Ambientarsi 4-2011

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Trimestrale d’informazione Ambientale - Numero 4 dicembre 2011 - www.ambientarsi.net - € 3,00 ISSN 2039-1137 CASE DI PAGLIA | FOTOVOLTAICO: L’EVOLUZIONE DELLA SPECIE | BENI COMUNI ANTICRISI

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TRANSIZIONI ENERGETICHE | DISCARICHE SOSTENIBILI | EFFICIENTARE IL COSTRUITO

Ambiente al lavoro Beni comuni, green economy e rinnovabili contro la crisi


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SOMMARIO Edilizia di paglia di Giuseppe Cusatelli

Rinnovabili a 360 gradi di Rossella Pardi

Una promessa per l’ambiente Direzione Ambiente | Regione Lazio

Sole in evoluzione di Simone Malacrida

Il fotone in bolletta di Domenico Coiante

Dal Green al blu di Claudia Bettiol

Energia per il futuro di Alessandro Drago

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Nasce il centro studi EPN di Maria Consiglia Izzo

In Italia sbarca Itaca

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L’importanza del modello

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La Green Economy ha il suo manifesto di Edo Ronchi

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Il bello della discarica

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Entrare in rete fa bene

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Cercasi efficienza

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di Rossella Pardi

di Luca Vecchiato e Marta Faggin

di Rossella Pardi

di Maria Consiglia Izzo

di Virginia Gangemi

RUBRICHE EDITORIALE

di Amodio Di Luccio

FLASH news

di Alessandra Tomeo

News AZIENDE

di Alessandra Lombardi

news dall’europa

di Carla Gentili

Il recensore

di Alessandra Tomeo

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AMBIENTARSI

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Trimestrale d’Informazione Ambientale Numero 3 settembre 2011 - www.ambientarsi.net Iscrizione al tribunale di Roma N. 95/2010 del 16/03/2010 Direttore Responsabile Alessandra Lombardi Direttore editoriale Amodio Di Luccio Capo redattore Sergio Ferraris Editore ADL Publishing Srl Progetto grafico ADL Group Srl

Stampa Grafiche San Benedetto Srl Contatti Via R. R. Garibaldi, 119 00144 Roma T. +39 06 92918060 F. +39 06 92911594 redazione@ambientarsi.net

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Rivista stampata su carta ecologica senza contenuto di cloro.

Le opinioni contenute negli articoli di Ambientarsi sono da ascriversi ai singoli autori e non rappresentano necessariamente la linea della Redazione. L’editore ha curato con la massima attenzione i diritti d’autore relativi ai contenuti della rivista ed è disposto a riconoscere il giusto compenso nel caso si fossero verificati delle imprecisioni circa il riconoscimento degli stessi. © Copyright Tutti i diritti di riproduzione o di traduzione degli articoli pubblicati sono riservati. Manoscritti, disegni e fotografie sono di proprietà dell’editore. È vietata la riproduzione anche parziale degli articoli salvo espressa autorizzazione scritta dell’editore. I contenuti pubblicitari sono riportati senza responsabilità, a puro titolo informativo. Garanzia di riservatezza L’editore garantisce il rispetto del principio di riservatezza nel trattamentodei dati forniti dagli abbonati.Ai sensi degli artt. 7,8,9 Dlgs 196/2003 gli interessati possono in ogni momento esercitare i loro diritti rivolgendosi a: ADL Publishing Srl all’indirizzo e-mail redazione@ambientarsi.net


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E D I T ORIALE di amodio di luccio

Beni comuni contro le crisi Il 2011 è il quarto anno consecutivo nel quale la parola “crisi” è una delle più diffuse in Occidente. Crisi economica degli Stati, crisi finanziaria delle banche, crisi industriale dei sistemi produttivi, crisi ambientale del territorio e del clima, crisi sociale e con conseguenti rivoluzioni, rivolte e movimenti di protesta, crisi lavorativa dovuta alla crescente disoccupazione, crisi politica con crollo di regimi, cambi di governo e scollamento tra la classe dirigente e la popolazione, crisi energetica ed alimentare causate dall’aumento di prezzi e dalla scarsità di risorse. Tutti questi eventi apparentemente scollegati e casuali, rappresentano differenti manifestazioni di una sola medesima Crisi, quella del Sistema in essere. È questo modello concentrato di sviluppo mondiale ad essere in fallimento. Sono le strutture di questo modello a non essere più in grado di rispondere alle attuali esigenze e alle aspettative future. Gli svariati tentativi di soluzione proposti per sanare le diverse crisi non stanno andando in porto ed, anzi, sembrano accentuare i problemi. La principale motivazione di questi fallimenti si può ricercare nell’andare a riproporre schemi vetusti e legati ad un passato non più proponibile. La classe dirigente odierna, almeno quella occidentale, sta mostrando tutti i propri limiti nel non riuscire a pensare, raccontare ed edificare un nuovo modello sociale e a creare un sogno collettivo attorno al quale catalizzare le forze di tutti. Eppure la soluzione, se opportunamente compresa, già esiste. Si tratta di attuare, da un lato, un cambiamento radicale dal punto di vista tecnologico ed energetico e, dall’altro, una nuova prospettiva sociale ed economica, miscelando questi due pilastri in un unico modello. Per la parte tecnologica ed energetica, dobbiamo unire le scoperte del settore ICT con quelle relative alle energie rinnovabili, creando le infrastrutture e le condizioni adatte all’avvento di un modello energetico distribuito, unica vera soluzione per conciliare l’aumento di domanda energetica con il rispetto dell’ambiente e rompere quella sudditanza geopolitica ed economica verso oligopoli energetico-finanziari. Per la parte sociale ed economica, va attuato un superamento della logica finanziaria e verticistica che sta minando le basi stesse della convivenza e della democrazia passando ad una società collaborativa nella quale la “rete”, i beni comuni e l’accesso democratico siano preminenti rispetto al “vertice” e all’interesse privato senza se e senza ma. Non si tratta quindi di discorsi astratti ed utopici. Le smart grids, le energie rinnovabili distribuite sulla piccola taglia, le auto elettriche digitali sono tutti componenti già presenti in commercio. Vi sono delle proposte socio-economiche alternative rispetto al liberismo delle privatizzazioni selvagge continuamente proposto nonostante i ripetuti fallimenti del passato, citiamo ad esempio il progetto “European Common Goods” che, sorto spontaneamente dal basso, è stato presentato a fine novembre al Parlamento Europeo. Se sapremo fondere questi due aspetti in un’unica visione di insieme, allora l’Occidente potrà ancora giocare un ruolo primario nel futuro; altrimenti, altri lo faranno al posto nostro e saranno i futuri leader.

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flash news

www.ambientarsi.net di ALESSANDRA TOMEO Acqua sprecata L’uso eccessivo e il consumo di materie prime mette a rischio le risorse idriche della Terra. Questo emerge da “Quant’acqua sfruttiamo”, studio realizzato dal Seri - Sustainable Europe Research Institute per conto degli Amici della Terra/Europa. L’acqua è necessaria in tutte le fasi della produzione, dall’estrazione di materie prime alla loro trasformazione ed è un indicatore di sostenibilità. Lo studio, evidenzia come

Aziende di qualità La qualitá migliora la redditivitá e la gestione delle imprese e per il 90 per cento dei manager contribuisce al miglioramento delle prestazioni e alla razionalizzazione dell’organizzazione interna dell’azienda. Sono 90 mila le imprese certificate ISO 9001. Questo è ciò che emerge dall’Osservatorio Accredia, realizzato con il Censis. «Il trend degli ultimi dieci anni dell’export dei prodotti piú forti del made in Italy dimo-

stra che investire nell’innalzamento della qualitá del prodotto e del processo produttivo – spiega Accredia - risulta decisivo per il recupero di competitivitá su mercati turbolenti. In una fase di crisi prolungata, piú qualitá significa piú crescita». Le analisi condotte evidenziano in primo luogo come la certificazione di qualitá migliori la redditivitá e la gestione corrente delle imprese. Indici come il Roi e il Roe, o la rotazione del capitale

Cimiteri rinnovabili Il Comune di Aosta ha avviato il progetto “VotivA+” che prevede la sostituzione di 2.000 dei circa 3.700 lumini votivi installati nei cimiteri di Aosta, Excenex e Signayes con lampade elettroniche a led. Patrocinato dal ministero dell’Ambiente e dal ministero dello Sviluppo economico e realizzato dalla societá Gesco srl in partenariato con la campagna europea See (Sustainable Energy Europè, Energia Sostenibile per l’Europa) il progetto, grazie all’installazione delle lampade a Led produrrà un

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gli europei, attraverso l’importazione di materie prime e prodotti, consumino molta più acqua di quanta ne estraggano e che l’Europa, primo importatore di materie prime, può compromettere l’approvvigionamento idrico in zone a rischio. Lo studio, quindi, suggerisce di introdurre politiche di monitoraggio e misura delle risorse consumate utilizzando indicatori di sostenibilità tra i quali l’impronta idrica.

circolante e la gestione dei crediti, si rivelano migliori nelle imprese certificate. Nel campione di aziende piú del 60% dispone di certificazione di qualitá.

abbattimento dei consumi energetici di circa 77mila kW annui, ossia un risparmio per i comuni stimato in 5.000 euro all’anno. «Oltre al risparmio energetico- spiega il vicesindaco con delega ai Servizi cimiteriali, Alberto Follien - l’intervento, una volta esteso a tutti i lumini in funzione nei cimiteri di Aosta e qualora i risultati della prima sperimentazione fossero positivi, potrebbe permetterci in futuro di rivedere al ribasso l’importo annuale della tassa pagata per la lampada votiva».


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Edilizia di paglia di GIUSEPPE CUSATELLI

Un materiale sottovalutato ma al contrario efficiente, economico e antisismico. La paglia può essere protagonista dell’edilizia

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ealizzare con le proprie mani gli spazi in cui trascorriamo la maggior parte della nostra vita quotidiana, magari adoperando tecnologie e materiali sostenibili ed ecocompatibili? La pratica dell’autocostruzione si differenzia da altri sistemi di edificazione per il fatto che i futuri proprietari partecipano concretamente alla realizzazione della loro casa con l’apporto del proprio lavoro, del proprio tempo, delle proprie capacità. Non è necessaria una particolare esperienza o competenza tecnica ma solo la disponibilità al “lavoro di squadra”, coordinato dall’assistenza tecnica di professionisti adeguatamente formati. È una pratica innovativa con precise tecniche costruttive che ha, come risultato finale, un prodotto architettonico efficiente, a costo accessibile, frutto dell’integrazione tra tecniche manuali antiche,

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metodologie e materiali attuali, una tecnologia che impieghi materiali assemblabili facilmente senza bisogno di particolare professionalità. Paglia da costruzione Se consideriamo la balla di paglia come una sorta di mattone gigante e che per assemblare un muro non ha bisogno di malte ma di semplice sovrapposizione, come il “lego”, diciamo che le balle in paglia sono un ottimo materiale per l’autocostruzione che ci consente di realizzare un’opera muraria solida ed efficiente (dal punto di vista statico, recenti prove, effettuate in laboratori universitari svizzeri, hanno evidenziato che una balla di paglia può sostenere pesi fino a 15 tonnellate al metro quadrato). Le case in paglia nascono nella seconda metà dell’‘800 con le prime macchine treb-

biatrici che, in automazione, imballano la paglia. I pionieri americani, non trovando nell’Ovest né legname né pietre per costruire, iniziarono a utilizzare la paglia per le loro case. Il sistema costruttivo, successivamente, si diffuse notevolmente in Inghilterra e in Francia. La paglia come materiale da costruzione oggi può essere considerato tra i materiali con il più elevato grado di sostenibilità. È un residuo terminale e, nell’impiego in edilizia, non richiede ulteriore consumo energetico, un vero materiale da costruzione ad emissione zero. A dispetto delle normali credenze, la paglia, quando ben pressata, presenta un basso rischio di incendio, in quanto riduce di molto la presenza di ossigeno al suo interno. Secondo alcuni test effettuati, un muro in balle di paglia intonacato (con argilla, calce o, comunque, con materiale compatibile


www.ambientarsi.net e traspirante) resiste a una temperatura di circa 1000°C per circa 3 ore, prima di cedere. Con uno strato di intonaco di almeno 5 cm si può ottenere una dichiarazione antincendio di classe A, al pari di un muro in cemento di 25 cm, come previsto dalla normativa vigente. La paglia ha un’alta capacità di isolamento che permette di ridurre i costi di riscaldamento durante i mesi invernali, mantenendo in modo naturale la soglia di benessere termico in tutte le stagioni. Mediamente il valore di trasmittanza termica K, che determina il grado di isolamento termico di un materiale, di una balla di paglia è di 0,09 W/ m2K, contro la media di 0,13 W/m2K dei muri tradizionali con uno spessore di 450 mm. Questo miglioramento avviene grazie alla traspirazione naturale della balla in paglia (per questo risulta importante utilizzare l’intonaco adatto) che permette la circolazione naturale dei vapori, abbattendo del tutto la presenza di muffe. Altro fattore determinante a favore di questo materiale è l’aria stessa che si respira all’interno di una casa di questo tipo che risulta più naturale e più salubre.

Paglia antisismica Recenti studi e prove di laboratorio, effettuate negli Stati Uniti, hanno evidenziato le particolari qualità antisismiche delle case costruite con balle di paglia. Sempre più stiamo assistendo a eventi naturali, come i terremoti, divenire trappole mortali per l’essere umano a causa spesso della bassa qualità e incuria delle abitazioni costruite in zone ad alto rischio sismico. L’Italia è il ‘fanalino di coda’ in questo settore. Solo in Francia ci sono circa 3.500 strutture costruite completamente con la paglia mentre in Germania 4.800. A Vernasca, in provincia di Piacenza, abbiamo progettato una casa in paglia autocostruita dallo stesso proprietario con l’aiuto di parenti e amici. Il progetto di estrema semplicità architettonica è stato concepito con le modalità di un manuale d’istruzioni simile al montaggio di un mobile Ikea e ciò ha consentito di portare a termine la struttura in soli 45 giorni. La struttura poggia su una soletta in cemento armato precedentemente messa in opera. La tecnica costruttiva adottata si è rivelata estremamente efficace per un processo autocostruito. In cantiere sono arrivate da una segheria assi di legno già

tagliate in misura tali da consentire un facile assemblaggio dei telai strutturali, lavorando sul piano orizzontale del solaio. Si sono adottate sezioni di legname molto sottili e tutte uguali per favorire così la movimentazione e la messa in opera con pesi non eccessivi. I telai, una volta assemblati, vengono fissati in opera semplicemente con squadrette e viti. La casa ha una superfice utile di circa 125 metri quadrati. Sarà energicamente autosufficiente grazie al sistema fotovoltaico posto sulla falda di tetto a sud. Una stufa a legna, ad alta efficienza, posta al centro provvede alla climatizzazione di tutti gli ambienti. Con particolare coerenza si sono scelti tutti i materiali per le finiture interne ed esterne: intonaci a base di sola calce, sabbia e argilla; pavimenti in battuto di terra cruda e oli vegetali; i materiali di coibentazione del tetto sono in fiocco di cellulosa, originato da carta riciclata, tutte le parti in legno sono trattate con oli vegetali.

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www.ambientarsi.net Aziende

Rinnovabili a 360 gradi Investire in ricerca con un occhio vigile ai mercati. Questa la ricEtta di Asja per le rinnovabili di ROSSELLA PARDI

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sja è tra le aziende italiane una di quelle che può vantare la più lunga “tradizione” tra le rinno-

vabili. Abbiamo parlato di questa relatà con il suo fodatore Agostino Re Rebaudengo che oltre a essere l’amministratore delegato del gruppo Asja è anche il presidente di Aper. In quali settori delle rinnovabili è at-

tivo il gruppo Asja e perchè? «Asja dal 1995 è attiva nella produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili e leader in Italia nella realizzazione di impianti per la valorizzazione energetica del biogas prodotto dei rifiuti. Opera nel wind (56 MW installati) e nel fotovoltaico (10 MW). Quest’ultimo settore, pur essendo il più “giovane” per noi, è quello in cui l’azienda è cresciuta di più nel 2011. Lavoriamo su diversi settori perchè crediamo che solo con l’implementazione delle tecnologie oggi disponibili potremo davvero mirare all’autosufficienza energetica». Voi puntate soprattutto sul biogas. Come mai? «Ho fondato Asja con l’idea di recupe-

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www.ambientarsi.net rare la plastica per trasformarla in combustibile. Questo tipo di tecnologia non è mai maturata e così ci siamo orientati verso l’utilizzo energetico del biogas prodotto dagli RSU. Oggi abbiamo circa trenta impianti di questo tipo in Italia e all’estero nei quali recuperiamo il biogas prodotto dalla fermentazione anaerobica della parte organica del rifiuto, utilizzandolo come combustibile in impianti di cogenerazione. Questo settore crescerà grazie al progressivo perfezionamento della raccolta differenziata e all’utilizzo dei biodigestori». Quali sono le vostre prospettive di business? «Asja sta continuando a crescere sia in Italia che all’estero. Per quanto riguarda l’eolico a breve aprirà un cantiere in Puglia e sta guardando con molto interesse alla Polonia; per il fotovoltaico l’attenzione si sta spostando sui grandi tetti e coperture industriali, mentre si stanno valutando iniziative importanti in India. Per quello che concerne le biomasse, nel 2012 Asja ha in previsione di realizzare 4 nuovi impianti. Prosegue inoltre lo sviluppo nei Paesi in cui Asja è già presente (Cina, Argentina e Brasile), dove vogliamo realizzare nuove iniziative su discariche». Quanto e come investite in ricerca? «Crediamo che la ricerca sia il motore dello sviluppo. Siamo una delle sette società scelte, nel 2008, dal Politecnico di Torino per entrare a far parte Business Research Center, luogo di incontro e condivisione tra imprese e mondo universitario. In quest’ambito stiamo

sviluppando tecnologie per la produzione di idrogeno attraverso un sistema che utilizza il biogas (di discarica e da biomasse) e, in prospettiva, le alghe, mentre un secondo progetto prevede il recupero energetico e di materie prime dagli scarti alimentari provenienti dalle lavorazioni industriali e dalla grande distribuzione. Con quest’ultima iniziativa stiamo già raggiungendo risultati tali da consentire un approccio innovativo». Lei è anche Presidente di Aper. Come vede il panorama delle rinnovabili in Italia? «Sono convinto che lo sviluppo della green economy e la sua capacità di creare occupazione nel rispetto dell’ambiente trova, nelle tecnologie rinnovabili e nell’efficienza energetica, i fattori chiave su cui il nostro Paese dovrebbe puntare per tornare a crescere. Per seguire questa strada c’è bisogno di coerenza e lungimiranza, principi di cui la nostra classe politica, sembra non conoscere l’importanza. Spero che governo, regioni, istituzioni finanziare e imprenditori pianifichino in modo più organico la strategia energetica del nostro Paese valutando correttamente le opportunità di crescita e di sviluppo della filiera industriale e le conseguenti ricadute nell’occupazione». Burden sharing. Se ne parla da anni ma non decolla. Secondo lei è utile? E perché? «Definiti gli obiettivi quantitativi a livello nazionale, bisognerebbe procedere alla loro ripartizione a livello regionale (il cosiddetto burden sharing), in modo

da co-responsabilizzare in maniera virtuosa le regioni e gli enti locali anche con il ricorso a meccanismi di premio/ penalità. Il burden sharing è indispensabile per pianificare e intensificare gli investimenti nello sviluppo delle reti elettriche e reti intelligenti (smart grid) al fine di meglio accogliere e dispacciare l’energia elettrica rinnovabile». Quali sono le tre cose essenziali che dovrebbero essere fatte per sviluppare le rinnovabili in Italia? «Quello di cui il paese ha bisogno è un sistema normativo stabile, chiaro e coerente capace di ridare fiducia agli operatori del settore. Auspichiamo inoltre che anche il sistema economico e finanziario ritrovi quella necessaria “tranquillità” per ricominciare ad investire in chi fa impresa e sviluppo».

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Una promessa per l’ambiente: comunicare il consumo e la produzione sostenibile con “Promise” a cura della Direzione Ambiente* della REGIONE LAZIO a produzione ed il consumo sostenibile rappresentano per l’Unione Europea un elemento chiave della sfida per la sostenibilità, tanto che la CE ha sviluppato un piano d’azione in materia (COM (2008) 397) partendo da un approccio basato sul ciclo di vita del prodotto e sul ruolo dei consumatori. A livello nazionale sono state accolte le indicazioni provenienti dall’UE e il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare ha elaborato nel 2007 il “Piano d’azione per la sostenibilità ambientale dei consumi della pubblica amministrazione” (PAN) che promuove sistemi volontari per l’incentivo alla produzione e al consumo sostenibile, soprattutto nei confronti di enti pubblici. E’ in questa ottica che la Regione Lazio ha deciso di partecipare ad un progetto il cui scopo è quello di diffondere sul nostro territorio i concetti chiave di consumo e produzione sostenibile. Ed è per questo motivo che la Direzione Ambiente sta organizzando dei seminari tecnici a livello regionale rivolti alle pubbliche amministrazioni locali (comuni, provincie, enti parco comunità montane) e alle imprese. Lo stesso stanno facendo in Liguria ed Emilia-Romagna, l’Ente Liguria Ricerche, la Confindustria Liguria ed Ervet - Emilia Romagna. L’Associazione Nazionale Consumatori della Coop sta invece organizzando

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www.ambientarsi.net delle giornate informative in materia di consumo sostenibile rivolte sia ai distributori che ai consumatori. Si tratta del progetto “Promise”, acronimo di PROduct Main Impact Sustainability through Eco-communication, finanziato dal Programma Life+ Comunicazione e Informazione, ovvero di un azione che mira, attraverso la comunicazione ambientale, a far conoscere gli strumenti per la riduzione degli impatti di prodotto sensibilizzando quattro principali categorie quali produttori, consumatori, distributori e pubbliche amministrazioni. Questi sono infatti attori chiave per uno sviluppo del consumo e della produzione sostenibili nel nostro paese in quanto rivestono un ruolo strategico nell’aumento della domanda e quindi dell’offerta di beni sostenibili, orientando la produzione verso scelte compatibili con l’ambiente. Nel caso della Pubblica Amministrazione ad esempio, la responsabilità è addirittura doppia in quanto gli enti pubblici agiscono sia come acquirenti di beni e servizi che come agenti educativi nei confronti dei cittadini. Nel primo caso, la Pubblica Amministrazione può rivolgersi al mercato richiedendo prodotti con un ciclo di vita sostenibile, inserendo nelle gare per forniture criteri d’acquisto ecologici ed effettuare i cosiddetti acquisti verdi, che sono alla base del concetto di GPP, Green Public Procurement (Procedure di gare pubbliche per acquisti verdi). Adottando criteri ambientali negli acquisti, la PA agisce da modello virtuoso sia per i cittadini che per altri enti, svolgendo un ruolo educativo finalizzato ad incentivare la sostenibilità ambientale. Gli strumenti per la sensibilizzazione

messi in campo dai partner del progetto sono il frutto di un piano di comunicazione realizzato partendo da una ricerca sulla conoscenza dei gruppi target in materia di produzione e consumo sostenibile, che ha rilevato un’elevata consapevolezza soprattutto da parte dei consumatori e della Pubblica Amministrazione. Si tratta di brochure tecniche destinate alle diverse categorie individuate appunto come destinatarie dell’azione, di uno spot radio-televisivo da trasmettere su radio e televisioni private locali e di seminari tematici con cui i partner del progetto stanno dialogando con il territorio. Questi prodotti hanno il pregio non solo di spiegare cosa siano la produzione ed il consumo sostenibili ma di descrivere ogni singola etichetta “ecologica” applicabile ai diversi prodotti sulla base della “sostenibilità” del loro ciclo di vita, aiutando i consumatori ad identificare le numerose “label” presenti sul mercato. I documenti più tecnici forniscono anche delle linee-guida all’implementazione di attività sostenibili in materia di produzione e consumo come nel caso della brochure dedicata alle PA che delinea i concetti chiave per realizzare un bando verde. Dal mese di Novembre e per tutto il mese di Dicembre e Gennaio la Regione Lazio continuerà a organizzare seminari sul tema del consumo e produzione sostenibile nell’ambito del progetto Promise coinvolgendo attivamente gli enti parco, i comuni, le provincie, i consorzi di bonifica, le comunità montane e le altre pubbliche amministrazioni nell’ottica di mettere a disposizione uno strumento per facilitare il GPP nella pubblica amministrazione locale.

Nello stesso periodo sarà mandato in onda in alcune TV a diffusione regionale lo spot televisivo realizzato nell’ambito del progetto e trasmesso, su radio locali, lo spot radiofonico pensato per diffondere i risultati di Promise. Una volta terminato il piano di comunicazione, sarà realizzata una ricerca per verificare l’aumento della consapevolezza dei gruppi target sottoposti ai sistemi d’informazione sopra elencati con lo scopo di valutare l’efficacia degli strumenti messi in campo per sensibilizzare i destinatari del progetto al consumo e alla produzione sostenibili. I risultati di Promise sono scaricabili dal sito www.lifepromise.it, così come il materiale tecnico finora prodotto. Oltre all’attività di comunicazione sul territorio, i partner del progetto hanno deciso di presentare obiettivi e risultati di Promise in occasione di eventi pubblici quali fiere e convegni. Tra le altre manifestazioni in cui è stato presentato il progetto si ricordano: Ecomondo a Rimini (2010 e 2011), SANA a Bologna (2011) e la Fiera Compraverde di Cremona (2011). Promise si concluderà a Giugno 2012 dopo 30 mesi di attività con l’obiettivo di rappresentare uno modello di comunicazione ambientale per incentivare i sistemi di produzione e consumo sostenibili nel nostro paese.

*Direzione Ambiente Maura Mazzei Maurizio Calafiore Alessandro Drago

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www.ambientarsi.net Prospettive

Sole in evoluzione di SIMONE MALACRIDA

È a rischio la leadership europea nelle rinnovabili. Sono necessarie vere politiche industriali che vadano al di là degli incentivi

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ieci anni fa, in pieno boom della new economy e dell’industria elettronica, il governo

tedesco, guidato dal socialdemocratico Gerhard Schroder, varò un provvedimento a prima vista secondario. Per sostenere le industrie del settore e per evitare un crollo dell’occupazione diede incentivi mirati al fine di re-indirizzare la produzione di silicio dal settore elettronico a quello dei pannelli fotovoltaici e, nello stesso tempo, per creare un mercato interno che soddisfacesse tale produzione, obbligò l’installazione di pannelli sulle nuovi costruzioni pubbliche. Queste due decisioni congiunte

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www.ambientarsi.net sono state il motivo principale del primato tedesco in Europa in materia di fotovoltaico sia per quanto concerne la potenza installata sia per lo sviluppo delle industrie nazionali. Proprio grazie a questi provvedimenti la Germania, non di certo il Paese del Sole, è stata per molto tempo la nazione europea che maggiormente sfruttava il solare e le industrie tedesche sono state, assieme a quelle americane e giapponesi, capofila della ricerca e della produzione a livello mondiale. La situazione appena descritta ha un preciso nome in gergo tecnico e si chiama politica industriale che si declina, in questo caso, in piano energetico-industriale. In Italia ciò non è stato fatto per assoluta miopia del sistema

in sé, e da ciò deriva la nostra posizione subalterna e del tutto secondaria in materia. Noi siamo un mercato di installazione, ma non di produzione, ricerca, sviluppo e tecnologia, cioè di tutte quelle attività ad alto contenuto di innovazione e di produzione reale di benessere. Ora, dopo dieci anni, la situazione sta cambiando con una velocità pazzesca. La Germania, gli Stati Uniti e il Giappone stanno cedendo il passo alla Cina, la vera potenza industriale del settore fotovoltaico e delle rinnovabili in genere. Da quanto diremo sarà chiaro come, se vi sarà una rivoluzione rinnovabile, sarà per forza di cose Made in China anche se essa prenderà piede in Europa o in altri Stati.

Sole dall’Asia La maggioranza dei pannelli fotovoltaici è ormai prodotta in Cina ivi compresi quelli installati in Europa. Il costo dei pannelli cinesi è del 50-60% più basso dei corrispettivi tedeschi e americani, e non si parla di costo assoluto ma di costo per watt di potenza prodotta, quindi, anche i discorsi che sono di scarsa qualità e inefficienti non stanno in piedi. La verità è che la Cina ha mutuato l’esperienza e la conoscenza del mercato dell’elettronica e l’ha applicata a quello dei pannelli fotovoltaici, così come la Germania aveva fatto dieci anni fa, ma con un intervento statale. In Cina, invece, è stato tutto mosso dalle regole più ferree del liberismo capitalista. Sono state le industrie occidentali

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RINNOVABILI E MOBILITà ELETTRICA SONO AL CENTRO DELL’INVESTIMENTO PRODUTTIVO CINESE PERCHè IL COLOSSO ASIATICO VUOLE AVERE LA LEADERSHIP MONDIALE DELLA GREEN ECONOMY E HA MESSO IN CAMPO UNO SFORZO ECONOMICO SENZA PRECEDENTI

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a delocalizzare in Cina la produzione della manifattura elettronica e delle telecomunicazioni perché ciò garantiva margini di profitto maggiori e perché, a livello macroeconomico, si garantiva un acquisto di beni durevoli da parte della popolazione occidentale senza un pericolo di inflazione. In sostanza la Cina ha alimentato la nostra crescita almeno dall’inizio del nuovo secolo permettendoci di comprare telefonini, televisioni, elettrodomestici, computer e quant’altro senza che noi perdessimo il potere di acquisto e le politiche monetarie accomodanti verso l’espansione economica. Poi è arrivata la crisi finanziaria che, dal 2007, da un lato travolge gli Stati Uniti e l’Europa, mentre dall’altro risparmia la Cina che aveva accumulato grandi surplus di denaro per la crescita spaventosa del PIL e dell’export e che, solo in parte, aveva investito in titoli di stato americani ed europei, risultando così detentrice dei debiti pubblici del mondo occidentale e ponendosi come l’attore geopolitico primario nel quadro economico attuale. Parte di quel surplus di denaro è stato investito nella costruzione di aziende cinesi per la produzione di pannelli, in quanto già vi erano tutte le conoscenze base dell’industria dei semiconduttori. Questi primi timidi passi hanno subito un’accelerazione dopo le Olimpiadi di Pechino del 2008 quando, nell’agenda della classe dirigente cinese, è entrata di prepotenza la questione ambientale. Anche in questo caso, il cambio di priorità per la politica cinese è stato stimolato da un intervento occidentale.

Per rendere respirabile l’aria di Pechino e per fare bella figura di fronte al mondo in un evento mediatico come quello delle Olimpiadi, sono state adottate misure di urgenza in uno Stato che, fino ad allora, aveva tranquillamente permesso ogni sorta di inquinamento possibile in nome della crescita economica e del “progresso”. Asia rinnovabile Da allora, i piani cinesi sono quelli più ambiziosi e con più denaro investito in relazione alle energie rinnovabili. Il sostegno alla mobilità elettrica ha in Cina un peso economico di tutto rispetto (1,5 miliardi di euro, nessuno Stato al mondo investe così tanto), così come il piano di incentivo alle rinnovabili è il doppio di quello degli Stati Uniti. La Cina, quindi, ha sposato la “rivoluzione verde” per un semplice ed evidente motivo: vuole essere la nazione nella quale si produrranno tutti i componenti legati al mondo delle rinnovabili. Ad esempio, non vi sono produttori cinesi di auto tradizionali a livello mondiale, ma la BYD, avendo conoscenze nel costruire batterie agli ioni di litio, si è posta come la prima produttrice di auto elettriche. La seconda grande accelerazione è avvenuta quest’anno. Durante il 2011, il costo dei pannelli fotovoltaici cinesi è sceso del 50%, riduzioni del 40% si sono avute anche per quelli americani, giapponesi e tedeschi ma ciò non è stato ininfluente a livello settoriale. Le aziende cinesi hanno iniziato a spostare la propria produzione in Vietnam o Malesia, puntando ad abbassare i costi e a investire in com-


www.ambientarsi.net ponenti differenti e più avveniristici. Le aziende occidentali, invece, sono cadute in una profonda crisi. I principali produttori americani e tedeschi sono falliti o hanno dovuto ridimensionare di molto le proprie posizioni (un caso su tutti è Solyndra) e, anche in Italia, molte industrie del settore hanno fatto ricorso alla cassa integrazione, generando un meccanismo del tutto nuovo, un’avversione verso il green visto come sfruttatore di incentivi statali e non in grado di reggere alla prova dei fatti. Vista in questa ottica, sembra non esserci alcuna soluzione possibile, oltre il fatto di accettare la chiusura delle nostre aziende e il trionfo totale della più avveduta e migliore visione cinese del futuro. In realtà, c’è ancora qualche margine di farcela, ma dobbiamo letteralmente svegliarci dal torpore nel quale siamo stati assopiti a causa, principalmente, dell’assuefazione alla “droga” degli incentivi statali. Va da sé che non vi è alcuna speranza di concorrere con la Cina puntando su semiconduttori diversi dal silicio per produrre energia solare dal fotovoltaico. Su questo, sono già un passo oltre ed è lo stesso motivo per cui sono loro, e non noi, a essere i leader dell’elettronica (qualcuno potrebbe obiettare che, tecnologicamente, lo è la Corea del Sud, ma il peso geopolitico ed energetico di questo Paese è irrilevante rispetto a quello cinese). Droga da incentivi Un’iniziativa veramente aberrante e che non porterebbe a nulla è, invece, data dalla proposta di introdurre incen-

tivi “differenziati” a seconda del luogo di produzione del pannello. Così facendo, si drogherebbe ulteriormente l’industria nazionale, ritardando solamente la chiusura di aziende che diventerebbero dei puri ricettori di fondi statali, senza innovare alcunché e, che, tra qualche anno, dovrebbero comunque chiudere in quanto il loro prodotto sarebbe fuori mercato (la bufala della scarsa efficienza dei prodotti cinesi è, appunto, una bufala). Inoltre questo dazio, o aiuto di Stato che sia, sarebbe a carico dei consumatori nostrani che già pagano una delle bollette più salate in Europa per colpa di errori di politica industriale! Si inibirebbe la grid parity reale e il cambiamento in essa contenuto e si innescherebbe quel meccanismo sociologico di “odio” verso le fonti rinnovabili, viste come un carrozzone finanziato da fondi statali per fare arricchire pochi personaggi. La soluzione per uscire da questa empasse è molto stretta ma, allo stesso tempo, di facile portata. Si tratta di comprendere il salto che l’energia rinnovabile e, in particolare il solare e l’eolico, stanno per fare. Un salto di concezione enorme, non più una tecnologia energetica e basta, ma un modo di pensare, di ragionare e di vivere, di approcciarsi alla vita e ai problemi quotidiani. Un salto sociologico e di visione. Per colmare questo vuoto, giacché attualmente non vi sono prodotti esistenti in grado di soddisfare queste esigenze, bisogna puntare su una connessione tra arte e tecnologia, tra design ed efficienza, tra qualità di vita e produzione di energia.

Su questo, il life style italiano è maestro e dobbiamo essere in grado di tradurlo anche nel mondo energetico, dopo averlo fatto in quello della moda, dell’arredamento, del lusso, dell’auto e degli oggetti per la casa. È su questi mercati di nicchia (che poi, a ben vedere i fatturati, tanto di nicchia non sono) che si gioca la partita della politica industriale ed energetica italiana. Se non lo capiamo perderemo tutti i treni possibili per le rinnovabili. Il meccanismo degli incentivi attuali, oltre a essere una droga, è incompatibile con la crisi attuale. Se vi sarà un crollo della richiesta di pannelli dall’Europa, la Cina finanzierà il mercato interno e diventerà in breve tempo non solo lo Stato in cui si fabbricano i pannelli ma il mercato ideale per l’applicazione di quel modello energetico distribuito che è il vero approdo finale per le energie rinnovabili e che ora vede in vantaggio l’Europa. Se scegliessimo, tramite una politica miope e di corto respiro, la continuazione di un fallimentare modello esistente, perderemmo un mercato ben più grosso di quello della produzione dei pannelli fotovoltaici. Perderemmo la possibilità di vedere applicato in Europa, da aziende europee, quello che per molti è ancora un sogno, cioè il superamento del sistema geopolitico, economico ed energetico del Ventesimo Secolo. Il tutto, con i più sinceri ringraziamenti della Repubblica Popolare Cinese.

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Analisi www.ambientarsi.net

Il fotone in bolletta di DOMENICO COIANTE

Sugli effetti delle incentivazioni del fotovoltaico è necessario fare chiarezza

Parte ultima segue dal numero 3 | 2011

R

iprendendo il discorso interrot-

Per comodità d’esposizione, fissiamo

mente, le quantità di energia e di po-

to lo scorso numero siamo ora

l’attenzione sulle ore 11 del picco mat-

tenza provenienti dai generatori con-

in grado di osservare che cosa

tutino e supponiamo il caso migliore:

venzionali.

avviene per l’immissione dell’elettricità

giornata limpida e assolata ma non

Ricordiamo che ci troviamo in pieno

intermittente nella rete elettrica.

ventosa. In tali condizioni, la maggior

periodo di punta. Quindi, come sopra

Cominciamo dal mercato del giorno

parte della potenza fotovoltaica sarà a

accennato, la presenza della quantità

prima. Pur essendo aleatoria la quan-

pieno regime e, quindi, ci sarà un rile-

Everde ha causato una significativa

tità esatta di energia che potrà arrivare

vante afflusso d’elettricità da parte di

riduzione della richiesta di elettricità

dalle fonti rinnovabili, potremo tutta-

questa fonte con energia e potenza,

“rossa”. Il volume dell’offerta, da parte

via predire con una certa probabilità

che indicheremo rispettivamente con

dei generatori convenzionali, è restato

di successo l’immissione in rete di un

Everde e Pverde.

pressappoco invariato, per cui il calo

quantitativo d’elettricità oraria sulla

La richiesta del carico è rimasta quella

della domanda si traduce in un abbas-

base delle previsioni meteorologiche.

del caso precedente: energia totale =

samento del prezzo precedentemen-

Quindi, essendo prioritaria l’accetta-

E11, potenza complessiva = P11. Ora

te pagato dal GSE che in queste ore

zione in rete di questo quantitativo, la

però tale richiesta viene soddisfatta da

raggiungeva il massimo di 99 €/MWh.

domanda d’energia rivolta ai genera-

due contributi:

Supponiamo che il nuovo prezzo pa-

tori convenzionali sarà più bassa che

gato per l’energia sia divenuto ora V11’,

nel caso precedente. Di conseguenza,

E11 = Everde + Erossa

il prezzo d’acquisto che emergerà dalla

P11 = Pverde + Prossa

contrattazione sarà generalmente minore.

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con (V11’ < V11). La spesa per l’acquisto dell’energia da

Dove Erossa e Prossa sono, rispettiva-

parte della rete diviene:


www.ambientarsi.net S11’ = V11’*Erossa + (V11’+ Vinc)*Everde

Allora potremo scrivere:

che la richiesta oraria totale è di 43.000 MWh, il rapporto (Everde/E11) = 0,087.

Dove Vinc è il costo unitario dell’incentivo governativo erogato ai produttori. La spesa totale sostenuta dal GSE, (ST’), sarà:

(V11 - V11’)*E11 = (Vinc)*Everde

Inoltre, sappiamo che V11 = 99 €/ MWh, mentre per l’incentivo assumia-

Il primo termine dell’uguaglianza rap-

mo un valore medio del CE di circa 300

presenta il risparmio di spesa dovuto

€/MWh. Avremo:

all’effetto di abbassamento del prezzo ST11’ = V11’*(Erossa + Everde) + (Vinc)*Everde + G11’ Dove, come vedremo, anche il costo di gestione della rete assume un valore, G11’, diverso dal caso precedente a causa della presenza delle fonti rinnovabili intermittenti. Il nuovo costo del kWh in bolletta varrà: CkWh’ = (ST11’/E11) = V11’ (Vinc)*(Everde/E11) + (G11’/ E11)

+

A questo punto sorge la domanda: “Questo nuovo costo sulla bolletta degli utenti è maggiore o minore del caso precedente?” In altri termini: “Quanto costa realmente agli utenti la presenza delle fonti rinnovabili intermittenti in rete?” Confrontiamo la spesa sostenuta dalla rete in assenza di contributo verde con quella in presenza del contributo verde valutando le condizioni perché le due grandezze siano uguali. V11’*E11 + (Vinc)*Everde + G11’ = V11*E11 + G11 Cominciamo con introdurre un’ipotesi grossolana esemplificativa. Supponiamo, in prima approssimazione, che i costi di gestione della rete siano uguali nei due casi. Cioè: G11 = G11’

per la presenza del fotovoltaico, il se-

ΔV = (Vinc)*(Everde/E11) = 300*0,087 =

condo termine è, invece, la spesa tota-

26,1 €/MWh

le sostenuta per le incentivazioni. Pertanto, i due termini si equivalgono solo

Cioè:

se il differenziale di prezzo raggiunge

V11’ = (V11 - 26,1) = 72,9 €/MWh

il valore: Come si può vedere, questo valore è ΔV = (V11 - V11’) = (Vinc)*(Everde/E11)

più alto del prezzo della fascia del carico di base (47 €/MWh) ed è all’incirca

In questo caso il recupero di valo-

vicino al prezzo della fascia del carico

re sull’acquisto dei kWh permette di

medio. Se il nuovo prezzo spuntato dal

compensare la spesa sostenuta per le

GSE nell’asta del giorno prima fosse

incentivazioni e questa voce di costo

pari a questo valore, ne seguirebbe

non grava per nulla sulla bolletta degli

che la bolletta degli utenti non si ac-

utenti. Naturalmente, se il valore recu-

corgerebbe della presenza delle incen-

perato fosse minore, rimarrebbe una

tivazioni. In pratica il ribasso, causato

parte di spesa per le incentivazioni da

dalla presenza del fotovoltaico, pareg-

recuperare in bolletta ma si trattereb-

gerebbe il costo delle incentivazioni.

be, comunque, solo di una parte per-

Se poi il GSE riuscisse a spuntare un

ché è innegabile che la presenza dei

prezzo di acquisto più basso, allora il

kWh fotovoltaici produce l’effetto di

nuovo costo in bolletta per gli uten-

abbassamento del prezzo di mercato.

ti sarebbe più vantaggioso. Solo nel

Con tutta la cautela dovuta alla sche-

caso in cui il prezzo d’acquisto fosse

matizzazione del caso, proviamo a

più alto di 72,1 €/MWh, allora la bollet-

mettere alcuni dati nelle formule.

ta degli utenti aumenterebbe a causa

Secondo i dati del GSE la potenza

della presenza delle incentivazioni ma

fotovoltaica installata nel 2010 era, ri-

in misura minore del valore dei sussidi,

spettivamente, di 3.470 MWp. Alle 11

a meno di non voler negare completa-

di mattina del nostro giorno assolato

mente l’effetto calmierante dell’immis-

del 2011, possiamo supporre che tutta

sione in rete dell’energia fotovoltaica.

questa potenza stia lavorando al massimo e che, quindi, nell’ora indicata sia

Incremento del costo di gestione

immessa in rete una quantità di energia

della rete

fotovoltaica Everde = 3.470 MWh. Dato

Il conto che abbiamo svolto attiene

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www.ambientarsi.net ad una sezione oraria dell’andamento giornaliero del diagramma di carico. Esso ha riguardato soltanto ciò che può accadere in una particolare ora della mattina e l’estensione all’intera giornata non è affatto semplice e ancora più complicato è ripetere il calcolo nel corso dell’intero anno. Tuttavia, l’aspetto parziale esaminato ci ha consentito di acquisire il concetto fondamentale che il ruolo economico delle incentivazioni è più complesso del puro aspetto aritmetico finora dato per scontato. Una trattazione più completa di questo argomento può essere letta nel lavoro già citato di F. Meneguzzo. Sempre nei limiti della nostra schematizzazione, esaminiamo ora un aspetto che può contribuire a chiarire meglio la

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situazione completando l’analisi precedente. Vediamo come il risultato può cambiare in relazione al ruolo che possono giocare i costi di gestione della rete nel caso della presenza delle fonti intermittenti. In altri termini, nel caso reale, l’ipotesi assunta sopra (G11 = G11’) non è vera. Purtroppo, in pratica, si verifica che: G11’ > G11 Cioè, la presenza delle fonti intermittenti aumenta le spese di gestione della rete. La spiegazione rigorosa di questo effetto, da sola, richiederebbe una trattazione lunghissima. Per il nostro scopo, ci basta sviluppare alcune considera-

zioni qualitative. Nel funzionamento normale della rete, quando non sono presenti fonti intermittenti, il gestore è particolarmente attento al caso delle fluttuazioni impreviste dei carichi a cui egli deve, comunque, far fronte modulando opportunamente la potenza dei generatori veloci al fine di assicurare agli utenti il livello costante di potenza. Per tale motivo, alcuni generatori sono fatti lavorare al di sotto della loro massima potenza, tenendoli ad una quota percentuale più bassa rispetto al massimo. Ciò implica che la richiesta normale del carico è soddisfatta lasciando un margine di potenza pronta, ma non sfruttata, detta margine di riserva, in modo che, all’occorrenza, sia possibile fronteggiare eventuali richieste improv-


www.ambientarsi.net vise del carico facendo ricorso a tale margine. In condizioni normali, la riserva di potenza non produce kWh, ma contribuisce ugualmente ai costi fissi di produzione che il GSE deve riconoscere ai produttori elettrici. Per tale motivo, il margine di potenza è tenuto sempre al minimo possibile, in pratica esso può arrivare intorno al 3-5%. Questo costo è considerato all’interno del costo generale di gestione della rete e, quindi, nel nostro caso orario, esso si trova all’interno del parametro G11. La presenza delle fonti intermittenti è vista dal sistema di controllo della rete alla stessa stregua delle fluttuazioni impreviste del carico con la sola differenza della maggiore ampiezza. Pertanto, per fronteggiare l’eventuale mancanza improvvisa della potenza intermittente, occorre aumentare adeguatamente il margine della potenza di riserva. In conclusione, la connessione in rete dei generatori intermittenti fa aumentare le spese di gestione del sistema elettrico a causa della necessità di tenere un certa quantità di potenza convenzionale attiva ma non produttiva. La quantificazione di questo concetto è materia di accese discussioni tra i sostenitori e i detrattori delle fonti intermittenti. La versione più svantaggiosa arriva a considerare la necessità di tenere di riserva una quantità di potenza convenzionale pari a quella delle fonti intermittenti. Senza arrivare a questo caso estremo, che farebbe lievitare enormemente i costi, in ogni caso, dobbiamo ammettere che la sicurezza della rete richiede la presenza di un certo nume-

ro di generatori convenzionali veloci, tenuti in funzione e pronti a compensare eventuali mancanze improvvise della potenza immessa dalle fonti rinnovabili. La spesa dovuta ai costi fissi di tali generatori fa aumentare il costo di gestione della rete e l’incremento deve essere considerato a carico delle fonti intermittenti. Ciò ha come conseguenza che possiamo ritenere valida la disuguaglianza G11’>G11, cosa che porta alla nuova condizione generale: (V11 - V11’)*E11 = (Vinc)*Everde + (G11’- G11) Il risparmio, ottenuto attraverso l’abbassamento del prezzo di acquisto (primo termine), deve ora compensare, oltre alla spesa per le incentivazioni (secondo termine), anche il differenziale di spesa di gestione della rete dovuto alla presenza delle fonti intermittenti (terzo termine). Pertanto, solo nel caso che sia valida l’uguaglianza precedente, la bolletta degli utenti non subisce una maggiorazione di spesa per la presenza delle rinnovabili e delle relative incentivazioni. Di sicuro, se questo evento aveva una certa probabilità di verificarsi nel caso particolare della parità tra i due costi di gestione della rete, ciò diviene molto improbabile nel caso più generale di maggiorazione di questo costo per la presenza delle fonti intermittenti. La quantificazione di questa aggiunta di costo impone la conoscenza esatta oraria e giornaliera della configurazione completa della rete con il tipo e il numero dei generatori tenuti di riserva

e la programmazione del loro impiego. Purtroppo, queste informazioni non sono facilmente accessibili ai non addetti ai lavori, come noi siamo, e il loro reperimento ci porterebbe lontano dal concludere. La conclusione di questo lavoro, sicuramente non esaustivo, suggerisce l’opportunità di analizzare più accuratamente tutti gli elementi che concorrono al bilancio costi-benefici prima di emettere un giudizio definitivo sull’interazione tra le fonti rinnovabili intermittenti e la bolletta degli utenti.

Ringrazio Terenzio Longobardi per l’attenta revisione del testo e gli utili commenti.

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www.ambientarsi.net Transizione

Dal Green al Blu di CLAUDIA BETTIOL

È necessario passare dalle rinnovabili all’efficienza attraverso il modello dell’energia distribuita

C

ome tutte le cose, anche le parole hanno un ciclo e sta terminando il ciclo della parola

“Green”. E’ iniziato con una connessione diretta alla speranza di un mondo migliore e termina con l’associazione a un flop. Una green economy che si regge solo se supportata da sussidi statali e che drena soldi a ogni altro intervento a supporto dei giovani o della crescita dei paesi. Una green economy che non è più associata in alcun modo a una Green Revolution e che non ha legami con alcuna delle migliaia di manifestazioni di giovani nelle varie piazze del mondo. Quelli che vorrebbero fare una vera rivoluzione. Eppure tutti i giovani che scendono in piazza sono sicuramente favorevoli a un cambiamento totale anche nel modo di produrre e di distribuire energia. Sono sicura-

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www.ambientarsi.net mente a favore delle energie rinnovabili e dell’efficienza energetica, ma questo non traspare nelle loro proteste o nei reportage della stampa. Semplicemente non è in primo piano nelle agende delle loro recriminazioni. E’ vero che questi ragazzi non sono ancora passati dalla protesta alla proposta, ossia non hanno elaborato un proprio contratto sociale capace di ricostruire una società avanzata e moderna, ma è un fatto che l’energia e l’ambiente siano relegati ad un ruolo marginale. Dobbiamo poi considerare che mentre tutto il mondo si era concentrato dapprima sulla primavera araba e poi su Fukushima le compagnie petrolifere avevano ricostruito il loro cartello e avevano deciso di elaborare una strategia di comunicazione comune. Il disastro della Deepwater Horizon ha avuto l’effetto di stringere le righe all’interno degli operatori del settore delle fonti fossili che negli ultimi anni avevano allentato i rapporti talvolta arrivando a vere forme di concorrenza fra di loro. Così mentre tutti noi pensavamo che tra disastri petroliferi e disastri nucleari la via della Rivoluzione Verde fosse inevitabile - e ci siamo cullati in questa certezza - è partita la macchina della controrivoluzione. Per capire la strategia collegata al declino della parola Green basta analizzare i toni e gli interventi degli esponenti del Tea Party in USA. Il Tea Party è un movimento ultra-liberalista americano che condiziona le scelte del partito repubblicano in quanto è stato in grado di far eleggere alcuni dei suoi rappresentanti. Un po’ come da noi la Lega Nord.

Questi politici, che dispongono di molti mezzi di comunicazione e ai quali la stampa da molto spazio, tentano di denigrare il lavoro di Obama denigrando i suoi scarsi risultati proprio nel settore della Green Economy. In America, infatti, è partita la macchina elettorale per il prossimo mandato presidenziale e la macchina del fango si è messa in moto. In parte è vero che la Green Economy è stata sovvenzionata e che i suoi risultati sono stati sovrastimati, ma è anche vero che le fonti fossili sono sovvenzionate parimenti e che, se spostiamo l’attenzione nel medio periodo, le fonti rinnovabili costeranno sempre meno mentre le fonti fossili produrranno disastri irreparabili. Basta andare a vedere che cosa significa estrarre gas dalle rocce e come negli stessi USA stanno distruggendo l’assetto idrogeologico di vaste aree, inquinando contemporaneamente le falde acquifere. Non possiamo modificare questo quadro, non possiamo avere la disponibilità finanziaria del Tea Party o del cartello delle compagnie petrolifere, allora quelli che operano nel settore delle energie rinnovabili devono elaborare una strategia comune e cambiare il terreno dello scontro. Se la Green Economy è associata alle grandi distese solari finanziate, allora l’energia distribuita deve prendere le distanze da questo modello e avvicinarsi al concetto di efficienza energetica, al Blu.

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Scenari www.ambientarsi.net

ENERGIA PER IL FUTURO di ALESSANDRO DRAGO

Salti tecnologici e transizioni lente sono due dei possibili scenari in materia d’energia

N

on v’è dubbio che i consumi energetici nel mondo occidentale siano aumentati, nel corso del secolo passato, in maniera esponenziale rispetto alle epoche precedenti. Chi ha fatto bene i conti, come il professore David Nye nel suo libro Consuming Power, non si attarda a spiegare come una famiglia media americana negli anni ’70 consumasse quanto una piccola cittadina dello stesso paese nel XVIII secolo. L’utilizzo dell’energia elettrica è aumentato di otto volte tra il 1912 e il 1970 toccando ogni aspetto della vita quotidiana: mobilità, vita domestica, servizi alla persona e ogni genere di utilità tecnologicamente avanzata quanto energivora. Se ci voltiamo indietro a chiederci quale sia stata la forza che ha permesso lo sviluppo socio-economico mondiale negli ultimi due secoli non possiamo che rispondere la disponibilità d’energia prodotta da fonti fossili a basso costo. Sappiamo bene, però, che questo fenomeno andrà incontro a una

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www.ambientarsi.net battuta d’arresto nel XXI secolo, così come sappiamo che i paesi maggiormente sviluppati, nonché consumatori d’energia, stiano cercando alternative valide nell’utilizzo delle fonti rinnovabili e nell’efficienza energetica. Considerando che, sulla base delle attuali conoscenze tecnologiche, sia difficile immaginare le rinnovabili in grado di soddisfare il totale fabbisogno energetico delle società occidentali e quello crescente delle società emergenti (i cosiddetti BRIC – Brasile, Russia, India e Cina), due scenari credibili sembrano profilarsi una volta superato il picco del petrolio. Il primo riguarda la diminuzione drastica di disponibilità energetica a basso costo con la conseguente rilocalizzazione e riorganizzazione radicale degli stili di vita esistenti soprattutto nel Nord del mondo. È lo scenario sicuramente più apocalittico perché si basa sul ridimensionamento generale dell’accessibilità della popolazione a beni e servizi, costringendola a im-

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portanti rinunce in molti settori della vita economica e sociale quotidiana: pensiamo alla diminuzione degli spostamenti e alla conseguente riformulazione dei rapporti familiari e amicali cui siamo abituati, per dirne una. La “decrescita felice”, le transition towns, ma anche il concetto di slow-food e della “filiera corta” sono tutte esperienze che propongono di contrastare questo scenario cambiando in modo radicale i costumi sociali dei popoli partendo dal concetto di sostenibilità locale. In questo scenario le fonti rinnovabili permetterebbero la sopravvivenza della specie garantendo la sufficienza energetica alla popolazione per uno stile di vita radicalmente diverso da quello attuale, energeticamente involuto. D’altra parte, il fulcro dell’azione dello sviluppo sostenibile locale sta nel prepararsi ad affrontare, in maniera pro-attiva s’intende, un cambiamento epocale nel sistema organizzativo socio-economico delle popolazioni e non nell’immaginare

un ruolo strategico per le fonti rinnovabili e l’innovazione nelle nuove società. Salti tecnologici Il secondo scenario parte da un altro presupposto ossia l’evoluzione tecnologica repentina, sistemica e radicale che permetterebbe alla scienza applicata alle energie rinnovabili di aumentarne l’efficienza contribuendo al soddisfacimento del crescente fabbisogno energetico. È possibile? La risposta, a differenza di chi prevede il primo scenario, sta nella parola chiave: “innovazione”. Le esperienze che prevedono il crollo della produzione energetica dopo il picco del petrolio e, quindi, dei consumi parlano essenzialmente di resilenza, cioè di capacità di adattamento di un ecosistema a un contesto radicalmente mutato a seguito di un cambiamento delle circostanze ambientali esistenti. In questo caso l’adattamento delle società future a una sopravvivenza in un mondo dalle


www.ambientarsi.net riserve energetiche ridottissime. Anche il secondo scenario, però, parte da una modifica più o meno radicale del modo di vita delle persone dovuto a un cambiamento di sistema sincronico. E cioè la possibilità che innovazioni di sistema portino a un cambiamento delle abitudini sociali e culturali cristallizzate tali da favorire lo sviluppo di tecnologie energetiche sostenibili in grado di sostituire la produzione di energia da fonti fossili. Infatti, quando si parla di innovazioni di sistema, si deve necessariamente pensare non solo a cambiamenti nei prodotti tecnici quanto simultaneamente nelle politiche, nelle pratiche degli utenti, nelle infrastrutture, nelle strutture industriali e nei significati simbolici. Come ha argutamente osservato Likka Tuomi, scienziato della Nokia, tutta l’innovazione deve essere sociale in quanto questa non avviene al di fuori, nel mondo degli oggetti, ma bensì nella società e nelle menti delle persone. Le innovazioni presuppongono non solo un modello di business ma anche un modello sociale. E solo se l’innovazione viene a inserirsi con successo nel processo sociale può dirsi di successo divenendo a far parte della vita delle popolazioni. L’instaurarsi di un nuovo sistema socio-tecnico è quanto mai imprevedibile e, quindi, come osserva il sociologo John Urry nel suo libro Climate change and society, pianificare l’innovazione di un set di sistemi a basso consumo di energia fossile è quasi impossibile. Troppe sarebbero le componenti da predire affinché il loro necessario verificarsi in maniera sincronica permetta un cam-

biamento sistemico. Sappiamo che le forze di mercato, per quanto riguarda le innovazioni nel settore energetico a basso utilizzo di fossili, poco abbiano fatto finora per diffondere prodotti a largo consumo e, il recente incremento delle rinnovabili nel mondo Occidentale e in alcuni Paesi BRIC (Brasile, Russia, India e Cina), è stato essenzialmente dovuto agli aiuti di stato. D’altra parte se le forze di mercato possono dare una spinta decisiva all’innovazione e alla sua diffusione, il loro principale obiettivo è quello che domanda e offerta raggiungano un equilibrio. Molti dei soggetti che, invece, possono giocare un ruolo strategico nei processi di innovazione sono attori non legati al mercato: gli utenti di prodotti, le famiglie, i consumatori, gli Stati, le Ong e le organizzazioni internazionali. Questi, secondo Urry, possono rivestire un ruolo importante nello sviluppare nuovi sistemi a basso impatto energetico opponendosi in maniera critica al prevalente “spirito del capitalismo”. Energia diffusa Sta di fatto che, affinché si sviluppino sistemi innovativi per la produzione energetica rinnovabile in grado di rispondere al fabbisogno delle società post-picco petrolifero, è necessaria una diffusione capillare nella popolazione fino al punto di non ritorno e, cioè, al punto in cui le genti non ricordino più come era prima il mondo senza queste tecnologie. Secondo Malcom Gladwell, giornalista e autore di Tipping points (Punti di non ritorno: come

le piccole cose possano fare un grande differenza), il punto di non ritorno per l’affermazione sociale dell’innovazione tecnologica presuppone che gli eventi e i fenomeni siano contagiosi, che piccole cause possano generare grandi effetti e che i cambiamenti possano avvenire in maniera improvvisa nel momento in cui il sistema subisce una trasformazione. Se ammettiamo che questi presupposti si possano riscontrare nella società futura e siano ancorché necessari alla diffusione di sistemi di innovazione tecnologica in maniera capillare come avvenne per il fax a inizio degli anni ’90 e ancora prima per l’autovettura dalla fine del 1800, ci sono buone speranze che la tecnologia rinnovabile si diffonda a macchia d’olio nelle nostre società a partire da questo secolo, svolgendo un ruolo tutt’altro che ancillare nello sviluppo di un sistema socio-economico sostenibile. Una delle ragioni per cui ciò non è ancora avvenuto è probabilmente dovuto al fatto che, come osserva sempre il sociologo Urry, l’innovazione frutto di sincronia necessita di due qualità fondamentali perché i prodotti che la rappresentino incontrino una diffusione capillare: fare tendenza ed essere alla moda. La ricetta sembra semplice ma, sicuramente, applicabile anche alle rinnovabili dal momento che un prodotto con queste qualità avrebbe maggiori possibilità di rimpiazzare velocemente sistemi obsoleti basati sull’utilizzo di fonti fossili proprio nell’ottica del punto di non ritorno.

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www.ambientarsi.net

Nasce il Centro Studi Energy Professional Network di MARIA CONSIGLIA IZZO

E

nergy Professional Network, la grande Rete di professionisti legati da una comune passione per le fonti energetiche rinnovabili, è impegnata nel continuo miglioramento dei servizi e dei prodotti da offrire ai membri ed ai partner del Network. Per questo motivo ha recentemente aperto a Firenze, luogo baricentrico e strategico per il territorio nazionale, un Centro Studi che funge da “osservatorio” permanente sulla normativa tecnica e impiantistica legata al comparto delle energie rinnovabili. Questa iniziativa si fonda sull’apporto organizzativo del Gruppo ADL, proprietario del marchio EPN, che da anni investe notevoli risorse sulla specificità e sulla caratterizzazione dei profili operanti a vario titolo nella filiera delle energie rinnovabili. Il Centro Studi Energy Professional Network promuove, coordina e realizza indagini, ricerche nonchè attività di consulenza, formazione e informazione inerenti i settori dell’energia e della tutela ambientale. Si tratta di settori fondamentali

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per lo sviluppo economico e sociale, che vengono spesso affrontati sulla base di posizioni demagogiche che fanno leva su generiche speranze piuttosto che su conoscenze acquisite e dati riscontrati. Per questo motivo Energy Professional Network intende operare su scala nazionale ed internazionale per promuovere approfondimenti e valutazioni che consentano di prospettare ragionevoli soluzioni a problemi specifici, fondate su metodi scientifici e competenze interdisciplinari.

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In Campania sbarca Itaca

Il protocollo per l’ecosostenibilità nell’edilizia è stato illustrato a centinaia di professionisti in Campania di ROSSELLA PARDI

I

l “Protocollo ITACA Campania” è un

patibilità ambientale (ITACA). A dicem-

ambientali. La sua importanza deriva

progetto frutto della collaborazione

bre inoltre, visto il successo dell’inizia-

anche dall’obbligo di certificazione per

tra il Comitato Strategia e Sviluppo

tiva che ha coinvolto più di centoventi

i progetti e per gli atti ufficiali nel cam-

Energy Professional Network – la gran-

professionisti, è stata organizzata una

po dell’edilizia, necessaria anche per

de Rete dei Professionisti dell’Energia

seconda edizione nelle stesse città

usufruire delle agevolazioni previste dal

- e l’Università degli Studi di Napoli Fe-

campane. Il protocollo è utile alla ve-

Piano Casa varato dalla Regione Cam-

derico II che, insieme nei mesi di set-

rifica del livello di qualità ambientale

pania. Con la direzione scientifica del

tembre e ottobre, hanno organizzato

di un edificio in fase di progetto e ne

Prof. Ing. Luigi Verolino (Direttore “SOF.

tre workshop di specializzazione a Sa-

misura la prestazione rispetto a diver-

Tel. - Centro di Ateneo per l’Orienta-

lerno, Napoli e Avellino con l’obiettivo

si criteri che hanno una valenza eco-

mento e la Formazione dell’Univer-

di approfondire e analizzare i dettagli

nomica, sociale ed ambientale e che

sità Federico II) e della Prof.ssa Ing.

relativi all’Istituto per l’innovazione e la

sono riuniti in due macroaree di valu-

Rita Mastrullo (Direttore Dipartimento

trasparenza degli appalti e della com-

tazione: consumo di risorse e carichi

Energetica Università Federico II) le tre

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www.ambientarsi.net giornate di studio sono state rivolte a

la sottomissione alla valutazione degli

pacità di proporsi nell’ambito del rilan-

coloro che sono impegnati nell’ambito

staff tecnici, imparziali, dei diversi pro-

cio delle attività che, si spera, il “Piano

edilizio e in particolare hanno riscon-

tocolli è ancora una pratica volontari-

Casa” dovrebbe promuovere».

trato l’interesse di ingegneri, architetti,

stica, adottata per vedersi riconosciuti,

geometri, periti, agronomi ed energy

in termini quantitativi e comparativi, i

In merito all’organizzazione e alla

manager. In merito allo svolgimento

vantaggi che le eventuali pratiche vir-

realizzazione di questi workshop in

delle giornate di studio abbiamo sen-

tuose potrebbero comportare per

collaborazione con EPN crede che

tito la Prof. Ing. Rita Mastrullo.

la comunità e per gli utenti finali. La

gli obiettivi di partenza siano stati

Regione Campania, tuttavia, nell’ado-

raggiunti?

Qual’è l’importanza della formazio-

zione, recente, del cosiddetto “Piano

«I docenti impegnati in queste giorna-

ne in questo particolare settore?

Casa”, ha stabilito che ai soggetti che

te hanno verificato una partecipazione

«La crescente consapevolezza, da

presentino richieste di concessione

numerosa ed attenta alle lezioni, so-

parte delle istituzioni internazionali e,

che evidenzino il conseguimento di al-

prattutto nell’ambito dello sviluppo nu-

naturalmente, italiane, della necessità

cuni degli indici costitutivi del protocol-

merico di casi studio. I dibattiti che ne

di adottare metodologie di progetta-

lo ITACA, possano essere riconosciute

sono scaturiti, nel corso delle lezioni ed

zione e realizzazione in campo edilizio

premialità in termini di maggiorazione

al termine delle stesse, hanno eviden-

improntate agli ormai consolidati criteri

delle concessioni stesse. Il workshop

ziato una buona assimilazione dei con-

di sostenibilità, si è tradotta, in epoche

in oggetto, dunque, oltre a rispondere

cetti e delle tecniche proposti; ci si può

recenti, nella messa a punto di proto-

alla generica domanda di formazione

dunque aspettare che siano state ac-

colli che, riducendo in forme semplici,

specialistica avanzata nel campo della

quisite, in buona parte, le competenze

analisi complesse, tipiche della ricerca

sostenibilità e del risparmio ed uso ef-

di base per addentrarsi in questa “nuo-

scientifica, possono attribuire ad un

ficiente dell’energia, potrebbe consen-

va” branca della tecnica progettuale e

progetto e/o ad una costruzione un

tire ai tecnici che operano nel campo

rispondere efficacemente alle richieste

punteggio rappresentativo della soste-

dell’edilizia, l’acquisizione di compe-

che il mercato, ripeto, auspicabilmente

nibilità dello stesso. Ad oggi, in Italia

tenze in grado di accrescere la loro ca-

proporrà».

Efficienza e qualità uniti per l’ambiente La Prof.ssa Francesca Romana D’Ambrosio, docente dell’Università degli Studi di Salerno impegnata in tutti e tre gli appuntamenti, in merito al suo intervento sottolinea: «nell’ambito del workshop il cui è stato illustrato il Protocollo Itaca sintetico 2011, il mio obiettivo è stato quello di fare una introduzione generale alle tematiche della sostenibilità in edilizia. In quest’ottica ho affrontato il tema dei sistemi multicriteri a punteggio, sottolineando le interrelazioni che esistono tra questi ed alcuni aspetti della progettazione, soprattutto quelli energetici, che sono stati poi ripresi nel dettaglio in alcuni degli interventi successivi, e quelli della qualità ambientale interna, che vengono generalmente sottovalutati pur essendo presi in considerazione dal protocollo Itaca. Tra gli argomenti affrontati hanno suscitato particolare interesse le questioni riguardanti l’interazione tra il risparmio energetico e la qualità ambientale interna, visto che l’approccio antropocentrico, finora portato avanti principalmente dall’ergonomia, è una delle principali novità della progettazione sostenibile». Energy Professional Network e Università degli Studi di Napoli Federico II tra gli obiettivi del workshop hanno voluto puntare sull’offerta di strumenti pratici, operativi e utili ai partecipanti, per coadiuvarli nella comprensione del corretto uso del protocollo. Proprio per questo è stato fornito ai partecipanti il software ITACUS commercializzato dalla ACCA Software Società leader nel campo della realizzazione di software professionali, il programma in dotazione al corso consente di ottenere gli indicatori di prestazione richiesti, l’attestato di conformità del progetto e il certificato per la richiesta di agibilità in maniera semplice e rapida.

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Rifiuti www.ambientarsi.net

L’importanza del modello di LUCA VECCHIATO E MARTA FAGGIN | ECO-Management

I modelli organizzativi nel settore dei rifiuti stanno cambiando

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www.ambientarsi.net

Q

uante volte abbiamo sentito ripetere che “la responsabilità penale è personale”? È l’articolo 27 della Costituzione a stabilirlo ed è un principio fondamentale della nostra civiltà giuridica. Ma quel “personale” ha, recentemente, assunto una nuova connotazione: il Decreto Legislativo 231/2001 ha previsto (per la prima volta nell’ordinamento italiano) la possibilità che società ed enti possano essere direttamente chiamati a rispondere dei reati commessi da dirigenti, dipendenti e da tutti coloro che operano in nome e per conto della società e che tale responsabilità si aggiunge a quella della persona fisica che ha realizzato materialmente il fatto. Il D.Lgs. 231/2001 si inserisce in un contesto di attuazione di direttive europee (allineandosi con i sistemi normativi di molti paesi dell’Europa) e istituisce la responsabilità della società considerata “quale autonomo centro di interessi e di rapporti giuridici, punto di riferimento di precetti di varia natura e matrice di decisioni e attività dei soggetti che operano in nome, per conto o comunque nell’interesse dell’ente”. L’istituzione della responsabilità amministrativa delle società nasce dalla considerazione che, frequentemente, le condotte illecite commesse all’interno dell’impresa, non provengono tanto da un’iniziativa privata del singolo ma rientrano, piuttosto, nell’ambito di una diffusa politica aziendale e discendono da decisioni di vertice dell’ente medesimo. Tale responsabilità è “amministrativa” poiché, pur comportando sanzioni amministrative, consegue da reato e

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www.ambientarsi.net presenta le garanzie proprie del procedimento penale. In particolare, il D.Lgs. 231/2001, all’art. 9, prevede una serie di sanzioni: sanzioni pecuniarie, sanzioni interdittive, confisca e pubblicazione della sentenza di condanna. La sanzione amministrativa per la società può essere applicata esclusivamente da un giudice penale e a condizione che il reato, nell’interesse o a vantaggio della società, sia stato commesso da soggetti qualificati (figure direttive o ad essi sottoposti). La responsabilità dell’ente si aggiunge a quella della persona fisica che ha commesso materialmente l’illecito ed è autonoma rispetto a essa, sussistendo anche quando l’autore del reato non è stato identificato o non è imputabile oppure nel caso in cui il reato si estingua per una causa diversa dall’amnistia. L’articolo 7 del d.lgs. 231/01 stabilisce, inoltre, che, qualora il reato sia commesso da soggetti sottoposti alla vigilanza di un soggetto in posizione apicale, la responsabilità dell’ente sussiste se la commissione del reato è stata resa possibile dall’inosservanza degli obblighi di direzione e vigilanza. Tuttavia, l’inosservanza di tali obblighi è esclusa e con essa la responsabilità dell’ente se, prima della commissione del reato, l’ente medesimo aveva adottato ed efficacemente attuato un Modello di organizzazione, gestione e controllo idoneo a prevenire reati. Ovviamente l’esonero di responsabilità dell’ente richiede che il modello sia efficace ed effettivo: riguardo all’efficacia il legislatore stabilisce che il Modello deve soddisfare le seguenti esigenze:

• individuare le attività nel cui ambito possono essere commessi reati (cosiddetta “mappatura” delle attività a rischio); • prevedere specifici protocolli diretti a programmare la formazione e l’attuazione delle decisioni dell’ente in relazione ai reati da prevenire; • individuare modalità di gestione delle risorse finanziarie idonee a impedire la commissione dei reati; • prevedere obblighi di informazione nei confronti dell’organismo deputato a vigilare sul funzionamento e l’osservanza dei modelli; • introdurre un sistema disciplinare idoneo a sanzionare il mancato rispetto delle misure indicate nel Modello. L’effettività del Modello è, invece, legata alla sua efficace attuazione che richiede: • una verifica periodica e l’eventuale modifica dello stesso quando sono scoperte significative violazioni delle prescrizioni ovvero quando intervengono mutamenti nell’organizzazione, nell’attività, ovvero ulteriori modifiche normative (aggiornamento del Modello); • un sistema disciplinare idoneo a sanzionare il mancato rispetto delle misure indicate nel Modello. Definizioni europee Inizialmente la Responsabilità amministrativa riguardava reati contro la P.A., reati informatici e trattamento illecito di dati, delitti di criminalità organizzata, ecc.. Il campo di applicazione si è però

ampliato: il Governo italiano ha recepito le direttive europee in merito ai danni ambientali che impongono di sanzionare penalmente le condotte illecite individuate dalla direttiva 2008/99 e, fino a oggi, non sancite come reati e di introdurre la responsabilità delle persone giuridiche. Nel D. Lgs. 231 sarà, quindi, presente il nuovo articolo Art. 25-undecies (Reati ambientali) che chiamerà a rispondere le aziende per i reati in campo ambientale quali: • distruzione di specie animali o vegetali protette; • deterioramento di habitat protetti; • tratta di specie in estinzione; • scarico acque reflue; • rifiuti; • inquinamento di suolo, sottosuolo, acque; • emissioni in atmosfera • sostanze lesive dell’ozono; • inquinamento doloso e colposo provocato dalle navi alla qualità delle acque (scarichi di “sostanze inquinanti”) È in questo ambito che Elite Ambiente S.r.l. (azienda appartenente a Ethan Group e attiva nel settore del recupero di rifiuti speciali) ha ritenuto di far valere la propria sensibilità alla riduzione degli impatti ambientali affinata negli anni con la registrazione EMAS dei suoi siti. In tal senso, la Certificazione ISO 14001 e la Registrazione EMAS si integrano perfettamente con il modello organizzativo richiesto dal D. Lgs. 231 in quanto l’impresa dimostra di tenere sotto controllo le prestazioni ambientali delle proprie attività e ricerca il migliora-

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mento continuo non solo internamente ma anche grazie alla valutazione di un soggetto certificatore esterno alla Organizzazione. Nonostante al momento non esistano criteri per l’implementazione dei modelli organizzativi esoneranti né siano stati definiti i requisiti minimi di idoneità dei modelli organizzativi conformemente alla norma UNI EN ISO 14001 e al Regolamento EMAS è, comunque, evidente che l’adozione di un sistema aziendale di gestione ambientale assicura l’adempimento di tutte le prescrizioni legislative e autorizzative in materia ambientale in quanto requisito necessario ma non sufficiente di rispetto degli standard di riferimento. Insieme alla nomina dell’Organismo di Vigilanza e alla promulgazione di un Codice Etico, la Certificazione ambientale permette la prevenzione e il controllo dei principali rischi di reato ambientale soprattutto tramite le attività di: • Analisi dei potenziali impatti ambientali, diretti e indiretti (quali ad esempio scarichi, emissioni in atmosfera, rumore, ecc.); • Emanazione di procedure

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e istruzioni di lavoro (utilizzo e manutenzione di macchinari potenzialmente impattanti, fasi critiche di recupero dei rifiuti, ecc.); • Formazione dei lavoratori; • Vigilanza circa il rispetto delle procedure e delle istruzioni di lavoro da parte dei lavoratori; • Analisi e valutazione della conformità normativa e periodico monitoraggio (analisi chimiche periodiche, raccolte dei dati); • Riesame periodico delle analisi ambientali; • Formalizzazione dei ruoli e delle competenze; • Estensione del “controllo operativo” a tutto il personale anche non direttamente dipendente dall’azienda; • Individuazione di indicatori (p.e. I Core Indicators di EMAS III), NC, audit, etc. da utilizzare come feedback direzionale; • Garanzia di tracciabilità e “documentabilità” delle responsabilità e delle operazioni effettuate e delle azioni compiute. • L’introduzione del Modello organizzativo 231 in azienda ha richiesto

inoltre: • Integrazione dell’Analisi ambientale iniziale con una specifica “identificazione degli ambiti aziendali” di interesse rispetto ai reati ambientali; • Valorizzazione delle sinergie tra Politica Ambientale e Codice Etico e di Condotta; • Individuazione più accurata delle responsabilità del SGA quali la “separazione dei compiti e delle funzioni” per le attività a rischio; • Approfondimento delle procedure e gli strumenti di gestione ambientale e di controllo e monitoraggio con misure dedicate specificamente alla prevenzione dei reati; • Istituzione dell’Organo di Vigilanza e definizione dei compiti soprattutto in rapporto alle attività dei certificatori e degli auditor interni; • Rafforzamento della formazione rispetto ai rischi potenziali di reato; • Maggiore attenzione alla gestione delle “risorse finanziarie” nell’ambito del Sistema di Gestione ambientale.


Iniziative www.ambientarsi.net

La Green economy ha il suo manifesto di EDO RONCHI

Al via il Manifesto «Per un futuro sostenibile dell’Italia». Sette proposte per l’Italia di domani

I

l 7 novembre scorso a Milano è stato presentato il Manifesto “Per un futuro sostenibile dell’Italia”. Come

spesso si verifica in Italia le cose importanti accadono senza clamore forse perché gran parte del clamore disponibile è assorbito da cose di scarso rilievo. Come ha registrato il solo Sole 24 ore , si tratta del Manifesto della green economy italiana. Il rilievo di questo Manifesto, che meriterebbe una ben più ampia riflessione, deriva a mio avviso da tre elementi: la consistenza e il numero delle organizzazioni di imprese green che lo hanno sottoscritto che documentano la presenza in Italia di un mondo che ha raggiunto un importante rilievo economico, produttivo e occupazionale; il fatto che queste diverse organizzazioni di diversi settori si riconoscano e sottoscrivano unitaria-

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www.ambientarsi.net mente un proprio Manifesto, renden-

dei carburanti. Occorre, però, un mag-

essere addirittura risalita al 3° posto

do così visibile l’esistenza della green

giore approfondimento sugli ostacoli

della classifica mondiale, scavalcan-

economy italiana; i contenuti innovativi

che stanno incontrando le politiche di

do gli Stati Uniti. Non c’è ancora piena

che ruotano attorno all’idea che “per

efficienza energetica in Italia. Le Am-

consapevolezza in Italia del potenziale

assicurare un futuro sostenibile all’Ita-

ministrazioni pubbliche, a tutti i livelli,

delle rinnovabili e di come potrebbero

lia sia necessario e possibile affrontare

operano con diversissimi livelli d’impe-

essere un fattore rilevantissimo in molti

la crisi economica e sociale insieme a

gno in materia di risparmio energetico

territori, di rilancio di nuove dinamiche

quella ecologica, riqualificando il no-

e con diversa qualità e risultati diversi

di sviluppo sostenibile locale. «L’Italia

stro sviluppo nella direzione di una gre-

e, tutto sommato, ancora modesti; le

deve diventare un campione mondiale

en economy”. Il Manifesto avanza sette

risorse disponibili, pubbliche e private,

dell’uso efficiente delle risorse e del ri-

proposte per avviare un confronto tra

sono scarse, le banche italiane sono in

ciclo» propone il terzo punto del Mani-

le forze politiche e sollecitare un’ampia

genere poco impegnate e concedono

festo, denunciando il fatto che ancora

partecipazione di cittadini, imprese e

con grande difficoltà denaro per que-

circa la metà dei rifiuti urbani e la gran

istituzioni ai vari livelli.

sti interventi di risparmio e di efficien-

parte dei rifiuti inerti da costruzione e

«All’Italia - si legge nel primo punto -

za energetica e continuano a esserci

demolizione finiscano ancora in disca-

serve una nuova strategia energetica

procedure complicate e ritardi anche

rica. Anche in questo settore in questi

basata su un incisivo programma di

nell’effettivo impiego delle risorse co-

anni in Italia sono cresciuti Consorzi

misure per l’efficienza e il risparmio

munitarie e nazionali disponibili. Serve

forti e ben organizzati e si è sviluppato

di energia. Questo programma deve

un’azione energica e un forte movi-

un tessuto di imprese di trattamento,

fissare precisi obiettivi e promuovere

mento di pressione per imprimere una

riciclo e recupero di rifiuti di tutto ri-

azioni efficaci in diversi settori: dalla

nuova spinta e sviluppare queste po-

spetto per capacità operativa, livello

riqualificazione energetica degli edifi-

litiche.

tecnologico, fatturati e occupati. Sa-

ci esistenti alla realizzazione di nuovi

remmo pronti per un ulteriore salto in

edifici a “consumi zero o quasi zero»,

Pole position rinnovabile

avanti diffondendo sull’intero territorio

da una mobilità urbana più sostenibile

«L’Italia - prosegue il secondo punto

nazionale le migliori pratiche di rac-

a mezzi di trasporto a bassi consumi;

del Manifesto - può ancora collocarsi

colta differenziata domiciliare, esten-

dalla promozione della mobilità ciclo-

fra i leader mondiali delle energie rinno-

dendola anche alla frazione organica,

pedonale allo spostamento di traffico

vabili. Occorre però muoversi in fretta

adeguando le dotazioni impiantistiche,

su ferro, su mezzi collettivi e sul ca-

mantenendo adeguati ed economica-

promuovendo le migliori tecniche di ri-

botaggio; dalla diffusione delle analisi

mente sostenibili sistemi di incentiva-

ciclo e il mercato dei prodotti riciclati.

energetiche dei processi produttivi e

zione per il periodo ancora necessario

dei prodotti alla diffusione dei migliori

valorizzando il patrimonio di esperien-

Cultura e ricchezza

standard, delle migliori pratiche e delle

za e capacità della nostra industria

«L’Italia deve meglio tutelare e valoriz-

tecnologie ad alta efficienza energeti-

manifatturiera». Le fonti rinnovabili di

zare il suo patrimonio culturale e natu-

ca nell’industria e nei servizi ”. Investi-

energia, in questi anni più recenti, han-

rale che è fra i più ricchi e importanti

re, per realizzare tutti questi obiettivi,

no avuto in Italia un forte sviluppo. Nel

del mondo» propone il quarto punto

consentirebbe, in linea con gli indirizzi

2010 l’Italia è salita al 4° posto al mon-

del Manifesto. Ribadendo sia l’impor-

dell’Unione Europea, di produrre rile-

do, dopo la Cina, la Germania e gli Stati

tanza ecologica e culturale sia quella

vanti benefici ambientali, alimentare

Uniti, per quantità di investimenti nelle

economica di tale patrimonio, il Manife-

investimenti, nuova occupazione e ri-

energie rinnovabili e, nel 2011,secondo

sto propone di istituire un fondo per la

durre i costi delle bollette energetiche e

i dati di fine ottobre del GSE, potrebbe

tutela e la valorizzazione dei patrimoni

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www.ambientarsi.net culturali e naturali alimentato con attività sostenibili capaci di produrre ritorni economici con particolare attenzione a una migliore gestione e distribuzione dei flussi turistici e anche di definire le linee fondamentali per l’assetto del territorio che dovrebbero costituire le basi per una riforma dell’urbanistica. «L’Italia - si afferma nel quinto punto - deve puntare su un’elevata qualità ecologica e una nuova sobrietà. Oltre a far bene all’ambiente, l’elevata qualità ecologica dei beni e dei servizi risponde alla domanda di un numero crescente di consumatori consapevoli e migliora la competitività sui mercati». Qualità ecologica e sobrietà dovran-

no procedere sempre più insieme in un mondo ormai abitato da oltre sette miliardi di persone e dotato di risorse naturali e ambientali scarse. «L’Italia – recita il sesto punto- deve rilanciare il protagonismo delle sue città, grandi e piccole. Le comunità locali sono state i laboratori più capaci di comportamenti innovativi, basati sulla responsabilità, la creatività e lo spirito d’iniziativa. Sono riuscite spesso, anche in condizioni avverse, a produrre e mantenere qualità elevate sia ambientali sia economiche e sociali». «All’Italia serve un innovativo progetto di sviluppo anche per il risanamento del suo ingente debito pubblico» si afferma nel finale. È

in questo punto che vedo le maggiori difficoltà di realizzazione in Italia. Vedo troppe inerzie, carenze ormai croniche che rischiano di frenare e bloccare le spinte innovative, che pure ci sono, verso una conversione ecologica del nostro sviluppo. Speriamo che queste due crisi, quella climatica e quella economica, non ci portino solo grossi guai ma anche una spinta al cambiamento. Iniziative come questo Manifesto ci aiutano a vedere più lontano e a mantenere viva la grande forza che viene dalla speranza nel futuro.

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www.ambientarsi.net Esperienze

IL BELLO DELLA DISCARICA di ROSSELLA PARDI

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U

na discarica modello, quella di Peccioli che oltre a recuperare una situazione compromessa è proiettata verso il futuro con nuovi modelli e un occhio rivolto anche alle nuove tecnologie. Abbiamo parlato di questa realtà con il Presidente di Belvedere Spa Renzo Macelloni.

Esistono discariche che si pongono come un ponte tra passato e futuro Nella gestione rifiuti

Quali sono gli strumenti che hanno reso vincente il progetto di gestione del sito di stoccaggio dei rifiuti di Peccioli? «La Belvedere Spa ha cercato di attuare le migliori pratiche di gestione del sito e spontaneamente ha aderito al percorso e al protocollo di certificazione Emas che comporta alcune regole di gestione molto ferree. Abbiamo anche stretto importanti rapporti con gli Istituti di ricerca (CNR) per affrontare al meglio i problemi gestionali». Si parla per voi di “discarica modello”. Quali sono i risultati raggiunti? «Credo che la nostra azienda abbia fatto da apripista in questo campo visto che abbiamo dovuto fare i conti con le problematiche ambientali negli anni Ottanta, epoca in cui nessuno aveva ancora dato un nome alla “Sindrome Nimby “, e la letteratura in materia era piuttosto scarsa. I risultati oggi sono riconosciuti sia all’interno, dal territorio stesso, che all’esterno vista l’attenzione dedicata dai media. Il risultato più importante è quello di aver trasmesso che la discarica è un luogo e non un non luogo come invece ci si ostina a voler credere. In discarica i rifiuti possono essere accol-

ti e, se si applica una buona gestione della stessa, si possono svolgere anche attività culturali: possono essere organizzati diversi tipi di eventi, convegni e si può assistere anche a concerti musicali. All’interno dell’impianto viene effettuato un controllo delle emissioni da parte del CNR che svolge un monitoraggio costante; i risultati non sono il frutto di un semplice calcolo numerico in base ai rifiuti conferiti ma le attività di controllo sono rigide ed effettive. Inoltre, dal suo impianto, la Belvedere recupera la maggior parte delle acque trattate per usi industriali, estrae il biogas prodotto dai rifiuti e lo utilizza per fini energetici, in particolare per il teleriscaldamento nella frazione di Legoli». State investendo in nuove tecnologie? Se si quali e perché? «Abbiamo fatto un primo step di sperimentazione di un piccolo impianto a tecnologia di dissociazione molecolare, per adesso gli esiti sono ancora stabilizzati e stiamo osservando le evoluzioni di questa tecnologia». Per quanto riguarda le prospettive future della Belvedere Spa? «Stiamo valutando la possibilità di una possibile quotazione in Borsa e la nostra attenzione è comunque rivolta alle fonti rinnovabili». Quale potrebbe essere, a suo avviso, la strategia da seguire per risolvere il problema dei rifiuti che affligge molte città italiane? «Di fronte ad una prospettiva realistica la soluzione definitiva sta sicuramente

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www.ambientarsi.net nel recupero totale del rifiuto. Difficilmente questo potrà avvenire solo con la raccolta “porta a porta” che può essere solo una soluzione temporanea. Dobbiamo lavorare sullo sviluppo degli impianti con nuove tecnologie perché è lì che vanno cercate le risposte per spingere al massimo la possibilità di recuperare i rifiuti da utilizzare in altri impieghi. Ad oggi gli impianti di smaltimento finale come il nostro sono considerati anche dalla normativa europea come residuali e strategici (strategici perché tutte le soluzioni impiantistiche di trattamento rifiuti prevedono uno stoccaggio finale in discarica, residuali nel senso che viene raccolta quella

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parte del rifiuto che non può subire ulteriori trattamenti e riutilizzi). Quindi credo che dedicare la massima attenzione alle discariche e alla loro ottima gestione sia il passo più importante. Oggi la tecnologia, anche se avanzata, non ci consente di poter fare a meno delle discariche, pertanto abbiamo il dovere di gestire bene quelle che già esistenti. Ad oggi in Europa circa 40% dei rifiuti va in discarica e questo sta a significare che non esistono sistemi pronti ad una sostituzione». Recentemente è stata in visita da voi la Presidente della Regione Lazio Polverini. Ritenete che il vostro

modello sia applicabile a una città come Roma? «Il modello di gestione dell’impianto sicuramente è attuabile e replicabile. Per quanto riguarda invece la scelta della struttura societaria come la nostra (SPA 63,95% Comune di Peccioli, 36.05% piccoli azionisti) dipende dalle scelte politiche degli amministratori».


“I problemi non possono essere risolti usando gli stessi schemi mentali che li hanno generati� (Albert Einstein)


Protagonisti www.ambientarsi.net

Entrare in Rete fa bene di MARIA CONSIGLIA IZZO

Fare network per le rinnovabili. Una filosofia che attira sempre più i giovani professionisti

A

lberto Antonio Strocchia è ingegnere civile specializzato in Struttura e Geotecnica presso l’Università di Napoli Federico II, attivo nei settori del dimensionamento e collaudo di impianti fotovoltaici, nel calcolo della radiazione solare e nella certificazione e riqualificazione energetico-ambientale degli edifici ed è membro di Energy Professional Network. Gli abbiamo chiesto della sua esperienza nella rete. Cosa l’ha portata a operare nelle rinnovabili? «Sono sempre stato attento all’ambiente e questa sensibilità mi ha orientato alla scelta del Corso di Laurea, Ingegneria Civile per lo Sviluppo Sostenibile. Sono convinto che non si possa prescindere da un utilizzo sostenibile delle risorse del nostro pianeta perché è ciò che conferisce all’uomo la vera dignità». Uno degli obiettivi di Energy Pro-

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fessional Network – la Rete dei Professionisti dell’Energia – è quello di offrire ai suoi membri un’opportunità di visibilità, migliore collocazione sul mercato e interconnessione tra le diverse figure che operano nel settore energetico. In che modo lei crede che ciò possa giovare ai diversi professionisti della Rete? «Sono convinto che far parte della Rete dei Professionisti dell’Energia sia una grande opportunità di relazionarsi facilmente, confrontandosi e verificando i successi e i progressi nel settore. Cose che portano a un arricchimento del proprio bagaglio culturale e umano». Nel suo percorso formativo ci sono numerosi progetti riconosciuti dal Network, quali sono state le motivazioni che l’hanno portata a tale scelta? «Sicuramente la necessità dell’aggiornamento e la disponibilità all’apprendimento di nuove tecnologie, nonché gli

specifici approfondimenti di argomenti affrontati nel corso della mia formazione». Secondo lei, quali sono le prospettive future e gli obiettivi da perseguire in un settore dinamico e in continua evoluzione quale quello dell’energia? E, in qualità di membro di Energy Professional Network, in che modo la Rete dei professionisti energetici può agire? «Lo spunto ci viene offerto proprio dal periodo di crisi. È questo il momento giusto per riflettere e impegnarsi per intensificare la ricerca scientifica a servizio dell’energia pulita, cercando di accrescere la sensibilità dell’utente finale e utilizzando al massimo le sinergie di tutte le figure professionali. Non bisogna arrendersi di fronte alle difficoltà dovute al dinamismo e all’evoluzione nel settore dell’energia, e non bisogna perdere di vista la posta in palio: il raggiungimento del benessere comune».


Iniziative www.ambientarsi.net

CERCASI EFFICIENZA di VIRGINIA GANGEMI

Biocompatibilità ed energie rinnovabili sono gli ingredienti per il recupero degli edifici preesistenti

L

’urgenza di intervenire, attraverso interventi di restauro e di recupero sul vasto patrimonio

degli edifici preesistenti e sulle periferie degradate, ma anche l’analoga premura di prediligere l’impiego di fonti energetiche naturali, “pulite”, rinnovabili, di materiali ecocompatibili (anche introducendo la pratica del riciclaggio), sono esigenze che devono necessariamente confluire in attività integrate e trovare luoghi di convergenza e di interrelazione. Se n’è discusso al Convegno Internazionale, che si è tenuto a Napoli il 21-22 ottobre scorso, sul tema: Preesistenze Architettoniche e sostenibilità ambientale-Biocompatibilità ed Energie rinnovabili per il recupero dei tessuti urbani degradati - che ha visto confluire progettisti e ricercatori italiani e stranieri.

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www.ambientarsi.net Ci separano solo nove anni dai traguardi, in tema di sostenibilità ambientale, indicati dall’Unione Europea per il 2020, nove anni che passano in fretta, se consideriamo la lentezza cronica che caratterizza i nostri processi di riqualificazione edilizia e l’ampiezza, in tutta Italia del parco edilizio esistente, poco attrezzato rispetto all’esigenza di risparmio energetico e di utilizzo delle energie rinnovabili. Se non vogliamo ritrovarci nella stessa condizione di emergenza in cui si è trovata la città di Napoli per la questione dello smaltimento dei rifiuti urbani ed essere considerati ancora una volta dalla Ue sanzionabili, inadempienti e ritardatari, occorre porsi immediatamente il problema di come recuperare i centri storici e le periferie degradate immettendovi procedure, soluzioni progettuali, tecnologie e impianti innovativi che possano effettivamente ridurre i consumi di energia convenzionale. Vanno accantonati vecchi progetti che giacciono da anni nei cassetti dei nostri Enti locali, in attesa di fondi di finanziamento, e avere il coraggio di aprire le porte all’innovazione tecnologica. Non possiamo più permetterci di reiterare la vecchia pratica del “fai e rifai”, riaprendo i cantieri di recupero dopo qualche anno dalla fine dei lavori di consolidamento statico e strutturale per immettere, alle soglie della scadenza delle richieste avanzate dall’Unione Europea, le tecniche per la riduzione dei consumi energetici e per l’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili. Occorre superare le inerzie che inducono a ripetere meccanicamente i percorsi

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operativi tradizionali e considerare, invece, questa strategia una grande opportunità. L’uso adeguato e discreto di queste tecnologie può rappresentare, soprattutto per le periferie degradate, per gli squallidi e ripetitivi complessi residenziali senza identità, un’occasione di riscatto che inneschi nuove possibilità di percezione figurativa. Linee guida Nel corso della tavola rotonda conclusiva della prima giornata di studio del Convegno, alla quale hanno partecipato alti funzionari dei ministeri dei Beni Culturali, delle Infrastrutture, della Soprintendenza di Napoli e Provincia, del Comune di Napoli, dell’Università, sono state avanzate richieste di chiarimento in merito alla programmata emanazione di Linee guida per l’efficientamento energetico degli edifici preesistenti da parte del ministero per i Beni a le Attività Culturali. È stato giudicato necessario aprire un’intensa attività di ricerca e di sperimentazione per proporre l’utilizzo di materiali innovativi anche al fine di migliorare le modalità di integrazione delle tecnologie per la sostenibilità ambientale con le preesistenze architettoniche. È stata anche indicata l’opportunità di avviare una fase di sperimentazione progettuale che possa non solo produrre effetti positivi promuovendo l’efficienza energetica degli edifici ma, al tempo stesso, che valorizzi le caratteristiche di molte imprese di costruzione del Sud Italia, che evidenziano tradizionali capacità ed esperienze nel campo del recupero e del restauro. Un’azione concreta

in tale direzione potrebbe essere rappresentata dall’attivazione di Cantierilaboratorio sperimentali per il recupero ed il restauro sostenibile di opere architettoniche, proponendo l’utilizzazione delle innovazioni tecnologiche, compatibili con la tutela e la conservazione dei caratteri originari dei beni architettonici oggetto di intervento. L’attivazione di canteri sperimentali per il recupero sostenibile richiederebbe la selezione di alcuni edifici esemplari da proporre come casi–studio da sottoporre ad analisi diagnostiche e a monitoraggio, mettendo in campo soluzioni alternative possibili e verificando, successivamente, i risultati prestazionali e i benefici ottenuti. In occasione di importanti eventi internazionali, come ad esempio il “Forum delle Culture”, che si svolgerà a Napoli nel 2013, potrebbe essere reso virtualmente visibile un progetto e un intervento di recupero emblematico (prestazioni, consumi e risultati di efficienza energetica). In conclusione, un altro aspetto importante riguarda la formazione di figure professionali in grado di governare l’intero processo del “Recupero sostenibile”. Il Corso per Riqualificatore energetico, promosso da ADL Group e INBAR, sede di Napoli, sperimentato per la prima volta proprio nella città di Napoli e giunto alla terza edizione, nasce in funzione del perseguimento di questo obiettivo che potrà garantire l’utilizzo di competenze adeguatamente qualificate.


news www.ambientarsi.net aziende di ALESSANDRA LOMBARDI

Turbina eolica offshore della Siemens Il Settore Energy di Siemens ha iniziato la fase di test del prototipo della turbina eolica offshore di ultima generazione SWT-6.0-120 a Høvsøre, in Danimarca. Con capacità di 6 megawatt (MW) e diametro del rotore di 120 metri, la nuova turbina senza moltiplicatore di giri tecnologia Direct Drive di Siemens, grazie alla quale turbina ha un design semplice e intelligente che ha consentito riduzione del numero di parti mobili. Grazie al peso ridotto - inferiore alle 350 tonnellate - di navicella e rotore, la nuova SWT-6.0-120 definisce un nuovo standard a basso peso tra i grandi aerogeneratori offshore. Progettata per agevolare i lavori di service e manutenzione, dispone di una piattaforma d’atterraggio per elicotteri e si caratterizza, inoltre, per i sistemi di diagnostica d’avanguardia che garantiscono livelli massimi di affidabilità e disponibilità. Il primo prototipo sarà sottoposto a un periodo intensivo di prova e di messa in servizio prima che la turbina sia rilasciata in forma definitiva sul mercato. La produzione seriale è prevista per il 2014.

Produzione elettrica notturna dalle nano-antenne Il lavoro di ricerca, condotto dall’Idaho Na-

in grado di raggiungere l’80% di efficienza,

no l’energia a infrarossi per tutto il giorno

tional Laboratory del dipartimento ameri-

stampati su un unico film solare super-sot-

per poi rilasciarla durante la notte. La pos-

cano dell’Energia, ha sviluppato un nuovo

tile e flessibile e in grado di convertire i rag-

sibilità di sfruttare l’energia pulita durante le

concetto di pannelli solari destinato a creare

gi infrarossi della luce. Il processo avviene

ore di buio e nei giorni nuvolosi potrà archi-

una vera rivoluzione nel settore: riuscire a

attraverso l’uso di nano-antenne composte

viare una delle più grandi critiche all’energia

raccogliere l’energia solare anche dopo il

da filamenti sottili quanto il diametro di un

solare.

tramonto, ovvero al buio. Si tratta di pannelli

capello umano. Le nano-antenne assorbo-

Renergies Italia presenta REN 140P-TR, il nuovo modulo “trasparente” Silicio policristallino ad alta efficienza, 40

potenze che vanno da 125Wp a 155Wp.

armoniose a livello estetico. Inoltre la spe-

celle, potenza fino a 155 Wp, garanzia di 14

Il REN 140P-TR è particolarmente indicato

ciale disposizione delle celle rende tale mo-

anni. Ideale per una installazione su serre e

per installazioni su facciate di edifici o serre

dulo fotovoltaico particolarmente indicato

facciate di edifici.

e, più in generale, in tutti quei luoghi dove è

anche per applicazioni architettoniche che

Il modulo è costituito da vetro-Tedlar tra-

importante consentire il filtraggio della luce

si distinguono per estetica originale e de-

sparente e caratterizzato da 40 celle di di-

verso l’ambiente sottostante. Il prodotto è

sign innovativo.

mensioni 156x156 mm distribuite in modo

concepito per installazioni a minor impatto

da consentire una trasparenza del 40% con

visivo permettendo strutture più regolari ed

La geotermia del futuro arriva dalla Campania Convertire parzialmente l’altissimo rischio

unitamente a una serie di partner, teso a dar

tecnologie ottimali per generare energia dal

vulcanico che caratterizza l’area napoleta-

vita a un grande laboratorio naturale capa-

calore derivante dai fluidi supercritici (con

na in un’opportunità di avanzamento scien-

ce di sperimentare, in un contesto multi-

temperature superiori ai 400 gradi).

tifico e tecnologico, con importanti ricadute

disciplinare, la geotermia del futuro nell’area

economiche. Questa la mission di “Campi

di Bagnoli, a Napoli. Le esplorazioni, con-

Flegrei Deep Drilling Project”, un progetto

dotte all’interno di due pozzi, cercheranno

internazionale, sviluppato dall’Istituto Na-

di captare l’energia geotermica nel magma.

zionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV)

I dati raccolti consentiranno di valutare le

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news dall' Europa di CARLA GENTILI

In questo numero Il progetto “ Young Energy People” Il progetto “ Canebiofuel” Il progetto “Somflood” Il progetto “Solhydromics”


www.ambientarsi.net

C-LIEGE Clean Last mile transport and logistics management for Energy-Efficient local Governments in Europe è un progetto STEER (Programma Intelligent Energy in Europe 2010) con cui si intende sviluppare e integrare misure (soft) e politiche rivolte alle Amministrazioni pubbliche che intendono avviare iniziative a favore di una integrazione tra pianificazione e gestione della domanda di trasporto merci nelle aree urbane in un’ottica di efficienza energetica e ambientale a supporto delle politiche dell’Unione Europea da intraprendere entro il 2020. La riduzione degli spostamenti dei veicoli merci nelle aree urbane, l’ottimizzazione dei carichi trasportati, l’utilizzo di veicoli ecologici, l’uso più razionale delle infrastrutture e dei servizi, la maggiore cooperazione tra i diversi attori chiave, l’integrazione delle politiche e l’identificazione delle funzioni del Logistics Manager (o Mr Freigth) sono solo alcuni dei principali traguardi che C-Liege ha tra i propri obiettivi strategici. Il Consorzio vede il coinvolgimento di 17 partner provenienti da 11 Paesi garantendone, quindi, un’elevata potenzialità di trasferibilità dei risultati a livello Europeo. La dimensione europea dell’approccio metodologico del progetto C-LIEGE è

garantita attraverso lo scambio di cono-

I ricercatori useranno strumenti quanti-

scenze pratiche e sperimentazioni pilota

tativi e analitici per prevedere la migliore

che saranno realizzate in 7 città localiz-

politica di copertura tecnologica in rispo-

zate in diversi Paesi dell’Unione Europea;

sta a future politiche ambientali ed ener-

Parma (Italia); Newcastle (Regno Unito);

getiche mentre le valutazioni tecnologi-

Stoccarda (Germania); Leicester (Re-

che offriranno i consigli necessari sulla

gno Unito); Birzebbuga (Malta) Montana

disponibilità tecnologica e sulla compe-

(Bulgaria); Szczecin (Polonia). Il progetto

titività. Data la natura a lungo termine

è indirizzato ai diversi stakeholders tra

dell’analisi e le diverse incertezze sui fat-

cui Amministrazioni locali, operatori del

tori naturali, tecnologici e socioeconomi-

trasporto e logistica, Mobility Manager,

ci, gli scenari verranno accompagnati da

pianificatori del trasporto, industria auto-

un’analisi di modellazione probabilistica.

mobilistica e la grande distribuzione. C-LIEGE ha una durata di 30 mesi (dal

Il progetto Planets esaminerà come tutti

1 Giugno 2011 al 30 novembre 2013) e

i fattori ambientali ed energetici a livello

prevede diversi momenti di condivisione

europeo e globale possono influenzare

tra i portatori di interesse. Il primo Wor-

l’uso di nuove tecnologie in uno scena-

kshop internazionale si è tenuto a Bar-

rio immutato. Il progetto analizzerà, inol-

cellona (Spagna) lo scorso 21 Ottobre

tre, i rapporti tra punti di vista europei e

2011 durante il quale sono intervenuti

mondiali sul futuro e sulle previsioni per

attori chiave provenienti da tutta Europa.

la tecnologia energetica, in particolare in

Gli interventi del workshop di Barcellona

termini di problematiche quali competiti-

hanno riguardato la presentazione di al-

vità economica e capacità di esportare

cune buone pratiche (Barcellona, Parma,

una tecnologia pulita, inclusi cattura e

Stoccarda, Amsterdam e Budapest, Re-

stoccaggio del carbonio.

gione Emilia Romagna e Ile-de-France).

http://www.feem-project.net/planets/

Il secondo workshop si terrà a Bruxelles nel mese di Febbraio 2012.

Il progetto “Hyapproval”

www.c-liege.eu

I veicoli ecologici alimentati a idrogeno richiedono adeguate infrastrutture e

Il progetto “ Planets”

procedure di gestione che si è cercato

Cambiamenti climatici, stock di combu-

di standardizzare in tutta Europa trami-

stibili fossili in calo e instabilità politica

te il progetto Hyapproval per incentivare

stanno minacciando la sicurezza ener-

la realizzazione dei veicoli a idrogeno.

getica nell’UE. Gli scienziati, quindi, stan-

Con l’avanzare delle ricerche finalizzate

no cercando di redigere dei chiari sce-

alla realizzazione di veicoli alimentati con

nari energetici per i prossimi 50 anni per

combustibili ecologici come l’idrogeno

aiutare i responsabili politici a sviluppare

è evidente, ormai, la necessità di stan-

le migliori politiche ambientali ed energe-

dardizzare le normative per le stazioni di

tiche attraverso il progetto Planets (Pro-

rifornimento dell’idrogeno. Le problema-

babilistic long-term assessment of new

tiche connesse alle autorizzazioni, tutta-

energy technology scenarios).

via, hanno causato notevoli ritardi nella

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www.ambientarsi.net diffusione delle stazioni di rifornimento e

co di informazioni sulle stazioni di riforni-

li di materiali, processi e dispositivi per

nell’introduzione dei veicoli a idrogeno.

mento di idrogeno e la divulgazione del

sviluppare la tecnologia necessaria alla

manuale.

produzione di energia sostenibile tramite

Con il progetto Hyapproval (Handbook

la tecnologia fotovoltaica.

for approval of hydrogen refuelling sta-

Il manuale definitivo realizzato con il pro-

Con il progetto Athlet si è cercato di

tions), finanziato dall’UE, è stata elabo-

getto si compone di due parti: la prima

migliorare la stabilità, la conduttività e

rata una guida per le autorità, finalizzata

contiene le linee-guida per la proget-

la trasparenza dei film e di ottimizzare i

all’approvazione delle stazioni di riforni-

tazione, la gestione e la manutenzione

semiconduttori per creare celle solari ul-

mento dell’idrogeno e al superamento

delle stazioni di rifornimento dell’idroge-

traefficienti. Sono stati esaminati proces-

degli ostacoli allo sfruttamento di que-

no, la seconda riguarda le procedure di

si convenienti basati su materiali in vetro

sta importante risorsa ecologica. Oltre

autorizzazione. Questi risultati concre-

e non in vetro flessibili e per realizzare

a questo manuale, con il progetto sono

tizzano un importante passo in avanti

gli obiettivi del progetto è stato istituito

state definite apposite linee-guida per le

per la definizione di una politica europea

un laboratorio virtuale per la creazio-

stazioni di rifornimento e si è contribuito

comune e di una base per le autorità

ne di modelli di celle solari, l’analisi dei

all’istituzione di standard internazionali.

nazionali per l’adozione di procedure di

dispositivi associati e la definizione dei

Il team del progetto ha iniziato con la de-

autorizzazione simili.

requisiti per una produzione convenien-

finizione di tre tipi e tre taglie di stazioni

www.hyapproval.org

te. La catena di produzione dovrebbe

di rifornimento dell’idrogeno per la certi-

consumare meno energia, adoperare un

ficazione nei Paesi europei, includendo

Il progetto “Athlet”

minore quantitativo di materiali e ridur-

normative e attrezzature per la sicurezza

Nell’ambito di un progetto Athlet, finan-

re gli sprechi. Con il progetto sono stati

e ha acquisito tutte le informazioni ne-

ziato dall’UE, sono stati esaminati vari

valutati anche i benefici sociali e i rischi

cessarie per creare il manuale, incorpo-

approcci per aumentare l’efficienza e

derivanti dalla produzione a larga scala.

rando i pareri delle autorità in materia di

ridurre i costi della tecnologia fotovoltai-

Diverse sono le problematiche tecniche

vari Paesi europei. Il manuale tratta del-

ca dei film sottili tramite una produzione

esplorate: l’intrappolamento della luce

le problematiche inerenti alla sicurezza

a larga scala che sia anche rispettosa

in nuove celle solari ad alta efficienza, i

per la progettazione, la costruzione e

dell’ambiente. L’energia fotovoltaica non

progressi della tecnologia dei film sottili,

la gestione delle stazioni di rifornimento

viene prodotta solo dalle grandi celle che

l’ottimizzazione dei materiali per realizza-

dell’idrogeno ed è stato integrato con

spesso si vedono nei campi ma anche

re economie di scala e gli utilizzi avanzati

seminari di valutazione del rischio e si-

da film sottili che è possibile installare su

del vetro. Un’altra importante problema-

mulazioni di incidenti per lo sviluppo dei

pareti, vetri e tetti. Con il progetto Athlet

tica approfondita con il progetto Athlet

migliori standard nel settore.

(Advanced thin-film technologies for cost

consiste nella sostenibilità e nell’impat-

Con il progetto, inoltre, sono stati pro-

effective photovoltaics) sono stati esami-

to ambientale e sociale della tecnologia

dotti rapporti tecnici inerenti, tra l’altro,

nati alcuni approcci convenienti per il mi-

proposta. Con il progetto, infine, è stata

alla geometria dei serbatoi dei veicoli,

glioramento dei moduli fotovoltaici a film

studiata la commerciabilità delle tecnolo-

allo scambio dei dati tra veicolo e sta-

sottili. Il progetto era incentrato sui vari

gie a film sottili per l’assunzione di deci-

zione di rifornimento, alle procedure di

tipi di silicio (amorfo, microcristallino e

sioni mature in tema di produzione. Tutti

rifornimento e alla sicurezza durante il

policristallino) e sui semiconduttori spe-

questi studi hanno consentito lo sviluppo

rifornimento. È stato sviluppato anche

cifici in composti di calcopirite e aveva lo

di nuovi moduli fotovoltaici particolar-

un manuale per il conducente che ha

scopo di produrre film sottili fotovoltaici

mente convenienti ed ecocompatibili,

riscosso un notevole successo a livello

del costo di 0,50 euro per Watt di picco.

accelerandone lo sfruttamento e apren-

internazionale. Scopo del progetto, tra

Il team del progetto ha analizzato i costi

do la via per applicazioni a larga scala.

l’altro, era anche la diffusione al pubbli-

e ha intrapreso la creazione di model-

www.ip-athlet.eu

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chi Siamo Alessandra Lombardi Direttore responsabile, biologa, giornalista dal 1995. Ha lavorato con Greenpeace, Legambiente, ministero dell’Ambiente, Cobat, Federparchi. Lavora con Ansa Ecoenergia.

Domenico Coiante Fisico, ex dirigente Enea consulente e autore di testi sulle fonti rinnovabili. Di recente ha collaborato con il Dipartimento di Fisica della Sapienza.

Sergio Ferraris Capo redattore, giornalista scientifico-ambientale, direttore responsabile “QualEnergia” e di “QualEnergia.it” responsabile della sezione energia di “La Nuova Ecologia”.

Claudia Bettiol Scrittirice e pensatrice nel settore del rapporto fra uomo ed energia e delle nuove tecnologie. Consulente strategico per imprese e Pubbliche Amministrazioni

Amodio Di Luccio Imprenditore, direttore editoriale di Ambientarsi, presidente di Unione Imprese Solari, brand manager del marchio Energy Professional Network.

Maria Consiglia Izzo Giornalista. Laureata in chimica, specializzata in comunicazione e marketing scientifico - ambientale. Attualmente cura l’ufficio stampa e comunicazione del Gruppo ADL.

Alessandro Drago Sociologo con Master in Diritto Ambientale. Project manager nella Programmazione Comunitaria per l’inclusione sociale, l’urbanistica, l’ambiente e la sostenibilità energetica.

Rossella Pardi Laureata in Comunicazione e specializzata in Editoria, scrittura e giornalismo. Esperta in comunicazione nel settore dell’ambiente e delle energie rinnovabili. Attualmente è responsabile della segreteria di redazione di Ambientarsi .

Carla Gentili Esperta nel settore dei programmi di finanziamento comunitari e delle attività internazionali con particolare attenzione alle tematiche dello Sviluppo Sostenibile.

Giuseppe Cusatelli Architetto e docente al Politecnico di Milano Facoltà di Architettura, da oltre trenta anni progetta e coordina interventi autogestiti. Esperto in tecnologie facilitate ecocompatibili.

Edo Ronchi Presidente Fondazione Sviluppo Sostenibile. Ex Ministro dell’Ambiente e parlamentare. Attualmente è docente presso l’Università La Sapienza di Roma.

Luca Vecchiato Ingegnere chimico a Padova. Ha lavorato per AgipPetroli, ENI, Ekipo. Nel 2003 ha fondato l’Ethan Group, la realtà industriale più giovane e dinamica dell’ecologia veneta.

Giuseppe Langella Ricercatore, Professore aggregato di “Sistemi per l’Energia e l’Ambiente” presso la Facoltà di Ingegneria dell‘Università “Federico II” di Napoli.

Simone Malacrida Consulente per le politiche energetiche, scrittore e Vice Presidente dell’Associazione Italiana per la Ricerca. Si occupa di progettazione e stime di investimento di impianti industriali.

Virginia Gangemi Architetto, dal 1976 al 2010 è stata Professore ordinario di “Progettazione Ambientale” presso la Facoltà di Architettura dell’Università di Napoli Federico II. Attualmente è “Delegata all’Ambiente” della sezione di Napoli del FAI. Alessandra Tomeo Esperta di comunicazione sociale e ambientale. Lavora nell’area comunicazione ed eventi di Sviluppo Lazio.


il Recensore di alessandra Tomeo

L’UTILIZZO DELLE RINNOVABILI DOVREBBE PORTARE ALLA NASCITA DI UN NUOVO MODELLO ECONOMICO Rivoluzione Rinnovabile di Simone Malacrida Ed. Gr. Giraffa 2011 pagg. 130 | 12,50

R

ivoluzione Rinnovabile, libro di Simone Malacrida - Vicepresidente Associazione Italiana per la Ricerca e consulente per le politiche energetiche - parte dalla spiegazione canonica dell’introduzione delle energie rinnovabili all’interno del panorama energetico esistente e indaga le potenzialità delle nuove prospettive nate dal mutamento del contesto mondiale. Si tratta del volume centrale di quella che sarà una “trilogia energetica” che prevede l’uscita di un primo libro che si occuperà della situazione attuale e di un terzo volume sul mondo futuro dal punto di vista sociale, tecnologico ed economico. Proprio in questa prospettiva l’autore in questo modulo si sofferma sulle connessioni esistenti tra ricerca, politica, economia, ambiente e società sottolineando l’idea base del suo lavoro: la sinergia tra umanità e pianeta terra. I problemi legati all’energia e al suo sfruttamento - punti chiave all’ordine del giorno delle questioni politiche ed economiche dei paesi europei e non

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- potranno essere risolti soltanto se questo binomio verrà tenuto sempre presente nella ricerca per l’integrazione delle nuove fonti su un nuovo piano geopolitico e sociale. Alla luce delle diverse rivoluzioni industriali e tecnologiche che hanno portato allo sviluppo di alcuni “colossi energetici” (le sette sorelle) uno dei cambiamenti derivanti dall’utilizzo delle energie rinnovabili dovrebbe riguardare la nascita di un modello economico nuovo legato a queste fonti, ci spiega l’autore, che sia bidirezionale e più egualitario e che comporti una visione più responsabile delle questioni ambientali legate alle nostre azioni. Le nuove condizioni che hanno portato alla necessità di cambiamento sono approfondite da Malacrida che, in particolare, parla dell’aumento dei prezzi delle materie prime e del petrolio in particolare; dei due incidenti “ambientali” più disastrosi degli ultimi anni – l’episodio legato alla piattaforma petrolifera nel Golfo del Messico dell’estate del 2010 e l’incidente alla centrale nucleare di Fukushima del marzo del 2011; senza

dimenticare le ripercussioni sociali delle rivoluzioni in Medio Oriente (Tunisia, Egitto e Libia) e in Europa (in particolare Spagna e Grecia) della primavera scorsa. Il primo passo verso un vero cambiamento è comprendere “l’anima” delle energie rinnovabilii, non considerandole nello stesso schema industriale dei combustibili fossili che prevede un impianto monodirezionale (produttoreconsumatore finale). Una visione nuova e rinnovata di queste fonti di energia è possibile e già in atto e la bravura dell’Europa, conclude l’autore, starà nel rendersene conto in tempo per sfruttarne le potenzialità legandola eticamente anche all’educazione della società verso l’idea di un sistema energetico integrato nella vita quotidiana. Un libro realistico e attuale, che combina informazioni utili e soluzioni possibili nel panorama odierno e futuro introducendo il lettore alla conoscenza di quelle che dovrebbero essere tutte le variabili da tenere in considerazione per una vera rivoluzione rinnovabile.


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