ConNEETori

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ConNEETtori. Percorsi di formazione e inclusione per giovani NEET Il volume è stato curato da Liuba Ghidotti (Anci Toscana), Rita Pisanello (Regione Toscana Settore Sistema Regionale della Formazione: Infrastrutture Digitali e Azioni di Sistema) e Gian Francesco Fanghi (Regione Toscana – Direzione Istruzione e Formazione) La redazione del volume è frutto di un lavoro collettivo al quale hanno partecipato come autori: Liuba Ghidotti, Hilde March, Anna Muzzi, Massimo Talone (Anci Toscana), Gian Francesco Fanghi, Paola Piazzesi (Regione Toscana – Direzione Istruzione e Formazione), Federica Pacini (Assistenza Tecnica ANPAL), Rita Pisanello (Regione Toscana - Settore Sistema Regionale della Formazione: Infrastrutture Digitali e Azioni di Sistema), Chiara Criscuoli (Regione Toscana - Giovanisì), Laura Fulceri (Regione Toscana – Agenzia Regionale Toscana per l’Impiego), Olmo Gazzarri (Lega Coop – Settore Lavoro e Formazione), Irene Marconi, Cecilia Simoncini (Cooperativa Il Granaio - Piombino), Giulia Casiroli (Cooperativa del Teatro Povero di Monticchiello), Leonardo Sacchetti e Alessandro Guarducci (Cooperativa Macramè di Campi Bisenzio), Laura Coatto (SDS Pisa), Viviana Bartolucci (Cooperativa Arnera di Pisa). Un ringraziamento particolare va a Paolo Baldi (Regione Toscana - Direttore della Direzione Istruzione e Formazione) e Cecilia Chiarugi (Regione Toscana - Settore Sistema Regionale della Formazione: Infrastrutture Digitali e Azioni di Sistema), Lisa Giani (Regione Toscana – Agenzia Regionale Toscana per l’Impiego), Andrea De Conno (Anci Toscana), Graziano Simoncini (Comune di Piombino), Elena Lombardi, Gianni Pisani (Cooperativa Il Granaio - Piombino), Brunella Cecchi (Centro per l’Impiego di Piombino), Accademia Futura di Piombino, Massimiliano Roventini (EBTT Ente Bilaterale del Turismo), Arca Agenzia Formativa di Piombino, Chiara Talenti (Informagiovani di Piombino), Società Parchi della Val di Cornia, Michela Lupia (Ufficio Scolastico Provincia di Pisa), Sandra Capuzzi (Misericordia di Pisa), Antonella Petrinelli (Croce Rossa di Pisa), Roberto Maurella (CESCOT Toscana Nord), Barbara Carli (Copernico Scarl, agenzia formativa CNA Ass. Provinciale di Pisa)

Progetto grafico Osman Bucci (Anci Toscana) In collaborazione con Anci Toscana, Regione Toscana – Direzione istruzione e formazione, Regione Toscana - Settore Sistema Regionale della Formazione: Infrastrutture Digitali e Azioni di Sistema, Regione Toscana - Giovanisì, Agenzia Regionale Toscana per l’impiego, Comuni di Campi Bisenzio, Castiglion d’Orcia e Piombino, Società della Salute di Pisa, Cooperativa Arnera di Pisa, Cooperativa Il Granaio di Piombino, Cooperativa Macramè di Campi Bisenzio, Cooperativa del Teatro Povero di Monticchiello

1. Il quadro conoscitivo

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1.1 All’origine delle nuove politiche di attivazione per i giovani in Toscana 1.2 Analisi di contesto 1.3 Le sfide della nuova programmazione a favore dei giovani NEET 1.4 Giovanisì, il progetto della Regione Toscana per l’autonomia dei giovani 1.5 Il ruolo dei Centri per l’Impiego nell’attuazione della Garanzia Giovani 1.6 L’Accordo di collaborazione tra Regione Toscana e Anci Toscana per il Progetto “ConNEETtori. Percorsi di formazione e inclusione per giovani NEET”

2. Il progetto trasversale, la governance, le risposte del territorio

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2.1 Il punto di partenza 2.1.1 Il contesto della Regione Toscana 2.2 Il progetto “ConNEETtori” 2.2.1 Le fasi del progetto.

3. Il modello di formazione

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3.1 I giovani allo specchio. Apprendere su di sé 3.2 Il network, da virtuale a reale 3.3 Imparare a desiderare 3.4 Il gruppo come metodo

4 ConNEETtori sul territorio

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4.1 Pisa 4.2 Castiglion d’Orcia 4.3 Campi Bisenzio 4.4 Piombino 4.5 Empoli

5 Un progetto per i NEET, un progetto per il lavoro di domani 5.1 Il ruolo delle parti sociali della Toscana sul tema dei NEET 5.2 Il punto di vista dei partecipanti e dei formatori 5.2. Il punto di “non-arrivo”: appunti su possibili scenari

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Con il progetto “GiovaniSì” ed il Programma “Garanzia Giovani”, Regione Toscana ha posto come obiettivo della propria programmazione pluriennale in materia di formazione professionale e politiche giovanili per il lavoro quello di promuovere percorsi di avvicinamento al lavoro dei NEET (Not in Education, Employment or Training), facilitando i processi di transizione scuola-lavoro e sostenendo l’ingresso e la permanenza nel mercato del lavoro dei giovani. Il progetto “ConNEETtori – Percorsi di formazione e inclusione per giovani NEET”, nasce come sperimentazione di una metodologia innovativa, rispetto agli strumenti di intervento tradizionali, per raggiungere e coinvolgere nelle azioni pubbliche quei giovani che non si attivano e non entrano autonomamente in contatto con i servizi per il lavoro e gli strumenti di politica attiva. Le caratteristiche della popolazione NEET, in particolare quella più fragile, impongono di intervenire con azioni integrate, in grado di tenere insieme gli aspetti di carattere formativo ed educativo e quelli di natura più propriamente sociale. Attraverso ConNEETtori, Anci Toscana, partner e coordinatore del progetto sul territorio, ha costruito una governance locale, con gli enti locali, le associazioni di categoria e le organizzazioni sindacali, al fine di individuare forme di collaborazione stabili, per agire con gli strumenti e le azioni più adatte per creare opportunità di formazione e lavoro a favore dei NEET. Il progetto è stato rivolto ad un numero ristretto di giovani, opportunamente selezionati per aree territoriali ed avviati ad un percorso di formazione ad ampio raggio con una metodologia innovativa e sperimentale. Tale scelta ha consentito il loro coinvolgimento nella vita della comunità, innestando un circolo virtuoso che, dall’aumento dell’autostima, ha condotto i giovani a iniziative di autoformazione e autoimprenditorialità, costituendo un supporto alla ricerca attiva del lavoro. Si è sviluppata così una programmazione integrata locale che ha avvicinato i giovani avvalendosi dei Centri per l’Impiego, degli uffici dei servizi sociali dei comuni, dei centri aggregativi, dei luoghi di ritrovo, delle società sportive, delle associazioni di volontariato, con l’intento di ridare ai giovani fiducia in se stessi e autostima, potenziando le capacità e competenze personali trasversali anche attraverso esperienze di volontariato e di cittadinanza attiva. Gli esiti del progetto, con le esperienze positive che vengono presentate in questa pubblicazione, ci confortano sulla possibilità di riuscire ad attivare anche i NEET più lontani da una potenziale occupabilità e rappresentano una buona pratica sperimentale che potrà essere di utile riferimento per la costruzione delle prossime politiche giovanili di Regione Toscana. Cristina Grieco Assessore istruzione, formazione e lavoro 5


La realizzazione del progetto “ConNEETtori. Percorsi di formazione e inclusione per giovani NEET” è un impegno che abbiamo svolto, insieme alla Regione Toscana, con la consapevolezza della difficoltà della prova. I dati ISTAT ci dicono che la disoccupazione giovanile in Toscana si aggira nel 2018 attorno al 22,9%, caratterizzandosi come un problema sociale che investe ancora un numero rilevante di ragazzi nonostante il trend positivo intrapreso (nel 2017 era al 24,5%). Occorre inoltre considerare che i lavori dei giovani sono spesso caratterizzati dall’insicurezza, dalla temporaneità e da forme di flessibilità che rendono più complicato il loro futuro lavorativo. Il progetto suggerisce di considerare i giovani dentro un sistema trasversale che tenga insieme le politiche educative e sociali; a tal fine agli enti locali viene chiesto di attivare tutte le risorse della comunità per non lasciare i ragazzi soli ad affrontare le insidie della precarietà. La proposta ideata e realizzata da Anci Toscana spinge quindi sul sostegno ai giovani, sul loro protagonismo e coraggio; l’innovazione riguarda proprio la strategia dell’approccio formativo, della modalità della governance istituzionale locale e regionale che dia gli strumenti per informare, orientare e accompagnare i giovani in percorsi positivi d’inclusione, a partire da quella scolastica. Le istituzioni sono chiamate a mettersi in rete e a misurarsi con i nostri giovani. Questa visione evidenzia come la valutazione delle politiche giovanili in un contesto allargato di servizi e di opportunità possa incidere sulla costruzione del loro futuro che riparte da una partecipazione reale e attiva. Una grande occasione per costruire consapevolezze e responsabilità. Matteo Biffoni Presidente Anci Toscana, Sindaco di Prato

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1. Quadro conoscitivo 1.1 All’origine delle nuove politiche di attivazione per i giovani in Toscana Nello scenario di perdurante recessione su cui si è aperta l’agenda politica dell’Unione Europea per il periodo di programmazione 20142020, l’obiettivo di contrastare il deterioramento delle prospettive occupazionali dei giovani ha assunto da subito un ruolo centrale nella pianificazione degli interventi. La Raccomandazione del Consiglio dell’Unione Europea del 22 aprile 2013 ha, in particolare, invitato gli Stati Membri con un tasso di disoccupazione superiore al 25% tra i 15-24enni (tra cui l’Italia, che nel contesto di origine registrava il 40%) a fronteggiare la disoccupazione e l’inattività nelle fasce più vulnerabili della popolazione giovanile.

1. Quadro conoscitivo

• La Raccomandazione ha delineato lo schema della Youth Guarantee - ovvero di una rete di garanzia per i giovani - e ne ha indicato i principali obiettivi: prevenire il rischio di disoccupazione di lunga durata, offrendo ai giovani con meno di 25 anni un’opportunità qualitativamente valida (di lavoro, proseguimento degli studi, apprendistato, tirocinio o formazione per una qualifica riconosciuta) entro 4 mesi dall’inizio della disoccupazione o dall’uscita dal sistema d’istruzione formale; • realizzare un SISTEMA di sostegno ai giovani fondato su politiche attive di istruzione, formazione e inserimento lavorativo. In Italia la pianificazione della Garanzia ha tenuto conto della debolezza rilevata anche nelle classi di età maggiori dei 25 anni, indirizzandosi nella maggior parte dei casi alla platea dei 15-29enni, fino a coinvolgere fasce di età ancora più ampie.

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Un ruolo centrale è stato attribuito al passaggio dalla scuola al lavoro, che rappresenta un momento critico: una sorta di “limbo” facilmente trasformabile dalla recessione in anticamera di scoraggiamento e inattività, soprattutto in un sistema come quello italiano dove è prevalsa la logica del “prima studio, poi lavoro” e dove restano ancora insufficienti le interazioni tra le istituzioni scolastiche e il sistema delle imprese1.

che non studiano e non lavorano. Si è trattato di 13 tipi d’intervento in gran parte riconducibili al target NEET di età inferiore ai 30 anni3 che hanno operato in continuità o complementarietà con le azioni messe in campo dalla Regione in attuazione del PON IOG (che nello stesso quadriennio di programmazione ha assegnato alla Toscana circa 69,2 milioni di euro, di cui 56,6 gestiti direttamente dalla Regione).

Buona parte delle risorse destinate ai giovani per fronteggiare gli effetti congiunturali della lunga crisi e prevenirne i rischi strutturali sono state pertanto indirizzate alla categoria dei NEET (Neither in Education nor in Employment or Training), di coloro cioè che non lavorano e neppure sono impegnati in percorsi di formazione o di studio, perché li hanno conclusi o perché li hanno abbandonati prematuramente.�

Le modalità di attuazione del PON IOG sono state definite nel Piano Esecutivo Regionale, con l’obiettivo primario di prendere in carico, con la stipula del Patto di servizio, 55.000 giovani tra i 15 e i 29 anni4, obiettivo ampiamente raggiunto al termine della prima fase del Programma.

A seguito della Raccomandazione dell’aprile 2013, l’Unione Europea ha disposto anche uno specifico stanziamento per l’attuazione della Youth Guarantee attraverso un Programma dedicato.

La Toscana si è posta, quale specifico obiettivo di sistema, quello di incardinare un modello innovativo caratterizzato dal raccordo tra la rete territoriale dei Centri per l’Impiego (CPI) e le Agenzie accreditate ai servizi per il lavoro.

L’Italia ha scelto di realizzarlo tramite una strategia unitaria, condivisa tra Stato e Regioni, adottando un Piano Nazionale (il “PON YEI - Programma Operativo Nazionale Youth Employment Initiative” o con equivalente acronimo italiano “PON IOG - Iniziativa Occupazione Giovani”) che ha delineato le regole generali e le azioni che il Programma poteva prevedere nel nostro Paese2. Ogni Regione ha quindi definito la propria strategia, scegliendo quali interventi attivare e con quali modalità. Nel periodo 2014-2018 la Toscana ha realizzato complessivamente a favore dei giovani NEET 24 tipologie d’intervento. Quasi il 34% della dotazione del Piano Operativo Regionale del Fondo Sociale Europeo (equivalente a circa 248 milioni di euro), è stato stanziato per l’obiettivo specifico A.2.1 “Aumentare l’occupazione dei giovani”, attraverso politiche di garanzia particolarmente dedicate a coloro 1. Per superare la fragilità del legame fra il mondo della scuola e dell'università, da un lato, e quello del lavoro, dall'altro, negli ultimi anni sono state attivate importanti misure (legge 107/2015, più comunemente nota come Buona Scuola; d.lsg. 81/2015, attuativo del Jobs Act) volte a potenziare l'alternanza scuola lavoro ed incentivare l'utilizzo dell'apprendistato di primo e terzo livello. Si tratta di interventi che operano nella direzione di intensificare le interazioni fra chi studia ed il sistema produttivo, ma che naturalmente potranno produrre eventuali benefici effetti solo nel medio e lungo periodo. 2. Lo stanziamento complessivo per l'Italia nella prima fase del Programma ammonta a 1,5 miliardi.

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3. Fanno eccezione pochi percorsi specifici, come avviene nel caso del finanziamento per gli assegni di ricerca, l'alta formazione e l'alternanza ricerca-lavoro, dove il limite di età dei ricercatori destinatari dell'intervento è fissato a 35 anni. 4. L’obiettivo è stato raggiunto al termine del primo ciclo di programmazione con una copertura del 164% (Fonte: Documento di Monitoraggio della Garanzia Giovani in Toscana - 31 marzo 2019).

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In anticipo poi rispetto all’obiettivo di sistema più generale indicato dalla Raccomandazione dell’aprile 2013, si rileva come la Toscana abbia avviato già dal 2011 il progetto Giovanisì, che ha coniato un modello di unificazione delle politiche giovanili per facilitare il percorso di autonomia dei giovani fino a 40 anni, domiciliati o residenti nel nostro territorio. Giovanisì è uno dei 24 progetti strategici inseriti nel Programma Regionale di Sviluppo (PRS 2016-2020) per il raggiungimento degli obiettivi di Europa 2020. È articolato in una pluralità di misure comunemente orientate a favorire i processi di crescita e acquisizione dell’indipendenza delle giovani generazioni sotto un’unica cabina di regia, che ha il compito di dettare linee di indirizzo, facilitare l’interazione fra i diversi settori, gestire l’operatività delle azioni e pubblicizzare gli interventi5. In risposta ai bisogni trasversali della popolazione giovanile, oltre a promuovere le azioni dedicate dal POR FSE e dal PON YEI, Giovanisì funge da catalizzatore e promotore degli interventi e delle fonti di finanziamento, attingendo ad ulteriori risorse europee (POR CREO FESR e PSR), nazionali e regionali. Il profilo dei destinatari finali varia per età fino ai 40 anni tenendo conto anche di altre caratteristiche, a seconda delle opportunità offerte.

1.2 Analisi di contesto All’avvio del periodo di programmazione degli interventi in attuazione della garanzia per i giovani, nel 2014 l’Italia registrava un tasso di disoccupazione del 42,7% tra i 15-24enni e del 31,6% tra i 15-29enni, con migliori valori in Toscana, pari al 35,7% nella classe 15-24 e al 25,9% nella classe 15-29. I quattro anni successivi hanno segnato una diminuzione progressiva del tasso di disoccupazione giovanile, che nel 2018 è sceso sul territorio regionale al 22,9% per la classe di età 15-24 e al 18,4% per la classe 15-29 (contro il 32,2% e il il 24,8% dell’Italia). Il tasso di disoccupazione rappresenta tuttavia una misura incompleta della forza lavoro giovanile inutilizzata, dato che esclude per definizione l’area dell’inattività�, cioè di coloro che, per varie ragioni, non hanno un lavoro e non lo cercano. È dunque proprio il concetto di NEET con le sue componenti di disoccupazione, scoraggiamento e inattività a rappresentare nel modo più esauriente lo svantaggio giovanile nel mercato del lavoro. Grazie alle politiche di attivazione giovanile realizzate nel quadriennio 20142018, la quota di NEET nella nostra regione si è ridotta tra i 15-24enni di oltre cinque punti percentuali (dal 17,1 all’11,9%) ed è scesa tra i 15-29enni di quasi quattro punti (dal 20,1 al 16,2%), mantenendosi sempre inferiore a quella nazionale6. Significativa sul territorio regionale è stata anche la riduzione del tasso dei giovani che abbandonano precocemente gli studi, diminuito tra il 2014 e il 2018 dal 13,8 al 10,6% (a fronte del 14,5% nel 2018 in Italia), con un valore che avvicina la Toscana all’obiettivo di Europa 2020 (10%).

5. La programmazione delle attività è organizzata su sette macroaree, riconducibili a tre principali ambiti di intervento: inserimento e consolidamento professionale (misure tirocini, apprendistato, fare impresa, servizio civile, coworking); emancipazione dal nucleo familiare di origine (autonomia abitativa, bandi per i contributi all’affitto); studio e formazione (borse di studio e di dottorato, corsi IeFP, corsi IFTS, voucher per la formazione e l’alta formazione e assegni di ricerca).

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6.L’incidenza dei giovani NEET è diminuita anche a livello nazionale: dal 22,1 al 19,2% nella classe 1524 e dal 26,2 al 23,4% nella classe 15-29.

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1.3 Le sfide della nuova programmazione a favore dei giovani NEET In prospettiva della realizzazione delle politiche giovanili che verranno attuate con il prossimo ciclo di programmazione comunitaria 2021-2027, l’avvio della II fase del Programma Garanzia Giovani (per una dotazione complessiva aggiuntiva a livello nazionale di oltre un miliardo di euro, di cui circa 29,5 milioni destinati alla Toscana a partire dal 2019), ha segnato un’importante opportunità di analisi e di riflessione sul nuovo scenario di intervento. Dalla valutazione dei punti di forza e di debolezza emersi nella prima fase della “Garanzia” in relazione ai fattori ambientali che si presentano favorevoli o sfavorevoli al futuro conseguimento degli obiettivi, è nata in particolare l’esigenza di munirsi di strumenti innovativi per superare le difficoltà riscontrate nel raggiungere i gruppi più deboli dei giovani NEET (difficili da contattare e scarsamente attivi anche sul web) e la necessità di fronteggiare l’impatto dei recenti flussi migratori, che portano alla scoperta di segmenti di utenza ancora poco conosciuti e sfidano le istituzioni per la messa in campo di modalità di contatto e intervento dedicate, anche con riguardo alla prevenzione dell’abbandono scolastico.

1.4 Giovanisì, il progetto della Regione Toscana per l’autonomia dei giovani Giovanisì, il progetto della Regione Toscana per l’autonomia dei giovani, è un sistema di opportunità strutturato in 7 macroaree: Tirocini, Casa, Servizio civile, Fare Impresa, Studio e Formazione, Lavoro e Giovanisì+ (che racchiude azioni sui temi della partecipazione, cultura, legalità, sociale e sport). I destinatari diretti e indiretti del progetto sono i giovani fino a 40 anni. Gli oltre 300.000 giovani beneficiari raggiunti grazie ad 1 miliardo di euro impegnati (risorse regionali, nazionali ed europee) raccontano la forza che il progetto Giovanisì ha acquisito in questi anni. Giovanisì è nato nel 2011 da una chiara volontà politica di sostenere i giovani nel raggiungimento di una vita autonoma con un approccio integrato, trasversale ed innovativo contraddistinto da tre elementi principali:

•1. Le opportunità offerte ai giovani. Sono oltre 50 e si distinguono in 4 principali dimensioni di intervento, a cui afferiscono le macroaree del progetto: l’inserimento e il consolidamento professionale (Tirocini, Fare Impresa, Servizio Civile, Lavoro); l’autonomia dal nucleo abitativo (Casa), il potenziamento e la promozione delle opportunità legate al diritto allo studio e alla formazione (Studio e Formazione) e la partecipazione giovanile in termini di attività a carattere principalmente culturale (Giovanisì+). Alcune delle azioni che il progetto regionale promuove esistevano da prima che questo nascesse, molte altre sono state attivate con il progetto Giovanisì al fine di costruire una vera e propria ‘architettura di scelte’, dinamica e multidimensionale nella quale ciascun giovane possa, in un dato momento della propria vita, trovare una spinta verso la propria autonomia. •2. Il modello di comunicazione. Uno degli aspetti più innovativi del progetto Giovanisì è l’aver strutturato un modello di comunicazione coordinata e integrata. Questo ha permesso di far diventare Giovanisì un vero e proprio brand istituzionale riconosciuto e riconoscibile che dà forza comunicativa e informativa ai singoli bandi, attraverso strumenti online (sito web7, blogs e social), offline (eventi ed incontri sul territorio) e multicanale (campagne di comunicazione). L’obiettivo è quello di promuovere e informare i destinatari delle opportunità del progetto in modo efficace, l’utilizzo di media differenziati ha permesso di raggiungere un’ampia platea di potenziali beneficiari. I diversi strumenti di informazione e comunicazione messi a disposizione, inoltre, hanno consentito agli utenti di entrare in contatto con il progetto attraverso numerose modalità, sia quelle più istituzionali sia quelle più vicine al mondo giovanile. •3. La governance. Il sistema di governance del progetto Giovanisì prevede una regia unica, in capo alla Presidenza della Regione, che ha il compito di armonizzare e coordinare le singole opportunità, gestite direttamente dai sette assessorati di competenza (Assessorato alle Politiche abitative, Assessorato alle Attività produttive, Assessorato all’Istruzione, formazione e lavoro, Assessorato all’Agricoltura, Assessorato al Welfare, Assessorato alla Presidenza e Assessorato alla Cultura, Università e Ricerca), al fine di offrire un pacchetto di azioni integrato. La Presidenza ha affidato il processo di gestione del progetto ad un ufficio ad hoc, l’Ufficio Giovanisì, composto da uno staff di dipendenti 7.giovanisi.it

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di Fondazione Sistema Toscana, che si occupa di dare informazioni sulle opportunità (numero verde, mail dedicate, Facebook, Messenger); • elaborare, coordinare, gestire le strategie e le attività di comunicazione (online e offline); • monitorare e sistematizzare le azioni progettuali in collaborazione con i settori regionali di competenza; • coordinare le attività territoriali; • promuovere nuove sperimentazioni e attivare processi partecipativi, anche attraverso la progettazione europea. L’Ufficio Giovanisì costituisce il principale punto di contatto e confronto tra l’amministrazione regionale e i giovani. Giovanisì è da sempre esempio di buona pratica sulle politiche giovanili, riconosciuto sia al livello nazionale che al livello europeo. Già nel 2013 l’allora Commissario Ue Laszlo Andor parlò di Giovanisì come fonte di ispirazione del programma Garanzia Giovani europeo, riconoscendo il ruolo di apripista avuto dalla Toscana su questo fronte e definendo il progetto un eccellente esperimento da condividere. Lo stesso Commissario nel 2014, lanciando in Italia la Youth Guarantee, ribadiva che la Toscana partiva avvantaggiata, perché, grazie alle presenza di Giovanisì, aveva mosso anticipatamente i passi per aiutare i giovani nel difficile percorso di rendersi autonomi e aveva così contrastato la crisi occupazionale che riguardava principalmente le giovani generazioni. Nel 2014 è arrivata anche in Toscana la Garanzia Giovani, che si è inserita nell’ambito della strategia regionale per l’occupazione giovanile e per la formazione, avviata con il progetto Giovanisì, in cui rientrano anche altri interventi finanziati con il fondo FSE ed altri fondi europei. La Garanzia Giovani Toscana, in accordo con gli indirizzi comunitari e nazionali, ha previsto alcune misure già presenti nel progetto Giovanisì, modificandone in parte la modalità di accesso, intervenendo sulla fascia d’età 18-29 anni e con un’azione specifica anche sulla fascia d’età 15-18 anni (corsi di Istruzione e Formazione Professionale). L’esperienza toscana può essere portata ad esempio come processo di integrazione ben riuscito fra una politica locale, il progetto Giovanisì, e una politica di dimensione europea, la Garanzia Giovani. 16

La Regione Toscana, anche in questa importante sfida, ha continuato ad investire sul rapporto tra giovani ed istituzioni cercando nuove modalità per far conoscere le opportunità e strumenti diversi per raggiungere target così difficili. Proprio con questo obiettivo, nel 2014 all’interno di Giovanisì e in prossimità del lancio di Garanzia Giovani, è nata una sperimentazione sul fenomeno NEET, per cercare prima di tutto di intercettare questa tipologia di giovani, per capire meglio chi sono e da dove provengono, e proporre loro interventi volti ad accompagnarli a cogliere le opportunità messe a disposizione. Tra gli interventi si segnala per importanza il bando per la presentazione di progetti sperimentali rivolti ai NEET, redatto dal Settore regionale “Politiche di welfare regionale e cultura della legalità” e pubblicato a febbraio 2014. La finalità del bando era quella di individuare e stimolare la costruzione di buone prassi finalizzate all’intercettazione dei NEET sul territorio toscano da parte dei soggetti del Terzo Settore. La scelta di affidare al Terzo Settore questa tipologia di intervento era dovuta al forte radicamento di queste realtà sul territorio, di cui conoscono specificità e criticità e per la loro capacità di mettere in campo operatori formati che hanno le competenze necessarie per lavorare con un target così delicato. Dopo la fase di intercettazione il bando richiedeva che i giovani venissero presi in carico, ovvero accompagnati in percorsi di crescita personale e professionale, dando evidenza alle competenze acquisite, in modo che queste potessero essere riutilizzate dal giovane, in futuro. Era inoltre richiesto di coinvolgere, al termine dei percorsi, i giovani beneficiari degli interventi nelle attività svolte dai Centri per l’Impiego, di accompagnarli all’iscrizione a Garanzia Giovani ed inserirli nei canali comunicativi e informativi relativi alle opportunità offerte dal territorio toscano. Altro aspetto previsto dal bando, molto importante, è stato quello di richiedere alle progettualità di creare reti locali e coinvolgere l’intelaiatura sociale presente sul territorio. I risultati emersi da questa sperimentazione sono contenuti in una pubblicazione “Orizzonti: Giovanisì racconta i NEET toscani”, scaricabile in pdf dal sito di Giovanisì8, e hanno dimostrato che è possibile invertire la tendenza all’inattività, al disorientamento e alla sfiducia, che caratterizza molti giovani. Per fare ciò è necessario una collaborazione integrata tra i vari soggetti del territorio: comuni, Centri per l’Impiego, Servizi Sociali e il Terzo Settore. La sperimentazione 8. giovanisi.it/i-libri-di-giovanisi/

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ha messo in luce anche l’importanza di coinvolgere il più possibile il tessuto produttivo, a volte difficile da sensibilizzare al tema ma che risulta essere un attore fondamentale sia in relazione alle opportunità da offrire ai giovani, sia in termini di prevenzione verso la sfiducia che caratterizza molti NEET. In parallelo a questa riflessione, la sperimentazione ha confermato anche l’importanza di favorire percorsi di accompagnamento per i giovani NEET, attraverso figure specializzate che li possono aiutare nella valutazione delle proprie capacità, in grado così di contrastarne il disorientamento e la tendenza all’inattività. Per ricevere informazioni su Giovanisì si può consultare il sito www.giovanisi. it, telefonare al numero verde 800098719, inviare un’email a info@giovanisi. it, contattare il progetto su Facebook Messenger o iscriversi alla Newsletter di Giovanisì. Inoltre è possibile rimanere aggiornati attraverso gli strumenti social (Facebook, Twitter, YouTube, Instagram, Telegram).

1.5 Il ruolo dei Centri per l’Impiego nell’attuazione della Garanzia Giovani Nel recepire le indicazioni europee e nazionali per l’attuazione della Garanzia Giovani, il Piano Esecutivo della Toscana ha previsto che la presa in carico del giovane da parte del Centro per l’Impiego avvenga entro 60 giorni dall’adesione al Programma, con la predisposizione di un percorso individualizzato e condiviso. Entro quattro mesi dalla stipula del Patto di servizio, il giovane deve quindi poter accedere ad almeno una Misura di politica attiva tra quelle offerte sul territorio regionale. L’adesione al Programma rappresenta dunque il primo step del percorso. Il giovane può effettuarla registrandosi online al portale nazionale oppure a quello regionale. Il sistema provvede poi ad inviargli automaticamente le istruzioni per fissare un colloquio di orientamento presso il Centro per l’Impiego competente, con l’obiettivo di facilitare e sostenere l’utente nell’acquisizione di informazioni utili a valutare la propria partecipazione al Programma. L’eventuale stipula del Patto di Servizio avviene al termine del colloquio e coincide con la presa in carico del giovane, che diviene a quel punto un partecipante al Programma, potendo accedere alle Misure.

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I dati mostrano che l’80% dei giovani che hanno effettuato l’adesione si reca poi al Centro per l’Impiego, la parte restante viene annullata per mancata presentazione al CPI o per l’adesione al Programma in un’altra Regione. I tempi che intercorrono tra l’adesione al Programma e la stipula del Patto di Servizio sono diminuiti nel corso del tempo, con un’attesa media passata da 26 giorni nel 2014 a 20 nel 2017. I tempi per la presa in carico dei giovani interessati al Programma appaiono variabili sul territorio, solitamente in correlazione con la dimensione del Centro per l’Impiego, risultando maggiori nelle aree in cui le domande sono più numerose. Le probabilità di uscita dalla condizione di NEET si differenziano poi a seconda del “profilo di occupabilità” dei partecipanti: tra i giovani più vicini al mercato del lavoro (indice di profilazione basso), la probabilità di uscire dalla condizione di NEET entro i quattro mesi previsti dal Programma è pari al 60%; per i giovani più svantaggiati (indice di profilazione alto) le probabilità di uscita scendono al 38%. I giovani che escono dalla Garanzia Giovani attraverso un’esperienza o un contratto di lavoro, si collocano prevalentemente nei settori Commercio/tempo libero (31%), 3F - Food, Fashion and Furniture (13%) e Servizi alla persona (13%). A livello di professioni, prevalgono le professioni qualificate nei servizi (32% del totale dei giovani usciti sul mercato del lavoro), anche se nel confronto con la distribuzione delle professioni negli avviamenti complessivi emerge il peso delle uscite verso le professioni impiegatizie (20%). L’uscita dalla condizione di NEET in poco più dei 4 mesi previsti dal Programma, è distribuita con le seguenti percentuali. In particolare, il 39% dei giovani esce dalla condizione di NEET entro un mese, un ulteriore 27% entro quattro mesi e solo il restante 34% impiega un periodo più lungo per riattivarsi. I tempi di attesa sono più brevi nel caso di uscita attraverso tirocinio (80 giorni) mentre si allungano per il Servizio Civile (190 giorni), che risente dei tempi di apertura dei bandi. Per contrastare gli effetti negativi della disoccupazione giovanile e l’effetto scoraggiamento, il Piano intende offrire un sostegno fondato su politiche attive di istruzione, formazione ed inserimento nel mondo del lavoro; nello specifico si tratta di immettere uno strumento aggiuntivo volto a favorire un primo confronto dei giovani con il mondo del lavoro, anche se temporaneo e non definitivo.

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Il Piano di Attuazione Regionale (PAR) declina, in coerenza con la strategia nazionale, gli ambiti di intervento sui quali la Regione Toscana intende investire per promuovere i percorsi di avvicinamento al lavoro dei giovani NEET, facilitandone i processi di transizione scuola-lavoro e sostenendo l’ingresso e la permanenza nel mercato del lavoro. Anche nella II fase del Programma la Regione Toscana ha reso operativo il portale online, già avviato il 1° aprile 2014, per l’adesione a Garanzia Giovani di ragazzi in possesso dei requisiti di età, di disoccupazione e di non inserimento in percorsi di istruzione e formazione. In coerenza con le indicazioni dell’Unione Europea e con il Piano nazionale della “Garanzia per i Giovani”, infatti, per poter usufruire degli strumenti messi a disposizione dal Programma è obbligatorio iscriversi attraverso la registrazione presso il portale www.garanziagiovani.gov” o presso il portale regionale http://webs.rete.toscana.it/idol/garanziagiovani/index.html che dialogano con “Cliclavoro” tramite il canale della cooperazione applicativa. Poiché la Raccomandazione del Consiglio dell’Unione Europea pubblicata sulla GUE serie C 120/2013 del 26 aprile 2013, prevede che i giovani siano introdotti nel sistema della Garanzia “entro un periodo di quattro mesi dall’inizio della disoccupazione o dall’uscita dal sistema d’istruzione formale”, viene stabilito che i quattro mesi decorrono dalla data di stipula del Patto di Servizio presso il Centro per l’Impiego scelto dal giovane e che tale evento debba verificarsi, di norma, non oltre sessanta giorni dalla data di adesione alla Garanzia Giovani in Toscana. Successivamente a questo atto il giovane è preso in carico dal Centro per l’Impiego dove, dopo un colloquio, viene predisposto e condiviso un percorso finalizzato ad accedere ad almeno una Misura di politica attiva. Il sistema di Misure rivolte ai giovani prevede, dopo la fase di accoglienza, la presa in carico con la stipula del “Patto di servizio” e le necessarie attività di orientamento, la definizione di un percorso individualizzato e condiviso. Il Programma ha consentito nella I Fase di sperimentare anche in Toscana un modello innovativo di presa in carico da parte dei Centri per l’Impiego, su una platea molto significativa di persone che non vi si erano mai avvicinate prima. Questo modello sarà messo a sistema con la riforma delle politiche attive e l’introduzione dell’assegno di ricollocazione. Presso il Centro per l’Impiego, giovani, imprese e enti possono ricevere informazioni sulla Garanzia Giovani ed essere indirizzati verso le opportunità offerte dal Programma. Il Centro per l’Impiego costituisce il punto fisico di 20

accesso dei giovani al Programma, ed è riconoscibile attraverso lo Youth Corner, ovvero lo spazio all’interno del CPI con funzioni di accoglienza e informazione, di presa in carico, colloquio individuale, profiling e orientamento. Presenti fin dalla fase iniziale del Programma, gli Youth Corner hanno garantito una maggiore accessibilità dei giovani ai servizi e una migliore fruibilità delle informazioni circa le opportunità offerte dal PON IOG, risultando ben visibili all’interno delle strutture dei CPI e immediatamente identificabili tramite l’esposizione dei loghi del Programma Garanzia Giovani e di Giovanisì. Agli Youth Corner è stato assegnato personale altamente qualificato. Gli sportelli dedicati alle politiche attive per l’occupazione giovanile in Toscana hanno svolto e continuano a svolgere un ruolo importante nella definizione degli obiettivi previsti dal Programma Garanzia Giovani in quanto presidio pubblico di comunicazione bottom-up, capace di intercettare gli interessi e i bisogni dei target di destinatari/beneficiari individuati dagli obiettivi specifici del PON, quali: . aumentare l’occupazione dei giovani; . aumentare l’occupazione femminile; . ridurre il fallimento formativo precoce e la dispersione scolastica e formativa; . innalzare i livelli di competenze, di partecipazione e di successo formativo nell’istruzione universitaria e/o equivalente; . accrescere le competenze della forza lavoro e agevolare la mobilità e il reinserimento lavorativo; . qualificare l’offerta di istruzione e formazione tecnica professionale; . diffondere la società della conoscenza nel mondo della scuola e della formazione e l’adozione di approcci didattici innovativi. Oltre alle attività informative, promozionali e di sensibilizzazione sulla Garanzia Giovani, lo Youth Corner supporta i giovani nella registrazione al Programma tramite i portali nazionali e regionali e ne agevola la partecipazione: chi non è ancora registrato avrà il supporto di un operatore per compilare il modulo on line e la scheda anagrafico-professionale; coloro che invece sono già registrati al Programma, saranno aiutati da un operatore a compilare la scheda anagrafico professionale, ossia il dossier personale che contiene i dati anagrafici, la storia 21


formativa e le esperienze di lavoro. Il documento è fondamentale per avere una fotografia della situazione personale e professionale del giovane e capire qual è il percorso più adatto da offrirgli. La scheda e le eventuali modifiche sono gestite dal Centro per l’Impiego. La strategia di outreach dei destinatari del Programma della Regione Toscana consiste nel diffondere la conoscenza delle misure di politica attiva attraverso canali di comunicazione integrata, quali la pagina web dedicata della Regione Toscana, il portale Giovanisì, la diffusione sui social media e stampa (pubblicità su mezzi di trasporto pubblico, radio locali, etc) e tramite eventi dedicati, realizzati sia dall’Organismo Intermedio sia dall’Ufficio Giovanisì. Il sistema dei CPI si è andato via via strutturando in funzione delle regole imposte dal Programma (es. la presa in carico personalizzata presso un unico punto di accesso e la profilazione dell’utenza). Questo ha contribuito a definire e standardizzare il modello di funzionamento dei CPI, evidenziando però anche i limiti di un sistema che deve essere ulteriormente potenziato al fine di assicurare il rispetto dei livelli essenziali delle prestazioni definiti a livello nazionale.

1.6 L’Accordo di collaborazione tra Regione Toscana e Anci Toscana per il Progetto “ConNEETtori. Percorsi di formazione e inclusione per giovani NEET” La Regione Toscana ha posto come obiettivo della propria programmazione pluriennale in materia di formazione professionale e politiche giovanili per il lavoro, il rafforzamento dei processi di governance tra soggetti toscani che operano in questo ambito. E’ nato in questo quadro di riferimento il progetto “ConNEETtori. Percorsi di formazione e inclusione per giovani NEET”, un progetto sperimentale, dal carattere innovativo, che lavora per realizzare percorsi di inclusione per giovani NEET e mira a costruire un sistema in grado di connettere contestualmente diversi operatori provenienti sia dal settore pubblico che da quello privato e anche dal terzo settore. La governance locale rappresenta, infatti, un valore strategico per raggiungere gli obiettivi di lotta alla disoccupazione giovanile e alla rinuncia dei giovani all’istruzione e alla formazione.

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Regione Toscana e Anci Toscana si sono proposte di sviluppare positivamente un’azione comune di valorizzazione e promozione del ruolo degli enti locali nelle iniziative di inclusione sociale e lotta alla disoccupazione, in particolare quella giovanile. Gli enti locali sono attori fondamentali nelle dinamiche legate al mercato del lavoro e della formazione e individuano nella collaborazione con la Regione Toscana un canale privilegiato di azione, che consente, in un quadro normativo definito, di rafforzare e strutturare il loro apporto alla definizione e successiva gestione dei programmi operativi, dei progetti strategici e complessi e delle azioni progettuali. Per dare seguito a questo proposito, nel 2017 (con la D.G.R.T. n.122 del 21 febbraio) è stato siglato il Protocollo d’Intesa tra Regione Toscana ed Anci Toscana finalizzato allo sviluppo della collaborazione sul territorio, all’elaborazione e alla diffusione di buone pratiche nella pubblica amministrazione, alla promozione dei processi innovativi e al miglioramento dell’accessibilità, della fruibilità e dell’efficienza della pubblica amministrazione. Con il Protocollo, Anci Toscana si rende disponibile ad assumere ruoli operativi nella realizzazione dei progetti e nell’implementazione delle attività, migliorando lo scambio informativo tra gli Enti per rendere più efficiente lo svolgimento dei compiti e migliorare le capacità di programmazione locale e regionale. Anci Toscana, coerentemente al proprio Statuto, rappresenta il sistema dei Comuni della Toscana e promuove politiche di associazionismo e cooperazione tra i Comuni anche nella gestione di servizi e di funzioni ed è interessata al conseguimento degli obiettivi regionali di formazione in particolare dei giovani a rischio di disoccupazione e di esclusione sociale (NEET). Inoltre, Anci Toscana ha manifestato l’opportunità di mettere in atto azioni di sistema per contrastare il fenomeno dei NEET collaborando, con unità di intenti, con la Regione Toscana per il raggiungimento degli obiettivi di contrasto di questo fenomeno. È con queste premesse e questi scopi che nel giugno 2018 è stato approvato, con D.G.R.T. n. 592 del 4 giugno 2018, l’Accordo di collaborazione tra Regione Toscana e Anci Toscana finalizzato al coordinamento del progetto “�ConNEETtori. Percorsi di formazione e inclusione per giovani NEET” (di seguito detto brevemente ConNEETtori). . Il progetto “ConNEETtori” prevede lo sviluppo della collaborazione nel settore della formazione e delle politiche attive per il lavoro al fine di contrastare il 23


fenomeno della disoccupazione giovanile e della esclusione sociale dei NEET attraverso:un’analisi degli assetti esistenti in ambito locale; . l’accompagnamento degli ambiti territoriali alla costruzione della governance sul fenomeno NEET; . il sostegno all’attivazione o alla prosecuzione degli istituti dedicati allo sviluppo di attività e politiche nei confronti dei NEET; . un’analisi dei percorsi educativi, formativi e di accompagnamento al lavoro che le diverse istituzioni (sia del mondo della scuola che del mondo della formazione e lavoro) offrono in termini di opportunità e di percorsi di attivazione nei confronti dei NEET, anche in relazione ai progetti attivati sul Fondo per la Povertà Educativa; . il sostegno allo sviluppo della programmazione integrata locale sul fenomeno NEET anche in riferimento agli strumenti di pianificazione zonale, regionale, nazionale ed europea; . il coinvolgimento di associazioni di categoria (Confindustria, CNA, Confesercenti, Confcommercio, CIA, Coldiretti etc.) al fine di individuare forme di collaborazione stabili per opportunità lavorative; . il protagonismo e la consapevolezza nei giovani coinvolti; . il supporto alla ricerca attiva del lavoro favorendo l’empowerment individuale dei giovani individuati come campione della sperimentazione, inseriti nei percorsi socioassistenziali familiari oppure non rientranti in nessuna delle categorie prese in carico dai servizi sociali comunali. Il progetto ha avuto inizio nel 2018 e si è concluso nel 2019, contando 3 edizioni in diversi territori della Toscana.

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2. IL PROGETTO TRASVERSALE, LA GOVERNANCE, LE RISPOSTE DEL TERRITORIO 2.1 Il punto di partenza La definizione di NEET (Not in Education, Employment or Training), da cui prende avvio il progetto dal titolo “ConNEETtori. Percorsi di formazione e inclusione per giovani NEET”, ha preso in esame tutti quei giovani non occupati e nemmeno impegnati in percorsi formativi, indicati come a forte rischio di esclusione sociale, con un’età di riferimento che parte dai 15 anni fino ai 24, anche se le statistiche tendono a tenere conto anche della fascia d’età fino a 35 anni. Il progetto regionale, infatti, ha promosso azioni, che verranno descritte in seguito, anche per i NEET di età più adulta.

2. IL PROGETTO TRASVERSALE, LA GOVERNANCE, LE RISPOSTE DEL TERRITORIO

Il punto di partenza è stato riflettere sull’universo dei NEET che risulta variegato e complesso: c’è chi è vittima della dispersione scolastica, chi ha concluso la scuola dell’obbligo e non ha trovato la propria strada, chi lavora occasionalmente in nero, e chi è demotivato, chi ha smesso di cercare un impiego perché, dopo il diploma o la laurea, non è riuscito ad entrare nel mercato del lavoro. Sono profili di giovani, quelli presi in considerazione dal progetto, che pur partendo da problematiche differenti, sono tutti alla ricerca continua della giusta occasione. Il fenomeno NEET è spesso narrato come un’entità unica, cui sono attribuite, di volta in volta, ragioni differenti come la crisi economica, le poche opportunità per giovani laureati, l’abitare in zone disagiate dal punto di vista economico e industriale, la distanza tra la scuola e il mondo del lavoro, l’inadeguatezza delle istituzioni e delle politiche economiche. In generale i NEET vengono descritti come giovani che hanno sfiducia nelle istituzioni e nel futuro, hanno un atteggiamento di distacco e disinteresse verso le opportunità e sono molto distanti dal loro percorso scolastico e dalle loro aspirazioni. Anche i mass media identificano i NEET come un’unica categoria di soggetti, quando in realtà, e avremo modo di scoprirlo con l’esperienza del nostro progetto, sono persone disoccupate e inoccupate, in cerca di occupazione, giovani donne e madri, persone con disabilità, persone scoraggiate, giovani emarginati, o in cerca di opportunità d’istruzione e formazione. La riflessione che ci ha condotto a creare un progetto dedicato a questa tipologia di giovani è partita dai dati europei, italiani e soprattutto toscani, che hanno restituito

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un quadro critico. Dal Rapporto Welfare e Salute in Toscana presentato il 4 luglio 2019 da Agenzia Regionale di Sanità della Toscana9 viene evidenziato che il 63% dei giovani toscani dai 18 ai 24 anni vive in casa con la famiglia e di questi il 35% ha un lavoro. L’abbandono scolastico nella fascia di età 18-24 anni è pari al 10,6%, vale a dire uguale alla percentuale europea, mentre in tutta Italia la percentuale sale al 14,5%. Nell’anno precedente i dati sui NEET, considerati fino a 29 anni da ARS, erano pari al 16,2%, sicuramente più bassi rispetto al dato nazionale italiano del 23,4% ma più alti rispetto all’Europa dove i NEET raggiungevano il 13%. 23,4 16,2 13,0

Toscana

Italia

Europa

Anno 2018. Giovani NEET fino a 29 anni a confronto

Se è pur vero che, come ci riporta ancora ARS, il mercato del lavoro migliora nel 2018 (+12.000 occupati e -22.000 disoccupati rispetto al 2017) portando il trend positivo al terzo anno consecutivo e la disoccupazione quasi in linea con quella europea, continuano le difficoltà per donne, stranieri e giovani. Infatti il fenomeno NEET coinvolge nel 2018 circa 81 mila ragazzi e il dato, fortunatamente, risulta essere in calo. In letteratura, i NEET tendono ad avere una storia personale piena di scoraggiamento e frustrazione, per cui spesso abbandonano l’idea della ricerca di un’occupazione, e, contemporaneamente, rinunciano anche ai percorsi formativi, determinando problematiche che ricadono sia sul piano strettamente economico sia su quello sociale e personale. Inoltre, la difficoltà di accedere al mondo del lavoro 9. ARS Toscana Welfare e salute in Toscana. 2019

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è spesso determinata dalla mancata attivazione nella ricerca di un’occupazione, da una disinformazione degli strumenti istituzionali e non, di accesso al mercato del lavoro e della formazione, e da un accompagnamento limitato da parte dei servizi. In più, scorgiamo anche un duplice ruolo della famiglia. Infatti sempre ARS ci conferma che i NEET trovano nella rete familiare quelle sicurezze che impediscono di scivolare in un percorso di esclusione sociale, avanzando dunque l’idea che questa delega alla famiglia possa ostacolare un’autentica lettura del fenomeno, perché “questi giovani stentano a salire in cima alle priorità dell’agenda politica, anche a fronte del contenimento del problema da parte del welfare familiare”.10 D’altro canto sempre più, oggi, le famiglie si disgregano senza più fornire l’appoggio necessario alla formazione culturale e personale dei propri figli, consegnando quindi alla società adolescenti e giovani disorientati e smarriti. Questa doppia e possibile lettura porta inevitabilmente, ed è questo lo scopo principale del progetto, a concentrare le azioni sulle capacità che permettono ai giovani di andare avanti sempre, superando gli ostacoli, gli insuccessi e i rifiuti; a coinvolgere i giovani stessi in una rete positiva di riferimento che possa orientare e sostenere chi vive in contesti difficili con la proposta di soluzioni positive.

2.1.1 Il contesto della Regione Toscana

Analizzando il contesto toscano, così come ARS lo descrive, si deve partire e analizzare quel 16,2% di giovani NEET che non sono disoccupati, né fanno parte della popolazione attiva dei 128 mila iscritti nei Centri per l’Impiego. Questi ragazze e ragazzi rappresentano forse il lato più critico del fenomeno giovanile del nostro paese e della Toscana. Già la Regione Toscana, come ampiamente descritto nel capitolo 1, propone pacchetti e misure riferiti a Garanzia Giovani e pensati per i giovani, che favoriscono l’inserimento nel mondo del lavoro e sono mirati a fornire percorsi di formazione professionalizzanti. La Toscana, da tempo, ha dato vita ad una vera e propria strategia contro la disoccupazione e l’esclusione giovanile, attraverso il progetto Giovanisì, che contempla anche misure rivolte a una platea e a una fascia di età più ampia, rispetto a quella considerata da Garanzia Giovani.

10.Saraceno, C., 2012, Disuguaglianze che segnano destini. Se cresce il welfare cresce la libertà di un Paese, in «Animazione sociale», n. 259, pp. 48 - 60

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Se ci addentriamo nelle prime esperienze pilota, nazionali e locali, scorgiamo che già dal 2010 si è cercato di dare risposta alle problematiche e alle esigenze dei giovani NEET utilizzando e sviluppando strategie che in sintesi hanno: • proposto percorsi formativi specifici, • incentivato l’autoimprenditorialità, • scoperto giovani di talento supportati con borse di studio, • potenziato le strategie di rete tra agenzie di formazione professionale, • sostenuto la costruzione di idee innovative che sono poi state realizzate tecnicamente e finanziariamente, • promosso specifiche situazioni di tipo artistico-creativo che hanno coinvolto i giovani nella costruzione di competenze che hanno consentito un percorso di uscita dalla condizione di NEET, • promosso e incentivato inserimenti di giovani in tirocini presso artigiani. Il progetto che Anci Toscana ha messo in campo, grazie al finanziamento regionale, ha fatto proprie le ragioni che hanno portato a queste strategie e ha proposto un percorso che tenesse insieme le amministrazioni locali e tutti i soggetti del territorio in una logica di rete, a partire dalla scuola, per poi incontrare i servizi per il lavoro e i servizi sociali, il mondo del lavoro, della cultura e delle associazioni. La Rete, ovvero la governance istituzionale e territoriale, deve valere anche per i NEET e assume un’importanza centrale nella valutazione delle politiche pubbliche se si struttura attraverso le decisioni che si identificano poi con le modalità e gli strumenti utili al raggiungimento degli obiettivi di inclusione e avvio dei giovani verso la formazione e le professioni. La strategia della rete consolidata, che comprende livelli e settori differenti, può servire a predisporre il progetto personalizzato e attivare quindi servizi e interventi più idonei a superare e rimuovere le situazioni di disagio e di emarginazione dei giovani NEET.

2.2 Il progetto “ConNEETtori” Il progetto di Anci Toscana ha avuto come intenzione principale la formazione, che descriveremo in modo approfondito in seguito, di ragazze e ragazzi, fino a 35 anni di età e poco oltre, che hanno avuto modo di attraversare un percorso formativo con la finalità di riscoprire le loro competenze e di confrontarsi con un’offerta del mondo del lavoro più in linea con le loro aspettative. Questi ragazze e ragazzi hanno partecipato agli incontri e lavorato per riuscire a progettare la propria strada e quindi comprendere come collocarsi nel mondo, prima ancora che in un posto di lavoro qualsiasi. Il cammino ha anche sviluppato, in parallelo, un dialogo con gli attori datoriali e formativi del territorio che potevano essere in grado di dare risposte in termini di occasioni professionali. Questo tracciato, così complesso, ha indotto quindi la costruzione di un sistema in grado di connettere contestualmente diversi operatori provenienti sia dal settore pubblico, sia dal terzo settore e dal privato. Il percorso avviato, suddiviso in due fasi importanti ha dovuto necessariamente fare i conti con la programmazione delle politiche di sviluppo della formazione e del lavoro e delle politiche educative e sociali che hanno trovato nell’ambito territoriale un terreno di sviluppo ottimale. In linea di principio, Anci Toscana ha svolto un ruolo decisivo di coordinamento accordando le opportunità regionali con i bisogni del territorio, creando connessioni a livello locale, coinvolgendo enti locali e associazioni di categoria e dando maggiori strumenti ai giovani che hanno partecipato alla formazione per la ricerca del lavoro. Tant’è che lo scopo del percorso era proprio l’ampliamento della conoscenza e della comprensione delle esigenze del mercato del lavoro, l’individuazione della strada migliore per accedervi, la definizione di una strategia (come proporsi a un’azienda, preparare il curriculum, affrontare un colloquio di lavoro) che sono stati alcuni dei momenti chiave del processo formativo per individuare quello che ha interessato le aspettative dei ragazzi.

Anci Toscana, con questo progetto, ha dato valore alle risorse istituzionali del territorio e promosso la realizzazione di una solida rete socio-educativa e di una comunità informata, consapevole, competente e responsabile. Nel costruire il concetto di governance del progetto, ha creato dei ponti, creduto in sistemi alternativi e ampliato le opportunità. Il vero traguardo è stato quello di realizzare una regia istituzionale che producesse connessioni sempre più ampie e che approfondisse la consapevolezza e le conoscenze dei ragazzi coinvolti, per dare a tutti le stesse opportunità valutate in base alle proprie esigenze, capacità e attitudini. 30

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2.2.1 Le fasi del progetto.

Fase 1: Dalla costruzione degli assetti di governance istituzionale e tecnica all’attivazione dei giovani Questa prima azione progettuale è stata preceduta dall’individuazione di tre territori sperimentali, nei quali sono state proposte le azioni di contrasto al fenomeno NEET. Considerate le caratteristiche eterogenee dei diversi territori della Toscana, la scelta è ricaduta su tre luoghi che potessero rappresentare la varietà delle situazioni; si è proposta quindi la seguente articolazione: - un Comune medio (Area Vasta Centro, Campi Bisenzio), - un Comune con una significativa fascia periferica (Area Vasta Ovest, Pisa), - un Comune di un’area interna (Area Vasta Sud Est, Castiglione D’Orcia). Le differenze in termini sociali, demografici e geomorfologici dei comuni individuati, hanno fatto sì che venisse adottata una metodologia di dialogo strutturato, ovvero un percorso di confronto e coinvolgimento degli attori del panorama economico, produttivo, socio-educativo ed associativo che ha consentito di sviluppare un contesto, istituzionale e non, che avesse le caratteristiche di estrema aderenza alle singole realtà territoriali coinvolte. Si sono quindi costituiti tre tavoli di confronto locali, coordinati da Anci Toscana, con la partecipazione dei soggetti istituzionali e associativi. Il lavoro dei tavoli ha visto la condivisione e l’individuazione di modalità organizzative, istituzionali e operative con una proposta finale di azioni e servizi per il contrasto del fenomeno NEET. In questi incontri è stata fatta un’analisi degli strumenti e delle azioni rivolti alle giovani generazioni, ovvero, da parte regionale sono stati considerati gli strumenti e le azioni rilevanti sul piano formativo e professionale, da parte delle conferenze zonali, in stretta relazione con i comuni e in una logica di integrazione socio educativa, quelli rilevanti nella programmazione sociale, sociosanitaria e sanitaria del Piano Integrato di Salute e del Piano di inclusione zonale. Il coinvolgimento anche delle parti sociali nella progettazione delle azioni e degli interventi ha individuato altre forme di collaborazione sistemiche e durature per future occasioni e opportunità lavorative da proporre ai giovani individuati dal progetto. Pertanto, al fine di ottenere un risultato migliore, si è pensato di intervenire con azioni in grado di tenere insieme gli aspetti di carattere formativo ed educativo e quelli di natura più propriamente sociale. Il ruolo di Anci Toscana, quale soggetto coordinatore del percorso, ha rinforzato il sistema dell’azione integrata delle diverse competenze e della rete infra-istituzionale, verificando la capacità di cogestione fra

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assessorati all’istruzione con funzione di capofila e gli uffici delle politiche sociali e del lavoro, quali soggetti operativamente deputati ad individuare, assieme alla rete istituzionale ed associativa coinvolta, i giovani da formare. Il gruppo È così che è avvenuto l’arruolamento dei giovani: attraverso i database dei Centri per l’impiego, gli uffici dei servizi sociali dei comuni, i centri aggregativi, l’educativa di strada, i luoghi di ritrovo, le società sportive, le associazioni di volontariato, le parrocchie. Intercettare i NEET è stata la fase più difficile del progetto; abbiamo verificato che questa tipologia di giovani spesso non è conosciuta e quindi non viene raggiunta. Per cercare di agganciarli è stato attivato un sistema di reclutamento formale e informale, utilizzando anche i social network e i giornali della zona. Il valore che abbiamo tentato di trasmettere è stato l’idea che ci può essere un percorso di miglioramento e avanzamento che riguarda una maggiore consapevolezza di sé, un potenziamento delle proprie competenze personali e relazionali e quindi la possibile uscita da una condizione di NEET nella quale si trovano anche inconsapevolmente. Spesso i giovani non pensano di poter attingere a risorse esterne o di avere risorse interne da cui ripartire. Inoltre, l’orizzonte di senso che abbiamo voluto dare a questo percorso sperimentale è che, oltre alle attivazioni formalizzate da tirocini e corsi di formazione o lavorativi, è anche attraverso esperienze di volontariato e di cittadinanza attiva, nell’ambito sportivo, piuttosto che culturale e sociale che si possono acquisire conoscenze e competenze trasversali che potranno servire per disegnare un loro futuro possibile. Il reclutamento quindi è stata la vera sfida, diversa nei differenti contesti, tanto è vero che ha dato anche esiti negativi: nei territori di Campi Bisenzio e Castiglion d’Orcia il progetto non è andato a buon fine perché non sono stati individuati giovani NEET o comunque non si sono dimostrati interessati nonostante siano stati organizzati tanti appuntamenti in varie forme e in diversi contesti. Per questo motivo, in accordo e con la collaborazione degli uffici regionali della Direzione Istruzione e Formazione e in particolare del Settore Sistema Regionale della Formazione: Infrastrutture Digitali e Azioni di Sistema, sono stati individuati altri due territori nei quali attivare il progetto: Piombino e Empoli, dove il percorso ha avuto un ottimo risultato di adesione, mentre a Firenze non si è riusciti a formare il gruppo. Sono, dunque, significativi i “fallimenti” nel comune molto piccolo (Castiglion 33


d’Orcia), medio (Campi Bisenzio) e grande (Firenze) che ci permettono di interrogarci ancora di più sulla strategia usata per coinvolgere i giovani. Per la buona riuscita del progetto occorre individuare e indagare in profondità le cause delle barriere per cui i giovani non vogliono mettersi in gioco e cercare di dare risposte a partire dalla loro motivazione e dalla loro volontà in modo che possano cambiare la rotta.

La strategia formativa Il progetto ha sviluppato una strategia formativa dal carattere decisamente innovativo, perché ha tentato di sviluppare nei partecipanti, una maggiore consapevolezza di sé, di individuare le loro competenze trasversali, che poi, se vorranno, useranno per determinare l’uscita dalla condizione di NEET, facendo fronte alle difficoltà di un mercato del lavoro estremamente complesso e perciò decisamente sfidante, soprattutto per chi, fra loro, si trova in una condizione di prolungata marginalità. Il programma formativo si è svolto con la realizzazione di 10 incontri per ogni area territoriale che hanno, fra le altre cose, diminuito il senso di esclusione e di distacco e stimolato occasioni di partecipazione alla vita della comunità, anche a partire dalle esperienze di cittadinanza attiva. La particolarità di questa proposta ha certamente prodotto nei giovani un maggiore coinvolgimento nella rete della comunità locale, un cambio di prospettiva rispetto al loro futuro, una maggiore fiducia in loro stessi. Insomma, un cittadino attivo con una maggiore propensione all’autoformazione e all’auto imprenditorialità, in linea con gli obiettivi che Regione Toscana ha fatto propri a partire dal Progetto Giovanisì. I giovani coinvolti hanno quindi sviluppato modalità relazionali, competenze informali e una consapevolezza di sé e del proprio contesto sociale, che sono gli strumenti fondamentali per uscire dalla condizione di isolamento tipico dei NEET. A seguito dei 10 appuntamenti, all’interno del tavolo istituzionale e alla presenza dei ragazzi, si è tenuto un incontro di restituzione dell’attività svolta e dei risultati conseguiti; sono stati individuati i punti di forza e le criticità ed è stata valutata l’effettiva capacità di impatto del progetto su questa parte di popolazione giovanile coinvolta.

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Fase 2. Azione di accompagnamento dei giovani nei loro percorsi e valutazione delle conseguenze degli interventi Nella seconda fase del progetto, nell’ambito di una giornata di parlamento, i giovani si sono auto-promossi, presentandosi ai possibili soggetti datoriali, con le loro competenze scolastiche e motivazionali. Essi hanno raccontato la propria esperienza, esprimendo le loro valutazioni sui limiti e le opportunità che il percorso formativo di cui sono stati protagonisti ha rappresentato. Quest’azione è stata la verifica sull’effettiva efficacia del percorso affrontato nel determinare la crescita della propria consapevolezza e della capacità di analisi e di autoanalisi da parte dei giovani. Inoltre, si è cercato anche di valutare i ragazzi nella loro personale attivazione su percorsi di fuoriuscita dal loro sentirsi come una “generazione sospesa”. Infine, e questa è un’azione già in parte avviata ma che è passibile di aggiornamenti anche continui, è necessario oltre che opportuno, verificare quali percorsi sono stati intrapresi dai giovani coinvolti nel progetto, come ad esempio l’iscrizione al CPI, l’avvio di tirocini o di attività formative, un inserimento occupazionale, e ogni altra azione volta a promuovere un loro sviluppo inclusivo che li vedrà impegnarsi direttamente. Il progetto infatti, nel puntare molto sul lavoro di squadra, oltre a valutare i risultati raggiunti dal punto di vista dell’attivazione professionale dei giovani presi in carico, ne monitora anche l’evoluzione sotto il profilo personale, con lo scopo di rafforzare la loro rete di legami in ambito sociale e di far sviluppare competenze trasversali anche in ambito lavorativo. Possiamo anche sostenere che questo percorso, certamente sperimentale, ha generato l’immagine che la stabilità al giorno d’oggi non è un posto di lavoro più o meno sicuro, ma una serie continua di opportunità, da monitorare costantemente per poterne usufruire all’occorrenza. La valorizzazione del talento, il premio per la passione, il coraggio della creatività, lo spirito d’iniziativa sono qualità che possono convertire il problema del “non lavoro” in opportunità di sviluppo per la persona stessa e quindi per tutta la comunità locale. Inoltre le attività del progetto hanno consolidato maggiormente il concetto della trasversalità delle politiche giovanili: sviluppare e investire sulle strategie educative, socializzanti e di presa in carico di tutta la comunità professionale e sociale, per accompagnare i ragazzi nei loro percorsi di crescita. Questa prospettiva ripristina la piena cittadinanza al diritto di crescere e alla partecipazione attiva dei giovani. Insomma, e infine, un approccio trasversale integra inevitabilmente saperi e competenze, arricchisce famiglie, scuole, associazioni e servizi e tutto questo sottolinea fortemente una responsabilità della comunità alla crescita delle nuove generazioni. 35


3. IL MODELLO DI FORMAZIONE L’approccio formativo di un progetto destinato a giovani che, con buone probabilità, non hanno avuto esperienze positive con i percorsi ordinari di formazione strutturata di vario tipo o di istruzione scolastica, non poteva cadere nel paradosso di riproporre modalità standard di apprendimento, pena un rifiuto, più o meno esplicito, del patto formativo fin dall’inizio dei corsi e la vanificazione del progetto stesso. Allo stesso tempo, la sfida di accogliere e rimotivare i giovani ad attivarsi, ha imposto una definizione attenta non solo delle metodologie formative, ma anche e soprattutto dell’oggetto della formazione. Ciò che sicuramente non sarebbe stato coerente con le finalità ultime del progetto, è la proposta di “insegnare a fare qualcosa” e trasmettere competenze specifiche da inserire nel curriculum.

3. IL MODELLO DI FORMAZIONE

L’oggetto dei corsi è stato quindi spostato dall’apprendere contenuti, in senso tradizionale, all’apprendere di sapere: una messa a fuoco sulle pre-competenze che germinano dalle attitudini e dalle esperienze di ciascuno, e che spesso tra i giovani ‘bloccati’ vengono obnubilate dalla mancanza di autostima e dal non riconoscimento o valorizzazione nell’ambito dei percorsi standard. La seconda sfera oggetto della formazione o, per meglio dire, delle esplorazioni formative proposte dal progetto, è stata la rete reale, il territorio fuori dalla porta di casa: un habitat che sembra di conoscere da sempre e tuttavia spesso è penalizzato da uno sguardo di superficie, privo di strumenti per intercettarne meccanismi, risorse, possibilità. La terza sfera, infine, che ci si è proposti di indagare e far emergere è stata quella delle aspirazioni personali, l’aspetto più delicato e complesso del percorso, laddove aspirazioni e desideri vengono neutralizzati o da una scarsa fiducia in se stessi, o dall’imperativo categorico, veicolato dalle famiglie e dai contesti sociali, di restare “con i piedi per terra”, aderenti alla realtà. Ma come fare quando la cosiddetta realtà restituisce un’immagine poco gratificante di sé?

3.1 Giovani allo specchio. Apprendere su di sé Il giovane che si trova in uno stato di impasse soffre, tipicamente, di un deficit di autostima, che non di rado si traduce in una sotto-stima se non, addirittura, in un pregiudizio negativo su di sé. Date queste premesse, il principio di apprendere di sapere non risulta affatto scontato. In un contesto culturale che 37


premia la specializzazione, si tende a considerare competenze quelle strutturate e certificate, ed esperienze esclusivamente quelle lavorative. Al vaglio di siffatte categorie, molti giovani sono convinti di non avere né esperienze, né competenze di sorta, convincimento che si riflette nella esilità dei curricula quando vengono redatti. Da qui l’importanza di ricostruire il proprio identikit, la propria mappa delle competenze, che tracci in tutte le direzioni ciò che si è, che sappiamo di essere, che sappiamo fare, acquisendo consapevolezza di cosa ha facilitato o ostacolato determinati percorsi. Il termine anglosassone soft skills denuncia involontariamente come tali competenze siano derubricate a qualcosa di leggero e impalpabile, collaterale, al contrario, se si intendono come in questo contesto, un modello diverso assumono il valore di competenze di base, le fondamenta individuali su cui può essere innestato un percorso formativo-professionale ben orientato. Col proposito di ricostruire la mappa delle soft skills e fare un bilancio approfondito e veritiero delle competenze e pre-competenze, ai giovani è stato proposto di ripercorrere e censire tutte le esperienze, anche quelle apparentemente più insignificanti, così come di tradurre azioni e funzioni quotidiane in attitudini mettendo in luce sia quelle che si valorizzano nel fare individuale (abilità praticomanuali, di invenzione e progettazione), sia quelle che emergono nel fare con gli altri (abilità di relazione, comunicazione, organizzazione). Solo se si conosce bene il proprio profilo si è in grado di presentarlo agli altri. Parte degli incontri è stata finalizzata a ri-scrivere il proprio curriculum, fedele alla maggiore quantità possibile di competenze tracciate nel percorso, anche nella forma più attuale del video curriculum e di auto-presentazioni prodotte con l’ausilio di strumenti multimediali. Questo è stato utile anche per i giovani con percorsi di studio e istruzione positivi (che hanno partecipato al progetto in misura minoritaria), i quali non possedevano comunque strumenti efficaci di lettura e rappresentazione di sé.

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3.2 Il network, da virtuale a reale Essere connessi è importante, soprattutto alla realtà. La rete, intesa come la realtà produttiva di un contesto locale è spesso articolata, se si considera per produzione tutto ciò che ‘accade’ in un territorio (piccoli servizi, esistenza di associazioni, nascita di spazi condivisi per il lavoro o il tempo libero, iniziative culturali, etc). Le opportunità di inserimento per i giovani si configurano anche come opportunità di partecipazione, e partecipare può significare contribuire a trovare risposte a bisogni comuni – secondo i principi, ad esempio, della civil economy. In tutto ciò, acquisire una conoscenza non superficiale del proprio territorio è essenziale, al fine di allineare il più possibile le risorse personali con le risorse della comunità e individuare modalità innovative di auto-imprenditoria, dove l’identità lavorativa può legarsi a nuove forme di socializzazione e all’identità civica. In questa prospettiva, il percorso formativo ha proposto ai giovani una esplorazione/mappatura territoriale condotta con l’utilizzo di varie tecniche e strumenti digitali di facile accesso, a cui si sono aggiunti incontri-interviste con rappresentanti locali di realtà produttive, imprenditoriali e dei servizi di vario tipo.

3.3 Imparare a desiderare Quando viene loro chiesto «Tu cosa vorresti fare?», una delle risposte ricorrenti date dai giovani più sfiduciati rispetto alle proprie possibilità di lavoro e occupazione è: «Qualsiasi cosa». L’essere disposti a ‘fare di tutto’ viene ritenuta la migliore garanzia che si possa dare. In realtà, nessun datore di lavoro vorrebbe sentirsi offrire una disponibilità così generica da risultare anonima: senza nome e, a ben vedere, senza anima. Senza addentrarsi nel complesso tema del rapporto fra domanda e offerta di lavoro, il percorso si è proposto di focalizzare il versante dei desideri individuali, non sempre chiaramente formulati e percepiti, come per una sorta di autocensura preventiva. Eppure è solo dal desiderio e dall’aspirazione che nascono la motivazione e l’energia creativa. Creatività, intesa come capacità di connettere in modo nuovo cose che già esistono, accendere cambiamenti che vanno a colmare spazi vuoti, capacità di immaginare il possibile, è stata una delle parole-chiave del percorso. Insieme a consapevolezza, identità, scoperta, prospettiva, intraprendenza, comunità, partecipazione, reti, locale, globale, responsabilità.

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3.4 Il gruppo come metodo Nel suo complesso, quindi, il progetto ha proposto non un corso, ma un per-corso per offrire chiavi di lettura inedite su se stessi e il contesto in cui si vive, sul proprio presente, le possibilità di futuro. Il mezzo su cui tale percorso ha viaggiato è stato il gruppo. Dal punto di vista metodologico, il lavoro di gruppo centrato sullo scambio e la cooperazione ha rivestito un’importanza di fondo nell’attuazione delle azioni formative del progetto. Opportunamente accompagnato e facilitato nella costruzione di relazioni empatiche, anche attraverso il ricorso a tecniche ludiche e partecipative, il gruppo ha garantito un ambiente protetto, caratterizzato da approcci orizzontali tra i partecipanti tali da agevolare la condivisione di difficoltà, vissuti, aspirazioni, e favorire il riconoscimento di sé nell’esperienza dell’altro. Obiettivo, quello della ricostruzione del proprio identikit, come abbiamo visto prioritario e fondativo dell’intero percorso. Il confronto con l’altro non solo consente di scoprire o riscoprire le proprie risorse, ma può anche indurre a metterle a fattore comune. Allo stesso modo il territorio in cui si vive, uno degli oggetti delle esplorazioni dei giovani, si delinea con maggiore completezza se si presenta come la convergenza di sguardi multipli e differenti. Soprattutto per quanto ha riguardato l’analisi del territorio, il lavoro di gruppo e all’interno di esso si è alternato con compiti individuali da svolgere fra un incontro e l’altro (indagini in rete, report fotografici, scrittura di brevi testi, etc), che comunque sono sempre confluiti nel confronto condiviso in aula. Il gruppo è stato quindi il perno e il motore di questa esperienza formativa in tutte le sue tappe, avanzando una doppia sfida: per i giovani che hanno partecipato di mettersi in gioco, superando confini e pregiudizi su se stessi; per i conduttoriformatori, accettare per ogni gruppo una fisionomia, un ‘funzionamento’ e una capacità produttiva peculiare e diversa, in ogni caso senza esiti predeterminati. Le caratteristiche di ciascun gruppo, infine, sono state in buona misura determinate anche dai contesti socio-economici territoriali specifici, nonché dalle modalità di attivazione della governance locale e dalle conseguenti modalità di reclutamento dei partecipanti.

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4. ConNEETtori SUL TERRITORIO 4.1 Pisa

4. ConNEETtori SUL TERRITORIO

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Durante gli incontri del tavolo di governance per la preparazione dell’intervento, dai diversi soggetti partner, è stato raccolto un suggerimento metodologico: orientare la proposta, in una modalità di svolgimento e trattamento degli argomenti in maniera singola e auto-conclusiva, così da rendere monotematici gli incontri e facilitare quanti di loro, per ragioni proprie, avessero dovuto perdere un appuntamento, predisponendo per ogni singolo argomento apposite dispense così che ognuno potesse, utilizzando il proprio Pc o smartphone, avere una continuità di dialogo con il resto del gruppo sugli argomenti trattati e sui contenuti delle dispense. È stata una scelta di metodo che ci ha permesso di avere un dialogo costante lungo tutto l’arco dell’esperienza. Soprattutto ha permesso ai partecipanti di frequentare ambienti web in modalità ricerca - formazione e documentazione, cosa non scontata. Ospiti in una struttura funzionale, gli incontri di Pisa si sono svolti in un clima accogliente ed inclusivo, rendendo la qualità della partecipazione, alta, la frequenza regolare e la risposta alle sollecitazioni volta per volta, molto interessante. Dai giochi, esercizi e stimoli di inclusione e dialogo, sono emerse alcune priorità condivise anche in un contesto di diversità di esperienze e ambizioni. Affrontare quindi argomenti di long life learning o frequentare piattaforme Job web etc. è diventato un punto di forza motivazionale per mantenere costante la partecipazione. Il gruppo di lavoro se pur eterogeneo, ha dimostrato determinazione, consapevolezza e convinzione nel procedere verso la conoscenza degli strumenti presentati, coscienti che ogni strumento di conoscenza potesse aprire nuovi scenari occupazionali. Il gruppo di lavoro nell’esperienza di Pisa ha dato immediatamente un segnale di eterogeneità motivazionale: ragazze e ragazzi, italiani, migranti, ognuno con le proprie diversità, tutti pronti ad accogliere informazioni che potessero migliorare la comprensione dello scenario lavorativo. Disponibili a frequentare esperienze formative e a mantenere un dialogo aperto con gli sportelli del servizio lavoro; un gruppo che fin da subito ha lavorato con un’apertura, una partecipazione e un’accoglienza sostanziosa. Questo ci ha permesso di lavorare insieme, pur mantenendo una forte attenzione anche ai singoli, sui risultati dei giochi e degli esercizi affrontati. Esercizi e giochi sempre finalizzati ad ottenere delle aperture 43


di confronto e quindi frequentare i terreni che hanno permesso ad ogni singolo partecipante di meglio mettere a fuoco le competenze trasversali proprie, così come le esperienze formative e lavorative acquisite. Alcuni elementi di forza In particolare, la metodologia adottata, basata su tecniche teatrali ed esercizi pratici, ha consentito ai/alle partecipanti di sperimentare e di mettersi in gioco superando le barriere legate all’imbarazzo e alla mancanza di conoscenza reciproca. Il clima del gruppo è sempre stato positivo, contraddistinto dall’ascolto e dal rispetto reciproco. Tra i/le partecipanti sono nate relazioni produttive, creative, anche aperte a prospettive lavorative, che sono proseguite al di là del corso. È stata creata una chat WhatsApp, che viene ancora oggi utilizzata per scambiare informazioni relative al mondo del lavoro. Alcuni elementi di criticità Benché gli iscritti siano sempre stati un numero che ha permesso lo svolgimento degli incontri, dobbiamo riscontrare che il numero auspicato non lo abbiamo ottenuto. Nonostante le varie modalità di pubblicizzazione, non siamo riusciti a raggiungere le persone che, per interesse e per caratteristiche, fossero rappresentative del target ideale di questo progetto. Alcune persone intercettate non hanno seguito il corso con continuità, per diverse ragioni: quattro di loro hanno trovato, nel frattempo, dei piccoli impieghi lavorativi, altri due hanno subito manifestato difficoltà con la lingua in quanto non italiani e da poco tempo ospiti di comunità di accoglienza profughi. Possiamo dire che siamo riusciti a mantenere un rapporto continuativo anche utilizzando gli strumenti web possibili (mailing list, videochiamate, chat, …); questo si è rivelato molto utile per dare continuità all’esperienza e ai temi trattati. Hanno frequentato l’universo digitale come ambiente formativo - informativo, migliorando le proprie conoscenze e non soltanto in ambiente social o d’intrattenimento. Per sottolineare importanti accadimenti segnaliamo che i feedback ricevuti sono stati tutti molto positivi, sia in termini di soddisfazione rispetto agli argomenti, sia per quanto riguarda l’essere riusciti a sbloccare degli aspetti di timidezza e di difficoltà a interagire e a esporsi in pubblico.

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4.2 Castiglion d’Orcia Il progetto ConNEETtori ha visto un tentativo di attuazione di un percorso partito in collaborazione con il Comune di Castiglion d’Orcia, nell’area territoriale Sud-Est della Toscana. In particolare hanno poi aderito alla proposta il Comune di Pienza, il Comune di Castiglione d’Orcia, il Comune di Abbadia S. Salvatore, il Comune di San Quirico d’Orcia e il Comune di Montepulciano. La Cooperativa del Teatro Povero di Monticchiello ha collaborato con le Istituzioni, le Associazioni di Volontariato e le varie Pubbliche Amministrazioni del territorio allo scopo di creare delle connessioni a livello di ambito educativo zonale ed individuare i giovani del territorio destinatari degli incontri formativi. Sono stati stretti accordi per promuovere l’iniziativa nei portali digitali e istituzionali, nei social di riferimento e per la distribuzione di materiale cartaceo; si è provveduto inoltre all’apertura di sportelli informativi e a istituire giornate dedicate alla presentazione del programma. Nonostante la sinergia creatasi tra i vari operatori e la significatività attribuita da tutti gli attori alla problematica dei giovani inattivi, non si è riscontrata una risposta adeguata tale da permettere il costituirsi di un gruppo. Nello specifico, non è stato infatti possibile rintracciare nella Val d’Orcia ragazzi che rientrassero nei parametri definiti o che fossero motivati ad intraprendere il percorso.

4.3 Campi Bisenzio L’esperienza iniziata presso il comune di Campi Bisenzio, si è sviluppata in maniera diametralmente opposta rispetto a quella pisana. Campi Bisenzio si è rivelata un’area con altre e diverse difficoltà nella formulazione del gruppo di lavoro. Negli incontri di presentazione la tipologia dei partecipanti è stata esclusivamente di studenti diplomati o ai primi anni di università, quindi con esigenze, disponibilità e soprattutto obiettivi specifici diversi. È emerso che il loro maggiore interesse era il rilascio di crediti formativi utili al percorso universitario. Dunque, metodologicamente, con il tavolo di governance si è sviluppata una sinergia necessaria a trovare indirizzo, obiettivi e riscontri vicini alle esigenze dei partecipanti. Va segnalato anche che il piccolo gruppo formatosi, proprio per le diverse aspettative, non aveva la stessa disponibilità a partecipare per cui risultava molto difficile fare un calendario degli incontri 45


in quanto condizionato dalle priorità delle singole scelte di formazione, universitarie o scolastiche, o altri percorsi già intrapresi da ogni aspirante. Diversi sono stati quindi gli incontri di divulgazione del progetto e le azioni per intercettare un gruppo di lavoro vicino alla tipologia di allievi a cui il progetto guardava.

Una riflessione particolare per Campi Bisenzio Il progetto “ConNEETtori” sul territorio di Campi Bisenzio, ha visto l’attivazione di una serie di azioni concertate sia con il coordinamento del progetto (Anci Toscana), che con gli interlocutori tecnico-politici territoriali ed in particolare con gli assessori comunali di riferimento e i loro uffici. Con il supporto della Cooperativa Macramè, sono state incontrate le associazioni sportive e culturali della città, le parrocchie e le associazioni di volontariato, singoli attori che operano a contatto con giovani e famiglie (sacerdoti, allenatori, volontari, educatori, ecc..), operatori dei servizi pubblici (ad es. biblioteca) e i referenti dei servizi sociali. Si sono attivati contatti e collaborazioni con Confesercenti, Cna Piana, Sophia (formazione CNA), Confcommercio Campi, Cgil Piana e Nidil Cgil Firenze e Con il Centro per l’Impiego di Campi Bisenzio per favorire l’accesso alle opportunità del progetto. Sono state contattate e informate molte associazioni del territorio: da Legambiente alla Fratellanza Popolare San Donnino, dalla Pubblica Assistenza alla Misericordia, dai circoli ricreativi alle società sportive campigiane e dell’intera Piana Fiorentina. Si è cercato di proporre la partecipazione a ConNEETtori anche in maniera funzionale ai percorsi richiesti dal REI. Per quanto riguarda i canali e gli strumenti informativi, sono stati utilizzati: volantinaggio in luoghi sensibili della città, invio di comunicato stampa, rilancio sui social. È stata fatta l’attività di volantinaggio in ogni sede visitata. Al termine di questo percorso è stato fatto il colloquio solo a una quindicina di potenziali interessati di cui 8 giovani hanno dimostrato interesse alla frequenza, ma dei quali la maggior parte ha optato per la continuazione degli studi universitari o altro, oppure ha trovato lavoro in attesa dell’inizio degli incontri (anche se quasi mai regolarizzato con effettiva assunzione). Considerate le dinamiche del progetto possiamo segnalare che i punti di debolezza della proposta possono risiedere in uno o più aspetti tra i quali: 46

• proposta non compresa da parte dei potenziali partecipanti, in termini di contenuti, professionalità coinvolte, metodi formativi adottati in aula (i contenuti e i metodi utilizzati sarebbero infatti stati adattati alla tipologia di gruppo, così come definibile nei primi incontri del percorso). Questo aspetto ha reso di fatto difficoltosa sia la comunicazione attiva, sia la comprensione dell’offerta formativa da parte di una fetta consistente di potenziale utenza; • target eterogeneo avvicinato con una comunicazione generica. Il progetto intendeva idealmente rivolgersi all’intero mondo NEET (sono molteplici tipologie molto differenti tra loro) ed è stato comunicato attraverso una sola chiave narrativa e comunicativa che di fatto non è risultata coinvolgente per i destinatari del territorio del comune di Campi Bisenzio; • all’interno del percorso non erano al momento inseribili ragazzi per i quali erano già state attivate altre forme di sostegno e orientamento. Aspetto che di fatto ha impedito l’accesso al percorso da parte di giovani inviati dai servizi sociali del territorio; • i Centri per l’Impiego non hanno segnalato possibili partecipanti, avendo proposto questa opportunità insieme ad altre iniziative territoriali; • le associazioni di categoria non hanno contatti con questa tipologia di utenti. Solo i parroci si sono dimostrati capaci di intendere il percorso e proprio alcuni di loro ne hanno segnalato come ostacolo la durata e la caratteristica di gruppo eterogeneo.

4.4 Piombino Il Comune di Piombino è una realtà urbana che misura, al mese di luglio 2019, 33.449 abitanti.11 La composizione demografica negli ultimi anni è stata influenzata dalle crescenti migrazioni di cittadini sia dall’interno della nazione, sia da Stati stranieri. L’economia, fino al presente decennio, si è basata essenzialmente sulla siderurgia pesante e la monocultura industriale ha sicuramente condizionato sviluppi economici, educativi, culturali. Dal 2014 la città sta vivendo una forte crisi economica dovuta alla chiusura totale della 11. I dati provengono dall’Ufficio Anagrafe del Comune di Piombino.

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produzione della fabbrica siderurgica, di cui la città rappresentava uno dei più importanti centri italiani, con la conseguente chiusura anche dell’indotto produttivo. La crisi ha prodotto, oltre che povertà, un notevole disorientamento del sistema economico che ancora sta cercando forme d’impresa alternativa. Il disagio e la devianza, che fino ad oggi non vedeva un forte radicamento, inizia a dare segnali di crescita costante attraverso nuove forme di espressione tendenti all’esclusione sociale. In questo contesto, si evidenzia una presenza di giovani non occupati o impegnati in percorsi formativi, potenziali destinatari del percorso di formazione ed inclusione per NEET. Il reclutamento dei giovani è stato coordinato dalla Cooperativa Il Granaio per conto del Comune di Piombino ed è avvenuto tramite il coinvolgimento del Centro per l’Impiego, dell’ Informagiovani e del Centro Giovani “F. de André” mediante l’utilizzo dei social e il contatto diretto sul territorio. Il progetto ConNEETtori ha coinvolto a Piombino quindici giovani NEET di età compresa tra i diciotto ed i ventinove anni. I ragazzi hanno partecipato attivamente agli incontri, dimostrando interesse, voglia di mettersi in gioco e assumendo una crescente capacità di autoanalisi. Il percorso ha portato ad individuare gli ambiti di interesse di ciascuno, i propri punti di forza e a porsi obiettivi di miglioramento funzionali alle loro aspettative lavorative e di vita. I ragazzi sono stati quindi orientati a una specifica ricerca attiva del lavoro o di formazione all’interno degli stessi. Le modalità laboratoriali degli incontri hanno favorito il dialogo e il confronto reciproco, portando al graduale costituirsi di un gruppo e di un clima in cui ognuno si sentiva accolto e valorizzato. Quest’ultimo aspetto ha contribuito in particolare ad un maggior coinvolgimento dei giovani nella vita della comunità, portandoli ad uscire dalla staticità e dall’isolamento. Al termine del percorso formativo è stato costituito, come previsto dal progetto, il Tavolo della governance con rappresentanti dei soggetti istituzionali, degli enti e associazioni di categoria e delle agenzie formative e lavorative del territorio. Tale momento ha visto un’ampia partecipazione dei soggetti coinvolti che hanno orientato i giovani in base agli interessi e alle competenze di ciascuno di loro, emersi durante il corso. Al tavolo hanno partecipato il Comune di Piombino, l’Ente Bilaterale Turismo Toscano, la Cna, l’Accademia Professionale Futura, il Centro per l’impiego, l’Agenzia formativa Arca, Sei Toscana, Parchi Val di Cornia, l’Informagiovani. I giovani sono 48

poi rimasti in contatto con gli operatori della cooperativa che hanno svolto attività di tutoraggio ed assistenza nella ricerca attiva del lavoro. Attraverso questo percorso, sono entrati in contatto con esperienze di volontariato e di cittadinanza attiva: quattro ragazzi hanno in seguito partecipato ai progetti di Servizio Civile proposti da Anci Toscana, mentre sei hanno trovato un impiego.

4.5 Empoli Nell’esperienza di Empoli, svolta all’interno dei locali del Centro per l’Impiego, con il fondamentale impegno dello stesso Centro, si è formato un gruppo di lavoro con una tipologia di partecipanti diversificata; si sono presentati studenti, disoccupati e inoccupati italiani e stranieri, donne, tutti di varie età. Per la maggior parte i partecipanti erano già in possesso di curriculum articolati con percorsi di studio e formazione, esperienze professionali e stage. Si è trattato di persone dinamiche con una evidente continuità nella ricerca lavorativa o formativa, con esperienze diversificate di approccio al mondo del lavoro, comunque attive e disponibili. Il gruppo di lavoro, dialettico e relazionante, è stato disponibile ed accogliente dal punto di vista dei temi e delle modalità di relazione orizzontale. La motivazione iniziale di frequenza al laboratorio, che diversi di loro hanno addotto, si fondava su di un assunto semplice e cioè approfittare dell’offerta ricevuta dal Centro per l’Impiego, ritenuta comunque utile piuttosto che rimanere inattivi, e il gradimento dei temi in argomento (video curriculum, impostazione della relazione colloquiale, metodologia di ricerca opportunità, capacità comunicative). Durante il periodo di svolgimento del laboratorio ognuno di loro ha mantenuto costante le proprie ricerche di opportunità lavorative, così abbiamo approfittato di queste esigenze personali per affrontare temi utili a tutto il gruppo, condividendoli. ConNEETtori a Empoli, come pratica di un atteggiamento sano di long life learning, si è rivelata un’esperienza estremamente positiva. Con il gruppo di lavoro, infatti, è stato possibile impostare un dialogo sulle nuove metodologie di ricerca occupazionale attraverso le opportunità digitali (video curriculum, piattaforme tematiche e dedicate, e piattaforme di incontro tra domanda 49


e offerta). Nell’esperienza di Empoli ognuno ha potuto affacciarsi in aree motivazionali, con strumenti e metodo del tutto innovativi. Le persone coinvolte hanno saputo approfittare dell’opportunità offerta, per sviluppare un dialogo con i diversi soggetti, e non rendere il percorso solitario, come talvolta accade. Affrontare infatti gli aspetti complessi della ricerca del lavoro in solitaria è estremamente più difficile; in questo caso si sono create relazioni di sostegno e coesione. Le argomentazioni e il clima di lavoro hanno permesso ad ognuno di mostrare/mostrarsi, attraverso giochi ed esercizi (strumenti e metodologie nuove), quelle zone importanti delle proprie competenze trasversali, spesso non considerate dal punto di vista curriculare, mentre oggi anche in Italia assumono un’importante rilevanza, segnalando differenze e determinando diverse occasioni di riflessione nella scelta del personale per l’impresa.

candidature spontanee. Il fenomeno NEET, nel territorio Empolese, non ha particolari connotazioni di genere e coinvolge italiani e non. Tra gli stranieri soprattutto giovani non comunitari, si sono presentate in particolare donne, forse per le maggiori difficoltà che incontrano nell’inserimento nel tessuto sociale e produttivo. Il Progetto, prendendo in considerazione giovani fino ai 40 anni è stato importante anche per riavvicinare ai servizi alcuni giovani inattivi, che possiamo identificare come NEET di ritorno cioè over 30 che, delusi da esperienze di lavoro precario e/o periodi senza lavoro, perdono la fiducia nelle loro capacità e interrompono la ricerca di lavoro.

Dove ci sono risorse, che possono aiutare i giovani nella ricerca del lavoro, vanno sfruttate e sfruttate bene; questa è stata la considerazione che ha spinto la partecipazione del Centro per l’Impiego di Empoli al Progetto ConNEETtori. Decisa la partecipazione al Progetto è partita la parte più difficile, trovare, nell’arco temporale di un mese, i giovani disponibili a fare la formazione. Offrire un percorso formativo senza il rilascio di alcuna certificazione e senza un collegamento con offerte di lavoro, ma con il solo obiettivo di orientare per rafforzare la motivazione e la capacità di affrontare la ricerca di lavoro, non è mai facile. La possibilità di attivare la formazione direttamente sul territorio, anzi nei locali stessi del Centro per l’Impiego ha fatto la differenza per stimolare l’adesione dei potenziali candidati. E’ il luogo dove si sono svolte le operazioni di contatto con i potenziali allievi, una ricerca e una comunicazione allargata a diverse tipologie di giovani: non occupati al momento delle attività, non in carico ai servizi, coloro che avevano partecipato, negli anni precedenti, a giornate formative per studenti di classi quinte superiori, ai maggiorenni usciti dai corsi del diritto dovere all’istruzione e formazione. Sono stati individuati anche giovani, provenienti da segnalazioni dei Servizi Sociali o utenti del Centro per l’Impiego che, scoraggiati dagli esiti negativi delle candidature alle offerte di lavoro, da tempo non si prenotavano più. La ricerca è stata estesa, chiedendo collaborazione, anche al Centro per l’Impiego di Castelfiorentino. La pubblicità articolata capillarmente con la consegna del volantino informativo agli sportelli dei vari servizi ha stimolato anche alcune 50

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5. Un progetto per i NEET, un progetto per il lavoro di domani 5.1 Il ruolo delle Parti Sociali della Toscana sul tema NEET La Regione Toscana ha, fin dal 2002, previsto fra i propri organismi consultivi la Commissione Regionale Permanente Tripartita “al fine di assicurare, così si legge nella norma istitutiva, il concorso delle parti sociali alla determinazione delle politiche del lavoro e alla definizione delle relative scelte programmatiche e di indirizzo della Regione in tema di orientamento, formazione, mediazione di manodopera e politiche del lavoro.”

5. Un progetto per i NEET, un progetto per il lavoro di domani

La Commissione vede la partecipazione dei rappresentanti delle associazioni dei disabili, delle organizzazioni più rappresentative delle imprese a livello regionale nei vari ambiti economici, delle organizzazioni sindacali più rappresentative a livello regionale dei lavoratori e della Consigliera regionale di Parità. Il ruolo che le Parti Sociali possono svolgere nello sviluppo di progettualità innovative sui temi della formazione e del lavoro è molto ampio nella scelta delle tematiche e nella selezione delle priorità, e in questi anni, sia pur con alti e bassi, è risultato un utile strumento di governo dei grandi processi di cambiamento, proprio perché inteso sempre nell’ottica di un’azione di stimolo e di indirizzo per gli Enti competenti ai vari livelli istituzionali. Dall’ascolto e dal confronto, fra chi in Toscana ha il potere legislativo e l’autorità amministrativa e coloro che, a vario titolo, sono i soggetti rappresentanti del mondo del lavoro e dell’impresa, possono germinare idee utili sia per gli uni sia per gli altri. Spetta alle Parti Sociali e alla Regione far sì che dal lavoro di questa Commissione si tragga il maggior beneficio, sia in termini di capacità di verifica e manutenzione dell’impatto legislativo degli atti emanati, sia in termini di raccolta delle sollecitazioni che provengono dai distretti industriali, dai luoghi della formazione e dal territorio, soprattutto adesso che il presidio istituzionale dei territori non è più mediato dalle Province. In questo contesto, fin dai primi interventi di “Garanzia Giovani” e dal progetto “Giovanisì”, è molto apprezzato l’impegno della Regione Toscana sulle nuove generazioni e il loro rapporto con il mondo del lavoro. In un contesto di crisi, come quello che l’intera Europa, ma in particolare il nostro Paese, hanno vissuto a partire dagli anni 2007/2008, è stata condivisa l’importanza che le politiche

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pubbliche della Regione, fra le priorità delle tante emergenze, non trascurassero quella fetta della popolazione toscana costituita dai giovani tra i 15 e i 29 anni, che, in prospettiva, vivono sulla propria pelle un doppio effetto della crisi: quello attuale e quello sull’Italia del futuro, in cui si troveranno a vivere la propria età adulta. In particolare, i dati sui NEET, che di questa fetta di giovani sono all’incirca un 20%, sono stati al centro di numerosi interventi, passati per competenza dai tavoli della Commissione Tripartita e sempre finalizzati a interventi sulla formazione, sugli incentivi all’assunzione e sulla collaborazione fra istituzioni e imprese. La Commissione ha sostenuto che alla crudezza dei dati, che anche in Toscana destavano allarme, si doveva rispondere con tutte le risorse materiali e ideative a disposizione di ogni soggetto con responsabilità di azione nel mercato del lavoro: imprese, sindacati, terzo settore (che la cooperazione toscana da tempo presidia diffusamente), agenzie formative, Comuni, Centri per l’Impiego, in un’unità di intenti e condivisione di metodi e spazi con le istituzioni scolastiche della Toscana, potendo mettere a fattor comune le buone pratiche e condividere progetti al fine di cercare una via alternativa per far uscire dall’inerzia i tanti ragazzi che non cercano lavoro al termine o dopo aver interrotto il percorso di studio. Il progetto ConNEETtori è andato in quella direzione. La sperimentazione avvenuta nei territori individuati potrà essere solo l’inizio di una più intensa attività di consultazione e ascolto delle esperienze che già da anni in varie realtà della Toscana vivono, affrontano e combattono la battaglia per l’inclusione formativa e lavorativa dei cosiddetti NEET, riportando risultati importanti e spesso insperati come quelli raggiunti in questa fase del progetto: un buon viatico che tuttavia non si deve fermare. Uno dei segnali più importanti che le istituzioni possono dare, dopo una contrazione dell’economia come quella che abbiamo vissuto e che segna ancora oggi il tempo che viviamo, è quello di riattivare le persone, il loro spirito imprenditoriale, la loro voglia di fare un passo in avanti, con l’idea che possano esserci sempre talenti da coltivare, persone da rimotivare e nuovi lavoratori capaci di imparare, per affrontare con più forza le sfide del prossimo futuro.

5.2 Il punto di vista dei formatori Alla fine di ogni progetto ci attende inevitabilmente una verifica di quanto ideato, proposto e realizzato. Quando i destinatari del programma formativo sono i NEET, forse la riflessione più significativa da fare è proprio sulla natura dei ragazzi da “rintracciare” e da accompagnare nella formazione. L’acronimo inglese NEET (Not Engaged in Education, Employment or Training) indica giovani inattivi, non impegnati in percorsi di formazione, istruzione o di lavoro e per questo ai margini della società, a rischio di isolamento ed esclusione sociale. Come formatori ci aspettavamo di trovarci di fronte a ragazzi demotivati, incostanti, frustrati, forse infelici, sicuramente difficili da coinvolgere ed appassionare. La realtà con cui ci siamo confrontati è stata però molto diversa, a dimostrazione di come le definizioni sono importanti per concettualizzare un problema, ma vanno calate nelle specificità locali e che non si può procedere per stereotipi o generalizzazioni. Il gruppo di Piombino, per esempio, era composto da quindici partecipanti tra loro molto eterogenei per titolo di studio, esperienze di lavoro, età, sogni e consapevolezza. Nella stessa aula erano presenti un laureato, ragazzi che l’università l’avevano abbandonata prima di raggiungere il titolo, altri erano diplomati da poco senza però riuscire a prefiggersi nuovi obiettivi. Ancora diversa era la situazione di chi si affacciava invece ai trent’anni potendo annoverare sul curriculum varie esperienze di lavoro che sentivano però poco rilevanti. Qualcuno infine aveva trovato un impiego soddisfacente ma, per tagli al personale o per problemi di politiche di rinnovo del contratto, lo aveva perso e adesso doveva riprogettarsi. Tutti avevano però scelto di rimettersi in gioco, di uscire dalla loro condizione di insoddisfazione e avevano preso sul serio il nuovo impegno del progetto ConNEETtori, come confermato dall’alto e costante livello di partecipazione. E’ stato subito chiaro che più che demotivati, erano giovani spaesati, incapaci di presentarsi agli altri con un ruolo definito e di collocarsi nelle opportunità del territorio e wtanto meno di crearne loro stessi di nuove. Il tratto comune era piuttosto un sentimento di rabbia verso “il sistema” che non comprendevano e da cui non si sentivano capiti, valorizzati e che non forniva loro la possibilità in qualche modo di esprimersi con le loro capacità. Di fronte a questo disorientamento e alla mancanza di strumenti per cambiare la loro attuale condizione, elementi comuni in tutti e tre i territori, è stato

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fondamentale fare un lavoro di introspezione e insieme costruire un gruppo. Le attività di rilettura delle loro passate esperienze e dei loro talenti hanno portato, incontro dopo incontro, alla possibilità per ognuno di discernere mete professionali e, in base a queste, di prefiggersi obiettivi di miglioramento, formativi o caratteriali. Forse l’aspetto del progetto all’inizio più difficile da far comprendere è stato che l’adesione al percorso non rilasciava attestati professionalizzanti immediatamente spendibili sul mercato del lavoro. Solo nello svolgersi della formazione i ragazzi hanno apprezzato i vantaggi che la partecipazione agli incontri procurava, in termini di un surplus personale di consapevolezza delle proprie competenze e risorse personali, nonché dei propri interessi e valori. I ragazzi hanno anche riconosciuto come sia stato per loro importante acquisire una rinnovata capacità di proporsi agli altri. A questo scopo sono state pensate delle ore di formazione sulla comunicazione, sull’uso dei social e sulla creatività al fine di fornire loro maggiori strumenti e migliorare l’uso di quelli già a loro disposizione. Il successo della proposta è stato determinato anche dalla modalità partecipativa adottata e dal largo utilizzo delle risorse video e del web. Oltre che nei laboratori, i ragazzi sono stati impegnati in attività ludiche, pratiche, giochi di ruolo, attività di “risonanza”. Il raccontarsi e il confronto costante sono state il fulcro delle giornate di formazione, secondo l’idea di un percorso che vedeva riscoprire se stessi e insieme formarsi il gruppo. In questo senso il giusto approccio iniziale ha creato un clima positivo in cui ognuno poteva essere protagonista e sentirsi accolto e valorizzato. La condivisione di situazioni di vita ed esperienze diverse ha fatto sì che ognuno potesse fornire spunti di riflessione, originali punti di vista e suggerimenti utili ai compagni. L’appartenenza alla stessa città è l’ultimo tratto caratteristico del progetto ConNEETtori. Partendo dalla personale lettura del territorio, anche la più superficiale, sono emerse tante opportunità che insieme hanno fatto scoprire una ricchezza prima sconosciuta o sottovalutata. Si è cercato di fornire alcuni strumenti che hanno potuto favorire una ricerca più sistematica delle possibilità che la città offre a chi sa coglierle. Allo stesso tempo i ragazzi hanno compreso che il gruppo può divenire una risorsa se si supera la competizione personale nella ricerca del lavoro. Vivere nello stesso contesto territoriale e relazionale diventa allora una risorsa perché facilita la creazione di una rete, con scambio di comunicazioni, informazioni, contatti.

5.3 Il punto di “non-arrivo”: appunti su possibili scenari L’interesse per i giovani a rischio di esclusione non è recente ma questo problema viene riproposto più o meno puntualmente nei periodi di maggiore crisi economica e ovunque essa si verifichi. Infatti i giovani sono i primi a soffrirne perché inevitabilmente si sentono disorientati e senza prospettive e pertanto sfiduciati nei confronti del mondo del lavoro che non crea opportunità e anche delle istituzioni, incapaci di proteggerli. Ne è un esempio uno studio inglese di oltre vent’anni fa che veniva così descritto da Generazioni Sospese12 : “I primi parametri di uno studio svolto verso la fine degli anni ‘90 in Inghilterra. Giovani in età compresa tra i 16 e i 18 anni. che una volta usciti dall’istruzione obbligatoria non hanno poi proseguito negli studi, non sono entrati in percorsi di formazione professionale e non si sono inseriti nel mondo del lavoro, quindi generando conseguenti disagi sociali, economici, rischio di solitudine e anche di essere risucchiati dalla criminalità organizzata.” Il progetto “ConNEETtori. Percorsi di formazione e inclusione per giovani NEET”, aggiunge a distanza di vent’anni, tipologie nuove e diverse a quella dei giovani descritta nella ricerca segnalata su Generazioni Sospese. Sono giovani e meno giovani che comunque con questi temi si confrontano e provano a contrastarli, talvolta in percorsi di solitudine, molto spesso, va segnalato, affiancati da una rete di sostegno sociale e culturale che contribuisce ad operare verso soluzioni possibili. Nelle esperienze che hanno avuto esito positivo condotte dal progetto a Pisa, Empoli e Piombino, supportati da una rete di soggetti (Istituzioni, Enti, Imprese del non profit, sportelli delle P.A locale e nazionale), i giovani incontrati (accezione dilatata in alcuni casi fino alle soglie dei 40 anni) ci hanno fornito dati e informazioni in un certo senso distanti da quelli indicati nelle letterature anglosassoni per definire i soggetti NEET. Abbiamo cioè incontrato giovani con motivazioni, storie, formazioni, età, culture diverse, ma tutti ugualmente motivati nella ricerca del lavoro come prima esperienza o come successive a contratti terminati, o ancora come apprendisti o stagisti, in ogni caso disposti a compiere strade nuove.

12. Maria Stella Agnoli Generazioni sospese. Percorsi di ricerca sui giovani Neet. Franco Angeli, Milano, 2014

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Ogni gruppo formatosi, probabilmente anche per le esperienze e il background dei diversi soggetti che hanno acceso e guidato i processi di promozione dei laboratori (Enti, Istituzioni, partner di attivazione), ha registrato una propria originalità di presenze. Unico vero fil rouge: il comune desiderio di trovare un lavoro e di mettersi in gioco. La sensazione di disagio sociale in alcuni casi è stata esposta e segnalata come condizione di rischio, principalmente nell’Empolese e nel Pisano dove il mondo del lavoro è spesso caratterizzato da meccanismi poco inclusivi e selettivi e quindi con offerte difficili e poco praticabili anche dal punto di vista contrattuale. Nei territori in cui il progetto non ha avuto successo (Firenze, Castiglion d’Orcia, Campi Bisenzio), abbiamo compreso che il fenomeno indagato, e per il quale avremmo attivato un percorso, ha una lettura del bisogno disomogenea, sia in termini di offerta di servizi, sia sulle aspettative delle singole persone a partire dai loro vissuti. In generale, nell’ottica di una riprogrammazione degli interventi si potrebbe attivare una sinergia tra comuni, Centri per l’Impiego, scuole e università per incrociare i dati disponibili utili per identificare, con estrema chiarezza, i giovani cui indirizzare interventi e campagne di arruolamento mirate.

Restano quindi, altri nodi sui quali poter lavorare: accompagnare le famiglie che hanno chiare le fatiche dei figli, accompagnare i giovani nei percorsi dei Centri per l’Impiego già esistenti e dedicati ai NEET, cooperare con il sistema scolastico al fine di limitare il fenomeno dell’abbandono e con il mondo del volontariato affinché i giovani possano scoprire le loro attitudini e sentirsi maggiormente motivati a perseguire i propri desideri e realizzare le proprie aspettative. Questa pubblicazione è stata pensata come strumento informativo e, perché no, pratico destinato agli operatori che, a titolo formale e informale, si occupano di giovani nelle scuole, nei centri di aggregazione e nelle famiglie, oltre a tutte le figure professionali che operano con minori, giovani di varie età e individui in condizione di svantaggio e con necessità di inclusione lavorativa e sociale. Lungi dalla pretesa di essere esaustiva per un argomento così ampio e complesso, fornisce interessanti spunti di riflessione e può costituire la base per nuove iniziative e progetti futuri.

Il percorso condotto in questi mesi indica la strada del rafforzamento di una regia istituzionale che, a partire dal mondo scolastico, colleghi il lavoro e l’orientamento formativo e professionale con le realtà dei servizi sociali ed educativi dei comuni. Una regia istituzionale che lavori sul consolidamento dei livelli di conoscenza delle opportunità attraverso azioni mirate di informazione, orientamentoformazione, tutoring e nuove strategie di comunicazione. Il riconoscimento della rete è uno stimolo per i giovani e anche per le stesse organizzazioni che ne fanno parte. Mettere a sistema le conoscenze di tutti permette di realizzare un vero e proprio network, di favorire un orientamento mirato, fa circolare l’offerta formativa e le opportunità del mercato del lavoro, azioni queste, che consentono di intercettare il disagio, prevenire l’abbandono e reindirizzare le scelte verso canali più appropriati. Occorre valorizzare lo scambio di esperienze e di saperi tra i giovani e riattivare il ruolo della rete dei servizi che dovranno costruire contesti sociali attraenti e coinvolgenti a livello locale, tali da non svantaggiare nessuno. Infine è da segnalare anche la presenza di un fenomeno crescente che riguarda la popolazione giovanile più a rischio di esclusione sociale, ovvero i giovani senza fissa dimora.

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