AMREF Magazine n° 1/2011

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AMREF

Quando manca l'acqua, non possiamo lavarcene le mani.

AMREF Italia Onlus Quadrimestrale di AMREF Italia Onlus Via Boezio, 17 - 00192 Roma Dir. Resp. Maurizio Paganelli N.1 - Anno VII- Marz/Giug. 2011

sud sudan: nasce il 54° stato africano rossopomodoro e tesionline: intervista a due aziende in aiuto del sud sudan

Acqua femminile / singolare: sapere è potere malkia: con successo dai palcoscenici di Milano e Genova

Sped.abb.post.DL353/2003 (Convertito in legge 27/02/2004 n°46 ART 1 Comma 2 CNS Roma) Iscriz. Trib. Roma n.617/2004 del 30/12/2004 Stampa: Capriolo Venturini S.r.L. Via G. Di Vittorio, 6 20090 Caleppio di Settala (Mi)


Foto Stefano M. Ansini/AMREF

Acqua è Donna Garantire l’accesso ad acqua pulita alla popolazione in Africa è l’unica speranza per il continente. Senz’acqua non c’è salute, non c’è agricoltura né sviluppo economico, non c’è democrazia né istruzione.

Dove AMREF costruisce un pozzo e coinvolge le donne nella gestione dell’acqua, la mortalità infantile diminuisce del 20% e la vita ricomincia a scorrere.



Editoriale del Direttore

UN ANNO DI SFIDE IMPORTANTI, DA AFFRONTARE INSIEME A VOI di Thomas Simmons | Il 2011 vedrà la nascita di un nuovo

è

stato africano, il Sud Sudan, dopo un devastante conflitto civile durato oltre 20 anni.

un nuovo stato che nasce poverissimo, indigente, senza strutture governative, senza strade, senza personale sanitario. Ma anche pieno di progetti e di speranza di riuscire a costruire un futuro diverso, all’interno di un contesto finalmente pacifico. La lunga analisi, che ritroverete in questo Magazine, da parte del nostro Presidente, Mario Raffaelli, tra i massimi esperti di vicende africane, aiuta a capire un po’ meglio questa storia complessa. Da oltre 12 anni AMREF partecipa in modo concreto alla costruzione di questo futuro nuovo per il Sud Sudan, formando personale sanitario che è necessario, essenziale sia per costituire l’ossatura di un sistema sanitario degno di questo nome, sia per offrire alla popolazione i primi e vitali servizi d’assistenza: cure immediate contro le malattie più gravi, vaccinazioni contro le principali malattie infettive che ancora falcidiano i bambini, assistenza alle partorienti che per anni hanno sofferto della mancanza di servizi di ostetricia e ginecologia. Per noi questi sono servizi di assistenza scontati, a cui quasi tutti hanno accesso, ma per i sud sudanesi non è così: per secoli, in questa sfortunata regione dell’Africa, milioni di persone hanno vissuto senza mai incontrare un medico, e imbattendosi solo, nei casi più fortunati, in servizi di assistenza in un quadro emergenziale: nulla di organizzato e stabile. Il lavoro di AMREF è dunque decisivo, perché senza un sistema sanitario funzionante non esisterà mai un Sud Sudan davvero sicuro e indipendente. E’ molto importante sostenere con continuità la nascita e la crescita del Sud Sudan, rafforzandolo, per evitare che questa opportunità così grande, unica ed irripetibile diventi invece una minaccia per i più deboli. Ma AMREF, come sapete, lavora anche in molti altri paesi africani. Mentre aiutiamo il Sud Sudan a nascere sano e forte, dobbiamo mantenere alta l’attenzione anche su tutti gli altri fronti che ci vedono impegnati, a cominciare dalla cronica carenza di acqua pulita in molte zone del continente, di cui leggerete sfogliando questo numero del nostro Magazine.

Sommario Sud Sudan: nasce un nuovo stato

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Aziende con AMREF

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Acqua femminile / singolare

Il rugby azzurro in meta per AMREF

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22 marzo Giornata mondiale dell’acqua |11 Sostieni AMREF

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Asante sana Malkia

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Segna in agenda

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DIRETTORE RESPONSABILE Maurizio Paganelli DIRETTORE ESECUTIVO Pietro Del Soldà ART DIRECTION Viviana Mattacchioni

Come tutti gli anni, in occasione del 22 marzo, Giornata Mondiale dell’Acqua, AMREF si concentrerà su questo grave problema, che rappresenta una delle principali cause della povertà, delle malattie e anche delle imponenti migrazioni dalle zone rurali verso le città, dove purtroppo si infrangono i sogni di milioni di contadini che si ritrovano a vivere nelle baraccopoli urbane, in condizioni spesso peggiori di quelle in cui vivevano nei loro villaggi d’origine. solo grazie ad un base solida, che ci consente di programmare interventi a lungo termine, potremo continuare a fare la differenza anche nel futuro. Come sempre in questi anni, contiamo sull’attenzione a questi problemi e sulla fiducia in noi dei nostri amici e sostenitori, partner essenziali del grande lavoro che svolgiamo in Africa.

La parola d’ordine per il nostro lavoro è CONTINUITA’: 4 | AMREF MAGAZINE

REDAZIONE Federica Tedeschi Cristina Raho HANNO COLLABORATO Ioana Fumagalli - Roberta Bernocco Sara Proietti - Valentina Torresan Martina Vitale - Matteo Scarabotti Simone Ramella DONA ONLINE

www.amref.it


UN Photo/Albert Gonzalez Farran

Dal Continente

SUD SUDAN: NASCE UN NUOVO STATO di Mario Raffaelli (Presidente di AMREF Italia) | Nel mese di gennaio la popolazione del Sud Sudan, in uno storico referendum, si è espressa a favore dell’indipendenza dal Nord e dal governo di Khartoum. Finisce così la storia comune di due regioni che si sono combattute allo stremo. Per il Sud Sudan, distrutto da decenni di guerra, inizia una nuova era, ricca di sfide e ostacoli da superare. Abbiamo chiesto a Mario Raffaelli, Presidente di AMREF Italia e tra i massimi esperti di politica africana, un’analisi della situazione, dal momento che AMREF, da diversi anni, è in prima linea per aiutare il Sud Sudan a rinascere dalle proprie ceneri.

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La questione sudanese è delicatissima. L’accordo che ha portato allo storico referendum di metà gennaio ha segnato la chiusura di una vicenda terribile di scontro, durata decenni, tra il Nord musulmano e il Sud cristiano. Con il voto che ha sancito ufficialmente l’indipendenza del Sud, destinato a diventare dal prossimo luglio il 54esimo Stato africano, è arrivato il momento della verità per capire se la pace reggerà. Ma le conseguenze non si fermano entro i confini sudanesi. Le vicende del Sudan avranno ripercussioni su tutta la regione del Corno d’Africa, che al momento è l’area più instabile di tutto il continente. Quando negli anni ’80, come sottosegretario agli Esteri, andavo in Africa, nel Corno d’Africa e nell’Africa australe la situazione era piuttosto simile. Oggi, a diversi anni di distanza, mentre in Africa australe la situazione sta evolvendo in modo molto incoraggiante, sia sotto il profilo della stabilità che dello sviluppo economico,

il Corno d’Africa rimane attraversato da tante tensioni e problemi di varia natura. Problemi specifici, come nel caso del Sud Sudan, oppure di carattere più generale, come quelli che nascono dal confronto tra il mondo arabo e quello africano, senza dimenticare il problema del terrorismo islamista che spesso in Sudan ha delle ripercussioni gravi. La decisione di Khartoum di accettare il referendum sull’indipendenza del Sud è il frutto di una pressione internazionale molto forte. Il Sudan aveva grandi problemi perché, dopo aver ospitato Osama Bin Laden, era finito nella lista degli stati che supportavano il terrorismo, con le conseguenze negative che questo comporta, e quindi si è rivelato molto sensibile alle pressioni da parte occidentale, e in particolare degli Stati Uniti, per trovare un accordo di pace con il Sud cristiano e accettare una strada verso la transizione. Il referendum, però, è solo il primo passo. Un passo indispensabile ma non sufficiente. Alcune clausole contenute

nell’accordo di pace di Nairobi, infatti, non sono state concretizzate in tempo, a partire dalla definizione delle frontiere. È significativo, però, che a dispetto di questi ritardi, che avrebbero potuto essere sfruttati dal Nord come pretesto per rimandare il voto, il referendum si sia svolto come previsto, facendo registrare un’alta affluenza alle urne. Le lunghe code registrate davanti ai seggi elettorali testimoniano la voglia di partecipazione alla vita democratica del popolo sudsudanese e la speranza di lasciarsi definitivamente alle spalle i tanti lutti e le terribili sofferenze provocate da decenni di guerra civile. Perché ciò avvenga davvero, però, è fondamentale che l’attenzione e il sostegno della comunità internazionale non vengano meno nei prossimi mesi di transizione verso la nascita del nuovo Stato del Sud. Tra le questioni più spinose che restano da affrontare c’è la definizione delle frontiere della regione dell’Abyei, la più ricca di petrolio e dunque la più contesa tra il Nord AMREF MAGAZINE | 5


La salute è tutto. Specialmente quando manca L’accesso ai servizi sanitari di base e la formazione di assistenti medici sono la chiave per la realizzazione del diritto alla salute. Aiutaci a costruire il futuro del Sud Sudan con una donazione libera saprai di aver fatto qualcosa anche tu! sostenitori@amref.it

Foto Cristina Raho/AMREF

e il Sud. L’aspetto positivo è che un accordo sulla divisione dei proventi petroliferi era già stato raggiunto prima del referendum. I giacimenti, infatti, sono concentrati soprattutto nel Sud ma è il Nord ad avere i mezzi per utilizzarli e a poter offrire uno sbocco al mare. La situazione, insomma, è delicata ma le due entità sudanesi hanno tutto l’interesse a collaborare. Per usare le parole di Salva Kiir, presidente della regione semiautonoma del Sud Sudan, «l’indipendenza non è la fine della strada perché non possiamo essere dei nemici. Dobbiamo costruire relazioni forti perché ci sono molte cose che legano il Nord e il Sud». Nei prossimi mesi si misurerà la capacità dell’Unione Africana e della comunità internazionale di favorire questi processi di stabilità regionali perché, mentre la questione dell’oro nero riguarda i rapporti tra Nord e Sud Sudan, la questione dell’acqua coinvolge invece molti altri paesi africani. Da una parte l’Egitto, che utilizza 6 | AMREF MAGAZINE

circa l’80 per cento delle acque del Nilo, dall’altra paesi come Etiopia e Uganda dove il Nilo nasce, che sfruttano poco questa risorsa ma stanno vivendo una fase di forte crescita demografica ed economica che potrebbe portarli in conflitto per lo sfruttamento delle acque del fiume. AMREF è presente in Sud Sudan fin dagli anni Settanta e ha sostenuto attivamente l’Istituto Nazionale di Formazione Sanitaria di Maridi, che forma assistenti medici e ostetriche comunitarie. Si tratta di un impegno fondamentale in una regione ancora alle prese con la pesantissima eredità di una guerra che ha provocato oltre due milioni di morti, quattro milioni di sfollati, la distruzione quasi totale di scuole, strade, ponti, ospedali e l’esodo all’estero della maggioranza di medici e infermieri. Le ferite del conflitto si riflettono ancora oggi negli indicatori sanitari del Paese, che sono tra i peggiori del mondo: il 48 per cento dei bambini sotto i cinque anni è malnutrito, solo uno su quattro è vaccinato contro il

morbillo, e soltanto il cinque per cento dei parti è seguito da staff specialistico. Nelle settimane che hanno preceduto il referendum ci siamo mobilitati anche per fare fronte al ritorno al Sud degli sfollati fuggiti al Nord a causa della guerra, ai quali è necessario fornire assistenza socio-sanitaria e un alloggio. Sull’onda dell’entusiasmo, infatti, molti di loro hanno venduto tutto quello che possedevano e si sono diretti a sud portando con sé solo lo stretto indispensabile. Una volta passata l’euforia del voto sull’indipendenza, però, la loro reintegrazione nelle aree rurali segnate dalla povertà non sarà facile. In particolare stiamo collaborando con i nostri partner locali per individuare i problemi sanitari generali e i servizi curativi, di prevenzione e promozione necessari per affrontarli, con un’attenzione speciale per malaria, vaccini, nutrizione, Hiv/Aids e salute riproduttiva.

(testo raccolto da Simone Ramella)


Aziende con AMREF

Tesionline e AMREF. Il futuro nella formazione

Intervista all’Amministratore Delegato Cristophe Sanchez

Christophe Sanchez, amministratore delegato di Tesionline, la sua azienda ci supporta dal 2005. Perché avete scelto proprio AMREF?

Amministratore Delegato di Tesionline Cristophe Sanchez

Siamo convinti che un’impresa non possa prescindere dal senso etico in quello che fa. Il vostro nome è una garanzia: volevamo fare qualcosa ma il rischio di “scivolare” nel calderone dell’industria della solidarietà era troppo elevato. Abbiamo voluto affidarci a qualcuno conosciuto per la sua affidabilità, per la serietà con cui porta avanti i progetti e per l’onestà intellettuale con cui lo fa, sempre seguendo l’idea che l’aiuto catapultato dall’alto rischia di essere controproducente. E poi, ci piaceva l’idea di sostenere l’Africa, e di farlo proprio là dove ne ha più bisogno, cioè nel settore della salute.

Dal 2008 avete deciso di supportare il nostro progetto di formazione di quadri sanitari e ostetriche in Sud Sudan. Una scelta legata alla vostra attività, che ha a che fare con il mondo universitario, la cultura e la formazione. Noi cerchiamo di dare un’opportunità ai giovani che si sono appena laureati e che si affacciano al mondo del lavoro. E lo facciamo valorizzando qualcosa che hanno fatto da soli, seppur aiutati da un esperto: la loro tesi di laurea. AMREF con questo progetto fa un po’ la stessa cosa: con i suoi medici, i suoi esperti, e le sue conoscenze, cerca di dare un futuro ai giovani del Sud Sudan, formandoli, rendendoli indipendenti, trasferendo loro le competenze tecniche e umane di cui avranno bisogno per lavorare. E poi, c’è il fatto che sono coinvolte delle ostetriche, donne che hanno la responsabilità di far nascere il futuro di quelle terre: è un progetto che dà speranza.

Per il sostegno delle aziende che lo scorso natale hanno scelto di devolvere ai progetti AMREF il budget previsto per le strenne natalizie, nel 2011 riusciremo a garantire acqua pulita e vicina a 9000 persone, istruzione e salute a 5000 bambini, aiuteremo 150 ragazzi di strada, faremo volare 16 volte i Flying Doctors verso i villaggi più bisognosi. Ma quest’anno riusciremo a fare ancora di più, perchè grazie alla fiducia delle aziende e alla loro volontà di donare fondi liberi, AMREF potrà intervenire in situazioni difficili, formare personale sanitario, costruire infrastrutture. A tutte le aziende che lo scorso natale hanno scelto di regalare i progetti di AMREF

Asante Sana (Grazie)

DE

CON A

MR EF

I nostri utenti, sia quelli che hanno pubblicato la loro tesi sul nostro sito sia quelli che si sono solo registrati, sono giovani, curiosi, intellettualmente attivi, molto informati, hanno un’elevata coscienza sociale. Alcuni si sono occupati in prima persona, nelle loro tesi, di temi che hanno a che fare con il dilemma dello sviluppo, le contraddizioni della cooperazione, con l’Africa. In soli due anni, il 2008 e il 2009, gli autori delle tesi pubblicate nel nostro archivio hanno devoluto a sostegno di questo progetto oltre 25 mila euro. Senza contare gli altri 11 mila euro circa versati dai nostri utenti. Segno di un interesse straordinario, che vogliamo continuare a far sentire.

AZIEN

Cosa pensano del vostro impegno le persone che si relazionano con voi?

2011

ROSSOPOMODORO e AMREF. Un’amicizia che dura da 5 anni. Intervista al Presidente di Sebeto Franco Manna

La collaborazione tra Rossopmodoro ed AMREF dura da cinque anni, durante i quali abbiamo realizzato importanti progetti. Un paio d’anni fa lei ha scelto di visitare il nord Uganda per vedere gli effetti concreti del vostro sostegno, rilasciandoci, al ritorno, una testimonianza di viaggio toccante e preziosa. Come giudica questa lunga amicizia? Molto positiva. Due anni fa, appunto, ho visitato il nord Uganda insieme a voi per toccare con mano l’impatto delle nostre donazioni. In particolare ho conosciuto la campagna di vaccinazioni dei bambini della regione: sono stato molto colpito dalla professionalità dello staff locale di AMREF. Il loro spirito, l’amore, la cura con cui si rapportano alla popolazione sono veramente impareggiabili.

Cos’ altro la colpì in quel viaggio? “Il territorio, i campi profughi in cui AMREF opera e certamente anche la capacità di coinvolgere e sensibilizzare i capo villaggio e le comunità tutte nella cura e la manutenzione degli interventi idrici realizzati da AMREF. E poi il grande lavoro “culturale” che sta dietro all’operato di AMREF, un lavoro finalizzato a non creare dipendenza ma autonomia, portando istruzione e sensibilizzando. Tutto questo si riassume in una parola: sostenibilità.

Nel 2009 avete scelto di iniziare a sostenere il lavoro di AMREF in Sud sudan. Per quale motivo? Ero rimasto molto colpito da una presentazione tenuta dal direttore di AMREF. Le cifre sulla mancanza di medici e infermieri mi scioccarono: milioni di persone che rischiano di morire per malattie banali perché non esiste assistenza sanitaria. Così ho pensato che fosse arrivato il momento di dare un aiuto concreto anche in quel paese. Oggi la regione affronta la sfida difficile dell’indipendenza: non è facile per me esprimere un parere e commentare. Dico solo che ci sarà ancor più bisogno di sostegno alla popolazione, e certamente anche noi faremo la nostra parte. Presidente di Sebeto Franco Manna


ACQUA femminile/singolare di Roberta Bernocco, responsabile progetti in Kenya

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n Kenya, paese in cui AMREF interviene con progetti idrici dal 1996, come in gran parte dell’Africa Subsahariana, il ritardo delle piogge stagionali influenza i raccolti e il benessere delle tante comunità rurali. Problemi ambientali, come la de-forestazione, e problemi strutturali, come la mancanza di infrastrutture che purifichino l’acqua e la conservino, affliggono la vita delle persone in queste aree, così verdi e rigogliose durante la stagione delle piogge, quanto aride, desertiche e brulle dopo settimane di siccità. In questo contesto problematico le donne diventano soggetti attivi, il vero e proprio motore della società africana. Donne che con i loro bambini percorrono chilometri ogni giorno per raggiungere la fonte d’acqua pulita più vicina al loro villaggio, e assicurare alle proprie famiglie la razione minima giornaliera di 20 litri d’acqua. Donne che lavorano i campi e seguono le colture, seminano, raccolgono. Donne che gestiscono la vita famigliare e comunitaria di questi villaggi, che si aiutano reciprocamente per risolvere i problemi. L’esperienza di AMREF nei distretti di Kajiado, Kitui, Makueni e sulla costa del Kenya, insegna che le donne possiedono un alto senso comunitario, rafforzato da una naturale capacità di trasmettere le lezioni apprese. E, quando direttamente coinvolte nei progetti idrici e sanitari, si impegnano a educare vicini e familiari ad evitare l’utilizzo di acqua non potabile, a conservare il suolo e a gestirlo, in modo da avere sempre accesso ad acqua pulita che non sia fonte di malattie per adulti e bambini. AMREF crede nella capacità delle donne di gestire un bene comune come l’acqua, ed è per questo che investe su di loro. Perché la donna africana può migliorare le condizioni della propria comunità se invitata a decidere

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e a partecipare nella vita quotidiana del proprio villaggio, se chiamata a prender parte a corsi di educazione ambientale e sanitaria, se le viene insegnato a migliorare le tecniche di coltivazione, creando orti e vivai comunitari. Le donne di questi distretti sono l’esempio di una componente femminile della società africana, forte e responsabile, che ha accettato la sfida di un progetto di sviluppo e si è fatta portatrice di una buona pratica.

L’acqua e le donne di Gahaleni: sapere è potere

Nel corso di anni di lavoro per la realizzazione di progetti idrici e sanitari, ad AMREF è apparsa sempre più evidente la maggiore efficacia degli interventi quando le donne hanno un ruolo attivo in tutte le fasi del progetto. Mettere al centro la donna, coinvolgerla in pratiche manuali e tecniche di manutenzione degli interventi idrici (solitamente attribuiti agli uomini) ha dimostrato di essere una scelta ancor più efficace: viene loro riconosciuto di avere capacità e conoscenze che vanno oltre i ruoli tradizionali attribuiti loro dalla comunità; la loro opinione è


In primo piano

sapere e' potere maggiormente rispettata all’interno della famiglia e in pubblico; possono meglio negoziare i bisogni e spesso diventano leader, oltre a continuare un’azione educativa fondamentale per le pratiche igienico sanitarie. Le donne che fanno parte dei comitati di gestione dell’acqua hanno così portato un forte cambiamento negli stereotipi di genere: soprattutto nella leadership e in ruoli di manutenzione tecnica sono spesso considerate esperti migliori degli uomini. Come racconta il nostro collega Francis Karisa Charo, una vecchia massima recita “sapere è potere”. Lo si può capire dalla gioia stampata sui volti di alcune donne nel villaggio di Gahaleni, sulle coste del Kenya. Gahaleni ha una popolazione di 5.000 abitanti e si trova a circa 5 km dalla città di Malindi. Il villaggio di Gahaleni non è servito da una rete idrica, le comunità hanno scavato pozzi poco profondi da cui raccolgono la loro scorta d’acqua giorno per giorno. Le donne raccolgono l’acqua dai pozzi scoperti usando corde e secchi, quindi contaminandola.

AMREF ha così evidenziato la necessità di proteggere i pozzi di Gahaleni. Dopo la sensibilizzazione della comunità locale e i corsi di promozione della salute in cui si è parlato di igiene, sanità e dell’importanza della protezione delle sorgenti d’acqua, sono stati formati i comitati per la gestione

dell’Acqua, per studiare mezzi e modi di proteggere le fonti d’acqua presenti nella zona. Con il sostegno economico garantito attraverso AMREF tali Comitati hanno comprato pompe a mano da installare presso i pozzi. La comunità di Gahaleni ha poi individuato alcune persone da formare come “artigiani dell’acqua”, perché fossero preparati sulle modalità di installazione, funzionamento e manutenzione delle pompe e dei pozzi. Questi artigiani dovevano essere i “tecnici” del villaggio, così che nel caso in cui le pompe a mano installate si fossero danneggiate, loro avrebbero potuto intervenire nella riparazione, in modo da garantire la salute e l’accesso all’acqua da parte della comunità locale. La comunità di Gahaleni ha così iniziato a tenere in grande considerazione questi artigiani istruiti, poiché rappresentavano i “medici” del pozzo del villaggio; erano gli unici che potevano risolvere un problema. Gli artigiani iniziarono però a sfruttare e ad approfittare di questa situazione a loro vantaggio, facendo pagare qualsiasi riparazione a un costo esorbitante. A peggiorare le cose, gli artigiani sono scomparsi dal villaggio per un po’, rendendo la vita difficile a tutta la comunità, e in particolar modo alle donne, quando le pompe hanno cominciato a richiedere manutenzione. Le donne si sono così trovate costrette a percorrere

lunghe distanze alla ricerca di fonti d’acqua accessibili. AMREF, durante la supervisione delle attività di progetto, si è accorta della difficile situazione delle donne di Gahaleni. E’ nata così l’idea di svolgere corsi di aggiornamento per gli artigiani dell’acqua, decidendo questa volta di coinvolgere anche le donne. Al termine dei quattro giorni di formazione, le donne erano entusiaste all’idea di possedere così tante informazioni preziose. Erano ad esempio molto sorprese nell’aver scoperto che il lavoro d’installazione e riparazione delle pompe non era complicato come pensavano, ed erano molto deluse dopo aver capito che gli artigiani precedentemente formati (tutti uomini) avevano approfittato dell’ignoranza dei membri della comunità per far pagare in maniera eccessiva le loro prestazioni. Le donne di Gahaleni apprendiste artigiane sono state sottoposte ad una sessione pratica di installazione di una pompa a mano. “Ora noi abbiamo il sapere, ora ci sentiamo capaci”, ha detto Elina, una delle donne che hanno beneficiato della formazione. “Non vedrete più i nostri soldi”, ha detto Naomi, un’altra artigiana formata di recente, quando ha affrontato, insieme alle altre donne della comunità, i vecchi artigiani. Le signore si sono rivolte ulteriormente AMREF MAGAZINE | 11


alla Commissione per l’Acqua di Gahaleni, chiedendo di essere autorizzate ad usare i kit di attrezzi utilizzati dai vecchi artigiani, così da poter intervenire autonomamente su eventuali pompe a mano difettose. Le nuove Artigiane dell’Acqua hanno infine festeggiato con danze e canti. “Noi siamo sempre a casa e disponibili, perciò siamo le persone giuste per tenere i kit con gli attrezzi” ha detto Wanjiru. Da allora, queste artigiane donne hanno riparato le pompe difettose e sono più precise, abili e veloci dei loro colleghi uomini. Prima della formazione, le pompe a mano malfunzionanti sarebbero state riparate dopo una settimana o più, ma ora le donne si affrettano ad aggiustare le pompe per mostrare la loro abilità tecnica in questo settore e hanno conquistato il cuore della comunità di Gahaleni. Questo sapere ritrovato ha migliorato moltissimo la fornitura d’acqua nel villaggio. La comunità è felice e le donne ora amano far mostra delle loro competenze nell’installazione, messa in funzione e manutenzione delle pompe a mano. Ora, per la prima volta, si sentano apprezzate e capaci. Hanno fatto colpo nella comunità e hanno conquistato il diritto di parola nelle riunioni comunitarie: una vera rivoluzione, e tutto per merito dell’acqua! Oggi le donne del villaggio di Gahaleni sono tutte d’accordo con il vecchio detto “sapere è potere”, perché è il sapere tecnico che hanno acquisito che ha dato loro potere e riconoscimento in una comunità maschilista, dove fino a poco tempo prima tutte loro erano costrette a faticare nell’ombra, senza diritti né possibilità di far sentire la propria voce. Il sapere trasmesso da AMREF ha dato loro la fiducia necessaria per affrontare i vecchi artigiani che abusavano del proprio ruolo per sfruttare la comunità. Come cita un detto: “Se istruisci un uomo hai istruito un individuo, ma se istruisci una donna, hai istruito un popolo”.

AMREF ringrazia il Comune di Roma e la Regione Liguria per i fondi concessi a sostegno dei progetti idrico-sanitari in KENYA 10 | AMREF MAGAZINE

IL RUGBY AZZURRO IN META PER AMREF Dopo il calcio, anche il rugby scende in campo per l’Africa. Tra febbraio e marzo, in occasione del torneo Sei Nazioni 2011, ha preso infatti il via un’importante collaborazione tra AMREF e la Federazione Italiana Rugby (FIR), che punta a sensibilizzare gli appassionati della palla ovale e tutti gli sportivi italiani sulla difficile realtà africana e a raccogliere fondi a sostegno dei numerosi progetti di sviluppo promossi da AMREF nel continente, con il coinvolgimento attivo delle comunità, del personale medico e dei sistemi sanitari locali.

Foto Luca Citron/AMREF

Foto Luca Citron/AMREF

sapere 'e potere

AMRER E LA F.I.R.


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il 22 marzo, Giornata Mondiale dell’Acqua, è da anni un’occasione importante per AMREF: aiuta a ricordare che portare salute in Africa significa intervenire sull’accesso all’acqua pulita, l’oro blu senza il quale non c’è futuro. Basti pensare che l’80% delle malattie che colpiscono la popolazione africana è legata al mancato accesso quotidiano ad acqua pulita.

AMREF E LA GIORNATA MONDIALE DELL’ACQUA

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ere acqua potabile e lavarsi regolarmente con acqua non contaminata sono gesti che noi compiamo senza darvi alcun peso. Per centinaia di milioni di africani, invece, sono un vero e proprio miraggio. Ma non è tutto: senz’acqua non c’è agricoltura né sviluppo economico. In Africa l’acqua rivela come tutto dipenda dalla sua presenza: una verità dimenticata da noi abitanti del mondo ricco, che consideriamo l’oro blu un bene scontato, ovvio, sempre a disposizione, basta allungare la mano ed aprire un rubinetto. Il mancato accesso a quantità sufficienti d’acqua pulita ha conseguenze devastanti non solo sulla salute ma anche in ambiti della vita che possono sorprendere. Nella sua esperienza, ad esempio, AMREF ha appreso che esiste un legame tra mancanza d’acqua pulita nei villaggi e assenteismo scolastico dei bambini, per varie ragioni: le madri passano ore fuori casa alla ricerca di fonti naturali e dedicano dunque poco tempo alla cura e all’educazione della prole; lo stato generale di salute dei bambini è precario; le condizioni in cui si svolgono le lezioni impediscono un corretto apprendimento e, in alcuni casi, trasformano le aule scolastiche, sovraffollate ma prive di acqua potabile e servizi igienici, in veri e propri centri di contagio, per cui molte famiglie decidono di tenere i figli a casa. Altro esempio: la mancanza di igiene personale, problema che colpisce soprattutto le donne (spesso le ultime in famiglia a poter usare la poca acqua disponibile), influisce poi sulle dinamiche di coppia, spingendo ancor più i mariti a frequentare prostitute, che nella

di Pietro Del Soldà

maggioranza dei casi sono sieropositive. Gli esempi potrebbero continuare per dimostrare che la vita, esattamente come il nostro corpo, è letteralmente composta d’acqua. Ecco perché AMREF si impegna per dare accesso ad acqua pulita alle comunità più vulnerabili: la nostra esperienza, infatti, insegna che dove costruiamo un pozzo, promuovendo una cultura dell’acqua e dell’igiene tra la popolazione, in breve tempo la mortalità infantile diminuisce del 20%. Ciò significa che le poche migliaia di euro necessarie per costruire un pozzo e formare la popolazione sull’utilizzo dell’acqua pulita, salvano centinaia di giovani vite. A ciò va aggiunto che i progetti idrici di AMREF prevedono anche la distribuzione di zanzariere trattate con insetticida, necessarie per combattere la malaria, il primo killer dei bambini africani (ne uccide 3mila al giorno), alimentato dalla presenza di acqua stagnante. Il metodo di lavoro di AMREF, anche per i progetti idrici, prevede il coinvolgimento attivo delle comunità locali: i nostri esperti contattano i membri delle comunità prive d’accesso ad acqua pulita, spiegano loro i vantaggi enormi che deriverebbero dalla

costruzione di un pozzo e, quando tutti ne sono convinti, partono i lavori. Ma quel che più conta è che anche la costruzione del pozzo vede la comunità protagonista: chi può si impegna anche finanziariamente. L’esperienza insegna che soltanto così i progetti funzioneranno nel futuro. Troppi, infatti, sono i casi di pozzi “regalati dall’alto”, costruiti da stranieri che se ne stanno per conto loro e poi se ne vanno. Risultato: in breve tempo la comunità abbandona il pozzo, al primo problema tecnico lo ignora e lo lascia da parte, come monumento ad una cooperazione allo sviluppo sbagliata. Il metodo di AMREF è tutt’altro: il pozzo è della comunità, i suoi membri sono formati sulla manutenzione, sulle attività agricole che si possono ricavare dall’acqua disponibile, sulle norme igieniche da rispettare. Un comitato di gestione si assume la piena responsabilità del progetto. E come spesso accade, questo comitato intraprende anche nuove iniziative per migliorare la vita comunitaria: acqua, in Africa, significa anche diritti, sviluppo e democrazia. E soprattutto, come leggerete nelle prossime pagine, acqua in Africa vuol dire donna.

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SOSTIENI AMREF Ogni anno, un milione e mezzo di bambini sotto i cinque anni muore per malattie legate alla carenza d’acqua o di igiene. Senz’acqua non c’è salute, istruzione, non c’è agricoltura né sviluppo economico. Basta un pozzo per ridurre la mortalità infantile del 20% e donare la speranza per un futuro migliore. Il 29 luglio 2010 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha riconosciuto l’accesso all’acqua come uno dei diritti fondamentali dell’uomo

Quando manca l'acqua, non possiamo lavarcene le mani. In Africa dove c’è un pozzo la vita ricomincia a scorrere. Aiutaci a portare acqua ad un villaggio: 4000 litri di acqua al giorno, per 365 giorni l’anno. Il tuo aiuto durerà per sempre!

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Finanzia a tuo nome la costruzione di un pozzo presso un villaggio. Riceverai subito una scheda descrittiva del progetto, dell’area geografica di intervento e, successivamente, aggiornameti sullo stato di avanzamento dei lavori. A conclusione del progetto riceverai una foto del pozzo sul quale sarà incisa un’iscrizione scelta da te!

info: acqua@amref.it - tel. 06/99704684


Spettacoli

il libro!

Il libro è disponibile nello shop online di AMREF (www.amref.it) e nelle librerie di numerose città italiane e può anche essere ordinato inviando un’e-mail a bookshop@reggiochildren.it, telefonando allo 0522-513753 o visitando il sito www.reggiochildren.it Gli utili della vendita saranno interamente destinati al sostegno del progetto “Children in Need” di AMREF.

Le regine di Nairobi hanno raccontato il loro riscatto passando per Brecht di Martina Vitale Ney | La residenza di Malkia 2011 si è appena conclusa, le luci dei palcoscenici dei teatri Leonardo da Vinci di Milano e Archivolto di Genova si sono spente da poco con il ricordo di un’iniziativa che ha fortemente emozionato il numeroso pubblico accorso a vedere e appaludire lo spettacolo Il cerchio di gesso. La libera interpretazione dell’omonima opera di Brecht ha messo al centro della scena la “tentazione” di praticare la bontà in un contesto che parla il linguaggio dell’ingiustizia, proprio come quello da cui provengono le ragazze e i ragazzi del progetto Malkia: negli ultimi sei anni il gruppo ha partecipato al laboratorio teatrale e formativo – nell’ambito di Children in Need, il programma avviato nel 1999 da AMREF con e per i ragazzi di strada di Nairobi - che gli ha offerto una importante occasione di espressione e di riscatto sotto la direzione artistica di Letizia Quintavalla - con la collaborazione di Elisa Cuppini, Renata Palminiello, Morello Rinaldi e Patrizia Romeo - e del Teatro delle Briciole Solares Fondazione delle Arti. Dal 6 al 24 gennaio, Milano e Genova hanno ospitato un gruppo di giovani adolescenti che dalle strade di Nairobi si sono fatte ambasciatrici delle difficili condizioni delle donne che vivono nelle baraccopoli africane. Le matinée del 13 e 14 gennaio, dedicate alle scuole medie e superiori di Milano, sono state importanti per sensibilizzare le giovani generazioni italiane sui temi proposti e stimolare un confronto con una realtà spesso percepita come troppo lontana. Interessante è stato l’incontro tenutosi dopo lo spettacolo tra le ragazze di Malkia e alcune classi, a cui si sono unite giovani donne rifugiate politiche provenienti da Kenya, Somalia, Darfur e Costa d’Avorio

del Centro di Accoglienza di via Sammartini di Milano. Molte le domande e gli stimoli di discussione che hanno permesso al gruppo di Malkia di raccontarsi e spiegare come è cambiata l’immagine di sé, quale forza l’esperienza teatrale ha dato loro per esprimere le proprie idee e per acquisire consapevolezza dei propri diritti. La presenza in Italia di Salome Wangu, rappresentante politica della comunità di Dagoretti – il distretto di Nairobi dal quale proviene la maggior parte delle ragazze – ha favorito e reso ancora più naturali gli incontri che si sono avuti con le diverse Istituzioni che hanno patrocinato il progetto. L’essenza di una Residenza teatrale significa anche favorire il radicamento con il territorio ospitante, creare momenti di confronto con diverse realtà di natura artistica, culturale e sociale. Ricordiamo a questo proposito i due momenti di formazione avuti con le scuole teatrali di Quelli di Grock e la Paolo Grassi, due occasioni che si sono rivelate significative per far sognare a occhi aperti chi del gruppo ha dimostrato di avere una particolare vocazione artistica. Da ultimo, ma sicuramente non meno importanti le due presentazioni del prodotto editoriale Malkia edito da Reggio Children presso le librerie Feltrinelli di Milano e Genova. Il libro e il documentario raccontano il percorso artistico e formativo di Malkia con la narrazione affidata a Letizia Quinvalla che, in maniera non cronologioca, si intreccia a testimonianze tratte dai 14 diari scritti durante gli stage teatrali condotti a Nairobi, e da un “intermezzo pedagogico” a cura di Reggio Children che, a partire da queste narrazioni, propone interpretazioni, ma anche indicazioni di lavoro e approcci possibili.

Un particolare ringraziamento a chi ha sostenuto lo spettacolo Il cerchio di gesso e la residenza Malkia 2011: Fondazione Edoardo Garrone, Comune di Milano, Fondazione Cariplo e Cassa di Risparmio di Alessandria, e dato il patrocinio: Regione Lombardia, Provincia di Milano, Ufficio Scolastico per la Lombardia, Expo 2015, Regione Liguria e Comune di Genova. Grazie anche a: Teatro delle Briciole Solares Fondazione delle Arti, Teatro dell’Archivolto e Teatro Leonardo da Vinci. Grazie per aver diffuso sui vostri siti internet o i vostri contatti personali la comunicazione dello spettacolo Il cerchio di gesso, le vostre mailing list sono state preziose! Grazie per aver coinvolto i giovani e gli educatori con i quali quotidianamente lavorate, per aver aperto le porte delle vostre scuole e per aver coinvolto gli studenti in un processo di scambio e conoscenza. Grazie per aver permesso al gruppo Malkia di proseguire anche in Italia la propria formazione artistica. Grazie alle molte librerie che hanno “adottato” il Volume Malkia (libro + Dvd del progetto) e fatto promozione dello spettacolo. Grazie a tutti quelli che ci hanno seguito con interesse, passione e curiosità! Grazie ai fotografi Milena Lazzaroni, Davide Vergnano, Alessandro Vicario che con il loro prezioso lavoro hanno documentato la residenza teatrale del gruppo Malkia

Gli amici di Malkia Amici di Malkia Milano: Accademia dei Filodrammatici - Arena Abbigliamento sportivo - ASF ITALIA architetti senza frontiere Associazione Capoeira Sul da Bahia - ATM - Azienda Trasporti Milanesi - Atlas Copco Italia - Azione Cattolica - Back to Basics - Biblioteca Valvassori Peroni - Campo Teatrale - Centro Teatro Attivo - Classica - Cooperativa Ares BPM - CRT - Centro di Ricerca per il Teatro - Milano Teatro Scuola Paolo Grassi - Radio Popolare - Teatro La Madrugada - Scuola del Piccolo Teatro - Scuola Teatrale Quelli di Grock - Sodalitas Amici di Malkia Genova: Associazione Time for Peace - Circolo Autorità Portuali - Compagnia Unica Paride Batini - MUS-E Soggiorno Marcelline Le librerie di Milano: Àncora - Azalai - Hoepli - Il Trittico - LaScala Shop - Libraccio - Libreria Cinema Anteo - Libreria degli Atellani - Libreria del Mondo Offeso - Libreria delle Donne - Libreria dello Spettacolo - Libreria San Gottardo - Libreria Scaldapensieri Librerie dell’Università degli Studi: Facoltà di Architettura, Politecnico e Scienze Politiche - Libreria Vita e Pensiero - Università Cattolica - Linea d’ombra - Utopia e LaFeltrinelli di Milano e Genova


Segna in agenda

“Autoritratto di Kalongo”: L’Africa raccontata da giovani apprendisti fotografi a Torino. La mostra fotografica che racconta la realtà dei campi sfollati in Nord Uganda, paese colpito da 20 anni di guerra civile, approda a Torino dal 25 al 31 Marzo 2011, a Piazza Palazzo di Città. 44 scatti realizzati da un gruppo di studenti del villaggio di Kalongo raccontano momenti di vita quotidiana e speranze per il futuro dei giovani ugandesi. Il progetto si inserisce nell’ampio intervento Fondazioni4Africa, che unisce alcune delle più importanti Fondazioni italiane e diverse Organizzazioni Non Governative operanti in Uganda, tra cui AMREF, per la ricostruzione del paese dopo il lungo periodo di conflitto armato. Accanto alla mostra visite guidate e laboratori didattici per le scuole piemontesi. Per informazioni: www.fondazioni4africa.org; valentina.torresan@amref.it

Palermo Roma

HEALTH BEAT PER AMREF AL CIRCOLO DEGLI ARTISTI.

Rassegna mensile di grandi concerti dedicati a raccogliere fondi utili al finanziamento del progetto Infanzia Per maggiori informazioni matteo.scarabotti@amref.it www.circoloartisti.it

12 Marzo,ore 21:00 concerto dell’Orchestra Popolare “ ROSA PARKS” presso i locali del Left. Il concerto sarà arricchito da un esibizione di danza e dall’esposizione della mostra “SCHIZZI D’ACQUA”. Per maggiori informazioni volontariamref.pa@gmail.com

Napoli Domenica 27 marzo 2011 a Torre del Greco avrà luogo la maratona “FAI (S)CORRERE ACQUA IN KENYA”. La maratona è organizzata con la collaborazione del Comune di Torre del Greco “Assessorato alle Politiche Sociali”. Anche quest’evento, ha l’intento di raccogliere fondi a sostegno dei progetti idrici di AMREF.A partecipare alla maratona saranno gli alunni della scuola dell’infanzia e della scuola primaria di primo livello. Per maggiori informazioni enricodimaio@virgilio.it 14 | AMREF MAGAZINE

Napoli “COLORIAMO L’AFRICA CON SCHIZZI D’ACQUA” concorso di disegno rivolto agli alunni delle scuole dell’infanzia e della scuola primaria di primo livello. Il concorso si concluderà con la premiazione venerdì 25 marzo 2011 presso la S.M.S. “D’Ovidio-Nicolardi”, Municipalità 5 Arenella-Vomero. A tutti i partecipanti sarà donato l’attestato di partecipazione e il dvd “Un pozzo di risate” di Angelo Di Gennaro Per maggiori informazioni enricodimaio@virgilio.it


Una donna e sua figlia in un momento di vita quotidiana nel villaggio di Kalongo, un ex-campo profughi nel Nord dell’Uganda. Questa è una delle foto scattate dai ragazzi ugandesi in mostra a Torino a Marzo 2011, nell’ambito del progetto Nuovi Sviluppi.

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