Top Gallery Art Magazine 2015 digital edition

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Top Gallery Francesco Chetta editore

Art magazine

DIGITAL EDITION Numero 0 febbraio 2015

by effeci edizioni

LUCIO FONTANA

Oxana Albot

Speciale fiere

ART MONACO 2015

Grandi Mostre 2015

BOLDINI

LO SPETTACOLO DELLA MODERNITA’

W A L T E R L A Z ZARO

... Invito alla S O L I T U D I N E

©

Francesco Chetta

Centenario della nascita del Maestro

Antonella Turci

Van Googh L’UOMO E LA TERRA Palazzo Reale Milano Arthemisia Group

TOP GALLERY Art Magazine 2015 pag. 1


Top Gallery Art magazine©

Sommario

Testi critici a cura di Luca Beatrice, Mariarosaria Belgiovine, Francesco Poli, Francesco Chetta, George Pali, Federica Pasini, Jean Charles Spina, Elena Cicchetti, Luana Raia

Grandi Mostre 2015

Vincent van Gogh pag. 10

BOLDINI

PINO CARCELLI a Parigi pag. 60 pag. 22

LO SPETTACOLO DELLA MODERNITA’ Musei san domenico, Forli 1 Febbraio - 14 Giugno 2015 a cura di Francesca Dini e Fernando Mazzocca

Tamara de Lempika pag. 18

Ritmi Veneziani

Oltre la pittura:

pag. 5

Fontana, Castellani, Manzoni, Bonalumi TOP GALLERY Art Magazine 2015 pag. 2

Gianmaria Potenza pag. 24 dalla Russia alla Lituania


Speciale

ARTEGENOVA 2015 pag. 38

ATHOS FACCINCANI pag. 102

Grand Chef LEONARDO VESCERA Astice Blu 2014

pag. 58

56.

ESPOSIZIONE INTERNAZIONALE D’ARTE LA BIENNALE DI VENEZIA

pag. 42

Vieste

W A L T E R L A Z ZARO

... Invito alla S O L I T U D I N E

Centenario della nascita del Maestro pag. 30

la perla bianca del

Gargano

pag. 62

ART MONACO 2015

Salon d’art Contemporain 9/12 Luglio Monte Carlo pag. 37 - 46/48

ARTISTI IN PRIMO PIANO

a cura di Oxana Albot e Jean Charles Spinà pag. 70

Fondazione SALONIA

G S Communication NICE

MESSINA di Federica Pasini pag. 36

Installazione del maestro Salonia in occasione del ventennale della morte di MASSIMO TROISI TOP GALLERY Art Magazine 2015 pag. 3


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INFORMATORE EDITORIALE 2015 Arte, Cultura, Attualita’ Top Gallery - Web Art Magazine, è un informatore editoriale On Line, senza periodicità, che riporta redazionali e notizie di viaggi, cultura, mostre d’arte e biografie di artisti pubblicati nei nostri cataloghi, aggiornato a cura dell’editore, senza periodicità alcuna. Top Gallery - Web Art Magazine

ideazione editoriale, effeci edizioni d’arte Via Vittorio Emanuele, 32 26841 Casalpusterlengo Lodi Italie tel. + 39 340 5820407 Numero unico

informatore editoriale 2014

pubblicazione On Line a cura di Effeci edizioni d’arte

Redazione: Effeci edizioni d’arte via Vittorio Emanuele, 32 26841 Casalpusterlengo Lodi Mail: redazioneartivisive@gmail.com Direttore artistico editoriale: Francesco Chetta Impaginazione grafica a cura di Effeci edizioni Testi critici a cura di Luca Beatrice, Mariarosaria Belgiovine, Oxana Albot, Francesco Poli, Francesco Chetta, George Pali, Federica Pasini Jean Charles Spina, Elena Cicchetti, Luana Raia

Creazione grafica by Francesco Chetta Top Gallery - Art Magazine © Copyright 2015 effeci edizioni d’arte Italia

La collaborazione critica sul catalogo con testi critici, curati dai relativi autori, è a titolo gratuito, e non remunerato Tutte le riproduzioni: loghi, foto, compreso i testi critici, è vietata la loro riproduzione e diffusione con qualsiasi mezzo. E’ consentito previa richiesta scritta, ed autorizzata dall’editore alcune parti di esse. I trasgressori saranno perseguiti a termini di legge in materia di diritti d’autore. Nota: Alcune immagini sono tratte da siti internet e quindi di pubblico dominio: qualora il loro uso violasse eventuali diritti d’autore, lo si comunichi all’editore che provvederà alla pronta rimozione, ed eventuali spettanze di legge.

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EDITORIALE

IL MERCATO DELL’ARTE

Collezionismo o elemento d’arredo Il mercato dell’arte è spesso indirizzato all’investimento di opere di artisti storici, trascurandone il primario messaggio d’informazione e bellezza visiva cui molte discipline legate alle arti visive vi sono legate; domanda spesso rivoltami da molti artisti. Pur riconoscendo lode e merito ai grandi maestri della storia dell’arte il cui possesso di quest’ultime è riservato solo ai Musei e a grandi magnati dell’economia, va ricordato che l’arte visiva minore o maggiore che sia emerge dalle altre espressioni di comunicazione come letteratura e musica, soprattutto per la bellezza cromatica e formale che ci offre con la costante visione quotidiana: in effetti l’acquisto di un opera deve soddisfare il gusto personale dell’acquirente e una volta collocato alla parete di casa dello studio o dove si ritiene opportuno saremo ripagati nel tempo della somma pagata. Naturalmente è importante che l’acquirente deve valutarne il suo valore reale di mercato documentandosi sul percorso espositivo dell’opera e dell’artista, oppure rivolgendosi o affidandosi ad operatori seri e qualificati. Il mercato dell’arte oggi giorno offre di tutto e per tutte le tasche ma è molto importante acquistare un opera che soddisfi il gusto personale e che ogni volta che la si osservi pur passandoci fugacemente vicino ci riservi sempre quell’emozione percepita dal primo momento che l’abbiamo osservata. La giusta collocazione di un opera pittorica o scultorea è molto importante valorizzerà sia l’opera sia l’ambiente che l’accoglie. Cosa molto importante è non confondere l’arte con Giovanfrancesco Gonzaga Galleria Il Salotto la decorazione . Francesco Chetta ARTE PADOVA 2010

photos by Kanados archivio effeci TOP GALLERY Art Magazine 2015 pag. 5


FONTANA BONALUMI MANZONI CASTELLANI

OLTRE LA PITTURA

di Francesco Poli

Quattro grandi Artisti della scena artistica milanese degli anni 50/60 Lucio Fontana, Piero Manzoni, Enrico Castellani, Agostino Bonalumi, questi artisti, in stretta interrelazione con le esperienze europee e americane più avanzate, sono tra i principali esponenti italiani di quel processo di cambiamento che contribuirà in maniera decisiva all’affermarsi di una nuova fase delle ricerche plastiche. Di questa svolta radicale che avrà sviluppi in molte direzioni (dal coinvolgimento diretto dello spazio e dei materiali della realtà, con modalità minimaliste e processuali, all’intensificazione dei rapporti fra arte e vita fino a forme estreme di concettualizzazione) viene messo a fuoco qui un aspetto specifico della produzione di cruciale importanza e cioè quello della produzione di opere realizzate non solo con materiali “classici”(tele colori) ma anche con elementi e procedure sperimentali. Sono opere che si proponngono di andare n“oltre la pittura” nel senso del superamento di una concezione tradizionale della pittura, in particolare quella informale allora dominante (che gli americani definivano “Painterly”) caratterizzata da un enfatizzazione delle Lucio Fontana “Concetto spaziale” idropittura su tela rossa cm. 46 x 38 1962 pulsioni soggettive e dell’espressività individuale e delle valenze esistenziali. Questa innovazione avviene in direzione di un’ inedita apertura della superficie alla concreta dimensione dello spazio tridimensionale, di un raffreddamento degli effetti strettamente pittorici in chiave monocromatica e di una accentuazione della percezione del quadro come oggetto fisico. Precursore indiscusso è Lucio Fontana la cui opera va ben al di là dei limiti di un inquadramento nella tendenza informale. Fin dagli anni ’30, nella sua complessa ricerca, vitalmente tesa a sperimentare nuove soluzioni plastiche, si possono (molto in sintesi) individuare due componenti di fondo che vengono sviluppate nel tempo con assoluta libertà, contemporaneamente e in dialettica fra loro, sempre all’interno della sua concezione spazialista: quella con valenze neobarocche e decorative, e quella più riduttiva e ‘concettuale’ che privilegia tendenzialmente il monocromo con interventi di buchi e tagli di natura più essenziale. Ed è, in particolare questo genere di lavori che influenza maggiormente gli artisti della generazione più giovane come Manzoni, Castellani e Bonalumi, che considerano Fontana un maestro e con cui espongono in molte occasioni. Anche se di breve durata, l’esperienza che riunisce in modo emblematico questi artisti (insieme ad altri, tra cui il gruppo internazionale Zero) intorno ad una problematica di ricerca radicalmente nuova ed è quella della rivista milanese Azimuth, fondata nel settembre del 1958 da Castellani e Manzoni (con la collaborazione di Agnetti) che uscirà in soli due numeri. Tra i testi pubblicati, oltre a quello di Guido Ballo dedicato a Fontana (il solo di carattere monografico) i più significativi sono le dichiarazioni programmatiche di Castellani, Continuità e nuovo, e di Manzoni, Libera dimensione (entrambi nel n. 2, 1960) TOP GALLERY Art Magazine 2015 pag. 6


Zero) intorno ad una problematica di ricerca radicalmente nuova ed è quella della rivista milanese Azimuth, fondata nel settembre del 1958 da Castellani e Manzoni (con la collaborazione di Agnetti) che uscirà in soli due numeri. Tra i testi pubblicati, oltre a quello di Guido Ballo dedicato a Fontana (il solo di carattere monografico) i più significativi sono le dichiarazioni programmatiche di Castellani, Continuità e nuovo, e di Manzoni, Libera dimensione (entrambi nel n. 2, 1960) e l’importante contributo del critico Udo Kultermann, Nuova concezione della pittura. Lo scritto di quest’ultimo è in stretto rapporto con la fondamentale mostra “Monocrome Malerei” (Kunstmuseum di Leverkusen, 1960), in cui il critico presenta le più significative espressioni di pittura monocroma con opere di molti artisti tra cui Yves Klein, Ad Reinhardt, Arnulf Reiner, Otto Piene, Jef Verheyen, Fontana, Manzoni e Castellani. Il più giovane Bonalumi non è presente anche se va sottolineato che i tre artisti già dal ’58 -’59 fanno gruppo presentandosi insieme in un ciclo di mostre alla Galleria Pater di Milano, alla Galleria del Prisma di Milano, alla Galleria Appia Antica di Roma, ed alle Gallerie Casper di Losanna. Per precisare qui, sia pure brevemente il senso della ricerca di Castellani e Manzoni, possiamo partire proprio dai loro testi pubblicati su “Azimuth”. Castellani, nella sua mirata analisi dell’arte delle avanguardie, colloca come punto di riferimento iniziale e fondamentale della sua idea di “nuova concezione artistica” l’opera di Mondrian: “… iniziando a considerare l’opera d’arte come oggetto autonomo a se stante, le nega implicitamente la funzione del rappresentare (…) Mondrian dà perciò l’avvio a una dinamica dialettica il cui sviluppo, reso possibile dall’apporto di esperienze anche contraddit-

Agostino Bonalumi “ Rosso “ tela estroflessa e acrilico cm. 80 x 60

torie, porta oggi all’affermazione delle possibilità di una forma d’arte ridotta alla semanticità del suo linguaggio …” è questa forma d’arte, lontana da ogni connotazione soggettivistica, per Castellani > può basare su un solo criterio compositivo possibile “non implicante una scelta di elementi eterogenei e finiti”. Questo criterio è “il solo che, attraverso il possesso di un’entità elementare, linea, ritmo, indefinitamente ripetibile,

superficie monocroma, sia necessaria per dare alle opere stesse concretezze di infinito e possa subire la coniugazione del tempo, sola dimensione concepibile, metro e giustificazione della nostra esigenza spirituale”. Castellani realizza la sua prima Superficie (Superficie nera in rilievo) nel 1059, adottando una tecnica particolare che rimarrà costante, con variazioni relative, in tutti gli sviluppi successivi della sua ricerca, anche nei lavori che coinvolgono in forma più ampia la dimensione ambientale (tele sagomate, angolari, dittici, trittici, e veri e propri ambienti). 20080 x 60 2009, Per creare le sue superfici trapuntate a modulazione tridimensionale variata ma tendenzialmente seriale, l’artista utilizza dei chiodi piantati e disposti in modo ordinato nella parte retrostante la tela. Questo procedimento operativo, che evidenzia la specifica fisicità del supporto, è finalizzato principalmente alla definizione concreta di una fredda strutturalità spazio – temporale e non alla stimolazione di effetti ottico – percettivi nel senso dell’arte programmata.

Enrico Castellani “Superfice rossa“ acrilico su tela

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Ogni opera è sempre rigorosamente monocroma: nera, rossa, gialla, con argento o alluminio, e soprattutto bianca. “il bianco - ha dichiarato l’artista in una intervista del 1983 – per me non è un colore, ma l’assenza di colore. Il bianco è il colore, ovvero il non colore, che rende più sensibile questa oggettivazione.” E veniamo ora a Manzoni e al suo testo Libera dimensione, in cui l’artista giustifica così la realizzazione dei suoi Achromes e delle sue Linee: “il verificarsi di nuove condizioni, il proporsi di nuovi problemi, comportano, con la necessità di nuove soluzioni, nuovi metodi, nuove misure (…) Per questo io non riesco a capire i pittori che, pur dicendosi interessati ai problemi moderni, si pongono a tutt’oggi di fronte a un quadro, come se questo fosse una superficie da riempire di colori e forme, secondo un gusto più o meno apprezzabile (…) perché invece non vuotare questo recipiente? Perché non liberare questa superficie? Perché non cercare di scoprire il significato illimitato di uno spazio totale? Di una luce Enrico Castellani “Superfice bianca“ acrilico su tela cm. 100 x 100 2009 pura ed assoluta? Alludere, esprimere, rappresentare sono oggi problemi inesistenti (…) : un quadro vale solo in quanto è, essere totale; non bisogna di nulla; essere soltanto (…) l’infinibilità è rigorosamente monocroma, o meglio ancora di nessun colore (…) una superficie bianca che è una superficie bianca e basta, una superficie incolore che è una superficie incolore (…) Questa superficie indefinita (unicamente viva) se nella contingenza materiale dell’opera non può essere infinita, è però senz’altro indefinibile, ripetibile all’infinito, senza soluzione di continuità; e ciò appare ancor più chiaramente nelle linee; qui non esiste nemmeno più il possibile equivoco del quadro …” i primi Achromes sono presentarti nella sua prima personale alla Galleria Pater di Milano nel 1958 sono quadri realizzati con del caolino che ricopre grezze superfici formate da pezze quadrate combinate in modo abbastanza regolare fra loro, oppure da delle tele con varie piegature orizzontali o verticali. tica viene poi elaborata anche in successivi cicli di lavoro dove il materiale tela viene sostituito sono quadri realizzati con del caolino che ricopre grezze superfici formate da pezze quadrate combinate in modo abbastanza regolare fra loro, oppure da delle tele con varie piegature orizzontali o verticali.

Piero Manzoni “Achrome“ tela grinza e caolino cm 35 x 80 1958-59 TOP GALLERY Art Magazine 2015 pag. 8


Agostino Bonalumi “ Bianco “ tela estroflessa e acrilico cm. 80 x 60 2009

Questa idea monocromatica viene poi elaborata anche in successivi cicli di lavoro dove il materiale tela viene sostituito direttamente da altri materiali bianchi, di più evidente espressività fisica, come quadrati o batuffoli di cotone, blocchetti di polistirolo o lana di vetro. Sempre nella categoria degli Achromes si possono inserire le michette di pane colorate in bianco che, come vuole la leggenda, sarebbero state realizzate come ritratti del panettiere dell’artista. Come Manzoni e Castellani, anche Agostino Bonalumi ha avuto una primissima fase di carattere informale materico. E a partire dal 1959/60 che inizia a sviluppare la sua nuova linea di ricerca, in parallelo con quella di Castellani ma con caratteristiche e sviluppi diversi. Nei suoi quadri-oggetto, anch’essi monocromi, la classica bidimensionalità della tela si articola in rilievi tridimensionali, attraverso interventi ed “estroflessione” con libere configurazioni essenzialmente geometriche e modulari, ma anche con particolari elaborazioni curve. Tutte le sue opere si intitolano semplicemente col nome del colore protagonista. Molto preciso ed acuto è il seguente commento di Klaus Wolbert: “sebbene le sue pitture oggetto che chiama estroflessioni mantengano generalmente l’ortogonalità del quadro, la tela non è più solamente una superficie di supporto per interventi pittorici: diventa un fenomeno formale in sé Bonalumi inarca parte della sua tela in avanti verso lo spazio; vi installa speciali sottostrutture che donano rilievo plastico, permettendole di catturare la luce e gettare ombra da sola; inoltre rafforza l’effetto così ottenuto, usando sempre un unico colore, piatto, omogeneo, privo di sfumature per la tela, che diventa così monocroma.

Con le estroflessioni Bonalumi riesce a plasmare creazioni artistiche che costituiscono, nel seno più forte, oggetti autonomi, dati fattivi e fortemente chiusi in se, che comprendono spazio, colore, luce e ombra senza illustrare questi in modo fittivo ed illusorio. Al tempo stesso, però, questi oggetti sono anche belli in senso ideale: hanno una perfezione così impeccabile da avvicinarli all’assoluto (…) le Estroflessioni sono sia radicali nella conzione formale, sia ideali nella pretesa estetica... Francesco Poli Courtesy Galleria Mazzoleni

Piero Manzoni “Achrome“ panno cucito cm 74,5 x 55 1960-61

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Grandi mostre 2015

Sotto l’alto Patronato del Presidente della Repubblica italiana con il patrocinio della Rappresentanza in Italia della Commissione Europea

GIOVANNI BOLDINI Lo spettacolo della modernità Musei San Domenico - Forlì 1 Febbraio - 14 Giugno 2015 a cura di Francesca Dini e Fernando Mazzocca COMITATO SCIENTIFICO PRESIEDUTO DA Antonio Paolucci

Il S.Domenico non ci delude mai: dopo un “discreto” anticipo nella scorsa sublime esposizione sul Liberty, iniziamo il 2015 alla grande, con una retrospettiva sul fenomeno di Giovanni Boldini. Nella cornice prestigiosa del complesso museale di Forlì, che racchiude come l’artista il concetto di cicli storici e modernismo, accompagnandoci in un percorso piacevolmente ricco, ci attende un ‘900 non solo in stile floreale, ma anche macchiaiolo del periodo fiorentino e con inediti esclusivi. Il gusto dalla pennellata fluida, i ritratti borghesi e aristocratici dalla ricercata bellezza nei volti e nelle preziose vesti, la gioiosa cromaticità presa egregiamente dall’impressionismo più raffinato. La sua lunga vita ci regala interpretazioni dal classicismo all’espressionismo con il gusto di chi è vissuto 50 anni nella Parigi più ispirata che mai.. Dalla malinconica“Dalla soffitta a Ferrara”,al femminile “Ritratto di Marthe Regnier”, alla deliziosa fanciulla “Sulla panchina al Bois”, fino al più audace “Ritratto della contessa De Rasty coricata”… Come donna avrei voluto essere la sua modella, come pittrice la sua tavolozza, il suo pennello… Giovanni Boldini porta a Forlì, “Lo Spettacolo del Modernità” e il ricordo della lontana Belle Epoque, un atteso messaggio di speranza nell’Arte e nella Vita. (Antonella Turci)

Giovanni Boldini “Conversazione al caffè”, 1879 ca., olio su tavola. Collezione privata TOP GALLERY Art Magazine 2015 pag. 10


Giovanni Boldini Nella sua lunghissima carriera, caratterizzata da periodi tra loro diversi a testimonianza di un indiscutibile genio creativo e di un continuo slancio sperimentale che si andrà esaurendo alla vigilia della Pima Guerra Mondiale, il pittore ferrarese ha goduto di una straordinaria fortuna, pur suscitando spesso accese polemiche, tra la critica ed il pubblico. Amato e discusso dai suoi primi veri interlocutori, come Telemaco Signorini e Diego Martelli, fu poi compreso e adottato negli anni del maggiore successo dalla Parigi più sofisticata, quella dei fratelli Goncourt e di Proust, di Degas e di Helleu, dell’esteta Montesquiou e della eccentrica Colette. Rispetto alle recenti mostre sull’artista, questa rassegna si differenzia per una visione più articolata e approfondita della sua multiforme attività creativa, intendendo valorizzare non solo i dipinti, ma anche la straordinaria produzione grafica, tra disegni, acquerelli e incisioni. Le ricerche più recenti di Francesca Dini (curatrice della mostra insieme a Fernando Mazzocca), consentono di arricchire il percorso con la presentazione di nuove opere, sia sul versante pittorico che, in particolare, su quello della grafica. Uno di punti di maggior forza, se non quello decisivo, della mostra sarà la riconsiderazione della prima stagione di Boldini negli anni che vanno dal 1864 al 1870, trascorsi prevalentemente a Firenze a stretto contatto con i Macchiaioli. Questa fase, caratterizzata da una produzione di piccoli dipinti (soprattutto ritratti) davvero straordinari per qualità e originalità, sarà vista in una nuova luce grazie alla possibilità di presentareparte del magnifico ciclo di dipinti murali realizzati tra il 1866 e il 1868 nella Villa detta la “Falconiera”, a Collegigliato presso Pistoia, residenza della famiglia inglese dei Falconer. Si tratta di vasti paesaggi toscani e di scene di vita agreste che consentono di avere una visione più completa del Boldini macchiaiolo. Giovanni Boldini Autoritratto a Montorsoli 1892 olio su tela

Giovanni Boldini “Giovani donne sedute”, 1904, olio su tavola. Collezione privata TOP GALLERY Art Magazine 2015 pag. 11


TOP GALLERY Art Magazine 2015 pag. 12

Giovanni Boldini “Ritratto di Elisabeth Drexel Lehr” 1905, olio su tela. Rhode Island, The Preservation Society of Newport County

GIOCANNI BOLDINI Lo spettacolo della modernità MUSEI San Domenico Forlì


GIOVANNI BOLDINI Lo spettacolo della modernità

1 febbraio - 14 giugno 2015

Giovanni Boldini “La dame de Biarritz” 1912, olio su tela. Collezione privata

MUSEI San Domenico Forlì

TOP GALLERY Art Magazine 2015 pag. 13


Giovanni Boldini “ Ritratto di Marthe Regnier�, 1905, olio su tela. Collezione privata TOP GALLERY Art Magazine 2015 pag. 14


Giovanni Boldini “Alla scuola di ballo”, 1880 ca., olio su tavola. Collezione privata TOP GALLERY Art Magazine 2015 pag. 15


Lo spazialismo di

LUCIO FONTANA a cura di Oxana Albot

Lucio Fontana “Concetto spaziale” idropittura su tela rossa cm. 46 x 38 1962 Lo stimolo che proietta lo spettatore dal '”hic et nunc” è da considerare come un salto dimensionale mediato dalla tela - non piu una superficie, bensi un luogo vero e proprio in cui spazio mentale e spazio reale (o surreale) coincidono, luogo in cui arte e vita si plasmano, in una dimensione che è oltre la tela. Non serve alcuna conoscenza del mondo per comprendere il significato, non ha senso comprendere lo spazio-esso c'è, riesiede nell'essenza stessa dell'universo.Il taglio-vera e propria apertura fisica stimola l'apertura mentale, e non e' il vuoto che c'e' oltre, e' solo un luogo assoluto dove la coscienza puo ritrovare se stessa. La tela e' spogliata della sua secolare funzione classico-figurativa, diventa il simbolo di un'universalita , autonoma rispetto alla strumentalizzazione ideologica, ma non priva perciò di un chiaro messaggio fondamentale: IL MESSAGGIO non c'è, come non c'e' una verita unica, c’è lo stimolo per ognuno a trovare un messaggio per se, in un'attesa che ognuno è libero di interpretare. Oxana Albot

TOP GALLERY Art Magazine 2015 pag. 16


CoN TE mporary ARTE O

by Oxana Albot

Critical and Historical Art

Athos Faccincani La natura, nella sua dimensione fiabesca, diventa un'immagine caleidoscopica dove luce e colori veicolano un'ingenuità ed una vivacità melodiche e commuoventi. E' l'impressionismo che riaffiora come una nuova alba che riporta il paesaggio non solo su un piano quasi 'metafisico' ma persino 'surreale'. Il mondo emana la sua vitalità attraverso mille parvenze e toni dove il segreto, il sogno, la magia delle cose e dei paesaggi e la loro sintesi esprimono gioia e purezza. L'arcobaleno coincide con la vita quando il pittore riesce a dare forza e un potere comunicativo non solo al colore ma anche al pennello, senza rinunciare al dinamismo della fantasia. Athos Faccincani non dipinge con i colori – ma li fa vivere sulla tela! Oxana Albot

Nella luce di Santorini olio su tela, cm. 60 x 80

Dott.ssa Oxana Albot Artista, Critico e Storico d’arte, consulente peritale, presso il Tribunale di Genova, lingue estere conosciute e parlate: Inglese, Francese, Tedesco, Italiano, e Russo. Ripetizione di Lingue, Lezioni d’arte, pittura, scultura, saggi critici sulla storia dell’Arte, Recensioni critiche redatte in tutte le lingue, Recentemente, ha svolto attività redazionali e di promozione turistica per la città di Genova, oltre a realizzare un progetto museale-artistico per il Castello d’Albertis di Genova.

Pubblicazioni: Galleria Italia 2014 Biancoscuro Magazine Azur Magazine 2014 I Segnalati di Arte Collezionismo 2014 Info: redazioneartivisive@gmail.com

TOP GALLERY Art Magazine 2015 pag. 17 TOP GALLERY Art Magazine 2015 pag. 17


Grandi mostre 2015 TAMARA DE LEMPICKA Torino, Palazzo Chiablese 19 marzo – 31 agosto 2015

a cura di Gioia Mori

15 settembre 2015 – 30 gennaio 2016 Budapest, Hungarian National Gallery a cura di Gioia Mori

Tamara de Lempicka Deux amies, 1924 ca. Acquerello su carta, 10,50x9,80 cm Collection privée © Tamara Art Heritage. Licensed by MMI NYC/ ADAGP Paris/ SIAE Roma 2015 Foto Courtesy Arthemisia Group Milano

TOP GALLERY Art Magazine 2015 pag. 18


TAMARA DE LEMPICKA

Tamara de Lempicka Jeune fille en vert (Jeune fille aux gants) 1927 - 1930 © Tamara Art Heritage Paris, Centre Pompidou - Musée national d'art moderne Centre de création industrielle, Photo © Centre Pompidou, MNAM-CCI, Dist. RMN-Grand Palais / Droits réservés. Foto Courtesy Arthemisia Group Milano TOP GALLERY Art Magazine 2015 pag. 19


Grandi mostre 2015 Le opere di Escher – così influenzate dal

fascino che esercitò sullʼartista il paesaggio italiano raccontano la sua attitudine ad osservare la natura in modo del tutto nuovo, con uno sguardo volto a far emergere in filigrana la bellezza della regolarità geometrica che si cela dietro di essa. La mostra documenterà, attraverso le opere di Escher, la compenetrazione di mondi simultanei, il continuo passaggio tra oggetti tridimensionali e bidimensionali, le implicazioni matematiche e geometriche della sua arte, le leggi della percezione visiva e lʼeco della sua opera nella società del tempo.

Info e prenotazioni T 06 916 508 451 www.ticket.it/escher

ESCHER

13 marzo - 19 luglio 2015

BOLOGNA Palazzo Albergati Art Experience a cura di Marco Bussagli e Federico Giudiceandrea

artegenova

13 16 FEBBRAIO 2015

FIERA DI GENOVA

XI° Mostra Mercato d’Arte Moderna e Contemporanea

www.artegenova.com

TOP GALLERY Art Magazine 2015 pag. 20


JAMES TISSOT 26 settembre 2015 – 21 febbraio 2016 ROMA Chiostro del Bramante

James Tissot The Gallery of HMS Calcutta (Portsmouth) c.1876 Oil paint on canvas, 686 x 918 mm © Tate, London 2014 Foto Courtesy Arthemisia Group Milano

ARTE CREMONA 2015 14 16 MARZO 2015

FIERA DI CREMONA

TOP GALLERY Art Magazine 2015 pag. 21


assolutamente da non perdere

VAN GOGH L’uomo e la terra

Sotto lʼAlto Patronato del Presidente della Repubblica, la mostra è promossa dal Comune di Milano

Palazzo Reale Milano fino al 15 marzo 2015

a cura di Kathleen Adler

Van Gogh. Lʼuomo e la terra grande mostra in corso al Palazzo Reale di Milano, è stata inaugurata il 18 ottobre 2014 e visibile fino allʼ8 marzo 2015, Un viaggio nel mondo dellʼarte, ma soprattutto nella filosofia esistenziale del grande olandese che si pone a perfetto corollario del tema di Expo 2015 Nutrire il pianeta. Sotto lʼAlto Patronato del Presidente della Repubblica, la mostra è promossa dal Comune di Milano - Cultura, prodotta e organizzata da Palazzo Reale di Milano, Arthemisia Group e 24 ORE Cultura - Gruppo 24 ORE, in collaborazione con Kröller-Müller Museum di Vincent Van Gogh 1885 olio su tela, cm. 82x114 © Museo Van Gogh, Amsterdam Otterlo e realizzata anche grazie al sostegno del Gruppo Unipol, lʼesposizione è posta a perfetto corollario del tema di Expo 2015. Nutrire il pianeta - documenta un viaggio nel mondo dellʼarte, ma soprattutto nella filosofia esistenziale del grande artista, che cerca nel mondo contadino, nelle creature semplici e pure, il senso della vita e delle cose. Lo trova nella fatica, nel duro lavoro della vita agreste. Il corpus centrale della mostra, patrocinata dallʼAmbasciata del Regno dei paesi Bassi a Roma e inserita negli eventi ufficiali del Van Gogh Europe, è costituito da opere provenienti dal KröllerMüller Museum di Otterlo a cui se ne aggiungono altre provenienti dal Van Gogh Museum di Amsterdam, dal Museo Soumaya-Fundación Carlos Slim di Città del Messico, dal Centraal Museum di Utrecht e da collezioni private normalmente inaccessibili. La mostra pertanto si pone come unʼoccasione unica per approfondire, attraverso gli occhi dellʼartista, il complesso rapporto tra lʼessere umano e la natura che lo circonda.

Info e prenotazioni T +39 02 54913 | http://www.ticket.it/vangogh Vincent van Gogh Natura morta con patate Olio su tela, cm. 39,5 x 47,5 1888 Kröller-Müller Museum © Kröller-Müller Museum

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VAN GOGH L’uomo e la terra

Palazzo Reale

Milano

Milano 2015

TOP GALLERY Art Magazine 2015 pag. 23


Gianmaria Potenza

Ritmi veneziani al National Art Museum

M.K. Ciurlionis di Kaunas Lituania Grande successo di pubblico, per il nostro connazionale artista veneziano Gianmaria Potenza, al Museo Nazionale d’Arte M.K. Ciurlionis di Kaunas ha ospitato nella splendida galleria M. Zilinsko dove la creatività è protagonista e dove l’arte antica ed artigiana si incontra con la ricerca ed il nuovo. I visitatori hanno avuto modo di osservare oltre centoventi opere, dai bronzi in fusione, alle tavole in legno dipinte a cera, a tempera e smalto. Alcune delle opere erano state collocate nei cortili cinquecenteschi dell’Università di Vilnius nel mese di luglio, in occasione del semestre di Presidenza italiana del Consiglio dell’Unione Europea. (Ndr)

Il maestro Gianmaria Potenza TOP GALLERY Art Magazine 2015 pag. 24


Gianmaria Potenza “Piume” bronzo cm. 220

TOP GALLERY Art Magazine 2015 pag. 25


Gianmaria Potenza

Ritmi Veneziani

Dalla Russia alla Lituania

TOP GALLERY Art Magazine 2015 pag. 26


Gianmaria Potenza ASTROLABIO Bronzo 2013 TOP GALLERY Art Magazine 2015 pag. 27


Gianmaria Potenza “Piume” bronzo - A h cm. 65, - 2° B h cm. 45 TOP GALLERY Art Magazine 2015 pag. 28


Gianmaria Potenza

Italia - Venezia 1936

Biografia Gianmaria Potenza è nato a Venezia il 9 dicembre 1936. Compie gli studi artistici presso l’Istituto d’Arte di Venezia sotto l’illuminata guida di Giorgio Wenter Marini. Praticando varie forme d’arte: spaziando dalla pittura alla scultura al mosaico. Il suo esordio lo vede presente gia dal 1952 esponendo alcune opere in una collettiva presso la Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia, dove più avanti effettuerà la sua prima personale (1958). Nel 1954 e nel 1956, è invitato ad esporre alla Biennale d’Arte di Venezia, dove le sue opere saranno presenti successivamente nel 1958, 1960, 1966, 1968, 1986, 1995, 2009, 2013. Ha eseguito anche opere monumentali gigantesche, destinate a piazze giardini quali sedi di banche, chiese, navi, uffici pubblici e privati, alberghi, collaborazione con architetti di fama mondiale. Il suo estro creativo lo conduce a confrontarsi con una forma architettonica, nuova scavalcando i valori classici rappresentativi della oggettività figurale quale concezione temporale dello spazio e della forma. Nel 1968 da vita alla Vetreria La Murrina il cui design di arredi e oggetti e noto. Suoi sono alcuni arredi e paramenti Sacri per la Santa Sede al Pontificio di Paolo VI. Numerose esposizioni personali e collettive conducono l’arte di Gianmaria Potenza ad essere apprezzata e diffusa a livello Internazionale. Opere sue si trovano in importanti Musei e Collezioni pubbliche e private di tutto il Mondo. Ricordiamo il suo recente Tour espositivo svolto nel 2012, in Russia al Museo Erarta di San Pietroburgo dove le sue opere sono state oggetto di grandi apprezzamenti da parte di collezionisti, stampa e della critica.

Gianmaria Potenza “Il Mastino” bronzo - h cm. 52x62x85 TOP GALLERY Art Magazine 2015 pag. 29


WALTER LAZZARO ... Invito alla S O L I T U D I N E

Omaggio al Centenario della nascita del Maestro Walter Lazzaro, grande interprete della pittura metafisica contemporanea, con le sue opere ha descritto un mondo

ricco di silenti spazialità. Un percorso condotto con ricerca stilistica carica di numerose emozioni sensoriali, dai toni tenui e delicati, nelle sue opere si avverte un senso di tranquillità, di pace, di raccoglimento meditativo, che ognuno di noi vorrebbe trovare in una quinta di ovattata spiritualità per riflettere. Le sue marine, assorte e silenziose, ci parlano e ci coinvolgono con grane forza espressiva. Raramente la quiete è turbata dalla presenza della figura; i suoi messaggi sono chiari. L’uomo ha bisogno di scandagliare la sua interiorità, di trasportare la sua dimensione intimista, in un contesto scenografico assolutamente perfetto per l’equilibrio e la sobria ricerca cromatica. Ho avuto modo di conoscere Walter Lazzaro negli anni 70, nella sua Galleria Studio di via Brera a Milano: “mi soffermavo sempre, davanti la sua vetrina ad ammirare le opere raffiguranti le barche, finchè un giorno davanti all’ingresso mi chiese: tu chi sei? vedo che ti fermi spesso.... ed io risposi: sono uno studente Maestro, e amo moltissimo l’arte, in particolare le sue, indicandogli una tela con una barca solitaria bianca. Da quel giorno, ogni volta che passavo da quelle parti, era per me inevitabile passare a salutarlo, instaurando una fugace amicizia, che purtroppo con il passare degli anni si spense. Nel suo studio, si avvertiva pur con il caos di tele, libri e colori sparsi, un aria di raccoglimento, “Un invito alla solitudine” proprio come il titolo di un ciclo delle sue opere. La personalità di Walter Lazzaro era molto particolare: anticonformista e schivo delle platee, dolce e romantico dei suoi racconti intrisi di poesie cromatiche. Le sue opere, ricche di materia, ombrati di luce particolarmente riflessa, costituiscono la sua ricerca dettata dallo studio e dal racconto dei luoghi dove ha vissuto parte della sua vita. Walter Lazzaro, rimarrà sempre nel cuore e nello spirito, di chi lo ha conosciuto, condivedendone il suo messaggio. Una sua ricorrente frase: “Amo il prossimo, ma coltivo la solitudine” (Francesco Chetta)

Walter Lazaro “Rapallo” olio su tavola, cm. 32,8x47,7 1948 TOP GALLERY Art Magazine 2015 pag. 30


Wazzaro Lazzaro “Il monte di Pesaro” olio su tavola, cm 33x48 1934

W.Lazzaro “Sole sul canale” olio su tavola, cm. 45,6x55 1934 TOP GALLERY Art Magazine 2015 pag. 31


Walter Lazzaro

Roma 1914 - Milano 1989

Walter Lazzaro “Tre capanni” Olio su faesite, cm. 30x40 1974 Biografia Walter Lazzaro, è nato a Roma il 5.12.1914, dopo le scuole dell’obbligo, frequenta il Liceo Artistico e Accademia di Belle Arti di Roma e nel quadriennio 1929-32 vince la borsa di studio governativa bandita per concorso tra gli studenti delle Scuole Artistiche di Roma. Nel 1937 è premiato dalla Reale Accademia d’Italia. Nel 1942 è premiato alla XXIII Biennale internazionale d’Arte di Venezia. Ha quindi un’intensa parentesi come attore teatrale e cinematografico, apprezzato da Blasetti e prescelto da Enrico Guazzoni per interpretare la parte di Raffaello Sanzio nel film “La Fornarina”. Nel 1943, tenente dei Granatieri, è portato in campo di prigionia in Polonia da dove rientrerà alla fine del conflitto. Riprende l’attività di pittore ed è invitato a numerose Quadriennali d’Arte di Roma. Dal 1950 è Perito d’Arte del Tribunale di Roma. La sua opera è via via sempre più apprezzata e lo dimostrano le innumerevoli Mostre Personali in Italia e all’Estero. Inoltre svolge l’attività di insegnamento, sin dal 1935, come docente di Pittura nel Liceo Artistico e Accademia di Belle Arti di Roma, Carrara, Bologna, Milano-Brera e fonda e dirige il Liceo Artistico di Novara. Nel 1980 viene insignito dell’onorificenza di Ufficiale al Merito della Repubblica, ma non essendogli stato concesso di proseguire l’insegnamento, per raggiunti limiti di età, restituisce al Presidente Pertini il riconoscimento ricevuto. Muore a Milano per i postumi di un incidente stradale, il 3.3.1989. Archivio Walter Lazzaro Galleria Lazzaro by Corsi dir. Adriano Corsi, Via Cenisio, 50 Milano Tel. 02 36521958

Walter Lazzaro “Colloquio” Olio su cartone telato, cm. 23,1x44,8 1978 -Collezione privata G. Conte (Mi) TOP GALLERY Art Magazine 2015 pag. 32


Foto: Courtesy Archivio Lazzaro by Corsi (Milano) Foto: Courtesy Archivio Lazzaro by Corsi (Milano)

Walter Lazzaro “Versilia silente” , Olio su cartone telato, cm. 35x50 1977

Walter Lazzaro “Siesta” Olio su tela, cm. 30x40 1971 - Courtesy Galleria Il Castello Milano TOP GALLERY Art Magazine 2015 pag. 33


Walter Lazzaro “Barca e Apuane” Olio su tavola, cm. 30x40 1972 Foto: Courtesy Archivio Lazzaro by Corsi (Milano)

Walter Lazzaro “Capanni calabresi” Olio su tela, cm. 21,5x49,5

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Foto: Courtesy Archivio Lazzaro by Corsi (Milano)

WALTER LAZZARO il pittore del silenzio

Walter Lazzaro “Siesta” Olio su cartone telato, cm. 44,7x35 1979

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GLI ULTIMI GIORNI DI MASSIMO TROISI

di Eros Salonia

L’intento è poi filmare l’anima di Salina! la mistica dell’incanto della creazione, cio’ che forse lega e accomuna la fede di atei e credenti. Filmando i grandi, filmiamo i piccoli. Come il Postino di Neruda (il personaggio di Troisi) era nella sua natività ignorante e forte, laterale e centrale a Neruda, cosi’ questo documentario sarà laterale al grande “Troisi”, facendo parlare le mani di pescatori e i fiori del cappero, in cui si imprigiona la memoria di quelle riprese di vent’anni or sono. Voce narrante e mitica, dirà poesie di Neruda su abissi vulcanici e mari al tramonto. Su tutto, poi, come uccello rapace, Araba Fenice o Chimera, campeggia, planando su vallate, l’anima del poeta, come il mistero della morte, sospesa, assente, presenza, che si vuole, da parte mia, come sostanza ineffabile del mio racconto. Riprenderemo le vigne, le cantine di Malvasia, i bar di Malfa, ma anche i falchi della regina sulla Fossa, per favorire la protezione faunistica e il patrimonio della viticultura. Un elicottero filmerà l’isola dal cielo, in spettacolari e inedite cabrate sulle vallate. Il tutto sarà magnificato dalla colonna sonora originale di Michele Amoroso, che comporrà musiche coinvolgenti e struggenti. Eros Salonia

Biografia: Eros Salonia è scrittore, regista e realizzatore. Dopo vent’anni di teatro, in qualità di attore e regista, fonda nel 2008 L’Arlequin de l’esprit che produce i suoi spettacoli e i suoi films, creando un ponte tra persone in inserimento socio-professionale, pazienti psichiatrici e professionisti del mondo artistico. In quest’ottica nasce nel 2010 il medio metraggio Bruno il mare, girato tra Messina e le isole Eolie, e il cui protagonista, cosi’ come altri attori, è un paziente di un centro psichiatrico. Bruno e il mare è stato selezionato quest’anno dalla prestigiosa Agence du court métrage ed è stato proiettato all’Atelier Z, a Parigi e al Festival internazionale Horcynus Orca, a Messina. Con il suo primo lungo metraggio Bios, Il testamento del XX° secolo, Eros Salonia prosegue nel suo stile spinto verso l’estremo, per un affermato cinema d’autore, politico ed estremamente crudo, cio’ che non impedisce il lato spettacolare, dato dalla intensità delle immagini e la fruizione da parte di una larga fascia di publico.

Eros Salonia sta attualmente ultimando le riprese di un horror psicanalitico : La dame sans visage e prepara per il 2014 un terzo lungo metraggio prodotto dalla televisione nazionale e da CEA films, con un importante cast. Eros Salonia è dottore di ricerca in Drammaturgia alla Sorbona e ha pubblicato sulle principali riviste specializzate di teatro in Francia. Ulteriori informazioni : L’ARLEQUIN DE L’ESPRIT L’insertion par le théâtre et la vidéo Association loi 1901 n° 1855 - N° Siret 533 678 850 00017 14, rue des Turquoises 78570 Chanteloup-les-Vignes Téléphone : 06.71.91.85.75

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Copyright 2014 © - Photo by Gianluca Rossellini, Courtesy Fondazione Salonia (Messina)

EROS SALONIA

Attraverso la narrazione di un grande amico di Troisi, Omero della sua Ulissiade, ripercorreremo i luoghi in cui l’attore ha girato il suo capolavoro “Il postino”, suo ultimo film testamento, intervistando gli abitanti di Salina che lo hanno conosciuto e che hanno collaborato con lui. Lo scopo del nostro film-documentario è di valorizzare Salina e Malfa e di mostrare l’umanità di un artista d’eccezione, “affondando la telecamera” nel rapporto tra l’arte, la natura e la morte. Ma non si tratta solamente di un documentario che ritraccia, come un omaggio postumo, le tappe delle riprese e gli aneddoti della produzione. Questo film vuole essere, invece, una valorizzazione dell’Isola di Salina, del suo potere di seduzione su chi la visita e abita. Ma, soprattutto, il progetto che proponiamo è un percorso “interno” verso l’anima dell’isola, verso il suo potere di sospendere la vita umana in un’estasi calma, nella contemplazione del mistero della creazione. Tra uliveti secolari, vigne arrampicate sul vulcano, cantine di Malvasia, tra pescatori e contadini, passerà la voce di Troisi e di quanti lo hanno conosciuto. Su tutto, scorrerà la malinconia della scomparsa di un mondo (il contadino e il marinaio). Questa scomparsa poi farà eco all’ironia dell’ultimo Troisi, quell’ironia di chi, come Massimo sapeva di non avere molto tempo da vivere. E in realtà, quale tema è più universale di questa sua ironia, di questo suo dolore? A ben guardare, infatti, quale uomo ha molto tempo da vivere? Ma per fortuna, restano i film, come resta la pietra, la vigna e i falchi nel cielo. Quelli che la storia ci consegna come “gli ultimi giorni di Massimo Troisi” mostreranno un percorso mitico verso una forma di immortalità, in una forza viva: quella dell’arte che rivaleggia con la morte.


ports

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Pollara, Malfa - Salina - Isole Eolie Patrocinio Comune di Malfa

La Fondazione SALONIA ricorda Troisi nel ventennale della sua morte, e del famoso film “Il Postino”

Di Federica Pasini

Immersa nelle acque trasparenti del Mediterraneo, tra due montagne ricche di vegetazione lussureggiante, tra distese di vigneti e capperi fioriti, tra limoni e aranceti, Salina è considerato il giardino delle Eolie. Sembra sia stata una delle prime isolette dell’arcipelago ad emergere dal mare e qui si possono ammirare i resti di almeno sei coni vulcanici ormai inattivi e smembrati dall’erosione. Un autentico paradiso naturale pieno di verde e sorgenti d’acqua, di panorami mozzafiato che si aprono che si aprono dalle cime più alte sul resto dell’arcipelago e su tutta la Sicilia. Proprio in questo paradiso l’attore napoletano Massimo Troisi, nel 1994, girò il suo ultimo film “Il Postino”, tratto liberamente dal romanzo di Antonio Skarmeta ( titolo originale “El cartero de Neruda”)., in un misto di passione, sensualità e romanticismo, sono citate nel film varie poesie di Neruda, oserei dire, tra le più belle sostenendo che: ‘…la poesia non è di chi scrive, ma di chi serve…’, e Troisi esprime in maniera evidente profondità d’animo abissali, sia del poeta che del protagonista, il postino, chiaramente. In questo film, testamento di Troisi troviamo tutta l’esperienza artistica del genio della sua arte, e scopriamo tutta la sua poetica in maniera integrale, dove, infatti, la mimica riesce ad operare una comicità di “secondo grado”, capace di ironizzare sulla comicità stessa. Egli si esprime in dialetto, ma le coloriture, vengono rese necessarie per lo svolgimento del film. Il postino, incarna la figura dell’’antieroe”, tanto cara al regista, esso è un personaggio qualsiasi, e l’antieroismo si concretizza in particolar modo nel fatto di andare contro gli stereotipi classici, della perfezione, della quale il cinema americano si vanta. Il cuore di Troisi, lo stesso che lui volle tutelare per questo film, smise di battere solo 12 ore dopo averlo finito di girare, ed era il 4 giugno del 1994. Quest’anno ricorre il ventennale dalla scomparsa del regista, e, i preparativi per la commemorazione sono in fermento, tra i quali possiamo inserire la visita alla splendida istallazione del Maestro Dimitri Salonia, dove, osservando le grotte di Salinia sarà impossibile non notare la spettacolare barca gigantesca infranta contro uno scoglio dentro una grotta. Apprezzeremo, allora immediatamente che il nostro artista onora la memoria del grande regista offrendogli il significato della vita che scompare infrangendosi nel simbolismo della caverna. Infatti proprio il tema della morte che, per Hegel, è sempre e comunque iscritta all’interno del processo del genere in cui l’individuo si trova collocato. TOP GALLERY Art Magazine 2015 pag. 38

Foto di Gianluca Rossellini - Messina


L’essenza del Maestro Dimitri Salonia, cerca di denucleare tutta la filosofia della simbologia, di modo che scopriamo assieme a lui un mondo magico, onirico, inconscio, e, denso di significati reconditi. La morte, infatti, rappresenta il limite, l’aporia della nostra condizione umana e, al contempo, l’orizzonte di senso nel quale sfugge alla disperazione e si pone come momento di passaggio, carico di speranza, verso l’annullamento in Dio. Per Heidegger, la morte è ‘un’esperienza della vita’ e, l’esserci dell’essere dell’uomo è un essere-per-lamorte, quindi morte intesa come interruzione inopinata dell’ininterrotto fluire della quotidianità. Il ‘sé’ impersonale e anonimo dell’inautentico copre la progettualità della morte come possibilità più reale e più propria dell’essere per esserci. Dimitri Salonia comunica le proprie esigenze individuali, concettuali e fisiche, simbolizzatrici, che attua attraverso il proprio lavoro, il ‘monumentale’ insito in ogni assetto, conformazione e struttura della sua terra. Le tensioni individuali comportano un’esaltazione dell’artigianale e spettacolare, insiti in ogni azione umana, e ostentazione del filosofare e del comunicare mediante segni, scritti e parlati, propri di ogni soggetto umano. Utilizzare grandi mezzi per compiere gesti ‘monumentali’ e megalitici è una delle caratteristiche del lavoro dei Land Artists. Ogni depression o displacement, ogni scavo o incisione sulla crosta terrestre è il segno macroscopico di un essere umano che vuole testimoniare una cultura quantitativa e usa tutti gli apporti che l’era ipertecnologica e consumistica che il pensiero gli offre, servono a dare maggior significato a una sorta di rito, l’arte, rappresentativo di una civiltà massiva e industriale. Le sue ‘tracce’ estetiche sono, quindi, manufatti che tendono a porsi come futuri ‘resti’ archeologici capaci di rivelare migliaia di anni, una cultura pregalattica e terrestre. I suoi gesti sono testimonianze di un ‘primitivo’ che vede ancora nella natura uno spazio ‘remoto’ in cui l’uomo può proiettarsi, come nelle epoche preistoriche, per produrre i suoi menhir di terra e di pietra. Un intervento primario ed elementare di un uomo come Dimitri Salonia dalla sua Salina, sposta l’energia dal dietro al fuori del suo agglomerato per affermare la sua potenza e la sua libertà, che rimane ancora quantitativa e massiva. Far infrangere i flutti in una barca rovesciatae distrutta sulla poppa inserita in una delle meravigliose insenature che offre la costa dell’isola, un gesto primitivo, che porta alla concretizzazione di un ‘manufatto’, di cui il lavoro si avvicina alla ‘credenza’ nell’azione umana. Una credenza nelle proprie tracce di amore-morte-vita-rinascita, credenze di una cultura che accetta la natura come unico spazio di azione. Il nostro artista usa la simbologia della barca intesa come pronta verso un traguardo, in un itinerario che riflette tutte le innumerevoli tracce di giorni degli avvenimenti, delle avversità, dei sentimenti. Un’espressione di movimento nell’esistenza, archetipo del divenire attraverso le vicende umane, solcando le acque del tempo, nostalgia del grembo materno, che per Freud, avvolge e racchiude, come la prima culla con cui fluire nell’esistenza. Ma ogni cultura e mitologia ha la sua imbarcazione funeraria e rituale che accompagna i defunti, e sono barche di spiriti che si inoltrano in un mondo conio e sotterraneo, dove l’imbarcazione diviene bara, la bara di Massimo Troisi, morto proprio in quel luogo e in nome della sua arte. Viaggio però che può divenire il primo, e la traversata della morte per dare origine alla traversata della vita.

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La barca, fermata dalle pericolose insenature create dall’erosione delle onde, rivelano un’abbandono nei confronti della vita, naufragata, proprio come la vita del regista, sogni infranti, sentimenti sconfitti nella depressione. Ma onde, mare sono simboli legati alle profondità inconsce ed insondabili del mistero umano. Acqua come soggetto dei quattro elementi con Fuoco, Aria, Terra. Acqua come ‘brodo primordiale’, nel quale l’esistenza si crea e si rinnova. Ma anche maree, onde, inondazioni che hanno l’acqua ed in sé vi è tutta la carica e la potenza, che sbaraglia controllo e difese, e ci mette in contatto con la profondità delle soggettive emozioni e del proprio essere. Dimitri Salonia usa questo significato magico arcaico, che sembra sfuggire a ogni classificazione sia artistica che estetica, ma totalmente filosofica, quindi egli insiste, per raggiungere l’inconscio collettivo, cerca di far comprendere il mare, l’elemento acqua in generale per rinnovarlo continuamente; un dinamico continuo, di movimento che è presente nell’uomo, nella materia e nel pensiero. Il mare è,indubbiamente, anche incertezza, mancanza di solidità, e al contempo molteplicità ampiezza, e apre al fruitore le possibilità e variabili di fronte a lui, lo confronta con la difficoltà della scelta. Il lavoro eseguito nel contesto di Salina dal nostro artista non risponde né a un’esigenza di comunicazione personale né a uno stimolo produttivo; totalmente immercificabile e intrasportabile; l’istallazione quindi vive come segnale ‘tribale’ di una tribù composta da centinaia di uomini e donne, sui quali la natura agisce sino a uniformarli con l’assetto del territorio, l’acqua li invade, il vento respira, la Terra si crea caverna, archetipo universale. Vivendo la caverna come, ‘Regressum ad uterum’, discesa agli inferi per giungere ad una nuova nascita, quella di Troisi e quella dell’universo in generale, abisso da cui emergono pericoli ed imprevisti, e ancora, morte, sepolcro, inconscio primordiale, rappresentazione del mondo, riparo naturale; cavità uterina, ambiente amniotico, ma anche, abitazione, casa: espressioni queste che rimandano tuttavia ad un significato più grande e trasversale, ovvero ad una cavità, matrice e madre. Ogni evento ‘universale’ fa parte del lavoro di Dimitri Salonia che viene a ‘strumentalizzare’ tutta la dimensione macroscopica, sia dal mezzo artificiale sia dalle manifestazioni naturali. Un credere nella natura naturata del XXI secolo che riempie, intercorre, fluisce nelle vene globali delle nostre timide vite. *Fonti critiche/bibliografia: Celant, Tornado Americano - Skira, diz. dei simboli, Guida Sicilia, “Il Postino a Salina”, Claudio Verardi, Il Poeta di Troisi.

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Descrizione dell’installazione del Maestro Dimitri e della proiezione del film “Il postino”.

Salonia per il ventennale di Massimo Troisi,

Il Maestro Dimitri Salonia

L’idea dell’installazione naturalistica nel ventennale del trionfo della morte di Massimo Troisi, nasce da alcune riflessioni sulla violenza della natura e sugli elementi del magico luogo: la grotta scavata nel tufo, le barche di legno tirate in secco dopo i pericolosi viaggi in mare, il cancello in ferro. E’ come se l’anima della barca si aggrappasse ancora a quel rifugio che non l’ha salvata, a quel cancello chiuso che ne ha impedito l’entrata. Ancora rimbalzano dentro quei legni ‘rumori’ e suoni della natura che Massimo Troisi ha registrato per sempre. Allo stesso modo, Troisi lottando nel film e nella vita contro i colpi del destino, che sono come una marea, si aggrappa ancora alla sua grande anima, alle Balate di Pollara, rifugiandosi nelle notti di tempesta dentro quelle grotte che non hanno saputo proteggere la sua barca nel viaggio della vita. L’installazione sarà creata ‘incastonando’ una vecchia barca nel cancello di entrata della grotta. Quella caverna che soffoca la barca nella sua bocca. All’interno dell’imbarcazione verrà posizionato un registratore a batteria Mp3 collegato ad un impianto stereo che diffonderà la voce di Troisi e i suoni e i rumori della natura che lui stesso ha registrato nel film. Si diffonderà nel’etere anche una canzone disperata napoletana. Si cercherà quindi di rappresentare l’ombra , il fuoco, il silenzio e la spuma dell’acqua sulla spiaggia, sul tufo e sulle pietre che hanno distrutto il legno stagionato della barca e anche la ferrea struttura del cancello di ruggine e di salsedine di mare. Sono previsti altri interventi con l’inserimento di oggetti e di elementi tipici dell’ambiente circostante: un antico remo, una rete di pesca, una cima e piante succulente della macchia mediterranea. La Signora Iolanda mi diceva che alle grotte alle Balate è preferibile lasciare il cancello aperto. Altrimenti il mare se lo porta. Quello stesso mare, nella prossima mareggiata si porterà la barca che installerò all’ingresso della grotta per il ventennale di Troisi, e forse si porterà via anche il cancello. Ciò mi fa riflettere sulla precarietà delle opere dell’uomo e sulla inutilità delle liti sulla proprietà e soprattutto degli interventi per la sicurezza. È vano ogni tentativo dell’uomo di tutelare o conservare le cose, i beni di questo nostro pianeta, e di proteggerli dalla furia del mare, del vento e del fuoco dei vulcani. L’impeto del mare, nella prossima mareggiata di ponente, alle Balate, distruggerà per sempre quel cancello e quella barca, quella precaria installazione naturalistica. Né cancelli, lucchetti, catenacci o altre chiusure potranno fermare l’impeto delle acque, anzi senza ostacoli né freni visitano liberamente le grotte e se ne vanno. Il maremoto in un deserto non farebbe alcun danno, mentre un pacifico animale incatenato potrebbe uccidere. “Verrà un giorno in cui bufera e pioggia distruggeranno l’ultima pietra del tuo monumento”. (Dimitri Salonia) Foto di Gianluca Rossellini - Messina

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Okwui Enwezor

Nigeria 1963 curatore 56. Esposizione Internazionale d’arte La Biennale di Venezia

Note biografiche Okwui Enwezor (Nigeria, 1963), curatore e critico d’arte, giornalista e scrittore, è Direttore della Haus der Kunst di Monaco di Baviera dal 2011. È stato Direttore Artistico della 2. Johannesburg Biennale in Sudafrica (1996-1998), di documenta 11 a Kassel in Germania (1998–2002), della Bienal Internacional de Arte Contemporáneo de Sevilla in Spagna (20052007), della 7. Gwangju Biennale in Sud Corea (2008) e della Triennal d’Art Contemporaine di Parigi al Palais de Tokyo (2012). I suoi campi di interesse spaziano dal mondo delle mostre internazionali, ai musei, l’università e l'editoria. I suoi interessi vanno dall’arte africana, europea, asiatica, nord e sud americana del XX e XXI secolo, all’arte moderna e contemporanea nei paesi africani e l’arte contemporanea della diaspora africana. Le sue ricerche includono il video e la fotografia, la teoria dell’archivio, del documentario fotografico e del fotogiornalismo, la storia dei musei. Studia le teorie sulla diaspora e sulle migrazioni, del modernismo post-coloniale, e quindi dell’architettura e dell’urbanistica delle città africane postcoloniali. Nel 1994 ha fondato Nka: Journal of Contemporary African Art edito da Duke University Press. Come scrittore e critico ha contribuito a cataloghi di mostre, antologie e riviste, oltre ad aver pubblicato articoli e interviste per i maggiori quotidiani e periodici del mondo. È autore di numerosi libri tra cui ricordiamo Archive Fever: Uses of the Document in Contemporary Art (Gottingen: Steidl and New York: International Center of Photography, 2008), Contemporary African Art Since 1980 (Damiani, 2009, con Chika OkekeAgulu), Antinomies of Art and Culture: Modernity, Postmodernity, Contemporaneity (Duke University Press, 2008, con Terry Smith and Nancy Condee), James Casebere: Works, 1975-2010 (Damiani, 2011). Ha ricoperto numerosi incarichi accademici come Rettore degli Affari accademici e Vice Presidente Senior del San Francisco Art Institute (2005-2009), Visiting Professor presso il Dipartimento di Storia dell'Arte e Architettura dell'Università di Pittsburgh e della University of Illinois, Urbana-Champaign, Visiting Professor presso il Dipartimento di Storia dell'Arte e Archeologia della Columbia University, New York. Nella primavera del 2012 è stato Kirk Varnedoe Visiting Professor presso l'Istituto di Belle Arti, New York University. Tra le sue numerose mostre ricordiamo: ECM: A Cultural Archaelogy, Haus der Kunst, Monaco; Rise and Fall of Apartheid: Photography and the Bureaucracy of Everyday Life, International Center of Photography, New York; The Short Century: Independence and Liberation Movements in Africa, 1945-1994, Museum Villa Stuck, Monaco; Century City, Tate Modern, Londra; Mirror’s Edge, Bildmuseet, Umea; In/Sight: African Photographers, 1940-Present, Guggenheim Museum; Global Conceptualism, Queens Museum, New York; David Goldblatt: Fifty One Years, Museum of Contemporary Art, Barcellona; Stan Douglas: Le Detroit, Art Institute of Chicago; Snap Judgments: New Positions in Contemporary African Photography, International Center of Photography, New York; The Unhomely: Phantom Scenes in Global Society, Centro Andaluz de Arte Contemporáneo, Siviglia; Archive Fever: Uses of the Document in Contemporary Art, International Center of Photography, New York.

Paolo Baratta, Presidente Fondazione C.D.A. La Biennale Venezia photo: Alvise Nicoletti Courtesy La Biennale

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photo © Archivio La Biennale


56. Esposizione Internazionale d’Arte

La Biennale di Venezia 9 Maggio - 22 Novembre 2015 Curatore Okwui Enwezor

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PADIGLIONE ITALIA 2013

V I C E V E R S A

Attrice in “Ideologia e Natura” Performance di Fabio Mauri”, Photo - Courtesy: la Biennale di Venezia

Le performance sono il fiore all’occhiello della Biennale d'arte di Venezia e alla vernice inaugurale 2013, nel Padiglione Italia "Vice Versa" presso l’Arsenale, varie attrici hanno simboleggiato una rivisitazione di "Ideologia e Natura" performance di Fabio Mauri del 1973. L’attrice in questione indossava la classica divisa nera dell’epoca Nazista. Mimando le gesta lentamente, si denudava rappresentando, la libertà ideologica in riferimento all’oggetto culturale in epoca. Questo modo di mostrarsi al pubblico, evocava un messaggio sublimale, con un alternarsi di svestirsi e rivestirsi, ripetutamente.

Nella sala adiacente entra in scena la performance collettiva di Marcello Maloberti, “La voglia matta” che indaga il nostro modo concettuale contemporaneo. La performance vede inoltre altri personaggi, su di una gigantesca base di marmo bianco, posta al centro, intenti a creare una mimica scena, coprendosi e poi scoprendosi con dei teli da bagno. Alla loro base notiamo un folto numero di giovani legati con varie cinture a dei tavoli, perfettamente immobili. (Vedi foto a pag. 10 - 12)

Attrici in “Ideologia e Natura” di Fabio Mauri 1973 Photo Francesco Chetta, archivio Effeci edizioni

“Ideologia e Natura” Contemporary Art Today 2013 pag. 13

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Immagini tratte Speciale Contemporary At Today Luglio 2013 effeci edizioni

55. Esposizione Internazionale d’arte La Biennale di Venezia


56. Esposizione Internazionale d’arte La Biennale di Venezia I Luoghi espositivi: Arsenale e Giardini, più altre sedi I Luoghi espositivi

Sala Chini, la volta. Padiglione Centrale, Giardini. Courtesy la Biennale di Venezia

Sala Chini Padiglione Centrale, Giardini Courtesy la Biennale di Venezia

Padiglione Italia - Giardino delle vergini Arsenale 2010 Photo: Giulio Squillacciotti Courtesy: la Biennale di Venezia

Padiglione Centrale Giardini, Venezia Photo: Giorgio Zucchiatti Courtesy: la Biennale di Venezia

Biblioteca della Biennale - ASAC Padiglione Centrale Giardini, Venezia Photo sopra e sotto: Giorgio Zucchiatti Courtesy: la Biennale di Venezia

Artiglierie 1 Arsenale Photo: Giulio Squillacciotti Courtesy: la Biennale di Venezia

photo © Archivio La Biennale Contemporary Art Today 2013 pag. 10

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The Contemporary Art Show

Salon d’art par excellence la più grande vetrina dell’arte della Costa Azzura 9 - 12 luglio 2015 Monte Carlo Principato di Monaco

Art Monaco 2015 - Forme di espressione Art Monaco'15 è una mostra di belle arti che mette in mostra il lavoro da una varietà di mezzi artistici, tra cui acrilico, olio e pittura ad acquerello; scultura; fotografia; mostra di antiquariato; tecnica mista; così come il lavoro artigianale di gioielli e designer di mobili. Art Monaco'15 conduce una selezione stretta processo di selezione degli espositori e opere d'arte al fine di garantire la qualità e l'eccellenza della mostra. Il Comitato di Selezione, composto da figure stimate della scena culturale Internazionale, curerà la selezione di tutte le opere, artisti e gallerie, presentati in Art Monaco'15. Il mantenimento di un approccio a più livelli in termini di trend visivi scelti per definire la fiera di quest'anno, il nostro team ha deciso di scegliere le gallerie e opere d'arte basate sulla capacità dell'artista, e di esprimere e incarnare il suo linguaggio artistico personale e scouting di nuovi talenti emergenti che dimostrano un potenziale creativo ben definito. Art Monaco'15 è un anello essenziale del panorama culturale internazionale, rassegna d’arte contemporanea, di grande livello selettivo, è affermata tra gli eventi artistici più esclusivi del mondo. Photo by Luana Raia TOP GALLERY Art Magazine 2015 pag. 46


ARTMONACO’ 2015 Salon d’art par excellence

VI° ediz.

9 - 12 luglio 2015 Monte Carlo Principato di Monaco ports art www.artports.com

Nel 2015, Opus Eventi diretto da Johnessco Rodriguez, presenta tre grandi eventi speciali: l’ormai affermata fiera d’arte contemporanea della Costa Azzurra, ART MONACO, giunta alla sua sesta edizione, e due nuove rassegne: ART IBIZA Ibiza, e MC ART a Miami. Monte Carlo è per eccellenza ritenuto, uno dei luoghi più prestigiosi in Europa, una meta ricercata dai numerosi collezionisti italiani e del resto d’europa, posizionandolo ai vertici dei mercati più ambiti dal collezionismo in genere nel mondo. L’indiscussa economia, Il Casinò, Le Salone de La Plaisance, grandi e raffinati Hotel fanno da cornice in quest’isola del lusso e della vita mondana. Giusta l’idea del Patron Rodrigues nel proseguire il cammino di Art Monaco puntando sulla qualità e alta selezione delle opere, artisti e gallerie, sublimandone l’eccellenza dell’esposizione. Art Monaco quest’anno ospiterà oltre settantina di grandi gallerie, per l’appunto selezionate su scala internazionale, una fiera d’eccellenza appunto, dove sono attesi, provenienti da 50 paesi, presenze di personaggi dello spettacolo, Emirati Arabi e VIP, naturalmente come consueto, non mancherà, la visita di S A S Principe Alberto di Monaco II° e di altri Nobili personaggi.

ARTMONACO 9-12 luglio 2015 Opus Eventi

www.artemonaco.com

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Truka Red ceramica, smalti e oro, cm. 30 2013

GIORGIO LAVERI


Galleria Mazzoleni Torino

AGOSTINO BONALUMI

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Genova 2015

© foto di Ale - Zena

Fiera di Genova

La Lanterna di Genova

La Fiera di Genova

Poco distante dal porto antico, rappresenta un perfetto coronamento dell’ideale itinerario artistico che il visitatore appassionato potrà scoprire nel capoluogo ligure e una risorsa fondamentale per il pubblico più accorto, in vista di un aggiornamento sulle ultime tendenze dell’Arte.

Il Galeone Neptune “I Pirati” di Roman Polansky Porto Antico di Genova © photos by archivio effeci

Porto Antico di Genova - foto archivio effeci

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SPECIALE

ARTe GENOVA

XI° MOSTRA MERCATO D’ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA

Dal 14 al 16 Febbraio 2015 nel complesso fieristico della città di Genova si è svolgerà l’ XI° edizione di Arte Genova, Mostra Mercato d’Arte Moderna e Contemporanea, organizzata da NEF, di Padova, che ha ben saputo qualificare la selezione espositiva. Arte Genova 2015 mostra ai visitatori il lavoro di oltre 500 artisti, presentati da una settantina di gallerie, e ben dodici case editrici Tra le gallerie presenti ad Arte Genova, il Top dell’arte contemporanea: la torinese Mazzoleni con opere di Afro, Pomodoro, Vedova, Fontana, De Chirico, Bonalumi e altri maestri del 900. Centro Steccata Parma, Rotta Farinelli Genova, Cinquantasei Bologna, Tornabuoni Firenze, De Nisi Caserta, Poleschi Milano, e numerose altre presenze, sempre di qualificato livello, non manca l’attenzione della stampa del settore con le primarie testate specializzate dell’editoria nazionale. L’evento è stato patrocinato dal Comune di Genova è inaugurato Giovedì 13 Febbraio alla presenza di importanti autorità comunali, critici, collezionisti e operatori, oltre ai numerosi visitatori, riconfermando il ruolo di primario di Nef, guadagnato nello scenario fieristico del Nord Ovest italiano, specializzato nel settore dell’Arte. Arte Genova 2015 riconferma la sua valenza espositiva, dando linfa di ripresa e attendibilità al mercato dell’arte. (ndr)

Galleria Mazzoleni (To)

Nel corso di Arte Genova 2015, ritorna il grande e atteso appuntamento di Art Talent Show, III° edizione della rassegna espositiva rivolta alla promozione di giovani e validi artisti emergenti.

Rabarama Vecchiato Galleries

Galleria Mazzoleni (To)

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Fiera di Genova 2015 Genova 2015

Galleria Centro Steccata (Pr)

Galleria Tornabuoni (Fi)

Studio Gianmaria Potenza (Ve)

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Arte Genova 2015

Galleria De Nisi Deniarte Roma -Caserta

Giorgio Laveri - Galerie Frank Michel Nice (France)

Arte Genova 2014 L’evento è patrocinato dal Comune di Genova un esclusiva vernice di presentazione, ha saputo accogliere gli ospiti che hanno visionato, in anteprima, i capolavori d’Arte italiana e straniera, in un percorso che spaziava dall’Espressionismo al Surrealismo, dal Futurismo al Dadaismo, dal Cubismo all’Astrattismo fino a giungere allo Spazialismo, l’Arte Concettuale e la Pop Art, non tralasciando l’Arte Povera, la Transavanguardia e tutte le manifestazioni più

Alcune Top Gallery presenti in fiera

Galleria Allegrini (Bs)

Galleria Tornabuoni Arte Galleria Mazzoleni Galleria De Nisi - Deniarte Galleria Centro Steccata Galleria Poleschi arte Galleria Armanda Gori Arte Gallleria Arigoni Galleria Cinquantasei Galleria Santo Ficara Galleria Tonelli Galleria Marchese Galleria Engema Galleria La Vite Galleria Magic Art Studio Gianmaria Potenza

Alcuni dei numerosi artisti presenti in mostra:

Editoria specializzata

Accardi, Adami, Afro, Annigoni, Balla, Berlingeri, Bertini, Biasi, Boetti, Bonalumi, Borghese, Burri, Calabria,Casorati, Castellani, Chia, Clemente, Corpora, Crippa, Cucchi, de Chirico, Del Pezzo, De Pisis, Dorazio, Dova, Fontana, Gard, Gonzaga, Guidi, Guttuso, Jenkins, Licata, Lodola, Laveri, Mariani, Manzu, Messina, Migneco, Mirò, Modigliani, Morlotti, Moya, Musik, Palladino, Potenza, Picasso, Rabarama, Rotella, Saetti, Santomaso, Scanavino, Schifano, Sironi, Sughi, Tozzi, Turcato, Uncini, Vacchi, Vasarely, Vedova,

organizzazione Nef Padova Italia +39 049 8800305 Genova 2015

www.artegenova.org

Arte Collezionismo Francesco Chetta editore Acca edizioni Arte In Arte Mondadori Artexpò edizioni Contemporart D’ars edizioni Flash Art Politi editore Liberementi editore Zeta News Campanotto editore photos by Kanados archivio effeci TOP GALLERY Art Magazine 2015 pag. 53


AFRO Pittore Internazionale

di Luca Beatrice

Sono passati ben ventu-

no anni dalla memorabile mostra che la Galleria Mazzoleni (allora Nuova Gissi) organizzò a Torino sull’itinerario astratto di Afro, compreso tra il 1948 e il 1975. Per l’occasione venne prodotto un ricco catalogo (Mazzotta editore) contenente diversi testi critici, tutti d’accordo a sottolineare l’importanza di questo artista nel panorama italiano e internazionale. Eppure all’epoca si era appena consumato un torto piuttosto grave nei confronti del pittore friulano: il mancato inserimento nella mostra Italian Art in the 20th Century – Painting and Sculpture 19001988, curata da Celant e Rosenthal alla Royal Academy di Londra nel 1989, che avrebbe do- Afro “Floridoro” olio su tela, cm. 51 x 64, 1964 vuto sancire il definitivo ingresso della nostra arte nel gotha internazionale, al culmine del decennio più fortunato del dopoguerra, quando la Transavanguardia trionfa nel mondo e l’Arte Povera torna ai fasti dei suoi inizi. Da quella che sembrò una grave miopia critica, il destino di Afro è cambiato e negli ultimi anni egli è unanimemente considerato tra i tre-quattro artisti italiani davvero importanti, ancor più se si considera che il periodo in cui ha agito più complesso e articolato dei decenni successivi, doe l’”asticella” della qualità era posizionata in alto ed era difficile spiccare un salto da primatisti. Allora infatti le istanze di cambiamento si susseguivano rapidamente l’una all’altra, sovrapponendosi, elidendosi, contraddicendosi e, soprattutto, rischiando di durare appena il tempo di un mattino, e l’arte non poteva non sintonizzarsi sulle medesime lunghezze d’onda. Il fermento intellettuale era frutto di sostanziale condivisione tra gli artisti; da lì la tendenza a presentarsi in gruppi organizzati attorno a un critico e una teoria di riferimento, Afro, a parte l’adesione agli Otto di Lionello Venturi nel 1952, preferisce invece correre da solo. Semplificando, Afro può essere considerato un artista informale, sapendo che non si tratti di un movimento ben definito ma di una sensibilità se non planetaria, almeno praticata in buona parte dell’Europa, negli Stati Uniti e persino in Giappone.

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Non esiste un atto di nascita ufficiale per l’Informale e neppure una fine, considerando che gli ultimi bagliori travalicano di parecchio gli anni Settanta, evolvendosi in altri linguaggi e altre forme. Al suo interno vanno comprese temperature molto diverse, dall’Espressionismo Astratto al Naturalismo, dal Postcubismo Afro “Per Colorado” 1967, tecnica mista su tavola, cm. 31,2 x 48 all’astrazione lirica, dall’informale segnico con echi surreali alla proto-Body Art. Nell’Italia degli anni Cinquanta è certamente la tendenza più praticata, eppure sono pochi i pittori capaci di produrre opere di autentico respiro internazionale, in grado di confrontarsi soprattutto con la nascente arte americana. Uno di questi è certamente Emilio Vedova. L’altro, altrettanto sicuramente, Afro. “Veneto e cosmopolita” lo definisce Erich Steingraeber (Afro era friulano di nascita, forse la qualifica si adatta meglio a Vedova ma rende comunque l’idea). Si può senza meno affermare che proprio Vedova e Afro, insieme ad Alberto Burri e Lucio Fontana , costituiscono le quattro punte dell’attacco dell’arte italiana tra l’immediato dopoguerra e i primi anni Sessanta, in quel quindicennio dove si registra la nascita dell’arte contemporanea vera e propria, oltre al superamento del localismo e all’abbandono del piccolo maestro. A questo straordinario “quartetto” forse andrebbe aggiunto Piero Manzoni, ma la sua parabola fu troppo breve e il lavoro mai sopraggiunto a maturità. Il percorso di Afro, dal 1950 al 1975, in cui smette di lavorare, morirà nel 1976 pochi mesi dopo il sessantaquattresimo compleanno, è accompagnato da una serie di date ed eventi decisivi per la sua carriera. Proprio nel 1950 ha l’occasione di esporre per la prima volta a New York nella nuova galleria Catherine Viviano, nata in Italia ma trasferitasi a Chicago da bambina, che aprendo con una collettiva di cinque italiani (oltre ad Afro, Cagli, Guttuso, Morlotti e Pizzinato) dimostra quanto la nostra arte allora suscitasse interesse oltre oceano. Il complesso di inferiorità degli americani verso la pittura europea sta per finire e l’asse del contemporaneo si sta spostando definitivamente da Parigi a Manhattan. Se la prima generazione di espressionisti astratti è impregnata dell’estetica del Vecchio Continente –a cominciare da Gorky, la cui pittura Afro conosce proprio nel 1950, due anni dopo la morte dell’armeno, che gli trasmise una seduzione tanto forte che fu proprio lui a scrivere un testo critico per la mostra alla Galleria L’Obelisco di Roma nel 1957- la nascente Action Painting è destinata in breve a diventare l’arte del decennio: aggressiva, virulenta, soggettiva e ipertrofica è la pittura americana per eccellenza, con un suo stile ben preciso e finalmente originale che affronta senza timore le grandi dimensioni spesso negate agli europei, con le sue star (in particolare Pollock), e i suoi teorici (Harold Rosenberg). Dei cinque presentati a New York dalla Viviano, solo Afro mantiene un rapporto stabile con la galleria e una continuità espositiva negli USA. Troppo “italiani” gli altri, troppo impregnati di quel realismo che gli americani non considerano quando non sia parte integrante della storia. L’impatto di Afro con gli Stati Uniti lo spinge a superare definitivamente l’influenza della prima stagione romana (l’Afro figurativo degli anni Trenta-primi Quaranta va in soffitta) e le questioni del dibattito post-cubista sulla necessità di un grado di realismo nell’arte, sollecitato da Picasso dopo Guernica. Piuttosto, Afro rivolge lo sguardo al Surrealismo, sull’esempio di Gorky (e in parte di Klee) cui non interessava certo l’approccio iconografico, ma quella libertà di movimento nell’universo dei segni e dei gesti sconfinante nelle teorie dell’automatismo psichico. Afro mostra regolarmente in America ed è il primo artista giovane della sua generazione a essere presente con continuità in una platea internazionale. Il 1952, anno della seconda personale a New York, è anche quello della fondazione del Gruppo degli Otto, con il quale è invitato alla Biennale di Venezia. In questo periodo la figura c’è ancora ma, come ha sottolineato Fabrizio D’Amico “Afro cerca adesso una pittura che s’allenti e si slabbri nello spazio; e una figura in cui gli incidenti, gli imprevisti slittamenti, gli scarti non più bilanciati delle forme costituiscano una ormai non più preventivabile norma costitutiva”. Fino al 1954, dunque, l’immagine filtra da sotto la fitta trama di segni e gesti, anche se l’artista si sforza di non renderla più centrale nella composizione.

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Si vedano Il fagotto (1950), Ragazzo con il toro (1954), e soprattutto, l’”Afro metropolitano”, certamente sedotto dall’impatto con lo skyline americano, che dedica alla città diversi lavori, come Chicago Watefront (1953) e La città morta (1953). Nel 1955 Afro è presente alla prima edizione di Documenta, la mostra che si terrà ogni cinque anni a Kassel, in Germania. Nel 1956 partecipa con una sala personale alla Biennale di Venezia e vince il premio come miglior pittore italiano. Annota Francesco Tedeschi che ad aver proposto Afro era stato l’americano Andrew Ritchie, mentre i critici italiani sembravano essersi opposti alla sua premiazione. Per un artista che nel frattempo aveva ricevuto l’attenzione di Dore Ashton su “Art Digest”, è il segno del superamento della dimensione provinciale e la possibilità reale di un confronto internazionale. Delle undici opere esposte a Venezia, questa mostra ripropone Doppia figura (1954). La seconda decisiva svolta stilistica di Afro data intorno al 1957, periodo in cui frequenta abitualmente il pittore Toti Scialoja. Complice anche l’incontro e la frequentazione romana con Alberto Burri che, tornando dagli Stati Uniti, lo spinge a sperimentare nuovi materiali come la colla vinavil. Sono peraltro gli anni in cui Burri è definitivamente approdato all’anomalia materica, segno di un desiderio di libertà, dell’uscita progressiva dalle tematiche dell’Informale del dopoguerra e dell’interrogarsi sul superamento dalla pittura, oltre al difficile allontanamento dalla tradizione, croce e delizia dell’arte italiana. I lavori realizzati nell’ultima parte dei Cinquanta registrano l’accentuarsi del lirismo e l’ampliamento delle dimensioni –Pietra serena (1957). L’opera simbolo del periodo è certamente Il giardino della speranza, intervento murale realizzato al Palazzo dell’Unesco di Parigi nel 1958, dove accantona definitivamente il cubismo, attua una riduzione della tavolozza tendente alla monocromia mostrando la piena libertà del proprio flusso emotivo. Nel 1959, ancora una volta invitato a Documenta e inserito da James Sweeney nella collezione Guggenheim di New York, ospita Willelm De Kooning nel suo studio a Roma. Alla fine degli anni Cinquanta Afro ha dunque messo in fila una serie di occasioni espositive di primo livello ed è uno degli artisti italiani più conosciuti in America, destinato ad ampliare la carriera internazionale in Germania, oltre che con le partecipazioni a Kassel con due importanti antologiche a Berlino e Darmstadt. Il periodo che si sta aprendo è ulteriormente ricco, a dimostrazione di un’individualità capace di riassumere le innumerevoli esperienze maturate. Dal 1960 Afro, sulla soglia dei cinquant’anni, è un artista di qualità non ordinaria. Oggi definiremmo il suo linguaggio globale, certo libero, pienamente inserito nel dibattito delle avanguardie oltreconfine. Il calligrafismo di derivazione surreale ha lasciato il posto al trionfo del gesto, ampio e vitalistico. Mai come in questo frangente Afro utilizza il rosso, quasi per una conquistata capacità di seduzione. Le sue tele – alcuni gioielli di piccolo/medio formato come il Rosso del 1960, la Composizione del 1961, Per Colorado del 1967, insieme ai dipinti più grandi dall’importante storia espositiva, La grande clessidra (1967) o Tela scoperta 2 (1967) – dialogano con i maestri americani (in particolare con Franz Kline e Robert Motherwell). Molto attivo, Afro ritiene di fondamentale importanza il disegno, soprattutto quello in bianco e nero, palestra per le opere di ampio respiro ma anche pienamente autonome, che gli consentono di sperimentare liberamente ogni sorta di intuizione, riallacciandosi alle calligrafie dell’automatismo psichico e stabilendo un ideale ponte con le esperienze dei giapponesi Gutai (di cui la mostra presenta un’esaustiva campionatura) Ad Afro non resta molto tempo da vivere. Le opere dei Settanta formano una sorta di percorso interrotto, che il pittore sviluppa recuperando il significato del termine decorazione, liberandolo dal significato negativo. Afro “Rosso” tecnica mista su tela cm. 60 x 80 1960 Dedica uno sguardo retrospettivo alla prima stagione romana tentando di restituire allo spazio dipinto quell’equilibrio messo in crisi dal dominio del segno. Sembra osservare con attenzione Morandi, nella composizione e nella tavolozza (Senza titolo, 1974). Soprattutto scopre Matisse. E’ atteggiamento tipico dell’artista maturo il desiderio della sintesi, abbandonati i furori e gli ardimenti sperimentali. Come è accaduto in seguito anche con Burri e, di recente, con Carla Accardi, i lavori tardivi dichiarano il bisogno di armonia, pacificazione, leggerezza e ironia. Alcuni peraltro, di qualità straordinaria, come la Via Etnea (1974), più volte scelto quale manifesto dell’ultimo Afro. (Luca Beatrice) TOP GALLERY Art Magazine 2015 pag. 56


FRANCESCO CHETTA EDITORE SINCE 1996

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SPECIALE FIERE

Fiere di Padova

A R T EP

14 - 17 NOVEMBRE 2014

XXV° MOSTRA MERCATO D’ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA

ArtePadova 2014 è organizata da

NEF

Nord Est Fair

Padova Italia +39 0498800305

photos archivio effeci

www.artepadova.org

Uno dei due grandi padiglioni di ArtePadova, Padiglione 8

TOP GALLERY Art Magazine 2015 pag. 58 Padiglione 8 ArtePadova 2014 foto archivio effeci


PADOVA

venticinque anni d’arte, e di successi! Venticinque anni: un traguardo importante, che il patron Nicola Rossi, ha festeggiato con un fitto calendario di eventi speciali. ArtePadova, la mostra-mercato d’arte moderna e contemporanea, inaugurata lo scorso novembre 2014 presso i padiglioni di Padova Fiere, non ha deluso i collezionisti ed espositori, in quanto ben strutturata, ancora più ricca di sorprese e novità. Cinque giorni all’insegna della cultura e dell’investimento nell’arte si sono dati appuntamento un numero considerevole di operatori, visitatori, investitori e collezionisti provenienti da ogni angolo di Italia ed Europa. 160 espositori, selezionati tra le più importanti e rinomate gallerie d’arte nazionali, e tra i migliori artisti italiani e stranieri, hanno offerto a tutti gli appassionati una antologia di opere come sempre di altissimo livello. Un ringraziamento a tutto lo staff della Nef.

ArtePadova 2014 Arte Padova giunta al suo venticinquesimo anno, al fianco delle gallerie, gli artisti, gli editori, e tutto lo staff dell’organizzazione Nef, guidata dall’instancabile promoter Nicola Rossi. Nel corso di questi anni, Arte Padova, è cresciuta sempre più, sia sul livello espositivo, che qualitativo, con un crescente numero di rinomate gallerie presentate, qualificandosi a livello nazionale tra le migliori vetrine dell’arte moderna e contemporanea. Arte Padova ha sempre saputo presentarsi al collezionismo con una nutrita Ricordo con enorme piacere la mia prima visita nel 1994, nei vecchi padiglioni 4 e 5, rimasi così soddisfatto, al punto di condurmi ad essere presente gli anni successivi con la mia ex galleria New Art Promotion. F. C. ArtePadova 2009 Gianmaria Potenza

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PADOVA 2014

Studio Gianmaria Potenza ArtePadova 2014 Foto Copyright Archivio effeci edizioni

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Nicola Rossi e Francesco Chetta ArtePadova 2009

Arte Collezionismo - ArtePadova 2008

Francesco Chetta editore insieme con

ARTEPADOVA dal 1997

ArtePadova 2008 Galleria Lazzaro by Corsi l’editore F. Chetta con Sandra Lazzaro ArtePadova 2008 Il Prof. Segato critico e storico d’arte, con la gallerista Mariarosaria Belgiovine. Stand “Acca in Arte”

ArtePadova 1999 Stand New Art Promotion di F. Chetta, con Arricivida, Cibra, Segato e Belgiovine, Arte Padova 2009 Athos Faccincani e Mariarosaria Belgiovine TOP GALLERY Art Magazine 2015 pag. 61


Fondazione SALONIA Messina Descrizione dell’installazione artistica di Villa Melania che sarà presentata alla 56. Esposizione Internazionale d’arte La Biennale di Venezia, Installazione naturalistica con interventi antropici su scale traballanti del Maestro Dimitri Salonia Michele Panarello, una persona di mia fiducia che di solito si occupa dei lavori diallestimento all’interno della Sala Prometeo di Villa Melania, in occasione degli eventi organizzati dalla Fondazione Salonia, lasciò un brutto, grigio ponteggio di ferro nel mezzo della sala, che impediva il passaggio. Anche esteticamente era un elemento che non si inserisce (perfettamente) nell’architettura dell’edificio. Ebbi un lampo, e pensai di sfruttare l’occasione e la distrazione di Panarello, per abbellire il grigio ponteggio con dei toni rossi, tavole di carpenteria, vecchie lampade di illuminazione stradale, pupi siciliani, scale di legno, e con elementi che rappresentano la storia della Sicilia e dell’arte siciliana. Ho inserito anche oggetti del vivere quotidiano dei nostri nonni, tra i quali vecchi ombrelli e scale traballanti, per evidenziare la precarietà e la bellezza delle cose perdute, e allo stesso tempo l’armonia dei colori, delle forme e delle strutture di legno, di ferro, cartone e umili oggetti d’arte povera, raccolti nella spazzatura. Ho recuperato anche una sedia rotta, una bellissima sedia di fine ottocento, sfondata da un disattento e pesante individuo. Lo stesso Panarello mi aiutava ad allestire la struttura: forse ho scoperto un nuovo talento. In occasione degli ultimi interventi con Riccardo De Leo, dopo la serata della “Bella Epoque”, un manichino, frantumato in due pezzi, si adagiava alla base del ponteggio, attonito, in attesa di un altro intervento, che non sarà mai definitivo. Opere incompiute sono anche le tele, sistemate su un cavalletto, con l’impressione di un ritratto appena accennato, anzi non ancora iniziato. L’installazione vuole essere un’occasione di poesia e di bellezza, oltre che di partecipazione. I suoi elementi diventano evocativi di luoghi, concetti, ricordi. Io non voglio creare nulla di nuovo, ma voglio servirmi solo di ciò che già esiste: un grigio ponteggio di ferro, una tavola di carpenteria, un lampione di illuminazione stradale, una grata di ferro tondo arrugginito, un vecchio ombrello rotto, un cavalletto, una tela, una scala, un manichino, dei bellissimi pupi siciliani, un bastone, una canna di bambù. La particolarità dell’installazione è la precarietà e la metamorfosi, con interventi antropici che modificano e plasmano continuamente la struttura, che vive e si rinnova spontaneamente. Così come è precaria la vita di oggi, che è sempre in continua metamorfosi, e che cerca di rifugiarsi talvolta nella memoria e nelle tradizioni, modificando il suo essere e il suo divenire. Sfilano teorie di oggetti, inutili e importanti, pieni di sogni e di storia, accostati per armonia e per suggestioni, per un mero e reale compiacimento estetico, e descrivono una realtà caotica e disgregata, unita dalla logica dell’irrazionale e dell’assurdo. Calze di seta e guanti di velluto, neri e sgualciti, che indicano il cielo. Accovacciato, per terra, dentro il ponteggio, un cane di passaggio, distratto, accanto al manichino, con il suo lucido vestito rosso, senza merletti, né orli, né cuciture, forse strappato da un passante infastidito. Quel muro imbrattato e dipinto dai bambini, che non può essere asportato o rimosso, come non possono essere lavati i vestiti tinteggiati dai colori acrilici. Molto stimolante l’incontro con Pietro De Salvo, un degno e fiero esponente della Scuola Coloristica Siciliana e del Gruppo 90, il quale, con molto entusiasmo, ha aggiunto, quà e là, macchie di colore. Nel caos delle forme, non programmate, né preventivamente disegnate, c’è sempre un filo conduttore guidato dal gusto estetico e dall’idea di Bellezza, ma soprattutto dall’improvvisazione di tutti coloro che, spettatori e attori, vorranno intervenire, anche dopo la definitiva installazione. Dimitri Salonia, in occasione di un evento organizzato nel capannone di Villa Melania, si arrampicò sulla struttura precaria che ha ideato, e nel mezzo dell’espressione della sua forza creativa ha commentato: “Sono un istrione, se io cadessi in questo momento da questa scala traballante, il mio corpo si schianterebbe come un uccello ferito che non sa più volare. Le mie braccia si aprirebbero alla ricerca di un appiglio mentre il pensiero volerebbe verso più sicuri orizzonti per sempre, salvato dalla mia caduta. Ma io mi tengo aggrappato a questi legni, per non volare. È questo il senso e il fine dell’installazione artistica con interventi antropici su traballanti scale di legno”.

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HOTEL SIGNUM **** Malfa - Salina Isole Eolie (Me) L'Hotel Signum è situato in un luogo meraviglioso e a pochi passi dal mare, nell'isola di Malfa Salina. Le camere, sono ariose e luminose, arredate con mobili d’epoca, oggetti ricercarti e di design, tessuti raffinati, ognuna delle camere e suite ha uno stile individuale che avvolge l’ospite nei momenti di riposo. Scorci del giardino fiorito o del mare, i cui profumi sono portati sulla brezza che entra dolcemente dalle ampie finestre e balconi, sono complici nel creare un perfetto ambiente per il relax. Le camere prendono i nomi dalle piante che partecipano alla ricca vegetazione dell’Isola: Acanto, Malva, Ginestra, Assenzio... si dividono in: Classiche, Superior, Deluxe e Suite. Il Ristorante Signum si trova all’interno dell’accogliente struttura alberghiera. La terrazza coperta con vista su Stromboli e Panarea e la veranda giardino d’inverno ospitano le sale del ristorante. Il bar, sulla terrazza più esterna, accoglie gli ospiti prima e dopo cena. La cucina curata dal Patron Michele e dalla figlia Martina Caruso propone piatti mediterranei che guardano alla tradizione, ma senza tralasciare l’innovazione. A disposizione degli ospiti tutti i principali comfort: aria condizionata, ventilatore a soffitto, TV satellitare, Wi-Fi, telefono, frigobar, cassaforte e room service.

Copyright 2014 © - Photo by Stefano Butturini

Hotel Signum Via Scalo, 15 - 98050 Malfa Salina Isole Eolie (Me) - Italy Tel. +39 090 9844222 - +39 090 9844375 Fax +39 090 9844102 Email: info@hotelsignum.it www.hotelsignum.it TOP GALLERY Art Magazine 2015 pag. 63


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