POLITECNICO DI MILANO- SCUOLA DI ARCHITETTURA, URBANISTICA E INGEGNERIA DELLE COSTRUZIONI CORSO DI LAUREA IN URBANISTICA: CITTÀ, AMBIENTE E TERRITORIO
SCUOLE IN EVOLUZIONE UN REPERTORIO DINAMICO PER IL MUNICIPIO 9 DI MILANO
Laureanda: Amelia Cimini Matricola: 845998 Relatore: Prof.ssa Paola Savoldi Correlatrice: Dott.ssa Federica Rotondo
Anno Accademico 2018/2019
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Scuole in evoluzione. Un repertorio dinamico per il Municipio 9 di Milano
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INDICE
Abstract
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Introduzione
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1 Il patrimonio delle scuole a Milano 1.1 Scuole e trasformazioni urbane 1.2 Scuole e città: una ricostruzione per fasi 1.3 Il quadro attuale: una varietà di spazi, progetti e interventi 1.4 Il patrimonio ereditato tra demolizioni e riuso
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2 Il Municipio 9 come campo d’indagine 2.1 Una porzione di città 2.2 Scuole e quartieri nel tempo 2.3 Studenti, plessi e istituti comprensivi 2.4 Episodi di dismissione
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3 Scuole tra nodi e reti di servizi 3.1 Una nuova apertura delle scuole 3.2 Scuola, teatri pubblici a tempo modulare 3.3 Le non più scuole del Municipio 9
4 Cantieri aperti
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Abstract In questi ultimi anni, Milano è sempre più spesso evocata come città forte in cui si concentrano capitoli e occasioni di trasformazione e innovazione. Di certo, come già accade per le infrastrutture pubbliche materiali e immateriali è lo spazio che gioca un ruolo importante nei processi di cambiamento. La scuola, intesa come luogo di future e nuove relazioni, ne può far parte a tutti gli effetti. Il patrimonio delle scuole permette infatti il riconoscimento dei lasciti di una città in continua evoluzione e trasformazione. Un patrimonio fisico e concreto intorno al quale nascono nuovi bisogni e nuove domande. Un “organismo” composto da una potenziale plasticità con e fra gli spazi esterni e interni al plesso scolastico. La prima parte della tesi comprende dunque come principale campo d’indagine, l’analisi del patrimonio scolastico milanese. Un patrimonio che, da un punto di vista legislativo e non, è mutato sotto il profilo tecnico, culturale e sociale. Questo quadro d’analisi quindi non pone l’attenzione esclusivamente ed univocamente su aspetti quantitativi riferiti al patrimonio scolastico, bensì, evidenzia il potenziale sociale, culturale in una prospettiva che travalica la dimensione locale e investe tutta la città. La seconda e la terza sezione si sofferma e analizza nel dettaglio, il patrimonio scolastico ed il patrimonio abitativo pubblico, in particolare del Municipio 9. Si cercherà quindi di capire quale sia stata l’evoluzione, il cambio d’uso o l’eventuale dismissione di alcuni plessi scolastici e cosa, ma soprattutto come, si cerchi di far fronte ad un problema relativo al cambiamento della popolazione scolastica. Nel riconoscere la geografia delle diverse tipologie edilizie delle scuole, attraverso i caratteri tipologici, si comprendono anche alcuni dei principali principi insediativi che, soprattutto durante gli anni ’60 e ’70 hanno segnato il territorio. La quarta ed ultima parte invece propone alcune delle possibili esplorazioni future che siano in grado di innescare processi di rigenerazione urbana. In questa prospettiva ho appurato che sarebbe necessario predisporre una banca dati accurata dello stato di fatto da rendere accessibile alla città. Per queste ragioni ho istruito un esperimento relativo al Municipio 9 del Comune di Milano.
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Introduzione Il mondo in cui viviamo e in cui intrecciamo rapporti sociali e professionali è caratterizzato da tratti di velocità e dinamicità che implicano cambiamenti, anche inediti, entro tutte le dimensioni della vita quotidiana dei cittadini. Ciò che quindi, oggi in particolare, connota le città, è una grande mescolanza di attività e popolazioni, di culture e piani di vita differenti. È da qui che nasce la mia riflessione e il mio interesse ad affrontare il tema dell’ istituzione scolastica, prestando attenzione alla dimensione delle trasformazioni degli spazi e degli usi del patrimonio materiale. La scuola rappresenta a mio avviso uno dei più importanti presidi sociali attivi e, in alcuni casi ed entro alcune condizioni, permette di sviluppare politiche di inclusione. Il sistema scolastico può quindi essere identificato come una variabile influente su cui agire per innescare, nella città e nel territorio, un circolo virtuoso di rigenerazione e appartenenza, riducendo almeno in parte eventuali forme di diseguaglianza. Alcune criticità sono già evidenti. La scuola -quella dell’obbligo in particolare diventa in alcuni contesti un luogo in cui emergono forme di polarizzazione sociale (Pacchi, Ranci 2017) La scuola dell’obbligo dovrebbe invece essere una delle leve che permetta di far fronte a fenomeni di segregazione, poiché, ciò che accade nel corso della formazione di giovani cittadini ha ripercussioni sull’intero arco della loro vita. L’abolizione dell’obbligatorietà del bacino d’utenza ha provocato un vero e proprio meccanismo di competizione tra alcuni istituti scolastici. I genitori degli alunni, lasciati liberi di scegliere la sede scolastica cui iscrivere i propri figli, tendono in alcuni casi ad assecondare e enfatizzare i processi di polarizzazione sociale che hanno sempre a che vedere anche con il quartiere o la porzione di città in cui si colloca la scuola che si sceglie o si esclude. Il sistema scolastico è quindi strettamente connesso alla società e al quartiere che lo ospita ed è una delle risorse che può contribuire a far fronte ai cambiamenti sociali. Si tratta infatti di entità dinamiche caratterizzate non solo da un insieme di relazioni interne, tra docenti, studenti e personale di supporto ausiliario, ma anche da relazioni più estese che hanno a che vedere con i singoli manufatti, il modo in cui sono usati, gli spazi ad essi adiacenti. Queste dimensioni non si colgono limitandosi solo ad una immagine del presente, ma richiedono di essere indagate provando a ricostruire anche una storia di medio-lungo periodo. Il patrimonio delle scuole milanesi costituisce una rete capillare che va vista come uno dei punti di attacco da cui ripensare il territorio contemporaneo. Un insieme di manufatti e suoli che riservano ricche e consistenti opportunità per il futuro della metropoli milanese e non solo. La scuola quindi può e dev’essere vista come un universo spaziale contenente una molteplicità di pratiche in grado di creare una dialettica che, grazie alla sua collocazione nel tessuto urbano, possa a sua volta, non solo di incidere sulla forma urbana della città, ma anche sul futuro di tutti gli studenti che nella scuola si 9 formano.
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1 Il patrimonio delle scuole a Milano 1.1 Scuole e trasformazioni urbane 1.2 Scuole e cittĂ : una ricostruzione per fasi 1.3 Il quadro attuale: una varietĂ di spazi, progetti e interventi 1.4 Il patrimonio ereditato tra demolizioni e riuso
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1.1 Scuole e trasformazioni urbane La realtà dei processi di trasformazione che hanno “colpito” e che, tuttavia, incidono ancora sulle dinamiche della città di Milano , determina dei cambiamenti, delle resistenze e, alle volte, anche dei disorientamenti su ciò che viene identificato con il termine di patrimonio scolastico. Un patrimonio ricco di potenziali trasformazioni e opportunità soggetto, a notevoli trasformazioni: cambia il numero di studenti e dunque l’uso degli spazi disponibili; cambiano le attività che vi si praticano, spesso non solo riconducibili all’orario scolastico; talvolta cambiano anche gli spazi stessi, a seguito di operazioni di demolizione e ricostruzione, ad esempio. Insomma si tratta di un patrimonio materiale che più di altri è oggi messo in tensione dai cambiamenti demografici, sociali, culturali ed economici. La sua ricchezza, grazie alla sua organizzazione nella geografia delle città e dei territori, potrebbe contribuire ad azioni di ricomposizione del tessuto sociale e soprattutto ridare valore a quegli ambiti che, ancor oggi, vengono erroneamente definiti come i “retri delle città”1 . Una capillarità dunque, che nella metropoli milanese potrebbe definire e rafforzare delle condizioni tali per cui poter instaurare, nel il tessuto urbano consolidato e in relazione a contesti fragili, un processo di ricucitura e connessione tra spazi ad uso pubblico, mirato non soltanto ad una continuità percettiva, ma anche una continuità d’usi possibili2. In tal senso la città di Milano, che è stata ed è tutt’ora protagonista di una fase dinamica, iniziato ormai alcuni anni fa, continua a trasformarsi al suo interno e a creare tuttavia, contraddizioni che rinforzano tutti quegli elementi di sofferenza tipici delle grandi metropoli. Tale progresso ha reso la città di Milano sempre più competitiva, ma non priva di elementi di debolezza.3 Per tale motivo risulta necessario individuare, anche entro una dimensione spaziale, delle strategie che smettano di osservare gli spazi e le istituzioni scolastiche come tasselli urbani statici, per guardali invece come delle cellule molecolari che contengono uno dei potenziali patrimoni attraverso i quali innescare nuovi progetti ed azioni inclusive. Tale orientamento per altro era già stato prefigurato e proposto, alcuni decenni fa: “Se l’istruzione non deve restare astratta ma divenire prassi di un nuovo tipo di vita alternativa, certamente la città, concepita come luogo della società, dovrebbe essere il primo obiettivo di una trasformazione radicale.”4 Siamo di fronte a un ampio scenario territoriale che si articola in una città sempre più multietnica, dinamica e all’avanguardia, ma in cui sembra necessario ritornare a discutere e progettare il ruolo di quei luoghi che definiscono la prima formazione del cittadino. Quello degli standard urbanistici ed in particolar modo lo standard relativo alle dotazioni scolastiche, regolati tramite l’emanazione del D.M.1444/68 e successivamente modificati e/o integrati dalle Regioni con apposita normativa, è stato probabilmente, il più potente strumento di progettazione per assicurare “un minimo livello di civiltà urbana”5 per ciascun cittadino. Il territorio italiano ha tuttavia, riscontrato situazioni in cui oggigiorno esistono, all’interno del medesimo contesto, disuguaglianze e carenze in termini di dotazioni di standard urbanistici.
1 Balducci A., a cura di, 2013 ,«Lavorare sul confine », in Territorio, 67. 2 Infussi F., a cura di, 2011, Dal recinto al territorio. Milano, esplorazioni nella città pubblica, Mondadori, Milano. 3 Pasqui G., Milano è in vetta, ma le contraddizioni non mancano, Urban@it, 2018. 4 Amministrazione Provinciale di Milano, 1972, Una scuola per la comunità. Documento reperibile presso la Biblioteca Centrale di Architettura del Politecnico di Milano. 5 Astengo G., 1967, «Primo passo», in Urbanistica, n 50/51. 12
Tuttavia, non conta solo un bilancio di ordine quantitativo (che soddisfi le indicazioni del decreto), ma è molto importante anche la localizzazione degli spazi e dei servizi pubblici, in particolar modo anche dei plessi scolastici. Da questo punto di vista, è utile e urgente avere un quadro aggiornato, per meglio agire nel futuro. Si potrebbero infatti prefigurare, grazie ad una mappatura e alla ricognizione accurata, progetti di riuso del patrimonio scolastico esistente, tentando di coordinare politiche nazionali e politiche locali, cercando di captare e integrare nuove risorse, finanziarie e progettuali. La città di Milano che ha da poco definito, con l’adozione del nuovo PGT, grandi strategie di rigenerazione del tessuto urbano, sarà in grado di intervenire anche sul quel patrimonio che tanta parte gioca nella costruzione di condizioni di cittadinanza e convivenza nella città?
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1.2 Scuole e città: una ricostruzione per fasi Questo lavoro è l’esito di un’attività di analisi condotta in due fasi, senza soluzione di continuità. La prima fase ha riguardato l’analisi della trama dei plessi scolastici sul territorio milanese e ha avuto inizio durante il periodo di tirocinio svolto presso il Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano.1 Tale attività è consistita nello studio e nella raccolta di dati e materiali fotografici e planimetrici, a partire dallo spoglio dei cataloghi delle proprietà comunali2 . Ho così avuto conferma e cognizione di come il sistema dell’edilizia scolastica sia stato connotato da una varietà di caratteristiche tipologiche, in relazione all’epoca di costruzione, e soggetto a metamorfosi relativamente diffuse. Tale ricerca ha assunto principalmente due operazioni di analisi. Da un lato ha affrontato e assunto un aspetto di un atlante del patrimonio scolastico, rispondendo quindi ad aspetti localizzativi e cronologici, consentendo la costruzione di un quadro di rifermento rispetto all’epoca di costruzione, le caratteristiche spaziali e le modalità d’uso; dall’altro ha permesso di riscontrare alcune tendenze e formulare così delle ipotesi che mi sono proposta di sviluppare nel corso del lavoro di tesi. Il patrimonio scolastico è a tutti gli effetti parte di un “welfare materiale” diverso per “[…] contesto territoriale, per composizione socio-economica e culturale, per struttura, per realtà organizzativa […]”3 e per competenze comunali e statali differenti. Al fine di comprendere cosa ha comportato e comportano tutt’ora i cambiamenti, le decisioni, le risorse e le strategie d’intervento che possono gravitare intorno ai plessi scolastici, si è scelto di individuare sette soglie temporali, che ricostruissero in un arco temporale definito (dal 1870 al 2019), la genealogia e la posizione degli edifici scolastici sul territorio. La messa a fuoco delle soglie temporali e l’individuazione del ritmo e della natura della produzione del patrimonio scolastico, ha permesso di approfondire e delineare una sorta di griglia che non solo fa emergere alcuni dei momenti significativi nello sviluppo della città di Milano, ma mette anche in evidenza quando, dove e con quale intensità l’amministrazione ha provveduto a realizzare nuove scuole per la città. Nel corso del periodo compreso tra il 1870 e il 1920, è stato possibile riconoscere ed identificare un carattere edificatorio di edilizia scolastica nella Milano interna, ovvero in quel territorio i cui confini amministrativi coincidevano con le mura spagnole, che furono erette durante la dominazione spagnola del Ducato di Milano e successivamente, demolite in tutta la loro estensione dopo la fine della seconda guerra mondiale. Una presenza che nell’attuale Municipio 1, era pari a circa dodici edifici scolastici con diverso grado d’istruzione; dal nido d’infanzia, anche se i seguenti manufatti ospitano delle attività perlopiù di accudimento e per cui non possono essere propriamente considerati nella definizione di edilizia scolastica, fino ad arrivare ai licei e/o istituti professionali. Si tratta di un primo insieme di manufatti che richiamava l’idea di un caseggiato semplice e con un cortile interno per consentire le attività motorie laddove non fosse presente uno spazio ad hoc. 1 Le Responsabili dell’attività di tirocinio sul patrimonio di edilizia scolastica del Comune di Milano sono state: C. Renzoni e P. Savoldi. Le altre colleghe coinvolte nell’attività di tirocinio sono state: B. Colafato e C. Silvestroni.
2 I cataloghi delle proprietà comunali sono organizzati sulla base territoriale delle Zone di decentramento e pubblicati tra il 1980 e il 1985. 3 Pacchi C., Ranci C., a cura di, 2017, White flight a Milano. La segregazione sociale ed etnica nelle scuole dell’obbligo, Franco Angeli, Milano. 14
Gli edifici, in alcuni casi, accoglievano diversi ordini scolastici, come ad esempio i manufatti situati in: - Via Palermo 7-9: l’edificio, costruito nel 1870, ospitava la scuola materna Ciceri Visconti e la scuola elementare C. da Castello - Via Spiga 27-29 : l’edificio, costruito nel 1870, ospitava la scuola materna, la scuola elementare Castiglione e Rossari e la scuola media - via Sant’Orsola 15-17: l’edificio, costruito nel 1880, ospitava la scuola media e la scuola elementare De Marchi - corso di Porta Romana 110-112: l’edificio, costruito nel 1895, ospitava la scuola media De Marchi e l’istituto professionale Bertarelli - via Ruffini 4-6 : l’edificio, costruito nel 1909, ospitava la scuola materna e la scuola elementare F.lli Ruffini - via Corridoni 34-36: l’edificio, costruito nel 1901, ospitava la scuola materna Cuoco e la scuola elementare Battistoni Sassi - viale D’Annunzio 15-17: l’edificio, costruito nel 1905, ospitava la scuola materna Fucini e la scuola elementare d’Arborea Una geografia urbana composta tuttavia, non solo da fabbriche, case e strade ma anche da scuole, e caratterizzata da un periodo in cui “la riforma elettorale del 1882 […] valorizza l’obbligo scolastico introdotto nel 1877, incidendo sensibilmente sulla unzione attribuita all’istruzione […]”.1 Nell’ arco temporale del Piano Beruto, approvato nel 1889, si radicano nel territorio milanese i più importanti principi di sviluppo della città che condizioneranno “[…] in grande misura la sua immagine attuale […]”.2 Le prime mappature del patrimonio scolastico, che quindi si articolano e prendono forma nel periodo d’approvazione di ben due piani regolatori (Beruto 1889 e Pavia-Masera 1912), evidenziano l’ edificazione di circa 38 manufatti nell’arco temporale che si sviluppa tra il 1870 e il 1920 e un aumento di circa 47 complessi tra il 1921 e il 1940.3 Si tratta di un ampliamento, di una presenza di caratteri edificatori e di ritmi edificatori che mostrano sia un’iniziale e progressiva espansione della città di Milano che delle scelte relative al posizionamento del corpo edificato in cui si riscontra, nella maggior parte dei casi, una disposizione dei manufatti lungo i bordi dell’isolato. Il rapporto con l’intorno e della forma tipologica tende però a mutare gradualmente tant’è che, se tra il 1870 e il 1920 gli edifici scolastici seguono una scelta tipologica tipica del modello a corte, tra il 1921 e il 1940 la struttura tende man mano e in coerenza con lo sviluppo del metodo pedagogico, ad aprirsi lasciando così maggior spazio alle aree verdi pertinenziali. Nel corso del tempo, il tema degli spazi aperti acquisterà un’importanza sempre più rilevante per conferire sia un maggior valore all’edificio, che consentire un apprendimento pratico e a stretto contatto con l’ambiente. 1 Galfré M., 2017, Tutti a scuola! L’istruzione nell’Italia del Novecento, Carocci, Roma. 2 Oliva F., 2002, L’urbanisitica di Milano. Quel che resta dei piani urbanistici nella crescita e nella trasformazione della città, Hoepli, Milano. 3 Tra il 1902 e il 1912 l’andamento demografico raggiungerà la quota di circa 6.000.000 abitanti. Si prendono in considerazione i dati forniti dal Comune di Milano (SIS- Sistema Statistico Integrato) relativi ai flussi dei nati, morti, immigrati ed emigrati dal 1880 al 2006. 15
In tal senso, si evidenzia per circa 15 edifici individuati soprattutto nell’estensione territoriale dei comuni aggregati, un indirizzo tipologico che richiama la struttura architettonica a semi-corte. Parte della città edificata in questa fase, sarà tuttavia distrutta durante il periodo della seconda guerra mondiale. I bombardamenti hanno colpito violentemente e tragicamente stazioni, case, monumenti, piazze ed anche scuole fatte di alunni, insegnanti e madri. Una strage di innocenti colpisce il 20 ottobre del 1944 la scuola elementare Francesco Crispi in Piazza Redipuglia (Fig.1), ad oggi Piazza dei Piccoli Martiri, provocando la morte di circa 270 persone. Si tratta di momenti memorabili che si inseriscono nella storia dell’istruzione italiana e tra diversi piani regolatori dedicati, soprattutto dopo il periodo della seconda guerra mondiale, ad affrontare il tema della ricostruzione ed espansione della città. Tra il 1941 e il 19501 l’espansione del patrimonio scolastico subisce di conseguenza un forte arresto, evidenziando unicamente verso le porzioni di città che si dipanano verso i limiti amministrativi della città di Milano la costruzione di tre manufatti: -Scuola elementare F.Crispi situata in via Sant’Erlembardo -Scuola elementare Martiri di Gorla situata in via Demostene 40 -Scuola media Don Milani situata in via Anselmo da Baggio Una deposizione puntuale e limitata di edifici che rispecchierà delle scelte tipologiche e un posizionamento del corpo di fabbrica in coerenza con ciò che è stato precedentemente definito e utilizzato. Successivamente, “il periodo della ricostruzione inaugura una seconda fase, particolarmente significativa non solo da un punto di vista quantitativo, ma anche per le forme e i processi di produzione del patrimonio scolastico, che hanno segnato in modo decisivo anche le stagioni successive” 2 tant’è che, tra il 1951 e il 1960, la città di Milano vedrà nuovamente incrementare i ritmi di produzione. Nel rispetto dunque del carattere di analisi del patrimonio pubblico istituzionale si è riscontrato come nelle diverse fasi temporali si identificano, soprattutto negli anni ’60 e ‘70, dei periodi di intensa costruzione. Un elevato boom edilizio che, determinato a sua volta da una forte crescita demografica, porta alla costruzione di una sorta di “circle line istituzionale” che segue alcune delle direttrici infrastrutturali della città di Milano e vede inoltre una deposizione, a volte anche simultanea, di manufatti in alcuni dei quartieri di edilizia residenziale pubblica presenti sul territorio. Un periodo quello degli anni ’60 in cui, precisamente nel 1962, verrà realizzata la scuola media unica che costituirà una delle grandi svolte nell’istruzione italiana e, successivamente nel 1968 con la legge del 18 marzo n.444, avverrà la nascita della scuola materna statale. “Al di là di qualsiasi trionfalismo la riforma, che trasforma il sistema scolastico in uno dei più aperti d’Europa, rappresenta senza dubbio una delle tappe decisive della democratizzazione italiana; tanto più che è la prima riforma della Repubblica […]”.3 Il capoluogo milanese si avvierà quindi verso la costruzione di “una città funzionante” che vedrà di fatto nell’attività di costruzione dell’edilizia scolastica, un’opportunità per definire alcuni degli scenari futuri che caratterizzeranno quella che, ad oggi, viene definita come “la seconda capitale italiana”. 1 Si registra un andamento demografico pari a circa 12.441.919 abitanti. Si prendono in considerazione i dati forniti dal Comune di Milano (SIS- Sistema Statistico Integrato) relativi ai flussi dei nati, morti, immigrati ed emigrati dal 1880 al 2006 2 Renzoni C., Savoldi P., a cura di, 2019, «Le scuole tra piani urbanistici, burocrazie tecniche e progetti edilizi. Il caso milanese», in Terriotrio,in corso di pubblicazione. 3 M. Galfré, op. cit. 16
Tra il 1961 e il 1964 il sistema scolastico sarà pertanto caratterizzato da un forte incremento di alunni che metterà in evidenza, grazie all’edificazione di nuove strutture, una consistente diminuzione dell’affollamento delle scuole comunali. A fronte di ciò si registra come nel quadriennio analizzano (1961-1964), “[…] gli alunni ospitati in scuole comunali sono aumentati di 16.390 unità, il che vuol dire che non solo nuove costruzioni sono riuscite ad assorbire la maggiore richiesta provocata dal fenomeno dell’immigrazione […], ma anche che si è riusciti a migliorare notevolmente le condizioni di ospitalità nelle scuole comunali.” 1 Si tratta quindi di un “programma di costruzione” che se da un lato cerca di seguire una direzione di diminuzione dei fenomeni di congestione, dall’altro cercherà di assicurare il rispetto dell’obbligatorietà scolastica (Fig.2). Una direzione incrementale che produrrà, soprattutto nelle zone situate nelle vicinanze dei limiti amministravi, delle migliorie sulle condizioni del welfare scolastico. Forti espansioni edificatorie che successivamente, metteranno in evidenzia il dibattito sulla prefabbricazione che, sì ha portato in un periodo di elevata espansione edilizia sia scolastica che abitativa, alla riduzione dei costi di costruzione e dei tempi di realizzazione ma al contempo, ha posto in evidenza un’ emergenza relativa alle carenze del piano della sicurezza. Un piano di costruzione di edilizia prefabbricata autorizzato dalle legge del 26 gennaio 1962 n.17 e che ha visto lo stanziamento di circa 20 miliardi. Il processo di industrializzazione del sistema scolastico ha quindi riscontrato sul territorio milanese un collocamento pari a circa 33 di edifici prefabbricati facenti parte del patrimonio scolastico complessivo.Una “produzione del di più” che ha soddisfatto le esigenze quantitative durante uno dei periodi di grande espansione della città di Milano;2 ed in cui si registra una scelta differente riguardo il posizionamento dei manufatti. A tal proposito, si nota come oltre al cambio della forma dell’edificio scolastico, che andrà sempre di più verso un processo di standardizzazione, si prediligerà soprattutto per l’edificazione delle scuole materne e primarie, il posizionamento del manufatto all’interno del lotto anziché sui bordi dell’isolato. La nuova e consistente trama delle scuole pubbliche milanesi vedrà così la sua espansione – in maggior numero nella zone a nord e ad ovest del capoluogo lombardo - lungo la direttrice del Sempione, via del Missaglia (Gratosoglio), viale Rubicone e viale Fulvio Testi. Collocazione che vedrà sempre più una ramificazione all’interno di quei contesti definiti, ad oggi, ancora fragili. Tra gli anni ’60 e ‘70 il patrimonio scolastico sarà inoltre caratterizzato anche da una ripetizione e un’addizione di parti che richiama i modelli tipologici ad “L”, “Y”. La mutazione dei concetti tipologici e delle scelte localizzative, oltre a dipende da un forte incremento demografico – come precedentemente affermato- si baserà anche sullo studio e revisione del P.R.G. del 1953 al fine di ridistribuire adeguatamente il servizio scolastico. In tal senso, “le scuole preobbligo e dell’obbligo vengono considerate << un servizio primario>>, cioè devono essere ubicate al centro dei limitati territori […]”3 e perciò, il territorio milanese verrà
1 Aniasi A., 1964, Edilizia Scolastica. Secondo rapporto al consiglio comunale, Comune di Milano. 2 Tra gli anni ’60 e ’70 la popolazione milanese sarà pari a circa 16.680.665 abitanti. Si prendono in considerazione i dati forniti dal Comune di Milano (SIS- Sistema Statistico Integrato) relativi ai flussi dei nati, morti, immigrati ed emigrati dal 1880 al 2006. 3 Aniasi A., 1964, Edilizia Scolastica. Secondo rapporto al consiglio comunale, Comune di Milano.
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suddiviso in zone in modo tale da consentirne una corretta ubicazione. In tal senso, “le scuole preobbligo e dell’obbligo vengono considerate << un servizio primario>>, cioè devono essere ubicate al centro dei limitati territori […]”1 e perciò, il territorio milanese verrà suddiviso in zone in modo tale da consentirne una corretta ubicazione. Una serie di svolte e trasformazioni che nel territorio milanese porterà pertanto, nel periodo preso in esame ma soprattutto dall’anno successivo alla riforma sino al 1970, alla realizzazione di circa 42 edifici destinati all’impiego delle scuole medie. Una nuova trama di edifici scolastici che vedrà, nella maggior parte dei manufatti, l’utilizzo dell’impianto tipologico ad “L” e in alcuni casi, ad esemplari di manufatti caratterizzata da una tipologia inedita e ed originale rispetto al processo di uniformità architettonico utilizzato. Una forte crescita di edilizia che, se tra gli anni ’70 e ’90 vede proseguire “la sua scia positiva”, dagli inizi del 1991 sino ad oggi ha riscontrato nuovamente un forte arresto (fig…). Una logica evolutiva che vedrà il depositarsi di circa XX (58?) manufatti e che andrà sempre più a stabilizzarsi in delle contenute e puntuali edificazioni che, dal centro della città vanno pian piano a dipanarsi verso i confini amministravi. Un rete capillare che pertanto, analizzando un esteso arco temporale, ha visto il depositarsi di circa 520 manufatti sul suolo milanese. Ma quali sono i lasciti, le riconversioni, le demolizioni e il patrimonio scolastico attuale?
1 Aniasi A., 1964, Edilizia Scolastica. Secondo rapporto al consiglio comunale, Comune di Milano, 1964 18
Fig.1 La scuola elementare Francesco Crispi dopo il bombardamento, 1944 Fonte: Barbato T. , 2016, Milano Bombardata. La seconda guerra mondiale: i principali attacchi alla cittĂ , Selecta, Pavia.
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Fig.2 Tabella delle opere scolastiche ultimate dal 1961 al 1964 Fonte:Aniasi A. , 1964, Edilizia Scolastica. Secondo rapporto al consiglio comunale, Comune di Milano.
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1.3 Il quadro attuale: una varietà di spazi, progetti e interventi Riconoscere i caratteri dei luoghi scolastici permette di comprendere come l’insieme degli elementi fisici, sociali e culturali abbiano in qualche modo, definito e costruito la città e la società in cui stiamo vivendo. Elementi che nel loro complesso, sono in grado di identificare delle relazioni, degli usi e soprattutto una immagine del territorio in cui è insediata la popolazione. Una ricostruzione di trasformazioni, preesistenze, mutamenti e nuovi insediamenti che, in tal senso, ci permette di analizzare la stratificazione del patrimonio scolastico e del suo intorno. Una capacità di elaborare ed apprezzare non solo ciò che in passato è stato fatto, ma piuttosto considerarlo come uno degli elementi a partire dai quali poter scrivere il futuro della città contemporanea. In tal senso, il patrimonio milanese è composto da circa 409 edifici scolastici1 distribuiti omogeneamente sul territorio. Nell’insieme compongono una maglia che, al contempo, ha visto e in maniera particolare vede tutt’ora in atto, interventi rivolti ad aspetti manutentivi, di demolizione ricostruzione, di bonifica a causa della presenza di amianto. Interventi che, soprattutto, per quanto concerne la bonifica da amianto hanno visto coinvolti dal ’97 ad oggi, circa 141 manufatti di ogni grado d’istruzione. Questa problematica ha rischiato, nel corso del tempo, di inficiare il ruolo possibile di queste importanti dotazioni pubbliche. Si tratta di potenzialità che ad oggi invece portano a considerare un orientamento che miri a valorizzare tale patrimonio, a renderne gli usi maggiormente inclusivi e a ridare un volto urbano2 a ciò che ha contribuito a formare la città contemporanea. Una maggiore attenzione che dunque, miri alla qualità di questi luoghi fisici che altrimenti potrebbero progressivamente perdere il loro valore, materiale e simbolico. La città di Milano, che risulta essere sempre più in crescita e all’avanguardia, sembra aver intrapreso una direzione interessante, attraverso l’incremento di progetti rivolti ad attività extra scolastiche, bandi di progettazione e riqualificazione e/o riordino degli spazi pertinenziali interni ai recinti dei manufatti scolastici. È il caso di concorsi di progettazione recentemente avviati e con procedura attualmente aperta, che vedono protagoniste la scuola Pizzigoni situata nel Municipio 8 e la scuola Scialoia situata nel Municipio 9. Questi bandi mirano alla progettazione del nuovo plesso scolastico di via Scialoia e della nuova scuola secondaria di I grado di via Pizzigoni. Una molteplicità d’interventi che invece, per quanto riguarda il riordino dei giardini interni, hanno visto a partire dal 2010, la realizzazione e conclusione dei lavori nei casi segnalati di seguito: - Municipio 2: scuola dell’infanzia di via Carnovali 18, via Ragusa 5, via Sant’Orsola 17, scuola primaria di via Russso 27 e plesso scolastico di viale Zara 96-98-100 e via Fortis 10 - Municipio 3: plesso scolastico di via Feltre 68 e scuola dell’infanzia di via Benedetto Marcello 9 - Municipio 4: scuola dell’infanzia di via Meleri 12 - Municipio 5: scuola primaria di via Bocconi 17 - Municipio 6: plesso scolastico di via degli Anemoni 8 - Municipio 7: plesso scolastico di via Anselmo da Baggio 56-58 e di via Quinto Romano 26
1 Il dato indicato non prende in considerazione i licei, gli istituti tecnici i e le università statali del Comune di Milano. Con il termine di patrimonio scolastico si farà quindi rifermento esclusivamente alla scuola pubblica dell’obbligo. 2 Guiducci R. , 1992, L’urbanistica dei cittadini, Laterza, Roma. 36
- Municipio 8: scuola dell’infanzia di via Capuana 8, via Magreglio 3, via Pier Capponi 22, scuola primaria di via Quareghi 10 e plesso scolastico di via Varesina 6 - Municipio 9: scuola dell’infanzia di via Imbonati 2, scuola primaria di via Thomas Mann 8 e plesso scolastico di via Guicciardi 1-3 Tale direzione è stata intrapresa anche dal progetto “9 Giardini scolastici” che ha individuato, all’ interno di ogni Municipio del territorio milanese e grazie al finanziamento della Legge 285/971 per il piano infanzia e adolescenza, un giardino da poter riqualificare attraverso la progettazione partecipata dei bambini. Un’opportunità per sperimentare dunque, nuovi modi d’uso degli spazi pertinenziali dei manufatti scolastici. In tal senso anche il progetto “Scuole Aperte”, concretizzatosi nel triennio 2015-2017 grazie ai fondi della Legge 287/97, ha consentito l’apertura di alcune scuole in orario extra scolastico al fine di potenziare e creare, soprattutto nella corona più esterna della città di Milano, dei veri e propri luoghi di socialità, integrazione e appropriazione del territorio. Un patrimonio su cui il comune di Milano sembrerebbe aver “puntato” una lente d’ingrandimento grazie all’adeguamento e implementazioni dei luoghi scolastici. Uno spazio da cui non solo poter definire nuove centralità e dinamiche ma in cui poter creare una multiscalarità relazionale.
1 Il fondo nazionale per il piano dell’Infanzia e dell’Adolescenza, istituito dalla legge del 28 agosto 1997 n. 285 e destinato alle 15 città più grandi o che riscontravano delle problematicità in materia di infanzia, è finalizzato alla realizzazione di interventi nazionali, regionali e locali al fine di favorire la promozione dei diritti, dello sviluppo, dell’adolescenza, della socializzazione dell’infanzia e della realizzazione individuale. 37
Il quadro attuale: una varietĂ di spazi, progetti e interventi
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1.4 Il patrimonio ereditato tra demolizioni e riuso L’osservazione del mosaico degli edifici e degli spazi scolastici, che ha sempre più a che fare con la città del domani, ha a sua volta e di conseguenza, messo in evidenzia come alcuni spazi scolastici hanno attraversato, in fasi temporali differenti, una dismissione o riconversione della propria funzionalità originaria. È stata avviata infatti a seconda dei casi una riorganizzazione o l’abbandono di spazi ormai definiti “dormienti” che, soprattutto nella fascia ovest della città di Milano, dove tra l’altro è maggiormente presente una quota di edilizia residenziale pubblica, hanno comportato interventi di demolizione e/o di riconversione dello spazio fisico in questione. Ho condotto dunque un’analisi della rete degli spazi pubblica, prendendo in esame dagli asili nido sino alle scuole secondarie di primo grado e riscontrando come allo stato attuale si tratta all’incirca di 53 edifici dismessi, riconverti o demoliti (Elaborato 1- Il patrimonio ereditato tra demolizione e riuso). Un’indagine di quel che può essere definito come un capitale in riutilizzo che tuttavia, ha evidenziato come per una certa quantità edilizia, pari a circa l’89% del patrimonio non avente più una funzione educativa, una funzione rivolta ad usi socialmente utili. Una quantità di manufatti che, a prescindere dal numero più o meno elevato rispetto al totale degli edifici costruiti entro i confini amministrativi della città di Milano, evidenzia alcuni aspetti in contrapposizione rispetto a taluni degli eventi verificatosi in tempi meno recenti poiché, se da un lato si è mirato a riutilizzare una quota dei manufatti che, precedentemente faceva parte del patrimonio scolastico, dall’altro si evidenzia come per alcuni plessi scolastici il futuro risulti ancora incerto e soggetto a fenomeni di occupazione abusiva e/o ad atti vandalici. Fenomeni che ad esempio hanno colpito alcuni degli “ex” manufatti scolastici, tra cui: la scuola materna situata in via Amoretti 65, Municipio 8 – zona Quarto Oggiaro (Fig.1), la scuola elementare situata in Via Trilussa 10, Municipio 8 – zona Quarto Oggiaro (Fig.2) ed il Liceo classico “Omero” situato in Via del Volga ,Municipio 9 – zona Bruzzano (Fig.3). La scelta dell’Amministrazione Comunale sembrerebbe tuttavia, per quegli edifici che attualmente sono usati diversamente da quanto accadeva in passato, concentrarsi su tutti - o per la maggior parte – in quei prefabbricati che furono edificati durante gli anni ’60. Ci troviamo pertanto dinanzi ad un processo di riutilizzo che apparentemente, per eventuali scelte economiche-finanziare e non, ha visto una riallocazione di alcune funzioni e risorse in quella parte di patrimonio che risultava difficile da gestire a livello manutentivo. Questa sorta di demanio a forte vocazione culturale e sociale vede, in alcuni casi, delle forme di riutilizzo che, sì ruotano e si articolano intorno al contesto urbano, ma evidenziano a loro volta una pratica e delle strategie che si soffermano più “[…] sulle relazioni e sulle intersezioni, che sulle forme iperfigurative […]”1. Edifici che pur essendo mutati sotto il profilo funzionale, rappresentano dei luoghi importanti e riconoscibili del territorio e vere occasioni per sperimentare nuove azioni di rigenerazione urbana. Si tratta di uno scenario entro cui il capoluogo lombardo dovrebbe maggiormente tendere, al fine di creare dei punti di riferimento, dei luoghi in cui poter superare forme di discriminazione, occasioni per creare dei veri e propri snodi sociali. In alcuni casi, si è proceduto al recupero degli immobili degradati nel tempo e nello spazio e ad una loro rivalorizzazione. Un reticolo materiale che tuttavia, potrebbe valorizzare il territorio anche grazie alla presenza di quelle che potrebbero essere definite come ambiti privilegiati in cui poter praticare azioni di inclusione sociale. 1 Ciorra P., Marini S., 2011, Re-Cycle. Strategie per l’architettura, la citta e il pianeta, Mondadori Electa, Roma. 40
La maggior parte degli spazi del “welfare materiale” costituiscono quindi una trama di luoghi perlopiù sottoutilizzati e soprattutto difficili da mantenere, con vocazioni distanti e asincrone rispetto ai tempi e ai modi in cui i bisogni sociali emergono. Questi spazi fisici, come successivamente verrà dimostrato, hanno raccontato e continuano a narrare una nuova realtà sociale. Un patrimonio edilizio esistente i cui spazi vuoti, occupati, ripensati e/o di accoglienza e sostegno per persone che ne richiedono la necessità, deve essere reinterpretato e riaccendere l’interesse delle politiche del welfare. Uno spazio urbano in cui i luoghi abbandonati e degradati possono essere ripensati e restituiti a un immaginario collettivo. Come renderli, in tal senso, nuovamente accessibili e capaci di estendere una continuità spaziale nel contesto urbano? Come determinare una rete di relazioni in grado di potersi diffondere in una molteplicità di direzioni? L’aspetto più evidente di questa geografia all’interno della città di Milano dipende dunque, anche dalla presenza di quei luoghi ormai diventati delle piccole “isole” ed in cui pur non avendo più un aspetto puramente educativo e formativo, si potrebbero riconoscere le occorrenze degli utenti; luoghi che potrebbero essere trasformati in dei laboratori urbani in cui poter indagare e generare nuove pratiche sociali che “fanno da ponte”, all’interno di un tessuto urbano consolidato ed estremamente veloce, verso una direzione che individui un nuovo utilizzo degli spazi pertinenziali.
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Fig.1 Scuola materna, Via Amoretti 65- Quarto Oggiaro, Municipio 8, 2019 Rilevamento fotografico di: A. Cimini 42
Fig.2 Scuola elementare, Via Trilussa 10- Quarto Oggiaro, Municipio 8- 2019 Rilevamento fotografico di: A. Cimini
Il Piano dei Quartiere prevede la demolizione dellâ&#x20AC;&#x2122;edificio 43
Fig.3 Liceo Classico Omero, Via del Volga-Bruzzano, Municipio 9 - 2019 Rilevamento fotografico di: A. Cimini 44
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2 Il Municipio 9 come campo dâ&#x20AC;&#x2122;indagine 2.1 Una porzione di cittĂ 2.2 Scuole e quartieri nel tempo 2.3 Studenti, plessi e istituti comprensivi 2.4 Episodi di dismissione
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2.1 Una porzione di città Nel tentativo di riconoscere un’identità strutturata e viva, l’analisi dell’ambito territoriale milanese fin qui presentata ha pertanto descritto, esaminato e delineato una dialettica volta a far conoscere il carattere e il valore potenziale del patrimonio scolastico. Un’indagine che cerca di analizzare e prendere in considerazione prima una memoria storica e, successivamente, una figurabilità estesa1 della città da un punto di vista istituzionale. Per riconoscere e individuare dunque, in maniera più chiara la maglia capillare dei plessi scolastici presenti sul territorio milanese, è risultato necessario adottare un cambio di scala territoriale. Un metodo che, al fine di analizzare nel dettaglio e puntualmente l’evoluzione dei plessi adibiti ad uso scolastico situati nel Municipio 9 del Comune di Milano, ha permesso di riconoscere come in realtà, ci sia anche una seconda identità territoriale sedimentata proprio nella presenza di una popolazione scolastica che, in maniera quasi simultanea e analoga all’estrema velocità della città contemporanea, vede mutarsi rapidamente. Una presenza grazie alla quale è stato possibile, come successivamente verrà dimostrato, verificare e riscontrare, attraverso l’analisi dei dati forniti dalla Regione Lombardia se, ma soprattutto dove si verificassero delle forme di riassestamenti della popolazione scolastica anche all’interno del medesimo istituto comprensivo. Come precedentemente evidenziato, il lavoro ed i rapporti tematici che costituiscono la seguente sezione d’analisi riguardano il Municipio 9 che, fino al 2016 era suddiviso in quelle che venivano identificate e denominate “zone”. Il Municipio 9 occupa la porzione nord- est della città e precedentemente era composta da: - Zona 2: Centro direzionale, Greco, Zara - Zona 7: Bovisa, Dergano - Zona 8: Affori, Bruzzano e Comasina - Zone 9: Niguarda, Ca’ Granda, Bicocca Una porzione di territorio che, ancora oggi per molti milanesi e non, richiama alla memoria il fumo e il rumore delle fabbriche, le case degli operai e la presenza della stazione Garibaldi che suddivideva e tagliava in due sezioni la città. Una zona dunque caratterizzata da ampie e lunghe strade e che conducevano e conducono ancor oggi “[…] le automobili che corrono veloci”2 verso i paesi e le città situate a nord della Lombardia. Aree che, in un arco temporale differente, hanno visto mutare anche in modo significativo tutti quei borghi che verso la fine dell’800 erano ancora dei piccoli paesi agricoli dediti all’agricoltura. Un cambio di direzione pertanto che li ha visti trasformarsi prima nella periferia nord della città di Milano e successivamente, in una zona che guarda sempre più al futuro. Trasformazioni che in tal senso, hanno rivoluzionato l’immagine del Municipio 9, tant’è che – ad esempio- basti pensare allo storico quartiere Isola3 composto da case di ringhiera che, ad oggi, con i suoi 1 Il termine figurabilità fa riferimento ad un’immagine ambientale e/o ad un’immagine della città osservara dal punto di vista dei cittadini. Il concetto di figurabilità è stato introdotto da Kevin Lynch al fine di introdurre e rendere l’immagine dello spazio urbano memorabile. Si rimanda quindi al seguente riferimento bibliografico: Lynch K., Ceccarelli P., a cura di, 2016, L’immagine della città, Marsilio Editori, Venezia. 2 Comune di Milano, 2006, La Milano della memoria Zona 9,Grafiche Granata Srl, Rozzano. Il testo è stato realizzato grazie al contributo degli utenti del Centro di Aggregazione Multifuzionale e con altri cittadini della Zona 9. La pubblicazione è di proprietà del Comune di Milano e la distribuzione ad uso gratuito è stata autorizzata dagli stessi autori. 3 Quartiere storico e popolare della città di Milano con una vocazione operaia nato tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX secolo. 50
grattacieli avveniristici1 – e non solo- ha assistito ad una vera e propria “rinascita” contribuendo alla formazione di un’immagine della città milanese sempre più internazionale. A contribuire a tale immagine vi sarà anche la metamorfosi futura dello scalo Farini situato nelle vicinanze di ben tre plessi scolastici2 che, grazie alla sua riprogettazione sarà in grado di creare e ridefinire delle nuove relazioni nonché dei nuovi flussi di movimento. Il Municipio 9 è probabilmente uno dei pochi – o forse l’unico- ad aver subito delle trasformazioni così incisive e significative ed in cui il patrimonio delle scuole è in grado di scandire e raccontare nel tempo i mutamenti che hanno segnato e modellano tutt’ora le dinamiche della società. Ne sono un esempio l’asilo Santagostino e l’asilo realizzato in corrispondenza dell’insediamento Pirelli, la scuola elementare di via Passerini e della Bicocca e la scuola all’aperto Duca degli Abruzzi, costruite agli inizi del Novecento e che ad oggi fanno parte dei nuclei d’identità locale3 Niguarda e Bicocca, situati a nord-est della metropoli milanese e che, grazie allo sviluppo demografico hanno visto incrementare, soprattutto negli anni ’30 del novecento, il numero degli alunni iscritti. Un forte aumento che portò, nel 1936, all’ampliamento dell’edificio della scuola elementare Vittorio Locchi costruito nel 1920 e successivamente, nel 1937, all’inaugurazione della scuola primaria Pirelli in Via da Bussero. Un municipio fatto di mutamenti, di storie di comuni a sé diventati successivamente quartieri inclusi nella città, di industrie, di riqualificazioni e di reti istituzionali. La trama degli spazi scolastici potrebbe quindi essere vista come una radice del territorio che si trova sempre più spesso vincolata da vecchi schemi che, in alcuni casi, potrebbe portare alla sua involuzione.
1 Pisapia G., 2015, Milano città aperta. Una nuova idea di politica, Rizzoli. 2 Scuola dell’infanzia Pastrengo, Scuola primaria Confalonieri, Scuola secondaria di I grado Govone-Pavone 3 I Nuclei di identità locale (NIL) rappresentano le 88 zone urbanistiche – definibili anche come quartieri- della città di Milano, istituite per consentire una corretta pianificazione e gestione del territorio. I NIL sono stati inoltre introdotti per la prima volta con il PGT del 2013 51
2.2 Scuole e quartieri nel tempo Lo sviluppo del patrimonio scolastico presente nel Municipio 9 ha avuto inizio con una ridefinizione dell’arco temporale in cui la città e suoi comuni aggregati sono stati soggetti ad espansioni ed evoluzioni. L’adozione dunque, di un ragionamento basato su una lettura ravvicinata del contesto pocanzi citato, è risultato essere uno strumento in grado di fare emergere alcune tendenze in atto. Per tale motivo, il perseguimento di tale obiettivo ha portato a definire sei soglie temporali (dal 1910 al 2019) che, grazie allo studio e all’incrocio dei dati acquisiti attraverso le carte tecniche1 e ai cataloghi della proprietà comunali, hanno permesso di ricostruire, in ogni aspetto, le vicende che hanno strutturato nel tempo la vita di circa 66 scuole presenti nel Municipio. Analizzare e rileggere nuovamente alcune delle fasi fondamentali che hanno definito e formato la storia della città e dell’istruzione italiana, ha portato di conseguenza ad evidenziare alcune delle fasi temporali che hanno contribuito alla costruzione della “citta pubblica”. Una ricostruzione che in taluni casi ha visto nascere al suo interno scuole di ogni grado, alle volte simultaneamente all’edificazione di quartieri di edilizia pubblica. La questione dell’edilizia pubblica risulta essere di conseguenza, un patrimonio su cui si dovrebbero adottare delle strategie volte ad una radicale rivisitazione. In tal senso il tema della città pubblica fa riferimento “[…] a quella forma urbana novecentesca generata in Europa da una questione abitativa, una questione evidente già nel corso dell’Ottocento, ma divenuta centrale con il secolo successivo […].2 Modelli urbani che, come si evidenzia per il patrimonio scolastico, devono generare delle integrazioni necessarie per lo sviluppo sociale (E.Bigotti,2009). Un quadro che […] assume oggi in Italia, in linea con molti altri paesi, una nuova centralità, a causa principalmente del prolungarsi della crisi economica e dei cambiamenti strutturali avvenuti nel tessuto sociale e urbano […].3 A partire da questi presupposti, l’analisi intrapresa da un lato ha permesso di ricostruire e riconoscere una dimensione puntuale e delimitata del patrimonio scolastico, dall’altro di mettere in evidenza alcuni degli orientamenti che hanno definito l’organizzazione nello spazio del sistema scolastico. A partire da questi presupposti, l’analisi intrapresa da un lato ha permesso di ricostruire e riconoscere una dimensione puntuale e delimitata del patrimonio scolastico, dall’altro di mettere in evidenza alcuni degli orientamenti che hanno definito l’organizzazione nello spazio del sistema scolastico. La prima soglia temporale presa in esame (1910-1945) corrisponde con l’approvazione del Piano Pavia-Masera nel 1912, con il decollo industriale della città di Milano, con il verificarsi di una forte espansione territoriale che raggiungerà l’estensione odierna e con l’aggregazione di circa undici comuni adiacenti nel 1923 (Ronchetto, Lorenteggio, Baggio, Trenno, Musocco, Affori, Niguarda, Precotto, Crescenzago, Lambrate e Vigentino). Un periodo in cui anche il termine della prima e l’avvento della seconda guerra mondiale, lascerà un territorio da dover ripensare e ricostruire e che, grazie allo IACP4 vedrà la nascita ed il completamento dei quartieri di Niguarda (1912) , Borgo Pirelli (1920-1923), villaggi Postelegrafonica e dei Giornalisti 1 Utilizzo delle Carte tecniche comunali (CTC) del: 1884 – 1910 – 1930 – 1946 – 1956 – 1965 – 1972 – 2000 – 20062012. Si rimanda al sito del geoportale SIT del Comune di Milano: https://geoportale.comune.milano.it/sit/open-data/ 2 Di Biagi P., 2008, La città pubblica. Edilizia e riqualificazione urbana a Torino, Umberto Allemandi & C., Torino. 3 Cognetti F., Delera A., a cura di, 2017, For Rent. Politiche e progetti per la casa accessibile a Milano, Mimesis Edizioni, Milano. 4 L’ istituto Autonomo Case Popolari (IACP) è stato un tipo di ente che ha lo scopo di promuovere, realizzare e gestire edilizia pubblica finalizzata all’assegnazione di abitazioni alla popolazione meno abbiente con locazioni a canone calmierato. 52
(1920), Lagosta (1922-1926), Fontana (1927-1930), Bellinzaghi (1927-1928) e Garibaldi. Uno sviluppo che, anche grazie alla conclusione dell’accordo tra Pirelli e Breda per la realizzazione di nuovi insediamenti di edilizia residenziale pubblica, porterà a riscontrare una crescita soprattutto lungo uno degli assi infrastrutturali della città di Milano, ovvero, l’asse di Viale Fulvio Testi. Una crescita perlopiù lineare che, al contempo e grazie all’acquisizione di alcuni comuni limitrofi porterà all’inclusione di 12 edifici scolastici puntualmente localizzati all’interno del Municipio 9; crescita che vedrà un’iniziale deposizione di asili nido (1), scuole materne (2) e scuole primarie (7). Una prima trama che definirà un modello tipologico che, nella maggior parte dei casi, comprenderà al suo interno uno spazio aperto permeabile. Nel secondo arco temporale (1946-1960), ovvero quello relativo al periodo del secondo dopoguerra, dell’attuazione della Legge urbanistica nazionale del 1942 e del boom economico, molti saranno gli accadimenti che andranno a mutare la struttura della città. Un momento storico in cui, soprattutto tra gli anni ’50 e ’60, la città di Milano verrà dipinta come la capitale del miracolo economico1 e soggetta a grandi flussi migratori.2 Accadimenti che porteranno ad avere un incremento edilizio di residenza pubblica lungo la “direttrice dell’industria” grazie alle realizzazione dei quartieri Pirelli Suzzani (1950-1951), Ca’ Granda Nord (1954-1956), Koerner (1958-1961), Fulvio Testi (1953-1960), Vercesi (1950-1952), Bussero (19531960), Chiaravalle (1953-1960), Sestini (1953-1960) e il quartiere Comasina, definito autosufficiente (1954-1963). In questo quadro si verifica l’edificazione di 10 manufatti scolastici (Elaborato 1- Scuole e quartieri nel tempo), alcuni dei quali situati all’interno dei quartieri di edilizia residenziale pubblica, ed altri o a completamento del lotto scolastico esistente o adottando sempre un linguaggio di singoli edifici. La soglia temporale che si sviluppa dunque, tra il 1961 e il 1970 metterà quindi in evidenzia come i ritmi di produzione del patrimonio scolastico siano ancora “contenuti” rispetto al progressivo aumento della popolazione milanese (fig…). Tuttavia, l’analisi della produzione dei manufatti edificati metterà in evidenza la nascita dei primi cluster scolastici. In tal senso si evidenzia, soprattutto verso l’estremità nord-ovest del Municipio, la formazione di 3 cluster aventi già un impianto tipologico che andrà sempre più verso un processo di standardizzazione. Una lettura che dunque, a sua volta, evidenzia principalmente due tipologie di scelte edificatorie poiché, se adottiamo come “linea di sezione” del territorio in questione, l’elemento ferroviario che porta alla stazione di Garibaldi, si potrà notare come le caratteristiche degli impianti tipologici siano differenti. In tal senso, si registra come vi sia la predominanza di un impianto ad “Y” (12 scuole), “L” (4 scuole) e “T” (4 scuole), in particolar modo nella sezione che vede svilupparsi in corrispondenza dell’elemento ferroviario che divide in due il Municipio 9 e dei limiti amministrativi comunali. Al contempo risulta ancora più evidente come nella sezione che si sviluppa oltre la ferrovia, le tipologie utilizzate rispecchiano e si adattano, tranne per alcuni casi (2), ad un linguaggio del costruito già precedentemente delineato e strutturato. Un utilizzo tipologico che già a partire dagli edifici scolastici definiva un chiaro rapporto tra spazio aperto e spazio costruito. Tra il 1971 e il 1980 l’espansione della trama scolastica raggiungerà un picco di edificazione soprattutto lungo l’asse infrastrutturale di Viale Fulvio Testi e l’attuale Viale Enrico Fermi. 1 ALER MILANO, 2008, 100 anni di Edilizia Residenziale pubblica a Milano. 2 La popolazione milanese sarà di circa 13.844.723 abitanti. Si prendono in considerazione i dati forniti dal Comune di Milano (SIS- Sistema Statistico Integrato) relativi ai flussi dei nati, morti, immigrati ed emigrati dal 1880 al 2006 53
Uno sviluppo perlopiù lineare che ha visto la nascita - lungo il primo asse infrastrutturale- di 6 quartieri di edilizia residenziale pubblica (Gescal Fulvio Testi, Case Torri nel Quartiere Cà Granda, Cascina Anna-Bisnati, Cà Granda, Sarca, Maciachini) e di circa 25 manufatti scolastici aventi sia un impianto tipologico ad “Y” (6 scuole), “L” (2 scuole), “T” (3 scuole), che un assetto architettonico che inizierà ad evidenziare nuove forme tipologiche (fig…). Questo processo espansivo vedrà il suo picco massimo, anche in termini demografici, tra gli anni ’60 e ’80. Anni in cui verrà abbandonata l’idea di un modello di quartiere autosufficiente, in cui si mireranno a creare degli interventi per definire relazioni con la città in espansione, all’istituzione della D.M. 14444/68 e all’edificazione di circa 35 manufatti prefabbricati adibiti ad uso scolastico. La possibilità dunque di poter riconoscere ed individuare attraverso la mappatura del territorio preso in esame, la rete capillare del sistema scolastico, evidenzia come dagli anni ’80 ad oggi l’incremento edilizio sia scolastico che residenziale pubblico abbia subito un forte arresto, tant’è che si registrerà complessivamente una crescita del sistema scolastico pari a circa 6 edifici aventi -per la maggio parte- un indirizzo di accudimento (4 asili nido, 1 scuola dell’infanzia e 1 scuola primaria) . Una crisi che durante gli anni ’80, vedrà incrementare la controversia “[…] sulla qualità dell’istruzione e della scuola […] che non conosce soluzioni di continuità […]”.1 Una condizione di difficoltà che renderà evidente la complessità nel soddisfare le esigenze della società e a riscontrare al contempo, uno scenario critico da diversi punti di vista, strutturali e culturali. Una situazione che al contempo e, soprattutto dagli anni ’90 in poi, vedrà sia “[…] una critica concentrazione di persone anziane (nel 2001 gli over 65 sono il 33% dell’intera popolazione)” 2 che una forte vulnerabilità relativa alla perdita di abitanti. Una mancanza che , in parte, verrà sopperita grazie all’arrivo di una nuova popolazione giovane e dinamica. Contesti, dinamiche e relazioni che tuttavia, hanno colpito trasversalmente e continuano ancor oggi a mutare il sistema scolastico con nuove riforme, leggi e lunghi dibattiti. Lo studio evolutivo del sistema scolastico fin qui intrapreso, ha infine permesso di analizzare e capire come lo sviluppo del “welfare materiale” scolastico ha subito nel corso delle diverse soglie temporali, non solo una trasformazione architettonica ma al contempo, una concezione differente della localizzazione dell’edificio scolastico all’interno del lotto. Una scelta edificatoria, se così può essere definita che, soprattutto nel periodo del forte boom economico e demografico della città di Milano, vedrà la deposizione dei plessi scolastici al centro del lotto e circondati da una corona di spazi permeabili che ne definiscono i limiti pertinenziali. Un luogo, uno spazio relazionale che ha quindi progressivamente mutato la sua concezione dello spazio aperto al suo interno e non solo. Spazi scolastici che “[…] s’intrecciano fortemente nella trama relazionale che caratterizza i luoghi e, nello specifico, i luoghi educativi”3 e che evidenziano a loro volta, un cardine attorno al quale poter definire delle nuove forme di integrazione sociale. Lo spazio può essere pertanto definito come un terzo educatore (Malaguzzi, 2010) in grado di assumere le caratteristiche di un luogo in cui poter definire delle nuove identità, percorsi e attività che si sviluppano al suo interno e non solo. Se dunque tra il 1910 e il 1945 si definivano degli indirizzi tipologici che richiamavano per la maggior parte la forma di un edificio pluripiano a corte, tra il 1945 e il 1960 si passerà sia all’utilizzo di un impianto caratterizzato da un lungo corridoio (Fig.1), che collegava le diverse aule; e sia all’impiego di 1 Galfré M., 2017, Tutti a scuola! L’istruzione nell’Italia del Novecento, Carocci, Roma. 2 ALER MILANO, 2008, 100 anni di Edilizia Residenziale pubblica a Milano. 3 www.percorsiformativi06.it , ultima consultazione luglio 2019 54
alcuni impianti che successivamente, andranno a caratterizzare la trama diffusa delle scuole presenti sul territorio milanese. Una concezione dell’edificio scolastico che tra gli anni ’60 e ’80 del Novecento vedrà il depositarsi di circa 44 plessi edificati al centro del lotto (Fig.2). L’aspetto organizzativo dello spazio e della scelta architettonica ha inoltre consentito di verificare come tra gli anni ’60 e ’80 l’impianto tipologico ad “Y” – ripetuto per 13 scuole- è stato utilizzato - per la maggior parte dei casi- per ospitare la funzione educativa della scuola dell’infanzia; mentre l’impianto ad “L” -utilizzato prevalentemente tra il 1961 e il 1970- è stato ripetuto per circa 5 plessi scolastici aventi una funzione educativa rivolta perlopiù alle scuole secondarie di I grado. Nuove modalità seriali di edificazione che tra il 1971 e il 1980, pur riscontrando sempre una medesima adozione dell’impianto tipologico soprattutto per gli asili nido (4) e scuole dell’infanzia (6), hanno maturato anche delle scelte progettuali che si distaccano dal processo di standardizzazione precedentemente evidenziato. Esperienze che seppur risultano aver mantenuto una localizzazione dell’edificio al centro del lotto, hanno visto la loro maturazione e concretizzazione anche nelle vicinanze di alcuni dei quartieri di edilizia pubblica come ad esempio, la scuola secondaria di I grado Sandro Pertini situata nei pressi del quartiere Pirelli Suzzani e Niguarda (Fig.3) La progettazione della rete del patrimonio scolastico ha quindi evidenziato sia un linguaggio spaziale deciso e uniforme, in alcune soglie temporali (1960- 1980), e sia un idioma che, particolarmente nella prime fasi di costruzione della maglia scolastica, rispecchiava una scelta tipologica del contesto urbano circostante.
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Fig.1 Pianta del primo piano della scuola primaria Sorelle Agazzi, anno di costruzione 1957 Fonte: Comune di Milano, Ripartizione demanio e patrimonio, Cataloghi delle proprietĂ comunali.8 voll., Milano, 1980-1985 56
Fig.2 Scuola materna statale, Via Ciccotti 2, anno di costruzione 1973 Fonte: Comune di Milano, Ripartizione demanio e patrimonio, Cataloghi delle proprietĂ comunali.8 voll., Milano, 1980-1985 57
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Ripetizioni tipologiche
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2.3 Studenti, plessi e istituti comprensivi L’analisi fin qui osservata ha quindi evidenziato come il sistema scolastico possa essere considerato come una delle ossature essenziali per stabilire dei rapporti sia con la città che con il tessuto sociale presente in ogni contesto urbano. Quello della scuola dell’obbligo rappresenta pertanto un quadro patrimoniale che nel Municipio 9 vede, a partire dal nido d’infanzia alla scuola secondaria di I grado, una presenza attuale di circa 63 plessi scolastici di cui: 19 asili nido, 17 scuole dell’infanzia, 16 scuole primarie e 11 scuole secondarie di I grado e all’incirca 226 edifici destinati ad edilizia residenziale pubblica (Elaborato- Scuole e quartieri ). Un patrimonio, che rispetto a quanto precedentemente evidenziato, è stato soggetto sia a dei notevoli cambiamenti strutturali e funzionali, che a consistenti fenomeni di privatizzazione soprattutto per quanto concerne il demanio residenziale pubblico (fig…). Si tratta perciò di forme, di variabili e di livelli multisettoriali che tuttavia riscontrano, nei luoghi dediti all’acquisizione della conoscenza, un grado di problematicità maggiore in ciò che può essere definito come il criterio del bacino d’utenza scolastica che, ad oggi, a causa della sua graduale eliminazione non risulta essere poi così tanto vincolante, tant’è che, vi si ricorre a tenerlo in considerazione soltanto in un’ultima analisi. Una gestione amministrativa che ha così mostrato sia su tutto il territorio italiano, che di conseguenza anche sul suolo del capoluogo lombardo, una direzione delle scelte scolastiche basate perlopiù su aspetti preferenziali, legati quindi ad una molteplicità di aspetti che si basano: sul contesto in cui la scuola ha visto depositare i propri corpi di fabbrica, sulla presenza o meno di una concentrazione della popolazione meno abbiente e dalla presenza più o meno alta di cittadini stranieri. Si concentrano quindi degli aspetti e delle dinamiche che mostrano delle forme di ghettizzazione sia degli studenti che dei contesti urbani, facendo così emergere come la piena libertà di selezione del plesso scolastico da parte delle famiglie, pone alle volte e in maniera involontaria, ad una marcata polarizzazione sociale ( Pacchi, Ranci, 2017). Un grande potere consegnato direttamente nelle mani delle famiglie che alimenta una non adeguata inclusione sociale, che accelera e connota sul territoriale milanese, un fenomeno a mosaico definito con il termine di segregazione scolastica1 sottolineando così una marcata omogeneizzazione degli studenti. Si definisce in questo modo una geografia di raggruppamenti e punti di manufatti scolastici che, nel territorio del Municipio 9, riproduce delle forme di segregazione nelle aree urbane periferiche di: Comasina, Affori, Dergano, Bovisa, Bovisasca, Maciachini e via Testi.2 La nascita del fenomeno di segregazione scolastica sembra quindi essere il frutto di un insieme di criteri e dinamiche che, in seconda analisi, fondano le proprie radici anche nei principi previsti dall’autonomia scolastica.3 Un elemento che “[…] garantisce agli istituti scolastici un certa libertà nell’offerta scolastica extra curriculare, di fatto ponendo le scuole in concorrenza tra loro nel tentativo di attrarre più studenti e, in alcuni casi, gli studenti migliori”.4 1 Come emerge dalla studio di ricerca del Dipartimento di Architettura e Studi Urbani Politecnico di Milano White flight a Milano. La segregazione sociale ed etnica nelle scuole diretto e curato da C. Pacchi e C. Ranci, con il termine “segregazione scolastica” si intende una presenza perlopiù omogenea di studenti che si concentrano nel medesimo ambiente scolastico per affinità culturali, economiche e/o territoriali. 2 Si fa rifermento e si rimanda allo studio dei dati di ricerca eseguito da: C. Pacchi e C. Ranci in White flight a Milano. La segregazione sociale ed etnica nelle scuole, Franco Angeli, 2017 3 Le istituzione scolastiche fino al 1999 prevedevano una dipendenza diretta dell’Amministrazione scolastica, ma successivamente, a seguito della Legge n.59/1997 e a partire dagli anni 2000, alle istituzioni scolastiche è stato riconosciuto sia un potere d’azione e che un’autonomia scolastica. Ogni istituzione scolastica farà quindi capo al dirigente scolastico (ex preside) che ricorre anche alla collaborazione di un Direttore dei servizi generali e amministravi (ex segretario). 4 Pacchi C., Ranci C., a cura di, 2017, White flight a Milano. La segregazione sociale ed etnica nelle scuole dell’obbligo, Franco Angeli. 74
Il problema combinato della non obbligatorietà del bacino d’utenza e dell’autonomia scolastica sottolinea dunque un’ulteriore e una possibile problematicità legata anche all’elaborazione del Piano dell’Offerta Formativa (POF).1 Un piano che definisce involontariamente un regime di concorrenza che mette in atto la formazione di meccanismi che incrementano, se così può essere definito, il “mercato dell’istruzione” che, anche all’interno del medesimo istituto comprensivo determinata una frantumazione della coesione sociale e un riassestamento della popolazione studentesca. Al fine di annoverare se e dove tale “regime di concorrenza” producesse della dinamiche di riassestamento della popolazione nel Municipio 9, è stato indispensabile ricostruire un mosaico relativo alla presenza dei nove Istituti Comprensivi2 che strutturano la trama scolastica presenti sul territorio in esame (fig…). Si sono quindi avanzate delle osservazioni che, a parità di grado d’istruzione, andassero ad analizzare i dati relativi al censimento dell’andamento scolastico forniti dal Comune di Milano. Nel corso dunque degli ultimi novi anni esaminati (a.s. 2009/2010 – 2017/2018), i progressivi fenomeni di incremento o decremento attraversati dai medesimi plessi hanno contribuito ad evidenziare come, soprattutto nel triennio che si sviluppa dal 2015 al 2017, ci sia stato un cambio di “polarità istituzionale”. Una trasformazione che, in alcuni casi, ha portato progressivamente alla perdita annuale tra i 15 e i 20 alunni per scuola che, concretamente, corrisponde alla metà del numero indicato per organizzare e formare le classi iniziali di ciclo delle diverse scuole. Un cambio che però, ha visto la nascita anche di molteplici progetti (es. progetto “Scuole Aperte”) volti proprio ad individuare specifiche scuole per “trasformarle” in dei luoghi dove poter sviluppare relazioni coesive. In tal senso, il piano dell’offerta formativa che ogni scuola s’impegna di sviluppare, in realtà, invece che generare e perseguire l’inclusione sociale, potrebbe sviluppare una serie di meccanismi che nulla hanno a che vedere con tale finalità. Una direzione, un’offerta formativa, una “propaganda” che tende, per la maggior parte delle volte e soprattutto da parte degli stessi genitori, a compiere delle scelte o per meglio dire, a studiare attentamente il “curriculum” dei diversi istituti scolastici. Un vero e proprio “mercato dell’istruzione” che, anziché mirare alla coesione sociale, punta più ad un benessere individuale che non promuove forme di integrazione bensì accenna ed evidenzia delle probabili forme di segregazione. Il sistema scolastico odierno se da un lato sembrerebbe puntare e promuovere dei luoghi di comunità, dall’altro produce – involontariamente- degli effetti di relazioni e di riassestamenti della popolazione scolastica poco equilibrati.
1 Il Piano dell’Offerta Formativa (POF) viene elaborato dal collegio docenti sulla base degli indirizzi generali definiti dal consiglio di circolo o di istituto. Il Piano dell’offerta formata può inoltre formulare degli interventi relativi al tema dell’educazione ed istruzione della scuola anche grazie alle proposte e ai pareri delle famiglie. 2 Istituiti ai sensi della Legge 97/1994 75
Municipio 9: patrimonio attuale
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Municipio 9: Istituti comprensivi
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Studenti tra plessi e istituti comprensivi
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2.4 Episodi di dismissione Il patrimonio scolastico come fin qui enunciato e analizzato, risulta quindi estremamente ed evidentemente influenzato dalle dinamiche che si verificano nei diversi contesti urbani e che, in alcuni casi, vede modificare la sua funzione educativa. In tal senso e in un arco temporale differente, il demanio istituzionale e dei quartieri di edilizia residenziale pubblica del Municipio 9 sono stati soggetti a dei processi di privatizzazione, ad una “metamorfosi funzionale”, a dei processi di dismissione e/o di demolizione e ricostruzione. Il quadro di riferimento risulta quindi essere pari a circa il 12% dei manufatti con funzione educativa non più in atto e alla privatizzazione di circa il 28% del patrimonio nativo di edilizia residenziale pubblica situato, per la maggior parte, nell’estremità settentrionale del municipio in questione (Elaborato 1-Episodi di dismissione). Un patrimonio che di conseguenza, contribuisce a delineare sia dei richiami evolutivi che degli aspetti che depositano la loro unicità nel tempo e nello spazio. L’analisi del demanio in riuso ha dunque permesso, anche attraverso uno studio verificatosi direttamente sul campo, di approfondire la possibilità di poter custodire e richiamare alla memoria l’identità di quei luoghi che un tempo erano facenti parte di una trama formativa-educativa che contribuiva alla prima formazione del cittadino. Un metodo d’analisi che ha cercato di individuare “[...] connessioni, discontinuità e altre interrelazioni, prendendo nota di ogni particolare […]”1. Un riutilizzo di manufatti di diverso impianto tipologico che attualmente, vede la loro funzione rivolta a servizi socialmente utili o in alcuni casi, inutilizzati e come delle amebe che non vedono più delle condizioni di trasformazione. Il processo di ricostruzione identitario che, in particolar modo laddove vi siano degli edifici in disuso o abusivamente occupati, potrebbe generare nel contesto urbano degli interventi di rigenerazione. Una ricchezza anch’essa che, in ugual modo, è portatrice di forme, figure e storie che siano in grado di “[…] operare in modo sistematico sulle forme della densità, dando spazio a modelli urbani […]”2. Si traccia così una sfaccettatura della città capace di stabilire una nuova immagine, rafforzare gli aspetti della socialità e rendere visibile quegli elementi di forza o di debolezza che caratterizzano ogni sistema urbano. L’indagine diretta dei plessi mutati nel tempo ha in tal senso, fatto emergere come il ruolo delle tipologie edilizie possa configurare una sequenza d’immagine che, anche se in modi d’uso e situazioni differenti, definiscono e richiamano alla memoria alcune delle funzioni native. A tal proposito, tra i manufatti che hanno visto cambiare la loro destinazione d’uso si evidenziano, su un totale di circa 13 edifici, tre casi in cui la funzione attuale richiama in qualche modo l’utilizzo di tipologie edilizie che rievocano i primi approcci al sistema scolastico (asilo nido e scuole dell’ infanzia). Strutture trasformate, da un punto di vista funzionale, in centri che offrono un sostegno educativo-psicologico e di prima accoglienza per richiedenti asilo. Si definisce pertanto una leggibilità strutturale che nella prima tipologia, riporta alla memoria la funzione di “accudimento” tipica dell’asilo nido e nella seconda, all’introduzione della comunicazione, della lingua e del “vivere insieme” che caratterizza l’ambiente educativo della scuola dell’infanzia. Trasformazioni di immagini, di usi e talune volte anche di spazi, che definiscono una nuova identità territoriale. Una coerenza relazionale che nel Municipio 9 vede la sua localizzazione in punti ben definiti del territorio e soprattutto, in quei contesti definiti ancora “fragili” e marginali. Disposizioni di manufatti che, grazie ad un’analisi condotta prevalentemente a piedi e grazie alla quale è 1 Lynch K., Ceccarelli P. , a cura di, 2016, L’immagine della città, Marsilio Editori, Venezia. 2 Pugliesi R., a cura di, 2015, «Complessità dell’abitare contemporaneo», in Territorio, 72. 82
stato possibile verificare i contesti in cui le “non più scuole” si inseriscono, sembrano essere diventate delle “isole recintate” costituite da uno spazio geometrico ben definito ma privo di relazioni con la città ed il quartiere ospitante. Condizioni isolate che, alle volte, si identificano in contesti in cui gli agglomerati di edilizia residenziale pubblica sono, troppo spesso, protagonisti di criminalità e fatti di cronaca. È l’esempio del quartiere “Sarca” (Promotore IACP Milano) situato lungo la direttrice di Viale Fulvio Testi (Fig.1)in cui tra il 1976 e il 1977 vennero edificati due edifici scolastici di diverso grado d’istruzione; l’asilo nido e la scuola materna (Fig.2-3). Due elementi identificativi che se precedentemente potevano essere dei “centri di influenza” e dei simboli per il quartiere, attualmente risultano essere dei manufatti circondati da una forte situazione di degrado e criminalità. Aspetti che invadono e si appropriano di un patrimonio pubblico riutilizzato e/o dismesso che potrebbe essere trasformato in un “welfare materiale” capace di inserirsi in “[…] un tempo sociale sempre più accelerato […]”1 ed in cui si cerchi di ricostruire un legame sia urbano che sociale.
1 B. Secchi, 2005, La città del ventesimo secolo, Laterza, Roma-Bari. 83
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Fig.1 Quartiere di edilizia residenziale pubblica- Viale Fulvio Testi, Rilevamento fotografico di: A. Cimini
Fig.2 Lâ&#x20AC;&#x2122;ex asilo nido attualmente vede la sua rivolta ad accogliere persone con gravi problemi di dipendenza Rilevamento fotografico di: A. Cimini
Fig.3 Spazio degradato situato nelle vicinanze dellâ&#x20AC;&#x2122;ex asilo nido Rilevamento fotografico di: A. Cimini
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Case e scuole pubbliche: alienazioni e dismissioni
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3 Scuole tra nodi e reti di servizi 3.1 Una nuova apertura delle scuole 3.2 Scuola, teatri pubblici a tempo modulare 3.3 Le non piĂš scuole del Municipio 9
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3.1 Una nuova apertura delle scuole Se il percorso di studio fin qui svolto ha assunto e adottato una scala d’analisi che fa riferimento all’estensione territoriale del Municipio 9 della città di Milano, nella terza fase della ricerca di tesi si è proceduto ad adottare come scala d’indagine l’ambito dei nuclei di identità locale 1. Una scelta che ha potuto verificare sia i vari modi di trasporto2 che permettono un’adeguata accessibilità ai plessi scolastici, che verificare la dotazione di servizi presenti in ogni quartiere. L’analisi dell’offerta dei servizi3 ha in tal senso, rappresentato anche un modo per constatare - laddove ci fosse una carenza di servizi o meno - se, dove, quante e quali scuole venissero utilizzate per svolgere delle attività extra scolastiche durante le ore pomeridiane. Si è quindi accertato come alcuni nuclei d’identità, in particolare i quartieri che si sviluppano al di sopra dell’elemento ferroviario della stazione Garibaldi fino a dipanarsi verso i limiti amministrativi, siano caratterizzati da un’elevata presenza di scuole che svolgono attività extra curriculari nonostante un’adeguata presenza di dotazioni pubbliche; o -al contrario- situazioni in cui le scuole, a causa di un’insufficiente presenza di servizi, vengono utilizzate per generare delle vere e proprie centralità nei quartieri periferici. È l’esempio del quartiere Affori 4 che, ancor oggi, con le sue villette richiama alla memoria un piccolo borgo all’interno del Municipio 9, caratterizzato da luoghi sia di culto che, in particolar modo, da associazioni sportive che contribuiscono ad incrementare le integrazioni sociali all’interno del quartiere. Un nucleo identitario contraddistinto dalla presenza di molti spazi dedicati al verde pubblico5 e da una dotazione di servizi per l’istruzione pubblica di circa 10 plessi scolastici (2 asili nido, 4 scuole dell’infanzia, 2 scuole primarie e 2 scuole secondarie di I grado); di cui 3 svolgono attività extra curriculari6 . Manufatti serviti e resi accessibili dalla linea del trasporto pubblico della metropolitana M3 (fermate Affori Centro, Affori FN), dalla linea del bus e da un insieme di relazioni che definiscono e riconosco a sua volta, l’esistenza di famiglie, soggetti e gruppi sociali (B. Secchi, 2005). I plessi scolastici situati all’interno del quartiere pocanzi citato sono stati, e sono tutt’ora soggetti a trasformazioni che, da un punto di vista dell’uso degli spazi, tendono sempre più a considerare il luogo della scuole come un concreto ed efficace spazio a misura per il cittadino, per i genitori, per gli alunni, per gli insegnanti, per i nonni, per le associazioni sportive ed altro ancora. La scuola sta così affrontando un processo che porta dunque alla dimensione del quotidiano e di un “welfare materiale” caratterizzato da spazi interni, esterni e di transizione che alimentano sempre più l’immagine di un luogo aperto e comune. È il caso della scuola primaria Guicciardi situata nel nucleo d’identità territoriale di Dergano e facente parte dell’Istituto Comprensivo Maffucci che, circumnavigata dal servizio del trasporto pubblico 1 I nuclei d’identità territoriale (NIL) che costituiscono il Municipio 9 sono: Garibaldi-Repubblica, Niguarda-Cà Granda, Bicocca, Bovisa, Farini, Dergano, Affori, Bovisasca, Comasina, Bruzzano, Parco Nord, Isola, Maciachini-Maggiolina* e Greco*. I nuclei d’identità locale segnati con l’asterisco ricadono in più zone di decentramento 2 Verranno presi in considerazioni i modi di trasporto e le relative fermate delle linee che svolgono un servizio in superficie su ferro e su gomma (tram e linea del bus) e sottoterra (metropolitana M3-M5) 3 La dotazione dei servizi analizzata attraverso le schede dei diversi nuclei d’identità territoriale non prende in considerazione i servizi amministrativi e di sicurezza e protezione civile 4 Il Comune di Affori viene aggregato nel Comune di Milano nel 1923 5 Il sistema delle aree verdi urbane del nucleo d’identità locale di Affori è di circa 289.304 m2. Il quartiere Affori possiede al di fuori del centro storico della città di Milano- uno dei parchi urbani più antichi del capoluogo lombardo situato, ovvero, il parco di Villa Litta che durante la seconda guerra mondiale sarà invaso dagli stessi afforesi per procurarsi del legno per riscaldarsi. 6 L’istituto della scuola primaria Don Orione facente parte dell’Istituto Comprensivo Don Orione situato nel quartiere Affori in Via Fabriano 4, ha partecipato all’iniziativa del progetto Scuole Aperte (2015-2017) 91
co su gomma, lascia i cancelli aperti ad attività estive e al quartiere ospitante. La scuola dei cittadini entra così a far parte di un processo che può essere definito come una sorta di riformismo spaziale e sociale in cui i luoghi dell’istruzione diventano fruibili e concretamente degli spazi pubblici1. Piccole realtà, processi, trasformazioni e attività extra scolastiche che seppur vengono riscontrate anche nei nuclei di identità territoriale di Bruzzano, Comasina, Bicocca, NiguardaCà Granda e Greco*, risultano ancora distanti da un reale utilizzo di tutti quegli spazi scolastici come un’ ulteriore dotazione di servizi per i quartieri. Scuole aperte e all’aperto che dovrebbero in tal senso utilizzare e sfruttare non solo lo spazio delle palestre ma investire ed aprire anche tutti gli altri luoghi facenti parte dei manufatti scolastici. E dunque, come poter sfruttare ed evitare un immobilizzo del capitale materiale della scuola? Come ampliare e approfondire la sua realtà operante nella vita dei cittadini? Come rispondere ad una concreta necessità di apertura degli spazi scolastici?
1 Si riscontrano iniziative rivolte ad aprire i cancelli delle scuole pubbliche anche nel Municipio 8, in particolare nella scuola secondaria di I grado di Via Gallarate 15 92
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3.2 Scuole, teatri pubblici a tempo modular L’evoluzione del sistema scolastico non ha dunque attraversato esclusivamente lo studio dell’architettura tipologica e dalle dotazioni dei servizi ma è stata “influenzata”, in particolar modo e soprattutto nel ventesimo secolo, da una nuova concezione dell’uso spaziale. Ambiti scolastici che vedranno mutare la loro destinazione d’uso in una sorta di “campus” dedicati ad attività sportive, di teatro e trasformati in dei luoghi dove poter incrementare le pratiche relazionali. Strutture ricche di un importante potenziale che, ad oggi, vedono una chiave di svolta in ciò che può essere definito come un rinnovamento del patrimonio di edilizia scolastica. Progetti, iniziative e utilizzazioni degli spazi permeabili -e non solo- che puntano sempre più ad avere una maggiore “saturazione sociale” all’interno dei quartieri ospitanti. Sembra in tal senso necessario sottolineare come “[…] l’opportunità di far coincidere il tempo libero della popolazione scolastica e della popolazione attiva […] possa […] non annullare o diminuire il valore di questa importante conquista sociale e di meglio utilizzare gli impianti scolastici.”1 Sarebbe quindi augurabile che il luogo della scuola si potesse trasformare in un nucleo di iniziative sociali e che possa trovare, anche sotto un punto di vista economico, un’opportunità per sfruttare/utilizzare sia gli spazi dedicati alla palestra, che le aree pertinenziali per una maggior dotazione di servizi per il quartiere. In tal senso, l’analisi del patrimonio scolastico ha assunto – in questa fase- un approccio di studio che cercasse di evidenziare quando, ma soprattutto come, alcuni plessi scolastici venissero utilizzati durante gli orari extra curriculari e trasformati così, in delle vere e proprie scuole-teatri di socialità2 con un più avanzato grado di utilizzo degli spazi. Si è quindi proceduto, attraverso una ricerca verificatasi direttamente sul campo, a constatare e localizzare puntualmente quali e quante scuole svolgessero e si trasformassero in un “punto di riferimento” per giovani, adulti e genitori durante le ore pomeridiane. La ricerca ha così evidenziato -nel Municipio 9 - all’incirca 10 scuole di cui 7 scuole primarie e 2 scuole secondarie di primo grado, andando così a strutturare una quantità e un sistema di spazi che si articola e dirama particolarmente nella sezione di territorio che si sviluppa al di sopra dell’elemento ferroviario che porta alla stazione di Garibaldi. La struttura organizzativa degli spazi e dei “nuovi usi” ha così prodotto all’interno di un sistema, che a livello burocratico-amministrativo presenta una natura intrinseca, l’esistenza di una flessibilità in grado di rendere il servizio primario della scuola un luogo dove poter sperimentare nuove forme di utilizzazione. L’analisi e l’osservazione dei luoghi scolastici ha in tal senso sottolineato come ci si stia dirigendo - gradualmente- verso degli aspetti e dei metodi che cerchino di rispondere ad un’ alternanza di nuove esigenze della vita quotidiana dei cittadini e del soggetto che apprende. Sembra dunque lecito affermare come la scuola possa essere considerata - tra i servizi- quello che in tempi più recenti è stato sottoposto all’attenzione “[…] delle nuove generazioni perché esse possano trovare un lievito”.3 Per tale motivo prima di passare ad un esame più diretto, è risultato necessario evidenziare come l’ avanzamento di nuovi punti d’incontro all’interno dei luoghi scolastici definisce anche un riutilizzo delle 1 Aniasi A., 1964, Edilizia Scolastica. Secondo rapporto al consiglio comunale, Comune di Milano. 2 Scopo e iniziativa adottata dal progetto Scuole Aperte sviluppatosi nel triennio 2015-2017 e cha ha visto nel 2019 la riapprovazione del progetto con Scuole aperte 2.0. La prima fase delle scuole coinvolte ha avuto inizio il 6 aprile 2019 con l’iniziativa MURI PULITI 3 Aniasi A., 1964, Edilizia Scolastica. Secondo rapporto al consiglio comunale, Comune di Milano. 104
risorse; basti pensare all’inutilizzazione dei molteplici edifici scolastici per una durata di circa 4 mesi.1 La possibilità quindi di aver introdotto e previsto dei programmi extra curriculari, ha riscontrato una condizione nel poter ripensare, e di conseguenza mettere a disposizione degli spazi - originariamente dedicati alla sola ed unica funzione formativa – in cui poter sviluppare delle forme di condivisione e mobilitazioni relazionali. Corsi di ogni genere e attività che nelle 10 scuole individuate sul territorio del Municipio 9, hanno portato a riconoscere una realtà scolastica che cerca di portare avanti delle fruizioni necessarie per lo sviluppo umano; attività per la maggior parte di carattere sportivo che sempre più entrano in collaborazione con gli spazi scolastici. Pratiche dello sport che entrano a far parte dell’educazione formativa e sociale degli studenti e non solo, tant’è che si sono riscontrano -nella maggior parte dei casi individuati- attività pomeridiane extra scolastiche che prevedono: - Corsi di judo organizzati da ASD Judo Niguarda nella palestra della scuola secondaria di I grado G.Verga - Corsi di minibasket organizzati da Azzurri Niguardese Basket nella palestra della scuola elementare Thomas Mann, scuola secondaria di I grado Cassinis, scuola elementare Poerio e scuola Cesare - Corsi di pallavolo organizzati da I.E.F nella palestra della scuola S.Pertini e scuola elementare Sorelle Agazzi - Corsi di minivolley organizzati da A.S.D. Billa Volley Team nella palestra della scuola elementare Don Orione - Corsi di karate e krav maga organizzati da A.S.D La Luce nella palestra della scuola elementare Anna Frank - Corsi di Hip Pop organizzati da I.E.F nella palestra della scuola S.Pertini e scuola elementare Sorelle Agazzi - Corsi di calcio organizzati da AIRS Lombardia nella palestra della scuola elementare Scialoia - Corsi di ginnastica artistica organizzati da LIGHTGYM nella palestra della scuola secondaria di I grado G.Verga La diffusione delle attività extra scolastiche2 diviene dunque uno strumento in grado di riscrivere la struttura delle dinamiche sociali e urbani della città; e concretizzare la possibilità di poter osservare la geografia e l’eventuale multifunzionalità dei plessi scolastici e dei loro spazi annessi ha evidenziato come stiano affrontando un processo di metamorfosi che potrebbe illustrare delle nuove linee guida per nuovi progetti urbanistici.3 “La scuola e lo sport hanno costruito una parte importante della storia sociale […] e gli edifici e gli spazi loro destinati hanno costruito una parte rilevante della storia della città.” 4
1 L’utilizzo ordinario dell’edificio scolastico avviene per 8 mesi all’anno. La concessione in uso dell’edificio scolastico può essere consentita anche nei periodi di sospensione dell’attività formativa, ai sensi di quanto previsto dall’articolo 1, comma 22, della legge n.107 del 2015 2 Le attività extra scolastiche non solo rivolte esclusivamente alle pratiche sportive ma possono prevedere anche altri tipi di corsi, tra cui ad esempio: corsi di lingua, di musica, di teatro, di scacchi, di informatica e di guida per il conseguimento del patentino del ciclomotore 3 Renzoni C., Savoldi P., a cura di, 2019, «Scuole, una questione urbana: spazi di transizione e apprendimento» ,in corso di pubblicazione su Urbanistica, n.161, in corso di pubblicazione 4 Secchi B., 2005, La città del ventesimo secolo, Laterza, Roma-Bari. 105
Scuole per la cittĂ . I plessi in uso per attivitĂ non scolastiche
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3.3 Le non più scuole del Municipio 9 Lo sviluppo dei processi evolutivi che hanno caratterizzato il patrimonio scolastico ha determinatocome precedentemente analizzato e osservato nella seconda sezione dello studio di tesi- sia dei processi di diversa destinazione funzionale che, in maniera opposta e radicale, delle azioni che ad oggi, evidenziano degli stati di immobilizzo del capitale scolastico. Una realtà anch’essa che a sua volta evidenzia un “secondo patrimonio” sul quale bisognerebbe puntare una lente d’ingrandimento che possa rigenerare, sia il demanio dell’istruzione non in uso che il tessuto urbano circostante. Poiché ogni luogo è in grado di raccontare una propria storia evolutiva composta da trasformazioni funzionali, strutturali e da dei flussi di movimento, si è proceduto ad esaminare dal dentro tutti quegli spazi che, ad oggi, raccontano un’altra storia di un pezzo di città.1 Storie di luoghi e manufatti scolastici che nel Municipio 9 mettono in evidenzia una cronologia storica di cambiamenti, metamorfosi e demolizioni di circa 14 edifici localizzati puntualmente all’interno del tessuto urbano contemporaneo. Testualizzare la storia della città e dei manufatti scolastici ha quindi permesso di attribuire un valore a tutti quegli edifici che ad oggi sembrano avere delle relazioni diverse con l’ambiente circostante. Non si è trattato dunque di raccontare esclusivamente come gli i manufatti dismessi appaiono, ma piuttosto come questi coesistono con i quartieri ospitanti. È l’esempio dell’ex Liceo Classico Omero situato nelle vicinanze del quartiere di edilizia residenziale pubblica Bruzzano II2 che ha visto gradualmente – per problemi strutturali e non- una progressiva diminuzione degli studenti iscritti. Un pezzo di città e un prefabbricato che se durante gli anni ’60 e ’70 aveva sopperito ai problemi legati al forte boom demografico, nel settembre del 2017 ha visto confermare definitivamente la sua dismissione. Ecco quindi che, ad oggi, l’immagine urbana del manufatto scolastico e la rappresentazione dei suoi spazi appare differente e trasformato progressivamente in un dormitorio abusivo e pieno di sporcizia a pochi passi da asili, scuole e case.3 Spazi ormai adibiti ad usi che ben poco hanno a che vedere con fenomeni di integrazione sociale e attività formative, tant’è che basti pensare alla presenza di lettini prendisole in quel che prima era il campo di basket del liceo; o alle aule trasformate in delle camere da letto o cucine improvvisate. È in questo senso che i non più luoghi scolastici devono essere ripensati e valorizzati al fine di non incrementare, soprattutto in quegli ambiti territoriali periferici e fragili, delle forme di degrado; “è’ un problema politico - sottolinea Andrea Pellegrini (Lega), consigliere del Municipio 9 -. Ma il Comune non può chiudere gli occhi davanti a questa situazione d’illegalità […]”.4 Il rapporto con la città sembra quindi avere una situazione di stallo e un’immagine che nulla ha a che vedere con l’idea del fare scuola; ed è in questa direzione che i progetti urbanistici e la valorizzazione del patrimonio scolastico dovrebbero definire delle nuove linee guida al fine di incrementare e utilizzare il patrimonio pubblico della scuola. Una direzione d’intervento che, nel Municipio 9 e grazie alle linee d’intervento del Piano dei Quartieri5, vede un primo riscontro anche su quel patrimonio che attualmente 1 Renzoni C., Savoldi P., a cura di, 2019, «Scuole, una questione urbana: spazi di transizione e apprendimento» ,in corso di pubblicazione su Urbanistica, n.161, in corso di pubblicazione 2 Il quartiere viene edificato tra il 1963 e il 1965. Promotore: Comune di Milano. 3 Vazzana M., a cura di, L’ex Liceo Omero nell’illegalità. Il quartiere Bruzzano chiede interventi, Il Giorno Milano, 2019 4 Vazzana M., a cura di, L’ex Liceo Omero nell’illegalità. Il quartiere Bruzzano chiede interventi, Il Giorno Milano, 2019 5 Il Piano dei Quartieri è composto da progetti a scala locale che definiscono come obiettivo primario il superamento di tutti quegli ambiti definiti fragili e distanti dal centro della città e da interventi che prevedono una distribuzione d’ investimenti per aree tematiche che, per quanto concerne gli edifici scolastici, è pari a circa 305,3 mlm di euro di cui 57,9 mlm di euro saranno da progettare e localizzare(totale investimenti 1.234,5 mlm di euro). 118
non svolge una funzione educativa-formativa. È il caso dell’ex manufatto scolastico che ospitava la scuola media Pavoni, situato in Via Crespi 401 , in cui il piano ne prevede il risanamento conservativo.
Di seguito le schede informative relative ai plessi dimessi, riconverti e ricostruiti. Nel fascicolo Municipio 9: repertorio del patrimonio scolastico sono comprese informazioni analoghe relative a tutti gli edifici scolastici pubblici.
1 La scuola secondaria di I grado situata in Via Crespi 40, dopo le verifiche effettuate nel 2012 e nel 2014, verrà definitivamente chiusa nell’estate del 2015 e successivamente sgomberata nel 2017. 119
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4 Cantieri aperti
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4 Cantieri aperti A fronte del lavoro di studio fin qui svolto, su alcune esplorazioni future che si potrebbero adottare al fine di potenziare e rigenerare il patrimonio scolastico. Una rigenerazione che non riguarda esclusivamente di indirizzi manutentivi degli edifici scolastici ma anche una strategia che sia in grado di rendere maggiormente flessibile l’uso e la riappropriazione degli spazi scolastici.1 Azioni ed interventi che potrebbero essere individuati ed integrati nei progetti e nei piani urbanistici previsti dal Comune di Milano. Il Piano dei Quartieri, che grazie alla partecipazione dei cittadini è in grado di raccontare le vicende e le questioni emergenti della città in cui stiamo vivendo, potrebbe essere un’ottima opportunità per definire ed integrare nuove strategie di uso e ripensamento del suolo delle scuole. La dimensione operativa del Piano dei Quartieri delinea un’immagine di rinnovamento che, per quanto concerne il patrimonio di edilizia scolastica, presenta interventi strutturati di demolizione, ricostruzione e bonifiche delle scuole di Milano. Si tratta quindi di una trama, già in parte localizzata, di nuove forme di rigenerazione urbana che cercano di far fronte a delle sfide che tracciano, a partire dagli ambiti prioritari delle scuole, delle nuove e potenziali centralità operanti sul territorio. Linee d’intervento e finanziamenti che trovano una direzione anche nel programma del MIUR 2 “Piano Palestra”3, che prevede la nuova costruzione di edifici scolastici da poter destinare a strutture sportive e/o palestre, oltre che la messa in sicurezza degli stessi manufatti. Un piano dunque che potrebbe valorizzare e privilegiare sia gli spazi pertinenziali della scuola che tutti quei luoghi di transizione e destinanti alla mobilità.4 In tal senso, gli spazi degli standard possono essere nuovamente pensati come capitale fisso sociale attraverso il quale intervenire sulla città e sui modi possibili in cui vi si possa fare società. La molteplicità delle componenti che caratterizzano il patrimonio scolastico ha però evidenziato come anche all’interno del medesimo demanio pubblico vi siano delle condizioni relative alle competenze gestionali e cura degli spazi interni di diversa natura; basti pensare -ad esempio- alla manutenzione degli spazi permeabili che spetta all’Ufficio manutenzione del verde pubblico o alla gestione degli interventi di rifacimento delle pareti interne di competenza del settore a cui fa rifermento la proprietà del patrimonio in questione (Renzoni, Savoldi, 2019). È da qui dunque che si evidenzia come in realtà la trama del patrimonio scolastico, se da un lato ha riattivato l’interesse di iniziative mirate ad utilizzare i plessi scolastici come punti di riferimento per il quartiere, dall’altro mostra ancora un sistema gestionale multisettoriale che pone in evidenzia delle forme non sufficientemente dialoganti tra loro. 1 La manutenzione degli edifici scolastici avviene in base a quanto indicato dell’art 3 della L 23/96 che prevede - in attuazione dell’articolo 14 della L 142/90 -che ha disciplinato l’Ordinamento delle Autonomie Locali - la realizzazione, la fornitura, la manutenzione ordinaria e straordinaria degli edifici spetta ai Comuni mentre per le scuole di grado inferiore ed alle Province, per gli istituti e scuole di istruzione secondaria superiore. Il Comune di Milano al fine di rendere trasparenti le azioni e gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria previsti sul patrimonio scolastico ha inserito -nel Geoportale del Comune- una mappa in costante aggiornamento che permette di verificare in tempo reale lo stato degli interventi previsti nelle scuole dell’obbligo (scuola dell’infanzia, scuola primaria e scuola secondaria di I grado). 2 Il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca (MIUR) -istituito nel 2001 e riorganizzato con il D.P. C.M 11 febbraio 2014, n.98 - è responsabile dell’istruzione nelle scuole di ogni ordine e grado sia pubbliche che private. Per quanto concerne le scuole private, il ministero dell’istruzione è responsabile esclusivamente dei programmi. 3 Il Piano Palestre prevede con decreto del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca 11 febbraio 2019, n.94, un finanziamento pari a 50 milioni di euro da destinare ad enti locali per la realizzazione di nuovi edifici scolastici 4 Si rimanda, a titolo esemplificativo, il progetto Playgrounds for all realizzato a San Francisco e New York che, mette in evidenzia il successo e i benefici dell’apertura dei cortili scolastici alle comunità locali. (https://www.theatlantic.com)
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Al fine di comprendere con chiarezza cosa potrebbero implicare i programmi di intervento e di rigenerazione urbana del patrimonio scolastico nel capoluogo lombardo – e non solo- si è quindi proceduto, a partire dallo spoglio dei cataloghi delle proprietà comunali, ad elaborare due contributi che aiutassero a restituire un quadro evolutivo aggiornato dei manufatti scolastici presente nel Municipio 9 del Comune di Milano. Una direzione che, da un punto di vista urbanistico, potrebbe aiutare l’amministrazione ad evidenziare azioni e strategie future. La prima restituzione comprende sia una sezione del lavoro supportato da attività verificatesi direttamente sul campo d’indagine - che aiutassero a strutturare, riscontrare e paragonare le informazioni riguardanti la funzione del manufatto, lo stato di manutenzione, la gestione e l’eventuale presenza di quartieri di edilizia residenziale pubblica1 - che successivamente, da una trasformazione e condivisione delle informazioni acquisite attraverso un map server2 in grado di distribuire e condividere, direttamente con un browser, i dati acquisiti del patrimonio scolastico. La prima restituzione ha quindi fondato le sue radici non solo nelle informazioni funzionali, gestionali e di manutenzione dell’edilizia scolastica, ma ha prefigurato e reso visibile, attraverso molteplici rilevamenti fotografici, sia i mutamenti strutturali -ove si siano verificati- che il rapporto con il contesto urbano circostante. Una ricostruzione evolutiva del patrimonio pubblico della scuola dell’obbligo che ha così ricostruito e testimoniato la storia degli spazi interni, esterni e pertinenziali dei circa 71 manufatti scolastici presenti sul territorio del Municipio 9. In questa prospettiva, il secondo contributo restituisce il lavoro delle schedature dei plessi scolastici sotto forma di una mappa accessibile, al fine di contribuire sia ad ulteriori analisi di ricerca, che a creare un supporto per la definizione di nuove strategie d’intervento per le politiche urbane e nuovi piani urbanistici. Se dunque da un lato, la creazione e la restituzione di una mappatura digitale, contenente tutte le informazioni necessarie per tracciare un quadro evolutivo dei singoli manufatti, risulta essere un elemento indispensabile per una corretta analisi e gestione del patrimonio di edilizia scolastica pubblica, dall’ altro lato risulta al contempo necessario che, la Pubblica Amministrazione valuti con appositi strumenti urbanistici e con delle nuove politiche urbane, delle azioni che mirino ad identificare degli interventi volti a valorizzare e migliorare il demanio pubblico della scuola dell’obbligo e che consenta “[…] ai pianificatori, politici ed anche cittadini di impostare una piattaforma comune di ragionamento”. 3 Lo studio di analisi intrapreso sul patrimonio scolastico del Comune di Milano ed in particolare del Municipio 9, ha contribuito alla stesura di un elaborato che possa essere utilizzato come punto di partenza per quelle che potranno essere le nuove strategie ed interventi di rigenerazione urbana, al fine di coordinare delle nuove politiche a livello sia nazionale che locale per meglio integrare nuove risorse, nuovi finanziamenti e delle strategie progettuali. A questo fine lo studio avviato sull’evoluzione, sulle funzionalità, sui cambi di destinazione d’uso e sulla gestione dei manufatti scolastici ha identificato come, pur essendoci state delle nuove iniziative volte ad incrementare l’utilizzo del patrimonio immobiliare scolastico, in realtà, il percorso intrapreso risulta evidentemente ancora in fase di sviluppo. Se quindi da una parte il progetto Scuole Aperte ha nuovamente avviato ed evidenziato dei meccanismi che favoriscono la coesione sociale e l’utilizzo dei plessi scolastici come punto di riferimento per giovani, adulti e anziani; dall’altra evidenzia un 1 Per le informazioni relative allo stato dei lavori di manutenzione straordinario di edilizia scolastici si rimanda al sito: https://geoportale.comune.milano.it 2 Per la restituzione digitale delle informazioni si è utilizzato l’applicativo WebGis che ha consentito la pubblicazione delle mappe configurate tramite QGIS Desktop. 3 Di Biagi P., a cura di, 2009, I classici dell’urbanistica moderna, Donzelli Editore, Roma. 123
utilizzo degli spazi interni ed esterni al plesso scolastico che, soprattutto nel periodo estivo, identificano un immobilizzo del capitale patrimoniale. L’obiettivo primario dell’elaborato di tesi è stato quindi rivolto a riscontrare situazioni in cui non conta esclusivamente un bilancio di ordine quantitativo che cerchi di adempire le indicazioni previste del decreto ministeriale 1444/68, ma di come risulta utile e urgente avere un insieme aggiornato del patrimonio che metta in evidenzia e in chiaro le potenzialità che il sistema scolastico possiede. Questo lavoro vuole quindi proporsi non come un punto d’arrivo ma, piuttosto, come un supporto utile alla la Pubblica Amministrazione del Comune di Milano, affinché possa intraprendere delle scelte necessarie ad implementare la potenzialità del proprio patrimonio.
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