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Il Superbonus 110% per immagini

di Angelo Luigi Camillo Ciribini

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Università degli Studi di Brescia

e recenti polemiche relative al ricorso a filmati e a immagini, richiesti ai cedenti i crediti fiscali relativi al Superbonus 110% da parte di società di consulenza che operano per conto di istituti di credito per dimostrare la veridicità degli interventi effettuati, così come l’invocazione all’utilizzo di soluzioni per la certificazione e per la notarizzazione delle stesse, suscitano forti perplessità, al di fuori delle ragioni addotte dalle rappresentanze professionali, per una serie di altre maggiori ragioni che qui si cercherà di esporre sinteticamente. Al contempo, tuttavia, le modalità con cui dimostrare la veridicità e la qualità degli interventi progettati ed effettuati appaiono sempre più rilevanti, così come il fatto che si moltiplicano, a livello nazionale, comunitario o internazionale, gli schemi di certificazione delle prestazioni dell’immobile e dei servizi che esso può direttamente o indirettamente contribuire a erogare agli utenti in modo personalizzato, individualizzato. Si passa, dunque, dalla necessità, in qualche modo, di dimostrare digitalmente e di rendere certo l’esito di processi, nel caso specifico, inerenti alla riqualificazione dell’edilizia residenziale, a quella di rendersi garanti di ulteriori valori aggiunti che presenti, in particolare, lo stabile condominiale, il principale attore della misura basata sugli incentivi fiscali. Occorre, però, ricordare che Ance Brescia, Eseb e l’Università degli Studi di Brescia, nel recente passato, abbiano proposto, prima an-

Ance Brescia, Eseb e l’Università degli Studi di Brescia, nel recente passato, hanno proposto, prima ancora dell’insorgenza del Superbonus 110%, soluzioni avanzate per fare dell’edificio condominiale e della comunità condominiale una vera e propria piattaforma tecnologica

cora dell’insorgenza del Superbonus 110%, soluzioni avanzate per fare dell’edificio condominiale e della comunità condominiale una vera e propria piattaforma tecnologica (con altri soggetti, attraverso il programma di ricerca Elisir, finanziato entro il filone cosiddetto Smart Living dalla Regione Lombardia) e una piattaforma digitale finalizzata a documentare i contenuti e i risultati dei principali interventi trainanti e trainati di carattere edilizio: senza trovare un particolare riscontro in quello stesso mondo finanziario che ora, da un lato, si preoccupa di accertare la correttezza e la conformità degli interventi e, da un altro canto, tenderà, in futuro, a richiedere alle catene di fornitura del settore la compliance ai criteri Esg (Environmental Social Governance). Ancora una volta, perciò, è palese il ruolo da traghettatore che il Superbonus 110%, nella sua precarietà (si vedrà in che termini esso possa divenire strutturale), svolga nella transizione del mercato verso operazioni di rigenerazione urbana. Per quanto attualmente le soluzioni ispirate, sia pure confusamente, alla digitalizzazione siano condizionate dal tema della fraudolenza, anziché da quello dell’affidabilità, si rende urgente per il settore della costruzione e dell’immobiliare riconoscere come la trasparenza e la tracciabilità dei processi gestionali e dei modelli organizzativi implichino una profonda rivisitazione delle prassi, tanto da giungere a forme contrattuali in cui le strutture di costo sostenute dal versante delconfigurazione di un settore e di mercati che sin qui hanno preteso di innestare la digitalizzazione, al fine di conseguire obiettivi di efficacia e di profittabilità, in un tessuto dis-integrato e frammentario. È ormai, però, chiaro che si assiste a una forte sollecitazione a ridisegnare l’identità delle relazioni che intercorrono tra attori professionali e imprenditoriali, poiché non solo gli investimenti richiedono un incremento di produttività, ma essi implicano una serie di valori aggiunti, di natura non solo tangibile, non solo legata al bene fisico e alle sue prestazioni, ma pure al benessere e alla gratificazione dei propri fruitori. Se, allora, i video che dovrebbero attestare la credibilità di un intervento appaiono assai discutibili e, paradossalmente, poco probanti, dal nostro punto di vista, le immagini che il settore restituisce ai decisori politici e agli interlocutori finanziari attendono di essere ridisegnate piuttosto radicalmente per quanto riguarda la nozione di reputazione e quella di valore, anche oltre i pregiudizi ed eventualmente gli stereotipi propri a questi ultimi. Il video che la classe professionale e la classe imprenditoriale, unitariamente, sono chiamate ora figurativamente a inviare agli interlocutori politici e finanziari non può, quindi, consistere solo nella replica di una serie di esiti e di racconti acquisiti, ma deve includere contenuti inediti, che devono, a loro volta, questi sì, essere riscontrabili. Come sta accadendo, appunto, per i criteri Esg, è terminato, infatti, il tempo della narrazione, non è immaginabile, per gli operatori che se lo possano permettere, di collazionare semplicemente certificati e valutazioni che si moltiplicano a dismisura entro una parcellizzazione e una eterogeneità di parametri e di metriche. Qui si tratta di proporre modelli e soluzioni originali e attagliate, di produrre report che contengano indicatori digitalmente computabili e notarizzabili, ma, soprattutto, si tratta di proporre verso i referenti esterni un’immagine differente, prima che lo facciano altri attori: come le Utility?

l’offerta (oggi afflitte dal rialzo dei prezzi e dalla difficoltà della logistica) siano pienamente e tempestivamente accessibili al versante della domanda entro una logica collaborativa imposta dalla elevata aleatorietà dei mercati: in qualche modo, coinvolgendo direttamente nella supply chain il committente, al fine di assolvere allo scopo identificato (al purpose) nelle sue diverse connotazioni ambientali, sociali ed economiche. Se, dunque, il famigerato video rappresenta probabilmente una distorsione ottica, ciò vale, però, rispetto a una esigenza del mercato che, in una prospettiva rettificata, implica una notevole ri-

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