MEMORIE

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Andrea Pasta

Memorie


Andrea Pasta

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Memor i e A

volte il temp o ci scorre a Passa, sempl ccanto, silen icemente. zioso. Cammino dist ratto in un vecchio borg irregolare, o, il selcia consumato da to gli anni, è u tinuo. Le cas mido, discon e color paste llo hanno add delle vite c osso il peso he hanno vis to scorrere. Poche volte il silenzio è stato così reale. denso, grave , Tutto sembra assopito in q uesto pomerig le, tutto se gio di Aprimbra immobil e, attorno a Osservo gli a i miei passi rchi nati da . un contatto s sicurante de tretto, raslle vecchie costruzioni, volessero da vicine come rsi calore, coraggio. La sere stata d vita deve es ura qui, mol to. Improvviso un odore mi stra ppa dal nulla immerso, imp in cui sono rovviso e fo rte, mi scuo L’odore vecch t e, mi blocca io delle bucc . e d’arancia b la stufa a le ruciate nelgna, l’odore caldo del fuo pie, avvolge, co che rieml’odore dei p omeriggi d’in mia infanzia verno della . La casa dei n onni, silenzi osa e spoglia che scende s , la pioggia ui vetri leg gera, le omb riempiono la re lunghe ch stanza, mia e nonna intorno lo che “sten de” la pasta al tavoall’uovo. Tutto diviene reale, tutto invade com e un brivido la mente.


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ono anni che non pens o più al pas sato, al mio passato, da tanto ho lasciato sedimentare i ricordi se nza distinzione tra pi acevoli e no n, semplicemente li h o ignorati, nascosti. Immerso in q uesta strada arroccata tra sassi e panni stes i, lascio che il tempo torni indiet ro, venga a raccontare le sue stori e, anche se forse far à male. Cammino anco ra tra le ve cchie vie, tra scale st rette e vico li bui, cerco di pen sare, di ric ordare, cerco tra le case, tra gl i angoli più nascosti , cerco tra i ricordi degli altri, qualcosa di mio. Osservo dall e finestre, d ai riflessi sui vetri il sole tramont are, sparire dietro il profilo de i monti, mi fermo ad immaginare l e storie di chi vive dietro quest e finestre, le loro vite , i loro ges ti. Chissà se pe nsano mai al passato, chissà s e lo vivono, chissà se hanno voglia di ricordarl o. Salgo in aut o pensando a ncora alle storie di chi ha un a vita diversa dall a mia, alla loro quotidianità, a lla voglia d i conoscerla. Attraverso l entamente un la sera timi a piazza, damente sfior a i tetti de gruppi di ve lle case, cchi parlano , gesticolan Passo. Vado do. via.


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l giorno torna, la luce bagna la terra umida do po la notte, esco, un’aria fr edda, decisamente poco primaverile mi accoglie, penso ancora al passat o, al senso più assoluto del termine, al passato ge nerazionale, al significa to più profondo, più le gato alle tradizioni, alla ricchezza che ogni gior no di più dimentichiamo di av ere. Voglio conoscere una pa rte di storia, vorrei conoscere almeno una parte delle storie di chi an cora vive il passato, chi tr amanda le usanze, maga ri a nessuno, ma in qualche modo le mantiene. Vorrei vedere da vicino le loro vite. Mi immergo in questa ri cerca, senza condizioni , senza risparmi, conosc ere le radici della no stra gente, della nostra te rra mi affascina, mi ri porta ad un’ infanzia trop po poco esplorata, trop po poco vissuta. Parlare con chi ha la vita alle spalle è una delle cose che amo da sempre, come da sempre ho preferito le voci di ch i racconta di persona. Sono poi convinto che ci sia molto altro, mo tivazioni più intime, forse egoistiche in qu esta mia voglia, quasi spasmodica, di conoscer e, ci penso da un pò, fors e inconsciamente spero di sentire nelle parole degli anziani ancora la voce dei nonni, pers i troppo presto, persi prima di poter ascoltar e molto delle loro storie, forse nei volti di queste persone lenirò il dolore della mancan za. O forse sarà il dolore ad accompagnare questo viaggio, un dolore dolc e, misto al sapore delicato della nostalgia, del rimpianto. Guido verso il mio prim o appuntamento.


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a provincia di Roma, verso est, mi porta immediatamente lontano, ogni chilometro mi trascina verso il passato, verso quelle montagne dolci, ricche di vegetazione che inesorabilmente tendono ad inasprirsi al confine con l’Abruzzo, i paesi immersi in un verde intenso si affacciano alti, austeri, lungo l’alta valle dell’Aniene, il fiume cantato già da Plinio, il fiume dove trovò la morte il re etrusco Anio disperato dopo il rapimento della figlia. Almeno così vuole la leggenda, e a me piace pensarlo. La valle a volte aspra, segnata da profonde gole, è percorsa da una strada tortuosa che dopo la piccola città di Subiaco si divide in due rami, uno diretto verso la remota Vallepietra, dove la storia regala monasteri di enorme importanza artistica, l’altro verso gli Altipiani di Arcinazzo, regno di allevatori e contadini che nei secoli ne hanno calpestato i prati.


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m magin magino i l o voro, le mani oro volt i, im ripet nel pazi intente nel l ente, ersi aCammi d no su ei gesti immutato tichi . i pra t s i e , c nti tracc iate eri, sot alpesto an za, s t d algo a secoli ili line e, gne c v he ci erso le di trans umanovest dolci rcond a b m n l o o o n cc taallun i gando ano il c prati, che a cammi o d no, i le ombre rso del sole si an n sil d e l c t zocco ora asco enzio,co ramonto, me po l l t gregg i delle tare il rumor especor i mig e Il ve e in r nto d anti. fila, degli rami, olcem dei Loret mentre a ente sci vo r o nocco lo vedo rivo all la tra i a lato s mentr i spalle legnaia di , e si accor alto e d ige di me.


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arliamo mentre ci avviamo alla stal parliamo subito la, , senza convenev oli, parliamo del suo la voro, delle mand rie che si avviano in mo ntagna ai “pasco li alti”, dell’inverno tras corso, duro, come tutti gli inverni in mo ntagna, duro con uomini e “bestie”, ment re racconta le pe co re lo seguono docili, si lasciano chiu de re il recinto alle spal le, le mani moss e in continuazione ri petono gesti quot idiani, e Loreto racc onta ancora, di al be gelide e fieno du ro come un sasso, dei cavalli affamati nell’aria ghiacc ia ta dell’alba. Il tempo inclemen te mi riporta al la realtà mentre as colto di come i fig li abbiano fatto sc elte diverse, ov vi e e diverse, alla vita dura del pa store nel ventunesimo seco lo. Ovvie ma tris ti.


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o guardo negli occhi prima di andare, vorrei v edere se posso capire , conoscere altro, arrivare più in fondo , sapere quello che n on ho il coraggio di chiedere. Ma non posso . Lo lascio in tento a nutrire le gal line. Così come so no venuto vado via, in silenzio, attento a no n imporre la mia presenza . Le domande r estano nella mia mente, n on posso chi edere ad uno sconosciuto se è felice, se ha rimpianti , vorrei foss e lui a dirm elo, a farmi capi re, ma non p osso chiedere. Penso alla s ua parole, a i suoi ricordi , alle mani segnate dal te mpo e dal la voro, quello c he molti di noi non conoscer anno mai, pe nso al suo viso, ai suoi occhi, agli anni trascor si in montag na, al silenzio del le sue parol e, un silenzio emo tivo, radica to, un silenzio che r a c c o n t a le lunghe giornate in solitudine. il mio passa Cerco in lui to, cerco un a storia che non può racc forse lui ontare. Non può conoscer e.


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i volto anco ra verso i p rati, gli an ormai sono p imali iccole macch ie scure nas ombre lunghe coste dalle di una notte precoce, imp In montagna rovvisa. il buio lo v edi arrivare derlo rubare , puoi vespazio alla luce, metro tro, sale da dopo melle valli v erso le vett quando arriv e, ma a è repentin o, una lama cha taglia d d’ombra i netto lo s pazio. Assaporo att imi di solit udine e sile mentre la va nzio, lle bagnata dalla notte lora di luci si co, puntiformi segni, della che corre il vita suo tempo. La strada se gue il corso antico della le, ne assec valonda il movi mento sinuos morbido, asc o, olto il sile nzio, lo sen avvolgermi, to insieme ai r a r i s uoni del bosco, distant i. Il giorno fin isce tra pen sieri e rico in un costan rdi, te desiderio di sapere. Incontro Mar io in un rig ido giorno d maggio, uno i di quelli in cui la prima vera sembra lontana ed i l v e n t cato, porta o, raffiaddosso l’od o r e dell’inverno, un pr ofumo freddo d i camino e muschio, umi do, ed aspro , che riempie i polmon i.


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rio ha gli occhi chiari, sereni, ornati dalle profonde rughe che ottantacinque anni di vita all’ aperto regala no al suo viso. Ha il sorriso s incero, pulito, sotto un naso impo rtante che gli riem pie il volto, le su e mani grandi, fors e troppo, stringono le mie,sento

il loro calo re, la pelle dura, secca. E’ allegro, nella sua ca ntina di Jen tro una bott ne, siede di iglia di ros eso che dice sempre, e pa di bere da rla volentie ri, circonda prie cose, d to dalle pro ecine di ogg etti sparsi che quanto l u n p ò ui parlano d ovunque, i una vita i La sua vita. ntera.



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l taglio della legna, gli animali al pascolo, il bosco, le se rate con gli amici, pochi , affiatati e s empre gli stessi, peccato che oggi mol ti non ci siano pi첫 a dividere quella bottiglia con lui. Poi il matrimonio, i figl i, i cavalli , la vecchia m adre che ci osserva da u na foto appe sa tra gli uten sili ed i ri cordi, le feste in paese; se mplici, goliardi che, finite. Scivolo tra le sue parol perdo, giro e, inciampo, tra i luoghi mi d e i che posso so suoi ricordi lo immaginar , luoghi e, scivolo a stro braccon n c o r a iere del suo , maldepassato, del ni. Non ries l e sue emozioco a tornare indietro, av zioni in un v erto sensatempo non mi o, non vissu Sono esposto t o. al suo sguar do, mi aggra sperato tent ppo, nel diativo di tor nare ad oggi .


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ncora non è chiaro il senso di questo bisogno, di questa ricerca, o forse non vo glio ammettere di sapere molto d i più, di sapere es attamente quello ch e cerco di trovare. Sono fermo s u una sedia incerta, mal ferma, con g li occhi stanch i di una fat ica emotiva, str aziante, dol orosa, amara, m eravigliosa. Osservo il b icchiere nel le mani di Mari o , l o s e g u o vuoto, e poi verso il di nuovo il lento avvice pieno, in un ndamento di stati fisici l’uomo che m opposti, oss i dedica il ervo suo tempo, i è vero che i l suo animo, ricordi li c se onserviamo n Stringo fort ell’animo. e la sua man o mentre sal role per rin uto, non ho graziare, e pan o n è un modo di in silenzio, d alle parole ire, resto spesso prefe do, e sono c r i s c erto che lui o lo sguarsappia quant del suo rega o sono grato lo.


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asso tra vecchie vie, mentre il sole rega al giorno. la ancora lu ce Le case sono vicine, picc ole, con le alcune porte pietre a vis sono aperte, ta, altre hanno la toppa. la chiavi ne lMia nonna so no anni che le ha tolte, serratura di oggi ha la sicurezza a cilindro eur Resto in pae opeo. se, vago tra vicoli umidi mi muovo len di memoria, tamente, fru go tra le vi tili traspar te altrui, s enze dai vet otri opachi, a nascosti dal t t i m i le maglie la di vita rghe del tom tende. bolo delle Rubo senza p rendere null a, mentre la rifugio tra luce cerca i monti. Sono solo in strada, tra odore di cuc domestici, t ina e rumori ra voci lont ane e persia Pensare fa m ne accostate ale. . Fa male e st anca, ma mi piace. Il cielo è c upo, i cirri filamentosi e ieri lascian laceri di o il posto a d altocumuli nacciosi. Im scuri, miponenti si a ccalcano sui montagne riv fianchi delle olti a sud, dopo aver co glia lungo i rso per mil Tirreno ed aver accumul tà. Le pertu ato umidirbazioni qua ndo arrivano portano piog da ponente gia. Affile è avvo lta in una s ottile nebbi Un piccolo b a. orgo arrocca t o , a di altezza, settecento m che nasconde etri u n cuore antico solo vecchio , non . Le vie si in tersecano tr a loro, a ca mezzo sembra mminarci in di perdere s ubito l’orie ma tutte pr ntamento, ima o poi si aprono verso ed è facile l’esterno tornare vers o la piazza. Ma non devo andare in pi azza. La strada or a è ripida, scendo sul s to consumato elcia, verso la “ bottega” di ‘mmastaro” . Peppe “lu


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eppe costruisce i basti, le selle per il trasporto de lla legna sui mu li. Un mestiere antico, dimenticato. Lo trovo, im pegnato a ba ttere chiodi, a rinforzare strutture ch e porteranno fino a due quinta li, mi spieg a, chi usa ancora i muli, chi pr eferisce questo s istema arcai co, affida tutto il carico e la salute dell’animale al basto. E’ una responsabili tà. Ora possiamo presentarci. Ora che ho b en chiaro ch e cosa fa quest’uom o che picchi a con il martello sen za sosta, me ntre parla dei suoi ottantacinqu e anni. Ha la testa china, lo sg uardo attento, conce ntrato, ma p arla con me, parla se nza sosta co sì come lavora. Spaz iando in qua si un secolo di stor ia, ascolto le vicende di chi non h a mai smesso di credere nel suo mest iere.


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entre ascolto lo g uardo muover e le mani, s guardo chius apientemente o nella sua , lo camicia a sc pesante, sui acchi, di fla toni del cel nella este, intona Sono proprio ta agli occh gli occhi la i. cosa che mi più, veloci, colpisce di inquieti e s ereni insiem chi non ha t e, gli occhi regua, non v di uole averla. uomo che ha Gli occhi di voglia di fa un re, nascosti stanza, da u , ma non abb na montatura anera con len Peppe. ti sottili. Non ha nulla a che fare c on la montag animali, con na, con gli i pascoli, e con tutto qu termini di i ello che in solamento, e socialità qu ma il suo mo esto comport do di parlar a; e di relazio in comune co narsi ha mol n gli altri, to con chi ha a diverse, è g vuto esperie entile, cort nze ese, chiuso. E’ inutile c he cerco sim ilitudini, è parallelismi inutile fare e pseudo ana lisi sociolo è solo che s giche la ver ono un estra ità neo. Estraneo. Non sono sul la strada gi usta. Conosc qualcosa di o ogni giorn nuovo, qualc o osa di più, mie radici, ma non sono possono esse le re forse in le nostre, q senso allarg uelle comuni ato , ma non le Le mie non l mie. e conosco. E non riuscirò così. a conoscerle Però ho pass ato un mese in un campo con gli zing nomadi, un m ari e sono r ese iuscito a pa loro, sono r rlare bene c iuscito, ne on sono certo, porte estrem a farmi apri amente chius re e. Non posso, n on voglio sm ettere, vogl ra. io provare a ncoMentre penso , cammino di nuovo, di nu strette vie ovo tre le di Affile. Ho salutato Peppe.


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ado verso la pia zza, la macch ina fotografica ci ondola stanca mente alla mia dest ra. Inseguo ancor a questo stra no bisogno di sa pere, questa ricerca di qual cosa perso tr oppo tempo fa per essere ritrov ato. La piazza si apre improvvi sa, molto più amp ia di quanto ci si aspetta, fuor i ai bar dei capannelli di e terogenea uma nità aspettano la sera, aspetta no ingannando il t empo tra chia cchiere e caffè, fo rse ingannano se stessi speran do che domani sia diverso o for se va bene co sì. Osservo, alcu ni osservano me. Sono un estra neo, è vero. Cerco una per sona e questo mi rende ancora più evidente. Si nota. Di Antonio ho il numero del cellulare, non h o idea di chi possa essere e a nche se ho ap puntamento con lui non posso ved erlo, chiamo. Un telefono s quilla dietro di me a pochi me tri , mi vol to istintivament e. Chiuso in una giacca mimeti ca mi viene inco ntro un uomo, il telefono i n mano.


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ntonio. Dietro una s ambuca lui e d un caffè io, un fiume di parole sg orga da un sorriso sinc ero, schiett o. Lascio che s ia lui a con durre il gioco, lasci o che la sua voglia di dire non abb ia vincoli, mi fa piacere che sia così. Salgo sulla sua Fiat Pan da verso l’ovile, dev e rimettere le pecore, è ora. Mentre guida continua a p arlare, i lupi sono un problema, qu esto sono certo di ave rlo capito, intanto non posso fa re a meno di sperare che la strad a sia a sens o unico. Lo è. Le parole si accalcano su l ripido sentiero che conduce al r ecinto, scivolo sull e pietre con sumate da decenni di p assi, Antoni o racconta, racconta tutto senza distinzione, scros ci di parole si mescolano, int ervallati da tuoni di indignazione , per poi co ncedere pause in att esa di nuova tempesta. I concetti s i inseguono, si scontrano e poi fuggono a na scondersi.


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giovane Anto nio, i suoi cinquanta an ni nascosti dalla barba incolt a e dai cape lli bianchi arruffati , emergono d alla foga del suo eloq uio, dall’en ergia, dall’irrequi etezza, dall a rabbia a volte, dal suo sorriso ironico, quasi be ffardo. Le pecore ve ngono chiuse , contate e chius e, un cane p astore arriva al la fine della fila, arriva decis o verso il s uo padrone, qua si a fare il resoconto dell a giornata, in cambio ricev e una ciotol a di latte appena munto. Non so perch è, e non lo so veramente, m a ho voglia di piangere. Antonio semb ra sereno, a ppagato, forse sono un pò i nvidioso. Io sono un i nquieto pato logico. Nei racconti il tempo si ferma in una dimensione irreale, rem ota, ma nel reale il tem po passa, ed il giorno fin isce il suo corso regala ndo la sua ultima luce. Ci troviamo di nuovo al bar, dietro una sambuca Antonio ed u n caffè io.


da, tra i s a r in d o e . e ol o s tra id ncanti . v o u i n perso lli ma sogni a za se o uov e tas e. Sen la tr lte n o o t di nare not maggi o. A v i a d l l a or tto anche il cie e p As lte a azz o l’a A v ana sp e s do , e. t ced mavera accen , mon ede. c u s o i i c suc uando lla pr cca, s le pur q o e e Amo lori d tta, s i un s od u o i c d I c è asci raggi te zon o dove z i ria otto i oli. r n o sfond c s u a t o è n . e os elo and icende za r i n g c e s v o l i i n unic ostre g g O n u e, re le r o l a egn s i d

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otto una luc e abbagliant e si snoda il sen tiero sterra to che da Camerata Nuo va porta a C amposecco, la jeep sobbalza sui sassi bianchi, att orno una nat ura ancora credibi le regala in trecci di rami ed o mbre, sotto una luce accecante. Arrivo all’a bbeveratoio di Camposecco, un inaspettato, immenso pascolo a mille e quat trocento metri di altezza. Peppe mi asp etta su una vecchia Nissan Patrol che g uida con le grucc e, il bianco ormai stanco d ella vernice sta cedendo al p iĂš credibile color ruggine, un naso adun co dona un aspe tto austero al viso, quasi severo. Mi accompagn a alla sua b aracca, una s orta di rifu gio dove pas sa le lunghe , interminabil i, giornate di pascolo. Peppe alleva mucche. Alla baracca prepara il caffè , quasi senza parlare. Nella stanza il caos degli o ggetti sparsi ovunque, sembra sopraffarmi, no n riesco a mettere a fu oco, ad evidenziare un punto e concentrarmi su di esso. Entropia pur a.



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è orgoglioso del suo rifu eppe gio, fuori, ta, ha posto sulla porun cartello bianco con u ta nera; “uff na scriticio del sin daco Campose forse lo è d cco” e avvero, elet to all’unani Ma non per d mità. ire una cosa a caso, ma p Peppe è un’i erchè stituzione i n questi bos l’uomo che d chi, è a settantott o anni porta pascolo le m al andrie estat e ed inverno che ci siano , quaranta gra di o un metr di neve poco o importa, la vecchia Nissan arriverà a Camposecco . E poi c’è Se rgio Leone. Il regista c he a metà de gli anni sessanta ha creato un ve ro e proprio genere, ha girato qu i i suoi famosi spaghetti we stern, e Peppe era l’addetto ag li animali. Mica poco. E si guadagn ava bene. Di ce. Oggi alleva ancora, anch e se gli animali sono molti meno, pensa al passato, alla donna d el paese vicino che non ha mai s posato, alla sorella che ogni giorno lo aspetta a casa, alla v ita semplice a cui non ha mai voluto r inunciare, e posso capirl non perchè a o, lla sua età le scelte so quasi obblig no ate, ma per il tipo di v condotta a c ita, ontatto con le cose più con i ritmi vere, dettati dal t e m p o, dalle sta ni, una vita gioancestrale, d o ve il passat il presente o ed non hanno mo lte differenz c’è questo p e, e poi osto meravig lioso. Vorrei riman ere ancora.


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tre mi allon tano rifletto ensu quello ch persone hann e queste o, e quello a cui hanno vuto rinunci voluto o doare, ma sopr attutto alla I luoghi com serenità. uni vogliono che questo s vita sia lon tile di tano dallo s tress, propr città e dell io delle o stile di v ita ad esse e poi si par relativo, la di qualit à d e l di ritmi, io l’aria, di c ibo, non ci credo . L’aria, l’ac qua sono mig liori in pic te, sicurame cola parnte le conce ntrazioni di nanti sono i inquinferiori, ma siamo a sess chilometri d anta a Roma non i n un luogo r isolato, per emoto e quanto rigua rda il cibo sono molto p sano iù frequenti e pericolose tossinfezion le i alimentari derivate da cessi di mac proellazione e stagionatura in casa, e d fatta i errate pro cedure di co vazione piut nsertosto che er rori nelle fi della grande liere produzione. Quindi tutto è relativo, lo stress è gettivo, e l soga situazione diventa molt complessa. o più Salvo partic olari circos tanze, si mu cancro a Jen ore di ne come a To rino, a Came a Reggio Cal rata come abria, la di fferenza a mi so non è la o avviquantità di vissuto, ma tà, quantific la qualiabile in ter m i n i equilibrio. di tranquill ità, In poche par ole, ho idea che vivere a diretto con contatto la natura, i ntesa molto gersi del qu come svolotidiano, fa ccia accetta più l’inelut re molto di tabilità, co m p r e s to quello ch a la morte, e ne consegu con tute , chi lo accet parte, diffic ta e ne fa ilmente vive in ansia, te dal domani. rrorizzato Questo da so lo basta a f ar vivere me glio.

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mmettiamolo, siamo terror oltre all’in izzati dalla vecchiare, a morte, l l ’ apparire, e ria di corre t utta una selazioni sull ’argomento, tolleriamo p q u e llo che non iù è l’idea di dover mor mo abituati, i re. Non sianon la conos ciamo, non d non nel vive irettamente, re quotidian o. Chi vive li, chi si n con gli anim utre di quel alo che produ il concetto ce ha chiaro di nascita e morte, e lo per se, non accetta anch vive in funz e ione di quel l o c h e succederà, vive e basta. Pun t o . E vive megli o. Una sorta di ricordo ance strale, di conta tto con la p arte lìmbica del nostro cerve llo, una part e che non si è evoluta dall ’australopiteco ad oggi , un istinto che se so pito ci impedisce di v ivere, in fondo eravam o tutti così. . Lasc io Camposecco a mali ncuore, la strada st errata costeggia Ca merata Vecchia, dis trutta da un incend io circa centocinquan ta anni fa, tra storia e leggenda le cause del ro go non sono ancora chiare, m a era il tem po dei briganti e d ei confini co n lo stato papale in continuo ass estamento, tutto da capire, di f atto Camerata venne ric ostruita poc h i chilometri valle. a


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uardo in alt o verso le r ovine, un’au ticolare cir ra parconda il luo go, penso al vera di quel la natura se periodo, ma soprattutto immagino le a i briganti, loro gesta, il terrore t tanti, ma an r a gli abiche il corag gio, l’impeg Il tempo pas n o . sa inclement e, arriva la Sotto un vel notte. o d’ombra os servo la str re, scivolar ada scorremi accanto, indifferente. rumore monot Ascolto il ono del moto re, come un ripete ugual mantra si e, ossessivo , mi aiuta a Pensare al p pensare. assato che s to cercando volti, in qu in questi este mani se gnate, dove ricordi orma rovisto tra i vaghi, lab ili. Segni come o mbre sulle m ani di mio n gname mentre onno, faleero troppo p iccolo per c morie confus apire, mee di una bot tega in peno dore acre de mbra, l’ol legno tagl iato, intars pazienza di iato da una altri tempi, le mani stan vide sulle m che e ruie guance, l ’odore aspro co sulle dit del tabaca, la fine im p r o v v anni, le sto isa, i miei rie mai racc dodici o n t a te. Non so c se quell’uom hi foso magro, su una vecchia rossa che to Moto Guzzi rna nelle mi e fantasie, tro che quel non so allo che mi è stato detto, voci di seco riportato, nda mano, e pochi effimer Cerco. Sapen i ricordi. do di non tr ovare. Mastico polv ere, portata dal vento, s una vecchia eduto su pietra milia re, accompag verso la mor no il sole te. Scivola nel proprio giorno, il b destino il osco si sten de maestoso il fiume scor nell’ombra, re, indiffere nte, nel fon cato della g do intriola, cerca i l suo mare. cerca. Anche lui Fatico a ris pettare gli impegni, com to di soprav e un istinvivenza, sot tile rifiuto stillicidio di uno conclamato, qualcosa vor impedirmi di rebbe andare oltre .


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u no a rva dop o cu ma d Rocca C r ante va mi a el p un v r a v ecch ese sul ano, po vicii mi a c la s spet o Fiat inis o priF t insi tra eme a Gaeta iorino i bian n no. scen tier c P d o ch un r e ar iamo un archegg o e i r capr cinto a iva al ripido o, l a e s s l’in cune pe uo terr enna. c daffa e rata ore, qu no, Sono alch mogl siem uniti, e i e e, u Ross lega n dura ati d , es a vita a un s t La m a vi onta remamen pesso d t iffic a inte f gna to d i a a a po form rtar piedi, ticosa. le, a e a torn ggio da casa il latt a e mu , la resp con il fare, e n s e r onsa a il p s o u i o b I gi orni ilità , carico l’alba anni c d a , po passano ffanno. i dover he i un e, , di a vi vent ta. ano mesi , po i




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casa Gaetano è a suo agio, prepara il formaggio e la ricotta con il latte di pecora, come gli hanno insegnato da generazioni. Nel vecchio paiolo di rame la temperatura sale, lentamente, misurata con la mano,con l’esperienza. Il caglio, un pugno, mescolato con la frusta di legno, il segno della croce prima di iniziare, fede e superstizione, passato e presente, indissolubili. Attendiamo. Ascolto quest’uomo, ascolto le storie dei boschi, dei pascoli, delle lunghe giornate con le gre ggi.


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na vecchia foto scattata a m età degli anni s ettanta, colori t enui, una radura, il l atte appena munto, un so rriso giovan e. Passano acca nto al camin o i suoi ricordi , passano tr a l’odore di form aggio ed il fuoco, fuori il sol e illumina u na piccola piazza, stre tta tra le c ase vecchie un palazzo n ed obiliare, la luce sfiora l mura, l’into e naco segnato dal tempo. Cammino tra gli angusti vicoli del p per lo più s aese, cale, ripide , sconnesse, ci sono nego non zi, bar, nie nte, solo ca porte chiuse se, sul silenzio di questa ma di maggio, u ttina na donna anz iana cammina tica, porta a faun cesto di verdura, mi poi nulla, s guarda, olo i miei p assi. A casa Gaeta no ha messo il formaggio le vecchie f nelorme di legn o, quando sa verrà messo rà freddo a stagionare . Guardo le ma ni muoversi, lavorare, le sempre, si d guardo ice che gli occhi sono l dell’anima, o specchio le mani pens o siano l’im vissuto. magine del



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paesi vicii e n o i t t a c s e cerco qualch utati nel m m i i h g o u l nuovo solo, su orci, viste gliaia di i m e v o d , i l ni, cerco sc bi rimaste immo e m r o f , o . p m e t , o attenzione t s o p o n n a h ta le nuvole r o p o i sguardi g g i r e , ce, il pom te scivolano n e m a t n e Cambia la lu l , i te sui mont monocrome, , e p u c o prima adagia n a t n valli dive chiudono. Le grigio. e, lacrir e d a c a e nei toni del t n e ziano pigram o, piacevols i v Le gocce ini l i o n a n mi bag me ed ombra, i, mente. questi luogh i d a m i n a ’ l o olo racconc i v i I vecchi son n g o , a . i panchin orti, decise ovunque, ogn f e l o r a p , e i tori o, affievolit n ta le loro s o d r e p i s e pietr Echi tra le che inei r dal tempo. e i t s e m , e marrit e che non z n a Tradizioni s s u , o n o i scompa un sorabilmente i lontani di n o u s e m o c , o si tramandan spengono. i s , o s r o c s a tr tempo ormai no molti, o s n o n i n a v gio o, Nei paesi i ltrove lavor a o n a c r e c , ali, nuove vanno via u t t a ù i p a t i vi condizioni d sociali. prospettive restano? E quelli che le orme dei à r i u g e s o n hi Forse qualcu ei trovare c r t o p e s r o f vecchi, prie radio r p e l o t a c ti o non ha dimen ate in cambi p p a r t s a h e ci, non l emplice, più s ù i p a z n e t di un’esis agiata. parlare con , i l r a v o r t Forse potrei a a vivev o r p i s a s o c te, loro, capire o nel presen t a s s a p o i r p re il pro e. armi a capir t u i a o r e b b e potr


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a le mani nella terra, Marco, quando lo incontro, chinato a strappare er be infestanti d alle piante di pa tate. Trentaquattr o anni, passati a Ro cca Santo Stefano, trentaquattro anni ed un’occupazione an tica come l’uomo. Parla di se mentre comin cia a zappar e, parla men tre un sole sempre più c aldo rende giusti zia ad una p rimavera in ri tardo, le ca gialle, spic losce cano nel ver parole corro d e d e l l’orto, le no veloci su i ricordi, g attuali. iovani, niti di, Marco lavora senza sosta, mentre il su la maglia, m dore bagna i spiega com e oggi le pi produttive s ccole realtà iano legate solo al sost miliare, non entamento fa possono regg ere il confr gricoltura i onto con l’a ndustriale, con i ritmi, innovazioni. i mezzi, le



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osì spiega, in p oche parole, come sia cambiato nel l’ultimo sec olo il mondo dell’a gricoltura, come tutto sia meccaniz zato, standa rdizzato, e per usare una parola d i moda, globalizzato . Così in due minuti. Ed è tutto v ero. Come è vero che non bast a per vivere. Mi fa cenno di seguirlo, pochi metri dopo i l campo un r ecinto, all’interno la madre, An gelina, mi accoglie con un sorri so spontaneo, schiett o. Insieme a ccudiscono gli animali, pochi maiali , qualche gallina ed a lcuni conigl i, insieme mi spiegano i ritmi, i c icli della vita dell e bestie all evate in casa, ed il loro uso, in sieme li nutrono, ins ieme mi port ano in un mondo lontan o, un univer so senza tempo, auten tico, crudo ed insieme dolce, forse romantico. Passa in fre tta il tempo , andiamo a casa, la c asa dove Mar co ha vissuto tutta l a vita, dove Angelina mi mostra i prosciutti appesi ad essiccare , il forno d ove fa il pane, a mano , come una v olta, un pane pesante , s c u r o , che resta mo bido tutta l ra settimana. Vado via, ac compagnato d a Marco e da zione di vuo una sensato indefinita che mi chiud e la gola.


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e cosa nto di . aver Rocc pers a Sa o qu da d nto alall’ Stef alto che ano , l m ment a circo protet i guart n r Inco e mi av da, che a dal b o v n paes tro Sav icino. la stri sco e nge, erio Anco . a l l’en r trat avre a non s a de o ch i co l e da nosc che iuto più l ì a mio h conc a spost una del poco e Save l ato rio tto di in a e perso s a te c n v ome lleva a erenità anti il e . s l vita , ma ’Amiata ini, ra dutt z , ivo. il term li all ze preg Save i e ine rio alle va da u av anim na vare ali. ive in è risimb iosi con i su oi


rivi am pass o in ma ia cc pi d mo a st hina, lun i en ne, clacson to, ad go una co un m e era rrono f gli a a radu ulattie sini ra v ra i rsolo uori u n ri o to, u d femm no spaz al bos conosc ta, due cui co on in io v ding c uoto , quell o il p olhe p e con adr i p o re o scav alca cedute iccoli ra è un che pri oma da s a spin u ato n vecch i masc i avvic llevame hi, i n ed io ciol Save nano g o di abbrac recin uarrio to ci si s p trin ochi me a, let di leg scende ter no , go si cano , lo no into , ment alment e filo re g e rn Save s li a , un cu rio pingono o, lo lt cannu ha . Tren sano ri gli ta a trenta , lo nn Qui anni lecmi f i nel . 2 e 0 Anda r 10, re o mo. ed è ltre feli sare ce. bbe inut ile e re tori co.

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incontrato d ue persone c o he vivono un to, al confin tempo dilata e tra passat o e presente disfatte, in , serene, so sintonia con dquello che l Almeno in su i circonda. perficie. La realtà po trebbe esser e tutt’altro sce solo chi , la conola vive, ovv io, ma ester quello che t iormente raspare è po sitivo, molt Non credo si o. possa fingere oltre un cer mite, oltre to liuna data mis ura, sono po credere a qu rtato a ello che ved o. Certo essere giovani è di fficile, lo è munque, in o cogni contesto , ma oggi un sistenza cos ’eì spartana p uò essere an più aspra, r cora ispetto a me z z o s quando gli s ecolo fa, tili di vita c i t tadini potevano sembr are molto pi ù lontani, irreali, oggi i mezzi di c o municazione e di traspor to hanno azz erato queste distanze e portano a conoscere molto di più quello che u n tempo era remoto, ma se la sce lta viene mantenuta ha ancora più v alore, non è obblig ata o casual e. E’ una scelt a reale. Cammino anco ra, mentre r ielaboro gli sti moli, riperc orro le sensazion i, mi accorg o di essere st ato superfici ale, di aver ragionato in modo generic o, per luoghi comuni.

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scelta, s e devo an alizzarla di parte, realmente e di fatt a , senza e o lo sono idilliaca ssere , non è c , ma può osì banal celare mo Dietro og mente lto di pi ni decisi ù. one può n paura del asconders confronto i una fug , della r tà che no a, una ealtà, un n mette i a invaria n discuss fallire n biliione, la on creand certezza o aspetta Rimanere di non tive. nel picco lo delle le usanze proprie a acquisite bitudini, dà poco, lontane m dela volte, olte dell ma lascia e difficol lazione t tà di con ipiche di fronto, d un conte Non a cas i resto più s o chi dec ociale. ide di fu altà. ggire cer ca queste Sono di n reuovo conf uso, pass rivo a nu ano i gio lla di pr rni, e no eciso, a Sono part n arnulla di ito per c inconfuta ercare un rienze ch bile. palliativ e non ho o delle e avuto in curare il speeredità, dolore de per cerca lle mie p Ho cercat re di erdite, i o di capi ngenuamen re la diff qualità e te. erenza in motiva, d termini d i tranqui stenze di i llità int ametralme eriore tr nte oppos netica di a esite, ma, t città e l ra la vit a calma m non ho av a freonotona d uto nessu ella camp na rispos Forse sol agna ta definit o una: tu iva. tto è sog E’ passat gettivo. o un mese , la prim sia riusc avera fina ita ad es lmente se pugnare l freddo le mbra a fortezz ntamente a inverna lascia ch si ritira le, il e il sole senza con lo allont dizioni. Ho ancora ani, un appunt amento, a cettato d ncora una i regalar mi una pa persona h domani. P rte della a acoi basta. propria s Nel cielo toria, terso del la mattin cime espo a, mentre ste ad es t tinge d il sole d dui, lont i rosa gl alle ani nevai i , si rinc ultimi re un bianco orrono nu siacceso. vole filif ormi di


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a del bivio m i r a p , a r t n o co, Subiaco inc Contrada Bar statale per a l o n a f e t S nto o riuscito n o s i v i t per Rocca Sa a t n n on pochi te untamento co p p dove, dopo n a n u e r e n e otte rtigiani, ch a a trovare ed i m i t l u i l o deg sti. Domenico, un ostruisce ce c e n se o i s s a p per o non sapeva t n e m o m o m i t voFino all’ul trarsi al la s o m a o t i c s ta sarebbe riu come una vol e l i c a f è n o ro perchè n per il confe e l a i r e t a m reperire il lui chiama e h c o l l e u q di zionamento, rta di ramo o s a n u ” e n o ome “salic ibile che, c s s e fl o t l o m salice di vedere, o d o m o t u v a poi ho tensile in u n u n o c ” a “spell fino alla a i c c e r t n i d legno e i e di cesti d realizzazion dimensione. e a m r o f i n g o o ’uomo corron l l e d i n a m e L menti sapien i v o m , i c o l e v eccanici ti e ormai m o ad un si susseguon le persiritmo diffici e, non no da seguir suoi ha nulla dei nni, ottantotto a lla Domenico, nu , nell’aspetto nella lucidità, nella forza, anzi una cosa ce sal’ha, il pas to.



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e storie di guerra, ment re intreccia corrono velo ci, si mesco i rami, lano ai rico Le immagini r di di vita. degli scontr i sembrano c zarsi davant oncretizi ai suoi oc chi, sembran nel presente o vivere mentre le pa role cercano dere un orro di renre difficilme nte immagina mani ora ral bile, le lentano, seg uono il fluss parole, dann o delle o forma al r acconto, ne le forme. seguono Domenico ha la fronte su data, annasp ricordi, luc a tra i ido e sconvo lto, scompar memoria. Poi e nella torna, impro vviso, al pr te. esenIl fantasma è fuggito, s vanito nel s questa calda ole di mattina di g iugno. Intanto il c esto è finito , ed anche i tempo. l suo



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uando si arriva in vetta dopo a ver scalato, si ha una forte sensazione di vuo to, un vuoto interiore, un se nso di inuti lità e stupore, tut to sembra lo ntano, passato. Anche quando si cerca a lungo qualcosa dentro di no i, a volte, nel m omento in cu i si trova, ci si chiede se si a valsa la pen a, se tutto il rimestare, i l riportare in superficie se dimenti del passato, sia st ato opportun o. A volte giov a. Non ho trova to i miei ri cordi, il pa ssato resta chiuso in un a muta immagine mista a lla fantasia , non ho trova to risposte, non ho sopit o il dolore. Torno a casa . Stanco di un ’esperienza affascinante, stanco di questi posti meravigliosi, aspri ed austeri, stanco di qu este storie reali e fant astiche, antiche e p resenti. Stanco emoti vamente. Stanco di ce rcare altrove quello che so già dove tro vare.


Grafica


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