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Tutti uguali, tutti diversi
Nata su iniziativa di un gruppo di genitori di giovani disabili, la Fondazione La Fonte si occupa da quarant’anni di aiutare persone con disabilità a inserirsi nella società, in modo da consentire loro una qualità di vita che sia all’altezza dei loro desideri e delle loro aspirazioni. Obiettivo? Ridefinire il concetto di “normalità”.
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FONDAZIONE LA FONTE
Dal 1980 Fondazione La Fonte accompagna persone adulte con disabilità negli ambiti lavorativo e abitativo, stimolando il loro senso di competenza e responsabilità, riconoscendo loro individualità e creando ambienti favorevoli che rinforzino lo sviluppo di prospettive personali positive. Per farlo, La Fonte costruisce partnership con attori sociali ed economici con cui condivide la visione, per migliorare la qualità della vita delle regioni nelle quali opera.
Il modo in cui si facevano le squadre quando si era adolescenti era terribile. I due capitani, di solito quelli carismatici e forti del gruppo, sceglievano ad uno a uno i ragazzi che sarebbero entrati a far parte della propria. “Tu sì, tu no, tu sì, però giochi dietro” e così via, finché non si arrivava agli ultimi, che venivano relegati in porta perché troppo scarsi per confrontarsi con gli altri sul campo da gioco. E questo quando la matematica giocava a favore: spesso si era dispari e l’ultimo, il respinto, veniva panchinato o invitato ad andarsene. Crudele, vero?
Molti di noi ci sono passati, da protagonisti o spettatori, ma non ci vuole una fantasia fuori dal comune per immaginarsi uno scenario simile. Se foste stati voi i respinti, come vi sareste sentiti? Non essere accettati, non essere accolti, essere considerati un peso è qualcosa di inumano. Ma poi si cresce e di esseri umani il mondo è per fortuna pieno. E lo è anche il Ticino.
La Fonte è una fondazione che da quarant’anni si occupa di chi non gioca in prima fila, che migliora la qualità della loro vita, che si dedica al loro benessere psicofisico, tanto da dare alla disabilità una nuova dimensione, non più legata al concetto di “privazione” ma di “possibilità”.
Lo schema sulla pagina accanto riporta un quadro molto chiaro per quanto riguarda la disabilità in Svizzera. Le statistiche sono tratte da “UFS – Indagine sui redditi e sulle condizioni di vita (SILC), Statistica degli stabilimenti medico-sociali (SOMED), Indagine sulla salute in Svizzera (ISS)” e sono liberamente consultabili sul sito della Confederazione Svizzera. I numeri – gli ultimi disponibili – sono del 2017.
Le persone con disabilità fortemente limitante sono occupate per il 42% a fronte di una media dell’84% per le persone senza disabilità e la loro soddisfazione media per le loro condizioni di vita si attesta al 5,5 a fronte di una media dell’8 in una scala da 1 a 10. Nel loro complesso, le persone con disabilità fanno invece registrare numeri leggermente migliori – se così si può dire – con un 68,1% di occupati e una soddisfazione della vita di 7 punti su 10.
Con disabilità sono intese limitazioni e restrizioni che una persona incontra nel partecipare alla vita sociale a causa di una deficienza o di un problema di salute di lunga durata. L’invalidità è invece definita in modo più restrittivo, come incapacità al lavoro completa o parziale (o come incapacità di svolgere le occupazioni abituali), causata da un’infermità fisica, psichica o mentale. Nel 2017 i beneficiari di rendite dell’assicurazione invalidità in Svizzera erano 218’700 persone, di cui 12’000 in Ticino. L’offerta di posti in Ticino in strutture abitative e/o lavorative per persone con una rendita d’invalidità corrisponde a circa 2’000 unità.
A questo proposito, la Svizzera ha nel 2014 ratificato la Convenzione sui diritti delle persone con disabilità (CDPD) delle Nazioni Unite, impegnandosi ad eliminare gli ostacoli che incontrano i disabili, a proteggerli dalle discriminazioni e a promuoverne le pari opportunità e l’integrazione nella società civile.
Il ruolo della Fondazione La Fonte
Questi sono i presupposti su cui La Fonte ha costruito la propria attività, questa la missione che dal giorno della sua nascita, avvenuta il 10 novembre 1980, la fondazione si è posta come obiettivo: favorire una vita alla pari a chi naturalmente – o in seguito a traumi o malattie – ha meno possibilità di noi. Il punto di partenza? Abbattere definitivamente non solo le barriere architettoniche che impediscono una mobilità agevole a chi non può camminare, ma anche le barriere mentali in una società aperta sì alla competizione, ma in grado di essere solidale e responsabile nei confronti di chi presenta delle difficoltà.
Come perseguire un traguardo così sfidante e complesso? Nata grazie anche ad una generosa donazione da parte di Ermanno Bassani e supportata negli anni da numerosi enti benefici come la Fondazione Giuseppe Soldati, la Fondazione G. G. Görlich, la Fondazione Lions Club Lugano, la Fondazione Wanda e Nanni Bassani e la Fondazione Alfonso Trivellin, La Fondazione del Ceresio e la Fondazione Avv. Dr. Francesco e Alice Scazziga, La Fonte gestisce diverse strutture tra Neggio, Vaglio, Agno e Lugano in cui ospita persone disabili, coinvolgendole in attività delle vita quotidiana, formative e inserendole nel mondo del lavoro a seconda delle loro possibilità, delle propensioni e dei desideri.
Non è arrivato il momento di ridisegnare il concetto di “normalità”?
Chi pensa che tali attività siano una sorta di “contentino” per tenere persone occupate in attesa che passi la giornata, dovrà ricredersi totalmente. Grazie alla Fondazione La Fonte le persone vivono, nel senso più puro e allo stesso tempo più “normale” del termine. Al punto che l’aggettivo “normale” diventa superfluo, perché si ha licenza di sorprendersi solo di fronte a qualcosa che normale non lo è.
Due case con occupazione, appartamenti protetti e una casa senza occupazione; un centro diurno con 28 posti, in cui gli utenti sono impegnati in attività artigianali e non, e seguiti con terapie cognitive, motorie e affettivo-emozionali ad hoc; un laboratorio protetto multidisciplinare di 28 posti, in cui persone con lieve disabilità cognitiva svolgono mansioni come mailing, imballaggi, spedizioni e conto terzi; un laboratorio agricolo di 24 posti, in cui ci si occupa della coltivazione di ortaggi e fiori, ci si prende cura di animali di bassa corte e si svolgono attività inerenti la produzione di cibo e la lavorazione del legno; e per finire il laboratorio di gastronomia, avamposto dell’integrazione: di questa attività fanno parte l’unità produttiva di panetteria e pasticceria, “Il Fornaio” situato di fronte all’Università a Lugano ed il cafè- SUPSI di Manno. Non poco, vero?
Un’organizzazione capillare, fatta di impegno quotidiano, professionalità e tanta passione
Per svolgere questo ruolo – ci auguriamo – sempre più centrale nella società, La Fonte mette quotidianamente in moto una macchina che coinvolge circa un centinaio di collaboratori, a cui si aggiungono stagiaire e apprendisti, perché La Fonte è anche un’azienda formatrice.
Perché la fondazione possa svolgere il proprio compito come ha sempre fatto da quarant’anni a questa parte è però necessario l’aiuto di tutti: del Cantone, che non ha mai fatto mancare il proprio sostegno; dei volontari grazie ai quali alcune attività non potrebbero essere offerte; dei dipendenti che mettono cuore e professionalità in quello che fanno, giorno dopo giorno; dei donatori che aiutano economicamente a sostenere vari progetti; e di noi tutti, che possiamo vivere una vita senza limitazioni e non ne capiamo mai a sufficienza l’importanza.
Per fare una donazione non esitate a visitare il sito www. lafonte.ch e prendete contatto con la Direzione. L’aiuto di tutti è fondamentale, non solo gradito.
Da piccoli capitava spesso che si facessero le squadre per la partita di calcio in modo crudele, escludendo quelli meno capaci e dotati per vincere a tutti i costi. L’obiettivo della Fonte, che è anche il nostro, è giocare una partita in cui ci sia una varietà di ruoli per tutti e nessun panchinaro, in cui tutti siano sullo stesso livello, abbiano la possibilità di scendere in campo e dare il proprio meglio. Una partita infinita da 100 contro 100, ma anche 101: perché non si parli mai più di “pesi” ma solo di “risorse”.
Online il nuovo shop La Fonte
Da pochi giorni Fondazione La Fonte ha attivato il proprio shop online all’indirizzo shop.lafonte.ch. Nel negozio online sono disponibili tantissimi prodotti di qualità, da ottimi vini di produttori locali a marmellate realizzate dagli ospiti della fondazione; dai panettoni a box regalo contenenti preziose leccornie da gustare nel periodo natalizio.
Realizzare uno shop online, sfruttando così tutte le infinite risorse che il digitale mette a disposizione, è un grande passo per una fondazione che non si è mai tirata indietro e che ha sempre voluto investire, nell’interesse dei suoi ospiti e delle comunità in cui sono inseriti.
Natale si avvicina e come ogni anno ci coglierà un po’ di sorpresa. Giochiamo d’anticipo questa volta. Cosa c’è di meglio che regalare una selezione di ottimi prodotti nostrani ad amici e familiari, facendo del bene e sostenendo una fondazione che si occupa con tanto impegno di chi è meno fortunato di noi?
Intervista a Matteo Innocenti
MATTEO INNOCENTI
Conclusi gli studi universitari in psicologia, Matteo Innocenti ha operato per diversi anni nel servizio Risorse Umane in organizzazioni del settore finanziario e assicurativo. Il trasferimento a Zurigo, città dove tutt’ora abita con la sua famiglia, è coinciso anche con un radicale cambiamento di area professionale: da allora si occupa di accompagnare e lavorare a progetti per e con persone con disabilità, prima come operatore e poi assumendo maggiori responsabilità. Dal 2016 è Direttore della Fondazione La Fonte.
Qual è l’obiettivo della Fondazione La Fonte quando accoglie un nuovo ospite?
Comprendere bene se La Fonte può rappresentare un interessante e adeguato ambiente di lavoro e/o di vita per l’utente e se con le nostre offerte siamo in grado di rispondere alle sue esigenze e aspettative, anche sul corso di più anni. Nonostante tutto il nostro impegno, le nostre strutture hanno infatti dei vincoli che non si lasciano facilmente modificare, come ad esempio l’infrastruttura, le risorse a disposizione, la composizione dei gruppi. Inoltre è fondamentale riuscire a costruire un rapporto di fiducia con la rete (famigliari, curatori, professionisti ecc.), chiarendo con tutta trasparenza se l’approccio della Fonte si accorda con le loro attese e, in caso di differenze, comprendere se e come queste si possano ricomporre nell’interesse dell’utente. Tutto questo risulta ancora più importante nel settore abitativo, perché con un tale inserimento ci assumiamo la responsabilità di offrire un ambiente di vita ad una persona per un lungo periodo di tempo, eventualmente per tutta la sua vita.
Da Direttore della fondazione, quali sono gli ostacoli più importanti che devi superare nella gestione quotidiana, delle strutture come degli ospiti?
La Fonte è un’organizzazione molto diversificata per tipo di strutture e tipologia di utenti. Da considerare inoltre che l’ambito nel quale operiamo è regolato da svariate leggi, direttive, norme contrattuali. Non parlerei di ostacoli, ma analizzare in modo differenziato le diverse questioni, individuare soluzioni possibilmente semplici e condivise, comunicare in modo sereno e adeguato con i diversi interlocutori interni e esterni è a volte impegnativo. Tutto ciò senza mai perdere di vista la bellezza, il piacere e la creatività nel nostro lavoro.
Come è vissuta oggi la disabilità? Ci sono stati dei passi avanti?
I passi avanti sono grandi. È diventato comune discutere sempre più temi direttamente e insieme con le persone con disabilità, e non “su” di loro, ma riconoscendo a loro piena dignità e valore. È inoltre percepibile con forza la richiesta della società di sviluppare soluzioni capaci di valorizzare le diversità ed il potenziale di tutte le persone, pur prendendo atto nel contempo dei limiti. La disabilità significa anche oggi sofferenza, ma non rassegnazione ed esclusione. Per la vitalità del nostro settore, trovo inoltre stimolante la richiesta di non rinchiuderci – operatori e utenti – nei nostri ambienti protetti, sicuri e tendenzialmente statici, ma di uscire e partecipare attivamente alla vita, ai disagi ma anche allo sviluppo della società, con le nostre capacità e senso di responsabilità.
Quanto è importante per gli ospiti sentirsi parte della comunità e contribuire attivamente alle attività delle strutture e dei laboratori a cui prendono parte?
Trovo che la visione della Fonte metta bene in risalto questo aspetto, esplicitando tra gli altri l’obiettivo di voler dare insieme agli utenti un contributo positivo alla regione nella quale operiamo. Questo può avvenire attraverso i servizi quali il nostro snack-bar, le attività svolte per conto terzi, l’offerta dei prodotti coltivati nella nostra azienda agricola e dei prodotti de Il Fornaio o grazie agli oggetti artigianali che nascono nel centro diurno. Oppure incontrando i nostri utenti in città durante le attività di ogni giorno. Come per tutti, anche per gli utenti è importante vivere delle relazioni interpersonali partecipate, significative e sentirsi orgogliosi di quanto si fa.
Come vedi il futuro della fondazione e come dovrebbe cambiare il concetto di “disabilità”?
Più che al concetto di disabilità, penso al concetto di invalidità, che in effetti difficilmente si lascia conciliare con quanto abbiamo detto. Mi rendo conto che essendo legato ad un complesso quadro legislativo, un cambiamento del concetto “invalido” non sia semplice da affrontare. Il futuro prossimo della Fonte ci vede molto impegnati a migliorare l’infrastruttura a disposizione degli utenti e a offrire loro sempre nuovi campi di attività e d’apprendimento. Nel primo caso, ricordo il progetto di ricostruzione della casa per 24 persone a Neggio, costruzione che spero possa iniziare a breve, non appena il Cantone deciderà il relativo credito. Nel secondo, stiamo lavorando al miglioramento qualitativo e all’ampliamento delle attività nelle nostre strutture lavorative: miriamo infatti con i nostri utenti a raggiungere e coinvolgere sempre più persone con le nostre offerte ed esperienze. •