’area, profonda circa un metro e mezzo, dal fondale sabbioso e coperto dalla pianta acquatica Ruppia maritima, dove vive – oltre a numerosi tipi di pesci – il Nicholsi cypri100

that will go straight to our hearts. It is no coincidence that we are in what is known as “the land of smiles”. Our travel plan is to leave behind the most famous and tourist areas, and to delve deeper into the south-west of the island, where within a rather limited area, there areclearly different ecosystems. The region of Barahona, with picturesque town of the same name - Santa Cruz de Barahona - is the gateway to an unforgettable paradise. We pass villages full of bright and vibrant colours before getting to Oviedo, the visitors centre of the Jaragua National Park, where we meet Dr. Jorge Brocca, Director of the Ornithological Society of the island, which explains the importance and aims of the various parks and eco-environmental protected areas established by the Dominican government back in 1987. It was supposed to be a short meeting, but getting carried away by our enthusiasm on the subject, the director offered himself as a guide. Apart from being a highly experienced professional, he revealed the other side of his character – as a friendly and helpful person. With him, we take a boat and explore the twenty-seven square miles of salt water found in this area, about five feet deep, sandy bottom, covered by the aquatic Widgeongrass (Ruppia maritima), where apart from the nu-


nodon, specie autoctona osservata solo in questa laguna. Grazie ad un raro ambiente naturale, poi, si ammira un’avifauna – varia e protetta – di circa settanta specie stanziali e migratorie: aironi di vario genere, sterne, pellicani, gabbiani, e la colonia più numerosa di tutta l’isola di fenicotteri. Un paradiso per i birdwatcher. Anche la fauna terrestre è interessante: vivono specie in pericolo di estinzione come : l’endemica e suggestiva iguana rinoceronte, il solenodonte e la hutia di Hispaniola. Sullo sfondo, torri eoliche forniscono energia: potrebbero disturbare la vista in un panorama così naturale, invece testimoniano la volontà del governo di sviluppare nuove risorse alternative per fermare la deforestazione, preservando il patrimonio verde nazionale. Proseguiamo verso sud per scoprire una delle più belle spiagge dell’isola, Bahia de las Aguilas. Anch’essa compresa nel parco di Jaragua, è Riserva della Biosfera Unesco: vanta una barriera corallina splendida, ed è qui che vengono a deporre le uova le tartarughe marine. Per arrivarci partiamo da La Cueva, dove è possibile noleggiare un’imbarcazione: in dieci minuti di navigazione, ammirando un paesaggio di rocce e grotte a picco sul mare, presumibilmente abitate dagli antichi indios, si approda su un tratto di costa completamente isolato. é un esperienza incantevole

merous types of fish can be found the Nichols minnow (Nichols cyprinodon), a native species found only in this lagoon. Thanks to a rare natural environment, you can admire the various avifauna - all protected – of around seventy resident and migratory birds species: herons of various kinds, terns, pelicans, seagulls, and the largest colony of flamingos on the island. This is paradise for birdwatchers. The terrestrial fauna is also interesting: here dwell species in danger of extinction such as the endemic and evocative rhinoceros iguana, and the Hutia (Plagiodontia aedium) the rodent of Hispaniola. In the background, wind powered electric generating turbines might disturb the natural scenery, but yet are evidence of the government’s desire to develop new alternative resources to stop deforestation, thus preserving the national green heritage. We continue south to discover one of the most beautiful beaches on the island, Bahia de las Aguilas. Also forming part of the park of Jaragua, it is a UNESCO Biosphere Reserve: a beautiful coral reef is where that sea turtles come to lay their eggs. To get there from La Cueva, we rented a boat: after ten minutes admiring the landscape of cliffs and caves overlooking the sea, presumably inhabited by the ancient Indians, we land on a completely isolated stretch of coastline. It

Enriquillo

Isla Cabritos, riserva caratterizzata da vegetazione arida

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passeggiare sulla sabbia soffice e bianca disseminata di conchiglie, tra acque cristalline che svelano stelle marine colorate sul fondale. Non ci sono palme, né traccia di insediamenti umani. L’ambiente è intatto e incontaminato, il cielo di un azzurro intenso, proprio come doveva essere ai tempi dei pirati che solcavano questi mari, alla ricerca di nascondigli sicuri per i loro bottini. Prima di ripartire da La Cueva approfittiamo di uno spartano ristorantino per gustare ottimo e freschissimo pescado con coco – pesce cotto nel latte di cocco – con aroz blanco, riso bianco, e gli im102

is a wonderful experience to walk on soft sand dotted with white shells, overlooking crystal-clear waters that reveal coloured starfish on the seabed. There are no palm trees, nor traces of human habitation. The environment is intact and pristine, the sky a deep blue, just as it would have been in the days when pirates sailed these seas in search of safe havens for their loot. Before our departure from La Cueva, we take the opportunity to visit a simple restaurant to enjoy a good and fresh ‘pescado con coco’ - fish cooked in coconut milk - with ‘Aroza blanco’, white


senta due peculiarità non comuni, ovvero è situato in un avvallamento a quaranta metri sotto il livello del mare e le sue acque sono salate. Per capirne il motivo dobbiamo tornare indietro di milioni di anni, quando era ancora collegato al mare da un canale: con il tempo, i detriti portati dal Rio Yaque del Sur lo isolò, lasciandoci in eredità un luogo circoscritto, di importanza mondiale per il suo ecosistema. Le scarse precipitazioni, l’alta temperatura, l’ambiente caldo e secco – decisamente desertico – e il fatto di non avere emissari sono fattori che hanno determinato una concen-

Il coccodrillo americano è in via d’estinzione, ne rimangono solo duemilacinquecento esemplari in tutta l’isola The American crocodile is an endangered species, of which only two thousand remain on the island

mancabili e squisiti tostones – fette di platano verde fritte – insieme ad una birra servita in bottiglia avvolta da un tovagliolo e come al solito, molto fredda. A questo punto sono sempre più convinta che la verde isola dominicana sia un autentico forziere, che più che i tesori dei pirati racchiude un patrimonio naturalistico ben più prezioso: e il lago Enriquillo è uno di questi gioielli. Si trova all’interno, a ovest del Paese: il nome richiama l’eroe nazionale taìno che combatté contro i primi conquistatori spagnoli, è il più grande specchio d’acqua dolce dei Caraibi e pre-

rice, and the unmissable and delicious ‘tostones’ fried green plantain slices - along with a beer served in bottles wrapped in a towel and as usual, very cold. At this point I am increasingly convinced that the green island is an authentic Dominican treasure trove, which rather than pirate treasure encompasses a natural heritage much more valuable. Lake Enriquillo is one of these jewels. It is to be found in the western part of the country: the Taíno name recalls the national hero who fought against the early Spanish conquistadores. This largest lake of the Caribbean has two uncommon features: it is located at forty feet below sea level and its waters are salty. To understand why we must go back millions of years, when it was still connected to the sea by a canal. With the passage of time, the debris carried by the Rio Yaque del Sur isolated it, leaving behind a confined place which ecosystem now has global importance. The low rainfall, high temperatures, the warm and dry - definitely desert environment - and the fact that there are no rivers leading out, have led to a salt concentration three times higher than that of the sea. The surroundings can be explored on foot, but hiring a small boat near the town of La Descubierta you can appreciate another of the many secrets found within this ecosystem: a colony of about two thousand five hundred specimens of the American crocodile (Crocodylus acutus). They gather - usually at dawn - in an area where a 103


La vegetazione subtropicale della foresta secca si sviluppa The subtropical dry forest vegetation in the area evolved because of the moderate rainfall and high evaporation trazione salina tre volte superiore a quella del mare. I dintorni possono essere visitati a piedi, ma è noleggiando una delle piccole imbarcazioni vicino alla città di La Descubierta che si potrà carpire un altro dei molteplici segreti di questo ecosistema: una colonia di circa duemilacinquecento esemplari di coccodrilli americani (Crocodylus acutus). Si concentrano – maggiormente all’alba – in una zona del lago dove entra un fiume di acqua dolce. Al suo interno si trova l’isola Cabritos, sede del Parque Nacional Isla Cabritos: visitarla è come tornare indietro nel tempo. Camminare su fossili di conchiglie e osservare – mimetizzate sotto gli alpargata, cactus enormi – le oramai rarissime iguane di Ricord (Cyclura ricordi) restituisce un’atmosfera decisamente preistorica. L’unica nota di colore è il rosso sangue degli occhi di queste creature, su un’isola così arida e brulla in cui si cerca di preservare i pochi esemplari sopravvissuti dall’estinzione totale. Affacciata sul lago si trova la località di Las Caritas – piccole facce, nella lingua locale – un sito archeologico che conserva i petroglifi, volti scolpiti nella roccia, testimoni del grande popolo prehispanico dei taìno, da cui si ammira il lago Enriquillo in tutta la sua estensione. Da un ambiente caldo e secco dal clima infernale 104

river of fresh water enters ​​the lake. Within is Cabritos Island, home to the Parque Nacional Isla Cabritos: visiting it is like stepping back in time. Walking on fossil shells and observing - camouflaged under the huge cacti alpargata, - the now rare Ricord iguanas (Cyclura memories) gives a decidedly prehistoric feel. The only colour is the blood red eyes of these creatures, so dry and barren is the island. This is an attempt to preserve the few surviving examples from total extinction. Overlooking the lake is the village of Las Caritas - small faces, in the local language - an archaeological site that preserves petroglyphs carved into the rock faces, silent witnesses of the great pre-hispanic Taino people. From here, you can admire Lake Enriquillo in all its length. From a warm, dry climate we descend from hell to Paraiso, a haven of rain forest, waterfalls, rivers, where there is the Rancho Platon (www.ranchoplaton. com). Surrounded by greenery, is a welcoming structure that combines fine quality and service experience in total contact with nature, yet with zero impact on the environment. Electricity comes from hydroelectric power plants that use water from the surrounding rivers, without damaging or even impacting on the area. This is an eco-lodge, where, besides enjoying absolute


scendiamo verso Paraiso, il paradiso appunto: foreste pluviali, cascate, fiumi, dove sorge il Rancho Platòn (www.ranchoplaton.com). Immersa nel verde, è una struttura ricettiva che unisce qualità e servizi raffinati a un’esperienza a contatto totale con la natura, a impatto zero. L’energia è prodotta da centrali idroelettriche che sfruttano l’acqua dei fiumi circostanti, senza danneggiare o modificare il territorio. Un ecolodge dove, oltre a godere di una quiete assoluta, si possono praticare attività ed escursioni e provare l’esperienza unica di dormire in una casa sugli alberi. Da una gemma della foresta ad una della montagna: nelle vicinanze di Barahona si trova l’unica miniera al mondo di larimar, una pietra semipreziosa di origine vulcanica detta anche pietra delfino per le sue tonalità blu-azzurro. Nonostante sia stata scoperta nell’ormai lontano 1916, ancora oggi è conosciuta solo dagli esperti di preziosi, e questo la rende ancora più affascinante: indossarla al collo è come avere con sé la magia speciale di questa terra. Rimanendo all’interno della regione ci dirigiamo verso Cachote – più conosciuta come “Selva Nublada” – un’area boschiva nelle montagne del Bahoruco orientale. Un’escursione al suo interno può dare l’idea della biodiversità della flora e della fauna presenti:

peace, you can enjoy activities and excursions and try the unique experience of sleeping in a tree house. From the forest to a gem of a mountain: near Barahona is the only mine in the world of larimar, a semi-precious stone of volcanic origin also known as dolphin stone for its bluish hues. Although it was discovered back in 1916, is still only known by experts of precious stones, and this makes it even more fascinating: wearing it around your neck is just like putting on the special magic of this land. Staying within the region we head towards Cachot - better known as “Selva nublado” - a wooded area in the mountains of Eastern Bahoruco. A trip into the area gives an idea of ​​ the biodiversity of flora and fauna: a rain forest, where tree ferns, bromeliads, different types of orchids and other native plants are profiligate, along with more than thirty species of birds, including hummingbirds and parrots as well as reptiles, mammals and colorful butterflies. In short, an Eden that needs to be protected. A tourism development project is being implemented in these areas with some decisions worthy of note: the increase of tourists who choose the region as a travel destination will have an influence on the socio-economic development of the country. This will develop

Bosque seco in aree con pioggia moderata e ad alta evaporazione

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gLI ultimi dinosauri L’Iguana ne

a

di

Ricord

Hispaniola,

(Cyclura è

ricordii)

considerata

è

specie

una in

delle

due

pericolo

specie di

endemiche

estinzione

di

(specie

iguainseri-

ta nella red list di IUCN) a causa della perdita di habitat per lo sfruttamento agricolo e l’esigenza di nuovi pascoli, oltre come fonte alimentare per l’uomo. Vengono inoltre uccise dai pastori per la falsa credenza che le creste delle iguana aprano le pance del bestiame. La popolazione selvaggia valutata è soltanto 2.000-4.000 esemplari Si trovano nelle vicinanze del Lago Enriquillo, in alcune località della provincia di Pedernales e Isola Cabritos.

the last dinosaur Ricord’s Iguana (Cyclura Ricordii), one of two endemic species of iguanas on Hispaniola, is considered an endangered species (species listed in IUCN red list) due to loss of habitat for agricultural use and the need of new pastures, as well as a food source for humans. It also killed by the shepherds due to the false belief that the crests of the iguana open the bellies of livestock. The estimated wild population is now only 2000-4000 individuals. They are located in the vicinity of Lake Enriquillo, in some localities of the province of Pedernales and Cabritos Island.

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L’IGUANA RINOCERONTE

Cyclura

Detta anche Iguana cornuta la Cyclura cornuta è una specie endemica di rettile della famiglia Iguanidae. Abita in zone rocciose o costiere e foreste secche e spinose. è più comune sull’isola di Beata e Jaragua National Park nella penisola Barahona e l’isola del Lago Enriquillo. Gli adulti raggiungono una lunghezza da 2 a 4 metri di lunghezza. Come altre specie di iguane, ha una testa forte, gambe forti e un corpo pesante. Deve il suo nome al corno esposto nella parte superiore del muso dai maschi. Le iguane rinoceronte si nutrono principalmente di frutta, foglie e fiori, ma occasionalmente mangiano insetti, uova e altri piccoli rettili. Le iguane raggiungono la maturità sessuale tra i 5 ei 9 anni. La stagione degli amori inizia nella stagione delle piogge da maggio a giugno. Durante questo periodo, i maschi di questa specie diventano territoriali e aggressivi con gli altri maschi. Le iguane sono monogame per l’intera vita. L’iguana rinoceronte è una specie in pericolo a causa della caccia e della distruzione dell’habitat. Si stima che la popolazione selvatica di iguane sia di 15.000 esemplari.

Rhinoceros Iguana The Iguana iguana or horned rhinoceros (Cyclura cornuta) is an endemic species of reptile family Iguanidae. It lives in rocky areas or coastal dry forests and thorny bush. It is most common on the island of Beata and Jaragua National Park in the Barahona Peninsula and the island of Lake Enriquillo.Adults reach a length of 2 to 4 meters in length. Like other species of iguana, it has a strong head, strong legs and a heavy body. It owes its name to the exposed horn at the top of the muzzle on the males. The rhinoceros iguanas feed primarily on fruit, leaves and flowers, but occasionally eat insects, eggs and other small reptiles. The iguanas reach sexual maturity between 5 and 9 years. The mating season begins in the rainy season from May to June. During this period, the males of this species become territorial and aggressive with other males. Iguanas are monogamous for the entire life. The iguana rhino is an endangered species because of hunting and habitat destruction. It is estimated that the wild population of iguanas is of 15,000 individuals.

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Le incisioni d’arte rupestre sono presenti in centinaia di grotte sparse in tutto il territorio dominicano The rock art engravings are found in hundreds of caves throughout the Dominican Republic

TAINO, un grande popolo prima di colombo

Vivevano sull’isola di Hispaniola all’epoca dello sbarco di Colombo, vivevano di pesca, caccia e agricoltura ed erano un popolo pacifico e ospitale. All’inizio accolsero favorevolmente l’arrivo degli spagnoli, si presume che al loro arrivo il numero degli Indios fosse più di 60.000, dopo circa cinquanta anni erano quasi completamente scomparsi, indeboliti dalla schiavitù lo sfruttamento e le malattie sconosciute con cui vennero a contatto. Si rifugiarono all’interno, sulle montagne da dove intrapresero le prime battaglie contro i Conquistadores; ma ben presto sia per l’inferiorità nelle armi, sia per la disonestà degli spagnoli, di tutti i cacicchi (nome dei capi tribù) ne rimase uno solo: l’indomito Enriquillo. Si nascose nella zona dell’odierna Barahona, vicino ad un lago dove il territorio era aspro e inospitale, non cercò mai lo scontro diretto ma li estenuò continuamente con brevi ma efficaci sortite, esasperandoli a tal punto che nel 1532 la Spagna firmò un trattato di resa, sull’isola Cabritos al centro del lago, con cui riconosceva al giovane taìno la libertà di vivere indipendente nella sua selvaggia regione. Morì purtroppo un anno dopo probabilmente per una polmonite. Rimasero però vive la sua tenacia e la sua fama, tanto da divenire eroe nazionale e da chiamare il lago con il suo nome: il lago Enriquillo.

a great people before colombo They lived on the island of Hispaniola at the time of the landing of Columbus, lived by fishing, hunting and agriculture, and were a peaceful and hospitable people. At first, they welcomed the Spaniards, it is assumed that on their arrival, the number of Indians were more than 60,000. After nearly fifty years they had almost completely disappeared, weakened by slavery exploitation, and diseases which were unknown prior to this contact with Europeans. They took refuge in the mountains where they waged the first battles against the Conquistadores but soon, partly due to the inferiority in weaponry and the sly tactics of the Spaniards, of all the cacicchi (tribal chiefs) it was only one remained: the indomitable Enriquillo. He hid in the area of ​​today’s Barahona, near a lake where the land was harsh and inhospitable. He never sought direct confrontation, but wore them constantly with brief but effective sorties. The Spaniards got so exasperated that in 1532, Spain signed a treaty of surrender on the island of Cabritos in the middle of the lake, which granted to the young Taino, the freedom to live independently in the wilderness. Unfortunately he died a year later probably from pneumonia. Memory of his tenacity and his fame lived on however, becoming the national hero and now has a lake named after him: Lake Enriquillo. Their

social

model

and their lifestyle have been, in the last years, menaced by the interest of the governments they live. Bushmen are hunters-gatherers. They are real famous as great hunters, and they are named after scorpion-men because of their habit to poison the arrows with the milky sap of the Euphorbia damarana, a kind of plant that lives in the desert. 110


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Le Foreste tropicali pluviali (Tropical Cloud Forest) sono ecosistemi forestali con flora e piante dalle strutture caratteristiche. Sono presenti in latitudini dove l’atmosfera è caratterizzata da una copertura nuvolosa persistente - stagionale. Questo fenomeno riduce le radiazioni solari e l’evaporazione dell’acqua, le nebbie contribuiscono ad aumentare l’umidità dando vita al fenomeno delle piogge orizzontali. The tropical rain forests (Tropical Cloud Forest) flora and forest ecosystems contain plants with characteristic structures. These can be found in latitudes where the atmosphere is characterized by a persistent seasonal cloud cover. This phenomenon reduces solar radiation and evaporation of water, with fog adding to the humidity thus giving rise to the phenomenon of horizontal rain

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Bromelie, orchidee ed ebano verde, oltre alle felci arboree Bromeliads, orchids and green ebony, as well as tree ferns thrive at 1400 metres in the Cachot nature reserve

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una foresta pluviale dove felci arboree, bromelliacee, in harmony with the environment, contributing the diversi tipi di orchidee e altre piante endemiche abpromotion of an ecotourism that will not upset the bondano, insieme a più di trenta specie di uccelli, tra pristine habitat still present, but will complement it. cui colibrì e pappagalli, ma anche rettili, mammiferi Such a green philosophy has already been adopten for e farfalle variopinte. Insomma, un eden da tutelare. a number of years by the Casa Bonita Tropical Lodge. È in atto un progetto di sviluppo turistico in queste Returning to the east, is well worth a day trip to anothzone con una prerogativa degna di nota: l’aumento er masterpiece of nature, Saona Island, so named in dei turisti che sceglieranno la regione come meta di honour of the crewmember of Columbus’ expedition viaggio avrà un’influenza sullo sviluppo who first sighted itand who was a native socio-economico del Paese che dovrà L’Anolide verde di Hispaniola of Savona. Two small fishing communi(Anolis chlorocyanus) è una specie svilupparsi armonicamente con l’am- endemica dell’l’isola Dominicana. ties are the only traces of man, while the biente, contribuendo alla promozione I maschi hanno un lembo azzurro rest consists of palm trees and mangrove di un ecoturismo che non stravolgerà sulla gola. forests, shelter for many birds such as the gli habitat incontaminati ancora presen- The green anole of Hispaniola frigate (Fregata magnificens), known for ti, ma si integrerà con essi. Una filoso- (Anolis chlorocyanus) is a species its spectacular acrobatics. This corner of fia green che anche il Tropical Lodge di endemic to the Dominican islands. the Eastern national park goes from virgin Males are identified by a blue strip Casa Bonita ha adottato da alcuni anni. on the throat. white beaches to lush green vegetation. Ritornando verso est, merita una giornaYou can not leave the Dominican Repubta, la visita di un altro capolavoro della natura, l’isolic without having visited the capital which - perhaps la di Saona, così chiamata in onore di un membro few know - has a number of firsts: it is the oldest dell’equipaggio di Colombo, nativo di Savona, che city, is home to the first hospital, the monastery is per primo l’avvistò. Due piccole comunità di pescathe longest established, as well as the cathedral and tori sono le uniche traccie dell’uomo, mentre il resto has the oldest stone fortress of new world, all enclosed sono palme e foreste di mangrovie, rifugi di numerowithin the so-called colonial area which was declared si uccelli come la fregata (Fregata magnificens), nota a UNESCO World Heritage Site in 1990. You enter

Epifite

vivono a 1400 metri nella riserva della biosfera di Cachote

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per le sue spettacolari acrobazie. Un angolo del parco nazionale dell’ Este, dalle vergini spiagge bianche e dalla verde e rigogliosa vegetazione. Non si può ripartire dalla Repubblica Dominicana senza aver visitato la capitale che – forse pochi sanno – vanta diversi primati: è la città più antica, ospita il primo ospedale, il monastero più datato, così come la cattedrale e la fortezza in pietra più vecchie del nuovo mondo, tutti racchiusi nella cosiddetta zona coloniale, dichiarata nel 1990 patrimonio dell’umanità dall’Unesco. Vi si entra attraverso la Porta de la Misericordia. È davvero emozionante passeggiare tra case che emanano ricordi ancora tanto significativi: ogni pietra, ogni rovina richiama la vita del XV secolo e la storia del Nuovo Mondo. La Porta del Conde conduce direttamente nel Parco dell’Indipendenza, dove sorge l’Altare della Patria – che accoglie in perpetuo riposo le spoglie dei padri

Il parco nazionale dell’Este è un’ottima meta per il birdwatching, numerosi sono gli uccelli marini, tra cui Il pellicano bruno (Pelecanus occidentalis), che è presente in tutti i Caraibi The Este National Park is a good place for birdwatchers, there are many seabirds, including the brown pelican (Pelecanus occidentalis) that is present in the Caribbean

through the Gate of Mercy. It’s a really exciting emotion to be able to walk past homes that exude so much more meaningful memories: every stone, every ruin recalls the life of the fifteenth century and the history of the New World. The Porta del Conde leads directly into Independence Park, where stands the Altar of the Fatherland - where the mortal remains of the founding fathers rest in perpetuity - and where every year a celebration is held on November 6 to commemorate the enactment of the Constitution in 1844. As often happens, the history of this proud na-

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La fregata magnifica (Fregata magnificens) percorre in media The Magnificent Frigatebird (Fregata magnificens) can fly an average of 200 km without landing 120


200 km senza mai toccare l’acqua

Birds 121


fondatori – e dove ogni anno il 6 novembre si festeggia il primo giorno della Costituzione, datata 1844. Come spesso accade, la storia di questa fiera nazione è dipinta nei colori della sua bandiera: un rettangolo diviso da una croce che, orgogliosamente, l’uomo comune che si incontra per la strada descrive volentieri. Il rosso è il sangue versato per l’indipendenza; il blu è il colore che circonda l’isola; la croce bianca simboleggia l’agognata pace. A questo punto è chiaro perché un popolo, che ha sofferto duramente per ritrovare la propria identità, sia così spensierato, allegro e sereno, anche se possiede poco. Nelle sue danze, passionali e sfrenate al ritmo di merengue e bachata, palpita forte il sentimento che lo contraddistingue, rendendolo speciale. È lo spirito del Caribe che entra nel cuore, attraverso una musica che è vita, nei riflessi di quel blu intenso dell’isola, gustando questo cibo dal gusto delicato, ma anche lasciandosi accarezzare dalle acque tiepide, odorando quei fiori meravigliosi. E quando lo spirito del Caribe è entrato nel cuore, è troppo tardi, tornerete alla vita di tutti i giorni con il pensiero di quando ci ritornerete, a casa …..nella repubblica Dominicana.

tion is painted in the colours of its flag: a rectangle divided by a cross. Any man you meet in the street would proudly and willingly describe it. Red is the blood shed for independence, blue is the colour that surrounds the island and the white cross is the symbol of the much-coveted peace. At this point it becomes clear why a nation that has suffered so hard to find their identity, is so carefree, cheerful and serene, even if it is relatively poor. In the dances, passionate and wild to the tempo of merengue and bachata beats a strong feeling that sets the country apart, making it special. It is the spirit of the Caribbean that goes to the heart through the music that is life, it is reflected in the intense blue of that island, enjoying the delicate taste of its cuisine, but also caressed by warm waters, beautiful scent of flowers. When the spirit of the Caribbean enters your heart, it is too late. You come back to everyday life with the thought of coming back home.....in the Dominican Republic.

Un progetto eco e socio-sostenibile in armonia con il territorio A social and ecological project in harmony with the land

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Casa Bonita

Il tropical lodge di Casa Bonita fa parte del famoso e prestigioso club di Small Luxury Hotels of the world, letteralmente affacciato sul mare turchese dei Caraibi, è un esempio concreto di quello che si intende per Eco-turismo. Casa Bonita esiste da circa 40 anni e ha mantenuto una particolare e graziosa tradizione, i suoi dipendenti sono i figli dei primi lavoratori della casa. Producono autonomamente l’energia necessaria tramite un impianto idroelettrico, per la sua costruzione sono stati impiegati materiali locali, e le camere semplici ma dotate di ogni comfort sono arredate e progettate ispirandosi alla natura. La loro ricca cucina sa essere tradizionale e internazionale, utilizzando i prodotti della comunità locale e del proprio orto: marmellate, pane, verdura, frutta, pesce tutto innaffiato dai loro ottimi vini. Inoltre è possibile rilassarsi c/o la Spa Tanama (farfalla) approfittando dei trattamenti caratteristici che utilizzano pietre locali, erbe aromatiche e tavole di massaggio sul fiume. Casa Bonita è un modello di sostenibilità che contribuisce allo sviluppo economico della zona, fornendo ai propri ospiti un’esperienza familiare e esclusiva. www.casabonitadr.com The Casa Bonita Tropical Lodge is part of the famous and prestigious club of Small Luxury Hotels of the World, literally overlooking the turquoise Caribbean Sea, and is a concrete example of what is meant by eco-tourism. Casa Bonita has been in existence for nearly 40 years. With time it has developed and progressed, but the family SCHIFFINI that has managed the property for years, has maintained a special and admirable tradition: its employees are the children of the first employees of the house. Self sufficient, it produces the energy it requires by a hydroelectric plant, for its construction local materials were used, and the rooms are simple but are furnished with every comfort and a design inspired by nature. A rich traditional and international cuisine caters for any type of needs, using products from the local community and its own garden: jams, breads, vegetables, fruit, fish, all accompanied by their superb wines. It is also possible to relax c / o Spa Tanami (butterfly) taking advantage of the typical treatments using local stones, herbs and massage tables by the river. Casa Bonita is a model of sustainability that contributes to economic development in the area, providing its guests wit an experience both familiar and unique. www.casabonitadr.com 123


GEOGRAPHICA Situata nelle Grandi Antille, arcipelago dell’America Centrale caraibica, la Repubblica Dominicana è un’isola dalla forte impronta naturalistica.

FLORIDA

Il

LAGO Enriquillo

rilievo della Repubblica Dominicana è molto vario, con cinque catene montuose, altipiani e foreste pluviali tropicali che SANTO DOMINGO danno vita a numerosi torrenti e laghi. Vi sono diverse zone aride e desertiche. La cordillera Central, è la più grande catena montuosa delle Antille. Nel sud-ovest, il lago salato Enriquillo, è di 44 metri sotto il livello del mare, ed è il punto più basso del paese, delle Antille e il più basso in un isola oceanica. Le coste si estendono per 1633 km , la costa atlantica a nord, il Mar dei Caraibi a sud, con quasi 600 chilometri di spiagge adatte alla balneazione.

REPUBBLICA DOMINICANA

CUBA HAITI

The geography of the Republic Dominican is very varied, with five mountain ranges, plateaus and tropical rain forests that give rise to numerous streams and lakes. There are several zones that are arid and desert. The Cordillera Central mountain range is the largest of the Antilles. In the south-west, the salt lake Enriquillo, is 44 meters below sea level, and is considered to be not only the lowest point of the country and the Caribbean but also the lowest in any oceanic island. The coastline extends for 1633 km, the Atlantic coast to the north, the Caribbean Sea to the south, with nearly 600 kilometers of beaches suitable for bathing.

IN BREVE Natura allo stato puro ed elevata biodiversità sono le caratteristiche principali di questo vero e proprio paradiso terrestre NATURA E biodiversità

NATURE AND BIODIVERSITY

La diversità delle piante degli animali e degli endemismi sono molto elevati nell’isola, una famiglia di piante, le Goetziaceae, non si trovano in nessun altro luogo sulla Terra. Oltre il 13 per cento delle isole Caraibiche sono considerate protette. Grazie ai governi e all’organizzazione “Grupo Jaragua ” http://www.grupojaragua.org.do/, un gruppo di cittadini e scienziati che si trova nella Repubblica Dominicana, sono stati fatti significativi passi per assicurare la salvaguardia dell’ecosistema delle isole Caraibiche. http://ecoturismo. com/ - http://www.turismoruraldominicana.com

The diversity of plant and quantity of endemic animals are very high in the island. A family of plants, Goetziaceae, are not found anywhere else on Earth. More than 13 percent of the Caribbean islands are considered protected. Thanks to the government and the organization “Grupo Jaragua” http://www.grupojaragua.org.do/, a group of citizens and scientists living in the Dominican Republic, significant strides have been made to ensure the preservation of the ecosystem of this Caribbean island. http://ecoturismo. com/ - http://www.turismoruraldominicana.com

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Whale watching La Baia di Samaná, nella regione a nord est della Repubblica Dominicana, diventa nel periodo tra gennaio e marzo il luogo con la più alta concentrazione di balene, un evento unico al mondo. Qui si danno appuntamento le Megattere (megaptera novaengliae) per i rituali di corteggiamento e accoppiamento. é stato calcolato che ogni anno passano nella Baia di Samaná non meno di 10.000 balene, un’occasione unica nel suo genere per gli amanti del whale watching. •

AMBRA E LARIMAR Spesso montate insieme sui gioielli, sono le pietre simbolo dell’isola. L’Ambra è una resina fossile di conifere che, scivolando al suolo, imprigiona dentro fiori, foglie e insetti. E’ talmente caratteristica del paese da aver dato il nome ad un tratto di costa a nord: Costambar, nella zona di Puerto Plata. L’Ambra della Repubblica Dominicana è considerata la più preziosa del mondo perchè si può trovare di un colore giallo unico ma anche di un rosso intenso e in altre tonalità estremamente rare come grigio, nero e blu. Considerata un prezioso amuleto, secondo un’antica tradizione se portata al collo, le sue proprietà elettriche creano un campo di energia positiva. Il Larimar è un tipo di pectolite risultato dell’attività vulcanica di molti milioni di anni fa. La pietra è di colore blu con tocchi di verde e bianco, e con ombre marroni, grigie o rosse. Grazie al suo colore sembrerebbe indicata per calmare l’ira ed è considerata la pietra del cuore e dell’amore. - www.ambermuseum.com - www.amberworldmuseum. com - www.larimarmuseum.com. •

Hoyo de Pelempito Il Pit Pelempito è la più grande depressione geologica di tutto il paese, si trova nella Sierra de Bahoruco National Park, a oltre 700 metri sotto il livello del mare. Ha un area di circa 10 km delimitata da pareti. La teoria più accettata è che questo fenomeno geografico si sia formato a causa dell’affondamento di un enorme banco corallino emerso dall’oceano, eroso con il tempo dall’acqua sotterranea. Possiede una foresta tropicale e montagne che raggiungono i 2.600 metri, il che dimostra l’incredibile biodiversità della zona. Le temperature vanno da 25 gradi a mezzogiorno, a zero gradi di notte, a seconda delle stagioni. I venti possono superare gli ottanta chilometri all’ora in certe ore del giorno. Ha un centro visitatori, integrato nel programma di valutazione delle Aree Protette del Ministero dell’Ambiente e delle Risorse Naturali. • 125


IN BRIEF Pure nature and high biodiversity are the main features of this true paradise on earth.

Amber and Larimar Often mounted together on jewellery, these stones are a symbol of the island. Amber is a fossilized resin of conifer, dropping to the ground, imprisoning within it flowers, leaves and insects. It so characteristic of the country that it gives its name to a stretch of the north coast: Costambar, Puerto Plata area. The Amber of the Dominican Republic is considered the most precious in the world because you can find a unique yellow shade but also a deep red and extremely rare in other colours such as grey, black and blue. Considered to be a precious amulet, if worn around the neck, its electrical properties create a field of positive energy, according to ancient tradition. Larimar is a pectolite, the result of volcanic activity of many millions of years ago. The stone is blue with touches of green and white, and shades of brown, grey or red. Because of its colour it is recommended in order to calm anger and is considered the stone of the heart and love. - www.ambermuseum.com - www.amberworldmuseum.com - www.larimarmuseum.com. •

WHALE WATCHING The Bay of Samana, in the northeast region of the Dominican Republic, becomes the site with the highest concentration of whales in the period between January and March, an event unique in the world: Here gather the Humpback whales (Megaptera novaengliae) for rituals of courtship and mating. It has been estimated that each year in the Bay of Samana no less than 10,000 whales pass through, making this a unique opportunity for lovers of whale watching. •

Hoyo de Pelempito The Pelempito Pit is the largest geological depression in the country and is located in the Sierra de Bahoruco National Park, over 700 meters below sea level. It has an area of ​​about 10 km bounded by walls. The most widely-accepted theory is that this geographical phenomenon was formed as a result of the sinking of a huge coral reef that had emerged from the ocean, but which base was eroded by underground water with time. It has a tropical forest and mountains that reach 2,600 meters, which hint at the incredible biodiversity of the area. Temperatures range from 25 degrees at noon, to zero degrees at night, depending on the season. Winds may exceed eighty km / h at certain times of day. It has a visitor centre, built as part of the evaluation program of the Protected Areas of the Ministry of Environment and Natural Resources. 126


LA TERRA PROMESSA

PRESTAMPA

STAMPA

CONFEZIONE

RILEGATURA

La Terra Promessa Soc. Cooperativa A R 6/A, Via Ansaldi Giorgio - 28100 Novara (NO) tel: 0321 404438 - fax: 0321 463243


TALENT SCOUT

PASSIONE FOTOGRAFIA L’ANGOLO DEGLI AMATORI

N

on è un dato da sottovalutare essere arrivati al secondo anno del contest di fotografia di EV mag. Significa che l’attenzione e la passione per questa arte sono davvero diffusi fra il pubblico di lettori, e che il settore gode di buona salute nel nostro Paese. Lo dimostra anche la fiducia che gli sponsor accreditano all’iniziativa. Comincia dunque il 2012 con rinnovato slancio: la comunicazione, la condivisione di immagini, la relazione che lega gli amanti della fotografia sono ormai divenuti un tratto distintivo della nostra rivista. E la buona qualità delle opere proposte, come mostrano le pagine che seguono, costituisce un’occasione ulteriore di crescita e sensibilità collettiva. La Foto del Talent Scout in questo numero appartiene a Monica Mietitore di Milano: si definisce «un’appassionata di viaggi e fotografia alla ricerca dell’emozione e mai della perfezione» e presenta uno scatto realizzato lungo la strada che da Nuova Delhi porta alla città di Mandawa, in India, che racconta la storia di un principe pastore in testa alla sua mandria di bufali. Il Portfolio è una serie di istantanee effettuate nel cuore profondo della Val Graveglia, nel Genovese, che conserva nel sottosuolo decine di miniere ormai in disuso che l’autore Claudio Pia di Chiavari (Genova), appassionato naturalista, si dedica ad esplorare e riportare alla luce attraverso lo strumento della sua fotocamera, con crescente soddisfazione. La categoria Reportage è interpretata da Maurizio Tintori di

in collaborazione

PHOTOGEM STAMPE FOTOGRAFICHE E RIPRODUZIONI D’ARTE

www.photogem.it

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Bergamo: le sue foto raccontano di vasti spazi e terre remote, pastori nomadi e vita quotidiana ad alta quota, ripercorrendo i valichi del Ladakh, regione racchiusa fra le catene montuose del Karakorum e dell’Himalaya, ancora in India. Alla Foto sono abbinati lo zaino National Geographic Ng A5250 Serie Africa Bi-uso, la scheda di memoria Lexar da 8Gb JumpDrive S70 Black e il buono per stampe PhotoGem da 50,00 euro; al Portfolio, lo zaino Kata Bumblebee Prolight Kt-Pl-B-220, la scheda Lexar 8Gb JumpDrive S70 Black e il buono PhotoGem da 100,00 euro; al Reportage, il treppiede kit Manfrotto Serie 190, la scheda Lexar 8Gb JumpDrive S70 Black e il buono PhotoGem da 150,00 euro. Il regolamento per partecipare al contest è disponibile su www.ev-magazine.it.


L’IMMAGINE SINGOLA DI:

monica mietitore

La fotografia testimonia un magico incontro con “Il principe pastore” – il titolo scelto dall’autrice – e la sua mandria di bufali, lungo la strada che da Nuova Delhi porta alla città medioevale di Mandawa. È stata scattata in data 11 agosto 2010 nel Rajasthan, India. Il bufalo indiano o bufalo d’acqua (Bubalus bubalis) è un grosso erbivoro della sottofamiglia dei bovini. La forma selvatica è detta arni, a volte classificata come specie a sé stante (Bubalus arnee). In Asia i bufali sono assai diffusi come animali da soma, molto più adatti dei buoi a muoversi nelle zone umide e fangose. Monica Mietitore, nata e residente a Milano, è un’appassionata di viaggi e di fotografia «alla ricerca dell’emozione e mai della perfezione». Ama visitare luoghi lontani «per entrare in contatto con gente diversa. Fissare in immagini gli attimi che non torneranno mai indietro. Raccontare una storia... quando le parole non bastano».

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Ladakh, la terra degli alti valichi La lotta per la sopravvivenza tra preda e predatore

reportage DI:

Maurizio Tintori

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Maurizio Tintori, bergamasco del 1961, sposato con due figli, ha viaggiato in America del Sud, Africa e Asia. Appassionato di natura, alpinismo, trekking e fotografia, cerca di coniugare queste passioni dividendo il suo tempo tra il lavoro di chimico e la famiglia. Quando sale una montagna, o si trova nella natura selvaggia, non gli basta camminare, vedere e cogliere l’attimo mentalmente: sente il bisogno di catturare quell’immagine e quell’istante, con l’obiettivo della sua reflex. Non è solo la registrazione di ciò che l’occhio vede: dalle immagini emergono sentimenti ed emozioni perché – scrisse Cartier Bresson – “fotografare è mettere sulla stessa linea di mira la testa, l’occhio e il cuore”. Dunque anch’egli pensa che, se si vuole veramente conoscere ciò che si vede, bisogna fermarsi ad ascoltare con il cuore e guardare attraverso gli occhi dell’anima, sia una montagna, un albero secolare o il volto di un bimbo che ride. Così si impara a comprendere e amare.


C

onosciuto come “la terra degli alti valichi”, il Ladakh è situato all’estremità occidentale della regione indiana di Jammu e Kashmir. La capitale Leh è una tranquilla cittadina che sorge su un vasto altipiano, a tremilacinquecento metri di quota. La regione ha mantenuto, grazie all’isolamento, una natura selvaggia e incontaminata, ed i suoi abitanti conducono ancora oggi una vita pacifica, scandita dal ritmo delle stagioni. Vivono nelle piccole oasi verdeggianti che hanno creato, con millenaria pazienza, nelle severe e nude vallate del Paese. Questi rudi montanari hanno ma-

turato nel corso dei secoli un forte adattamento al territorio, anche grazie ad una sapiente gestione delle scarse risorse naturali. Per sopravvivere, coltivano orzo e altri cereali in terrazzamenti faticosamente ricavati dai fianchi delle montagne. Altri – pastori nomadi che vivono di allevamento, soprattutto nella parte meridionale della regione – si spostano riuniti in tribù e conservano tradizioni che volentieri mostrano ai visitatori, come la preparazione del chai, il tè tibetano condito con burro di yak. La filosofia buddista, di cui gli abitanti sono seguaci, pervade l’atmosfera: i caratteristici templi e i tipici monumenti che custodiscono reliquie punteggiano il territorio

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La regione del Ladakh è racchiusa fra le catene montuose del Karakorum e dell’Himalaya, in India. L’incontro con questi ambienti estesi ed incontaminati e con questo popolo quieto e pacifico restituisce al visitatore tutta la ricchezza del sorriso di un bambino, del colore degli abiti, di spazi immensi e natura superba.

e ricordano – al visitatore come al popolo – quanto antica qui sia la tradizione di questa religione, che rimane pur sempre una minoranza in India, seppure costituisca la seconda comunità della nazione con oltre il 13% di rappresentanza; l’induismo, secondo lo stesso censimento del 2001, si attesta ad una percentuale superiore a 80%. Da Leh – attraverso il Khardung La, un passo carrozzabile a 5.600 metri di quota – si raggiunge la Nubra Valley, un’ampia vallata solcata dal fiume Shyok. È un posto unico al mondo, dove è possibile ammirare la splendida bellezza del deserto, con cammelli e dune di sabbia e, sullo sfondo, immensi pic-

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chi nevosi appartenenti alla catena del Karakorum. Dopo un adeguato acclimatamento è possibile intraprendere il trekking della Markha Valley, al seguito di una piccola carovana di cavalli che portano tutto il necessario per sopravvivere in una regione selvaggia e arida, costituita da deserti di alta quota e valichi posti a oltre cinquemila metri. Si può bivaccare in piccole oasi gestite da pastori, dove è sempre presente un “Parachute Tea Stall”, rudimentale ristoro costituito da una struttura circolare in pietra sovrastata da un vecchio paracadute militare. Valicato il Ganda La – a 4.900 metri – si entra nella Markha Valley. I panorami sono maestosi, le alte cime


Nelle vallate aride di questa regione, fra montagne di colore rosso e viola, carovane di cavalli trasportano beni di sopravvivenza. La popolazione vive in parte in tribù di pastori nomadi, in parte insediata nei territori di montagna faticosamente coltivati a terrazze.

delle montagne hanno colori quasi irreali: predominano il rosso e il viola, con estese venature di un verde smeraldo che fanno da contrasto a cieli blu cobalto. Chorten, muri mani e gompa testimoniano la presenza costante della filosofia buddista in questa terra. Raggiunta la piana di Nimaling si hanno due possibilità: salire al campo base del Kang Yatse, una cima facilmente raggiungibile posta a 6.150 metri di quota, oppure salire il Kongmaru La, un valico a 5.200 metri attraverso il quale si raggiunge un piccolo villaggio, ultima meta del trekking. Immersi nella natura selvaggia della Markha Valley, si possono sperimentare le ataviche armonie che regola-

vano la vita dell’uomo, e assaporarne l’aspra bellezza. Forse il vero senso della vita è nascosto tra queste montagne viola, dove il semplice sopravvivere agli elementi naturali costituisce già una ragione di vita. Almeno è questa l’idea che si è fatta strada dentro di me, che ho sempre avuto il sogno di viaggiare nella mia vita, vedere il mondo, soprattutto l’Asia e le grandi montagne himalayane. Un sogno che ho coltivato a lungo, ma che ho realizzato solo da pochi anni a questa parte. Anni e viaggi che hanno anche modificato la mia percezione della realtà che ci circonda.

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portfolio DI:

claudio pia

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Claudio Pia è nato a Chiavari nel 1966. L’amore per la natura si manifesta già dai primi anni, in vacanza con i genitori, nel bellissimo Santo Stefano d’Aveto. Cresciuto, ha iniziato ad andare per boschi, cercando funghi, praticando trekking e, da quasi vent’anni, uscendo ogni domenica in mountain-bike nell’entroterra genovese. Nel 2005 ha acquistato la sua prima reflex, una Nikon D70, e da quel momento ha ricominciato a studiare, molto più di quando andava a scuola. Ha frequentato un corso di base, partecipato a workshop sulla macrofotografia che gli hanno fatto scoprire una dimensione ai più sconosciuta. La macro svela le bellezze che l’occhio umano non cattura, ed è per questo che esercita un fascino così grande su di lui. È sempre alla ricerca del passo avanti, e questo lo aiuta a progredire. Dal 2008, alla passione per la fotografia si è unita anche la voglia di conoscere i soggetti ripresi, quindi ha iniziato a studiare entomologia, herpetologia e botanica, con grandissima soddisfazione. Svolge ricerche sul territorio ed è in continua crescita. www.claudiopia.it.


portfolio talent scout

I TESORI DELLA

VAL GRAVEGLIA

La Val Graveglia, alle spalle di Chiavari (Genova), è una splendida vallata non molto antropizzata e, in certi punti, ancora molto selvaggia. Ma pochi sanno che alle bellezze visibili in superficie se ne aggiungono altrettante sotterranee, che vengono svelate all’interno delle decine di miniere, abbandonate da decenni, che penetrano ed attraversano praticamente ogni monte della valle. Da due anni, l’autore – che non lontano da queste aree vive – si dedica all’esplorazione e alla documentazione fotografica di queste gallerie, scavate da uomini in tempi lontani, ormai dimenticate dai più ma non dagli anziani residenti, che vi lavorarono contribuendo allo sviluppo della Val Graveglia. In qualche misura, fotografarle

è come portare alla luce queste bellezze nascoste: un’attività che sta procurando grande soddisfazione all’autore, che viene ormai considerato l’uomo nuovo delle miniere e riceve crescenti consensi e riconoscimenti per il suo lavoro. Una chiara dimostrazione del fatto che, anche gli abitanti del luogo, trovano l’idea della documentazione fotografica, l’impegno nel realizzarla ed i risultati particolarmente interessanti. Come accade in ogni contesto, peraltro, anche in queste gallerie artificiali dismesse ormai l’ambiente si è rinaturalizzato, e accanto a strade ferrate e laghi sotterranei non è infrequente imbattersi nella fauna ipogea tipica di questi luoghi: chirotteri, ragni, anfibi. 135


La velocitĂ di crescita delle deposizione di minerale delle stalattiti può essere di qualche millimetro l’anno 136


Wine is a spirit of life l'azienda Roncolato offRe vaRie possibilità peR il peRnot tamento, ed è sempRe apeRta peR visite guidate e degustazioni con pRodot ti di pRima qualità, in un ambiente famigliaRe e accogliente.

poco lontano dalle mura merlate dell'antico borgo medioevale di soave, a pochi chilometri da verona, si trova l'azienda vitivinicola Roncolato antonio, proprio nel cuore della terra che con il suo grande vino ha estasiato milioni di consumatori di tutto il mondo. Risalgono a metà dell’800 le prime proprietà dei vigneti della famiglia Roncolato, che oggi ricoprono un’area di circa 30 ettari situati sulle colline di soave, nella zona classica, dove si trova l’azienda, e nel comune di s. pietro di lavagno, area d.o.c. della valpolicella, inseriti all’interno di un fondo chiuso, parte di un’antica dimora signorile. la straordinaria posizione verso sud dei vigneti, sostenuti da terrazze con muri a secco, l’utilizzo di fertilizzanti organici e la giusta maturazione dei grappoli dovuta alla conoscenza e all’esperienza di antonio Roncolato, permette di produrre vini di alta qualità quali sono il soave classico, il Recioto di soave, il brut, il valpolicella, il Ripasso e l’ amarone. l' azienda si è innestata su una tradizione famigliare riscoprendo antiche saggezze che alla luce di tecniche innovative hanno dato vini di ottimo risultato. Un’impresa in rosa: oggi l’azienda, gestita dalle figlie Roberta e Valeria, che seguono personalmente la vinificazione e le vendite, ha raggiunto importanti riconoscimenti e ottimi risultati: i vini infatti sono ormai presenti nelle più rinomate enoteche italiane, in quasi tutta europa, in america, in australia, in giappone e in cina, diventato ormai uno dei più importanti mercati di riferimento. antonio Roncolato ha in sè un tenace rapporto d'amore per il passato, radici profonde, forti, vive e ha trasmesso questa passione alla nuova generazione, tenendo viva una tradizione vitivinicola ritenuta patrimonio di famiglia tramandato per generazioni. azienda agricola Roncolato antonio - via carcera 21 - 37038 soave (vR) - tel. 045.7675104 Web: www.cantinaroncolato.com - email: info@cantinaroncolato.com


In Val Graveglia si trovano le piÚ estese miniere di manganese d’Europa, oggi in abbandono. 138


JAA I-FTO 003

LIBERI DI SCEGLIERE E DI VOLARE

Scuola di volo

The School structure

Per l’addestramento a terra vengono utilizzate tre aule climatizzate e dotate di attrezzature multimediali, utilizzati assieme all’uso di computer come ausili audiovisivi in maniera da rendere l’insegnamento sempre interessante e stimolante per gli allievi. La Scuola di Volo può contare su una organizzazione efficiente e puntuale per poter sviluppare un’attività superiore alle 6500 ore annue. Una Segreteria pronta a rispondere alle esigenze dei soci ed allievi, una Officina certificata che, con i suoi addetti, permette di mantenere in linea la flotta di dodici velivoli, un gruppo di Istruttori di Volo, motivati e competenti, a tempo pieno presenti, sette giorni su sette. La flotta dell’Aeroclub di Varese conta 12 velivoli tutti di proprietà a cui si somma il simulatore di volo Mechtronix FNTPII/MCC ultimo acquisto. La quantità e la qualità dei velivoli consente una programmazione voli adeguata a ciascun addestramento e alla soddisfazione dei singoli soci. L’addestramento del primo periodo si svolge su velivoli Cessna 172, nei vari modelli. Il secondo periodo su velivoli Piper, dai PA28 Turbo Arrow al PA32 Saratoga da 300 cv. turbocompresso passando poi, al bimotore PA34 Piper Seneca V per la fase MEP/IR. Il simulatore di volo FNTP/MCC IT036A è dedicato all’addestramento IR, MCC e LOFT (Line Oriented Flight Training).

The ground training is conducted in our 3 classrooms. They are fully air conditioned and equipped with either digital projectors or large plasma screens to display our computer aided instruction, which supports our instructors to deliver training in an interesting and stimulating manner.

Aircraft Fleet Our airline pilot training courses are well designed and delivered through the use of a mix of 12 aircraft and one modern flight simulator with a particularly capable visual system. Our fleet includes: 8 Cessna C172, 2 Piper PA28 201RT, 1 Piper PA32 Saratoga, 1 Piper PA34 Seneca Our aircraft are well maintained by our own in-house Maintenance Centre which have reputation for quality and workmanship of the highest standards. There can be no compromise whatsoever when it comes to flight safety.

AEROPORTO ARTURO FERRARIN 21040 Venegono Inferiore - Italy Tel. +39 0331 864128 - Fax +39 0331 827442 E-mail: info@aeroclubvarese.it www.aeroclubvarese.it


Divagazioni fotografiche a cura di Fabio Liverani La passione per gli ambienti selvatici affonda le sue radici nell’adolescenza: Fabio oggi è fotografo professionista specializzato in natura e reportage. Pubblica sulle principali riviste italiane.

Fotografare è esprimere

P

ensare che la fotografia sia la semplice riproduzione della realtà è affare assai arduo. Se ci scrolliamo di dosso questa idea, possiamo iniziare a pensare che la fotografia – in quanto realizzata da uomini – sia un’interpretazione della realtà. L’interpretazione può tradursi in modi differenti, che dipendono dal contenuto, dal fruitore e dall’autore. Esistono – come accade con le idee – modi diversi di interpretare la stessa realtà attraverso le immagini. Come tutti i mezzi di comunicazione, la fotografia offre un linguaggio universale per documentare, narrare, stupire, emozionare. Chiaramente, chi si pone davanti ad una fotografia deve sapere che ciò che sta osservando, se non contestualizzato, può essere

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dotato di valori interpretativi ben differenti. La fotografia può mostrare il medesimo oggetto sotto profili diversi, mediante diversi approcci tecnici o idee creative di chi l’ha scattata; quindi l’oggetto – o il soggetto – può essere riprodotto per quello che è realmente all’evidenza oppure essere del tutto reinventato. Finché un soggetto è fisico, per il fruitore è immediata la distinzione di un soggetto reale, rispetto una totale interpretazione artistica dell’autore. La difficoltà di lettura – o, se si vuole – di realizzazione di un’immagine incorre quando il soggetto ritratto è un’azione o un concetto. Per semplificare, prendo ad esempio una bottiglia di vino. Il prodotto delle vigne può essere raffigurato come la fotografia di


una bottiglia, piuttosto che l’immagine contestualizzata della bottiglia con la vigna che ne ha prodotto il contenuto: questa sarà un’immagine documentale, la pura interpretazione della realtà per come è, ideale nella realizzazione di un catalogo di vini. Invece, per illustrare un concetto, occorre un livello di espressione più alto. Occorre mediare con il fruitore, attraverso le immagini, che ritraendo elementi reali possano suggerire magari il concetto di vino buono o, ancor più difficilmente, la tipologia del vino. Attraversiamo così il confine che porta dalla fotografia documentale a quella che, pur sempre reale, sviluppa un concetto. Nel caso di un vino, possiamo portare l’esempio di queste pagine, di come le condizioni climatiche possano variarne la qualità. Le nebbie testimoniano che il territorio vive periodi di inversione termica e forte umidità; l’aspetto collinare del luogo suggerisce la direzione dell’esposizione al sole, e alcune caratteristiche del terreno su cui sorge la vigna. Per un lettore avvezzo alla viticoltura, questo tipo di immagine esprime concetti e informazioni ulteriori sul possibile gusto e la qualità di un vino. Anche ad uno poco esperto le suggestioni delle nebbie e le luci morbide possono suggerire un gusto e, se non altro, come l’uva che darà vita al prodotto finale viene coltivata. Per il fotografo, esprimere le qualità del vino, evitando di fotografare semplicemente la bottiglia, chiaramente impone uno studio del prodotto, della vigna, del contesto geografico e – non meno importante – la storia e il tipo di produzione.

la quota, insolitamente alta dei vigneti, Regala al vino un sapoRe particolare: il ConCetto è RappResentato dalla nebbia Che al mattino si FeRma nel Fondovalle, mentRe in Costa il sole gia’ illumina i FilaRi. un esempio di Come l’illustRazione di un Fenomeno atmosFeRiCo possa FaR intuiRe al lettoRe il gusto di un vino Gli stessi concetti, tuttavia, possono essere espressi in modo totalmente diverso e molto più creativo, eliminando tutto ciò che è reale – regola che spesso guida la pubblicità. Si potrebbe esprimere come un vino sia di elevata qualità fotografando non più il vigneto, né il produttore, nemmeno le botti, ma magari ricostruendo una scena storica di eventi mondani del Settecento, portando l’osservatore a concludere che i nobili dell’epoca non potevano certo bere un bicchiere di scarsa fattura. In quest’ultimo caso, l’espressione non è né documentaria – la fotografia della bottiglia – neppure interpretativa della realtà – le nebbie, il tramonto e la vigna – ma di pura invenzione, in certo verso finzione, funzionale nel comunicare la qualità del vino e magari condurre il destinatario dell’immagine all’acquisto.

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INFORMAZIONE PUBBLICITARIA

Orticolario è un omaggio al giardino e al fascino discreto del fiore, da cogliere attraverso forme, profumi, colori, sensazioni, in un intreccio di stimoli offerti dal mondo vegetale nella suggestiva cornice di Villa Erba, affacciata sul lago di Como. Nato su iniziativa di un gruppo di amici appassionati di giardinaggio – con il supporto di Ortofloricola Comense e Orticola di Lombardia – l’ambizione di Orticolario è quella di sviluppare

“un giardinaggio evoluto”, ospitando vivaisti e artigiani produttori di oggetti, attrezzi e arredi per il giardino provenienti da tutta Italia e dall’Europa. Appuntamento a Villa Erba dal 5 al 7 ottobre 2012, per provare emozioni che, creando cultura, lasceranno il segno. www.orticolario.it

Nella foto: Stand nel parco di Villa Erba. Fotografia di Dario Fusaro.



FUMETTO

a cura di Matteo e Nicola Paganini Direttore Responsabile Virginia Martelli direttore@ev-magazine.it Direttore Editoriale Christian Patrick Ricci ricci@ev-magazine.it Caporedattore Claudia Patrone patrone@ev-magazine.it Photoeditor e webmaster Mirko Sotgiu sotgiu@ev-magazine.it Direzione Grafica Editore XY.IT grafica@ev-magazine.it Fotografi di redazione Emanuele Affaticati, Giorgio Baruffi, Carlo Bellini, Luciana Ceriana, Giovanni Fasoli, Fabio Liverani Collaboratori Luigi Angelino, Marinella Bellan, Simona Casalboni, Liliana Dellavalle, Anna Maria Esposito, Massimo Frezza, Luigi La Rosa, Sergio Mantovani, Agnese Omodei Salè, Andrea Rabissi, Giuseppe Reguzzoni, Elena Simoni Fumetto Matteo e Nicola Paganini Traduzioni Antonella Iecle, Elisabetta Pignotti, Vincent De Bono Marketing e pubblicità Filippo Introini Tel. +39 0322 019200 filippo@ev-magazine.it XComunicare S.r.l. Via Torretta 7 24125 Bergamo Tel +39 035 4284864 Fax +39 035 4132194 info@xcomunicaresrl.it www.xcomunicaresrl.it Uffici e redazione Via Roma 42 - 28041 Arona Tel. +39 0322 019200 Fax +39 0322 019209 info@ev-magazine.it P. IVA 02068000039 - Amministratore Unico: Virginia Martelli. Iscritto al tribunale di Verbania al numero 335.Iscritto al ROC al numero 14750. In questo numero la pubblicità non supera il 50%. Numeri arretrati euro 9,00 (franchi 18-). Titolare del trattamento dei dati personali è Editore XY.IT srl. Gli interessati potranno esercitare i diritti previsti dall’art. 13 del D. Lgs. 30/06/2003 n. 196 scrivendo all’editore. L’editore si impegna a riconoscere i diritti sulle immagini pubblicate ai relativi autori anche non citati. Alcuni diritti sono riservati. Stampa: La Terra Promessa - Novara Distributore per l’Italia e per l’estero Press-di Distribuzione Stampa e Multimedia S.r.l. 20090 Segrate MI


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