PAZZIA: SOLDATI DOPO LA GUERRA
TITOLO: PAZZIA: SOLDATI DOPO LA GUERRA
RELATORE: prof. Franco Origoni CORRELATORE: prof. Marcello Galbiati prof. Armando Baietto STUDENTE: Andjelka Muric 780745 corso_Design degli Interni a.a. 2013/2014
PARTE PRIMA
01_Pazzia nella storia 1.1 _Le culture primitive 1.2 _Civiltà antiche 1.2.1_Grecia e Roma (VI secolo a.C-VI d.C) 1.2.2_Antico Egitto 1.2.3_Antico Israele 1.3 _Medioevo 1.4 _Rinascimento 1.5 _Settecento 1.6 _Ottocento 1.7 _Novecento 1.8_Il caso italiano 1.8.1_Il grande internamento 1.8.2_Diversi approci al disagio mentale-Dagli studi di Cesare Lombroso alla Legge 180 di Franco Basaglia 1.8.2a_I primi casi studio 1.8.2b_Genio e follia 1.8.2.c_L’uomo delinquente 1.8.3_Contesto storico, politico ed economico 1.8.4_La legge del 1904 1.8.5_Sigmund Freud_La rottura del modello lombrosiano 1.8.6_L’impressa di Franco Basaglia 1.8.7_La riforma psichiatrica e sanitaria del 1978 1.9_La pazzia oggi_Disturbo mentale-definizione 1.9.1_Classificazione 1.9.2_Disordini 1.9.3_Disabilità 1.9.4_Cause 1.9.5_Diagnosi 1.9.6_Terapie
02_Pazzia nella cultura 2.1_Letteratura 2.1.1_Amleto, William Shakespeare 2.1.2_L’Orlando Furioso, Ludovico Ariosto 2.1.3_Don Chisciotte della Mancia, Miguel de Cervantes 2.1.4_Delitto e castigo, Fedor Dostoevskij 2.2_Pittura 2.2.1_La nave dei folli, Hieronymus Bosch 2.2.2_La cura della follia, Hieronymus Bosch 2.2.3_L’incubo, Henry Fusell 2.2.4_Alienata monomane del gioco 2.2.5_La persistenza della memoria, Salvador Dali 2.3_Cinema 2.3.1_La fossa dei serpenti, Litvak Anatole 2.3.2_Rain man, Barry Levinson 2.3.3_Qualcuno volò sul nido del cuculo, Milos Forman 2.4_Le opere liriche Lucia di Lammermoor, Gaetano Donizetti I puritani (I puritani e i cavalieri), Vincenzo Bellini 2.5_I fumetti Soul Eater, Atsushi Ohkubo 2.6_La musica Air wahtung, Arnold Schoenberg 03_Caserma XXIV Maggio 3.1_Perchè Caserma XXIV Maggio 3.2_Caserma XXIV Maggio
04_Disturbo post-traumatico da stress 4.1_Storia della classificazione nosografica 4.2_Caratteristiche cliniche 4.3_Classificazione DSM (Diagnostic and Statistical Manual) 4.4_Studi epidemiologici sul DPTS
05_La guerra e salute mentale 5.1_I programmi di screening 5.1.1_Lo screening durante la Prima guerra mondiale 5.1.2_Lo screening durante la Seconda guerra mondiale 5.1.3_Lo screening durante le guerre in Iraq e Afghanistan 5.2_I programmi di intervento preventivo 5.2.1_L’intervento preventivo durante la Prima guerra mondiale 5.2.2_L’ntervento preventivo durante la Seconda guerra mondiale 5.2.3_L’intervento preventivo in Corea e in Vietnam 5.3_I programmi di trattamento 5.3.1_Il trattamento dopo la Prima guerra mondiale 5.3.2_Il trattamento dopo la Seconda guerra mondiale 5.3.3_Il trattamento dopo la guerra del Vietnam 5.3.4_Il trattamento dopo le guerre in Iraq e Afghanistan
PARTE SECONDA
06_Progetto_Parte prima
13_Progetto_Parte seconda-Disturbo post-traumatico da stress
07_Prima guerra mondiale 1914-1918
14__Prospettiva storica
08_I simboli della Prima guerra mondiale (Le sale 1 e 2) 8.1_I poster 8.1.1_I poster di arruolamento e reclutamento 8.1.2_I poster per i bond e fondi di guerra 8.1.3_I poster che affrontavano i problemi alimentari 8.1.4_I simboli nazionali 8.1.5_Gli artisti 8.1.6_Gli esempi di poster 8.2_La sala 3 8.2.1_Le trincee 8.3_La sala 4 8.3.1_I papaveri
15_I sintomi
09_Seconda guerra mondiale 1939-1945
21_Note
10_I simboli della Seconda guerra mondiale 10.1_La sala 5 10.1.1_Il sistema di classificazione nei lager nazisti 10.2_La sala 6 10.2.1_Bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki
22_Indice delle figure
16_I soldati in guerra in Afghanistan prima, durante e dopo, il reportage di Lalage Snow 17_Sguardi di guerra, le fotografie di Clairie Felicie 18_DPTS_Le terapie 19| Dati statistici 20_Componenti tecnici
23_Bibliografia 24_Video
11_I conflitti nel Medio Oriente (Le guerre in Iraq e Afghanistan) 12_I simboli delle guerre in Iraq e Afghanistan 12.1_La sala 7 12.1.1_Le fotografie 12.2_La sala 8 12.2.1_Il pericolo fermato nello spazio
ABSTRACT Il progetto si focalizza sull’allestimento di una mostra sulla pazzia, scelta come tema iniziale. Lo spazio selezionato per allestire questa mostra è la Caserma XXIV Maggio a Milano; l’edificio, denominato ‘Panificio militare’, viene estemporaneamente utilizzato per mostre ed eventi diversi. Questo edificio è stato scelto perché offre un ambiente ‘misterioso’, un po’ scuro e ‘sorprendente’, coerente con il tema proposto. Approfondendo la ricerca sulla pazzia, emerge il rapporto tra questa e lo ‘spazio militare’ come causa, tra i disturbi mentali, del disturbo post traumatico da stress, del quale soffrono le persone che hanno dovuto affrontare un evento traumatico, e in particolare, un numero notevole di soldati tornati dalla guerra. Per tentare di comprendere propriamente il tema della mostra è necessario provare a spiegare cos’è la guerra e quali sono gli effetti che lascia sulla mente dei soldati. Per questo motivo la mostra si sviluppa in due sezioni: la prima parte è un percorso storico in cui vengono, attraverso alcuni rappresentazione simboliche, descritte le due guerre mondiali del secolo passato ed alcuni dei conflitti più recenti ed ancora oggi non completamente risolti (Prima e Seconda guerra mondiale, e Guerra in Iraq e Afghanistan). Le guerre citate sono state scelte per la loro portata simbolica e perché più familiari, in termini di immaginario, ai visitatori che attraversandole all’interno dello spazio espositivo che ne costituisce la prima parte completano un percorso propedeutico alla seconda, in cui viene più direttamente affrontato il tema del disturbo post-traumatico da stress. L’intenzione è quella di provare a riprodurre, sempre attraverso il ‘segno simbolico’, le emozioni che un soldato potrebbe provare partecipando ad una guerra: in questo modo il tema della mostra tende a diventare, per il visitatore, un’esperienza più ‘reale’. La seconda parte, vero fulcro della mostra, è costituita dalle stanze nelle quali sono, in modo graduale, organizzati i materiali che descrivono il disturbo post-traumatico da stress.
“L’uomo è socialmente cattivo, un cattivo soggetto. E quando trova una tortora che piange, gli butta addosso le proprie colpe, e, così, nascono i pazzi. Perché la pazzia, amici miei, non esiste. Esiste soltanto nei riflessi onirici del sonno e in quel terrore che abbiamo tutti, inveterato, di perdere la nostra ragione.” A.Merini, L’altra verità - Diario di una diversa
pazzia 1 [paz-zì-a] s.f. (pl. -zìe) 1 Alterazione delle facoltà mentali: dar segni di p. ‖ Avere un ramo di pazzia, essere stravagante 2 Azione o espressione da pazzo: ha fatto una p. 3 Grave sconsideratezza, irragionevolezza, imprudenza: è stata una vera p. uscire con questo tempo ‖ Stravaganza, assurdità: con la sua p. non sai mai che cosa pensi; non ho detto una p., è la pura verità ‖||SIN. follia ‖||dim. pazziòla
la magia e miscele di erbe
NELLA STORIA ůĂ ŵĞĚŝĐŝŶĂ ƉŽƉŽůĂƌĞ CULTURE PRIMITIVE
ANTICO ISRAELE
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20.SECOLO
MONDO ANTICO
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CINEMA
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OPERE LIRICHE
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NELLA CULTURA >Ă ƉĞƌƐŝƐƚĞŶnjĂ ĚĞůůĂ ŵĞŵŽƌŝĂ ^ĂůǀĂĚŽƌ Ăůŝ ϭϵϯϭ
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PARTE PRIMA
01|
LA PAZZIA NELLA STORIA
fig.1-2_ crani che hanno piccoli fori rotondi praticati con strumenti di selce
1.1|Le culture primitive Culture primitive si rivolgevano a stregoni o sciamani per applicare la magia, miscele di erbe, o la medicina popolare per liberare persone squilibrate di spiriti maligni o comportamenti bizzarri.
fig.3_’la trapanazione’
Gli archeologi hanno portato alla luce crani (almeno 7000 anni) che hanno piccoli fori rotondi praticati con strumenti di selce (è stato ipotizzato che il soggetto ‘posseduto’ da demoni, in questo modo potrebbe essere liberato). Le ricerche più recenti sulla pratica storica della trapanazione supporta l’ipotesi che questa procedura è stata di natura medica e inteso come mezzo di trattamento trauma cranico.2
1.2|Civiltà antiche Nell’antichità la pazzia si confondeva con le manifestazioni del sacro. La convivenza quotidiana con la dimensione magico-religiosa della realtà aveva instaurato un profondo legame tra pazzia e forze divine o demoniache. La causa della follia era l’invasione della persona da parte degli dei o degli spiriti maligni, il trattamento da adottare era perciò un rituale magico svolto dal sacerdote all’interno di un tempio. Questo paradigma è presente ancora oggi, non solo in alcune culture di paesi in via di sviluppo ma anche in circoscritte aree metropolitane e rurali dei paesi sviluppati.3
fig.4_maschere per rituali magici
1.2.1| Grecia e Roma (VI secolo a.C. - VI secolo d.C.)
fig.5_Ippocrate (460 AC - 377 AC)
Nel mondo greco classico, i disturbi mentali venivano attribuiti all’influsso di qualche divinità: un dono degli dei, secondo Platone. Di conseguenza, attorno al 400 a.C., una persona affetta da quella che oggi verrebbe definita psicosi grave poteva, in particolari e molto rare circostanze, godere di una certa considerazione ed essere affidata alla tutela di un sacerdote. Ma questo avveniva solo raramente, perché spesso la persona giudicata folle era emarginata dalla collettività. Il sacerdote tentava di alleviare i sintomi con riti e preghiere, ma soprattutto li decodificava interpretandoli come se fossero messaggi provenienti da entità soprannaturali. Con lo sviluppo della cultura greca si assiste però anche al passaggio da una primitiva interpretazione magica della malattia ad una concezione naturalistica, che si afferma con la medicina ippocratica. Ippocrate (460 AC- 377 AC, nato nell’isola di Kos) aveva valorizzato per la prima volta, nel “De morbo sacro” il ruolo conoscitivo del cervello, dell’intelletto, condannando le pratiche medico-psichiatriche operate da sacerdoti e sciamani. Ippocrate riteneva che il corpo fosse formato da quattro umori: sangue (caldo umido), proveniente dal cuore, flegma (freddo umido) originato dal cervello, bile gialla (caldo secco) prodotta nel fegato, bile nera (freddo secco) secreta nella milza.4
fig.6_la teoria umorale di Ippocrate
La malattia era dovuta ad uno stato di squilibrio dei quattro umori presenti nell’organismo o solo ad uno di essi, oltre che da fattori esterni, come il clima o il regime alimentare. Alla sua scuola la predominanza dell’umore nero, secreto dalla bile portava ad un’indole triste, ritirata, pessimista: la malinconia (melancholia, dove melas significa nero e chole bile). Al contrario, la presenza di sangue rosso causava i caratteri passionali, rabbiosi: i ‘sanguigni’, termine usato ancora oggi. I trattamenti possibili erano di tipo fisico: bagni caldi e freddi, salassi, unguenti, purganti. Più tardi, attraverso i medici greci e soprattutto con Galeno (129-200 ca. d.C.), che ha ripreso la teoria umorale di Ippocrate, queste ipotesi e queste pratiche hanno giunto anche a Roma, dove erano rimaste dominanti fino alla caduta dell’impero. Questa concezione biologica però si era imposta solo nella classe sociale più abbiente e più colta. Aldilà di questa limitata diffusione, la maggior parte della popolazione continuava ad avere una visione magica di molti aspetti dell’esistenza, tra i quali la pazzia.
phlegmaticus
cholericus
Il concetto di pazzia nel mondo greco poteva assumere connotazioni diverse a seconda del termine con il quale veniva designato: • A-LOGIA – illogicità, rischio di perdere la propria mente; • YBRIS – tracotanza, orgoglio, ignoranza dei limiti; • MANIA – sapere intuitivo.5 La fonte migliore per quanto riguarda i rudimentali e iniziali metodi terapeutici nei confronti delle malattie mentali si devono al metodista Sorano d’Efeso, il quale nella sua opera di medicina generale ha offerto il suo punto di vista nei riguardi delle principali malattie psichiatriche; punto di vista che non apparteneva al pensiero tradizionale umorale ippocrateo. Sorano distingueva tre tipi di malattie mentali principali: la malattia dello spirito descritta come “malattia acuta accompagnata da stati febbrili e polso piccolo”, la mania e la malinconia. Esse derivano tutte, secondo i criteri generali del pensiero metodista, da un eccessivo rilassamento (status laxus) o costrizione dei tessuti (status strictus).
sanguinicus
melancholicus
fig.7_i tipi di persone malate di mente secondo Ippocrate
I metodi terapeutici proposti erano l’isolamento in una camera illuminata o oscurata a secondo del livello di tensione dei tessuti, in stanze dove al paziente non sia possibile fuggire e dove possa essere tenuto costantemente sotto controllo. Per quanto riguarda la mania, coloro che si ammalavano di tale malattia mostravano come sintomi sbalzi di umore improvvisi, stati di furore febbrile o profonda tristezza, oppure stati di delirio continuo (non mancavano persone che credevano di essere cavalli o grandi attori). I metodi di trattamento erano molto simili a quelli della frenite con l’unica differenza che venivano consigliati anche primitivi trattamenti psicoterapeutici a seconda del tipo di mania che affliggeva il paziente, venivano comunque sconsigliati l’eccessivo uso di salassi e purghe (invece abbondantemente utilizzati dagli ippocratici). La malinconia o “rabbia nera” veniva descritta come una malattia caratterizzata da stadi di profonda depressione, chiusura in sé stessi, desiderio di morire, contornata occasionalmente da una breve e labile giovialità. Il punto di sviluppo di tale malattia era visto non più nella testa bensì nell’apparato digerente. L’isteria invece non era neppure nominata da Sorano, ma altri esponenti della teoria umorale come Areteo la consideravano una malattia dell’utero. Sebbene le malattie mentali venivano descritte come malattie del corpo, il cervello non era mai nominato. Del tutto in contrasto con la tradizione della medicina greca Sorano non parlava di prognosi delle malattie mentali, mentre Areteo parlava di frequentissime ricadute che potevano durare tutta la vita. A causa dell’impossibilità da parte del medico di guarire definitivamente le malattie mentali si ribadiva il diritto da parte del medico di rifiutarsi di trattare coloro che erano affetti da tali malattie. Questo principio era rimasto sostanzialmente inalterato fino agli inizi del Settecento.6
fig.8_Galeno (129-200ca.d.C) fig.9_Sorano d’Efeso (1.e 2.secolo AD)
Romani hanno fatto ulteriori contributi alla psichiatria. Hanno messo avanti l’idea che le emozioni forti potrebbero portare a disturbi corporei (la base della teoria di oggi di malattia psicosomatica). I romani inoltre sostenevano trattamento umano dei malati mentali.
1.2.2| Antico Egitto Gli antichi Egizi ritenevano che tutte le malattie, indipendentemente dalle manifestazioni, avessero un’origine fisica e ponevano nel cuore la sede dei sintomi che oggi chiamiamo psichici: non esisteva alcuna distinzione tra malattia fisica e mentale. Gli Egiziani somministravano il Papaver Somniferum a chi era depresso (si ipotizza fosse sempre lo stesso papavero ad essere chiamato nepente nella medicina greca). La conoscenza e l’utilizzo del papavero è testimoniato da pitture fatte su muri, le quali rappresentavano le capsule del papavero, da alcuni ogetti di oreficeria i quali avevano la stessa forma. Anche nel ‘papiro di Ebers’ si trovano riferimenti al papavero, ed è da questo che ha origine il potere magico di quest’erba. La legenda narra che fosse stata la dea Iside a creare questo fiore dal potere magico per il mal di testa di un altro Dio.7
1.2.3| Antico Israele Nell’antico Israele si riteneva che i disturbi della mente o le emozioni siano stati causati da “forze soprannaturali” o da un Dio in preda all’ira, come punizione per il peccato o la mancata osservanza dei suoi comandamenti. L’Antico Testamento è pieno di riferimenti di Re e popolani che diventano pazzi. Si ritiene che anche i profeti ebraici fossero interessati dalla stesso stato psicologico. Questo stato anomalo dal punto di vista psicologico deriva dal fatto che agivano in modi ritenuti strani come per esempio la prevegienza di eventi futuri che solo pochi potevano capire.8
fig.10_Papiro di Ebers (ca. 1550 a.C.) 10
1.3| Medioevo Il Medioevo rappresenta la fine delle idee progressiste dei Greci e Romani. Le concezioni di follia nel Medioevo in Europa cristiana erano un misto di considerazioni divine, diaboliche, magiche e umorali. Esisteva inoltre il cosiddetto Festum Fatuorum, la ‘Festa dei folli’, la quale si svolgeva, per uno o più giorni, tra Natale e l’Epifania, dunque nel periodo del Capodanno, passaggio tra il vecchio e il nuovo anno, e che poteva avere anche altri nomi come per esempio Asinaria Festa, ‘Festa dell’ Asino’, oppure ‘Festa degli Innocenti’, ‘dei Bambini’, dei ‘Diaconi’. Questo evento ha attraversato i secoli, pur se comunque raggiunge l’apice nel medioevo per poi scomparire nel XVI secolo, e ha il carattere di una celebrazione liturgica che la Chiesa imponeva. Nel periodo moderno, alcune persone con disturbi mentali potevano essere le vittime della caccia alle streghe, ma erano di solito ammesse ad istituti come case di lavoro e prigioni locali o, talvolta, manicomi privati. Si può dire che la più valida conquista del Medioevo in questo campo proveniva dal livello di organizzazione dell’assistenza ospedaliera ai malati mentali, soprattutto nei paesi arabi (gli ospedali di Baghdad 750, Cairo 873, Damasco 800, Aleppo 1270, Kaladun 1283).9
fig.11_ Bethlem Royal Hospital, disegno di arch.Robert Hooke fig.12_ William Hogarth , interno di Bethlem Royal Hospital
Istituti simili a quelli già visti nel mondo arabo potevano essere ritrovati anche in Europa già a partire dal XIII secolo, ad esempio a Parigi, Lione, Montpellier, Londra, Monaco, Friburgo, Zurigo. Nonostante questo, rimane il fatto che il Medioevo aveva portato ad un imbarazzante regressione di tutta la conoscenza e del livello di sviluppo della medicina raggiunto dal mondo classico. I malati mentali venivano spesso associati a gente indemoniata o sotto il controllo del diavolo, a streghe o maghi, e per questo motivo si pensava che non dovessero essere curati da figure professionali mediche, bensì da sacerdoti e inquisitori. 11
fig.13_ James (William) Norris, paziente di Bethlem, 1815 12
1.4| Il Rinascimento
fig.14_L’hospital General di Parigi, 1656
Il Rinascimento ha fatto i passi indietro. Mentre nel Medioevo la preoccupazione principale del mondo credente era quella di cacciare il demonio piuttosto che bruciare le streghe, nei secoli successivi si assisteva ad una drammatica inversione di tendenza, per cui numerosi malati mentali, soprattutto donne, venivano curati dalla fiamma piuttosto che da interventi clinici. Le strutture lasciate libere dai lebbrosi hanno diventato ospedali ed al contempo carceri per individui di ogni tipo ed estrazione sociale: i reclusori. Emblema delle nuove strutture dedicate all’isolamento era L’Hôpital Général di Parigi, fondato nel 1656. Si trattava di uno dei primi ospedali destinati ad accogliere e “correggere” i folli e gli alienati, ma era in realtà l’emanazione di un’autorità assoluta che il re ha creato ai limiti della legge tra la polizia e la giustizia. Non si trattava di un’istituzione medica, ma di una sorta di entità amministrativa dotata di poteri autonomi, che aveva diritto di giudicare senza appello e applicare le sue leggi all’interno dei propri confini. I malati venivano trattati senza rispetto per le condizioni in cui si trovano, e tutta l’organizzazione ricordava molto a quella di un carcere. Nel Rinascimento, la Chiesa riformata e la questione della carità hanno diventato il punto principale per quanto riguarda il problema della pazzia. Un tempo la povertà era vista come mezzo divino per manifestare la propria fede: aiutando il povero e compiendo atti di carità ci si poteva guadagnare la salvezza in cielo. Ma con la negazione del valore delle opere attuata da Lutero e dalla Riforma, la povertà, e con essa la pazzia, era diventata odiosa, non tanto per le sue miserie corporali, quanto per quelle spirituali.10
fig.15_Giotto, Arezzo, 1297-1299
Un’altra grande caratteristica del Rinascimento era di trovare nell’etica del lavoro una solida giustificazione alla costruzione delle case d’internamento. Nella concezione cristiana il lavoro è un’espiazione che l’uomo è costretto a pagare in seguito al peccato originale. L’ozio e la pigrizia hanno diventato quindi l’emblema del male e dell’eresia nel Rinascimento, e non a caso la pazzia era vittima di questa concezione. 13
Mentre nel Medioevo la sensibilità verso il folle era legata a trascendenze immaginarie, ora il folle era giudicato secondo l’etica dell’ozio, ed a causa della sua inutilità sociale veniva condannato ed escluso, insieme ai poveri, ai malati ed ai criminali. Tuttavia alcuni grandi nomi della medicina del tempo si erano opposti a questa disumana tendenza proponendo l’origine delle malattia mentali non esclusivamente su un piano demoniaco ma anche ad un livello clinico-naturale. Si trattava della cosiddetta “prima rivoluzione psichiatrica” tra i cui fautori c’erano i nomi come Cornelio Agrippa, Paracelso, Girolamo Cardano, Lemnius e Johann Weyer. I numerosi istituti per malati mentali erano nati in questo periodo in Spagna (Valencia 1409, Saragozza 1425 e Toledo 1440) e in America latina (San Hyppolito).11
fig.16_Lutero e la riforma protestante 14
fig.17_Paracelso (1493-1541)
Lo scritto della “nuova psichiatria” era il “ De praestigiis daemonum” di Johannes Weyer. Il punto centrale era la concezione delle malattie mentali viste come eventi non solo esclusivamente demoniaci e soprannaturali, ma anche naturali. Per questo motivo era necessario primariamente l’intervento di un professionista medico, e solo in seguito l’assistenza spirituale di un sacerdote in modo che possa attuare una sorta di rieducazione spirituale del paziente, indemoniato o no. Paracelso era il medico più famoso del suo tempo, e si era dedicato alla psichiatria molto più dei suoi contemporanei dando un contributo importante allo sviluppo di tale disciplina. Nel 1520 ha scritto “Delle malattie che ci derubano della ragione” in cui innanzitutto proponeva una principale distinzione delle malattie mentali in cinque tipologie differenti: epilessia, mania, “pazzia vera e propria”, ballo di San Vito e suffucatio intellectus. L’epilessia, era divisa da Paracelso in altre 5 tipologie secondo della zona di sviluppo. Veniva considerata un disturbo del cosiddetto spiritus vitae e paragonata ad un terremoto interiore. La mania era descritta come un’alterazione della ragione, dovuta alla presenza di vapori malsani che secondo della loro zona d’azione, potevano intaccare lo spiritus vitae provocando squilibri psichici ed emozionali.12 15
fig.18_Il ballo di San Vito
La pazzia vera e propria, era divisa in alte 5 categorie: lunatici, insani, vesani, melancholici e obsessi ed era originata da cattive influenze astrali o dallo sperma difettoso del padre. Il ballo di San Vito veniva attribuito all’ immaginatio o a sali irritanti che disturbavano lo spiritus vitaee. La suffucatio intellectus, infine, era considerata una forma mista di isteria e epilessia causata da vermi intestinali o problemi uterini.13 I metodi di trattamento di tali malattie da parte di Paracelso hanno avuto il vanto di aver introdotto la chimica come nuova e utilissima forma terapeutica, sebbene la chimica proposta da Paracelso sia ancora legata alla arte dell’alchimia. Gli ultimi testi pubblicati da Paracelso come il “Delle malattie invisibili” (1531) o il “De lunaticis” rinnegavano alla fine le più importanti innovazioni proposte dallo stesso Paracelso riportando le malattie mentali su un piano del tutto mistico e soprannaturale. Nonostante queste evidenti contraddizioni e la confusa mancanza di logica della sua produzione, Paracelso ha avuto comunque il merito di aver introdotto la chimica anche nel trattamento delle malattie mentali provocando un significante passo avanti. 16
fig.19_Felix Plater (1536-1614)
Uno dei contributi più importanti alla psichiatria del Seicento viene da uno svizzero: Felix Plater (1536-1614) autore del testo “Medizinische praxis”. In quest’opera Plater proponeva una sistematica suddivisione dei malati mentali. Tale suddivisione prevedeva due filoni principali: l’imbecillitas e la costernatio. In terzo luogo veniva l’alienatio, in cui inseriva anche l’alcolismo che a partire dal Seicento iniziava a divenire un problema generale su larga scala per numerosi individui, la malinconia, l’amore e la gelosia, mania e possessione demoniaca. Ne include infine la rabbia, il ballo di San Vito e la frenite. Il suo quarto gruppo di malattie mentali andava sotto il nome di defatigatio, ed era in parte di origine soprannaturale (divina o diabolica) e poteva anche essere trattato come tale.14 17
Il livello di conoscenze e di suggerimenti terapeutici non rappresentavano un così grande passo avanti rispetto al secolo precedente, però si riconosce al Plater un certo livello nell’osservazione clinico-patologica. In linea di massima il Seicento non ha sviluppato grandissimi passi avanti rispetto ai traguardi raggiunti durante il Rinascimento. I regimi assolutistici di questo periodo, soprattutto in Francia, promovevano numerose campagne di internamento dei poveri per ridurre la crisi sociale. In queste strutture come Bicetre e Salpêtrière, ma anche le Workhouses inglesi e le Zuchthaus tedesche, non venivano confinati solo i poveri, ma anche gli omosessuali, i delinquenti, coloro che non sottostavano all’autorità della Chiesa e infine i malati mentali, che erano un numero così elevato da dover rendere necessario la creazione di reparti speciali per accoglierli, mentre a volte venivano rinchiusi direttamente nelle prigioni e incatenati senza un briciolo di umanità e senza nessun consulto medico. Le nevrosi, malattie molto di moda all’epoca, hanno iniziato a essere sottoposte a trattamento ambulatoriale da parte del medico. Testimonianze di famosi medici come Girolamo Mercuriali (1530-1606) e Thomas Sydenham lamentavano la frequenza di nevrosi nei loro pazienti come ipocondrie, isterie, e problemi d’alcolismo.
fig.20 _Girolamo Mercuriale (1530-1606) 18
Elemento comune a tutti questi grandi nomi della medicina era la ricerca di un denominatore comune nell’origine di tali patologie. Per sempio, l’importanza di Sydenham nella trattazione dell’isteria; egli la considera una malattia che affliggeva prevalentemente le donne, mentre negli uomini prendeva il nome di ipocondria. Sydenham ha identificato l’isteria come una malattia degli spiriti animali che, non a caso nelle donne, sono particolarmente sensibili. La sua terapia era molto semplice e si basava essenzialmente su una dieta a base di latte e sullo stare a cavallo, da lui considerato essenziale. Di importanza rilevante era anche l’opera del medico personale del papa Paolo Zacchia “Questiones medico-legales” del 1621 che tratta anche i molti problemi psichiatrici. Ultimo autore di questo periodo importante da menzionare era il medico Jean Denis che ha portato alla luce la soluzione terapeutica della trasfusione di sangue per il trattamento delle malattie mentali, ottenendo anche discreti successi dopo aver trasfuso sangue di capra in alcuni suoi pazienti. Questa soluzione terapeutica era presto messa fuori legge per via del decesso di alcuni suoi pazienti in seguito al trattamento e ripresa dalla chirurgia soltanto nel corso dell’Ottocento.15
fig.21 _Thomas Sydenham (1624-1689)
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1.5| Settecento Nel corso del XVIII secolo erano fatti giganteschi passi avanti nel campo della psichiatria così come in altri settori grazie alla straordinaria e importante influenza dell’Illuminismo. Uno dei primi contributi era la completa cancellazione del vecchio medievale preconcetto che identificava il malato mentale con il posseduto dal demonio. Inoltre, le malattie mentali hanno iniziato a essere trattate con criteri più scientifici, e ha iniziato a essere riconosciuta l’importanza della psicoterapia nel trattamento di tali malattie. La fine del XVIII secolo e l’inizio del XIX hanno visto il compimento del grandissimo movimento di riforma che ha portato alla nascita dell’asilo moderno o manicomio. La nascita di queste nuove strutture ha portato molti studiosi a sviluppare progetti architettonici adeguati al nuovo tipo di istituzione: l’utilitarista britannico Jeremy Bentham ha progettato il pan-opticon. Questo edificio prevedeva al proprio interno (al centro) una torre di osservazione dalla quale un guardiano, tramite un ingegnoso gioco di luce e controluce, poteva controllare lo spazio circostante senza essere visto da coloro che vivevano nei diversi livelli di celle. Egli era l’Uno che tutti osserva. L’applicazione evidente del progetto era rivolta alla costruzione di prigioni, ospedali e manicomi. Bentham non era pienamente consapevole della portata della sua invenzione: in quel momento, egli pensava di migliorare, con un’organizzazione razionale dello spazio, le condizioni di vita di quell’umanità abbruttita che esisteva in luoghi di reclusione sub-umani.16
fig.22 e 23_Panopticon, Jeremy Bentham 20
fig.24_Panopticon, planimetria e sezione 21
Numerosi medici che si interessavano di questo problema come: Abraham Joly aGinevra, Pinel nell’ospedale parigino di Bicetre, William Tuke a York e Vincenzo Chiarugi in Toscana, hanno liberato i malati mentali dalle catene che li imprigionavano promuovendo un trattamento più umano e rispettoso nei loro confronti. Nel Settecento la culla della ricerca psichiatria non era rappresentata dal grandissimo numero di istituti che iniziavano a sorgere in tutta l’Europa, bensì dalle piccole case di cura private (le ‘Maisons de Santè’) in cui gli autori classici avevano i loro primi contatti con i malati mentali. Altri traguardi raggiunti dall’’lluminismo Settecentesco erano l’ingresso della psichiatria nei tribunali e un’iniziale forte attenzione per la prevenzione delle malattie mentali. La svolta decisiva viene sicuramente dall’influsso del chimico e clinico di Halle Geor Ernst Stahl (1660-1734), che con la sua teoria nosologica, ha influenzato notevolmente le generazioni successive. Punto cardine di questa concezione era l’idea che tutte le trasformazioni fisico-chimiche del nostro corpo potevano essere regolate solo da un principio comune come l’anima, rappresentando dunque la malattia come una serie di impulsi e reazioni dell’anima contro gli influssi nocivi che ne ledono la stabilità e l’integrità.17
fig.25 _Halle Georg Ernst Stahl (1659-1734) 22
Nel tardo XVIII secolo si assisteva ad una sintesi del pensiero somatico e di quello psicologico da parte del filosofo e medico Pierre Cabanis (17571808). Nel suo celebre “Traitè du physique et du moral de l’homme” egli tentava di spiegare i disturbi psicogeni su un piano fisiologico, non negando comunque l’importanza di traumi psichici nell’insorgere delle malattie mentali. Per questo motivo veniva finalmente riconosciuta l’importanza della psicoterapia, sebbene a quel tempo avesse delle connotazioni piuttosto rudimentali e grossolane. Comunque anche se il Settecento era il secolo della psicoterapia, esso rappresentava anche il secolo in cui si erano introdotti metodi piuttosto barbari di trattamento psicoterapeutico come le violentissime terapie di shock delle immersioni in acqua gelida, o l’uso, per la prima volta, della corrente elettrica sui pazienti (a quel periodo risalgono le scoperte di Galvani e Volta) e la celebre sedia di Darwin (ideata dal medico Erasmus Darwin nonno del famoso Charles Darwin) in cui i malati mentali venivano fatti girare finché non usciva loro sangue da bocca, naso e orecchie.18
fig.26 _Pierre Cabanis (1757-1808) 23
L’ampiezza dello sviluppo della psichiatria nel Settecento ha portato anche allo sviluppo di numerosi manuali di psichiatria sia in Inghilterra che a quel tempo dominava la scena della medicina clinica ( William Battie 1758, Arnold 1782, Harper 1789, Haslam 1798) che in Francia (Le Camus 1769, Dufour 1770, Daquin 1791) e persino negli Stati Uniti (Benjamin Rush1801). Nonostante tutti questi passi avanti la vera svolta epocale della psichiatria ha iniziato con Philippe Pinel e Jean-Etienne-Dominique Esquirol. Pinel otteneva nel 1795 la direzione del manicomio di Salpêtrière, dove aveva luogo il famoso atto di liberazione dei malati dalle loro catene. Il suo Traitè mèdicophilosophique sur l’aliènation mentale del 1801 rappresentava una svolta decisiva per la psichiatria del tempo. Questo trattato prendeva inizialmente le distanze dai suoi predecessori, insistendo sull’importanza del fattore filantropico della sua ideologia. In seguito ha affrontato il problema delle cause delle malattie mentali identificando innanzitutto l’ereditarietà, poi le istituzioni sociali carenti, uno stile di vita irregolare, le passioni spasmodiche (collera e panico) indebolenti e commoventi, il passaggio da una vita attiva a una inattiva, il conflitto tra pulsioni istintuali e dogma religioso e solo infine fenomeni fisici come l’alcolismo i lesioni craniocerebrali. A questo punto, dopo una breve descrizione della sintomatologia, Pinel ha proposto la sua classificazione delle malattie mentali appoggiandosi essenzialmente al giudizio dei classici che l’hanno preceduto. Egli ne distingueva infatti 4 tipi ovvero: mania, malinconia, demenza e idiozia.19
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fig.27 _ Philippe Pinel (1745-1826)
Esquirol proveniva dalla stessa regione della Francia di Pinel, anch’egli figlio di medici, con lo stesso orientamento ideologico del maestro. Egli era uno dei primi ad accettare l’interpretazione di Franz Joseph Gall che identificava nel cervello, e non più nello stomaco l’origine della mania. Esquirol ha evidenziato l’importanza dei cambiamenti sociali e dell’isolamento dell’uomo moderno come genesi delle malattie mentali. A Esquirol risale inoltre la distinzione tra illusione e allucinazione e una particolare attenzione per la scottante questione investigata dal punto di vista statistico sul presunto aumento delle malattie mentali nell’epoca moderna rispetto al passato. Dal punto di vista delle riforme sociali a lui risale la legge del 1838 che stabiliva le norme di gestione degli istituti psichiatrici in Francia, legge poi presa a modello da numerosi paesi europei.20 fig.28_ Jean Etienne Dominique Esquirol (1772-1840)
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1.6| Ottocento L’industrializzazione e la crescita della popolazione ha portato ad una massiccia espansione del numero e delle dimensioni dei manicomi in ogni paese occidentale nel XIX secolo. Numerosi schemi di classificazione e termini diagnostici erano sviluppati da enti diversi, e il termine psichiatria era coniato, anche se sovrintendenti medici erano ancora conosciuti come alienisti. Nei primi decenni del secolo la psichiatria era stata dominata dal movimento Romantico (specialmente in Germania). L’espressione più pura del movimento Romantico in psichiatria era rappresentata dal movimento degli Psychiker (consideravano le malattie mentali patologie pure di un’anima senza corpo), in contrapposizione ai Somatiker (intendevano le malattie mentali esclusivamente nella loro componente somatica, accompagnata da disturbi più o meno gravi di carattere di tipo psicologico).
fig.29_Johann Christian August Heinroth (1773-1843)
I numerosi prominenti medici romantici consideravano le malattie come frutto del peccato. Il più eminente promotore di questo punto di vista in psichiatria era Johann Christian August Heinroth, egli infatti nel suo manuale del 1818 considerava la malattia mentale una vera e propria malattia dell’anima, e quindi essenzialmente una forma di non-libertà individuale. Il peccatore veniva punito da Dio con la perdita della volontà personale (questa teoria rifiutava il concetto di ereditarietà). Al contrario di orientamento religioso ce ne erano alcuni medici ad orientamento etico(secondo loro le deviazioni mentali erano pertanto causate da passioni smodate e immorali).21 Sul piano organizzativo la psichiatria tedesca di quegli anni era caratterizzata da una notevole crescita: erano fondati numerosi istituti moderni (nel 1811 Sonnenstein, nel 1825 Siegburg, nel 1830 Sachsenberg). I direttori di questi istituti rappresentavano la forza trainante della psichiatria tedesca tra il 1830 e il 1860. 26
fig.30_Johann Christian August Heinroth, Lehrbuch der Störungen des Seelenlebens (Textbook on the disorders of the soul), Leipzig 1818
Sul piano ideologico costoro erano orientati nel senso di un’antropologia filosofica che si basava su un’unità innegabile tra anima e corpo e rappresentarono una sorta di punto intermedio tra il Romanticismo e ilmeccanicismo più grezzo della seconda metà del secolo; grazie al contributo di Wilhelm Griesinger fu quest’ultimo punto di vista a prendere il sopravvento e la “psichiatria istituzionale” tedesca fu rimpiazzata dalla “psichiatria universitaria” tedesca ottenendo vasto credito sul piano internazionale. La prima metà del XIX secolo vide anche l’utilizzo smodato di metodi di trattamento terapeutico piuttosto brutali come la sedia girevole, le docce fredde e la cosiddetta terapia “della vergogna e del dolore”.
fig.31_ Wilhelm Griesinger (1817-1868)
fig.32_ Wilhelm Griesinger, Pathologie und Therapie der psychischen Krankheiten (Patologia e terapia delle malattie psichiche), 1845
Wilhelm Griesinger rappresentava per la psichiatria tedesca di quel tempo un decisivo punto di svolta (i testi più importanti - Patologia e terapia delle malattie psichiche e Considerazioni preliminari a carattere fisiopatologico). Nel suo secondo testo, egli affermava che tutte le percezioni sensoriali mettono capo al cervello dove vengono trasformate in rappresentazioni, le quali possono anche rimanere inconsce. Egli molto prima di Freud sosteneva che la maggior parte della vita psichica potesse aver luogo a livello inconscio. Il soggetto affetto da un dolore psichico troppo grande manifestava un disturbo dell’attività sensoriale con la proiezione di idee false (deliri) che conducevano poi ad azioni motorie e quindi a decisioni fuori strada. Questo disturbo dei riflessi formava la base della teoria psichiatra di Griesinger che appunto si fondava su una sorta di teoria dell’azione riflessa. Griesinger ha passato poi dalla fisiologia alla sua “psicologia dell’Io”. Egli concepiva l’Io (ego) come un ‘luogo’ dove venivano messe le varie rappresentazioni elaborate dal cervello. Quando l’Io è in salute queste rappresentazioni sono in equilibrio e il soggetto è capace di autodominio e capacità critico-razionali. Quando l’Io subisce degli influssi esterni, che possono essere di natura psichica ma anche fisiologica, esso tende inizialmente ad opporsi a queste alterazioni. Se le alterazioni risultano essere troppo gravi l’Io può risultarne frantumato e addirittura distrutto. Nel caso di una distruzione dell’Io la guarigione risulta assolutamente impossibile.22 27
Ulteriori osservazioni di Griesinger possono essere considerati la credenza in base alla quale i diversi paesi stranieri sembravano essere predisposti a differenti malattie mentali. La terapia doveva essere umana e non brutale, l’obiettivo principale era quello di rafforzare e ricostruire la frammentata identità dell’Io per cui non aveva senso assecondare i deliri del malato. L’importanza di Griesenger era nella sua enfasi sull’anatomia patologica del cervello e sulla sua visione unitaria della neurologia e della psichiatria. Egli è considerato il padre della moderna neuropsichiatria. La malattia mentale non veniva più vista come una serie di sintomi ma come un processo unitario in cui per la prima volta erano messe in luce le cause psicologiche della patogenesi dei disturbi mentali. Con Griesinger ed i suoi allievi ha iniziato la fase di transizione dalla psichiatria asiliare alla psichiatria universitaria e grazie al suo contributo la psichiatria tedesca ha presso un ruolo di guida sul piano internazionale. fig.33_Emil Kraepelin (1856-1926)
Le radici degli odierni sistemi di cura affondano nel XVIII secolo, quando furono concepiti i primi asili per gli alienati. Da queste strutture derivano i manicomi od ospedali psichiatrici che, anche in Italia, sono stati rifugio/prigione per i malati durante gran parte del XX secolo. In tali ambienti l’elevata concentrazione di pazienti favoriva l’osservazione e la classificazione delle malattie da parte degli psichiatri (o alienisti). In tale epoca la storia della psichiatria coincide di fatto con la storia della schizofrenia; Emil Kraepelin (1856-1926) ed Eugen Bleuler (1857-1939) ne furono i due principali studiosi. Fino ad allora, la malattia mentale era considerata sostanzialmente inguaribile, progressiva ed incomprensibile. Questo giustificava la segregazione dei pazienti per la salvaguardia delle “persone civili e del pubblico decoro”. Gli strumenti terapeutici in molte istituzioni mediche ottocentesche erano spesso improvvisati: docce ghiacciate, diete sbilanciate, isolamento e contenzione fisica erano solo alcune delle pratiche cui venivano sottoposti i pazienti. La situazione era destinata a migliorare notevolmente nel corso del Novecento, grazie all’introduzione di varie forme di psicoterapia ed alla scoperta degli psicofarmaci.23 28
fig.34_Eugen Bleuler (1857-1939)
1.7| Novecento Un ulteriore contributo, era derivato dall’opera di Sigmund Freud (18561939), che criticava l’idea di incurabilità. Freud, basandosi sugli studi da lui effettuati insieme a Jean-Martin Charcot e Joseph Breuer e sulle nuove idee riguardanti l’inconscio, egli ha elaborato il primo modello completo sulle malattie mentali e un approccio psicoterapeutico per il loro trattamento (psicoanalisi). Il suo ha rimasto il modello predominante utilizzato nella professione medica per il trattamento dei disturbi mentali fino alla metà del XX secolo, quando lo sviluppo della terapia elettroconvulsivante (introdotta negli anni trenta) e delle cure basate sui farmaci hanno riportato la pratica psichiatrica verso un approccio più meccanicistico. Nella Germania nazista e poi nell’Unione Sovietica le conoscenze di psichiatria erano strumentali all’eliminazione di oppositori politici e all’attuazione di politiche eugenetiche. In Germania esistevano commissioni formate da psichiatri e medici incaricate di “selezionare” i malati fisici e psichici che dovevano subire l’eutanasia; in URSS la dissidenza politica poteva essere diagnosticata come alienazione mentale e l’oppositore veniva allontanato dal posto di lavoro e spesso rinchiuso in ospedale psichiatrico. Anche in Italia c’era qualche caso simile (Ida Dalser e il suo figlio, che coinvolgeva la figura di Mussolini).24
fig.35_Sigmund Freud (1856-1939)
fig.36_Jean Martin Charcot (1825-1893)
fig.37_Joseph Breuer (1842-1925) 29
Jean-Martin Charcot (Parigi, 29 novembre 1825 – Montsauche-les-Settons, 16 agosto 1893) è stato un neurologo francese. Le sue opere hanno portato ad escludere il dubbio sulla simulazione da parte dei malati nella manifestazione delle crisi o dei sintomi isterici ed è stato il primo a utilizzare l’ipnosi come cura. Era convinto che la causa fondamentale dell’isteria fosse una degenerazione, di origine ereditaria, del sistema nervoso; un’interpretazione che Sigmund Freud, che era stato suo allievo dall’ottobre 1885 al febbraio 1886, smentì. Le modalità di cura dell’isteria attraverso l’ipnosi, insegnatagli da Charcot, furono applicate da Freud dopo il rientro a Vienna, ma i risultati furono deludenti, tanto da attirarsi le critiche di numerosi colleghi.25
fig.38_Il Professor Jean-Martin Charcot insegna alla Salpêtrière di Parigi, Francia: mostra ai suoi studenti una donna (“Blanche” (Marie) Wittman) in preda ad una “crisi isterica” 30
fig.39_Sotto la sua influenza, la malattia mentale cominciò ad essere analizzata sistematicamente e l’isteria, allo studio della quale si consacrò a partire dal 1870 venne distinta dalle altre affezioni dello spirito. 31
Anna O. è il nome letterario attribuito a Bertha Pappenheim, celebre paziente di Josef Breuer che fu trattata mediante ipnosi per diversi sintomi di isteria, finché del caso non si interessò Freud, dal cui interesse derivò un importante stimolo per la nascente psicoanalisi. Il suo vero nome restò ignoto a lungo al pubblico e agli studiosi. È bene precisare che il caso precede l’origine della psicoanalisi e, sebbene ne connoti la storia, non può considerarsi materia propriamente psicoanalitica. Afferma Ernest Jones che «Freud si interessò molto al caso di Anna O., di cui venne a conoscenza poco dopo la conclusione del trattamento avvenuta nel giugno 1882»; infatti, malgrado la pubblicazione Studi sull’isteria fosse firmata “Dr. Jos. Breuer und Dr. Sigm. Freud”, egli dubita che tra gli autori si possa annoverare Freud. La giovane paziente - descritta molto bella, intelligente, di grandi doti poetiche e d’immaginazione, oltre che comprensione, intuizione e acuto senso critico - era ventunenne all’epoca del manifestarsi dei primi sintomi: stati emotivi soggetti a incomprensibili sbalzi, come momenti di forte allegria seguiti da profonda depressione. La sfera sessuale risultava del tutto negata, come assente da ogni trasporto erotico, in quanto mai era stata innamorata; in tale condizione aveva sviluppato una grande capacità di sognare ad occhi aperti le vicende di un suo “teatro privato” che le permetteva di dar libero sfogo all’immaginazione, creando storie fantastiche. A tali fantasie si dedicava anche mentre era in compagnia di persone con le quali riusciva ad apparire comunque attenta e partecipe.26
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fig.40_Anna O, è il nome letterario attribuito a Bertha Pappenheim
fig.41_il libro_Studies on Hysteria, Josef Breuer e Sigmund Freud
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I primi psicofarmaci, destinati a cambiare in modo radicale e diffondere le metodologie di cura, erano sintetizzati fra gli anni quaranta e cinquanta e hanno avuto una rapida diffusione. Nei decenni seguenti, il miglioramento delle conoscenze di neurochimica ed il continuo sviluppo di nuove molecole hanno migliorato ed arricchito notevolmente le opzioni terapeutiche disponibili per la gestione e la cura delle principali malattie psichiatriche. Dal secondo dopoguerra, i sostanziali progressi della ricerca nelle scienze del comportamento hanno dato origine a forme di psicoterapia che si sono dimostrate efficaci, in prove controllate, nel ridurre o eliminare molte condizioni psicopatologiche, specie con il supporto della terapia farmacologica. Vanno ricordate: le psicoterapie psicodinamiche (d’ispirazione psicoanalitica), le terapie sistemiche e familiari, le psicoterapie di gruppo, la terapia del comportamento e laterapia comportamentale-cognitiva, talora denominata brevemente terapia cognitiva. In diversi casi, le psicoterapie erano integrate con trattamenti farmacologici, al fine di massimizzare l’efficacia congiunta dei due approcci. Nel 1948 G. Brock Chisholm e J.R. Rees hanno fondato la Federazione Mondiale della Salute Mentale (WFMH, World Federation for Mental Health), che promuoveva iniziative governative per l’aumento degli psichiatri e dei fondi per le politiche di salute mentale. Nel corso dei decenni successivi l’APA (American Psychiatric Association) ha publicato diverse edizioni del suo Diagnostic and Statistical Manual (DSM) dei disturbi mentali, che al momento attuale rappresenta la più diffusa tipologia di categorizzazione nosografica delle patologie psichiatriche. Sebbene tuttora non si conoscono terapie in grado di guarire completamente le forme più gravi di malattia mentale, psicofarmaci e psicoterapie, se usati in modo esperto, contribuiscono a migliorare in modo sostanziale la condizione dei pazienti. In molti casi è possibile arrivare ad una completa remissione o almeno ad un significativo controllo della sintomatologia.27 34
fig.42_World Federation for Mental Health (Federazione Mondiale della Salute Mentale)
˃ fig.43_American Psychiatric Association (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Desorders)
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1.8| Il caso italiano 1.8.1| Il grande internamento Alla metà del XIX secolo i pazzi, per i quali questi erano stati costruiti gli internati in Italia, a Milano, secondo un quadro statistico elaborato dal Capsoni: 223 erano “agricoltori”, 100 tessitori, filatori e cucitrici, poi girovaghi, facchini, falegnami, fabbriferrai (nel 1846, su 515 internati). Spostandosi a Venezia lo scenario sociale non cambia: su 350 presenti nel manicomio di San Servolo nel 1848 1/3 appartenevano alle “arti” ed ai “mestieri”; lo stesso vale per Pesaro e Forlì, per Torino, per Bergamo, Brescia, Udine, Alessandria, Ferrara, Reggio Emilia, Genova. La maggior parte dei pazzi erano contadini. Una tremenda avitaminosi cronicizzata, costituiva l’agente storicamente determinato della crescita e della localizzazione geografica della malattia mentale per tutto l’Ottocento. Nella sua rapida evoluzione la pellagra, da una dolorosa dermatite, si trasformava in un’irreversibile disgregazione complessiva, fisica e psichica, dell’organismo. La pellagra, meglio di ogni altra malattia della povertà, conferma nella sua evoluzione l’indissolubile rapporto fra le trasformazioni strutturali della società italiana e la travolgente diffusione della malattia mentale. Nell’Italia del nord, a partire dalla prima metà del Settecento sulla scena della fame contadina si era successo un cambiamento sostanziale: si ha passato ad una tendenziale sottoalimentazione, ad una sistema alimentare monofagico, basato sul mais. Lo squilibrio delle diverse componenti della dieta quotidiana era talmente acuto e grave da produrre processi degenerativi dell’organismo che toccavano direttamente il sistema nervoso e la struttura caratteriale degli individui.28 fig.44_un sistema alimentare monofagico, basato sul mais 36
La “polenta di melgone” e il pane di granoturco, per le loro gravi carenze di “sostanza animalizzabili” (così i medici del tempo chiamavano le proteine e le vitamine) si connotavano come le cause principali della straordinaria crescita della “follia”: si trattava in realtà di stati allucinatori o depressivi generati dalla fame cronica ed endemica. Sotto la spinta combinata di una potente crescita demografica avviatasi già agli inizi del XVIII secolo e della trasformazione capitalistica dell’agricoltura, il mais, per le sue alte rese, per la sua duttile adattabilità alle nuove tecniche colturali e per la sua semplice ed economica manipolazione alimentare, diventò, in aree sempre più estese delle campagne settentrionali, l’elemento indispensabile per garantire la sopravvivenza fisica dei coloni e dei braccianti e le possibilità stesse dello sviluppo di un’agricoltura tesa al raggiungimento di più avanzati livelli produttivi. Probabilmente senza la rivoluzione alimentare che la diffusione della coltura del mais provocò nelle campagne lombardo-venete , altro corso avrebbe avuto la storia della malattia mentale e del manicomio in Italia. fig.45_uno dei tanti interni di una casa contadina, emblema della quasi povertà
fig.46 e 47_i pellagrosi, i devastanti effetti della pellagra
La pellagra appare quasi un “topos” emblematico, nel quale compiutamente emerge il complesso ordito di cause sociali che stava alla base della rapida diffusione della sofferenza mentale tra le classi povere, è pur vero che essa non fu l’unica manifestazione morbosa a carattere psichico presente nelle campagne. Un posto non secondario occuparono infatti le cosiddette “alienazioni mentali congenite”, vale a dire il cretinismo, l’imbecillità, l’idiozia, la demenza. Il pellagroso era condotto dall’istituzione psichiatrica a riconoscere la propria condizione di “pazzo” e a operare dentro di sé quella scissione tra malattia e condizione sociale, tra la propria miseria e la propria “frenosi”, che costituiva la chiave epistemologica della scienza psichiatrica. Solo se il malato “obiettava” il proprio stato di caso clinico poteva sperare di uscire dal manicomio, altrimenti la mancata accettazione psicologica della propria condizione di “corpo malato” costituiva una prova inconfutabile della non raggiunta e spesso improbabile guarigione. La cosiddetta “cura morale”, fondata su di un equilibrio di premi, castighi e violenze corporali, teneva il campo nei manicomi italiani per quasi un secolo, facendo leva sui meccanismi di colpevolizzazione, sapientemente costruiti intorno al folle e alla sua malattia.29 37
1.8.2| Diversi approcci al disagio mentale - Dagli studi di Cesare Lombroso alla Legge 180 di Franco Basaglia Cesare Lombroso Psichiatra italiano (Verona 1835 – Torino 1909) e professore nell’Università di Pavia. Direttore dell’Ospedale psichiatrico di Pesaro, nel 1905 otteneva presso l’Università di Torino una cattedra di antropologia criminale, disciplina di cui egli stesso era l’inventore. Lombroso era uno dei principali rappresentanti del positivismo italiano, e le sue tesi hanno avuto larga risonanza negli ambienti giuridici e criminologi europei e sud americani. Le sue opere principali, pluriedite e tradotte in molte lingue, sono Genio e follia (1864) e L’uomo delinquente studiato in rapporto all’antropologia, alla medicina e alle discipline carcerarie (1876). Nel 1880, insieme al magistrato Raffaele Garofano, ha fondato l’“Archivio di psichiatria, antropologia criminale e scienze penali per servire allo studio dell’uomo alienato e delinquente”, il cui scopo principale era quello di promuovere il rinnovamento in senso positivistico della legislazione psichiatrica e carceraria vigente in Italia.30
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fig.48_Cesare Lombroso (1835-1909)
1.8.2a| I primi casi studio Dopo il 1870, data assunta come inizio del “periodo pesarese”, e dopo gli studi condotti sulla pellagra, il Lombroso si concentrò più propriamente sullo studio dell’antropologia, dei pazzi e dei criminali, giacché in questi gli sembrava di rinvenire maggiormente le stigmate del primitivismo.
fig.49_il brigante Giuseppe Villella, il primo caso di Lombroso
Il primo caso che si trovò ad esaminare fu quello del brigante Giuseppe Villella, settantenne, datosi alla macchia sui monti. L’autopsia del Villella, probabilmente una di quelle che più s’impressero nella mente del Lombroso, evidenziò alla base del cranio la fusione congenita della parte corrispondente dell’occipite con l’atlante, ed altre caratteristiche anomale, quali ad esempio la mancanza della cresta occipitale interna, la deformazione della cresta mediana ed altre deformazioni delle ossa craniche, che spinsero il Lombroso a considerare che quelle peculiari caratteristiche ossee avessero avuto una certa qual influenza sull’attività del cervelletto; la probabilità dell’eziologia di queste anomalie poteva essere imputata ad un arresto allo stato fetale nello sviluppo del cervello, considerazione evidentemente embriogenetica che mise il Lombroso sulla strada che accostava l’analisi evoluzionistica alla medicina legale applicata alle patologie, attraverso un iniziale confronto con i primati.31
fig.50_il cranio di Giuseppe Villella
39
Infatti il trovare negli uomini la fossa mediana, di norma presente solo in primati e gorilla, suscitava l’ipotesi che fosse presente un nesso tra l’evoluzione naturale della specie ed i comportamenti del singolo all’interno del contesto sociale. Un primo accenno di ricerca in questo senso si può ricondurre all’anno 1869, in cui studiosi inglesi avevano riscontrata la capacità cranica dei delinquenti minore di quella dei pazzi, ed anno in cui il Golgi stesso studiava le relazioni eziologiche tra delitto e pazzia. Fu così che nacque la convinzione atavica avallata da un secondo caso, quello del contadino Vincenzo Verzeni, omicida ed antropofago, che presentava caratteri atavici o d’involuzione, vale a dire di mancata evoluzione, che, secondo il Lombroso, avrebbero, in una certa qual misura, motivato le manifestazioni anomale della sua condotta, derivanti, indipendentemente dall’atto di scelta volontaria e cosciente, direttamente da deviazioni della struttura fisica. Il problema che si presentò al Lombroso fu quindi quello di ridefinire alla luce di queste intuizioni e teorie il problema del delitto in termini di libero arbitrio e di responsabilità, ovvero di educazione, od addirittura di terapia. Le parole del Lombroso sono al riguardo vistosamente influenzate da un determinismo assoluto, derivante dal procedere delle indagini, preminentemente sperimentali, intrecciate con studi psichiatrici sia sulla pazzia sia sul cretinismo in genere, da cui prenderà corpo la “teoria dell’uomo delinquente”.32
40
fig.51_Vicenzo Verzeni
1.8.2b| Genio e follia
fig.52_la copertina del libro Genio e follia di C.Lombroso
Genio e follia furono due elementi che Lombroso associava. In una pubblicazione di Lombroso al riguardo, Sulle malattie proprie degli uomini dati ai lavori intellettuali, è concepito il legame tra genio e follia, che aveva collegato a questi due fattori anche peculiarità fisiche riscontrate dal Lombroso nei pazzi. Nei vari manicomi in cui condusse le sue analisi, Lombroso oltre a trovare le tare ed i difetti, le anomalie individuali, aveva trovato anche lampi di genialità e passione, coltivando ipotesi che per certi versi lo allontanavano un po’ dalla teoria epilettica. Era stato molto colpito dalle idee dei pazzi, dai loro lavori ingegnosi e dai loro calcoli prodigiosi, continuando sulla strada secondo cui tra i pazzi abbonderebbero i fondatori di religioni e partiti come, ad esempio, Lutero, Savonarola e Giovanna d’Arco. Le distrazioni dei genii erano ritenute da Lombroso come momenti di assenza epilettica, così come le loro visioni notturne (in Dostoevskij, Maupassant, Musset), le malinconie (Voltaire, Molière, Chopin, Giusti), i tentativi di suicidio (Rousseau, Cavour, Chateaubriand), le megalomanie (Maometto, Colombo, Savonarola, Bruno), la timidezza (Leopardi), l’amore infantilistico (Dante, Alfieri, Byron). Fisicamente, Lombroso asseriva la predominanza tra i geni di caratteristiche quali il pallore, la magrezza o l’obesità, l’essere rachitici, sterili o celibi, di cervelli per la maggior parte di volume superiore alla media e con deformità (come le suture anormali nel cranio di Volta); esistevano poi anche casi in cui i genii erano totalmente ed irreversibilmente pazzi, non soltanto in alcuni momenti o in manifestazioni latenti, si vedano gli esempi di Tasso, Gogol, Ampère, Kant e Beethoven. Tuttavia, insieme a queste analisi caratteriali, Lombroso sosteneva anche alcune teorie più opinabili, come ad esempio quella che le grandi variazioni barometriche e la canicola influenzerebbero la pazzia e le grandi scoperte o le osservazioni più acute (adducendo come esempi i casi di Malpighi e Galvani).33
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1.8.2c| L’uomo delinquente Dal 1876 divulgò la propria teoria antropologica della delinquenza nelle cinque successive edizioni de L’uomo delinquente, che successivamente espanse in un’opera in più volumi. Tra i massimi studiosi di fisiognomica, Lombroso misurò la forma e la dimensione dei cranii di molti briganti uccisi e portati dal Meridione d’Italia in Piemonte, concludendone che i tratti atavici presenti riportavano indietro all’uomo primitivo. In effetti quella che sviluppò fu una nuova pseudoscienza che si occupava di frenologia forense. Egli dedusse che i criminali portavano tratti anti-sociali dalla nascita, per via ereditaria, cosa che oggi si considera del tutto infondata. Da notare che Lombroso aveva sviluppato la teoria dell’atavismo un anno prima della pubblicazione de L’origine delle specie di Darwin (1859). Di fatto il suo lavoro nella prima metà del XX secolo venne strumentalizzato nel contesto dell’eugenetica e da certe forme di “razzismo scientifico”. Lombroso sostenne sempre con forza la necessità dell’inserimento della pena capitale all’interno dell’ordinamento italiano. Riteneva infatti che se il criminale era tale per la sua conformazione fisica, non fosse possibile alcuna forma di riabilitazione, individuando in tal modo l’obiettivo cui il sistema penale doveva tendere per la sicurezza della società. Alcuni degli studi più strani effettuati da Lombroso nel corso della sua vita di ricercatore furono La ruga del cretino e l’anomalia del cuoio capelluto, L’origine del bacio, Perché i preti si vestono da donne. Nel 1891 pubblicò, in collaborazione con Filippo Cougnet, un libro intitolato Studi sui segni professionali dei facchini - Il cuscino posteriore delle ottentotte - Sulla gobba dei cammelli - Sulla gobba degli zebù e nel 1896 un lavoro su Dante epilettico. Un importante collaboratore “involontario” di Lombroso nei suoi studi fu Giuseppe Villella, nato a Motta di Santa Lucia e morto presumibilmente a Pavia, pluripregiudicato per incendio e furto e sospettato di brigantaggio. Fu dallo studio autoptico del suo cadavere che Lombroso scoprì la cosiddetta “fossetta occipitale mediana”: l’anomalia della struttura cranica fonte, a suo dire, dei comportamenti devianti del “tipo criminale”.34 42
fig.53_copertina del libro L’uomo delinquente di Cesare Lombroso
fig.54_ il libro L’uomo delinquente 43
fig.55,56 e 57_Esempi di fisiognomica di criminali, secondo Lombroso 44
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1.8.3| Contesto storico, politico ed economico La classe al potere era la borghesi laica e moderata che aveva fatto il Risorgimento e che doveva muoversi da un lato sulla linea del progresso rispetto alla forze più arretrate clerico-feudali, dall’altro doveva consolidare la propria concezione del potere rispetto alle forze emergenti dalle contraddizioni sociali. Lombroso era tra quelli che si collocavano più a sinistra rispetto al potere ufficiale e, il suo essere “a sinistra” non riassumeva solo il fatto della sua tardiva militanza socialista: indicava la radicalità del suo pensiero e la sua pretesa di una critica altrettanto radicale delle istituzioni, la sua illusione di non scendere a compromessi per vedere i fatti fino in fondo per quelli che sono. Il positivismo che si era affermato in Italia dal 1870 al 1900, a una società che andava alla ricerca della propria identità, offriva la prospettiva esaltante di una presa sulla realtà per mezzo della scienza. I temi del positivismo, e del “lombrosismo” in particolare sono: la prostituzione, il brigantaggio rurale e la criminalità urbana, la pazzia, i problemi di patologia dell’alimentazione, l’alcolismo; e poi i problemi dell’istruzione, dell’educazione minorile, del ruolo della donna nelle società, dell’amministrazione nelle giustizia, del sistema carcerario nazionale etc. Attraverso Lombroso si affrontavano problemi reali e se ne offriva il modello interpretativo della scienza esatta. Gli scienziati positivisti diventavano personaggi pubblici, autentici protagonisti ufficiali della vicenda nazionale in quanto tendevano, con l’affermazione delle loro idee, a modificare concretamente la realtà. La fama di Lombroso oggi è legata alla formulazione della necessità del manicomio criminale, del carcere modello, della polizia scientifica sopranazionale o della pena di morte per i criminali incorreggibili; ma in realtà queste sono proposte parziali iscritte in un disegno generale di organizzazione della società che compare in tantissimi suoi scritti.35 46
Il dibattito sulle malattie delle classi povere, sui manicomi, sulle carceri, sui manicomi criminali, aveva impegnato le precedenti generazioni di medici. La distinzione scientifica tra pazzo, criminale e normale aveva già costituito il grande tema della nascente psichiatria. Lombroso ha ricondotto questa problematica a un disegno coerente, in armonia con lo spirito dei tempi e immediatamente trasferibile sul piano operativo. Ha risolto i contrasti tra i medici, psichiatri, giuristi e politici nella logica universale della scienza positiva e facilitato la realizzazione della rete di istituzioni scientifiche e amministrative deputate alla gestione dei pazzi e dei criminali che in Italia, con pochi aggiustamenti, viene adoperata ancora oggi.36
1.8.4| La legge del 1904 Gli studi e le teorie di Lombroso hanno influenzato notevolmente gli interventi normativi del tempo. Il 14 febbraio 1904 erano approvate le “Disposizioni sui manicomi e sugli alienati”. Fino ad ora nessuna normativa di carattere nazionale regolava questo settore: gli istituti esistenti in Italia e destinati al ricovero dei malati di mente erano stati, nei quarant’anni successivi l’unificazione, disciplinati in modo diverso, indipendentemente l’uno dall’altro. In tale confusione intervenivano talvolta i prefetti, rilasciando regolamenti per dare un minimo di stabilità. L’esigenza di una regolamentazione generale era indubbiamente sentita. La chiarezza finalmente raggiunta sugli obiettivi da perseguire e sui metodi da adottare prevedeva che la legge assumesse più le caratteristiche di un provvedimento governativo, anziché di un atto del Parlamento. Con lo stato liberale viene messo in evidenza il contrasto tra la necessità della difesa sociale e le garanzie di tutela della libertà personale. L’esperienza liberale si può sintetizzare come l’elaborazione di una gamma di interventi che accompagna la connessione dei diritti all’introduzione di istituti. In questa situazione di equilibrato bilanciamento di interventi si collocano le disposizioni relative al malato di mente.37 47
In sede penale il profondamente dibattuto tema sull’imputabilità dell’alienato trovava una soddisfacente soluzione. Stabiliva il codice penale Zanardelli del 1889 che: “Non è imputabile colui che, nel momento in cui ha commesso il fatto, era in tale stato di deficienza o di morbosa alterazione di mente da togliergli la coscienza dei propri atti e la possibilità di operare altrimenti. Il giudice può tuttavia ordinare che sia ricoverato in un manicomio criminale o comune, per rimanervi sino a che l’autorità competente lo giudichi necessario.” Si riconosceva nell’alienazione mentale una causa escludente l’imputabilità e la conseguente comminazione di sanzione penale. Si prevedeva la possibilità da parte del giudice di comminare una “misura di sicurezza” che aveva come sue fondamentale caratteristiche l’indeterminatezza (se ne fissa il limite minimo, non il massimo) e che si giustificava con la necessità da parte della società di difendersi da tutti i pericoli, effettivi o potenziali. Nel codice Zanardelli erano quindi presenti sia la pena sia un embrione di misura di sicurezza. Il legislatore aveva perciò chiarito quali posizioni nel sistema penale dovesse assumere l’alienato che avesse commesso un reato. Rimanevano da stabilire le misure da adottare nei confronti di chi, malato di mente, non avesse infranto alcuna regola sanzionata penalmente, ma fosse da ritenersi in qualche modo pericoloso per la tranquillità pubblica. Le numerose analogie tra le disposizioni della legge del 1904 e le norme dei testi unici di pubblica sicurezza rivelano la sostanziabile assimilazione dell’alienato nella categoria dei pericolosi. L’analogia più forte fra testo di pubblica sicurezza e legge si vedeva nelle modalità d’ammissione e dimissione. Esse erano caratterizzate da una procedura mista, affidata all’autorità amministrativa locale, e, solo in parte, a quella giudiziaria. Ma la somiglianza tanto sostanziale che formale si rivela soprattutto quando la procedura d’internamento era determinata da motivi di urgenza: l’iniziativa apparteneva all’autorità amministrativa. 48
Analoga la procedura per le dimissioni: oltre a quelle ordinarie stabilite dal direttore, ma diventanti definitive solo “quando intervenga il decreto del presidente del tribunale” (L. 14 febbraio 1904, n. 36, art. 3), era previsto un periodo di prova deciso dal direttore stesso. Le persone ospedalizzate erano presupposte per un controllo che si estendeva anche al di fuori del manicomio: l’alienato non era un malato, bensì un pericoloso. Molti nodi importanti non erano dalla legge superati. Non era fissata, ad esempio, una normativa specifica per l’apertura e l’esercizio dei manicomi privati. Sarà poi l’art. II del regolamento di attuazione a fissare le modalità per l’istituzione dei manicomi privati “Chiunque intenda di istituire uno stabilimento per ricovero e cura degli alienati deve presentare domanda al prefetto, corredata del piano edilizio, del progetto di regolamento speciale (previsto dall’art. 5 della legge) e di una relazione particolareggiata sull’ordinamento dell’istituto, sulle norme igieniche, sull’ubicazione ed orientazione di esso, e sul numero degli alienati che l’istituto è destinato a ricevere”. Nessuna disposizione regolava l’assunzione del personale addetto ai manicomi. Le critiche dei parlamentari su questo punto erano particolarmente dure e non inutili. Il personale doveva essere scelto in base a speciali attitudini e adeguata cultura. Più nello specifico, per gli infermieri, si richiedeva una sana costituzione fisica, buona condotta morale e civile, saper leggere e scrivere. I corsi di preparazione professionale sarebbero stati istituiti all’interno degli istituti (L. 14 febbraio 1904, art. 1). Al centro del sistema delineato da queste norme c’erano tre elementi: l’alinenato e la categoria dei pericolosi, il medico e la scienza psichiatrica, il giudice e la funzione garantista della magistratura. Nella indicazione degli individui da internare, la legge si esprimeva con chiarezza: “Debbono essere custodite e curate nei manicomi le persone affette da qualunque causa da alienazione mentale, quando siano pericolose a sé o agli altri e non siano e non possono essere convenientemente curate fuorché nei manicomi (L. 14 febbraio 1904, art 1).”38 49
_Oggetto di ricovero sarebbero stati tutti coloro la cui malattia mentale li rendesse pericoloso per l’ordine, la sicurezza e la moralità pubblica: l’esigenza di custodia precede e prevale su quello di cura. _ L’interesse per il malato di mente in quanto persona e cittadino è da parte del legislatore solo apparente. Si accenna qua e là, nella relazione al disegno di legge e nel dibattito che ad essa è seguito, al problema della follia in quello specifico contesto sociale, ma senza una vera volontà di capire i meccanismi da cui la follia è stata generale, rivelando un disinteresse di fatto verso questo aspetto del problema. _ Un ruolo assai importante è attribuito alla psichiatria. Ciò nonostante, scarsissimi sono i contenuti nella legge sul problema della cura. La mancanza di indicazioni sul trattamento da realizzare all’interno degli istituti si spiega solo alla luce dell’alleanza tra il potere politico e la scienza psichiatrica. Al primo interessa che l’individuo non danneggi la società e per questo bastano le mura dell’istituto. Alla seconda preme la propria affermazione alla dignità di scienza e quindi un’area in cui possa considerarsi dominatrice incontrastata. _ All’interno dell’istituto, figura di primaria importanza è naturalmente quella del direttore; la legge ne definisce con chiarezza le competenze: agli ha la piena autorità sul servizio interno sanitario; l’alta sorveglianza sul servizio economico per tutto ciò che riguarda i trattamenti dei malati; la responsabilità dell’andamento del manicomio e dell’esecuzione della legge nei limiti delle sue attribuzioni; nonché l’esercizio del potere disciplinare. Interviene inoltre con voto consultivo alle sedute della deputazione provinciale, delle commissioni e dei consigli amministrativi, quando si tratta di materie tecnico sanitarie. Con la legge del 1904 era concluso il periodo di costruzione della psichiatria, che si era definita come disciplina scientifica e come funzione di stato. L’organizzazione manicomiale aveva di conseguenza assunto la sua configurazione pressoché definitiva.39 50
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1.8.5| Sigmund Freud La rottura del modello lombrosiano Sigmund Freud era nato nel 1856 a Freiberg in Moravia da una famiglia ebraica. Freud frequentava il ginnasio e la facoltà di medicina a Vienna, laureandosi nel 1881. Ha intrapreso con successo il lavoro di ricerca; nonostante le soddisfazioni ricavate, ha deciso di dedicarsi alla parte clinica. Lavorava presso vari ospedali a Vienna e Parigi. Nel 1900 viene pubblicato il lavoro svolto su se stesso e sui suoi pazienti: L’interpretazione dei sogni. Grazie a questo successo, nel 1902, l’Università di Vienna lo ha nominato professore straordinario e un gruppo di studiosi interessati ai temi della “psicoanalisi” hanno cominciato a incontrarsi a casa sua tutte le settimane. Ha proseguito la sua professione e l’elaborazione del metodo e della teoria psicoanalitica. Era stato profondamente turbato dalla prima guerra mondiale e dalla perdita della figlia Anna. Poi viene il nazismo che considerava con disprezzo la psicoanalisi: nel 1933 a Berlino erano bruciati i testi di Freud e dei suoi allievi. Nel 1938, di fronte al delirio nazista, ha deciso di emigrare con la famiglia a Londra, dove muore l’anno successivo.40 La psicoanalisi L’idea fondamentale della psicoanalisi era il rilievo dato all’inconscio nell’interpretazione dei comportamenti dell’uomo. La psicoanalisi sosteneva la possibilità di descrivere e analizzare i fenomeni dell’inconscio e di trarre da questi la spiegazione del comportamento cosciente e la cura delle patologie. La “follia” in psicoanalisi potrebbe essere definita come una sovrapposizione della parte istintuale su quella razionale. Secondo Sigmund Freud il comportamento ordinario non è altro che il risultato di un continuo processo dialettico tra la parte più selvaggia e disorganizzata del cervello, l’Es, e quella più pesata e razionale, il Super-io. Nel momento in cui una delle due parti prevale in maniera eccessiva sull’altra il comportamento può apparire irrazionale e privo di logica. Invece la follia ha dinamiche latenti e proprie logiche.41 52
Freud ha iniziato il suo lavoro occupandosi di fenomeno dell’isteria, al cui interno venivano classificati una serie di comportamenti patologici, quali l’astenia (rifiuto del cibo), l’insonnia, stati perduranti di angoscia. Freud era convinto che le cause della malattia erano da ricercarsi nel profondo della psiche umana, cui era possibile accedere solo con metodi che indeboliscano il controllo della coscienza, come l’ipnosi. La malattia, in questa ipotesi, non era altro che un modo attraverso il quale i contenuti inconsci si manifestavano all’esterno, localizzandosi come manifestazioni patologiche in una certa parte del corpo; questo avviene perché nell’inconscio di ogni uomo si trovano contenuti psichici (desideri, pulsioni, paure) che la coscienza ha nascosto a se stessa non potendoli accettare. Quello che noi normalmente crediamo di aver dimenticato è stato in realtà rimosso nell’inconscio, ed è pronto a riemergere in forma patologica se il sistema delle rimozioni e delle difese messo in opera dalla coscienza non è più in grado di assolvere pienamente il suo compito. Freud affermava anche che quello che l’uomo pensa e dice di se stesso nella riflessione razionale non è mai ”vero”, perché non può dar conto dei contenuti psichici profondi, ed anzi li deforma e li elude per renderli accettabili. Occorre cercare la verità attraverso le manifestazioni dove l’attività razionale è meno presente: il sintomo della malattia, il lapsus e gli atti mancati e, soprattutto, il sogno (“via regia” per arrivare all’inconscio). Freud mirava il profondo con le leggi della razionalità: l’inconscio non è disordine, ma un ordine diverso, il cui rapporto conflittuale con la coscienza può essere risolto utilizzandone gli stessi meccanismi che lo regolano. Come in una sorta di esorcismo, la conoscenza dell’Altro da noi che ci portiamo nel profondo lo assoggetta al nostro volere, neutralizzandolo.42 53
1.8.6| L’impresa di Franco Basaglia Le condizioni pratico-teoriche che hanno portato all’approvazione della legge 180
“Una favola orientale racconta di un uomo cui strisciò in bocca, mentre dormiva, un serpente. Il serpente gli scivolò nello stomaco e vi si stabilì e di là impose all’uomo la sua volontà, così da privarlo della libertà. L’uomo era alla mercé del serpente: non apparteneva più a se stesso. Finché un mattino l’uomo sentì che il serpente se n’era andato e lui era di nuovo libero. Ma allora si accorse di non sapere cosa fare della sua libertà: nel lungo periodo del dominio assoluto del serpente egli si era talmente abituato a sottomettere la sua propria volontà alla volontà di questo, i suoi propri desideri ai desideri di questo, i suoi propri impulsi agli impulsi di questo che aveva perso la capacità di desiderare, di tendere a qualcosa, di agire autonomamente. In luogo della libertà aveva trovato il vuoto, acquistata nella cattività, e a lui non restava che riconquistare a poco a poco il precedente contenuto umano della sua vita.” (F.Basaglia, L’istituzione negata).43
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fig.58_Franco Basaglia (1924-1980) 55
Franco Basaglia e i membri dell’équipe dell’Ospedale Psichiatrico di Gorizia (1961-1971), analizzando la situazione del malato mentale internato, osservano che egli appare, prima di tutto, come un uomo senza diritti, soggetto al potere dell’istituto, alla mercé dei delegati (i medici) della società che lo ha allontanato ed escluso più per motivi legati alla sua condizione sociale ed economica che non alla malattia in sé: “uno schizofrenico abbiente, ricoverato in una casa di cura privata, avrà una prognosi diversa da quello dello schizofrenico povero, ricoverato con l’ordinanza in ospedale psichiatrico. Ciò che caratterizza il ricovero del primo non sarà soltanto il fatto di non venire automaticamente etichettato come un malato mentale pericoloso a sé e agli altri e di pubblico scandalo, ma il tipo di ricovero di cui gode lo tutelerà dal venire separato dalla propria realtà. Il ricovero in casa di cura privata non interrompe sempre il continum dell’esistenza del malato, né riduce o abolisce in modo irreversibile il suo ruolo sociale. Per questo, superato il periodo critico, gli sarà facile essere reinserito nella società. Il potere destorificante, distruttivo, istituzionalizzante a tutti i livelli della organizzazione manicomiale, si trova ad agire solo su coloro che non hanno altra alternativa oltre l’ospedale psichiatrico” (Basaglia, 1968) Il lavoro di umanizzazione delle strutture e dei rapporti che vi si intrattengono hanno chiarito a Basaglia che il manicomio in realtà non si limita ad essere presente ai confini della istituzione storica da lui diretta, ma, al fondo, coincide con l’idea stessa di “internamento”, cioè della custodia in nome della tutela, della riduzione della libertà in nome della liberazione dalla malattia. Questo è il nucleo del manicomio, lì sta la sua forza e la capacità di riprodursi nelle istituzioni e nel corpo sociale, attraverso la legge, l’amministrazione e la legittimazione non disinteressata degli operatori psichiatrici. L’interesse dell’esperimento Goriziano andava molto al di là del settore specialistico della psichiatria: gli autori hanno dimostrano che il problema della malattia mentale e della sua gestione sociale riguardava i rapporti di potere nella società e tendeva a coincidere con una tematica politica. L’esclusione del malato dal mondo dei sani liberava la società dai suoi elementi critici e confermava la validità del concetto di norma da essa stabilito.44 56
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“La vasta area verde su cui opera la comunità goriziana è praticamente aperta a tutti perché al posto del vecchio cartello che vietava severamente l’entrata, ce n’è uno nuovo che invita la gente a far visita agli ammalati quando e come vuole. Aboliti i letti di contenzione, le serrature e l’elettrochoc, il malato è libero di muoversi e viene curato, oltre che con i farmaci, con il reinserimento nella società. Gli ammalati vestono abiti borghesi e non il camice grigio ancora in uso in molti ospedali italiani, ognuno è libero di mettersi addosso quello che più gli piace secondo il suo gusto e le sue possibilità. Ogni mattina l’assemblea generale della comunità riunisce ammalati, medici, infermieri e assistenti sociali nella sala più capiente dell’ospedale per creare un terreno di confronto e di verifica reciproca al di là di ogni caratterizzazione” (Basaglia, 1968).
fig.59 e 60_immagini di reclusi fotografie tratte dal libro ‘Morire di classe.La condizione manicomiale fotografata da Carla Cerati e Gianni Berengo Gardin’, a cura di F.Basaglia, ed.Einaudi 1969 58
In Europa e negli Stati Uniti, già alla fine degli anni ’60, hanno cominciato a diffondersi molte di queste utopie in piccola scala, e alcune di esse - come quelle di Ronald Laing a Londra e quella di Felix Guattari a Laborde - erano contagiate dal fascino, dalla intelligenza e dalla radicalità dei loro leader. Ma questi esperimenti non erano in grado di cambiare l’apparato dei manicomi, né la cultura psichiatrica dominante viene intaccata dalle nuove teorizzazioni. L’esperienza di Gorizia era un progetto che ha incontrato in Italia un sistema istituzionale dove il bisogno di innovazione era fortissimo e l’immobilismo dell’establishment psichiatrico, culturalmente provinciale e concentrato sugli interessi di scuola e di bottega, ha lasciato molto spazio a quelle che negli anni ’70 vengono chiamate le “esperienze esemplari”: esperienze che dominavano i processi di innovazione. Per questo Basaglia ha voluto chiamare psichiatria democratica il movimento per la riforma, intendendo indicare con questo aggettivo l’intenzione di costruire una psichiatria che interiorizzasse e rendesse vissuti i principi del patto democratico. Inoltre, la straordinaria risonanza che le esperienze di psichiatria antistituzionale hanno all’interno dei nascenti movimenti di contestazione e la possibilità per esse di collegarsi con gli altri livelli di mobilitazione operaia del ’69 e degli anni seguenti, determinano, per i contenuti di quelle esperienze, la possibilità di essere sussunti all’interno di un più ampio fronte di lotta per una politica riformatrice e contribuiscono a determinare l’evoluzione decisamente politica delle ipotesi iniziali. La messa in crisi, teorica e pratica, del modello manicomiale e la critica esercitata dall’interno della Psichiatria trasformano questa da strumento di controllo, consenso e legittimazione dell’assetto sociale, in un punto di osservazione privilegiato sulle contraddizioni sociali, culturali, economiche e politiche che stanno dentro, e intorno, alla sofferenza dell’uomo che essa è chiamata a curare.45 59
1.8.7| La riforma psichiatrica e sanitaria del 1978 Per scongiurare il referendum abrogativo della legge del 1904 proposto dal partito radicale, il 13 maggio 1978 viene in tutta fretta approvata dal parlamento italiano, la legge quadro n. 180 “Accertamenti e trattamenti sanitari volontari e obbligatori” che, alla fine dell’anno, confluirà nella Riforma sanitaria. La legge diceva poche cose ma importanti: a) i manicomi vanno gradualmente chiusi e non possono più accettare pazienti; b) gli accertamenti e trattamenti sanitari sono volontari; c) possono essere disposti dall’autorità sanitaria accertamenti e trattamenti sanitari obbligatori nel rispetto della dignità della persona e dei diritti civili e politici garantiti dalla Costituzione; d) i malati di mente dovranno essere assistiti dalle strutture sanitarie territoriali e potranno essere ricoverati, nei reparti specializzati dei normali ospedali, solo in fase acuta con il loro consenso o su disposizione del sindaco nella sua qualità di autorità sanitaria locale; e) le cure possono essere prestate in condizioni di degenza ospedaliera solo se esistono alterazioni psichiche tali da richiedere urgenti interventi terapeutici, se gli stessi non vengano accettati dall’infermo e se non vi siano le condizioni e le circostanze di adottare tempestivamente e idonee misure sanitarie extraospedaliere.46
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L’approvazione della 180 era un evento di notevole importanza. I contenuti in essa presenti rappresentavano un’indicazione di alto significato civile, sociale e politico che non trovava riscontro nella legislazione di alcun altro paese nel mondo. E’ stata forse la prima volta che in Italia una legge di tale importanza era nata da esperienze pratiche, dalla lotta di una minoranza che però ha saputo collegare la sua pratica di lotta con le lotte per la trasformazione della società che avvenivano contemporaneamente, ed in particolare con le lotte che il movimento operaio ha portato avanti in questi anni per una trasformazione radicale dell’assistenza sanitaria. In verità la legge 180 non era una legge di argomento esclusivamente psichiatrico; infatti l’articolo 1 si riferiva ai trattamenti in generale affermando che essi sono di norma volontari e, quando devono essere obbligatori, vengono disposti dall’autorità sanitaria (il sindaco) “nel rispetto della dignità della persona e dei diritti civili e politici garantiti dalla Costituzione”. Dall’articolo 2 in poi si parlava, solo degli accertamenti e trattamenti sanitari obbligatori per la malattia mentale. Questa legge era in un certo senso contraddittoria in quanto, da un lato era una legge fatta per la psichiatria e, dall’altro, l’idea di fondo che la ispirava era l’integrazione della psichiatria nel Servizio Sanitario Nazionale. Anche per altre ragioni, il 1978 era un anno cruciale per la sanità ed in particolare per la psichiatria. Alla fine di dicembre era approvata la legge istitutiva del Sistema Sanitario Nazionale, la 833, al cui interno erano sussunti i contenuti della legge di Riforma della Assistenza psichiatrica. Già nella enunciazione dei principi (art. 1) e degli obiettivi (art. 2) della 833, accanto alla tutela della salute fisica era quella della salute psichica. La tutela della salute mentale doveva avvenire “privilegiando il momento preventivo ed inserendo i servizi psichiatrici nei servizi sanitari generali in modo da eliminare ogni forma di emarginazione del malato mentale che dovrà invece essere recuperato e reinserito nella società.”47 61
fig.61_immagine di reclusi fotografie tratte dal libro ‘Morire di classe.La condizione manicomiale fotografata da Carla Cerati e Gianni Berengo Gardin’, a cura di F.Basaglia, ed.Einaudi 1969 62
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fig.62_i disturbi mentali, http://feminspire.com/speaking-up-against-the-mental-health-stigma/ 64
1.9| La pazzia oggi Disturbo mentale – definizione
Una malattia mentale, o disturbo mentale (in inglese: mental disorder), è un’affezione che colpisce la sfera cognitiva, affettiva, comportamentale o relazionale di una persona in modo disadattativo ovvero sufficientemente forte da rendere problematica la sua integrazione socio-lavorativa e/o causargli sofferenza personale soggettiva. Le malattie mentali sono alterazioni comportamentali o psicologiche che causano pericolo o disabilità e non fanno parte del normale sviluppo psichico della persona. Le malattie mentali fanno parte del campo di studi della psichiatria, della psicopatologia e di certe branche della psicologia. I disturbi mentali sono generalmente definiti da una combinazione di come una persona si sente, agisce, pensa o percepisce. Questo può essere associato a particolari regioni o funzioni del cervello o resto del sistema nervoso, spesso in un contesto sociale. Il riconoscimento e la comprensione delle condizioni di salute mentale sono cambiate nel corso del tempo e attraverso le culture e ci sono ancora variazioni di definizione, valutazione e classificazione, anche se i criteri delle linee guida standard sono ampiamente utilizzati. In molti casi, sembra che ci sia un continuum tra salute mentale e malattia mentale, rendendo complessa la diagnosi. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (WHO), oltre un terzo delle persone nella maggior parte dei paesi riferisce di problemi in qualche momento della loro vita che soddisfano i criteri per la diagnosi di uno o più comuni tipi di disturbo mentale. Le cause dei disturbi mentali sono molteplici e in alcuni casi poco chiari, e le teorie possono incorporare i risultati di una serie di campi. Servizi si basano in ospedali psichiatrici o in comunità, e le valutazioni sono effettuate da psichiatri, psicologi clinici e assistenti sociali clinici, utilizzando vari metodi, ma spesso basandosi su osservazione e discussione. Trattamenti clinici sono forniti da vari professionisti della salute mentale.48 65
Psicoterapia e farmaci psichiatrici sono due principali opzioni di trattamento, così come lo sono gli interventi sociali, il sostegno tra pari e di auto-aiuto. In una minoranza di casi, ci potrebbe essere la detenzione involontario o trattamento involontario, dove la legislazione lo consente. Stigma e discriminazione possono aggiungere alla sofferenza e la disabilità associata a disturbi mentali (o con una diagnosi o giudicata come avere un disturbo mentale), che porta a vari movimenti sociali che cercano di aumentare la comprensione e sfida l’esclusione sociale. I sintomi di malattie mentali sono: • condotta asociale e deterioramento delle relazioni; • disturbi dell’umore; • alterazioni della personalità; • difficoltà cognitive e di percezione, allucinazioni e alterazione della percezione della realtà; I confini della malattia mentale sono talvolta soggettivi e condizionati dall’evoluzione della riflessione clinica e dalla tolleranza della società rispetto a comportamenti di “devianza”. Per questo, il metro con il quale valutare alcuni tipi di comportamento come possibili sintomi di una malattia mentale è cambiato nel corso del tempo. Questi confini non ben definiti hanno permesso in passato ad alcuni regimi totalitari di utilizzare una presunta malattia mentale come artificiosa scusante per l’internamento di oppositori politici. Per esempio, l’omosessualità è stata considerata un disturbo mentale fino al 1973, quando l’evoluzione della ricerca e della riflessione clinica ha portato la comunità scientifica internazionale a superare quella vecchia interpretazione.49
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1.9.1| Classificazione La definizione e la classificazione dei disturbi mentali è una questione fondamentale per i ricercatori e dei fornitori di servizi e di coloro che possono essere diagnosticati. Documenti clinici più internazionali usano il termine “disordine” mentale, mentre la “malattia” è anche comune. E’ stato osservato che l’espressione “mentale” (cioè, della mente) non necessariamente intende comportare separazione dal cervello o del corpo.
Ci sono attualmente due sistemi ampiamente stabiliti che classificano i disturbi mentali: _ICD - 10 Capitolo V : Disturbi psichici e comportamentali, dal 1949 parte della classificazione internazionale delle malattie prodotte dal WHO, _il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-IV), prodotto dalla American Psychiatric Association (APA) dal 1952. Essi hanno deliberatamente confluiti i loro codici a recenti revisioni in modo che i manuali sono spesso ampiamente comparabili, anche se permangono differenze significative. Altri schemi di classificazione possono essere usati nelle culture non occidentali, per esempio la Classificazione Cinese dei Disturbi Mentali, e altri manuali possono essere utilizzati da teorici alternativi, ad esempio, il manuale diagnostico psicodinamico. In generale, i disturbi mentali sono classificati separatamente da disturbi neurologici, difficoltà di apprendimento o ritardo mentale. L’approccio DSM e ICD rimane sotto attacco sia per il modello di causalità implicita e perché alcuni ricercatori credono che sia meglio puntare a differenze cerebrali sottostanti che possono precedere i sintomi da molti anni.50
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CONDOTTA ASOCIALE E DETERIORAMENTO DELLE RELAZIONI
DISTURBO D’ANSIA
FOBIE SPECIFICHE
DISTURBO DI PANICO
DISTURBO DA STRESS POSTTRAUMATICO
DISTURBO D’ANSIA GENERALIZZATO
IMODELLIDI FEDE,L’USODEL LINGUAGGIOELA PERCEZONEDELLA REALTA’
LA SCHIZOFRENIA
DISTURBO DELIRANTE
DISTURBO SCHIZOAFFETTIVO
SCHIZOTIPIA
I DISTURBI ALIMENTARI
L’ANORESIA NERVOSA
BULIMIA NERVOSA
ESERCIZIO BULIMIA
BINGE EATING DISORDER
DISTURBI DELL’IDENTITA’ SESSUALE E DI GENERE
DISPAREUNIA
DISTURBO DELL’IDENTITA’ DI GENERE
L’OMOSESSUALITA’ EGO-DISTONICA
DISTURBO DEL CONTROLLO DEGLI IMPULSI
LA SINDROME DI TOURETTE
LA CLEPTOMANIA
LA PIROMANIA
DISTURBO DISSOCIATIVO DELL’IDENTITA’
DISTURBO DI DEPERSONALIZZAZIONE
VARI TIPI DI DEMENZA VECCHIA ETA’
DISTURBO DELLO SVILUPPO
DISTURBI DELLO SPETTRO AUTISTICO
DISTURBI DELL’UMORE
SINTOMI DI MALATTIE MENTALI
CLASSIFICAZIONE DEI DISTURBI MENTALI ALTERAZIONI DELLA PERSONALITA’
DIFFICOLTA’ COGNITIVEEDI PERCEZIONE, ALLUCINAZIONIE ALTERAZIONE DELLAPERCEZIONE DELLAREALTA’
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DISTURBO OPPOSITIVO PROVOCATORIO
DISTURBO DELLA CONDOTTA
DEFICIT DI ATTENZIONE E IPERATTIVITA’
AGORAFOBIA
DISTURBO D’ANSIA SOCIALE
DISTURBO OSSESSIVOCOMPULSIVO
1.9.2| Disordini Ci sono molte categorie diverse di disturbo mentale, e molti e diversi aspetti del comportamento umano e della personalità che può diventare disordinata. Ansia o paura che interferisce con il normale funzionamento può essere classificato come un disturbo d’ansia. Categorie comunemente riconosciute includono fobie specifiche, disturbo d’ansia generalizzato, disturbo d’ansia sociale, disturbo di panico, agorafobia, disturbo ossessivo-compulsivo e disturbo da stress post-traumatico. Disturbo dell’umore che coinvolge tristezza insolitamente intensa e prolungata, malinconia o disperazione è conosciuta come la depressione maggiore (noto anche come depressione unipolare o clinica). Depressione più lieve ma comunque prolungata può essere diagnosticata come distimia. Disordine bipolare (forma maniaco depressiva) coinvolge anormalmente “alto” o sotto pressione dell’umore, nota come mania o ipomania, in alternanza con normale o umore depresso. La misura in cui unipolare e fenomeni d’umore bipolari vengono rappresentani è oggetto di un dibattito scientifico. I modelli di fede, l’uso del linguaggio e la percezione della realtà possono diventare disordinati (ad esempio, deliri, disturbi del pensiero, allucinazioni). Disturbi psicotici in questo settore includono la schizofrenia e disturbo delirante. Disturbo schizoaffettivo è una categoria utilizzata per gli individui che mostrano aspetti di schizofrenia e disturbi affettivi. Schizotipia è una categoria utilizzata per gli individui che mostrano alcune delle caratteristiche associate con la schizofrenia, ma senza soddisfare i criteri di cut-off .51 69
Personalità – un certo numero di diversi disturbi di personalità sono elencati, tra cui quelli a volte classificati come “eccentrico”, come ad esempio disturbi di personalità paranoide, schizoide e schizotipiche; tipi di disturbi di personalità, che sono descritti come “drammatici” o “emozionali”, come antisociale, borderline, istrionico e narcisistico e quelli a volte classificati come paura - correlati, come i disturbi di personalità ansioso - evitante, dipendente, o ossessivo-compulsivo. I disturbi di personalità, in generale, sono definiti come emergenti durante l’infanzia, o almeno per l’adolescenza o all’inizio dell’età adulta. L’ICD ha anche una categoria per cambiamento di personalità dopo un’esperienza catastrofica e l’incapacità di adeguare in misura sufficiente a circostanze di vita inizia entro tre mesi di un particolare evento o situazione, e si conclude entro sei mesi dopo l’evento stressante, si arresta o viene eliminato, può invece essere classificato come un disturbo di regolazione. C’è un crescente consenso che i cosiddetti “disturbi della personalità” in realtà incorporano una miscela di comportamenti disfunzionali acuti che possono risolvere in tempi brevi, e tratti temperamentali disadattivi che sono più duraturi. I disturbi alimentari coinvolgono preoccupazione sproporzionata quando si tratta del cibo e del peso. Categorie di disturbo in questo settore comprendono l’anoressia nervosa, bulimia nervosa o binge eating disorder. Disturbi del sonno come l’insonnia implicano disagi per il sonno normale, o una sensazione di stanchezza, nonostante il sonno appare normale. Disturbi dell’identità sessuale e di genere, tra cui la dispareunia, disturbo dell’identità di genere e l’omosessualità ego-distonica. Vari tipi di parafilia sono considerati disturbi mentali (eccitazione sessuale a oggetti, situazioni o persone che sono considerate anormali o dannosi per la persona o altri).52 70
Le persone che non sono in grado di resistere a certe spinte o impulsi che potrebbero essere dannosi per sé o per altri, possono essere classificati come aventi di un disturbo del controllo degli impulsi, tra cui vari tipi di disordini come la sindrome di Tourette e disturbi come la cleptomania o piromania. Varie dipendenze comportamentali, come ad esempio la dipendenza dal gioco, possono essere classificate come un disturbo. Il disturbo ossessivo-compulsivo può a volte comportare l’incapacità di resistere a certi atti, ma viene classificato separatamente come essendo principalmente un disturbo d’ansia. L’uso di droghe (legali o illegali, incluso l’alcool), quando persiste nonostante i notevoli problemi legati al suo utilizzo, può essere definito come un disturbo mentale. Il DSM incorpora tali condizioni sotto la categoria di disturbi da uso di sostanze, che include la dipendenza da sostanze e abuso di sostanze. Le persone che soffrono di gravi disturbi della loro auto-identità, la memoria e la generale consapevolezza di se stessi e l’ambiente circostante possono essere classificati come portatori di un disturbo dissociativo dell’identità, come il disturbo di depersonalizzazione o disturbo dissociativo dell’identità stessa (che è stato anche chiamato disturbo di personalità multipla o “personalità divisa”). Altri disturbi cognitivi o disturbi di memoria includono amnesia o vari tipi di demenza nella vecchia età. Una gamma di disturbi dello sviluppo che si presentano inizialmente nell’infanzia possono essere diagnosticati, per esempio i disturbi dello spettro autistico, disturbo oppositivo provocatorio e disturbo della condotta, deficit di attenzione e iperattività (ADHD), che potrebbero continuare anche in età adulta. Disturbo della condotta, se continua in età adulta, può essere diagnosticato come disturbo antisociale di personalità (disturbo di personalità asociale nella ICD). Etichette come psicopatico o sociopatico non vengono visualizzate nel DSM o ICD, ma sono legate ad alcune di queste diagnosi.53 71
Disturbi somatoformi possono essere diagnosticati quando ci sono problemi che sembrano provenire dal corpo. Questi includono disturbo di somatizzazione e disturbo di conversione. Ci sono anche disturbi di come una persona percepisce il suo corpo, come il disturbo di dismorfismo corporeo. Nevrastenia è una vecchia diagnosi che coinvolge disturbi somatici così come la stanchezza e bassa depressione, che è ufficialmente riconosciuta dalla ICD -10, ma non più dal DSM -IV. Disturbi fittizi, come la sindrome di Munchausen, sono disturbi in cui i sintomi sono pensati per essere vissuti (volutamente prodotta) e/o segnalati (finto) per guadagno personale. Ci sono tentativi di introdurre una categoria di disturbo relazionale. Il rapporto può essere compreso tra i bambini ei loro genitori, tra le coppie, o altri. Esiste già, sotto la categoria di psicosi, una diagnosi di disturbo psicotico condiviso in cui due o più persone condividono una particolare illusione a causa della loro stretta relazione con l’altro. Ci sono una serie di sindromi psichiatriche non comuni, che spesso prendono il nome della persona che li ha descritti prima, come ad esempio la sindrome di Capgras, sindrome di De Clerambault, sindrome di Otello, la sindrome di Ganser, Cotard delusione, e la sindrome Ekbom, e disturbi aggiuntive come il Couvade e sindrome Geschwind. Vari nuovi tipi di diagnosi di disturbo mentale sono a volte proposti. Tra quelli, polemicamente considerati dai comitati ufficiali dei manuali diagnostici, vengono inclusi l’autolesionista disturbo di personalità, il disturbo di personalità sadica, il disturbo di personalità passivo-aggressivo e il disturbo disforico premestruale.54
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1.9.3| Disabilità Alcuni disturbi possono essere molto limitati nei loro effetti funzionali, mentre altri possono comportare la disabilità sostanziale. Il grado di abilità o disabilità può variare nel tempo e nei diversi ambiti di vita. Inoltre, la disabilità continuata è stata collegata alla istituzionalizzazione, la discriminazione e l’esclusione sociale. Il funzionamento può essere influenzato anche dallo stress di dover nascondere una condizione al lavoro o in scuola, ect. Pur essendo spesso caratterizzati in termini negativi, alcuni tratti mentali o stati etichettati come disturbi possono anche coinvolgere la creatività superiore alla media, non conformità, meticolosità o empatia. In aggiunta, la percezione pubblica del livello di disabilità associata a disturbi mentali può cambiare. In termini di invalidità totale - Disability Adjusted Life Years (DALY), che è una stima di quanti anni di vita sono persi a causa di morte prematura o di essere in uno stato di cattiva salute e disabilità, disturbi mentali vengono classificati tra le condizioni più invalidanti. Il disturbo depressivo unipolare (noto anche come il maggiore) è la terza causa di disabilità nel mondo, che rappresenta 65,5 milioni anni perduti. Il totale DALY non indica necessariamente che cosa è la disabilitazione più individualmente; ad esempio, la schizofrenia si trova ad essere il disturbo mentale invalidante più individualmente, ma è meno comune. I disturbi da us odi alcol sono anche in alto nella lista generale, responsabili per 23,7 milioni di DALY al livello globale, mentre i disturbi da uso di sostanze rappresentano 8,4 milioni. La schizofrenia provoca una perdita totale di 16,8 milioni di DALY, e il disturbo bipolare 14,4 milioni. Il disturbo di panico porta a 7 milioni di anni persi, disturbo ossessivo-compulsivo 5.1, insonnia primaria 3.6 e il disturbo da stress post-traumatico 3,5 milioni di DALY. Il suicidio, che viene spesso attribuito a qualche disturbo mentale, è una delle principali cause di morte tra gli adolescenti e gli adulti sotto i 35 anni. Ci sono circa 10-20.000.000 non mortali tentati di suicidi ogni anno in tutto il mondo.55 73
1.9.4| Cause Disturbi mentali possono derivare da più fonti e in molti casi non c’è una sola causa accettata o coerente al momento stabilito. Un eclettico mix o pluralistica dei modelli può essere usato per spiegare particolari disturbi. Il paradigma primario di psichiatria contemporanea occidentale è il modello biopsicosociale che incorpora fattori biologici, psicologici e sociali, anche se questo potrebbe non essere sempre applicato nella pratica. La Biological Psychiatry segue un modello biomedico, dove molti disturbi mentali sono concettualizzati come disturbi di circuiti cerebrali probabilmente causati da processi di sviluppo modellati da una complessa interazione di genetica ed esperienza. Una opinione comune è che i disturbi siano imputabili alla vulnerabilità della genetica e lo sviluppo, esposti da stress nella vita (per esempio il modello diatesi-stress), anche se ci sono vari punti di vista su ciò che provoca le differenze tra gli individui. Alcuni tipi di disturbi mentali possono essere visti principalmente come i disturbi dello sviluppo neurologico.56 Le teorie psicoanalitiche hanno continuato ad evolversi a fianco approcci cognitivo-comportamentali (cognitive-behavioral) e sistemico-familiari (systemic-family). Una distinzione a volte è fatta tra un “modello medico” ed un “modello sociale” del disordine e della disabilità. Gli studi hanno indicato che variazioni nei geni possano svolgere un ruolo importante nello sviluppo di disturbi mentali, anche se è più difficile trovare la sicura identificazione dei collegamenti tra geni specifici e le categorie particolari di disturbo. Gli eventi ambientali che circondano la gravidanza e la nascita sono stati implicati. Il trauma cranico può aumentare il rischio di sviluppare alcuni disturbi mentali. Le influenze sociali sono state trovate ad essere importanti, tra cui l’abuso, negligenza, mobbing, stress sociale, e altre esperienze di vita negative o schiacciante. Anche gli aspetti della comunità più ampia sono stati implicati, tra cui problemi di occupazione, la disuguaglianza socio-economica, la mancanza di coesione sociale, i problemi legati alla migrazione e le caratteristiche di particolari società e culture. 74
1.9.5| Diagnosi La pratica clinica di routine in genere comporta una intervista conosciuta come un esame di stato mentale, dove le valutazioni includono l’aspetto e il comportamento, i sintomi auto-riferiti, storia di salute mentale e le circostanze della vita attuale. Le opinioni di altri professionisti, parenti o altre terze parti possono essere presi in considerazione. Un esame fisico per verificare la salute o gli effetti di farmaci o altre droghe può essere condotto. Il tempo e vincoli di budget limitano spesso psichiatri che praticano da effettuare valutazioni diagnostiche più approfondite. E’ stato riscontrato che la maggior parte dei medici sta valutando i pazienti con un approccio non strutturato, a tempo indeterminato, con una formazione limitata a metodi di valutazione basati su prove, e che la diagnosi imprecisa può essere comune nella pratica di routine. Inoltre, è molto comune nella diagnosi psichiatrica, che la stessa persona soddisfa i criteri per più di un disturbo. Dall’altra parte, una persona può avere più diversi problemi di cui solo alcuni soddisfano i criteri per la diagnosi. HoNOS è la misura più utilizzata nei servizi di salute mentale inglesi. In HoNOS un punteggio da 0 a 4 è dato per ognuno dei 12 fattori, in base alla capacità funzionale di vita. La ricerca ha appoggiato HoNOS, anche se alcune domande sono state poste sul fatto se fornisce una copertura adeguata alla gamma e la complessità dei problemi di salute mentale. HoNOS è considerato come il migliore strumento disponibile. WEMWBS utilizza un approccio simile, dando un punteggio da 1 a 5 per ciascuno dei 14 fattori (si basano in gran parte sui sentimenti). Il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali può portare uno psichiatra a concentrarsi sulle liste di sintomi un po’ strette, con poca considerazione di ciò che sta effettivamente causando i problemi del paziente.57 75
1.9.6| Terapie Nel 1960 ci sono state molte sfide al concetto di malattia mentale stessa. Queste sfide provenivano da psichiatri come Thomas Szasz, che sosteneva che la malattia mentale era un mito usato per mascherare conflitti morali, da sociologi come Erving Goffman che ha detto che la malattia mentale è stato solo un altro esempio delle etichette della società e dei controlli non-conformisti, da psicologi comportamentali che hanno sfidato la dipendenza fondamentale della psichiatria sui fenomeni osservabili e da attivisti dei diritti gay che hanno criticato la quotazione del APA di omosessualità come un disturbo mentale. Uno studio pubblicato su Science da Rosenhan ha ricevuto grande pubblicità ed è stato considerato come un attacco contro l’efficacia della diagnosi psichiatrica. La deistituzionalizzazione è gradualmente avvenuta in Occidente e diversi tipi di farmaci psichiatrici sono progressivamente entrati in uso, come ad esempio “energizzanti psichiche” (poi antidepressivi) e il litio. Le benzodiazepine hanno guadagnato uso diffuso nel 1970 per l’ansia e la depressione, fino a quando i problemi di dipendenza ha ridotto la loro popolarità. I progressi nel campo delle neuroscienze, genetica e psicologia hanno portato i nuovi programmi di ricerca, la terapia cognitivo-comportamentale e altre psicoterapie.58
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fig.63_ lo schema delle potenziali influenze relative ai più diffusi disturbi mentali, Melzer, D et al. (2004), ”Social Inequalities and the Distribution of the Common Mental Disorders”, Psychology Press Ltd 77
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02|
LA PAZZIA NELLA CULTURA
2.1| Letteratura Da sempre la pazzia era presente nella letteratura mondiale assumendo forme e valenze diverse. La pazzia non ha fatto altro che puntare il dito, focalizzando l’attenzione del pubblico su qualcosa di fondamentalmente universale: l’Io, i desideri e le espressioni più pure di se stessi. La letteratura ha adottato questa libertà per mostrare l’Altro, l’esistenza di qualcosa al di là della norma convenzionale sociale, alzando la sua polemica contro la “conformità-a-tutti-i-costi” e il rifiuto per il diverso.
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2.1.1| Amleto di William Shakespeare (The Tragedy of Hamlet, Prince of Denmark), 1603 Il tema fondamentale della tragedia può essere riassunto tutto nel celebre monologo che esordisce con “Essere o non essere”, non a caso spesso recitato con un teschio tra le mani, simbolo della vita e della morte, dell’esistere o del morire. Lo spettro del padre d’Amleto rivela la verità sulla sua morte e infonde nell’animo del figlio un turbamento che svanirà solo con l’adempimento della vendetta finale. Al cospetto della verità il mondo del giovane principe crolla, crollano le convinzioni, le certezze, perché enorme è l’ordine ricevuto di vendicare la morte del padre. Sprofonda così in un conflitto atroce: rispondere all’appello del dovere uccidendo a sua volta, oppure rifiutare d’adempiere a quel dovere morale, venendo meno al giusto desiderio paterno? I sentimenti contrapposti portano Amleto ad una pazzia simulata, utilizzata come pretesto dietro al quale trincerarsi per ritardare l’azione. Questa è solo una delle possibili interpretazioni della follia di Amleto. Interessante è l’interpretazione di Sigmund Freud, che ha individuato in Amleto l’emblema della regressione dell’adulto, una sorta di progressiva sottrazione ai propri doveri sociali, nel tentativo di rifugiarsi nel mondo dorato dell’infanzia. Contrapposta all’immagina di una pazzia simulata come quella di Amleto, abbiamo quella totalmente reale di Ofelia; talmente reale che condurrà la giovane ragazza al suicidio. Le cause di questa follia sono da ricercare fondamentalmente nella improvvisa mancanza di riferimenti maschili nella vita di Ofelia: il fratello Laerte l’aveva lasciata per un lungo viaggio e il padre era stato ucciso da colui che lei amava, Amleto. Questa è una sola delle innumerevoli interpretazioni che si possono trovare dell’Amleto.59 fig.64_Amleto, disegno di Julia Sverchuk 80
2.1.2| L’Orlando Furioso Di Ludovico Ariosto, 1532 Dirò d’Orlando in un medesimo tratto Cosa non detta in prosa mai, né in rima, Che per amor venne in furore e matto D’ uom che sí saggio era stimato prima (Orlando Furioso , I, 2) La verità nel Furioso non suole svelarsi subito e, dunque, neanche la vera pazzia e la vera ragione. Le figure ariostesche possono sembrare folli e nient’altro a uno sguardo frettoloso. E invece la pazzia di queste figure è ciò che le rende significative di quanto c’è di pazzo nelle pretese assolutistiche della ragione, in qualsiasi momento storico. Il poeta-navigatore ha con sé la “carta” che dovrebbe condurlo al sicuro “porto”, eppure, finché non lo raggiunge, non è completamente sicuro che la guida gli mostri “il vero”. Cioè, l’affidamento agli argomenti della ragione (la “carta”, appunto) non è mai completo, perché c’è sempre il dubbio che la guida possa sbagliare e lasciare in preda alla pazzia, all’ “errar sempre”. Lungo tutto il Furioso, si fanno sentire, in permanente dialogo, le voci della pazzia e della ragione: dialogo che riflette ciò che avviene all’interno di ognuno. La pazzia è sempre coinquilina della ragione. Anzi, la loro convivenza è possibile solo perché entrambe le interlocutrici accettano di intrattenersi in civile dialogo.60
fig.65_Orlando Furioso, disegno di Gustav Dore, 81
2.1.3| Don Chisciotte della Mancia Di Miguel de Cervantes (El ingenioso hidalgo Don Quixote de la Mancha), 1605 Il primo romanzo moderno, di certo il più celebrato nella storia della letteratura spagnola. Lo scopo di Cervantes era quello di sottolineare l’inadeguatezza degli intellettuali dell’epoca, in un mondo caratterizzato dal materialismo e dal tramonto degli ideali. Per farlo, si serve del “folle” Don Chisciotte, con l’intento di ridicolizzare i libri di cavalleria e porre sotto la lente d’ingrandimento della satira la civiltà medievale. Don Chisciotte viene stregato dalla lettura dei romanzi cavallereschi e dalle gesta dei poemi eroici: indossa così un’armatura di vecchi rottami; monta su Ronzinante, evidente parodia di Bucefalo, il cavallo di Alessandro Magno; si assicura le prestazioni di un fido scudiero, Sancio Panza, in realtà un’umile contadino; crea nella sua immaginazione la figura di una donna a cui dedicare le sue imprese, Dulcinea del Toboso, contadina che non corrisponde l’amore di Don Chisciotte, che trasfigura la ragazza in una magnifica principessa. Infine, le imprese: mulini a vento che diventano giganti e greggi di pecore che si trasformano in un temibile esercito di Mori, per citare solo le più famose. Ma Don Chisciotte non è solo questo. La sua pazzia, il suo deliro, la sua confusione tra realtà e immaginazione è dettata da una sete di giustizia senza eguali. È diventato il simbolo dell’uomo che si batte contro le convenzioni, senza temere di essere sconfitto, sospinto unicamente dai suoi grandi ideali. È proprio l’idealismo la caratteristica predominante di Don Chisciotte; quell’idealismo che riesce, in qualche caso, addirittura a convertire il cinico realismo di Sancho Panza. Il cavaliere errante, da tutti creduto pazzo, rovescia così i termini della sua sfida, che da folle diventa giusta; purtroppo per lui, però, le avventure sono scarsissime. Ed allora saranno la sua visionarietà ed il suo idealismo a crearle.61 82
fig.66_ Don Chisciotte della Mancia, disegno di G.A.Harker 83
2.1.4| Delitto e castigo di Fedor Dostoevskij, 1866 Fedor Dostoevskij è considerato uno dei più grandi romanzieri e pensatori russi dell’Ottocento. Le opere che lo hanno reso maggiormente famoso sono ‘Memorie dal sottosuolo’, ‘Delitto e castigo’, ‘L’idiota’, ’I demoni’ e ’I fratelli Karamàzov’. Classico della letteratura mondiale, Delitto e Castigo, non è solamente un romanzo “giallo”, ma piuttosto una delle massime affermazioni di romanzo psicologico-sociale. Dostoevskij trascina il lettore nei meandri della mente del protagonista, il giovane studente Rodion Romanovič Raskolnikov, che si macchia di un delitto per seguire il suo disegno filosofico–esistenziale. Al delitto segue il castigo, non un castigo corporale, ma della mente: è il tormento per la convinzione di aver compiuto un atto giusto, aver liberato il mondo da un essere ritenuto inutile e parassitario, ma al tempo stesso la sofferenza all’idea di essere scoperto lo porta ad uno stato di quasi pazzia, fino a farlo ammalare anche fisicamente. E’ chiara l’influenza del pensiero nietzschiano e la teoria del Superuomo in tutto il costrutto mentale che spinge Rodion a giustificare il suo delitto: il concetto del libero arbitrio, alla base del pensiero del giovane, viene messo in discussione al cospetto del Giusto o Sbagliato: è il tema centrale affrontato dall’autore, la tragedia della libertà umana, l’eterna dicotomia tra il Bene ed il Male.62
fig.67_ Delitto e castigo, http://leafsreviews.wordpress.com/2013/09/15/classic-sunday-crime84
2.2| La pittura Si cerca in definitiva di intendere l’opera d’arte come parte del sistema di segni proprio di ogni cultura umana, oppure come funzione della dinamica psichica e come risultato dello scontro tra pulsioni e inibizioni dell’uomo, oppure ancora come il risultato di un processo sociale, in base al modello di riferimento. L’immagine dell’arte e dell’artista varia dunque nel tempo, secondo il sistema culturale di riferimento. L’artista, come ruolo sociale a se stante, riconosciuto e valorizzato, non ha tuttavia storia lunghissima.
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2.2.1| Bosch, La Nave dei Folli, 1494 Nel dipinto di Bosch, Nave dei Folli, il folle è in tutto e per tutto stereotipo della sregolatezza e dell’insensatezza della condizione umana. La navigazione è al contempo simbolo dell’isolamento e della purificazione, preludio dell’internamento e rito misterioso che si riconduce ad antiche magie e cabale che nel Medioevo affiancavano costantemente la figura del folle. In questo periodo il folle è visto anche come il possessore di un sapere oscuro e proibito, capace di vedere realtà superiori che nascondono segreti misteriosi o rivelazioni religiose. A fianco del viaggio verso l’ignoto, nella rappresentazione della follia di Bosch si trova anche la tendenza a raffigurare animali fantastici ed il più delle volte mostruosi, uomini dai visi deformi e dagli arti mutilati, ed una serie di altre visioni sconcertanti in cui sono sfogate le paure inconsce della società sua contemporanea. Le figure fantastiche diventano allegoria delle incertezze dell’uomo, dell’incapacità di rispondere alle domande della vita, anche se a volte sono semplicemente sfruttate per la satira sociale o per l’esaltazione del mondo alla rovescia carnevalesco.63
fig.68_ Hieronymus Bosch, La nave dei folli, olio su tavola (57,9x32,6 cm) 86
2.2.2| Bosch, La cura della follia, 1475-80 Nel dipinto un uomo stolto ricorre a un chirurgo ciarlatano per liberarsi dal suo male, una malattia che ha la forma di un tulipano, perché “tulpe” in olandese vuol dire follia. La follia è incurabile dice Bosch. Anche il medico quindi, non meno del malato, dà prova di stoltezza. La satira si appunta proprio contro il medico che ha sulla testa un imbuto capovolto, segno di inaffidabilità, e contro la donna sua aiutante che imbonisce il paziente con un libro posato sulla testa, segno di un falso sapere. La forma circolare crea l’illusione di uno specchio che riflette nella scena la follia del mondo circostante.64
fig.69_ Hieronymus Bosch, La cura della follia, olio su tavola (48x35 cm) 87
2.2.3| Henry Fuseli, L’incubo, 1781 The Nightmare Il dipinto raffigura una candida fanciulla che giace reclina sul proprio letto, il petto e il collo teneramente esposti alla notte. Dal cupo sfondo della stanza, velatamente irrorata dalla luce di uno specchio, appare un mostruoso folletto dalle orecchie a punta e dagli occhi aguzzi, accovacciato malignamente ai piedi del giaciglio, e un’enorme testa di cavallo, dagli occhi lattei e le froge minacciose, divaricante le tende sullo sfondo. Nell’incubo della ragazza, il cavallo, animale misterioso e inquietante, emerge dall’inconscio più profondo della psiche, violento nella sua carica bestiale e nell’irrefrenabilità degli istinti animali. Freud non menziona esplicitamente l’immagine di Fuseli nei propri scritti, ma viene considerata l’interpretazione psicanalitica che egli propone: la paura del cavallo e la paura dell’umano vengono a coincidere. l bambino di cinque anni ha paura del muso equino perché in esso vede i baffi del padre. Il cavallo, animale onnipresente nella mitologia di moltissimi popoli, viene utilizzato come simbolo archetipo della soglia che separa l’uomo dall’animale, la razionalità dal libero sfogo delle pulsioni primordiali.65
fig.70_ Henry Fuseli, L’incubo (The Nightmare), olio su tela (75,5x64 cm) 88
2.2.4| Theodore Géricault, Alienata monomane del gioco, 1822-23 Una ricerca al limite dell’ossessivo era quella che Géricault conduceva sui pazzi. Questa è una delle diverse tele che l’artista ha dedicato ai malati di mente, in uno studio teso a ritrovare nella inespressività degli alienati le linee di confine tra l’umano e ciò che non è più tale. Uno dei tratti del romanticismo è stato quello di interrogarsi sulla ragione umana e sulla follia. I romantici, come i medici di quest’epoca, pensavano che si potesse leggere sui tratti del viso la ripercussione delle alterazioni mentali. Géricault dipingeva degli esseri che hanno superato i limiti della coscienza e della ragione, degli esseri posti in una situazione estrema.66
fig.71_ Theodore Gericault, Alienata monomane del gioco, olio su tela (77 cm × 64,5 cm) 89
2.2.5| Salvador Dalì, La persistenza della memoria, 1931 L’origine catalana di Dalì costituisce la chiave per la comprensione di una componente essenziale della sua opera. Dei catalani si dice credono soltanto nell’esistenza delle cose che si possono mangiare, ascoltare, sentire, odorare e vedere (“Io so quel che mangio. Non so quel che faccio”). Questo delirio del commestibile si ritrova diffuso in tutta la sua opera. Agli orologi molli se ne affianca un altro, rosso, turgido. E se quell’oggetto molle, privo di forma e incapace di dare una determinata misura del tempo è la durée, l’orologio duro sarà quello del tempo misurato dagli strumenti, tempo che corrode e consuma. Su una spiaggia affogata nella luce, costeggiante un mare senza increspature, giace una sagoma biomorfa, pare un profilo. Bisogna ricordare il sottotitolo dell’opera: “Alti e bassi della memoria”, che spiega questo profilo addormentato, immerso nel suo stesso sogno che lì si materializza. Gli occhi si chiudono alla realtà esterna e si aprono a visioni interiori, totalmente svincolate dalla razionalità e galleggia in una dimensione atemporale, una dimensione che scaturisce dall’inconscio dove non ci sono presenti passato e futuro. I tratti della sagoma sdraiata sono quelli di Dalí stesso, che spesso si ritrae sognante, l’occhio chiuso: dal momento in cui scoprì Freud, spesso l’artista si sottopose all’autoanalisi, entrando così in contatto col proprio mondo interiore.67
fig.72_ Salvador Dalì, La persistenza della memoria, olio su tela (24 cm × 33 cm) 90
2.3| Il cinema Il cinema è stato molto spesso influenzato dalla psichiatria, con la quale ha innumerevoli rapporti di forza. Si può affermare che il cinema è da sempre visto come strumento di analisi psicosociologica. Quattro aree frequentemente analizzate dalla cinematografia: “società e follia”, “guerra e follia”, “paranoia e follia”, e infine “follia come salute”. Questi quattro fondamentali temi compaiono nel corso del tempo, consentendo di rintracciare mutamenti ed elementi di stabilità nelle concezioni della malattia mentale.
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2.3.1| La fossa dei serpenti di Litvak Anatole, 1948 La “fossa dei serpenti” è il reparto dei malati più gravi del manicomio, quelli irrecuperabili, dove una giovane sposa, Virginia Cunningham, colta da improvvisa amnesia, viene sollecitata con forti shock emotivi a ricostruire il proprio passato. Questo condanna Virginia ad essere rinchiusa in un questo particolare reparto di un ospedale psichiatrico femminile, dove grazie alla cura del dottor Kirk riesce a superare la sua instabilità mentale, dopo una cura di circa 6 mesi. Grazie alla cura, la ragazza ritrova le origini del suo trauma, così inculcato in lei da impedirle di amare e legarsi al padre, colui dal quale si sente “tradita” e del quale inizia a desiderare la morte. Finché questo non accade. Virginia è afflitta dal senso di colpa che la accompagnerà in altri rapporti difficili che la conducono verso la pazzia. Durante il periodo di degenza Virginia s’innamora del dottor Kirk, considerandolo l’unica persona con cui parlare, finché non torna sui suoi passi ritrovando l’amore perduto per il premuroso marito.68
fig.73_ La fossa dei serpenti, una delle scene 92
2.3.2| Rain Man - L’uomo della pioggia di Barry Levinson, 1988 Charley Babbit (Tom Cruise) é un giocatore professionista, un uomo che non si cura degli altri e mette ogni giorno la sua vita in mano a delle carte. La morte del padre che non vedeva da anni gli lascia due eredità: una decappotabile e un fratello di cui non conosceva neanche l’esistenza: Raymond (Dustin Hoffman). Raymond è malato di “autismo” - patologia che rende la possibilità di comunicare molto ardua, che impedisce l’autosufficienza dei colpiti, condannandoli all’emarginazione, ma che contemporaneamente rende una persona dotata di facoltà mentali straordinariamente elevate in alcuni campi, ha ereditato tre miliardi. Charley farebbe volentieri a meno di prenderlo in consegna, se non fosse che la parte più importante dell’eredità paterna é toccata proprio al figlio più debole. Così, suo malgrado, l’uomo diventa il tutore del fratello maggiore. Bramoso di ricevere subito una parte dell’eredità, Charley decide di rapire Raymond. Il loro folle viaggio in macchina attraverso gli Stati Uniti alla volta di Los Angeles diventa per entrambi una lezione di vita. Man mano che superano l’iniziale diffidenza reciproca, comincia a crearsi un forte legame tra di loro: si rendono conto di condividere dolorosi ricordi, problemi attuali e un possibile e brillante futuro insieme.
fig.74_ Rain man, il poster
Un film dal quale traspaiono tutti i pregiudizi relativi a questo disturbo: Charley considera il fratello come una cosa, dotata di un’intelligenza eccezionale al gioco, da sfruttare e da utilizzare per ricevere una parte di eredità che gli spetta di diritto. Una testimonianza di come il disagio mentale sia causa di scomodità e fastidio, e di come possa venire disprezzato, circuito, raggirato, abbindolato. Ma tra incidenti, imprevisti, figuracce, Raymond si trasforma da non-uomo, matto, stupido, in un amico, con il quale spartire risate e riflessioni. E, anche in un maestro per Charley: quello attraverso gli Stati Uniti è paragonabile ad un viaggio di formazione, dove il fratello minore coglie il vero senso della vita.69 93
2.3.3| Qualcuno volò sul nido del cuculo (1975) di Milos Forman, tratto dal romanzo di Ken Kesey, One flew over the Cuckoo’s nest (1962) Il cuculo non fa nido: depone le uova nel nido degli altri uccelli che le covano. Un giovane cuculo non è mai, quindi, nel suo vero nido, e non sono i suoi genitori quelli che lo nutrono: lui è un ospite in un nido occasionale. Il “nido del cuculo” del film è il manicomio i cui ospiti sono degli esseri umani tenuti sotto una ferrea disciplina, in apparenza terapeutica, ma che nasconde un profondo intento sadico. La follia è qui vista come un non-luogo, una parte di sé che il protagonista vede e vuole portare fuori; tutto il contrario dell’algida infermiera, tremenda nel suo essere repressiva, razionale, “normale”. L’infermiera ben rappresenta l’ordine costituito da non scardinare, impersonando in maniera efficace le paure dei “sani” nei confronti dei “pazzi”. Ken Kesey scrisse il romanzo in seguito ad un’esperienza profonda e significativa all’interno di un ospedale, dove aveva lavorato come operatore psichiatrico. Il regista Milos Forman, riesce a far passare un forte messaggio di denuncia, non tanto del sistema manicomiale americano, quanto dell’indifferenza, per non dire “razzismo” perpetrato nei confronti dei presunti folli. Il film di Forman presenta una denuncia sfavillante e amara, realistica e simbolica allo stesso tempo. La follia di McMurphy e dei suoi amici, narrata dal libro e dal film, è una follia incontenibile, allegra e sovversiva, che vuole ricordare quanto in comune abbiano gli esseri umani, pazzi e non, in termini di miseria e di infelicità. La cosiddetta “normalità” non è più dunque un termine di paragone per condannare chi viene rinchiuso negli ospedali psichiatrici, il concetto di “normale”, “razionale” verranno spodestati dal loro ruolo preminente nella società civile, sebbene per pochissimo tempo. L’ordine costituito si prende gioco del singolo elemento discordante, lo soffoca e lo blandisce, rendendolo un essere privo di volontà e di identità. Il simbolo che rende possibile tale annullamento è il classico strumento della fedele razionalità ed efficienza tecnologica creata dall’uomo, vale a dire la lobotomizzazione, un “lavaggio” per il cervello e per l’anima.70 94
fig.75_ Qualcuno volò sul nido del cuculo, una delle scene 95
2.4| Le opere liriche Lucia di Lammermoor Di Gaetano Donizetti, prima rappresentazione: 26 settembre 1835, Napoli, teatro San Carlo Lucia di Lammermoor è un’opera in tre atti di GaetanoDonizetti (Bergamo 1797 – 1848), su libretto di Salvatore Cammarano (Napoli 1801 – 1852), tratto da The Bride of Lammermoor (La sposa di Lammermoor) di Walter Scott (1819), il celebratissimo autore di romanzi quali Ivanhoe e Rob Roy. L’opera ha ottenuto immediatamente un enorme successo, e era riconosciuta come un capolavoro assoluto del genio musicale di Donizetti, costituendo una pietra miliare nella storia del melodramma italiano. Il suo successo le deriva dal fatto di contenere tutti gli elementi più popolari ed amati del romanticismo, l’amore contrastato ed impossibile fra due innamorati divisi dalle rivalità tra le famiglie e da un matrimonio forzato, che possono solo sperare di ricongiungersi con la morte; l’ambientazione fosca e carica di presagi; il pessimistico senso di predestinazione; l’ineluttabilità del destino; l’uxoricidio; il delirio; la pazzia ed infine la morte, in un crescendo di eventi drammatici che si dipanano in un’atmosfera allucinante. La Scena della pazzia è la seconda “Scena ed Aria” della protagonista. Si tratta probabilmente della più celebre scena di pazzia della storia dell’opera.71
fig.76_ Lucia di Lammermoor, Joan Sutherland come Lucia, Royal Opera House, Covent Garden, London, 1959 96
I puritani (I puritani e i cavalieri) Di Vincenzo Bellini, prima rappresentazione: 24 gennaio 1835, Thèatre Italien, Parigi I puritani e i cavalieri, più noto con il titolo breve I puritani, è un’opera seria in tre atti di Vincenzo Bellini su libretto di Carlo Pepoli, tratto dal dramma storico di Jacques-François Ancelot e Joseph Xavier Boniface (noto col nome di Saintine), Têtes rondes et Cavaliers. All’epoca delle lotte tra i Puritani di Cromwell e gli Stuart, nell’accampamento dei Puritani Sir Riccardo Forth è malinconico, perché Elvira, la donna che ama, sposerà Lord Arturo Talbo del partito degli Stuart. Intanto Elvira ottiene dallo zio Giorgio Valton l’assenso a sposare Arturo, che sopraggiunge. I due si abbracciano e sono pronti a lasciare la fortezza col salvacondotto che il padre di Elvira, Gualtiero, ha loro fornito. Gualtiero non può partecipare alle nozze perché deve presenziare al processo contro una misteriosa dama, che Arturo incontra per caso. Lei gli rivela d’essere Enrichetta di Francia vedova di Carlo I. Arturo la aiuta a uscire dalla fortezza coprendola col velo dimenticato da Elvira, quando aveva chiesto alla dama di aiutarla. Irrompe Riccardo, che sfida il rivale a duello. Enrichetta lascia cadere il velo e Riccardo la riconosce, ma è deciso a sfruttare la situazione a proprio vantaggio e li lascia fuggire. Elvira viene a sapere della fuga e impazzisce. I puritani lamentano lo stato pietoso di Elvira che fuori di sè vaga per il castello invocando l’amore lontano. Giorgio prega Riccardo di salvare Arturo. Arturo è entrato nel giardino di Elvira e si unisce al canto dell’amata. La incontra e la fa rinsavire, rivelandole come aveva aiutato Enrichetta di Francia. I due si abbracciano e si giurano eterno amore.
fig.77_I puritani, il poster, Teatro Verdi Salerno
Preceduto da un rullio sinistro di tamburi, sopraggiunge Riccardo. Egli rivela ad Arturo che il Parlamento l’ha condannato a morte. Elvira dichiara di voler seguire al patibolo il suo amato, ma d’improvviso giunge notizia che gli Stuart sono stati sconfitti e che Cromwell ha concesso un’amnistia generale. Tutti esultano ed Elvira ed Arturo possono tornare ad essere felici.72 97
2.5| Il fumetto Soul Eater Manga sctitto da Atsushi Ohkubo, 1.edizione: 24 giugno 2003 – 12 agosto 2013 In un mondo in cui il male dilaga portando alla follia gli uomini, esiste una scuola nella città immaginaria di Death City situata nella Death Valley, in Nevada, che addestra giovani all’uso delle armi per la lotta contro Kishin. I ragazzi sono i “Maestri d’armi” il cui obiettivo è racimolare 99 anime malvagie ormai divenute uova di kishin e solo un’anima di strega, da far mangiare ai loro compagni di squadra ovvero coloro che possiedono il potere di trasformarsi in “Armi” per farli divenire Falci della Morte. Infatti il fondatore della Shibusen, ovvero della Shinigami Buki Shokunin Senmon Gakkō (“Scuola di specializzazione per armi e maestri di Shinigami”), denominata nella versione italiana del manga DWMA, cioè Death’s Weapon Meister Academy, non è altro che il dio della morte, che assolve anche alla funzione di preside. Lo scopo finale della scuola è di mantenere la pace attraverso l’eliminazione fisica di coloro che si immergono volutamente nell’oscurità o che commettono crimini efferati verso gli uomini, ed impedire che sorga un nuovo kishin. Il kishin è un essere che si è nutrito di anime umane innocenti e ha raggiunto uno stadio demoniaco; in passato un maestro d’armi chiamato Ashura si è trasformato in kishin facendo quasi sprofondare il mondo nel caos. Shinigami lo sconfisse in battaglia, scuoiandolo e intrappolandolo in una sacca fatta con la sua pelle, ove giace sopito, imprigionandolo poi in un’area sotterranea della cittadina dove si trova la DWMA. Le anime malvagie che le armi devono mangiare sono considerate “uova di Kishin”.
98
I maestri seguono lezioni nei più svariati campi da maestri più anziani ed esperti e seguono missioni volute dal preside che sono chiamate lezioni di recupero, la maggior parte delle quali è raccogliere anime prave. Solitamente i maestri agiscono da soli, con le proprie armi, ma può capitare che si mettano in collaborazione con altri loro compagni per portare a termine le missioni.73
fig.78_Soul Eater, una delle pagine 99
2.4| La musica Molti musicisti sono contraddistinti da elementi caratteriali particolari, nella storia della musica ci sono state genialità tali da far pensare ad una vera e propria vena di follia, oltre che ad un gran talento. Parliamo di Mozart, di Berlioz e di tantissimi altri artisti, di cui conosciamo la vita e l’individualità singolare, che hanno creato opere talmente speciali ed uniche da non essere comprese ed apprezzate che solo dopo molti anni, da Bach a Strawinskij il genio è sempre stato ai confini della credibilità.
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Erwartung (Attesa) monodramma in un atto, l ibretto di Marie Pappenheim, musica di Arnold Schönberg, 1909
Forse l’opera più significativa del teatro musicale espressionista, nonché primo lavoro teatrale di Schönberg, venne composta nel 1909 a Vienna. Tanto breve (dura una trentina di minuti) quanto densa di contenuti drammatici e musicali, si avvale di un libretto scritto dalla giovane poetessa e medico Marie Pappenheim, senza dubbio sotto l’influenza dei coevi studi psicoanalitici di Freud. Singolare, o comunque assai insolito in tutta la storia del teatro d’opera, il fatto che nel lavoro compaia un solo personaggio (di qui la scelta del sottotitolo ‘Monodram’): aspetto, quest’ultimo, che accomuna la drammaturgia schönberghiana alla letteratura viennese coeva, se è vero che di lì a poco uno scrittore del calibro di Arthur Schnitzler avrebbe iniziato ad adottare, in alcuni suoi celebri racconti (Leutnant Gustl,Fräulein Else), il corrispondente stile letterario basato sul monologo interiore. L’atto unico è suddiviso in quattro quadri, i primi tre brevissimi, non occupando insieme che un quarto della durata complessiva.Scena prima. Su una strada al limitare di un bosco, una donna cerca ansiosamente il proprio amante. L’oscurità della notte la opprime.Scena seconda.La donna si inoltra nel bosco seguendo un oscuro sentiero; è terrorizzata dai suoni che la circondano. A un certo momento le sembra di urtare un corpo, ma si tratta semplicemente di un tronco d’albero.Scena terza. Il sentiero si apre su una radura illuminata dalla luna; ma la donna non è meno terrorizzata dalle ombre che le sembra di intravvedere e dai rumori che sente sempre più opprimenti.Scena quarta. Su una strada all’uscita dal bosco la donna, esausta, si imbatte nel corpo inanimato dell’amante, nei pressi di una casa che potrebbe essere quella della rivale: realtà e sogno, immaginazione e delirio isterico a questo punto si confondono nella sua mente; mentre sorge l’alba, si abbandona all’estasi irrazionale dell’attesa.74 fig.79_Erwartung, http://www.youtube.com/watch?v=sJSvA8oP7rw 101
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03|
CASERMA XXIV MAGGIO
3.1| Perchè Caserma XXIV Maggio? Il progetto si focalizza sull’allestimento di una mostra sulla pazzia, scelta come tema iniziale. Lo spazio selezionato per allestire questa mostra è la Caserma XXIV Maggio a Milano; l’edificio, denominato ‘Panificio militare’, viene estemporaneamente utilizzato per mostre ed eventi diversi. Questo edificio è stato scelto perché offre un ambiente ‘misterioso’, un po’ scuro e ‘sorprendente’, coerente con il tema proposto. Approfondendo la ricerca sulla pazzia, emerge il rapporto tra questa e lo ‘spazio militare’ come causa, tra i disturbi mentali, del disturbo post traumatico da stress, del quale soffrono le persone che hanno dovuto affrontare un evento traumatico, e in particolare, un numero notevole di soldati tornati dalla guerra.
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3.2| Caserma XXIV Maggio
Progettata nel 1889 e inaugurata nel 1897, la Caserma XXIV Maggio di Milano fa parte di un ampio distretto militare, originariamente denominato Quartiere delle Milizie e poi Distretto Militare di Milano, edificato alla fine del XIX° secolo in un quartiere borghese nella zona centrale della città, vicino a Parco Sempione, tra via Mascheroni e via Vincenzo Monti. Il Distretto, la cui giurisdizione comprendeva 439 Comuni, ha operato a Milano per quasi 140 anni, profondamente inserito nella vita della città, tanto che, nell’anno 1918, l’Amministrazione Civica gli ha voluto affidare in custodia la Bandiera Risorgimentale della Guardia Nazionale di Milano - istituita nel 1848 dopo le Cinque Giornate - e nell’ottobre del 1991, a suggello di questa unione, ha attribuito al Distretto la Cittadinanza Onoraria. La Caserma XXIV Maggio, attuale sede del Comando Militare Esercito Lombardia, nasce come panificio militare nel 1898, in un edificio in stile neoromanico vero gioiello di architettura industriale. Al piano rialzato sono ancora ben conservati sette dei dodici ampi forni che culminano in sei alti camini, appoggiati sul lato interno del complesso e che svettano come eleganti ciminiere in mattoncini rossi. Al piano intermedio c’erano magazzini per la conservazione delle materie prime, mentre al secondo piano erano dislocati cinque macinatoi. Uno scivolo collegava i piani superiori a quelli inferiori. Il panificio era dunque in grado di sviluppare tutto il processo produttivo della panificazione, dalla macinatura del grano alla cottura del pane. Il panificio militare – che consentì a molti giovani di apprendere il mestiere del mugnaio, del panettiere e del fornaio durante il servizio militare – ha prodotto per oltre cinquant’anni il pane per le caserme di tutta la Lombardia e, durante la Seconda guerra mondiale, ha garantito con il pane sfornato anche il sostentamento all’intera città di Milano, finché, alla fine degli anni Cinquanta, fu definitivamente chiuso.75 104
N
Caserma XXIV Maggio Castello Sforcesco Cadorna
Duomo
fig.80_mappa di Milano con la posizione della Caserma XXIV Maggio fig.81_ comprensorio Caserme Magenta, Carroccio, XXIV Maggio 105
La Caserma XXIV Maggio, invece, è rimasta operativa fino al 2004, ospitando negli anni tutti i giovani milanesi chiamati ai tre giorni di selezione per il servizio militare: famose le immagini degli anni Sessanta in cui stuoli di ragazzine aspettavano, fuori dal portone di via Mascheroni, star della canzone come Adriano Celentano e Tony Renis e giovani campioni del calcio come Gianni Rivera. Nel 2007, dopo la sospensione nel 2005 del servizio militare di leva obbligatorio, avviene la riconfigurazione del Distretto Militare in Centro Documentale di Milano, un archivio di circa due milioni di file, uno per ogni cittadino lombardo che, dalla classe 1925 ai nati nel 1985, ha prestato il servizio di leva e ha vissuto in quegli spazi. Dal giugno 2005 il ministero della difesa pubblica l’elenco dei propri beni immobili individuati come non più utili ai fini istituzionali per un valore complessivo di 1357 milioni di euro. Tra i beni individuati si riconoscono distinte tipologie morfologiche: il faro, il palazzo storico, i fortini, le basi militari e gli edifici montani di confine. Nel maggio 2009 il governo in carica sviluppa un disegno di legge che prevede l’istituzione della “difesa servizi spa” una società tramite la quale il ministero della difesa cede i propri beni immobili al demanio, rendendoli disponibili al mercato immobiliare. Il ddl 1373/2009 diventa legge nel dicembre 2009 tramite legge 23.12.2009 n.191, denominata legge finanziaria 2010. Già dal maggio 2009 l’amministrazione in carica al comune di Milano firma un accordo di programma con il ministro La Russa, atto a rendere disponibili le aree militari milanesi sottoutilizzate, con un’attenzione particolare alla caserma 24 Maggio -Carroccio- Magenta, individuata come possibile sede per la Nuova Accademia di Brera. Solo nel comune di Milano la superficie totale delle aree militari in dismissione raggiunge il milione di metri quadri restituiti alla città: tra le aree disponibili l’area di progetto scelta è il comprensorio 24 Maggio -Carroccio- Magenta, con superficie pari a 42mila mq e posizione strategica rispetto al centro.76 106
fig.82_interno della Caserma, edificio Ex-Panificio militare 107
area Caerma ‘Magenta’
via o rgi Gio o icin lav Pal
via G.Pallavicino
fig.83_caserma XXIV Maggio, piano rialzato; in evidenza l’Ex-panificio militare 108
via Vincenzo Monti
5m
10
2.7
5.4
0.9
5.4
0.9
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0.9
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0.9
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ƐƵƉĞƌĮĐŝĞ ϴϱϵ͘ϳ ŵƋ
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17.3
17.3
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6.8 0.80.2 2.5
0.9
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6.3
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6.3
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6.3
6.3
6.3
6
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fig.84_Ex-panificio militare, spazio per allestimento della mostra, scala_1:300 109
FLASHBACK un vissuto intrusivo ĚĞůůΖĞǀĞŶƚŽ ĐŚĞ Ɛŝ ƉƌŽƉŽŶĞ ĂůůĂ ĐŽƐĐŝĞŶnjĂ͕ ΗƌŝƉĞƚĞŶĚŽΗ ŝů ƌŝĐŽƌĚŽ ĚĞůůΖĞǀĞŶƚŽ
PRIMARI ůĞ ǀŝƫŵĞ ĚŝƌĞƩĞ ĐŚĞ ŚĂŶŶŽ subito personalmente ů͛ĞǀĞŶƚŽ ƚƌĂƵŵĂƟĐŽ
DISTURBO POSTTRAUMATICODA STRESS
/Ŷ ƉƐŝĐŽůŽŐŝĂ Ğ ƉƐŝĐŚŝĂƚƌŝĂ ŝů ĚŝƐƚƵƌďŽ ƉŽƐƚͲƚƌĂƵŵĂƟĐŽ ĚĂ stress (DPTS) ;Ž WŽƐƚͲdƌĂƵŵĂƟĐ ^ƚƌĞƐƐ ŝƐŽƌĚĞƌ͕ Wd^ Ϳ ğ ůΖŝŶƐŝĞŵĞ ĚĞůůĞ ĨŽƌƟ ƐŽīĞƌĞŶnjĞ ƉƐŝĐŽůŽŐŝĐŚĞ ĐŚĞ ĐŽŶƐĞŐƵŽŶŽ ĂĚ ƵŶ ĞǀĞŶƚŽ ƚƌĂƵŵĂƟĐŽ͕ ĐĂƚĂƐƚƌŽĮĐŽ Ž ǀŝŽůĞŶƚŽ͘ ĚĞŶŽŵŝŶĂƚŽ anche nevrosi da guerra͕ ƉƌŽƉƌŝŽ ƉĞƌĐŚĠ ŝŶŝnjŝĂůŵĞŶƚĞ ƌŝƐĐŽŶƚƌĂƚŽ ŝŶ ƐŽůĚĂƟ ĐŽŝŶǀŽůƟ ŝŶ ƉĞƐĂŶƟ ĐŽŵďĂƫŵĞŶƟ Ž ŝŶ ƐŝƚƵĂnjŝŽŶŝ ďĞůůŝĐŚĞ Ěŝ ƉĂƌƟĐŽůĂƌĞ ĚƌĂŵŵĂƟĐŝƚă ;ĐŽŶ ŶŽŵŝ Ğ ƐŽƩŽƟƉŝ ĚŝǀĞƌƐŝ͗ ŽŵďĂƚ ^ƚƌĞƐƐ ZĞĂĐƟŽŶƐ͕ ĂƩůĞ &ĂƟŐƵĞ͕ ^ŚĞůů ^ŚŽĐŬƐ͕ ĞƚĐ͘Ϳ
CLASSIFICAZIONI DEI PAZIENTI CON DPTS
SECONDARI ŝ ƚĞƐƟŵŽŶŝ ĚŝƌĞƫ ĚĞůůΖĞǀĞŶƚŽ͕ Ž ŝ ƉĂƌĞŶƟ ĚĞůůĞ ǀŝƫŵĞ ƉƌŝŵĂƌŝĞ ;ĂĚ ĞƐĞŵƉŝŽ͕ ŶĞů ĐĂƐŽ Ěŝ ƵŶ ůƵƩŽͿ
TERZIARI il personale di soccorso (volontario o professionale) che si trova ad operare con ůĞ ǀŝƫŵĞ ƉƌŝŵĂƌŝĞ Ž secondarie
NUMBING ƵŶŽ ƐƚĂƚŽ Ěŝ ĐŽƐĐŝĞŶnjĂ ƐŝŵŝůĞ allo stordimento ed alla confusione
SINTOMI
EVITAMENTO ůĂ ƚĞŶĚĞŶnjĂ ĂĚ ĞǀŝƚĂƌĞ ƚƵƩŽ Đŝž ĐŚĞ ƌŝĐŽƌĚŝ ŝŶ ƋƵĂůĐŚĞ ŵŽĚŽ͕ Ž ĐŚĞ ƐŝĂ ƌŝĐŽŶĚƵĐŝďŝůĞ͕ ĂůůΖĞƐƉĞƌŝĞŶnjĂ ƚƌĂƵŵĂƟĐĂ
INCUBI che possono far rivivere ůΖĞƐƉĞƌŝĞŶnjĂ ƚƌĂƵŵĂƟĐĂ ĚƵƌĂŶƚĞ ŝů ƐŽŶŶŽ͕ ŝŶ ŵĂŶŝĞƌĂ molto vivida
HYPERAROUSAL ĐĂƌĂƩĞƌŝnjnjĂƚŽ ĚĂ ŝŶƐŽŶŶŝĂ͕ ŝƌƌŝƚĂďŝůŝƚă͕ ĂŶƐŝĂ͕ ĂŐŐƌĞƐƐŝǀŝƚă Ğ tensione ŐĞŶĞƌĂůŝnjnjĂƚĞ
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04|
DISTURBO POST TRAUMATICO DA STRESS
In psicologia e psichiatria il disturbo post-traumatico da stress (DPTS) (o PostTraumatic Stress Disorder, PTSD) è l’insieme delle forti sofferenze psicologiche che conseguono ad un evento traumatico, catastrofico o violento. La diagnosi di DPTS necessita che i sintomi siano sempre conseguenza di un evento critico, ma l’aver vissuto un’esperienza critica di per sé non genera automaticamente un disturbo post-traumatico (la prevalenza lifetime nella popolazione generale è infatti di circa il 6,8%, con una variabilità dovuta al tipo di evento, al significato soggettivo che esso assume, ed al diverso equilibrio dei fattori psicosociali di tipo protettivo o di rischio). È denominato anche nevrosi da guerra, proprio perché inizialmente riscontrato in soldati coinvolti in pesanti combattimenti o in situazioni belliche di particolare drammaticità (con nomi e sottotipi diversi: Combat Stress Reactions, Battle Fatigue, Shell Shocks, etc.).77 111
4.1| Storia della classificazione nosografica Anche se la descrizione delle classiche sintomatologie post-traumatiche è reperibile anche in testi molto antichi (dall’Epopea di Gilgamesh e dall’Iliade in poi), lo studio delle sindromi post-traumatiche strutturate iniziò ad articolarsi compiutamente durante la Prima guerra mondiale (anche se le prime osservazioni cliniche strutturate di merito risalgono alla Guerra civile americana ed alla Guerra Russo-Giapponese), ad opera degli psichiatri militari dei diversi schieramenti. Dopo le iniziali difficoltà di classificazione nosografica, sia gli psichiatri di scuola “classica” (come i francesi Lhermitte e Roissy, gli inglesi William Rivers e Charles Myers, lo statunitense Thomas Salmon, etc.) che quelli di scuola psicoanalitica (Freud stesso,Viktor Tausk, Karl Abraham, Sándor Ferenczi, etc.) iniziarono ad ipotizzare la parziale autonomia nosologica delle sindromi traumatiche conseguenti all’esposizione ad intensi eventi bellici. Queste prime riflessioni psicopatologiche ebbero conseguenze importanti anche sulla nosologia psicoanalitica negli anni successivi alla guerra. Durante la Seconda guerra mondiale e la Guerra di Corea gli psichiatri militari (soprattutto statunitensi ed inglesi, tra cui Wilfred Bion e S. H. Foulkes) ripresero gli spunti dei loro colleghi della generazione precedente, ed iniziarono a sviluppare trattamenti specifici per le sindromi traumatiche nel personale militare. Con la Guerra del Vietnam la prevalenza delle sindromi post-traumatiche nel personale militare iniziò a manifestarsi in proporzioni ancora più ampie, ed il tema iniziò ad essere portato all’attenzione dell’opinione pubblica. Le lobby dei veterani statunitensi della guerra del Vietnam, con l’assistenza di alcuni psichiatri sensibilizzati al problema, riuscirono infine ad ottenere, alla fine degli anni ‘70, il reinserimento anche formale delle sindromi traumatiche nel DSM, la principale classificazione nosografica internazionale di ambito psichiatrico, con l’importante risultato di poter finalmente ottenere il riconoscimento ed il rimborso delle relative terapie psichiatriche dalle assicurazioni sanitarie private e dal sistema della Veteran Administration. Il DSM-III del1980 introdusse quindi la diagnosi di Post-Traumatic Stress Disorder, riprendendo e modificando la “vecchia” definizione di Gross Stress Reaction che era presente nella prima versione del manuale.78 112
4.2| Caratteristiche cliniche Questo disturbo rappresenta dunque la possibile risposta di un soggetto ad un evento critico abnorme (terremoti, incendi, nubifragi, incidenti stradali, abusi sessuali, atti di violenza subiti o di cui si è stati testimoni, attentati, azioni belliche, etc.), e in molti casi può essere adeguatamente affrontato in sede clinica attraverso trattamenti psicoterapeutici specifici, diretti sia alla vittima sia (in funzione di supporto, quando necessario e possibile) alla sua famiglia. Quando necessario, la psicoterapia psicotraumatologica può eventualmente essere coadiuvata da una specifica terapia farmacologica. È importante ricordare che la maggior parte delle persone, anche se vive eventi potenzialmente traumatici, subisce solo delle reazioni emotive transitorie (“reazioni normali ad eventi anormali”) che, seppur dolorose, raramente si trasformano in un vero e proprio PTSD strutturato. Si valuta che la prevalenza lifetime del DPTS in una popolazione normale sia del 7,8%. Il DPTS non colpisce le persone più “deboli” o “fragili”: spesso persone apparentemente “fragili” riescono ad attraversare senza conseguenze eventi traumatici abbastanza importanti, mentre persone “solide” si trovano in difficoltà dopo eventi che hanno un significato personale o simbolico particolarmente difficile da elaborare. Il DPTS può prodursi a partire da poche settimane dall’evento (anche se sintomatologie similari, definite di ASD/DAS - disturbo acuto da stress, possono prodursi anche dalle prime ore post-evento), e perdurare per molto tempo; in altri casi, il disturbo si manifesta ad una certa distanza di tempo dall’evento, anche dopo diversi mesi (DPTS tipo “Delayed Onset”).79
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4.3| Classificazioni DSM Oltre al DPTS classico è stata anche proposta la classificazione del sottotipo DESNOS (Disorder of Extreme Stress - Not Otherwise Specified) ai fini di un eventuale inserimento nel futuro Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders-V. Il DESNOS sarebbe una sindrome caratterizzata da sintomi particolarmente gravi e persistenti, spesso correlati con un preesistente Disturbo di Personalità di tipo Borderline. I pazienti con DPTS vengono abitualmente classificati in tre categorie, in base al loro tipo di coinvolgimento nell’evento critico che ha originato il disturbo: • primari, le vittime dirette che hanno subito personalmente l’evento traumatico • secondari, i testimoni diretti dell’evento, o i parenti delle vittime primarie (ad esempio, nel caso di un lutto) • terziari, il personale di soccorso (volontario o professionale) che si trova ad operare con le vittime primarie o secondarie. I principali disturbi, accusati dalla maggior parte dei pazienti, sono riassunti dalla cosiddetta “triade sintomatologica”, per come definita dalla classificazione del DSM-IV: intrusioni,evitamento, hyperarousal. In particolare, si possono riscontrare tra gli altri sintomi: • Flashback: un vissuto intrusivo dell’evento che si propone alla coscienza, “ripetendo” il ricordo dell’evento. • Numbing: uno stato di coscienza simile allo stordimento ed alla confusione. • Evitamento: la tendenza ad evitare tutto ciò che ricordi in qualche modo, o che sia riconducibile, all’esperienza traumatica (anche indirettamente o solo simbolicamente). • Incubi: che possono far rivivere l’esperienza traumatica durante il sonno, in maniera molto vivida. • Hyperarousal: caratterizzato da insonnia, irritabilità, ansia, aggressività e tensione generalizzate.grazioni e della cooperazione sanitaria internazionale (a causa dell’elevato numero di sindromi traumatiche, in bambini ed adulti, in contesti di guerra, violenza, povertà).80 114
In alcuni casi, la persona colpita cerca “sollievo” (spesso peggiorando la situazione) con abusi di: • alcool, • droga, • farmaci e/o psicofarmaci. Spesso sono associati sensi di colpa per quello che è successo o come ci si è comportati (o per il non aver potuto evitare il fatto), sensi di colpa che sono spesso esagerati ed incongruenti con il reale svolgimento dei fatti e delle responsabilità oggettive (sono detti anche complessi di colpa del sopravvissuto); spesso, sono compresenti anche forme medio-gravi di depressione e/o ansia generalizzata. In alcuni casi si vengono a produrre delle significative tensioni familiari, che possono mettere in difficoltà i parenti della persona con DPTS. È quindi importante riferirsi ad un professionista specializzato, psicoterapeuta e/o psichiatra, per affrontare il disturbo il prima possibile, perché con un adeguato trattamento è possibile risolverne la sintomatologia o mitigarla in maniera significativa (in molti casi, anche se si è già instaurata da anni). Grande attenzione al tema delle sequele post-traumatiche ha iniziato ad essere posta, in anni recenti, anche nell’ambito della medicina delle mi grazioni e della cooperazione sanitaria internazionale (a causa dell’elevato numero di sindromi traumatiche, in bambini ed adulti, in contesti di guerra, violenza, povertà).81
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4.4| Studi epidemiologici sul DPTS Studi epidemiologici sul DPTS sono stati condotti in vari paesi del mondo. Il National Comorbidity Survey Replication (NCS-R, 2005) ha estimato che 6,8% degli Americani adulti sviluppera’ DPTS nella loro vita, fra questi il 3.6% negli uomini ed il 9.7% nelle donne. L’Organizzazione Mondiale della Sanita’ (WHO, 2008) ha raccolto dati in 17 paesi. In generale, la stima di DPTS varia da cifre molto basse quanto il 0.3% in Cina fino al 6.1% in Nuova Zelanda. Nonostante queste cifre appaiono relativamente basse, la condizione attuale del mondo mette a dura prova la vulnerabilita’ della natura umana con il rischio di aumentare la probabilita’ di sviluppare DPTS nell’arco della vita. Nel 2010 sono avvenute catastrofi naturali devastanti tra queste il terremoto di Haiti (222.570 vittime), quello della Cina (2.700 vittime) e del Cile (520 vittime), gli incendi in Russia (56.000 vittime), le inondazioni in Pakistan (1.760 vittime) ed infine, nel 2011, quella Australiana. In aggiunta alle catastrofi naturali, una minaccia per mano dell’uomo e’ costituita da attacchi terroristici, incidenti gravi, aggressioni e da persecuzioni. In questo ultimo caso i rifugiati politici sono spesso vittime di torture, e quindi di cio’ che viene definito DPTS complesso. Queste persone fuggono dal loro paese con la speranza di ottenere asilo politico in paesi dove saranno protetti e tra questi vi e’ anche l’Italia. Questo profilo generale aumenta consapevolezza sulla necessita’ di informare e formare professionisti del settore delle emergenze nelle modalita’ di assessment e nelle tecniche terapeutiche supportate dalla ricerca.82
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05|
LA GUERRA E SALUTE MENTALE
Testimoniare gli atti di guerra, tra cui uccisioni, torture, e diffusa devastazione, può essere gravemente sconvolgente. Si possono avere anche notevoli conseguenze sulla salute mentale del personale militare. Testimoniare la morte, la distruzione, e la tortura; vivere le continue minacce inattese e talvolta alla propria vita, o partecipare alle ostilità e l’assassinio può potenzialmente portare a problemi di salute mentale. Nel corso del 20. secolo, gli psichiatri hanno offerto la loro assistenza ai militari per mitigare gli effetti di queste e altre esperienze traumatiche inerenti la guerra. I funzionari militari in tutto il mondo hanno mostrato una forte ambivalenza verso il coinvolgimento degli psichiatri negli affari militari. Ad esempio, hanno spesso etichettato soldati che soffrono di sintomi psichiatrici come codardi privi di fibra morale . I funzionari militari si sono spesso preoccupati che la presenza di psichiatri abbia incoraggiato la consapevolezza dei sintomi psichiatrici. Tuttavia, i funzionari militari si sono interessati a problemi psichiatrici solo quando questi avrebbero potuto influenzare l’esito delle forze armate. Quando gli psichiatri sono stati ritenuti necessari nel contribuire a raggiungere l’obiettivo primario dell’esercito, che è quello di conservare la forza di combattimento, il loro intervento è stato apprezzato.83 119
5.1| I programmi di screening I programmi di screening nelle forze armate americane durante la I e II guerra mondiale si basavano sul presupposto che la vulnerabilità per “esaurimento nervoso” riguardava caratteristiche relativamente stabili all’interno dell’individuo, tra cui costituzione genetica e temperamento o l’effetto delle prime esperienze infantili. La sfida dello screening è individuare quei tratti che indicavano la vulnerabilità per problemi di salute mentale durante il servizio.
5.1.1| Lo screening durante la Prima guerra mondiale Lo psichiatra Thomas W. Salmon è stato il principale artefice del programma statunitense di psichiatria militare durante la Prima Guerra Mondiale. E ‘stato il direttore medico del Comitato Nazionale per l’ Igiene Mentale, un’organizzazione che ha promosso la modernizzazione della psichiatria, promuovendo la prevenzione, il trattamento in regime ambulatoriale fuori delle cliniche e la ricerca delle cause della malattia mentale. Salmon ha suggerito alle forze armate statunitensi di fare lo screening delle reclute ed escludere, le persone deboli di mente, psicopatici e neuropatici . Questi individui, inclusi quelli con schizofrenia e ritardo mentale, possiedono condizioni che potrebbero limitare chiaramente la capacità di fornire un servizio adeguato. Le forze armate statunitensi hanno respinto circa il 2% delle reclute per questo fatto.84 Purtroppo, nessuna valutazione dell’efficacia di questo programma di screening è stata intrapresa. Tuttavia, entro la fine della guerra, l’opinione generale sia tra gli psichiatri e gli ufficiali militari era che c’erano stati troppi casi di crollo mentale e che questo era perché lo screening non era stato sufficientemente rigoroso. 120
fig.85_’shell shock’, Prima Guerra Mondiale fig 86_Thomas W.Salmon nel suo ufficio durante la Prima Guerra Mondiale
5.1.2| Lo screening durante la Seconda guerra mondiale Anche prima che gli Stati Uniti fossero coinvolti nella Seconda Guerra Mondiale, un certo numero di importanti psichiatri statunitensi avevano riflettuto su come avrebbero potuto contribuire allo sforzo bellico. Hanno concentrato la loro attenzione sulla scelta dei possibili rimpatriati perché credevano che l’esame accurato dei volontari e reclute avrebbe potuto selezionare quegli individui predisposti all’essere rimpatriati e in modo da ridurre o addirittura eliminare i problemi di salute mentale durante il servizio. Nel dicembre del 1940, Harry Stack Sullivan, uno psicoanalista, ha aderito al sistema ‘’Selective Service’’ come consulente per sviluppare un programma di screening. Sullivan riteneva che le forze armate statunitensi avrebbero dovuto escludere non solo gli individui affetti da malattie mentali, ma anche quelli con nevrosi o disadattamento. Pensava che le persone che non erano state in grado di adeguarsi alle dinamiche della società americana non avrebbero mai potuto adattarsi alle esigenze della vita militare. I funzionari militari erano particolarmente interessati a rilevare l’omosessualità, che credevano causadi una minore efficacia in fronte e di una diminuzione del morale. Tra l’altro, l’omosessualità era considerata un reato per il quale si poteva anche essere giudicati alla corte marziale . Inizialmente, i funzionari militari hanno approvato dei programmi di screening, promettendo che le forze armate sarebbero state così costituite di uomini più capaci. Tra il 1941 e il 1944, i metodi di screening di Sullivan esclusero il 12 % (quasi 2 milioni) di 15 milioni di uomini esaminati, che era circa 6 volte il tasso di rifiuto della Prima guerra mondiale. Di tutti gli uomini respinti per ragioni mediche, il 37% è stato escluso per motivi neuropsichiatrici.
fig.87_Harry Stack Sullivan fig 88_’combat fatique’ durante la Seconda Guerra Mondiale
Tuttavia, gli effetti attesi dello screening non si sono concretizzati durante la Seconda guerra mondiale: il tasso di incidenza di nevrosi di guerra nelle forze armate degli Stati Uniti era almeno il doppio del tasso durante la Prima guerra mondiale; il fallimento inaspettato e drammatico della selezione combinata con la necessità militari, ha portato i militari a criticare severamente gli psichiatri.85 121
Un ordine del Gen. George C. Marshall aveva abolito lo screening in 1944. In quel periodo, un certo numero di uomini che erano stati indicati come non idonei per motivi psichiatrici furono lo stesso arruolati. Di questo gruppo, solo il 18% è stato successivamente dimesso per motivi neuropsichiatrici. Del restante gruppo, un sorprendente 80% aveva dimostrato un servizio soddisfacente (la percentuale per l’esercito nel suo complesso è stata 92%). Non è sorprendente che i programmi di screening per la disabilità psichiatrica avessero scarso potere predittivo. Ancora oggi, le conseguenze sulla salute mentale della guerra sono mal definite e mostrano sempre mutevoli categorie diagnostiche, un fondamento teorico incerto, e la mancanza di consenso sul contributo relativo dei soggetti più predisposti a problemi mentali e fattori contestuali. Il fallimento della selezione aveva fornito una seria sfida alla nozione che i fattori predisponenti sono stati fondamentali per lo sviluppo di problemi di salute mentale durante il servizio. E ha sfidato gli psichiatri ad esplorare altre cause, come ad esempio lo stress della guerra .
5.1.3| Lo screening durante le guerre in Iraq e Afghanistan Le guerre in Afghanistan ed Iraq sono state le più lunghe operazioni di combattimento dai tempi del Vietnam. I membri di servizio sono stati esposti a rischio di morte o lesioni. Essi hanno potuto vedere gli altri feriti o uccisi. Hanno potuto uccidere o ferire gli altri. Essi sono stati in allerta tutto il giorno. Questi ed altri fattori potrebbero aver aumentato le loro probabilità di aver sviluppato DPTS o altri problemi di salute mentale. Per molti membri di servizio, la permanenza lontano dal proprio paese per lunghi periodi di tempo può aver causato problemi a casa o al lavoro. A questi problemi si può essere aggiunto lo stress. Questo può essere stato ancor più forte per i soldati della Guardia Nazionale e Riserva, che non si aspettavano di stare lontano per così tanto tempo. Quasi la metà di coloro che hanno servito nelle guerre attuali sono stati proprio quest’ultimi.86 122
fig.89_ Gen. George C. Marshall, ha abolito lo screening nel 1944 fig 90_Guerra in Iraq
Uno dei primi studi ha esaminato la salute mentale dei membri di servizio in Afghanistan e Iraq. Lo studio ha chiesto a soldati e marines riguardo le proprie esperienze nelle zone di guerra e sui loro sintomi di disagio. Quelli che hanno prestato servizio in Iraq hanno riferito più fattori di stress da combattimento di soldati in Afghanistan. Questa tabella descrive i tipi di stress affrontati in combattimento nel 2003:
fig.91_cause dello stress post traumatico
I soldati e marines che avevano più fattori di stress da combattimento hanno avuto più problemi di salute mentale. Coloro che hanno servito in Iraq avevano più alti tassi di DPTS rispetto a quelli che avevano servito in Afghanistan. La ricerca successiva ha confermato che fino ad oggi, le truppe inviate in Iraq sono state più propense a segnalare i problemi di salute mentale rispetto quelle impiegate in Afghanistan. Un corpo di ricerca mostra un forte legame tra il livello di stress da combattimento e di DPTS. La ricerca sui veterani OEF/OIF (Operation Enduring Freedom/Operation Iraqi Freedom) suggerisce che dal 10% al 18% di queste potrebbe aver sviluppato DPTS dopo il loro ritorno. Oltre al DPTS, essi sono stati a rischio di altri problemi di salute mentale. Anche se gli studi sono molto variabili in termini di metodi, le stime della depressione delle truppe tornate a casa vanno dal 3% al 25%. Anche l’uso del tabacco e dell’ alcool tra questi veterani potrebbe aver costituito un problema. Questi militari hanno riportato inoltre preoccupazioni per i conflitti con gli altri. 123
Alcune ricerche hanno esaminato come la risposta allo stress da guerra cambi nel tempo. I sintomi di DPTS possono comparire nei militari OEF/OIF tornati a casa anche dopo un ritardo di diversi mesi. Utilizzando un breve screening di DPTS, i veterani sono stati valutati al loro ritorno e poi un’ altra volta sei mesi più tardi. Questi avevano più possibilità di mostrare un esito positivo dopo la seconda visita. Dall’altra parte, molti membri di servizio che avevano screening positivo al loro ritorno (cioè avevano più sintomi di DPTS alla prima visita ) hanno mostrato meno sintomi DPTS dopo sei mesi. In generale, va notato che la maggior parte dei membri di servizio hanno avuto lo screening negativo per DPTS in etrambi casi.87
5.2| I programmi di intervento preventivo Consapevoli che lo screening per le patologie mentali non previene problemi psichiatrici nelle forze armate degli Stati Uniti, gli psichiatri militari anche hanno comunque dedicato una notevole attenzione alla gestione del disagio psicologico durante il servizio. Durante la Prima guerra mondiale, gli psichiatri britannici videro una condizione sconcertante inizialmente chiamata shell shock. I suoi sintomi comprendevano componenti fisiche e psicologiche, tra cui la balbuzie, pianto, tremori, paralisi, stupore, mutismo, sordità, cecità, attacchi d’ansia, insonnia, confusione, amnesia, allucinazioni, incubi, problemi cardiaci, vomito e disturbi intestinali. I soldati affetti da shell shock erano in grado di combattere, ma potevano porre problemi per il corpo medico, morale e disciplina militare. Inizialmente, i funzionari militari erano convinti che fossero simulatori o codardi. I medici militari, al contrario, hanno visto questa condizione neurologica come naturale e credevano che fosse legata agli effetti diretti dei proiettili (da cui “shell shock”). Un certo numero di psichiatri e psicologi britannici, tra cui Charles S. Myers e WHR Rivers, credeva che la condizione fosse di natura psicologica e ha introdotto gli interventi psicoterapeutici per il suo trattamento.88. 124
5.2.1| L’intervento preventivo durante la Prima guerra mondiale Nel maggio 1917, prima che gli Stati Uniti intervenissero nella Prima guerra mondiale, Salmon aveva visitato il Regno Unito per sorvegliare le modalità di trattamento che i medici britannici avevano sviluppato per lo Shell shock. A quel tempo, il 15% dei soldati britannici era stato dimesso a causa di questa condizione. La relazione di Salmon è diventata così la base per la psichiatria militare nelle forze armate degli Stati Uniti durante la Prima guerra mondiale. Lui ha visto nelle nevrosi di guerra una fuga inconscia da una situazione intollerabile caratterizzata da un conflitto tra l’istinto di auto-conservazione e le esigenze del proprio dovere. Lo shell shock fu una reazione psicologica allo stress della guerra piuttosto che l’espressione di una predisposizione alla malattia mentale. Salmon ha dedicato la maggior parte della sua relazione ai piani per le strutture ospedaliere per affrontare il problema. Egli ha sostenuto che gli psichiatri devono essere collocati “Il più vicino possibile alla ‘front line’ esigenze militari permettendo.”
fig.92_ un soldato inglese trasporta un compagno ferito lungo una trincea nel luglio 1916, nei primi giorni della Battaglia della Somme
Salmon ha proposto un sistema a 3 livelli per il trattamento dello shell shock o nevrosi di guerra. Lui ha raccomandato che il trattamento dovrebbe iniziare il prima possibile, subito dopo la comparsa dei primi sintomi. Il trattamento è stato idealmente applicato nelle zone che si trovavano a pochi chilometri dietro le linee del fronte. Qui, i soldati sottoposti a maggiore stress hanno avuto un periodo di riposo, sedazione, e cibo adeguato. Attraverso forme relativamente semplici di psicoterapia, caratterizzate da persuasione e suggestione, i medici militari hanno spiegato ai soldati che la loro reazione era normale e sarebbe scomparsa nel giro di pochi giorni. Uno psichiatra ‘front-line’ ha stimato che fino al 65% dei soldati erano stati restituiti alle linee di combattimento dopo 4 o 5 giorni. Il secondo livello era composto da reparti psichiatrici e neurologici negli ospedali di base, che si trovavano 5-15 miglia dietro le linee del fronte. Lì, i soldati sono stati trattati per un massimo di 3 settimane. Salmon stesso è stato assegnato al terzo livello, ‘Base Hospital 117’, a circa 50 miglia dalla linea del fronte, dove sono stati trattati gravi tipi di shell shock per un massimo di 6 mesi. Se non ci fosse stato alcun miglioramento in questo periodo, i soldati sarebbero stati rimpatriati.89 125
Il trattamento vicino al fronte aveva raggiunto un duplice scopo. Il primo è che gli psichiatri potevano notare subito la comparsa di un insieme di sintomi specifici che avrebbero portato a diserzione e rimpatrio. Secondo, psichiatri potevano così iniziare il trattamento subito dopo la comparsa dei primi sintomi. Dall’esperienza britannica, Salmon aveva imparato che i sintomi di disagio mentale diventano radicati e resistenti alla terapia quando non trattati. Il trattamento immediato prometteva di portare a elevati tassi di recupero e di prevenzione della disabilità psichiatrica a lungo termine. In linea con le esigenze militari, lo scopo di Salmon era anche quello del ritorno, di poter recuperare il più alto numero di soldati che erano stati in prima linea .
5.2.2| L’intervento preventivo durante la Seconda guerra mondiale I programmi di Salmon per la psichiatria non sono stati poi considerati rilevanti durante i primi anni della Seconda guerra mondiale perché l’esercito non era convinto che lo screening avrebbe eliminato i disturbi psichiatrici da post-combattimento. Durante la campagna di Tunisia all’inizio del 1943, comunque, fino al 34% di tutti i disturbi legati alla battaglia sono stati etichettati come neuropsichiatrici. Poiché la politica dell’esercito statunitense dettava che i soldati con disturbi psichiatrici dovevano essere rimpatriati, i tassi di abbandono erano diventati allarmanti. Di conseguenza, i funzionari militari si avvicinarono alle idee di un piccolo ma convinto gruppo di psichiatri di orientamento psicoanalitico, tra cui Roy G. Grinker e William C. Menninger, che proponeva di attuare programmi di psichiatria che assomigliavano a quelli di Salmon. Nel 1943, Grinker e John P. Spiegel hanno introdotto trattamenti psicoterapici vicino alle linee del fronte per l’US Air Force. Loro hanno somministrato ai soldati traumatizzati del sodio pentothal, inducendoli ad uno stato pseudonirico, e successivamente, lì hanno incoraggiato a raccontare le loro esperienze traumatiche, in modo così meno doloroso.90 126
Molti soldati furono recuperati; Grinker e Spiegel hanno sostenuto che lo stordito diventa vigile, il muto torna a parlare, i sordi ricominciano sentire, paralitici possono muoversi, e gli psicotici terrorizzati recuperano una condizione stabile. Grinker e Spiegel hanno scritto un manuale sul trattamento delle nevrosi di guerra contenente diverse ‘case history’ significatici, che è stato ampiamente distribuito tra gli ufficiali medici militari. Inconsapevole delle iniziative di Salmon durante la Prima guerra mondiale, il neurologo Frederick R. Hanson, che stava lavorando in Tunisia e Algeria, ha introdotto trattamenti semplici e diretti (riposo, buon cibo, docce calde, e sedazione), che secondo lui era riuscito a far tornare uomini sulla linea di combattimento in pochi giorni. Secondo Grinker e Spiegel, i soldati che hanno mostrato questi problemi dopo una prolungata esposizione alla battaglia non erano né codardi né deboli-anzi, erano normali individui che non potevano più far fronte alle sollecitazioni incessanti e terribili della guerra; sottolineando che la domanda più razionale dovrebbe essere come il soldato possa non soccombere all’ansia. Sostenevano anche che ogni soldato avesse il suo punto di rottura e questo si verificava secondo loro, tra i cento giorni e un anno di combattimento attivo. Due psichiatri più tardi hanno sostenuto che una delle lezioni più importanti della Seconda guerra mondiale fosse per la psichiatria di spostare l’attenzione dal problema della mente anormale in tempi normali ai problemi della mente normale in tempi anormali. La ricerca degli scienziati sociali ha rafforzato la necessità di spostare l’attenzione dalla teoria psichiatrica dalla predisposizione individuale verso i fattori ambientali ampiamente influenti (come ad esempio lo stress della guerra).91 Herbert X. Spiegel, uno dei primi psichiatri ad osservare i soldati affetti da nevrosi di guerra in Tunisia, era convinto che i soldati non erano motivati principalmente dall’odio per il nemico o gli ideali di libertà e democrazia, ma dai legami con i loro amici e i loro ufficiali. Egli credeva che la coesione del gruppo è un fattore essenziale per mantenere il morale. 127
Questi punti di vista sono stati confermati da un team di scienziati sociali guidati da Samuel Stouffer, che ha indagato i fattori motivazionali e sociali nella US Army. Stouffer ha concluso che il morale era inversamente proporzionale al numero di rimpatriati e intimamente legato alla fiducia che soldati avevano in loro ufficiali, la loro formazione, il loro equipaggiamento, le armi, e le loro commilitoni. Il morale è stato anche associato con il grado di sostegno percepito dal fronte interno. Ancor più significativo è la forza dei legami affettivi tra i soldati e tra questi e i loro ufficiali . La ricerca condotta dopo la Seconda guerra mondiale ha dimostrato che solo circa il 40% di tutti i casi di esaurimento nervoso ha avuto luogo all’estero (e solo una frazione di questi nel personale di prima linea), mentre circa il 60% si è verificato nelle forze armate all’interno degli Stati Uniti. Questi risultati indicano che il disturbo psichiatrico non è stato principalmente legato al prolungato obbligo in prima linea, ma ad una varietà di altri fattori, tra cui la mancanza del morale. I soldati afro-americani, i cui battaglioni sono stati ‘segregati’ dal resto delle forze armate, hanno registrato un’alta incidenza di sindromi psichiatriche, probabilmente legati al loro status e la discriminazione che hanno sofferto durante lo servizio. Questi risultati sono ulteriormente rafforzati dalle recente ricerca sulla eziologia del disturbo da stress post-traumatico (DPTS), che ha minimizzato il ruolo di evento traumatico originale e ha evidenziato l’importanza di una serie di fattori di contesto, tra i quali la percezione del sostegno sociale, ansia o depressione preesistenti, e una storia di familiarità d’ansia.92
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5.2.3| L’intervento preventivo in Corea e in Vietnam Nella fase iniziale della guerra di Corea, i funzionari militari hanno riportato tassi molto elevati di casi neuropsichiatrici (250 per 1000 per anno). A causa della natura del conflitto, caratterizzato da spostamento rapido delle linee del fronte e campi di battaglia diffusamente localizzati, era difficile attuare programmi di psichiatria avanzata. Dopo l’attuazione determinata di questi programmi oltre l’80% delle vittime di problemi neuropsichiatrici sono tornate in battaglia. Dall’inizio della guerra del Vietnam, ampi e ben attrezzati servizi psichiatrici erano disponibili per curare i soldati mentalmente in difficoltà. Durante quel conflitto, l’incidenza di stress da combattimento è stata segnalata essere molto bassa (meno del 5% di tutti i casi medici). Su raccomandazione di psichiatri militari durante la Seconda guerra mondiale, i soldati della Guerra del Vietnam hanno avuto un periodo di servizio limitato a 1 anno e frequenti periodi di riposo e relax. Gli psichiatri militari credevano che entrambi i fattori potessero diminuire l’incidenza di collasso mentale. Dalla guerra del Vietnam, i reparti di salute mentale sono diventati parte integrante delle forze di combattimento. Sulla base dell’esperienza degli psichiatri militari dalle guerre precedenti, le forze armate statunitensi hanno attuato ampie strategie per indirizzare lo stress da combattimento, in linea con la convinzione che tutto il personale di servizio è potenziale vittima di stress.
fig.93_la guerra in Vietnam, libro Il volto della guerra
Le “Squadre di controllo dello stress da combattimento” composte da professionisti specialisti di salute mentale erano responsabili per la prevenzione, triage e trattamento a breve termine con lo scopo di trattenere la forza lavoro e mantenere l’efficienza operativa. Queste squadre hanno fornito una serie di servizi, tra cui: lo svolgimento di studi sul clima interpersonale all’interno delle unità, educazione delle figure di comando delle unità, informazioni sulla prevenzione del suicidio, consulenza sul reinserimento dopo il rimpatrio e supporto informale ai soldati.93 129
5.3| I PROGRAMMI DI TRATTAMENTO 5.3.1| Il trattamento dopo la Prima guerra mondiale Dopo la Prima guerra mondiale, Salmon ha lavorato a stretto contatto con l’American Legion e ha raccomandato la creazione di strutture specializzate di trattamento per le vittime neuropsichiatriche di guerra. Egli sconsigliava fortemente di ricoverare questi soldati in ospedali psichiatrici a causa della stigmatizzazione che queste istituzioni portavano e perché i veterani non erano colpiti da così gravi forme di malattia mentale. Egli credeva che il trattamento ambulatoriale fosse più appropriato. Nel 1921, il 27% di tutti gli ex - militari ricoverati in ospedale sono stati definiti come casi neuropsichiatrici (nel 1927, questo numero è stato stimato a 46,7%). L’American Legion era convinta che questi soldati meritassero il miglior trattamento possibile e avesero diritto a una pensione. Dopo il 1925, tuttavia, gli psichiatri hanno cominciato a dubitare dell’opportunità di una pensione, perché credevano che le pensioni rinforzassero la condizione di disabilità. Gli psichiatri si sono chiesti anche se i loro sforzi avessero contribuito al problema del gran numero di ex - militari che soffrivano ancora di disabilità psichiatrica dopo la guerra .
5.3.2| Il trattamento dopo la Seconda guerra mondiale Dopo la Seconda guerra mondiale, la maggior parte degli psichiatri aiutavano i soldati di ritorno a integrarsi nella società. I vantaggi del GI Bill of Rights ( the Servicemen’s readjustment act ), che comprendeva i finanziamenti per l’istruzione superiore e un più facile accesso ai mutui, hanno aiutato molti veterani. Come successivamente gli psichiatri teorizzeranno esplicitamente, lo sviluppo di problemi psichiatrici dopo le guerre, potrebbe essere contrastato dalla presenza di una maggior comprensione e una comunità solidale, un apprezzamento percepito del servizio che era stato reso, e, soprattutto, la possibilità di un’occupazione e la percezione del sostegno sociale.94 130
Nel 1945, il generale Omar N. Bradley, che godeva di forte sostegno tra soldati e veterani, è stato nominato capo della Veterans Administration. Bradley ha ingaggiato Paul Hawley, il chirurgo capo del teatro europeo delle operazioni, per dirigere la Divisione di Medicina. Hawley ha assunto più di quattromila medici e ha avviato un vasto programma di costruzione di ospedali. Sotto le politiche di Hawley e Bradley, nuovi Veterans Administration Hospitals sono stati costruiti in affiliazione con scuole mediche, garantendo che i migliori servizi medici sarebbero forniti ai veterani. Il sistema Veterans Administration ha anche incoraggiato gli psicologi clinici a diventare psicoterapeuti e ha fornito un gran numero di possibilità di formazione. Nel mese di giugno del 1947, poco meno di mezzo milione di pazienti con disabilità neuropsichiatriche hanno ricevuto una pensione dalla Veterans Administration, e circa cinquantamila di questi sono stati curati nei suoi ospedali. Molti di questi soffrivano di malattie croniche e non hanno poi reagito bene al trattamento .
5.3.3| Il trattamento dopo la guerra del Vietnam Prima della guerra del Vietnam, il consenso psichiatrico ha dichiarato che i soldati che hanno recuperato da un episodio di collasso mentale durante il combattimento subirebbero conseguenze negative a lungo termine. La disabilità psichiatrica dopo la guerra, si è ritenuto essere correlata a condizioni preesistenti. Di conseguenza, gli psichiatri militari hanno dedicato relativamente poca attenzione alle questo tipo di sindromi psichiatriche. Un importante cambiamento dell’interesse psichiatrico sulla disabilità psichiatrica connesse alla guerra ha avuto luogo dopo il conflitto in Vietnam. Quindici anni dopo che gli Stati Uniti si ritirarono dal Vietnam, un’indagine epidemiologica concluse che 480 000 (15%) dei 3,15 milioni di americani che avevano servito in Vietnam erano affetti dal DPTS. Inoltre, tra un quarto e un terzo (quasi 1 milione di persone ex-service) hanno mostrato sintomi di DPTS.95 131
Sono state proposte diverse interpretazioni per spiegare un tasso straordinariamente elevato di DPTS dopo la guerra del Vietnam. Dal 1980, la diagnosi di DPTS è rimasta controversa; i disaccordi sulla sua definizione e misurazione persistono. Le stime di incidenza di DPTS in veterani del Vietnam variano dal 3,5 % al 50 %. Alcuni critici hanno sostenuto che attribuire ai veterani un’etichetta diagnostica era l’unico modo per dare a questi poveri americani il diritto alla pensione e l’assistenza medica e sottolineato il fatto che una volta confermata la diagnosi e i sintomi solidificati, la disabilità doveva persistere per mantenere tali diritti. A causa della dimensione percepita del problema, gli psichiatri e psicologi statunitensi hanno avviato un numero impressionante di progetti di ricerca sulle strategie di trattamento per DPTS. I trattamenti specialistici proposti hanno incluso l’uso di farmaci antidepressivi e psicoterapie individuali e di gruppo. Nonostante oggi ci sia una vasta base di conoscenza dell’efficacia delle terapie comportamentali e cognitive somministrate agli individui o gruppi di veterani. Tuttavia, esiste ancora dibattito fra gli psichiatri, se DPTS costituisce una entità diagnostica separata che è indipendente dagli altri stati di ansia e depressione.
5.3.4| Il trattamento dopo le guerre in Iraq e Afghanistan I trattamenti del DPTS e della depressione basati su fatti includono la psicoterapia (cognitiva e la terapia cognitivo-comportamentale per la depressione e DPTS, terapia interpersonale per la depressione, la terapia di esposizione prolungata e il desensibilizzazione e rielaborazione dei movimenti oculari per DPTS) e farmaci (di solito, inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina [SSRI] per la depressione maggiore e DPTS). La scelta tra i trattamenti, o la loro combinazione, dipende dalle preferenze dei pazienti, la gravità dei sintomi e dalla risposta al trattamento precedente. Per il trattamento di DPTS, tuttavia, c’è la forte evidenza della maggiore efficacia della psicoterapia rispetto ai farmaci. Nessuno di questi trattamenti è molto costoso o complicato. Essi possono essere forniti su base ambulatoriale, con poche visite, e la fase acuta del trattamento dura in genere meno di un anno.96 132
Vari specialisti della salute mentale sono oggi in grado di fornire psicoterapia, tra cui psichiatri, psicologi clinici, consulenti, assistenti sociali clinici, i terapisti e consulenti pastorali, con grandi differenze tra queste professioni nella durata e la natura della loro formazione. Gli psichiatri sono formati e autorizzati a fornire sia psicofarmacologia e psicoterapia (anche se la formazione pone meno enfasi su quest’ultimo). I medici di assistenza primaria sono un importante complemento agli psichiatri di psicofarmacologia e hanno avuto un ruolo in rapida espansione nel prescrivere gli SSRI, anche se il loro staff in genere non include del personale qualificato per fornire psicoterapia. Gli orientamenti teorici e le pratiche standard di queste specialità sono molto diverse, con poca contaminazione interdisciplinare. La formazione di specialisti di salute mentale non sta enfatizzando sufficientemente nè le pratiche basata sulle evidenze nè quelle riguardanti il controllo di gestione della qualità (QI). I tirocinanti sono spesso impreparati per l’ambiente sanitario moderno, le quali apettative dovrebbero essere coerenti con le migliori linee guida delle best-practice cliniche e coordinata con gli altri specialisti o la “medical home”. Inoltre, il soggetto della psicoterapia non è facilmente monitorato, per cui è difficile sapere quanto le pratiche di routine si discostino dalle linee guida cliniche basate sull’evidenza. Inoltre, la formazione e l’esperienza specifica dei problemi di salute mentale legati al combattimento, e la comprensione della cultura ed esperienza militare, sono rari tra i medici di base. Oggi le linee guida per il trattamento del DPTS e della depressione sono disponibili. Non esistono tuttavia delle procedure standard di formazione dei medici che possano garantire le loro competenze di base su quest’ultime.97
fig.94_il fotografo Gary Knight accompagna i marines statunitensi durante i combattimenti per il controllo di un ponte a est di Baghdad 133
PARTE SECONDA
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PROGETTO_PARTE PRIMA
Il progetto si focalizza sull’allestimento di una mostra sulla pazzia, scelta come tema iniziale. Lo spazio selezionato per allestire questa mostra è la Caserma XXIV Maggio a Milano; l’edificio, denominato ‘Panificio militare’, viene estemporaneamente utilizzato per mostre ed eventi diversi. Questo edificio è stato scelto perché offre un ambiente ‘misterioso’, un po’ scuro e ‘sorprendente’, coerente con il tema proposto. Approfondendo la ricerca sulla pazzia, emerge il rapporto tra questa e lo ‘spazio militare’ come causa, tra i disturbi mentali, del disturbo post traumatico da stress, del quale soffrono le persone che hanno dovuto affrontare un evento traumatico, e in particolare, un numero notevole di soldati tornati dalla guerra. Per tentare di comprendere propriamente il tema della mostra è necessario provare a spiegare cos’è la guerra e quali sono gli effetti che lascia sulla mente dei soldati. Per questo motivo la mostra si sviluppa in due sezioni: la prima parte è un percorso storico in cui vengono, attraverso alcuni rappresentazione simboliche, descritte le due guerre mondiali del secolo passato ed alcuni dei conflitti più recenti ed ancora oggi non completamente risolti (Prima e Seconda guerra mondiale, e Guerra in Iraq e Afghanistan). Le guerre citate sono state scelte per la loro portata simbolica e perché più familiari, in termini di immaginario, ai visitatori che attraversandole all’interno dello spazio espositivo che ne costituisce la prima parte completano un percorso propedeutico alla seconda, in cui viene più direttamente affrontato il tema del disturbo post-traumatico da stress. L’intenzione è quella di provare a riprodurre, sempre attraverso il ‘segno simbolico’, le emozioni che un soldato potrebbe provare partecipando ad una guerra: in questo modo il tema della mostra tende a diventare, per il visitatore, un’esperienza più ‘reale’. La seconda parte, vero fulcro della mostra, è costituita dalle stanze nelle quali sono, in modo graduale, organizzati i materiali che descrivono il disturbo post-traumatico da stress. 135
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07| Prima guerra mondiale 1914-1918 La Prima guerra mondiale iniziò per i principali protagonisti come promessa di onori e gloria, proseguì come conflitto dimensioni mai viste, provocando un enorme numero di vittime, fino a quando giunse ad uno stato di stallo poiché nessuno sapeva più come porvi termine. I suoi effetti si fanno sentire ancora oggi. I generali comandavano eserciti composti da una quantità impressionante di soldati (osservando le fotografie di quel periodo si rimane colpiti dal numero di uomini coinvolti: file e file di soldati che si dipanano a perdita d’occhio). Ma i comandanti supremi, da entrambe le parti, non erano in grado di utilizzarli se non come ‘carne da cannone’. Quasi dieci milioni di persone furono uccise in combattimento o morirono per le dirette conseguenze della guerra, ventuno milioni furono ferite, un cadavere in decomposizione sul filo spinato divenne il simbolo di un mondo impazzito. Non più tardi del luglio 1914, il Primo ministro inglese, Lloyd George, aveva assicurato alla Camera dei Comuni che le relazioni con la Germania erano migliori di quanto non fossero mai state da anni e che i tedeschi non rappresentavano una reale minaccia per la Corona. Ma nel giro di pochi mesi gli Alleati e la Germania si ritrovarono impantanati in una guerra di logoramento che sarebbe durata quattro lunghi anni. Per riaccendere lo spirito combattivo degli Inglesi, il conflitto fu presentato come una guerra di difesa contro un aggressore ostile. Il Kaiser fu dipinto come una belva feroce con fattezze umane: in un solo articolo il londinese Daily Mail lo definì un ‘folle’, un ‘barbaro’, un ‘pazzo’, un ‘mostro’, un ‘Giuda dei tempi moderni’ e un ‘monarca scellerato’, dei Tedeschi si disse che non erano meglio delle orde di Gengis Khan, stupratori di suore, mutilatori di bambini e distruttori della civiltà. I mezzi di comunicazione furono intrappolati dalla censura e dai sentimenti patriottici.98 Sconfitte, ritirate e battute d’arresto furono ignorate o glissate; la ritirata degli Inglesi da Mons, centro di un’area mineraria del Belgio, fu descritta nel bollettino ufficiale con queste parole: ‘Le forze inglesi hanno raggiunto le loro nuove posizioni’. 140
fig.95_i soldati inglesi in una trincea durante la Prima guerra mondiale, foto: National Army Museum, Londra
In quanto ai Francesi, nel corso della Battaglia delle Frontiere – tra il 14 e il 25 agosto 1914 – i Tedeschi sterminarono circa 300 000 loro soldati, quasi il 25% dei combattenti, una percentuale di caduti mai raggiunta su nessun altro fronte. Sul posto era presente un corrispondente del Times, ma non una parola su questa disfatta apparve nei suoi articoli, nè delle lettere private inviate al suo editore. In Gran Bretagna non si seppe nulla del disastro fino alla fine della guerra. La situazione non si sarebbe modificata se l’ex presidente Theodore Roosevelt non avesse informato il Governo inglese che negando ai corrispondenti di guerra la possibilità di fare il loro lavoro stava mettendo a rischio la loro causa negli Stati Uniti: ‘...le uniche notizie di guerra veritiere, scritte da Americani conosciuti e rispettati dall’opinione pubblica americana, provengono dalla parte tedesca.’ E così il quartier generale accettò la presenza sul campo di battaglia di ‘qualche ragazzo che scrive’. Ma quanto avrebbero potuto dire? Una regola non scritta fu stabilita dal generale J.V. Charteris, capo dell’Intelligence, che rispondendo a un corrispondente che gli chiedeva cosa gli fosse permesso scrivere disse: ‘Di’ quello che vuoi, vecchio mio. Ma non nominare luoghi e persone.’ Sotto il controllo dei loro ufficiali incaricati e dei censori, i sei corrispondenti di guerra ufficiali fornirono narrazioni di eroismo e gloria volte a sostenere l’entusiasmo dell’opinione pubblica per la guerra, a nascondere eventuali errori del comando supremo, proteggendolo dalle critiche sulla conduzione delle operazioni, e a salvaguardare la reputazione dei suoi generali. Virtualmente i sei erano perfettamente inseriti nella macchina militare: avevano il grado di ufficiali, disponevano di uniformi, attendenti, autisti e ufficiali addetti e vivevano in grandi dimore requisite dallo Stato Maggiore. Gli orrori della guerra di trincea furono tenuti nascosti grazie al divieto assoluto di scattare fotografie. Uno dei corrispondenti, Philip Gibbs, cinque anni dopo la fine della guerra spiegò perché i corrispondenti avessero accettato questa farsa: ‘Ci identificavamo nel modo più assoluto con gli eserciti sul campo. Allontanavamo ogni tentazione di rincorrere scoop personali, di scrivere anche solo una parola che avrebbe potuto rendere più difficile o più pericoloso il compito degli ufficiali e dei soldati. Non c’era bisogno della censura sui nostri articoli. Eravamo noi i primi censori di noi stessi.99’ 141
Ancora una volta le fotografie o i disegni degli artisti avrebbero potuto supplire alle manchevolezze dei corrispondenti. Ma solo a due fotografi, entrambi ufficiali dell’esercito, fu accordato il permesso di scattare fotografie sul Fronte Occidentale e, dal momento che il loro compito principale era la compilazione di un archivio storico, nessuna delle loro ‘realistiche’ fotografie fu pubblicata. La pena per chiunque altro fosse stato scoperto a scattare fotografie al fronte era la fucilazione. La guerra si concluse definitivamente l’11 novembre 1918, quando la Germania, ultima degli Imperi centrali a deporre le armi, firmò l’armistizio con le forze nemiche. Alla fine del conflitto, i maggiori imperi esistenti al mondo - Impero tedesco, austro-ungarico, ottomano e russo - cessarono di esistere, e da questi nacquero diversi stati che ridisegnarono completamente la geografia dell’Europa 100.
fig.96_il campo di battaglia di Passchendaele, nel novembre 1917, ridotto a un pantano da mesi di pioggia ininterrotta e combattimenti incessanti 142
08| I simboli della Prima guerra mondiale La Prima guerra mondiale ‘occupa’ le prime quattro stanze. Il progetto si pone come obiettivo la ‘narrazione’ delle vicende della Grande guerra attraverso diversi simboli che la rappresentano, i quali sono riconoscibili ai visitatori della mostra.
Le sale 1 e 2 La prima sala rappresenta l’inizio della guerra con i poster distribuiti dalla propaganda dei diversi paesi, appesi al soffitto. Il poster americano ‘I want you’ (probabilmente il più famoso) ha le dimensioni più grandi e occupa la posizione centrale, in sottofondo si può ascoltare uno dei discorsi più famosi di Winston Churchill. La seconda sala contiene dei manichini di legno “avvolti” metaforicamente nei poster della propaganda e l’unico suono che si sente è quello della marcia militare, attraverso questo espediente si cerca di generare una sorta di empatia più diretta e meno “didascalica” tra gli stati d’animo prevalenti, le speranze e le aspettative dei soldati e del visitatore. 143
8.1| I poster Durante la Prima Guerra Mondiale, l’impatto del poster come mezzo di comunicazione era superiore rispetto a qualsiasi altro momento della storia. Come risorsa storica preziosa, i poster hanno offerto molteplici punti di vista per comprendere questo conflitto globale. In una prospettiva artistica, i poster spaziano stilisticamente dalle opere graficamente vibranti di noti progettisti a quelli anonimi (prevalentemente testo). Il design dei poster prodotti dagli Imperi Centrali (guidati da Germania e Austria-Ungheria) era radicalmente diverso da quelli prodotti dagli Alleati (guidati da Francia, Russia, Gran Bretagna e Stati Uniti nel 1917). Il poster era un importante strumento per un’ampia diffusione di informazioni durante la guerra, i paesi appartenenti agli schieramenti di entrambi i fronti hanno distribuito ampiamente i poster per raccogliere sostegno, sollecitare l’azione, e migliorare il morale delle truppe e della popolazione civile. Nonostante il loro tardivo ingresso in guerra, gli Stati Uniti hanno prodotto più manifesti di qualsiasi altro paese e, nel suo insieme, l’immaginario nei poster americani era generalmente più positivo rispetto a quello relativamente cupo dei poster tedeschi. I poster riguardano principalmente il reclutamento, il finanziamento e le questioni private e familiari dei paesi di origine. Anche se prodotti in diversi paesi, molti disegni utilizzano simboli e messaggi che condividono un obiettivo comune.101
8.1.1| I poster di arruolamento e reclutamento Molti poster invitavano gli uomini a “fare il loro dovere” ed unirsi alle forze militari, nei primi anni della guerra, la Gran Bretagna pubblicò un gran numero di manifesti di reclutamento in quanto prima del maggio del 1916, quando fu introdotta la coscrizione, l’esercito britannico era volontario e i poster convincenti erano uno strumento importante per incoraggiare il maggior numero possibile di uomini di arruolarsi. Le donne, che non potevano diventari soldati, erano invitate a fare “la loro parte”: avrebbero potuto servire attraverso organizzazioni umanitarie come l’YWCA o la Croce Rossa, o attraverso lavori amministrativi e organizzativi. 144
fig.97_Changes in Warfare: Media and Propaganda, National Army Museum, London
8.1.2| I poster finalizzati alla raccolta fondi di guerra Nei paesi in cui la coscrizione era la norma (Francia, Germania, Austria), il reclutamento non era una necessità urgente, e la maggior parte dei poster avevano lo scopo di raccogliere fondi per finanziare la guerra. Le persone non reclutate erano invitati a fare la loro parte con l’acquisto di obbligazioni o la sottoscrizione di prestiti di guerra. Molti poster di finanza utilizzavano le immagini numismatiche per illustrare il loro punto. Le monete si trasformavano in proiettili, schiacciavano il nemico, o diventavano scudi nello sforzo bellico.
8.1.3| I poster che affrontavano i problemi alimentari La carenza di cibo era diffusa in Europa durante la guerra, anche prima che gli Stati Uniti entrassero in guerra, le organizzazioni umanitarie americane spedivano il cibo all’estero. Sul fronte interno, si sperava che gli americani avrebbero potuto adeguare le proprie abitudini alimentari in modo tale da conservare il cibo, che poteva poi essere inviato all’estero: vennero così date istruzioni di ridurre il consumo di carne e di mangiare più mais e pesce. Gli americani erano anche incoraggiati a coltivare orti urbani (cosiddetti Victory’s Gardens). In Gran Bretagna, le uova erano raccolte per aiutare i feriti nel loro recupero.
8.1.4| I simboli nazionali Molti poster si basavano sul simbolismo per illustrare il loro messaggio, lo zio Sam appariva abbastanza frequentemente sui poster come un simbolo per gli Stati Uniti. Sugli altri poster, John Bull e Britannia rappresentavano il Regno Unito, mentre la Francia era impersonificata da Marianne, i poster prodotti dagli Alleati spesso raffigurano la Germania come una caricatura chiamata “unno”, che di solito era raffigurata indossando un Pickelhaube (casco a spillo), spesso coperto di sangue. La madre di Whistler, dal dipinto “Disposizione in grigio e nero”, venne utilizzata per rappresentare ogni maternità su un poster canadese, gli uomini erano invitati a entrare nei Rangers canadesi e irlandesi e “combattere per lei.”102 145
8.1.5| Gli artisti Molti artisti e illustratori noti hanno contribuito con il loro lavoro allo sforzo bellico, anche se i manifesti britannici erano principalmente il lavoro di stampatori anonimi e litografi, anche artisti affermati come Frank Brangwyn (1867-1956), John Hassall (1868-1948), e Gerald Spencer Pryse (1881-1956) hanno disegnato dei poster .
fig.98_Frank Brangwyn, pittore e illustratore britannico
In Germania, Lucian Bernhard (1883-1972) ha prodotto molti poster importanti per la tipografia. Ludwig Hohlwein (1874-1949), che ha lavorato la gran parte della sua vita a Monaco di Baviera, era riconosciuto al livello internazionale per la sua integrazione di testo e immagine e l’uso brillante del colore e in aggiunta ai suoi poster per lo sforzo bellico, ha progettato poster pubblicitari e commerciali, alcune delle sue ultime opere furono poster disegnati per il partito nazista durante la Seconda guerra mondiale. Abel Faivre (1867-1945), un noto fumettista, e Théophile Steinlen (18591923), i cui i gatti e le scene parigine erano alcune delle immagini più riconoscibili della Belle Époque, hanno prestato le loro competenze per lo sforzo bellico e prodotto poster di notevole profondità emotiva.
fig.99_Lucian Bernhard, pubblicitario e grafico tedesco
Negli Stati Uniti gli artisti hanno contribuito con il loro lavoro allo sforzo bellico e hanno prodotto centinaia di poster. The Division of Pictorial Publicity ha utilizzato il disegno di Joseph Pennell per Fourth Liberty Loan Drive del 1918, per esempio, che ha mostrato New York in fiamme. James Montgomery Flagg (1870-1960) ha disegnato quello che è diventato probabilmente il più conosciuto poster di reclutamento della guerra: “I Want You for US Army” 103.
fig.100_James Montgomery Flagg, pubblicitario e illustratore statunitense 146
Parole chiave demonizzazione | emozioni | patriottismo | mezza veritĂ o bugie | slogan accattivanti | suggestivi simboli visivi | umorismo o caricature
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8.1.6| Gli esempi di poster I poster di arruolamento e reclutamento 1| Si tratta di un poster degli Stati Uniti che mostra un uomo infuriato che si strappa la giacca, la fonte della rabbia dell’uomo si rivela nel giornale ai suoi piedi, che descrive le atrocità commesse dagli Unni. A causa di un paragone tra i tedeschi e gli Unni (il paragone è fatto dagli Americani), durante la Prima guerra mondiale il termine Unni era spesso utilizzato per fare riferimento ai tedeschi, così il titolo di giornale (Huns kill women and children) implica ferocia della recente aggressione tedesca. L’implicazione del poster è che l’uomo stia rispondendo a tali oltraggi scegliendo di abbandonare la vita civile per diventare un marine, l’obiettivo del manifesto è quello di reclutare soldati. Ci sono le prove dei seguenti strumenti di propaganda: la demonizzazione, le emozioni, gli insulti, il patriottismo e le bugie.
2| Si tratta di un poster britannico che mostra un elmetto tedesco pieno di felci. La didascalia del manifesto recita: “Vuoi un cesto di felce come questo? Unisciti al Sixth e vieni a prendere uno.” Conquistare un casco tedesco era una acquisizione pregiata tra i soldati alleati. L’obiettivo del manifesto è quello di reclutare soldati. Nel poster vediamo la prova dei seguenti strumenti di propaganda: il patriottismo e i simboli visivi suggestivi. 3| Il poster rappresenta un soldato statunitense ritornato dal servizio dalla Prima guerra mondiale. Il poster era disegnato per evocare i sentimenti di patriottismo e la devozione alla famiglia tra le potenziali reclute. L’uniforme del soldato e la sua famiglia amorevole rafforzano la didascalia del manifesto, “For Home and Country.” Il casco nemico appeso al collo del soldato simboleggia il suo successo al servizio del suo paese. Gli obiettivi del manifesto sono di reclutare soldati, eliminare il dissenso, e unificare il paese dietro lo sforzo bellico. Ci sono le prove dei seguenti strumenti di propaganda: gli appelli emotivi, il patriottismo, gli slogan accattivanti e simboli visivi suggestivi. 148
fig.101_poster di propaganda (Stati Uniti, Gran Bretagna)
I poster per la raccolta fondi di guerra 1|Si tratta di un poster tedesco che rappresenta un pugno di un cavaliere in armatura, che evoca la forza militare della Germania nel passato e nella sua storia medievale. Nella didascalia del manifesto si legge, “Das ist der Weg zum Frieden-die Feinde wollen es so! Darum zeichne Kriegsanleihe!” (“Questa è la strada verso la libertà, il nemico lo avrà così! Pertanto, iscriviti per i prestiti di guerra!”) Nonostante fosse stata la Germania ad aver iniziato la guerra, il manifesto afferma che la Germania non aveva altra scelta, perché era costretta a combattere nella guerra scatenata dai suoi nemici. Gli obiettivi del manifesto erano di raccogliere i fondi per lo sforzo bellico, eliminare il dissenso, e unificare il paese dietro lo sforzo bellico. Ci sono le prove dei seguenti strumenti di propaganda: le emozioni, le bugie e i simboli visivi suggestivi. 2| Il poster francese mostra un gallo, il simbolo nazionale francese, che sta attaccando un soldato tedesco. Sulla moneta è scritto “libertà, uguaglianza e fraternità”, lo slogan usato durante la Rivoluzione francese per dichiarare i valori della gente. La didascalia del manifesto recita: “Pour la France, Versez Votre Or. L’Or Combat Pour La Victoire” (“Per la Francia, riversa il tuo oro. Lotte d’oro per la vittoria.”) L’obiettivo del manifesto è quello di finanziare lo sforzo bellico. Ci sono le prove dei seguenti strumenti di propaganda: il patriottismo, gli slogan accattivanti e simboli visivi suggestivi.
fig.102_poster di propaganda (Germania, Francia,Stati Uniti)
3| Un poster degli Stati Uniti che mostra la città di New York sotto attacco da parte delle forze tedesche. Il poster raffigura la distruzione della Statua della Libertà e la città di New York in fiamme. La didascalia del manifesto: “That liberty shall not perish from the Earth. Buy Liberty Bonds.” (“La libertà non perirà dalla Terra. Acquista Liberty Bonds”). Molti americani hanno mostrato il loro sostegno per la guerra con l’acquisto di Liberty Bonds dal governo. I profitti erano destinati allo sforzo bellico, così da far sentire coloro che li avevano acquistati come effettivi partecipanti alla guerra. L’obiettivo del manifesto era quello di eliminare il dissenso e unificare gli americani dietro lo sforzo bellico. Ci sono le prove dei seguenti strumenti di propaganda: la demonizzazione, il patriottismo, le bugie e i simboli visivi suggestivi. 149
I poster che affrontavano i problemi alimentari 1| Un poster americano mostra una donna giardiniere e una varietà di frutta e verdura che sormonta “over the top” una collina, la bandiera degli Stati Uniti sventola con orgoglio sullo sfondo. La frase “over the top” era nata durante la Prima guerra mondiale, quando i soldati dovevano salire sopra la parte superiore delle trincee prima di correre in terra di nessuno per attaccare il nemico. L’implicazione è che la donna e la produzione stiano aiutando a raggiungere la vittoria sul nemico. Il manifesto incoraggia gli americani a piantare ciò che il governo federale chiamava “giardini di vittoria” per coltivare cibo per se stessi in modo che la produzione agricola commerciale avrebbe potuto sostenere i soldati della Prima guerra mondiale. L’obiettivo del manifesto era quello di sostenere la conservazione delle risorse durante la guerra. Ci sono le prove dei seguenti strumenti di propaganda: le emozioni, gli slogan accattivanti, i simboli visivi suggestivi e l’umorismo.
2| “Food for France”. Il poster mostra un soldato ferito che viene nutrito da una ragazza . Ci sono le prove dei seguenti strumenti di propaganda: il patriottismo, gli slogan accattivanti e le emozioni.
3| “Canada Food Board recipe books”. Il poster mostra il fronte e retro di quattro libri di cucina emessi dal Canada Food Board. Ci sono le prove dei seguenti strumenti di propaganda: gli slogan e le immagini accattivanti.
fig.103_poster di propaganda (Stati Uniti, Francia,Canada) 150
I simboli nazionali 1| “I want you for U.S. Army”. Il poster mostra Zio Sam che punta il dito contro lo spettatore per reclutare i soldati per l’esercito americano durante la Prima guerra mondiale La frase stampata “Nearest recruiting station” ha uno spazio vuoto sottostante per aggiungere l’indirizzo per arruolarsi. Ci sono le prove dei seguenti strumenti di propaganda: il patriottismo, i simboli visivi suggestivi e lo slogan accattivante.
2| John Bull è la personificazione nazionale del Regno Unito in generale, e dell’Inghilterra in particolare, creata da John Arbuthnot nel 1712 e resa popolare dapprima dagli stampatori britannici, quindi all’estero da illustratori e scrittori come lo statunitense Thomas Nast e l’irlandese George Bernard Shaw, autore di John Bull’s Other Island. Bull viene di solito raffigurato come un uomo tozzo e ben piantato con una giacca a code e i pantaloni al ginocchio, con un panciotto con la bandiera del Regno Unito, secondo la moda del periodo della Reggenza. Indossa un cilindro ed è spesso accompagnato da un bulldog. John Bull è stato usato in numerose campagne pubblicitarie nel tempo, ed è una presenza frequente nelle vignette dei giornali britannici di fine 19° e inizio 20° secolo.
fig.104_poster di propaganda (Stati Uniti,Gran Bretagna,Francia)
3| Marianne è la rappresentazione nazionale allegorica della Repubblica francese. Rappresentata come una giovane donna dal cappello frigio, la Marianne personifica la Repubblica francese e rappresenta la permanenza dei valori della Repubblica, Liberté, Égalité, Fraternité. La prima rappresentazione di quella che successivamente sarà identificata con la Marianne è nel celebre quadro “La Libertà che guida il popolo” di Eugène Delacroix. Essa è riprodotta fra l’altro nel logo della Repubblica francese, su monete e francobolli, in busti di marmo in tutti i comuni francesi, poiché è la rappresentazione simbolica della madre patria coraggiosa, nutrice e protettrice, forte nella guerra e nella pace. 151
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1.5
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fig.109_posizione della sala 2, scala_1:100 156
1.6
0.9
1.2
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fig.111_schizzo prospettico dello spazio 158
fig.112_ manichini di legno â&#x20AC;&#x153;avvoltiâ&#x20AC;? metaforicamente nei poster della propaganda 159
fig.113_sezione trasversale della sala 2 160
fig.114_render della sala 2 161
8.2| La sala 3 In questa sala viene rappresentato il secondo simbolo della Prima guerra mondiale-la trincea, creando un corridoio stretto, fatto di plance di legno, come le plance sono connesse tra di loro in un modo poco preciso, rimangono le aperture tra le quali si percepiscono le fotografie delle vere trincee posizionate dietro.
8.2.1| Le trincee Le trincee sono state uno dei simboli della Grande Guerra. Quando i vari governi europei decisero di scendere in campo, tutti erano convinti che si sarebbe trattata di una guerra veloce in cui era essenziale sfruttare il fattore temporale, invece, dopo poche settimane, i diversi fronti europei si stabilizzarono ed iniziarono ad essere scavate centinaia di chilometri di trincee, dal nord della Francia fino all’Europa orientale, nell’attuale Polonia e nei Balcani. La trincea è uno stretto fossato scavato per circa due metri di profondità e altrettanti di larghezza che si estende per diversi chilometri lungo il territorio. Il soldato era protetto dai proiettili del nemico ma in quei “corridoi” si viveva una vita a contatto costante con la morte o, perlomeno, con il pericolo di morte. Spesso le trincee erano coperte da filo spinato e avevano delle fenditure nel terreno dove si appoggiavano fucili e mitragliatrici dell’epoca.104
fig.115_soldati tedeschi in una trincea, Antwerp (Settembre 1914), http://www.wereldoorlog1418.nl/ 162
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fig.116_posizione della sala 3, scala_1:100 163
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fig.118_sezione trasversale (sala 3)
fig.119_render (sala 3) 165
8.3| La sala 4 L’ultima sala della Prima guerra mondiale rappresenta la sua fine. Il simbolo usato è il fiore di papavero. L’immagine del campo di papaveri viene proiettata sul pavimento, e l’unico rumore che si sente è il vento (nella parte bassa dei muri della sala viene messo l’apparecchio con l’aria sotto pressione). Oltre al rumore, si crea un flusso dell’aria fredda. Davanti i muri esistenti vengono posti dei pannelli in cemento con incisi i nomi delle vittime della guerra.
8.3.1| I papaveri
Il Remembrance day (Giornata della Rimembranza) – Il papavero è un simbolo che viene utilizzato da tutti i paesi del Commonwealth per ricordare i caduti durante le due guerre mondiali del secolo scorso e altri conflitti. Conosciuta anche come Giornata dell’Armistizio, o Poppy Day (Il giorno del papavero), la commemorazione avviene durante la domenica più vicina all’11 novembre perché in questo giorno terminò la prima guerra mondiale, nel 1918. La Germania firmò l’armistizio alle 5 di mattina del giorno 11 dell’undicesimo mese dell’anno. Formalmente però, l’armistizio divenne effettivo alle ore 11. Perchè il papavero? - Mettete dei fiori nei vostri cannoni. Così cantavano i Giganti nel 1967. Nell’immaginario comune, il fiore può essere associato alla pace. Nel caso di questa celebrazione, i significati associati con il papavero sono molteplici. Innanzitutto, i papaveri sono i primi fiori che spuntarono sui campi di battaglia devastati di Francia e Belgio. In più, nell’immaginario dei soldati, il rosso dei papaveri viene dal sangue dei propri compagni d’armi, sparso sul terreno. Inoltre, durante la battaglia di Ypres nel 1915 la vista dei papaveri nei campi ispirò il tenente colonnello John McCrae nel comporre la poesia In Flanders Fields (Nei campi delle Fiandre). Nel XIX secolo poi, il papavero simboleggiava il sonno, o uno stato di oblio. Divenne il simbolo del Remembrance Day prevalentemente grazie all’opera di due donne. La prima, Moina Michael, che lavorò per il YMCA americano, dopo aver letto la poesia di McCrae rimase talmente colpita che scrisse a sua volta un’altra poesia e decise di indossare sempre un papavero, come simbolo di fede. L’altra donna, Anna Guérin, iniziò a vendere papaveri per raccogliere denaro per le vedove, gli orfani e i veterani bisognosi di soldi. In seguito il papavero venne accettato da tutte le nazioni alleate come simbolo della commemorazione della Giornata dell’armistizio.105 fig.120_i papaveri 166
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fig.122_schizzo prospettico dallâ&#x20AC;&#x2122;alto della sala 4 168
fig.123_render (sala 4) 169
09| Seconda guerra mondiale 1939-1945 Fu presto chiaro nel corso della Seconda guerra mondiale che i presentimenti sorti in Abissinia, Cina e Spagna erano giustificati e che un nuovo tipo di scontro tra nazioni era incombente: la guerra totale. Come aveva lasciato intendere il raid su Guernica nel 1937, l’aviazione militare tedesca considerava legittimo anche colpire da bassa quota i civili in fuga. Gli Alleati fuggirono verso il Canale della Manica, la Francia cadde e un intero mondo crollò. ‘Questa è la fine dell’Impero Inglese’, dichiarò il capo dello Stato Maggiore imperiale, generale William Ironside, ad Anthony Eden. Anche la Gran Bretagna si stava preparando alla guerra totale. La prima leva obbligatoria in tempo di pace nella storia inglese era stata introdotta nell’aprile 1939 e in seguito, per la prima volta in un Paese civile, fu estesa anche alle donne. L’Emergency Powers (Defence) Act autorizzò il governo a fare praticamente tutto ciò che voleva senza riferire al Parlamento. Se la Gran Bretagna era in guerra, allora tutto l’impero lo era. Nonostante in molti Paesi soggetti al dominio britannico, come l’India, ci fossero stati attivi movimenti di lotta per l’indipedenza, una volta scoppiata la guerra più d’uno volle combattere per la madrepatria: per gratitudine o in nome di una sorta di obbligo familiare. Non c’era un obiettivo predominante, nè una posizione comune contro l’ascesa del fascismo in Europa o contro l’avventurismo militare del Giappone in Cina. Purtuttavia fu la più grande mobilitazione della storia: undici milioni di persone che combattevano sotto la stessa bandiera. Spesso per i comuni cittadini era impossibile sapere cosa succedeva nelle battaglie combattute fuori del loro piccolo angolo di mondo. La Battaglia dell’Atlantico, per esempio, la lotta quotidiana per portare alla Gran Bretagna cibo e munizioni dall’America superando il blocco dei sottomarini tedeschi, si svolse in un virtuale blackout di notizie.106 fig.124_D-day,sbarco in Normandia, www.nationalinfantrymuseum.org 170
Dopo che la vittoria nella Battaglia d’Inghilterra pose fine ai piani di invasione tedeschi, iniziò la campagna dei bombardimenti. La Luftwaffe bombardava le città inglesi e la RAF quelle tedesche; il vantaggio strategico era praticamente inesistente. Tuttavia c’era un teatro di guerra, il Nordafrica, dove l’azione si svolgeva in un’arena vuota, senza le case, le scuole, le chiese e i civili che altrove si trovavano al centro dei combattimenti. Fu la parte più romanzata della guerra, un paradiso per i mezzi di comunicazione, ‘l’ultima campagna dei gentiluomini’. Quella di Kursk, nel luglio 1943, fu la più grande battaglia corazzata nella storia della guerra. Terminò con la vittoria dei Russi; i Tedeschi persero 70 000 uomini, 2000 carri armati, 1392 aerei e 5000 veicoli a motore. Il freddo, la mancanza di cibo e vestiti adeguati, il comportamento dei soldati di entrambe le parti, le impiccagioni pubbliche in risposta agli attacchi dei partigiani, l’uccisione degli Ebrei nelle aree occupate dai Tedeschi, la fucilazione dei disertori: tutto questo rese il Fronte Russo un inferno. Dall’altra parte del mondo, nel Pacifico, dopo la resa della Germania la guerra proseguì con gli Americani che si facevano strada verso il Giappone, che resistette combattendo accanitamente. La Battaglia di Okinawa fu la più grande della storia e convolse forze terrestri, marine e aeree. Il numero delle vittime fu enorme, in particolare tra i civili (i caduti furono più di 150 000). Il 6 agosto 1945, gli Stati Uniti sganciarono un bomba atomica su Hiroshima. Radio Tokio dichiarò: ‘L’impatto della bomba è stato così tremendo che praticamente tutti gli esseri viventi, uomini e animali, sono stati letteralmente carbonizzati dal calore generato dallo scoppio.’ 107
171
10| I simboli della Seconda guerra mondiale La Seconda guerra mondiale ‘occupa’ le stanze 5 e 6. La guerra viene rappresentata attraverso le fotografie, il video e con un insieme degli elementi che spiegano l’essenza di questa guerra.
10.1| La sala 5 Sui muri della sala 5 vengono sospese le fotografie più inquietanti della guerra. Davanti alla parete sul lato destro, viene posizionato lo schermo con la proiezione della parte iniziale del video ‘Enigma of the swastika’. In centro della sala, si trova un tavolo lungo in vetro, su quale si trova un grande numero di soldatini e sotto il tavolo, viene messa la sabbia colorata (sono usati otto colori che rappresentano la classificazione della gente indesiderata fatta dai nazisti).
fig.41_James Montgomery Flagg 172
fig.125_1_L’esecuzione di massa a Vinnitsa, Ucraina, 1942; 2_D-day,Franica; 3_Un soldato americano guarda uno japonese morente; 4_Soldati tedesci, Auschwitz; 5_Adolf Hitler,Harvest festival,1937; 6_Volkswagen ceremony,1938, 7_Tombe americane vicino a Buna, 8_Soldati tedesci, Auschwitz; 9_Soldati tedesci, Auschwitz; 10_Gen. Eichelberger , Buna beach,1943; 11_ Trattamento dei feriti, Buna; 12_Tre americani morti sulla spiaggia di Buna; 13_Un soldato americano usa il casco per attirare il fuoco cecchino giapponese, Buna; 14_Le donne soldati; 15_Amon Goeth
10.1.1| Il sistema di classificazione nei lager nazisti Tra le prime vittime della persecuzione nella Germania nazista vi erano gli avversari politici, soprattutto comunisti, socialdemocratici e sindacalisti. I Testimoni di Geova hanno rifiutato di servire nell’esercito tedesco o prestare un giuramento di obbedienza ad Adolf Hitler e di conseguenza sono stati presi di mira. I nazisti hanno molestato i maschi omosessuali tedeschi, il cui orientamento sessuale era considerato un ostacolo per l’espansione della popolazione tedesca. Gli omosessuali “abituali” sono stati incarcerati nelle prigioni; molti furono successivamente inviati nei campi di concentramento dopo il verdetto delle loro sentenze. I nazisti perseguitarono quelli che consideravano razzialmente inferiori, l’ideologia razziale nazista ha diffamato in primo luogo gli ebrei, ma anche ha propagato l’odio per gli zingari e i neri. I nazisti hanno visto gli ebrei come nemici razziali e li hanno sottoposti ad arresti arbitrari, l’internamento, e l’omicidio. I nazisti hanno visto i polacchi e gli altri slavi come inferiori, e previsti per sottomissione, il lavoro forzato, e talvolta la morte. I prigionieri ebrei hanno ricevuto il trattamento più brutale nei campi di concentramento nazisti. Dal 1938, gli ebrei nei campi sono stati identificati da una stella gialla cucita sulle loro uniformi carcerarie. Dopo il 1939 e con qualche variazione da campo a campo, le categorie di prigionieri sono stati facilmente identificati da un sistema di marcatura che combina un triangolo in colore rovesciato con le lettere.
fig.126_il sistema di classificazione nei lager nazisti, edcornish.blogspot.it
I criminali erano contrassegnati da triangoli verdi invertiti, i prigionieri politici con il rosso, “asociali” (tra cui zingari, anticonformisti, vagabondi, e gli altri gruppi) con nero o, nel caso degli zingari in alcuni campi con i triangoli marroni. Gli omosessuali sono stati identificati con i triangoli rosa e Testimoni di Geova con quelli viola. I prigionieri non tedeschi erano identificati dalla prima lettera del nome tedesco per il loro paese d’origine, che era cucito sul loro badge. I due triangoli che formavano la stella di Davide sarebbero entrambi di colore giallo a meno che il prigioniero ebreo era incluso in una delle altre categorie di prigionieri. Un prigioniero politico ebraico, per esempio, potrebbe essere identificato con un triangolo giallo sotto un triangolo rosso.108 173
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fig.127_posizione della sala 5, scala_1:100 174
1.8
fig.128_schizzo della sala 5 175
fig.129_sezione longitudinale (sala 5)_scala:1:50
176
‘INDESIDERABILI (www.ww2db.com): _sabbia colorata >ĞƐďŝĐŚĞ Ğ ΗĂŶƟͲƐŽĐŝĂůŝƐƟΗ Gli ebrei / ĚĞůŝŶƋƵĞŶƟ dĞƐƟŵŽŶŝ Ěŝ 'ĞŽǀĂ 'ůŝ ŝŵŵŝŐƌĂƟ 'ůŝ ŝŶŐĂƌŝ / ĚŝƐƐŝĚĞŶƟ ƉŽůŝƟĐŝ͕ ƚƌĂ ĐƵŝ ŝ ĐŽŵƵŶŝƐƟ ĮŐƵƌŝŶĞ ĚĞŝ ƐŽůĚĂƟ
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fig.130_dettaglio (sala 5) 177
fig.131_sezione trasversale (sala 5)_scala:1:50 178
fig.132_render (sala 5) 179
10.2| La sala 6 Nella sala 6 viene rappresentata la fine della guerra, sono usati gli stessi effetti come nella sala 4 (fine della Prima guerra mondiale) – i pannelli in cemento con incisi i nomi delle vittime della guerra e la proiezione sul pavimento del video della bomba atomica buttata su Nagasaki (http://www.youtube.com/ watch?v=11e8XyUBqRQ), però senza suono.
10.2.1| Bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki I bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki in Giappone furono due attacchi nucleari operati sul finire della Seconda guerra mondiale. Il mattino del 6 agosto 1945 alle 8:16, l’Aeronautica militare statunitense sganciò la bomba atomica “Little Boy” sulla città giapponese di Hiroshima, seguita tre giorni dopo dal lancio dell’ordigno “Fat Man” su Nagasaki. Il numero di vittime dirette è stimato da 100.000 a 200.000, quasi esclusivamente civili. Per la gravità dei danni diretti ed indiretti causati dagli ordigni, per le implicazioni etiche comportate dall’utilizzo di un’arma di distruzione di massa e per il fatto che si è trattato del primo e unico utilizzo in guerra di tali armi, i due attacchi atomici vengono considerati gli episodi bellici più significativi dell’intera storia dell’umanità.109
fig.133_bombardamento di Hiroshima, 6 agosto 1945 180
fig.134_schizzo prospettico dallâ&#x20AC;&#x2122;alto della sala 6 181
fig.135_sezione longitudinale (sala 6)_scala:1:50 182
fig.136_render (sala 6) 183
11| I conflitti nel Medio Oriente (Le guerre in Iraq ed Afganistan) Nel 1980 scoppiò la guerra tra Iraq e Iran, quando il leader iracheno Saddam Hussein accusò l’Iran sciita di incitare alla ribellione la maggioranza sciita in Iraq. Il conflitto, che durò otto anni, fu simile alla Prima guerra mondiale. Era caratterizzato da offensive e controffensive, con ondate umane che caricavano posizioni fisse, lunghi periodi di stallo, gas tossico e circa un milione di vittime. L’esito fu inconcludente. Durante la guerra gli Stati Uniti fornirono segretamente armi all’Iran, ma più tardi assicurarono informazioni di intelligence all’Iraq, fattori che divenero rilevanti nella Prima Guerra del Golfo, due anni più tardi, quando l’Iraq invase il Kuwait. Saddam Hussein accusò il Kuwait di inondare il mercato internazionale con petrolio a basso costo proprio quando l’Iraq aveva bisogno di incrementarne il proventi per riprendersi dalla guerra con l’Iran. Nell’agosto 1990 l’invasione irachena del Kuwait spinse gli USA e i loro alleati a uno scontro frontale coll’Iraq. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite dispose sanzioni economiche e più tardi autorizzò un intervento militare se gli Iracheni non si fossero ritirati dal Kuwait entro il 17 gennaio 1991. L’Iraq ignorò l’ultimatum e al suo scadere un’ampia coalizione guidata dagli USA scacciò gli Iracheni dal Kuwait (Prima Guerra del Golfo). Con il termine guerra d’Iraq, o seconda guerra del Golfo, si intende un conflitto cominciato il 20 marzo 2003 con l’invasione dell’Iraq da parte di una coalizione guidata dagli Stati Uniti d’America, e terminata il 15 dicembre 2011 col passaggio definitivo di tutti i poteri alle autorità irachene da parte dell’esercito americano. I costi umani della guerra non sono chiari, e sono spesso oggetto di dibattito; più in generale, il bilancio dell’intera guerra risulta difficile: a fronte della deposizione di Saddam e dell’instaurazione di una democrazia, si è avuto un netto aumento delle violenze settarie in Iraq, una penetrazione di al-Qaida nel Paese e, in generale, un calo della sicurezza dei cittadini.110 184
La guerra in Afghanistan ha preso inizio il 7 ottobre 2001, con l’invasione del territorio controllato dai talebani, da parte dei gruppi afghani loro ostili dell’Alleanza del Nord, mentre gli USA e la NATO hanno fornito, nella fase iniziale, supporto tattico, aereo e logistico. Nella seconda fase, dopo la conquista di Kabul, le truppe occidentali (statunitensi e britannici in testa) hanno aumentato la loro presenza anche a livello territoriale (Operazione Enduring Freedom). L’amministrazione Bush ha giustificato l’invasione dell’Afghanistan, nell’ambito del discorso sulla guerra al terrorismo seguito agli attentati dell’11 settembre 2001, con lo scopo di distruggere al-Qaida e catturare o uccidere Osama bin Laden, negando all’organizzazione terroristica la possibilità di circolare liberamente all’interno dell’Afghanistan attraverso il rovesciamento del regime talebano. A dieci anni dall’invasione, il 2 maggio 2011, data e ora del Pakistan, le forze statunitensi hanno condotto un’azione ad Abbottabad, vicino ad Islamabad, presso il rifugio del leader di al-Qaida Osama Bin Laden, individuato grazie ad un’operazione di intelligence condotta fin dall’agosto dell’anno precedente. Nella notte del 1. maggio 2011, secondo il fuso orario statunitense, il Presidente degli Stati Uniti d’America Obama ne ha annunciato la morte. L’azione militare è stata condotta da truppe di terra con l’ausilio di soldati e intelligence pakistani. Nell’azione sarebbero morti altri membri della sua famiglia. A partire dall’invasione dell’Iraq (2003), la guerra dell’Afghanistan ha perso piorità tra gli obiettivi dell’amministrazione americana, riacquisendola solo a partire dal surge militare del 2009.111
fig.41_James Montgomery Flagg
fig.137_i marines statunitensi in Iraq, libro Il volto della guerra 185
12| I simboli delle Guerre in Iraq ed Afganistan Le fotografie più inquietanti, la sabbia e un tipo di installazione sono stati usati per ricreare il contesto di queste due guerre.
12.1| La sala 7 Sui muri più lunghi vengono appese le fotografie scelte; sul primo muro ci sono le fotografie con le dimensioni più piccole, ‘i ritratti della guerra’; sul altro muro viene messa solo una fotografia (http://bozkuhi.blogspot. it/2011/06/us-iran-sanctions-review.html) stampata su carta trasparente, che copre l’intera superficie del muro, sul pavimento si trovano i caschi e gli stivali militari, creando così l’impressione tridimensionale della fotografia che copre il muro intero; e viene dispersa la sabbia dando l’immagine del deserto, qual’è la prima associazione iconografica con questi paesi. Sono inseriti i suoni della guerra – Guns, fighting and war (http://www.youtube. com/watch?v=fwAkkIbRbRE).
12.1.1| Le fotografie La maggior parte delle fotografie sono prese dal sito di James Nachtwey, un fotoreporter e fotografo statunitense, tra i più importanti fotoreporter di guerra contemporanei. Nel 1981 Nachtwey ha svolto il suo primo incarico all’estero in Irlanda durante lo sciopero della fame di alcuni militanti dell’IRA. Da allora, Nachtwey ha dedicato sé stesso a documentare guerre e conflitti sociali. La sua attività di fotoreporter si è svolta in numerosi paesi quali El Salvador, Nicaragua, Guatemala, Libano, Cisgiordania(West Bank) e Gaza, Israele, Indonesia, Thailandia, India, Sri Lanka, Afghanistan, Filippine, Corea del Sud, Somalia, Sudan, Rwanda, Sudafrica, Russia, Bosnia, Cecenia, Kosovo, Romania, Brasile e Stati Uniti. Nachtwey lavora per il Time dal 1984, ha lavorato per l’agenzia Black Star dal 1980 al 1985 ed è stato membro della Magnum Photos dal 1986 al 2001. Nel 2001 è diventato uno dei membri fondatori dell’Agenzia VII.112 186
fig.138_1_Un soldato americano ed un ragazzo afgano; www.catholicphilly. com 2_Soldati americani; www.telegraph.co.uk 3_Le truppe statunitensi; www.presstv.ir 4_Un uomo afghano offre tè ai soldati americani; www.photovide.com 5_La guerra in Iraq; www.globalpost.com 6_Soldato americano in Afghanistan; www.theguardian.com 7_I medici trattano Army Spc. Jose Callazo; www.cnn.com 8_Un soldato canadese stringe la mano ad un ragazzo afgano; www.ibtimes.com 9_Terri Gurrola si ricongiunge con la figlia dopo aver prestato servizio in Iraq per 7 mesi; www.photovide.com 10_La guerra in Afghanistan; downwithtyranny.blogspot.it 11_La guerra in Afghanistan; www.loccidentale.it 12_I soldati britannici; www.telegraph.co.uk
12.2| La sala 8 La sala che rappresenta la fine della Guerra e nello stesso tempo l’ultima sala della prima parte della mostra (dopo inizia la parte principale della mostra con gli elementi che spiegano il disturbo post traumatico da stress), come nelle sale 4 e 6 dove è rappresentata la fine delle guerre, anche qui viene usato lo stesso approccio, i pannelli in cemento con incisi i nomi delle vittime della guerra e il silenzio. C’è la sabbia dispersa sul pavimento e invece di una proiezione viene inserita un’installazione fatta della rete metallica con delle pallottole attaccate. Alcuni fili metallici con le pallottole, escono fuori dalla struttura, simboleggiando in questo modo il pericolo fermato nello spazio.
12.2.1| Il pericolo fermato nello spazio Suddetta installazione simboleggia come la guerra in realtà non sia ancora finita e, appunto, il pericolo fermato nello spazio. Sul sito del Council on Foreign Relations (http://www.cfr.org/defense-andsecurity/ending-war-afghanistan/p31305) è pubblicata documentazione che riferisce di come le Forze internazionali in Afghanistan si stanno preparando a cedere la responsabilità della sicurezza ai soldati afgani e poliziotti entro la fine del 2014, il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha sostenuto che “i successi sul campo di battaglia dal 2009 hanno permesso questa transizione e che con esso, questa lunga guerra arriverà a una fine responsabile.” Ma la guerra non finirà nel 2014, il ruolo degli Stati Uniti può finire, in tutto o in parte, ma la guerra continua - e il suo esito finale è molto in dubbio.
fig.139_dettaglio, sala 8 187
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1.1
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fig.140_posizione della sala 7, scala_1:100 188
fig.141_schizzo prospettico della sala 7 189
fig.142_sezione longitudinale (sala 7)_scala:1:50
190
fig.143_render (sala 7) 191
fig.144_schizzo prospettico della sala 8 192
fig.145_sezione trasversale (sala 8)_scala:1:50 193
fig.146_render (sala 8) 194
13|
PROGETTO_PARTE SECONDA
Il disturbo post traumatico da stress Questa parte è il nucleo del progetto e contiene quattro stanze. Attraverso diversi elementi e metodi vengono rappresentati i dati storici relativi al disturbo post traumatico da stress, i sintomi, le immagini ‘reali’ e le terapie. La prima stanza contiene i dati storici su disturbo (le immagini, i libri, i poster etc. organizzati su tre tavoli e in fondo alla stanza lo schermo con il video “History of PTSD”). Seguono ‘le camere interattive’ attraveso le quali il visitatore può scoprire quali sono i sintomi del DPTS (flashback, Hyperarousal e Numbing), penultima è ‘la camera dei ritratti’ con i progetti di due fotografe, Claire Felicie e Lalage Snow mentre l’ultima è la stanza delle terapie – vecchie e nuove. 195
14| Prospettiva storica Per quanto concerne la prospettiva storica, il passo decisivo è avvenuto quando il PTSD è stato concettualizzato come un disturbo legato ad un evento traumatico esterno invece che ad una debolezza dell’individuo e quindi ad un fattore interno. Anche se nella Guerra civile americana (1861-1865) ed in quella Russo-Giapponese (1904-1905) vi furono le prime rilevazioni cliniche, fu nella prima guerra mondiale che il PTSD venne studiata come sindrome post traumatica. In particolare, fu con la guerra del Vietman che questa tematica acquisì maggior consapevolezza nell’opinione pubblica a seguito dei numerosi casi riportati in ambito militare. Durante la prima guerra mondiale circa 9 milioni di soldati persero le loro vite, nonostante il grande sacrificio delle truppe nelle trincee, vennero fucilati dai rispettivi ufficiali dell’esercito 306 soldati del Commonwealth e Britannici e 25 Tedeschi, perchè condannati per diserzione, insubordinazione e codardia. Questi uomini soffrivano di ‘nevrosi di guerra’ o ‘stress da combattimento’, ovvero da reazione post traumatica al conflitto bellico. A causa dell’assenza di comprensione scientifica del disturbo, questi uomini vennero considerati un disonore per il loro paese e le loro famiglie furono stigmatizzate. La guerra è solo uno dei numerosi traumi e colpisce sia gli eserciti che la popolazione civile.113
196
fig.147_schizzo prospettico (DPTS_prospettiva storica) 197
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1.8
17.3
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2.1
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2
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fig.148_posizione della sala (storia di DPTS), scala_1:125 198
fig.149_materiali_A| manoscritto,scena di battaglia dall’Iliade di Omero,Biblioteca Ambrosiana Milan; B| J. Steeple Davis, Battaglia delle Termopili; C|mappa_ Battaglia delle Termopili; D|re di Sparta Leonida, busto in bronzo; E|illustrazione,Battaglia di Maratona; F| Battaglia di Cunassa, illustrazione, Scuola inglese, 19.secolo; G| illustrazione,Età napoleonica; H| fotografia_ Dominique Jean Larrey, un medico francese, che servì come capo chirurgo nella Grande Armée, divenendo uno dei padri della medicina d’urgenza con le innovazioni che introdusse sui campi di battaglia di tutte le campagne di Napoleone; I| lettera firmata da Dominique Larrey, 2 Maggio1805; L| fotografia_Johannes Hofer, pshicologo americano; M| la copertina del libro_Nostalgia di Johannes Hoffer; N| fotografia_ Jacob Mendes Da Costa, psichiatra americano; O| fotografia_soldato Charles Allen di Gouverneur, St Lawrence, New York (http://www.nps.gov/civilwar/soldiers-and-sailors-database.htm); P| fotogarfia di soldato della Guerra civile americana, Michael Schwenke of 56th NY Infantry. Photo courtesy of HBO; Q|fotografia di soldato Angelo M. Crapsey, Guerra civile americana; R| lettera di soldato Jonas Fuller di Bradford, Agosto,1862, 199
fig.150_materiali (storia di DPTS)_A| fotografia_soldati della Guerra civile americana_ http://thecivilwarparlor.tumblr.com/page/20; B|il libro_ Pathway to Hell A Tragedy of the American Civil War by Dennis W. Brandt; C| illustrazione, Railway Spine, http://www.clevelanddickensfellowship.org/feb_24.pdf; D| libro_ Michael Trimble, (1981). Post-traumatic Neurosis: From Railway Spine to the Whiplash (A Wiley medical publication); E|video Shell shock_ http://www.youtube.com/watch?v=mClDki47t5A; F| fotografia_ Prima guerra mondiale_http://homer.gsu.edu/, Georgia State University, University Library; G|publicitĂ _Seconda guerra mondiale_ http://myoldadz.com/; H| la pagina del giornale _ http://www.oldmagazinearticles.com/WW2_combat_soldier_story_article; I|libro_ Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders 2, American Psychiatric Association; L| U.S. Army Nurse Corps poster, Seconda Guerra Mondiale,National Library of Medicine, Bethesda, Md; M|poster_We donâ&#x20AC;&#x2122;t promise you a rose garden_US Corps Marine Recruiting; N|fotografia_guerra in Vietnam_ http://www.nbcnews.com/; O| poster_What is PTSD? http://visual.ly/what-ptsd-0; P|il libro_Invisible wounds of war, http://randomhero2069.deviantart.com/; Q| libro_ Villayat Wolf Sunkmanitu, Living with PTSD,journey of a veteran; R|video_Wartorn 1861-2010_ http://www.imdb.com/title/tt1754858/ 200
fig.151_render (sala storia di DPTS) 201
15| I sintomi Secondo il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-IVTR) redatto dall’Associazione Americana di Psichiatria (APA, 2000), affinchè una persona venga diagnosticata con PTSD deve essere stata esposta ad un evento traumatico dove essa ha assistito o vissuto tale evento e questo ha causato la morte o la minaccia di morte, gravi lesioni o danni all’integrità fisica di sè o di altri. Nel PTSD: i sintomi d’orrore, paura intensa ed impotenza perdurano e l’evento traumatico viene rivissuto costantemente sotto forma di ricordi intrusivi spiacevoli, incubi e flashbacks. Questo porta a disturbi del sonno, ipervigilanza, irritabilità e ad un’intensa reattivita’ fisiologica a fattori interni od esterni che ricordano o assomigliano all’evento. A causa di questo forte disagio, la persona tende ad assumere un comportamento evitante verso stimoli che sono associati al trauma vissuto, il disturbo è spesso accompagnato da comorbilità quali depressione, abuso di sostanze, disturbi alimentari, condotte autolesionistiche e suicidarie, dolore cronico ed ansia. Inoltre, può capitare che a seguito delle dinamiche verificatesi durante l’evento traumatico, la persona si trova a provare intense emozioni di vergogna e sensi di colpa. Per diagnosticare il PTSD, questi sintomi devono esser presenti per più di un mese e la loro intensità deve causare un disagio significativo nel funzionamento sociale e lavorativo dell’individuo. Questo disturbo può essere di tipo acuto, se i sintomi persistono per meno di tre mesi, cronico, se la durata dei sintomi è pari o superiore a tre mesi, o ad esordio ritardato quando i sintomi si manifestano dopo sei mesi dall’evento.114
202
fig.152_schizzo prospettico (sala_DPTS_i sintomi 203
Flashback: un vissuto intrusivo dell’evento che si propone alla coscienza, “ripetendo” il ricordo dell’evento Per rappresentare questo sintomo, è stata ideata una stanza all’interno della quale le superfici di due muri opposti sono costituite da specchi, mentre gli altri due proiettano, su degli schermi, terrificanti immagini di guerra.
Hyperarousal: caratterizzato da insonnia, irritabilità, ansia, aggressività e tensione generalizzate Per rappresentare questo sintomo, è stata ideata una stanza nella quale è possibile accogliere due visitatori alla volta, il primo potrà osservare il secondo compiere movimenti apparentemente compulsivi con la testa seguendo le immagini che appaiono su tre ipad. Ogni 15 secondi un getto di aria compresa colpisce il secondo visitatore contribuendo a ricreare l’effetto sintomatico di hyperarousal.
fig.153_schizzo prospettico dall’alto (sala_DPTS_i sintomi- flashback e hyperarousal) 204
fig.154_render (sala_DPTS_i sintomi-flashback e hyperarousal 205
fig.155_sezione longitudinale(sala_DPTS_i sintomi-flashback e hyperarousal)_scala:1:50 206
207
fig.156_schizzo prospettico dall’alto (sala ‘bianca’ + stanza dei ritratti) 208
fig.157_sezione trasversale (sala â&#x20AC;&#x2DC;biancaâ&#x20AC;&#x2122;)_scale:1:50 209
numbing: uno stato di coscienza simile allo stordimento ed alla confusione video_ War Neuroses_ Shell Shock & PTSD _ http://www.youtube.com/watch?v=OVykvRkrwBw fig.158_render (sala â&#x20AC;&#x2DC;biancaâ&#x20AC;&#x2122;) 210
fig.159_schizzo della sala dei ritratti 211
16| I soldati in guerra in Afghanistan prima, durante e dopo: il reportage di Lalage Snow Un fotografo che per quattro anni ha seguito le truppe inglesi in Afghanistan e loro, i soldati in servizio ritratti prima, durante e dopo la missione in Afghanistan nell’arco di otto mesi. E’ il progetto di Lalage Snow che mostra attraverso trittici di immagini come la guerra possa cambiare nel corpo e nella mente. “We are the not dead era un progetto che mi è venuto in mente - racconta Snow - dopo essere stato un fotografo embeddeded per quattro anni in Iraq e Afghanistan. Lì ho visto con i miei occhi il cambiamento: al ritorno i ragazzi non sono altro che il fantasma di loro stessi e in molti casi con gravi problemi psicologici. Il progetto è nato anche per ‘dare voce’ ai giovani e raccontare cos’è andare in guerra a vent’anni”.115
212
Chris MacGregor, 24 anni
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fig.160_Lalage Snow, progetto ‘We are not dead’ 213
17| Sguardi di Guerra Per il suo progetto, intitolato “Marked”, il fotografo Claire Félicie, ha scattato dei primi piani dei marines della compagnia di fanteria 13 della Royal Marine Corps dei Paesi Bassi prima, durante e dopo le guerre che essi hanno combattuto tra il 2009 e il 2010. Ha poi disposto i ritratti in trittici che mostrano i tre scatti affiancati. E’ inquietante notare l’effetto che ha la guerra e come il tutto si trasmette negli occhi dei soldati. “La serie Ecco i giovani (Paesi Bassi – Afghanistan, 2009-2010) - si legge sul sito di Claire Felicie – mostra foto di marines olandesi in missione in Afghanistan. Questi marines sono ragazzi giovani, pieni di entusiasmo e di aspettative, inviati in zona di guerra. Lì si trovano a confrontarsi con il dolore, la tristezza e la morte. Il segno di questa esperienza apparirà sui loro volti? Per trovare una risposta a questa domanda Claire Felicie ha fotografato i marines della compagnia di fanteria 13 dei Paesi Bassi, Royal Marine Corps, prima, durante e dopo la loro distribuzione in Uruzgan”.116
214
Emiel, 26 anni
Danny, 20 anni
Pascal, 23 anni
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fig.161_Claire Félicie, progetto ‘Marked’ 215
fig.162_render (sala dei ritratti) 216
2.5
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5.4
fig.163_posizione della sala ‘bianca’ e sala dei ritratti, scala_1:125 217
fig.164_schizzo della sala (vecchie terapie) 218
Rifiutandosi di stabilire una correlazione patogena tra guerra e follia, i medici militari adottarono come spiegazione principale la teoria dell’ereditarietà, affermando l’origine genetica di queste patologie, scatenate poi dalla vita in trincea, a diretto contatto con la violenza della guerra. Condotti nei manicomi, i soldati incontravano, dunque, degli psichiatri che non sapevano come affrontarli e applicavano terapie improvvisate, nel tentativo di ricondurli al fronte nel minor tempo possibile; nel linguaggio popolare quei pazienti iniziarono ad essere definiti “scemo di guerra”, locuzione che definiva tutti i soldati ricoverati negli ospedali psichiatrici per traumi, come lo shock da combattimento, riportati al fronte.117
terapia elettroconvulsivante (elettroshock)
trattamento ‘wet pack’
trattamento con i farmaci
l’ipnosi
sessione con lo psichiatra
video_Treatment for Post Traumatic Stress Disorder _ WWII Hypnosis for PTSD
fig.165_DPTS_vecchie terapie
219
18| Le terapie Gli Stati Uniti ed il Regno Unito hanno sviluppato linee guida di eccellenza clinica per migliorare l’efficacia del trattamento del PTSD, ovvero gli ‘evidence based treatments’, sia negli adulti che nei minori. Conoscere ed utilizzare queste linee guida ed essere documentati sulle scoperte della ricerca, aiuta i professionisti a mantenere alti livelli di competenza nella pratica clinica ed a confrontarsi con la visione internazionale della psicologia del trauma. Tutto questo al fine di supportare coloro che hanno subito e testimoniato ‘l’indescrivibile’, provvedere assistenza per gestire le reazioni traumatiche e l’impatto psicosociale che l’evento causa nelle relazioni con gli altri, nella visione del mondo e nella percezione di se stessi. Le psicoterapie maggiormente raccomandate in questo settore sono: la Terapia Cognitivo Comportamentale focalizzata sul Trauma (Trauma-Focused Cognitive Behavioural Therapy, TF-CBT), e la Desensibilizzazione e Rielaborazione attraverso i Movimenti Oculari (Eye Movement Desensitization and Reprocessing, EMDR). Entrambe queste psicoterapie includono tecniche espositive e di ristrutturazione cognitiva. L’EMDR è un metodo di trattamento psicologico sviluppato negli anni ‘80 dalla psicologa ricercatrice americana Francine Shapiro. I primi studi sui benefici di questo approccio vennero condotti presso il Mental Research Institute (Palo Alto, USA) e pubblicati nel 1989. L’Elaborazione Adattiva dell’Informazione (AIP; Shapiro, 2001) è il modello teorico che è stato sviluppato per spiegare la rapidità dei cambiamenti che si ottengono tramite l’EMDR. Questo modello riporta che le informazioni traumatiche sono immagazzinate in modo disfunzionale nel sistema nervoso e vengono riattivate ogni volta che si presenta un fattore scatenante interno o esterno causando intenso disagio a livello psicologico e somatico.118 fig.166_schizzo della sala (nuove terapie) 220
Il trattamento consiste nel rielaborare specifici aspetti che rappresentano l’evento traumatico ed i fattori che scatenano la corrispondente reattività fisiologica attraverso una stimolazione bilaterale (movimenti ritmici delle dita, tapping, oppure utilizzando strumenti sonori e visivi). La tecnica EMDR viene vastamente utilizzata oltre che nel PTSD in patologie la cui origine risale ad un evento traumatico. Il metodo TF-CBT, ha le sue origini negli anni ‘60 nell’approccio cognitivo comportamentale di Aaron T.Beck. Questo approccio è strutturato ed orientato alla comprensione ed al cambiamento dei pensieri disfunzionali che determinano le emozioni negative, sintomi somatici e comportamenti non adattivi. Il modello teorico cognitivo di Ehlers and Clark (2000) riporta che la reazione post traumatica perdura quando gli individui percepiscono l’evento traumatico come una minaccia grave ed imminente. Questa percezione è la conseguenza di un’interpretazione negativamente eccessiva del trauma e di una mancata elaborazione ed integrazione nella memoria autobiografica. Nel caso specifico del TF-CBT enfasi è posta sull’esposizione immaginativa o in vivo allo stimolo, associato ad una ristrutturazione cognitiva della percezione dell’evento e dell’impatto nella vita della persona.119
221
fig.167_sezione longitudinale (sala delle terapie)_scala:1:50 222
223
Una speciale terapia riservata ai soldati di ritorno dalla guerra ha permesso di produrre alcune maschere facciali create dagli stessi soldati ispirate dallo stress e dai traumi vissuti. Il programma artistico è riservato ai soldati di ritorno dal servizio attivo ai quali sia stato diagnosticato un disturbo traumatico o qualche altro problema di salute mentale. Il programma si svolge presso il Walter Reed national Military Medical Center. (http://www.dailymail.co.uk/) fig.168_â&#x20AC;&#x2122;art programâ&#x20AC;&#x2122;, maschere fatte dai soldati statunitensi 224
fig.169_render (sala_nuove terapie) 225
19| DATI STATISTICI Gran Bretagna La Difesa britannica parla di circa il 3-4 per cento di soldati colpiti da Ptsd. Ma, secondo autorevoli “charity” britanniche - organizzazioni che si occupano della salute mentale dei veterani ed effettuano ricerche indipendenti dai Centri studi della difesa - si tratta di cifre al ribasso. La Combat Stress, una delle maggiori, segue oltre 4.600 reduci. Lo scorso anno ha accolto 1.443 nuovi pazienti, e dal 2005 - dicono i dirigenti - la domanda d’aiuto è cresciuta del 72 per cento. E portano come esempio il fatto che oltre il 9 per cento della popolazione detenuta in Gran Bretagna (circa 20mila persone) viene dalle Forze armate: di questi, come è stato poi accertato, circa l’80 per cento soffre di disturbi riconducibili alla sintomatologia da Ptsd. A questo si aggiunge il (recente) fenomeno dei “reduci-senzatetto”: chi lascia l’esercito e non riesce a riadattarsi alla vita civile. Secondo alcune stime, circa un quarto di chi dorme per strada in tutta la Gran Bretagna viene dalle Forze armate. Al momento, i reduci presi a carico da strutture specifiche (ostelli) con personale specializzato sono, nella sola Londra, circa mille.
Olanda In Olanda si trova uno dei centri d’eccellenza nello studio dei traumi da guerra: a Doorn, vicino Amsterdam. L’Istituto è pagato dalla Difesa, ma si presenta all’esterno come indipendente, per “aggirare” le paure dei soldati (psicologiche e materiali) a parlare del malessere. Stefania Scagliola, una dirigente del Centro, spiega che “in Olanda i casi di Ptsd sono attorno al 5 per cento, come del resto in altri paesi nord europei, come Danimarca, Svezia, Norvegia”. La ricercatrice, che sta coordinando un lavoro di interviste “in profondità” a oltre mille reduci, per la costruzione di un database nazionale ad uso di media e governo, commenta che “è solo la punta dell’iceberg”. A convincere il governo olandese della necessità di investire in questi studi furono i gravi e diffusi episodi di violenza che si verificarono al rientro dalla missione in Bosnia, dopo la strage di Srebenica. 226
Stati Uniti I media statunitensi indicano in genere un 30-40 per cento di Ptsd, di contro alle riviste scientifiche che stimano percentuali attorno al 20. Anche in quest’ultimo caso una cifra considerevole, perché si tratta di diagnosi “piene”. Tradotto: se il 20 per cento è il “nocciolo duro” del disturbo, cioè è vero e proprio Ptsd, significa che la “periferia” di un danno psichico minore, ma ad ogni modo molto profondo, coinvolge oltre la metà del contingente americano. L’Ufficio governativo che segue le problematiche dei veterani (The Department of Veterans Affairs, Va) si occupa solo di quelli ormai fuori dall’esercito, e nel 2008 ha dichiarato che tra i soldati impiegati tra Irak e Afghanistan e non più in servizio le diagnosi di disturbo mentale sono state 120mila, di cui 60mila per Ptsd. La Difesa, che ha il compito di seguire i soldati in servizio attivo e i riservisti, non ha fornito stime. E’ stata questa mancanza di informazioni a spingere la California Community Foundation (una delle più ricche fondazioni d’America) a commissionare una ricerca alla prestiosa Rand Corporation: “Invisible Wounds of War” (le ferite invisibili della guerra), il più grande report non governativo prodotto. Secondo i 25 studiosi della Rand, che hanno studiato un campione di 1.965 soldati, tra militari in servizio, ex militari e riservisti di tutte le Forze armate, sono da stimarsi in 320mila i militari che hanno subito danni cerebrali, dalla depressione grave (“Major Depression”) al Ptsd (dal 2001 al 2008 sono stati impiegati oltre 1.6 milioni di soldati). Non solo. Secondo i ricercatori solo il 53 per cento del personale in servizio avrebbe chiesto un aiuto psichiatrico, mentre il 43 per cento non è mai ricorso a una visita medica per paura che la cartella clinica gli potesse danneggiare la carriera (altre ragioni: paura degli effetti collaterali del trattamento e la convinzione di potercela fare da soli). La “guerra delle stime” è ulteriormente complicata dalla problematica dei risarcimenti. Per la cura del Ptsd la Difesa deve far fronte a ingenti spese. Quando la guerra “torna a casa” costa, e gli eserciti lo sanno. I media riportano numerosi scandali che hanno visto colludere medici e ufficiali: l’ordine era di “sotto-diagnosticare per motivi di budget”. 227
Tra le molte associazioni di veterani è nata anche Irak and Afghanistan Veterans Against War (Ivaw): i reduci contro la guerra raccontano le atrocità e le violenze a cui hanno assistito o che hanno commesso in prima persona, per scoraggiare i giovani dall’arruolamento, anche se in questo modo si espongono (potenzialmente) all’accusa di crimine di guerra. Le “udienze” in cui i giovani raccontano le proprie e altrui azioni criminali - scrivono i giornalisti e gli studiosi di Project Censored - sono state trasmesse solo dalle radio e dai circuiti indipendenti, e oscurate dai grandi media. La prima si è tenuta nel 2008, ed è stata oscurata. Nel 2009 tutti i maggiori media statunitensi (New York Times, Cnn, Abc, Nbc e Cbs) non avevano ancora fatto parola del movimento che si ispira nel nome e nello spirito a quello che, negli anni Settanta, costrinse l’opinione pubblica americana a parlare delle atrocità commesse dagli statunitensi in guerra (Vietnam Veterans Against War, Winter Soldier, la campagna de “il soldato d’inverno”). Fu grazie (anche) alle loro pressioni che il Ptsd (categoria poi allargata al “mondo civile”) entrò nel manuale diagnostico della psichiatria, il Dsm IV: quello che, con una certa enfasi, gli psichiatri chiamano la loro “bibbia”.
Norvegia Uno studio pubblicato sul “Journal of Traumatic Stress” dall’Università di Oslo (Division of Disaster Psychiatry), in collaborazione con la Difesa norvegese (Norwegian Defense Command) ha studiato un campione di 1.624 soldati di ritorno dal Libano, a distanza di oltre sei anni. La percentuale di Ptsd è stata superiore al 5 per cento, una stima al ribasso perché il 16 per cento di una parte del campione era stato rimpatriato prematuramente. Secondo gli autori della ricerca - Lars Mehlum e Lars Weisæth - all’esposizione al rischio derivato dalla missione si sono aggiunte altre variabili, come la percezione dell’inutilità della missione militare.
228
Germania Secondo un’inchiesta parlamentare pubblicata da “Rhein Zeitung”, nel 2008 è stato riportato un totale di 245 casi di militari sofferenti di Ptsd rientrati dall’Afghanistan. Nei primi sei mesi del 2009 già erano stati registrati 163 casi: del 35 per cento superiori rispetto alla metà dei casi del 2008. Il report dell’European Organization of Military Associations, invece, documenta che in Germania nel 2009 sono stati trattati 499 casi, il doppio del 2008. Non solo. In un’inchiesta condotta dalla “Suddeutsche Zeitung” un medico dell’Esercito, il Colonnello Mario Horst Lanczik, ha pubblicamente denunciato “evidenti deficit nella cura del Ptsd”, sottolineando che i numeri che colpisono americani e israeliani (30 per cento, secondo le sue fonti), dovrebbero essere attesi anche per i tedeschi. Numeri in contrasto con la ricerca scientifica, che a fronte di una rilevazione effettuata nel 2011 dal Professor Hans-Ulrich Wittchen, dell’Institute of Clinical Psychology and Psychotherapy and Center of Clinical Epidemiology and Logitudinal Studies (CELOS) di Dresda, ha trovato che solo un 2 per cento dei soldati tedeschi rispondono alla diagnosi da Ptsd, anche se un 25 per cento soffre di disturbi psichici più o meno gravi. Nel lavoro, i ricercatori esprimono serie perplessità di fronte al gap tra le stime tedesche e quelle, ad esempio, statunitensi, ritenendolo un aspetto che richiede ulteriori approfondimenti e spiegazioni.
Italia L’Esercito ha impiegato nelle missioni oltre 150mila soldati, secondo molti esperti una cifra al ribasso. All’Ospedale militare di Roma Celio vengono segnalati una ventina di casi l’anno (per qualsiasi ragione sanitaria), di cui solo 2/3 vengono riconosciuti come situazioni psichiatriche gravi.
229
20| COMPONENTI TECNICI PANNELLO VIDEO Pannello per Videoproiettore. Schermo realizzato con tela da proiezione professionale bianconeve lavabile e ignifuga, di costruzione particolarmente semplice ed economica, adatti per essere facilmente utilizzati in luoghi diversi essendo leggeri e maneggevoli e quindi collocabili pressochè ovunque. Sono costituiti da due tubi in acciaio spessorato, uno in alto che accoglie gli attacchi, l’altro in basso che dà planearità alla tela e su cui la stessa viene manualmente arrotondata. Lo schermo può essere fissato a parete o installato da terra tramite la coppia di montanti a T regolabili in altezza. Specifiche tecniche del telo_Foglia in pvc lavorata per proiezioni nitide _ Guadagno 1.2 _Angolo di visione 150° _Colore bianco ottico con superficie satinata _Ignifuga classe M1 7201-96 _Esente da cadmio _Lavabile
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230
SCHERMI RETROPROIETTATI CON TELECAMERA Schermo retro proiettato. Quando non viene utilizzato nella modalità schermo si presenta come una supercie a specchio. Viene prodotto su lastra polimerica spessore 6,0 mm., con angoli a spigolo e schermo al vivo, senza cornice trasparente o passpartout
PANNELLI IN POLIURETANO ESPANSO Di forma piramidale per l’assorbimento acustico e correzione sonora. Poliuretano espanso flessibile a celle aperte, a base di poliestere, autoestinguente, di colore naturale grigio antracite, resistente a temperatura - 50°C e + 100°C. Ottimo per l’isolamento acustico assorbente, offre inoltre un buon isolamento termico, con conseguente risparmio di energia. Applicazioni: - sale conferenza - palestre - auditorium - teatri - poligoni di tiro - sale di registrazione musicali - - regie radiotelevisive - stazioni radio - cabine regia - scuole di musica e arti - asili nidosale motori Grazie alla sua flessibilità si può tagliare o sagomare con semplicità con un cutter e può essere applicato su qualsiasi superficie (anche curva) purchè liscia e priva di polvere, mediante idoneo collante. Può essere inoltre fornito verniciato per donargli un gradevole effetto arredante.
SWISSPEARL XPRESSIV L’ultima generazione di pannelli, con una texture vivida progettata per dare un tocco esclusivo alle facciate, a prescindere dalle dimensioni. Disponibile in 8 colori. Le tonalità grigio chiaro, grigio scuro, marrone e rosso sono colorate in massa, le altre 4 hanno un rivestimento superficiale traslucido pigmentato. Il materiale sobrio e originale offre naturalmente le stesse eccellenti prestazioni e la medesima lunga durata di tutti gli altri pannelli della collezione svizzera. 231
FARETTO PER LAMPADE PAR E LAMPADE AD INCANDESCENZA Descrizione: PAR38 120W 230V E27 12° QPAR30 100W 230V E27 30° A60 100W 230V E27 1380lm A65 150W/m 230V E27 2220lm Corpo: fusione di alluminio, verniciato a polvere. Orientabile da 0° a 90°. Guide laterali per l’alloggiamento degli accessori. Staffa girevole di 360° sull’adattatore trifase.
FARETTO PER LAMPADE PAR AD ALOGENURI METALLICI Descrizione: HIT-CE 70 W G12 6600lm Corpo: fusione di alluminio, verniciato a polvere. Orientabile da 0°90°. Guide laterali per l’alloggiamento degli accessori. Staffa girevole di 360° sull’adattatore trifase.
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LAMPADA A SOSPENSIONE QUADRATA Corpo: struttura quadrata in alluminio verniciato, unita ad un sistema di tubulari luminosi Descrizione: INCL.4 x TUBULAR 24 PC SBL INCL.4 x CABLE SUSP. SINGLE AUTO. 1.6m INCL.1 x CABLE 3 x 0.75mm² G5 / 230-240V / 50-60Hz / 2 x 2~MULTI-EVG 4 x T16HE 14W 4 x T16HO 24W
LAMPADA A SOSPENSIONE CONO Corpo: Lampada cono a sospensione luce diretta in alluminio verniciato nel colore bianco o argento e riflettore interno nel colore bianco. Lampadine: 1X100W E27 Design Elio Martinelli Anno 1980 Misure ø 45 H 26 cm Materiali Alluminio
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21| NOTE 1| Gabrielli, Aldo. Grande dizionario italiano. Dizionario della lingua italiana. Editore:Hoepli 2| Weinstein, Raymond M. (2007).“madness” in George Ritzer (ed.) The Blackwell Encyclopedia of Sociology, Blackwell Publishing, pag. 2693-2695
28| Tanzi.Eugenio (1905). Trattato delle malattie mentali, Milano : Società Editrice Libraria, pag.276-279 29| Tanzi, 1905, pag.276-279 30| Frigessi, Delia. (2003). Cesare Lombroso, Einaudi, pp.23-24
3| Weinstein, 2007, p. 2695
31| Colombo, Giorgio, (2000). La scienza infelice. Il museo di antropologia criminale di Cesare Lombroso, Editore Bollati Boringhieri, pp. 140-150
4| Weinstein, 2007, pag. 2696
32,33 e 34| Colombo, 2000, pag.140-150
5| Weinstein, 2007, pag. 2696
35| De Bernardi, Alberto,(1982). Follia, psichiatria e società, Franco Angeli Editore, Milano, pag.17-20
6| Weinstein, 2007, pag. 2696 7| Vittorino Andreoli, (1999). “Istruzioni per essere normali”, ed. Rizzoli, Milano (pag. 11, 18, voce “La follia nella storia”)
36| De Bernardi, 1982, pag.17-20
8| Vittorino Andreoli, 1999 , pag. 12
37| Anfosso, Luigi, (1907). La legislazione ital. sui manicomî e sugli alienati, comm. alla legge 14 febb. 1904, n. 36, ecc., 2ª edizione, Torino, pag.52-54
9| Weinstein, 2007, pag. 2699
38 e 39| Anfosso, 1907, pag.52-54
10,11,12,13,14 e 15| Weinstein, 2007, pag. 2704-2707
40| Autore di Freud, (1979). Biologist of the Mind: Beyond the Psychoanalytic Legend, New York, Basic Books; riedito con una nuova prefazione dalla Harvard University Press nel 1992; il libro ha vinto la Mac Arthur Grant. Traduzione italiana di Libero Sosio, (1982). Freud, biologo della psiche. Al di là della leggenda psicoanalitica, Milano, Feltrinelli, pag.56-65
16| Scull, Andrew (1981). Madhouses, Mad-doctors, and Madmen: The Social History of Psychiatry in the Victorian Era. Philadelphia: University of Pennsylvania Press. pp. 105–116 17,18,19 e 20| Scull, Andrew, 1981, pag. 105–116 21| Ackerknecht, Erwin H. (1957).Breve storia della psichiatria. Massari, Bolsena (VT), pag.55-57 22 e 23| Ackerknecht, Erwin H., 1957, pag.55-57 24,25,26 e 27| Ackerknecht, Erwin H., 1957, pag. 103-108 234
41 e 42| Sosio, 1982, pag.56-65 43| Basaglia,Franco, (2003). L’istituzione negata, Baldini Castoldi Dalai Editore, Milano, pag.50-56 44,45,46 e 47| . Basaglia, 2003, pag.70-80
48| Perring, Christian. (2005) Mental Illness Stanford Encyclopedia of Philosophy; http://plato.stanford.edu/, First published Fri Nov 30, 2001; substantive revision Mon Feb 22, 2010 49-58| Perring, Christian. (2005) Mental Illness Stanford Encyclopedia of Philosophy 59| http://www.palumboeditore.it/portals/0/webooks/lcd/v1//M3_ ON_LINE_v1.pdf
88-92| Rachel, Yehuda and McFarlane,Alexander C., (1995) “Conflict Between Current Knowledge About Posttraumatic Stress Disorder and Its Original Conceptual Basis,” American Journal of Psychiatry 152, no.12, pag.1705–13 93-95| Simon, Wessely (2005). “Risk, Psychiatry and the Military,” British Journal of Psychiatry 186, pag.459–66 96 e 97| http://content.healthaffairs.org/content/28/3/771.full
60| Armellini, Guido e Colombo, Adriano (1999). La letteratura italiana – Quattrocento e Cinquecento, Zanichelli,Bologna
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61-72| http://www.palumboeditore.it/portals/0/webooks/lcd/v1// M3_ON_LINE_v1.pdf
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73| http://www.mangareader.net/157/soul-eater.html
104| history1900s.about.com/od/worldwari/a/Trenches-In-WorldWar-I.htm
74| http://www.operamanager.it/cgi-bin/process.cgi?azione=ricerca &tipo=OP&id=370
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77| Craparo, Giuseppe. (2013). Il disturbo post-traumatico da stress. Carocci, Roma
108| http://imgarcade.com/1/nazis-symbol-meaning/
78-82| Craparo,2013
109| V. Jones, Manhattan,(1985) The Army and the Atomic Bomb, Washington, United States Army Center of Military History, pag. 530
83| Sidel,Victor W. and Levy,Barry S., (2003). “Physician-Soldier: A Moral Dilemma?” in Military Medical Ethics, ed. T. E. Beam and L. R. Sparacino (Washington, DC: Borden Institute, Walter Reed Army Medical Center 84| Thomas W., Salmon (1917). The Care and Treatment of Mental Diseases and War Neuroses (“Shell Shock”) in the British Army. New York: War Work Committee of the National Committee for Mental Hygiene 85| John R, Egan, Jackson, Lionel and Eanes,Richard H., “A Study of Neuropsychiatric Rejectees,” (1951). Journal of the American Medical Association, pag.466–69 86 e 87| http://www.ptsd.va.gov/public/PTSD-overview/reintegration/overview-mental-health-effects.asp
110 e 111| Il volto della guerra, (2006), traduttore: Coda Canum S.,editore: De Agostini, pag.224-225 112| http://viiphoto.com/ 113 e 114| http://www.psicologia-psicoterapia.it/articoli-psicoterapia/bruno-disturbo-post-traumatico-da-stress.html 115| http://lalagesnow.photoshelter.com/gallery/We-Are-The-NotDead/G0000_eT5QooYacY/ 116| http://clairefelicie.com/category/marked 117,118 e 119| http://www.psicologia-psicoterapia.it/articoli-psicoterapia/bruno-disturbo-post-traumatico-da-stress.html 235
22| INDICE DELLE FIGURE fig.1-2_crani che hanno piccoli fori rotondi fori praticati con strumenti di selce fig.3_’la trapanazione’ fig.4_le maschere per un rituale magico fig.5_Ippocrate (460 AC - 377 AC) fig.6_la teoria umorale di Ippocrate fig.7_i tipi di persone malate di mente secondo Galeno fig.8_Galeno (129-200ca.d.C) fig.9_Sorano d’Efeso (1.e 2.secolo AD) fig.10_Papiro di Ebers (ca. 1550 a.C.) fig.11_ Bethlem Royal Hospital, disegno di arch.Robert Hooke fig.12_ William Hogarth , interno di Bethlem Royal Hospital fig.13_ James (William) Norris, paziente di Bethlem, 1815 fig.14_L’hospital General di Parigi,1656 fig.15_Giotto, Arezzo, 1297-1299 fig.16_Lutero e la reforma protestante fig.17_Paracelso (1493-1541) fig.18_Il ballo di San Vito fig.19_Felix Plater (1536-1614) fig.20 _Girolamo Mercuriale (1530-1606) fig.21 _Thomas Sydenham (1624-1689) fig.22 e 23_Panopticon, Jeremy Bentham fig.24_Panopticon, planimetria e sezione fig.25 _Halle Georg Ernst Stahl (1659-1734) fig.26 _Pierre Cabanis (1757-1808) fig.27 _ Philippe Pinel (1745-1826) fig.28_ Jean Etienne Dominique Esquirol (1772-1840) fig.29_Johann Christian August Heinroth (1773-1843) fig.30_Johann Christian August Heinroth,Lehrbuch der Störungen des Seelenlebens (Textbook on the disorders of the soul),Leipzig 1818 fig.31_ Wilhelm Griesinger (1817-1868) fig.32_ Wilhelm Griesinger, Pathologie und Therapie der psychischen Krankheiten (Patologia e terapia delle malattie psichiche), 1845 fig.33_Emil Kraepelin (1856-1926) fig.34_Eugen Bleuler (1857-1939) fig.35_Sigmund Freud (1856-1939) fig.36_Jean Martin Charcot (1825-1893) fig.37_Joseph Breuer (1842-1925) fig.38_Il Professor Jean-Martin Charcot insegna alla Salpêtrière di Parigi, Francia: mostra ai suoi studenti una donna (“Blanche” (Marie) Wittman) in preda ad una “crisi isterica” fig.39_Sotto la sua influenza, la malattia mentale cominciò ad essere analizzata sistematicamente e l’isteria, allo studio della quale si consacrò a partire dal 1870 venne distinta dalle altre affezioni dello spirito. fig.40_Anna O, è il nome letterario attribuito a Bertha Pappen fig.41_il libro_Studies on Hysteria, Josef Breuer e Sigmund 236
fig.42_World Federation for Mental Health (Federazione Mondiale della Salute Mentale) fig.43_American Psychiatric Association (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Desorders) fig.44_una sistema alimentare monofagico, basato sul mais fig.45_uno dei tanti interni di una casa contadina,emblema della quasi povertà fig.46 e 47_i pellagrosi, i devastanti effetti della pellagra fig.48_Cesare Lombroso (1835-1909) fig.49_il brigante Giuseppe Villella, il primo caso di Lombroso fig.50_il cranio di Giuseppe Villella fig.51_Vicenzo Verzeni fig.52_la copertina del libro Genio e follia di C.Lombroso fig.53_copertina del libro L’uomo delinquente di Cesare Lombroso fig.54_ il libro L’uomo delinquente fig.55,56 e 57_Esempi di fisiognomica di criminali, secondo Lombroso fig.58_Franco Basaglia (1924-1980) fig.59 e 60_immagini di reclusi fotografie tratte dal libro ‘Morire di classe.La condizione manicomiale fotografata da Carla Cerati e Gianni Berengo Gardin’, a cura di F.Basaglia, ed.Einaudi 1969 fig.61_immagine di reclusi fotografie tratte dal libro ‘Morire di classe.La condizione manicomiale fotografata da Carla Cerati e Gianni Berengo Gardin’, a cura di F.Basaglia, ed.Einaudi 1969 fig.62_i disturbi mentali,feminspire.com/speaking-up-against-the-mental-health-stigma fig.63_ la schema delle potenziali influenze sui tassi di prevalenza dei disturbi mentali,Melzer, D et al. (2004), ”Social Inequalities and the Distribution of the Common Mental Disorders”, Psychology Press Ltd fig.64_Amleto, disegno di Julia Sverchuk fig.65_Orlando Furioso, disegno di Gustav Dore, fig.66_ Don Chisciotte della Mancia, disegno di G.A.Harker fig.67_ Delitto e castigo fig.68_ Hieronymus Bosch, La nave dei folli, olio su tavola (57,9x32,6 cm) fig.69_ Hieronymus Bosch, La cura della follia, olio su tavola (48x35 cm) fig.70_ Henry Fuseli, L’incubo (The Nightmare), olio su tela (75,5x64 cm) fig.71_ Theodore Gericault, Alienata monomane del gioco, (77 cm × 64,5 cm) fig.72_ Salvador Dalì, La persistenza della memoria, olio su tela (24 cm × 33 cm) fig.73_ La fossa dei serpenti, una delle scene fig.74_ Rain man, il poster fig.75_ Qualcuno volò sul nido del cuculo, una delle scene fig.76_ Lucia di Lammermoor, Joan Sutherland come Lucia, Royal Opera House, Covent Garden, London, 1959 fig.77_I puritani, il poster, Teatro Verdi Salerno fig.78_Soul Eater, una delle pagine fig.79_Erwartung, http://www.youtube.com/watch?v=sJSvA8oP7rw fig.80_la mappa di Milano con la posizione della Caserma XXIV Maggio fig.81_ comprensorio Caserme Magenta, Carroccio, XXIV Maggio fig.82_l’interno della Caserma, edificio Ex-Panificio militare fig.83_caserma XXIV Maggio, piano rialzato; evidenziato Ex-panificio militare
fig.84_Ex-panificio militare, spazio per allestimento della mostra, 1:300 fig.85_’shell shock’, Prima Guerra Mondiale fig 86_Thomas W.Salmon in suo ufficio durante Prima Guerra Mondiale fig.87_Harry Stack Sullivan fig 88_’combat fatique’ durante la Seconda Guerra Mondiale fig.89_ Gen. George C. Marshall aveva abolito lo screening in 1944 fig 90_Guerra in Iraq fig.91_ cause dello disturbo post traumatico fig.92_ un soldato inglese trasporta un compagno ferito lungo una trincea nel luglio 1916, nei primi giorni della Battaglia della Somme fig.93__la guerra in Vietnam, libro Il volto della guerra fig.94_il fotografo Gary Knight accompagna i marines statunitesi durante i combattimenti per il controllo di un ponte a est di Baghdad fig.95_i soldati inglesi in una trincea durante la Prima guerra mondiale, foto: National Army Museum, Londra fig.96_il campo di battaglia di Passchendaele, nel novembre 1917, ridotto a un pantano da mesi di pioggia ininterrotta e combattimenti incessanti fig.97_Changes in Warfare: Media and Propaganda, National Army Museum, London fig.98_Frank Brangwyn,pittore e illustratore britannico fig.99_Lucian Bernhard, pubblicitario e grafico tedesco fig.100_James Montgomery Flagg, pubblicitario e illustratore statunitense fig.101_i poster di propaganda(Stati Uniti, Gran Bretagna) fig.102_i poster di propaganda(Germania, Francia,Stati Uniti) fig.103_i poster di propaganda (Stati Uniti, Francia,Canada) fig.104_i poster di propaganda (Stati Uniti,Gran Bretagna,Francia) fig.105_posizione della sala 1, scala 1:100 fig.106_schizzo prospettico della sala 1 fig.107_sezione trasversale (sala 1)_1:50 fig.108_render della sala 1 fig.109_posizione della sala 2, scala 1:100 fig.110_schizzo prospettico dall’alto della sala 2 fig.111_schizzo prospettico dello spazio fig.112_manichini di legno “avvolti” metaforicamente nei poster della propaganda fig.113_sezione della sala 2 fig.114_render della sala 2 fig.115_soldati tedeschi in una trincea, Antwerp (Settembre 1914) fig.116_posizione della sala 3, scala 1:100 fig.117_schizzo della sala 3 fig.118_sezione trasversale (sala 3) fig.119_render (sala 3) fig.120_i papaveri fig.121_posizione della sala 4 fig.122_schizzo prospettico dall’alto della sala 4 fig.123_render (stanza 4) fig.124_D-day,sbarco in Normandia fig.125_le fotografie
fig.126_il sistema di classificazione nei lager nazisti, edcornish.blogspot.it fig.127_posizione della sala 5, scala 1:100 fig.128_schizzo della sala 5 fig.129_sezione longitudinale (sala 5)_scala:1:50 fig.130_dettaglio (sala 5) fig.131_sezione trasversale (sala 5)_scala:1:50 fig.132_render (sala 5) fig.133_bombardamento di Hiroshima, 6 agosto 1945 fig.134_schizzo prospettico dall’alto della sala 6 fig.135_sezione longitudinale (sala 6)_scala:1:50 fig.136_render (sala 6) fig.137_i marines statunitesi in Iraq, libro Il volto della guerra fig.138_le fotografie fig.140_posizione della sala 7, scala_1:100 fig.141_schizzo prospettico della sala 7 fig.142_sezione longitudinale (sala 7)_scala:1:50 fig.143_render (sala 7) fig.144_schizzo prospettico della sala 8 fig.145_sezione trasversale (sala 8)_scala:1:50 fig.146_render (sala 8) fig.147_schizzo prospettico (DPTS_prospettiva storica) fig.148_posizione della sala (storia di DPTS), scala_1:125 fig.149_materiali, storia di DPTS fig.150_materiali, storia di DPTS fig.151_render (sala storia di DPTS) fig.152_schizzo prospettico (sala_DPTS_i sintomi) fig.153_schizzo prospettico dall’alto (sala_DPTS_flashback e hyperarousal) fig.154_render (sala_DPTS_i sintomi-flashback e hyperarousal fig.155_sezione longitudinale(sala_DPTS_flashback e hyperarousal)_1:50 fig.156_schizzo prospettico dall’alto (sala ‘bianca’ + stanza dei ritratti) fig.157_sezione trasversale (sala ‘bianca’)_scale:1:50 fig.158_render (sala ‘bianca’) fig.159_schizzo della sala dei ritratti fig.160_Lalage Snow, progetto ‘We are not dead’ fig.161_Claire Félicie, progetto ‘Marked’ fig.162_render (sala dei ritratti) fig.163_posizione della sala ‘bianca’ e sala dei ritratti, scala_1:125 fig.164_schizzo della sala (vecchie terapie) fig.165_DPTS_vecchie terapie fig.166_schizzo della sala (nuove terapie) fig.167_sezione longitudinale (sala delle terapie)_scala:1:50 fig.168_’art program’, maschere fatte dai soldati statunitensi fig.169_render (sala_nuove terapie)
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23| BIBLIOGRAFIA
24| VIDEO
1| Ackerknecht, Erwin H. (1957).Breve storia della psichiatria. Massari, Bolsena (VT)
1|Describing PTSD triggers _ http://www.youtube.com/watch?v=iAQh_xFJ9BY
2| Anfosso, Luigi, (1907). La legislazione ital. sui manicomî e sugli alienati, comm. alla legge 14 febb. 1904, n. 36, ecc., 2ª edizione, Torino
2| History of PTSD _ http://www.youtube.com/watch?v=fIzSZ6QFzMw
3| Basaglia,Franco, (2003). L’istituzione negata, Baldini Castoldi Dalai Editore, Milano
3| PTSD Documentary _ http://www.youtube.com/watch?v=JBUjLXtedfc
4| Colombo, Giorgio, (2000). La scienza infelice. Il museo di antropologia criminale di Cesare Lombroso, Editore Bollati Boringhieri,
4| Shades of Gray_ Shell Shock - Combat Stress Reaction Documentary (1947) _ http://www.youtube.com/watch?v=DuxuCGre2tA
5|Craparo, Giuseppe. (2013). Il disturbo post-traumatico da stress. Carocci, Roma 6|Il volto della guerra, (2006), traduttore: Coda Canum S.,editore: De Agostini 7| De Bernardi, Alberto,(1982). Follia, psichiatria e società, Franco Angeli Editore, Milano 8| Frigessi, Delia. (2003). Cesare Lombroso, Einaudi 9| Gabrielli, Aldo. Grande dizionario italiano. Dizionario della lingua italiana. Editore:Hoepli 10| Perring, Christian. (2005) Mental Illness Stanford Encyclopedia of Philosophy; http://plato.stanford.edu/, First published Fri Nov 30, 2001; substantive revision Mon Feb 22, 2010 11| Rachel, Yehuda and McFarlane,Alexander C., (1995) “Conflict Between Current Knowledge About Posttraumatic Stress Disorder and Its Original Conceptual Basis,” American Journal of Psychiatry 152, no.12 12|Sidel,Victor W. and Levy,Barry S., (2003). “Physician-Soldier: A Moral Dilemma?” in Military Medical Ethics, ed. T. E. Beam and L. R. Sparacino (Washington, DC: Borden Institute, Walter Reed Army Medical Center 13| Scull, Andrew (1981). Madhouses, Mad-doctors, and Madmen: The Social History of Psychiatry in the Victorian Era. Philadelphia: University of Pennsylvania Press 14| Simon, Wessely (2005). “Risk, Psychiatry and the Military,” British Journal of Psychiatry 186 15| Thomas W., Salmon (1917). The Care and Treatment of Mental Diseases and War Neuroses (“Shell Shock”) in the British Army. New York: War Work Committee of the National Committee for Mental Hygiene 16| Tanzi.Eugenio (1905). Trattato delle malattie mentali, Milano : Società Editrice Libraria 17| Weinstein, Raymond M. (2007).“madness” in George Ritzer (ed.) The Blackwell Encyclopedia of Sociology, Blackwell Publishing 238
5| Shell Shock Part 1 of 4 _ http://www.youtube.com/watch?v=cc7ehb8agWY 6| Shell Shock Part 2 of 4 _ http://www.youtube.com/watch?v=CDQUNXaBiL4 7| Shell Shock Part 3 of 4 _ http://www.youtube.com/watch?v=X-REo3hN_k8 8| Shell Shock Part 4 of 4 _ http://www.youtube.com/watch?v=P0hrTxksCXM 9| Wartorn HBO Documentary About PTSD _ http://www.youtube.com/watch?v=5miBVm3B6tM 10| War Neuroses_ Shell Shock & PTSD _ http://www.youtube.com/watch?v=OVykvRkrwBw 11| Treatment for Post Traumatic Stress Disorder _ http://www.youtube.com/watch?v=c-jq36RKVa8 12| WWII Hypnosis for PTSD _ http://www.youtube.com/watch?v=dAuxheODl_A 13| Psychiatric Procedures In The Combat Area 1944 _ http://www.youtube.com/watch?v=1Es5TyrbG5g 14| WWII vet talks about PTSD and bad memories _ http://www.youtube.com/watch?v=96AW-435J8E
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