PORT DE NOUVEAUX ÉCHANGES
proposta di riqualificazione per il fronte lagunare di Porto-Novo, Bénin.
Laureanda: Anna Branzanti Relatore: prof. Romeo Farinella
Correlatore: Arch. Riccardo Pedrazzoli
Port d e N ouve aux É c han ges Proposta di riqualificazione per il fronte lagunare di Porto-Novo, Bénin
Tesi di laurea a.a. 2012-2013, sessione marzo 2014. Università degli Studi di Ferrara Laurea Magistrale in Architettura
Indice
0.
ABSTRACT
9
0.1 Premessa inquadramento ed analisi
1.
CONTESTO E TERRITORIO
15
Piccola realtà di un flusso incontrollabile 1.1 L’Africa occidentale: Popolazione urbana in crescita
1.2 Il Bénin Stato e società Infrastrutture deboli La re-esportazione: base dell’economia Economia e turismo in un territorio variegato Il dipartimento dell’Ouémé
2.
PORTO-NOVO OGGI Tessuto urbano in crescita 2.1 La città e i cinque arrondissement Crescita ed espansione spaziale 2.2 Porto-Novo città satellite Cotonou capitale economica La pianificazione urbanistica Les Ateliers Cergy-Pontoise 2.3 Muoversi I trasporti e le strade
35
3.
PORTO-NOVO, TRA Identità e PATRIMONIO
55
Dal passato al presente
3.1 Stratificazioni Le origini Yoruba-Adja Hogbonou capitale del regno Il regno di Dahomey porto di schiavi Il periodo coloniale: Porto-Novo capitale Il XX sec: declino a favore di Cotonou 3.2 Porto-Novo, oggi e domani L’EPA e la gestione del patrimonio Elefanti bianchi: gli interessi esteri e le pressioni politiche
4.
PORTO-NOVO città lagunare Un ecosistema complesso 4.1 4.2 4.3 4.4 4.5
5.
83
La laguna di Porto-Novo La Vallée de l’Ouémé: Sito Ramsar. I cambiamenti climatici: Emergenza e pianificazione Ecosistema ibrido: Variazioni stagionali del piano d’acqua La vegetazione, risorsa e problematica Ecosistema fragile: La depressioni Zounvi e Donoukin La pressione antropica Ecosistema attivo: La pesca La raccolta di sabbia lagunare I trasporti lagunari e il contrabbando
IL MARGINE
Dinamiche a confronto
105
5.1 Margine Ovest Strategie di riqualificazione 5.2 Margine Est Dinamica culturale: spazi sacri e rituali Dinamica insediativa: i villaggi Toffinu Dinamica economica: l’orticotura Conseguenze
progetto e strategia
6.
MACROSTRATEGIA
131
La pianificazione a partire dal “sistema laguna”
6.1 Approccio a larga scala Il piano strategico territoriale 6.2 Obiettivi ed azioni pilota Interventi per la riqualificazione del margine
7.
STRATEGIA
Riconnettere per salvaguardare
143
7.1 Filiere nel paesaggio 7.2 Layers insediativi 7.3 Un identità da valorizzare
8.
MARGINE PRODUTTIVO
Riattivare per salvaguardare
155
8.1 Il limite tra la terra e l’acqua promenade des 100 pas promenade paesaggistica promenade culturale 8.2 Riorganizzazione del sistema produttivo piscicoltura: settore da potenziare 8.3 I villaggi esistenti: gestione ed espansione 8.4 Infrastruttura lagunare accesso pubblico al waterfront servizi e connessioni
9.
MARGINE DI SCAMBI
Riappropriazione attiva
177
9.1 Le dinamiche di sviluppo 9.2 Marché lieu de vie 9.3 Dispositivo urbano L’organizzazione degli spazi Dimensionamento Lo spazio comune 9.4 Il recupero delle risorse L’accumulo delle acque, Dig-&-fill 9.5 Tra formazione e gestione
CONCLUSIONI
202
BIBLIOGRAFIA
204
ALLEGATI
212
ABSTRACT
Porto-Novo è una città lagunare il cui territorio ha plasmato l’identità di una comunità variegata e sfaccettata. Hogbonou, Adjacé, Porto-Novo: i secoli hanno conferito alla medesima città nomi diversi, tessuti urbani diversi ed attività produttive diverse, seppur sempre intimamente legate a questo territorio. L’incredibile ricchezza patrimoniale materiale ed immateriale, caratterizzata da una salda organizzazione spaziale legata al culto del vodoun e degli antenati, è oggi una delle meglio conservate di tutta l’Africa occidentale. Parallelamente ad un uso dello spazio, in particolare dello spazio pubblico, che denota una complessità ricca di valori tradizionali e culturali, le dinamiche urbane, politiche ed economiche degli ultimi 50 anni, hanno alterato il rapporto tra il tessuto urbano e la laguna, mostrandone a pieno la vulnerabilità. Nonostante le dichiarate intenzioni dell’amministrazione pubblica di trasformare Porto-Novo nella “ville verte” del futuro, i processi di espansione e sviluppo attuali sono quasi completamente slegati dalle dinamiche di salvaguardia del patrimonio (materiale, culturale o naturale), di produzione agroalimentare e dal potenziale ruolo della laguna 9
all’interno di questi processi. Inoltre, gli effetti dei cambiamenti climatici sotto forma di inondazioni hanno conseguenze fisiche sempre più importanti e ricadute legislative sempre più significative. Alla luce di tutto ciò la relazione tra l’acqua e la città assume oggi un ruolo centrale e si manifesta in modo diretto nella spazializzazione del margine lagunare. L’intervento proposto si confronta dunque con problematiche ed aspetti peculiari dell’identità urbana, per rispondere alle volontà di una città che aspira ad essere Patrimonio dell’Unesco. Riconnettere e riattivare per salvaguardare: la tesi si prefigge di incoraggiare un uso sostenibile dello spazio del margine tramite la sua rincofigurazione a partire dal potenziale esistente. Insieme alla definizione di un quadro strategico a scala territoriale, si propone quindi la riorganizzazione del margine lagunare, ed in particolare del margine est, attraverso una sequenza di spazi di scambio, spazi di attività produttive, di connessione e di passaggio, spazi che tramite la propria flessibilità hanno l’obiettivo di avviare un processo sostenibile di rigenerazione urbana.
Résumé Porto-Novo est une ville lagunaire dont le territoire a façonné l’identité d’une communauté hétérogène et diversifiée. À travers les siècles, la ville a eu différentes dénominations (Hogbonou, Adjacé, Porto-Novo), tissus urbains et activités productives différentes, tout en gardant le fort lien avec son contexte territorial. La richesse du patrimoine matériel et immatériel, qui est caractérisée par une forte et profonde organisation spatiale liée au culte vodoun et des ancêtres, est aujourd’hui un des patrimoines les mieux conservés parmi toute l’Afrique de l’Ouest. Même si l’utilisation de l’espace - en particulier de l’espace public - continue à dénoter une richesse des valeurs traditionnelles et culturelles, les dynamiques urbaines, politiques et économiques des derniers 50 ans ont modifié le complexe rapport entre le tissu urbain et la lagune, en montrant toute sa vulnérabilité. Malgré les intentions déclarées par l’administration publique de faire de Porto-Novo une “ville verte” de l’avenir, les processus d’expansion et de 10
développement urbain sont aujourd’hui presque complètement déconnectés des dynamiques de sauvegarde du patrimoine, de production agroalimentaire et du rôle potentiel de la lagune dans ces processus. Récemment les effets du réchauffement global et changement climatique sont visibles sur la lagune sous la forme d’inondations et ont des conséquences physiques de plus en plus importantes. Ces dégâts matériels provoquent des implications législatives d’impact croissant. La relation entre l’eau et la ville assume donc un rôle central qui se manifeste directement à travers la spatialisation de la berge lagunaire. Le projet proposé est donc confronté à des problèmes et des aspects liés à l’identité urbaine, pour répondre à la volonté d’une ville qui aspire à être un site patrimoine UNESCO. Reconnecter et réactiver pour sauvegarder: la thèse vise à encourager une utilisation durable de l’espace de la berge par son réaménagement à partir de son potentiel existant.
La première étape est la définition d’un cadre stratégique à l’échelle territoriale, et en suite la réorganisation de la berge lagunaire - et en particulier du bord est - à travers une séquence des espaces d’échanges, espaces de productivité, espaces de connexion et de passage. Il s’agit de lieux qui, grâce à leur flexibilité, sont destinés à acheminer un processus de régénération urbaine durable.
11
PREMESSA Questa tesi nasce da un profondo interesse per la realtà africana scontratosi con diverse opportunità incontrate e sfruttate durante il percorso universitario, che mi hanno permesso di tradurre questo interesse in esperienza sul campo. Il mio primo approccio con Porto-Novo è avvenuto nel 2012, durante il periodo Erasmus presso l'Università ULB_La Cambre di Bruxelles. Tramite un'iniziativa di partenariato gestita dal professor Yves Robert (storico dell'arte archeologo), ho potuto intraprendere una prima, seppur molto breve, missione sul campo, legata alla produzione di linee guida e chiavi di lettura degli spazi pubblici patrimoniali della città. Lo svolgimento del lavoro, sul posto e durante i mesi successivi, é seguito alla catalogazione di 60 spazi pubblici iniziata nel 2009, ed é avvenuto in stretta collaborazione con l'EPA - École du Patrimoine Africain - il cui obbiettivo finale é la salvaguardia e la riqualificazione di questi spazi. Tornata in Italia ho deciso di portare avanti lo studio e l'analisi di Porto12
Novo, in un ottica di possibile proposta progettuale. Grazie al bando Atlante e alla collaborazione dell'EPA, sono potuta ripartire, alla luce di ipotesi progettuali già avviate. L'attiva e stretta collaborazione col comitato direttivo del FFEM (Fond Français pour l'Environnement Mondial), presente a Porto-Novo in quel periodo, e l'incontro con i rappresentanti delle istituzioni interessate, ha sicuramente avuto grosse influenze sull'elaborazione di questa tesi. Il progetto del FFEM "Porto-Novo, ville verte: planification stratégique et aménagement durable" è infatti un esempio particolarmente attuale della necessità e dell'interesse, sia da parte dell'amministrazione locale che delle istituzioni partner, per una pianificazione a larga scala, che vada inoltre a porre l'attenzione sul ruolo ambientale-economico e paesaggistico dello spazio del margine. Il progetto e l'intervento del FFEM, approvato a fine 2013, avviato all'inizio del 2014 ed affiancato ad altri progetti finanziati dalla BAD (Banque Africaine du Developpement), è costituito da diverse componenti e si è più concreta-
mente concentrato sulle problematiche dei quartieri Agbokou e Lokpodji, situati a est, in prossimità della laguna e delle zone umide della depressione Donoukin. Esso permette di porre le basi ed avviare degli studi sull'ecosistema della zona lagunare e della città, necessari alla pianificazione urbana avviata in parallelo e supportata dagli Ateliers de Maïtrise d'œuvre urbaine di Cergy-Pontoise 1. "Port de nouveaux échanges", si inserisce dunque in un quadro oggi particolarmente attivo e fertile della pianificazione territoriale. Concentrandosi più nel dettaglio su di una porzione del margine adiacente ai quartieri interessati dai progetti FFEM e BAD, questa tesi è da leggere all'interno di un'ottica più vasta, coerentemente con le linee progettuali e strategiche presentate.
(1)
approfondimento a pagina 48 .
13
Contesto e Territorio Piccola realtĂ di un flusso incontrollabile
Intraprendere un'esperienza progettuale a Porto-Novo, significa non solo considerare il bagaglio culturale differente e necessario ma anche essere coscienti del contesto urbano e sociale che influenza notevolmente l'esito di una progettazione, soprattutto su scala urbana. Le dinamiche di crescita, sviluppatesi con estrema rapidità, hanno portato a grandi trasformazioni nelle città, la cui gestione é stata quasi sempre inesistente. Passato mezzo secolo dall'ottenimento dell'indipendenza, si pone oggi il problema di salvaguardare i tessuti urbani che rispecchiano le varie fasi storiche susseguitesi nella città, manifestazione fisica di una ricchezza culturale sfaccettata. La presa di coscienza dell'importanza del patrimonio esistente é un primo passo verso la conservazione dello stesso. Un progetto urbano-architettonico in una città come Porto-Novo deve senza dubbio tener conto del valore esistente, ma ragionare anche sull'uso attuale del territorio in un ottica di sviluppo sostenibile, per facilitare ed incoraggiare il turismo culturale, che diventa 16
quindi un mezzo per la valorizzazione del patrimonio stesso. Prima ancora di arrivare al concetto di salvaguardia, è necessario però tenere ben chiaro l'obiettivo ultimo di qualsiasi intervento progettuale in una città come Porto-Novo: il miglioramento delle condizioni di vita. Occorre quindi evidenziare al massimo le potenzialità offerte dal territorio e della sua produttività per un rafforzamento dell'economia locale. Individuando ed agendo sulle risorse urbane é possibile innescare un processo di sviluppo sostenibile, in grado di gestire e controllare a pieno ogni sua fase, ovvero di attivare un motore economico equilibrato nel tempo, tenendo conto e valorizzando il valore culturale che sta dietro ad ogni luogo ed ogni savoir-faire.
17
> 10 milioni
tasso di accrescimento (%)
> 1 milione
(World Urbanisation prospects, the 2011 revisions, 2012; Living planet report 2012)
4,19% < 1
1,98% 1,56% 1,37% 1,16% 1-2,5
2,5-5
5-10 >10
dimensione città (milioni di abitanti)
1.1 L’africa occidentale:
POPOLAZIONE URBANA IN CRESCITA Attualmente nel mondo, circa una persona su due vive in città ed in soli 30 anni, saranno due su tre (UNFPA 2011). A livello mondiale, tra il 2008 e il 2009 si é verificato il superamento della popolazione urbana - che secondo le Nazioni Unite dovrebbe arrivare intorno ai 5 miliardi nel 2030 - rispetto a quella rurale. In molti continenti il numero dei cittadini supera già quello degli abitanti delle zone rurali e intorno al 2030 accadrà lo stesso anche per l’Africa. In tutta l’Africa, a causa dell’eccessiva rapidità delle urbanizzazioni e dell’accumulo demografico, le città hanno perso il completo controllo sulla gestione dei loro spazi. L’auto-costruzione e l’occupazione anarchica dello spazio, l’esponenziale au18
mento degli insediamenti informali sono solo alcune delle conseguenze dell’urbanizzazione sfrenata che sta investendo il continente. In particolare, come dimostrano le statistiche delle Nazioni Unite, il rallentamento tendenziale della crescita urbana delle ormai grandi metropoli mondiali, vede attualmente una ridistribuzione in favore delle città secondarie (Pourtier, 2009). l’Africa occidentale è una delle regioni più urbanizzate del continente, il tasso d’accrescimento della popolazione è stimato pari al 2,4 %, raggiungendo il 3,9% per quanto riguarda l’aumento della popolazione urbana. Le trasformazioni avvenute negli ultimi 50 anni sono
nessun dato porzione della popolazione urbana che vive in insediamenti informali
Bénin
65 30 15 7 1 0,5
state straordinarie, in particolar modo nella fascia litorale. L’urbanizzazione è avvenuta ad un ritmo eccezionalmente rapido. La rete urbana delle città del Golfo di Guinea è caratterizzata da una crescita demografica polarizzata molto forte. Secondo le Nazioni Unite infatti, nel 2020 la popolazione della facciata atlantica dell’Africa dell’ovest raggiungerà i 600 milioni di abitanti, il cui 54% residenti in aree urbane. Per quanto sia stata intensa, l’esplosione urbana non è specifica della regione occidentale dell’Africa. Anche gli Stati Uniti, così come l’America Latina o l’Asia sono stati investiti da tassi di crescita paragonabili. Tuttavia, la prima differenza sta 19
nel fatto che il processo di urbanizzazione dell’Africa occidentale è più recente che in qualsiasi altra parte del mondo. La maggior parte delle città sono di fondazione molto recente e la proporzione tra i cittadini figli di cittadini é ancora piuttosto debole. La cultura urbana è cioè ancora poco sviluppata (Cour, 1999). Inoltre, il processo di urbanizzazione ed immigrazione verso le città africane risiede spesso nel modello di “urbanità” in sé: le città vengono percepite, non senza ragione, come luoghi di opportunità economiche e sociali, come il punto di passaggio obbligato dal mondo tradizionale alla modernità, come la sola alternativa all’emigrazione fuori dal continente. Oltre ad un sistema urbano costituito da
Dakar 2’384’000
Freetown 1’032’100
Abidjan 3’972’300
Cotonou 815’100 Accra 2’756’100
Saint-louis 890’300
8 grandi agglomerazioni (Lagos, Abidjan, Dakar, Kano, Accra, Ibadan, Conakry e Douala), all’interno della regione africana occidentale è possibile distinguere due sistemi urbani differenti: quello delle città del Sahel e quello delle città costiere. Quest’ultimo, concentrato su 2000 km, è costituito principalmente dal tratto che unisce Abidjan e Douala, passando per Accra, Lomé, Cotonou e Porto Harcourt. La densità della maglia urbana, così come la dimensione delle città, è sensibilmente più elevata nel sistema costiero, in cui queste città hanno infatti potuto approfittare dell’aumento delle produzioni 20
Lagos 13’400’000
Porto-Novo 263’916
agricole per l’esportazione e, in alcuni casi, del petrolio.
More developed Regions*1
Regione dell’Africa occidentale*2
2010 2010
1950
1950
1240 milioni 821,3 milioni
pop totale (2013):
tasso accrescimento popolazione (2010-2015): Popolazione urbana (2010):
tasso accrescimento popolazione urbana (2010-2015):
0,4%
44,3% 0,8%
2,4% 77,5%
3,8%
*1: Europa, Nord America, Giappone, Australia/Nuova Zelanda *2: Bénin, Burkina Faso, Capo Verde, Costa d’Avorio, Gambia, Ghana, Guinea, Guinea-Bissau, Liberia, Mali, Mauritania, Niger, NIgeria, Senegal, Sierra Leone, Togo.
21
Parco nazionale du W Parco nazionale de la Pendjari
Ali
Pe n
bo ri
dja ri
Niger
Kandi
Catena dell’Atakora
Natitingou
NI GERI A Djougou Parakou
Monti Kouffé
Ou
TOGO
ém
é
Savé
Savalou
u Zo
Bohicon
Sakété
o uff
Ko
Lokossa
Grand Popo
Kétou
Lago Nokoué
Ouidah
PORTO-NOVO COTONOU
10’323’000 abitanti 46,1%
Popolazione totale Bènin
Bénin Ouest-Africa Africa
Popolazione urbana
70% 60% 50% 40% 30% 10% 1960
1980
2000
2 020
2040
(World Urbanisation prospects, the 2011 revisions, NY 2012)
1.2 IL BENIN
STATO E SOCIETÀ L'urbanizzazione del Benin, avvenuta con particolare intensità prima degli anni '80, si è concentrata principalmente nelle città del sud ed in particolare nella zona litorale, in linea con gli altri paesi del Golfo di Guinea. La tendenza alla littoralizzazione ha portato oggi a far sì che i 2/3 della popolazione totale risieda in 1/7 del territorio nazionale, dove la densità arriva a superare 300 ab/km2.
Dopo aver ottenuto l'indipendenza nel 1960, il Bénin viene considerato oggi uno degli stati africani ad aver raggiunto una democrazia stabile e consolidata, seguita ad un periodo di transizione basato su principi marxisti-leninisti che hanno 23
lasciato il segno in diverse piazze della capitale economica. Divenuta una Repubblica a regime democratico parlamentare, il Bénin é guidato dal presidente Yayi Boni dal marzo 2006 (rieletto nel 2011). Mettendo a confronto gli indici di sviluppo umano nelle diverse regioni del paese, è chiara la presenza di disparità:
_regione _regione dice più _regione
di Atakora: indice minore (0,323) atlantica (dipartim littorale): inelevato del paese, pari a 0,525, dell'Ouémé: 0,387.
93%
percentuale della domanda dei trasporti di merci assicurata dal sistema stradale.
6076 km
strade internazionali e nazionali di interesse economico, turistico o strategico (1821km asfaltate).
600011000
numero veicoli introdotti annulamente nel traffico.
INFRASTRUTTURE DEBOLI Il paese è dotato di una rete infrastrutturale su gomma che collega le regioni settentrionali e le principali città a Cotonou. Nonostante 2000 km2 del paese siano costituiti da acqua (su di una superficie totale di 112 622 km2), la mobilità su gomma ha nettamente superato la mobilità lagunare/fluviale, che per secoli ha permesso le relazioni commerciali tra le città. Il trasporto ferroviario beninese, così come nella quasi totalità dei paesi dell'Africa nera, è stato pensato, realizzato ed utilizzato come mezzo di penetrazione coloniale (Pourtier, 2007). Realizzato con lo scopo di trasportare i prodotti agricoli ed il carbone dai pozzi d'estrazione fino 24
alle vie fluviali o marittime, il sistema ferroviario è divenuto oggetto delle preoccupazione di utilizzo come infrastruttura usata per il trasporto di persone solo molto più tardi. La tratta che parte da Pobé et Sakété (altopiano coltivato) verso la capitale, è oggi in disuso, a causa della debole frequentazione in rapporto al costo di mantenimento. a differenza del tratto occidentale che collega Cotonou fino a Parakou, passando anche da Ouidah e Bohicon. Il porto principale del paese, così come l'unico aeroporto internazionale, si trovano a Cotonou, considerata oggi la capitale economica del paese avendo da tempo superato Porto-Novo per dimensione e densità di popolazione ospitata. Essa
438 km
lunghezza dell’unica tratta ferrata attiva (Cotonou-Parakou, trasporto merci) sul territorio beninese.
80%
percentuale di commercio estero assicurata dal settore portuale.
2,5-4
merci in transito/anno nel Porto Autonomo di Cotonou
milioni di t
infatti rappresenta il 92% dell'import-export beninese: tutte le merci ed i prodotti agroalimentari prodotti nel paese vengono trasportati su gomma a Cotonou, da cui partono poi lungo le diverse tratte di esportazione, in primo luogo verso la Nigeria. Nonostante la maggior parte non sia quantificabile poiché passante per vie informali, i flussi commerciali con la Nigeria sono considerevoli, rappresentando più del 30% del PIL.
25
Con 2400 m di pista, quello di Cotonou è il primo ed unico aeroporto internazionale del paese, affiancato da 8 piccole basi di volo secondarie sparse nel paese. Poco attrezzato e di dimensioni contenute, l’aeroporto di Cotonou non presenta numerose tratte, principalmente collegate con la Francia.
700
80
km
frontiera comune.
%
dei prodotti petroliferi nazionali é rappresentato dalla benzina di contrabbando.
100 LA RE-ESPORTAZIONE: BASE DELL’ECONOMIA L’economia beninese, oggi apparantemente ristabilizzata dopo aver attraversato una pesante crisi durante gli anni ‘80, è da sempre fortemente influenzata dalla sua posizione all’interno del corridoio economico Abidjan-Lagos. Leader nelle re-esportazioni dai paesi CFA (Communauté Francaise d’Afrique), l’attività economia che genera il maggior flusso di denaro nel paese è il commercio di reesportazione, dovuto proprio al suo ruolo strategico all’interno di un panorama costituito da grandi polarità economiche. La maggior parte degli scambi sono di tipo informale, il che non permette di raccogliere dati fedeli alla realtà. I flussi commerciali formali ed informali, particolarmente attivi lungo la frontiera BéninNigeria, sono facilitati dalla presenza delle stesse popolazioni Yoruba e Guns da un lato all’altro del confine, limite fisico ereditato dal periodo della colonizzazione. Le mobilità di frontiera, vitali per i due stati, di forte densità ed estrema permeabilità, giovano in gran parte ai singoli individui interessati, a discapito dello Stato. I prodotti vengono poi smistati nei diversi mercati del paese, dal più grande 26
%
uguaglianza etnica delle popolazioni tra un lato e l’altro della frontiera.
Il più grande mercato dell’Africa Occidentale: Dantokpa (Cotonou, 2012).
38 9 53
%
Settore primario
%
Settore secondario
%
Settore terziario
mercato del Golfo di Guinea, Dantokpa a Cotonou, ai vari mercati minori o più settoriali delle altre città. Nonostante una crescita annua del 5%, l’economia del paese rimane tuttavia fortemente fragile e dipende essenzialmente dal settore agricolo, dalle produzioni di cotone verso nord e dal commercio. Inoltre, le attività economiche commerciali e di trasporto sono estremamente sensibili al variare della disponibilità di petrolio della Nigeria.
(commercio e trasporti)
22
%
Settore formale
78
%
Settore informale
tessuti alcool sigarette prod. alimentari
Bénin >> Nigeria Bénin << Nigeria benzina petrolio medicine veicoli artic. elettronici
Lagos Abidjan
27
ECONOMIA E TURISMO IN UN TERRITORIO VARIEGATO
L’agricoltura e la pesca L’agricoltura assorbe il 65% della forza lavoro rappresentando la principale fonte di reddito, contribuendo al 38% del PIL (2011). Nella maggior parte dei casi si tratta di un’agricoltura di sussistenza praticata al nord con metodi primitivi; mentre al sud, la conformazione lagunare e paludosa ha spesso costituito un elemento di ostacolo. I prodotti principali sono quelli derivati dalla palma da cocco (olio di palma..), arachide e burro di karitè, manioca, sorgo, mais e riso. Numerose piantagioni di cotone sono localizzate nelle regioni centrosettentrionali del paese, attribuendo al settore tessile un ruolo relativamente importante nell’industria nazionale. Al suo fianco, l’industria alimentare e dei materiali edilizi. Negli ultimi decenni sono stati approntati 28
numerosi programmi governativi volti alla modernizzazione delle strutture ed alla razionalizzazione delle risorse. Le terre fertile in prossimità delle zone umide potrebbero costituire una risorsa per il paese ma non sono sfruttate in maniera efficiente. L’allevamento del bestiame non é sufficiente a soddisfare il fabbisogno di carne e di prodotti derivati. In Bénin la pesca rappresenta il 2% del PIL e si suddivide in 3 sotto-filiere: la pesca marittima, la pesca continentale e la piscicoltura, seppur ancora poco sviluppata nel paese. La pesca marittima costituisce un quarto del volume totale mentre quella continentale é la fonte principale, maggiormente concentrata nella regione meridionale, tra i laghi, le lagune ed i corsi d’acqua di varia taglia.
Turismo di nicchia
an i
41% afric
22%
ri stranie
45%
lav
or
55% piacere 16
tipologia di viaggio
%
eo ae r
84
% modalità di spostamento
da stra
29
Provenienza turistI
o
L’artigianato locale, impiegando più di 350’000 persone attive, si distingue inoltre per la sua diversità e per il potenziale turistico ad esso collegato. Tessuti, calebasses, vasellame, maschere guélédé e sculture in legno ispirate al culto vodoun sono solo alcuni tra gli oggetti più rappresentativi.
loc inesi) ben i (
Il potenziale turistico del paese è elevatissimo, sia dal punto di vista culturale che ambientale, ma è frenato tuttavia da numerosi fattori quali, ad esempio, la difficile accessibilità per via aerea e la forte stagionalità del clima. Il settore genera, 111’000 posti di lavoro, di cui, il 40% direttamente, il 20% indotti ed il restante 40% indirettamente.
37 %
al
Dopo un lungo periodo d’isolamento, il Bénin si è aperto al turismo, seppur ancora molto timidamente. Oggi il turismo contribuisce in maniera diretta al 2,6% del PIL (World travel and Tourism Council, Bénin report 2013), e risulta la seconda fonte di guadagno del paese, dopo il cotone. La limitatezza delle strutture turistiche presenti, inegualmente ripartite nel paese e spesso mal pubblicizzate fa sì che Il Bénin sia la 5° destinazione turistica nell’Africa occidentale. Nel 2013 risultano 200’000-230’000 i turisti passati per il Bénin: si tratta per la maggior parte di flussi turistici interessati all’habitat lacustre di Ganvié (patrimonio dell’Unesco), alla tratta degli schiavi di Ouidah o ai villaggi Tata Somba nel Nord del paese, in prossimità della Regione dell’Atakora e dei parchi ornitologici e faunistici.
Departement du Zou
Bonou
Departement du Plateau
Departement de l’Atlantique
Adjohoun
Dangbo Akpro-Missérété
les Aguégués
PORTO-NOVO Nigeria
Sèmè-Kpodji 32
Dipartimento dell'Ouémé popolazione: 1’096’850 abitanti Bonou
è suddiviso in 9 comuni:
Adjohoun
Adjarra 96901 abitanti Adjohoun 74956 abitanti Aguégués 44484 abitanti Akpro-Missérété 121571 abitanti Avrankou 130777 abitanti Bonou 44430 abitanti Porto-Novo 307100 abitanti Sèmè-Kpodji 224207 abitanti
Missérété Avrankou Dangbo
Porto-Novo Aguégués Sèmè-Kpodji
(Institut National de la statistique Bénin (web), Maggio 2013)
Il dipartimento dell'Ouémé si sviluppa nella regione sud-est del paese, in minima parte addossato al confine con la Nigeria. Copre una minima percentualedel territorio del Bénin, con una densità abitativa pari a 856 ab/km2. L'Ouémé è principalmente popolato da popolazioni di origine Gun, Tori e Yoruba, distribuite in maniera pressoché omogenea nelle diverse comunità rurali, lagunari e urbane del dipartimento. Il comune di Porto-Novo ospita la maggior parte della popolazione ed è a capo
chef lieu de la commune località foreste/riserve protette terreni inondabili/zone paludose piano d’acqua (basso delta Ouémé) confine comunale confine nazionale rete viaria interdipartimentale rete viaria dipartimentale
dell'intero dipartimento.
rete viaria locale
33
Porto-Novo oggi
Te s s ut o u rb a n o i n c re sc it a
Moschea centrale di Porto-Novo, (gennaio 2012)
2.1 LA CITTà E I CINQUE ARRONDISSEMENT: CRESCITA ED ESPANSIONE SPAZIALE
A Porto-Novo si trova su un altopiano che protegge la maggior parte dell’area urbana dalle inondazioni. La città, installatasi sul bordo di una laguna, si è successivamente espansa verso Nord. Nonostante la crescita sia avvenuta con un ritmo sicuramente inferiore rispetto a quello che ha investito la vicina città di Cotonou, il tasso di accrescimento annuo rimane piuttosto alto: 2,24% e si tratta spesso di un’espansione che avviene in maniera abusiva. Tra i censimenti del 1992, del 2002 e del 2013 il tasso di accrescimento annuale medio è stato del 1,9% circa. Questo valore tuttavia varia enormemente a seconda dell’arrondissement e della loro densità. 36
La città si sta espandendo verso nord e nord-ovest a causa dei limiti naturali imposti dalla morfologia a sud e a nord-est. Secondo i dati ufficiali, oggi Porto-Novo ospita 263’916 abitanti, e secondo le proiezioni demografiche realizzate dall’INSAE, la popolazione raggiungerà nel 2019 valori compresi tra i 300’000 ed i 323’000 abitanti. Qualsiasi pianificazione dovrà dunque tenere conto di questo fattore che plasmerà progressivamente l’immagine della città. Andranno prese le misure necessarie per delimitare le aree di espansione della città, al fine di preservare il territorio naturale e agricolo, ad oggi costantemente soggetto a forti pressioni urbane.
XVIII sec
1930
1938 ponte sulla laguna
1960
(2675 ettari)
1970
1980
1985
(3745 ettari)
1990
37
1999
2010
200 ettari lottizzati (2730 parcelle)
lottizzazione e viabilizzazione delle zone periferiche occupate informalmente
Occupazione del suolo (DST Commune de Porto-Novo, 2002-2010)
Residenziale
Porto-Novo
5 % nucleo urbano antico 4 % residenze standard elevato
0,2 % turismo
0,5 % nucleo villaggio tradizionale
2,8 % direzionale/uffici
0,1 % residenze precoloniali afrobrasiliane
18 % bassifondi non abitati
18 % espansione urbana non lottizzata
79 % residenziale
15 % espansione urbana (apertura di strade) 35 % espansione urbana lottizzata 22 % espansione urbana in corso di lottizzazione
Porto-Novo presenta un centro storico ancora oggi segnato e strutturato dai diversi periodi che si sono susseguiti fin dal primo insediamento. Il centro storico, limitato a Sud dalla laguna, è circondato da un viale perimetrale (boulevard exterieur) che esiste fin dal riempimento del fossato di protezione della città in epoca coloniale (1905-1940). Dagli anni ‘60, la crescita spaziale ha iniziato a far apparire i quartieri di origine precedente come una parte importante ma non più dominante della città. Il tessuto urbano si è esteso distribuendosi preferibilmente lungo gli assi asfaltati in direzione Nord ed in direzione della Nigeria, raggiungendo gli attuali 38
quartieri che cingono il boulevard esterno (Kandevié, Foun-foun, Avakpa), fino ad arrivare nel 2011 ad una superficie di circa 53 km2. Nel 1964 é stato concepito un programma di lottizzazioni nelle zone di estensione della città, a nord del boulevard esteriore, senza tuttavia tener conto del carattere inondabile di alcuni siti, come testimonia il caso del quartiere Gbèzounkpa lottizzato nel 1965. A partire dagli anni ‘70 hanno avuto luogo importanti estensioni della rete di rifornimento di acqua potabile ed elettricità, affiancate alla previsione di grandi aree destinate ai servizi. Inoltre, la realizzazione sempre maggiore di reti
La densità abitativa (ab/kmq) (DST Commune de Porto-Novo, 2002-2010, SERHAU SA)
56 193 ab (+5,3%)
4
57 678 ab (+2,7%)
5
500-4600 4600-7200 7200-12000 12000-22000 22000-41900
2
45 333 ab (+2,4%)
3 31 894 ab (+0,3%)
1 35 914 ab (+0,4%)
viarie, che ha trovato una giustificazione dal punto di vista urbanistico nei quartieri già popolati, non risulta però sufficiente all’organizzazione delle zone urbanizzate. L’importanza del peso demografico nelle zone peri-urbane e l’intervento estremamente debole del potere pubblico, hanno provocato una completa trasformazione dello spazio urbano nell’arco di una ventina d’anni. Superando le due depressioni che abbracciano il centro storico, un secondo viale perimetrale (boulevard du Cinquantenaire) è stato integrato al tessuto urbano nell’ultimo decennio, arricchendo la città e permettendo di collegare le 39
vie radiali sempre più numerose e trafficate. Le terre della periferia sono state così occupate passo dopo passo, ed i villaggi adiacenti, così come i campi coltivati, sono stati progressivamente assorbiti dall’espansione urbana. La densità della popolazione è particolarmente variabile a seconda dei diversi quartieri. Nei quartieri del centro storico arriva fino a 224 abitanti/ha, 107 abitanti/ha nelle zone di prima espansione e 30 abitanti/ha nei quartieri periferici. In media si ottiene una densità di 53 abitanti/ha ovvero 5300 abitanti/km2. Nonostante la densità risulti comunque maggiore in alcuni dei quartieri storici,
il tessuto antico, particolarmente fragile, si degrada velocemente, vittima di un fenomeno di abbandono da parte di alcuni dei suoi abitanti. I numerosi edifici in rovina sono testimoni di una totale mancanza di manutenzione, da parte non solo dei singoli proprietari ma anche dell’amministrazione stessa, nonostante ne riconosca l’incredibile valore patrimoniale. Il fenomeno di abbandono del centro storico è ad esempio espressione del trasferimento di numerose attività commerciali ed è stato accentuato dalla pressoché totale scomparsa delle attività fluviali/portuali del margine lagunare. La densità degli abitanti porta inoltre alla saturazione delle rare fognature 40
e canalizzazioni, al degrado dei marciapiedi e alla trasformazione di certe strade o piazze in discariche a cielo aperto, spesso localizzate in prossimità del margine lagunare. Dal punto di vista della pianificazione, qualsiasi intervento mirato alla manutenzione, conservazione o ristrutturazione del patrimonio esistente è trascurato: tutti gli sforzi sono stati concentrati sulla realizzazione di nuove strade e di qualche lottizzazione. In materia urbanistica, l’apertura di nuove strade ha infatti costituito per tantissimo tempo (fin dall’epoca coloniale) il principale intervento dell’amministrazione. Il vantaggio primario è quello di non
dover rimettere in causa i sedimi delle proprietà degli abitanti (a parte quelli attraversati dalla strada stessa). La realizzazione di svariati chilometri di strade, pavimentate, asfaltate o semplicemente in terra battuta, ha interessato non solo territori di nuova espansione, ma anche i vecchi quartieri, causando tuttavia non pochi problemi ed un forte impatto, non solo in termini di difficoltà pratiche ma soprattutto sociali. Numerose case sono state abbattute, numerosi spazi di culto rasi al suolo, indipendentemente dai movimenti d’opposizione manifestati. Allontanandosi sempre di più dal centro storico, la morfologia del territorio periferico oggi classificato come “area 41
di espansione urbana non lottizzata”, risulta particolarmente problematico, in quanto ostacola la costruzione di reti. I cittadini hanno investito e continuano tutt’ora ad investire considerevoli somme di denaro nella costruzione di abitazioni senza avere alcun tipo di garanzia legale. Questi edifici non sono infatti giuridicamente difendibili dalla demolizione, al momento di un’ipotetica futura lottizzazione. La totale assenza dello Stato nella gestione di queste situazioni per numerosi anni, ha permesso il tranquillo svilupparsi del fenomeno, che ad oggi, risulta quindi pressoché “tollerato”. Il paesaggio urbano che ne risulta, in particolar modo nei quartieri periferici, è dei più diversificati.
Popolazione 2013*: tasso di crescita:
263’916 abitanti 1992-2002 +2,24% 2002-2013 +1,52%
300’000 250’000 200’000 150’000 100’000 50’000
1960 1970 1980 1990 2000 2010 2020
(*dati provvisori CENSIMENTO maggio2013, fonte: INSAE e CIA World Factbook, 2013)
aree verdi/terreno inondabile vegetazione densa mercato principale mercato secondario strade asfaltate (18,7 km) strade pavimentate (8,7 km) strade in terra battuta (38,1 km) ferrovia dismessa confine arrondissement
43
PORTO-NOVO dipartimento: Ouémé capitale politica 263’916 abitanti
COTONOU dipartimento: Littoral capitale economica 815’100 abitanti
2.2 PORTO-NOVO CITTà SATELLITE COTONOU CAPITALE ECONOMICA
Nell’analisi dell’espansione spaziale e nella crescita demografica della città è assolutamente necessario tenere in considerazione lo sviluppo della vicina Cotonou, a soli 30 km di distanza, oggi capitale economica del Bénin. Fin dagli anni ‘20 infatti, la rapida crescita di Cotonou, lo sviluppo del porto marittimo e l’incremento della popolazione (che ha superato quella di Porto-Novo nel 1960), hanno portato ad un lento declino della capitale, ulteriormente accentuata dal completo spostamento dei servizi economici e amministrativi avvenuta nei decenni successivi. In seguito all’indipendenza (1961), a Porto-Novo le carte politiche ed economiche si sono sensibilmente ridistribuite. Le attività 44
commerciali, seppur in parte diminuite, hanno permesso di mantenere attivi i circuiti economici. Porto-Novo ha tuttavia cessato di essere un polo attrattivo dominante sia per gli immigrati, che preferiscono la più moderna Cotonou, sia per la maggior parte dei commercianti che, originari di Porto-Novo e pur mantenendovi una residenza, scelgono di installare a Cotonou la sede delle proprie attività. La riorganizzazione del commercio ha modificato i luoghi di scambio. Il mercato centrale di Porto-Novo, animato ogni 2 giorni, ha ormai profondamente ridotto la sua influenza regionale, sostituita invece dai mercati di Adjarra e
LA PIANIFICAZIONE URBANA Ifangni, più vicini alle località nigeriane. Porto-Novo è stata a lungo il fulcro del transito della maggior parte dei prodotti tra il Bénin e la Nigeria, anche se Cotonou, è diventata la città per eccellenza degli scambi commerciali, ospitando inoltre, il più grande mercato dell’Africa occidentale (Dantokpa, con una superficie di 20 ettari). Negli anni ‘30-’40, con l’apertura di una nuova rete stradale che ha consentito il collegamento tra Cotonou ed il nord del paese e soprattutto dal 1977, con l’apertura dell’autostrada ad alta percorrenza tra Cotonou e Lagos, Porto-Novo è stata pressoché tagliata fuori, vedendo ulteriormente diminuire il proprio ruolo di città-transito. 45
A partire dal 1999, tramite la legge n°97-029, è stato avviato il processo di “decentralizzazione” 1 . Tutto ciò che concerne lo sviluppo locale, la pianificazione, l’abitato e l’urbanistica, le infrastrutture e i trasporti, l’ambiente, l’igiene e la sanità, gli investimenti economici e le cooperazioni decentralizzate, è di competenza locale. La loro gestione è stata cioè affidata alle collettività territoriali. Conformemente alla legge e secondo quanto esplicato nell’art. 84, il comune elabora ed adotta il proprio piano di sviluppo, e si interessa della propria esecuzione elaborando i documenti di pianificazione necessari. Se da un lato questa legge ha permes-
PLAN D’URBANISME DE LA VILLE DE PORTO-NOVO 1999 Avvio del processo di DECENTRALIZZAZIONE (2013-2018 3°mandato)
PDU Porto-Novo, 2001 Source : Atlas cartographique des Villes de Parakou(orizzonte et de Porto-Novo, Mars2009) 2001, SERHAU
so di abbreviare i procedimenti burocratici e semplificare i processi di pianificazione, dall’altro la settorializzazione della pianificazione e della gestione non ha contribuito ad una visione strategica del territorio, portando ad una indipendenza e distacco pressoché totale delle pianificazioni tra comuni adiacenti. Ad oggi Porto-Novo dispone di diversi documenti di pianificazione urbana, alcuni dei quali in costante fase di attualizzazione. Nel 2005 è stato approvato il PDM (Plan de Développement Municipal), inteso come strumento per l’inquadramen46
to dell’insieme delle azioni mirate allo sviluppo dell’area comunale. Evocando problematiche da affrontare (come le inondazioni…) fornisce delle linee guida per raggiungere delle soluzioni tecniche. L’unico strumento che fornisce graficamente le grandi linee per lo sviluppo spaziale del territorio, è attualmente il secondo piano PDU (Plan Directeur d’Urbanisme) della città, realizzato nel 2001 con orizzonte 2009, che raggruppa varie pianificazioni urbanistiche di dettaglio. Esso propone su di un perimetro detto “urbanizzabile/di espansione”, una zonizzazione che distingue le aree amministrative da quelle residenziali o dedite all’agricoltura, delimitando
le vaste aree che necessitano di una riqualificazione (la zona amministrativa coloniale, il margine lagunare ovest,…). L’espressione più immediata di questa pianificazione e delle diverse politiche nazionali in corso da una ventina d’anni, estremamente diffusa anche nei comuni adiacenti a Porto-Novo, avviene tramite la lottizzazione di interi nuovi quartieri, non limitandosi al disegno delle parcelle. Questo fenomeno è caratterizzato da un’approccio economico interessato del riempimento dei vuoti urbani e dell’apertura all’urbanizzazione degli spazi verdi, con la conseguente distruzione, in molti casi, della qualità urbana e delle finanze locali. (NEP, 2013). Se questo documento definisce ancora delle piste per la pianificazione, è assolutamente necessario rinnovare l’approccio e ridefinire il perimetro di studio, tenendo in considerazione l’ecosistema urbano nella sua globalità. L’influenza di Cotonou sull’urbanizzazione delle aree circostanti e sulle trasformazioni urbane avvenute a Porto così come nei comuni limitrofi, è tale da aver dato luogo all’elaborazione di uno strumento relativo a Grand-Cotonou: SDAU (Schéma Directeur d’Amenagement Urbain). Elaborato nel 2006, il documento comprende Cotonou ed i 4 comuni attorno ad esso: Porto-Novo, Sèmè-Kpodji, Abomey-Calavi e Ouidah, coprendo così una superficie di 1453 km2. SDAU prende in considerazione le profonde mutazioni tra le relazioni urbanorurali ed il processo di densificazione delle zone rurali peri-urbane associato a sua volta a delle trasformazioni funzionali degli spazi e delle nuove prati47
che di residenza e mobilità (dissociazione casa-lavoro). Si è tuttavia ancora ben lontani da una politica urbanistica a livello metropolitano.
Legge 97-029, 15-01-1999: la decentralizzazione. (allegato n°1) A partire dal 15 gennaio 1999, vengono approvati i testi di legge (ripresi negli articoli 150-153 della costituzione dell’11 dicembre 90) che riconoscono il diritto alla libera amministrazione delle collettività territoriali dotate di un’autonomia finanziaria e dirette da organi eletti nelle condizioni previste dalla legge. I dipartimenti sono ormai divenuti Circoscrizioni amministrative del Bénin, così come i comuni fungono da comunità territoriali decentrate, gestite da un sindaco e disponenti di larghi poteri autonomi e proprie competenze. I comuni esercitano quindi, sotto il controllo dell’autorità di tutela (prefetto), poteri che possono essere dello Stato (Badou Timothé, 2000).
(1)
LES ATELIERS CERGY-PONTOISE Nonostante non si tratti di un organo ufficiale incaricato della pianificazione territoriale della città, Les Ateliers Internationaux d’Oeuvre Urbaine hanno un ruolo di rilievo nelle dinamiche di gestione urbana. A partire dal 2005, all’interno di un progetto di cooperazione decentralizzata, le due collettività territoriali di Porto-Novo e Cergy-Pontoise hanno fatto appello all’associazione a scopo non lucrativo des Ateliers Internationaux d’Oeuvre Urbaine, avviando così delle sessioni di studio sulle tematiche urbane più urgenti per la città. Gruppi di studenti e laureati da tutto il mondo si ritrovano quindi pressoché ogni estate con l’obbiettivo di riflettere, analizzare e studiare determinate tematiche specifiche di Porto-Novo (le depressioni, la zona coloniale, il margine ovest, il quartiere est di Lokpodji…) al fine di mantenere aperto il dialogo e presentare delle proposte progettuali che forniscano degli spunti e delle linee guida indirizzate alla reale pianificazione della città. I rapporti annuali prodotti dagli Ateliers costituiscono oggi una banca dati importantissima ed aggiornata delle problematiche e dei progetti nei quali Porto-Novo fonda le basi per il proprio sviluppo. È quindi necessario tenerne conto all’interno di un qualsiasi percorso progettuale che interessi questo territorio. Tuttavia, in una fase più avanzata, sarebbe altrettanto importante prevedere una maggiore partecipazione da parte della popolazione locale, pressoché estranea in tutto l’iter degli Ateliers. 48
TAXI-MOTO “ZEMIDJAN” o moto privata
AUTO PRIVATA
corta distanza (0-15km) tariffa: 100 CFA/5min
TAXI
MINI-BUS TRANSPORT EN COMMUN
media e lunga distanza (15 -120 km, >120 km) tariffa: 500 CFA/30 km
2.3 MUOVERSI
I TRASPORTI E LE STRADE A Porto-novo il sistema viario è ancora per la maggior parte costituito da strade in terra. Nel 2009 era possibile stimare: 18,7 km di strada asfaltata 8,7 km di strada pavimentata 38,1 km di strade in terra. Dal 2009 ad oggi la situazione non è cambiata in maniera significativa, ad eccezione della realizzazione di un nuovo tratto asfaltato e della pavimentazione della ruote 60, in prossimità del mercato Ouando (nord-ovest). L’estensione spaziale della città ha posto diversi problemi di trasporto e mobilità intra-urbana. Le condizioni generali delle strade riducono notevolmen50
te il numero delle vie praticabili da taxi privati, soprattutto in alcune stagioni. A questa problematica, i portonoviens hanno risposto a partire dagli anni ‘80, tramite l’introduzione e l’esponenziale diffusione degli “zémidjan” (taxi-moto), diventati oggi i mezzi di trasporto più comunemente usati in città. Fin dalla prima apparizione in città, gli “zem” hanno quasi interamente sostituito il trasporto intra urbano di taxi e mini-bus. Per quanto sia molto difficile conoscere il numero esatto dei vari veicoli circolanti (quasi tutti importati illegalmente e a basso prezzo dalla Nigeria), nel 2005 sono stati stimati circa 2500 “zem” che assicuravano il 40% degli spostamenti urbani giornalieri. Negli
Vista da Sémé-kpodji, alla base del ponte d’accesso alla città di PortoNovo, gennaio 2012.
ultimi 8-9 anni il numero è sicuramente aumentato, così come l’intensità del traffico su gomma in generale, direttamente proporzionale all’urbanizzazione crescente ed alla notevole diminuzione (per non dire declino) della mobilità lagunare. Svariate stazioni urbane (ufficiali e spontanee: Ouando, Dangbéklounon, Adjarra-Docodji, gare du pont) e 4 aree di sosta (Saint-Pierre, Djassin, Agbokou, Déguègan) si occupano del trasporto inter-urbano, dove taxi comuni (che arrivano a trasportare fino a 10 passeggeri), taxi privati (molto più rari) ed autobus partono per le varie destinazioni.
51
Flussi e commercio nel Mercato Centrale di Porto-Novo (agosto 2013)
52
Porto-Novo tra identitĂ e patrimonio Dal passato al presente
3
Il nome di "Porto-Novo" le è stato attribuito nel corso del XVIII secolo da dei commercianti portoghesi di passaggio lungo la costa alla ricerca di schiavi. Questo appellativo occidentale è susseguito a nomi dati dalle popolazioni locali delle etnie adja e yoruba, rispettivamente Hogbonou e Adjacé. Se oggi Porto-Novo non spicca né per dimensione né per attività rispetto ad altre realtà urbane beninesi o dell'Africa occidentale, la città possiede tuttavia una storia ricca e complessa, che le permette di distinguersi radicalmente. La storia della città è visibile attraverso la lettura delle diverse stratificazioni che la compongono ed attraversano, testimoniando i principali avvenimenti storici susseguitisi in questa parte dell'Africa. La città stessa non è simbolo di una singola società o di una singola epoca; rievoca piuttosto la cultura adja tanto quanto la cultura yoruba, l'economia della tratta degli schiavi e la dominazione culturale, arrivando fino al confronto 58
con i problemi legati ad un processo rapido di urbanizzazione e crescita della popolazione avvenuti più recentemente. I flussi culturali, locali e stranieri, che hanno attraversato la città di Porto-Novo nel corso dei secoli, caratterizzano l’eterogeneità oggi percepibile tramite una lettura da est ad ovest del tessuto urbano. Una complessità di stili diversi, la cui peculiarità è legata non tanto all’architettura in sé ma all’architettura e agli spazi intesi come elementi patrimoniali, contenitori di azioni, modi di vivere, culti e culture che costituiscono oggi i tasselli dell’incredibile ricchezza di Porto-Novo.
Patrimonio vernacolare Patrimonio reale Patrimonio paesaggistico vernacolare
Tutti i diversi attori che hanno scritto la storia del Golfo di Guinea, hanno in qualche modo lasciato le loro tracce a Porto-Novo. (Sinou, 1988).
Patrimonio coloniale Patrimonio afrobrasiliano
59
Patrimonio paesaggistico coloniale
XIII - XVIII sec
3.1 STRATIFICAZIONI
LE ORIGINI YORUBA-ADJA L’origine di Porto-Novo è spazialmente collocabile nel quartiere di Akron: un villaggio di pescatori fondato in origine da un singolo gruppo familiare che, secondo la leggenda, decise di installarsi lungo il bordo della laguna, su di un sito che gli parve propizio in seguito alla consultazione del fato. La fondazione del villaggio è datata tra il XIII ed il XVI secolo, con l’arrivo delle etnie adja e yoruba, nonostante sia ampliamente confermata la presenza di popolazione che vivevano di pesca e che vi si erano insediate precedentemente. Le popolazioni cosiddette “adja” ( etnie Adja, Houéda, Fon e Goun), la cui provenienza fa riferimento al plateau de 60
Tado (al confine col Togo), si installarono inizialmente ad Allada, e spostandosi lungo la laguna arrivarono ad Akron. In seguito, un gruppo di pescatori si spostò verso ovest (a circa 4km) insediandosi nell’antico villaggio di Djassin (attuale quartiere omonimo) e cedendo lo spazio primitivo ad un gruppo di cacciatori yoruba (o Nago) provenienti da est, dalle regioni nigeriane di Oyo ed Ifé. I due villaggi originari, Akron e Djassin, in quanto abitati da pescatori e situati lungo la laguna, erano principalmente costituiti da capanne sopraelevate su pilotis e da alcune case in terra, con tetti in paglia e raggruppate attorno a delle corti.
1600-1749
HOGBONOU: CAPITALE DEL REGNO Con l’arrivo del re Té Agbanlin, a fianco del nucleo di Akron iniziò a svilupparsi un nuovo quartiere in cui il re edificò la propria residenza, “Hogbonou”. Nel corso del XVI secolo le collettività familiari iniziarono ad installarsi nel territorio, secondo le concessioni designate dal re, dando vita ad un abitato sempre più denso e caratterizzato da piccole vie tortuose e poco accessibili. Fin dalla creazione del primo mercato a fianco del Palais Royal de Honmé (realizzato da re in quella posizione per rinforzare il proprio potere tramite il simbolo di un potere economico, conformemente alla tradizione Yoruba) è possibile notare come la potenza della città risieda nella sua funzione commerciale. Lo sviluppo 61
del regno è accompagnato dall’aumento della popolazione, e dall’assegnazione di porzioni di suolo, da parte del re, ai proprio dignitari e ai capi di stirpi influenti. Appaiono così numerosi nuovi quartieri, senza un ordine spaziale geometrico predefinito e sempre più lontani dai margini inondabili della laguna. All’origine di ogni quartiere vi è sempre una collettività familiare, di provenienza straniera o di appartenenza alla famiglia reale, per sangue o per volontà del re. L’abitato di ogni collettività familiare è caratterizzato da varie case individuali (xo) e collettive realizzate in terra, all’interno di una concessione spesso delimitata da un muro perime-
Collettività familiare
Concessioni e quartiere
trale in terra. È sempre il re a definire ed assegnare le zone dedicate all’agricoltura, assicurandosi di conservare i rituali necessari per il rinnovamento del “patto con il vodoun del suolo”. Nel corso dei secoli, i numerosi conflitti tra i regni vicini costringono i sovrani a proteggere le proprie città con mura in terra ed un fossato perimetrale. Palazzo, mercato e mura perimetrali costituiscono i segni più visibili dell’urbanizzazione, ma non sono sufficienti a spiegare il funzionamento della città in quest’epoca: sono infatti le pratiche religiose nelle piazze pubbliche ed il sistema delle collettività e del regno, iscritti nell’organizzazione spaziale della città, 62
_luogo fisico dell’abitare _luogo d’esercizio di una comunità.
che la rivelano nella sua totalità (Sinou A., 1988). La nozione di abitazione intesa come “unità abitativa autonoma” non ha alcun senso nelle antiche società africane. L’organizzazione spaziale del tessuto vernacolare non si accorda con le categorie urbanistiche fondate su delle delimitazioni fisiche stabili e non permette quindi di stabilire una tipologia precisa di modello spaziale. Le costruzioni sono determinate principalmente dalla natura dei legami che uniscono i loro occupanti: sono innanzitutto le regole sociali, alle quali si sommano poi vincoli fisici, l’aumento della densità della popolazione o le attività economiche, a produrre
Assemblea degli “Chef du quartier Lokossa” appartenenti all’omonima collettività familiare, gennaio 2012.
un paesaggio urbano particolare ed eterogeneo. L’abitato non è soltanto il luogo fisico in cui si esprime l’atto dell’abitare, bensì diviene il luogo d’esercizio di un’intera comunità di individui che possiedono legami familiari più o meno forti. Le pratiche quotidiane o saltuarie hanno modellato lo spazio in una forma urbana che le rappresentasse. La presenza dell’elemento della corte, su cui ogni stanza si affaccia, è alla base del “principio dell’imbottigliamento”, utile a comprendere l’organizzazione degli spazi tradizionali. Non esiste un modulo di base inteso come minima unità replicabile o assimilabile. È bensì la collettività familiare 63
che funge da unità spaziale e di lignaggio dell’abitato tradizionale. La collettività familiare è un’entità fluida, mutevole nel tempo e nello spazio. Essa è inscritta in un’area composta dalle case individuali e collettive, all’interno di una concessione delimitata da un muro perimetrale in terra (hongbô). Ogni collettività, è preceduta da una piazzetta di dominio pubblico in cui si trovano diversi elementi caratterizzanti: un grande albero per ombreggiare, un portico per le cerimonie, un légba (protettore della collettività) ed una divinità protettrice (arrivata sul posto insieme alla famiglia fondatrice). Superando il muro della concessione, penetrando all’interno della collettività, si ritrova il
cosiddetto “atto della fondazione”, simboleggiato da un tempio dedicato all’antenato fondatore ed un tempio dedicato alla divinità Vodoun che il fondatore stesso ha portato. La collettività si definisce tramite le proprie credenze: il “sacro” diviene elemento determinante, che traspare lungo le strade, nei mercati, agli ingressi delle abitazioni, sotto forma di elementi principalmente vegetali. La storia della collettività familiare di un quartiere, è indissolubilmente legata al suolo e connessa agli spazi in cui la comunità si riunisce e si è riunita nel corso dei secoli in occasione di festività, lutti, cerimonie o semplici momenti di assemblea. Gli spazi stessi divengono espressione della storia di un’intera collettività, evidenziando talvolta i cambiamenti nel culto, i cambiamenti nell’estensione della famiglia o ancora, mostrando le cicatrici di interventi urbani non rispettosi dell’impianto originario.
Là dove l’amministrazione non è mai intervenuta tramite modifiche del tessuto, come il caso del quartiere Gbékon da sempre sotto l’autorità del Ré Toffa e dei suoi discendenti, l’irregolarità degli spazi è stata “preservata”.
Se il senso del mantenimento del patrimonio edilizio architettonico ridiede nella trasmissione alle generazioni future di contenuti che comprendono la cultura locale e ancestrale, l’assenza o l’indebolimento di quei contenuti porta ad un’inevitabile degrado e svalutazione del contenitore.
Negli anni 1950-1970, nel quartiere particolarmente denso di Zebou Massé, così come in altre aree del tessuto tradizionale, furono tracciati nuovi assi e rettificati dei tracciati eistenti. Intere collettività familiari sono state costrette a delimitare o scindere i loro spazi rituali e spazi di vita, modificandone l’aspetto generale.
66
1750-1888
REGNO DI DAHOMEY: PORTO DI SCHIAVI La prosperità commerciale della città ha inizio fin dal XV secolo con l’arrivo dei navigatori portoghesi. “Ceux des bateaux”, gli europei commercianti, instaurarono un traffico crescente con PortoNovo a partire dal commercio di spezie, proseguendo nel XVI secolo con il traffico dell’oro e raggiungendo l’apice nel corso del XVII secolo tramite la tratta degli schiavi. Gli uomini sono scambiati come merce, inviati nelle piantagioni dell’America latina e delle Antille e gli insediamenti vengono chiamati comptoirs, banchi di vendita. Durante il XVIII secolo il regno di Dahomey raggiunge la massima fioritura e l’installazione delle compagnie di com67
mercio europee si fa in maniera più strutturata. Il commercio di schiavi arricchisce anche i sovrani africani e gli intermediari locali che ne assicurano la cattura. La tratta provoca una trasformazione radicale dell’economia locale e dei rapporti tra i regni, così come dell’organizzazione dello spazio a livello territoriale ed urbano: numerose case di commercio si installano in prossimità della laguna. I portoghesi vennero espulsi dai principali comptoirs e sostituiti da inglesi, olandesi e francesi nel corso del XVII secolo. Indipendentemente dalla nazionalità delle compagnie commerciali, le tratte continuarono a pieno le loro at-
XV sec
Spezie
XVI sec
XVII-XIX sec
Oro
Schiavi
tività, in particolar modo in direzione del Brasile, dove le piantagioni di tabacco esigevano una forte mano d’opera e dando così il via a dei “legami privilegiati” tra le popolazioni della costa degli schiavi e la borghesia di San Salvador de Bahia, capitale della colonia portoghese. Mentre tra il 1519 ed il 1675 saranno 35’000 gli schiavi partiti dalla baia del Bénin, dal 1676 al 1800 il numero raggiunge valori inimmaginabili, pari a 1’453’400 individui. Infatti, verso il 1760, Porto-Novo è considerata dai commercianti di schiavi come il principale centro di approvvigionamento, “il nuovo porto” degli schiavi. La tratta è infatti semplificata dal metodo di vendita che non prevede l’intervento di inter68
fine XIX sec
Olio di palma
mediari del re, cosa che accade invece nella maggior parte dei comptoirs vicini. Soltanto nel 1765 più di 1200 schiavi partono dai mercati della città, spesso negoziati in cambio di armi (Verger P., 1968). Prima di passare sotto la dominazione francese, la potenza del regno di PortoNovo risiede principalmente nella sua funzione di mercato.
La « Côte des esclaves » vers 1790 (Sinou, A. & Oloudé, B., 1988, Porto-Novo, ville d’Afrique noire, p.22)
La « Côte des esclaves » vers 1790 (Sinou, A. & Oloudé, B., 1988, Porto-Novo, ville d’Afrique noire, p.22) (1) La côte des esclaves verso il 1790
(2) La côte des esclaves fine del XIX sec. (Sinou, A. & Oloudé, B., 1988, Porto-Novo, ville d’Afrique noire, p.68)
69
Nonostante l’abolizione della tratta nel 1807 da parte del parlamento inglese confermata nel 1822 al momento dell’indipendenza del Brasile, i commerci di schiavi, favoriti dal re, durano fino alla metà del XIX secolo perdendo progressivamente d’intensità. Dall'inizio del XIX secolo e gradualmente nel corso del secolo, il ritorno degli schiavi africani da inizio ad una forte contaminazione e influenza architettonica per la città. Gli "afro-brasiliani", ovvero gli schiavi emancipati di ritorno nei loro paesi d'origine, preferirono installarsi nei comptoirs più economicamente sviluppati. Conoscendo bene la lingua e le forme di commercio, questa nuova fetta di popolazione divenne ben presto un'élite nella negoziazione. Fino al 1890 i benefici della tratta non sono stati investiti nello sviluppo urbano della città: Porto-Novo presenta ancora l'aspetto, sia nella sua organizzazione che nel suo paesaggio, di una "città africana", costituita da case prevalentemente in terra coperte da tetti in paglia ed aperte su delle corti o separate da stretti viottoli, senza che nessuna regolarità geometrica sia imposta a livello di piano urbano. Le residenze sparse dei commercianti stranieri ed afrobrasiliani, installati principalmente in prossimità della laguna e sul margine nord-ovest della città vernacolare, non hanno trasformato significativamente lo spazio urbano, arricchendolo comunque con architetture rimarchevoli.
70
Moschea centrale di PortoNovo, realizzata negli anni ‘30 in prossimità del mercato centrale. Esempio di architettura afrobrasiliana, chiaramente ispirata a numerose chiese di San Salvador di Bahia, Brasile.
1889-1960
PERIODO COLONIALE La storia della colonizzazione di PortoNovo mette in luce tutte le debolezze e le carenze del regno di Dahomey. Al momento della scomparsa effettiva della tratta di schiavi, i commercianti privati cercarono altre fonti di guadagno, favorendo ed incoraggiando le produzioni agricole locale, ed in particolare l’olio di palma. Nel 1874, tramite l’accesso al trono del Re Toffa, i legami tra la Francia e Porto-Novo vengono rinnovati ma fino al 1883 la Francia non sarà rappresentata in città se non tramite qualche casa di commercio. Le case di commercio francesi, aiutate dai negozianti locali, controllano il traffico dell’olio di palma, che diventa sempre più intensivo 72
e remunerativo (dovuto anche alla crescente domanda di sapone in europa). Il Re Toffa, cercando riparo dall’offensiva avviata dagli Inglesi insieme al regno di Abomey, chiede nel 1882 che il protettorato francese sulle terre di Porto-Novo sia ristabilito. Nel 1894 viene creata la “Colonia di Dahomey”, sotto l’autorità del governatore francese Victor Ballot. Porto-Novo diviene un capitale coloniale senza però che il nuovo potere plasmi completamente la sua organizzazione spaziale originale: l’insediamento francese avviene tramite la costruzione di una nuova zona amministrativa di controllo, “la città a fianco della città”. Risiede proprio
nella modalità d’insediamento coloniale una delle caratteristiche di Porto-Novo: come spesso accade nei territori di occupazione francese, il tessuto coloniale non sostituisce quello vernacolare, bensì vi si affianca, andando ad occupare i terreni ad ovest, propostigli dal Re. Le motivazioni vanno ricercate sia sul piano economico che su quello politico ed igienico-sanitario. La zona amministrativa, databile intorno agli anni 1890-1900 e causa della distruzione di una foresta sacra, continua a svilupparsi fino all’indipendenza del paese nel 1960, attraverso una pianificazione urbana effettuata in funzione degli standard europei e conforme alle norme igieniche. Vengono inoltre avviate 73
una serie di trasformazioni insidiose che marcano profondamente i ruoli “simbolici” di molti spazi (divisioni di collettività familiari, distruzioni di elementi vegetali sacri,...). Divenuta colonia francese, Dahomey a partire dagli anni 1890 è considerata inoltre un luogo privilegiato per le missioni cattoliche e protestanti, appoggiate dal sistema coloniale. Nuovi quartieri di commercianti si installano a margine del potere tradizionale e nel corso degli anni, in ambito politico il protettorato francese comporta un’indebolimento del potere delle collettività familiari reali. A partire dal 1904 la riforma fondiaria proclama lo Stato francese proprieta-
rio legittimo di tutte le “terre vacanti e senza proprietario”, andando così a scontrarsi con una realtà locale basata da secoli su “strumenti di controllo” completamente diversi. Le droit coutumier, il diritto orale delle trattazioni fondiarie tradizionali ed il diritto scritto di proprietà legato alla cultura europea appartengono a modelli sociali, culturali e storici diversi, messi però forzatamente a confronto, su di un piano basato su una mentalità occidentale e nato per favorire l’amministrazione coloniale. Sempre nel 1904 la colonia entra a far parte dell’AOF (Africa Occidentale Francese). L’urbanistica diventa responsabilità del Governo dell’AOF, installato a Dakar e per questo, oltre che per un disinteresse generale nei confronti della problematica, tutti i progetti urbanistici previsti per la colonia di Porto-Novo vengono abbandonati. Verranno tuttavia realizzati: la linea ferroviaria tra Porto-Novo e Parakou, tra Porto-Novo e Cotonou (1920) e sarà terminato il ponte sulla laguna (1938).
Genealogia delle collettività familiari e dei relativi culti, corrispondenti a diversi usi e diverse gestioni dello spazio urbano.
collettività famiglia reale
collettività familiari tradizionali guerrieri
dignitari vodounon
culti ancestrali e vodoun
74
commercianti
yoruba
europei
musulmani protestanti
brasiliani cattolici
Modalità insediative a confronto Porto-Novo_Bénin Insediamento coloniale (francesi_1889) affiiancato al tessuto preesistente.
Cotonou_Bénin
Fondazione coloniale (francese).
Abidjan_Costa d’Avorio
Insediamento coloniale (francese) a fianco di città africane preesistenti (fasce tampone intermedia).
Lagos_Nigeria
Insediamento coloniale (inglese) superposto a tessuto vernacolare preesistente (etnia Yoruba).
75
“Place de l’Indipendence”, Porto-Novo, situata in prossimita della depressione Zounvi, simbolo della libertà conquistata nel 1960 (gennaio 2012).
IL XX SECOLO: IL DECLINO Come già accennato in precedenza, fin dagli anni ‘30 del 900 Porto-Novo ha affrontato un forte rallentamento a favore della vicina Cotonou, in cui vi erano anche meno opposizioni e resistenze da parte delle collettività ai mutamenti urbani. Nel 1975 il Dahomey francese ha cambiato nome in Bénin, guidato dal governo di Mathieu Kerekou (basato su principi marxisti-leninisti) che ha accompagnato la grande espansione urbana della città, dando infine il via al “Programma Speciale per la Riabilitazione di Porto-Novo”. Gli anni ‘70 furono inoltre segnati da una serrata propaganda contro le pra76
tiche religose definite “oscurantiste” e giudicate nefaste per lo sviluppo del paese. Numerosi spazi naturali considerati fino a quel momento “sacri” andarono incontro ad una perdita di valore o ad n non riconoscimento dello stesso. Gli anni ‘90 hanno segnato l’inizio di un governo rappresentativo caratterizzato dalle prime elezioni libere di N. Soglo, simbolo del primo efficacie passaggio da una dittatura ad una democrazia (ad eccezione del ritorno al potere di Kerekou dal 1996 al 2001, poi sostituito dall’attuale governatore Thomas Yayi Boni).
3.1 PORTO-NOVO OGGI E DOMANI
L’EPA E LA GESTIONE DEL PATRIMONIO La ricchezza del patrimonio culturale del continente africano, forte della propria diversità e complessità costituita non solo da interi siti patrimoniali, monumenti, singoli edifici, ma anche da vasti paesaggi culturali e paesaggi sacri, è da sempre il punto su cui numerose città fanno leva nell’affermazione della propria identità, in ragione al potenziale di sviluppo sostenibile che rappresenta per il paese e le sue comunità. La tematica del “patrimonio”, inteso come valore e potenzialità, materiale ed immateriale, è fortemente trattata anche nel caso della capitale beninise. Rinforzata ed attualizzata da una recente giornata di studi su Porto-Novo svoltasi 77
a Parigi grazie alla collaborazione della Cité de l’Architecture et du Patrimoine, in occasione de lancio del libro “Porto-Novo: patrimoine et développement” (Mengin C., Godonou A., 2013) il tema è oggi alla base di un ambizioso progetto di riqualificazione urbana a larga scala. Dall’avvento della decentralizzazione (1999), accompagnata dalla stesura di diversi testi di legge riguardanti il ruolo delle collettività locali nella gestione ed organizzazione del territorio, il quadro amministrativo e giuridico della gestione del patrimonio si è relativamente migliorato, grazie inoltre alle iniziative intraprese a diversi livelli per accompagnare le municipalità nascenti.
A partire dagli studi pionieristici di Alain Sinou 2 e dell’EPA 3, École de Patrimoine Africain, il processo di patrimonializzazione è stato poi approcciato sotto diversi aspetti, rendendo partecipi numerosi attori, grazie anche alla collaborazione con alcune Università europee (come l’Université Paris 1 PanthéonSorbonne o l’Aix-Marseille Université), istituzioni specializzate (come la Communauté d’Agglomération de Cergy-Pontoise), e organizzazioni non governative.
nitari ad essere oggi un fattore essenziale della cultura di Porto-Novo e del suo patrimonio. Legati da un lato alla quotidianità degli abitanti e dall’altro a momentanei usi rituali dello spazio, gli spazi pubblici, semi-pubblici e talvolta privati, rappresentano oggi una testimonianza insostituibile ed un esempio di ricchezza umana e sociale.
Nelle pratiche attualmente in corso a Porto-Novo e gestite principalmente dall’EPA, la conservazione e la valorizzazione del patrimonio culturale hanno lo scopo di contribuire allo sviluppo economico e sociale del paese e dei popoli africani, coerenti con la volontà e la proposta di iscrizione sulla Lista Unesco del patrimonio mondiale. Ad oggi, tuttavia, così come nella maggior parte di città paragonabili a PortoNovo, la situazione generale è ancora piuttosto fragile ed il ruolo decisivo che gioca il patrimonio culturale nella vita delle comunità é spesso sconnesso dalle dinamiche urbane e dai grandi lavori infrastrutturali delle città. In rapporto al suo impatto e alla sua relazione con il piano regolatore generale (PDU), il patrimonio risulta oggi ancora mal compreso e sottovalutato. Nonostante la maggior parte del tessuto tradizionale e degli elementi patrimoniali presentino attualmente un elevato stato di degrado, causato dall’abbandono e dalla pressoché totale mancanza di manutenzione, sono gli spazi comu78
Alain Sinou: ricertore e professore di Urbanistica (Université Paris 8 Vincennes Saint-Denis.) autore di “Porto-Novo ville d’Afrique Noire”, Orstom, Marsiglia, 1988.
(2)
(3) EPA: creata nel 1998 grazie alla volontà congiunta dell’Università di Abomey-Calavi (Bénin) e l’ICCROM (Centro Internazionale di Studi per la Conservazione ed il Restauro dei Beni Culturali), l’école de Patrimoine Africain è un ente universitario specializzato nella preservazione e promozione del patrimonio culturale materiale ed immateriale. Tramite la formazione di prefessionisti provenienti da 26 paesi dell’Africa Sub-Shariana, e spesso legata alla mediazione culturale in musei africani, librerie ed archivi, l’EPA sta attualmente implementando più di 215 attività in diversi paesi africani francofoni.
cantiere incompiuto dell’Hôtel libanais, Djassin, Porto-Novo, agosto 2013
ELEFANTI BIANCHI: GLI INTERESSI ESTERI E LE QUESTIONI POLITICHE Il complesso e sfaccettato patrimonio di Porto-Novo giace su di un percorso sempre più spesso intersecato da interessi economici e politici. Si tratta in particolar modo del patrimonio paesaggistico-naturale delle zone direttamente limitrofe ai tessuti urbani, in corrispondenza del fronte lagunare della città, spesso pregno di tutti i valori culturali e storici di spazi che per secoli hanno svolto funzioni religiose, funzioni di vita e di accesso pubblico. Il fronte lagunare è infatti il protagonista spaziale della volontà di PortoNovo di riacquisire il ruolo di capitale, presupponendo l’immagine di una città moderna, dinamica, attraente e fornita di servizi, una città capitale. 79
Tutti i nuovi edifici previsti da collocare lungo il margine ovest (hôtel saudita a cinque stelle e hôtel galleggiante, parco divertimenti, anfiteatro, centro d’affari, ...) per i quali la maggior parte dei terreni é già stata acquistata, sono prodotti di investimenti locali ed esteri e definiti dal piano di réamenagement de la berge lagunaire. Anche se non ancora realizzati, i progetti proposti ed in parte approvati, vanno spesso a negare alcuni dei principi fondamentali del waterfront come l’accesso pubblico, fisico e visivo all’acqua. Attualmente sono due, in particolare, gli esempi eclatanti di speculazioni fallite che hanno avuto come conseguenza
la presenza fisica di enormi relitti di cemento lungo il margine lagunare: la nuova assemblea nazionale a fianco del ponte di accesso alla città e l’Hotel Libico sul margine lagunare ovest, in prossimità della depressione di Zounvi. Prodotti di un interesse economico, un interesse politico legato alla “nuova immagine di facciata della città”, un interesse che non ha considerato l’impatto sull’ambiente e sul paesaggio, i due cantieri sono ormai da anni gli elefanti bianchi di Porto-Novo. I lavori nell’enorme cantiere dell’assemblea nazionale hanno avuto inizio nel febbraio 2009, ad opera dell’impresa delegata Serhau-Sa e sotto finanziamenti interamente nazionali (pari a 16 miliardi per i due anni previsti per la realizzazione). Per sopperire alle problematiche relative alla debole resistenza del terreno, il progetto si è basato sul metodo “par colonne ballastées”, mai usato prima in Bénin. Ad oggi, dopo 4 anni e 12 miliardi spesi, il cantiere non è mai stato terminato e presenta diverse problematiche relative in particolar modo alla resistenze delle fondazioni. Cause legali sono state aperte in quanto esistono dei dubbi relativi ai metodi costruttivi utilizzati. I lavori sono oggi bloccati ed il cantiere non può essere terminato. Il processo d’investimenti, oggi piuttosto congelato ma che potrebbe essere anche positivo e dinamico in un’area in cui i valori fondiari sono e saranno forse i più alti della città, è tuttavia completamente slegato da una gestione accurata del territorio. È necessario avviare un processo che tenga conto delle conseguenze naturali, economiche, 80
architettoniche e sociali, in quello che è oggi lo spazio pubblico più vasto di Porto-Novo.
Cantiere non ultimato della nuova Assemblea Nazionale, iniziato nel febbraio 2009. (Porto-Novo, gennaio 2012)
81
Porto-Novo cittĂ lagunare
Un ecosistema complesso
84
85
Bonou
fleuve Ouémé
Aguégués
Ganvié
Porto-Novo
lac Nokoué AbomeyCalavi
Badagry canale di Badagry
Lagos
(a 120km)
Cotonou (a 30km)
FRONTIERA BENIN-NIGERIA
Oceano Atlantico
86
4.1 LA LAGUNA DI PORTO-NOVO
LA VALLéE DELL’OUéMé: SITO RAMSAR La laguna di Porto-Novo che delimita a sud la conurbazione della capitale, é situata ai piedi dell’altopiano Saketé e collegata all’oceano da due canali: a Est, dal canale di Badagry che collega direttamente Porto-Novo a Lagos (125 km), e a sud-ovest, dal canale Totché. Il canale Totché, lungo circa 5 km e largo 180 km, unisce la laguna al lago Nokoué, che a sua volta sfocia nell’oceano tramite un canale artificiale realizzato dai francesi nel 1885 (aperto per motivi di inondazioni che colpivano la città di Cotonou). La laguna, insieme al lago Nokoué e all’intera vallata meridionale dell’Oué87
mé, formano la più vasta zona umida del paese con 91’600 ha, classificata sito Ramsar 4 nel gennaio del 2000.
Sito Ramsar: La Convenzione sulle zone umide di rilevanza internazionale, chiamata Convenzione di Ramsar e adottata nel 1971 nella città iraniana di Ramsar, é un trattato intergovernamentale che fornisce le linee guida e l’impostazione per un’azione nazionale ed una cooperazione internazionale mirate alla conservazione ed “all’suo intelligente” delle zone umide e delle loro risorse.
(4)
4.2 I CAMBIAMENTI CLIMATICI
emergenza e pianificazione Il Bénin fa parte dei paesi direttamente esposti all’aumento del livello del mare. Il fenomeno comporta una progressiva perdita di superficie del paese, che potrebbe rappresentare il 10,6 %, dove vivono 3’662’000 beninesi (INSAE, 2003). La vulnerabilità delle coste del bénin si somma ad altre due problematiche rilevanti: l’erosione (che tocca già il litorale) e le inondazioni ricorrenti, legate alla collocazione geografica di Cotonou e PortoNovo. Ogni anno, tutta la conurbazione di Grand-Cotonou (Cotonou, Porto-Novo, Sèmè-Kpodji, Ouidah e Abomey-Calavi) é caratterizzata da inondazioni sempre più frequenti, che causano danni e perdite economiche sempre più consistenti. A livello nazionale la Repubblica del Bénin ha firmato e ratificato la Convention-Cadre des Nations Unies sur les Changements Climatiques (CCNUCC) rispettivamente nel giugno del 1992 e nel giugno del 1994. Il Bénin si è inoltre dotato di altri strumenti giuridici relativi alla protezione e alla gestione delle risorse naturali. Nel gennaio 2008 é stato elaborato il Programme d’Action National d’Adaptation aux Changements Climatiques (PANA), che costituisce un “sotto-programma” del programma nazionale di gestione dell’ambiente (PNGE). Esso a permesso d’identificare 5 misure prioritarie ed urgeneti per la riduzione della vulnerabilità delle popolazioni. Infine, è attualmente in via di attuazione, sotto finanziamento della Banca 88
Mondiale, il PUGEMU, Projet d’Urgence de Gestion Environnementale en milieu Urbain. Gli obiettivi generali sono: il miglioramento delle infrastrutture, l’attenuazione degli impatti negativi sull’ambiente risultanti dalle inondazioni e l’accrescimento del livello di preparazione del Bénin per far fronte alle inondazioni future.
salinità e temperatura 1990_ mémoire foto
18% 16% 12%
pluviometria 2004 station ouando (mm) - memoire contribution...
Pluviometria annua (mm)
400
Stazione Ouando, Porto-Novo 2004.
(Akodogbo, 2005/ ASECNA, 2004).
350 300
30° 250 29° 200 28° 150
6% 26° 2%
100 50
media mensile m3/s a Bonou (1948-2005) - ASECNA.
Portata del fiume Ouémé (m3/s)
media mensile a Bonou 1948-2005.
(ASECNA, 2010).
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O
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1200 1000 800 600 400 200
salinità e temperatura 1990_ mémoire foto
pluviometria 2004 station ouando (mm) - memoire contribution...
4.3
18% ECOSISTEMA 16%
IBRIDO
VARIAZIONI STAGIONALI DEL PIANO D’ACQUA
30° 29° Le variazioni stagionali del piano d’ac- 28°pre più accentuata. Questa variabilità si manifesta attraverso una generale 6% e le conseguenti inondazioni, sono qua essenzialmente legate a fattori di ordine 26°tendenza all’abbassamento delle pluvio2% metria totale annua, affiancata tuttavia
12%
naturale come la pluviometria o le portate dei fiumi, ma non solo. Nel caso di Porto-Novo, abbiamo da un lato, il regime pluviometrico bimodale che copre tutto il bacino costiero (caratterizzato da due stagioni delle piogge) e dall’altro, l’influenza della della portata fluviale dell’Ouémé, che sfocia nella laguna e che dipende a sua volta dalla stagione delle piogge nelle regioni settentrionali, alla fonte del fiume stesso. Il Bénin, come la maggior parte dei paesi dell’Africa dell’ovest, è soggetto ad una variabilità pluviometrica sem-
89
da annate pluviometriche estremamente secche o estremamente piovose (Ogouwalé, 2004). I dati ASECNA (2006) rivelano che, il verificarsi di annate eccessivamente estreme, sta conducendo al raddoppio dei valori medi annuali delle altezze pluviometriche. Il fenomeno risulta particolarmente accentuato nelle stazioni meteorologiche del sud del paese. Sono quindi le località situate sulle piane inondabili dei corsi d’acqua, ed in particolare le comunità urbane di Grand Cotonou, ad essere maggior-
La variazione della profondità della laguna nel corso dell’anno (mémoire Idohou, 2008). 3
3
2,5 2,5 2
2
G
F
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grande stagione secca
A
M
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grande stagione delle piogge
A
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piccola stagione delle piogge “Atcha” periodo di piena
“Ayo” ritiro delle acque
mente colpite, come risulta confermato dalle testimonianze sul campo relative alle inondazioni del 2007 e 2010. Ai fattori naturali si sommano le difficoltà d’evacuazione delle acque superficiali (a causa di un dislivello non sempre consistente, ma soprattutto a causa di impedimenti dovuti spesso all’azione dell’uomo), la forte concentrazione urbana in prossimità di ecosistemi naturali fragili ed ai modi impropri di occupazione del suolo, l’insufficienza ed il disfunzionamento dei servizi fognari e di evacuazione delle acque pluviali. Con una superficie di 35 km2 circa, la situazione geografica della laguna di Porto-Novo nel contesto territoriale, 90
mostra il suo ruolo di “luogo di scambio”, transizione o staticità delle acque dolci e salate. Durante il periodo di piena, la laguna è dominata dalle correnti fluviali che drenano unicamente le acque dolci verso i due canali laterali. Al contrario, durante la stagione secca, il passaggio delle acque avviene con una predominanza delle correnti marine, provenienti dal canale di Cotonou e dal canale di Badagry, con il conseguente aumento della salinità dell’acqua. L’inversione delle correnti é legata quindi ai movimenti di variazione dei piani d’acqua in cui le inondazioni e i deflussi ritmano gli stati idrologici.
La circolazione delle acque e le sue variazioni
salinità (%)
(mémoire Idohou, 2008).
salinità e temperatura 1990_ mémoire foto temperatura (°C)
mare/lago
18% 16%
fiume/laguna
30° 29° 28°
12% 6%
26°
stagione secca
2% fiume/laguna
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mare/lago
stagione delle piogge
LA VEGETAZONE, RISORSA E PROBLEMATICA Le variazioni dei livelli di salinità e temperatura dell’acqua hanno evidenti ritorsioni sulla fauna (e più indirettamente anche sulla flora) dell’ecosistema lagunare: il periodo caratterizzato da un minore livello delle acque (“ayo”, ritiro delle acque) e da una maggiore salinità, corrisponde ad una maggiore abbondanza di pescato, mentre durante il periodo che va da settembre a dicembre circa (“atcha”, acqua alta) le attività di pesca sono limitate in quanto i pesci, appena nati, sono spesso al riparo sotto alle mangrovie e alla vegetazione in generale.
91
La presenza di piante acquatiche densamente distribuite nelle zone umide dell’Africa occidentale, sta oggi diventando sempre più un problema, dando inoltre vita al Programme Régional de lutte contre ces végétaux flottants, adottato nel 1987 e nel 2003 dalla CEDEAO. Il giacinto d’acqua (Eichornia Crassipes) in particolare, introdotto come pianta ornamentale, è oggi considerata una specie infestante. Segnalata fin dal 1982, ha oggi invaso gran parte della superficie lagunare, grazie al suo apparato vegetativo spugnoso. Il tappeto flottante che forma questa pianta, conosce la sua maggiore espansione nel periodo des eaux douces (decrue), arrivando a duplicare la propria superficie nell’arco
di soli 12 giorni. Essa rende dunque particolarmente difficili la circolazione fluviale e le attività di pesca. Inoltre, il giacinto d’acqua impoverisce le acque di phytoclancton, diminuendo così la forte produttività dell’ambiente, causando un ulteriore danno a causa degli inquinanti assorbiti in vita e rilasciati al momento della sua morte. I tentativi di lotte fisiche (manuali e meccaniche) e chimiche attuate nel corso degli anni, si sono rivelati inefficaci e diversi programmi li affiancano oggi a lotte biologiche, prendendo spunto dalle esperienze intraprese in altri paesi del mondo aventi lo stesso problema (nonostante il progetto del Fond Africain du Développement abbia avuto scarsi risultati, a causa dei tempi particolarmente lunghi). Tuttavia, la capacità fertilizzante del giacinto d’acqua, se usato come compost, e depurante se inserito in vasche, fa sì che possa essere utilizzato per le sue potenzialità: a Porto-Novo il Centro Songhaï 5, sfrutta infatti il giacinto d’acqua per la fitodepurazione delle acque usate, da reinserire poi in processi produttivi.
molto diffusa/ infestante
Eichornia Crassipes (Giacinto d’acqua) flottante
poco diffusa
Cyperus papyrus
zone ad inondazione prolungata e paludose
diffusa
Paspalum vaginatum
zone ad inondazione prolungata (5) Centro Songhaï: Fondato negli anni ‘80 da un frate nigeriano, Songhaï è un luogo di formazione, produzione agricola, allevamento e coltura sperimentale in contesto urbano. Riconosciuto internazionalmente, il centro è situato nellestremità nord della depressione naturale di Zounvi. La sostenibilità è apparentemente l’obiettivo principale e tutti i metodi utilizzati promuovo infatti questa idea: i rifiuti sono riciclati e reintrodotti in un ciclo completo, dove nulla si perde. Il sistema integrato su cui si basa Songhaï prevede la produzione, la trasformazione e la vendita di svariati prodotti.
92
poco diffusa
Typha Australis
zone ad inondazione prolungata e paludose
Sezione assonometrica, Depressione Zounvi
Vegetazione. paludosa_ suolo idromorfo perennemente
impregnato d’acqua;
Vegetazione ripariale_ suolo periodicamento soggetto ad inondazioni;
Vegetazione secca_ suolo ben drenato, non soggetto ad inondazioni;
4.4 ECOSISTEMA FRAGILE
LE DEPRESSIONI ZOUNVI E DONOUKIN La laguna si insinua a l’interno del tessuto urbano tramite 3 depressioni, ricettacoli naturali per le acque stagionali, che costituiscono oggi le principali aree verdi della città. Esse assolvono inoltre la funzione di ricaricare la falda e purificare le acque infiltrate, oltre che contribuire alla ritenzione delle acque piovane e allo smorzamento delle inondazioni. Lo spazio urbano conta 430 ha circa di basso-fondo (AHOUANDJINOU, 2004) che coprono il 18% ca della superficie totale di Porto-Novo. Si tratta delle depressioni di Zounvi (al centro dell’agglomerato urbano), di Boué a nord-ovest e di Donoukin a sud-est. Oltre all’innegabile ruolo essenziale per l’ecosistema, le 93
depressioni, così come la laguna, occupano una posizione fondamentale nelle pratiche culturali e religiose della città. L’esplosione demografica assieme ad una massiccia urbanizzazione stanno conducendo alla riduzione di questi spazi naturali. Gli indicatori più significativi di questa trasformazione sono le occupazioni anarchiche dell’abitato fino al basso fondo, la saturazione in alcuni punti a causa della presenza di rifiuti e discariche a cielo aperto, accompagnate dall’erosione accelerata dei versanti, dall’insabbiamento e dall’inquinamento delle acque.
1,5
% abitazioni
0,5
% strade/ponti
3,5 % rifiuti 94,5 % vegetazione
Composizione della depressione Zounvi
spontanea e coltivazioni
(mémoire Ahouandjinou, 2004 e foto aeree)
LA PRESSIONE ANTROPICA Le pressioni antropiche non fanno che amplificare la vulnerabilità di questi territori in vista di cambiamenti climatici. La crescita demografica nell’area metropolitana del lago Nokoué (3% tra il 2002 e il 2013 secondo i primi risultati dell’ultimo censimento) spinge gli abitanti ad installarsi spontaneamente o ad acquistare delle parcelle in settori della città spesso inondabili diverse settimane l’anno, nonostante varie zone tra queste siano considerate incostruttibili per delle ragioni di sicurezza (rischio inondazione), di salubrità e di preservazione dello spazio naturale. Queste acquisizioni risultano in parte speculative, visto il basso livello di densificazione ed occupazione effettiva di alcune aree aperte all’urbanizzazione. 94
Inoltre, i rifiuti liquidi e solidi affligono e conducono all’otturazione queste zone, riducendone progressivamente le principali funzioni. A differenza di Cotonou, in cui le analisi statistiche relative alla pressione urbana ed antropica sul lago Nokoué e sulle coste litorali risultano relativamente aggiornati e numerosi, a Porto-Novo la pressoché mancanza di studi testimonia una particolare difficoltà nel poter agire contro un’evidente problematica. L’inondazione del 2010, considerata come un’inondazione cinquantennale del Lago Nokoué e conseguentemente anche della laguna di Porto-Novo, ha causato danni stimati intorno ai 200 milioni di euro: “le regioni costiere devono profon-
Vista sul vallone Zounvi, dalla Place de l’Indipendance (gennaio 2012)
damente rivedere le loro infrastrutture ed i loro sistemi di gestione delle catastrofi” 6 L’inondazione del 2010 ha messo in evidenza la rilevanza dei rischi sostenuti da numerosi abitanti, che da allora conservano un ricordo vivo e preciso dell’avvenimento. Oltre all’altezza raggiunta dalle acqua, anche la sua durata è stata rimarchevole, la vita è stata influenzata durante numerose settimane nei quartieri più esposti. La protezione, la riqualificazione e la valorizzazione dei margini lagunari e delle sue grandi depressioni (Zounvi, Donoukin e Boué), costituiscono dunque un’importante questione da risolvere per Porto-Novo, nell’ambito della sua vulnera95
bilità alle inondazioni stagionali. Risulta quindi necessario accoppiare la gestione delle acque pluviali e d’agglomerazione ad una politica di lotta contro le inondazioni e di preservazione-valorizzazione di queste zone, riabilitandone le funzioni legate all’ecosistema stesso, quali la ritenzione delle acque, la ricarica delle falde, la purificazione delle acque o la costituzione di una riserva di biodiversità.
(6) Konrad-Adenauer-Stiftung e.V, Rapport de manifestation: “Effets des Changements climatiques au Benin”. Conferenza sul clima con i rappresentanti della società civile, dei media e della sfera politica a Cotonou, Bénin.
4.5 ECOSISTEMA ATTIVO LA PESCA TRADIZIONALE
Le popolazioni che risiedono lungo il margine lagunare, nella quasi totalità dei casi di etnia Toffinu (uomini-pescatori), praticano tutto l’anno la pesca artigianale tramite diversi metodi: reti, semplici fili o acadjas. L’acadja è una tecnica tradizionale di allevamento e cattura dei pesci, che consiste nella realizzazione di un perimetro costituito da rami conficcati nel fondale con una una superficie che va da 0,25 a 8 ettari circa. I pesci imprigionati nelle acadjas, vengono solitamente pescati da dicembre a giugno, durante il periodo di secca e venduti poi sui mercati locali. Il guadagno medio che si ottiene dalla vendita di 3 pesci grossi é pari a 5000 CFA (7,5€) e si considera un rendimento 96
medio di 5/7 tonnellate di pesce per ogni ettaro di acadja. Contrariamente, l’acquacoltura é poco sviluppata e praticata solo a piccola scala grazie all’allevamento in bacini, con solamente una decina di piscicoltori e 2 ettari di produzione attiva (AUP, 2007). Vi si allevano principalmente carpe, pesci gatto e tilapia, che passano all’incirca 7 mesi nel bacino prima di essere “pescati” e venduti al kg, direttamente sul posto o sui mercati locali, fino a quelli nigeriani. In tutto il Bénin, nel 2004 la pesca e la piscicoltura hanno prodotto 106 milioni di tonnellate di pesce destinato all’alimentazione (16,6 kg per abitante) di cui
pesca con acadjas nella laguna di Porto-Novo, presso Gbékon (agosto 2013)
l’acquacoltura rappresenta il 43% (FAO, 2006). Le problematiche maggiori legata all’attività di pesca riguardano lo sfruttamento eccessivo dell’ecosistema laguna (120 pescatori al km2, contro ai 10 previsti dalla norma). Inoltre, tramite la pesca con reti, nonostante sia vietato l’uso di reti troppo strette, la mancanza di controlli fa sì che i pesci vengano spesso catturati senza tener conto della loro taglia ed età, senza rispettare nessun periodo di fermopesca. L’uso spropositato di acadjas può portare al sovrasfruttamento delle specie e al rallentamento delle correnti causato dai rami utilizzati e mai ritirati dall’acqua. 97
LA RACCOLTA DI SABBIA LAGUNARE L’erosione marittima, di cui le inondazioni sono una diretta conseguenza, è fortemente accentuata dall’estrazione di sabbia praticata lungo il litorale. È in questa prospettiva che nel marzo 2009 il governo ha chiuso tramite un decreto, le attività di tutti i siti d’estrazione di sabbia marina. A partire da quel momento, si assiste dunque ad un’incremento dello sfruttamento di sabbia lagunare, nel lago Nokoué così come nella laguna di Porto-Novo. La sempre maggiore diffusione di questa attività, concentrata particolarmente in prossimità dei margini ma anche distribuita verso l’interno della laguna, insieme ai recenti progetti previsti (ed in parte avviati) per il dragaggio della laguna stessa, 98
fanno sì che il profilo del fondale sia in costante variazione. Strettamente legata al settore delle costruzioni, questa attività risulta anche favorevole per lo sviluppo della navigazione, a casua dll’altrimenti medio-bassa profondità dell’acqua. L’impatto a lungo termine di questi prelevamenti non é stato studiato dalle autorità competenti e non si escludono possibili danni alla fauna e flora lagunare. Inoltre, non esiste nessun tipo di regolamentazione o controllo riguardo ai criteri di scelta delle aree in cui prelevare o alla modalità di raccolta.
raccolta informale di sabbia presso l’Allée des Manguiers, Porto-Novo (gennaio 2012)
raccolta e stoccaggio di sabbia in seguito all’aspirazione dal fondale tramite un’apposita pompa, presso il quartiere di Agbokou, Porto-Novo (settembre 2013)
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I TRASPORTI LAGUNARI e il contrabbando Il lago Nokoué, la laguna di Porto-Novo ed il corso inferiore dell’Ouémé, aprono un itinerario fluviale continuo da Godomey a Lagos. Questa tratta costituisce da tempo un asse commerciale attivo grazie alla continuità del sistema lagunare (Lac Nokoué e Lagune Porto-Novo). Le attività di trasporto costiero hanno tuttavia perso notevolmente importanza, a causa della concorrenza sempre più sviluppata dei trasporti su gomma, sia nell’area metropolitana a sud del lago Nokoué sia sui tratti di collegamento con la Nigeria. Nonostante la concorrenza del trasporto su gomma e la relativa perdita di importanza del sistema lagunare, i collegamenti con le isole ed i villaggi lacustri (Aguégués, Ganvié, Sô-Ava, Houèdo, Vêki,
Zounko...) rimangono assicurati tramite le barche a remi o motorizzate, pressoché a qualsiasi ora in quanto gestite da trasportatori occasionali. Il traffico con la Nigeria resta anch’esso significativo, con una componente rilevante di traffici di contrabbando, notamente per la benzina ed altri derivati petroliferi. I canali lagunari, il cui andamento subisce notevoli variazioni nel corso dell’anno e delle stagioni, risultano ideali per i traffici illegali che caratterizzano la frontiera Bénin-Nigeria. La difficoltà dei controlli doganali nei confini labili del paesaggio d’acqua fa sì che la laguna diventi protagonista all’interno delle dinamiche commerciali.
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trasporto quotidiano nella laguna di Porto-Novo (agosto 2013)
Le problematiche tuttavia legate a queste modalità d’uso sono ricercabili tra gli elevati rischi di danni ambientali, viste le condizioni precarie del trasporto di materiali inquinanti e pericolosi. L’irregolarità delle tratte causa ovvi problemi nella gestione della legalità e della corruzione alla base dei traffici, collegata inoltre ad una sempre maggiore difficoltà riscontrata nella gestione delle risorse.
(nella pagina seguente) trasporto illegittimo di benzina di contrabbando, presso Lokpodji (settembre 2013)
101
Il Margine Dinamiche a confronto
5.1 MARGINE OVEST
STRATEGIE DI RIQUALIFICAZIONE Come anticipato nel capitolo riguardante gli enormi cantieri ancora non ultimati, il margine ovest assume oggi il ruolo di protagonista nel campo delle nuove costruzioni, in un contesto in cui PortoNovo vuole riappropriarsi del proprio ruolo di capitale. Il “Plan d’aménagement de la Berge de la Lagune”, è un documento di pianificazione elaborato per la messa in valore del margine ovest. Originariamente il piano prevedeva il ritorno e l’installazione di tutte le istituzioni della Repubblica a Porto-Novo sul fronte lagunare. Questo strumento è stato successivamente attualizzato in seguito alle proposte della sessione degli Ateliers Internazionali de Maïtrise d’Oeuvre Urbaine del 2009. Il
piano di riqualificazione del margine è oggi alla sua quinta versione corretta, ma sembra tuttavia continuare a cambiare. Realizzato dallo studio Agence Cities di Cotonou il piano risulta particolarmente rallentato dagli studi geologici relativi alla resistenza del suolo. Avviati una decina di anni fà, essi infatti confermano la particolare inadeguatezza del terreno, come testimonia il cantiere dell’assemblea nazionale dall’altra parte del ponte, oggi interrotto a causa di problemi alle fondazioni. Il documento prevede la suddivisione, piuttosto generalizzata, delle diverse aree riservate agli svariati progetti previsti (aree in parte già vendute e alcuni cantieri parzialmente avviati come il caso
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cesura tra il boulevard e la laguna nel margine ovest (gennaio 2012)
dell’HAAC, l’Haute Autorité Audiovisuel et Comunication iniziato nel 2005 e completato solo per un 30%) e propone degli assi di orientamento, che potranno poi essere ripresi nell’ambito del progetto specifico. 7 A differenza del margine est, il margine ovest ha da sempre avuto una relazione col tessuto adiacente completamente diversa. Questo è causato da due fattori principalmente: da un lato, esiste un notevole dislivello altimetrico tra l’altopiano su cui giace il tessuto coloniale e la laguna (circa 15 metri), e dall’altro, la realizzazione in epoca coloniale del boulevard circolare a 4 corsie, ha ulteriormente accentuato la cesura tra la dimensione urbana e quella naturale.
(7) Informazioni ottenute a seguito dI un’intervista con il vice-direttore del MEUAH (Ministère de l’Environnement, l’Assainissement, l’Urbanisme e l’Habitat) dI Porto-Novo, 14 Agosto 2013.
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5.2 MARGINE EST L’analisi del margine est può partire dal suo essere “ecosistema”. Il concetto di ecosistema richiama quello di interdipendenza, in questo caso tra la laguna e la città. Esso è fondato sull’interazione tra le componenti abiotiche e quelle biologiche: costituisce cioè un insieme - laguna, margine lagunare, città - in cui gli spazi urbanizzati e quelli naturali sono, o dovrebbero essere, interdipendenti (Farinella, 2005). Questa porzione di città può essere studiata tramite la considerazione delle diverse dinamiche oggi qui presenti e attive. Dinamiche insediative, economiche e culturali sono oggi alla base del funzionamento del margine est. 110
edifici religiosi patrimonio della famiglia reale spazi vodoun, elementi sacri patrimonio afrobrasiliano deposito rifiuti spazi coltivati
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Legba e Zangbéto (“guardiano della notte”)
DINAMICA CULTURALE: SPAZI SACRI E RITUALI Come testimoniato dalla catalogazione degli spazi pubblici realizzata dall’EPA a partire dal 2009, il 60% di quest’ultimi è rappresentato da piazze vodoun, dense di significato culturale e spirituale. Contrassegno della vita pubblica delle collettività familiari (unità spaziale e di stirpe), le piazze vodoun giocano un ruolo religioso, economico e familiare all’interno del tessuto urbano pubblico. Particolarmente concentrate nel centrostorico e vernacolare della città, alcune di esse lambiscono il territorio del margine, rendendolo spesso protagonista durante le cerimonie sacre. Diverse attività legate alla vita quotidiana del quartiere, sono affiancate ad elementi sacri o connessi alla sfera rituale, come ad esempio uno
o più alberi, un portico, un tempio dedicato all’antenato fondatore ed una divinità protettrice (légba) rappresentata da un feticcio (costituito da una montagnola di terra con la testa umana). Le piazze vodoun plasmano il ritmo del quartiere e definiscono i codici di lettura degli spazi circostanti, oggi tuttavia spesso violati. Il tempio di Avessan e quello dei Trois Chasseurs (3 cacciatori), classificati come patrimonio religioso della città, rimandano alla fondazione del quartiere originario di Akron. Essi rappresentano oggi due dei templi vodoun insediatisi lungo la laguna di Porto-Novo. Il primo, il tempio di Avessan, accoglie il vodoun del
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Temple d’Avessan agosto 2013
termitiere, ed il secondo narra la storia dei tre cacciatori fondatori della città ed accoglie diversi templi che accolgono il vodoun della collettività. Entrambi i templi comprendevano originariamente una corte pubblica antistante gli edifici riservati agli “iniziati”. Tutti gli edifici sono stati recentemente ricostruiti e trasformati in musei, aggiungendo numerosi elementi decorativi, testimonianza della libertà d’intervento che possiede ogni individuo di fronte al costruito, a patto che i principi dell’organizzazione spaziale vengano rispettati. Oggi tuttavia, oltre all’aggiunta di decorazioni, entrambi i templi sono stati circondati da un muro perimetrale che, nel caso del tempio dei “tre cacciatori” impedisce completamente la vi-
suale del tempio dallo spazio pubblico esteriore. Il regno vegetale occupa un ruolo fondamentale nelle pratiche religiose ed, indicando la presenza di luoghi di culto o rappresentando una divinità, gli alberi sacri contribuiscono a codificare lo spazio sociale. Il Fromager, l’Iroko ed il Kolatier sono 3 degli alberi sacri che è possibile incontrare più frequentemente a Porto-Novo (Juhé-Beaulaton, 2009). Essi si presentano spesso con delle offerte alla base del tronco (ceste, sacrifici, tessuti bianchi...), simboleggianti il loro uso e la loro sacralità, acquisita in relazione ad un avvenimento storico o attraverso un culto rivolto agli antenati.
113
Lungo il margine è possibile trovare un enorme esemplare di Iroko (in prossimità della piazza vodoun Avêssan Honto ed un Fromager centenario presso la piazza vodoun antistante il palazzo estivo del Re Toffa. È importante sottolineare che in quest’area culturale, l’atto di piantare un albero esprime una rivendicazione di proprietà terriera: soltanto il proprietario ha il diritto di piantare alberi e palme su dei sacrifici, come fece Tè Agbanlin, simboleggiando la sua volontà di fondare il proprio potere imponendo il suo diritto sulla terra, secondo quanto narra la storia della fondazione di Porto-Novo (JuhéBeaulaton, 2009). In città, questi luoghi sacri rappresentano un patrimonio comune ma che resta largamente non riconosciuto al di fuori di Porto-Novo, nonostante la categoria di paesaggio culturale sia stata definita dall’Unesco fin dal 1992. Nonostante il divieto di abbattimento o taglio dei rami che vige su di essi in quanto “sacri”, questi alberi sono stati a lungo devalorizzati, non solo dall’influenza del Cristianesimo e dell’Islam, ma anche dalla propaganda dello Stato béninese marxista-leninista degli anni ‘70 contro le pratiche religiose considerate “oscurantiste”. La laguna stessa diventa protagonista durante alcune cerimonie e rituali tradizionali. È il caso ad esempio delle cerimonie vodoun dedicate alla divinità Toholou (Toh = che viene dall’acqua), alla quale si dice venissero offerti i corpi sacrificati di bambini nati con la malformazione genetica della trisonomia 21. Oggi vietate dalla legge e non più diffu114
Iroko (“le roi de la fôret”) per cerimonie legate all’antenato fondatore della stirpe.
Fromager per cerimonie dedicate alla famiglia reale.
Kolatier per cerimonie dedicate ai defunti o legate alla sterilità.
se, seconod alcune testimonianze queste cerimonie sembrano tuttavia non essere completamente scomparse. L’acqua e la laguna sono inoltre le destinazioni di rituali in cui le processioni (annuali, biennali o triennali) ripercorrono esattamente lo stesso identico percorso partendo dai quartieri storici ed attraversando il margine. Il contatto col suolo è permanente ed essenziale nei riferimenti rituali. Si tratta spesso di cerimonie funebri legate al costume locale (e non per forza di carattere religioso/vodoun) e riservate a ogni famiglia come ad esempio, le grandi cerimonie Gozen.
banizzazione pianificata dall’alto, ha portato alla modificazione (e in alcuni casi alla completa scomparsa) di alcuni rituali tradizionali. La storia del quartiere attorno alla piazza Vodoun Dégué-Kome, situato a Nord di Avassa, ha origine lungo la laguna, nell’antico quartiere Dégué-Tokpa, oggi completamente raso al suolo in seguito all’avvio del cantiere dell’assemblea nazionale. Per decenni, le cerimonie in onore della divinità Dégué sono arrivate fino alla laguna, percorrendo una via pressoché rettilinea.
Nel corso degli anni l’urbanizzazione del margine lagunare, ed in particolare l’ur115
nord geografico
nord lacustre
limite semi-privato divinità e feticci abitazioni su pilotis
DINAMICA INSEDIATIVA: I VILLAGGI TOFFINU I villaggi lagunari che si trovano lungo il margine della città ed in particolare lungo il margine est, sono solo un piccolo esempio dell’antica tradizione nel sud del Bénin. Si tratta di porzioni di quartieri in prossimità dell’acqua, nuclei abitati che raggiungono a mala pena i 500 abitanti. Nonostante questi villaggi non siano direttamente paragonabili ai più celebri insediamenti lacustri e lagunari come Ganvié sul lago Nokoué (circa 25’000 abitanti) o il vicino villaggio des Aguégués, la popolazione appartiene tuttavia allo stesso gruppo etnico: i Toffinu. “Les hommes de l’eau”, gli uomini pescatori si rifugiarono tra il XVII ed il XIX secolo sulle rive del Lago Nokoué e della 116
laguna di Porto-Novo spinti al riparo da perturbazioni ecologiche sempre maggiori. Dall’essere una società strettamente legata al suolo e di provenienza indeterminata, gli agricoltori aïzo, si adattarono ben presto all’ambiente fluvio-lacustre e si specializzarono nella pesca, dalla quale oggi dipendono pressoché totalmente. Una stretta relazione con la sfera del “sacro” ed un forte legame con l’ambiente hanno in origine plasmato l’organizzazione spaziale e l’architettura di questi insediamenti. In un contesto in cui la natura e la cultura costruttiva sono sempre stati intrinsecamente legati, elementi come gli alberi, l’acqua, il fiume o la foresta, presenti ben prima dell’installazione degli “uomini dell’acqua”, sono stati rispettati, talvolta venerati, in maniera da assicurare una “coesistenza armoniosa”. Non avendo senso se non tramite la cultura che la veicola, l’architettura stessa presenta dimensioni e misure costitutive dei rituali di fondazione di una costruzione e considerate indispensabili all’ordine sociale, nel modello spaziale dei popoli lacustri nel Sud del Bénin. Tuttavia, il modello di sviluppo è oggi spesso molto diverso dalle strutture degli insediamenti originari: la nozione di quartiere é divenuta sempre più confusa (Paulet, 2009). L’originalità di un abitato completamente e profondamente legato al proprio contesto, è oggi sempre più debole. La totale mancanza di gestione della modernità ha contribuito alla progressiva perdita dell’identità culturale dell’architettura vegetale dell’abitato tipico di queste aree: l’avvento di materiali più “resistenti” e meno soggetti ad incendi o al deperimento nell’acqua (mattoni 117
Fasi costruttive di un modulo abitativo tipo in villaggio lagunare su pilotis.
1
2
3
4
di cemento, copertura in lamiera,..) e la crescita degli insediamenti stessi, non tengono conto dei costi della distruzione ambientale e identitaria. Seppur si tratti di insediamenti molto contenuti, la grande domanda di superfici d’acqua per la pesca e la costante pressione urbana sull’ecosistema lagunare, hanno lentamente condotto ad uno squilibrio ecologico e ad un crescente inquinamento e perdita della biodiversità. La saturazione di intere superfici a causa del deposito di rifiuti ha serie conseguenze di carattere igienico-sanitario, soprattuto nel periodo delle inondazioni. Nella maggior parte dei villaggi infatti, durante i mesi di “crue” i collegamenti tra un abitazione e l’altra possono essere fatti esclusivamente in piroga e l’innalzamento del livello delle acque porta alla dispersione incontrollata di qualsiasi tipo di rifiuto. In occasione di inondazioni particolarmente significative, come quella del 2007 o del 2010, l’allagamento di intere abitazioni ha obbligato al trasferimento di numerose famiglie per alcuni mesi dell’anno. A differenza delle popolazioni di altri villaggi lacustri o lagunari che si sono concentrate anche sull’agricoltura dei margini, gli abitanti dei villaggi del margine est di Porto-Novo hanno reso mono-settoriale l’attività economica, concentrandosi esclusivamente sulla pesca. Ciò crea significativi problemi durante i periodi di aumento del livello lagunare durante i quali la quantità di fauna ittica è notevolmente inferiore rispetto al resto dell’anno.
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1
7/10
persone
Sul totale delle abitazioni lungo il margine:
20% in blocchi di cemento
Dettaglio abitazioni in villaggio Avassa-Tokpa (ex Dégué-Tokpa), delocalizzato dal 2009 a causa dell’avvio del cantiere dell’Assemblea Nazionale.
DINAMICA ECONOMICA: L’ORTICOLTURA La dinamica economica prevalentemente attuata oggi lungo il margine est di Porto-Novo è sicuramente l’orticoltura, così come avviene in alcune parti delle depressioni ed in diverse aree urbane. L’agricoltura urbana e peri-urbana di Porto-Novo é oggi al centro di dibattiti e progetti riguardanti le potenzialità di questi territori produttivi. Nel 2007 la città ha firmato un protocollo di partenariato con l’Institut Africain de Gestion Urbaine (IAGU) che nel suo progetto “Villes Agricoles du Futur” ha infatti selezionato tra svariate realtà africane, Porto-Novo (insieme a Pikine e Bobo Dioulasso) come città pilota nell’Africa francofona per rispondere all’obiettivo generale di riduzione della povertà urbana tramite
l’agricoltura urbana. Il programma di sviluppo integrato dell’agricoltura urbana e peri-urbana a Porto-Novo (AUP) é stato dunque elaborato nel 2009 e su di esso hanno trovato appiglio diversi progetti specifici, trainanti gli stessi principi. Nella storia della città, di fronte ad un’evoluzione spaziale ed una crescita demografica pressante, l’agricoltura si è gradualmente dislocata alle estremità della conurbazione o ha piuttosto iniziato ad occupare le parcelle libere nel territorio urbano. L’orticoltura è un ramo della produzione vegetale, affiancata a sua volta dalla produzione animale. Essa é ripartita sul territorio comunale in base alle qualità del suolo, all’accesso all’acqua e agli
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Porto-Novo: 349 orticoltori (53% , 47% )
attività orticoltura presente attività orticoltura abbandonata
1° arrondissement: 142 orticoltori
(40,69 % del totale)
superficie totale quartiere superficie disponibile per l’orticoltura superficie reale occupata dall’orticoltura
Sokomé
121
Houéyogbé
Akron
Gbékon
Prodotti coltivati: la predominanza degli ortaggi da foglia.
Cavolo
Prezzemolo
Ravanello
122
Amaranto
Gombo
spazi disponibili e non costruiti. Circa il 40% degli orticoltori attivi (142 orticoltori su un totale di 349, secondo approfonditi studi realizzati nel 2007 da Marie Conter e Colette Noutaï 8) sono concentrati nel primo arrondissement e più in particolare, nei quartieri di Sokomé, Houéyogbé, Akron e Gbékon. I produttori sono numerosi, ben organizzati e spesso raggruppati (10/15 membri) per facilitare la gestione delle colture. Le parcelle, solitamente di forma rettangolare ed orientate nord-sud, occupano oggi uno spazio ben inferiore allo spazio reale disponibile per la produzione e nella maggior parte dei casi lo spazio residuo viene occupato dai rifiuti e dagli scarti. La produzione avviene tutto l’anno seguendo le domande del mercato, con periodi di particolare picco produttivo La facilità e praticità di accesso all’acqua per l’ irrigazione è una deltra dicembre e marzo (in corrispondenza le principali motivazioni che spiegadelle principali festività) e periodi parno la concentrazione di orticoltori ticolarmente sfavorevoli a causa della lungo il margine est. concorrenza o delle inondazioni che, nonostante i rimedi tradizionali talvolta applicati, obbligano spesso la cessazione delle attività poiché le colture vengono distrutte o allagate. Si tratta principalmente di ortaggi da foglia (amaranto, morelle o gboman, lattuga, spinaci, cavolo, prezzemolo…), da frutto (pomodoro, gombo, peperoncino, cetriolo, melone, pepe, melanzana...) o da tubero (rapa, ravanello, cipolla, barbabietola…). Assicurando in media una crescita veloce ed (8) Tra giugno e novembre 2007 sono stati avviati una raccolta ad un mese dalla semina, due studi diagnostici, l’uno sugli orticoltori e i basla diffusione degli ortaggi da foglia è la si-fondi, l’altro sulla filiera del pomodoro a Portoprova di un ciclo di produzione basato Novo. Queste missioni sono scaturite dal partenariato esistente da un lato tra l’amministrazione di sulla breve durata, che assicura un guaPorto-Novo e l’agglomerazione di Cergy-Pontoise, dagno regolare ma anche molto basso, e dall’altro tra l’ISTOM ed il Centro Songhaï, in in quanto la domanda e l’offerta sono collaborazione con l’Università di Abomey-Calavi. entrambe elevate. 123
Panoramica dei terreni coltivati lungo il margine est della laguna, in prossimità del quartiere Akron.
La vendita avviene solitamente direttamente sul posto grazie alle “bonnes dames” (2 o 3 per ogni produttore) che fungono da dettaglianti tramite la rivendita giornaliera dei prodotti sul mercato locale o ad Adjarra e Cotonou. Il guadagno medio mensile di un orticoltore, che spesso ha anche un’altra attività, raggiunge valori compresi tra i 10’000 ed i 60’000 CFA (15-90€). L’analisi quantitativa necessita di essere affiancata ad un’analisi qualitativa della produzione. Le condizioni in cui si svolge tutto il processo, dallo smistamento spontaneo dei rifiuti urbani per conservare le parti organiche, all’uso di fertilizzanti e pesticidi chimici, talvolta non
tengono in considerazione la fragilità e l’importanza dell’ecosistema in cui agiscono. Esistono sicuramente problematiche ambientali, legate all’inquinamento, e problematiche pratiche, legate alle tecniche attuate quotidianamente dagli orticoltori. Molte di esse sarebbero risolvibili tramite programmi di formazione, legati ad esempio alle tecniche di trasformazione e conservazione degli alimenti. L’insicurezza fondiaria è sicuramente un’altra problematica connessa a questa attività: la difficoltà nel definire la proprietà dei terreni coltivati, sia essa privata (ereditata o affittata) e derivante dal diritto informale precoloniale (droit coutumier) o pubblica, caratterizza pressoché tutte le parcelle del margine lagunare.
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LA FILIERA CORTA
giardino:
vendita al dettaglio o all’ingrosso sul sito
“Bonnes Dames”: dettaglianti
consumatore:
mercato o strada hotel
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resto
Attori
ONG (tramite abbonamenti) raccoglitori occasionali/ informali orticoltori
LE CONSEGUENZE DELLE DINAMICHE SUL MARGINE La città di Porto-Novo produce tra le 40’000 e le 55’000 tonnellate di rifiuti l’anno, distribuiti non omogeneamente nei diversi quartieri: 0,11 kg/gg/abitante in un quartiere povero e 0,92 kg/ gg/abitante in un quartiere medio (DSO, 2009). Il paesaggio del margine è fortemente degradato dalla presenza di rifiuti, derivanti dalle dinamiche insediative ed economiche che vi si svolgono. Ad Akron e Gbékon la produzione media di rifiuti è pari a 0,56 kg/gg/abitante, pari a circa 1120 kg di rifiuti domestici giornalieri e le problematiche derivanti dall’errata gestione o meglio dalla non-gestione di questi rifiuti sono molteplici. L’azione più significativa a livello urbano è stata la costruzione di un CET, “cen-
tro di infossamento tecnico” a Takon, ad una quarantina di chilometri a nord di Porto-Novo. Nonostante l’effettiva messa in funzione del centro CET avrebbe dovuto avvenire prima della fine del 2013, la distanza significativa ha fin dal principio sollevato delle difficoltà a livello di finanziamenti per il trasporto dei rifiuti fino al CET, che ad oggi risulta ancora inattivo. Attualmente sono quindi soltanto le ONG, alcuni raccoglitori occasionali ed infine gli orticoltori, ad occuparsi parzialmente della raccolta e dello smistamento dei rifiuti altrimenti abbandonati in contenitori o lungo le strade e saltuariamente incendiati. Il margine e la laguna divengono spesso le discariche della città, ospitando grandi cumuli di rifiuti da
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Azioni
Destinazioni orti e giardini
40 km
CET_Takon ?
raccolta e smistamento
?
centro Songhaï
incendiare. Ciò implica chiaramente non solo grossi problemi ambientali ma anche gravi conseguenze igienico-sanitarie, ulteriormente accentuate dallo stoccaggio dei rifiuti non conservati ma abbandonati in prossimità delle parcelle coltivate. Se da un lato gli agricoltori recuperano i rifiuti organici da riutilizzare come fertilizzante per orti e giardini, il Centro Songhaï ha sviluppato una tecnica di valorizzazione dei rifiuti plastici. In seguito al lavaggio e ad un ulteriore smistamento per categorie, le materie plastiche sono infatti trasformate in granulati, che verranno poi riutilizzati in un’unità operativa per la fabbricazione di oggetti plastici (utensili domestici, contenitori per alimenti,…). 127
lati delle strade e margine
Il rito che accompagna eventi e cerimonie delle collettività, è l’elemento permanente e conservativo di un mito (Rossi, 2011), così come lo è il monumento che a sua volta, é testimone del mito stesso e ne rende possibili le forme rituali. Figure sacre, comunità segrete, spettacoli e canti diventano protagonisti negli eventi pubblici delle comunità, indipendentemente dalla religione dei partecipanti. Qualunque sia la definizione che viene attribuita alle diverse manifestazioni di queste antiche credenze tradizionali, come suggerisce Aldo Rossi, l’importanza del rito e la sua natura collettiva, il suo carattere essenziale di elemento conservatore del mito, costituiscono una possibile chiave per la comprensione del valore della fondazione della città e della trasmissione delle idee nella realtà urbana.
Cerimonia Zangbéto in occasione dell’ inaugurazione del “Musée des Masques” di Adjarra, Porto-Novo (agosto 2013).
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M a c ro s tra tegia
La pianificazione a partire dal sistema laguna
Nel corso dei decenni, seppur fortemente condizionata ed indirizzata dal proprio territorio, l’espansione della città si è sviluppata secondo dinamiche fortemente legate alla dimensione strettamente urbana. Accaparramento di terreni agricoli, sviluppo delle infrastrutture, espansione delle zone abitate e servizi necessari per un’adeguato insediamento: la città di Porto-Novo è cresciuta senza tener conto, nella maggior parte dei casi, del ruolo significativo dell’ecosistema lagunare ad essa adiacente. Se in origine l’acqua e la laguna sono la ragione stessa dell’installazione umana in questa zona, oggi la relazione tra le due dimensioni é fortemente indebolita.
umide di Porto-Novo possa essere una fonte di ricchezza ed una leva importante di sviluppo economico e di creazione di posti di lavoro per la popolazione locale. Il “tessuto” lagunare forte di dinamiche economiche e sociali proprie, entra in relazione con in tessuto urbano tramite lo spazio del margine. Il ruolo chiave che assumono dunque queste aree di filtro diventa esplicito e si manifesta tramite un’adeguata organizzazione degli spazi che lo compongono, senza tuttavia farne perdere completamente la spontaneità. Il progetto propone la realizzazione di interventi pilota lungo il margine est, preceduti e facenti parte di una strategia territoriale a larga scala.
Il progetto vuole dunque dimostrare come, da un lato, l’inversione del punto di vista città-laguna possa essere una possibile chiave di lettura per il futuro della città e, dall’altro, come la pianificazione sostenibile delle risorse naturali di un ecosistema lagunare e delle zone
Il programma tratta distintamente le diverse sequenze del margine lagunare di Porto-Novo, in relazione al tessuto adiacente e alle attività proposte, creando una rete produttiva e di pianificazione, facenti riferimento a delle polarità distribuite lungo il fronte.
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Pianifcazione e crescita secondo il “sistema città”.
Pianifcazione urbana e territoriale a partire dall’ecosistema lagunare .
I due sistemi entrano in relazione tramite snodi di riferimento, piattaforme di scambio situate lungo il margine
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6.1 APPROCCIO A LARGA SCALA IL PIANO STRATEGICO TERRITORIALE
Il progetto pone le proprie basi sullo svolgimento di un programma mirato alla promozione di una dinamica globale da attuare a diverse scale. È all’interno di questo contesto che l’elaborazione di un piano strategico territoriale risulta fondamentale. Il piano integrato comprende più livelli d’intervento.
inondate nel 2007 e 2010, e di quelle ulteriormente inondabili rispetto alle previsioni climatiche degli andamenti annuali;
- Piano di Preservazione e
contenente a sua volta altri punti:
contenente diversi punti:
1) l’integrazione della cartografia patrimoniale (EPA, 2009) con gli spazi del margine e delle zone umide;
Valorizzazione dell’Ecosistema Lagunare
1) uno studio di vulnerabilità dell’ambiente lagunare e delle condizioni di adattamento ai cambiamenti climatici; 2) un’elaborazione cartografica delle zone
3) uno studio relativo alle categorie faunistiche ed ambientali che necessitano una protezione specifica.
- Piano di Sviluppo Urbano Sostenibile
2) un piano generale dei trasporti riguardante tutti i comuni bagnati dalla laguna
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(Porto-Novo, Sémé-Kpodji, Aguégués) con particolare attenzione al Piano d’Acqua per la laguna di Porto-Novo e alla connessione tra i due fronti lagunari.
Il Piano di Sviluppo Urbano Sostenibile dovrà a sua volta essere integrato, oltre che ad un inventario e cartografia delle attività economiche dell’agglomerazione e dei diversi quartieri, anche ad una pianta topografica ed idrografica della città, oggi inattendibile.
Risulta necessario ed indispensabile un migliore utilizzo della laguna sia a livello ambientale che economico. Il piano d’acqua diviene dunque lo strumento attuo a regolamentare la mobilità lagunare in un ambiente vario e talvolta fragile. Esso è necessario sia per assicurare la mobilità di merci e persone attorno al lago Nokoué, che per diversificare le vie di transito verso la Nigeria, alleggerendo il più possibile il traffico su gomma, oggi spesso congestionato a causa dell’unico ponte di accesso alla città. Il Piano d’Acqua diviene inoltre un’opportunità, non meno importante, per riscoprire il paesaggio della laguna e di Porto-Novo.
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Piano d’Acqua Il Piano d’Acqua deve trasformarsi in elemento strutturante per lo sviluppo della città e dei territori limitrofi. Il fronte lagunare diventa quindi il punto di contatto tra il patrimonio esistente ed il Piano d’Acqua stesso. Il sistema di collegamento con le diverse aree diviene strumento di ricucitura urbana e interurbana, avviando così uno sviluppo progressivo di una rete di porti e attracchi che possano offrire un livello omogeneo di servizi tra Bagadry e Cotonou.
_Trasporto di merci e persone, _Turismo Tramite la realizzazione di aree di sbarco lungo tutto il fronte lagunare ed un sistema pubblico di taxi piroghe, si garantisce il trasporto di merci e persone distribuito, andando ad alleggerire l’unico asse d’accesso su gomma presente (mobilità e commercio locale).
CONNESSIONE TRA I DUE FRONTI LAGUNARI: PORTO-NOVO E SÉMÉ-kPODJI Per mettere in comunicazione Porto-Novo e l’argine di Sémé-Kpodji situato a sud, sul lato opposto della laguna, a fianco della realizzazione del nuovo ponte di accesso alla città (previsto dal PDU) e del potenziamento della mobilità lagunare, si considera necessario un piano dei trasporti ed una gestione ambientale comune ai due fronti, contro la crescente marginalizzazione del centro storico.
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SAPERE LOCALE
ATTIVITÀ TURISTICHE
servizi territoriali
servizi ai cittadini Dalle opportunità offerte dal territorio al ruolo attivo delle comunità locali per la promozione di servizi e attività.
6.2 OBIETTIVI ED AZIONI PILOTA
INTERVENTI PER LA RIQUALIFICAZIONE DEL MARGINE All’interno della strategia territoriale descritta, diverse azioni pilota si organizzano sulla base di tre obiettivi principali 9 : - La preservazione e valorizzazione del margine lagunare tramite la riqualificazione di alcune sue parti (un nuovo asse est-ovest, delle nuove polarità e nuove infrastrutture e servizi); - Lo sfruttamento controllato dell’ecosistema tramite attività economiche coerenti (potenziamento della piscicoltura e dell’agricoltura urbana, peri-urbana); - L’organizzazione di un processo di eco-turismo e di valorizzazione del patrimonio culturale esistente.
Coerentemente integrato con la strategia attuata per la riqualificazione del margine in prossimità dei quartieri Agbokou e Lokpodji, promosso dal progetto “Porto-Novo, ville verte: planification stratégique et aménagement durable” finzanziato dal FFEM.
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Preservazione e valorizzazione del margine lagunare tramite la riqualificazione di alcune sue parti: UN NUOVO ASSE EST-OVEST La realizzazione di un nuovo asse pedonale est-ovest fa leva sul Piano d’Acqua, per una riattivazione della città su più livelli. Tramite il susseguirsi di attività ricettive, produttive, lavorative e di tempo libero, si propone una riacquisizione e riattivazione dell’uso pubblico della laguna e del suo margine, in quanto spazio pubblico più vasto della città.
NUOVE POLARITÀ La promenade si articolerà in sequenze produttive con diverse polarità, localizzate in corrispondenza di snodi viari importanti e dei villaggi lagunari esistenti. Una piattaforma commerciale diverrà la polarità principale, andando ad animare ed alimentare il flusso di attività presenti lungo il margine.
NUOVE INFRASTRUTTURE
E SERVIZI
Le nuove attività sono collegate da una rete di percorsi e dotate delle strutture necessarie, rispondenti alla domanda di accesso fisico e visivo tra il tessuto urbano e l’acqua. Gli elementi di collegamento, costituiti da pontili di attracco ed aree di sbarco realizzate lungo tutto il margine, vengono affiancati a strutture di servizio che hanno come obiettivo il miglioramento qualitativo delle attività presenti, a livello
funzionale, ambientale ed igienico.
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Sfruttamento dell’ecosistema tramite attività economiche coerenti: POTENZIAMENTO
dell’
AGRICOLTURA
URBANA e della PISCICOLTURA Le attività legate all’uso della laguna, ed in particolare la pesca e la piscicoltura, vengono affiancate ad un potenziamento delle attività agricole, necessarie per garantire un possibile sostentamento alimentare, evitando l’eccessivo sfruttamento della laguna. Le attività si organizzano come filiere del centro agroalimentare Songhaï, andando a potenziare una rete produttiva sempre più complessa e sviluppata.
Organizzazione di un processo di ecoturismo e di valorizzazione del patrimonio culturale: Sfruttare la potenzialità funzionale e paesaggistica della laguna, creando una rete turistica strutturata ed organizzata (conoscendo tratte e prezzi possibili), per valorizzare le caratteristiche e le numerose opportunità da scoprire lungo il delta dell’Ouémé. Vengono disposti degli scali per l’attracco facilitato lungo la laguna, in diretto collegamento con le strutture di accoglienza ed i circuiti turistici offerti all’interno del tessuto urbano.
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Strategia Riconnettere per salvaguardare
7.1 pROGETTARE NEL WATERFRONT Come spiega Rinio Bruttomesso nelle lezioni relative ai nuovi scenari urbani per le città d’acqua, la presenza stessa dell’acqua dentro o accanto al tessuto urbano diviene uno straordinario valore aggiungo che, a seconda di come viene sfruttato, può giocare un ruolo decisivo non solo sul piano dell’estetica della città, quanto in una dimensione strategica dello sviluppo urbano.
pitolo quarto, condizioni meteorologiche estremamente variabili dovute a mutamenti climatici globali, accompagnate da pericoli direttamente collegati all’azione delll’uomo sull’ambiente (inquinamento, spreco, danni ambientali…) sono fattori oggi sempre più pressanti da tenere in considerazione nel momento in cui si decide di agire sullo spazio del waterfront.
Oltre a svariati vantaggi e potenzialità su cui città d’acqua o città lagunari come Porto-Novo possono contare per il proprio sviluppo, risulta altrettanto importante e necessario considerare anche le azioni più “aggressive” che conducono le acque sulle città. Come anticipato nel ca-
Maurizio Carta, in “Dal waterfront alla città liquida”, definisce i waterfront come luoghi che per loro natura sono densi ed ibridi, in cui risorse, opportunità, aspirazioni ed ambizioni delle città si fanno visione, nuove relazioni e progetto. Nodi di armature di flussi di merci e perso-
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ne, luoghi di scambio di culture ed aree della concentrazione dei capitali immobiliari. Se questa definizione risulta calzante secondo una concezione occidentale dello spazio, nelle città africane ed in un contesto come quello di Porto-Novo, lo spazio del waterfront è da sempre luogo di scambi e luogo di attività economiche individuali dirette come la pesca. L’interesse economico immobiliare ed il ruolo politico di spazio di “facciata della città” interessa questi spazi da un periodo relativamente recente. A Porto-Novo l’antropizzazione del margine e dell’ecosistema lagunare risulta sicuramente contenuto rispetto alla maggior parte delle città mondiali, le azioni attualmente intraprese in questo territorio hanno tuttavia un alto rischio di devastazione. L’educazione per i valori di rispetto di questa risorsa si è a lungo basata su principi culturali e di culto, spesso legati alla sacralità della laguna o alla presenza di divinità da venerare. Oggi tuttavia, il progressivo indebolimento di queste “culture spirituali”, spinge il potere civile e l’amministrazione ad assumere un ruolo chiave nella salvaguardia di questi spazi, dal valore ambientale, storico e patrimoniale per la città, nel rispetto dei ritmi naturali variabili nell’arco dell’anno.
FILIERE ATTIVE NEL PAESAGGIO In una fase successiva alla strategia a larga scala, la proposta progettuale si concretizza lungo il margine della città e arriva poi a definire più nel dettaglio una sequenza di spazi per il margine est di Porto-Novo.
Il progetto stesso vuole sottolineare le diverse sfaccettature che lo spazio del margine può assumere, in quanto zona umida, essendo più di un semplice ecosistema in relazione con l’acqua. Esso ospita funzioni naturali (la purificazione delle acque, la prevenzione dalle inondazioni che avviene accumulando e trattenendo quanto più possibile le acque durante le stagioni di piena) ed usi umani (ricreativi, recupero di risorse,…). Entrambe le funzioni e gli usi hanno valori economici e conseguenti ricadute sulla città. Parte di questo valore economico consiste nella varietà di prodotti commercializzabili che ne derivano (prodotti alimentari pescati, allevati o coltivati, prodotti medicinali,..) e dall’opportunità d’impiego che risiede in queste attività lungo il fronte urbano. Esistono inoltre benefici meno tangibili relativi alle zone umide, seppur altrettanto importanti. In questo contesto, lo sviluppo proposto dal progetto deve rispondere a diverse problematiche alle quali è assoggettata questa porzione di territorio urbano: questioni ambientali, sociali ed economiche, in parte già anticipate dall’analisi svolta. Se da un lato le zone umide sono sempre più minacciate dall’urbanizzazione o dai suoi effetti (rifiuti, inquinamento, distruzione spazi di socialità,...), dall’altro appare evidente la necessità di rendere compatibili le pratiche urbane con la preservazione delle funzioni naturali essenziali o emblematiche di questo territorio. Dal punto di vista sociale, l’aspetto culturale e di culto è centrale nelle
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filiera del turismo
filiera dei rifiuti
filera alimentare
pratiche religiose (o semplicemente culturali) che interessano numerosi spazi naturali del margine, giungendo spesso fino alla laguna. La costruzione anarchica di collegamenti ed il rischio di speculazione in alcune di queste aree è sicuramente da tenere in considerazione e, mentre la maggior parte degli spazi accessibili lungo il margine ovest della laguna è stato già comprata e autorizzata all’edificazione, il margine est presenta una casistica più varia e sfaccettata in termini di proprietà fondiaria. Infine, è chiara la necessità di utilizzo del potenziale economico di una zona ancora poco sfruttata, mantenendo le attività economiche esistenti e strutturando al meglio le filiere alimentari e del turismo, nell’anticipazione delle prospettive di sviluppo di queste attività. Il potenziale turistico del margine lagunare è infatti di notevole rilevanza, grazie al suo valore sia paesaggistico
(promenade naturalistica lungo la laguna estremamente vicina al centro storico) che logistico, nel momento in cui la laguna avesse la possibilità di diventare il mezzo turistico principale per raggiungere Porto-Novo ed un interessante strumento di lettura della città stessa durante escursioni organizzate. All’interno di una dinamica globale di sviluppo sostenibile proposta attraverso un sistema integrato, la tematica relativa alla gestione dei rifiuti assume un ruolo fondamentale e complementare rispetto alle filiere alimentari e turistiche. In uno spazio vulnerabile come quello del margine, l’inserimento di ulteriori attività economiche non ha alcun senso se avviene senza tener conto della gestione dei nuovi rifiuti che si aggiungono inevitabilmente al processo.
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7.2 LAYERS INSEDIATIVI
COSTRUITO ricollocazione villaggi lagunari pontili e servizi pontile e mercato pensilina trasporti su gomma aree destinate ai progetti previsti per il margine Ovest (Centro Commerciale, Sede HAAC, Hotel,...)
PAYSAGE DOUX terreni agricoli aree a piantumazione intensiva vasche piscicoltura scavo canali vegetazione spontanea
MAGLIA INFRASTRUTTURALE percorsi ciclo-pedonali pontili di attracco nuovo ponte di accesso alla cittĂ pensiline trasporti su gomma 148
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Margine Ovest
Margine Est
riconnessione dei vuoti riconnessione dei pieni (tra di loro e con la laguna)
un’identità da valorizzare Nei processi di costruzione del territorio, l’elemento dell’acqua o della laguna è da sempre risultato centrale. I due tessuti urbani che costeggiano i margini est ed ovest (vernacolare e coloniale), hanno esplicitato tramite i propri insediamenti la relazione fisica, culturale, storica, architettonica o paesaggistica esistente tra l’elemento naturale e quello artificiale.
dismessa da un lato, ed in maniera più articolata permettendo una compenetrazioni degli spazi dall’altra, esso percorre l’intero margine da ovest ad est, costeggiando le attività economiche presenti ed i servizi previsti, arrivando a ricollegarsi, da entrambi i lati, col sistema viario urbano, in corrispondenza di due snodi importanti tra il trasporto su gomma e quello lagunare.
Costeggiando la laguna da un lato all’altro del ponte di accesso alla città, il percorso rispecchia ed enfatizza nel suo andamento la diversa identità dei margini stessi e la relazione tra i tessuti urbani adiacenti (coloniale nel margine ovest e vernacolare nel margine est) e la laguna. In maniera netta e seguendo il tracciato della ferrovia
Lungo il margine est, sono ad oggi presenti numerosi sentieri frammentati, definiti dall’uso agricolo non omogeneo della zona e costeggianti i diversi terreni coltivati. Nella realizzazione di un asse est-ovest lungo la totalità del margine con accesso risulta necessaria una gerarchizzazione dei collegamenti e la realizzazione di un sentiero
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principale. Spina dorsale della maglia infrastrutturale, ed indicatore del limite tra la terra e l’acqua, il percorso si appoggerà sugli elementi del patrimonio costruito e culturale, aprendosi sui terreni coltivati e su altri spazi e polarità in prossimità della laguna. Lungo il margine ovest, il dislivello tra la laguna e il costruito è maggiore, la separazione tra i due elementi è ulteriormente accentuata dalla cesura del boulevard a 4 corsie. In questo tratto il percorso avrà invece un andamento più rettilineo e diretto, seguendo il vecchio tracciato della ferrovia oggi in disuso. L’Allée des Manguiers (lato ovest) resta una testimonianza forte di un periodo storico rilevante, connettendo il Palazzo del Governatore alla laguna. I principi di libero accesso pubblico e libere vedute tra il tessuto e la laguna in corrispondenza dell’Allée des Manguiers sono sicuramente da conservare.
Lo scopo principale è quello di valorizzare il ruolo di risorsa ambientale della laguna, che diviene al contempo frontiera e collegamento.
La maglia infrastrutturale definisce i perimetri dei terreni coltivati e delle vasche per la piscicoltura, il disegno delle attività economiche sul margine diviene paesaggio, talvolta scavato, riempito o lasciato spontaneo. A sua volta, il costruito si fonde con la maglia infrastrutturale, i pontili di accesso alla laguna sono allo stesso tempo elementi connettori ed elementi di servizio. La strategia propone inoltre una riorganizzazione dell’equilibrio tra i pieni ed i vuoti, attraverso la densificazione del costruito in corrispondenza degli elementi infrastrutturali e di servizio. Pieni che, altrimenti, secondo recenti cambiamenti o previsioni, risultano sempre più sparsi in zone fragili della laguna, con conseguenti svantaggi sia a livello tecnico-costruttivo che ambientale. 151
GENS
EAU
PATRIMOINE ET PAYSAGE
spazio privato spazio semi-pubblico spazio pubblico
flussi raccoglimento
infrastrutturale sensoriale produttivo
lineare a macchie
costruito
paesaggio costruito/umano paesaggio naturale
scavato protetto
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échange Socialité et reactivation dans un Paysage d’Eau
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Margine Produttivo
Riattivare p er salvaguardare
8
8.1 IL LIMITE TRA LA TERRA E L’ACQUA PROMENADE DES 100 PAS
Il margine lagunare deve essere considerato nell’insieme delle sue funzioni e caratteristiche, in quanto ambiente vulnerabile, spazio mutevole nel corso delle stagioni, ma anche della giornata, spazio produttivo, spazio connettore tra i diversi quartieri. Il limite tra la terra e l’acqua, malgrado la sua estrema fragilità, gioca un ruolo importante nell’immaginario e nello stile di vita a Porto-Novo. Quanto il limite diventa accessibile, offre una grande diversità di funzioni: promenade, percorso panoramico sulla laguna e sui terreni coltivati, osservazione degli spazi e delle specie naturali di grande valore, accessi alle attività legate all’acqua (pesca, trasporto lagunare, etc).
La Promenade des 100 Pas intende esprimere questa relazione culturale e identitaria, marcando nel paesaggio il limite raggiunto dalle inondazioni, limite naturale e di futura regolamentazione della città, limite tra due spazi i cui ritmi devono essere rispettati, per consentire un’equilibrata coesistenza tra i diversi elementi del margine, siano essi artificiali che naturali. Risulta così materializzato un confine naturale, un punto di riferimento preciso e definito nello spazio. In un ottica di strumentalizzazione dello stesso da parte dell’amministrazione, il percorso permetterà a sua volta di essere preso come riferimento per il controllo delle azioni sia nella zona interna del percorso, sia nella zona esterna, zona inonda-
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Percorsi d’acqua e di terra Porto-Novo, agosto 2013.
bile che sarà dunque trattata prendendo in considerazione questo elemento.10 Realizzato in materiale ligneo e sopraelevato lungo gran parte della sua percorrenza, la promenade collega longitudinalmente i quartieri che si affacciano sulla laguna, da Gbèkon ad Adjina, con una possibile interruzione in corrispondenza del ponte centrale di accesso alla città. A causa della sua larghezza limitata, così come della tipologia di terreno su cui s’installa, il percorso è fruibile sia da pedoni che da cicli e motocicli, assicurando così una vasta accessibilità, senza tuttavia voler trasformare il margine in un nuovo asse viario. L’utilizzo della denominazione “des 100 pas”, inserisce questo percorso in un
10_ Dal punto di vista progettuale, la localizzazione del percorso é avvenuta sulla base delle testimonianze relative al livello massimo raggiunto dall’acqua, donatemi a seguito di un indagine sul campo con agricoltori e pescatori che vivono maggiormente questi spazi. A seguito dell’elaborazione cartografica delle zone inondate nel 2007 e nel 2010 ed ulteriormente inondabili secondo le previsioni - vedi rif. punto2 del Piano di Preservazione e Valorizzazione dell’Ecosistema Lagunare, cap 6.1 - l’andamento del percorso limite potrebbe subire lievi variazioni.
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A
B
Strumento di regolamentazione
percorso livello massimo raggiungo dalle inondazioni (secondo testimonianze)
A_ area ad urbanizzazione controllata, B_ area non ulteriormente urbanizzabile
area definita a rischio inondazione
doppio riferimento. Tradizionalmente, i 100 passi del Re delimitavano il dominio reale lungo il margine lagunare e a sua volta, il diritto dell’ambiente beninese nel 1992 ha definito la zona impropria alla costruzione pari a 100 m a partire dal limite massimo previsto in periodo di inondazioni. 11
PROMENADE PAESAGGISTICA L’intero margine manifesta un valore paesaggistico estremamente raro per il contesto di centralità urbana in cui si colloca. Il percorso sottolinea il suo carattere di area di calma, sosta e svago, in contrasto con il traffico urbano adiacente.
Costeggiato dalla piantumazione di alberi e siepi, la promenade vuole dichiarare la sua visibilità nel paesaggio e tramite la presenza di una segnaletica, essa diviene inoltre espressione della vitalità culturale della città. Nell’ottica di una salvaguardia ambientale di quest’ultimo, ed un potenziamento ai fini turistici e qualitativi per la città e i suoi cittadini, si ritiene necessaria una regolamentazione mirata al rispetto dei ritmi naturali dell’ecosistema. Esso infatti risulta oggi sempre più impoverito dalla pressione urbana che, come descritto nel capitolo 5.2.4, si manifesta principalmente tramite la presenza di discariche a cielo aperto in prossimità della laguna.
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PROMENADE CULTURALE Con lo scopo di sensibilizzare verso una maggiore comprensione del patrimonio culturale storico artistico della città, la promenade ripercorre ed affianca alcuni luoghi simbolo ed alcune tappe esplicative dell’origine e della nascita della città. (Temple des Trois Chasseurs, Temple d’Avessan, Palais du Roi, ...). L’intervento di artisti locali nell’allestimento di piccole aree di sosta e nella realizzazione di targhe esplicative lungo il percorso intende sottolineare l’identità di ogni tappa, esprimendo inoltre il ruolo pedagogico e le potenzialità turistiche del sito stesso. Attualmente, gli artisti locali hanno infatti un ruolo centrale nella riqualificazione degli spazi urbani; protagonisti al’interno di numerosi progetti riguardanti ad esempio le piazze vodoun della città, il loro intervento ha permesso l’avvio e la realizzazione di diverse iniziative appartenenti alla sfera culturale e giovanile di Porto-Novo e di tutto il Bénin. 12
11_ L’ordinanza 0002/MEHU/DC/DUA del 7 febbraio 1992 (di cui specifiche all’articolo n°2) stabilisce che non sono idonee all’abitazione le zone inondabili e tutte le aree situate nel raggio di 100 metri dal limite delle acque alte ai margini di ruscelli, laghi o lagune permanenti e stagionali. Salvo disposizioni amministrative contrarie, nonché porzioni di costa che si trovano a meno di 100 m dalle più alte maree. L’articolo 3 della stessa ordinanza e l’articolo 80 della legge relativa alla protezione ambientale, aggiungono che queste zone umide, così come le depressioni, «sono escluse da qualsiasi pianificazione spaziale urbana o rurale, implicante la lottizzazione o l’installazione permanente della popolazione».
“Dogone” di Romuald Hazoumé, celebre artista internazionale di Porto-Novo, ©Pascal Maitre, 2006
12_ Un esempio é fornito dalla riqualificazione di Place Agonsa Honto a Porto-Novo, avvenuta all’interno del progetto “Manger à Porto-Novo” appartenente al programma di Liasons urbaines che ha visto protagoniste le donne ed il ruolo del cibo sull’uso dello spazio pubblico. Inaugurato nel gennaio 2013, la realizzazione del progetto é avvenuta grazie alla partecipazione di diversi artisti figurativi ed un architetto, sotto la direzione ed il coordinamento di Gérard Bassalé (Centre Culturel Ouadada) e Franck Houndégia (museografo-scenografo). Il progetto é stato sostenuto dall’Institut Français (Parigi) in associazione con l’EPA (Porto-Novo).
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8.2 RIORGANIZZAZIONE DELLO SPAZIO PRODUTTIVO L’intervento spazialmente più vasto consiste nella valorizzazione delle pratiche sostenibili lungo il margine est, altrettanto utili quanto importanti per lo sviluppo e la dipendenza alimentare della città. Si tratta in particolare di potenziare pratiche già esistenti ed in parte già strutturate come avviene per l’orticoltura, ed aggiungerne altre, come la piscicoltura a terra, ritenute coerenti per il contesto in cui si inseriscono e particolarmente positive all’interno di una strategia di diversificazione a larga scala. L’organizzazione delle colture permetterebbe una produttività più elevata, basata soprattutto su di una qualità maggiore. Facendo riferimento al Centro di Raccolta situato in ogni struttura lagunare in corri-
spondenza dei villaggi, i gruppi di orticoltori hanno la possibilità di coordinarsi più facilmente, migliorando inoltre la conservazione dei cibi ed organizzando un’adeguata formazione per i giovani. Il centro Songhaï ha le potenzialità per essere inserito nel processo di valorizzazione delle attività agricole del margine, assumendo un ruolo centrale nella formazione, oggi particolarmente attiva all’interno del centro situato nell’estremità nord della depressione Zounvi di Porto-Novo. L’economia alimentare che ruota attorno alla produzione lagunare, non può reggersi su un unico settore produttivo, a causa delle rarefazione del pesce nel corso dei mesi tra settembre-dicembre
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Tilapia
Clarias
(pesce-gatto)
Carpa
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circa. In questo periodo, corrispondente alla stagione umida di “alta marea”, la popolazione maschile impegnata nella pesca il resto dell’anno è disoccupata o si dedica ad altri lavori saltuari, spesso collegati al trasporto di prodotti di contrabbando e caratterizzati da un alto livello d’instabilità. La popolazione femminile, solitamente impegnata nella vendita del pescato sui mercati locali si ritrova nella stessa situazione d’inattività e si dedica solitamente alla cura della casa e della famiglia. Le condizioni abitative ed economiche in questo periodo sono ulteriormente aggravate dallo stato d’inondazione dei villaggi in cui vivono. Nonostante i terreni coltivati dagli orticoltori siano adiacenti ai villaggi di pescatori, le attività rimangono strettamente separate.
Hadonou François-Aveier, presidente di “Donatin”, uno dei raggruppamenti di orticoltori attualmente attivi lungo il margine est.
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Centro Songhaï
Vasca su terra appartenente all’attività di piscicoltura di Akplogand Pascal, quartiere Lokpodji, agosto 2013.
Piscicoltura: un settore da potenziare In alcuni quartieri orientali di PortoNovo, tra Lokpodji e Agbokou, la piscicoltura è un settore la cui domanda è in costante crescita, ma le attività sono tuttavia poco diffuse e poco sviluppate (praticate da singoli individui o gruppi di donne o ONG). A partire dagli anni ‘80, attività di dimensioni contenute hanno avviato l’allevamento di alcune specie locali (pesce gatto, tilapia e carpa) particolarmente resistenti alle leggere variazioni di salinità dell’acqua e sufficientemente redditizie per il mercato locale. Le casistiche di Porto-Novo sono in linea con quelle nazionali in cui, anche se le dimensioni degli allevamenti rimangono limitate e si tratta quasi sempre di piccoli piscicoltori
che lavorano per proprio conto o in reti coordinate, esistono oggi 424 allevamenti funzionanti, di cui 404 (95%) localizzati nella regione meridionale del paese. Il margine lagunare è il contesto adatto per questo tipo di attività, in quanto sfrutta direttamente l’acqua lagunare filtrata, che arriva nei bacini tramite apposite canalizzazioni superficiali. L’area è inoltre sufficientemente vasta per poter permettere l’organizzazione di un sistema globale, di una visione integrata che possa garantire una maggiore regolarità delle entrate - oggi principale mancanza delle attività di acquacoltura nel paese. La piscicoltura può essere di grande aiuto nella produzione alimentare del margine, ma solo guardando oltre la
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laguna
pesca
margine
agricoltura piscicoltura
G
F
M
A
M
G
L
A
S
O
N
D
produttività elevata produttività limitata La diversificazione delle attività lungo il margine e la laguna di Porto-Novo permetterebbe una maggiore produttività anche nella stagione umida, in cui la quantità di pesce é inferiore.
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resa immediata e nel rispetto dell’ecosistema. Sono stati recentemente sviluppati 3 progetti, attualmente in corso, riguardanti la piscicoltura in Bénin: Programme d’Appui au Développement Participatif de la Pêche Artisanale (PADPPA), Programme d’Appui au Développement des Filières Agricoles (PADFA), Programme d’Appui au Développement de la Piscicolture Communautaire (PADPC). La strategia propone dunque una diversificazione della produzione, permettendo una maggior disponibilità di posti di lavoro e permettendo inoltre alla popolazione inattiva di dedicarsi alla piscicoltura nei mesi di minor concentrazione ittica nella laguna, evitando uno sfruttamento eccessivo della fauna ittica lagunare nei periodi di riproduzione dei pesci.
8.3 I VILLAGGI ESISTENTI: GESTIONE ED ESPANSIONE La questione della proprietà è una delle problematiche più rilevanti quando si tratta di “appropriazione dei terreni”. La difficoltà nel definire la proprietà dei terreni coltivati o dei terreni occupati dai villaggi di pescatori, sia essa privata (ereditata o affittata) e derivante dal diritto informale precoloniale (droit coutumier) o pubblica, caratterizza pressoché tutta la zona del margine lagunare. All’interno di una strategia in cui il percorso può anche divenire lo strumento di regolamentazione che definisce il limite della zona urbanizzabile della città, la collocazione dei villaggi risulta particolarmente problematica.
Sezione traversale terreni agricoli e vasche per la piscicoltura
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Il percorso, parzialmente rialzato, materializza il limite naturale tra la terra e lâ&#x20AC;&#x2122;acqua, divenendo inoltre elemento connettore tra i villaggi e spina dorsale per le attivitĂ economiche di piscicoltura ed orticoltura.
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Demolizione edifici abbandonati Blocco espansione fornitura servizi e GESTIONE RIFIUTI regolamentazione materiali utilizzati
I villaggi lagunari costituiscono degli insediamenti che, seppur relativamente diffusi e presenti sul margine da un arco di temo considerevole, risultano appartenenti alla “categoria” di “edificazioni informali”. La loro esistenza è nota e allo stesso tempo tacitamente accettata, ma ciò non significa che sia riconosciuta dall’amministrazione, la quale non è quindi tenuta ad intervenire in merito alle condizioni di vita degli abitanti. I villaggi infatti sono assenti dalle cartografie ufficiali, e ad eccezione di rari studi indipendenti, non esiste nessun documento che ne tratti le trasformazioni, gli ingrandimenti o le problematiche. Per questioni legate alla difficoltà di
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definizione della proprietà fondiaria di queste zone, alle spese che questo procedimento prevederebbe e infine, sulla base delle disposizioni relative all’eventuale “ricollocazione involontaria di insediamenti” descritte dal manuale operativo della Banca Mondiale 13, la strategia mira al miglioramento delle condizioni di vita nei villaggi esistenti. È tuttavia necessario che i villaggi stessi, in condizioni più favorevoli, non si ingrandiscano ed è per questo che il progetto prevede in primis il blocco dell’espansione dei nuclei abitati esistenti e successivamente il miglioramento delle condizioni di vita tramite la fornitura di servizi e l’inserimento di norme igieniche-ambientali che tengano in considerazione la particolarità del con-
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testo e le variazioni stagionali. Oltre alla demolizione degli edifici inutilizzati e alla regolamentazione dei materiali utilizzabili, vengono definite delle nuove aree, situate nella porzione non inondabile del margine, adibite alla futura espansione fisiologica dei villaggi. Nei nuovi ambiti individuati per la localizzazione dell’espansione fisiologica dei villaggi lagunari, gli spazi comuni si organizzano lungo l’asse centrale dei servizi che funge così da “piazza lineare”. Il percorso coperto, inteso come “vuoto”, spazio permeabile di circolazione, si espande lateralmente nei punti in cui interseca i percorsi secondari che indirizzano il libero insediamento.
13_ Secondo il manuale operativo OP 4.12 - Involuntary Resettlement, dicembre 2001 (revisionato in aprile 2013), le esperienze della Banca Mondiale indicano che una completa ricollocazione involontaria di un’insediamento a seguito di progetti di sviluppo, dà spesso origine a rischiose conseguenze economiche, sociali e ambientali a causa dello smantellamento di sistemi produttivi che difficilmente vengono poi recuperati nella nuova area d’installazione: salvo stazioni eccezionali, “... (a) Involuntary resettlement should be avoided where feasible, or minimized, exploring all viable alternative project designs.”
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8.4 NUOVA INFRASTRUTTURA LAGUNARE accesso pubblico al waterfront
Intervenire sullo spazio del waterfront significa interpretare questo contesto nella sua complessità. Ciò richiede quindi di affrontarlo come luogo di identità di una comunità (e in questo caso di varie collettività) sociale, culturale ed economica, come catalizzatore di esperienze urbane ed attivatore di valori. L’identità plurale dello spazio del margine si arricchisce di nuovi elementi e valorizza quelli esistenti. La vocazione culturale, turistica e produttiva messa a valore da un approccio strategico di area vasta, si affianca ad un’appropriazione pubblica di uno spazio finora destinato ad attività settoriali. L’inserimento lungo il percorso di elementi destinati all’uso pubblico oltre che dei
singoli villaggi lagunari (mercato, servizi e polarità dei trasporti, aree di sosta,...) diviene una possibile risposta alla volontà di intercettare non solo i cicli brevi della dimensione locale, ma anche le energie materiali ed immateriali che viaggiano lungo le grandi reti, di trasferire al contesto urbano e di tradurle in risorse territoriali. Luogo formato dall’intersezione di usi, funzioni e flussi, il margine é sintesi creativa di spazio e comunità, luogo fisico e relazionale che non può essere considerato unicamente come un luogo dello svago, bensì si mostri in tutti i suoi aspetti di “macchina funzionale”: luogo attivo di produzione e commercio (Carta, 2008).
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Evoluzione compositiva del costruito a partire dall’organizzazione degli spazi a corte del tessuto vernacolare.
Una maggiore appropriazione pubblica del margine diviene centrale nella progettazione degli spazi trasversali di connessione tra il tessuto e l’acqua, spazi anche puntuali, spazi funzionali legati ad usi temporanei e di passaggio o usi permanenti di servizio. Gli elementi costruiti del progetto prendono ispirazione dall’organizzazione spaziale del tessuto vernacolare, cercando di sviluppare al massimo le sue qualità spaziali e sociali. In esso, la corte rappresenta uno spazio chiuso o semi-chiuso, in cui tuttavia, si sviluppano i principali episodi di collettività. La trasposizione di questi elementi lungo il margine lagunare necessita un’appropriazione pubblica degli stessi: attraverso la manipolazione dei muri perimetrali, con
lo scopo di abbattere il più possibile le barriere fisiche, si definisce uno spazio che permette il libero passaggio di flussi, mantenendo la propria funzione principale di elemento connettore, tra l’elemento acqua ed il tessuto urbano. L’evoluzione compositiva mira inoltre al raggiungimento del minor impatto paesaggistico possibile percebile dalla laguna.
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SERVIZI E CONNESSIONI La connessione fisica tra il tessuto urbano, il margine e la laguna prende forma tramite l’elaborazione del semplice elemento “pontile”. Attraversando lo spazio ibrido parzialmente inondabile, lo spazio che varia tra una stagione e l’altra, si supera l’immediata riva della laguna fino ad entrare all’interno del margine; l’infrastruttura di collegamento tra l’acqua e la
terra diviene anche struttura di servizio. Situati in corrispondenza degli assi di collegamento principali del tessuto vernacolare adiacente, per facilitare l’accessibilità e permettere un attraversamento diretto fino all’acqua, gli elementi architettonici trasversali si collocano inoltre in prossimità di ogni villaggio, divenendo strutture di servizio, sia per i villaggi
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esistenti, che per le attività economiche produttive adiacenti, estendendosi anche in corrispondenza dei nuovi ambiti adibiti alla futura espansione abitativa. Ogni elemento architettonico diventa un centro di riferimento per l’area e l’abitato circostante, fornendo illuminazione ed ospitando al suo interno aree di stoccaggio e conservazione degli alimenti, aree di lavoro e trasformazione dei prodotti, ma soprattutto un blocco servizi - appositamente realizzato per zone periodicamente inondabili - ed un locale adibito alla raccolta dei rifiuti, scarti del villaggio e dei terreni agricoli vicini. Grazie all’estrema semplicità e flessibilità della struttura prevista, l’organizzazione degli spazi è mutevole a seconda delle esigenze. In corrispondenza delle vasche a terra per le attività di piscicoltura, l’elemento architettonico presta ulteriori spazi chiusi necessari per i macchinari, piccole vasche per l’accoppiamento dei pesci, la raccolta dei materiali ed una piccola area riservata all’amministrazione dell’attività. In quanto struttura sopraelevata e di dimensioni considerevoli rispetto al resto delle costruzioni, il Centro di Raccolta del Villaggio ed i suoi spazi possono divenire aree di “sicurezza” durante la stagione umida.
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C.d.R_centro di raccolta del villaggio (raccolta rifiuti, polo di riferimento agricoltori/ piscicoltori/pescatori). ristorazione e servizi igienici pubblici non inondabili strutture coperte per la piscicoltura e stoccaggio prodotti agricoli terreni per le colture vasche per la piscicoltura aree espansione villaggi di pescatori percorso/pontile di attracco piroghe, carico scarico passeggeri trasporto lagunare.
La struttura permette di percorrere il pontile dal percorso ciclo-pedonale fino al punto dâ&#x20AC;&#x2122;attracco delle piroghe, al riparo dalla pioggia e dal sole, attraversando diversi spazi di servizio e cogliendo il margine nel pieno della sua fruibilitĂ .
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175
Margine di Scambi
Riappropriazione attiva
9
9.1 LE DINAMICHE DI SVILUPPO All’interno di una strategia globale che propone la pianificazione sostenibile delle risorse facenti parte di un ecosistema complesso come quello lagunare, il mercato e la piattaforma di scambio che esso rappresenta, assume un ruolo centrale in quanto polo di riferimento per il controllo e la gestione di un programma per il miglioramento integrato dell’insieme del margine lagunare. A Porto-Novo esistono oggi una decina di mercati di cui due, il mercato centrale ed il mercato di Ouando, rappresentano i principali poli commerciali che hanno instaurato delle relazioni che superano il confine comunale. Gli altri mercati sono distribuiti pressoché omogeneamente
nel territorio urbano ed interessano una sfera commerciale minore, arrivando a servire lo spazio relativo al singolo quartiere. I mercati di quartiere sono luoghi importanti che costituiscono una scala microscopica di lettura dei rapporti tra lo Stato ed i cittadini, testimonianze dell’evoluzione urbana (Michelon, 2012). Si arriva talvolta a parlare di mercati spontanei, ovvero atti di scambio che si organizzano ed hanno luogo nelle strade senza alcun aiuto o controllo dello Stato. Localizzati il più delle volte in prossimità di incroci viari significativi, essi hanno una precisa temporalità, così come i mercati riconosciuti tali dalle autorità.
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L’analisi spaziale dei quartieri di Porto-
Novo meriterebbe uno studio sicuramente più approfondito in quanto rappresentazioni fisiche dei poteri economici, religiosi e politici della città e dei singoli quartieri. Infatti, così come accade per la maglia viaria, l’insieme dei mercati tesse nel corso del tempo la rete che plasma i territori della città, partendo dal centro ed allargandosi verso la periferia, seguendo la forma di espansione urbana. Ognuno degli spazi ha la propria specificità: certi mercati si specializzano in prodotti artigianali o alimentari, altri diventano mercati secondari, assumendo il ruolo di connettori tra i mercati centrali e quelli di quartiere. Le motivazioni alla base della proposta progettuale di inserire un mercato lagunare in corrispondenza del fronte est di Porto-Novo sono plurime. Nonostante non si tratti certamente di un brano urbano di recente fondazione, il margine est è oggi interessato da dinamiche economiche particolarmente nuove rispetto al passato. La rilevanza strategica che pone gli spazi del margine all’interno del corridoio fluviale Porto-Novo Badagry - Lagos, è stata ulteriormente accentuata dagli accordi commerciali e politici stipulati nel 2006 con i suddetti comuni. L’inserimento di un polo come quello del mercato all’interno di un margine caratterizzato da un’elevata attività agricola come proposto da progetto, sostiene inoltre altre ragioni: esso stimola da un lato la produzione agricola tramite la crescita indotta e dall’altro permette di migliorare la qualità e la distribuzione/commercializzazione dei beni, tramite
un programma integrato di formazione e consentendo inoltre una maggiore conservazione dei prodotti di facile deperibilità. Da un punto di vista economico e collettivo, il mercato permette il raggruppamento dei commercianti in associazioni capaci di organizzare un miglior funzionamento dei commerci e dei produttori, e di supportare così il loro sviluppo economico. Inoltre, l’area di mercato, è riconosciuta da sempre come polo ad elevato interesse turistico, considerato “monumento culturale”. I benefici che derivano da questo fattore sono da considerarsi ancora maggiori nel momento in cui, il mercato non risulta solo semplice meta raggiungibile appositamente, bensì diventa sosta obbligata all’interno di un percorso indotto: secondo il piano d’attivazione della mobilità lagunare, il mercato diviene infatti zona di attracco per le piroghe, il che permetterebbe anche ai flussi turistici di accedere alla città direttamente tramite quest’area infrastrutturale/commerciale. I circuiti turistici già proposti all’interno del tessuto urbano, risultano particolarmente vicini al mercato. Esso diventa dunque il collegamento tra questi percorsi esistenti ed il territorio lagunare; inoltre, nell’ottica di un’itinerario turistico della città, partendo dal mercato e dal Palais d’Été du Roi Toffa, attraversando l’axe du pouvoir fino al tessuto coloniale e tornando indietro tramite la promenade des 100 pas, viene così proposto un circuito che permetterebbe uno sguardo completo e variegato su Porto-Novo.
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9.2 mARCHé LIEU DE VIE Il tema del mercato, inteso come dispositivo urbano Il mercato della laguna può essere inteso come un’infrastruttura commerciale pubblica che s’inscrive all’interno di reti spaziali e sociali che traducono la dinamica dei circuiti d’approvvigionamento e di distribuzione della città. I mercati africani, permettono di offrire un possibile quadro di lettura dell’evoluzione urbana e dei processi di urbanizzazione e di interazione tra i cambiamenti sociali e spaziali che sono avvenuti nella città. L’architettura spesso traduce i progetti urbanistici e politici delle differenti epoche: la colonizzazione in primis ha influenzato le modalità di scambio,
segnando, in diverse città africane, il passaggio dal commercio flessibile e variabile del baratto all’istituzione di luoghi fissi dedicati allo scambio e più facilmente soggetti al controllo dei coloni: i grandi mercati monumentali espressione del potere economico. Contemporaneamente, la diffusione dei cosiddetti “mercati spontanei” nelle strade delle città, ha spesso permesso agli abitanti di resistere ai primi effetti della crisi economica degli anni ‘80 che ha colpito la maggior parte delle città. In alcune di esse, le autorità nazionali hanno talvolta deciso di marcare la propria presenza sul territorio, investendo nella creazione di mercati di quartiere gestiti dalle autorità pubbliche.
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“ On peut trouver en Afrique des marchés sans ville, mais il n’existe pas de villes sans marché; négociants et marchands sont des intermédiaires indispensable, au sein même de la ville e dans ses rapports avec l’environnement. “ (Coquery-Vidrovitch, 1988)
Lo spazio del mercato è un luogo di commercio e di scambi basato su delle regole commerciali libere: è un luogo d’occupazione spaziale allo stesso tempo semi-pubblica e semi-privata, in cui viene praticata la libera concorrenza e generalmente, l’amministrazione non vi interviene se non marginalmente. Così come altri generi di spazi (come ad esempio le autostazioni o in alcuni casi le semplici strade) si tratta di luogo fortemente influenzato dai flussi, poiché il commercio ed i trasporti vanno di pari passo con lo spostamento delle merci e delle persone. Inteso non solo come luogo fisico ben identificabile, il mercato assume svariate caratteristiche in quanto elemento fon-
damentale della città, divenendo luogo simbolico e allo stesso tempo luogo d’osservazione degli usi locali, luogo degli scambi materiali ed immateriali. Si può dunque arrivare a parlare dello spazio del mercato in termini di “luogo di vita” dove si manifestano le appartenenze sociali e che caratterizza da sempre le modalità relazionali della collettività che lo frequentano (Michelon, 2011), o ancora, luogo antropologico (Augé, 1992), frutto di una “costruzione concreta e simbolica dello spazio”, a partire dal quale si organizzano le relazioni e si formano le identità personali.
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184
accessi percorrenza diretta percorso turistico circolazione attività commerciale zone di sosta/parcheggi zone stoccaggio prodotti da esportazione strada principale (boulevard perimetrale) nuovo ponte d’accesso alla città. fermate trasporti su gomma e su acqua
La localizzazione del mercato è prevista in corrispondenza del punto in cui il boulevard esteriore, con il suo andamento semicircolare, giungendo in prossimità della laguna si interrompe. Il PDU, nella sua ultima versione, prevede la realizzazione del secondo ponte di accesso alla città in corrispondenza dell’interruzione del viale, collegando quest’ultimo con un quartiere laterale del vicino comune Sémé-Kpodji, al di là della laguna. La realizzazione del secondo ponte, affiancato al potenziamento della mobilità lagunare, diventa centrale nell’accessbilità e centralità che assume il polo commerciale. Il secondo ponte permetterebbe un alleggerimento del traffico su gomma, andando inoltre a contrastare la progres-
siva marginalizzazione del centro storico vernacolare, oggi in gran parte degradata a causa della quasi assente manutenzione. Storicamente i mercati rappresentavano il fulcro tra i diversi sistemi di mobilità; situato sul margine est, il mercato diviene a sua volta il principale snodo tra la mobilità lagunare e quella su gomma, punto chiave degli scambi tra le due dinamiche presenti: il sistema lagunare ed il sistema urbano e cittadino. La circolazione all’interno degli spazi del mercato, ha la funzione di creare una gerarchia degli spazi disponibili, permettendo passaggi agevoli ma non disperdenti, ed assicurando la respirabilità fisica e visiva dell’area.
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mercato ortofrutticolo e ristoro trasformazione rifiuti organici mercato ittico e ristoro trasformazione e conservazione alimenti pontile di attracco servizi igienici manutenzione piroghe amministrazione
9.3 DISPOSITIVO URBANO
l’ORGANIZZAIZONE DEGLI SPAZI TRA FORMALE ED INFORMALE I luoghi del mercato lagunare sono gli spazi del cibo e di tutte le lavorazioni che lo accompagnano, spazi delle comunità che lo frequentano, che consumano, che vendono ed acquistano i prodotti. Si tratta dei prodotti della laguna e del margine, trasformati direttamente sul posto o nei centri di raccolta disposti lungo il margine. La progettazione di un dispositivo urbano di questo genere, collocato in un contesto ibrido e particolare, necessita di considerare i diversi tipi di utenza: i pescatori, gli orticoltori, i piscicoltori, i venditori (che talvolta coincidono con i produttori), gli acquirenti, gli acquirenti rivenditori ed i turisti. Il mercato è costituito da sette elementi
trasversali raggruppati in prossimità della fine della promenade. Il percorso che si delinea lungo tutto il margine, in corrispondenza del mercato divide gli spazi di vendita, costituiti da stands all’aperto allineati longitudinalmente, da quelli di servizio e trasformazione, rappresentati da spazi chiusi. Soprattutto per quanto riguarda l’area del mercato ittico, la predisposizione di aree frigorifere per il pescato e gli altri alimenti risulta essenziale per la conservazione dei prodotti freschi e facilmente deperibili. Una porzione della struttura sarà inoltre riservata ad altre attività legata alla mobilità lagunare come la manutenzione delle piroghe o il servizio di attracco per il carico e lo scarico delle merci. L’unico elemento architettonico non
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allineato agli altri 6 é occupato dai locali amministrativi e direzionali del mercato, affiancati a spazi di stoccaggio ed aule riservate alle riunioni per i raggruppamenti dei produttori e alla loro formazione.
(146 kg/1000) x 263’000 x 1,024 =
DIMENSIONAMENTO Il dimensionamento degli spazi é stato fatto sulla base di calcoli forniti dal manuale operativo delle strutture commerciali elaborato da John David e Tracey White tramite un programma FAO del 1997 14. A partire da una stima dei consumi totali della città - considerando il livello di consumi raccomandato di 146 kg/persona/anno (CIRAD 2009) applicato alla popolazione in crescita (tasso 2,4 %) - ed ipotizzando un’assorbimento della vendita comunale pari al 30% circa, é possibile definire la quantità annua di prodotti commercializzabili previsti per il mercato in oggetto. Considerando 15 t/m” il valore indicativo dello spazio standard di vendita fornito dalla tabella 1 (allegato3) si ottiene dunque la superficie degli spazi coperti totali necessari per la vendita, comprensivo degli spazi liberi (circolazione e aree vuote). A questo valore sarà poi necessario sommare gli spazi necessari per l’amministrazione, i locali pulizie, i bagni (sia pubblici che riservati agli impiegati della struttura) ed i depositi, moltiplicati per un valore che tiene conto delle aree d’accesso e dei parcheggi. Il calcolo considera la previsione di aree libere destinate alla futura espansione o ad ospitare eventuali manifestazioni o
39’319, 5 t/anno proiezione del consumo totale della città (tonnellate)
( 39’319,5 x 0,3 ) =
11’795 t/anno quantità annua commercilizzata per il mercato in oggetto (tonnellate)
11’795 t 15 t/m2
=
[ 786,4 + 15 + (2x2) + (2x6) + 10 ] x 3 =
786,4 m2 bisogno totale di spazi coperti di vendita ed aree libere (m2)
2’482,17 m2
stima totale per l’area del sito (m2)
14_ Il “Manuel de Planification des marchés de vente au detail”, é stato pubblicato nel 1997 nell’ambito del programma “Approvvigionamento e distribuzione alimentare delle città”. Definendo alcune linee guida, il manuale tratta l’intera questione dello sviluppo di un mercato, dalla progettazione alla realizzazione, fino alla gestione e manutenzione dello stesso. Inoltre, tramite alcune tabelle esplicative, esso fornisce ad esempio possibili metodi pratici per il dimensionamento. (riferimento allegato n°3)
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8 B’
7
6
5
4
5
4
5 5 1
11
2 1
2
3 3
10
13
3 9
12
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spazi vendita dei prodotti alimentari
1
spazi vendita informale
2
caffĂŠ e buvettes
3
aree trasformazione,
4
imballaggio e mantenimento alimenti area depositio e raccolta rifiuti
5
servizi pubblici
6
area trattamento rifiuti
7
organici vasche fitodepurazione delle acque usate
8
manutenzione piroghe
9
stoccaggio materiali
10
amministrazione
11
(uffici responsabili CGM CentroGestioneMercato-, ufficio pulizie, deposito macchinari, aule per formazione/assemblee.) embarcadero/attracco piroghe (attracco turistico/commerciale locale) fontana e pompa dâ&#x20AC;&#x2122;acqua manuale
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12
13
spettacoli. Risulta inoltre necessario permettere ai venditori informali d’integrarsi correttamente alle attività del mercato ufficiali, senza inficiarne il funzionamento. Essi infatti hanno una grossa influenza anche se non vengono considerati nel conteggio del settore commerciale. Il progetto prevede dunque oltre che una zona dedicata ai commercianti permanenti (stands coperti) anche una zona per i commercianti occasionali costituita da spazi ombreggiati o riparati. In una città come Porto-Novo, la dimensione relativamente contenuta (nettamente inferiore al mezzo milione di abitanti) ed un contesto particolare come quello del margine fanno sì che le due funzioni di mercato all’ingrosso e mercato al dettaglio (generalemente separate per motivi funzionali) possano coesistere poiché solitamente svolte dagli stessi commercianti. Le due funzioni coesistono spazialmente ma non temporalmente: le aree coperte ma meno vincolate spazialmente dagli stands, ospitano la mattina presto le funzioni di carico, scarico e prima vendita all’ingrosso delle merci; nel resto della giornata, la vendita
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Flessibilità giornaliera
chiusura notturna
carico scarico merci vendita all’ingrosso
carico scarico persone, vendita al dettaglio, ristoro
ristoro, pulizie
svolta nella totalità delle halles lineari è al dettaglio e anche le altre funzioni vengono attivate, fino al momento della chiusura e pulizia. La funzione infrastrutturale del mercato e dei suoi pontili, ha una durata continuata 7-24, consentendo il libero passaggio dei fruitori anche in momenti di chiusura delle attività commerciali. La mobilità dei piani di esposizione e vendita delle merci permette una parziale chiusura dei moduli commerciali, ed un conseguente allargamento del passaggio coperto.
Flessibilità stagionale
Le particolari caratteristiche in cui va ad inserirsi il progetto costringono la struttura a tener conto delle possibili variazioni annuali del terreno che, in prossimità del pontile d’attracco delle piroghe e dei mezzi di trasporto lagunare, risulta stagionalmente insondabile. Considerando comunque un margine di sicurezza elevato, durante questo periodo di eccezionali variazioni del livello della laguna, la fruizione degli spazi di vendita sarà soltanto parziale, per assicurare uno stato di sicurezza ed organizzazione/igiene nelle zone perennemente asciutte. Tuttavia, l’allineamento tra il livello dei piani di supporto per la vendita e la superficie
Ott. - Dic.
191
(possibili inondazioni) fruizione parziale del mercato
Genn. - Sett. fruizione completa del mercato
Piattaforma di scambi
Ouando
Marché
agricoltori e piscicoltori
pescatori
stranieri e turisti
Sémé-Kpodji
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coltivatori e commercianti
stranieri
NIGERIA
le “bonnes femmes”
cittadini di PortoNovo
are
a u rba n
a
ma
rgi
lag
ne
un
lag
a
un
are
del pontile sulla laguna, assicura l’accesso alle zone di attracco per il carico delle merci. Una delle funzioni principali di un mercato è quella di tutelare con adeguati servizi la produzione locale nel rispetto delle norme igienico-sanitarie, migliorando così anche la presentazione visiva ed estetica dei prodotti aumentando le possibilità di vendita. È quindi necessario prestare particolare attenzione anche alle aree riservate ai servizi igienici pubblici e alla raccolta di rifiuti inquinanti, appositamente dimensionati sulla base della produzione prevista.
193
Si considera la produzione annuale di merci per un mercato come quello in oggetto sia pari a 10’000 t/anno (28 tonnellate/giorno): ad essa corrispondono circa 1,4 t di rifiuti al giorno La ventilazione degli spazi di vendita, così come la protezione da sole e pioggia, sono assicurate dalla tipologia di copertura che permette il libero passaggio est-ovest dell’aria tra ogni elemento lineare. Inoltre, la pavimentazione e la sua distanza dal terreno consentono un adeguato drenaggio delle acque superficiali e facilitano la pulizia degli spazi e delle superfici.
LO SPAZIO COMUNE Il margine lagunare est di Porto-Novo accoglie diverse funzioni: residenziali, religiose o economiche. Ad oggi tuttavia, non esistono luoghi di svago o di piacere lungo la laguna ed in quest’ottica, il mercato si propone come una struttura in grado di offrire spazi pubblici di commercio e socialità. Concentrati agli incroci o alle estremità delle file, i luoghi di pausa e ristoro interrompono la ripetitività degli stand modulari, inserendo tra le vivaci ed attive dinamiche di scambio, momenti di sosta, piccoli caffè o buvette pur sempre incentrati sul tema del cibo ma anche della discussione e del riposo che ne derivano spontaneamente.
to. Si tratta infatti di una realtà organizzata e determinata per svolgere funzioni specifiche e allo stesso tempo, di uno spazio dell’incontro e della socialità, luogo collettivo dove si svolgono riunioni della collettività e dove l’atto dell’acquisto assume un significato che va ben al di là della scelta del buon prodotto. Lo spazio pubblico attrattivo che può diventare il mercato deriva non solo dalle attività presenti ma anche dal dimensionamento degli spazi e dal particolare contesto suggestivo in cui si trovano. La presenza di una sorta di punto focale, come può essere la fontana o semplicemente il paesaggio, ed una limitazione non rigida dell’area del mercato, aiuta la percezione e l’utilizzo degli spazi. Il punto dedicato all’installazione del légba protettore del mercato (usanza diffusa in ogni polo commerciale della città) verrà deciso dalla collettività al momento dell’avvio delle attività.
La piattaforma commerciale di scambi diventa piena espressione della dualità tra spazio definito e spazio indetermina194
Vista interna del mercato il ruolo centrale del cibo e del paesaggio, tra il commercio e gli spazi collettivi.
195
9.4 IL RECUPERO DELLE RISORSE L’ACCUMULO DELL’ACQUA
La copertura ad impluvio del mercato svolge l’ulteriore funzione di raccolta dell’acqua piovana, con particolare incidenza nella stagione delle piogge. L’acqua raccolta viene accumulata in una cisterna superficiale a nord del percorso e potrà essere direttamente riutilizzata per le attività agricole adiacenti. In alternativa, l’acqua può essere ulteriormente canalizzata all’interno di un’altra
vasca dove, grazie all’utilizzo del giacinto d’acqua abbondantemente presente in prossimità della laguna e sfruttandone le proprietà filtranti, può essere parzialmente depurata. Reinserita nel processo di trasformazione e conservazione degli alimenti all’interno del mercato l’acqua risulta particolarmente utile per un primo lavaggio degli alimenti prima della vendita o per l’irrigazione dei terreni.
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Sezione trasversale del mercato, in corrispondenza dellâ&#x20AC;&#x2122;area di vendita coperta e di una piccola attivitĂ di ristorazione.
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DIG-&-FILL Attraverso la tecnica del dig-fill, vengono create differenti configurazioni del terreno. Essa varia dunque da lineare a terrazzata, in funzione della relazione con l’acqua che si esprime in quel punto. Lungo il percorso, in corrispondenza delle vasche per la piscicoltura, il terreno scavato (approsimativamente di una profondità pari a un metro) viene recuperato ai lati del bacino stesso, permettendo di rinforzare i margini e rialzarli leggermente, allontanando così il rischio di inondazioni delle vasche. Interventi maggiori vengono invece realizzati in corrispondenza dei pontili d’attracco, e del mercato, per facilitarne l’utilizzo anche nella stagione umida. Il terreno sabbioso guadagnato dallo scavo viene riutilizzato
per la compattazione del terreno adiacente, la cui configurazione determina la scala dell’edificato che è possibile collocare, limitando il più possibile il rischio di inondazioni.
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9.5 TRA FORMAZIONE E GESTIONE Visto il buon funzionamento dei raggruppamenti di orticoltori esistenti lungo il margine o di donne piscicoltrici, e sulla base delle esperienze intraprese attraverso il mercato di Ouando, basare l’intera gestione del mercato lagunare su cooperative di commercianti potrebbe essere un’idea. Affidare la gestione al settore pubblico, in questi casi potrebbe risultare svantaggiosa in quanto le motivazioni sono spesso troppo lontane da quelle degli agricoltori e piscicoltori. Il comitato di gestione, costituito dai rappresentanti dei poteri locali direttamente interessati, delle associazioni di produttori e commercianti (spesso coincidenti) e delle associazioni di consumatori, risponde direttamente allo chef della municipalità locale, in questo caso lo chef del 1° arrondissement. Il comitato definisce in primis i bisogni di comunicazione e formazione degli attori, per poter dunque migliorare il margine di guadagno e la competizione tra i commercianti, ma soprattutto per permettere la comprensione e la conoscenza delle norme igieniche da applicare e delle tecniche di conservazione e trasformazione per migliorare la qualità dei prodotti nel tempo. Tutto ciò che riguarda l’ordinaria gestione del mercato, escludendo i compiti dell’amministrazione, viene svolto dal comitato: la definizione dei metodi di vendita ammessi, del regolamento, del controllo della quantità dei prodotti in transito, la sorveglianza dei parametri igienici. Un’importante compito del comitato
corrisponde alla gestione della raccolta dei rifiuti, definendo l’organizzazione dei centri di raccolta situati lungo il margine in prossimità dei villaggi e strutturando l’eventuale trasferimento e la vendita di alcuni di essi (rifiuti plastici) al centro Songhaï. L’efficacia rispetto al tema dei rifiuti risulta essenziale per il corretto funzionamento del mercato, evitando invasioni d’insetti o l’ulteriore inquinamento dell’ecosistema lagunare. Infine l’amministrazione svolge tre funzioni principali: si occupa della contabilità e percepisce le tasse/quote di locazione degli stands, assicurando inoltre la sicurezza e la pulizia degli spazi, accompagnata dalla manutenzione degli stessi, in risposta alle norme igieniche necessarie.
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201
CONCLUSIONI La riqualificazione, così come qualsiasi altro intervento sul tessuto urbano di una città come Porto-Novo, si scontra con dinamiche politiche, economiche e sociali completamente diverse rispetto a quelle del mondo occidentale. La crisi urbana che attraversa l’Africa occidentale, lo squilibrio demografico, la diffusione degli insediamenti ed i mezzi economici limitati sono solo alcuni dei fattori che contribuiscono alla difficile gestione di queste realtà. Tuttavia, la città “mondiale” suppone l’adozione di un unico modello, una sorta di città generica (Koolhaas, 2000) ed il modello coloniale francese ne é un esempio. Per decenni c’è chi pensato che le città africane non fossero che l’espressione di una lunga e lenta degradazione di un modello originario pressoché scomparso ma ad oggi, si può affermare che la città africana esiste e non solo come “non-città”: essa ha negoziato un proprio modello, risultante da un’ibridazione, un eterogeneità complessa e non una degradazione di un modello (Chenal, 2013). Svariati progetti, soprattutto a scala ur-
bana, che intervengono sulle città africane ed in particolare sulle città dell’Africa occidentale, dovrebbero tener conto fin dal principio che i métissages di modelli non sono per forza indice di mondializzazione bensì una ricchezza per la città stessa ed é tramite la decostruzione di questi modelli che é possibile leggere il fenomeno urbano nel suo insieme. La mia analisi purtroppo sconta tutti i limiti con cui mi sono scontrata durante la mia permanenza a Porto-Novo, limiti pratici e limiti teorici. Inoltre, la particolarità e fragilità dell’area in oggetto meriterebbe una trattazione sicuramente più ampia, soprattutto per quanto riguarda gli aspetti tecnici legati alle problematiche idro-geologiche del margine e all’insicurezza fondiaria, tanto essenziale quanto critica, sia per la gestione degli spazi stessi che per la pianificazione di nuovi interventi, spesso in contrapposizione con gli aspetti legislativi. Cosciente dei suoi limiti, Port de nouveaux échanges si propone tuttavia come possibile interpretazione di uno degli
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spazi centrali nella storia e nel futuro della cittĂ , uno spazio ad elevato valore paesaggistico che diventa contemporaneamente unâ&#x20AC;&#x2122;interessante opportunitĂ per la cittĂ di Porto-Novo, sia a livello economico che patrimoniale.
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MéMOIRES E TESI: AHOUANDJINOU Nathanaël O.D., Pression urbaine sur les zones humides: cas des vallons du Zounvi et du Boué à Porto-Novo (Bénin), Université d’Abomey-Calavi (Bénin), Unité de Récherche: Gestion des Espaces Urbanisés, 2004. Danvide Taméon Benoît, Habitat lacustre et environnement_Cas de Ganvié au Sud du Bénin, Ecole africaine des metiers de l’architecture et de l’urbanisme, 2009. Deville Claudie, Collectivités familiales, cultes vodoun et structuration de l’espace urbain à Porto-Novo, Université Louis Pasteur de Strasbourg, Faculté de Geographie, Strasburgo, 2000. Idohou Francoise et Vodounnou Eustochie, Etude ecologique de la lagune de Porto-Novo, Ecole normale superieure Université National Benin, 1991. 207
Michelon Benjamin, Planification urbaine et usages des quartiers précaires en Afrique. Etudes des cas à Douala et à Kigali, Ecole polytechnique fédérale de Lausanne_Programme doctoral en architecture et sciences de la ville, Losanna, 2012.
ICONOGRAfia cartografia storica p. 69 (1 e 2) tratte da: Sinou A. e Oloudé B., Porto-Novo ville d’Afrique noire, p.22, p.68) foto Pascal Maitre, opera di Romual Hazoumé, p.159 tratta da: esibizione “Debrouille-toi, Africa 2005, articolo n°14. > http://www.octobergallery.co.uk/art/hazoume/hazoume_dogone.shtml
Sitografia e rapporti: http://liaisonsurbaines.com/?p=527 BADOU T. et GNACADJA C., Evolution de la décentralisation au Bénin. De la Conférence des forces vives à nos jours, in Gouvernance en Afrique, 2000. >http://base.afrique-gouvernance.net/fr/corpus_dph/fiche-dph-247.html. Ecosystème et développement urbain, in Les ateliers, maîtrise d’oeuvre urbaine, CergyPontoise, Marzo 2011. >http://www.ateliers.org/content/ecosysteme-et-developpement-urbain. Objectifs et structure de la convention, Rapport explicatif, Convention européenne du paysage, Firenze, 20 Ottobre 2000. > http://conventions.coe.int/treaty/fr/Treaties/Html/176.html
208
WHITE L. et VANDE WEGHE J.P. , Patrimoine Mondial Naturel dâ&#x20AC;&#x2122;Afrique Centrale, Rapport de lâ&#x20AC;&#x2122;atelier de Brazzaville, Unesco CAWHFI, Marzo 2008. > http://whc.unesco.org/uploads/activities/documents/activity-591-1.pdf. ONU-HABITAT (2003), Guide to Monitoring Target 11, Improving the Lives of 100 million Slum Dwellers: Progress towards the Millennium Development Goals, UN-HABITAT, Nairobi. ONU-HABITAT (2003), The Challenge of slums. Global report on human settlements, Earthscan, London. ONU-HABITAT (2006), State of the Worlds Cities 2006/7, The Millennium Goals and Urban Sustainability, Earthscan, London. UNFPA (2007), The State of the World Population 2007: unleashing the potential of urban growth, United Nations Population Fund, New York. UNFPA (2011), The State of the World Population 2011: people and possibilities in a world of 7 billion, United Nations Population Fund, New York.
209
ALLEGATI INDICE
1. Norme riguardanti la legge sulla decentralizzazione: Legge N° 97-029 del 15-01-1999
213
2. Lista delle persone incontrate durante lo studio di fattibilità: Porto-Novo, Bénin - agosto/settembre 2013.
214
3. Tabelle pianificazione e dimensionamento mercato al dettaglio: Manuale FAO.
215
4. Elaborati grafici
218
212
ALLEGATO N°1 Legge N° 97-029 del 15 gennaio 1999, riguardante l’organizzazione dei comuni nella repubblica del Bénin. Section 1 : Du développement local, de l’aménagement, de l’habitat et de l’urbanisme Article 84 : La commune élabore et adopte son plan de développement. Elle veille à son exécution en harmonie avec les orientations nationales en vue d’assurer les meilleures conditions de vie à l’ensemble de la population. Dans ce cadre: 1. elle élabore les documents de planification nécessaires : - le schéma directeur d’aménagement de la commune; - le plan de développement économique et social; - les plans d’urbanisme dans les zones agglomérées; - les règles relatives à l’usage et à l’affectation des sols; - les plans de détails d’aménagement urbain et de lotissements. 2. elle délivre les permis d’habiter et les permis de construire. 3. elle assure le contrôle permanent de la conformité des réalisations et des constructions avec la réglementation en vigueur.
Section 3 : De l’environnement, de l’hygiène et de la salubrité Article 93 : La commune a la charge : - de la fourniture et de la distribution d’eau potable; - de la collecte et du traitement des déchets solides autres que les déchets industriels; - de la collecte et du traitement des déchets liquides; - du réseau public d’évacuation des eaux usées; - du réseau d’évacuation des eaux pluviales; - des ouvrages d’aménagement des bas-fonds et de protection contre les inondations; - de la délimitation des zones interdites à l’urbanisation dans les périmètres réputés dangereux pour des raisons naturelles ou industrielles ; - de la création, de l’entretien et de la gestion des cimetières et des services funéraires.
213
ALLEGATO N°2 Lista delle persone incontrate durante lo studio di fattibilità Comune di Porto-Novo M. Moukaram OCENI, sindaco Mme Colette HOUETO, rappresentante giunta comunale Mme Gisèle Reine HOUENOU NOUANVOEGBE, chef del 2° arrondissement M. Soliyou OSSENI, direttore dell’ufficio comunale Mme Bernice MARTIN CORREIA, coordinatrice dell’Ufficio del Turismo M. Daniel HOUNKPEVI, direttore dei Servizi Tecnici M. Richard Lyns HOUNSOU, direttore della Cultura e del Patrimonio M. Roméo HOUSSOU, capo progetto Porto-Novo ville verte, Direzione dei Servizi Tecnici Mme. Joëlle AKODJENOU, responsabile degli Ateliers in Bénin Mme Inès AGONVINON, piattaforma multi-attori (agricoltori), M. Séraphin SODJINOU, Consigliere Municipale, Presidente della Commissione dei Servizi e delle Infrastrutture.
Maryline Azokry Degnon, stagista studentessa in architettura Amministrazione Statale Direction Départementale de l’Habitat et de l’Urbanisme: Constant Koudoro, Capo del
Servizio di Regolamentazione e controllo dell’Ambiente
Enti locali Centre Songhaï: Père Godfrey Nzamujo, direttore Ecole du Patrimoine Africain / Jardin des Plantes et de la Nature: M. Fallo Baba KEITA, direttore M. Franck Ogou, Conservatore del JPN M. Fakambi BANKOLE TAIO, architetto, Gruppo Ricerca Studi Architettura e Urbanistica Impianti piscicoltura FERPISAGLO: Rev. Père Pascal D. AKPLOGAN, Direttore della struttura di piscicoltura Agbokou-Lokpodji ADP
Ouadada: Gérard Bassalé, Direttore del centro culturale Enti Stranieri Communauté d’Agglomération de Cergy Pontoise: M. Luc RAIMBAULT, direttore generale FFEM (Fonds Français de l’Environnement Mondial): Mme Janique ETIENNE, capo progetto M. François NOISETTE e Benjamin MICHELON, consulenti FFEM per il progetto “Porto-Novo
ville verte”.
214
ALLEGATO N°3 TABELLE TRATTE DA: John David Tracey-White
MANUel de planification des marchés de vente au détail
DT/16-97 - avril 1997 - © FAO Collection «Aliments dans les Villes», Programme FAO «Approvisionnement et distribution alimentaires des villes»
Tabella 1_ Encadré 6, p. 72
Tabella 2_ Encadré 7, p. 74
215
Tabella 3_ EncadrĂŠ 9, p. 105
Tabella 4_ Tableau 12, p. 99
216
Tabella 4 (seguito)_ Tableau 12, p. 99
217
218
ALLEGATO N째4 Elaborati grafici (1)
219
IL DIPARTIMENTO DELL’OUEMÉ
Departement du Zou chef lieu de la commune località foreste/riserve protette
12 dipartimenti in Bénin 8 comuni nel dipartimento dell’Ouémé
terreni inondabili/zone paludose piano d’acqua (basso delta Ouémé)
Bonou
confine comunale confine nazionale
Departement du Plateau
rete viaria interdipartimentale rete viaria dipartimentale rete viaria locale
Bonou Departement de l’Atlantique
Adjohoun
Adjohoun
Missérété Avrankou Dangbo
Dangbo Akpro-Missérété
PORTO-NOVO Aguégués Sèmè-Kpodji les Aguégués
PORTO-NOVO NIGERIA
Sèmè-Kpodji
ESPANSIONE URBANA E CRESCITA POPOLAZIONE: L’EVOLUZIONE SPAZIALE DELLA CITTÀ
Popolazione 2013*: tasso dii crescita:
OCCUPAZIONE DEL SUOLO
263’916 abitanti 1992-2002 +2,24% 2002-2013 +1,52%
(fonte: DST Commune de Porto-Novo, 2002-2010) 0,2 % turismo 2,8 % direzionale/uffici
(*dati provvisori CENSIMENTO maggio2013) fonte: INSAE e CIA World Factbook, 2013)
XVIII sec
18 % bassifondi non abitati
Porto-Novo
300’000
79 % residenziale
250’000 200’000
5 % nucleo urbano antico
150’000
4 % residenze standard elevato
100’000
1930 1938
0,5 % nucleo villaggio tradizionale
50’000
0,1 % residenze precoloniali afrobrasiliane
1960 1970 1980 1990 2000 2010 2020
ponte sulla laguna
18 % espansione urbana non lottizzata
Residenziale
LA DENSITÀ ABITATIVA (ab/kmq) 5 arrondissement, 86 quartieri
1960
(fonte: DST Commune de Porto-Novo, 2002-2010, Composition de la commune de Porto-Novo, 2002_ SERHAU SA)
(2675 ha)
15 % espansione urbana
(apertura di strade)
35 % espansione urbana lottizzata 22 % espansione urbana in corso di lottizzazione
1970
1980 1985
(3745 ha)
1990
200 ettari lottizzati (2730 parcelle) lottizzazione e viabilizzazione delle zone periferiche occupate informalmente
56 193 ab (+5,3%)
57 678 ab (+2,7%)
4
5
2
45 333 ab (+2,4%)
1999
500-4600 4600-7200 7200-12000 12000-22000 22000-41900
3
2010
1
31 894 ab (+0,3%)
35 914 ab (+0,4%)
DALLA DECENTRALIZZAZIONE ALLA PIANIFICAZIONE URBANA (fonte: NEP 2013)
1999 Avvio del processo di DECENTRALIZZAZIONE
ALLEGATO N°4 Elaborati grafici (2)
(2013-2018 3°mandato)
PDU
2001 (-2009)
PDM
2005
SDAU
2006
Grand Cotonou
Porto-Novo
Plan Directeur d’Urbanisme
Plan Developpement Municipal
Ganvié
Abomey-Calavi
CITTÀ SATELLITE
Schema Directeur Amenagement Urbain
(Porto-Novo, Sèmè-Kpodji, Cotonou, Abomey-Calavi, Ouidah)
PABL
2009
PDU*
2013 approvazione fase1 2014-2018 realizzazione
Sèmè-Kpodji Cotonou
Plan d’Amenagement de la Berge de la Lagune -Berge Ouest
Porto-Novo e Cotonou, capitale econom ca del paese, fungono da polarità per g intensi traffici giornalieri che attraversan il processo il densificazione delle zon rurali peri-urbane.
1968 2006
“Porto-Novo ville verte: Planification stratégique et aménagement durables.”
PORTO-NOVO
fase 1/
Protezione, riqualificazione e valorizzazione dei settori di Agbokou e Lokpodji FFEM (1.000.000 €)
6 km
COTONOU
fase 2/
Spiaggia lagunare e Porto Lagunare
30 km
BAD (2.500.00 €)
220
PORT D E N OUVE AUX É C HAN GES P r o p o s t a d i r i q u a l i f i c a z i o n e p e r i l f r o n t e l a g u n a r e d i Po r t o - N o v o , B é n i n
BADAGRY 80 km
LAGOS
Università degli Studi di Ferrara - Corso di Laurea Magistrale in Architettura - A.A. 2012-2013, ses
PORTO-NOVO CITTÀ IN CRESCITA contesto territoriale scala 1:20000 N 0
200m
400m
1km
aree verdi/terreno inondabile vegetazione densa mercato principale mercato secondario strade asfaltate (18,7 km) strade pavimentate (8,7 km) strade in terra battuta (38,1 km) ferrovia dismessa confine arrondissement
I MEZZI DI TRASPORTO TAXI-MOTO “ZEMIDJAN” o moto privata
migli no ne
ssione di laurea: marzo 2014
AUTO PRIVATA a nolo
corta distanza (0-15km) tariffa: 100 CFA/5min
TAXI media e lunga distanza (15 -120 km, >120 km) tariffa: 500 CFA/30 km
MINI-BUS TRANSPORT EN COMMUN
-
Relatore: Prof. Romeo Farinella
Correlatore: Arch. Riccardo Pedrazzoli
Laureanda: Anna Branzanti
221
2
222
ALLEGATO N째4 Elaborati grafici (3)
223
ECOSISTEMA FRAGILE CAMBIAMENTI CLIMATICI Giugno 1992 e 1994_
Il Bénin fa parte dei paesi direttamente esposti all’aumento
del livello del mare. Il fenomeno comporta un progressiva perdita di superficie. Oltre all’erosione e alla vulnerabilità costiera, che tocca già il litorale, le inondazioni ricorrenti
CCNUCC
media mensile m3/s a Bonou (1948-2005) - ASECNA.
firma e approvazione della
(Convention-Cadre des Nations Unies sur les Changements Climatiques).
Gennaio 2008_
sono ormai problematiche rilevanti.
PANA
elaborazione del programma
(Programme d’Action National d’Adaptation aux Changements Climatiques).
SITO RAMSAR
PLUVIOMETRIA ANNUA (mm)
Stazione Ouando, Porto-Novo 2004. (Akodogbo, 2005/ ASECNA, 2004). pluviometria 2004 station ouando (mm) - memoire contribution...
La Basse vallé dell’Ouémé,
salinità e temperatura 1990_Nokoué mémoire foto il Lac e la Laguna
di Porto-Novo, formano insieme la più vasta zona umida del paese con 91600 ha, classificata Sito Ramsar dal gennaio del 2000.
18% 16% 12% 6%
400 350 300
30° 250 29° 200 28°
Bonou
150 100
26°
50
2%
G
F
M
A
M
G
L
A
S
O
N
D
fleuve Ouémé
PORTATA DEL FIUME OUÉMÉ (m3/s)
media mensile a Bonou 1948-2005. media mensile (ASECNA, 2010).m3/s a Bonou (1948-2005) - ASECNA.
1200 1000 800 600 400 Aguégués
Ganvié
AbomeyCalavi
1
Oceano Atlantico
200
Porto-Novo
lac Nokoué salinità e temperatura 1990_ mémoire foto canale di Badagry
Badagry
G
F
M
A
M
G
L
A
S
O
N
D
pluviometria 2004 station ouando (mm) - memoire contribution...
Lagos
(a 120km)
18% Cotonou 16%(a 30km)
FRONTIERA BENIN-NIGERIA
12%
30° 29° 28°
6% 26° 2%
LIVELLO VARIABILE DELLA LAGUNA (m)
(Fonte valori numerici: mémoire Idohou, 2008).
est
I movimenti di variazione dei piani d’acqua, dovuti alla particolare situazione geografica della laguna, portano ad una variazione del livello delle acque e ne determinano il ruolo di “luogo di scambio”, transizione o staticità delle acque dolci e salate: le inondazioni e i deflussi annuali, ritmano dunque gli stati idrologici.
3
3
2,52,5 2
3
2
G
F
M
A
grande stagione secca
M
G
grande stagione delle piogge
“Ayo” ritiro delle acque
L
A
S
O
N
D
piccola stagione delle piogge
“Atcha” periodo di piena
media mensile m3/s a Bonou (1948-2005) - ASECNA.
ECOSISTEMA IBRIDO
ECOSISTEMA ANTROPICO
LA CIRCOLAZIONE DELLE ACQUE E LE SUE VARIAZIONI
PRESSIONE URBANA SUI MARGINI DELLE DEPRESSIONI
(mémoire Idohou, 2008).
salinità (%)
fiume/laguna
mare/lago
Caso depressione Zounvi
(fonte: mémoire Ahouandjinou, 2004 e foto aeree)
salinità e temperatura 1990_ mémoire foto
fiume/laguna
pluviometria 2004 station ouando (mm) - memoire contribution...
temperatura (°C)
mare/lago
stagione secca
18% 16%
stagione delle piogge
30° 29° 28°
12%
% abitazioni
0,5
% strade/ponti
3,5 % rifiuti 94,5 % vegetazione spontanea e coltivazioni
6% 26°
ALLEGATO N°4 Elaborati grafici (4)
1,5
2% G
F
M
A
M
G
L
A
S
O
N
esten Dono
8,71 k
ruolo
ritenzi smorz ricaric purific
D
VEGETAZIONE: risorsa e problematica
poco diffusa
poco diffusa diffusa
molto diffusa/ infestante
Eichornia Crassipes (Giacinto d’acqua) flottante
1
Cyperus papyrus
Paspalum vaginatum
Typha Australis
zone ad inondazione prolungata e paludose
zone ad inondazione prolungata
zone ad inondazione prolungata e paludose
224
PORT D E N OUVE AUX É C HAN GES P r o p o s t a d i r i q u a l i f i c a z i o n e p e r i l f r o n t e l a g u n a r e d i Po r t o - N o v o , B é n i n
Sez A 2
3
Università degli Studi di Ferrara - Corso di Laurea Magistrale in Architettura - A.A. 2012-2013, sessi
PORTO-NOVO CITTÀ LAGUNARE contesto territoriale scala 1:20000
A
N 0
200m
1km
400m
Laguna di Porto-Novo estensione: profondità:
ca 35 km2 ; 0,70 - 8 m.
(fonte dati cifrati: calcolo aree da carte IGN 1968, 1:50000 e 1:200000; collocazione collettorii: DSO, 2008)
1
depressione Zounvi
1
depressione Donoukin
2
Canale Totché
3
(1,28 km2 circa, 2,6% territ comunale, bacino versante corrispondente: 17,56 km2) (3,93 km2 circa, 7,6% territ comunale, bacino versante corrispondente: 21,88 km2)
(lungh 5km; larg 180m ca.)
2
Inbocco Canale di Badagry
4
(lungh 100km, 125 km fino a Lagos)
collettori acque superficiali e canali di scolo esistenti delimitazioni bacini versanti pendenza bacino versante
4
ECOSISTEMA ATTIVO
nsione tot dei 3 bassi-fondi oukin, Zounvi, Bouée:
km2 ca, 18% ca della sup. tot. di Porto-Novo.
LA PESCA ARTIGIANALE
LA RACCOLTA DI SABBIA
I TRASPORTI
Praticata tutto l’anno tramite diversi metodi: (reti, semplici fili o Acadjas) é la principale - spesso l’unica - attività delle popolazioni che risiedono lungo il margine lagunare di etnia Toffinu (uominipescatori). Acadja:
In seguito al divieto di estrazione di sabbia marina (marzo 2009) a causa dell’e-
Nonostante la concorrenza del trasporto su gomma, il sistema lagunare (tramite barche a remi o motorizzate) continua ad assicurare i collegamenti con le isole ed i villaggi lacustri. Anche il traffico con la Nigeria, in particolare il contrabbando di benzina, resta significativo.
tecnica tradizionale di allevamento e cattura dei pesci che rimangono imprigionati nei rami inseriti nel fondale.
vidente erosione costiera, l’estrazione di sabbia lagunare ha avuto un notevole incremento. Strettamente legata al settore delle costruzioni, questa attività risulta anche favorevole per lo sviluppo della navigazione.
superficie: 0,25-8 ha.
o:
periodo: dic-giu. vendita: mercati locali (3pesci grossi a 5000 CFA - 7,5 €) rendimento medio:
ione acque piovane, zamento inondazioni ca della falda e cazione acque infilitrate
5/7 t di pesce ogni ha.
Vegetazione. paludosa_ suolo idromorfo perennemente impregnato d’acqua Vegetazione ripariale_ suolo periodicamento soggetto ad inondazioni Vegetazione secca_ suolo ben drenato, non soggetto ad inondazioni
ione di laurea: marzo 2014
-
Relatore: Prof. Romeo Farinella
Correlatore: Arch. Riccardo Pedrazzoli
Laureanda: Anna Branzanti
225
4
226
ALLEGATO N째4 Elaborati grafici (5)
227
228
ALLEGATO N째4 Elaborati grafici (6)
229
230
ALLEGATO N째4 Elaborati grafici (7)
231
PROMENADE DES 100 PAS
STRUMENTO DI REGOLAMENTAZIONE A_ area ad urbanizzazione controllata, B_ area non ulteriormente urbanizzabile A
percorso livello massimo raggiungo dalle inondazioni (secondo testimonianze)
area definita a rischio inondazione
B
Palais Honmé Place Vodoun Odo Akpadjiê-Honto
ALLEGATO N°4 Elaborati grafici (8)
Place Vodoun Hounwêgnon-Honto
PORT D E N OUVE AUX É C HAN GES P r o p o s t a d i r i q u a l i f i c a z i o n e p e r i l f r o n t e l a g u n a r e d i Po r t o - N o v o , B é n i n .
232
Università degli Studi di Ferrara - Corso di Laurea Magistrale in Architettura - A.A. 2012-2013 s
MARGINE PRODUTTIVO PROBLEMATICHE SU CUI SI INTERVIENE:
coesistere con l’ecosistema: connettività e produttività per una riappropriazione dello spazio pubblico
(inondabilità)
costrui
RECUPERO DEL TERRENO
to
paesagg
Attraverso la tecnica del dig-fill, vengono create differenti configurazioni del terreno che variano dunque da lineare (vasche per la piscicoltura) a terrazzata (aree adiacenti ai pontili).
io
rastruttu maglia inf
rale
connessione longitudinale E-O
PROMENADE PAESAGGISTICA In un contesto di centralità urbana dal valore paesaggistico raro, forte del suo ruolo di spazio di calma, svago e lontanza dal traffico adiacente, il percorso s’inserisce nel paesaggio, in un’ottica di salvaguardia e valorizzazione ambientale a fini turistici e qualitativi per la città e i suoi cittadini.
PROMENADE CULTURALE La promenade ripercorre alcune tappe
esplicative dei luoghi all’origine della città. Tramite l’interveno di artisti locali nell’allestimento di piccole aree di sosta lungo il percorso, s’intende
sottolineare l’identità patrimoniale ed il potenziale ruolo pedagogico-turistico del sito stesso.
Temple d’Avessan Temple des Trois Chasseurs
PROMENADE PRODUTTIVA L’intervento spazialmente più vasto con-
siste nella valorizzazione delle pratiche sostenibili lungo il margine est, come l’agricoltura e la piscicoltura, altrettanto utili quanto importanti per lo sviluppo e la dipendenza alimentare della città.
VALORIZZARE E SFRUTTARE LA POTENZIALITÀ PRODUTTIVA, DIFFERENZIANDO LE ATTIVITÀ
margine
F
M
A
M
G
L
A
S
O
N
D
1) La formazione per la filiera agricola e d’allevamento ittico;
2) Gli scarti organici da reinserire nel processo;
sessione di laurea: marzo 2014
3) La piscicoltura, un settore da potenziare. Tilapia
pesca
laguna
G
Centro Songhaï
Clarias
agricoltura piscicoltura
_Sicurezza _Igiene _Ambiente
(pesce-gatto)
Carpa
-
Relatore: Prof. Romeo Farinella Correlatore: Arch. Riccardo Pedrazzoli Laureanda: Anna Branzanti
233
8
234
ALLEGATO N째4 Elaborati grafici (9)
235
236
ALLEGATO N째4 Elaborati grafici (10)
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RINGRAZIAMENTI Grazie a Romeo Farinella, per la ricchezza dei suoi consigli e per aver creduto in Porto-Novo fin dall’inizio. Grazie a Riccardo Pedrazzoli, per la disponibilità la schiettezza di cui avevo incredibilmente bisogno. Grazie a Baba Keita, direttore dell’EPA, per la pazienza, la gentilezza e l’accoglienza dimostratami durante la mia esperienza beninise. Un grazie speciale a Gérard Bassalé, per il tempo dedicatomi e per la sua dedizione alla Porto-Novo nascosta dell’arte e della cultura. Grazie a Luc Raimbault, François Noisette e Benjamin Michelon, per avermi resa partecipe della loro grande esperienza e conoscenza nello studio e nella pianificazione dei territori africani. Grazie a Maryline, Isidore e Gautier.
Grazie alla mia famiglia, tutta allargata, perché mi ha permesso di arrivare fino a qui e ognuno a modo suo mi ha trasmesso la curiosità di guardare sempre un pò più in là. Grazie alla grafica Essebi per l’incredibile disponibilità nell’aver dato vita a questo volume. Grazie a Cammello, Mayr (più Piera in differita), Carbone e Pallone, pezzetti essenziali di un percorso che non cambierei mai. A Sara, perché forse Porto-Novo e Hong Kong non sono poi così lontane. Alla Succi s.r.i e ai suoi preziosi componenti, per essere l’unica vera casa da replicare in qualunque città. A otta perché sembra ieri. Alla scema, perché non importa quanto se ne vada lontano per rimanere la mia persona. A te che continui ad insegnarmi qualcosa ogni giorno, ovunque tu sia.
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