Cactus & Co. 2012 n. 2

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2012

XVI Poste Italiane S.p.a. – Spedizione in abbonamento postale – d.l. 353/2003 (conv. in l. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 2, dbc Varese

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Euphorbia obesa in habitat. (Photo: Gerhard Marx)


Cactus & Co. www.cactus-co.com 4

TAXA

sarcoana & superba

Due nuove specie di Copiapoa Two new Copiapoa species

Ingrid Schaub & Ricardo Keim

30 COLLECTIONS

La collezione di piante succulente di Zurigo: 80 anni al servizio della divulgazione The Zurich Succulent Plant Collection: 80 years in the service of succulent plant popularisation

Urs Eggli

54 cultivation Creare nuove succulente

Cultivar per tutti Breeding new succulents Cultivars for all Gordon D. Rowley

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focus

Le euforbie globose sudafricane

Euphorbia obesa Hook. f. & E. meloformis Aiton.

The South African spherical spurges

Gerhard Marx

2012 Vol. xvi 路 n. 2


sarcoan & 4


– TA X A –

na & superba cactus cileni

chilean cacti

Two new Due nuove Copiapoa specie di species Copiapoa

Text: Ingrid Schaub & Ricardo Keim Photos: by the authors, unless stated otherwise

(Nota editoriale) Ingrid Schaub e Ricardo Keim, esperti di cactacee cilene e assidui esploratori sul campo, collaborano da tempo alla nostra rivista presentandoci spesso allettanti novità. In questo numero, descrivono due taxa per intenditori, e precisamente due nuove specie del popolare ma sempre intrigante genere Copiapoa.

(Editor’s note) Experts of chilean cacti and keen field explorers Ingrid Schaub and Ricardo Keim, since several years have been precious collaborators to this journal, often introducing to connoisseurs choice novelties from Chile. In this issue they describe two new taxa, belonging to the always intriguing genus Copiapoa.

C. sarcoana: le piante in vicinanza

C. sarcoana: Plants near to the sea

del mare hanno le spine di colore

show a yellowish colour of the spi-

giallastro, come abbiamo potuto

nes, as we have observed in many

osservare in molte altre copiapoe.

other copiapoas.

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Cactus & Co. – taxa

Copiapoa sarcoana

Copiapoa sarcoana

Introduzione

Introduction

Dodici anni fa, nel 2000, mentre stavamo viaggiando lungo la costa a sud di Huasco, trovammo una pianta interessante che ci parve nuova. La strada era in pessime condizioni, e con grande fatica riuscimmo ad arrivare a Carrizalillo. Raccogliemmo un bell’esemplare di Copiapoa accestita allo scopo di studiarla successivamente. Questa pianta mostrò di crescere bene nella nostra serra insieme alle altre Copiapoa della nostra collezione. Quando ricevemmo la visita di conoscenti che conoscono bene le Copiapoa cilene, mostrammo loro la pianta chiedendo di esprimere un’opinione. Ma nessuno fu in grado di riconoscere la pianta né di fare ipotesi attendibili sulla sua identità. Volevamo dunque visitare nuovamente il sito del rinvenimento, ma le pessime condizioni stradali ci impedirono di raggiungerlo fino a quest’anno, quando ci provammo nuovamente. Abbiamo visitato il sito altre due volte allo scopo di studiare le caratteristiche e l’estensione di questa popolazione di piante.

Twelve years ago (2000), while travelling along the coast south of Huasco, we found an interesting plant that seemed new to us. The road was very bad and we almost did not make it through to Carrizalillo. We collected a nice Copiapoa clump for further study, a plant that has been growing very well in our greenhouse collection together with our other copiapoas. When visitors who knew Chilean copiapoas well visited us, we showed them the plant and asked for their opinion. No one could identify the plant or make a reasonable sounding suggestion. We wanted to visit the site again, but the very bad road conditions kept us from going there until this year, when we took the risk again. We travelled to the habitat on two other occasions in order to study the characteristics and extent of the population.

Estensione e condizioni della popolazione

La popolazione di Copiapoa sarcoana si estende approssimativamente per 5-7 km da nord a sud e dalla riva del mare (in luoghi rocciosi) fino alle pianure, e raggiunge le pendici delle prime colline verso est fino a circa 300 m di altitudine. I pianori sono lievemente inclinati dal mare verso le colline. Il terreno si presenta da sabbioso a sassoso, e qualche volta roccioso. La densità delle piante è maggiore sui terreni sassosi e diminuisce man mano che il terreno diventa sabbio-

Fig. 1 · C. sarcoana: un tipico cespo con apici grandi e appiattiti. Fig. 2 · Cespo ex habitat in coltivazione da 11 anni. Tutte le teste più piccole sono comparse negli ultimi 8 anni. Fig. 3 · Esemplare giovane di C. sarcoana che cresce vicino a una Eriosyce sp. Si noti la somiglianza dei due apparati radicali. Fig. 1 · C. sarcoana: A typical larger clump with big and flat apex. Fig. 2 · Ex habitat clump in cultivation for 11 years. All the smaller heads appeared in the last 8 years. Fig. 3 · A small C. sarcoana and the Eriosyce sp. that grows together, Notice the similar root system.

Descrizione latina Copiapoa sarcoana Ingrid Schaub & Ricardo Keim Copiapoa sarcoana differt a Copiapoa coquimbana minoribus ac planioribus caespitibus, plerumque eadem amplitudine. Griseo-caerulea epidermis operitur levi tegumento albo-griseo in partibus vetustioribus scapi. Apex lanatus planior et latior gerit spinas recentes longiores et tabacino colore. Planta radicem palarem habet, crassiorem quam C. coquimbana. OLOTIPO SGO 161062

Raccolto da Ingrid Schaub e

HOLOTYPE SGO 161062 Collected by Ingrid Schaub

Ricardo Keim nel mese di giugno 2011 e depositato

and Ricardo Keim during June, 2011 and deposited

nell’Erbario del Museo Nacional de Historia Natural,

in the Herbarium of the Museo Nacional de Historia

Santiago, Chile.

Natural, Santiago, Chile.

Latin description 6


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Fig. 1 · Il terreno su cui cresce C. sarcoana è sabbioso e sassoso, con alcune rocce. Fig. 2 · Veduta panoramica dall’habitat, su una collina vicina al mare. Fig. 3 · In questo primo piano si può notare chiaramente la sostanza fariosa che ricopre il fusto. Fig. 4 · In alcune zone la densità della popolazione è alta, con piante a differenti stadi di sviluppo. Fig. 1 · The soil in the habitat of C. sarcoana is sandy and stony, with some rocks. Fig. 2 · Panoramic view from habitat, on a hill close to the sea. Fig. 3 · In the close-up of this C. sarcoana, the farina that covers the body can be seen clearly. Fig. 4 · In some places the density of the populatiovn is high, with plants of different sizes.

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– collections – collezioni pubbliche

public collections

Succulente per hobby, per diletto, per divulgazione e per la scienza

La collezione di piante succulente di Zurigo:

80 anni al servizio della divulgazione

Succulents for Leisure and Pleasure, for Education and Science

The Zurich Succulent Plant Collection:

80 years in the service of succulent plant popularisation 1

Text : Urs Eggli & Gabriela S. Wyss. Photos: from the ZSS archives, unless stated otherwise. 31


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Sommario

Abstract

La collezione di piante succulente di Zurigo (“Sukkulenten-Sammlung Zürich”) è stata fondata nel 1931 sulla base di una collezione privata donata alla città da un benefattore, a condizione che venisse aperta al pubblico. Il modesto inizio con una sola serra fu il punto di partenza di un’istituzione che oggi è conosciuta in tutto il mondo e dispone di sei serre aperte alle visite, un giardino roccioso e numerose strutture riscaldate. Ogni anno la collezione è visitata da più di 50.000 persone provenienti da tutto il mondo. A partire dagli anni ’90 uno dei principali obiettivi dell’istituzione è costituito dalla divulgazione - per mezzo di mostre tematiche realizzate regolarmente e illustrate da opuscoli, visite guidate e altri eventi. Nel 2011, in occasione dell’ottantesimo anniversario, è stato inaugurato un nuovo sistema di informazione e, contemporaneamente, è stata preparata e realizzata una nuova guida alla collezione in edizioni inglese e tedesca.

The Zurich Succulent Plant Collection (“Sukkulenten-Sammlung Zürich”) was founded in 1931 on the base of a private collection donated to the City by a thoughtful patron with the obligation to put it on public display. The modest beginning with a single greenhouse was the start of the evolution of a world-renowned institution, today counting six greenhouses open to the public, a rock garden, and numerous heated frames. It is visited annually by more than 50.000 people from all around the world. Starting in the 1990ies, information dissemination became one of the foremost objectives of the institution - with the help of regularly staged topic-specific exhibits and associated brochures, guided tours, and various additional events. On the occasion of the 80th anniversary, a completely remodeled visitor information system was inaugurated in April 2011. Concurrently, a newly designed and authored guide booklet to the exhibits was also launched, both in an English and a German edition.

Breve storia della collezione La storia della collezione di piante succulente di Zurigo ha inizio intorno al 1920. A quel tempo Jacob Gasser (1870 - 1932) aveva a Zurigo un vivaio specializzato in cactus. Per problemi di salute, Gasser si vide costretto ad abbandonare sia la sua attività sia la sua collezione, ed era intenzionato a vendere le sue piante. Alcune autorità cittadine, compreso l’allora direttore del Giardino Botanico, si resero conto del “grande valore scientifico ed educativo” della collezione privata 32

A short history of the Collection The roots of the Zurich Succulent Plant Collection go back to the years around 1920. At that time, Jakob Gasser (1870 - 1932) operated a specialized cactus nursery in Zurich. Due to health reasons, Gasser was forced to give up his business and collection, and he intended to sell the plants individually. Several city officials, including the director of the Botanical Gar-


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Gasser ed esaminarono la possibilità di preservarla intatta a Zurigo. Con la crisi economica mondiale del 1929 che si profilava all’orizzonte, la Città di Zurigo da sola non era in grado di acquistare la collezione, ma fortunatamente fu trovato un benefattore, il commerciante Julius Brann. Per la somma di 20.000 franchi svizzeri egli acquistò la collezione Gasser e con gesto nobile la donò alla città a condizione che fosse aperta al pubblico. In quell’epoca la collezione Gasser era costituita da 1516 piante appartenenti a 652 specie, in prevalenza cactacee. A causa delle ristrettezze finanziarie provocate dalla crisi, i piani originali, che prevedevano la costruzione una serie di serre per esporre le piante, dovettero essere abbandonati. Fu invece realizzata una sola, semplice serra (Figg. 1 e 2) al costo di 36.000 franchi e la collezione fu aperta al pubblico verso la fine del 1931, nel luogo ove si trova tuttora

den at that time, recognized the “great scientific and educational value” of Gasser’s private collection, and looked for possibilities to keep it intact and in Zurich. With the World Economic Crisis of 1929 casting its foreshadows, the City of Zurich was unable to purchase the collection itself, but fortunately, a thoughtful patron was found in the person of store-owner Julius Brann. For the sum of 20,000 Swiss Francs, he bought the entire collection from Jakob Gasser, and nobly donated it to the City of Zurich with the condition that it be open to the public. At that time, Gasser’s collection consisted of 1516 individual plants of 652 species, the majority cacti. Due to the financial constraints posed by the economic crisis, the original plans to build a whole suite of display greenhouses for the plants had to be abandoned. Finally, a single simple greenhouse (Figs. 1 & 2) was built for 36,000

Figg. 1 & 2 · Veduta interna (Fig. 1, p. 31) ed esterna (Fig. 2) dell’unica serra della Sukkulenten-Samm​lung Zürich nel 1931. Fig. 3 · Veduta della Sukkulenten-Sammlung Zürich dopo il completamento della serra delle Piante Giganti nel 1947. La serra originaria del 1931 è quasi completamente nascosta dalla serra delle piante giganti. Si notino i cassoni freddi su entrambi i lati della serra. Oggi, 17 cassoni freddi con riscaldamento centralizzato sono dedicati alla coltivazione di numerose succulente di piccole dimensioni che gradiscono aria fresca e luce intensa, come i cactus globosi delle Ande sudamericane, o le Crassulaceae e i Mesembryanthemi del Sudafrica. Figs. 1 & 2 · Inside (Fig. 1, p. 31) and outside (Fig. 2) views of the first and only greenhouse of the SukkulentenSammlung Zürich in 1931. Fig. 3 · View of the Sukkulenten-Sammlung Zürich after the completion of the Giant Plant House in 1947. The original greenhouse from 1931 is almost completely hidden by the Giant Plant House. Note the cold frames on either side of the greenhouses. Today, 17 cold frames with central heating are devoted to the cultivation of numerous small-growing succulents that like plenty of fresh air and bright light, such as globose cacti from the South American Andes, or Crassulaceae and Mesembs from Africa.

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Fig. 4 · Veduta sulla sponda del lago di Zurigo, a interna della una distanza di circa 20 minuti a serra delle Piante piedi dal centro cittadino. Fin dall’inizio, la collezione di Giganti attorno al 1948. piante succulente divenne un’atFig. 5 · Le belle trazione sia per gli abitanti della città sia per i visitatori provenien- strutture che ospinano i giardini ti da altre località e nel 1934 fu rocciosi dedicati visitata da 12.500 persone. Alloalle succulenra come oggi l’ingresso è gratuito te resistenti al e, allora come oggi, la collezione freddo. Durante è gestita dal dipartimento parchi i mesi invernali e giardini dell’amministrazione cittadina, denominato Grün vengono disposte coperture tempoStadt Zürich. ranee di plastica Fin dall’inizio, la collezione per proteggere fu curata dal giardiniere svizzero le piante dall’ecHans Krainz (1906 - 1980). Egli si cessiva umidità. mise immediatamente in contat(Photo : M. Lio) to con specialisti di tutto il mondo e riuscì quindi in poco tempo a ottenere nuove piante. La serra iniziale ben presto si rivelò insufficiente a ospitare le piante in continuo aumento, e nel giro di pochi anni furono elaborati piani

Swiss Francs, and the collection opened for the public late in 1931 at its present-day site at the shores of lake Zurich, at a distance of about 20 minutes walking from down-town Zurich and the city centre. Right from the beginning, the Succulent Plant Collection became a point of interest for both local inhabitants and visitors to ZuFig. 4 · Inside rich, and by 1934 it had already view of the Gireceived almost 12,500 visitors. ant Plant House Then as now, admission to the around 1948. collection is free of charge, and Fig. 5 · The atthen as now, the collection is adtractively deministered by the parks and garsigned rockery dens department, today called houses winterGrün Stadt Zürich, of the City hardy succulents. council. During the winter The collection was curated months, temright from the opening year by porary roofs of the Swiss horticulturalist Hans plastic sheathing Krainz (1906 - 1980). He quickprotect the plants ly established contacts to cactus from excess and succulent plant specialists moisture. around the world, and was thus (Photo: M. Lio) able to acquire at a steady rate

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Figg. 1 & 2 路 Un trionfo della

Figs. 1 & 2 路 A triumph of

commercializzazio-

large-scale com-

ne su larga scala

mercial breeding

di una cultivar per

for house plants:

la casa: Kalanchoe

Kalanchoe Double

Double Flaming Katy Group.

Flaming Katy Group.


– C U LT I VAT I O N – ibridi e incroci

hybrids and crossings

Creare nuove Breeding new succulente succulents

Cultivar Cultivars per tutti for all Text & Photos: Gordon D. Rowley “La creazione di piante è un po’ come l’astronomia, un campo dove gli amatori possono ancora fare importanti scoperte. C’è tanta variazione genetica nelle piante quante sono le stelle in cielo, e più si osserva, più si vede. E non cesserà mai di essere tanto un’arte quanto una scienza.” N.KINGSBURY in “Hybrìd - The history and science of plant breeding” 2009: 282.

“Plant breeding is a bit like astronomy, a field where amateurs can still make important discoveries.There is as much genetic variation among plants as there are stars in the sky, and the more you look, the more you see. And it will never cease to be an art as well as a science.” N.KINGSBURY in “Hybrìd - The history and science of plant breeding” 2009: 282.

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on oltre 9000 specie di piante succulente con cui rimpinguare i nostri giardini e le nostre serre, molti collezionisti potrebbero affermare che siamo viziati nella scelta e non abbiamo bisogno di nient’altro. Ciò è vero in particolare per quegli specialisti che selezionano un singolo genere, sia Mammillaria o Aloe, Rebutia o Lithops, ed escludono tutto ciò che sia privo di dati di località e garanzia di autenticità. La conservazione di materiale proveniente dall’habitat è certamente importante, ma per ogni specialista vi sono molti appassionati interessati solo alla bellezza e alla bizzarFig. 3 · Echinopria di forme delle piante succusis ‘Johnson’s lente, che considerano la facilità Gold’, una nuova di coltivazione più importante di cultivar con fiori un pedigree aristocratico. a colori mutati. 56

ith over 9,000 species of succulents from which to stock our gardens and glasshouses, many collectors would say that we are spoilt for choice, and need nothing more. This is especially true of those specialists who select a single genus, be it Mammillaria or Aloe, Rebutia or Lithops, and exclude anything that lacks habitat data and a guarantee of authenticity. Conservation of wild material is surely important, but for every specialist there are many plantsmen who are only interested in the beauty and bizarre patterning of succulents, and value ease of cultivation Fig. 3 · Echinopsis above aristocratic pedigree. ‘Johnson’s Gold’, Most favourite flowers of a novel cultivar our gardens are far removed with mutating from their wild ancestors. flower colours.


Cactus & Co. – cultivation

Gran parte dei fiori che ab- Fig. 4 · Echinopsis belliscono i nostri giardini sono ‘Jubilee’, uno dei molto distanti dai loro progenimolti ibridi di tori selvatici. Sono stati raccolti e cactus apprezzati ibridizzati per molte generazioni per la crescita al fine di creare una progenie con vigorosa e gli fiori più grandi e più colorati, più spettacolari fiori. vigorosa, più resistente alle malattie e alle variazioni climatiche e commercialmente vitale. Questi programmi di riproduzione richiedono tempo, denaro e molto lavoro per aver successo. Solo un semenzale su centinaia o anche migliaia può rappresentare un reale miglioramento rispetto ai suoi genitori; tutti gli altri devono essere scartati. Le piante succulente, al contrario delle orchidee, non hanno né la popolarità universale né i supporti finanziari necessari per progetti tanto ambiziosi. L’unica eccezione fra le succulente in tempi recenti è rappresentata dall’emergere di nuove piante da appartamento, derivate da Kalanchoe blossfeldiana e specie correlate, culminante nei notevoli esemplari del gruppo Double Flaming Katy (Figg. 1 e 2), con fiori doppi, grandi e persistenti in una vasta gamma di colori dal rosso al giallo al bianco (Rowley 2010). Comunque sia, per la maggior parte delle piante succulente in coltivazione i progressi ottenuti si limitano a qualche isolata mutazione (Fig. 3), ibridazioni, e semenzali selezionati da popolazioni miste. Ma tutto ciò rappresenta solo l’inizio: se si continuano a coltivare le piante di seconda generazione e successive, si possono verificare notevoli variazioni e inatte-

They have been collected and hybridised over generations to create races with larger, more colourful blooms, vigour, disease resistance, climate tolerance and commercial viability. Such breeding programmes take time, money and much labour to achieve. Only one out of hundreds or thousands of seedlings can be expected to show a real advance on its parents; the remainder must all be discarded. Succulents, unlike orchids, have neither the universal popularity nor the financial backing to support such ambitious projects. A single exception among succulents in recent years has been the rise of novel house-plants derived from Kalanchoe blossfeldiana and related species, culminating in the remarkable Double Flaming Katy Group (Figs. 1 & 2) with large, long lasting double flowers in a wide range of colours through red, yellow to white (Rowley 2010). For the majority of succulents, however, progress under domestication has been limited to isolated mutations (sports (Fig.3), hybrids, and selected seedlings from mixed populations. But this is only the beginning: continuing to raise a second and later generations can unleash great variation and unexpected novelties. One does not need a Fig. 4 · Echinopsis knowledge of genetics to experiment, but it helps and can save ‘Jubilee’, one of many hybrid cacti wasted effort when sterility barriers are encountered. valued for vigorA few succulents have been ous growth and tested, bred and selected for showy blooms.

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se novità. Per sperimentarlo non occorre essere degli esperti di genetica, ma qualche nozione può rivelarsi utile ed evita sforzi vani quando ci si trova di fronte a barriere di sterilità. Alcune piante succulente sono state sperimentate, coltivate e selezionate per finalità economiche: Opuntia per i frutti commestibili (fico d’India) e come foraggio; Agave e Sansevieria per le fibre; Aloe per usi medicinali, e così via. Qui tuttavia ci occuperemo solo di piante da collezione. Quale appassionato coltivatore di succulente non ha mai desiderato che le sue piante crescessero più rapidamente, fossero resistenti alle malattie e ai parassiti, tollerassero il gelo o fiorissero più profusamente? Un buon esempio dei progressi in questa direzione è l’attuale moda degli ibridi 58

economic uses: Opuntia for edible fruits (prickly pears) and as fodder; Agave and Sansevieria for fibre; Aloe for medicinal usage, and so on. Here, however, we are concerned only with garden collectibles. What grower of succulents has not at some time wished that his treasured plants grew faster, resisted pests and diseases, tolerated frost or had more showy flowers? A good example of advances in this direction is the current fashion for hybrids of Echinopsis s. lat. (that is, in the broad sense comprising Echinopsis, Lobivia, Trichocereus. Chamaecereus, Helianthocereus, which can mostly be freely intercrossed (Fig. 4). Work began with the Czech breeder Alberto Frič in the 1930’s, passed to Harry Johnson in California later, and recently bur-


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Fig. 5 · Gli epicacti combinano i geni di specie forestali di generi differenti, e sono selezionati principalmente per le loro fioriture spettacolari. Fig. 6 · Tre semenzali che ho coltivato da ‘Thalia’, ma che furono poi abbandonati in quanto non mostravano alcuna miglioria rispetto agli epicacti già esistenti. Fig. 7 · Il cactus di Natale prodotto a partire da Schlumbergera orssichiana X ‘White Christmas’. Fig. 5 · Epicacti combine genes from species of forest cacti of different genera, and are selected primarily for their spectacular flowers. Fig. 6 · Three seedlings I raised from ‘Thalia’, but all were later rejected as no improvement on existing epicacti. Fig. 7 · Christmas cactus raised from Schlumbergera orssichiana X ‘White Christmas’.

geoned in the hands of Brian Fearn in England and Bob Schick in California. Earlier a similar explosion of variability created the epicacti: hybrids selected for large, colourful blooms, shrubby green habit and reduced spination and derived from genera botanically classed as Tribe Hylocereeae (Disocactus and related genera), a distinctive group of tropical forest cacti that are climbers or epiphytes (resting on tree branches). Some have colourful (red or pink) flowers open by day, others with long tubular white flowers open at night. Hybridisation created descendants with a longer flower duration and great variety of forms and colours (Figs. 5 & 6). A parallel group in Schlumbergera originated the Christmas and Easter Cacti (Fig. 7). 59


Le euforbie globose sudafricane

Euphorbia obe & E. mel

E. obesa ssp. obesa: una giovane pianta femminile

E. obesa ssp. obesa: young female plant growing

cresce ben protetta sotto i cespugli del karoo nella

well protected below karoo scrubs at the type local-

localitĂ tipo a nord di Kendrew.

ity north of Kendrew.


– FOCUS – succulente sudafricane

south african succulents

sa Hook. f. oformis Aiton.

The South African spherical spurges

E

Text & Photos: Gerhard Marx

uphorbia obesa ed E. meloformis insieme alle loro sottospecie sono ben note e costituiscono un’attrattiva per un’ampia porzione degli appassionati di piante succulente. Non sono solo i cultori del genere Euphorbia a individuare in queste specie alcuni dei più insoliti membri della famiglia delle Euphorbiaceae; anche gli appassionati di cactacee ammirano in queste piante la semplice ma affascinante sfericità simile a quella che si può riscontrare in molti cactus. Oltre alla semi-globosità superbamente elementare del loro fusto, queste piante sono splendidamente abbellite da sottili motivi lineari. Sono dunque non soltanto delle curiosità dalla insolita forma a uovo, ma vere e proprie sculture viventi magnificamente decorate. Tuttavia, a dispetto del fatto di essere ben conosciute e, tutto sommato, piuttosto comuni nelle col-

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uphorbia obesa and E. meloformis and their subspecies are very well known and appeal to a wide range of succulent plant enthusiasts. Not only Euphorbia lovers find them to be some of the most curious members of the family, but also cactus enthusiasts admire them for having the same attractive globose simplicity as found in many cacti. But in addition to the superbly simplistic semi-globular body design, they are also beautifully decorated with subtle linear patterns. Therefore they are not merely curious egg-shaped plants but they are decoratively painted living sculptures. However, despite being so well known and commonly found in collections, occasionally some questions arise regarding their relationships and differences from each other. Some people are also unaware of the fact that E. obesa and its ssp. symmetrica and E. 69


Cactus & Co. – focus

lezioni, queste piante fanno emergere a volte delle domande riguardanti i loro reciproci rapporti e differenze. Molte persone ignorano altresì il fatto che E. obesa e la sua sottospecie symmetrica, insieme ad E. meloformis e alla sua sottospecie valida, non sono gli unici membri di questo particolare gruppo di piante. Vi sono altri taxa molto interessanti e strettamente correlati all’interno del gruppo, tutti rinvenibili unicamente nelle Provincie del Capo Orientale e Occidentale, in Sudafrica. Le altre specie di questo gruppo sono E. E. obesa ssp. suzannae, E. pseudoglobosa, E. obesa: una pianta juglans, E. tubiglans ed E. jansen- femminile adulta villensis. Queste euforbie apparcon angoli lievetengono tutte a Euphorbia sotmente crenati, togenere Rhizanthium, sezione vicino a CharlwoMeleuphorbia, vale a dire le Euod a nord phorbia ‘a forma di melone’. Sono di Kendrew. piante caratterizzate dal portare fiori unisessuali (i fiori maschili e quelli femminili sono prodotti da piante diverse) e dal fatto che le capsule contenenti i semi non sono espulse dall’involucro fiorale a maturazione. Questo gruppo di piante, che si trova indicato come Gruppo 18 nella classificazione di Jacobsen, è molto strettamente imparentato con il gruppo di E. polygona-horrida (Gruppo 19, Sezione Anthacantha). La principale differenza fra i due gruppi è rappresentata dal fatto che nei taxa del Gruppo 19 i peduncoli fiorali sono per lo più persistenti e rimangono generalmente sulla pianta come se costituissero una sorta di armatura spinosa. Come suggerisce il titolo, questo articolo verte principalmente sui due membri più noti e popolari di questo gruppo, vale a dire E. obesa ed E. meloformis. E. obesa comprende naturalmente la distinta sottospecie simmetrica, e il complesso di E. meloformis è costituito da E. meloformis ssp. meloformis con due forme, fa. magna e fa. falsa, e da E. meloformis ssp. valida. *Euphorbia obesa Hook. fil. (1903) Gran parte degli articoli su E. obesa citano il limitato areale di distribuzione e le preoccupazioni sul suo stato di conservazione in natura. E in effetti, dopo essere stata scoperta nel 1897 e pubblicata nel 1903, fra tutte le euforbie succulente sudafricane divenne rapidamente la più ricercata. White, Dyer e Sloane (1941) riferiscono che le popolazioni in habitat erano state ‘selvaggiamente depredate’ dai collezionisti, e una foto pubblicata a pagina 553 del loro libro mostra senza imbarazzo una porzione di terreno zeppa di piante 70

meloformis and its ssp. valida are not the only members of this group. There are some other interesting and closely related members within this group and all of the elements in this group are restricted to the Eastern and Western Cape Provinces of South Africa. The other species in this group include E. susannae, E. pseudoglobosa, E. juglans, E. tubiglans and E. jansenvillensis. These Euphorbias are all members of Euphorbia Subgenus Rhizanthium, Section Meleuphorbia, the ‘melon-shaped EuE. obesa ssp. phorbias’. They are characterized obesa: mature by being unisexual (male and female plant female flowers are produced on with subtly separate plants) and the ripening keeled angles fruit capsules are not pushed outgrowing near side the flower cup (involucre). Charlwood, north This group of plants which is of Kendrew. found as Group 18 in Jacobsen’s grouping is indeed very closely linked to the E. polygona-horrida group (Group 19, Section Anthacantha) and the main difference between the groups is that in Group 19 the flower stalks are mostly persistent and mostly remain on the plant often to serve as spiny armature. As the title suggests, this article focuses mainly on the two most well-known and popular members of the group, namely E. obesa and E. meloformis. E. obesa includes of course the distinct ssp. symmetrica and the E. meloformis complex consists of E. meloformis ssp. meloformis with two forms, fma. magna and fma. falsa, as well as E. meloformis ssp. valida. *Euphorbia obesa Hook. fil. (1903) Most articles about Euphorbia obesa mention its restricted habitat distribution as well as the concerns about its conservation status. It was indeed so that after it was discovered in 1897 and published in 1903, it quickly became probably the most sought-after of all the southern African succulent Euphorbias for quite a number of years. White, Dyer and Sloane (1941) reported that wild populations had been “ruthlessly denuded” by collectors and a photograph published on page 553 of the same publication shows without embarrassment a portion of a ground bed filled with field collected plants (with 19 showing in the picture) in cultivation in Cape Town . They also mentioned that the plants are eaten in the wild by baboons and probably almost all four footed animals, which makes it miraculous that there are any plants left in the wild.



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raccolte in natura (ben 19 nella fotografia) e coltivate a Cape Town. Gli autori citano anche il fatto che le piante vengono mangiate dai babbuini e probabilmente da quasi tutti i quadrupedi, il che rende quasi miracoloso il fatto che ne rimangano ancora in natura. Fortunatamente, a più di un secolo di distanza dalla scoperta, posso riferire con gioia che vi sono ancora alcune popolazioni di piante in habitat e che una di queste è stata anche recintata come riserva naturale nel 1997, grazie a un finanziamento donato dall’associazione tedesca (Deutsche Kakteen Gesellschaft). Ironia della sorte, l’entità della distribuzione non è stata ad oggi completamente studiata! Per molti anni si è creduto che la distribuzione di questa pianta fosse limitata all’area compresa fra Kendrew e Graaff Reinet, ma vi sono rapporti che la segnalano anche E. obesa ssp. obesa: Fig. 1 · Un esemplare femminile

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Fortunately more than a century later I can gladly report that there are a few populations of plants left in the wild and one of the populations was also fenced as a reserve in 1997 with funds provided by the German cactus and succulent society (‘Deutsche Kakteen Gesellschaft’). Ironically enough, the extent of the distribution remains not fully researched. For many years it was believed that its distribution was restricted to the area between Kendrew and Graaff Reinet, but there have been reports of it also occurring to the north of Graaff Reinet. A friend who is an Euphorbia researcher told me that he had seen it years ago on the plateau near the Valley of Desolation, and there were also some unconfirmed reports about it occurring on a farm to the north-east of Graaff Reinet on the road towards Middelburg. E. obesa ssp. obesa: Fig. 1 · A neat globular young

perfettamente globoso e pieno di frutti, in habitat a

female plant in full fruit, in habitat east of Kendrew.

est di Kendrew. Fig. 2 · L’habitat presso Kendrew. Vi

Fig. 2 · The habitat near Kendrew. There are nu-

sono numerose basse colline di identico aspetto nella

merous identical low hills in the area but only this

zona, ma solo su questa troviamo E. obesa. Fig. 3 ·

single one has E. obesa growing on it. Fig. 3 · Mature

Una pianta femminile adulta cresce all’ombra dei bassi

female plant growing in the dappled shade of low

cespugli tipici del Karoo, a nord di Kendrew. Fig. 4 ·

Karoo bushes north of Kendrew. Fig. 4 · A mature

Un esemplare femminile adulto in piena fruttificazione

female plant in full fruit, growing well protected by

cresce protetto da cespugli legnosi. Fig. 5 · Una pianta

woody shrubs. Fig. 5 · A female plant in fruit with

femminile in frutto con un giovane esemplare sullo

a younger plant in the background accompanied by

sfondo, associata a Monsonia kamdebooensis. Si noti

Monsonia kamdebooensis. Note the unwelcome pres-

la sgradita presenza di alcune cocciniglie sulla parte

ence of some scale insects on the lower half of the

bassa della pianta adulta.

mature plant.


Cactus & Co. – focus

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Cactus & Co. – focus

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Fig. 1 · Una pianta femminile di E. obesa circondata dai resti di una Monsonia che deve aver svolto un ruolo di protezione e ombreggiatura per la pianta quando era ancora un giovane semenzale. Fig. 2 · Come riportato da White, Dyer e Sloane, E. obesa è mangiata da tutti i quadrupedi, ma i più frequenti colpevoli sono i porcospini, che probabilmente hanno danneggiato queste due piante. È interessante notare che entrambe sono state anche colpite da una infestazione di cocciniglia. Fig. 1 · A female plant surrounded by remains of a Monsonia that must have served as protection and shade to the young E. obesa plant as young seedling. Fig. 2 · As mentioned by White, Dyer and Sloane, E. obesa gets eaten by all four-footed animals, but the most frequent culprits are porcupines which probably did the damage to these two plants. It is interesting to note that both plants suffered also from scale insect infestation.

a nord di Graaff Reinet. Un amico che studia le Euphorbia mi ha riferito di averne viste anni fa sull’altopiano presso la Valley of Desolation e che vi erano alcuni rapporti non confermati circa la sua presenza in una fattoria a nordest di Graaff Reinet lungo la strada verso Middelburg. È veramente un peccato che finora nessuno abbia seriamente indagato in modo capillare in quella zona. Bisogna tuttavia aggiungere che non sarebbe un’impresa facile, dato che non vi sono indicatori certi per stabilire le aree dove le piante si possano trovare, rispetto alle zone che non le ospitano. Sebbene E. obesa cresca per lo più sulla sommità e sui pendii rivolti a sud di basse colline, essa può anche trovarsi nelle zone pianeggianti tra una collina e l’altra. In pianura cresce in solidi terreni sabbiosi, mentre sulle colline il substrato è più roccioso. In entrambe le situazioni la pianta cresce quasi esclusivamente sotto i bassi ce74

It is a bit of a shame that nobody did a serious and extensive investigation effort in that area to date. But it would also be no easy task, because there are no clear features that distinguish the areas where the plants occur from those where they do not. Although E. obesa mostly grows on the top and southern slopes of low hills, it can also be on the flat areas between hills. On the flats it grows in a firm sandy soil, but on the hills the substrate is much rockier. In both situations it grows almost exclusively below the low karoid bushes and it is mostly so well hidden inside the dappled shade of these bushes that detecting the plants requires skilled and deliberate observation efforts; otherwise one can walk right through a population without noticing any. It also remains a mystery why it is that E. obesa grows on a certain low hill while it is totally absent on an identical adjacent hill in the same area.


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spugli del karoo, ed è generalmente così ben nascosta nell’ombra di questi vegetali che per individuarla è necessaria un’accurata opera di osservazione con occhio esperto, altrimenti si può camminare nel bel mezzo di una popolazione senza notare neanche una pianta. Resta un mistero il motivo per cui E. obesa cresca su certe basse colline mentre è completamente assente su altre colline del tutto simili e adiacenti. La zona di Graaff Reinet è caratterizzata da precipitazioni concentrate in due periodi dell’anno, piuttosto sporadiche nella tarda primavera (ottobre-novembre) e un po’ più intense durante la tarda estate e l’inizio dell’autunno (marzo-aprile). Gli inverni sono normalmente asciutti, ma in alcuni anni si possono sviluppare fronti antartici particolarmente intensi che penetrano in profondità nell’entroterra fino a Graaff Reinet, causando piogge invernali. Ciò è accaduto nel mese di luglio 2005, quando sono caduti oltre 30 mm di pioggia verso la metà dell’inverno. Le temperature invernali scendono frequentemente sotto lo zero e occasionalmente anche a -4 °C, ma solo per brevi periodi. Questo è un fatto importante, da tenere presente a proposito delle succulente sudafricane che abitano zone ove le temperature possono andare al di sotto dello zero. In una serena notte invernale, il suolo si raffredda considerevolmente, e prima dell’alba le temperature possono scendere sotto zero. Al sorgere del sole possono occasionalmente essere scese anche a -4 °C, ma non appena il sole supera la linea dell’orizzonte la temperatura sale rapidamente sopra lo zero. Quindi il tempo complessivo che le piante trascorrono al freddo intenso è piuttosto limitato, probabilmente meno di tre ore. Normalmente, anche dopo una notte fredda e senza nuvole il giorno s’intiepidisce considerevolmente, e nei pomeriggi invernali soleggiati si raggiungono punte massime anche oltre i 20 °C. Non sorprende quindi che E. obesa sia abbastanza tollerante rispetto a una notevole varietà di condizioni ambientali in coltivazione, e che perfetti esemplari da esposizione si possano coltivate con relativa facilità in Europa e altrove. È una vera fortuna che E. obesa cresca facilmente da seme in modo rapido, e che i vivai ne producano ogni anno migliaia di esemplari in molti paesi del mondo. Il caso che più mi ha colpito è stato alcuni anni fa, nel vivaio C&J nella California del sud, ove c’erano file e file di contenitori ciascuno contenente centinaia di semenzali di E. obesa. Così, sebbene resti piuttosto rara in natura, non esiste più quasi alcuna pressione sulle popolazioni, proprio perché oggi si trovano molti più esemplari in coltiva-

The Graaff Reinet area receives bimodal rainfall, occurring somewhat sparingly during late spring (October-November) but a bit more generous during late summer - early autumn (March-April). The winters are normally dry, but some years there can be the occasional strongly developed Antarctic cold front that penetrates as far inland as Graaff Reinet, causing some winter showers. This happened during July 2005 when more than 30 mm rain fell during mid-winter. Winter temperatures frequently drop below freezing and occasionally as low as - 4 °C, but only for a very brief period. This is an important fact to remember regarding all South African succulents that grow in areas where the temperature can drop below freezing. On a clear cloudless winter night the heat radiates freely from the earth surface and by early morning about an hour before sunrise it may drop below freezing point. By the time the sun rises it might have gone as low as -4 ºC on occasion but as soon as the sun is above the horizon the temperature climbs rapidly to above freezing. Therefore, the total time duration of the plants being subjected to such severely cold temperatures is not long, probably less than three hours. Normally also after such a cloudless cold night, the day warms up considerably and may even reach a maximum of more than 20 °C on such a sunny winter afternoon. It is not surprizing therefore that E. obesa is quite tolerant of a wide range of situations in cultivation and some perfect show specimens are grown relatively easily in Europe and elsewhere. It is really most fortunate that E. obesa grows easy and fast from seed and many thousands are produced yearly at nurseries in many countries of the world. The most impressive I have seen was some years ago at C & J’s Nursery in Southern California, where there were row upon row of seedling trays each filled with hundreds of E. obesa seedlings. So, although it remains somewhat rare in the wild, there are almost no more collecting pressure upon the wild populations and it is literally so that there are today many thousands more plants of it in cultivation than in habitat. It should also be added that it is strongly recommended that growers try to be conscientious when pollinating their plants to keep them pure. A European friend once mentioned to me that there is a great amount of E. obesa hybrids sold in Europe as pure E. obesa and he finds that frustrating. Another related 75



Cactus & Co. – focus

zione che in habitat. Occorre anche aggiungere che è fortemente consigliabile che i coltivatori cerchino di essere molto accorti quando impollinano le loro piante, allo scopo di mantenerle pure. Un amico europeo una volta mi disse che c’è un gran numero di piante ibride vendute in Europa come genuine E. obesa, cosa alquanto frustrante. Un altro argomento correlato, che di frequente si presenta, è in cosa consistano i caratteri distintivi di E. obesa rispetto alla sua sottospecie symmetrica. Proviamo quindi a dare uno sguardo a questa sottospecie e a comparare entrambi i taxa. *Euphorbia obesa (Hook.f.) ssp. symmetrica (White, Dyer & Sloane.) Rowl. Questa pianta fu scoperta più di 30 anni dopo E. obesa nella fattoria Kruidfontein tra Willowmore e Rietbron. Quest’ultima località si trova a più di 100 km a sudovest dell’habitat di E. obesa. A tutt’oggi non sono state segnalate popolazioni di E. obesa o della ssp. symmetrica in alcun luogo compreso fra Kruiidfontein e Kendrew, e quindi i due taxa sono geograficamente separati in modo netto e inequivocabile. Euphorbia symmetrica fu pubblicata come specie valida nel volume 2 di The Succulent Euphorbieae di White, Dyer e Sloane, e come parte della discussione delle specie gli autori compilarono una tabella comparativa delle differenze fra E. symmetrica e la strettamente correlata E. obesa. Le tre principali differenze presentate nella tabella sono: 1) una radice napiforme molto sviluppata in E. symmetrica, a confronto con quella Un bell’esemplare moderatamente sviluppata di femminile, molto E. obesa; 2) un fusto general- vecchio, di E. obemente più piccolo, più largo che sa ssp. symmealto in E. symmetrica, e più alto trica in habitat. che largo in E. obesa; 3) piccole Come ssp. obesa, gemme fiorali circolari che proanche le piante ducono un singolo peduncolo in di questa ssp. E. obesa, mentre E. symmetrica diventano cilindrimostra gemme fiorali oblunghe che con l’età. e trasversali che portano fino a 5 peduncoli alla volta. Gordon Rowley ha denominato questi ultimi “peduncoli a grappolo” nella sua formale combinazione di E. symmetrica come sottospecie di E. obesa del 1998. Rowley cita anche ‘peduncoli vigorosamente ramificati’ in E. obesa, mentre dichiara di aver osservati soltanto ‘peduncoli solitari’ in E. symmetrica.

matter that frequently arises is that the question gets asked “how does one readily distinguish between E. obesa and the ssp. symmetrica?” Therefore, let us take a brief look at E. obesa ssp. symmetrica and then do some comparison between the two. *Euphorbia obesa (Hook.f.) ssp. symmetrica (White, Dyer & Sloane.) Rowl. It was discovered more than 30 years after E. obesa on the farm Kruidfontein between Willowmore and Rietbron. The latter locality is located more than 100 km to the south-west of the habitat area for E. obesa. There is to date no known populations of E. obesa or its ssp. symmetrica anywhere in the area between Kruidfontein and Kendrew, so they are definitely geographically clearly separated. Euphorbia symmetrica was published as a separate species in Volume 2 of The Succulent Euphorbieae by White, Dyer and Sloane and as part of the discussion of the species they compiled a table of differences between E. symmetrica and the very closely related E. obesa. The three main differences claimed in the latter table are: 1) a strongly developed tap root in E. symmetrica compared to a moderately developed one in E. obesa; 2) a generally smaller main stem that is thicker than high in E. symmetrica and higher than thick in E. obesa and 3) small circular flowering eyes producing a single peduncle in E. obesa while E. symmetrica has transversely oblong flowering eyes bearing up to 5 peduncles in a row. Gordon Rowley referred to the latA beautiful and ter as ‘clustered peducles’ in his very old female formal combination of E. symspecimen of E. metrica as subspecies of E. obesa obesa ssp. symin 1998. Rowley also mentioned metrica in habi“vigorous branched peduncles” tat. As for ssp. on E. obesa, while he mentions obesa, also the plants of this ssp. that he has only seen “solitary peduncles” on E. symmetrica. become cylindriThe discussion of E. symmetcal with age. rica in ‘The Flowering Plants of Africa’ (1978) mentions another difference and that is that it had been observed that the stems of the germinating seedlings (hypocotyls) of E. symmetrica are globose, while in E. obesa they are cylindrical. All this sounds a bit complicated and in my own experience not all of above differences are consistent and reliable. The differences in stem size and shape 77


ISSN 1129-4299


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