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Il Km 0 ha fatto strada

Volto molto conosciuto in città, Rupen Nacaroglu è un avvocato, ma mai titolo professionale fu più riduttivo per descrivere una persona dalle mille idee. Una delle più affascinanti è Bisbino Sagl, una realtà imprenditoriale che da 4 anni realizza bevande biologiche interamente prodotte in Ticino.

RUPEN NACAROGLU

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Avvocato, co-fondatore e responsabile marketing di Bisbino Sagl, proprietario del Bar Pinard ed ex gestore del Milk e della discoteca WKND, Rupen Nacaroglu è Consigliere comunale a Lugano dal 2016, membro della Commissione della pianifi cazione e Presidente della Società dei Commercianti di Lugano. È un giovedì della seconda metà di luglio. Il sole ha un diametro almeno doppio rispetto al solito, il caldo ha iniziato lentamente a squagliare le auto parcheggiate, e in lontananza – attorno al Palazzo Congressi – ecco un branco di antilopi correre in maniera confusa nel tentativo di scampare ai predatori che sono alle loro calcagna.

Dopo un paio di soste per abbeverarmi in qualche oasi delle vie del centro e di corso Pestalozzi, alle 15:00 sono nello studio di Rupen Nacaroglu. “Piacere Rupen, vuoi un po’ d’acqua?”. La prima domanda la fa lui a me ed è una domanda tecnicamente perfetta. “Grazie, volentieri”. Iniziamo.

Avvocato, Consigliere comunale, fondatore della Bisbino Sagl, proprietario di locali a Lugano, organizzatore di eventi, dj, direttore artistico, ex giocatore di basket di serie A e da poco Presidente della Società dei Commercianti di Lugano… e basta?

No, sono anche socio del marchio di camicie Old Captain (*ride) e a onor del vero in serie A ho fatto 3 partite per essere precisi, 1 in campo. Le cose che hai detto sono vere ma vanno distribuite in un intervallo temporale più ampio. Il dj non lo faccio più da qualche anno e di locali ne ho ancora uno, più facile e agile da gestire: un wine bar in cui propongo vini naturali insieme al mio socio, il mio porto sicuro dove vado a rilassarmi e incontrare gli amici. Un piacere ancora prima che un lavoro.

Ok, ma come fai a conciliare tutte queste attività e questi interessi? Le giornate son pur sempre fatte di 24 ore...

Mi rendo conto che dall’esterno possa risultare una cosa impensabile, ma in realtà si tratta di dividere in maniera intelligente le ore a disposizione. Poi certo, sono avvocato e faccio l’avvocato e quest’attività occupa il 100% delle mie giornate, ma non del mio tempo. La fortuna è stata aprire il mio studio legale come indipendente, perché da dipendente sei molto meno libero – ovviamente – di organizzarti come meglio credi. Sono affascinato da mille cose e mi viene un po’ di prurito quando mi rendo conto che qualcosa manca. Se dovessi dire qual è il tratto del mio carattere che mi ha consentito di mettere in piedi tanti progetti ti direi che sono bravo a cogliere le occasioni.

Chiunque ti conosca un po’ non può che associarti in qualche modo alla musica. Quando è nata questa passione?

È nata tempo fa, da ragazzo. Sono da sempre un grande appassionato di musica dal vivo, ma la mia attività in questo campo ha avuto inizio dall’idea, partorita con Damiano Merzari, di organizzare piccoli eventi a Lugano: al tempo facevo già il dj, quindi l’organizzazione di eventi è stato un passaggio naturale. Ricordo anche il mio primo dj set a Lugano: al tempo recensivo CD per una rivista musicale. Mi chiesero un giorno di fare il dj al Living Room, fino ad allora l’avevo fatto alle feste universitarie: gli son piaciuto e ho continuato a farlo per i successivi anni, dal 2004 al 2014, suonando in tutto il Ticino con qualche comparsata a Losanna. In 10 anni ho organizzato più di 50 concerti, un bel numero. Ho fatto anche l’animatore a Rete Tre, in un programma che creai con Sandro Katta sulla musica house. È stato molto divertente.

↑ Da sinistra: Giona Meyer, Damiano Merzari, Rupen Nacaroglu, Martino Mombelli, Carolina Valsangiacomo

A 6 anni di distanza hai quindi detto definitivamente addio alla musica?

Non del tutto, ma certo è una fase più legata al passato che al presente. 4 anni fa avevo portato “Numero Zero” – splendido documentario sull’hip hop italiano – al Foce, ma il mio sogno è sempre stato riportare a Lugano i Colle der Fomento, di cui sono un grandissimo fan. Ci siamo riusciti a fine gennaio di quest’anno, per un concerto fantastico in occasione dell’uscita dell’ultimo album. Sono stato anche a cena con loro ed è stato molto emozionante: “nel 95 ero lì, nel 97 ero là” in un continuo raccontarsi e ripercorrere quegli anni splendidi. La prima volta che li vidi nella mia città fu negli anni ‘90 e anche in quell’occasione Lugano rispose molto bene. La mia generazione è cresciuta con la scena hip hop italiana di allora e per tanti l’emozione di vedere questi gruppi dal vivo si è preservata intatta.

Da organizzatore di concerti a organizzatore della Cosa Pubblica: che motivi ti hanno spinto a entrare in politica? C’è un settore sul quale hai lavorato o stai lavorando in particolar modo?

Mi ha spinto il desiderio di confrontarmi con un mondo che non conoscevo e che volevo approfondire meglio, la voglia di poter partecipare ai processi decisionali della mia città e un certo senso del dovere, perché negli anni più volte mi è stato detto “tu dovresti far politica” e guardandomi intorno la mia generazione era davvero poco rappresentata. Così ci ho provato e ora sono in Consiglio Comunale a Lugano. Sono nella Commissione Pianificazione e mi interesso all’impostazione del futuro della città: il nuovo quartiere universitario, quello del Polo sportivo, lo sviluppo del Centro Congressuale. È un dovere ma anche un piacere, perché in questo posto sono nato e cresciuto e vorrei, nel mio piccolo, che crescesse con me.

E “questo posto” non hai mancato di ravvivarlo negli anni, aprendo locali, rilevando discoteche, dando una grossa mano per rendere questa città ancora più vivibile e attrattiva.

Come dicevo, mi è sempre piaciuto tramutare in progetti le idee che venivano a me o ai miei amici. E ho avuto fortuna a cogliere le occasioni che mi si sono presentate. Un esempio: il locale al piano terra dello stabile in cui aveva l’ufficio mio padre stava fallendo e alcuni abitanti del palazzo si stavano organizzando per rilevarlo. Quando mio padre mi raccontò i dettagli, non ci pensai un secondo di più: nel 2008 nacque così il Milk. Un locale con un indirizzo chiaro: vasta scelta di birre straniere, hamburger di qualità, cura del dettaglio e dell’offerta, dj al bancone. Nel 2012 fu poi la volta del WKND, che sorgeva sulle ceneri della famosissima discoteca Morandi; e adesso il bar Pinard, nato durante un viaggio a Losanna alla ricerca di locali a cui presentare i prodotti Bisbino. Tutto si tiene, tutto è concatenato.

Parliamo allora di Bisbino, nata nel 2016 e prima azienda ticinese a proporre 2 tipi di gin, due varietà di amaro, una birra e un bitter interamente ticinesi.

L’idea nasce un po’ per scherzo quando io e Giona Meyer – uno dei miei soci – abbiamo fondato un Gin Club Ticino. Io arrivavo dal mondo della gastronomia – tra bar e discoteche – e lui dalla distribuzione: ci accomunava la passione per i distillati e le cose buone. Era una fase, quella intorno al 2015, in cui anche in Svizzera iniziavano ad esserci dei gin particolari ma di fatto ci si fermava a Tanqueray e Bombay. Abbiamo così organizzato 2 eventi, uno sugli abbinamenti migliori per esaltare il sapore del distillato e uno in cui invitammo i ragazzi del Turicum (nome latino per Zurigo), un gruppo di giovani molto affiatato con un fortissimo legame col proprio territorio. E fu lì che pensammo: “Ma perché non lo facciamo anche noi?”. Giona si è confrontato con Martino Mombelli e così iniziammo. Martino aveva già un micro-birrificio certificato biologico e provò così a fare un gin. Nell’estate del 2016 il primo prototipo di gin era diventato un gin vero: fu quello il momento in cui iniziò l’avventura di Bisbino.

Com’è stato accolto un gin totalmente ticinese?

Abbiamo un po’ cavalcato l’onda del gin artigianale che si stava sviluppando in tutto il mondo. Noi abbiamo avuto la fortuna – e la prontezza – di salire sull’ultimo vagone di quelli che hanno iniziato “presto”. Altri hanno iniziato dopo con molte più difficoltà a imporsi a causa della concorrenza. È stato accolto con sorpresa, con soddisfazione e con moltissimi feedback positivi. In un momento non particolarmente felice per l’economia e il tessuto imprenditoriale ticinese, è piaciuta un’azienda che ha proposto qualcosa di nuovo con coraggio.

Il vostro approccio è estremamente orientato al Km 0 e al bio. È un aspetto che ritenete centrale fin dalla fondazione?

Assolutamente. Il fautore principale di questa scelta è stato Martino, che col suo Birrificio Terra Matta aveva già adottato questo approccio. Noi l’abbiamo portato a un livello diverso. Per noi Km 0 vuol dire utilizzare le erbe dei giardini di Sagno, nella Val di Muggio, distillare a Mendrisio, imbottigliare a Chiasso, immagazzinare i prodotti a Novazzano. Tutta la filiera produttiva è in Ticino o perlomeno in Svizzera: di questo siamo molto orgogliosi ed è un tratto che certamente ci distingue. Martino, per dirti, ricicla anche l’acqua piovana (* ride), per avere un impatto ancora minore sull’ambiente.

Un gin classico, un gin ginger dry, un amaro, un amaro riserva, una birra e un aperitivo bitter.

Esatto. Siamo partiti da un gin erbaceo, il gin Bisbino, un po’ per gioco, abbiamo poi creato l’amaro Generoso e la birra Matta. L’amaro Generoso nasce dall’interpretazione del “Medeghétt”, liquore della Val di Muggio a base di Artemisia che faceva il nonno di Martino. Alla versione originale, molto beverina, abbiamo deciso di affiancare anche un amaro più complesso, più affascinante: siamo usciti così con l’amaro Generoso Riserva Speciale. Stesso ragionamento l’abbiamo fatto col gin. Il Bisbino classico è molto floreale e dalle note citriche: il secondo naturalmente sarebbe dovuto essere un dry. Abbiamo aggiunto il ginger perché avevamo bisogno di una nota di zenzero per dargli più carattere. A me personalmente piace più il Ginger Dry, perché preferisco un gin più secco, ma il Bisbino classico è il prodotto che va ancora di più. Il bitter è stato il proseguimento naturale dell’amaro, arrivato soprattutto su indicazione di Giona, che riteneva fosse importante avere un’alternativa ticinese all’aperitivo commerciale.

Tu, Damiano, Martino e Giona e ora Carolina. 5 amici che fanno le cose seriamente. Non è facile, quando a legarvi c’è un rapporto non solo professionale.

Vero, ma su questo punto siamo molto d’accordo: il discorso alla base di tutto è la suddivisione dei compiti e delle responsabilità. Non discutiamo mai della strategia dei prezzi di Giona, gli altri non discutono mai del mio approccio all’amministrazione, non discutiamo mai – magari diamo qualche input in fase di briefing – le etichette che propone Damiano e non discutiamo mai dei gusti che ci propone Martino. Tutti hanno un ruolo preciso e delle competenze specifiche: ognuno è il re nel suo campo. L’unico ambito in cui ci confrontiamo è il marketing, più creativo e più divertente e in cui Carolina è molto preparata. E ci divertiamo anche molto.

Quando si crea un prodotto da zero, bisogna dargli un sapore. Come sapete quando arriva quello giusto ed è il momento di fermarsi?

Di solito funziona così. Martino dice che ha un sacco di lavoro e non riesce a star dietro a niente. Poi un giorno si presenta a cena e dice “ragazzi ho un nuovo prodotto”. Dal primo assaggio diamo le nostre impressioni e ne discutiamo, anche se capita spesso che lui abbia già preparato diverse versioni, con più o meno zucchero, con più o meno ginepro, con ginger e senza, con una nota d’arancia e via discorrendo. A quel punto inizia il classico meccanismo a eliminazione diretta per cui di volta in volta scegliamo le versioni che più ci convincono, fino ad arrivare alla finalissima dove si sfidano le due favorite. La vincitrice viene messa sul mercato. Da aggiungere una cosa: il prodotto arriva già pronto per l’80% al primo assaggio, il restante 20% è un lavoro di rifinitura fatto insieme attorno a un tavolo. E questo è il momento che preferiamo: ogni incontro è anche un modo per stare bene insieme agli amici e alle nostre famiglie. Se non ci divertissimo così tanto, se l’aspetto della convivialità non fosse così forte, sarebbe tutto completamente diverso, sicuramente meno bello e appassionante.

Poco fa raccontavi come la parte marketing la gestiate un po’ insieme, mentre la grafica delle etichette è fatta da Damiano. Il sito internet invece è stato realizzato dall’agenzia Custer Waller, uno dei soci della quale è cresciuto proprio da noi, in Ander Group.

Sì, siamo molto soddisfatti del lavoro. In particolare abbiamo apprezzato la creazione dei 4 mondi che introducono ai singoli prodotti Bisbino: gin, amaro, birra e bitter. L’idea di rappresentare gli ingredienti coi quali vengono create le nostre bevande è accattivante e aiuta a rendere ancora meglio la genuinità della materia prima che utilizziamo. Per la natura dell’attività, per come siamo fatti noi e per come desideriamo siano i nostri prodotti e i clienti che li acquistano, volevamo trasmettere un’immagine un po’ fresca e leggera. Direi che ci siamo riusciti. •

Wanderful Take

L’intervista con Rupen è divisa in due parti: nella prima si parla di lui, nella seconda di uno dei progetti a cui tiene di più. A ben vedere, in realtà, l’intervista è incentrata su un concetto molto forte e preciso: l’entusiasmo. Da Rupen abbiamo imparato che ogni fantasia, ogni progetto su cui si fantastica è possibile realizzarlo. Basta volerlo davvero.

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