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Comunità italiana in Venezuela

COMUNITÀ ITALIANA IN VENEZUELA

L’emigrazione degli italiani in Venezuela, salvo poche eccezioni come quella del geografo Agostino Codazzi, fu molto limitata nell’Ottocento. Nella seconda metà degli anni Quaranta del ‘900, il Ministro della Difesa Marcos Pérez Jiménez -che divenne Presidente del Venezuela dal 1952 al 1958- promosse l’immigrazione dall’Europa, devastata dalla Seconda Guerra Mondiale, e giunsero nel Paese oltre 252.000 italiani. Nel censimento del 1961, gli italiani costituivano la comunità straniera più numerosa del Venezuela, prima degli spagnoli e dei portoghesi. Nel 1976, oltre ai 210.350 italiani residenti, erano presenti nel Paese anche circa 26.000 italiani che avevano preso la cittadinanza italiana; negli anni Ottanta gli italiano-venezuelani erano aumentati a circa 400.000 di cui 120.000 discendenti di seconda e terza generazione. Secondo lo storico Santander Laya-Garrido, nel 2000, i venezuelani con almeno un nonno o un bisnonno italiano erano quasi un milione. Attualmente, gli italiani presenti nel Venezuela sono diminuiti a circa 140.000, a causa della mortalità, dei rimpatri, delle naturalizzazioni e anche per la grave crisi economica iniziata negli anni Novanta. Tuttavia, malgrado le difficoltà economiche e sociali che hanno colpito il Venezuela, la comunità italiana continua a dare il suo contributo vitale al Paese. Gli italiano-venezuelani occupano un posto di assoluto rilievo nella società venezuelana, dagli anni Sessanta, circa 1/3 delle industrie venezuelane, non collegate all’attività petrolifera, sono di proprietà e/o amministrate da italiani e loro discendenti. Imprenditori nei settori della costruzione, delle finanze, dell’alimentazione, della ristorazione, artisti, docenti, gli italiani hanno contribuito in modo determinante allo sviluppo e al progresso del Paese, integrandosi completamente alle realtà locali.

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