PASSAGGI E PAESAGGI

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passaggi e paesaggi a cura di carlo pesce

spazio sotto l’ombrello - scalinata sligge - ovada dal 23 ottobre al 30 novembre 09

vittore fossati - mario tinelli - andrea repetto - enrico minasso - carlo cichero


spazio sotto l’ombrello - scalinata sligge - ovada dal 23 ottobre al 30 novembre 09 venerdì 20 novembre, ore 21,00 presentazione del volume “VIAGGIO IN UN PAESAGGIO TERRESTRE” di Vittore Fossati e Giorgio Messori

con il patrocinio della Provincia di Alessandria e della Città di Ovada organizzazione: Gruppo Due sotto l’ombrello mostra a cura di Carlo Pesce pubblicazione a cura di Andrea Repetto ed Ezio Minetti ideazione: Andrea Repetto stampa: Tipografia Provinciale copyright © 2009 - riproduzione vietata


OSSERVAZIONI SUL PAESAGGIO Carlo Pesce

È strano che in un libro di storia dell’arte, o in un catalogo di una mostra, composti con centinaia di fotografie, non si faccia cenno alle tecniche di esecuzione di queste o non si parli, per esempio, dell’esposizione. Credo che debba essere fondamentale per comprendere l’immagine.

“La fotografia paesaggistica è un genere fotografico che ritrae il paesaggio, naturale o urbano. Forse il genere più frequentato sia dai fotografi amatoriali che professionisti, all’apparenza banale richiede impegno e conoscenze per ottenere risultati apprezzabili. Spesso uno splendido paesaggio diviene un comune ricordo di viaggio se non si pone la dovuta attenzione alla composizione e, soprattutto, all’esposizione per rendere al meglio l’atmosfera del paesaggio.” Ho voluto iniziare con una definizione copiata a piè pari da wikipedia per aiutare a riflettere sulla diffusione di un genere di fotografia, un genere con il quale chiunque abbia mai impugnato una macchina fotografica si è cimentato. Il paesaggio è qualcosa che abbiamo continuamente sotto gli occhi e, forse proprio per questo, tendiamo a non percepirlo più nella sua particolarità, nella sua intimità poetica. Ovviamente non basta la tecnica. Ci sarà capitato varie volte di osservare una cartolina: essa, spesso, non riesce a trasmettere nulla al di là del dato oggettivo. Di fronte a questa fotografia proviamo un’emozione limitata e ci accontentiamo di risolverla esclamando “che bel posto!”, evitando ulteriori riflessioni. Ciò che ne risulta è semplicemente una bella foto, con un soggetto paesaggistico spesso riproducibile con una discreta macchina digitale. La banalità o meno della foto è direttamente proporzionale alla capacità del fotografo di discostarsi dalla documentazione oggettiva del paesaggio per andare a cercare “l’incidente”, quell’evento inatteso che irrompe nell’ordinario, interrompendo il regolare svolgimento visivo.


Il paesaggio può comporsi di infinite suggestioni. Non c’è una regola per comporlo. Per assurdo, noi stessi possiamo far parte del paesaggio di qualcun altro. Mi ricordo di una fotografia di Ansel Adams, lavoratori di fronte al monte Williamson, nella quale alcuni uomini apparivano tra i solchi di un immenso campo coltivato. Le linee nette delle arature erano interrotte dalle ombre perfettamente perpendicolari dei lavoratori. Chi erano questi uomini? Mi piacerebbe raccontare i fotografi di questa mostra di Ovada attraverso una loro foto. Mi rendo conto, però, che pensare di ridurre un fotografo a una foto sia un’ operazione sbagliata, pertanto mi immagino di rivolgere a ciascuno di loro una domanda e immagino una risposta che, come in uno scatto fotografico, riproduce la realtà, ma non è la realtà. Vittore Fossati, esiste veramente riprendendo un’espressione di Giovanni Romano,”l’incidente” nel paesaggio? L’incidente lo cerchi e a volte lo trovi. A volte lo vedi quando osservi lo scatto, quando hai la foto tra le mani. Detto così potrebbe sembrare il frutto di una casualità. Ma l’universo è regolato dal caso e il caso non è poi così casuale. Intendo dire che, se tu ricerchi il particolare, per esempio, la linea di un ramo che racchiude i limiti di una collina sull’orizzonte, puoi trovarlo, ma devi ricordare che hai di fronte un evento irripetibile, unico nella sua manifestazione. Mario Tinelli, ha senso parlare di “efficacia del racconto” a proposito di una fotografia di paesaggio? Effettivamente fotografare è un po’ come narrare, ovviamente attraverso l’utilizzo di un mezzo diverso da quello che normalmente associamo alla narrazione. Nel momento in cui si punta l’obiettivo su un determinato luogo, inconsciamente, si fa leva su una storia: una stazione ferroviaria dismessa, per esempio, può evocare le vicende di chi là dentro vi ha atteso un treno, dell’ultimo viaggiatore, di come è cambiata la vita delle persone, e così via. Le storie nascono se si ha sufficiente fantasia per immaginarle e la fotografia è un possibile frammento di esse.


Andrea Repetto, quando la città diventa paesaggio? La città è un luogo straordinario per una ricerca fotografica. È una struttura artificiale fatta di geometrie, di uomini, di racconti. È la sintesi di tutto ciò che è possibile fotografare. Ogni angolo, potenzialmente, può diventare l’oggetto di una rappresentazione fotografica. Si procede per tentativi: può capitare che un angolo cittadino vissuto quotidianamente appaia ai nostri occhi banalmente uguale ogni volta che lo osserviamo; poi, un giorno, per una strana combinazione del destino (ora, luce,tempo atmosferico), esso cambia, e per un lasso di tempo più o meno breve, si trasforma in altro, emergendo in tutta la sua bellezza. Enrico Minasso, la rappresentazione fotografia della macchina e dello spazio che la contiene può essere considerata “paesaggio”? La macchina di per sé non è paesaggio, pertanto sarebbe molto azzardato considerarla diversamente da ciò che è. È chiaro che il contesto nella quale si trova diventa invece essenziale per operare questa trasformazione. Ciò che affascina l’osservatore, un po’ parafrasando il pittore francese Fernand Leger, è la lucidità delle superfici, l’aggregarsi dei vapori e delle polveri, il dialogare di essa con gli spazi industriali che la contengono. Non è dunque la macchina il soggetto/paesaggio, ma un paesaggio (quello claustrofobico industriale) che si connota diversamente e diviene “paesaggio”. Carlo Cichero, l’uomo può essere inteso come paesaggio? Fotografare un uomo o una donna non è fare una foto di paesaggio, anche se a volte, soprattutto insistendo su certi particolari dell’epidermide si ha la sensazione di lavorare in tal senso. L’uomo diventa paesaggio se fa parte di un paesaggio. Immaginiamo di fotografare un’area rurale nella quale stanno lavorando dei braccianti. Costoro diventeranno parte integrante della fotografia e dovranno essere considerati come parte dello spirito che anima quel panorama.


passaggi e paesaggi

isola di capri, 2002

c-print, cm 50x60 da: viaggio intorno al blu nella mia camera c-print, cm 50x60


passaggi e paesaggi

vittore fossati (1954) si occupa di fotografia dal 1977. Ha esposto in numerose

mostre personali e collettive e svolto ricerche fotografiche commissionate da enti ed istituzioni, contribuendo all’illustrazione di numerosi volumi. Nel 2004 su incarico del Museo di Fotografia Contemporanea ha realizzato con Maurizio Magri il documentario “Viaggio in Italia. I Fotografi vent’anni dopo”. Nel 2007 ha pubblicato il volume “Viaggio in un paesaggio terrestre” composto con lo scrittore Giorgio Messori.


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osservazioni naturali

stampe ai sali d’argento, cm 24x30


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mario tinelli (1952) ha partecipato ad importanti mostre collettive, tra cui: “Viaggio in Italia”, Pinacoteca provinciale, Bari 1984, “L’insistenza dello sguardo”, Palazzo Fortuny, Venezia 1989, “Segni di luce - La fotografia contemporanea”, Biblioteca Classense, Ravenna 1994, ”Scrivia - Fotografie lungo il corso del torrente”, Galleria d’Arte di Palazzo Guasco, Alessandria 1999. Una selezione dei suoi lavori è conservata presso la Bibliothéque Nationale de France.


passaggi e paesaggi

mes3marghera

stampe ai pigmenti di carbone, cm 33x48


passaggi e paesaggi

andrea repetto (1962) alterna alla fotografia professionale le proprie ricerche di flâneur contemporaneo; prediligendo la lettura degli spazi antropici, lavora sul concetto di “assenza-presenza dell’uomo”, che declina, senza alcuna finalità documentaria, principalmente in un personale bianco nero, stampato secondo tecniche moderne. Sue fotografie sono conservate in collezioni pubbliche e private, tra cui la Bibliothéque Nationale de France.


passaggi e paesaggi

modica1608200825082008

c-print, cm 30x45


passaggi e paesaggi

enrico minasso (1961) fotografo e gallerista d’arte contemporanea, è costantemente impegnato nella ricerca visiva attraverso l’ utilizzo di attrezzature da ripresa poco convenzionali, prediligendo sia fotocamere artigianali a foro stenopeico di medio e grande formato che toy-cameras, con le quali ha realizzato diversi progetti, mostre e pubblicazioni.


passaggi e paesaggi

ognuno è solo su questa terra

stampe ai sali d’argento, cm 40x30


passaggi e paesaggi

carlo cichero (1965) ama giocare con le immagini fin da bambino. Parallelamente alla fotografia commerciale, porta avanti alcuni progetti personali, come la surreale rappresentazione dei propri sogni (o incubi) e la ricerca del lato ironico e grottesco della quotidianità . Da alcuni anni, inoltre, prosegue un lavoro sui luoghi della solitudine, ovvero sulla solitudine dell’ uomo durante il suo viaggio terreno.


passaggi e paesaggi spazio sotto l’ombrello - scalinata sligge - ovada dal 23 ottobre al 30 novembre, dal venerdì alla domenica, dalle 17,00 alle 19,30 venerdì 20 novembre, ore 21,00 presentazione del volume “VIAGGIO IN UN PAESAGGIO TERRESTRE” di Vittore Fossati e Giorgio Messori

passaggi e paesaggi è un occasione per fare incontrare lo Spazio Sotto l’ombrello con la fotografia contemporanea attraverso i lavori di cinque Autori della nostra provincia, attenti osservatori ed interpreti del paesaggio che ci circonda. Questo è anche un pretesto per anticipare un progetto dell’ immediato futuro, ovvero un Centro Studi sull’ Immagine Contemporanea, che sarà costituito da una collezione di lavori e progetti realizzati da fotografi italiani, sia di chiara fama sia, soprattutto, meno conosciuti; allo scopo di far conoscere sempre più la fotografia italiana e consentire ulteriore visibilità a quelle immagini che, pur meritando, non ottengono giusta ed ampia divulgazione. Il Centro sarà ospitato nella sede storica di Due sotto l’ombrello, in via Gilardini e sarà diretto da Andrea Repetto.

http://duesottolombrello.wordpress.com

Città di Ovada Assessorato alla Cultura


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