Poste Italiane S.p.A. - Sped. in Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. L. 27/02/2004 n° 48) art. 1, comma 2, DCB Brescia
LA VOCE DELLA COMPAGNIA DI S. ANGELA • BRESCIA
GENNAIO • FEBBRAIO • MARZO 2013
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VOCE
DELLA COMPAGNIA DI S. ANGELA DI BRESCIA GENNAIO - FEBBRAIO - MARZO 2013
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Via F. Crispi, 23 - 25121 Brescia Tel. 030/295675-3757965 c/c postale n. 12816252 Nihil obstat quominus imprimatur Aut. del Trib. di Brescia n. 24/69 del 5 sett. 1969 Direttore responsabile: D. Antonio Fappani Tipografia: Alfa - Brescia Poste Italiane S.p.A. - Sped. in Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. L. 27/02/2004 nยบ 46) art. 1, comma 2, DCB Brescia
ANNIBALE CARRACCI, Resurrezione di Cristo, 1593 Parigi, Museo del Louvre
Auguri di una buona e Santa Pasqua
La parola del Superiore
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- La celebrazione della solennità di S. Angela nell’anno della fede va considerata un ulteriore dono di Cristo Redentore e Sposo alla nostra Compagnia: un dono che rinvigorisce il sincero proposito delle figlie di perseverare nel cammino di santificazione e di partecipare attivamente alla vita e alla missione della nostra Chiesa che la venera sua Patrona. Un momento di particolare rilievo è stata la consegna del nuovo Direttorio da parte del Vescovo, a testimonianza dello stretto rapporto della Compagnia con il Vescovo diocesano che riconosce e venera come suo Superiore e Padre. Si dovrà perciò tener vivo il dono di grazia ricevuto in questa celebrazione con l’osservanza del Direttorio e l’attenzione alle
Convertitevi..... Credete
† Vigilio Mario Olmi
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La parola del Superiore indicazioni del Vescovo per il rinnovamento della Compagnia e per la promozione della donna nella Chiesa e nella società. Il tempo “forte” della Quaresima col suo richiamo alla conversione ci sosterrà nello sforzo di tradurre nella vita i primi passi del rinnovamento tanto auspicato durante la preparazione del Direttorio. Il primo passo da fare è quello di invocare lo Spirito Santo perché ci aiuti a imitare S. Angela nel suo conformarsi a Cristo Redentore e Sposo e nel vivere come lei la verginità per il Regno. E con la sua assistenza vorremmo vivere in pienezza l’esortazione, che ci è stata rivolta nel giorno delle Ceneri: “Convertitevi e credete al Vangelo”.
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- “Convertitevi!” L’esortazione è rivolta a tutti, ma la risposta è individuale. Perciò ciascuna si sente direttamente interpellata. E’ perciò giusto che ogni figlia si chieda: - Che significato ha per me l’essere consacrata a Cristo Sposo? Con quali atteggiamenti vivo il rapporto con Cristo e l’appartenenza alla Compagnia? Posso dire che “mi sforzo seriamente di far tutto il possibile per conservarmi in quello stato in cui da Dio fui chiamata? Abbraccio tutti quei mezzi e vie, che sono necessarie per prosperare e perseverare sino alla fine”? La risposta non può essere superficiale. Ce ne dà l’esempio S. Angela, quando nella preghiera esclama: “Ahi me misera! Che entrando nel segreto del mio cuore, non ardisco per la vergogna di levare gli occhi al cielo ... vedendo in me tanti orrori, bruttezze, vituperi e mostruosità di colpe. ... Degnati, Signore, di perdonarmi tante offese ed ogni mio fallo”. Facendo un serio esame di coscienza, si potrà dare una risposta sincera, pensando all’infinito amore del Signore che ci ha chiamato e alla libera e cosciente generosità quando sono stati emessi i fermi propositi nel giorno della consacrazione e riflettendo sul modo con cui oggi si vivono.
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La parola del Superiore Purtroppo dobbiamo constatare che lentezze e compromessi ci sono stati, poiché come dice S. Angela: “non è morta la carne e la sensualità e siamo sottoposti agli attacchi dei nemici, quali la carne, il mondo e il demonio”. Riconoscendo con sincerità e umiltà le nostre lacune e debolezze, se volete per l’avvenire vivere “come si richiede alle vere spose del Salvatore”, dovrete fare vostro il comando di Gesù: “Vegliate e pregate per non cadere in tentazione, poiché lo spirito è pronto, ma la carne è debole”. Rinnovate con fiducia ogni mattino tale impegno e durante la giornata con una invocazione tenete sveglia la coscienza e pronta la volontà. Già nell’assemblea del settembre scorso vi avevo proposto di curare la preghiera dedicando un momento specifico per ottenere il dono delle vocazioni e di prevedere ogni mese l’adorazione per le vocazioni e la vita della Compagnia. La state già praticando?
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- “Credete al Vangelo!” La “buona notizia” è sempre attuale. Dio ha tanto amato il mondo da mandare il suo Figlio per salvarlo; e Gesù ha tanto amato il mondo da prendere su di sé il peccato e con il suo sacrificio costituire il popolo di sua conquista, stirpe eletta, regale sacerdozio, nazione santa. In questo popolo siamo stati inseriti con il battesimo e siamo stati educati alla fede così da poter rispondere alla vocazione del Signore. Solo “tenendo fisso lo sguardo su Gesù Cristo, che dà origine alla nostra fede e la porta a compimento”, ciascuna potrà ripetere con S. Angela: “Mio Signore, unica vita e speranza mia, degnati te ne prego di ricevere questo mio vilissimo ed immondo cuore, e di abbruciare in esso ogni cattivo affetto e passione coll’ardente fuoco del tuo divino amore. Ti prego, o Signore, che tu riceva ogni mia propria volontà, la quale da sé, per essere infetta dal peccato, non sa discernere il bene dal male. Ricevi
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La parola del Superiore ancora ogni mio pensare, parlare, operare, e finalmente ogni cosa mia così interiore come esteriore, tutta offrendo ai piedi della tua Divina Maestà, pregandoti di riceverlo benché ne sia indegna”. Con questi sentimenti S. Angela esprimeva la sua adesione al vangelo. Anche voi, facendo vostri gli stessi sentimenti, potrete con fede viva alimentare il vostro amore per Cristo sposo e la vostra testimonianza nella Chiesa.
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- L’esortazione del Vescovo a dedicarvi per la promozione della donna troverà una Compagnia ben disposta, perché alla scuola di S. Angela maturerete quella sensibilità che S. Angela esprimeva nella stessa preghiera, constatando quanti battezzati si sono raffreddati e hanno lasciato languire la propria fede e rallentare il vincolo di comunione con i fratelli di fede. Supplicava S. Angela: “Signore, mi si spezza il cuore pensando a quelle misere creature che come cieche non conoscono Te, né si curano d’essere fatte partecipi della tua Sacratissima Passione; onde volentieri, se io potessi, spargerei il mio proprio sangue se fosse bastevole ad aprire la cecità delle loro menti”. Spesso manifestiamo lo sconforto sulla situazione precaria in cui si trovano tanti cristiani, e tra essi anche nostri parenti ed amici, e ci ritroviamo impotenti e scoraggiati. S. Angela, nel suo contesto, non certo migliore del nostro, aveva scelto un’altra strada, quella di avere gli stessi sentimenti presenti nel cuore di Cristo e per questo diffondeva quel fascino che conduceva molti cuori, magari freddi e induriti, ad aprirsi alla luce e alla grazia del Vangelo. Se assimilerete gli stessi sentimenti di S. Angela, sarete preparate dallo Spirito Santo ad accogliere i suoi suggerimenti anche per la promozione della donna.
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La parola della Superiora
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l ritiro di quest’anno in preparazione alla Festa di Sant’Angela riveste un’importanza particolare: durante la Santa Messa il nostro Vescovo ci consegnerà il Direttorio, frutto di tanto lavoro, di riflessione, di sofferenza, soprattutto di preghiera. E’ un dono di cui dobbiamo essere grate alla Madre Chiesa che, attraverso la persona del Vescovo, offre a ciascuna di noi un ulteriore aiuto sulla via che abbiamo intrapresa. Al fine di percorrere la strada maestra del Vangelo le persone consacrate cercano nella Regola e nelle indicazioni della loro famiglia religiosa una guida illuminante e sicura; è bene perciò che ci soffermiamo a richiamare il
26 gennaio 2013
Maria Teresa Pezzotti
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La parola della Superiora significato e il valore di questi strumenti messi a nostra disposizione: la Regola e gli scritti di Sant’Angela e, ora, il Direttorio che traduce, nell’attualità di esigenze diverse, l’organizzazione della Compagnia. Per farlo, la cosa migliore è lasciar parlare proprio lei, Sant’Angela, e ascoltarla con fiducia e devozione filiale. L’amore per la Regola è la preoccupazione più viva della Madre, espressa dalle prime battute del Prologo alla Regola stessa: “Poiché, figliole e sorellle dilettissime, Dio vi ha concesso la grazia di separarvi dalle tenebre di questo misero mondo e di unirvi insieme a servire la sua divina Maestà, dovete ringraziarLo infinitamente che a voi specialmente abbia concesso un dono così singolare”. E insiste: “Per primo vogliate conoscere che cosa comporta una tale elezione e che nuova e stupenda dignità essa sia”. E nell’ultimo Legato raccomanda: “Da ultimo abbiate cura grandissima che i buoni ordini dati, specialmente quelli della Regola, siano osservati diligentissimamente”. Per impegnarsi in un cammino difficile spesso, allora come ora, in contrasto con la mentalità corrente, occorre avere in rettitudine di coscienza, cuore e mente liberi e sereni: è questa l’attuazione più profonda del fermo proposito di povertà: “Ma soprattutto la vera povertà di spirito, con la quale l’uomo si spoglia il cuore da ogni affetto, e da ogni speranza di cose create, e di se stesso” (Regola, X). Un grande aiuto in questa spoliazione è l’obbedienza, a cui Sant’Angela dedica il capitolo VIII della Regola, ricordando che essa ci introduce nello stesso spirito del Signore Gesù, venuto non per fare la sua volonà, ma quella del Padre; per questo “l’obbedienza è nell’uomo come una grande luce che rende buona e accetta ogni sua azione”. L’obbedienza intelligente e devota a norme comuni costituisce inoltre
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La parola della Superiora quel nucleo fondante della vita della comunità, che si esprime nella concordia: “Siate concordi, unite insieme tutte d’un cuore e d’un volere. Siate legate l’una all’altra col legame della carità, apprezzandovi, aiutandovi, sopportandovi in Gesù Cristo, imperocché, se vi sforzerete d’essere così, senza dubbio il Signore Dio sarà in mezzo a voi” (Nono Ricordo). Tale concordia è la garanzia del cammino autentico del carisma della Regola attraverso i secoli: “E, se secondo i tempi e i bisogni, accadesse di dare nuovi ordini, o di fare diversamente qualche cosa, fatelo prudentemente e con buon giudizio” ( Ultimo Legato) “Tenete l’antica strada e usanza della Chiesa, ordinate e confermate da tanti Santi per ispirazione della Spirito Santo. E fate vita nuova” (VII Ricordo). Perseveranza e rinnovamento nella fedeltà sono le ultime parole di Sant’Angela: “Fedelmente dunque e con allegrezza perseverate nell’opera cominciata” (Ultimo Legato) ed è molto bello e significativo che richiamino la gioia cristiana: ogni consacrata deve esere pervasa dalla “luce e dallo splendore allegro di verità” profusi con sovrabbondanza dall’amore salvifico “del nostro comune Amatore”.
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Alle sorelle ammalate
Sorelle Carissime “E’ dalla fedeltà al Signore che deriva la fecondità del nostro apostolato” (Mons. Bruno Foresti Vescovo emerito di Brescia alle Consacrate)
E’ cosi che il nostro servizio apostolico può essere ancora vitale perché la fatica dei nostri giorni ci ha fatto conoscere che la Croce di Cristo è la nostra speranza e la nostra gioia già provata quando Lo abbiamo riconosciuto nei deboli, nei poveri, nei malati e nei vari faticosi servizi che ci sono stati chiesti. Consentitemi di esporre qui l’innocenza di alcuni bimbi educati dalle suore alla scuola materna: “Tre fratellini (quattro e cinque anni) passano molto tempo dai nonni quando sono liberi dall’asilo; lì giocano con il cane del nonno, un cane molto buono e “servizievole” tanto che in una caduta rovinosa di uno di questi bimbi, Aschi lo soccorre afferrando con la bocca le bretelle dei pantaloncini per poterlo portare vicino alla abitazione affinché i nonni possano sentire i pianti del piccolo. Un’altra volta, il nonno stava potando un albero, gli scivolò via la scala a pioli e rimase aggrappato ad un ramo; chiamò in soccorso Aschi che prontamente si mise sotto le gambe penzolanti del nonno il quale si lasciò cadere sulla schiena del cane attutendo il tonfo che avrebbe potuto essere rovinoso. Altre cose “buone” fece questo cane e i bimbi apprezzavano i suoi servizi. Purtroppo venne il giorno in cui Aschi morì; comprensibile fu il dispiacere dei bimbi. Il nonno 1o seppellì in un angolo appartato del campo. La nonna,. per caso, ebbe a passare dal luogo della sepoltura e sulla terra ancora smossa vide tre croci; pensò che gli autori fossero i suoi nipotini e chiese loro il perché delle croci . Prontamente risposero:
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Alle sorelle ammalate “Perché Aschi faceva le Buone Azioni”; la bimba più grande concluse: “Come le faceva Gesù”. Questo fatterello ingenuo ci può essere di conforto pensando che la nostra vita ha mirato a fare ciò che faceva Gesù: nella semplicità del quotidiano abbiamo combattuto, sofferto e pianto. servendo in umiltà e coraggio, riconoscendo però sempre Gesù. Mons. Forestí ebbe a dire ai consacrati: “Vi aveva chiesto di amarlo sopra ogni cosa, con perseveranza, nella salute e nella malattia, nella quiete e nella tempesta.... I consacrati che vivono in tale spirito sanno apprezzare la carità dall’Agnello di Dio che ha potuto salvare l’uomo dal peccato... La loro azione d’amore è vivace e illuminante, tende a cambiare non tanto la condizione fisica quanto il cuore della persona”. La Quaresima ci è propizia perché il nostro vivere sia sempre più conforme al nostro stato. E’ la nostra Madre Angela che ci sprona alla coerenza; … “nel parlare siano caute e prudenti, tutte 1e loro parole siano sagge e costumate, non aspre, non dure, ma soavi ed inducenti alla concordia e carità.” Non è un programma da poco per la nostra istintiva natura, ma è il mezzo che ci aiuta a raggiungere l’unità interiore che ci rende partecipi dell’amore che S. Angela vuole che realizziamo in pienezza. Le nostre piccole azioni fatte con la semplicità dei bimbi e con l’aiuto della nostra Madre, le vogliamo accostare alla Passione del Cristo e insieme salire la china del Golgota. Ascoltiamo ancora le parole del Vescovo Bruno: “La libertà è la vostra legge, la gioia è la vostra vocazione ... Dio non è morto, è sempre all’opera. Si tratta di sapere cogliere i segni... Guai ai religiosi stanchi e delusi, alle persone consacrate nel secolo appiattite nel loro desiderio”. Anche S. Angela ci invita alla perseveranza: “Fedelmente e lietamente perseverate nell’opera incominciata, guardate di non raffreddarvi ... così facendo, la luce del comune Amatore vi circonderà nel punto di morte e vi libererà dalle mani del nemico”. (Legato XI)
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Alle sorelle ammalate Ancora Mons. Foresti nell’omelia alle consacrate del 2 febbraio 1994 ebbe ad anticipare ciò che per noi oggi è attuale: “Voi che siete anziane, ammalate, riunite nella case di riposo e consumate i vostri giorni nel silenzio e nel dolore, siate lampade accese e vergini sagge”. E poi volle aggiungere le esortazioni che una santa rivolse alle sue novizie: “Sappi vedere la sofferenza attorno a te, ignora la tua. Ciò che gli altri vuoi che siano, tu siilo di più. Non osservare le sorelle per giudicare, ma per pregare. Taci quando puoi, per sapere parlare quando devi. Non attaccarti a nulla, nemmeno alla povertà. Smussa i tuoi spigoli, urterai di meno”. Sapienza spicciola ma molto efficacie per noi che ci appressiamo alla croce di Gesù. Auguro un buon cammino per me e per voi tutte. Fraternamente Enrica L.
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Spiritualità
Per vivere l’Anno liturgico vivere la Quaresima sotto lo Spirito Santo
Spiritualità
Nel cammino dell’Anno liturgico, lo Spirito è il grande mistagogo: accogliere le indicazioni che la Chiesa ci offre attraverso questo momento dell’anno, la quaresima, significa lasciarsi guidare dalla preghiera e dai gesti racchiusi in questo tempo liturgico. Quando la Chiesa invita i suoi figli ad intraprendere il cammino quaresimale lo fa con un gesto e una parola. Il gesto è quello della cenere con cui viene cosparso il capo dei singoli e di tutti i fedeli mentre la parola è: “Convertiti e credi al Vangelo”. Con questo bagaglio il cristiano si inoltra nel pellegrinaggio quaresimale che porta verso la Pasqua: la coscienza della sua fragilità, la cenere, e l’impegno nell’opera più significativa, la conversione. Ma come è possibile tenere insieme questi due aspetti senza essere presi dallo spavento? Da una parte la coscienza del proprio nulla e dall’altra il senso sublime della vocazione: essere profondamente evangelizzati, ossia raggiunti da un annuncio che genera gioia e vita. A presiedere a tutta quest’opera di grazia non è che il dito di Dio, lo Spirito Santo, che abitando come ospite segreto nel cuore dell’uomo, ne indirizza e ne guida il passo. Il tempo quaresimale, tempo di conversione per antonomasia, non può che essere il tempo più particolare dello Spirito: si tratta di dargli spazio, è necessario diventare come un deserto in cui il vento, lo spirito, spazia e muta l’orizzonte cambiando le forme consuete a cui si è
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Spiritualità abituati e, non raramente, attaccati. Vi è una caratteristica del tutto particolare del tempo quaresimale che va sottolineata e che, in certo modo, rende questo tempo così forte e fondamentale: il fatto che sia l’imitazione di quanto lo stesso Gesù ha fatto e vissuto. La quaresima è il rivivere sacramentale di ciò che ha contrassegnato l’inizio della vita pubblica di Gesù, ossia l’annuncio del Vangelo e l’invito alla conversione: O Dio nostro Padre, con la celebrazione di questa Quaresima, segno sacramentale della nostra conversione, concedi a noi tuoi fedeli di crescere nella conoscenza del mistero di Cristo e di testimoniarlo con una degna condotta di vita (Colletta I Domenica di Quaresima). Se la Quaresima è un segno sacramentale allora è necessario che ci sia un intervento particolare di Dio con la sua grazia santificante, con il suo Spirito elargitore d’ogni dono. Infatti, se si vanno a rileggere i testi in cui si parla di Gesù nel deserto – si proclamano ogni anno nella I Domenica di Quaresima –, ci si rende subito conto di come il protagonista di questo partire di Gesù verso il deserto non è lui, ma lo Spirito che, appunto, lo conduce, lo sospinge (Mt 4,1-11;Mc 1,12-13;Lc 4,1-12). Gesù è condotto nel deserto, non certo per un giorno o per un’ora di diversivo, ma per un tempo significativo capace di mettere alla prova. Si tratta di un tempo sufficiente a far emergere la verità del cuore e della vita, al fine di evitare di illudersi troppo facilmente su se stessi e di farsi una certa immagine di Dio, un po’ idolatrica e da tappabuchi: non c’è nulla di più impegnativo della relazione con Dio. Così il cristiano è condotto nel tempo liturgico della Quaresima dallo Spirito. Quando ciascuno si mette in fila per ricevere sul capo la cenere, si trova nella medesima situazione di quando si accosta alla Comunione: si tratta di ricevere qualcosa per cambiare e trasformare la vita intera. L’imitazione di Gesù nel deserto assume un connotato del tutto originale: essere lì nell’assoluta fiducia verso il Padre dei cieli. Allora le
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Spiritualità
“opere” della Quaresima, preghiera, digiuno e carità, non sono nient’altro che il lasciarsi animare dallo Spirito di Gesù che ci è stato donato nel Battesimo e che ci spinge a dare i frutti dello Spirito. Un albero che dà il suo frutto non fa che seguire la sua natura ed essere così se stesso. Parimenti il cristiano che vive secondo lo Spirito non fa che seguire la sua natura di grazia mediante l’unzione dello Spirito. Lasciarsi condurre dallo Spirito come Gesù è la vera via della conversione e della fede. Lasciarsi guidare dallo Spirito come Gesù è la garanzia d’avere radici tali da assicurare a tutto l’albero della vita – anima e corpo – linfa di forza, di coraggio, di perseveranza. La Quaresima, come ogni tempo dello Spirito, è un dono, ma è pure una conquista: è il dono della conquista. Tutto ciò fa onore a Dio e fa onore all’uomo; pone Dio e l’uomo in sinergia contro ogni forma di male che si esprime nel peccato e nell’angoscia che ne deriva. Lo Spirito è colui
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Spiritualità che ci unge sin dal Battesimo per il combattimento della fede contro ogni forma di male che avvilisce la vita e la gioia in noi e attorno a noi. La Quaresima, come dicono i Padri, è la decima di tutto l’anno da offrire in purezza e dedizione a Dio. Tutto ciò dovrebbe portare ogni cristiano ad entrare in questo tempo con lo spirito d’infanzia spirituale, nel farsi condurre docilmente dallo Spirito verso la vita che è la comunione con il Padre e il Figlio, ma al contempo con l’ardore e l’entusiasmo del testimone che non teme, ma affronta il combattimento spirituale. Imitare Gesù che vive la sua Quaresima non è altro che lasciarsi fare dallo Spirito Santo e, per ciascuno di noi, è l’occasione di verificare quanto la nostra vita è piena di noi stessi o abitata dallo Spirito: quanto i nostri atti, anche quelli buoni, sono una docile obbedienza al Maestro interiore o un farci la strada con le nostre mani? Un gesto e una parola aprono il cammino della Quaresima: la cenere e il sunto del Vangelo stesso ma la cenere prenderà corpo e la parola si farà carne solo per opera dello Spirito Santo a condizione che lo lasciamo agire in noi come lievito nella pasta e vigiliamo con cura perché nessuno ci sottragga l’olio che fa ardere la lampada del nostro cuore. Oggi la cenere ci riconduce alla terra perché gli occhi si volgano al cielo. Oggi la cenere profuma il capo per purificare il cuore. Oggi al pane si mescola cenere per rendere più vero il cammino: Cristo è nel deserto: è il tempo del digiuno. Cristo veglia nella solitudine: è l’ora della preghiera. Cristo sale a Gerusalemme: stringiamoci nel cammino d’amore pregustando la Pasqua (Dalla Liturgia monastica del Mercoledì delle Ceneri). Rosa P.
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La fede testimoniata dai Patroni di Brixia Fidelis: dal martirio dei Santi Faustino e Giovita alla “Indubitata e ferma certezza” di Angela Merici
La venerazione dei Santi Patroni Faustino e Giovita è una costante che percorre quasi duemila anni di storia della città e della diocesi di Brescia: lo testimoniano le tante chiese e altari a loro intitolati, le innumerevoli opere d’arte, ma soprattutto l’ininterrotta devozione dei fedeli. In questi ultimi anni si è voluto tributare alla loro festa una solennità particolare con molte iniziative religiose e culturali: ci si è proposti così di richiamare, nei nostri tempi distratti, la fecondità di una tradizione antica e il suo significato ricco di un messaggio che può essere ancora vivo e attuale. Brixia fidelis ha sempre attinto nel corso dei secoli alla testimonianza di fede degli antichi martiri, vedendo nel loro ancorarsi a una Verità trascendente il supporto imprescindibile di quella iustitia che deve essere il fondamento del vivere di una comunità civile. Si è voluto inoltre unire ai Santi Faustino e Giovita un’altra Patrona, Angela Merici, vissuta tra il XV e il XVI secolo e pure cara al cuore dei Bresciani: una presenza femminile che offre una testimonianza di fede più vicina alla realtà del nostro tempo, il quale non richiede tanto il martirio (almeno nei Paesi europei) quanto la difficile prova di saper comprendere e valutare le esperienze del vivere quotidiano alla luce delle verità credute. Proprio dalla semplice vita quotidiana di una donna del popolo, Angela attinge la forza per compiere un cammino interiore sempre più luminoso e deciso. Giunta dal natio lago di Garda in una città lacerata e offesa dal feroce saccheggio dei soldati di Gaston de Foix e turbata dal primo diffondersi della dottrina luterana, ella trova intorno a sé
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tanto dolore, tante ferite, ma anche tanti odi e inimicizie radicate; vede la miseria materiale e morale di un popolo che ha subito profondamente il passaggio della guerra; comprende le gravi e laceranti ingiustizie sociali. Terziaria francescana, coglie con molta attenzione la duplice valenza del messaggio di Francesco: la sempre più profonda conoscenza di sé attraverso la preghiera e la riflessione sul Vangelo con cui confrontare giorno per giorno la propria vita, e l’apertura verso le persone e le situazioni per capirle e dire la parola di pace che può salvare e ricostruire. Così infatti riflette Angela in uno dei suoi scritti: “Dove c’è diversità di volontà, lì è inevitabile che vi sia discordia; dove c’è discordia, lì senza dubbio c’è rovina”. Nell’impegnarsi in prima persona alla necessaria ricostruzione di un vivere più sereno, fiducioso, solidale, Angela trova il significato del suo essere donna, una femminilità accolta e vissuta come un talento da far fruttare nel modo migliore. La sua scelta di consacrare a Dio la propria vita, pur restando nel mondo, diviene stimolo ad approfondire quelle caratteristiche della personalità femminile che insieme la realizzano e la aprono agli altri: la sponsalità e la maternità. La maturità piena della donna sta in questo suo saper unire in sé la piacevolezza, il sorriso, la partecipazione, la fermezza della sposa con la premura, la presenza affettuosa, la continua capacità di dono della madre. Nella consacrazione a Dio questo diventa l’itinerario spirituale di Angela, itinerario che non si allontana affatto dal cammino quotidiano di tante semplici spose e madri del suo e di tutti i tempi, ma che viene illuminato profondamente da una “indubitata e ferma fede”, animata dalla “speranza nella infinita bontà divina”. A contatto con l’ambiente fervoroso e impegnato della Riforma cattolica nella Brescia pre-tridentina, Angela si dedica a una missione tipicamente femminile: ascoltare, confortare, consigliare, pregare, offrire parole di pacificazione. La sua fama di donna saggia e capace di ascoltare chiunque desideri accostarla per esporle una sua sofferenza o
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una sua difficoltà si estende; intorno a lei cominciano a radunarsi donne desiderose di valorizzare la propria vita e di capirne il significato più alto. Angela ha scelto la consacrazione a Dio per essere sposa e veramente madre dei tanti che si rivolgono a lei; indica questa scelta, certamente inusuale, addirittura impensabile nel suo tempo: consacrarsi a Dio in castità, povertà e obbedienza restando però nel proprio ambiente, nella modesta vita quotidiana per arricchirne di un valore infinito le umili incombenze. Così, dopo una lunga riflessione e molta preghiera, nasce la Compagnia di Sant’Orsola, che riunisce coloro che sono state “elette a essere vere e intatte spose del Figliol di Dio”, aperte alla maternità dello spirito pur continuando a rimanere nel mondo. Nella Chiesa prende forma e vita per la prima volta una famiglia religiosa che anticipa quelli che poi saranno gli Istituti secolari. Senza le mura protettrici di un chiostro, la Compagnia è però esposta a molti pericoli: “Ma qui bisogna essere accorte e prudenti, poiché quanto più un’impresa ha valore, tanto più fatica e pericolo comporta, poiché non c’è sorta di male che qui non tenti di opporsi, considerando che qui siamo poste in mezzo a inganni e pericoli” (dal Prologo alla Regola). Ecco allora la Regola, semplice ma essenziale e forte, i cui dettami sono sempre supportati da citazioni della Sacra Scrittura, ecco i suggerimenti veramente materni dei Ricordi e del Testamento: nella concretezza del dettato dei suoi brevi scritti, Angela offre un sostegno sicuro per chi lo vuole accogliere perché ancorato all’esercizio quotidiano di una vita di fede. La parola fede ha per lei un significato complesso, ricco di suggerimenti utili anche per la nostra esperienza attuale; fede è la convinzione ferma, sostenuta dall’istruzione religiosa e dalla preghiera, riguardo alle verità soprannaturali, ma è anche, di conseguenza, fiducia incondizionata in Dio e fedeltà agli impegni che ci legano a Lui. “Abbiate speranza e ferma fede in Dio: Lui vi aiuterà in ogni cosa. Pre-
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gatelo, umiliatevi sotto la sua grande potenza....Fate, muovetevi, credete, sforzatevi, sperate, gridate a Lui con il vostro cuore, e senza dubbio vedrete cose mirabili, dirigendo tutto a lode e gloria della sua maestà e al bene delle anime” (dal Prologo ai Ricordi). La preoccupazione perché questa proposta di vita consacrata, così apparentemente semplice e così esigente, sia conservata e protetta induce Angela a esporre una serie di consigli sul comportamento da tenere nei confronti delle giovani che si accostano alla Compagnia con la manifesta intenzione di esservi accolte, sul modo di accoglierle e di seguirle, su come camminare con loro. Il modello educativo proposto è quello della madre, della sua dedizione, della sua attenta cura, della capacità di adattarsi alla realtà delle persone senza dimenticare mai il fine a cui esse devono comunque giungere. “Sicché dovete pensare come le dovete apprezzare, perché quanto più le apprezzerete, tanto più le amerete, quanto più le amerete tanto più cura e attenzione avrete per loro”. “Siate affabili e umane con le vostre figliole”. “Sarete sollecite e vigilanti per conoscere e capire il comportamento delle vostre figliole, e rendervi conto dei loro bisogni spirituali e temporali”. “Voi vivete e comportatevi in modo che le vostre figlioline possano specchiarsi in voi. E quel che volete che loro facciano, fatelo voi per prime” (dai Ricordi). Angela non scrive certo un trattato di pedagogia, ma i suoi
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suggerimenti sul piano educativo risultano talmente concreti e propositivi che le sue figlie, riunite nella Compagnia di Sant’Orsola, ben presto diffusa in Italia, in Francia e successivamente nei diversi continenti, ispirandosi ai suoi ideali e ai suoi insegnamenti, si dedicano all’educazione delle bambine e delle giovani. Gli “Atti” della Visita Apostolica di San Carlo Borromeo nella diocesi di Brescia attestano come in quasi tutte le parrocchie siano presenti le scuole della dottrina cristiana e, nella quasi totalità, esse siano guidate e animate, a soli quarant’anni dalla morte di Angela, dalle sue figlie. Al di là della pur importante constatazione di quanto sia diffusa oggi nel mondo la Compagnia di Sant’Orsola nella forma secolare e nei diversi Istituti di Suore Orsoline, interessa a noi qui sottolineare quanto viva sia stata da allora nella nostra città una sensibilità attenta ai problemi educativi, che ha sempre caratterizzato la diocesi e che si è espressa sia nell’umile, costante presenza delle figlie di Sant’Angela nelle parrocchie, sia in importanti istituzioni ispirate agli ideali mericiani: basti pensare a quelle promosse dal Luzzago, così vicino alla Compagnia di Sant’Orsola, dal Tovini, dalle sorelle Girelli, che hanno rinnovato la Compagnia e si sono totalmente dedicate a provvidenziali iniziative a favore delle giovani, studenti o operaie, o alla fondazione, agli inizi del Novecento, de “La Scuola Editrice”, la prima editrice in Italia dedita esclusivamente ai problemi dell’educazione, della pedagogia, della didattica, supporto prezioso per tanti docenti. La festa di questa nostra Patrona ci consegna quindi un messaggio molto importante, interrogandoci con domande significative: come ciascuno di noi si pone nei confronti dell’impegno educativo – perché un adulto è un educatore sempre -, che cosa ciascuno può fare a sostegno di quelle istituzioni educative, famiglia, scuola, parrocchia, che appaiono oggi sovrastate da tante difficoltà. Irma Bonini Valetti
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Parole che pesano e che impegnano
E’ stato convocato con parole particolarmente impegnative il nostro ritiro assembleare del 26 gennaio 2013. La Superiora, nella lettera che ci ha indirizzato, ha esortato in questo modo ciascuna di noi “metti una particolare cura allo spirito di obbedienza”. Anche nella parola con cui ci ha accolto il giorno del ritiro non è mancato questo richiamo che ha voluto evidenziare come l’obbedienza conduca alla vera povertà di spirito; ed anche come l’obbedienza alle “cose comuni” ci raccolga tutte nella concordia, condizione sempre necessaria ed autentica espressione dello stile a cui sant’Angela ci raccomanda perfino con la sua “ultima voce”. Il Superiore, riflettendo sul tema della vita consacrata nell’Anno della Fede, ci ha offerto interessanti spunti di approfondimento, sollecitandoci alla coerenza di vita, alla preghiera perseverante, a testimoniare la fede superando i pericoli del secolarismo e del relativismo, a tenere lo sguardo fisso su Gesù, vero modello di umanità e vera “buona notizia “ per tutti gli uomini e le donne del mondo. Noi vorremo accogliere queste sollecitazioni ed anche quella di perseverare nella preghiera mensile di adorazione per le vocazioni alla Compagnia, tenendo il cuore aperto alla Grazia, che sola ci consente di avere occhi che sanno vedere in profondità le cose e gli avvenimenti. Ma, devo dire, che particolarmente impegnative mi sono sembrate le parole che ci ha rivolto il nostro Vescovo nell’omelia della Santa Messa, durante la quale si è anche svolto il rito di consegna del nuovo Direttorio da lui approvato il 25 novembre 2012. La sua presenza familiare e cordiale, il suo essere “contento di celebrare con voi questa festa”, il suo desiderio paterno di incoraggiarci nella
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testimonianza di un carisma sorprendentemente moderno, non ha evitato analisi e indicazioni impegnative. Analisi e indicazioni che dovrebbero indurci a mettere in atto sollecitamente riflessioni e azioni. Cosa potrà offrire ciascuna di noi e la Compagnia nel suo insieme come “risposte nuove e forti capaci di incarnare la fede nel vissuto di oggi, sia nei rapporti tra le persone sia nelle responsabilità sociali”? Che risposte potrà offrire alle attese e alle inclinazioni della donna contemporanea, che aspira ad assumere in condizioni di autonomia, responsabilità personali e sociali? Alla donna cristiana che porta nella vita sociale una sensibilità e una intelligenza sua propria? Nel farci presente che “abbiamo bisogno di donne che sperimentino e propongano la trasformazione del vissuto femminile, mutato com’è negli ultimi decenni, in Vangelo incarnato” il Vescovo non ci ha chiesto di omologare il modo di vivere della donna di oggi al nostro modo di vivere che è mutuato da un contesto sociale ed ecclesiale diverso; ci ha
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chiesto di offrire alle donne di oggi un contesto adatto alla loro realtà umana, sociale, ecclesiale, così come è vissuta e sentita da loro stesse, oggi. Ci ha chiesto di offrire spazi materiali e soprattutto spazi umani affinché nella Compagnia la donna cristiana, con il suo vissuto e la sua sensibilità di donna contemporanea, possa dar forma a un progetto di realizzazione della vocazione femminile in ottica evangelica. Ha auspicato che la Compagnia possa essere luogo di gestazione in cui si forma e cresce una forma attuale di partecipazione della donna alla missione della chiesa. Non so come ciascuna di noi percepisca queste parole, quali “corde” facciano vibrare; a me sembrano parole decisive per una Compagnia che sta orientandosi in un cammino, non facile, di rinnovamento. In questo contesto, il nuovo Direttorio che il Vescovo ci ha affidato può diventare uno stimolo a ciascuna di noi nel dare il meglio di sé, nel desiderare e costruire un futuro più bello della Chiesa. Giusy P.
A V V I S O Per la disponibilità di Don Luigi Gregori – predicatore – il corso di Esercizi Spirituali di settembre è anticipato di una settimana; si effettuerà non più dal 7 al 14 settembre, ma dal 31 agosto al 7 settembre.
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Attualità
Allarme: dilaga l’analfabetismo di ritorno
L’analfabetismo di ritorno è la traduzione italiana dell’illetrismo francese, che denuncia, dalla fine degli anni settanta, le lacune linguistiche dei ceti più deboli; il neologismo, poi, è stato adottato nel linguaggio politico e ministeriale. In Italia l’illetrismo è più noto come “analfabetismo di ritorno”, cioè la perdita progressiva di padronanza linguistica dovuta perlopiù, all’allontanamento dalla pratica quotidiana della scrittura e della lettura. In Francia “l’illetrismo” lo si combatte da tempo; in Italia, per esempio, si arriva all’Università a dover frequentare un corso di scrittura, non per diventare scrittori, bensì per cimentarsi con la stesura della tesi di laurea. Difatti aumentano gli atenei che corrono ai ripari contro le conseguenze dei fenomeni di regressione nella capacità di scrittura. Complici sono anche gli esami orali o basati (sempre più spesso) su quiz o domande a risposta aperta di poche righe; l’esercizio della scrittura si riduce tra i giovani. E così può accadere che una matricola arrivi alla laurea senza avere mai scritto un testo lungo o articolato. Il noto linguista e saggista Alain Bentolila, francese, ma conosciuto anche in Italia, denuncia che, oggi, Don Franco Frassine
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Attualità
molti bambini che approdano alle elementari non hanno padronanza sufficiente della lingua orale per essere poi capaci effettivamente di leggere e di scrivere. Questi bambini non hanno beneficiato, durante i primi cinque anni, di una famiglia capace di dare il gusto e i mezzi della parola, entrambi così legati. Ma il punto principale è che la scuola ha conosciuto una rivoluzione in termini di quantità, così come di diversità culturale e linguistica. Un tempo, i genitori offrivano un’immagine positiva della scuola mentre oggi, talora, esattamente il contrario. La scuola poi, si batte anche contro una televisione debilitante, che divora del tempo ed è spesso nemica del dialogo familiare. Manca troppo spesso lo scambio. Certo, è una sfida enorme. I maestri assomigliano talora a dei don Chisciotte, ma chi può affrontare la sfida, se non la scuola? C’è poi il capitolo “sms”, i messaggini inviati con i cellulari. Il loro uso
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Attualità ha serie ripercussioni sulla scrittura dei ragazzi. Le abbreviature utilizzate o la riscrittura di alcune parole degli sms fanno capolino negli elaborati scolastici. Il capitolo delle nuove tecniche non è certo immune; non solo influisce sulla lingua scritta, come dimostrano gli sms, ma crea degli analfabeti tecnologici, cioè coloro che non sanno utilizzare questi strumenti. In questo le giovani generazioni appaiono avvantaggiate a scapito di quelle più vecchie. Eppure la scrittura e la lettura sono fondamentali per utilizzarli. In questo scenario s’inserisce anche il fenomeno del vero analfabetismo: in Italia, secondo l’UNLA (Unione nazionale per la lotta contro l’analfabetismo) e dopo il censimento del 2001, gli analfabeti sono 782.342 e sono persone che non sanno veramente leggere né scrivere. Secondo i dati, nel nostro Paese, resta un milione di persone prive di qualsiasi titolo di studio e con grandi difficoltà a leggere e a scrivere: per la maggior parte si tratta di anziani. Allarme ridimensionato, allora? Se dal 1963 tutti i bambini devono andare a scuola fino alla terza media, rimane quel fenomeno dell’analfabetismo di ritorno. Non che le persone non sappiano leggere né scrivere, ma non riescono ad affrontare un testo e a comprenderlo esattamente o a scrivere un testo nel quale esprimere in modo corretto il proprio pensiero. Senza parlare dell’evasione o dell’abbandono scolastico, spesso legato a percorsi formativi disastrosi o difficili, ragazzi “fuggiti” dalla scuola, spesso per entrare nel mondo del lavoro, ma che pagano sul lungo periodo questa loro impreparazione, diventando l’anello debole del sistema produttivo, privi anche degli strumenti necessari per un eventuale percorso di riqualificazione. Ovvio, a questo punto, l’interesse della città, in senso lato, perché la scuola divenga, tra le urgenze della politica, uno dei progetti urgenti. E che non manchi mai l’aiuto e la collaborazione di tutti.
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Missioni
“Ho imparato a conoscere il Ruanda e i ruandesi, scorazzando su e giù per le colline” Il Ruanda è un piccolo Stato situato nel cuore del continente africano. Insieme al Burundi è soprannominato il paese delle 1000 colline, per questo gode di un clima molto piacevole con temperature medie da 18 a 22 gradi. I paesaggi sono verdeggianti, ondeggianti; estese piantagioni di bananeti, di the, caffè, mais e risaie coprono le valli. La capitale è Kigali, situata al centro del Paese, la città più importante è Butare che dista circa 160 Km dalla capitale. A Butare abbiamo trascorso tre settimane alloggiate presso il “centro di accoglienza” della Diocesi. La città è un miscuglio sorprendente di costruzioni moderne mentre le colline brulicano di gente povera, dedita principalmente all’agricoltura. Le strade di comunicazione ben tenute e asfaltate, permettono di inoltrarsi nell’interno, capire meglio l’economia e sopratutto conoscere da vicino la vita di questi nostri fratelli. Lungo le piste si vedono ancora case di fango secco costruite su una struttura in legno, sormontate da un tetto di paglia ben intrecciato, sempre più spesso sostituito da una lamiera ondulata. Non ci sono grossi agglomerati urbani, ma una rete di piccoli villaggi ancora senza acqua e energia elettrica. Qui il tempo ha una diversa dimensione che non si misura in ore e tanto meno in minuti. Perdere la pazienza non serve a niente, al contrario per questa gente simpatica e facile all’amicizia, basta un sorriso, la disponibilità all’ascolto, fermarsi con loro, per essere ben accolti. Tutti i giorni, alle prime luci dell’alba, sulla strada polverosa, si possono vedere gruppi di gente carica dei loro prodotti che vendono al mercato: l’unica risorsa per vivere. Un piccolo mercato diviso in settori a seconda dei vari prodotti: legumi, carne secca, pesce, frutta e una grande quantità di tessuti appesi, dietro i quali sarte e sarti,
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Missioni ognuno dotati di una macchina per cucire, realizzano direttamente i vestiti ai clienti. Attualmente il Ruanda sta cercando di ricostruire l’unità e la pace dopo l’immane tragedia umana vissuta dal popolo ruandese nel 1994. La religione tradizionale ruandese è la fede in Dio, che loro chiamano Jmana. Nel corso degli anni la Chiesa cattolica in questo paese ha avuto uno sviluppo così grande che è stato chiamato “tornado dello Spirito”: La presenza dei cristiani è una realtà importante in tutto il Paese. La Chiesa Cattolica in particolare ricopre un posto preponderante per quanto riguarda il numero di fedeli, sacerdoti, catechisti, opere sociali e strutture organizzative: solo a Butare, la città che ci ospita, ci sono più di 100 congregazioni religiose. La storia del cristianesimo in Ruanda comincia con la prima missione nella parrocchia di Save il 2 febbraio 1900. E’ commovente pensare come lo Spirito Santo non abbia mai cessato la sua opera; ed è qui proprio in questa parrocchia di Save dove siamo venute ad incontrare quelle ragazze desiderose di conoscere e pregare Jmana e di essere aiutate a dare uno scopo alla loro vita così poco considerata nella loro terra. Nonostante la difficoltà del“ Kinyarwanda “la loro lingua ufficiale, con la traduzione del padre Edouarde abbiamo potuto portare la nostra testimonianza di figlie di Santa Angela Merici. A noi resta pregare molto affinché queste donne che si sentono interpellate, giungano a dare una risposata motivata ed adeguata per amare Jmana con tutta l’anima, con tutta la mente, e con tutte le forze. Lucia P.
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Tra noi
Paolo VI Agosto – settembre
La causa di beatificazione del servo di Dio, Giovanni Battista Montini, sta avanzando. La congregazione per le cause dei santi ha difatti riconosciuto la venerabilità del Pontefice bresciano. Si è venuta così a colmare una seria mancanza. Dispiace che proprio il nostro Papa sia così poco conosciuto, o, peggio da taluni ignorato, proprio nella sua diocesi. Mi viene spontaneo il paragone con la nostra sant’Angela Merici: quanti bresciani ignorano che le sue spoglie si trovano nel Santuario a lei dedicato?! Paolo VI fu spesso incompreso, anche nel tempo in cui è vissuto; nonostante i molti ostacoli, fu sempre animato da grande coraggio ed autentica fede, che Gli ha fatto fare opere indimenticabili nella storia della Chiesa: il famoso incontro con Atenagora, primate della chiesa ortodossa, l’enciclica in difesa della vita, in particolare della vita nascente, grande e tangibile segno a favore della vita! Lo ha distinto specialmente un grande amore alla Madonna, da lui dichiarata Madre della Chiesa ed il cui culto volle affermare con la lettera enciclica del 29 aprile 1965. Stiamo vivendo l’anno della fede e sicuramente non possiamo dimenticare il famoso “Credo del Popolo di Dio”che Paolo VI indirizzò a ciascuno di noi. Lo conosciamo, lo viviamo? Pensiamoci e riflettiamo! Mariuccia G.
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Cronaca
Sinodo Diocesano
Partecipare al sinodo è stato per me un grande dono del Signore; l’ho vissuto consapevole della responsabilità a cui sono stata chiamata: rappresentare la Compagnia. Sono stata invitata ad esprimere un parere sullo strumento di lavoro delle UP, parere che inciderà sul futuro della nostra diocesi. Ho subito sentito forte la presenza dello Spirito che c’era e ha soffiato in abbondanza. Siamo stati invitati a vivere la comunione e progettazione come risposta ai segni del tempo, a leggere la storia alla luce dello Spirito che parla, si rinnova, che non è rinchiuso nelle strutture ecclesiali e ci provoca continuamente. Ogni rappresentante (sacerdoti, diaconi, vita consacrata, laici) ha potuto parlare liberamente, sinceramente; ci siamo accolti con rispetto e amicizia valorizzando ogni realtà. Si è sottolineato come ogni vocazione e carisma siano indispensabili per le UP e che gli Istituti secolari, che vivono nel mondo la loro vocazione e intendono portarvi il lievito del vangelo, collaborano al tempo stesso all’azione apostolica della Chiesa. Abbiamo scoperto che non siamo soli; che la Chiesa di Brescia è viva; che tutti siamo mossi dal fatto di desiderare una comunità cristiana credibile, bella, attraente, piena di speranza. Il Signore risorto ha cambiato i nostri cuori. Il documento finale approvato quasi all’unanimità è frutto delle decisioni prese sotto lo sguardo di Dio, della sua parola e dei sacramenti, certi che solo la fede sostiene i progetti.
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Cronaca
Ci ha colpito la saggezza del Vescovo che ha fortemente desiderato questo sinodo e non ha voluto prendere alcuna decisione da solo e il suo atteggiamento è stato umile, ha ascoltato tutti con attenzione senza mai interferire. Termino con le parole che il nostro Pastore ha pronunciato durante l’omelia della messa di chiusura del sinodo “impariamo a fidarci, a stimolarci e a portare i pesi gli uni degli altri, la vostra carità cresca nel discernimento, leggete sempre gli eventi alla luce del Signore”. Stefania B.
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Cronaca
Le “Angeline” Da un articolo del quotidiano “Brescia Oggi” uscito sabato 26 gennaio u.s. a nome di Luciano Costa, pubblichiamo uno stralcio che ci è piaciuto perché riflette lo stile di vita delle nostre Consorelle che ora sono nella vita eterna e che hanno lasciato un segno positivo nella memoria del nostro giornalista e nell’opinione pubblica: possono esserci di buon esempio e di sprone a fare bene. … Nel gran libro delle benemerenze (sconosciuto ai più e assai poco letto) i nomi delle “angeline” che hanno regalato pensieri, azioni, tempo e premure alla comunità sono tanti. Maria, Giovannina, Teresa, Angela, Esterina, Giovanna... Molte di loro hanno insegnato il catechismo ai bambini e ai ragazzi degli oratori, accudito gli infanti dei vari e poveri “asili”, visitato gli infermi e rincuorato gli anziani, tenute linde e splendenti tante chiese parrocchiali, mantenuto efficienti ed aperte le “canoniche” (le residenze dei parroci), soccorso e consigliato tanti sacerdoti, aiutato spose e mamme a far crescere i figli e a vincere le tribolazioni del quotidiano. Così, oggi, non sarebbe male se alcuni dei tanti beneficati approfittasse della festa per andare da loro, per un saluto, ma anche per concretizzare un gesto di gratitudine e di riconoscenza. In verità, la regola dettata dalla loro fondatrice, non prevede “ricompense” e tanto meno “onori”, ma un “grazie”, di sicuro, non guasterebbe il panorama. Per don Firmo, che nella sua missione ebbe sempre al fianco una buona e santa “angelina”, quelle donne gentili e sobrie erano “benedette e benedetto era ogni loro gesto”. Tempi che furono e che, forse, non torneranno più. Resta, però, la festa dedicata a Sant’Angela Merici, che domani 27 gennaio 2013 riempirà il santuario a lei dedicato di devoti fedeli e la zona adiacente via Crispi,
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Cronaca via Calini, piazza Moretto di bancarelle, incantatori, venditori di “biline e biscocc” (ma ci saranno anche le ultime caldarroste e l’immortale “patuna”) e improvvisati dispensatori di mimosa, quasi un’anteprima di quel che accadrà a marzo, quando la festa della donna avrà per sé attenzioni e palcoscenico…. (da “Brescia Oggi”) Luciano Costa
Un seme ... per un prato fiorito: l’incontro tra i giovani e Sant’Angela Il 19 gennaio 2013 è stato un giorno particolare. Presso il Museo diocesano di Brescia si è svolta una mattinata di riflessione – animazione per far incontrare ai giovani la figura di Sant’Angela Merici, co-patrona della città di Brescia. Nel meraviglioso refettorio dell’antico monastero, che sembra voler ancora oggi incutere un po’ di silenzio e di raccoglimento, si sono riuniti giovani studenti, insegnanti, genitori, Figlie di S.Angela e”alcuni
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Cronaca nonni” per vivere una esperienza particolare: cercare di capire che legame esiste ancora oggi tra una Donna vissuta tanto tempo fa (più di 500 anni sono trascorsi dalla vita terrena di questa santa) ed i giovani del terzo millennio. Era certamente un pubblico non tradizionale per una simile iniziativa, ma chi giustamente poteva avere dei dubbi sullo svolgimento concreto e costruttivo della mattinata, ben presto ha dovuto ricredersi. La volta imponente del salone ha avuto d’incanto l’opportunità di accogliere note classiche e di assistere ad un balletto eseguito da giovani artisti su musica di Bach: improvvisamente il silenzio si è diffuso tra i presenti che, per assistere con più libertà allo spettacolo, si sono anche alzati in piedi per cogliere più al completo l’armonia della danza, i colori dei vestiti e la sintonia tra i vari artisti. Alle parole di Sua Ecc.za mons. Vigilio Mario Olmi, superiore della Compagnia di Sant’Angela, i giovani e tutto il pubblico ha manifestato silenzio di ascolto ed applauso di consenso. “Voi – ha detto mons. Olmi- siete il futuro della nostra società, voi portate la speranza in un mondo carico di problemi, di contestazione e di delusione”. Si è notato, con molto piacere, come i ragazzi, quasi in sordina per non farsi vedere dai professori e per non disturbare, hanno estratto i loro modernissimi telefonini ed hanno ripreso le scene del balletto e l’intervento del Vescovo. L’intervento, poi, del prof. Carlo Susa dell’Accademia S. Giulia di Brescia ha attirato i giovani, ma anche gli adulti non solo per il metodo attivo utilizzato (dialogo diretto con i ragazzi), ma soprattutto per il contenuto affrontato: il nostro modo di vestire (costume) rappresenta la nostra personalità e la nostra storia e, oltre ad essere importante per
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Cronaca le nostre scelte, diventa essenziale per la relazione ed il modello che crea negli altri. La lezione magistrale ha fatto cogliere al pubblico il valore e la testimonianza che ancora oggi Sant’Angela riesce a diffondere con la sua semplicità di vita, con la coerenza della quotidianità del servizio agli altri e, specialmente, con un dialogo continuo con Dio attraverso la preghiera. I ragazzi presenti all’incontro hanno creato un sereno e simpatico dialogo con il professore, soprattutto per l’interpretazione delle immagini trasmesse tramite le diapositive, rappresentanti scene di vita di ieri e di oggi attraverso l’uso del costume. Un giovane ed una Figlia di Sant’Angela hanno introdotto e chiuso questa parte della mattinata con la lettura di alcuni passi degli scritti della Santa relativamente al “modo di vestire” ed alla scelta di utilizzare anche la bellezza e l’armonia del proprio vestito per far piacere alle persone che ci circondano, anche in vista di creare relazioni positive con le persone con le quali si intende costruire un futuro di famiglia fondato sui sani valori del cristianesimo. Una nota speciale va riservata alla scelta del tema di riflessione. Oggi, spesso, ci si limita a criticare chi veste male o in modo da creare anche un senso di disagio nelle persone che ci frequentano. Pochi educatori, come ha fatto Sant’Angela, hanno il coraggio di dare delle indicazioni anche pratiche sul comportamento, sul modo di costruire le relazioni quotidiane e di “presentarci agli altri con uno stile personale di vestire”. I giovani potranno apparentemente dissentire, ma saranno almeno stimolati a ricercare soluzioni alternative che, nella scelta di modernità o di personalizzazione del look, non creano
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Cronaca reazioni negative, ma al contrario fanno dire: “Guarda come sta bene quel ragazzo, vedi come è elegante quella ragazza... anche se io personalmente non mi vestirò mai come loro...”. La giornata di riflessione ha poi dato uno spazio significativo ed importante ai ragazzi delle scuole presenti all’incontro, che hanno saputo con serietà e senso di maturità presentare le loro ricerche e le loro esperienze in merito alle “REGOLE DI VITA”. Una persona adulta presente quella mattina del 19 gennaio 2013 al Museo Diocesano ha detto: “Alcune volte sono scoraggiata al vedere la vita di oggi. Questa mattina ho cambiato idea: i giovani hanno delle risorse enormi da trasmettere anche a noi adulti. Vi chiedo di darci anche per il futuro alcune conferme con manifestazioni di questo tipo”. E’ l’impegno che a nome della Commissione Educativa del Mericiano mi sento di prendere, perchè nel mondo si riesca ancora a dare a tutti una certezza di un futuro positivo e gratificante. Il Padre Eterno, attraverso la proposta di Sant’Angela, ci conferma che per l’uomo ha ancora progetti per il futuro. Ci chiede, però, una collaborazione costante e quotidiana, senza contare troppo sull’oggi, ma con uno sguardo rivolto al futuro ed ai giovani in particolare. Angelo Metelli Commissione Educativo-Pastorale del C.M.
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Cronaca
Sant’Angela Merici e la sua opera in Polonia
Sabato 9 febbraio 2013 si è svolto a Cracovia, splendida città nel sud della Polonia, un interessante Simposio dal titolo:Con lo sguardo fisso in Dio, tesa all’ascolto del prossimo Sant’Angela Merici e la sua opera realizzata in Polonia dalle Orsoline dell’Unione Romana L’iniziativa, frutto della collaborazione tra la Cattedra di Spiritualità dei Media e delle Relazioni Sociali dell’Università Pontificia Giovanni Paolo II con la comunità delle Orsoline dell’Unione Romana di Cracovia, rientra nel ciclo dei simposi realizzati negli ultimi anni per presentare la spiritualità degli istituti religiosi e dei conventi in Polonia. All’importante evento, che si è svolto nella grande casa delle Orsoline di Cracovia, e precisamente nella sede della Scuola Superiore di Catechesi fondata da Madre Cecilia Lubie nska ´ attorno al 1926, hanno partecipato circa 160 persone, in prevalenza suore Orsoline con docenti laici, genitori ed ex alunni delle loro scuole diffuse in Polonia (Cracovia, Danzica, Lublino, Tarnow, Poznan, Breslavia...), ma anche studenti dell’Università, sacerdoti, religiosi e religiose di varie congregazioni della Polonia, dell’Ukraina e dell’Italia. Particolarmente apprezzata è stata la presenza di Maria Teresa Pezzotti, Superiora della Compagnia di S. Angela di Brescia, giunta appositamente dall’Italia con il professor Gianpietro Belotti e suor Melania delle Orsoline di Gandino. Molte Orsoline polacche conoscono Maria Teresa per averla incontrata a Brescia nei loro pellegrinaggi e onorano in lei simbolicamente la presenza della maternità di Angela. La giornata di sabato 9 febbraio si è aperta con la Santa Messa
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Cronaca celebrata nella grande cappella dell’istituto da Sua Ecc. Mons. Andrzej Siemieniewski, Vescovo ausiliare di Wrocław (Breslavia); la liturgia è stata animata da un bel coro di suore e laici, docenti e genitori della scuola di Cracovia. Il simposio è stato aperto alle 9.30 dal Vicerettore dell’Università Pontificia prof. dr. don Wojciech Misztal e dal saluto di Sr. Maria Jaworska, Superiora provinciale delle Orsoline polacche. È stata molto apprezzata la relazione del professor Gianpietro Belotti, la prima della giornata; egli ha presentato i momenti più decisivi della vita di Sant’Angela Merici, mettendo in risalto gli snodi del suo cammino di santità nella realizzazione del progetto di Dio. La proiezione di diapositive con dipinti e documenti mericiani ha reso interessante e chiaro il suo intervento in lingua italiana e in traduzione simultanea. Come si può rilevare dal programma, gli altri nove interventi hanno affrontato interessanti tematiche mericiane dal punto di vista teologico-spirituale, storico e pedagogico, con grande soddisfazione dei partecipanti per la competenza dei relatori e la ricchezza delle proposte. La giornata del Simposio si è conclusa in cappella con la celebrazione
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Cronaca dei Vespri, durante i quali si è vissuto un bel momento di contemplazione dell’icona di sant’Angela, realizzata nel 2000 da Alice Pedrotti di Trento. Al termine del Simposio erano già disponibili le copie a stampa degli Atti in lingua polacca, redatti da suor Weronika Dryl OSU e don Wojciech Misztal. È già possibile acquistarli, richiedendoli alle Orsoline di Cracovia o alla libreria dell’Università Pontificia Giovanni Paolo II: DUCHOWOS´ C´ KLASTORÓW POLSKICH: PRZEKAZ ´ KOMUNIKACJA, Sw. Aniela Merici i jej dzieło realizowane przez polskie Urszulanki Unii Rzymskiej, Kraków 2013. Un grazie a sr. Daria Klich per il video pubblicato sul sito internet delle Orsoline di Cracovia e reso disponibile nel nostro sito: www.angelamerici.it. Nello stesso sito entro qualche tempo si pubblicherà la traduzione italiana di alcune relazioni del Simposio. Sr. Melania Orsolina di Gandino
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Tra noi
Anniversari di Consacrazione - anno 2013 75째 Bettinelli Caterina
Pontoglio
70째 Portieri Regina
Brescia (Marone)
60째 Mazzotti Francesca Mondinelli Ines Mutti Teresina Ottelli Angela Pelucchi Paola Polonini Cherubina Venturini Rosa
Montichiari Ome Novagli di Montichiari (Marone) Piancamuno (Marone) Saiano Ospitaletto Carpenedolo
50째 Colossi Maria Gregori Giuseppina Sarasini Alba Stabile Maria Taini Ester Vezzoli Carolina
S. Paolo - Brescia Sale Marasino (Casciago Varese) Brescia Saiano Brescia Chiari
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Le ricordiamo
Gregori Giuseppina Nata a Sale Marasino il 12 marzo 1926 Consacrata nel 1963 – Deceduta il 14 gennaio 2013 “... Dio ci ha destinato all’acquisto della salvezza per mezzo del Signor nostro Gesù Cristo...” 1 Tes. 5,9. La sua dignitosa sofferenza durata per anni senza un lamento, resta per noi sorgente di luce. Il fratello Don Pietro
Portieri Regina Nata a Brescia il 16 febbraio 1914 Consacrata nel 1943 – Deceduta il 25 gennaio 2013 Credo che raramente si possono incontrare persone come Gina Portieri. Noi, Figlie di Sant Angela, abbiamo avuto in Lei una testimonianza di come si vive la nostra Regola nei suoi risvolti più significativi e profondi. Potrei citare molti esempi, ma tutto è espresso in quella sua maternità spirituale vissuta alla luce di Cristo Sposo. Era una donna di pace: e come l’attuava? Esprimendo con calma e dolce autorevolezza il suo pensiero, e questo acquietava gli animi.
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Le ricordiamo Di lei ci si poteva fidare: infatti sapeva consigliare e sapeva mantenere i segreti. Accoglieva maternamente tutti senza mai far trapelare giudizi negativi, ma, nello stile di Sant Angela, incitando a percorrere la via giusta, fatta di amore, di umiltà e di fiducia in Dio. È stata una grande educatrice, sia nella scuola (alcuni ricorderanno gli anni difficili nei quali insegnava alla scuola di Monterosso di Ghedi), sia in famiglia dove, insieme alla sorella Rina, assunse in ruolo di madre per i suoi nipoti rimasti orfani in giovane età. Ebbe la gioia si sentirseli sempre vicini anche nei lunghi anni della vecchiaia. Dopo la morte della sorella, accettò con dignità di abbandonare la sua bella casa per unirsi alle consorelle della casa di riposo di Marone, dove fu sempre ammirata per le sue rare virtù. Ora Gina è in Paradiso e continuerà sicuramente a pregare per la “Sua Compagnia”, soprattutto in questi “pestiferi tempi” (dal VII ricordo di S.Angela). Maria Adele P.
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Indice
Indice La parola del Superiore (S. Ecc. Mons. Vigilio Mario Olmi) Convertiti..... Credete pag.
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La parola della Superiora (Maria Teresa Pezzotti) 26 gennaio 2013
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Alle sorelle ammalate (Enrica Lamberti)
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Spiritualità Per vivere l’Anno liturgico vivere la Quaresima sotto lo Spirito Santo (Rosa Pollini)
pag.
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La fede testimoniata dai Patroni di Brixia Fidelis (Irma Bonini Valetti) pag. Parole che pesano e che impegnano (Giusy Pelucchi) pag.
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Attualità Allarme: dilaga l’analfabetismo di ritorno (Don Franco Frassine)
pag.
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Missioni Ruanda (Lucia P.) Paolo VI (Mariuccia Goffi)
pag. pag.
28 30
pag. pag.
31 33
pag.
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pag.
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Tra noi Anniversari di Consacrazione - anno 2013
pag.
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Le ricordiamo
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Cronaca Sinodo Diocesano (Stefania B.) Le “Angeline” (Luciano Costa da “Brescia Oggi”) Un seme ... per un prato fiorito: l’incontro tra i giovani e Sant’Angela (Angelo Metelli) Sant’Angela Merici e la sua opera in Polonia (Sr. Melania)
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Inserto
La parola del Superiore al Ritiro plenario del 26 gennaio 2013
La Vita Consacrata nell’Anno della fede
1 - Con il Battesimo viene intrapreso un cammino che dura tutta la vita avendo come guida Cristo via verità e vita. E’ un cammino da percorrere nella fedeltà alle promesse battesimali: rinuncia al peccato, a satana e alle sue seduzioni, unitamente alla professione di fede in Dio Creatore e Padre, in Gesù Cristo, Figlio di Dio fattosi uomo per liberare l’uomo dal peccato, e nello Spirito Santo, che conduce la Chiesa attraverso i secoli fino al ritorno glorioso del Signore. Con l’indizione dell’anno della fede, a 50 anni dall’inizio del Concilio Vaticano II, il Papa Benedetto XVI ha inteso rivolgersi a tutti i battezzati chiedendo loro di verificare se e come stanno facendo tale cammino. E poiché la fede potrebbe essersi indebolita, si fa urgente ravvivarla, per ripartire con più convinzione e determinazione, anzi con gioia e rinnovato entusiasmo, verso Colui che solo può donare la vita in pienezza. La notizia dell’anno della fede può essere giunta a tutti, ma non tutti si sono resi conto che era ed è una proposta da prendere in giusta considerazione. Perciò il primo compito è di interessare il maggior numero possibile di battezzati di ogni età e condizione. Si tratta infatti di una occasione quanto mai provvidenziale per risvegliare la consapevolezza e la responsabilità del dono ricevuto, mettendo in atto quelle scelte che sono richieste per riprendere il cammino che dà pienezza di senso alla vita ed ha per meta la propria santificazione e la
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Inserto gloria di Dio. La proposta del Papa è diretta al singolo battezzato, ma coinvolge tutta la comunità: quanto più numerosi sono i battezzati della stessa comunità che accolgono la proposta del Papa, tanto più saranno di stimolo anche a quelli rimasti al margine. 2 - Tra i battezzati che hanno accolto la proposta del Papa, coloro che hanno aderito a Cristo con la professione dei consigli evangelici, hanno un ruolo particolare. Certamente vorranno rispondere con prontezza e generosità. Anche perché hanno già ben definito il tracciato da percorrere, avendo una Regola di vita approvata e perciò una guida sicura di vita evangelica. Ogni consacrato deve formulare il suo itinerario secondo la Regola di vita in base alla propria condizione, ma senza trascurare la dimensione comunitaria: nel riprendere, personalmente e come famiglia spirituale, una osservanza fedele e amorosa delle finalità, motivazioni e orientamenti del proprio carisma. In tal modo daranno un impulso anche agli altri battezzati che hanno accolto l’invito del Papa e desiderano avere punti di riferimento per il loro impegno. 3 - L’anno della fede ufficialmente ha avuto inizio l’11.10.2012. E in tutte le comunità sono già stati proposti alcuni orientamenti e iniziative. Viene perciò spontaneo il chiederci: Si possono già vedere alcuni itinerari avviati nelle comunità per promuovere il risveglio e la nuova evangelizzazione? Per rispondere può essere utile tener presenti le motivazioni principali per cui il Papa ha indetto l’anno della fede e che perciò qualificano le iniziative e gli itinerari proposti. Possiamo sottolinearne due: aiutare i battezzati a verificare la coerenza
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Inserto tra il “dirsi cristiani” e il “vivere da cristiani”. A questo riguardo il Papa stesso ci indica il criterio di valutazione: “Capita ormai non di rado che i cristiani si diano maggior preoccupazione per le conseguenze sociali, culturali e politiche del loro impegno, continuando a pensare alla fede come un presupposto ovvio del viver comune. In effetti, questo presupposto non solo non è più tale, ma spesso viene perfino negato. ….a motivo di una profonda crisi di fede. In tal caso il sale diventa insipido e la luce viene posta sotto il moggio”. Il richiamo del Papa interpella anche le Figlie di S. A. e la stessa Compagnia. Solo chi è superficiale potrebbe dire che l’ammonimento del Papa non ci riguarda. Per vincere la superficialità, il punto di partenza è un buon esame di coscienza. Non possiamo ignorare che la mediocrità può facilmente convivere anche con una osservanza di pratiche senz’anima, che la pigrizia e l’egoismo addormentano facilmente la coscienza trascurando una dedizione fedele e a tener vivo l’amore a Dio e al prossimo. Tanto più che le Figlie vivendo la condizione verginale nel mondo rischiano di chiudersi in se stesse senza il mutuo aiuto tra sorelle della stessa comunità. In più, la condizione secolare le espone a vivere nel mondo a contatto di situazioni e preoccupazioni, esigenze e sentimenti, ideologie e costumi i più disparati che contrastano l’esigenza del raccoglimento per la preghiera e la custodia del cuore. Costatando la diffusa confusione e il comune disorientamento, ci viene da ricordare le parole di Gesù: “Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?” Anche nella parabola delle dieci vergini Gesù fa notare che la stoltezza può intaccare anche le vergini: accanto alle prudenti ci sono delle stolte
III
Inserto che non avendo prima procurato l’olio per la lampada, si assopirono e si addormentarono, e quando a mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!” non avendo l’olio, non poterono accendere la lampada ed essere pronte al suo arrivo; presentandosi più tardi, purtroppo trovarono la porta chiusa e si sentirono rispondere: “non vi conosco”. Questa compresenza di stolte e prudenti si è sempre manifestata anche nel passato, ma nel nostro tempo, si manifesta in modalità nuove, che non dobbiamo ignorare, ma che dobbiamo saper affrontare ad occhi aperti e ferma decisione. In quali modi? Il Papa ci suggerisce: “La Chiesa, proprio perché comprende nel suo seno peccatori, è santa e insieme sempre bisognosa di purificazione, e avanza continuamente per il cammino della penitenza e del rinnovamento. La Chiesa prosegue il suo pellegrinaggio fra le persecuzioni del mondo e le consolazioni di Dio, annunziando la passione e la morte del Signore fino a che egli venga. Dalla virtù del Signore risuscitato trae la forza per vincere con pazienza e amore le afflizioni e le difficoltà, che le vengono sia dal di dentro che dal di fuori, e per svelare in mezzo al mondo, con fedeltà anche se non perfettamente il mistero di lui, fino a che alla fine dei tempi esso sarà manifestato nella pienezza della luce”(LG). 4 - In questi giorni in occasione della Festa di S. Angela, anche voi, intendete rispondere prontamente all’invito del Papa, e per primo passo intendete curare la preghiera per chiedere al Signore la grazia di una autentica conversione per vincere lentezze e pigrizie, chiusure e paure che affievoliscono la stessa osservanza della Regola e decidersi di aderire con più fervore a Cristo Sposo e con nuovo slancio “far tutto il possibile per conservarvi in quello stato in cui da Dio foste chiamate”, e
IV
Inserto riprendere con amore il proprio posto nella Compagnia e condividere la scelta fatta dalla Compagnia per quest’anno, quella cioè di testimoniare e di promuovere il carisma mericiano in famiglia, in parrocchia e nel contesto del proprio ambiente. Il cammino di conversione è lento, ma deve essere continuo, come dice il Papa: “Grazie alla fede, questa vita nuova plasma tutta l’esistenza umana sulla radicale novità della risurrezione. Nella misura della sua libera disponibilità, i pensieri e gli affetti, la mentalità e il comportamento dell’uomo vengono lentamente purificati e trasformati, in un cammino mai compiutamente terminato in questa vita. La fede che si rende operosa per mezzo della carità diventa un nuovo criterio di intelligenza e di azione che cambia tutta la vita dell’uomo”. Viene spontaneo l’invito a tutte di fare l’esame di coscienza tenendo davanti agli occhi e al cuore la Regola e il Direttorio specialmente nei capitoli riguardanti i fermi propositi, la vita spirituale e la vita di Compagnia. 5 - Si può parlare di un sincero cammino di conversione, quando, man mano si procede, si risveglia anche la coscienza del grande dono ricevuto con la fede, che non può essere tenuto per sé, ma deve essere condiviso. E’ questo il senso della nuova evangelizzazione, compito da vivere in comunione con tutti i fratelli di fede secondo la missione affidata da Cristo a tutta la Chiesa. Come dice appunto il Papa: “La fede cresce quando è vissuta come esperienza di un amore ricevuto e quando viene comunicata come esperienza di grazia e di gioia. Essa rende fecondi, perché allarga il cuore nella speranza e consente di offrire una testimonianza capace di generare: apre il cuore e la mente di quanti ascoltano ad accogliere l’invito del Signore di aderire alla sua Parola per diventare discepoli”.
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Inserto Vale dunque la pena di prendere a cuore questa condivisione con i fratelli di fede, dando il proprio contributo di persone consacrate. Anche perché dice ancora il Papa: “Solo credendo la fede cresce e si rafforza; non c’è altra possibilità per possedere la certezza sulla propria vita se non abbandonarsi, in un crescendo continuo, nelle mani di un amore che si sperimenta sempre più grande perché ha la sua origine in Dio”. 6 - Si tratta di un impegno da assumere con serietà e si dovrà procedere disposti ad affrontare ostacoli e difficoltà che inevitabilmente incontreremo. Incontreremo difficoltà legate alla nostra condizione di creature segnate dal peccato originale, e difficoltà causate dalla mentalità e dal costume praticamente secolarizzati. Il secolarismo ha oscurato il volto di Dio nei rapporti interpersonali e nell’ambito della vita pubblica, così da ritenere la vita di fede un fatto puramente privato, senza rilevanza pubblica, come se Dio non esistesse. E ancor più il relativismo oscura la distinzione tra il bene e il male, tra la verità e l’errore. In particolare dice il Papa: “La fede si trova ad essere sottoposta più che nel passato a una serie di interrogativi che provengono da una mentalità che, particolarmente oggi, riduce l’ambito delle certezze razionali a quello delle conquiste scientifiche e tecnologiche. Solo lasciandoci guidare dal Magistero della Chiesa, non avremo timore di mostrare come tra fede e autentica scienza non vi possa essere alcun conflitto perché ambedue, anche se per vie diverse, tendono alla verità”. Come comportarci di fronte a queste difficoltà? Poiché sempre la Chiesa ha dovuto incontrare difficoltà, ripercorrendo la storia della nostra fede, vedremo il mistero insondabile dell’intreccio tra santità e peccato, ma insieme vedremo da un lato il grande apporto
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Inserto che uomini e donne hanno offerto alla crescita ed allo sviluppo della società con la testimonianza della loro vita, e dall’altro la possibilità di superare il peccato aprendosi con fiducia alla misericordia del Padre. Per questo terremo fisso lo sguardo su Gesù Cristo, “colui che dà origine alla fede e la porta a compimento”: in Lui trova compimento ogni travaglio ed anelito del cuore umano. Così sono vissuti tutti coloro che con il loro esempio hanno segnato le tappe della storia della salvezza. Così intendiamo pure noi riprendere con gioia ed entusiasmo la tensione alla santità di vita fissando alcune linee comuni, lasciando alle singole figlie la determinazione di un progetto di vita personale. 7 - Al primo posto è sempre da curare il rapporto personale con il Signore nella preghiera. La Regola e il Direttorio danno delle indicazioni ben precise al riguardo e sarà bene rileggerle per una fedele attuazione. In particolare qui è opportuno ricordare l’impegno proposto nell’ultima assemblea a tutte le Figlie di inserire l’intenzione per tutte le vocazioni nelle pratiche di pietà quotidiane e a ogni gruppo di dedicare ogni mese un tempo di adorazione eucaristica per le vocazioni e la promozione della Compagnia. Si deve tener sempre presente che dalla qualità della preghiera dipende la qualità della fede. Collegati alla preghiera sono l’ascolto e la meditazione della Parola di Dio, come viene suggerita nella liturgia quotidiana (Eucaristia e Liturgia delle Ore), nei ritiri e nelle congregazioni. - Al secondo posto va messo l’impegno di una conoscenza sistematica dei contenuti della fede. Il motivo è noto. Negli ultimi decenni sia per il rinnovamento
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Inserto conciliare che per l’evoluzione sociale sono emersi nuovi aspetti e in ordine alle verità da credere e nuove questioni nell’ambito morale che esigono una conoscenza più illuminata e sicura. A questo scopo risponde egregiamente il Catechismo della Chiesa Cattolica. “Nella sua stessa struttura il CCC presenta lo sviluppo della fede fino a toccare i grandi temi della vita quotidiana. Alla professione di fede segue la spiegazione della vita sacramentale, nella quale Cristo è presente, operante e continua a costruire la sua Chiesa. Senza la liturgia e i Sacramenti, la professione di fede non avrebbe efficacia, perché mancherebbe della grazia che sostiene la testimonianza dei cristiani. Alla stessa stregua, l’insegnamento del Catechismo sulla vita morale acquista il suo significato se posto in relazione con la fede, la liturgia e la preghiera”. Tutto questo favorirà a rendere più illuminata e convinta la pubblica professione del “Credo” nelle celebrazioni liturgiche. Sarà una professione espressa in piena libertà dal singolo e segno di comunione ecclesiale. Infine “con il cuore si crede e con la bocca si fa la professione della fede”: il cuore “aperto dalla grazia consente di avere occhi per guardare in profondità e comprendere che quanto è stato annunciato è Parola di Dio” ed è valido per sempre. “Professare con la bocca indica che la fede implica una testimonianza ed un impegno pubblico Non può essere solo un fatto privato, ma esige anche la responsabilità sociale di ciò che si crede, dell’annunciare senza timore la propria fede ad ogni persona. E’ il dono dello Spirito Santo che abilita alla missione e fortifica la nostra testimonianza, rendendola franca e coraggiosa”.
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Inserto 8 - La vita consacrata nell’anno della fede trova nuove motivazioni per ravvivare la gioia e l’entusiasmo della fede e della sua testimonianza. A questo riguardo riporto alcuni passi del messaggio dei vescovi per la giornata mondiale della vita consacrata per il prossimo 2 febbraio. “La vita consacrata, in quanto chiamata alla conformazione a Cristo, è custode del senso ultimo pieno e radicale della vita: “Voi consacrati siete testimoni dell’orizzonte ultraterreno dell’esistenza umana e la vostra vita, in quanto totalmente consacrata al Signore, nell’esercizio di povertà, castità e obbedienza. E’ il segno del mondo futuro che relativizza ogni bene di questo mondo”. “Prima che perciò che fate, è per il vostro stesso essere, per la generosità e radicalità della vostra consacrazione, che voi parlate al mondo di oggi. Vivendo con fedeltà la vostra vocazione tenete vivo nella Chiesa il senso della fedeltà. Con la vostra vita ci ricordate anche che la nuova evangelizzazione comincia da noi stessi e che c’è un intimo legame tra autoevangelizzazione e testimonianza, rinnovamento interiore e ardore apostolico, tra essere e agire, evidenziando che il dinamismo promana sempre dal primo elemento del binomio. Siate sempre più veri discepoli di Cristo; alimentate la consapevolezza della vostra missione. Vivete le situazioni umane, sociali, culturali, nelle quali operate, facendovi segno dell’agire di Dio e siate sempre presenza profetica di vera umanità anche quando ciò esige di andare controcorrente. Siate fedeli alla vostra tradizione carismatica e allo stesso tempo siate capaci di interpretare in modo attuale il carisma, mostrandone la fecondità”. In questo contesto di rinnovamento va collocata la consegna da parte del Vescovo del nuovo Direttorio da lui approvato in data 25.11.2012. Esso è riconosciuto come codice fondamentale insieme alla Regola di S. Angela Merici nel testo che mons. Girolamo Verzeri consegnò alle
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Inserto sorelle Girelli. Infatti il Direttorio accoglie il rinnovamento operato nella Chiesa e nel mondo dallo Spirito Santo nel corso della storia, specialmente mediante il Concilio Vaticano II, le cui linee fondamentali sono espresse nel Codice di Diritto Canonico. Una speciale attenzione è riservata alle indicazioni date dal Vescovo per la vita consacrata e in particolare per la Compagnia. Inoltre tiene in giusto conto le sane tradizioni maturate lungo i secoli nel contesto della storia della diocesi di Brescia e singolarmente della testimonianza e dell’opera delle Sorelle Maddalena ed Elisabetta Girelli. Il testo appena sarà stampato verrà consegnato alle singole figlie nelle modalità che verranno indicate dal Consiglio di Compagnia. In esso troverete anche alcune note riguardanti avvenimenti recenti, modifiche e aggiunte riguardanti riti e preghiere ed eventuali adattamenti dei Regolamenti in conformità alle nuove norme del Direttorio. Disponiamoci ad accoglierlo nella preghiera, riconoscenti per la continua assistenza dello Spirito Santo, per l’amorevole presenza di S. Angela e delle Venerabili Girelli e la premura paterna del Vescovo. Ci conforta la materna intercessione di Maria, la Madre di Dio, “beata perché ha creduto”.
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