opposte similitudini

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Valdi Spagnulo Attilio Tono

OPPOSTE SIMILITUDINI


OPPOSTE SIMILITUDINI Valdi Spagnulo Attilio Tono


OPPOSTE SIMILITUDINI Valdi Spagnulo Attilio Tono 22 luglio – 17 settembre 2017 Ex Abbazia di San Remigio, Parodi Ligure (AL) mostra e testo critico a cura di Matteo Galbiati e Kevin McManus con il patrocinio di Comune di Parodi Ligure nell’ambito di Attraverso Festival Alessandria-Asti-Cuneo in collaborazione con Castel Negrino Arte, Aicurzio (MB)

Movimento di Resilienza Italiana

Pro Loco, Parodi Ligure (AL) foto Andrea Repetto progetto grafico Valdi Spagnulo e Matteo Galbiati Diari di San Remigio | 1 copyright © per le opere: Valdi Spagnolo, Attilio Tono e Castel Negrino Arte © per i testi: Matteo Galbiati, Kevin McManus, Francesco Arecco, Bruno Merlo © per le foto: Andrea Repetto info www.attiliotono.com www.attraversofestival.it www.castelnegrinoarte.com www.comune.parodiligure.al.it www.resilienzaitaliana.org www.valdispagnulo.it


Opposte similitudini

Perché l’arte?

La mostra d’arte che il Attraversofestival 2017, con il Movimento Resilienza Italiana e grazie alla galleria Castel Negrino Arte ha portato nella ex Abbazia di San Remigio di Parodi Ligure è ancora una volta una sfida. Una scommessa nei confronti di un territorio non urbanizzato come il nostro che, pur ricco di stimoli e di storia, deve essere spinto a raccogliere e valorizzare il contemporaneo. Il contenitore della mostra, San Remigio, è un monumento simbolo per diverse ragioni: ciò che ha rappresentato nel corso dei tanti secoli dalla sua costruzione, ciò che ha sofferto, quel che rappresenta oggi, la nuova vita e il ruolo di proposta culturale che da alcuni anni sostiene, ciò che intende continuare a rappresentare anche in futuro. Sorto mille anni fa, impregnato di storia e testimone dei tantissimi eventi che hanno connotato questo territorio, San Remigio ha attraversato i secoli e le molte guerre. Ha rischiato di soccombere sotto i colpi dell’insensibilità e della superficialità negli anni ’70 e oggi, proprietà del Comune, rivive nell’ospitare cultura, eventi, occasioni di incontro. Valdi Spagnuolo e Attilio Tono sono qui, in questo spazio ricco di suggestioni, con le loro opere, in una bella e stimolante mostra curata da Matteo Galbiati e Kevin McManus . Sculture che dialogano tra loro e interagiscono con il monumento che le ospita e con esso, fondendo i rispettivi messaggi, invitano i visitatori, noi tutti, a non essere superficiali, a riappropriarci delle nostre profondità, a credere nella forza delle idee, della sensibilità, della bellezza e dell’arte per una visione e una costruzione di un umano e di un futuro non rinunciatario ma vitale e creativo. Quindi grazie.

L’artista non è una persona necessariamente brava con un mezzo espressivo. Raggiunge il suo scopo con una forza interna. L’artista, infatti, è semplicemente una persona che guarda al suo mondo senza esserne solo travolto. Alla fine è un po’ un monaco. Nel mondo (perché nessuno ne è fuori), ma fuori dal mondo, a cercare di capire. E poi è generoso. Perché una volta compreso qualcosa lo comunica agli altri. Qui sta il suo valore sociale. Il Movimento di Resilienza italiana contribuisce ad Attraverso Festival, sin dalla sua nascita, ogni anno, mio tramite, con una mostra che per tutto il periodo estivo racconti di una riflessione su questo nostro mondo, condotta da artisti coraggiosi, maturi, potenti. I luoghi in cui si è operato sono San Remigio, il Forte di Gavi*, l’area archeologica di Libarna*. La collaborazione con Parodi Ligure e la sua Abbazia di San Remigio è, per il Festival, alla terza edizione, ma contiamo già quattro anni di lavoro con la Galleria San Fedele di Milano. Al settimo anno nasce, quindi, il primo dei Diari di San Remigio, perché si pensa che quello che si dice in San Remigio valga sempre più la pena di essere raccontato. Luoghi e persone resilienti. Francesco Arecco coordinatore arte visiva Attraverso Festival

Bruno Merlo Sindaco di Parodi Ligure *Il catalogo della mostra In principio è la terra, tenutasi nel corso del 2016, è gratuitamente scaricabile all’indirizzo https://goo.gl/Vvzpsb

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Dialoghi di opposte similitudini di Matteo Galbiati e Kevin McManus

Sul fascino che esercita la sempre suggestiva cornice dell’Ex Abbazia di San Remigio a Parodi Ligure poco c’è da dichiarare. Negli anni abbiamo, infatti, imparato ad amarne più i difetti che i pregi; proprio i primi sono diventati gli agenti moltiplicatori del successo delle mostre che qui abbiamo proposto. La sua storia ordinaria di chiesa di provincia, la sua decadente bellezza, gli spazi “difficili” e “anti-espositivi”, la lontananza dai grandi centri, l’isolamento silenzioso nella natura che la circonda, la personalità forte ed espressiva della sua architettura corrotta dal tempo rendono questo luogo l’ambiente ideale per lasciare che l’arte contemporanea possa finalmente esprimere il valore della sua essenza. Scontrandosi con questo incantevole spazio che, pur abbandonato nella sua ritualità liturgica mantiene forte e deciso il suo carattere spirituale e sacrale, resta ben diverso dagli asettici white cube in cui solitamente questa viene proposta, l’arte di oggi ha modo di costituire un insieme unico che, senza mai stridere tra estetiche del presente e del passato, sa predisporre, con la salda forza delle ricerche e le poetiche dei suoi protagonisti chiamati ad intervenire in questo ambiente, un rituale visivo che fa appartenere l’arte ad un tempo unico e coeso, mai separato e distinto come se qui presente e passato aderissero ad un solo principio temporale. Il nuovo dialogo con San Remigio vede protagonisti gli artisti Valdi Spagnulo e Attilio Tono, il cui confronto si attiva ed anima sul reciproco scambio dell’individuale idea di scultura: la plasticità imponente e timbrica delle loro opere si muove sul filo di peculiari opposte similitudini, che pur tra tanti apparentamenti, vicinanze e consonanze, ostentano anche visioni opposte, divergenti e lontane. L’alternanza delle loro creazioni negli ambienti della chiesa sconsacrata spinge, quindi, ad un confronto di esperienze da cui, spesso, l’arte di oggi sembra fuggire e che qui, grazie alla forza fisica della loro scultura agita in un luogo che ne potenzia il senso, si acuisce quel positivo impatto sul visitatore che, quasi costretto, ne ricava il valore e la dimensione di senso poetica e lirica. Queste prolifiche divergenze, va detto, partono da una comune idea di rapporto tra scultura e spazio espositivo, e anche qui la presenza rumorosa della cornice di San Remigio fa da cartina di tornasole: entrambi gli artisti lavorano su forme non asseverative, che non si impongono sul contesto, ma che – d’altra parte – non si limitano minimalisticamente a misurarlo. Lo sguardo di fronte a questi lavori, insomma, non deve essere né assorbito dall’opera, né devia7


to sullo spazio circostante; piuttosto, deve passare dall’una all’altro, prendendo sempre maggiore coscienza dell’una grazie all’altro. Da una parte abbiamo l’esile – ma forte – pronunciamento scultoreo di Valdi Spagnulo che, con strisce metalliche, tondini ed elementi di plexiglass, assottiglia l’azione della scultura fino a ridurla quasi a disegno concreto germinante nello spazio. Il suo segno diventa una vera e propria calligrafia scultorea che fluttua, leggera e cangiante, nell’ambiente cui, di volta in volta, si lega, rinnovando, così, sempre la sua presenza e il suo valore. Gli elementi manipolati da Spagnulo si torcono, destrutturano, si elevano o si comprimono davanti allo sguardo, prolungando l’agire dell’artista oltre il suo stesso intervento fisico iniziale: davanti agli occhi di chi osserva la scultura pare catalizzare le spinte e le tensioni del luogo che l’accoglie e rinvigorisce le proprie energie innervano nel potenziale fisico della materia che, latenti, possono tradursi in un continuo divenire. L’artista si fa interprete di questi processi interni la materia e, lambendo un limite che pare dissolverne la stessa concretezza assottigliandola fino ad ibridarla con le consistenze effimere del plexiglass trasparente che s-finisce nella luce, controlla e doma l’immaginazione incalzante dell’intuizione intrinseca al suo pensiero e viva nel materiale del suo fare. La sua scultura si pone come grafismo concreto nello spazio, dove segno, materia, architettura, pittura, scultura e disegno paiono fondersi nel gradiente primigenio che le accomuna e accoglie tutte assieme. Non si tratta necessariamente di proporre una sintesi tra le forme espressive; si tratta invece di cercare uno spazio liminale tra di esse, un limbo entro il quale lo sguardo vede frustrata la propria necessità abituale a farsi configurare in una “modalità” corrispondente alla categoria “scultura”, “pittura” o “installazione”. Può sembrare una questione di poco conto, al giorno d’oggi, in un momento in cui le distinzioni mediali non sono più, come un tempo, il problema fondamentale della teoria dell’arte. Tuttavia, Valdi Spagnulo coglie una versione attuale, aggiornata della riflessione sul mezzo: parlare di scultura e di pittura, di disegno e di architettura non significa più dare una definizione più o meno ufficiale dell’oggetto artistico, ma significa costruire una pratica di identificazione con lo spazio. Potremmo definirla, usando la parola in un senso molto preciso, una pratica curatoriale nei confronti dello spazio. Nel limbo visuale creato da questi lavori lo spazio perde la sua designazione di semplice sfondo oppure, al contrario, di elemento costituente l’opera: esso costituisce invece una presenza costante ma cangiante, un limite la cui consistenza fisica appare e scompare a seconda del movimento dell’occhio, a seconda della decisione del fruitore, ad esempio, di vedere le sottili lamine metalliche come la “cornice” di una forma pittorica, o come i pilastri di una forma scultorea; o ancora come le pareti ideali di un contenitore di spazio, di un’architettura insomma. Nell’opera di Attilio Tono ci si lascia conquistare, al contrario della libera fluidità dei segni di Spagnulo, da quel suo peculiare accento minimale che, 8

ragionato e compiuto, fa assumere a ciascuno dei suoi lavori un’ostentata e sicura perfezione formale. Il gesso e il marmo – interessante in lui il recupero di due materiali canonici ed accademici per la scultura, ma interpretati in chiave assolutamente personale e contemporanea – sono i costituenti primi delle geometrie definite e apparentemente inattaccabili con cui l’artista determina i volumi delle sue opere che acquisiscono, nel loro rigore pianificato, una solida ed inamovibile monumentalità. Eppure Tono non relega mai la sua scultura entro certezze precostituite, non la vincola ad un immobilismo assoluto dettato a priori, ma, grazie ad un uso peculiare dei materiali e alle rispettive potenzialità, riesce a combinare – e controllare fin che gli è consentito – un elemento come il caso che pare tanto distante dalle sue logiche creative. La cera in combinazione coi marmi e la pigmentazione ottenuta con il vino in correlazione con i gessi lasciano assumere alla scultura un insperato, quanto inatteso, guizzo vitale che affascina e incuriosisce: i segni ragionati delle scoprono, ora, un nuovo valore che, con l’interferenza intonata di questa matericità alterata e alterabile, intacca l’immacolato candore della scultura rendendola suscettibile di cambiamenti continui e mai né predeterminabili, né ultimativi. Anche qui come in Spagnulo, ma con ragioni e modalità ben diverse, la scelta poetica (dei materiali, in questo caso) altera la collocazione mediale delle opere, e di conseguenza i caratteri del loro rapporto con lo spazio. La natura della forma scultorea come forma tridimensionale destinata alla pura contemplazione, una natura che la rigorosa geometria di Tono sembrerebbe lasciar trasparire, è sensibilmente “macchiata” dagli interventi materici, che ne mettono in discussione la perfezione platonica, facendola ricadere nella dimensione dell’esperienza concreta (pochi materiali sono tattili come la cera, e sensorialmente stimolanti come il vino) e dell’oggetto. Quest’ultimo termine ha avuto ampio utilizzo e fortune alterne nella storia dell’arte, ma ci limitiamo qui ad un’accezione che, ancora una volta, concerne il rapporto con il contesto e con il fruitore: oggetto in quanto forma concreta che, oltre a mostrarsi nella sua evidenza visiva, suggerisce un uso, potenziale o, in questo caso, già avvenuto e cristallizzato. Le pure forme di partenza acquistano così gli indizi e le prove di una storia, di un incontro con l’artista non in quanto artifex che si eclissa una volta plasmata l’opera, ma in quanto partecipe vivo e incarnato di una dimensione quotidiana a cui la forma stessa appartiene, e la cui storia, appunto, va a intrecciarsi a quella, altrettanto piena di testimonianze e indizi, del contesto espositivo, che tutto comprende e che con tutto si relaziona. Due artisti, dunque, che nella differenza dei materiali, delle forme e delle categorie espressive concepiscono entrambi il loro lavoro come pratica “architettonica”, ossia come costante riconfigurazione dell’esperienza dello spazio. E che con doni differenti contribuiscono in modi complementari ad arricchire la singolare storia delle mura di San Remigio. 9



pp.10-11 Valdi Spagnulo Domus Impluvium, 2015 ferro e acciaio inox bruniti, spazzolati, plexiglass trattato e colorato, 116x117x9 cm circa Courtesy l’artista Attilio Tono MW14, 2016 marmo di Carrara e cera d’api, 45.5x223x25 cm Courtesy Castel Negrino Arte, Aicurzio (MB) Valdi Spagnulo Domus di Persefone, 2015 ferro e acciaio inox verniciati, plexiglass trattato e colorato, 240x170x76 cm circa Courtesy l’artista p.13 Attilio Tono PRW10b, 2014 gesso e vino rosso, 90x82x22 cm Courtesy Castel Negrino Arte, Aicurzio (MB) 12


p.14 Valdi Spagnulo Confine, 2009 acciaio inox satinato, brunito e spazzolato, ferro, plexiglass trattato, 200x500x90 cm circa Courtesy l’artista Attilio Tono PRWπ(15), 2016 gesso e vino rosso, 66x70x14 cm Courtesy Castel Negrino Arte, Aicurzio (MB) 15



pp.16-17 Valdi Spagnulo Domus di Zeus, 2015 ferro e acciaio inox bruniti, spazzolati, plexiglass trattato e colorato, 250x145x59 cm circa Courtesy l’artista Attilio Tono MW12, 2016 marmo di Carrara e cera d’api, 100x6x78 cm Courtesy Castel Negrino Arte, Aicurzio (MB) p.19 Valdi Spagnulo Domus di Zeus, 2015 ferro e acciaio inox bruniti, spazzolati, plexiglass trattato e colorato, 250x145x59 cm circa Courtesy l’artista 18



p.20 Attilio Tono MW12, 2016 marmo di Carrara e cera d’api, 100x6x78 cm Courtesy Castel Negrino Arte, Aicurzio (MB) p.21 Attilio Tono PRW17x, 2016 gesso e vino rosso, 13x35x4 cm Courtesy Castel Negrino Arte, Aicurzio (MB) p.23 Valdi Spagnulo Reverse white, 2009 ferro e acciaio inox verniciati, plexiglass trattato e colorato, installazione ambientale con numero variabile di pezzi, dimensioni variabili Courtesy l’artista Attilio Tono PRW19, 2016 gesso e vino rosso, 14x42.5x4.5 cm Courtesy Castel Negrino Arte, Aicurzio (MB) p.24 Attilio Tono PRW13, 2016 gesso e vino rosso, 200x120x70 cm Courtesy Castel Negrino Arte, Aicurzio (MB) Valdi Spagnulo Architettura: dondola il tempo, 2000 ferro, acciaio inox, alluminio, 80x150x153 cm circa Courtesy l’artista 22



p.25 Attilio Tono PRW21a, 2017 gesso e vino rosso, 233x5x45 cm Courtesy Castel Negrino Arte, Aicurzio (MB) PRW21b, 2017 gesso e vino rosso, 233x5x45 cm Courtesy Castel Negrino Arte, Aicurzio (MB) p.27 Valdi Spagnulo Domus di Persefone, 2015 ferro e acciaio inox verniciati, plexiglass trattato e colorato, 240x170x76 cm circa Courtesy l’artista p.28 Valdi Spagnulo Domus Impluvium, 2015 ferro e acciaio inox bruniti, spazzolati, plexiglass trattato e colorato, 116x117x9 cm circa Courtesy l’artista Attilio Tono PRW13, 2016 gesso e vino rosso, 200x120x70 cm Courtesy Castel Negrino Arte, Aicurzio (MB) 26


Matteo Galbiati, Francesco Arecco Valdi Spagnulo, Lorenzo Cereda, Attilio Tono, Bruno Merlo 29


Valdi Spagnulo è nato a Ceglie Messapica (BR) nel 1961. Laureatosi nel 1984 in Architettura presso il Politecnico di Milano, inizia ad esporre in importanti mostre personali e collettive, in Italia e all’estero, dagli inizi degli Anni ’80. Dopo diverse esperienze di insegnamento in ambito grafico in vari istituti, attualmente è docente di Tecniche e Tecnologie delle Arti Visive presso l’Accademia di Belle Arti di Brera. Ha ottenuto diversi premi e riconoscimenti, tra cui, nel 2001, si segnala il I Premio Pittura dell’Accademia Nazionale di S. Luca di Roma. La bibliografia delle mostre personali annovera curatele e testi critici di Rossana Bossaglia, Luciano Caramel, Luigi Cavadini, Claudio Cerritelli, Marina De Stasio, Elena Di Raddo, Rachele Ferrario, Matteo Galbiati, Kevin McManus, Sandro Parmiggiani, Francesco Poli, Elena Pontiggia, Franco Solmi, Alessandro Trabucco, Miklos N. Varga, Alberto Veca, Giorgio Zanchetti. Vive e lavora a Milano.

Attilio Tono è nato a Mariano Comense (CO) nel 1976. Si diploma in Scultura all’Accademia di Brera di Milano nel 1998; dal 2004 è docente di Tecnologie dei Materiali presso la NABA di Milano e dal 2006 di Tecniche della Scultura all’Accademia Aldo Galli-IED di Como. Le sue opere sono state presentate in mostre personali e collettive in diverse sedi nel mondo tra cui Seoul (Behive Gallery), Berlino (L’Espace de l’Especè), Locarno (Kunsthalle Ephemera), Belgrado (Museum of Contemporary Art), New York (Chelsea Art Museum). Vive e lavora tra Milano e Berlino.


Finito di stampare nel mese di Agosto 2017


Diari di San Remigio | 1


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