Gli oggetti quotidiani frapposti nelle relazioni

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GLI OGGETTI QUOTIDIANI FRAPPOSTI NELLE RELAZIONI


• il semaforo •la zip •il libro

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Quello che sta sotto i tuoi occhi, ovvio, oblio, Quello che sta sotto i tuoi occhi e, silenzioso, cambia la tua vita


IL SEMAFORO


Scatta tra poco il verde dei semafori. Prestami gli occhi. Basta il tempo per innamorarsi; che in fondo i semafori sono solo fori colorati di luci, ma ogni tanto ci cambiano la vita.


Dipende più da te che da loro, da come impieghi il tempo che inchiodano di rosso le tue sneakers al marciapiede, che forse non ti accorgi ma i secondi sono possibilità, che forse non lo sai: il tempo è potente, ma accattone e non ha mai più del valore che gli diamo. Tutto questo te lo dico senza dirtelo, potrò farlo solo se mi presterai i tuoi occhi.


So che è un prestito importante e forse a casa hai qualcuno che ti aspetta, ma alla fine cosa ti costa innamorarti il tempo di un istante? Da perdere non hai nulla se non quel pensiero che ti scivola fuori dalle tempie. Non lo afferrerai mai piÚ, lo so, ma chiediti se sei qui per un pensiero solo tuo o per uno sguardo che ti spoglia senza vergogna tra la folla dei pudici.


Alzi lo sguardo, siamo nudi al semaforo. Lo avevi mai fatto l’amore a distanza di cinque metri? Lungo le strisce pedonali ti volti, mi volto. Sguardi che si strofinano, un ibrido tra il sesso e la danza contemporanea.


Ăˆ bastato un istante, l’avevi mai provata la seduzione innocentissima delle cose che non succedono?


LA CERNIERA LAMPO


Alla lampo non ci fa mai caso nessuno. Dei tuoi jeans avrai guardato come ti facevano il sedere e che forse ti stavano meglio l’estate scorsa e che gennaio non è un buon mese per comparare pantaloni. Ma la cerniera lampo non la guardi mai. Del vestito con la zip di lato avrai guardato come ti cadeva sui fianchi e se forse qualche centimetro in meno è un po’ meglio. Ma la cerniera lampo non la guardi mai.


L’ha inventata un ingegnere nel 1913, ma mica nessuno lo sa, mica qualcuno ci pensa mentre si slaccia pantaloni, mentre ti sfila il vestito. Chissà cosa pensava l’ingegnere mentre la inventava: forse alla gente stanca che torna a casa per mangiare una pizza in mutande, forse alla gente dell’estate che fa sesso sui sedili reclinabili dell’auto, forse non ci pensava nemmeno lui ai momenti che avrebbe cambiato.


I bottoni di un vestito sono oggetti lenti, rimani nudo ma piano piano, che hai il tempo di abituarti ad una condizione troppo onesta perchĂŠ sia con qualcuno che non ami, che puoi sussurrare una parola o amare la simmetria dei vostri corpi speculari.


L’ingegnere mica lo sapeva che ci avrebbe tolto il diritto a tutto questo, che ci avrebbe messo fretta, che la lampo scende giĂš veloce e devi essere pronto. E come si slaccia questo reggiseno, ma questo a me piace davvero, e domattina ci penserò a come si chiama questa, ma chissĂ come sono vista da dietro.


L’ingegnere non conosceva la sua carneficina di amori lenti, che ci avrebbe educati all’erotismo di chi va di fretta, che ci avrebbe sollevati dal pauroso dovere di amare piano e con cura


IL LIBRO


Il sesso è solo sesso. Non ha a che fare con i libri che ho letto, le donne che hai visto nude in questa stessa luce, tuo padre, mia madre, la mia paura, le tue ferite sempre fresche a contrastare il caldo di agosto. Il sesso sul dizionario ha tre significati, dentro i letti della gente ne ha mille. Dicono, alcuni, sia sopravvalutato, altri dicono sia il centro di ogni storia.


Io dico che non lo so. Per me, tendenzialmente, ha a che fare con i nei che ti costellano la schiena, le mani veloci che arrampicano i corpi, le mie gambe che tremano e quello che decidi di metterci dentro: rabbia, amore, orgoglio, dolcezza.


Con ogni probabilità ha semplicemente a che fare con adesso, quindi con qualcosa che non so raccontarti perché non l’ho mai visto bene sul serio. Non ha a che fare con nulla se non con la tua mano sul mio ginocchio che è una domanda prepotente e con il neo microscopico sopra il mio labbro che cerco di far cadere sul tuo collo.


Il sesso è solo sesso, che, forse, pero non esistono cose della vita che siano “solo” qualcosa, che non esiste un adesso che sia solo adesso, perchè quella minuscola frazione di un istante in cui la tua mano tocca la punta del mio ginocchio il mio ipotalamo rilascia ossitocina, un riflesso spinale muove il tuo turgore. Lí, quando tutto sta per accadere, è adesso, quell’impercettibile distensione tra il mio biglietto della metro e l’anello che dimenticherò sul tuo comò, quel sottile allungamento dell’istante che c’è tra il libro di analisi che hai lasciato aperto sul tavolo e il tuo bacio ai confini del mio labbro prima di andare via.


Ma abbiamo deciso che il sesso è solo sesso, che non ha nulla a che vedere con la mia poesia preferita, il colore di capelli della tua ex, la mia mani di ricamare la realtà . Ma non sempre importa quello che decidiamo, forse quasi mai.


Così ora so che tu sei qui, con la tua mano sul mio ginocchio, perché ho comprato il biglietto della metro da un ragazzo peruviano, perché tra poco la mia gamba destra tremerà, perché la matita che hai lasciato in mezzo al manuale di analisi è grigia come il cielo quel giorno a porta Venezia, perché tra poco penserai che ho un bel culo, ma ho preso due chili e mentre me ne tornerò in metro, senza l’anello che ho lasciato sul tuo comò, ci penserò anch’io.


E mentre la tua mano sale tra le mie gambe Adesso esce di scena e me ne accorgo, ma non posso rincorrerlo; ho da fare, c’è una nuova entrata in scena, è un nuovo Adesso che, però, è quel giorno in cui tuo padre ha visto tua madre tra la folla, che,però, è quella notte di agosto in cui mia madre ha desiderato un’altra bambina, che, però, è le donne che hai amato e i loro corpi nudi, che, però, è le mie domande e i miei amori di carta e inchiostro, che, però, non sarebbe Adesso non fosse per quel ragazzo peruviano che mi ha venduto il biglietto della metro e il tuo libro di analisi che ci guarda nudi e, poverino, non sa nemmeno arrossire


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