Due donne un carisma
ANNO XIV
Due donne un carisma
MARZO-APRILE 2009
Io, Elisa Girelli, animata dall’unico vivissimo desiderio di consacrarmi all’Amore di Gesù Cristo nel modo più perfetto che sia possibile, alla presenza della SS.ma Trinità, di Maria Santissima di tutta la Corte Celeste, faccio voto perpetuo, irrevocabile di vivere in castità. E intendo con questo di rinunciare per amor di Gesù ad ogni bene del mondo, e di non considerarmi più come mia in nulla, ma tutta di Dio, offrendomi a lui anima e corpo perché divengano olocausti d’amore. (Elisabetta Girelli)
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Pubblicazione sulla spiritualità delle sorelle Girelli MARZO-APRILE 2009
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Due donne un carisma SOMMARIO LA FORZA DELLA PREGHIERA D’INTERCESSIONE.........................................pag. 2 di Elisabetta e Maddalena Girelli MORIRE D’AMORE ........................................pag. 3 Elisabetta Girelli
LA FORZA DELLA PREGHIERA D’INTERCESSIONE Elisabetta e Maddalena Girelli Riceviamo e pubblichiamo, senza commenti, la lettera che è giunta nelle nostre mani, con fotocopia dell’originale, perché i nostri lettori la prendano in considerazione e ne traggano le debite conseguenze.
PENSIERI DIVOTI CAVATI DALLE SACRE SCRITTURE...................pag. 4 di Maddalena Girelli INDIRIZZO E PASCOLO ALLA PIETÀ:............................................................pag. 5 Distacco dalla vanità SANT’ANGELA MERICI . ...........................pag. 6 “Donna per la città”
Pubblicazione sulla spiritualità delle sorelle Girelli Anno XIV - 2009 - numero 02 a cura di Giuseppina Zogno Via F. Crispi, 23 - 25121 Brescia Tel. 030.295675 - 030.3757965 E.mail: angelamericibs@tiscali.it c/c postale n. 12816252 Direttore responsabile: don Antonio Fappani Progettazione grafica e stampa: COM&PRINT srl - Brescia
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“Mi è caro raccontare che ero molto rattristata per la famiglia di certi miei secondi cugini, all’improvviso provati dolorosamente per la grave diagnosi medica riguardante la minacciata salute della figlia, giovane moglie e mamma. Sarebbe stato necessario un delicatissimo intervento chirurgico risolutivo. Da parte mia, cercavo per loro, aiuto nella preghiera. Una carissima amica, fra quelle sempre vicine nei miei momenti difficili, mi ha consigliato di ricorrere con lei all’intercessione delle Venerabili Sorelle Elisabetta e Maddalena Girelli. Abbiamo pregato. A lungo termine, si è intravisto l’aiuto. La famiglia ha trovato la giusta via per strutture mediche specializzate. Il difficilissimo intervento è stato eseguito con grande perizia e tecnica, senza le tante temute conseguenze. Ora, dopo lunga convalescenza, accertamenti positivi e grandi amorevoli cure, la giovane è felicemente restituita ai suoi cari. Rendo perciò gioioso ringraziamento. Renata Brescia 15-01-09
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Due donne un carisma MORIRE D’AMORE: ELISABETTA Girelli
La vita intima con Cristo è ca‑ ratterizzata in BETTINA da forti esperienze mistiche: luci nell’agi‑ re, trasporti d’amore, deside‑ ri impossibili ...In uno dei suoi scritti ci comunica una grazia particolare che, a più riprese, il Signore le concede per aumen‑ tare in lei la fiamma della carità. Scrive: “La soave promessa (sarà forse una dolce illusione che Dio mi lascia a conforto della mia miseria) di dover mo‑ rire per suo amore mi pare che il Signore me l’abbia fatta più volte e quasi sempre nel me‑ desimo modo; cioè facendo‑ mi pregustare in un trasporto d’amore la dolcezza di questa grazia in maniera sì chiara e sì forte che non posso fare a me‑ no di desiderarla e aspettarla con una fiducia illimitata”. E’ un impulso da parte del Signore che ha lo scopo di preparare Elisa‑ betta a sostenere lotte e tribolazio‑ ni in questa per potergli avvicinare anime lontane. “Mi pare ‑ continua ‑ che il Si‑ gnore mi mostri questa grazia come la maggior beatitudine che un’anima possa conseguire su questa terra, mi pare che me l’offra come premio di tribolazio‑ ni; e sebbene io non sappia quel che voglia il Signore allargo il cuore al desiderio di quella cro‑ ce qualunque Egli ha destinato per altare del mio olocausto”. E’ una attrazione irresistibile che attraversa la persona e moltiplica in Lei l’impaziente desiderio di es‑ sere consumata in DIO per ardore d’amore. “Oh, potessi affrettare coi sospiri quel giorno felice in cui sia fatta vittima della Carità
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di Gesù Cristo! Potessi io get‑ tarmi anima e corpo tra le fiam‑ me del suo santo amore e mo‑ rirvi consumata Ah, Signore, se ho da morire per Voi, perchè io vivo? Se accettaste il sacrificio della mia vita, perchè non mi fa‑ te subito tutta vostra?” Elisabet‑ ta, con immediatezza e realismo cristiano, ai trasporti mistici fa se‑ guire propositi concreti in segno di fedeltà al suo Signore. “Se ho da fare qualche cosa per amor vostro tutta a Voi mi offerisco e mi dono acciocché facciate quel che volete di me. Ogni fatica, ogni travaglio della mia vita sa‑ rà largamente compensato dalla speranza di una morte sì beata. D’ora innanzi il pensiero di non rendermi indegna di morire per amor vostro mi renderà più sol‑ lecita della mortificazione, e mi
farà anticipatamente morire al mondo e a me stessa in tutte le cose, affinché la mia negligen‑ za non metta più ostacolo ai disegni della Vostra misericor‑ dia”. Il fervore di carità che Elisa‑ betta nutre per il Signore non la allontana dai fratelli. Al contrario, fa divampare nel suo cuore lo ze‑ lo per la salvezza delle anime con la stessa intensità d’amore da cui è animata per Cristo. Il pensiero dell’offesa fatta a Dio da parte di tanti alimenta ulteriormente in lei l’amore per l’Uno e per gli al‑ tri. “Tutti i giorni e tutte le volte che io prego, il sacrificio, o per dir meglio, l’offerta di tutta me stessa al Signore è il primo di tutti i miei sentimenti; ma non mi riesce più calda di affetto che quando ripenso alle innu‑ merevoli offese che si fanno al mio Dio ed alla gran miseria di tante povere anime che vivono lontano da Lui”. La compassione per l’umanità smarrita prende allora il soprav‑ vento nel cuore di Bettina e si fon‑ de con la tenerezza per Dio in un unico slancio d’amore riparatore. “Sento proprio che se Dio mi fa‑ cesse degna di tanto, volentieri darei per suo amore e per amore del prossimo il sangue e la vita. Se dovessi condurre all’amore di Dio anche un’anima sola, mi par‑ rebbe leggero ogni sacrificio; né per altro mi è caro tutto ciò che il Signore mi ha donato nell’anima e nel corpo, che per la speran‑ za che ho di dovere un qualche giorno impiegar tutta me stessa e tutte le cose mie a gloria del Signore ed a vantaggio del mio prossimo”.
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Due donne un carisma PENSIERI DIVOTI CAVATI DALLE SACRE SCRITTURE di Maddalena Girelli
Nell’Anno della Parola e in occa‑ sione del bimillenario dalla nasci‑ ta dell’Apostolo Paolo, alcune ri‑ flessioni fatte da Maddalena Girel‑ li alle sue consorelle, a partire da un passo della la Lettera ai Corinti (14, 9) potranno essere utili anche a noi per ravvivare l’ardore nella sequela di Cristo. “Niuno per sé medesimo vive e niuno per sé medesimo muore, imperocché se viviamo viviamo per il Padrone, se moriamo, moriamo per il Padrone; o viviamo, dunque, o moriamo, siamo del Padrone”. (1Cor. 14,9)
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Sentiamo il commento. “Sogliono i grandi Re avere fra le loro squadre di quelli che si chiamano “fanti perduti”. Questi si sono al signore loro dedicati, per modo che non riguardano più la loro vita come propria, ma assolutamente del loro signo‑ re. Sicché se il conservarla è di suo servizio, essi la conservano, animosi a gettarla fin tra le spa‑ de più folte. E questo, sorelle, è ciò che fanno anche qui in terra i veri servi di Dio, quelli che a Lui si sono dedicati perfettamente. Non è vero, pertanto, che anche le Figlie di S. Angela dovrebbe‑ ro essere come”fanti perduti”? Non dovremmo noi considerar‑ ci come “tutte di Gesù e di Ma‑ ria”, pronte a fare a loro servizio tutto quel che possiamo? Avea ben ragione l’Apostolo Paolo di annoverare se stesso fra questi fanti perduti; giacché per diffon‑ dere il Vangelo di Gesù Cristo, si espose ad ogni sorta di pericoli di viaggi e di fatiche, di persecu‑ zioni e di patimenti, senza pen‑ sar mai alla sua vita né temere la morte”. Nel confrontare la vita delle figlie di S. Angela con quella dell’Apo‑ stolo Paolo, nota una enorme di‑ stanza. Tuttavia, Maddalena non si scoraggia. Invita, anzi, le sue con‑ sorelle a fare, nelle dovute propor‑ zioni, quanto sta in loro per vive‑ re e morire unicamente per il Si‑ gnore. “E’ vero ‑ dice ‑ che tanto non richiede il Signore da noi, e che le nostre circostanze, il no‑ stro stato, le nostre forze non ci
permetteranno mai di arrivare a un sì alto grado di apostolato. Ma però possiamo, anzi dobbia‑ mo addestrarci anche noi a so‑ stenere qualche fatica, qualche combattimento nella milizia spi‑ rituale se vogliamo arrivare alla felicità di essere annoverati da Gesù Cristo fra i suoi fanti per‑ duti”. Può darsi, osservava Mad‑ dalena, che al Signore piaccia che noi godiamo buona riputazione. In questo caso ringraziamolo! Ma se a Lui piacesse che veniamo di‑ sprezzate e vilipese, dovremmo essere felici di “morire” a tutto il resto per amore del “Padrone”. “Chi fu più di Lui addolorato e umiliato? Che gran cosa sareb‑ be, dunque, che noi sue serve, avessimo a morire per Lui, men‑ tre Egli volle morire per noi? Inoltre ci deve essere di gran‑ de conforto il pensare che tan‑ to che viviamo o che moriamo siamo del Padrone. Qual è mai quel principe che abbia tanti ti‑ toli di dominio sopra di un sud‑ dito quanti ne ha Gesù sopra di noi? ... Noi da Lui amate. con‑ servate, redente e chiamate con speciale misericordia a seguirlo anche in cielo. Ah, doniamoci a Lui, sorelle, con piena consa‑ crazione, ed Egli da buon Pa‑ drone penserà a camparci dai pericoli, a, provvederci di aiuti, ad infonderci coraggio di mori‑ re, se tanto bisognasse per Lui ed a restituirci una vita sempi‑ terna e felice per quella misera‑ bile e caduca che avremo per lui sacrificata”.
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Due donne un carisma INDIRIZZO E PASCOLO ALLA PIETÀ: Distacco dalla vanità
Un ostacolo al‑ la vera devozio‑ ne sono le vanità femminili. La va‑ nità è una tenta‑ zione molto diffu‑ sa tra le ragazze. Proprio la psico‑ logia femminile ne è particolarmente incline. Ne conse‑ gue che assecon‑ darla è facilissi‑ mo. Una cosa da poco, si dirà, ma che impedisce di amare il Signore in profondità. Elisabetta, per distogliere le giovani da questa subdola tentazione, propone co‑ me esempio Santa Rosalinda, una fanciulla che era buona e pia, ma amava la sua bellissima chioma e vi spendeva intorno un po’ di tem‑ po. Così facendo, non poteva rag‑ giungere la perfezione dell’amore a cui Gesù la chiamava. Ed ecco ciò che avvenne ... “Un giorno s’affacciò al suo spec‑ chio per esaminare se aveva ben composte le trecce: ma che? In‑ vece dell’immagine sua ella vide nello specchio il volto sfigurato di Gesù penante. Vide quel capo coronato di pungentissime spi‑ ne! ... Vide quelle gote impresse dal marchio doloroso di pesanti guanciate ... Vide quelle labbra smunte e disseccate dall’ardore d’una sete e d’un tormento mor‑ tale! ... E da quelle labbra usci‑ rono queste voci: “Vedi Rosa‑ linda come io sono bello? Come addentro passarono queste spi‑ ne? ... Fu la tua vanità che me le
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ha calcate sul capo Vedi quanto ti ho amata anche allora che mi offendevi? Qual mai degli uomini si contenterebbe di ridursi a tale estremo per amor tuo? ... A chi vuoi piacere se non a me? Chi vuoi amare se rifiuti il mio amo‑ re?” E’ facile immaginare quale fu la reazione emotiva di Rosa‑ linda: “Si gettò ai piedi del suo Crocifisso e, addolorata e confu‑ sa si fese a piangere dirottamen‑ te. Ma non fu paga di piangere quella vanità: se la strappò ge‑ nerosamente dal cuore taglian‑ dosi i capelli e…con le trecce, tutta se stessa donò a Gesù … col proponimento ... di non voler amare altro sposo, fuorché Lui solo”. Certo noi non avremo la grazia di vedere coi nostri occhi il volto di Gesù, scriveva Bettina. Ma il suo esempio può bastare a far ci rinun‑ ciare alle debolezze tipiche del no‑ stro sesso. Dice, infatti, la Bibbia: “Il fascino della vanità oscura il be‑ ne!”.
Un altro fulgido esempio che Bet‑ tina presenta è quello di un’altra fanciulla: Marian‑ na di Gesù. Ella per vincere la ten‑ tazione della vani‑ tà, si volle togliere un elegante vesti‑ to di seta, prima di andare in Chiesa, perchè non le fos‑ se di impedimen‑ to a star raccolta con Gesù il giorno della sua Prima Comunione. Non lasciamo che la vanità ci rubi tempo prezioso, buoni pensieri e denaro, raccoman‑ dava Bettina. E portando l’esempio di S. Francesco di Sales, osservava come Egli non voleva che noi fos‑ simo goffe e sgradevoli per essere devote, ma che ci si ornasse con semplicità, unendo insieme l’umil‑ tà e la moderazione cristiana. Il se‑ greto per raggiungere questo equi‑ librio tra bellezza e sobrietà è un amore sincero e ardente per Gesù, col quale dobbiamo confrontarci. Lui ci suggerirà come render bella la nostra anima agli occhi di Dio. “Tale specchio dell’anima cri‑ stiana ‑ scrive Elisabetta ‑ è Ge‑ sù crocifisso. Miriamoci attenta‑ mente in Lui. Guardiamo quale acconciatura del capo dica bene colla sua corona di spine; quale abito possa rispondere alla sua nudità...” Avendo davanti agli oc‑ chi come punto di riferimento Ge‑ sù, comprenderemo meglio quello che ci rimane da fare per essere sue discepole fedeli.
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Due donne un carisma SANT’ANGELA MERICI: “Donna per la città”
Il 27 gennaio scorso, durante la S. Messa celebrativa dell’anniver‑ sario della morta di Sant’Ange‑
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la, Monsignor Francesco Beschi, Vescovo neo‑eletto di Bergamo, ha presentato la Santa come una
donna che “ha attraversato i se‑ coli”. Ella, ha esordito il Presule, ha iniziato il suo cammino nel‑ la semplicità, ma con sapienza; e anche oggi è fonte di speran‑ za per tutti. Il Vescovo ha volu‑ to sintetizzare la figura di Angela con una parola chiave: PERSO‑ NALIZZAZIONE. Questo fatto si realizza nel momento in cui una persona esce dall’insignificanza, si sente importante per qualcuno e fa l’esperienza di sentirsi ama‑ ta. A volte ciò avviene nel rap‑ porto che gli uomini e le donne hanno fra loro. Ma sempre, e in modo unico, ciò avviene per la forza personalizzante di Cristo per ciascuno di noi. Nella Bib‑ bia è significativamente espres‑ so il rapporto intimo e personale di Dio col suo popolo mediante il termine di SPOSO. La “personalizzazione”, quindi, si realizza a partire dal rapporto con Cristo. Sant’Angela l’aveva compreso perfettamente.. Il suo è un carisma. sponsale di stam‑ po prettamente evangelico, sulla scia dell’insegnamento di Gesù. Egli propone come grandezza (Chi è il più grande si chiedeva‑ no i suoi discepoli) l’immagine del “bimbo”, l’essere più insigni‑ ficante, che, grazie a Cristo di‑ venta il modello e il simbolo di una realtà capace di sconvolgere la mentalità del secolo. Addirit‑ tura, Dio, l’Essere Sommo, di cui tutto dipende, si identifica con questo “bimbo” inerme, quan‑ do afferma: “ Chi accoglie uno di questi “piccoli” accoglie me!” Il cristiano è chiamato ad un ri‑
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Due donne un carisma baltamento di mentalità. Angela ha forgiato una mentalità nuova nelle sue Figlie che le riscatta‑ va dalla situazione di emargina‑ zione in cui le relegava la socie‑ tà del tempo, promuovendole al rango di “Spose del Figliuol di Dio”. Sant’Angela ha fatto pren‑ der coscienza alle giovani del suo tempo di essere chiamate a questa altissima dignità. In tale stato invidiabile dovevano, quin‑ di, mantenersi, vivendo un inten‑
so rapporto d’amore con Cristo Sposo, che le rendeva madri di una moltitudine innumerevole di giovani. Allora, come ora, le Fi‑ glie di Sant’Angela intessono un rapporto personalissimo con lo‑ ro, riversando nei loro cuori lo stesso Amore divino di cui sono gratificate. In questo modo le promuovono sia sotto il profilo umano che so‑ prannaturale. Come la loro Ma‑ dre Angela diventano anch’es‑
se “donne per la città in servizio d’amore per ogni singola per‑ sona e per la comunità cittadi‑ na nel suo insieme. La scoperta della loro”unicità” rende le Figlie di S. Angela attive e responsa‑ bili. Così, ogni anno esse si ri‑ trovano gioiosamente con tutti i bresciani a benedire Sant’An‑ gela che aiuta anche le persone del nostro tempo nella scoper‑ ta, della loro unica e irripetibile identità e dignità.
Da queste pagine il nostro saluto riconoscente a S. Ecc. Mons. Francesco Beschi
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Due donne unVenerabili carisma Preghiera alle Sorelle Girelli per ottenere grazie!
Elisabetta Girelli
Maddalena Girelli
O SS. Trinità, sorgente di ogni bene, profondamente Vi adoro e, con la massima fiducia, Vi supplico di glorificare le vostre fedeli Serve Venerabili Maddalena ed Elisabetta Girelli e di concedermi per loro intercessione la grazia... Padre nostro, Ave Maria e Gloria N.B.: 1) Chi si rivolge al Signore con la suddetta preghiera, specie in caso di novena, affidi la propria intenzione all’intercessione di entrambe le venerabili sorelle. 2) Ottenendo grazie per intercessione delle Venerabili Serve di Dio Maddalena ed Elisabetta si prega darne sollecita comunicazione a: Compagnia S. Orsola - Figlie di S. Angela - Via Crispi, 23 - 25121 Brescia. Chi desiderasse avere questo inserto da distribuire in Parrocchia, può richiederlo telefonando allo 030.295675. -aprile 2009, 2009 n. 2 8 Supplemento a “La Voce della Compagnia di S. Angela. Brescia”, marzo MARZO-APRILE