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Vita professionale e privata: perché scegliere?

Il Ticino si conferma l’ultimo Cantone per natalità in tutta la Svizzera, con 7,2 bambini ogni 1000 abitanti e previsioni che vedono un decremento della popolazione del 5% nei prossimi 30 anni. Quali sono le cause che hanno prodotto questo dato, in calo in tutti i Paesi occidentali, e quali i possibili rimedi? Noi di Ander Group un’idea ce l’abbiamo.

“C’era una volta”, e iniziava una storia qualsiasi. Che fossero pirati, che fossero racconti di gioventù o storie fantastiche aveva poca importanza. “C’era una volta” apriva le porte di un mondo meraviglioso, popolato di draghi, di streghe, di maghi di ogni genere e forma. Il protagonista era sempre buono e sconfiggeva puntualmente le forze del male.

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“C’era una volta”, appunto, perché ora non c’è più. Quante volte seduti sulle ginocchia dei nonni abbiamo viaggiato attraverso mille dimensioni diverse e magari in compagnia di fratellini, cuginetti o vicini di casa? Scene che molti hanno vissuto, soprattutto i nati a cavallo degli anni ‘60, ma che oggi sembrano più rappresentazioni da sit-com che situazioni realmente accadute.

Volendo banalizzare e sdrammatizzare un po’ potremmo, statistiche alla mano, parlare di uno scenario in cui i ruoli siano quasi ribaltati, con tanti nonni ad ascoltare pochi, pochissimi nipotini.

In breve: nonostante il dato sia in calo in tutti i Paesi occidentali, il Ticino si conferma una delle regioni a più bassa natalità e fanalino di coda della Svizzera per nascite ogni mille abitanti, con 7,2 a fronte di una media nazionale che si attesta a 10,3 e un’aspettativa di vita che, per fortuna, si è alzata a 81,7 anni per gli uomini e 85,4 per le donne.

Si vive di più, ma si fanno meno figli e sempre più tardi. Le ragioni sono molteplici ma riconducibili tutte a un’unica matrice: per sostentarsi – oggi – nelle famiglie è necessario che lavorino entrambi i membri della coppia. Il che è sicuramente una grande conquista per la parità di diritti – non è questo il tema dell’articolo, ci torneremo sicuramente su – ma un duro colpo per la stabilità della coppia.

Lo diciamo subito: l’antico assioma per cui la donna deve curare la casa e crescere i figli mentre l’uomo va a procacciarsi il denaro per portare il pane in tavola non ci appartiene per niente. Abbiamo superato con successo il paleolitico. Ma siamo di fronte a un problema oggettivo.

A complicare ulteriormente il quadro c’è un altro elemento di cui tener conto: negli anni ‘50 l’età media del parto si attestava attorno ai 23 anni, mentre oggi il dato ha toccato i 31,8 anni, posizionando la Svizzera come penultima in Europa per età della genitorialità dopo la Spagna, con 31,9 anni. I conti sono presto fatti: se si alza l’età genitoriale, si alza anche l’età in cui i genitori diventano nonni, età spesso troppo avanzata per prendersi cura di bimbi ipercinetici e indomabili. Risultato? Non potendo contare spesso sull’aiuto dei propri genitori e non potendo uno dei due membri della coppia rinunciare a lavorare per prendersi cura della famiglia, il problema viene risolto a monte: non si fanno più figli.

Service Design: un’idea, una possibile soluzione

L’input è arrivato da Gianmaria Frapolli, titolare dell’azienda Frac Group, società ticinese di Strategic Advisory e Business Development. Perché non provare a immaginarsi una possibile soluzione a questo problema generazionale, offrendo un’alternativa alle proposte attualmente disponibili?

L’idea è piaciuta subito sia agli ingegneri di Goodcode che a noi di Ander Group, che siamo una Design Agency sempre alla ricerca di nuove esperienze da raccontare. E proprio la dimensione del racconto, per noi che amiamo lo StoryMaking, è fondamentale. Ascoltiamo le storie dei nostri clienti, raccogliamo i loro “c’era una volta” e li rielaboriamo per creare nuove trame, che siano appassionanti, coinvolgenti e soddisfacenti sul breve come sul lungo periodo. Noi siamo cresciuti coi nonni di fronte al focolare e, da buoni romantici, quell’immagine ci piacerebbe tornasse a popolare i ricordi dei bambini di oggi e di domani.

Torniamo alla bassa natalità in Ticino. Il problema di conciliare vita professionale e vita privata, con la necessità spesso di fare delle scelte dolorose, è un tema che ci riguarda da vicino e che abbiamo deciso di analizzare a fondo e affrontare in modo concreto.

L’asilo nido del futuro. Una nuova casa, una nuova famiglia per darti una mano

Il progetto è ancora top secret, ma vedrà la luce nei prossimi mesi. Non è facile parlare di un’azienda che ad oggi ancora non esiste, ma l’entusiasmo che Gianmaria ci ha trasmesso con la sua idea è tale che per noi è difficile tacere.

E se esistesse un asilo nido interamente incentrato sul bambino e sulle esigenze della famiglia, che consentisse ai genitori di lasciare il proprio bimbo in mani sicure anche 24 ore su 24, che disponesse di tutti i servizi utili nella gestione quotidiana e che avesse come unico obiettivo quello di armonizzare due mondi – quello privato e quello professionale – troppo spesso in competizione tra di loro? Frac Group e noi di Ander Group la soluzione crediamo di averla trovata. Saranno i prossimi mesi a dirci se avremo avuto ragione o meno.

Siamo cresciuti, dicevamo, con l’idea che una bella storia davanti al focolare sia un’esperienza imbattibile, di gran lunga migliore rispetto a qualsiasi serie TV su Netflix o alle miriadi di giochi su iPad, per quanto ce ne siano davvero di meravigliosi. Noi siamo cresciuti con “c’era una volta”. E vogliamo che ci sia ancora.

VITA PROFESSIONALE E PRIVATA: PERCHÉ SCEGLIERE?

Intervista a Gianmaria Frapolli

Ex membro del Gran Consiglio del Cantone e amministratore di diverse società del territorio, Gianmaria Frapolli, attraverso la sua società Frac Group, ha scelto Ander Group per intraprendere questo cammino verso la conciliabilità tra casa e lavoro. Gli abbiamo fatto qualche domanda per scendere più nel dettaglio.

La difficile convivenza tra vita privata e professionale è da tempo un problema sul banco degli esperti. Quanto impatta il tema del lavoro sulle famiglie ticinesi?

La struttura familiare negli ultimi 30/40 anni è cambiata molto. Se fino a 20/25 anni fa le dinamiche erano più stabili e il tempo a disposizione extra lavoro era maggiore, oggi il doppio reddito è diventato cruciale, visto anche l’aumento del costo medio della vita. Per un contesto che cambia, per condizioni lavorative che sono più rigide, è evidente che diventa fondamentale trovare una struttura di servizio più duttile. Ho amici che hanno la mia età che sono scoraggiati dall’avere figli perché il lavoro occupa così tanto tempo che metter su famiglia risulta quasi impossibile. Oltre al doppio reddito, anche l’emancipazione femminile – sacrosanta – ha reso lo scenario più complicato da gestire: se la Società – com’è giusto che sia – cambia, anche i servizi devono mutare.

La politica come affronta il tema? È un problema di cui si discute?

Nella prima riforma fiscale sociale del Cantone portata avanti 3 anni fa, in cui io ero presidente della Commissione Tributaria Cantonale, avevamo approvato i primi fondi per il sostegno alla conciliabilità lavoro-famiglia, quindi incentivi maggiori per le famiglie in cui entrambi i membri lavorano. Anche il Cantone intende quindi promuovere questa armonizzazione, con la speranza che nascano strutture adeguate. Gli asili nido oggi chiudono alle 6/7 di sera ma il nostro tessuto industriale conta molte aziende che lavorano su turni, fabbriche attive anche di notte, personale medico reperibile H24. Dobbiamo oggi più che mai mettere in condizione le persone di vivere la propria vita col proprio partner in modo sereno e con la tranquillità che i propri figli possano essere seguiti in modo professionale.

Quindi per una politica che si muove, i privati ancora sono fermi?

Noi ci siamo mossi esattamente per questo: vediamo la possibilità di creare un servizio che sia molto utile alle persone e che ad ora non c’è. L’esigenza di avere asili nido 2.0 sta nascendo adesso e diventerà sempre più impellente: il privato deve muoversi, anche indipendemente dal Cantone. Chiaro che la politica può e deve aiutare ma i fondi non sono infiniti e ci vuole del tempo per mettere in moto una macchina burocratica così importante.

Le aziende presso cui invece i membri della coppia lavorano possono fare qualcosa o il loro ruolo è marginale?

Le aziende hanno un ruolo assolutamente centrale perché sono loro per prime a doversi fare carico del bene del proprio dipendente. Lo Stato deve aiutare le imprese a fare in modo che i cambiamenti pensati dalle aziende possano essere implementati in modo veloce e adeguato. Stato e imprenditoria, insomma, devono lavorare in sinergia. Da qualche anno però accade sempre più spesso che ci siano aziende che integrano all’interno del proprio palazzo degli asili per accogliere i figli dei dipendenti. Ad Assago Milanofiori ci sono diversi casi in cui tale soluzione è stata implementata. Anche in Ticino, penso per esempio a Medacta. Ma il nostro tessuto industriale è fatto da molte aziende medio-piccole che non possono permettersi di affrontare una spesa così importante nè hanno luoghi che possano essere adibiti a un tale scopo. Ci vogliono strutture esterne che mettano a disposizione spazi in cui far crescere in tutta sicurezza i bambini senza gravare sulle famiglie. Il Cantone da solo può fare fino a un certo punto: sono i privati che devono creare dei progetti. Noi come Frac Group, insieme ad Ander Group, abbiamo deciso di impegnarci e percorrere questa direzione.

Come sta evolvendo l’offerta di servizi delle aziende e qual è il perno attorno a cui i servizi si costruiscono?

Il perno deve essere il benessere delle persone e della famiglia in ogni sua accezione. Il servizio che abbiamo pensato non va semplicemente nella direzione di avere il bambino occupato dalla mattina alla sera, ma anche permettere ai genitori di avere del tempo per sé senza per forza necessitare dell’ausilio dei nonni. Oggi assistiamo a molte famiglie che si sfaldano perché non si ha il tempo di affrontare i problemi con calma o semplicemente perché ci si dimentica che anche la coppia ha bisogno di passare del tempo assieme in modo piacevole e tranquillo. La nostra idea va nella direzione di aiutare i bambini, i genitori e la famiglia interamente considerata.

E guardando ancora un po’ più in là?

Credo che sia necessario pensare non solo al locale ma in modo più ampio. C’è necessità di creare un tessuto di strutture che possano accogliere il bambino anche lontano dalla propria casa. Pensiamo alle vacanze: non sarebbe bello poter affidare il bambino a mani sicure ed esperte e godersi una serata di solo relax per ricaricare davvero le batterie in vista del ritorno al lavoro? Prossimità locale ma anche internazionale. Un passo alla volta si fa il giro del mondo. •

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