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Timeless shapes
Andrea Benetti Timeless shapes Forme senza tempo a cura di
Elisa Mazzagardi testi di
Andrea Benetti · Stefano Bonaga Gregorio Rossi · Corrado Rozzi Bologna 28.09 > 12.10.2021
Assemblea legislativa della Regione Emilia Romagna
T i m e l e s s s h ap e s OPERE DI
Andrea Benetti A CURA DI
Elisa Mazzagardi TESTI DI
Andrea Benetti · Stefano Bonaga · Gregorio Rossi · Corrado Rozzi PROMOZIONE DELLA MOSTRA
Assemblea legislativa della Regione Emilia Romagna Italian Art Promotion Archivio Andrea Benetti CON IL PATROCINIO
Comune di Bologna APPARATO BIOGRAFICO A CURA DI
Gregorio Rossi COORDINAMENTO DELLA MOSTRA
Assemblea legislativa della Regione Emilia Romagna Italian Art Promotion Archivio Andrea Benetti SEGRETERIA ORGANIZZATIVA
Gloria Evangelisti Barbara Luciano PROGETTO GRAFICO
Colour Frame
FOTOGRAFIE
Alessandro Ostini
UFFICIO STAMPA
B.L.A. Consulting
© 2021 EDIZIONI qudulibri · qudulibri.wordpress.com ISBN
978-88-99007-90-4
© IMMAGINI OPERE ArchivioAndreaBenetti andreabenetti.eu · andreabenetti.com
Il Manifesto dell'Arte Neorupestre All'alba dell'umanità, ancor prima di inventare la scrittura, l'uomo sentì la necessità di comunicare, di lasciare una traccia di sé nel mondo; tutto ciò lo fece grazie alla pittura. Quell'uomo si rapportava ogni giorno con il sole, con la terra, con l'acqua, con il cielo... integrandosi armonicamente nella natura; e quand'anche la natura non rappresentasse una minaccia, egli la rispettava, con il rispetto che si deve ad una divinità, consapevole dei propri limiti umani. L'uomo contemporaneo ha rinnegato quei limiti e calpestato quel rispetto, ponendosi prepotentemente al centro del mondo e mettendo al primo posto le proprie esigenze, il proprio egoismo. Così facendo, ha stupidamente distrutto un incantesimo e profanato la sacralità della natura e della vita. Allora, facciamo un passo indietro. Azzeriamo e ripartiamo da quel doveroso rispetto per la natura e per l'essere umano; l'arte, deve ripartire dalla prima forma artistica, ovvero l'arte rupestre. Noi dobbiamo ripartire dagli albori dell'uomo e dall'arte primigenia, per ricostruire un nuovo mondo, in cui il rispetto per la natura e per la dignità umana siano finalmente al centro del volere dell'uomo. Solo così riaffermeremo la sacralità della vita, ormai perduta in cambio di un miope e vacuo stile di vita, che sta portando la terra all'autodistruzione. Ricreiamo le condizioni per “avvolgere” il mondo di amore e di pace. Ripartiamo da quella pittura rupestre, che l'uomo primitivo, molto più saggio di noi, realizzava sulle pareti rocciose, ingraziandosi il volere delle forze sovrannaturali. Per la propria parte, questo è ciò che l'arte può fare. Ritroviamo dentro di noi quell'essenza primordiale, incontaminata, priva dei condizionamenti, che muovono l'uomo odierno; condizionamenti imposti da un sistema consumistico mondiale, che ci sprona sempre di più ad essere produttori inarrestabili e consumatori insaziabili. Ricreiamo un giusto rapporto tra l'uomo e l'ambiente, tra la produzione ed il consumo. Ricerchiamo dentro di noi la purezza del bambino, che ancora non conosce il mondo e lo interpreta attraverso la fantasia, osservandolo con curiosità e stupore. Viviamo rappresentando l'oggi come un attimo immortale ed analizzando il passato con uno sguardo critico, ma costruttivo; non viviamo in termini utilitaristici, in cui ogni atto è paragonabile ad una mossa, nel gioco degli scacchi, il cui fine è quello di conquistare tutta la scacchiera. Viviamo ascoltando l'essenza che c'è in
ognuno di noi; quell'essenza fanciullesca che ci porta ad amare il contatto con la natura, il cibo sano, le tradizioni, i valori condivisi e fondanti, che hanno elevato per lungo tempo l'esistenza umana; rifuggiamo dalle gettate di cemento incontrollate, dalle plastiche, che ormai avvolgono ogni cosa, dalla velocità forsennata che permea, inconsciamente, ogni nostra azione e ci spinge ad una corsa esasperata, anche laddove essa non è affatto necessaria. Riappropriamoci del corso della storia e non accettiamo passivamente tutti i cambiamenti imposti dall'alto, mediante campagne di persuasione, che ci portano ad essere dei numeri e non più delle persone, con le proprie peculiarità e, soprattutto, con le menti pensanti. L'uomo non può mai essere un numero; nemmeno quando la popolazione mondiale raggiunge un affollamento senza precedenti. Ricordiamoci sempre che l'essere umano è, prima di tutto, un'essenza immateriale, oltre ad essere un corpo, troppo spesso proteso alla ricerca del piacere effimero. Questo concetto ci è ormai sfuggito dalla mente e questa “fuga” ha provocato effetti nefasti. Rinnegare o non coltivare la sfera immateriale dell'uomo è rinnegare l'uomo stesso. Questa concezione non è ispirata alla religione, ma ad una visuale “dualista” dell'individuo, ovvero che distingue i due livelli su cui cresce e si forma un essere umano. Non sbilanciare l'ago della bilancia a favore della materia nelle scelte di vita, è un evidente segno di consapevolezza e di saggezza, che ci eleva da qualsiasi altro essere vivente. Senza una parte di mistero, di immaterialità, l'uomo non ha futuro ed è destinato all'estinzione; e prima dell'estinzione toccherà il fondo dell'esistenza, in cui il valore della vita non esisterà più, sacrificato sull'altare di un edonismo becero e privo di solidi contenuti. Nel parallelismo con l'arte, i simboli, i tratti, i colori devono tornare ad essere i protagonisti della pittura, forieri della semplicità e della bellezza della vita che rappresentano. L'istintività, il sentire primordiale, che risiede in ognuno di noi, deve guidarci nell'interpretare ciò che ci circonda; anche l'uso e l'assimilazione della tecnologia più avanzata deve essere filtrata attraverso questa sensibilità. Nell'arte, il senso del mistero, dell'ignoto, deve regnare incontaminato; devono esistere dei dubbi, poiché nella “società delle certezze” non vi è più spazio per la fantasia e, qualora essa
sia presente, appare finta, creata a tavolino e finalizzata ad un risultato certo. Tracciamo un netto confine tra ciò che è vero e sentito, che viene da quella parte “misteriosa” del nostro io, e ciò che è falso e strumentale. Una lavatrice rotta o una bicicletta arrugginita non sono arte, ma semplicemente una lavatrice rotta ed una bicicletta arrugginita. L'arte è tutt'altra cosa. Nelle grotte della preistoria, ove gli “artisti rupestri” tracciavano i propri segni e spargevano i colori, era già stato inventato tutto; le opere figurative, astratte, simboliste, concettuali... Le future strade dell'arte pittorica erano già delineate nel complesso; nulla mancava all'appello. Ripartiamo, allora, da quelle intuizioni geniali, istintive, che venivano dal cuore ed avevano la forza dell'infante, che traccia segni e colori, spesso inconsapevole dei significati intrinsechi delle proprie creazioni, poiché generate da un livello subcosciente ed affiorate al conscio senza mediazioni. Produrre dei beni per cento volte quelle che sono le nostre reali esigenze ed assistere impassibili ad una grande fetta dell'umanità, che muore ogni giorno per l'assenza di acqua e di cibo, è criminale ed antitetico al nostro sentire. Con quale coscienza possiamo avvallare la civiltà del consumismo, quando ancor oggi vi è una vasta parte del mondo che lotta per la sopravvivenza, quasi sempre perdendo? Un azzeramento è necessario, prima che sia, e forse lo è già, troppo tardi. Se l'essere umano vorrà evitare l'autodistruzione, sarà necessaria una ripartenza, che tenga conto degli errori commessi, per superarli e dare un peso alle cose vere dell'esistenza umana, rifuggendo i falsi miti e le stupidaggini imposte da uno stile di vita vacuo, ma generatore di profitti per coloro che lo controllano. Ad un certo potere fa comodo un individuo che non pensi, che non si erudisca, che segua pedissequamente le mode create in laboratorio. Guardiamo intorno a noi ed iniziamo a verificare il quoziente di consapevolezza della gente comune, per capire quanto siamo raggirati, “rincretiniti”, resi innocui da una marea di stupidaggini che, all'improvviso, sono divenute tutte un'importante ed unica ragione di vita. Vi sono molti fattori, che caratterizzano il progresso della nostra civiltà, che possono essere considerati delle armi a doppio taglio; e ciò dipende da come le usiamo. Purtroppo, nella società, l'uso improprio e l'abuso di molti beni è ormai la
prassi, divenuto un consolidato “modus vivendi”. Tutto ciò accade trasversalmente, accomunando i più abbienti agli indigenti, i giovani agli anziani, tutti uniti nella forsennata corsa, che ci sta portando ad essere, non più individui, ma pedine, le cui scelte, i cui movimenti, sono comandati dall'alto, ma senza fili, poiché tutto ciò non sia percepito come una dittatura, bensì come scelte assunte dall'individuo, grazie al libero arbitrio. Siamo dunque “pilotati” come una macchinina radio comandata ed abbiamo la sensazione di essere liberi, di decidere noi ciò che determina il nostro futuro; ma liberi non lo saremo mai, finché non spezzeremo questa catena di tacita e, molto spesso, inconsapevole obbedienza. Ecco perché l'arte deve simbolicamente ripartire dalle proprie origini; essa ha sempre precorso i tempi ed appare come un faro da seguire; questa volta, però, non correrà verso l'ignoto, verso l'inesplorato, ma avrà la lungimiranza di ritornare sui propri passi, verso le proprie radici, consapevole della necessità di dare un segnale chiaro e forte di ricostruzione delle fondamenta, che sono alla base della nostra esistenza. Sarà un ritorno alle origini simbolico; ma spesso i simboli posseggono una forza pari soltanto alla forza della natura; quella stessa natura con cui dobbiamo ritornare in armonia e ricominciare a rispettare e ad amare.
Il Manifesto dell'Arte Neorupestre è stato presentato da Andrea Benetti alla 53. Biennale d'Arte di Venezia, all'interno del padiglione "Natura e sogni" presso l'Università Ca' Foscari San Giobbe - Cannaregio - Venezia - Italia
Bologna, 7 dicembre 2006
Forme senza tempo
Forme senza tempo In principio era il nome. Ma non in senso teologico, ma in senso linguistico. La nominazione della cosa applica ad essa il confine _la definizione_ dunque i limiti del nome. Ti estì? si chiede Socrate: cosa è qualcosa, cosa è questa cosa. Il paradigma del linguaggio indoeuropeo colonizza la cosa, che appare nella giurisdizione del concetto invece che nella materialità del suo essere causa. Dunque la domanda che cosa è l'arte è una domanda mal posta. Prima di proporre una domanda più adeguata occorre riflettere su alcuni equivoci culturali consolidati. A rigore, la stessa espressione storia dell'Arte è fuorviante: noi concepiamo la storia in generale secondo il concetto greco di Kronos. Il senso del Kronos è il superamento, l'inattualità del passato dal punto di vista della sua pertinenza per il presente. Di conseguenza più adeguata al posto dell'espressione storia dell'Arte sarebbe l'espressione “storia dei fenomeni artistici” o “storia delle opere d'arte”, perché l'arte non è nel tempo Kronos, ma in quello che i greci chiamavano Aiòn, ovvero un eterno presente. L'eterno presente dell'arte implica il tema del suo senso e dei suoi significati. In un capitolo delle sue Ricerche Filosofiche intitolato “Il significato in senso extralinguistico” Ludwig Wittgenstein ci consente di porre il problema dell'arte in una forma che elude la domanda socratica sul “cos'è?”. Egli ci suggerisce di concepire il significato dell'arte nei termini della quantità e qualità di storie che un'opera genera: dove per qualità si intende la pletora di emozioni, riflessioni, reazioni, identificazioni, imitazioni, immaginazioni etc. Dunque in accordo con questa visione la domanda radicale sull'arte non riguarda la sua natura, ma la sua potenza, ovvero la sua capacità generativa di esperienze vitali. Se è grottesco pensare che il significato del dipinto “La sedia” di Van Gogh sia il suo referente, cioè la sedia raffigurata, non si può che concludere che il significato effettivo coincide con la sequenza di “storie” che esso ha fatto emergere nel tempo, sul piano individuale e collettivo e la cui effettualità permane e si rinnova nel tempo di un eterno presente. A partire da queste riflessioni in fondo semplici, il lavoro di Andrea Benetti rivela con altrettanta semplicità la posta in gioco del suo operare: la permanenza della potenza primitiva del raffigurare, nella esperienza analoga della registrazione delle forme dell'ambiente moderno, conservando tuttavia la meraviglia originaria di fronte al loro apparire. È a partire dalla vigenza della Aiòn nell'arte che la prospettiva indietreggia ed avanza senza confini temporali, nella pura arbitrarietà della decisione estetica. Stefano Bonaga
Il futuro incontra il passato
Il futuro incontra il passato Esiste una storia prima della Storia, in cui i fatti e le esperienze, oltre che in forma puramente orale, di cui non è dato averne traccia, vengono tramandati in forma visiva e in forma materiale, attraverso pitture rupestri e costruzioni megalitiche: la Storia che cerca un varco e si manifesta attraverso le forme. Tempo e Spazio compenetrano quella materia a cui l’essere umano, ininterrottamente dalla sua comparsa, conferisce forme mutevoli in un ciclo continuo e spasmodico. Come se la tensione di uno spirito imprigionato in un corpo di materia volesse dare visibilità al mondo intero della sua grandezza multidimensionale e multiforme. Allora creatività, costruzione ed arte diventano un tutt’uno come spirito, anima e corpo, che si uniscono in una forma perfettamente integrata, ognuna espressione diversa di una stessa sostanza. Con un approccio intuitivo e legato al senso comune, ognuno di noi ha fatto esperienza del tempo come concezione estremamente soggettiva e variabile a seconda delle diverse situazioni vissute. Con l’avvento del mondo scientifico il tempo assume l’aspetto di una grandezza fisica che, assieme alla Lunghezza e alla Massa, viene definita fondamentale. Sulla base di esse vengono ricavate tutte le altre grandezze fisiche a noi conosciute; questo fatto potrebbe dare la parvenza di una concretezza univoca e finalmente trovata per la variabile Tempo; ma volendo approfondire l’argomento ed immergendosi nella questione di cosa sia nella sua essenza il Tempo, ci si rende subito conto di come la questione risulti controversa e in apparenza inafferrabile. Ci si trova subito a constatare che l’oggetto di considerazione è nel contempo oggetto considerante; siamo noi che immersi nel tempo tentiamo di definire il tempo, osservatore e osservato che vengono a coincidere, in una circolarità che forse è proprio la chiave che ci consente di penetrare in questo mistero. Con la ciclicità e circolarità, il tempo perde la sua importanza e il cambiamento ininterrotto, osservabile nella materia più profonda, di cui in parte siamo costituiti, può essere descritto con il mutare di variabili misurabili rispetto ad altre variabili misurabili. Le cose cambiano, le une rispetto alle altre, come i fatti del mondo cambiano gli uni in relazione agli altri, in un infinito presente. Il richiamo alla circolarità del tempo emerge dall’arte Neorupestre come atto creativo del presente, che nella visione di un futuro incontra il passato, e osservando il passato vi scorge il futuro, riconsegnando al tempo quel carattere di circolarità, che era stato perduto. Ed è forse in questo contesto che forme senza tempo lineare, si incontrano nuovamente come forme all’interno di un tempo circolare.
Corrado Rozzi
Un ponte nella Storia
Un ponte nella Storia Con "Timeless shapes", Andrea Benetti vuole mettere in risalto l'origine preistorica dell'arte astratta, sottolineando come fosse diffuso in essa l'uso di simboli ricorrenti, paragonabile all'uso odierno dell'iconografia digitale. Benetti ispira la propria arte alla pittura rupestre, evidenziando come essa contenesse già in sé le future tendenze artistiche della pittura contemporanea, sviluppate dall'uomo nel corso della storia, partendo dagli albori, fino ad arrivare al '900 con l'astrattismo. Lo stesso Picasso, in visita alle celebri grotte della Cantabria, disse: «Dopo Altamira, tutto è decadenza». I principali misteri che animano la curiosità e la fantasia di Andrea Benetti sono i motivi che spingevano l'uomo primitivo alla necessità di dipingere e la modalità ed i luoghi in cui spesso le pitture erano realizzate, ovvero all'interno di cunicoli angusti e privi di luce naturale, nei quali le opere create, difficilmente sarebbero state apprezzate da qualcuno, vista la posizione recondita in cui erano eseguite. Erano destinate, perciò, a non essere apprezzate da nessuno, al contrario di oggi, in cui si creano eventi e mostre e si fa di tutto per far conoscere il proprio operato artistico. Un altro mistero affascinante è legato alla presenza nella pittura rupestre di forme simili a dischi volanti, o ad alieni. Queste figure, innegabilmente presenti nell'arte delle origini, aprono squarci su teorie ed ipotesi, come quella degli “antichi astronauti”, che a prescindere dalla loro credibilità, donano alla Preistoria e, nella fattispecie, all'origine dell'uomo, un alone di fascino e di mistero raramente riscontrabile in altri periodi della storia umana. E così via, passando da un mistero all'altro, Andrea Benetti si diverte a creare queste “forme senza tempo”, che a volte sono mutuate dalla pittura rupestre, mentre altre volte sono completamente inventate, magari partendo dalla distorsione di un simbolo, o la rivisitazione di una forma senza tempo. Apparentemente, le opere in mostra in “Timeless shapes” potrebbero essere assimilate ad un astrattismo formale del '900, ma anch'esse celano un mistero, che si esprime attraverso il significato, che Andrea Benetti assegna ad esse. Egli vuole creare un ponte ideale tra l'origine dell'arte e la sua contemporaneità. La stessa scelta di partire realizzando sulla tela un bassorilievo irregolare, caratterizza le sue opere e vuole emulare simbolicamente l'irregolarità e la tridimensionalità della roccia, il supporto su cui l'uomo preistorico realizzava le proprie pitture rupestri.
Gregorio Rossi
Timeless shapes
LE OPERE
Due profeti, 2020, cm 90 x 60, olio e ossidi su tela
Sinapsi, 2020, cm 70 x 70, olio e ossidi su tela
Gioco pericoloso, 2020, cm 80 x 70, olio e ossidi su tela
Viaggio nella storia, 2020, cm 60 x 60, olio e ossidi su tela
Toro blu, 2020, cm 80 x 70, olio e ossidi su tela
Pomeriggio nuvoloso, 2020, cm 80 x 100, olio e ossidi su tela
Chimica astratta, 2020, cm 70 x 50, olio e ossidi su tela
Lune in cielo, 2015, cm 60 x 80, olio e curcuma e acrilico su tela
Intrecci fatali, 2019, cm 100 x 50, olio e ossidi su tela
Laguna di Venezia, 2021, cm 60 x 100, olio, caffè e ossidi su tela
Dinamica della fortuna, 2020, cm 100 x 100, olio e ossidi su tela
Il mio Universo, 2009, cm 50 x 80, olio e hennè e acrilico su tela
Timeless shapes
Timeless shapes
Brevi cenni biografici su Andrea Benetti Andrea Benetti, pittore, fotografo e disegnatore, nato a Bologna nel 1964, ha ideato e stilato il Manifesto dell'Arte Neorupestre nel 2006, che ha successivamente presentato alla 53ª Biennale d'Arte di Venezia, nel padiglione "Natura e sogni", allestito presso l'università Ca' Foscari. Il Manifesto s'ispira idealmente all'origine dell'arte nata nelle caverne della Preistoria. Andrea Benetti, nelle proprie opere, cita, trasfigura, reinventa e gioca con concetti e forme della pittura Rupestre, ipotizzando un ponte immaginario tra la genesi dell'arte e la sua contemporaneità. Da oltre un decennio, l'artista emiliano realizza progetti, in collaborazione con diverse università italiane ed estere, tra cui la Johns Hopkins University, le università di Bologna, Roma Tre, Ferrara, Bari, Lecce e Bergamo. Nel corso degli anni, alcune di esse hanno inserito nel loro programma di ricerca universitaria sull'arte contemporanea la pittura Neorupestre di Andrea Benetti. Le sue opere sono presenti nel mondo, nei musei d'arte contemporanea ed in varie collezioni istituzionali d'arte, tra cui quella delle Nazioni Unite, del Quirinale, della Camera dei Deputati, del Vaticano e di varie Ambasciate nel mondo. Per questo motivo Benetti è stato ricevuto al Quirinale, alla Camera dei Deputati ed in Vaticano, dove ha incontrato Papa Benedetto XVI nel 2012 e Papa Francesco nel 2014. Nel corso degli anni, molti professori universitari ed importanti critici d'arte hanno scritto sulla sua poetica ed hanno partecipato attivamente ai progetti ideati dall'artista bolognese. Da alcuni anni "Andrea Benetti" è una voce enciclopedica presente sulla Treccani (una tra le più importanti enciclopedie al mondo) e su Wikipedia la voce è stata tradotta in trenta lingue. Nel 2020, Benetti è stato insignito del 49° Premio “Nettuno d'Oro”, il premio artistico annuale più longevo e prestigioso della città di Bologna.
Timeless shapes
Timeless shapes Musei e Collezioni che hanno acquisito le opere di Andrea Benetti Collezione d'arte delle Nazioni Unite ∙ New York, U.S.A. Collezioni d'arte Vaticane ∙ Città del Vaticano Virginia Commonwealth University ∙ Richmond, U.S.A. MACIA ∙ Museo d'Arte Contemporanea Italiana in America ∙ San Josè, Costa Rica Ministero Argentino di Giustizia e dei Diritti Umani ∙ Buenos Aires, Argentina RinaldiPaladino Art Museum Foundation ∙ Lugano, Svizzera Copelouzos Family Art Museum ∙ Atene, Grecia Ambasciata d’Italia in Cina ∙ Pechino, Cina Ambasciata d’Italia in Nuova Zelanda ∙ Wellington, Nuova Zelanda Collezione d'arte del Quirinale ∙ Roma, Italia Collezione d'arte della Camera dei Deputati ∙ Roma, Italia MAMbo ∙ Museo d'arte Moderna di Bologna ∙ Bologna, Italia MUSEION ∙ Museo d'Arte Moderna e Contemporanea di Bolzano ∙ Bolzano, Italia CAMeC ∙ Centro d'arte Moderna e Contemporanea ∙ La Spezia, Italia Galleria d'arte Contemporanea Osvaldo Licini ∙ Ascoli Piceno, Italia Collezione d'arte dell'Università di Ferrara ∙ Ferrara, Italia Collezione d'arte dell'Università di Bari ∙ Bari, Italia Collezione d'arte del Comune di Lecce ∙ Lecce, Italia ARTinGENIO Museum ∙ Pisa, Italia Pinacoteca Amedeo Modigliani ∙ Follonica, Italia MUMI ∙ Museo F. P. Michetti ∙ Francavilla al Mare, Italia Pinacoteca Silvestro Lega ∙ Modigliana, Italia Museo Speleologico "Franco Anelli" ∙ Grotte di Castellana, Italia Museo d'arte Contemporanea ∙ Fondazione Logudoro ∙ Banari, Italia Collezione Facchini ∙ La Fenice et des Artistes ∙ Venezia, Italia
Speciali ringraziamenti Stefano Caliandro, Alessando Cerra, Francesco Ciaccio, Gloria Evangelisti, Angelo Marchesini, Giulio Volpe, Andrea Zerbini.
Voglio dedicare questa mostra ad un uomo speciale, che purtroppo non è più tra noi. Anche se ci conoscevamo da trent'anni, non posso dire che Tonino fosse il mio migliore amico, ma era una persona generosa e dall'animo nobile, che ho sempre stimato molto. Ogni volta che ci incontravamo mi donava la sua ironia ed un sorriso sincero, che appariva sotto ai suoi inseparabili baffi. Ancor più che un celebre avvocato ed un affermato professionista, Bologna ha perso un grande uomo, un uomo con la "U" maiuscola. Ciao caro Tonino, le tue sagge parole ed il tuo sorriso sornione non ci abbandoneranno mai.
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