Poste Italiane S.p.A. - Sped. in Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. L. 27/02/2004 n° 48) art. 1, comma 2, DCB Brescia
LA VOCE DELLA COMPAGNIA DI S. ANGELA • BRESCIA
SETTEMBRE • OTTOBRE 2010
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VOCE
DELLA COMPAGNIA DI S. ANGELA DI BRESCIA
SETTEMBRE - OTTOBRE 2010
5 Via F. Crispi, 23 - 25121 Brescia Tel. 030/295675-3757965 c/c postale n. 12816252 Nihil obstat quominus imprimatur Aut. del Trib. di Brescia n. 24/69 del 5 sett. 1969 Direttore responsabile: D. Antonio Fappani Tipografia: Alfa - Brescia Poste Italiane S.p.A. - Sped. in Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. L. 27/02/2004 nยบ 46) art. 1, comma 2, DCB Brescia
invito
DOMENICA 24 OTTOBRE 2010 ORE 16.00 S. Messa e dedicazione del Santuario a S. Angela GIOVEDÌ 25 NOVEMBRE 2010 475° Fondazione della Compagnia di S. Orsola Figlie di S. Angela Ore 14.30 Palazzo della Loggia Apertura del Convegno La risposta femminile ai nuovi bisogni dell’età borghese: la rinascita delle Compagnie e degli Istituti religiosi delle Orsoline fra Ottocento e primo Novecento. SABATO 27 NOVEMBRE 2010 ORE 21.00 Santuario di S. Angela Inaugurazione dell’organo e concerto del Maestro Giancarlo Parodi DOMENICA 28 NOVEMBRE 2010 ORE 10.30 In Santuario S. Messa officiata dal Card. G. Battista Re A chiusura dell’anno straordinario 2009-2010 IL 25 NOVEMBRE LA PREGHIERA DEI VESPRI SARÀ PREGATA DA TUTTE IN COMUNIONE CON TUTTO IL MONDO ORSOLINO SECOLARE E RELIGIOSO.
DATA L’IMPORTANZA DELLE MANIFESTAZIONI IN PROGRAMMA SI AUSPICA LA MASSIMA PARTECIPAZIONE POSSIBILE DA PARTE DI TUTTE.
La parola del Superiore
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- Siamo ormai giunti all’ultima parte dell’anno straordinario e con fiducia esorto tutte le figlie a riprendere le proposte fatte all’inizio dell’anno, privilegiando il dialogo con Cristo Redentore e Sposo, sotto l’azione dello Spirito Santo, secondo l’esempio e l’insegnamento di S. Angela. Solo così si può ravvivare la consapevolezza del dono ricevuto e “rendere infinite grazie a Sua Divina Maestà”. Quelle poi che hanno già partecipato agli esercizi spirituali hanno ricevuto un nuovo impulso per rimotivare la consapevolezza della propria condizione per essere state elette ad essere vere e intatte spose del Figliuol di Dio. In concreto invito ciascuna a rivedere il proprio progetto di vita: se si vuol vivere la propria consacrazione con animo fiducioso
Concordi ed unite insieme
† Vigilio Mario Olmi
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La parola del Superiore sia in famiglia che nel contesto parrocchiale e professionale, occorre riservare a Cristo sposo il primo posto per poi curare il proprio rapporto con le Consorelle e con la Compagnia e contribuire alla comunione nella Chiesa e nella società.
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– Credo che la Lettera pastorale del Vescovo “Tutti siano una cosa sola” offra delle indicazioni preziose anche per noi. In quel “tutti” infatti ci siamo anche noi, con la nostra identità, fatta di ombre e di luci, di risorse e di limiti. La tensione ad “essere una cosa sola” con tutti comporta un esame di coscienza per togliere tutto ciò che in noi possa essere di ostacolo. Certamente l’egoismo va considerato come l’ostacolo principale, in quanto si manifesta in tanti modi: orgoglio, freddezza, meschinità, antipatia, invidia, gelosia, pettegolezzo ecc. Possono emergere anche altri ostacoli, causati dai nostri limiti. Dobbiamo però essere convinti che pur essendo anche noi dei vasi di creta, siamo chiamati ad accogliere il mistero di Cristo che opera in tutte le membra: in ciascuna per se stessa, ma anche in comunione con tutte le altre, formando insieme l’unico corpo, di cui Cristo è il capo. Quanto più intensa è la comunione con Cristo, tanto più si è disposti a intessere relazioni positive con tutti, usando vigilanza e pazienza, per non cedere a giudizi malevoli o a chiusure incomprensibili e deleterie. Siccome siamo diversi gli uni dagli altri, volendo diventare “una cosa sola”, cercheremo di inserirci, ciascuno con la propria individualità, con la propria fisionomia e secondo la vocazione ricevuta, convinti che le differenze non costituiscono degli ostacoli ma delle risorse per il bene comune. Infatti nel corpo di Cristo non ci sono duplicati, né esuberi né esseri insignificanti.
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- Potremmo chiederci: E’ possibile mettere insieme tante persone diverse? Non è facile, ma è possibile. Con l’umiltà e la carità. E difatti la
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La parola del Superiore carità è presentata come “vincolo della perfezione”, ha la dolce forza di tener insieme coloro che si riconoscono complementari, rende umili e disponibili a riconoscere ciò che ostacola per eliminarlo e sviluppa la stima reciproca per comporre la comunione. L’umiltà ci convince che non siamo autosufficienti e quindi restringe l’ambito dell’autonomia individuale mentre la carità apre al dialogo, al mutuo scambio di risorse, attitudini e servizi, in modo che il corpo ben articolato possa svolgere al meglio tutte le sue funzioni. Anche in questo si manifesta l’azione dello Spirito Santo, che suscita una molteplicità di carismi e di ministeri ordinati, di laici con famiglia o legati a qualche aggregazione ecclesiale, e li guida in modo che “tutti siano una cosa sola”.
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– Perché ciò che è possibile diventi reale, è necessario che ciascuno vigili su stesso per mettere in pratica alcune indicazioni suggerite sia dalla Regola che dalla Lettera pastorale. Sono indicazioni che hanno la loro ispirazione nel Vangelo e sono descritte come caratteristiche già nelle nascenti comunità cristiane. Ne richiamo alcune. “Non giudicate e non sarete giudicati. Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio. Perdonate e sarete perdonati. Con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio”(Lc6). “Se tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualcosa contro di te, lascia il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono”(Mt5,23-24). E’ proprio vero: nessuno è così buono da non aver difetti e nessuno è così cattivo da non aver qualcosa di buono. La strada maestra è quella del dialogo, di cogliere l’aspetto positivo, e quando si rileva il negativo, prima di giudicare, l’amore si chiede: in che modo posso aiutare il fratello debole perché se ne renda conto? E in ogni caso cerca di
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La parola del Superiore scusarlo e affidarlo alla bontà del Signore. Gesù stesso sulla croce si rivolge al Padre esclamando: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno”. Fa pena il vedere a volte dei cristiani che non si parlano, si evitano e che per giustificarsi ingrandiscono i torti ricevuti, mentre sarebbe più semplice che chi ama di più faccia il primo passo. Le figlie non possono ignorare la pressante esortazione di S. Angela: “L’ultima voce mia che vi ripeto e colla quale fin col sangue vi prego, è che siate concordi ed unite insieme tutte di un cuore e d’una volontà. Siate legate col vincolo della carità l’una con l’altra stimandovi, aiutandovi e sopportandovi in Gesù Cristo…”(Nono Ricordo). Come non augurarci che queste parole della Madre incoraggino tutte le figlie a tradurre questi insegnamenti tra di loro e nel contesto familiare, ecclesiale e sociale? Davvero la Compagnia darebbe la bella testimonianza di come le spose di Cristo si amano tra di loro e come rispondono al desiderio di Cristo che “tutti siano una cosa sola”. Aiutiamoci a vicenda perché a conclusione del 475° di fondazione la nostra Compagnia sia animata da questi sentimenti e possa stimolare anche le nostre comunità a riconoscere la bellezza del carisma mericiano e a confidare nella protezione di S. Angela proclamata Compatrona nel loro impegno educativo a favore della promozione della donna.
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La parola della Superiora
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a spinta iniziale per l’avvio del nuovo anno pastorale ci è stata offerta dalla dott.a Paola Bignardi, che nella relazione introduttiva all’assemblea di settembre ci ha tracciato le linee di una spiritualità laicale. Ella si è rifatta a Sant’Angela che, cinquecento anni fa, ha avuto una intuizione innovativa: vivere la radicalità evangelica all’interno del mondo come lievito nella pasta per fermentarlo cristianamente. “Genesi” ci dice che il mondo è uscito bello e buono dalle mani di Dio: Dio vide che era cosa buona, molto buona la sua creazione! Tuttavia costatiamo che è in atto un abbrutimento dell’uomo. Gesù, con la sua incarnazione lo ha riscattato, vivendo prima del suo morire, nel silenzio e nel nascondimento a Nazareth per trenta anni. La nostra
E' iniziato un nuovo anno
Maria Teresa Pezzotti
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La parola della Superiora vocazione di consacrate laiche è molto simile alla sua. Riusciremo a realizzarla se, con semplicità e gioia, sapremo vivere la situazione comune a tutti gli uomini, condividendo con loro problemi, gioie e speranze,senza distogliere lo sguardo da Gesù e restando aperte a relazioni di amicizia con le persone che incrociamo sul nostro cammino o che vivono accanto a noi nel nostro ambiente familiare, ecclesiale e sociale. Sant’Angela ci offre una pista di comportamento al capo IX della Regola: “Ognuna deve in ogni cosa comportarsi cosi da non commettere né in se stessa, né nei confronti del prossimo, cosa alcuna che sia indegna di spose dell’Altissimo. Ma sia lieta e sempre piena di carità e di fede e di speranza in Dio, non rispondendo superbamente, non facendo le cose malvolentieri, non restando adirate, non mormorando, non riportando cosa alcuna di male.”
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addalena Girelli le fa eco:”Mansuetudine e pazienza formano quella virtù che si chiama dolcezza ... Tolleranza riciproca, tacere i difetti,non far mai rapportamenti ... Oh, quanto devo imparare! Delle mie mancanze dò sempre la colpa alla mia natura, e dovrei attribuirle solo alla mia poca virtù, alla mia poca fedeltà nel vincere me stessa…” Il cammino e lo stile di vita che le Figlie di Sant’Angela sono chiamate a vivere oggi, ci è stato indicato dal nostro Vescovo Luciano in occasione della proclamazione di Sant’Angela Compatrona,dopo i SS. Faustino e Giovita, della città e della Diocesi di Brescia, quando, additando Angela come modello, ha sottolineato l’importanza e la peculiarità della presenza della donna nella vita della Chiesa, nel volgere dei tempi e, particolarmente, ai nostri giorni. Il Vescovo ha mosso un accorato appello alla presenza delle donne nel tessuto ecclesiale e sociale e alla necessità di un confronto con Cristo, perchè il loro vissuto ne sia illuminato. Anche il Superiore mons. Olmi ci ha ribadito la funzione
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La parola della Superiora provvidenziale della Compagnia nella Chiesa e ha posto a ciascuna di noi degli interrogativi circa il modo di presenza e di incidenza nel nostro contesto sociale attuale, a partire dalle attese di Dio. Ci ha chiesto:come viviamo il carisma della consacrazione sponsale che abbiamo ricevuto da Sant’Angela e che cosa vuole il Signore dalla Compagnia perchè possa vivere con fedeltà la consacrazione secolare in un forte contesto di secolarismo? Suggerisce che all’esame di coscienza di ciascuna circa le proprie responsabilità vada aggiunta una forte invocazione allo Spirito Santo perchè illumini le nostre menti e muova il nostro cuore ad operare in linea con le esigenze di oggi e con lo spirito che Sant’Angela ha suggerito fin dagli inizi.
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Liturgia
La Dedicazione di una chiesa
Il 24 ottobre alle ore 16 verrà celebrata la dedicazione del Santuario di S. Angela a compimento dei lavori che nei decenni si sono susseguiti per renderlo sempre meglio rispondente al culto divino e alla venerazione di S. Angela. Il presente articolo descrive il significato di tale rito. Ringraziamo mons. Federico Pellegrini che l’ha steso per noi. Con il Concilio Vaticano II una terminologia più esatta è venuta ad arricchire il patrimonio teologico – liturgico della Comunità cristiana. Infatti, mentre fino qualche decennio fa si parlava di “consacrazione” di una chiesa, oggi si privilegia il termine “dedicazione”, riservando la “consacrazione” alle persone e la “dedicazione” alle cose. Questa precisazione terminologica ci permette di approfondire il mistero che lega la Chiesa fatta di persone, pietre vive, alla chiesa fatta di semplice pietra. Innanzitutto Cristo è colui nel quale abita la pienezza della divinità e dell’umanità. Nel suo perfetto sacrificio sull’altare della Croce egli ha convocato tutta l’umanità a partecipare dell’effusione dello Spirito per la glorificazione del Padre. Questo popolo adunato e convocato dall’alto, da Dio, è la Chiesa, che incamminata verso l’eternità, si raccoglie in ogni luogo e in ogni tempo per ascoltare la Parola di Dio e celebrare il sacrificio eucaristico, fonte della sua esistenza e pegno della gloria futura. Questa Chiesa è misticamente manifestata nel segno del tempio, della chiesa – edificio, che visibilmente rivela il misterioso incontro tra Dio e il suo popolo.
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Liturgia È la persona che è sacra perché Dio la con-sacra, la rende sempre più a sua immagine e somiglianza affinché possa nella lode e nella carità degnamente glorificarlo. La chiesa – edificio viene invece “dedicata”, cioè è solennemente detta e proclamata essere il luogo concreto dove Dio rende sacro l’uomo. Ecco perché una chiesa ha come riferimento, secondo la prassi tradizionale, un santo particolare. Il santo nella Chiesa è quella pietra viva che, avendo Cristo a suo fondamento, costruisce la comunità e la rende solida nella fede, nella speranza, nella carità. Questo ci permette di comprendere come mai il rito della dedicazione si articola sui diversi poli liturgici, in particolare: l’altare, l’ambone, la sede, il tabernacolo, le reliquie dei santi, le colonne o pareti. Sono i luoghi dove noi diventiamo contemporanei al mistero pasquale di Gesù Cristo e, levigati e lavorati dalla sua passione, morte e risurrezione siamo purificati per rendere la carità autentica e viva la speranza, che non delude. L’altare, segno di Cristo (Sacerdote, vittima, ara del sacrificio, mensa del convivio pasquale) è il centro a cui convergere istintivamente lo sguardo e la devozione. L’ambone, luogo della Parola di Dio, è il luogo dove il Signore ci insegna e ammaestra. La sede del celebrante richiama a quella presidenza che Cristo opera nel Sacerdote affinché tutti possano trovare la guida sicura per giungere ai verdi pascoli della vita eterna. Il Tabernacolo, proteggendo il pane eucaristico, permette non solo la sollecitudine verso i malati, ma rivela a ciascuno di noi la particolare vicinanza del Signore in mezzo a suoi discepoli Dove poi è possibile, si pongono le reliquie di un santo dentro l’altare (non nella mensa), per significare lo stretto legame tra la vita santa che fa di una persona una pietra viva e l’altare di pietra segno della solidità di Cristo, vera roccia salda e pietra angolare.
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Liturgia Suggestivo, però, è anche il momento in cui, una volta unta la mensa dell’altare (Cristo significa Unto), vengono poi unte le pareti, tradizionalmente in dodici punti (o solo queste se l’altare fosse già dedicato), alle quali vengono collocate delle croci: l’unzione delle pareti sta a significare che la Chiesa è immagine della Gerusalemme celeste e così unta partecipa del mistero di Cristo, l’Unto del Signore. Alla fine l’illuminazione della chiesa ricorda che Cristo è luce per illuminare le genti; del suo splendore brilla la Chiesa e per mezzo di essa tutta la famiglia umana. Con la celebrazione del sacrificio eucaristico si raggiunge e si manifesta chiaramente nei segni il fine principale per cui è stata edificata la chiesa ed è stato costruito l’altare. Così la preghiera di dedicazione mirabilmente riassume in alcuni suoi passaggi:
«Chiesa sublime, città alta sul monte, chiara a tutti per il suo fulgore, dove splende, lampada perenne, l’Agnello, e si innalza festoso il coro dei beati.
Qui la santa assemblea riunita intorno all’altare celebri il memoriale della Pasqua e si nutra al banchetto della parola e del Corpo di Cristo.
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Liturgia Qui il povero trovi misericordia, l’oppresso ottenga libertà vera, ogni uomo goda della dignità dei tuoi figli, affinché tutti giungano alla gioia piena nella santa Gerusalemme del cielo. Amen!» mons. Federico Pellegrini Direttore Ufficio - Beni Culturali - Diocesi di Brescia
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Valori da coltivare con urgenza Gentilezza, che comincia dal rispetto, si nutre dell’esempio degli adulti, si sostanzia con la coerenza, va applicato sempre e ovunque. Meraviglia, ossia la capacità di stupirsi delle infinite cose che ci circondano: ricchezze del creato e delle sue creature. Ottimismo, che fa la persona generosa, serena e concreta. Silenzio, che aiuta a usare bene la propria voce, ad ascoltare, a ritagliarsi spazi di riflessione e di preghiera. Sobrietà, tanto necessaria in tempi di consumismo, di sciupii e di un benessere che distrugge l’essere, di dipendenze che uccidono la libertà, per un ritorno al necessario che rifiuti il superfluo. Interiorità, che esclude le smanie di esibizionismo e l’obbligo di seguire le mode; che attira l’attenzione sui veri valori della persona, sui talenti che Dio le ha concesso, su ciò che non scompare con il tempo, ma si accresce con gli anni.
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Tenerezza, che ci rende capaci di tanti piccoli atti che danno gioia a chi vive accanto; una tenerezza fatta di atti concreti come l’offerta di una carezza, di un fiore, di un sorriso, di una parola gentile. Entusiasmo, vera locomotiva della vita: da difendere e conquistare con l’incoraggiamento. Volontà, come capacità di portare a termine piccole o grandi imprese, coraggio di fronte agli ostacoli, per conquistare ciò che ci siamo proposti. Lavoro, intenso come sviluppo della voglia di fare che nasce insieme con ogni bambino e prende forza se gli adulti non si sostituiscono a lui per fare più presto o per fare meglio. Perdono, che spegne ogni aggressività, rasserena l’ambiente e dà pace alla vita. Gratitudine, che fa scoprire quanto ognuno deve all’altro, quanto è prezioso ogni uomo che incrociamo nella vita e soddisfa i nostri bisogni. da “Cor Unum” delle Suore Orsoline di via Bassiche, 36 Brescia
Alle sorelle ammalate
Sorelle carissime, con voi vorrei dare uno sguardo retroattivo alla nostra vita, ormai giunta alla sua maturità umana, e, perché no, anche spirituale! Tutta la nostra vita è stata un cammino che ci ha insegnato a vivere, grazie anche alle associazioni cattoliche che ci hanno educato ad amare Cristo, il quale ha voluto presentarsi a noi come modello di salvezza. Così abbiamo imparato ad essere prudenti e insieme forti, a credere nel valore di quel cammino che Gesù ha percorso prima di noi, ad amare chi guidava il nostro cammino e chi camminava con noi. Tutto questo vale ancora oggi perché il nostro appartenere alla Compagnia ci fa famiglia che vive nell’amore che S. Angela ci ha tanto raccomandato “… essere concordi ed unite insieme, tutte d’un cuore e di una volontà”. Anche il salmista ci fa cantare: “Com’è bello e gioioso camminare insieme”. Se oggi siamo giunte a questa esperienza di comunione, lo dobbiamo in parte all’impegno che ognuna di noi ha messo per conquistare la meta: lo sforzo della fatica, della ricerca, del donare se stessa per il bene degli altri, della conquista di Dio, ora nostro Sposo. Leggendo la descrizione di un giovane che ha risposto alla chiamata di Dio al Sacerdozio, mi ha colpito la frase che qui riporto: “Ogni uomo desidera, per ciò che ha costruito, una fioritura eterna; ma bisogna gioire del presente. Come quei fiori di alta montagna che nascono senza che
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Alle sorelle ammalate nessuno li abbia seminati, come se fatti da Dio per sé. Ogni uomo, in realtà, è chiamato ad essere come quei fiori nelle crepe delle rocce, invisibili a tutti, nati per la gloria di Dio”. Qui veramente possiamo dire di essere Frutto della Grazia Divina, l’essenziale é che ognuna di noi rimanga ancorata alla Grazia certa che, dalla nostra risposta, dipende il nostro destino temporale ed eterno; Cristo in ogni istante della nostra vita ci invita a seguirlo portando la nostra croce. Per quanto lunga sia la nostra strada da percorrere, non abbiamo ancora toccato l’orizzonte; il Cristo è la strada che ad ognuna di noi è data ancora da percorrere; è Lui che bisogna seguire. Permettetimi da riportare qui il peniero di un educatore scout, Josep Follist, il quale ha inciso, in parte, sulla mia formazione spirituale giovanile: “Le pene della via dolorosa non tolgono nulla alla felicità del giogo soave e del leggero fardello; per penoso che sia il cammino una luce lo precede sempre: luce di fede, di speranza, quella che illumina ogni uomo che cammina in questo mondo. Per noi camminatori cristiani, la strada simboleggia Colui che è la nostra fede, nostra speranza e nostro amore, nostra verità e nostra vita, Colui al quale abbiamo dato per sempre i nostri cuori ardenti e felici, Colui che noi seguiremo sempre contro i venti e le maree fino alla morte, Colui la cui visione sarà un giorno la nostra ricompensa, il Cristo Dio!” E’ l’augurio che reciprocamente facciamo al nostro cammino. Fraternamente Enrica L.
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Approfondimenti
“SCUOLA DI GESU’ CRISTO”: Gesù amico dei fanciulli
Spiritualità
Uno degli aspetti singolari della vita di Gesù è il suo modo di porsi nei confronti dei bambini. Essi lo assiepano da ogni parte. Qualcuno gli corre incontro per abbracciarlo; qualche altro gli si accoccola ai piedi e vi sono anche quelli che si siedono sulle sue ginocchia. Gesù accoglie tutti, senza discriminazioni, con somma benevolenza. Ai grandi tutto questo pare eccessivo e sgridano i piccoli, allontanandoli, anche bruscamente, da Lui. A questo punto Gesù rimprovera gli adulti e, con accento accorato, esclama: “Lasciate che i bambini vengano a me; e non glielo impedite!” Elisabetta Girelli si domanda il perchè dell’atteggiamento di Cristo nei riguardi dei piccoli e ipotizza due risposte. La prima è questa: è l’innocenza e la semplicità del loro cuore. “O Agnello immacolato - esclama - che vi pascete fra i gigli, io non ho il coraggio di invidiare le celestiali carezze che Voi fate alle anime innocenti, perchè conosco e confesso di non meritarle. Ah! che passarono troppo presto per me quegli anni beati in cui era incapace di offendervi!” Bettina ne trae alcune amare conseguenze: la malizia del suo cuore è la causa di un allontanamento del Signore. Ella non vi si può rassegnare e gli chiede in modo struggente: “Ma per questo non potrò io più accostarmi a Voi, o caro Gesù? Mi sarà impossibile il gustar nuovamente le care delizie dell’amor vostro?” A suo conforto scopre un’altra via d’accesso al Cuore di Cristo: quella della penitenza. “Verrò coi penitenti! – esclama – e spero proprio che non mi rigetterete. Qui ai vostri piedi, o Gesù mio, voglio star
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Approfondimenti sempre a piangere e pregare col Profeta: “Asperge me issopo et mundabor; lavabis me et super nivem dealbabor!.” (Aspergimi con issopo e sarò mondato: lavami e sarò più bianco della neve!) Elisabetta ci indica anche un’altra modalità per andare a Cristo: percorrere la via della piccolezza o dell’infanzia spirituale: assumere, cioè, nei rapporti col Signore gli stessi atteggiamenti dei bambini, la diffidenza di sé e la fiducia filiale, l’ingenuità del cuore, la sincerità del linguaggio, l’oblio di sé che dona pace. Mete, queste, rese possibili ad una condizione: annientare l’amor proprio. Infine, un’indicazione preziosa che lo stesso Gesù ci dà è di imitarlo nel prenderci cura delle anime innocenti, perchè conservino questo dono singolare. “Chi raccoglie uno di questi fanciulli per amor mio, raccoglierà me stesso!” - diceva spesso Gesù. Bettina illustra in modo originale tale affermazione di Gesù. “Dovresti immaginarti che ogni anima innocente sia come il giardino delle delizie di Gesù. Qual fortuna per te il potervi spendere intorno le più sollecite cure!”... “Non vedi quali sforzi fa il demonio per rovinare queste anime? Quali bestie feroci fa girar loro intorno; quali tempeste prepara per devastarle? Deh, se tu puoi, coprile coll’ali d’ un amorevole custodia, riparale con la siepe d’un’istruzione cristiana, pianta in mezzo a loro il balsamo inespugnabile del timor santo di Dio e sta certa che quelle fatiche che spenderai intorno ad esse non saranno mai senza frutto e una grande mercede.” Bettina fa (e ci fa fare) un esame di coscienza. Quindi prega: “Mio Dio, sento che la coscienza mi rimprovera d’aver sinora trascurato un gran bene ... Vi domando quello spirito di zelo prudente che mi è necessario per adempire secondo il gusto vostro questa cara opera di carità.” S. Pio, rapito dallo splendore dell’anima innocente dei bimbi, 100 anni fa, con decreto di suo pugno, stabilì che i piccoli, appena raggiunto l’uso di ragione (ossia a 7 anni) potessero accostarsi al
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Approfondimenti banchetto eucaristico, anziché attendere fino ai dodici- tredici come era in uso prima. Era il “sigillo di Dio” apposto sui loro corpi puri, abitati dalla divina Presenza. Una vera festa d’Angeli era quella Prima Comunione! Elisabetta Girelli l’aveva intuito per grazia, ancora prima che venisse emanato il decreto papale. Giuseppina Zogno
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Attualità
L’Italia perde la testa
Don Franco Frassine
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Il mondo dell’agricoltura è in allarme. il suolo agricolo, la buona terra coltivabile, che garantisce il pane quotidiano, sta letteralmente scomparendo fagocitato da voraci colate di cemento e da dilaganti distese di asfalto. “Crescono le città, che pure si svuotano al loro interno, si gonfiano a dismisura i paesi dell’hinterland, si estendono come amebe nuovi villaggi, nuovi quartieri (“immersi nel verde” promettono immancabilmente i signori del cemento), nuovi centri residenziali “dove vivere con i vostri bambini” (salvo che poi di bambini ce ne sono sempre meno) e intanto si contrae, in maniera paurosa, lo spazio disponibile per l’”agricoltura”. Si calcola che in 40 anni l’Italia agricola abbia perso un’area pari a due Lombardie. Da uno studio della Coldiretti si sa che l’agricoltura italiana dispone
Attualità solo di 12,7 milioni di ettari di suolo coltivabile, dei quali appena il 30 per cento in aree di pianura, le più produttive e capaci di assicurare rese redditizie. Sono un milione e 700 mila le aziende oggi operanti sull’intera area nazionale. Secondo l’ultimo censimento del settore si contano 2 milioni 576 mila addetti e il dato esprime la misura di come sia cambiato il Paese dalla fine della seconda guerra mondiale, quando di agricoltura viveva circa il 50 per cento degli italiani. C’è dell’altro: dal momento che le quotazioni di mercato dei terreni risultano proibitive per chi voglia intraprendere ex novo questa attività, favorendo il ricambio generazionale (i giovani sono costretti all’affitto quale unica alternativa al possesso diretto dell’azienda) ci si deve preparare a convivere con un fenomeno che segnerà la trasformazione epocale, l’a1terazione generica dell’agricoltura che si conosce. Con ripercussioni sull’antropologia dell’agricoltore. E’ sempre la Coldiretti che, dopo ]’indagine commissionata alla Swg, ha avuto conferma di un dato preoccupante: “oggi chi acquista la terra, o meglio riesce ad acquistarla, non è più, nel 42 per cento dei casi, un imprenditore agricolo. E’ semplicemente un signore (o più spesso un’entità societaria) che dispone di qualche milione di euro, un investitore scottato dai crolli in Borsa e deluso dagli irrisori rendimenti dei bot che sceglie di parcheggiare il danaro in un appezzamento, in una cascina o in una prestigiosa tenuta: a seconda dell’entità delle sue finanze, ovviamente!” La ricerca Coldiretti - Swg indica con chiarezza che “i terreni agricoli battono ormai l’oro nella classifica degli investimenti giudicati più sicuri dagli italiani e sono collocati a pari livello dei conti correnti a maggiore remunerazione e appena al di sotto della casa, che degli investimenti risulta di gran lunga in testa alla graduatoria. Crisi finanziaria, corsa al bene rifugio, speculazioni sui terreni agricoli le cui quotazioni schizzano alle stelle minacciano la sopravvivenza delle aziende e frenano la creazione di nuova imprenditorialità in un settore
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Attualità che vede numericamente prevalere addetti dai capelli grigi, avanti con l’età, se non ostili all’innovazione”. Il 37,9% ha superato i 65 anni, gl’infraquarantenni sono appena 269 mila. In questo contesto rimarrebbe per gli aspiranti agricoltori la scorciatoia dell’affitto a canoni sempre più elevati, e sarebbe comunque un ritorno al passato: il padrone assenteista, l’affittuario legato ad un contratto che impone oneri rilevanti ed è sottoposto a scadenze temporali che condizionano la progettualità. Ben altro che la soluzione migliore per fare un’agricoltura moderna. Intanto il segnale rosso dei terreni agricoli, che vengono sottratti per altri scopi rimane acceso. Proprio in tempo di crisi, varrebbe forse la pena di meditare sulla cultura della campagna che era prima della pur necessaria tecnologia e che sicuramente rimarrà sempre a servizio dei bisogni primari dell’uomo.
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preghiera La nostra Martina ci ha lasciato una raccolta di poesie dialettali. Abbiamo il piacere di offrirne una come spunto di riflessione. I è na mana per la nostra anima, ma ga öl buna uluntà e previsiù per miga perdìla sènsa risù. El som che serte olte vedóm èl bé, ma gh’è vergót chè tira ‘n dré. A la sorela chè la pöl mia lasà quistiù o parencc dise dè ardà bé chè forse la troarà verghü chè fa per lé, e ‘1 mónd no èl narà zó per isé pócc dé! Per le sorèle che le sta póc bé i ga pensàt i Süperiur a preparà i cors dè tré dé e pò le tròa anche ‘1 dutùr che cüra i so dulùr. Le sorèle ‘mpegnade per laurà
o professiù le faghe i cőncc pèr tép pèr troà i dé bu. Gh’è tőtt dé guadagnà: l’è ‘l Signur chè ‘1 ciama a sta èn po con Lü èn silensio e libertà. Se pò a l’Angilina gh’é natt zó le àle, la faghe i Esercizi e, de sicür, la turnarà a ulà! El Signur per fa èl miracol èl dopèra èl Predicadür, chè, con tőt èl so fervùr, èl ga parla del sò amùr. El dopéra i Süperiur chè i da na buna ma per söghetà a caminà. Isé, dopo tante riflessiù, Sante Mèse e Cuminiù, e na buna Confessiù, la vé föra co la forsa ‘en ma perché nel mond gh’è de turnà. Piö forte la sarà per scornà, èl diàol, per sta pió bé col so Signùr e portaga a töcc èl so amur. Martina L.
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Missioni ad extra
Dalle Sorelle del Brasile a Fulvia, Lucia e a noi tutte “BENEDETTO COLUI CHE TEME IL SIGNORE E SEGUE I SUOI CAMMINI” Mi chiamo Maria Lindalva da Silva Santos, sono nata nella città di Riachào nello stato del Maranhào, il l0 marzo 1958. Figlia di Antonio Domingos dos Santos e Maria Rosa da Silva Santos (deceduti). Sono cresciuta e ho vissuto tutta la mia infanzia e adolescenza in questa città insieme ai miei familiari. Ho iniziato i miei studi nella scuola di nostra Signora di Nazarè, dove ho fatto le elementari. Morti i miei genitori, sono entrata nell’orfanotrofio dove ho terminato le magistrali nella città di Carolina (capitale del Maranhào). Terminati gli studi, sono tornata nella mia città, e subito, su invito del mio parroco, ho incominciato il lavoro di missionaria come catechista. Nel 1980, dopo aver racimolato i soldi per il viaggio, sono partita alla volta di San Geraldo in cerca di lavoro. Qui, per grazia di Dio, incontrai il signor Luiz Coutinho, che mi propose di lavorare nella sua grande “fazenda” come insegnante delle elementari per i bambini dei suoi contadini: qui ho preso residenza esercitando la mia professione per due anni. Non so dire perchè e cosa fosse quello che andavo cercando, sentivo che qualche cosa mi mancava e ritornai così in San Geraldo. Qui, tutti si ricorderanno, con i soldi che avevo risparmiato alla “fazenda” ho preso
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Missioni ad extra in affitto un piccolo negozio, con il nome di San Domenico, che mi ha dato la possibilità di vivere per ben 17 anni. Non ho mai smesso di ringraziare il Signore per questo aiuto essendo tempi molto difficili in San Geraldo. San Geraldo incominciava a crescere, molta gente poverissima con tanti figli, di passaggio in cerca di un posto per vivere, trovava qui fissa dimora. Insieme a Maria Pereira e Luisa Pignatel, incominciammo a rispondere (come potevamo perchè ancora la Chiesa non era ben spiritualmente formata) alle esigenze di evangelizzazione. Era il 1996, è stata per me una bella esperienza, più lavoravo per far conoscere Gesù, più mi sentivo vicina a Lui e più ero felice di stare con la gente. Con l’arrivo di Padre Giovanni, la Chiesa incomincia a organizzarsi, e nel 1998, su proposta del Padre, assunsi l’incarico di coordinare la catechesi a livello parrocchiale e più tardi anche diocesana, incarico che mantengo ancora oggi. Ma sentivo che non era facile, il lavoro era tanto e le mie capacità deboli, ma continuavo chiedendo forza a Dio. Il 5 dicembre 1998, inviate dallo Spirito Santo, arrivano nella nostra comunità, sorella Lucia e sorella Fulvia, esse vengono dalla città di Brescia - Italia, della stessa città del Padre Giovanni, e sono Figlie di Santa Angela Merici. Sono state accolte da tutta la comunità con grande allegria e insieme a Padre Giovanni hanno subito abbracciato tutta la comunità di San Geraldo come se fosse la loro famiglia. Uniti sempre insieme, testimoniando l’amore di Dio, in un solo obiettivo, abbiamo cominciato a portare il Vangelo di Gesù nei Bairros, con tante difficoltà, ma con equilibrio interiore, fiduciose nella Provvidenza Divina; e vedete i buoni frutti che stiamo ancora raccogliendo grazie a Dio. E nel giugno del 2000 arriva anche per me la chiamata di Gesù attraverso un invito delle sorelle Fulvia e Lucia per una esperienza vocazionale nuovissima, cioè appartenere a Gesù restando nella mia parrocchia, lavorando come segretaria parrocchiale per poter vivere e spendendo la mia vita per amore di Gesù e dei fratelli, così come ha
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Missioni ad extra fatto Santa Angela la loro fondatrice. Rimasi sorpresa e anche disorientata, non conoscevo questo modo di vivere eppure già vivevo questa vita. Pregai molto il Signore chiedendo forza spirituale, intelligenza per capire, saggezza per dare una risposta, intanto continuavo a lavorare con loro e a godere della loro sincera amicizia. Dopo pochi mesi la risposta che mi suggerì lo Spirito Santo nel mio cuore è stata: “Sì, io accetto”. Sono stati quattro anni e quattro mesi di crescita e formazione spirituale nell’ insegnamento del Signore Gesù, lavoro comunitario, preghiere quotidiane, ritiri spirituali, conoscenza della vita e della spiritualità della nostra madre Santa Angela e mi dava la sensazione di essere sempre stata sua figlia. Rinvigorita del dono dello Spirito Santo il 22 maggio 2005 nella Chiesa Madre di San Geraldo, alla presenza di Padre Giovanni, di Padre Paolo, della sorella Lucia e di tutta la mia comunità mi consacrai per 5 anni al Signore nelle “Figlie di Santa Angela Merici”, assumendo il proposito di mantenermi “Obbediente, Povera e Vergine”. Ma pochi mesi dopo i nostri amici guide spirituali e missionari sono ritornati ai loro paesi lasciando la nostra comunità organizzata, attiva e forte nel Signore per continuare l’Evangelizzazione. Nei quattro anni seguenti, rimasta sola senza le mie sorelle, ho pensato di desistere; nelle mie orazioni di ogni giorno mettevo tutto nelle mani del Signore e chiedevo a Sant’Angela di aiutarmi perché volevo continuare a crescere nell’amore di Dio. Ma Dio è grande: arrivarono altri missionari per lavorare nel progetto di Dio, i quali mi accompagnarono fino al grande giorno. Il 31 gennaio 2010, nella chiesa Madre di San Geraldo, con la presenza dello Spirito Santo, del mio Vescovo Mons. Dominique, del mio Padre spirituale e parroco Padre Ladir e tutta la mia comunità ho inaugurato un nuovo tempo della mia trasformazione con Cristo confermando il mio proposito di “Obbedienza, Povertà e Verginità” definitivamente al Signore nella Compagnia delle “Figlie di Santa Angela Merici” che a partir da oggi sarà registrata nella nostra città e avrà come sede il
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Missioni ad extra Centro Pastorale Santa Angela Merici, situato nel bairro Novo Horizonte, avendo Maria Lindalva da Silva Santos come superiora e il Vescovo della diocesi Mons Dominique come responsabile e guida spirituale. E così, con la grazia di Dio, ho realizzato un sogno che avevo ancora da fanciulla, di essere scelta da Dio per lavorare nella Sua vigna fedele al mio Gesù e al mio prossimo. Ringrazio e tutti voi con me ringraziate il Signore per averci dato il Padre Giovanni, Fulvia e Lucia: mai li dimenticheremo.
“CHI ASCOLTA QUESTE MIE PAROLE E LE METTE IN PRATICA E‘ SIMILE A UN UOMO SAGGIO CHE HA COSTRUITO LA SUA CASA SULLA ROCCIA” (MT 7,24) Mi chiamo Regina Alves de Souza, sono nata nella città di San Geraldo di Araguaia nel Parà il giorno 27 Ottobre 1984. Sono figlia di Deodato Morais de Souza e di Tereza Alves de Souza. Ho avuto una infanzia felice e piena di amore da parte dei miei genitori, dei miei fratelli e dei miei amici e parenti. Vengo da una famiglia umile e povera, ma
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Missioni ad extra nonostante le grandi difficoltà economiche, i miei genitori hanno sempre trovato il tempo per insegnarci i buoni cammini nella vita e dare a noi buoni esempi. Ancora bambina, ho imparato a pregare e insieme alla famiglia a camminare in cerca di Dio e delle cose di Dio. All’età di 11 anni ho incominciato la scuola, ma quasi subito ho dovuto rinunciare per la grande difficoltà che stava passando la mia famiglia: sono stata costretta a lavorare presso una famiglia, ma ero contenta di essere di aiuto. Comunque non mi sono mai persa d’animo, con molta forza e fede in Dio e con tanto amore da parte dei miei professori, sono riuscita più tardi a superare tutti gli esami fino alle medie. Ho incominciato il mio cammino cristiano nella Chiesa Cattolica della mia città. Ho partecipato con tanto entusiasmo alle sante missioni popolari che mi hanno stimolato molto a continuare poi a partecipare a tutte le iniziative della mia comunità. Ero molto felice e ringraziavo Dio per avermi dato la possibilità di conoscere sempre di più il suo amore. E così la mia vita da adolescente è passata fra lavoro, famiglia e Chiesa. Nell’ottobre del 2007 ho ricevuto un invito dalla Dalva per fare un lavoro missionario come catechista. Rimasi senza parole!.. ho taciuto e riflettuto a lungo mentre sentivo dentro di me una forza che mi diceva di accettare. Con il cuore aperto, le mani tese e gli occhi umidi, la mia risposta è stata “sì”. Incominciai il lavoro missionario fra i fanciulli del mio Bairro dove sono nata e vivo (Alto Socorro). I primi mesi, sono sempre stata orientata e accompagnata dalla Dalva, e incominciavo a sentire una grande trasformazione di vita, mi accorgevo di avere sempre più forza e fede a parlare dell’amore di Dio ai fanciulli. Intanto, quando ci trovavamo per preparare il catechismo, la Dalva mi parlava sempre di Santa Angela Merici e della gioia per la sua scelta nella “Compagnia delle Figlie di Santa Angela”. Mi piaceva tanto il suo lavoro di evangelizzazione tra i giovani e mi colpiva il suo “stare bene” con tutti i fratelli. Così in un incontro, ho ricevuto dalla Dalva un invito per una esperienza di formazione vocazionale per due anni dentro la
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Missioni ad extra “Compagnia delle Figlie di Santa Angela Merici”. Dopo alcuni mesi di riflessione e preghiera, con il cuore pieno di gratitudine e amor di Dio e una forte presenza dello Spirito Santo, ho accettato l’invito. E il 15 dicembre 2007, alla presenza di Padre Giovanni delle sorelle Fulvia e Lucia, nel Centro Pastorale Santa Angela Merici durante la Santa Messa, mi sono messa alla presenza di Dio chiedendo di accompagnarmi in questi due anni di formazione vocazionale nella “Compagnia di Santa Angela Merici”. Nella mia comunità di san Geraldo e nella mia diocesi sono stata accolta con tanta gioia. E’ stato per me un periodo di tanto lavoro comunitario nella mia parrocchia e in Diocesi. Il Vescovo ha pensato subito di mandarmi per un corso biblico che continuo ancora, ritiri spirituali con i nostri padri e orazioni quotidiane con Dalva. Nella certezza di essere stata scelta da Dio per essere sopratutto testimone del suo amore, prego sempre il Signore che benedica la mia decisione, e che lo Spirito Santo mi dia tanta forza e tanta fede nel mio cammino spirituale. E oggi, 31 gennaio 2010, alla presenza del Vescovo della nostra diocesi, Mons Vescovo Dominique, il mio padre spirituale, Padre Ladir, la mia sorella maggiore Dalva, i miei genitori e tutta la mia comunità, la mia vita si trasformerà tutta per Gesù come laica che si consacra a LUI nella “Compagnia delle Figlie di Santa Angela Merici”.
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Cronaca
Pagliuzza e trave La multa sul bus e le leggi per i potenti Due fatti, di ben diversa portata ma concomitanti, mi sollecitano a una riflessione che faccio ad alta voce, attraverso il suo giornale, se lo ritiene opportuno. Il primo fatto è di ordinaria amministrazione, almeno per me che viaggio solo sui mezzi pubblici: il controllore trova passeggeri senza biglietto e, giustamente, applica la legge facendo pagare una sanzione. A volte i trasgressori sono italiani, altre volte sono stranieri soprattutto questi ultimi, si ribellano alla sanzione. Anche l’altro giorno la stessa scena. Finito l’alterco e pagata (questa volta!) la multa senza denunce, con calma mi sono avvicinata ai due stranieri, ho mostrato il mio abbonamento, ho detto che il controllore non era razzista, ma solo un servitore della legge, perché anche noi italiani paghiamo i servizi e, se non lo facciamo, arriva la multa! Come insegnante di italiano agli immigrati, infatti, prendo tutte le occasioni per correggere l’idea che tanto - qui in Italia si può fare quello che si vuole. Fin qui, chissà quanti lettori sono d’accordo con me. Non so, però, se saranno altrettanto d’accordo sul secondo fatto e cioè l’operato dell’attuale Governo che non ha ancora smesso di battere ostinatamente il chiodo su proposte che hanno un solo obiettivo: tutelare, non far pagare sanzioni, a chi ad alti livelli ha infranto le leggi. Allora, se l’ingenuità disarmante del Vangelo dice che non si può accanirsi sulla pagliuzza nell’occhio degli altri, se prima non si è tolta la trave dal proprio occhio (Matteo, 7 3- 6), la mia conclusione è che continuerò ad educarmi ed educare alla legalità gli immigrati, sperando, però, che al più presto si possa fare un bel monumento con la trave rimossa dagli occhi dei potenti. Madre Silvana Bettinelli Canossiana Dalle Lettere al Direttore del “Giornale di Brescia”di mercoledì 8/09/2010
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Tra noi
L’impegno come risorsa Ottobre: mese missionario! E’fondamentale per ogni cristiano riscoprire e vivere la missionarietà nella propria vita, quotidianamente. Annunciare il Vangelo è una realtà seria, che interpella tutti, oggi, ciascuno di noi, ora! Saper ridire ogni giorno con convinzione e testimonianza di vita la verità del Vangelo, che è LIETA NOTIZIA! Avere il coraggio di riprendere questa meravigliosa realtà, quotidianamente dove ci troviamo, poiché per essere missionari non serve una vocazione in più, ma occorre vivere la propria vocazione cristiana ricevuta nel Battesimo. Se si partecipasse vivamente alla celebrazione eucaristica, si potrebbe accogliere con impegno anche solo l’invito che il Sacerdote rivolge a tutti, e a ciascuno, al termine della Messa: “LA MESSA E’ FINITA…ANDATE E PORTATE A TUTTI LA GIOIA DI DIO RISORTO”. Si uscirebbe con l’entusiasmo di comunicare in ogni ambiente il grande dono ricevuto: l’Amore di Dio, ricco di Misericordia, che offre salvezza! L’impegno come risorsa. A tale proposito è importante aver ben presente qualche espressione della bellissima Lettera Pastorale per l’anno 2010-2011 “TUTTI SIANO UNA COSA SOLA” (Gv. 17, 21) che il nostro Vescovo Luciano ha offerto alla Chiesa bresciana, quindi ad ogni cristiano di ciascuna Comunità parrocchiale della nostra Diocesi, perciò ad ognuno di noi. Nel I capitolo parla del dono dell’Amore e scrive: “C’è una dotazione illimitata dell’Amore messa da Dio a disposizione dell’uomo perché la vita quotidiana ne sia riempita ed animata”! Il nostro Vescovo ci invita ad una risposta libera e consapevole e scrive: “I cristiani hanno visto l’Amore di Dio nella vita di Gesù… sanno che Dio li ama e cercano di vivere l’Amore per l’uomo come risposta stupita e gioiosa all’Amore di Dio che li precede”.
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Tra noi Da ciò si può cogliere l’impegno come risorsa vitale per se stessi e per gli altri. Non dimentichiamo che Ottobre è pure il mese del Rosario, preghiera che può essere riscoperta anche come aiuto a ravvivare una profonda devozione alla Vergine SS. Ritrovarsi come famiglia unita, ad esempio, la sera e pregare insieme almeno qualche Ave Maria può divenire un piccolo impegno a vantaggio di tutti. Se vogliamo, possiamo provare, con coraggio. Una piccola scelta che può donare gioia e creare unità familiare, proviamoci! Mariuccia G.
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Voci e suoni di mondo (...canzoni per pensare)
IO MI FIDO DI TE Mi fido di te, mi fido di te io mi fido di te, cosa sei disposto a perdere? ... Dottore che sintomi ha la felicità? I pensieri che vorrei proporre non hanno un legame con il periodo liturgico, non sono meditazioni che prendono spunto da passi biblici o da riflessioni teologiche. Partono, per così dire, dal basso: dalle voci di quegli uomini e donne del mondo contemporaneo che comunicano usando uno strumento “1eggero” come quello delle canzonette. Trovo che ascoltando bene queste voci si possono cogliere intuizioni, riflessioni, aspirazioni, messaggi che vale la pena riprendere; a volte dicono più di quel che immaginiamo, certe altre hanno la forza di lasciarci immaginare più di quel che dicono. La musica, col suo messaggio poetico ed universale, è in grado di raggiungere, nel bene e nel male, quasi la totalità della persona: mente, cuore, corpo. E’ un mezzo potentemente espressivo. Ho trovato nei testi e nella musica di alcuni cantautori italiani dei testi sorprendenti per acutezza e profondità, riflessioni di persone che si dichiarano frequentemente “non credenti” e che tuttavia esprimono una grande nostalgia di infinito, di verità. Quello di cui mi occupo adesso non è proprio un esempio di riflessione profonda, tuttavia mi permette di prendere in considerazione un argomento di attualità nelle nostre conversazioni. “MI FIDO DI TE” è il titolo di una canzone di Lorenzo Jovanotti, un simpatico cantautore stile “rap”, che ha avuto un discreto successo nel 2005. La musica è gradevole, il testo della canzone complessivamente
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Voci e suoni di mondo (...canzoni per pensare) non ha un ordine, propone suggestioni, immagini, ma senza un apparente legame logico. Ha però un leit motiv interessante e insistentemente ripetuto, un’affermazione che varrebbe la pena prendere in considerazione: MI FIDO DI TE. La ripete più volte, aggiungendo anche un IO mi fido di te, cosa sei disposto a perdere? Jovanotti con il suo messaggio vuole confermare il suo atteggiamento tendenzialmente positivo nei riguardi dell’altro che ha di fronte a sé. Proviamo a pensare all’effetto che potrebbe fare su ciascuna di noi questa semplice dichiarazione: MI FIDO DI TE. Non sarebbe consolante? E se tutte noi nelle nostre relazioni attivassimo questa sana predisposizione? E se pensassimo qualche volta di più che anche il Signore Gesù ci dice ogni giorno, più volte al giorno: IO MI FIDO DI TE!, anche quando gli altri non ci accordano fiducia? E se anche noi dicessimo al Signore Gesù ogni giorno, più volte al giorno: IO MI FIDO DI TE!, sapendo già del resto cosa Lui è disposto a perdere per aver impegnato tutto e per aver creduto nella dignità della nostra povera condizione umana segnata dalla fragilità e dal peccato? Purtroppo la nostra tentazione, è quella di continuare a ripetere agli altri, lagnosamente: TU NON TI FIDI DI ME. Lo diciamo mentre desideriamo affermare le nostre capacità e troviamo in chi ci sta di fronte delle riserve o delle riflessioni diverse che magari scombinano i nostri progetti. Ripetere questo malsano ritornello (tu non ti fidi di me) è davvero dannoso; c’è sempre nella vita una qualche occasione per pensarlo, perché l’animo è amareggiato da alcune incomprensioni, ma continuare a ripeterlo, coltivando un certo vittimismo, incancrenisce l’esistenza, la rende rancorosa, sospettosa, ripiegata su di sé. Ed in fondo tende sempre ad autogiustificare ed assolvere sé stesse, mentre mette in discussione solo gli altri. Alla domanda di Jovanotti “... dottore, che sintomi ha la felicità?...”
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Voci e suoni di mondo (...canzoni per pensare) possiamo essere certe di una risposta. Uno dei sintomi della felicità è proprio la capacità di coltivare la FIDUCIA di fondo nei confronti della vita, degli altri, del Signore Gesù. Senza ingenuità però, senza superficialità: la fiducia infatti non è cieca e non esclude la fatica della comprensione. C’è sempre qualcosa da mettere in atto su se stesse affinché gli altri siano agevolati nell’accordarci la loro fiducia. E’ anche per questo che non mi sembra né banale né coreografica la domanda che anche Jovanotti nella sua canzone rivolge ai suoi interlocutori: CHE COSA SEI DISPOSTO A PERDERE? Giusy P.
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Un po’ di storia
I Moro Da alcune fonti storiche è emerso che i Moro furono presenti nel territorio sin dalla fine del XIV sec. Non si sa con esattezza a quando risalga l’origine di questa nobile famiglia, però esiste già nel 1303, un segno di presenza e di passaggio di un certo Mauro Moro, morto in quell’anno, costituito da un frammento di pietra con iscrizione sepolcrale cementato nel muro della primitiva casa dei Moro sita dietro il palazzo costruito più tardi. Si afferma che i Moro siano di antichissima stirpe di parte ghibellina e risultano tra i firmatari del patto di unione con Venezia del 1426. La famiglia dei Moro, fin dal principio del XV sec., appartenne alla nobiltà bresciana con un Giacomo de Moris. già iscritto agli estimi del 1430. Numerosi sono poi i discendenti di questa nobile famiglia la quale era proprietaria dell’ospedale San Martino, prese possesso a Borgo delle Chiaviche dell’antichissima ‘hostaria, concessa per un ducato et mezzo” dove fu firmata la pace di Bagnolo nel 1484. 1 fratelli Moro, Giovanni e Girolamo, ed altri, a ricordo di tale evento, apposero una lapide e con “Ducale” del 25 settembre dello stesso anno ottennero, dalla Repubblica di Venezia, l’esenzione in perpetuo dai gravami sull’osteria stessa. Nel 1611 il Senato di Venezia fece una revisione sulle esenzioni concesse e riconfermò questo riconoscimento a Benedetto Moro. 1 Moro però non solo abitavano a Borgo, ma possedevano una casa nella vecchia Cittadella di Brescia, presso la piazzetta San Benedetto, dove risedettero per circa cinquant’anni anni e dove esercitarono, per due generazioni, le professioni liberali dì notai, giudici e medici. Con oculati matrimoni, si imparentarono poi con le migliori famiglie della nobiltà bresciana fra le quali i Cazzago ed i Martinengo. Sembra che, oltre all’osteria, i Moro possedessero a Poncarale una filanda nella
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Un po’ di storia quale si produceva seta assai pregiata e che Giuseppe Zanardelli, allora giovane giornalista, in alcuni suoi articoli, elogiasse particolarmente la seta da essi prodotta. Un altro personaggio dei Moro da non dimenticare è il nobile dottor Lodovico che, lasciata la città nel 1547, venne a Borgo anteponendo alla toga l’aria salubre e le bellezze della nostra campagna. Soddisfatto per il quieto vivere dei campi, con una lettera datata 23 novembre 1547, convinse il suo amico Giovan Battista Avogadro a lasciare la città ed a venire in villa a Borgo Poncarale. Man mano ci avviciniamo al XIX sec. incontriamo l’ultimo ramo dei Moro: il capostipite dell’ultimo ceppo è Camillo, sposato alla nobile Giulia Zanetti dalla quale ebbe otto figli: Caterina, Camilla, Luigi, Giulio, Emilio, Antonio e Girolamo. Caterina entrò nelle Vergini di Gesù a Castiglione delle Stiviere ed inoltre cooperò all’educazione delle nipoti, Maddalena ad Elisabetta Girelli che le erano state affidate dalla sorella Camilla. Camilla infatti sposò il nobile Giuseppe Girelli dal quale ebbe sette figli; viventi rimasero Maddalena, Elisabetta ed Elena Marietta. Cecilia invece dedicò interamente la sua vita alle opere di carità e proprio a lei si deve la fondazione della casa di cura Moro, avvenuta il 13 febbraio 1880. Giulio, non sposato, continuò a reggere ed a sovvenzionare la casa di salute e per questo l’Ateneo di Brescia onorò la famiglia Moro con una medaglia d’oro. Girolamo (1806-187 1), sposato, fu sindaco di Bagnolo Mella dal 1869. Per volontà testamentarie egli volle essere sepolto a Bagnolo Mella invece che nella tomba di famiglia nel cimitero di Brescia. Luigi nacque l’l 1 novembre 1804 e morì alla veneranda età di 93 anni. Fece parte di molte congregazioni religiose e fu per molti anni consigliere del Comune di Brescia. Sposò la contessa Ippolita ed ebbe un’unica figlia, Giulietta, che venne data in moglie al conte Luigi Martinengo delle Palle e che, non avendo avuto prole, fu l’ultima discendente e benefattrice dei Moro: con la sua morte si estinse la nobile casata. Le sue ultime volontà furono attuate
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Un po’ di storia dalla nipote Maddalena alla morte del marito Luigi. Essa lasciò per poco prezzo l’avito palazzo e parte dei terreni alle suore canossiane. Lo stemma di casa Moro è: ‘d’oro, all’albero di gelso (o moro) al naturale, fruttato di rosso”. Tratto da: “BORGO DI PONCARALE - Fogli di storia, cultura ed arte” di Anna Artioli, Luciano Artioli Ringraziamo Maria Emma che, navigando in Internet, ha recuperato una preziosa pagina riguardante gli antenati delle Venerabili Maddalena ed Elisabetta Girelli.
Poncarale, Cappella accanto a Palazzo Moro
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Diario di Casa S. Angela
Diario di Casa S. Angela Agosto – settembre
L’11 settembre, in concomitanza con l’apertura dell’anno pastorale, anche noi, nella Cripta di Sant’Angela, abbiamo tenuto la nostra assemblea d’inizio d’anno, presenti numerose Sorelle. La mattina abbiamo ascoltato la dott.ssa Paola Bignardi, che ha trattato il tema “Di Dio nel mondo”. Dal 12 al 18 settembre si è tenuto, in Casa Sant’Angela, un corso d’Esercizi, al quale hanno partecipato 25 Consorelle, di età variabile, ma tutte comprese della Parola di Dio che dona a tutti conforto nelle necessità quotidiane.
La scala di Casa S. Angela con il Sacro Cuore di recente restaurato.
Sempre in settembre, è stato ospitato un gruppo di Orsoline dell’Unione Romana provenienti dalla Polonia e dalla Slovaccha, pellegrine sulle orme di S. Angela. Alla fine di settembre un gruppo di Terziari Carmelitani ha fatto una “tre giorni” di preghiera e di profondo raccoglimento: solo nel silenzio difatti Dio può operare e manifestare il suo Amore. Valentina B. e Consorelle
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Le ricordiamo
Ranghetti Maria Nata a Pontoglio il 14-08-1916 Consacrata nel 1941 – Deceduta il 12 settembre 2010 Cara zia, La serenità, l’umiltà e la disponibilità che ti hanno accompagnato in tutta la vita resteranno sempre un esempio per noi tutti. Quando ti facevamo visita, avevi sempre una parola e un consiglio per aiutarci ad affrontare i nostri problemi quotidiani. La tua forza e la tua fede saranno sempre esempio per tutti noi. Ciao Zia. La nipotina Alice Una donna silenziosa è un dono di Dio; nulla è più prezioso di una donna ben educata. Grazia su grazia è una donna di cuore puro, e non può valutarsi il pregio di una donna riservata.” (Siracide 26, 14-15) Questa citazione biblica è l’identikit di Maria, Figlia di Sant’Angela, vissuta per 94 anni in famiglia e nella Parrocchia di Pontoglio: donna riservata, materna, ma sicura e forte nel testimoniare i principi evangelici, attenta alle persone ed alla realtà. Consacrata al Signore in giovane età nella Compagnia, ha speso tutta la vita tra lavoro e l’apostolato, occupandosi del catechismo, della chiesa e dell’oratorio. Non trascurava la visita e l’aiuto agli ammalati, sacrificando la notte, nonostante il lavoro quotidiano, in appoggio alla famiglia. Fu Responsabile per parecchi anni della Compagnia che guidò con saggezza e bontà finché la salute glielo permise. Dalla S. Messa quotidiana, dall’incontro con Gesù Eucaristia, dalla preghiera dialogante con Dio, dalla filiale donazione alla Vergine Maria, che l’ha accompagnata nelle braccia del Padre il giorno del suo onomastico, traeva tanta saggezza e forza, che dimostrava nelle varie circostanze della vita. Mentre il nostro grazie, come Consorelle e Comunità, unito al suffragio, sale a Dio, invochiamo lo Spirito Santo che susciti nella Compagnia e nella Parrocchia anime umili ma piene di Amore per Dio ed i fratelli. Mariarosa P. e Consorelle
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Compagnia di S. Orsola - Figlie di S. Angela
Calendario degli incontri formativi 2010 - 2011
Appuntamenti vari
SABATO 16 OTTOBRE assemblea Centro Mericiano
25 - 28 NOVEMBRE convegno internazionale nel 475.mo di fondazione della Compagnia
26 GENNAIO 2011 veglia vocazionale di preghiera
11 MAGGIO 2011 incontro delle Compagnie di Brescia - Verona - Mantova
GIORNATE PER LE RESPONSABILI 8 gennaio 2011 19 marzo 2011
GIORNATA DI STUDIO PER TUTTE 12 febbraio 2011
II
Formazione iniziale Gli incontri per le Figlie in cammino si svolgono in Casa S. Angela il 3° lunedì del mese dalle ore 8.30 alle ore 15.30 con la guida della maestra di formazione
Le date sono le seguenti: LUNEDÌ
18
OTTOBRE
LUNEDÌ
20
DICEMBRE
LUNEDÌ
21
FEBBRAIO
LUNEDÌ
21
MARZO
LUNEDÌ
18
APRILE
LUNEDÌ
16
MAGGIO
LUNEDÌ
20
GIUGNO
III
Ritiri in casa S. Angela – Iniziano puntualmente alle ore 8.45 e terminano alle ore 16, dopo la celebrazione comunitaria del Vespro. – Il testo è quello preparato dalla diocesi per la vita consacrata. Giovedì
Domenica
Don Diego Facchetti - Mariuccia Goffi
Don Luigi Gregori - Letizia Nodari
7 OTTOBRE
3 OTTOBRE
4 NOVEMBRE
7 NOVEMBRE
2 DICEMBRE
5 DICEMBRE 2 GENNAIO
MERCOLEDI’ 26 GENNAIO Ritiro plenario - Festa di Sant’Angela 3 MARZO
6 MARZO
7 APRILE
3 APRILE
5 MAGGIO
1 MAGGIO SABATO 4 GIUGNO
Assemblea di fine Anno Pastorale 7 LUGLIO
IV
3 LUGLIO
Ritiri in zona Malonno Don Antonio Leoncelli Incaricate Carla Lazzarini Giulia Salodini Sabato Sabato Sabato Sabato Sabato Sabato Martedì
6 4 5 5 2 7 10
novembre dicembre febbraio marzo aprile maggio maggio
Marone Don Fausto Manenti Incaricata Maria Corbelli Mercoledì Mercoledì Mercoledì Mercoledì Mercoledì Mercoledì Mercoledì Mercoledì Mercoledì
6 3 1 5 2 2 5 3 7
ottobre novembre dicembre gennaio febbraio marzo aprile maggio giugno
Pisogne Don Ermanno Turla/ Incaricata Giulia Salodini Martedì Mercoledì Martedì Martedì Martedì Martedì
12 10 14 11 8 12
ottobre novembre dicembre gennaio marzo aprile
Pontoglio Don Angelo Mosca Mercoledì Mercoledì Mercoledì Mercoledì Mercoledì Mercoledì
20 17 16 16 20 18
ottobre novembre febbraio marzo aprile maggio
V
Ritiri in zona Montichiari
Chiari
Don Luigi Lussignoli
Mons. Rosario Verzeletti
Incaricate
Incaricata
Gabriella Bianchetti-Letizia Nodari
Emilia Ravizza
Lunedì 18 ottobre
Sabato
9
Lunedì
8 novembre
Sabato
13 novembre
Lunedì 13 dicembre
Sabato
11 dicembre
Lunedì 14 febbraio
Sabato
12 febbraio
Lunedì 14 marzo
Sabato
12 marzo
Lunedì 11 aprile
Sabato
9
Lunedì
Sabato
14 maggio
9 maggio
ottobre
aprile
Anfo Don Bruno Codenotti Incaricata Giulia Salodini
VI
Giovedì 21 ottobre
Giovedì 17 febbraio
Giovedì 18 novembre
Giovedì 17 marzo
Giovedì 16 dicembre
Giovedì 19 maggio
Corsi di esercizi spirituali Iniziano il sabato alle ore 18.30 con la celebrazione del Vespro e terminano il sabato successivo alle ore 9.30. Si raccomanda di: • prenotarsi, presso casa S. Angela, almeno 20 giorni prima dell’inizio corso; • partecipare al corso completo, che comprende la giornata di fraternità; • portare con sé la Regola e il breviario. • il tema dei corsi sarà: “Di Dio nel mondo, testimoni dell’originalità cristiana”. n.
data
sede
predicatore
1
28 maggio - 4 giugno
Casa S. Angela
Mons. Cesare Polvara
2
10 - 17 settembre
Casa S. Angela
Padre Marcello, omi
3
15 - 22 ottobre
Casa S. Angela
Mons. Alfredo Scaratti
N.B.: Per il corso estivo suggeriamo: Eremo di Montecastello, 1-10 Agosto 2011, Lectio Divina: Atti degli Apostoli. Detta don Dino Capra, ed è progremmato per anime consacrate.
VII
Incontri dei gruppi locali In quest’anno pastorale il Consiglio di Compagnia, per favorire l’unità di tutti i gruppi sparsi in diocesi, ha deciso di valorizzare, anche per le congregazioni, i temi dei ritiri spirituali riportati nel libro “Nella comunità, grembo di tutte le vocazioni, pastori secondo il cuore di Dio”: testo preparato dalla diocesi e adottato dalla Compagnia e la comparazione con gli scritti di S. Angela. A ognuna, insieme al proprio gruppo, spetterà farne la concretizzazione e l’applicazione pratica. Buon lavoro!
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Indice
Indice La parola del Superiore (S. Ecc. Mons. Vigilio Mario Olmi) Concordi ed unite insieme pag.
3
La parola della Superiora (Maria Teresa Pezzotti) E’ iniziato un nuovo anno
pag.
7
Liturgia La Dedicazione di una chiesa (Mons. Federico Pellegrini) Valori da coltivare
pag. pag.
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Alle sorelle ammalate (Enrica Lamberti)
pag.
15
Approfondimenti Spiritualità (Giuseppina Zogno)
pag.
17
Inserto incontri formativi 2010-2011
al centro rivista
Attualità L’Italia perde la testa (Franco Frassine)
pag.
20
Preghiera
pag.
23
Missioni ad extra
pag.
24
Cronaca Pagliuzza e Trave (Madre Silvana Bettinelli Canossiana) pag.
30
Tra noi
pag.
31
Voci e suoni di mondo (...canzoni per pensare)
pag.
33
Un po’ di storia
pag.
36
Diario di Casa S. Angela
pag.
39
Le ricordiamo
pag.
40