OTTOBRE
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In questo numero
Opportunità, sviluppo, innovazione su banda larga e nuove tecnologie. Questi i temi al centro di un convegno organizzato lo scorso settembre da Anci Toscana a Firenze. Alcuni dei relatori sono intervenuti anche sulle pagine di Aut&Aut per raccontare cosa si sta muovendo in tema di nuove tecnologie, nell’universo della PA.
Anno XXI numero n. 07 ottobre 2013 Reg. Trib. di Prato nr. 180 del 8/7/1991.
Connettività veloce per il futuro Alessandro Cosimi
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La Toscana e l’Agenda digitale Alessandro Pesci
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Le Tecnologie dell’informazione contro l’immobilismo Simone Bonannini
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Un caso lombardo Raffaele Tiscar
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Il Piemonte sceglie la fibra ottica Pier Paolo Gruero
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Nuove tecnologie in Emilia-Romagna Sandra Lotti
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1000 Km di fibra ottica in Trentino Alessandro Zorer
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Senza tecnologia non si cresce Marco Mairaghi
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E-gov in Toscana, una realtà Annalisa Nocentini
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Una mappa per comunicare meglio Sandro Vannini
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Innovare e riformare: le due sfide della politica Vittorio Bugli
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L’accesso alla rete è un diritto di cittadinanza Stella Targetti
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ALTRI MERIDIANI
Editore: Aut&Aut Associazione Proprietà: Anci Toscana Direttore responsabile: Marcello Bucci Direttore editoriale: Alessandro Pesci Collegio di garanzia: Alessandro Cosimi, Sabrina Sergio Gori, Angelo Andrea Zubbani Redazione: Anci Toscana - email: ufficio.stampa@ancitoscana.it Caporedattore: Olivia Bongianni In redazione: Guendalina Barchielli, Sandro Bartoletti, Monica Mani, Hilde March
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PERCORSI DI CITTADINANZA L’Accoglienza dei rifugiati, un dovere Stefania Magi
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posta@ancitoscana.it - www.ancitoscana.it
Un Sistema di accoglienza integrata che funziona Guendalina Barchielli
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Per quanto riguarda i diritti di riproduzione, l’editore si dichiara pienamente disponibile a regolare eventuali
Un nuovo bando per i Comuni Guendalina Barchielli
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Collaboratori: Enzo Chioini, Sara Denevi Grafica e impaginazione: Osman Bucci Anci Toscana Viale Giovine Italia, 17 - 50122 Firenze Tel 055 2477490 - Fax 055 2260538
spettanze per quelle immagini di cui non sia stato possibile reperire la fonte.
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Editoriale
Connettività veloce per il futuro Alessandro Cosimi sindaco di Livorno e presidente Anci Toscana
In Toscana molto è stato fatto ma molto rimane ancora da fare sia per connettere i territori con infrastrutture di rete adeguate, sia per migliorare l’operatività dei comuni e, quindi, per rendere più efficienti i rapporti con i cittadini e le famiglie, i professionisti e le imprese
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e nuove tecnologie stanno profondamente cambiando abitudini e stili di vita dei cittadini. Nei prossimi anni le famiglie, il sistema produttivo e gli enti pubblici avranno sempre più bisogno di connettività veloce: occorre quindi predisporre infrastrutture adeguate, dando nuovo impulso alla diffusione delle reti di nuova generazione. Crescita economica e competitività passano anche dalla valorizzazione di politiche che contribuiscano alla diffusione dell’utilizzo dell’Ict: reti, banda ultralarga e connettività veloce, servizi online e riorganizzazione gestionale possono dare un contributo fondamentale per garantire il salto di qualità in efficacia ed efficienza della Pubblica Amministrazione, premessa indispensabile per aiutare lo sviluppo del sistema Paese nel suo insieme. L’Agenda digitale è strategica per dare competitività al sistema produttivo, per sburocratizzare e snellire l’attività della Pa, per la crescita sociale e culturale: dobbiamo fissare tempi e modi per darle massima priorità. Il Decreto del Fare ha introdotto una serie di
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correzioni che mirano a centralizzare le competenze e snellire la governance: la vigilanza diretta della Presidenza del Consiglio sull’operatività dell’Agenzia digitale, la nomina dei membri del Tavolo permanente di consulenza. Si è dato inoltre il via libera ad alcuni progetti specifici, come ad esempio cittadinanza digitale e fascicolo sanitario. Purtroppo però, si è allo stesso tempo tagliato di 20 milioni il budget per gli investimenti in banda larga destinati al centro nord. Occorrerà del tempo per esprimere una valutazione rispetto all’efficacia delle misure intraprese dal Governo. Nel frattempo, però, è dai territori e dalle esperienze regionali e locali che può partire un’accelerazione decisiva alla road map per l’attuazione dell’Agenda digitale, che non può prescindere da una stretta collaborazione con il sistema delle autonomie locali. In Toscana, negli ultimi anni, molto è stato fatto ma molto rimane ancora da fare sia per connettere i territori con infrastrutture di rete adeguate sia per migliorare l’operatività dei comuni e, quindi, per rendere più efficienti i rapporti con
i cittadini e le famiglie, i professionisti e le imprese. Il report Toscana Digitale mostra che la pubblica amministrazione del nostro territorio sfrutta molto parzialmente le potenzialità dell’Ict sia verso l’esterno che verso la riorganizzazione gestionale. La totalità degli enti locali toscani, ad esempio, possiede lettori di smart card e cresce l’interesse delle PA toscane verso il software libero (adottato dall’82% delle Amministrazioni). Quasi tutte le amministrazioni pubbliche toscane sono dotate di protocollo informatico. Gli enti con firma digitale (una delle condizioni base per digitalizzare i flussi documentali) sono il 94,5% ed è alta anche la diffusione della PEC (Posta Elettronica Certificata), strumento essenziale nel rapporto telematico
fra PA, cittadini e imprese. 98,6% i Comuni con PEC e la percentuale sale al 100% nei Comuni montani e nelle 10 Province. Ma la quota di enti che permette a cittadini e imprese di effettuare pagamenti on-line si attesta solo al 16%. Per garantire la crescita operativa delle pubbliche amministrazioni toscane occorrono investimenti consistenti e una cabina di regia cooperativa tra comuni e regioni. Nel determinare i piani d’investimento in banda larga, occorre secondo Anci Toscana tenere di conto di quanto già esiste sul territorio e individuare un modello di gestione delle reti che ne valorizzi la funzione di servizio pubblico.
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La proposta
La Toscana e l’Agenda digitale Alessandro Pesci segretario generale Anci Toscana
Non c’è alcun dubbio che l’Agenda digitale rappresenta la priorità assoluta per l’Unione europea, per i governi nazionali e regionali. Dalla consapevolezza di quanto sia strategico avere una chiara visione della situazione toscana, degli orientamenti da assumere e di un piano condiviso di azioni, nasce l’idea di questo convegno per confrontare esperienze diverse dalle quali assumere informazioni, idee per il lavoro che occorre fare sia a livello generale sia per migliorare l’approccio delle pubbliche amministrazioni, impegnate a garantire maggiore efficienza, a semplificare le proprie procedure, a essere trasparenti e “amiche” dei cittadini. Disponiamo di due report sulla situazione regionale. Mi riferisco a La Società dell’informazione e della
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conoscenza in Toscana e a La Toscana digitale. La diffusione e l’utilizzo delle ICT nella società toscana.2012. Misurando i dati nel tempo è chiaro che un percorso e dei progressi sono stati fatti. Guardando con attenzione ai paragrafi dedicati alla pubblica amministrazione, emerge altrettanto chiaramente che molto resta da fare. Nell’introdurre La Toscana digitale, la vicepresidente della giunta regionale Stella Targetti, auspica che il tema della società dell’informazione divenga “un approccio trasversale a tutti i processi di sviluppo”. Indica la necessità di “una ricognizione generale dei bisogni e dei progetti” e la condivisione delle scelte sugli obiettivi verso i quali convogliare le risorse. Sottolinea che occorrono investimenti
sulle infrastrutture di rete per dare al territorio un’adeguata copertura in banda larga entro l’anno prossimo, preparandoci all’avvento delle reti a banda ultralarga, quelle che garantiranno l’ulteriore evoluzione dei servizi. Troviamo giuste le sue parole e gli obiettivi che indica. ANCI è impegnata a supportare le amministrazioni locali nei processi d’innovazione e miglioramento delle proprie performance e, allo stesso tempo, vuole mettere a disposizione le proprie riflessioni e idee per il futuro. Il tema delle infrastrutture di rete, degli investimenti fatti e da fare è fondamentale. In prima battuta, sarebbe opportuna la ricognizione di quanto già esiste sul territorio sia di proprietà di operatori nazionali
La proposta di Anci Toscana in materia di infrastrutture e servizi tecnologici verte su alcuni punti ritenuti fondamentali dall’Associazione dei Comuni: la costruzione di un catasto delle reti da aggiornare in base ai nuovi investimenti, pubblici o privati; una societá della rete regionale che sviluppi le infrastrutture e le metta poi a disposizione degli operatori privati dei servizi; la trasformazione della mission di Rtrt, la rete telematica regionale e locali sia di proprietà pubblica. E sarebbe opportuno conoscere con una certa precisione la connettività reale che le attuali infrastrutture permettono nei diversi territori. Dovremmo impiantare in via definitiva un catasto delle reti da aggiornare quando nuovi investimenti, pubblici o privati, si realizzano. Nel 2011 ci aveva provato il CORECOM della Toscana con un sito internet . In questa direzione va il progetto del sito Banda Larga in Toscana realizzato dalla Giunta regionale. Una ricognizione era stata commissionata al CNIT di Pisa per orientare gli investimenti realizzati con il Bando regionale del 2007. Tuttavia, a oggi, l’esigenza di un catasto organico è ancora valida. Così come è valida l‘idea di approfondire il modello della gestione delle reti. In linea
generale, crediamo che il modello migliore sia quello che vede la proprietà pubblica delle infrastrutture di rete e il loro utilizzo da parte degli operatori. La liberalizzazione del settore TLC e la privatizzazione del monopolista non hanno avuto, in Italia, un percorso lineare. Il nodo della rete esistente e degli investimenti da fare per infrastrutture utili a una connettività ultraveloce è ancora sul terreno. A più riprese, a livello nazionale, è stata ipotizzata l’acquisizione pubblica della rete dell’ex monopolista. A livello regionale, con finanziamenti nazionali ed europei, molte reti sono state realizzate e sono esercite da soggetti pubblici.
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La proposta
La Toscana e l’Agenda digitale Segue da pag. 4 Altre ne hanno realizzate gli operatori privati piccoli e grandi, locali e nazionali, utilizzando le diverse tecnologie possibili. In alcuni casi si è lavorato a coperture minimali, necessarie per superare il cosiddetto digital divide e permettere l’accesso alla rete dei cittadini. In altri, soprattutto nelle aree urbane e industriali, si è provveduto a coperture con maggiore possibilità di banda, quella necessaria per le esigenze professionali e produttive. La Toscana ha visto, negli ultimi anni, una varietà enorme di esperienze. Attraversata dalle grandi dorsali in fibra, frutto d’investimenti privati, ha registrato il cablaggio o la copertura wireless di centri urbani e aree industriali grazie a operatori nati in joint venture tra privati e società di pubblico servizio. È il caso di Pisa, Pistoia e dell’empolese valdelsa, di Prato, dove hanno operato società miste. Oppure come Siena e il suo territorio provinciale, nel quale Terre cablate, società interamente dei comuni, ha investito in fibra decine di milioni di euro. Investimenti sono stati fatti direttamente da enti locali in aree montane. L’elenco potrebbe continuare a lungo. Dal 2007 a oggi, Regione Toscana è intervenuta a più riprese, adottando la regola dell’investimento nelle zone a “fallimento di mercato”, laddove cioè era presumibile che i privati non avrebbero investito e affidandosi a progetti presentati e poi eseguiti da operato-
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ri oppure, come nell’ultima fase, individuando interventi di cucitura di snodi di rete già esistente. Per il futuro ANCI ritiene che occorra riportare a unitarietà il già fatto e il da fare. Assieme al catasto delle reti sarebbe utile ipotizzare un soggetto pubblico che possa ricucire e valorizzare quanto già fatto attraverso i soggetti citati e che posso mettere in atto le linee d’indirizzo che Regione Toscana assumerà nei prossimi mesi e anni. Una società della rete regionale che sviluppi infrastrutture e le metta poi a disposizione, su un piano di parità di condizioni d’accesso, agli operatori privati dei servizi. Il momento appare propizio per diverse ragioni legate al volume degli investimenti da compiere con denaro pubblico, alla necessità di stimolare la concorrenza e, non ultimo, alle disposizioni in essere che obbligano i comuni e gli enti locali alla riflessione sulle società partecipate. Esistono esperienze significative e di successo in questa direzione e che dobbiamo valutare liberi da condizionamenti di ogni sorta. Al tema delle infrastrutture segue quello dei servizi, di una road map che punti alla rapida crescita dell’uso dell’ICT. Il nostro sguardo è rivolto, in questo campo, alla PA e alle sue necessità. Nel rapporto La Toscana Digitale, la vicepresidente Targetti individua in RTRT (Rete Telematica della Regione Toscana) il luogo naturale “di aggregazione di una domanda pubblica intelligente” per poi “decidere insieme su quali servizi puntare e mettere insieme le risorse pubbli-
che per realizzarli”. Siamo d’accordo sull’obiettivo di fondo che, tuttavia, ha bisogno di declinazioni più stringenti. Guardando ai dati è facile capire che si alternano chiari e scuri. Buona dotazione tecnologica, connessioni veloci ma limitato sviluppo dei servizi e limitato utilizzo delle potenzialità. Carenza di staff qualificati, costi elevati e mancanza d’integrazione, gli ostacoli rilevati interrogando direttamente le amministrazioni. Per esperienza ne aggiungeremmo un altro: la mancanza di chiari riferimenti cui rivolgersi per un sostegno continuo di consulenza. ANCI ha lavorato, nel tempo, per fornire questa
consulenza e il supporto richiesto. Di fronte alla velocità delle trasformazioni e all’esigenza di “spingere” il sistema verso l’innovazione, riteniamo che sia doveroso un cambio di strategia. RTRT rappresenta un’esperienza importante. E’ nata con un impianto “democratico”, assembleare a partecipazione aperta di soggetti diversi. Ha lavorato alla diffusione di una cultura e di un approccio aperto verso le tecnologie. Oggi è utile pensare a modificarne la natura e cambiarne la missione. Non più luogo aperto e democratico ma vera e propria task force con lo scopo di supportare enti locali e amministrazioni pubbliche
in genere a migliorare il proprio approccio all’ICT. Non solo raccoglitore di domanda ma anche capace d’indirizzare scelte, verificare l’andamento, correggere e ottimizzare. Una cabina di regia che possa, in un breve lasso di tempo, migliorare sensibilmente gli standard del sistema. È ovviamente Regione Toscana che deve farsi carico di questa progetto. ANCI, con le sue strutture, è pronta a una collaborazione totale, consapevole che su questi progetti si giocano buona parte delle possibilità di riportare la Toscana a livelli di competitività sul piano europeo più consoni alle sue possibilità.
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Gli operatori
Le Tecnologie dell’informazione contro l’immobilismo Simone Bonannini AD Interoute Italia
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a staticità, l’immobilismo dell’ Italia deve essere rotto. In tutti gli ambiti serve rinnovamento. In primis il rinnovamento delle idee. Sono sempre più convinto che le telecomunicazioni rappresentino oggi, per il nostro Paese, quello che l’indipendenza energetica ha rappresentato nei primi anni del secondo dopoguerra. Purtroppo le abbiamo distrutte. Siamo il Paese di Meucci, di Marconi, e senza andare troppo indietro nel tempo, siamo il Paese che fino agli inizi degli anni duemila possedeva il primo e il terzo operatore di telefonia mobile al mondo (Tim e Omnitel) quando gli americani non avevano ancora compreso le potenzia-
lità della comunicazione in mobilità. Oggi Omnitel è inglese (ribattezzato Vodafone) e Tim è integrata in Telecom Italia, azienda con ventinove miliardi di debiti, controllata da mani straniere. Per riparare agli errori compiuti è il momento di dare il via a un progetto nazionale, pubblico, per il bene del Paese, per il bene dei cittadini, per il bene dei nostri figli e del nostro futuro. Basta stare al gioco dei soliti noti, dei salotti buoni della finanza e della politica, dei gerontocrati che curano solo il loro interesse. Sergey Brin e Michael Page (Google) avevano meno di 30 anni quando hanno iniziato la loro avventura. Così come Bill Gates o Steve Jobs, o
ancora Mark Zuckerberg l’inventore di Facebook. Enrico Mattei aveva quaranta anni quando gli fu affidato l’incarico di liquidare l’Agip e invece, con l’intuizione e l’aiuto di un politico illuminato come Alcide De Gasperi, ha fondato l’ENI, ha aiutato il Paese a crescere ed ha portato l’orgoglio e la bravura italiana in tutto il mondo. Ma soprattutto ha creato una grande multinazionale pubblica che dà lavoro a centinaia di migliaia di persone. Come possiamo pensare che persone di settanta anni, cresciute e formatesi in un altro mondo, possano comprendere le dinamiche delle telecomunicazioni e dell’informatica? Guardate Nokia, dal 40% del merca-
to 5-6 anni fa oggi è a meno del 3%. Praticamente fallita. E, infatti, acquisita da Microsoft. Le aziende di software hanno acquisito società costruttrici di terminali e nel giro di pochissimi anni decideranno come le reti dovranno essere costruite, o molto più’probabilmente si compreranno gli operatori di rete. Sono convinto che le reti, siano esse stradali, elettriche, ferroviarie, devono essere pubbliche, perché beni inscindibili dal territorio su cui si trovano. Tali beni poi devono essere messi a disposizione, a parità di condizioni, di tutti i soggetti che le vogliano utilizzare per fornire servizi alla cittadinanza. In questo scenario occorre costruire
(utilizzando molte infrastrutture già esistenti) una rete in fibra ottica che raggiunga ogni edificio. Molti vi diranno che non serve, che basta il rame esistente. Questi sono ragionamenti errati di persone interessate o miopi che non guardano al futuro come invece manager e statisti dovrebbero fare. L’autostrada del sole non si sarebbe mai costruita guardando al trend di vendita delle auto negli anni Cinquanta. Si è rivelata poi essere un’infrastruttura vitale. Quando si realizzano infrastrutture, si deve pensare al futuro, si deve pensare ai prossimi venti, trenta, cinquanta anni. Le reti di telecomunicazioni dovevano essere fatte in fibra.
Le reti, siano esse stradali, elettriche, ferroviarie, devono essere pubbliche, perché beni inscindibili dal territorio su cui si trovano e devono essere messe a disposizione, a parità di condizioni, di tutti i soggetti che le vogliano utilizzare per fornire servizi alla cittadinanza
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Le Tecnologie dell’informazione contro l’immobilismo Segue da pag. 6
Nel nostro Paese abbiamo fatto grandi errori a partire dagli anni Settanta. Non abbiamo sviluppato reti televisive via cavo, non abbiamo mai realizzato concomitanze di scavo per ottimizzare i costi, e via raccontando. Basta. Non possiamo farci di nuovo sfuggire il futuro. Abbiamo l’opportunità e dobbiamo di nuovo tornare leader al mondo nelle telecomunicazioni. La speranza che la politica romana si muova nella direzione giusta, è praticamente nulla. Il dibattito è concentrato sulla decadenza di Berlusconi o sulle regole per l’elezione del nuovo segretario del PD. Intanto il Paese affonda. Ma che importa, tanto l’obiettivo è far restare il sistema autoreferenziale e mantenere l’attuale gerontocrazia a tutela dei soliti interessi. Parola d’ordine status quo che guarda caso sono e stesse parole usate dai giornalisti per commentare l’esito dell’ultimo board meeting concernente lo scorporo della rete, una vera e propria fissazione di alcuni salotti buoni dell’economia, della finanza e della politica italiana. E allora la soluzione qual è? Penso ai comuni e al ruolo che possono avere. La soluzione deve partire dal basso, dai comuni appunto. L’ANCI può essere il soggetto propulsore di un progetto di ampio respiro per la costruzione di una NGN
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(Next Generation Networking) nazionale. Molte grandi città hanno realizzato infrastrutture di telecomunicazioni per mano di società di scopo municipalizzate. Tutti i comuni scavano ogni giorno per ripristinare le strade, per estendere e fare manutenzione per le reti del gas, della pubblica amministrazione, dell’acqua. Basta poco, basta ar-
monizzare tutte queste attività e la rete di telecomunicazioni (passiva) nasce da sola. I comuni, federandosi, daranno inizio a reti provinciali, poi regionali e infine nazionali. Mettiamo il Paese in moto dal basso. Replichiamo il successo di Mattei e De Gasperi. Risvegliamo l’orgoglio di essere italiani. Siamo un
grande popolo, un grande Paese. Non meritiamo di restare immobili per garantire rendita di posizione di settuagenari e ottuagenari che nulla possono più dare al nostro Paese in particolare in un settore all’avanguardia come quello delle telecomunicazioni e dell’Information Tecnology.
Gli operatori In tutti gli ambiti serve rinnovamento. In primis il rinnovamento delle idee. Mettiamo il Paese in moto dal basso. Non meritiamo di restare immobili. Quando si realizzano infrastrutture, si deve pensare al futuro
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Esperienze
Un caso lombardo Raffaele Tiscar Regione Lombardia Consorzio Reti Monza - Brianza
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a realizzazione del Progetto Pilota di Concorezzo-Monza relativo alla infrastrutturazione in fibra ottica delle Aree Industriali in Lombardia prevede i seguenti quattro step realizzativi: Analisi del cluster delle aziende ed aggregazione della domanda di banda: alle aziende presenti nel territorio selezionato viene chiesta un’adesione preliminare al Progetto Pilota a determinate condizioni di servizio e di prezzo (allineato alla ADSL Business); Gara per la costruzione e manutenzione della rete di accesso in fibra ottica, se nella fase precedente si raggiunge una soglia di adesioni preliminari pari a più del 40%
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delle aziende facenti parte del cluster si avvia la gara per la selezione del soggetto che realizzerà l’infrastruttura e provvederà alla relativa manutenzione per 24 mesi; Verifica dell’aggregazione della domanda e realizzazione dell’infrastruttura: la gara per la costruzione e manutenzione della rete è assegnata solo nel momento in cui le aziende che hanno espresso la propria adesione preliminare sottoscriveranno un numero di contratti per servizi di connettività sufficiente al sostenimento economico-finanziario del Progetto Pilota; Coinvolgimento degli operatori di telecomunicazione e degli Internet Service Provider: durante lo svolgimento delle fasi precedenti
sono stati informati tutti gli operatori di Telecomunicazione ed gli Internet Provider interessati ad offrire servizi di connettività nel territorio individuato alle imprese selezionate. Il Progetto Pilota prevede che nella gara per la costruzione e manutenzione dell’infrastrutturazione venga disciplinata la possibilità per Regione Lombardia di alienare l’infrastruttura al soggetto aggiudicatario, con una specifica Opzione di Vendita a favore di Regione Lombardia. L’Opzione di Vendita sarà esercitabile dopo 24 mesi dall’entrata in esercizio della rete. Il soggetto realizzatore/ acquirente diverrà proprietario di un’infrastruttura già popolata da almeno il 40% utenti.
Il Piemonte sceglie la fibra ottica Pier Paolo Gruero direzione Servizi Tecnologici - Sviluppo Servizi di Rete
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l CSI Piemonte è stato l’attuatore delle azioni infrastrutturali del Programma Wi-Pie (www.wi-pie.org), finanziato dalla Regione Piemonte, per la diffusione della banda larga e lo sviluppo di servizi innovativi sul territorio, che utilizzano Internet per fare business e migliorare la qualità di vita delle persone. Wi-Pie ha già permesso oggi la realizzazione di diversi interventi tra cui una dorsale regionale multiservizio in fibra ottica che consente l’accesso a Pubbliche Amministrazioni, cittadini, imprese, atenei e mondo della ricerca: 11 nodi
di accesso localizzati in punti strategici del territorio ed un’estensione di circa 900 chilometri di fibra ottica. Dalla dorsale multiservizio hanno origine le singole dorsali provinciali che, partendo dai capoluoghi di provincia, si sviluppano verso le aree periferiche di ciascun territorio per un’estensione complessiva di circa 800 chilometri di fibra ottica, al fine di diffondere capillarmente l’opportunità di accesso alla banda larga nei diversi territori, anche in quei luoghi dove nessun operatore privato avrebbe mai investito, perché poco conveniente da un punto di vista commerciale.
La realizzazione degli interventi è stata gestita dal CSI attraverso bandi di gara indetti per selezionare gli operatori di telecomunicazioni a cui affidare la realizzazione delle dorsali in fibra ottica, riutilizzando al meglio le infrastrutture esistenti. La PA piemontese è proprietaria delle infrastrutture realizzate, mentre gli operatori, attraverso il meccanismo della concessione, hanno il compito di curarne la gestione, la manutenzione e la commercializzazione verso il mercato a condizioni economiche e di accesso concorrenziali e trasparenti.
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Esperienze/2
Nuove tecnologie in Emilia-Romagna Sandra Lotti responsabile area Strategie Territorio Europa di LepidaSpA
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n Emilia-Romagna la strategia regionale che collega banda larga e innovazione risale agli inizi del duemila, con il Piano Telematico 20022005: focus dell’investimento regionale in materia è la rete a banda larga delle pubbliche amministrazioni della regione a supporto ai servizi di e-gov che nascono allora in risposta al “bando Stanca”. Nasce così Lepida, la rete a banda larga della pubblica amministrazione.La rete geografca oggi si descrive con 60.000 Km di fibra ottica, 2.700 Km di infrastrutture, oltre 410 punti di accesso, 1Gbps garantito nei punti serviti dalla fibra ottica. Una rete NGN. LepidaSpA è lo strumento operativo, promosso dalla Regione Emilia-Romagna e previsto con legge regionale del 2004, per la pianificazione, lo sviluppo e la gestione della rete Lepida e per
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l’erogazione di alcuni servizi telematici specifici inclusi nell’architettura di rete. Per gli enti pubblici questa scelta ha voluto dire un investimento sul futuro, pechè è una rete capace di gestire una grande mole di dati, una organizzazione di gestione effiace, sullo schema della Community Network. Ma anche un risparmio di oltre 14M€ anno per il sistema. Dal 2010 la rete Lepida ha assunto un ruolo più rilevante per lo sviluppo del territorio nel suo insieme, non solo per le PA. Il Focus diventano le azioni anti Digital Divide mirate al massimo sfruttamento delle infrastrutture pubbliche esistenti a supporto degli operatori che trovano così più facile fornire servizi anche nelle aree finora escluse dalla connettività a banda larga. Azioni specifiche, anch’esse ba-
sate sul mettere a valore l’asset pubblico, sono rivolte alle aree industriali in digital divide, con un modello di partnership pubblico privato. Secondo il modello che abbiamo già testato in alcuni territori il Comune mette le infrastrutture, le aziende interessate coprono i costi di fornitura e posa del cavo in fibra ottica, fornendo l’equivalente di un contributo una-tantum all’ente pubblico. La rete è terminata in un punto presso il PAL di LepidaSpa, dall’altro lato presso uno o più armadi presso le aziende e il servizio di connettività è fornito alle aziende da un operatore terzo. La rete diventa rete pubblica, viene data diritto d’uso alle aziende insediate a titolo gratuito e permette alle nostre imprese di restare competitive senza abbandonare i territori in cui sono cresciute e a cui danno lavoro.
1000 Km di fibra ottica in Trentino Alessandro Zorer amministratore delegato Trentino Network srl
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egli ultimi dieci anni il Trentino ha investito fortemente nello sviluppo e nell’applicazione delle nuove tecnologie realizzando una rete di comunicazione elettronica solida e autonoma in “larga banda”. L’infrastruttura è posta al servizio delle Amministrazioni Pubbliche locali, dell’Azienda Sanitaria, dell’Università, degli istituti di ricerca locali e che, parallelamente, si propone come valido sostegno alla società per il soddisfacimento di bisogni e alle imprese per lo sviluppo di attività private anche in quelle zone in cui la scarsità di
domanda ha sempre condizionato e limitato gli investimenti da parte di operatori privati. La rete passiva è infatti messa a disposizione dalla società di sistema Trentino Network agli Operatori Tlc a condizioni eque, trasparenti e non discriminatorie, per permettere loro di portare i servizi nelle zone a divario digitale a costi sostenibili per soggetti di mercato. Il piano della Provincia Autonoma di Trento è basato su tre azioni principali: tra il 20062008 eliminare il digital divide di prima generazione grazie al progetto WiNet (creazione di una rete senza fili); tra il 2010 e il 2013 superare il digital divide
di seconda generazione, vale a dire garantire una velocità di connessione pari a 20Mbps a tutti i cittadini (tutte le centrali telefoniche presenti nel territorio sono state connesse in fibra ed equipaggiate con tecnologia ADSL2+); e contestualmente attivare un’iniziativa per la creazione di un’infrastruttura in fibra ottica che copra il 100% della popolazione entro il 2018. Nel 2013 Trentino Network ha anche completato la realizzazione di 1000 Km di dorsale in fibra ottica ed ora sta portando la banda ultra larga nelle principali aree industriali del territorio. 9
Anci Toscana
Senza tecnologia non si cresce Marco Mairaghi sindaco di Pontassieve, presidente di Anci Innovazione srl
Le nuove tecnologie costituiscono l’opportunità impedibile per “svecchiare” la Pubblica Amministrazione, rendendola più efficace e farle fare un balzo in avanti
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iviamo una fase in cui i bisogni delle nostre comunità sono in crescita, mentre le risorse che le pubbliche amministrazioni possono mettere in campo diminuiscono. In questo contesto, in cui i comuni rappresentano uno sportello aperto a cui i cittadini si rivolgono per rappresentare il proprio disagio, lo sviluppo delle nuove tecnologie diventa fondamentale per riuscire a mantenere i servizi attivi sul territorio, anche quelli essenziali, specie nelle realtà più periferiche e disagiate.
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In questa fase, in cui la crisi fa schizzare le esigenze verso l’alto, ci troviamo negli enti a dover garantire gli stessi servizi e, se possibile, a renderli migliori, facendo continuamente i conti con tagli al personale e alle entrate da parte dello Stato, mentre un vero disegno di federalismo fiscale sembra essere ancora ben lontano dal decollare. In quest’ottica, le nuove tecnologie rappresentano quindi una strada obbligata per gestire in via telematica e dunque razionalizzare procedure e pratiche, ma rappresentano anche, allo stesso tempo, in positivo, un’opportunità in direzione di uno snellimento, di una dematerializzazione e quindi di uno svecchiamento della nostra Pubblica amministrazione. Per raggiungere questo obiettivo, occorre impegnarsi nell’attuazione dell’Agenda digitale per garantire a tutti - famiglie, imprese, istituzioni - parità di accesso alle reti e quella connettività veloce che può consentire di colmare quei gap che ancora esistono tra i territori e di far compiere alla PA quel balzo in avanti in termini di efficienza ed efficacia che ancora manca.
E-gov in Toscana, una realtà Annalisa Nocentini assessore del Comune di Prato, responsabile settore e-government Anci Toscana
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trt ha rappresentato e rappresenta la capacità toscana di confrontarsi su un tema complicato e fondamentale quale l’ict nella pubblica amministrazione. Siamo una delle Regioni che maggiormente ha creduto ed investito nella “rete” e nella banda larga, dotando delle infrastrutture adeguate buona parte del territorio toscano, con massicci investimenti sia regionali sia territoriali. Forniamo da tempo servizi on line ai nostri cittadini, da molto prima che fossero stabiliti a norma di legge. Ma non possiamo non fare i conti con il fatto che esiste e persiste, purtroppo, un problema culturale per cui l’utilizzo dei servizi e-gov da parte dei cittadini stenta a decollare. Occorre quindi attivare una task force per perseguire i seguenti obbiettivi, che devono rappresentare i punti cardine della nostra azione come amministratori: cultura digitale - partecipazione – formazione – investimenti mirati – democrazia digitale. Tutti questi termini, però, necessitano di un coordinamento forte da parte dei soggetti preposti, ovvero Regione e Comuni. L’Anci può e deve, d’ora in avanti, giocare un ruolo fondamentale. 10
Corecom
Una mappa per comunicare meglio Sandro Vannini presidente Corecom Toscana
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l monitoraggio sulla diffusione della banda larga in Toscana è un progetto promosso nel 2010 dal Corecom Toscana, in collaborazione con il Centro Tecnico per il Consumo e la Fondazione Sistema Toscana e proseguito nel 2011 e 2012. Obiettivo del progetto è la mappatura georeferenziata della Toscana dal punto di vista della copertura dei servizi di connettività internet, per consentire alle pubbliche amministrazioni di progettare interventi di sostegno ad un settore strategico per lo sviluppo economico e sociale della regione, e al tempo stesso fornire ai cittadini, alle imprese e agli stessi operatori di telecomunicazioni un quadro aggiornato e attendibile dei servizi disponibili sul territorio. Si tratta, in sintesi, di costruire una mappa in costante aggiornamento che individui le aree coperte da servizi di connettività, specificandone anche la qualità. Il primo step del progetto ha previsto il reperimento di dati relativi sia a studi ed iniziative su scala nazionale, sia di informazioni utili per la rilevazione della situazione a livello regionale. Le fonti analizzate in questa fase possono essere divise in nazionali e regionali. Tra i dati reperibili da fonti di livello nazionale ricordiamo:
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- l’Osservatorio Banda Larga Between; - il Dipartimento delle Comunicazioni del Ministero dello Sviluppo Economico; - l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni; - la Banca d’Italia; - l’Osservatorio “Il Futuro della rete”. Dalla documentazione reperita si è evidenziato come l’offerta di infrastrutture sia in continua evoluzione per la pluralità di soggetti coinvolti, delle soluzioni tecnologiche e del quadro normativo. I piani, i progetti ed i vari protocolli di intesa stipulati indicano l’urgente necessità di realizzare un catasto delle infrastrutture, ad oggi inesistente, per ottimizzare e pianificare gli interventi. Sul versante delle fonti regionali, i dati consultati riguardano i seguenti progetti: - Progetto Banda Larga nelle Aree Rurali della Toscana; - Osservatorio Regionale per la Banda Larga (ORLAB) e Mappatura dell’Offerta della Banda Larga sul territorio toscano (MOBAL). Nella seconda fase si è proceduto direttamente alla consultazione di altri soggetti in possesso di informazioni utili al monitoraggio: Arpat, Ispettorato Territoriale del Ministero delle Comunicazioni, associazioni di
consumatori e, soprattutto, gli stessi operatori del settore, sia di rilievo nazionale che locale. Attraverso la richiesta delle informazioni sulla copertura del territorio agli operatori è stato possibile avviare la definizione delle mappe georeferenziate. Il progetto si è di fatto fermato di fronte all’impossibilità di ottenere le informazioni da parte dei “big player” che operano nel settore.Molti piccoli gestori hanno invece reso disponibili le informazioni richieste, dimostrando un interesse alla pubblicazione dei dati di copertura, che consentirebbe loro di emergere nei confronti della popolazione. Nel frattempo, la Fondazione Sistema Toscana ha realizzato il portale strutturato e interattivo in cui inserire i dati e le mappe, che potrebbe consentire l’aggiornamento diretto dei dati da parte dei gestori e la segnalazione da parte dei cittadini delle eventuali discordanze tra quanto dichiarato e quanto effettivamente presente sui territori. Il Corecom Toscana ribadisce dunque la propria disponibilità a riprendere in mano il progetto della mappatura, partendo dal lavoro svolto e mettendo a disposizione i dati e i contatti fin qui raccolti.
È necessario non abbandonare il progetto della mappatura della Toscana, dal punto di vista della copertura dei servizi di connettività internet, per aiutare le pubbliche amministrazioni e i cittadini
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Regione Toscana/1
Innovare e riformare: le due sfide della politica Vittorio Bugli assessore alla Presidenza, al Bilancio e alle Riforme istituzionali della Regione Toscana
Riformare la pubblica amministrazione non significa solo sopprimere un ente o un livello istituzionale, ma darle una nuova organizzazione. Regione e Comuni potrebbero valutare l’idea di un ‘cloud’ regionale per aiutare le diverse amministrazioni a dialogare fra sé
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nnovazione tecnologica e riforme istituzionali sono due temi che si tengono assieme. Sono, in realtà, due grandi sfide che chi governa deve assumersi, pena l’ulteriore discredito delle istituzioni e una loro impasse sul fronte dell’efficienza, della trasparenza, del rapporto con i cittadini. In una parola, della democrazia. Ho la profonda convinzione che riformare la pubblica amministrazione non significhi solo sopprimere un ente o un livello istituzionale. C’è dell’altro. Occorre esaminare il funzionamento della ‘macchina’ e capire dove agire. Come le aziende che reggono alla concorrenza sono le prime ad investire in innovazione tecnologica, così la pubblica amministrazione, se vuole tenere il passo, deve attrezzarsi e darsi una nuova organizzazione. La Toscana c’è, vuole esserci e farà la sua parte fino in fondo in questa sfida cruciale, con un processo già avviato di riassetto istituzionale (le fusioni di comuni, la chiusura delle comunità montane, la costituzione di 25 unioni di comuni, la riduzione degli ATO e dei consorzi di bonifica., la riduzione del numero dei consiglieri regionali da 55 a 40) che rappresenta la direzione giusta.
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Parlare di assetti istituzionali, di ruolo di comuni e Regione, non significa d’altronde affrontare tematiche astratte, ma entrare nella vita delle persone e delle organizzazioni sociali. Dunque, fare le riforme significa farle bene, venendo incontro ai mutamenti intercorsi e ai problemi reali. Amministrare territori sempre più ampi, con minori risorse - umane e finanziarie - a disposizione, e amministrarli bene implica il mantenimento di una qualità alta nel rapporto tra politica e cittadini. Un obiettivo al quale si può tendere da una parte attraverso il miglioramento delle modalità di selezione della classe politica e dall’altra attraverso strumenti che consentano di gestire con efficacia e efficienza i processi (complessi) che regolano una amministrazione pubblica. La rete, la banda larga e le ‘nuvole informatiche’ possono certamente esserlo. Per fare un esempio che attiene alle mie competenze istituzionali, credo che la gestione dei tributi possa rappresentare il primo banco di prova. Proprio al convegno Anci dello scorso 4 settembre ho lanciato l’idea di un grande “cloud” regionale per aiutare le diverse amministrazioni pubbliche a dialogare e
parlare fra sé: una ‘nuvola’ dedicata in prima battuta alla gestione dei tributi e di supporto al contrasto dell’evasione fiscale, ma che potrebbe essere utilizzata anche per altre attività. Un’idea da valutare insieme, Regione e comuni della Toscana, per costruire un sistema che non sia ‘della Regione’, ma ‘regionale’. Oggi sempre di più, Comuni e Regioni si occupano del prelievo fiscale: dobbiamo chiederci come renderlo più efficace e al tempo stesso più equo, aumentando l’efficienza delle modalità di accertamento. Tutto questo non si fa solo con le persone, ma anche con servizi informatici basati sullo scambio delle informazioni e sulla possibilità di accertamento e azione in tempo reale. Abbiamo già investito molto, anche in tecnologie, su questo aspetto, ma, insieme ai comuni, possiamo fare di più. Gli investimenti sulle infrastrutture tecnologiche e sui servizi informatici rappresentano una sfida per la modernizzazione del Paese e della Pubblica amministrazione. Il rischio vero, che dobbiamo evitare, è che il tema dell’innovazione resti ancora una volta una scatola vuota, utilizzato dalla politica in maniera poco sentita, poco strategica e solo a parole d’ordine. 12
Regione Toscana/2
L’accesso alla rete è un diritto di cittadinanza Stella Targetti vicepresidente della Regione Toscana
Il modello di governo dei processi di innovazione della PA toscana è un’idea giusta anche per l’oggi. Però le scelte condivise all’interno della Rete devono essere vincolanti per i soggetti aderenti per consentire una forte accelerazione dei processi di innovazione
È
giunta l’ora che l’Italia decida cosa fare sulle reti a banda larga e ultralarga. Il convegno “Reti e Servizi – opportunità, sviluppo, innovazione su banda larga e nuove tecnologie”, organizzato da Anci Toscana il 4 settembre scorso, è stato un utile confronto sui vari modelli che le Regioni italiane stanno adottando per la diffusione della banda larga e ultra larga. Ma ciò che manca all’Italia è una strategia nazionale: da troppo tempo siamo in attesa di capire quale sarà il futuro della rete Telecom e neanche l’ultima operazione di Telefonica
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sembra ad oggi risolutiva in questo senso. Quel che è certo è il nostro Paese ha bisogno di una rete pubblica per garantire a tutti i cittadini italiani il diritto di accesso alla Rete, che va considerato un diritto di cittadinanza a tutti gli effetti. Le Regioni possono dare un contributo importante a questo progetto, in particolare investendo nelle aree a fallimento di mercato (come abbiamo fatto in Toscana con il progetto “Banda larga nelle aree rurali”, grazie al quale siamo riusciti in pochi anni ad attivare 20mila utenze, raggiungendo circa 45mila cittadini),
ma occorre che gli investimenti regionali siano inseriti in una strategia più ampia, di visione nazionale. Anche perché tra le infrastrutture necessarie non c’è solo la fibra ottica ma anche i data center pubblici, cioè i nodi di una rete nazionale che deve garantire lo scambio di dati in sicurezza e l’interoperabilità di servizi e sistemi. Su questo la Toscana ha fatto una scelta importante creando e investendo sul data center Tix (Tuscany Internet eXchange), e ci auguriamo che questo possa incoraggiare un lavoro di pianificazione e identificazione dei nodi della rete a livello nazionale.
Ritengo che il modello di governo dei processi di innovazione della Pubblica amministrazione toscana rappresentato dalla Rete Telematica Regionale Toscana (la rete degli enti e della Regione), fondato sulla condivisione degli obbiettivi, sulla cooperazione e compartecipazione dei soggetti aderenti, sia un’idea giusta anche per l’oggi. Penso però anche che le scelte condivise all’interno della Rete debbano essere vincolanti per i soggetti aderenti. Ciò infatti può consentire una forte accelerazione dei processi di innovazione. Ad esempio l’adesione al Tix da parte di tutti gli enti locali
può favorire e rendere più semplice il riuso dei prodotti e servizi sviluppati da uno o più enti, essendo immediatamente disponibili per gli altri attraverso il data center. Al tempo stesso il Tix può facilitare il rapporto con le imprese attraverso l’accreditamento dei servizi da esse forniti presso il il data center, che li rende immediatamente disponibili per le amministrazioni locali che desiderino implementarli. Insomma un salto qualità è possibile, ma occorre investire nelle infrastrutture abilitanti che lo consentano in un quadro di una strategia nazionale condivisa. 13
Le buone idee in giro per il web
ALTRI MERIDIANI
a cura di Guendalina Barchielli
Il futuro dell’auto elettrica è in movimento La Norvegia sarà il primo Paese ad adottare un sistema di ricarica veloce per auto elettriche che coprirà la rete stradale, ma in Corea già esistono mezzi che non devono fermarsi per ricaricarsi
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a Norvegia è il primo Paese europeo ad adottare la rete di ricarica veloce per auto elettriche, sistema brevettato da Tesla Motors, e dislocato lungo la rete stradale a scorrimento veloce, che permetterà alle auto elettriche di ricaricarsi 20 volte più rapidamente rispetto a quanto avviene normalmente, grazie a caricatori con speciali cavi che aggirano le apparecchiature di ricarica esistenti a bordo. Se i manager del colosso americano spiegano che in un prossimo futuro fare il pieno di energia potrebbe essere un’operazione da 5 o 10 minuti al massimo, in Corea il futuro è già realtà. Il KAIST, Korea Advanced Institu-
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te of Science and Technology, ha infatti creato l’Olev, l’Online Electric Vehicle: un veicolo completamente elettrico che per la ricarica si serve del manto stradale, grazie allo sviluppo della nuova tecnologia SMFIR, Shaped Magnetic Field in Resonance. La batteria è tre volte più piccola rispetto a quelle tradizionali e si ricarica attraverso cavi interrati sotto la strada che creano campi elettromagnetici captati dai ricevitori installati sotto la scocca degli autobus e convertiti in elettricità. Il primo Olev è in circolazione nella città di Gumi dal mese di agosto e copre un percorso di 24Km, ma l’obiettivo è avere nel 2015 altri dieci mezzi in circolazione.
La bicicletta si fa smart Tra ruota hi-tech dotata di sensori e luci indistruttibili, la bicicletta, grazie al MIT di Boston, si trasforma in mezzo tecnologico, oltre che ecologico
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nche il mondo delle due ruote non sta a guardare e nasce la ruota intelligente, che trasforma le biciclette tradizionali in biciclette elettriche, con invio di messaggi al conducente sulle condizioni del traffico, l’inquinamento e percorsi ciclabili. Si tratta della Green wheel, inventata a Copenaghen, città in cui da sempre la bicicletta è il mezzo di trasporto prediletto dagli abitanti. La “Copenhagen green wheel” contiene una batteria che, situata all’interno della ruota stessa, si ricarica con le frenate. Inoltre un sistema di chip bluetooth e di sensori ambientali, collegabili allo smartphone, fornisce indicazioni sull’inquina-
mento, sul traffico e sui percorsi da seguire che poi potranno essere trasmesse al Comune. La “ruota intelligente” è stata ideata e progettata dal Mit di Boston e da Ducati Energia, che la commercializzerà. E sempre dal MIT di Boston arriva un’altra novità di interesse per i ciclisti: due modelli di luci praticamente indistruttibili. Realizzate in alluminio leggero e dotate di apposite viti che permetteranno di assicurarle alla bici e di scongiurarne il furto, sono state studiate per garantire la massima efficienza e un risparmio energetico ottimale, grazie all’alimentazione con batterie ricaricabili con un cavo USB.
I diamanti, migliori amici anche dell’ambiente Un gruppo di ricercatori ha sviluppato una tecnologia che sfrutta l’energia solare grazie all’uso di diamanti artificiali
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randi novità per il fotovoltaico, grazie ai diamanti artificiali. È nell’ambito del progetto europeo Ephestus che è, infatti, stata sviluppata una nuova tecnologia, presentata da Daniele Maria Trucchi dell’Imip-Cnr, coordinatore del progetto, al congresso di fisica della Materia, in corso a Milano organizzato dal Consorzio Interuniversitario per le Scienze Fisiche della Materia (Cnism). I diamanti artificiali sono realizzati grazie al metodo denominato Cvd, “deposizione chimica da fase vapore”, nei laboratori dell’Istituto di Metodologie Inorganiche e dei Plasmi (Imip) del Cnr. I ricercatori hanno sco-
perto che, ad alte temperature, questi sono in grado di emettere elettroni che vengono poi raccolti da un collettore metallico e messi a disposizione di un carico per erogare corrente elettrica. L’uso dei diamanti artificiali consente di creare la struttura più adatta alle esigenze dei ricercatori a costi contenuti, pari a un euro per centimetro quadrato. Il gruppo di ricerca, al momento, è riuscito a dimostrare un’efficienza pari al 6% ma prevedono, in tre anni, di raggiungere la quota del 15% di efficienza di conversione.
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L’Accoglienza dei rifugiati, un dovere Stefania Magi assessore Politiche per l’integrazione del Comune di Arezzo, responsabile Anci Toscana del Settore “Politiche dell’integrazione e dei migranti”
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entre mi accingo a scrivere questo articolo le agenzie a Lampedusa aggiornano l’elenco delle vittime del naufragio di oggi (ndr 3 ottobre 2013), siamo a 93 morti accertati e 250 dispersi. Il coro dell’attribuzione delle colpe è il modo peggiore di accogliere
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questa notizia. Mi rifiuto di pensare che sia una tragedia voluta. Il punto non è lanciare accuse, il punto è fare ognuno la propria parte. L’accoglienza dei richiedenti asilo è sancita dalla Costituzione tra i suoi principi fondamentali, all’art. 10:“lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle
libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica“. L’esperienza SPRAR ha visto un valido coordinamento dell’accoglienza tra ministero dell’interno, ANCI e terzo settore, in un sistema integrato. I problemi conseguenti all’improvvisazione che ha caratte-
rizzato la gestione dell’emergenza Nord Africa hanno confermato di fatto la bontà dello SPRAR e la necessità di un sistema integrato. Con il bando ora pubblicato il ministero dell’interno assume lo SPRAR come sistema generalizzato, prevalente, dell’accoglienza dei richiedenti asilo in Italia, e si appresta a finanziarlo con risorse finalmente proporzionali al fabbisogno prevedibile, e con un’ampia quota di flessibilità per fabbisogni possibili. Incrociamo le dita sui progetti del governo, che tuttavia rispetto a ieri sembra in grado di portarne avanti qualcuno. Il nostro ruolo di amministratori locali nella partita globale dei richiedenti asilo è aderire allo SPRAR. È dare la disponibilità ad accogliere richiedenti asilo, con finanziamenti del governo, e con la gestione da parte del terzo settore. L’impatto sociale ed economico dei profughi grava prevalentemente sul sud del mondo, sui paesi confinanti con i luoghi di guerra. In Libano la percentuale varia a seconda delle fonti dal 20 al 30% (1-1,5 milioni di profughi siriani su una popolazione di 4,5 milioni). In Italia i rifugiati sono in percentuale inferiore allo 0,1% della popolazione. La Toscana in Italia, che ha vantato a ragione il modello dell’assistenza diffu-
sa, non sta facendo a pieno la sua parte: con una popolazione che è il 6,1% di quella nazionale, accoglie il 2,8 % dei richiedenti asilo. Occorre fare di più. Aderire allo SPRAR vuol dire strutturare un sistema di accoglienza organizzato per favorire l’autonomia e prevenire quindi fenomeni di marginalità e carico sociale, costruendo una rete con le istituzioni e degli attori del territorio. Vuol dire crescere nella capacità di risposta sociale, portare risorse nel territorio. Vuol dire limitare l’accoglienza forzata ed impreparata di persone inviate in corsa dalle prefetture.
LO STRANIERO, AL QUALE SIA IMPEDITO NEL SUO PAESE L’EFFETTIVO ESERCIZIO DELLE LIBERTÀ DEMOCRATICHE GARANTITE DALLA COSTITUZIONE ITALIANA, HA DIRITTO D’ASILO NEL TERRITORIO DELLA REPUBBLICA, SECONDO LE CONDIZIONI STABILITE DALLA LEGGE. Costituzione Italiana, Art 10, comma 3
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SPRAR
Un Sistema di accoglienza integrata che funziona Guendalina Barchielli
la richiesta di una percentuale di posti aggiuntivi rispetto a quelli finanziati da attivare nel corso del prossimo triennio su eventuale richiesta del Ministero dell’interno per consentire al nostro Paese di far fronte ad un sempre maggiore numero di arrivi.
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o scorso 3 ottobre in un incontro a Firenze, il responsabile Area Welfare, Scuola e Immigrazione dell’ANCI, Luca Pacini, ha illustrato il bando per i progetti di accoglienza che si inseriscono nel Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (SPRAR), approvato dalla Conferenza Unificata Stato-Regioni, e in scadenza il prossimo 19 ottobre.
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Sostanziali le novità introdotte nel bando, tra cui la prima riguarda il numero dei posti disponibili per l’accoglienza che, fino alla scorsa edizione erano 3000, mentre sono previsti diventare fino a 16000, disseminati su tutto il territorio nazionale, a dimostrazione del fatto che il sistema, quando a regime e non soffocato dalle emergenze, riesce a garantire assistenza a un elevato nume-
ro di persone. L’aumento dei posti disponibili e la durata triennale del bando, confermata per la seconda volta, consentiranno agli enti locali di programmare le proprie azioni con un respiro ben più ampio, in modo tale da rendere ancora più efficace il sistema. Il Sistema prevede che la responsabilità delle azioni intraprese ricada sugli enti
locali (Province e Comuni) che presentano il progetto – come singoli o anche in forma consorziata o associata o come unione – anche se decidono di affidarne la gestione diretta ad associazioni del Terzo Settore presenti ed attive sui diversi territori. E proprio su questo punto interviene l’altro elemento di novità, quello relativo all’impegno dell’ente locale di avvalersi di enti attuatori
con pluriennale consecutiva esperienza nella presa in carico di richiedenti e titolari di protezione internazionale che trova la propria ragion d’essere nell’accezione più ampia dell’accoglienza stessa: non solo assistenza primaria, ma messa in atto di un sistema di protezione che sia capace di garantire, attraverso un’esperienza solida, percorsi di accoglienza integrata. Ulteriore novità è
Perché il sistema funzioni, però, oltre ad un coordinamento efficiente e capace di prevenire le gestioni emergenziali, è necessario che si aggiunga l’impegno dei Comuni a fare rete e scambiare le proprie esperienze. L’idea che sta alla base dello Sprar e che, con questo nuovo bando si viene un po’ più a concretizzare, è che il Sistema nazionale si configuri come un insieme di microsistemi regionali cooperanti e integrati. Punto di riferimento di tali microsistemi è l’istituito Tavolo di Coordinamento Nazionale, che dovrà poi dar vita a tavoli regionali di cui faranno parte le Regioni, i Prefetti regionali e le articolazioni regionali di Anci e Upi, sancendo così un ruolo più attivo delle Regioni che, insieme ad ANCI, valuteranno il bando.
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SPRAR
Un nuovo bando per i Comuni
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l Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (SPRAR) coinvolge gli enti locali che promuovono progetti di accoglienza integrata insieme a soggetti del Terzo Settore, per portare a compimento i quali, accedono al Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo. Questi interventi risultano particolarmente efficaci e, al tempo stesso, impegnativi per i Comuni, dato che superando la mera dimensione dell’accoglienza, si incardinano su una serie di azioni che integrano misure di informazione, accompagnamento, assistenza e orientamento, per la costruzione di percorsi individuali di inserimento socio-economico. L’efficacia del Sistema è testimoniata dall’aumento, per il triennio 2014-2016, della capacità ricettiva sul territorio nazionale a 16mila posti (dai 3mila che erano) in seguito al decreto 17 settembre 2013 del Capo Dipartimento per le Libertà civili e l’Immigrazione. Comuni e Province costituiscono il nodo principale del sistema, costruito su una governance multi-livello in cui gli enti locali volontariamente partecipano ai progetti in sinergia con soggetti del Terzo Settore. A coordinare l’azione è il Servizio Centrale, istituito dal Ministero dell’Interno Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione e affidato con convenzione ad ANCI, che si avvale del supporto operativo della Fondazione Cittalia.
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Compiti del Servizio Centrale sono quelli di: monitorare la presenza sul territorio di richiedenti e titolari di protezione internazionale; creare ed aggiornare una banca dati degli interventi realizzati, su cui fare anche informazione; fornire assistenza tecnica agli enti locali, supportare i servizi di informazione e orientamento attuati presso i centri governativi per richiedenti asilo; supportare ANCI negli adempimenti connessi alla qualifica di autorità delegata per il Fondo europeo per i rifugiati (FER).
Il Servizio Centrale fornisce anche servizi speciali rivolti agli enti che si trovano a dover gestire progetti di accoglienza destinati a persone appartenenti alle categorie più vulnerabili, come minori, disabili, anziani, vittime di torture e di violenze, o che richiedono assistenza domiciliare. Il Servizio Centrale cura, inoltre, la formazione e l’aggiornamento degli operatori, e in una logica di scambio tra centro e periferia - opera affinché le esperienze dei territori diventino patrimonio comune e i servizi offerti garantiscano
standard di qualità. Il testo del Decreto e i documenti relativi alla progettazione possono essere consultati e scaricati sul sito del Servizio centrale. Per ogni domanda e richiesta di chiarimento in merito alla progettazione, si dovrà formulare un quesito in forma scritta all’indirizzo di posta elettronica bandoFNPSA@ serviziocentrale.it e le domande e risposte saranno costantemente pubblicate sul sito del Servizio Centrale (pagina FAQ, www.serviziocentrale.it) che verrà aggiornato in tempo reale.
Al Fondo possono accedere Comuni, Unioni di comuni, Province - anche in forma di consorzio - in partenariato con le realtà del privato sociale. Il termine per la presentazione delle proposte progettuali è fissato per il 19 ottobre 2013 e in caso di recapito a mano l’Ufficio Accettazione del Ministero dell’Interno, via Palermo 101 Roma, osserva il seguente orario: lunedì-venerdì 9.00/14.00-14.30/18.00; sabato 9.00/13.00. (gb)
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XXX Assemblea Nazionale Anci Firenze Fortezza da Basso 23/25 ottobre 2013 nell’ambito della
consulta il programma degli incontri e della formazione su www.dire-fare.eu