Occh io catalogo bassa

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Occh-IO Eye-I

Annalaura di Luggo

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www.annalauradiluggo.com adiluggoart@gmail.com

Annalaura di Luggo Art

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Annalaura di Luggo (1970) è nata a Napoli, si è laureata con lode in Economia e Commercio alla Federico II, vive e lavora a Napoli. Solo Shows: 2016: USA, White Dot Gallery Miami; Monte-Carlo Salle des Etoiles curated by Guido Cabib; 2015: Milano, Monte Paschi di Siena; Milano, Fondazione Le Stelline; Milano, The Format Gallery, curated by Guido Cabib; Torino, “Never Give Up”/The Others Fair, Special Project. Group Shows: 2016: Reggio Calabria “Questa casa non è un albergo Curated by Giuseppe Capparelli; Annalaura di Luggo (1970) was born in Napoli, graduated with honors in Economics from Federico II University, she lives and works in Napoli. Solo Shows: 2016: USA, White Dot Gallery Miami; Monte-Carlo Salle des Etoiles curated by Guido Cabib; 2015: Milano, Monte Paschi di Siena; Milano, Fondazione Le Stelline; Milano, The Format Gallery, curated by Guido Cabib; Torino, “Never Give Up”/The Others Fair, Special Project. Group Shows: 2016: Reggio Calabria “Questa casa non è un albergo” Curated by Giuseppe Capparelli

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Occh-IO/Eye-I “Occh-IO/EYE-I” progetto performativo - fotografico nato al fine di cogliere e restituire in forma “amplificata”, un aspetto peculiare dell’identità, che appartiene ad ognuno: “l’occhio” con una evidenza sulla parola IO per evocare quella singolarità di cui è portatore ciascun individuo. Questo segmento del percorso creativo di Annalaura di Luggo è un vero e proprio viaggio nella sublimità, meravigliosa dell’identità umana, in quella unicità del sé che è condizione e presupposto della relazione tra individui. E’ per questo motivo che l’esplorazione di questa “impronta”, parzialmente apparente, eppure, indelebilmente stampata nello sguardo, evoca una peculiare traiettoria di ricerca, che ha, sullo sfondo, mille domande intorno alla conoscenza di noi stessi e del mondo. Cercare l’identità, la natura dell’altro, rovistare, in modo persino invadente, nella profondità del suo sguardo, scavare fra i segni della sua unicità, per ritrovare tracce della propria. Un viaggio difficile, aspro, che si snoda su sentieri irti e perigliosi, ma allo stesso tempo un percorso delicato, profondo, scrupoloso che parte dal cogliere un particolare, per aprire la comprensione ad un più vasto scenario, un campo libero, nel quale giocano l’osservatore e l’osservato. E dove la posta in gioco è la più alta possibile: comprendersi. “Ogni essere umano – racconta Annalaura di Luggo – è una creatura di Dio unica e meravigliosa e racchiude in sé un mondo da esplorare. Per questo motivo ho deciso di cominciare la mia indagine dall’occhio, che, per gli antichi, era lo specchio dell’anima. L’occhio da me rappresentato diventa uno strumento di parificazione che prescinde da sesso, razza, età e posizione sociale”

IL PERCORSO Il presupposto di questo viaggio è il desiderio di andare oltre uno sguardo superficiale. Un colloquio vis-à-vis con il protagonista, un dialogo, riguardo alle cose importanti della sua vita e della sua personalità, precede la realizzazione delle foto. L’obbiettivo è creare un’intesa intima tra la fotografa e il suo soggetto, che in un certo senso è spinto al racconto di sé. Poi si passa all’attività di ripresa. L’obbiettivo è cogliere ciò che nell’occhio sfugge ad un’osservazione superficiale o fugace

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oppure non è “tecnicamente” percepibile dal semplice sguardo. Il focus si concentra sull’iride; l’occhio nel suo complesso, infatti, può essere segnato dallo stress e dal tempo, ma l’iride rimane viva e meravigliosa e custodisce intatta una mappa che è tutt’uno con la singolarità dell’individuo. Lo scatto è rigorosamente fedele all’intuizione che lo ha mosso. È realizzato al buio per non permettere all’iride di riflettere l’ambiente circostante, riducendo al minimo la grammatica narrativa dello spazio esterno. I più sofisticati obiettivi macro non sono sufficienti a cogliere l’elemento tridimensionale, per cui è necessario ricorrere a strumenti mutuati dall’oculistica, per riprodurre, quanto più fedelmente, la struttura dell’occhio. Lungi dall’essere un puro esercizio di stile sui cromatismi dell’iride, l’approfondimento, mette al centro l’idea e l’immagine della profondità dell’organo, percepibile solo attraverso una resa tridimensionale. La post produzione è pressoché minima, Annalaura di Luggo non fa, banalmente, un passo indietro. La sua è la mossa del cavallo. Il tentativo di giungere a un risultato ermeneutico ad alta definizione e ad alta fedeltà, saltando gli ostacoli che si frappongono all’invenzione che sempre caratterizza il lavoro ermeneutico. Senza sfuggire, quindi, alle esigenze “creative” che richiede l’interpretazione, quale condizione ineludibile di qualunque rappresentazione. Comunque vada, è l’occhio autentico del soggetto fotografato ad essere protagonista, disvelando tutte le sue incrinature e asperità, emergenze e depressioni, cromie e particolarità, vuoti e pieni. La vita, in fondo, è questa sintesi, mai perfettamente compiuta, fra presenza e assenza, differenza e ripetizione, perennità e impermanenza, equilibrio e divenire, che si alimentano in modo incessante. Il lavoro di Annalaura di Luggo vuole essere la celebrazione della vita intesa nella sua essenziale “complessità”. È un modo possibile per riportare il valore dell’uomo, la sua identità, il suo significato, i suoi diritti, al centro del dibattito; anche della discussione sull’arte e per l’arte. “L’attenzione rivolta all’occhio – dice Annalaura di Luggo – è emblematica di un complessivo interesse per la vita dell’altro, per il significato universale che esprime, ma anche per il senso che egli vi attribuisce, in modo da svilupparne la possibile comprensione e costruire in tal modo le condizioni per accoglierlo. Ed è anche un modo per ricordare quanto può essere utile guardare la gente negli occhi, cosa alla quale troppe volte, molti, tendono a sfuggire”


Occh-IO/Eye-I

nist, a dialogue about the important things in his/her life and personality, comes before the shooting. The intention is to create an intimate feeling between Annalaura and the person being shot, who, in a certain way, is pushed to express his/her emotions.

It emphasizes the word “I” to evoke the singularity of each individual.

Then the shooting starts. Capturing in the eye something that goes beyond a superficial observation or that is not “technically” perceived by the simple look is the artist’s desire. The focus is concentrated on the iris; the eye may be marked by stress and time, but the iris remains alive and wonderful, it maintains intact as the expression of the singularity of the individual.

“Occh-IO /Eye-I” is a photographic-performative project born in order to capture and amplify a peculiar aspect of identity, belonging to everyone: “the eye”.

“Occh-IO /EYE-I” is a special and particular part of Anna Laura di Luggo ‘s creative path. It is a journey to discover the sublime, the beauty of human identity, the uniqueness of the self being considered as the basic assumption to explain relationships among individuals. Annalaura di Luggo’s work introduces the new concept of “EYEPORTRAIT”. The exploration of this “EYEPRINT”, partially apparent, but indelibly marked in everyone’s eyes, evokes a peculiar trajectory of research, aimed to find a potential answer to the innermost questions of every single person about the knowledge of ourselves and of the world. It is a search for the individual identity, for other’s nature, rummaging almost intrusively in the depth of a person’s eye, digging among the signs of his/her uniqueness, to find traces of own one. A difficult and harsh trip, which runs on steep and dangerous paths, though being at the same time delicate deep and punctilious. It starts catching the detail of a particular part, as a way to open a comprehension path over a wider scenario made on a field where both the observer and the observed switch roles continuously. The real issue at stake is the highest possible stake: the comprehension of the self being. “Every human being - Annalaura di Luggo tells - is a unique and wonderful creation of God which embodies a world to explore. For this reason I decided to start my investigation from the eye, which, for the ancients, was the mirror of the soul. “ The eye I wanted to represent becomes an instrument of equalization that is independent from gender, race, age and social status “

PATH The main assumption of this artistic path is the will to go beyond a superficial glance. A face-to-face interview with the protago-

Shooting strictly reflects the intuition of the photographer. It is realized in the dark, not allowing the iris to reflect the surrounding environment, minimizing the influence of the external space. Most macro lenses are not sophisticated enough to capture the three-dimensional elements, so it is necessary to use tools borrowed from ophthalmologists, to reproduce, as closely as possible, the structure of the eye. Far from being a pure exercise in style on iris colors, the focus is on the image of the depth of the organ perceptible only through a three-dimensional rendering. The post production is almost minimal, Annalaura di Luggo does a strategic move in order to achieve the best expressive result; while her work is high-definition and high-fidelity, she skips any kind of invention, without escaping “creative” needs, which require interpretation, as an essential condition of any representation. The eye is the only protagonist, disclosing all its cracks and roughness, emergencies and depressions, particularities and special colors, both its empty and full parts. Life, after all, is this synthesis, never fully accomplished, between presence and absence, difference and repetition, permanence and lack, balance and unbalance. The work of Annalaura di Luggo wants to be a celebration of life proposed in its essential “complexity.” It is a possible way to highlight the value of human being, its identity, its meaning, its rights. “The attention given to the eye - Annalaura di Luggo says - is emblematic of an overall interest in other’s life, in personal sensibility that every individual shows in order to be able to comprehend and welcome him/her. It’s also a way to remember how useful can be to look deeply in people’s eyes, a concept which too many times, many people, tend to escape”

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GFer PHag ABan ADia LPon HCoh MNeh RGen VLor LDan KKen ALer MCan RDav GMar APre DMVi LSol CMor BHil GBer AMis BRag LDLa GTag ESim FVio NiRa SBas NErt CDPe FPer ACMi GDec JPol SCar FMic OPre DCap

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