TOP GALLERY 2018

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Top Gallery ©

Francesco Chetta editore

Art Show Magazine

Informatore editoriale DIGITAL EDITION luglio 2018

Speciale

ARTEPADOVA 2018

XXIX° edizione pag. 54

by effeci edizioni

Grandi Mostre 2018

LUCIO FONTANA

Oxana Albot

BIENNALE DI VENEZIA

ART MONACO 2018

La fiera dell’eccellenza in Costa Azzurra

Ralph Rugoff curatore settore Arti Visive 2019

Francesco Chetta

Martha Gonzales

Francesco Chetta

BIENNALE VENEZIA anni 70 installazione di Bill Curbet

Vincent van GOGH IL GENIO DEL COLORE

Francesco Chetta

W A L T E R L A Z ZARO

... Invito alla S O L I T U D I N E

Francesco Chetta

Centenario della nascita del Maestro

Giorgio de Chirico

Tra ironia ed empatia, in mostra la sua neometafisica Palazzo Campana Osimo - AN Vittorio Sgarbi

TOP GALLERY Art Magazine 2018 pag. 1


Top Gallery

Art Show Magazine DIGITAL EDITION Informatore editoriale

Testi critici a cura di Luca Beatrice, Mariarosaria Belgiovine, Francesco Poli, Francesco Chetta, George Pali, Oxana Albot, Federica Pasini, Jean Charles Spina, Elena Cicchetti, Martha Gonzales, Luana Raia

Sommario

Grandi Mostre 2018 58. Biennale Venezia ANTICIPAZIONI sulla prossima 58. ESPOSIZIONE INTERNAZIONALE D’ARTE LA BIENNALE DI VENEZIA

Ralf Rugoff curatore Arti Visive 2019 pag. 10

Il Genio del Colore

Vincent van Gogh pag. 24

DE CHIRICO

pag. 20

tra ironia ed empatia, in mostra la sua neometafisica a cura di Vittorio Sgarbi 1 GIUGNO 4 NOVEMBRE 2018 Palazzo Campana Osimo (An)

Alfabeti Sconosciuti e Linguaggi Simbolici

Oltre la pittura: pag. 6 Fontana, Castellani, Manzoni, Bonalumi TOP GALLERY Art Magazine 2018 pag. 2

Gianmaria Potenza pag. 26


Speciale ARTEPADOVA 2018 pag. 54 ATHOS FACCINCANI pag. 75

VESNA PAVAN Skin pag. 44 W A L T E R L A Z ZARO

... Invito alla S O L I T U D I N E

TECNICA Alessandra Rossetti L’aquerello

pag. 34

Viaggi

Vieste

la perla bianca del Gargano

pag. 78

Centenario della nascita del Maestro pag. 36

Speciale ART MONACO 18

ARTISTI IN PRIMO PIANO

a cura di Martha Gonzales, Francesco Chetta, Oxana Albot Jean Charles Spinà

pag. 60

TOP GALLERY Art Magazine 2018 pag. 3


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Art Show Magazine© INFORMATORE EDITORIALE 2018 Arte, Cultura, Viaggi Top Gallery - Art Show Magazine, è un informatore editoriale artistico On Line senza periodicità, che riporta redazionali e notizie di viaggi, cultura, mostre d’arte e biografie di artisti pubblicati nei nostri cataloghi, senza periodicità alcuna. Top Gallery - Web Art Magazine

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EDITORIALE

IL MERCATO DELL’ARTE

Collezionismo o elemento d’arredo Il mercato dell’arte è spesso indirizzato all’investimento di opere di artisti storici, trascurandone il primario messaggio d’informazione e bellezza visiva cui molte discipline legate alle arti visive vi sono legate; domanda spesso rivoltami da molti artisti. Pur riconoscendo lode e merito ai grandi maestri della storia dell’arte il cui possesso di quest’ultime è riservato solo ai Musei e a grandi magnati dell’economia, va ricordato che l’arte visiva minore o maggiore che sia emerge dalle altre espressioni di comunicazione come letteratura e musica, soprattutto per la bellezza cromatica e formale che ci offre con la costante visione quotidiana: in effetti l’acquisto di un opera deve soddisfare il gusto personale dell’acquirente e una volta collocato alla parete di casa dello studio o dove si ritiene opportuno saremo ripagati nel tempo della somma pagata. Naturalmente è importante che l’acquirente deve valutarne il suo valore reale di mercato documentandosi sul percorso espositivo dell’opera e dell’artista, oppure rivolgendosi o affidandosi ad operatori seri e qualificati. Il mercato dell’arte oggi giorno offre di tutto e per tutte le tasche ma è molto importante acquistare un opera che soddisfi il gusto personale e che ogni volta che la si osservi pur passandoci fugacemente vicino ci riservi sempre quell’emozione percepita dal primo momento che l’abbiamo osservata. La giusta collocazione di un opera pittorica o scultorea è molto importante valorizzerà sia l’opera sia l’ambiente che l’accoglie. Cosa molto importante è non confondere l’arte con Giovanfrancesco Gonzaga Galleria Il Salotto la decorazione . Francesco Chetta ARTE PADOVA 2010

photos by Kanados archivio effeci TOP GALLERY Art Magazine 2018 pag. 5


FONTANA BONALUMI MANZONI CASTELLANI

OLTRE LA PITTURA

di Francesco Poli

Quattro grandi Artisti della scena artistica milanese degli anni 50/60 Lucio Fontana, Piero Manzoni, Enrico Castellani, Agostino Bonalumi, questi artisti, in stretta interrelazione con le esperienze europee e americane più avanzate, sono tra i principali esponenti italiani di quel processo di cambiamento che contribuirà in maniera decisiva all’affermarsi di una nuova fase delle ricerche plastiche. Di questa svolta radicale che avrà sviluppi in molte direzioni (dal coinvolgimento diretto dello spazio e dei materiali della realtà, con modalità minimaliste e processuali, all’intensificazione dei rapporti fra arte e vita fino a forme estreme di concettualizzazione) viene messo a fuoco qui un aspetto specifico della produzione di cruciale importanza e cioè quello della produzione di opere realizzate non solo con materiali “classici”(tele colori) ma anche con elementi e procedure sperimentali. Sono opere che si proponngono di andare n“oltre la pittura” nel senso del superamento di una concezione tradizionale della pittura, in particolare quella informale allora dominante (che gli americani definivano “Painterly”) caratterizzata da un enfatizzazione delle Lucio Fontana “Concetto spaziale” idropittura su tela rossa cm. 46 x 38 1962 pulsioni soggettive e dell’espressività individuale e delle valenze esistenziali. Questa innovazione avviene in direzione di un’ inedita apertura della superficie alla concreta dimensione dello spazio tridimensionale, di un raffreddamento degli effetti strettamente pittorici in chiave monocromatica e di una accentuazione della percezione del quadro come oggetto fisico. Precursore indiscusso è Lucio Fontana la cui opera va ben al di là dei limiti di un inquadramento nella tendenza informale. Fin dagli anni ’30, nella sua complessa ricerca, vitalmente tesa a sperimentare nuove soluzioni plastiche, si possono (molto in sintesi) individuare due componenti di fondo che vengono sviluppate nel tempo con assoluta libertà, contemporaneamente e in dialettica fra loro, sempre all’interno della sua concezione spazialista: quella con valenze neobarocche e decorative, e quella più riduttiva e ‘concettuale’ che privilegia tendenzialmente il monocromo con interventi di buchi e tagli di natura più essenziale. Ed è, in particolare questo genere di lavori che influenza maggiormente gli artisti della generazione più giovane come Manzoni, Castellani e Bonalumi, che considerano Fontana un maestro e con cui espongono in molte occasioni. Anche se di breve durata, l’esperienza che riunisce in modo emblematico questi artisti (insieme ad altri, tra cui il gruppo internazionale Zero) intorno ad una problematica di ricerca radicalmente nuova ed è quella della rivista milanese Azimuth, fondata nel settembre del 1958 da Castellani e Manzoni (con la collaborazione di Agnetti) che uscirà in soli due numeri. Tra i testi pubblicati, oltre a quello di Guido Ballo dedicato a Fontana (il solo di carattere monografico) i più significativi sono le dichiarazioni programmatiche di Castellani, Continuità e nuovo, e di Manzoni, Libera dimensione (entrambi nel n. 2, 1960) TOP GALLERY Art Magazine 2018 pag. 6


Zero) intorno ad una problematica di ricerca radicalmente nuova ed è quella della rivista milanese Azimuth, fondata nel settembre del 1958 da Castellani e Manzoni (con la collaborazione di Agnetti) che uscirà in soli due numeri. Tra i testi pubblicati, oltre a quello di Guido Ballo dedicato a Fontana (il solo di carattere monografico) i più significativi sono le dichiarazioni programmatiche di Castellani, Continuità e nuovo, e di Manzoni, Libera dimensione (entrambi nel n. 2, 1960) e l’importante contributo del critico Udo Kultermann, Nuova concezione della pittura. Lo scritto di quest’ultimo è in stretto rapporto con la fondamentale mostra “Monocrome Malerei” (Kunstmuseum di Leverkusen, 1960), in cui il critico presenta le più significative espressioni di pittura monocroma con opere di molti artisti tra cui Yves Klein, Ad Reinhardt, Arnulf Reiner, Otto Piene, Jef Verheyen, Fontana, Manzoni e Castellani. Il più giovane Bonalumi non è presente anche se va sottolineato che i tre artisti già dal ’58 -’59 fanno gruppo presentandosi insieme in un ciclo di mostre alla Galleria Pater di Milano, alla Galleria del Prisma di Milano, alla Galleria Appia Antica di Roma, ed alle Gallerie Casper di Losanna. Per precisare qui, sia pure brevemente il senso della ricerca di Castellani e Manzoni, possiamo partire proprio dai loro testi pubblicati su “Azimuth”. Castellani, nella sua mirata analisi dell’arte delle avanguardie, colloca come punto di riferimento iniziale e fondamentale della sua idea di “nuova concezione artistica” l’opera di Mondrian: “… iniziando a considerare l’opera d’arte come oggetto autonomo a se stante, le nega implicitamente la funzione del rappresentare (…) Mondrian dà perciò l’avvio a una dinamica dialettica il cui sviluppo, reso possibile dall’apporto di esperienze anche contraddit-

Agostino Bonalumi “ Rosso “ tela estroflessa e acrilico cm. 80 x 60

torie, porta oggi all’affermazione delle possibilità di una forma d’arte ridotta alla semanticità del suo linguaggio …” è questa forma d’arte, lontana da ogni connotazione soggettivistica, per Castellani > può basare su un solo criterio compositivo possibile “non implicante una scelta di elementi eterogenei e finiti”. Questo criterio è “il solo che, attraverso il possesso di un’entità elementare, linea, ritmo, indefinitamente ripetibile,

superficie monocroma, sia necessaria per dare alle opere stesse concretezze di infinito e possa subire la coniugazione del tempo, sola dimensione concepibile, metro e giustificazione della nostra esigenza spirituale”. Castellani realizza la sua prima Superficie (Superficie nera in rilievo) nel 1059, adottando una tecnica particolare che rimarrà costante, con variazioni relative, in tutti gli sviluppi successivi della sua ricerca, anche nei lavori che coinvolgono in forma più ampia la dimensione ambientale (tele sagomate, angolari, dittici, trittici, e veri e propri ambienti). 20080 x 60 2009, Per creare le sue superfici trapuntate a modulazione tridimensionale variata ma tendenzialmente seriale, l’artista utilizza dei chiodi piantati e disposti in modo ordinato nella parte retrostante la tela. Questo procedimento operativo, che evidenzia la specifica fisicità del supporto, è finalizzato principalmente alla definizione concreta di una fredda strutturalità spazio – temporale e non alla stimolazione di effetti ottico – percettivi nel senso dell’arte programmata.

Enrico Castellani “Superfice rossa“ acrilico su tela

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Ogni opera è sempre rigorosamente monocroma: nera, rossa, gialla, con argento o alluminio, e soprattutto bianca. “il bianco - ha dichiarato l’artista in una intervista del 1983 – per me non è un colore, ma l’assenza di colore. Il bianco è il colore, ovvero il non colore, che rende più sensibile questa oggettivazione.” E veniamo ora a Manzoni e al suo testo Libera dimensione, in cui l’artista giustifica così la realizzazione dei suoi Achromes e delle sue Linee: “il verificarsi di nuove condizioni, il proporsi di nuovi problemi, comportano, con la necessità di nuove soluzioni, nuovi metodi, nuove misure (…) Per questo io non riesco a capire i pittori che, pur dicendosi interessati ai problemi moderni, si pongono a tutt’oggi di fronte a un quadro, come se questo fosse una superficie da riempire di colori e forme, secondo un gusto più o meno apprezzabile (…) perché invece non vuotare questo recipiente? Perché non liberare questa superficie? Perché non cercare di scoprire il significato illimitato di uno spazio totale? Di una luce Enrico Castellani “Superfice bianca“ acrilico su tela cm. 100 x 100 2009 pura ed assoluta? Alludere, esprimere, rappresentare sono oggi problemi inesistenti (…) : un quadro vale solo in quanto è, essere totale; non bisogna di nulla; essere soltanto (…) l’infinibilità è rigorosamente monocroma, o meglio ancora di nessun colore (…) una superficie bianca che è una superficie bianca e basta, una superficie incolore che è una superficie incolore (…) Questa superficie indefinita (unicamente viva) se nella contingenza materiale dell’opera non può essere infinita, è però senz’altro indefinibile, ripetibile all’infinito, senza soluzione di continuità; e ciò appare ancor più chiaramente nelle linee; qui non esiste nemmeno più il possibile equivoco del quadro …” i primi Achromes sono presentarti nella sua prima personale alla Galleria Pater di Milano nel 1958 sono quadri realizzati con del caolino che ricopre grezze superfici formate da pezze quadrate combinate in modo abbastanza regolare fra loro, oppure da delle tele con varie piegature orizzontali o verticali. tica viene poi elaborata anche in successivi cicli di lavoro dove il materiale tela viene sostituito sono quadri realizzati con del caolino che ricopre grezze superfici formate da pezze quadrate combinate in modo abbastanza regolare fra loro, oppure da delle tele con varie piegature orizzontali o verticali.

Piero Manzoni “Achrome“ tela grinza e caolino cm 35 x 80 1958-59 TOP GALLERY Art Magazine 2018 pag. 8


Agostino Bonalumi “ Bianco “ tela estroflessa e acrilico cm. 80 x 60 2009

Questa idea monocromatica viene poi elaborata anche in successivi cicli di lavoro dove il materiale tela viene sostituito direttamente da altri materiali bianchi, di più evidente espressività fisica, come quadrati o batuffoli di cotone, blocchetti di polistirolo o lana di vetro. Sempre nella categoria degli Achromes si possono inserire le michette di pane colorate in bianco che, come vuole la leggenda, sarebbero state realizzate come ritratti del panettiere dell’artista. Come Manzoni e Castellani, anche Agostino Bonalumi ha avuto una primissima fase di carattere informale materico. E a partire dal 1959/60 che inizia a sviluppare la sua nuova linea di ricerca, in parallelo con quella di Castellani ma con caratteristiche e sviluppi diversi. Nei suoi quadri-oggetto, anch’essi monocromi, la classica bidimensionalità della tela si articola in rilievi tridimensionali, attraverso interventi ed “estroflessione” con libere configurazioni essenzialmente geometriche e modulari, ma anche con particolari elaborazioni curve. Tutte le sue opere si intitolano semplicemente col nome del colore protagonista. Molto preciso ed acuto è il seguente commento di Klaus Wolbert: “sebbene le sue pitture oggetto che chiama estroflessioni mantengano generalmente l’ortogonalità del quadro, la tela non è più solamente una superficie di supporto per interventi pittorici: diventa un fenomeno formale in sé Bonalumi inarca parte della sua tela in avanti verso lo spazio; vi installa speciali sottostrutture che donano rilievo plastico, permettendole di catturare la luce e gettare ombra da sola; inoltre rafforza l’effetto così ottenuto, usando sempre un unico colore, piatto, omogeneo, privo di sfumature per la tela, che diventa così monocroma.

Con le estroflessioni Bonalumi riesce a plasmare creazioni artistiche che costituiscono, nel seno più forte, oggetti autonomi, dati fattivi e fortemente chiusi in se, che comprendono spazio, colore, luce e ombra senza illustrare questi in modo fittivo ed illusorio. Al tempo stesso, però, questi oggetti sono anche belli in senso ideale: hanno una perfezione così impeccabile da avvicinarli all’assoluto (…) le Estroflessioni sono sia radicali nella conzione formale, sia ideali nella pretesa estetica... Francesco Poli Courtesy Galleria Mazzoleni

Piero Manzoni “Achrome“ panno cucito cm 74,5 x 55 1960-61

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Photo © Giulio Squillaciotti - Fabio Bertolini, Courtesy La Biennale

Paolo Baratta nasce a Milano, 11 novembre del 1939 è un economista e ex-ministro italiano. Laureato in Ingegneria al Politecnico di Milano e in Economia a Cambridge, nel 1967 è responsabile dell'Associazione per lo sviluppo dell'Industria nel Mezzogiorno, lo SVIMEZ. Nel 1977 è consigliere dell' ICIPU, il consorzio di credito per le imprese pubbliche; in seguito ne diverrà prima vicepresidente e poi presidente. Dal 1980 al 1992, ricopre moltissimi incarichi: oltre alla presidenza dell'ICIPU è anche presidente del Crediop, il Dott. Paolo Baratta - Presidente Fondazione Biennale di Venezia consorzio di credito per le opere pubbliche; vicepresidente del Nuovo Banco Ambrosiano e dell'Associazione bancaria italiana. Nel 1993 viene chiamato da Giuliano Amato nel suo governo, alla guida del dicastero delle privatizzazioni, il compito è del ripristino delle Partecipazioni Statali. Nel '93, nel Governo Ciampi è anche, dapprima, ministro del Commercio Estero e poi, dopo le dimissioni di Paolo Savona, prende anche l'interim dell'Industria. Baratta fa parte anche del Governo Dini come ministro dell’Ambiente e dei Lavori Pubblici (unico governo della Repubblica Italiana che vede questi due ministeri accorpati). Dal 1998 al 2000, Baratta è presidente della Biennale di Venezia. Attualmente è nel Consiglio d’amministrazione delle Ferrovie dello Stato, e dal 2004 di Telecom Italia. Infine è vicepresidente del Fondo per l’Ambiente Italiano. Dal 2008 Baratta è nuovamente presidente della Biennale di Venezia. Dal 1998 le Biennali di Arte e di Architettura non sono più solo mostre organizzate per padiglioni nazionali, ma risultano fondate su due grandi pilastri: la mostra per padiglioni nazionali, ciascuno con il suo curatore e il suo progetto, affiancata dalla Mostra Internazionale del curatore della Biennale nominato con questo preciso compito. Un modello di mostra duale che fu in un certo senso sperimentata nel 1993, pur nei limiti degli spazi allora disponibili, che abbiamo fissato definitivamente a partire dal 1998 come la nuova forma permanente della Mostra di Venezia e per realizzare la quale compimmo la scelta strategica di dilatare gli spazi, acquisendo e restaurando la vasta area dell’Arsenale monumentale. Il tutto dà vita a una pluralità di voci, e ha dato vita a una storia nuova e assai interessante. ...”Nel corso di questi anni nella rappresentazione del contemporaneo è cresciuto il desiderio dei nostri curatori di mettere gli artisti in prospettiva storica o di affinità reciproca, evidenziando legami e relazioni sia col passato sia con altri artisti del presente. Questa tendenza ci ha portato, tra l’altro, a concludere “niente più mostre senza archivi” e a organizzare, in occasione di ogni Biennale, un convegno sul rapporto archivi- mostre. Nello stesso tempo, rispetto all’epoca delle avanguardie, è cresciuta sempre più l’attenzione verso l’intensità della relazione tra l’opera e lo spettatore (viewer) il quale, ancorché scosso da gesti e provocazioni, alla fine ricerca nell’arte l’emozione del dialogo con l’opera, che deve provocare quell’ansia ermeneutica, quel desiderio di andare oltre che ci si attende dall’arte. Questo interesse per le relazioni tra artisti, nel tempo e nello spazio, e per il dialogo artista-viewer, hanno ispirato in varia misura le esposizioni Fare Mondi (Daniel Birnbaum 2009) e ILLUMInazioni (Bice Curiger 2011). Sottolineando quelle relazioni è cresciuto anche l’interesse su quale sia il mondo cui fanno riferimento gli artisti. In questa direzione compie un passo decisivo la 55.Esposizione Internazionale d’Arte che dà vita ad una grande mostra-ricerca. Con Il Palazzo Enciclopedico, Massimiliano Gioni, assai più che portarci un elenco di artisti contemporanei, vuol riflettere sulle loro spinte creative e sembra portare ancora più avanti il quesito: ma qual è il mondo degli artisti? L’interesse prospettico arriva al punto da ricercare relazioni con mondi diversi, per cui sono rappresentate opere di artisti contemporanei, ma anche opere del passato, riferimenti diversi, lavori che non hanno la pretesa di opere d’arte, ma che fanno parte degli stimoli a immaginare e sognare oltre la realtà, un’altra realtà. Insomma, quelle visioni che hanno nel tempo classico sollecitato le ‘aspirazioni’ degli artisti, nel tempo moderno le ‘ossessioni’ degli stessi, e a dare forma sensibile alle une e alle altre, fino al tempo presente, ove si verifica un vero e proprio capovolgimento. Oggi, ci sembra dire Gioni, è la realtà ordinaria a offrire su una tavola imbandita una pletora di immagini e visioni per l’uso quotidiano, e che tutte ci colpiscono senza possibilità di sfuggirle e che l’artista dovrebbe semmai attraversare restando indenne, come Mosè il Mar Rosso. E in tal senso il curatore sviluppa la sua riflessione sul destino dell’arte contemporanea e degli artisti, i quali non si accontentano di orizzonti limitati, quando immaginano, ma concepiscono realtà globali, mossi da aspirazioni a una conoscenza omnicomprensiva, alla sensibilità e all’utopia. E non posso non richiamare alla memoria le ‘ossessioni’ di Harald Szeemann e il concetto di fallimento che le seguiva. Fallimenti fertili per l’arte; come dice Gioni, si tratta per l’artista di un movente molto forte e totalizzante. L’idea di una mostra-ricerca è ritenuta proficua in Biennale non solo per l’Arte ma anche per l’Architettura. Per questo motivo le Mostre di Gioni e Koolhaas rappresenteranno momenti importanti nella storia della nostra Istituzione....” Paolo Baratta TOP GALLERY Art Magazine 2018 pag. 10


58. Esposizione Internazionale d’Arte

11 maggio - 24 novembre 2019

La Biennale di Venezia Curatore Ralf Rugof

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La Biennale di Venezia 11 maggio - 24 novembre 2019 sedi espositive

Arsenale - I Giardini Venezia “Prestigiosa testimonianza istituzionale culturale nel mondo” Prima esposizione 30 aprile 1895

Presidente della Biennale, Dott. Paolo Baratta Courtesy La Biennale Photo © Giulio Squillaciotti

CourtesyArt La Magazine Biennale Photo Giulio12 Squillaciotti TOP GALLERY 2018© pag.

Dott. Paolo Baratta e la curatrice Christine Macel Courtesy La Biennale Photo © by Andrea Avezzù

esterno del Padiglione Italia, Arsenale - Tese alle VerginiCourtesy La Biennale Photo © Giulio Squillaciotti


58. Esposizione Internazionale d'Arte

BIENNALE VENEZIA 2019 Curatore settore arti visive 2019

Ralph Rugoff

120 Artisti Internazionali invitati 85 Nazioni partecipanti 45 Eventi collaterali

Presidente Fondazione La Biennale

Paolo Baratta

Courtesy La Biennale Photo Š Giulio Squillaciotti

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58. Esposizione Internazionale d'Arte

BIENNALE VENEZIA 2019 Ralph Rugoff CURATORE BIENNALE DI VENEZIA 2019

Il Cda della Biennale di Venezia, su proposta del Presidente Paolo Baratta, ha nominato Ralph Rugoff Direttore del Settore Arti Visive con lo specifico incarico di curare la 58. Esposizione Internazionale d’Arte (2019). LA DICHIARAZIONE DEL PRESIDENTE PAOLO BARATTA Il Presidente Baratta ha dichiarato che “l’incarico a Ralph Rugoff conferma l’intenzione della Biennale di qualificare la Mostra come luogo di incontro tra il visitatore, l’arte e gli artisti. Una Mostra che impegni i singoli visitatori in un diretto confronto con le opere nel quale la memoria, l’inatteso, l’eventuale provocazione, il nuovo e diverso possano sollecitare lo RalphdiRugoff photo eWeb www.arteinformado.com sguardo, la mente e l’emozione di chi osserva, dandogli l’occasione una intensa diretta esperienza.” LA DICHIARAZIONE DI RALPH RUGOFF Da parte sua Ralph Rugoff ha commentato: “È un’immensa gioia per me questa nomina. L’Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia è la più antica e prestigiosa del suo genere a livello internazionale e non vedo l'ora di affrontare questa nuova sfida.” LE DATE DELLA BIENNALE ARTE 2019 Il Cda ha deliberato anche le date della 58. Esposizione Internazionale d’Arte che si terrà dall’11 maggio al 24 novembre 2019; vernice 8, 9 e 10 maggio; apertura al pubblico sabato 11 maggio.

Sala Stampa della Biennale Arte 2017 - Arsenale TOP GALLERY Art Magazine 2018 pag. 14

foto effeci edizioni


Ralph Rugoff photo by Mark Atkins foto Courtesy la biennale

Uno dei Padiglioni della Biennale Arte 2017 Arsenale

foto La Biennale

BIENNALE ARTE 2017 OLTRE 615.000 VISITATORI TOP GALLERY Art Magazine 2018 pag. 15


PAOLO BARATTA Presidente della Fondazione

Biennale di Venezia

Siamo soliti definire La Biennale come luogo di ricerca. Siamo soliti ripetere che qualunque sia il tema o l'impostazione della Mostra, La Biennale si deve qualificare come luogo che ha come metodo, e quasi come ragion d'essere, il libero dialogo tra gli artisti e tra questi e il pubblico. Le Biennali degli ultimi anni hanno tutte confermato questo spirito. Con la 57. Esposizione si introduce un ulteriore sviluppo; è come se quello che deve sempre essere il metodo principale del nostro lavoro, l'incontro e il dialogo, diventasse il tema stesso della Mostra. Perché questa Biennale è proprio dedicata a celebrare, e quasi a render grazie, all'esistenza stessa dell'arte e degli artisti, che ci offrono con i loro mondi una dilatazione della nostra prospettiva e dello spazio della nostra esistenza. Una Mostra ispirata all'umanesimo, dice Christine Macel. Un umanesimo non focalizzato su un ideale artistico da inseguire, né tanto meno caratterizzato dalla celebrazione dell'uomo come essere capace di dominare su quanto lo circonda; semmai un umanesimo che celebra la capacità dell'uomo, attraverso l'arte, di non essere dominato dalle forze che governano quanto accade nel mondo, forze che se lasciate sole possono grandemente condizionare in senso riduttivo la dimensione umana. È un umanesimo nel quale l'atto artistico è a un tempo atto di resistenza, di liberazione e di generosità. Macel, nel presentarci le opere, adotta per la sua drammaturgia una forma ricorrente tra i grandi autori umanisti: quella del viaggio; un viaggio lungo un percorso di Mostra nel quale si incontrano gli artisti, i quali si avvicinano gli uni agli altri, o si allontanano in relazione alle affinità che si manifestano nel tipo di impulsi e sollecitazioni da cui sono stati mossi, o nel tipo di sfide che hanno inteso affrontare, o nelle pratiche che hanno scelto di seguire. Non una classificazione, ma una disposizione, una coreografia, un poema epico in un prologo e nove episodi nel quale comunque, a ciascuna opera singolarmente, è lasciato il compito di impegnare il visitatore con la sua vitalità (e so con quanta cura Macel ha proceduto alla selezione di ogni singola opera). E qui veniamo a un altro aspetto di questa edizione, che da solo basterebbe a qualificarla al di là di ogni tema o narrazione: dei 120 artisti invitati, ben 103 sono presenti per la prima volta nella Mostra del nostro curatore. Alcune sono scoperte, molte altre, almePaolo Baratta - Presidente della Biennale di Venezia no per la presente edizione della Mostra, sono riscoperte. È anche Photo di Alvise Nicoletti, Courtesy La Biennale di Venezia questo un modo concreto di esprimere, con il coraggio delle scelte, la propria fiducia nel mondo dell'arte. Abbiamo sperimentato molte volte in passato, e in tutti i nostri settori, la pratica dell'incontro diretto tra artisti e visitatori. In Architettura, nella Musica, nella Danza, nel Teatro, nel Cinema. Occasionalmente è stato fatto anche nelle Arti Visive e, quando lo abbiamo fatto, ci siamo resi conto di quanto possa essere importante ai fini di una più compiuta partecipazione alla Mostra. Con questa Biennale l'incontro diretto con l'artista assume un ruolo strategico, tanto da costituire uno dei pilastri della Mostra stessa, con un programma che per dimensione, per impegno e per coraggio mi sembra senza precedenti, soprattutto tenendo conto di quanto appena detto sulla netta dominanza delle prime partecipazioni. Da qualche anno in ogni Esposizione d'Arte dedichiamo il "Padiglione del Libro" alla collezione di opere inviateci dagli stessi artisti e che parlano di loro e della loro opera, quasi a costituire la "bibliografia" della Mostra. Con questa Biennale agli artisti sarà chiesto di inviare anche pubblicazioni e testi che hanno avuto particolare importanza nella loro formazione e nel loro sviluppo artistico. Sarà poi sollecitato anche l'invio di documentazione sulle loro pratiche. È cresciuto in questi anni il nostro interesse per i "curricula" degli artisti; il disporre di un importante archivio ci sollecita in questa direzione. Attorno alla Mostra principale della nostra curatrice, 85 padiglioni dei paesi partecipanti, ciascuno con il suo curatore, daranno vita ancora una volta a quel pluralismo di voci che è tipico della Biennale di Venezia. Molti padiglioni hanno aderito alle linee suggerite dalla nostra curatrice e accettato gli inviti a partecipare ai programmi comuni. Ci saranno molte Mostre Collaterali ed Eventi Collaterali, tra questi ultimi il Padiglione dedicato alle Arti Applicate gestito in partnership con il Victoria and Albert Museum di Londra e il Progetto Speciale in collaborazione con il Teatro La Fenice. Nel tempo di durata della Mostra sono previsti altri importanti impegni della Biennale: in giugno l’11. Festival Internazionale di Danza Contemporanea (diretto da Marie Chouinard), in luglio e agosto il 45. Festival Internazionale del Teatro (diretto da Antonio Latella), a fine agosto - primi di settembre la 74. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica (diretta da Alberto Barbera), in ottobre il 61. Festival Internazionale di Musica Contemporanea (diretto dal compositore Ivan Fedele), nonché le importanti attività di "college" previste in tutti questi settori. Molte di queste iniziative si svolgeranno all'Arsenale, all'interno degli spazi stessi dell’Esposizione Internazionale d'Arte. Insomma, tutte le Biennali faranno corona alla Biennale. Biennale viva, viva la Biennale! Paolo Baratta, Presidente della Biennale di Venezia

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Ingresso principale, ai Giardini di Castello Venezia - Photo Courtesy Archivio La Biennale Press

>> Nel tempo di durata della Mostra sono previsti altri importanti impegni della Biennale: in giugno l’11. Festival Internazionale di Danza Contemporanea (diretto da Marie Chouinard), in luglio e agosto il 45. Festival Internazionale del Teatro (diretto da Antonio Latella), a fine agosto - primi di settembre la 74. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica (diretta da Alberto Barbera), in ottobre il 61. Festival Internazionale di Musica Contemporanea (diretto dal compositore Ivan Fedele), nonché le importanti attività di "college" previste in tutti questi settori. Molte di queste iniziative si svolgeranno all'Arsenale, all'interno degli spazi stessi dell’Esposizione Internazionale d'Arte. Insomma, tutte le Biennali faranno corona alla Biennale. Biennale viva, viva la Biennale! Paolo Baratta, Presidente della Biennale di Venezia

Padiglione Italia - Giardini delle Vergini - Photo Giulio Squillacciotti - Courtesy La Biennale

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Gianmaria Potenza nasce il 9 Dicembre 1936 a Venezia, dove tuttora risiede e lavora nella suggestiva zona degli artisti di San Trovaso. Si forma presso l’Istituto Statale d’Arte di Venezia sotto l’illuminata guida di Giorgio Wenter Marini, terminando gli studi nel 1956. Ben presto apre un suo studio dove pratica diverse forme d’arte: dalla scultura alla pittura al mosaico. Esordisce pubblicamente nel 1952 partecipando a una collettiva presso la Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia dove tiene, nel 1958, la sua prima personale. Nel 1954 e nel 1956, come migliore allievo, è invitato a esporre alla Biennale d’Arte di Venezia, dove le sue opere saranno presenti anche nel 1958, 1960, 1966, 1968, 1986, 1995, 2009. La sua fama di estroso e raffinato creatore di forme si allarga a tal punto che gli giungono commissioni dall’Italia e dall’estero, soprattutto per la decorazione di navi, alberghi e edifici pubblici, talvolta collaborando con architetti di fama mondiale. Non meno importanti, i lavori di arte sacra realizzati per chiese italiane ed estere. Tra gli anni Sessanta e Settanta inoltre, idea e crea gli arredi e i paramenti sacri per la Santa Sede sotto il Pontificato di Paolo VI. Dagli anni Sessanta, Potenza s’interessa anche allo studio delle linee pubblicitarie per varie industrie e catene commerciali e nel 1968 fonda la vetreria La Murrina, disegnando oggetti ed elementi per l’illuminazione e l’arredo. Numerose esposizioni personali e collettive hanno fatto sì che l’arte di Potenza fosse apprezzata diffusamente in Italia e all’estero. Solo negli ultimi anni espone a San Pietroburgo, Samara, Krasnodar, Rostov, Assisi, Roma, Venezia, Padova, Genova e Milano, senza considerare le numerose opere già presenti in collezioni pubbliche e private di tutto il mondo. La critica ha sempre sottolineato la sua grande capacità di inventare squisite forme d’arte, sempre in bilico tra istinto e cultura, tra dimensione favolistica e quella simbolica, adottando i mezzi più diversi, cioè allargando il concetto stesso di pittura e scultura ai materiali vecchi e nuovi, arricchendo il prestigio di un’arte che a Venezia, dal Cinque al Settecento, ha trovato i suoi più famosi interpreti.

ToroMarmoArt Travertino Neropag. del Belgioh 25x43x24 cm- 2013 TOP GALLERY Magazinee2018 18

Toro con le corna d'oro, Bronzo fusione a cera


GIANMARIA POTENZA OLTRE SESSANTANNI DI ORIGINALE CREATIVITA'

persa

I Gufi di Gianmaria Potenza TOP GALLERY Art Magazine 2018 pag. 19


Grandi mostre 2018 GIORGIO DE CHIRICO

tra ironia ed empatia, in mostra la sua neometafisica

PALAZZO CAMPANA Osimo - Ancona a cura di Vittorio Sgarbi

1 GIUGNO 4 NOVEMBRE 2018 Giorgio De Chirico: tra ironia ed empatia, in mostra la sua neometafisica „La neometafisica di De Chirico in mostra a Osimo: dal 1 giugno al 4 novembre a Palazzo Campana sono esposte oltre 60 opere tra dipinti, disegni, sculture e grafiche provenienti dalla fondazione Giorgio e Isa de Chirico. L'esposizione, presentata dal noto critico Vittorio Sgarbi giovedì 31 maggio, ripercorre l'ultimo periodo di produzione artistica dell'artista italo-greco con soggetti simili a quelli del periodo metafisico ma reinterpretati in chiave ironica e divertita.“

Giorgio de Chirico “Le Muse inquietanti” olio su tela, cm. 97x66 1916-1918 Pinacoteca Arte Moderna di Monaco

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Giorgio de Chirico “il trovatore” 1946

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Giorgio de Chirico

Giorgio de Chirico “ Piazza Souvenir d’italie” olio su tela cm. 60 x 75 anno 1925

Museo Mart Rovereto (TN) collezione L.F.

Museo Mart

Corso Bettini, 43 38068 Rovereto TN Informazioni Infoline 800-397760 orari e giorni di apertura Da martedì a domenica 10 - 1 Venerdì 10 - 21 TOP GALLERY Art Magazine 2018 pag. 22


Giorgio Morandi

Giorgio Morandi “Natura morta” olio su tela cm. 40,5x 45,5 anno 1950

Museo Mart Rovereto (TN) collezione Vitali 763

Museo Mart

Corso Bettini, 43 38068 Rovereto TN Informazioni Infoline 800-397760 orari e giorni di apertura Da martedì a domenica 10 - 1 Venerdì 10 - 21 Lunedì chiuso TOP GALLERY Art Magazine 2018 pag. 23


Van Gogh Il genio del colore

di Francesco Chetta

Vincent

Willem van Gogh indiscusso maestro del post-impressionismo, nasce il 30 Marzo 1853 a Groot Zundert in Olanda. Figlio di pastore protestante olandese, Frequenta a Zevenbergen. corsi di lingua: Francese e Inglese, e i primi studi pittorici, successivamente frequentò la scuola d’arte e mestieri ”Hannik “ di Tilburg. Terminati gli studi, trova occupazione come impiegato nella sede parigina della casa d'arte “Goupil & Ci”, Vincent Willem van Gogh dove successivamente sarà trasferito nelle sedi olandesi dell'Aja, qui Vincent ha modo di visitare oltre i musei locali, anche quelli Londinesi e Parigini. Nel 1875 fù definitivamente trasferito a Parigi, lavorando al fianco del fratello Theo, come assistente nella precedente Casa d’arte. In questi anni purtroppo sopraggiungono i primi segni di sofferenza psichica, turbando la sua fragile lucidità mentale, che più avanti segnerà indelebilmente la vita del grande maestro. Ma nulla di ciò ostacolerà la grande creatività e passione pittorica di Vincent, al punto di vantare nel suo breve ciclo vitale, una produzione pittorica, di quasi un migliaio di oli e altrettanto disegni eseguiti a pastello. Un artista umile, generoso dal timbro creativo molto geniale, tale da influenzare positivamente l’arte del XX secolo... ma al tempo stesso socialmente, imprevedibile e collerico a causa della sua malattia mentale. Vincent nel 1888, lascia Parigi per trasferisi ad Arles in Olanda. Il dolce tepore primaverile risveglia nell’animo di Vincent il piacere di dipingere la cromatica paesaggistica della Provenza. Prende in affitto un casolare con l’intento di adibirla come punto di ritrovo per gli artisti, la famosa dimora della “Casa Gialla”, in questi anni realizzera molte delle sue opere storiche. Lo stato di salute mentale di Vincent peggiora, con crisi maniacali alternate ma momenti di calma e lucidità, si da essere ricoverato sotto l’aiuto di Theo, presso l’ospedale psichiatrico di Saint Paul-de-Mausole a Saint-Rémy-de-Provence.

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Vincent van Gogh “Autoritratto con tavolozza” 1889 National Gallery of Art, Washington - collezione Whitney.

Vincent van Gogh “La casa gialla” Olio su tela cm. 72x91,5 1888 Van Gogh Museum - Amsterdam


Seguirano episodi sconcertanti quali il famoso taglio dell’orecchio avvenuto una notte d’estate in un bar di Arles, a seguito di una lite avvenuta con il compagno Paul Gaugein che alloggiava nella Casa gialla, (si attribuisce il caso anche ad una gelosia conflittuale intercorsa tra i due artisti, in quanto Gaugein produceva opere su richiesta del fratello Theo mercante d’arte, mentre l’incompreso Vincent non aveva mai venduto alcuna opera in vita. Ironia della sorte: lo stato spichico di Vincent continua a peggiorare... mentre alcune sue opere “Notte stellata sul Rodano” e “Iris” vengono esposte in mostra al “Salon des Indépendants” e successivamente invitato ad esporre sei opere da “Octave Maus” responsabile organizzativo del gruppo di artisti Belgi “Le XX”, e fondatore del settimanale L’Art moderne -1881. Dopo una breve e silente presenza nel panorama artistico dell”800, tra alti e bassi, fisici, emotivi e mentali, avendo realizzato una serie di capolavori, muore suicida la notte del 29 luglio 1890, sparandosi in una campagna nei pressi di Auverse, luogo da lui raffigurato nell’opera: “Campo di grano con volo di corvi” (verosimilmente si attribusce a Vincent, che detta opera sia l’ultima da lui eseguita, conservata tutt’oggi al “Van Gogh Museum di Amsterdam” Il funerali ebbero luogo il giorno dopo, la sua bara fù letteramente ricoperta di girasoli, fiori a lui molto cari. ...Il mondo dell’arte perdeva così prematuramente un Grande Genio incompreso della pittura, riscoprirà più tardi della sua morte il grande e creativo talento cromatico del nostro Vincent, che con le sue indiscusse doti pittoriche, è riuscito ad influenzare l’arte Post - Impressionista del XX° Secolo. Francesco Chetta

Vincent van Gogh “Notte stellata” Olio su tela cm. 92x73 - 1889 Museum of Modern Art, New York “Notte stellata” la brillante esecuzione notturna della città di Saint-Rémy-de-Provence realizzata poco prima dell’alba di una serena notte di Maggio nel 1889 dal maestro olandese post-impressionista Vincent Van Gogh. Un opera dall’acceso e vibrante cromatismo che delinea il suo personale ed unico talento pittorico. Vincent Van Gogh continua tutt’oggi ad essere considerato uno dei più grandi e geniali interpreti di tutti i tempi, del “Post-Impressionismo” totalmente incompreso in vita, nella breve ma incisiva parentesi di vita, in poco più di un ventennio Vincent, dipinse una grande quantità di quadri, tuttora ritenuti giustamente “capolavori celebri”... solo dopo la sua scomparsa. Un artista coclamato nei maggiori poli museali di tutto il mondo, ne confermando l’indiscusso valore socio-culturale apportato con grande talento e unica genialità e ineguaglibile stile pittorico, alla storia dell’arte” Francesco Chetta TOP GALLERY Art Magazine 2018 pag. 25


Gianmaria Potenza Alfabeti Sconosciuti

e Linguaggi Simbolici Grande successo di pubblico, per il nostro connazionale artista veneziano Gianmaria Potenza, alla mostra “Alfabeti Sconosciuti e Linguaggi Simbolici” realizzata con il patrocinio del Comune di Firenze, della Città Metropolitana di Firenze, della Regione Toscana e grazie al sostegno di Blazing Strategies International Ltd. La mostra di Firenze, che si e inaugurata lo scorso aprile 2018, articolandosi negli spazi dell’Accademia delle Arti del Disegno e di Villa Finaly - Universités de Paris Sorbonne, ha voluto offrire al pubblico un’analisi complessiva delle opere dell’artista, fornendo ai visitatori gli strumenti necessari per decodificare i segreti della scultura di Gianmaria Potenza e dell’alfabeto fatto di segni che caratterizza le superfici delle sue opere. Attraverso l’impiego di simboli universalmente riconoscibili, dal quadrato al cerchio, dal triangolo al rettangolo, dal punto alla spirale, Gianmaria Potenza crea un alfabeto apparentemente non decifrabile, fatto di simboli capaci di sintetizzare nella loro forma contenuti complessi e assoluti con un valore evocativo, spesso concatenati in un linguaggio iniziatico che conduce anche l’osservatore su un piano metafisico. Il percorso espositivo inizia con la mostra “Da San Marco a San Marco” ospitata nella Sala delle Esposizioni dell’Accademia delle Arti del Disegno, in Via Ricasoli n.68 (angolo Piazza San Marco) a Firenze, con le monumentali sculture realizzate in bronzo, caratterizzate da forme ora architettoniche

Il maestro Gianmaria Potenza TOP GALLERY Art Magazine 2018 pag. 26


Gianmaria Potenza “Mondo in croce” bronzo

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Gianmaria Potenza

Italia - Venezia 1936

Biografia Gianmaria Potenza è nato a Venezia il 9 dicembre 1936. Compie gli studi artistici presso l’Istituto d’Arte di Venezia sotto l’illuminata guida di Giorgio Wenter Marini. Praticando varie forme d’arte: spaziando dalla pittura alla scultura al mosaico. Il suo esordio lo vede presente gia dal 1952 esponendo alcune opere in una collettiva presso la Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia, dove più avanti effettuerà la sua prima personale (1958). Nel 1954 e nel 1956, è invitato ad esporre alla Biennale d’Arte di Venezia, dove le sue opere saranno presenti successivamente nel 1958, 1960, 1966, 1968, 1986, 1995, 2009, 2013. Ha eseguito anche opere monumentali gigantesche, destinate a piazze giardini quali sedi di banche, chiese, navi, uffici pubblici e privati, alberghi, collaborazione con architetti di fama mondiale. Il suo estro creativo lo conduce a confrontarsi con una forma architettonica, nuova scavalcando i valori classici rappresentativi della oggettività figurale quale concezione temporale dello spazio e della forma. Nel 1968 da vita alla Vetreria La Murrina il cui design di arredi e oggetti e noto. Suoi sono alcuni arredi e paramenti Sacri per la Santa Sede al Pontificio di Paolo VI. Numerose esposizioni personali e collettive conducono l’arte di Gianmaria Potenza ad essere apprezzata e diffusa a livello Internazionale. Opere sue si trovano in importanti Musei e Collezioni pubbliche e private di tutto il Mondo. Ricordiamo il suo recente Tour espositivo svolto nel 2012, in Russia al Museo Erarta di San Pietroburgo dove le sue opere sono state oggetto di grandi apprezzamenti da parte di collezionisti, stampa e della critica.

Gianmaria Potenza, una ecente mostra, al MUSEO ERARTA fi San Pietroburgo TOP GALLERY Art Magazine 2018 pag. 29


Gianmaria Potenza TOP GALLERY Art Magazine 2018 pag. 30


GIANMARIA POTENZA ASTROLABIO Bronzo 2013

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Tecnica

l’acquerello

I segreti della pittura

a cura di Alessandra Rossetti

La tecnica

La delicatezza dei colori dal giusto L’acquerello è una disciplina artistica di equilibrio cromatico delle tinte, confacile apprendimento, è tra le tecniche feriscono con lo studio e la manualità pittoriche più diffuse, è sicuramente la più del pittore un’abilità nella stesura delle elegante ed apprezzata, per la sua scormasse cromatiche,quasi un gioco tra il revolezza pittorica, sia per la particolare colore e l’artista che ama giocare con stesura cromatica che aiutano l’artista nel macchie velate di mille sfumature doriprodurre velocemente le immagini del Allesandra Rossetti è nata a nando quel cromatico effetto di questa paesaggio attraverso trasparenze sovrapSan Giuliano milanese, dove meravigliosa tecnica. Con l’acquerello poste rapidamente, poiché è una tecnica vive e lavora. Diplomata masi possono ottenere grandi risultati, ci pittorica ottenuta diluendo i pani del coloestra d’Arte all’Accademia di sono artisti contemporanei che ci trare in polvere con l’acqua. L’acquerello non Brera. Ha insegnato Storia smettono con i loro aquerelli infite emopresenta grandi difficoltà ad eccezzione dell’Arte, Pittura e Decoraziozioni, ricordiamo e rendiamo omaggio delle velature, che richiedono un’immene alla Scuola d’Arte Cova di al maestro Aldo Raimondi con le sue diatezza di stesura, pena un lavoro mal Milano. Artista pluripremiata, è splendide vedute d’italia. (Alessandra riuscito. La pennellata deve essere scorpresente nel panoramana arRossetti) revole, determinata e incisiva, in quanto tistico nazionale sin dagli anni la materia asciuga rapidamente., non vi è cinquanta, concorrendo ed posto per alcun ripensamento; gli errori di esponendo le sue opere, sia stesura non possopittoriche che scultoree, numeno essere corretti, rose le personali che ha allestia differenza dell’oto, ed altrettanto le collettive a lio che ci permette cui ha presenziato. Di particodi riprenderlo con lare importanza i premi assealtro colore. I cognati vedono il suo curriculum lori ad acquerello ricco di tali attestati, diplomi, vengono diluiti in trofei, e medaglie d’oro, una acqua e stesi sul in particolare spicca tra tutti: supporto cartaceo è il noto “Ambrogino d’oro” precedentemente prestigioso riconoscimento ufinumidito.Nell’eseficiale assegnato dal comune cuzione di un opera di Milano dall’allora sindaco in ad acquerello, l’articarica “Pillitteri” (1989). Le sue sta decide sin dall’iopere fanno parte di prestigionizio le zone tonali se collezioni private in italia e più chiare e le zone all’estero- Alessandra Rosseti scure che tratterà ha curato anche alcuno libri con toni cromatici d’arte “Capire ed Amare l’armolto più luminote” edito da effeci edizioni, è in si ed intensi. Nella fase di preparazione: “I segreti tecnica dell’acquedella pittura” manuale a indirizrello spesso notiazo didattico per gli artisti. mo delle campiture neutre cioè del bianco del fondo del supporto, questo giustamente per far risaltare ancor più le masse cromatiche della figura o del paesaggio che dona pregio a questa tecnica. Aldo Raimondi (Roma 1902 - Erba 1998) “Venezia con gondole” Acquerello su carta, cm. 47 x 34,5 Casa d’aste Il Babuino Roma Allesandra Rossetti “ceramica” TOP GALLERY Art Magazine 2018 pag. 32


I pennelli

Serie di pennelli in pelo di martora, kolinsky indispensabili per la tecnica dell’acquerello. il pelo dei pennelli di martora Pictor, particolarmente pregiato, è frutto di un’accurata selezione. È ottenuto da martora Kolinsky, di origine russa, che garantisce al pittore elasticità e morbidezza non comuni. L’eccezionale capacità di trattenere acqua mantenendo inalterata la punta fa di questi pennelli insostituibili strumenti per la tecnica dell’acquerello. Il pelo, sottile e compatto, non lascia tracce sul supporto. (Maimeri)

Nota: la particolare caratteristica è l'assoluta trasparenza delle tinte sul foglio per far risaltare le sue qualità, consiglio di usare l'acqua con prudenza:il suo eccesso rovinerebbe oltre il supporto anche il risultato cromatico finale del lavoro.

Serie di 24 acquerelli superfini Serie “Venezia” Maimeri

Elio Rubini “trasparenze” acquerello su carta

Le mescole

Nell’eseguire la tecnica dell’acquerello e diffuso l’uso dei colori primari: l’oltremare, il rosso carminio e il giallo di cadmio. Sono questi i tre colori, soprattutto nell’esecuzione del paesaggio, dove è possibile ottenere le mescole che necessitano, in varie tonalità.

Le velature Caratteristiche

Un buon acquerello dovrà possedere varie proprietà materiche: luminosità e buona diluizione con altrettanta limpidezza dei toni. I toni chiari e freschi di un dipinto all’acquerello nascono dalla sua eccezionale e pura limpidezza con immediatezza d’uso. Nell’epoca Rinascimentale era utilizzato spesso dai maestri per abbozzare gli studi preparatori delle grandi opere. Tale tecnica, trova applicazione ancora in molti artisti. anche nel disegno da parte di architetti e tecnici. colori dell’acquerello sono

dei pigmenti di varia origine: animale, vegetale o minerale, addizionati con acqua e gomma arabica. In commercio ne troviamo anche disponibili nel classico tubetto delle tempere, ma comunemente in piccoli quadrotti chiusi in una vaschetta (riempita di colore essiccata e avvolta in un foglio di stagnola). L’utilizzo di questi colori necessita di molta acqua, oltre alla diluizione della materia a sè è molto importante avere a disposizione vari vasetti per pulizia dei pennelli, sia per la sua stesura e sia per attingere acqua pulita occorrente alla di luizione dell’acquerello.

La stesura dell'acquerello avviene secondo tre metodi/tecniche distinte: Stesura effettuata per velature sovrapposte, le quali, oltre a conferire forza e tonalità al colore stesso, conferiscono al disegno preparatorio solitamente eseguito a matita leggera, la necessaria profondità pittorica utile alla rappresentazione dei volumi, delle ombre e della luce; Stesura bagnato su bagnato, stesura del pigmento (acquerello) effettuata con il foglio di carta bagnato precedentemente tale da permettere ai colori di spandersi conferendo al dipinto un aspetto soffuso. Stesura bagnato su carta asciutta: il pigmento viene steso gia diluito con l’acqua, (usare una quantità d'acqua sufficiente a far scorrere il colore sul foglio asciutto

posta sulla carta. Anche il peso e lo spessore della carta è molto importante. Molto spesso le carte di struttura leggera sono incollate su di un telaio tipo per le tele usate per i colori ad olio, a lavoro ultimato si taglia con un cutter incidendone il bordo interno. Le carte più pesanti, possono essere invece collocate/fissate ad una tavola con delle punte da disegno. Come già descritto nei precedenti capitoli, non è semplice padroneggiare nella tecnica dell’acquerello ma con molta applicazione e studio ci si renderà conto di quanto piacevole sia la sua rapidità d’esecuzione, donandoci una spettacolare freschezza di toni puliti e accesi dando al vostro lavoro, luce e sintesi del disegno.

prossimamente

il colore a olio

La carta

La carta per acquerello è composta di impasto di cotone e lino sbiancato. La granulosità della carta, ossia la ruvidezza della superfice, è essenziale a trattenere il colore. La grana è quindi importante per la stesura, la differente gradazione di granulosità consente di ottenere vari effetti cromatici. Prestare attenzione al verso giusto TOP GALLERY Art Magazine 2018 pag. 33


Lo spazialismo di

LUCIO FONTANA a cura di Oxana Albot

Lucio Fontana “Concetto spaziale” idropittura su tela rossa cm. 46 x 38 1962 Lo stimolo che proietta lo spettatore dal '”hic et nunc” è da considerare come un salto dimensionale mediato dalla tela - non piu una superficie, bensi un luogo vero e proprio in cui spazio mentale e spazio reale (o surreale) coincidono, luogo in cui arte e vita si plasmano, in una dimensione che è oltre la tela. Non serve alcuna conoscenza del mondo per comprendere il significato, non ha senso comprendere lo spazio-esso c'è, riesiede nell'essenza stessa dell'universo.Il taglio-vera e propria apertura fisica stimola l'apertura mentale, e non e' il vuoto che c'e' oltre, e' solo un luogo assoluto dove la coscienza puo ritrovare se stessa. La tela e' spogliata della sua secolare funzione classico-figurativa, diventa il simbolo di un'universalita , autonoma rispetto alla strumentalizzazione ideologica, ma non priva perciò di un chiaro messaggio fondamentale: IL MESSAGGIO non c'è, come non c'e' una verita unica, c’è lo stimolo per ognuno a trovare un messaggio per se, in un'attesa che ognuno è libero di interpretare. Dr.ssa Oxana Albot

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Oxana Albot

Critical and Historical Art

Athos Faccincani La natura, nella sua dimensione fiabesca, diventa un'immagine caleidoscopica doveluceecoloriveicolanoun'ingenuitàed unavivacitàmelodicheecommuoventi.E' l'impressionismocheriaffioracomeunanuovaalbacheriportailpaesaggiononsolosu unpianoquasi'metafisico'mapersino'surreale'. Il mondo emana la sua vitalità attraverso mille parvenze e toni dove il segreto, il sogno, la magia delle cose e dei paesaggi e la loro sintesi esprimono gioia e purezza. L'arcobalenocoincideconlavitaquandoil pittoreriesceadareforzaeunpoterecomunicativononsoloalcoloremaanchealpennello, senza rinunciare al dinamismo della fantasia.AthosFaccincaninondipingecon i colori – ma li fa vivere sulla tela! Oxana Albot

Nella luce di Santorini olio su tela, cm. 60 x 80

Dr.ssa Oxana Albot Critico e Storico d’arte, consulente peritale, presso il Tribunale di Genova, lingue estere conosciute e parlate: Inglese, Francese, Tedesco, Italiano, e Russo. Ripetizione di Lingue, Lezioni d’arte, pittura, scultura, saggi critici sulla storia dell’Arte, Recensioni critiche redatte in tutte le lingue, Recentemente, ha svolto attività redazionali e di promozione turistica per la città di Genova, oltre a realizzare un progetto museale-artistico per il Castello d’Albertis di Genova.

Pubblicazioni: Galleria Italia 2014-15-16-17-18 Biancoscuro Magazine 2015 - 16 Azur Magazine 2014-15-16-17-18 I Segnalati di Arte Collezionismo 2014-15-16-17-18 Presentazione Annuario Top edition ARTE Collezionismo 2017 Info: redazioneartivisive@gmail.com

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WALTER LAZZARO ... Invito alla S O L I T U D I N E

Omaggio al Centenario della nascita del Maestro

Walter Lazzaro, grande interprete della pittura metafisica contemporanea, con le sue opere ha descritto un mondo

ricco di silenti spazialità. Un percorso condotto con ricerca stilistica carica di numerose emozioni sensoriali, dai toni tenui e delicati, nelle sue opere si avverte un senso di tranquillità, di pace, di raccoglimento meditativo, che ognuno di noi vorrebbe trovare in una quinta di ovattata spiritualità per riflettere. Le sue marine, assorte e silenziose, ci parlano e ci coinvolgono con grane forza espressiva. Raramente la quiete è turbata dalla presenza della figura; i suoi messaggi sono chiari. L’uomo ha bisogno di scandagliare la sua interiorità, di trasportare la sua dimensione intimista, in un contesto scenografico assolutamente perfetto per l’equilibrio e la sobria ricerca cromatica. Ho avuto modo di conoscere Walter Lazzaro negli anni 70, nella sua Galleria Studio di via Brera a Milano: “mi soffermavo sempre, davanti la sua vetrina ad ammirare le opere raffiguranti le barche, finchè un giorno davanti all’ingresso mi chiese: tu chi sei? vedo che ti fermi spesso.... ed io risposi: sono uno studente Maestro, e amo moltissimo l’arte, in particolare le sue, indicandogli una tela con una barca solitaria bianca. Da quel giorno, ogni volta che passavo da quelle parti, era per me inevitabile passare a salutarlo, instaurando una fugace amicizia, che purtroppo con il passare degli anni si spense. Nel suo studio, si avvertiva pur con il caos di tele, libri e colori sparsi, un aria di raccoglimento, “Un invito alla solitudine” proprio come il titolo di un ciclo delle sue opere. La personalità di Walter Lazzaro era molto particolare: anticonformista e schivo delle platee, dolce e romantico dei suoi racconti intrisi di poesie cromatiche. Le sue opere, ricche di materia, ombrati di luce particolarmente riflessa, costituiscono la sua ricerca dettata dallo studio e dal racconto dei luoghi dove ha vissuto parte della sua vita. Walter Lazzaro, rimarrà sempre nel cuore e nello spirito, di chi lo ha conosciuto, condivedendone il suo messaggio. Una sua ricorrente frase: “Amo il prossimo, ma coltivo la solitudine” (Francesco Chetta)

Walter Lazaro “Rapallo” olio su tavola, cm. 32,8x47,7 1948 TOP GALLERY Art Magazine 2018 pag. 36


Wazzaro Lazzaro “Il monte di Pesaro” olio su tavola, cm 33x48 1934

W.Lazzaro “Sole sul canale” olio su tavola, cm. 45,6x55 1934 TOP GALLERY Art Magazine 2018 pag. 37


Walter Lazzaro

Roma 1914 - Milano 1989

Walter Lazzaro “Tre capanni” Olio su faesite, cm. 30x40 1974 Biografia Walter Lazzaro, è nato a Roma il 5.12.1914, dopo le scuole dell’obbligo, frequenta il Liceo Artistico e Accademia di Belle Arti di Roma e nel quadriennio 1929-32 vince la borsa di studio governativa bandita per concorso tra gli studenti delle Scuole Artistiche di Roma. Nel 1937 è premiato dalla Reale Accademia d’Italia. Nel 1942 è premiato alla XXIII Biennale internazionale d’Arte di Venezia. Ha quindi un’intensa parentesi come attore teatrale e cinematografico, apprezzato da Blasetti e prescelto da Enrico Guazzoni per interpretare la parte di Raffaello Sanzio nel film “La Fornarina”. Nel 1943, tenente dei Granatieri, è portato in campo di prigionia in Polonia da dove rientrerà alla fine del conflitto. Riprende l’attività di pittore ed è invitato a numerose Quadriennali d’Arte di Roma. Dal 1950 è Perito d’Arte del Tribunale di Roma. La sua opera è via via sempre più apprezzata e lo dimostrano le innumerevoli Mostre Personali in Italia e all’Estero. Inoltre svolge l’attività di insegnamento, sin dal 1935, come docente di Pittura nel Liceo Artistico e Accademia di Belle Arti di Roma, Carrara, Bologna, Milano-Brera e fonda e dirige il Liceo Artistico di Novara. Nel 1980 viene insignito dell’onorificenza di Ufficiale al Merito della Repubblica, ma non essendogli stato concesso di proseguire l’insegnamento, per raggiunti limiti di età, restituisce al Presidente Pertini il riconoscimento ricevuto. Muore a Milano per i postumi di un incidente stradale, il 3.3.1989. Archivio Walter Lazzaro Galleria Lazzaro by Corsi dir. Adriano Corsi, Via Cenisio, 50 Milano Tel. 02 36521958

Walter Lazzaro “Colloquio” Olio su cartone telato, cm. 23,1x44,8 1978 -Collezione privata G. Conte (Mi) TOP GALLERY Art Magazine 2018 pag. 38


Foto: Courtesy Archivio Lazzaro by Corsi (Milano) Foto: Courtesy Archivio Lazzaro by Corsi (Milano)

Walter Lazzaro “Versilia silente” , Olio su cartone telato, cm. 35x50 1977

Walter Lazzaro “Siesta” Olio su tela, cm. 30x40 1971 - Courtesy Galleria Il Castello Milano TOP GALLERY Art Magazine 2018 pag. 39


Walter Lazzaro “Barca e Apuane” Olio su tavola, cm. 30x40 1972 Foto: Courtesy Archivio Lazzaro by Corsi (Milano)

Walter Lazzaro “Capanni calabresi” Olio su tela, cm. 21,5x49,5

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Foto: Courtesy Archivio Lazzaro by Corsi (Milano)

WALTER LAZZARO il pittore del silenzio

Walter Lazzaro “Siesta” Olio su cartone telato, cm. 44,7x35 1979

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Le Musèe virtuelle de PATRICK MOYA

Patrick Moya, né en 1955 à Troyes, France est un artiste français du sud vivant à Nice sur la Côte d'Azur. Il fait partie du mouvement artistique "Ecole de Nice". Depuis les années 1970, Moya est à l'avant-garde des nouvelles formes de médias et de technologie au profit de l'art plutôt que de le faire disparaître. Il est un pionnier de l'art vidéo.

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Les affiche officielle de Patrick Moya FESTIVAL du CIRCUS de MONTECARLO TOP GALLERY Art Magazine 2018 pag. 43


Vesna Pavan Biografia Pittrice e art designer di origine friulana, nel corso degli anni Vesna Pavan è diventata milanese d’adozione. Milano è la metropoli in cui il suo fermento artistico cresce a dismisura. Il complesso percorso formativo di Vesna Pavan può essere compendiato come segue. Ha frequentato la Scuola d’Arte Mosaico a Spilimbergo in seguito ha approfondito gli studi nell’ambito della Gestalt con una riflessione sul lavoro interiore. Vesna è, quindi, cresciuta attraverso gli studi artistici, Teatrali, psicologici, di Breathwork, di cromoterapia e non è tutto. Per diversi anni è stata l’assistente di studio del fotografo Emanuel Van Holsten così da sviluppare l’amore e la conoscenza per l’arte fotografica.Tutti questi interessi, nel tempo, le hanno permesso di vedere, scoprire e comprendere le varie sfaccettature dell’essere umano ed il senso profondo dell’espressività femminile.Ogni suo studio è sempre accompagnato dall’esperienza in prima persona. La sua arte è frutto parallelo delle sue esperienze, così afferma: “Io sono la mia arte e la mia arte mi rappresenta”. Al 1992 risale l’esordio artistico di Ve- L’artista friulana, Vesna Pavan sna Pavan, a cui sono seguite numerose mostre nazionali ed internazionali, per citarne alcune: Milano, Roma, Firenze, Pisa, Venezia, Genova, Taormina, Palermo, Londra, Parigi, Cannes Praga, Amsterdam, Innsbruck, Miami…… Vesna Pavan, è fondatrice del cromatismo pavaniano. Numerosi i riconoscimenti assegnatoli nel corso della sua carriera, nel 2009 in particolare i Premi: Premio Artista dell’anno a Cesenatico, Premio Artiste de Montmartre, a Mandelieu Cannes, Premio Grandi firme dell’arte contemporanea, 1°premio” Art designe “New figuration” e tanti altri. Le sue personali riscuotono sempre un grande consenso da parte della criitica specializzata, e dai visitatori. Personale Galleria Le Patio e alla fiera Vernice Art Fair di Forli, Galleria Colorida, Arte e Emaçào (Arte ed Emozione), Lisbona (Portogallo) Museo della Triennale, libreria Skirà, Milano, Libreria Rizzoli, galleria Vittorio Emanuele II, Milano, 55° salone internazionale Belle Arti, Palazzo dei Congressi Berziers (Francia) Salone Internazionale Di Cannes, Galleria Bosco, Carrousel du Louvre, Parigi, Galleria Spazio Museale Sabrina Falzone, Il potere dell’Immaginazione, Milano Espace Encan, Biennale Internazionale Arts Atlantic La Rochelle ( Francia), Salone d’arte contemporanea Arte Capri 2012, I Linguaggi dell’Arte 2012, Arte Padova 2012, Biennale di Palermo 2013, Art Innsbruk 2013, Art Monacò 2015, Mostra personale 2017 Spazio Milano Le sue opere sono presenti in numerose pubblicazioni e magazine, oltre che presenti nelle principali Fiere d'arte contemporanea. Alcuni Premi e riconoscimenti ricevuti: Premio La Palma d’oro per l’arte 2010, Mandelieu La Napoule Cannes, Gran Galà dell’arte 2010 Portovenere, Maestri dell’arte, Cesenatico 2011, Leone d’oro 2011 Da segnalare il conferimento dell’ambiti premi: Leone d’oro per l’arte 2011, assegnato a Sirmione, all’opera: “Paris” Premio Biennale Trofeo Arte Collezionismo 2011 (1° premio), Premio delle Arti / Premio della Cultura XX° edizione, Design a Milano. Premio Internazionale di Design e Premio della Critica, Galleria Eustachi Milano. ...I lavori Skin sono la messa in scena del corpo umano come materia liquida, alla stregua delle sperimentazioni pittoriche adoperate dalle avanguardie degli anni Cinquanta, da Burri a Pollock, con quel coté più pop, di stampo americano, di Claes Oldenburg o Robert Rauschenberg. La pittura è pelle che si decompone e che, così decontestualizzata, perde il suo legame con la rappresentazione tout court, per assurgere a simbolo. La pelle – gialla, rossa, nera, bianca – è metafora della maschera dell'abito, dell'apparenza che ricopre e cela il contenuto. È contenitore estetico ed estetizzante... (Luca Beatrice) TOP GALLERY Art Magazine 2018 pag. 44


“L’artista Vesna Pavan, creatrice di cromatiche visioni, oltrepassa la soglia dei contenuti plastici della “Pop Art americana”. Un Avanguardia pittorica dunque quella di Pavan, il "Cromatismo pavaniano), che ci seduce con intima meditazione delle sue cromatiche ”performance”. Le sue superlative creazioni, porgono particolare attenzione alla dolce femminilità: attraenti modelle ben raffigurate con valida sintesi espressiva, elaborate dalla sua unica e ineguagliabile fantasia creativa, difficilmente riscontrabile nel contemporaneo. Vesna Pavan è un artista dotata di abile sintesi compositiva e rapidità d’azione nel segno, elementi questi che denotano professionalità nell’eseguire la plasticità formale dell’opera. Tecnicamente valido l’uso della materia, equilibrato e pulito senza estremismi ed eccessi di astrazione. Francesco Chetta

Vesna Pavan “Little Passion" Serie Skin, moving color, cm. 50x50 2017

Contatti: Mail - vesna4art@yahoo.it

www.vesnapavan.net

Premio Grandi firme dell’arte contemporanea, 1°premio” Art designe “New figuration” effeci edizioni Premio Trofeo Arte collezionismo 2010 Medaglia al Merito Città del Vaticano per meriti artistici e culturali nel mondo, 2010 1° Premio Prize of the Critics 2018 1° Premio ModernArt 2008, per la Grafica. 1° Premio di Pittura, per meriti speciali, con iscrizione sul Libro D’Oro, 1° Premio Alessandriarte, per le arti figurative. 1° Premio Città di Alessandria, per il contributo dato all’arte ed alla cultura. 1° Premio della Critica, Acc. S. Sara Sez. Arti Figurative. 1° Premio assoluto “ Trionfo di Venere 2009” Riceve la Nomina Ufficiale di Maestra D’Arte H.C. dal consiglio direttivo dell’Istituto Artistico e Culturale S. Sara. Titolo Accademico d’onore al merito, sezione design e pittura 2008 Vincitrice del premio internazionale Michelangelo Buonarroti 2008

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vesna pavan

Italian design

“Butterfley” serie Skin, smalti su tela, cm. 50x90 2015

“Black Passion” Collezione Skin, cm. 50x70 2015

“Gaia” serie Skin, smalti su tela, cm. 50x70 2015 “Feeling” Collezione Skin, cm. 60x80 2015 TOP GALLERY Art Magazine 2018 pag. 46


“THE CATHEDRAL” Collezione Skin

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artparma

fair

29 – 30 SETTEMBRE 5 – 6 – 7 OTTOBRE 2018 IX° MOSTRA MERCATO D’ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA Più di una mostra-mercato di Gallerie, ART PARMA FAIR è anche un grande evento culturale che presenta modi nuovi di fare arte, soluzioni innovative, installazioni inconsuete, senza però mai perdere di vista, dimenticandone l’importanza, l’arte intesa in senso tradizionale. ART PARMA FAIR è un importante momento di scambio e di confronto tra galleristi e pubblico, un appuntamento per i collezionisti alla ricerca dell’opera su cui fare investimento, un’occasione per esperti del settore alla ricerca di nuovi talenti. Offrendo un’importante vetrina sia per le firme di prestigio sia per le emergenti, ART PARMA FAIR presenterà uno spaccato sul mondo delle arti figurative, un appuntamento imperdibile per gli addetti ai lavori, un momento di crescita per gli appassionati ed una grande occasione di acquisto. Inoltre, ART PARMA FAIR è un’ottima opportunità non solo per la città ma per tutto il territorio, storicamente ricettivo all’arte e alla cultura, molto fertile di aziende, nonché terra di competenti collezionisti. Infatti, il quartiere fieristico di Parma è uno dei principali in Italia come dimensioni, all’avanguardia come strutture e servizi e in posizione geografica strategica. Il quartiere di trecentomila metri quadrati è al centro dei poli della grande attività produttiva del Nord e Centro Italia, in un contesto territoriale forte di oltre 18.000.000 di residenti ad alta capacità di spesa, con forte propensione agli investimenti e a un consumo di qualità, oltre a una spiccata sensibilità verso il mondo dell’arte e del collezionismo.

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AFRO Pittore Internazionale di Luca Beatrice

Sono passati ben ventu-

no anni dalla memorabile mostra che la Galleria Mazzoleni (allora Nuova Gissi) organizzò a Torino sull’itinerario astratto di Afro, compreso tra il 1948 e il 1975. Per l’occasione venne prodotto un ricco catalogo (Mazzotta editore) contenente diversi testi critici, tutti d’accordo a sottolineare l’importanza di questo artista nel panorama italiano e internazionale. Eppure all’epoca si era appena consumato un torto piuttosto grave nei confronti del pittore friulano: il mancato inserimento nella mostra Italian Art in the 20th Century – Painting and Sculpture 19001988, curata da Celant e Rosenthal alla Royal Academy di Londra nel 1989, che avrebbe do- Afro “Floridoro” olio su tela, cm. 51 x 64, 1964 vuto sancire il definitivo ingresso della nostra arte nel gotha internazionale, al culmine del decennio più fortunato del dopoguerra, quando la Transavanguardia trionfa nel mondo e l’Arte Povera torna ai fasti dei suoi inizi. Da quella che sembrò una grave miopia critica, il destino di Afro è cambiato e negli ultimi anni egli è unanimemente considerato tra i tre-quattro artisti italiani davvero importanti, ancor più se si considera che il periodo in cui ha agito più complesso e articolato dei decenni successivi, doe l’”asticella” della qualità era posizionata in alto ed era difficile spiccare un salto da primatisti. Allora infatti le istanze di cambiamento si susseguivano rapidamente l’una all’altra, sovrapponendosi, elidendosi, contraddicendosi e, soprattutto, rischiando di durare appena il tempo di un mattino, e l’arte non poteva non sintonizzarsi sulle medesime lunghezze d’onda. Il fermento intellettuale era frutto di sostanziale condivisione tra gli artisti; da lì la tendenza a presentarsi in gruppi organizzati attorno a un critico e una teoria di riferimento, Afro, a parte l’adesione agli Otto di Lionello Venturi nel 1952, preferisce invece correre da solo. Semplificando, Afro può essere considerato un artista informale, sapendo che non si tratti di un movimento ben definito ma di una sensibilità se non planetaria, almeno praticata in buona parte dell’Europa, negli Stati Uniti e persino in Giappone.

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Non esiste un atto di nascita ufficiale per l’Informale e neppure una fine, considerando che gli ultimi bagliori travalicano di parecchio gli anni Settanta, evolvendosi in altri linguaggi e altre forme. Al suo interno vanno comprese temperature molto diverse, dall’Espressionismo Astratto al Naturalismo, dal Postcubismo Afro “Per Colorado” 1967, tecnica mista su tavola, cm. 31,2 x 48 all’astrazione lirica, dall’informale segnico con echi surreali alla proto-Body Art. Nell’Italia degli anni Cinquanta è certamente la tendenza più praticata, eppure sono pochi i pittori capaci di produrre opere di autentico respiro internazionale, in grado di confrontarsi soprattutto con la nascente arte americana. Uno di questi è certamente Emilio Vedova. L’altro, altrettanto sicuramente, Afro. “Veneto e cosmopolita” lo definisce Erich Steingraeber (Afro era friulano di nascita, forse la qualifica si adatta meglio a Vedova ma rende comunque l’idea). Si può senza meno affermare che proprio Vedova e Afro, insieme ad Alberto Burri e Lucio Fontana , costituiscono le quattro punte dell’attacco dell’arte italiana tra l’immediato dopoguerra e i primi anni Sessanta, in quel quindicennio dove si registra la nascita dell’arte contemporanea vera e propria, oltre al superamento del localismo e all’abbandono del piccolo maestro. A questo straordinario “quartetto” forse andrebbe aggiunto Piero Manzoni, ma la sua parabola fu troppo breve e il lavoro mai sopraggiunto a maturità. Il percorso di Afro, dal 1950 al 1975, in cui smette di lavorare, morirà nel 1976 pochi mesi dopo il sessantaquattresimo compleanno, è accompagnato da una serie di date ed eventi decisivi per la sua carriera. Proprio nel 1950 ha l’occasione di esporre per la prima volta a New York nella nuova galleria Catherine Viviano, nata in Italia ma trasferitasi a Chicago da bambina, che aprendo con una collettiva di cinque italiani (oltre ad Afro, Cagli, Guttuso, Morlotti e Pizzinato) dimostra quanto la nostra arte allora suscitasse interesse oltre oceano. Il complesso di inferiorità degli americani verso la pittura europea sta per finire e l’asse del contemporaneo si sta spostando definitivamente da Parigi a Manhattan. Se la prima generazione di espressionisti astratti è impregnata dell’estetica del Vecchio Continente –a cominciare da Gorky, la cui pittura Afro conosce proprio nel 1950, due anni dopo la morte dell’armeno, che gli trasmise una seduzione tanto forte che fu proprio lui a scrivere un testo critico per la mostra alla Galleria L’Obelisco di Roma nel 1957- la nascente Action Painting è destinata in breve a diventare l’arte del decennio: aggressiva, virulenta, soggettiva e ipertrofica è la pittura americana per eccellenza, con un suo stile ben preciso e finalmente originale che affronta senza timore le grandi dimensioni spesso negate agli europei, con le sue star (in particolare Pollock), e i suoi teorici (Harold Rosenberg). Dei cinque presentati a New York dalla Viviano, solo Afro mantiene un rapporto stabile con la galleria e una continuità espositiva negli USA. Troppo “italiani” gli altri, troppo impregnati di quel realismo che gli americani non considerano quando non sia parte integrante della storia. L’impatto di Afro con gli Stati Uniti lo spinge a superare definitivamente l’influenza della prima stagione romana (l’Afro figurativo degli anni Trenta-primi Quaranta va in soffitta) e le questioni del dibattito post-cubista sulla necessità di un grado di realismo nell’arte, sollecitato da Picasso dopo Guernica. Piuttosto, Afro rivolge lo sguardo al Surrealismo, sull’esempio di Gorky (e in parte di Klee) cui non interessava certo l’approccio iconografico, ma quella libertà di movimento nell’universo dei segni e dei gesti sconfinante nelle teorie dell’automatismo psichico. Afro mostra regolarmente in America ed è il primo artista giovane della sua generazione a essere presente con continuità in una platea internazionale. Il 1952, anno della seconda personale a New York, è anche quello della fondazione del Gruppo degli Otto, con il quale è invitato alla Biennale di Venezia. In questo periodo la figura c’è ancora ma, come ha sottolineato Fabrizio D’Amico “Afro cerca adesso una pittura che s’allenti e si slabbri nello spazio; e una figura in cui gli incidenti, gli imprevisti slittamenti, gli scarti non più bilanciati delle forme costituiscano una ormai non più preventivabile norma costitutiva”. Fino al 1954, dunque, l’immagine filtra da sotto la fitta trama di segni e gesti, anche se l’artista si sforza di non renderla più centrale nella composizione.

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Si vedano Il fagotto (1950), Ragazzo con il toro (1954), e soprattutto, l’”Afro metropolitano”, certamente sedotto dall’impatto con lo skyline americano, che dedica alla città diversi lavori, come Chicago Watefront (1953) e La città morta (1953). Nel 1955 Afro è presente alla prima edizione di Documenta, la mostra che si terrà ogni cinque anni a Kassel, in Germania. Nel 1956 partecipa con una sala personale alla Biennale di Venezia e vince il premio come miglior pittore italiano. Annota Francesco Tedeschi che ad aver proposto Afro era stato l’americano Andrew Ritchie, mentre i critici italiani sembravano essersi opposti alla sua premiazione. Per un artista che nel frattempo aveva ricevuto l’attenzione di Dore Ashton su “Art Digest”, è il segno del superamento della dimensione provinciale e la possibilità reale di un confronto internazionale. Delle undici opere esposte a Venezia, questa mostra ripropone Doppia figura (1954). La seconda decisiva svolta stilistica di Afro data intorno al 1957, periodo in cui frequenta abitualmente il pittore Toti Scialoja. Complice anche l’incontro e la frequentazione romana con Alberto Burri che, tornando dagli Stati Uniti, lo spinge a sperimentare nuovi materiali come la colla vinavil. Sono peraltro gli anni in cui Burri è definitivamente approdato all’anomalia materica, segno di un desiderio di libertà, dell’uscita progressiva dalle tematiche dell’Informale del dopoguerra e dell’interrogarsi sul superamento dalla pittura, oltre al difficile allontanamento dalla tradizione, croce e delizia dell’arte italiana. I lavori realizzati nell’ultima parte dei Cinquanta registrano l’accentuarsi del lirismo e l’ampliamento delle dimensioni –Pietra serena (1957). L’opera simbolo del periodo è certamente Il giardino della speranza, intervento murale realizzato al Palazzo dell’Unesco di Parigi nel 1958, dove accantona definitivamente il cubismo, attua una riduzione della tavolozza tendente alla monocromia mostrando la piena libertà del proprio flusso emotivo. Nel 1959, ancora una volta invitato a Documenta e inserito da James Sweeney nella collezione Guggenheim di New York, ospita Willelm De Kooning nel suo studio a Roma. Alla fine degli anni Cinquanta Afro ha dunque messo in fila una serie di occasioni espositive di primo livello ed è uno degli artisti italiani più conosciuti in America, destinato ad ampliare la carriera internazionale in Germania, oltre che con le partecipazioni a Kassel con due importanti antologiche a Berlino e Darmstadt. Il periodo che si sta aprendo è ulteriormente ricco, a dimostrazione di un’individualità capace di riassumere le innumerevoli esperienze maturate. Dal 1960 Afro, sulla soglia dei cinquant’anni, è un artista di qualità non ordinaria. Oggi definiremmo il suo linguaggio globale, certo libero, pienamente inserito nel dibattito delle avanguardie oltreconfine. Il calligrafismo di derivazione surreale ha lasciato il posto al trionfo del gesto, ampio e vitalistico. Mai come in questo frangente Afro utilizza il rosso, quasi per una conquistata capacità di seduzione. Le sue tele – alcuni gioielli di piccolo/medio formato come il Rosso del 1960, la Composizione del 1961, Per Colorado del 1967, insieme ai dipinti più grandi dall’importante storia espositiva, La grande clessidra (1967) o Tela scoperta 2 (1967) – dialogano con i maestri americani (in particolare con Franz Kline e Robert Motherwell). Molto attivo, Afro ritiene di fondamentale importanza il disegno, soprattutto quello in bianco e nero, palestra per le opere di ampio respiro ma anche pienamente autonome, che gli consentono di sperimentare liberamente ogni sorta di intuizione, riallacciandosi alle calligrafie dell’automatismo psichico e stabilendo un ideale ponte con le esperienze dei giapponesi Gutai (di cui la mostra presenta un’esaustiva campionatura) Ad Afro non resta molto tempo da vivere. Le opere dei Settanta formano una sorta di percorso interrotto, che il pittore sviluppa recuperando il significato del termine decorazione, liberandolo dal significato negativo. Afro “Rosso” tecnica mista su tela cm. 60 x 80 1960 Dedica uno sguardo retrospettivo alla prima stagione romana tentando di restituire allo spazio dipinto quell’equilibrio messo in crisi dal dominio del segno. Sembra osservare con attenzione Morandi, nella composizione e nella tavolozza (Senza titolo, 1974). Soprattutto scopre Matisse. E’ atteggiamento tipico dell’artista maturo il desiderio della sintesi, abbandonati i furori e gli ardimenti sperimentali. Come è accaduto in seguito anche con Burri e, di recente, con Carla Accardi, i lavori tardivi dichiarano il bisogno di armonia, pacificazione, leggerezza e ironia. Alcuni peraltro, di qualità straordinaria, come la Via Etnea (1974), più volte scelto quale manifesto dell’ultimo Afro. (Luca Beatrice) TOP GALLERY Art Magazine 2018 pag. 52


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SPECIALE FIERE

Fiere di Padova

A R T EP

16 - 19 NOVEMBRE 2018

XXIX° MOSTRA MERCATO D’ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA ArtePadova 2018 è organizata da

NEF

Nord Est Fair

Padova Italia +39 0498800305

photos archivio effeci

www.artepadova.org

Uno dei due grandi padiglioni di ArtePadova, Padiglione 8

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Padiglione 8 ArtePadova 2014 foto archivio effeci


PADOVA Si avvicina ai 30 anni di successi!

Sarà un traguardo importante, quello dei 30 anni per il patron Nicola Rossi, che suggellerà il prossimo anno, con un fitto calendario di eventi speciali. ArtePadova, la mostra-mercato d’arte moderna e contemporanea, nasce nel 1988, si svolgeva nei padiglioni 4 e 5 di Padova Fiere, nel corso di tutti questi anni, non ha deluso i collezionisti ed espositori, in quanto ben strutturata, sempre ricca di sorprese e novità. Cinque giorni all’insegna della cultura e dell’investimento nell’arte si daranno appuntamento un numero considerevole di operatori, visitatori, investitori e collezionisti provenienti da ogni angolo di Italia ed Europa. Circa 200 espositori, selezionati tra le più importanti e rinomate gallerie d’arte nazionali, e tra i migliori artisti italiani e stranieri, offriranno a tutti gli appassionati un’ antologia di opere come sempre di altissimo livello. Un ringraziamento a tutto lo staff della Nef.

ArtePadova 2014 Arte Padova giunta al suo ventinovesimo anno, al fianco delle gallerie, gli artisti, gli editori, e tutto lo staff dell’organizzazione Nef, guidata dall’instancabile promoter Nicola Rossi. Nel corso di questi anni, Arte Padova, è cresciuta sempre più, sia sul livello espositivo, che qualitativo, con un crescente numero di rinomate gallerie presentate, qualificandosi a livello nazionale tra le migliori vetrine dell’arte moderna e contemporanea. Arte Padova ha sempre saputo presentarsi al collezionismo con una nutrita Ricordo con enorme piacere la mia prima visita nel 1994, nei vecchi padiglioni 4 e 5, rimasi così soddisfatto, al punto di condurmi ad essere presente gli anni successivi con la mia ex galleria New Art Promotion. F. C. ArtePadova 2009 Gianmaria Potenza

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PADOVA 2014

Studio Gianmaria Potenza ArtePadova 2014 Foto Copyright Archivio effeci edizioni

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Nicola Rossi e Francesco Chetta ArtePadova 2009

Arte Collezionismo - ArtePadova 2008

Francesco

Chetta

editore

insieme

ARTEPADOVA dal 1997

con

ArtePadova 2008 Galleria Lazzaro by Corsi l’editore F. Chetta con Sandra Lazzaro ArtePadova 2008 Il Prof. Segato critico e storico d’arte, con la gallerista Mariarosaria Belgiovine. Stand “Acca in Arte”

ArtePadova 1999 Stand New Art Promotion di F. Chetta, con Arricivida, Cibra, Segato e Belgiovine, Arte Padova 2009 Athos Faccincani e Mariarosaria Belgiovine

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VESNA PAVAN

SKIN The Touchable Art by

Vesna Pavan Serie Skin, particolare della materia: Moving color

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27 - 30 SETTEMBRE 2018 Arte e Collezionismo 2010 Pag. 59 Arte Collezionismo 2014 Pag. 59

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ART MONACO’18 ART MONACO’ 18 VIII° EDIZIONE

La grande fiera dell’eccellenza della Costa Azzurra Un'esposizione internazionale, con la partecipazione di personaggi VIP del mondo dello spettacolo, e potenziali collezionisti, presenti dal 27 al 30 settembre 2018. Art Monacò 18 nuovamente presente quest’anno, nella prestigiosa sede du Chapiteau di Fontvieille a Montecarlo, luogo che annualmente ospita il Festival del Circo Internazionale. Una sede prestigiosa dunque Montecarlo centro del businnes e degli affari, rinomata per la presenza di personaggi Vip e collezionisti di buon gusto. Il suo Presidente Jhonessco Rodrigues, nella foto a fianco, grande persona e Manager di talento, con la sua indiscussaconoscenza nel panorama artistico, e riuscito a convogliare centinaia di artisti e gallerie provenienti da tutte le nazioni, non mancava la stampa specializzata con rinomate testate giornalistiche, Media Partner: Mohako, Royal Monaco, Rus Magazine, Biancoscuro rivista, Arte Collezionismo edizioni, RiJhonessco Rodrigues. Presidente e fondatore Art Monacò xos magazine, e media locali, un impegno quello del direttore artistico Jhonessco, che ha gratificato tutti gli espositori, per il numeroso pubblico intevenuto, e per le relative proposte di vendita che si sono svolte. Sabato 29 settembre, come consuetudine presso il Fairmont Hotel di Monaco, si è svolgerà il Gran Galà, la cena di Gala con l’assegnazione dell’ambito premio Excellenze Prix, premio assegnato per la migliore espressione artistica. Ritengo personalmente ottimo il livello selettivo degli espositori, sia l’allestimento espositivo, curato nei particolari tecnici e la relativa promozione, tutto ciò ha permesso il realizzarsi di una Grande occassione di affari e d’incontri, all’insegna del Top Excellence of Art. l’editore Francesco Chetta Photo di Loic B. TOP GALLERY Art Magazine 2018 pag. 60


Gli Artisti espositori della scorsa edizione

Lina Condes, Yana Rusnak, Ben Chambers, Kapopoulos, Vesna Pavan , TP Hardisty, Les Oreadas Gallery, Kamel el Amri, Aneela Fazal, Protsak Gallery, Kirsten Nash, Chanette Manso, Benjamine Shine, Adriana Galetskaya, Alexandra Van der Leeuw, Vladimir Chumakov, Elena Papernaya, Steve Tate, Christos Eliades, Maya Jimsheleishvili, Olga Lomaka, Artstory Gallery, Tatiana Rivero Sanz, Payam, Nastia Miro, Kaola Oty, Juli, Artfact, Angelo Oliva, Uili Lousi, Art Yourself, Yori Gallery, Myanmar Ink Art Gallery, Mario Masoli, Elena Mildner, Rusnak Gallery, Mette Agerbo, Iris Dèvote Littardi, Flora Castaldi, Delfina Porcu, Heavenly Crowd, Sylvie Ometz

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I bronzi in mostra dell’olandese van der Leeuw, Lady Chita, La Mignotta e ragazza al vento

I’installazione Mini Skin, della nostra friulana Vesna Pavan

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Diner Galà Art Monacò Farmont Montecarlo, Premiazione “Excellenze Prix qualitè artistique 2016” Foto sotto, il Presidente di ArtMonacò Johnessco Rodrigues, e l’artista ucraina, Lina Condes

L’editore FrancescoTOP Chetta, con Art l’artista ucraina,2018 Linapag. Condes GALLERY Magazine 63


L’austriaca, Allison Kotzig

L’artista italo - francese, Iris Dévote Littardi foto sotto: Flora Castaldi, Kaola Oty, Francesco Chetta e Sylvie Ometz, Vernissage Art Moinaco’ 16

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L’artista francese Sylvie Ometz e le sue opere


il direttore artisctico Presidente di Art Monacò Johnessco Rodrigues, con Anastasiya Sever L’artista ucraina Lina Condes e le sue opere Sotto il Principe Stefan di Montenegro, e consorte

Flora Castaldi, Michelle Kostner, Francesco Chetta

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L’editore Francesco Chetta, con la gallerista belga, Caroline Hoste Sotto, il manager direttore artisctico di Art Monacò con Anastasiya Sever, Diner Galà Formont Montecarlo

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Sotto, Francesco Chetta con Massimo Gargia, direttore di Vogue, e l’attrice Martha Gonzales, Diner Galà Formont Art Monacò

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Truka Red ceramica, smalti e oro, cm. 30 2013

GIORGIO LAVERI


Galleria Mazzoleni Torino

AGOSTINO BONALUMI

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Monique Thibaudin

Planète BLEUE

MONIQUE THIBAUDIN (Villarius France) Nel 1968/71 a seguito del conseguimento alla scuola Arti Tecniche Municipale di Dessin, e Chalon sur Saone, successivamente segue i corsi di pittura presso la scuola d’arte “École Nationale des Beaux Arts de Lyon. Nel 1974/75 consegue il Diploma alla scuola Ecole d’Art et d’Architecture de Marseille Luminy, Con Claude Viallat, nel 1975-1977: corso di specializzazione sez. Sculpture et céramique, scuola di Belle Arti, Luminy. Artista che affonda le sue radici Artistiche nella realizzazione di opere scultoree in ceramica, elaborandone le svariate tecniche. Ricchezza di creatività distinguono il suo percorso Artistico elegante della rappresentazione della figura anatomica: che la colloca in primaria posizione nel panorama Artistico al fianco di noti nomi del mondo dell’Arte, la critica si esprime favorevolmente indicando l’eleganza formale delle sue opere. La opere di Thibaudin spaziano dalla ceramica alle opere realizzate con vari oggetti, e materiali. Nel 2009 premio Artistico, médaillée de la Ville de Beausoleil. L’Artista Thibaudin è presente nelle più qualificate Fiere d’arte Contemporanea europee.

Monique Thibaudin “Planet bleu” installations médium divers: céramique, résine, Lycra bois..

Pomme BLEUE TOP GALLERY Art Magazine 2018 pag. 70


Monique Thibaudin “Installation sous le Soleil” Forum Grimaldi Monaco

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ANTI BUSTE

Monique Thibaudin “Anti Buste” terre blanche et oxyde h. 50 cm.

Formation

1974-1975:Diplôme National.Ecole d’Art et d’Architecture de Marseille Luminy. Avec Claude Viallat 1975-1977: Spécialisation section Sculpture et céramique,école des Beaux Arts de Luminy. 1971-1974:Attestation d’Etudes Plastiques de l’ École Nationale des Beaux Arts de Lyon (section peinture). 1968-1971:Diplôme de fin d’ Etudes de l’ Ecole Municipale de dessin<Art et Technique> de Chalon sur Saône. 2009: médaillée de la ville de Beausoleil

Monique Thibaudin “Anti Buste” céramique

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Thibaudin Monique Vallauris 06 220 France atelier.06@hotmail.fr http:// www.thibaudin.eu


TABLE BASSE

ANTI BUSTE

Table basse réalisée en commun avec l´ artiste peintre Jean Jacques Laurent. 2 peintures, collages sur papier de soie de J. J Laurent sous altu glass. reposant sur 2 Anti bustes de M Thibaudin en mate-

Monique Thibaudin “Anti Buste” céramique TOP GALLERY Art Magazine 2018 pag. 73


Athos Faccincani

Luci e colori del Mare di Vieste

Athos Faccincani con ex Sindaco di Vieste, Dr.ssa Ersilia Nobile

Come consuetudine da anni Vieste, la perla bianca del Gargano, omaggia l’arte del poeta del colore Athos Faccincani, un artista che ha dedicato tutta la sua vita all’arte. Le sue opere esprimono infinite emozioni, in particolare i suoi paesaggi marini, che inequivocabilmente denotano le bellezze della splendida cittadina del Gargano. La natura incontaminata di questi luoghi, ha ulteriormente influenzato la sua innata passione per la natura. Una natura quella rappresentata soventemente nelle opere di Athos Faccincani, che rispecchia il suo animo carico di umiltà e generosità. Un artista a tutto tondo, insomma, che nei lunghi anni dedicati alla sua arte, è riuscito a conquistare una nutrita schiera di collezionisti, e meri amatori della buona arte, parlando attraverso le sue opere con un linguaggio cromatico percepibile a tutti. Nelle sue opere oltre alla carica emotiva facilmente avvertibile che il maestro vuole trasmetterci, si evidenzia l’indiscusso calore della gente del sud, e le bellezze della sua costa. In questa meravigliosa cornice, della cittadina di Vieste, nel ex Convento dei Frati Cappuccini di Stella Maris, adiacente lo scalo marittimo di Vieste, la Galleria Contemporanea di Foggia, presenta le spettacolari opere di Athos Faccincani. La sequenza pittorica delle opere in mostra spazia dai cromatici scorci marini, ai vecchi Trabucchi della costa garganica, lo storico Architiello di San Felice, e il leggendario monolito della omonima spiaggia di Pizzomunno. Con l’occasione il primo cittadino di Vieste la Dott. Ersilia Nobile ha omaggiato il costante impegno dell’artista Athos Faccincani augurando che il messaggio pittorico da lui proposto, venga condisivo ed ulteriormente diffuso all’umanità. (Francesco Chetta)

Athos Faccincani “Vieste, tra papaveri e luce”, olio su tela, cm. 30x50 2014

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Athos Faccincani “Pizzomunno, e le nostre riflessioni”, olio su tela, cm. 70X80 2014

...”Athos Faccincani non dipinge con i colori – ma li fa vivere sulla tela! L’emozione, l’anima, lo spirito e il ricordo sono elementi che richiamano tutti noi a pensare sulla bellezza delle cose e sul valore comunicativo che Athos Faccincani riesce a veicolare: vitalità, amore, libertà, armonia-un qualcosa che la vita nasconde dietro di sé e che bisogna scoprire immagine per immagine come in un cammino incantevole. I fiori sotto un sole meridiano simboleggiano un effimero di bellezza che non finisce mai, un messaggio d’amore per la vita che fiorisce, che rinasce, che è ancora in grado di dare una speranza. Esprimere lo stato d’animo attraverso il bello-significa credere nel bello. I fiori e il mare veicolano il colore nel mondo e sono una fonte ed una presenza pressoché costante ma non come oggetti da descrivere ma come fonte di esplosione e della trasformazione della realtà in colore, accendono la prospettiva su tutto il resto...” Oxana Albot Athos Faccincani “Il Trabucco e la vela bianca”, olio su tela, cm. 70X80 2014

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Athos Faccincani “Due barche raccontano di Vieste, e di mare”, olio su tela, cm. 80x50 2014 TOP GALLERY Art Magazine 2018 pag. 76


Athos Faccincani “Luci e colori del mare di Vieste”, olio su tela, cm. 80x50 2014

Athos Faccincani “Il racconto degli Ulivi, verso la città bianca” olio su tela, cm. 90x100 2014 (particolare) TOP GALLERY Art Magazine 2018 pag. 77


Vieste La perla bianca

del Gargano a cura di Francesco Chetta

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“Le sue Grotte, opere d’arte della natura” Reportage fotografico a cura di Sarah Chetta - digital camera Nikon D 3000

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© Reportage fotografico a cura di Sarah Chetta - Nikon D 300 S Copyright 2014

Vieste la perla bianca del Gargano, è posta all’estrema punta del promontorio del Gargano declinando dolcemente verso le sue coste, da circa una cincquantina di metri di altitudine. Vieste splendida cittadina, fiera delle sue pittoresche insenature, in cima alla città vecchia, vi è collocato il Castello Svevo, adiacente in zona, vicino alla Basilica Cattedrale romanica di si può osservare, ora divenuto macabro monumenla to, a ricorVieste la città vecchia, vista dall’ininsenatura di marina piccola, dove in passato vi era il porto do delle migliaia di vittime ingiustamente trucidate su quella pietra, La Chianca amara così chiamata l’enorme pietra della roccia, dove venne commesso il barbaro e sanguinario evento, a opera del famigerato e sanguinario turco Draguth Rais nel luglio del 1554. Il borgo antico della vecchia città di Vieste, con la Cattedrale e la zona medievale si estende con un continuo sali e scendi, attraverso stradine strette e tortuose, tra le case bianche, questa zona è eretta sul promontorio roccioso selvaggio della punta estrema della cittadina, (vedi foto sotto) numerose le piccole abitazioni, attaccate una spesso con caratteristici archi, in questa zona non mancano i piccoli negozi con artigianato locale le trattorie dove gustare piatti tipici.


IL’enorme monolito carsico/ calcareo di PIZZOMUNNO alto circa 25 mt., che erge alla riva dell’omonima spiaggia, situata a pochi passi dal centro di Vieste. “Una tra le antiche leggendae tramandate dai cittadini viestani, narra la storia di amore di due giovani innamorati: il giovane pescatore Pizzomunno e la sua amata Cristalda, una bellissima fanciulla dai lunghi capelli dorati” Tra i due giovani correva un etereo amore spassionato, lui Pizzomunno era solito recarsi quotidianamente per andare in mare a pescare con la sua barca, ormeggiata adiacente l’attuale piccola baia di Pizzomunno.

La splendida spiaggia con Pizzomunno. Sotto estremità con il Trabucco dell’Isola Chianca, nelle limpide e trasparenti acque della costa garganica in prossimità di Vieste

© Reportage fotografico a cura di Sarah Chetta - Nikon D 300 S Copyright 2014

Ma verosimilmente la storia ci narra, che sovente il giovane Pizzomunno, veniva ammaliato dal lirico canto delle sirene, che molto adoravano la sua personalità; un bel ragazzo alto e prestante, dall’animo spensierato e attraente, ma fortemente innamorato e fedele alla sua Cristalda, tanto da non curare i continui richiami delle sirene. Questo naturale comportamento del giovane Pizzomunno, ha generato una grande gelosia nelle sirene, da condurre quest’ultime ad rivalersi contro la sua bella amata Cristalda, trascinandola per sempre nel profondo del mare, così da sottrarla eternamente alla sua vita, e punendo lui pietrificandolo nell’attuale monolite che porta il suo nome. ...”La leggenda ci descrive inoltre, che i giovani amanti si incontrino ogni cento anni, rivivendo la loro storia d’amore, tragicamente interrotta, nel sol tempo di una notte.” *Cristalda la leggenda vuole soprannominata Vesta... Vieste (Ndr)

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Spettacolare alba ripresa all’’Isola Chiancha (Vieste) lato Nord Owest dell’Isola sotto particolare dell’Architiello e la Torre di San Felice visto da Nord - foto di Sarah Chetta pag. 64 vista panoramica

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Numerose le grotte erose dal mare nella chiara roccia calcarea tipica del Gargano. Nel corso dei millenni, la nautra ha generato delle cavità e formazioni rocciose dalle varie forme piu o meno strane e misteriose, tra quelle più suggestive in località San Felice di Vieste, vi troviamo il famoso Architiello, scavato dall’erosione salina e il continuo frangere del mare. Queste grotte si sono evolute nel corso dei millenni a causa di naturali fenomeni carsici, ma soprattutto, per mezzo dell’azione corrosiva del mare e vento. I nomi di queste suggestive grotte, per lo più attribuiti dai loro scopritori, dislocate lungo la costa fino alla baia delle Zagare (Mattinata) La grotta dei Pipistrelli, dei Contrabbandieri, la grotta Sfondata, dei Serpenti, quella dei Due Occhi, la grotta Rotonda, la grotta Viola, la grotta Smeralda, la grotta dei Colombi, delle Sirene, la grotta Campana grande e Campana piccola, del Faraone, quella dell’acqua calda, delle due Stanze, della Tavolozza, dei marmi, dei Pomodori, la San Nicola ed altre ancora. In una di queste grotte, in particolare ed in una data posizione, si osserva sulla roccia, un immagine di un monaco, riconducibile all’immagine di San Pio di Pietralcina.

Alcune di queste si possono osservare anche dall’interno, con le imbarcazioni che trasportano i turisti in gita sul litorale, Valentina I° e Valentina II°, Paloma, Desirè, Francesco I° Per chi si reca in vacanza a Vieste o zone limitrofe, da non perdere la visita delle grotte, sono semplicemente stupende. Munirsi di cappello e Key Way in barca non si sa mai! e macchina fotografica. TOP GALLERY Art Magazine 2018 pag. 83


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Architiello di San Felice Una opera d’arte scolpita dalla natura, unica al mondo Loc. Baia di San Felice - Vieste

Š Photo Copyright 2014 - 2018 edizioni TOP GALLERY Arteffeci Magazine 2018 pag. 85


Da vedere La rinomata baia di San Felice, lambita dalle cerulee ed incontaminate acque cristalline del mare di Vieste, è in questo paradiso della natura che si localizza quella pittoresca bellezza scultorea creata dalla natura: il famoso Architiello di San Felice, inconfondibile per la sua unica e rara bellezza architettonica scolpito dall’innarestabile forza della natura, nella carsica e calcarea roccia, della costa del Gargano, l’Architiello insieme ai due faraglioni della Baia delle Zagare a Mattinata, primeggiano per l’indiscusso fascino naturalistico, tra le località turistiche più rinomate. Ma il misterioso fascino dell’ArBaia di San Felice, l’Architiello - Vieste foto di Sarah Chetta chitiello, non terminerà mai di stupire il turista, si narra di una antica leggenda che l’Architiello, fu scavato appositamente nelle rocce calcaree da Tritoni e Ninfee, rendendo omaggio al Dio Nettuno, e Anfitrite. Il viaggio nell’incontaminata e selvaggia costa del Gargano continua con un incredibile alternarsi di infinite baie e grotte, a circa 10 km. a nord di Vieste direzione Peschici, si erge imponente la piccola e splendida Isola della Chianca, raggiungibile dalla terraferma, in un preciso punto anche a piedi, in quanto il fondale in occasione di bassa marea, non supera mediamente il metro di altezza, alla punta dell’Isola direzione Sud, vi è un Trabucco, mentre nella costa a terra, vi sono due grotte, a pochi km. a sud di Vieste, troviamo l’Isola dello Scoglio di Portonovo e la Baia di Vignanonica l’isolotto di Baia Campi, si prosegue doppiando Capo Vieste, la parte del promontorio più protesa verso il mare, e navigando tra una baia e l’altra, ci si arriva alla famosa e rinomata spiaggia di Pugnochiuso, superata Pugnochiuso ci si arriva a Cala

Particolare di un Trabucco da pesca loc. San Lorenzo Vieste - foto di Sarah Chetta

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Vieste città vecchia, vista dal mare in prossimità dell’isolotto del faro di San Eufemia sotto uno dei pochi Trabucchi viestani, loc. San Lorenzo - foto di Sarah Chetta

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Isola Chiancha (Vieste) foto di Sarah Chetta Cosa visitare a Vieste Il Gargano, in particolare la città di Vieste (nei periodi da aprile a fine settembre) è possibile soggiornare in uno dei tanti villaggi, hotel e residence con prezzi accessibili per tutte le tasche. Qui troviamo in assoluto un mare cristallino, con spiaggie stupende, alcuni villaggi addirritura ubicati sul mare con bungalow e case mobili sotto il fresco di una pineta. La posizione invidiabile di Vieste esposta ai venti del nord in particolare domina il Maestrale che rinfresca le assolate giornate estive. Neta consigliata nelle giornate afose, trascorrerla nella vicina Foresta Umbra, dove possiamo vedere Daini, Caprioli e Cervi, da qui siamo vicini a far visita a Monte Sant’Angelo con la sua chiesa costruita in un enorme grotta dedicata all’Arcangelo Gabriele. Non lasciarsi sfuggire l’occasione di una visita al Santuraio di Madonna delle Grazie di San Giovanni Rotondo, e la nuova chiesa del San Pio, Padre Pio da Pietralcina, molto sentito in particolare dai fedeli del Gargano. Infine dal porto, è possibile imbarcarsi con il traghetto, o l’aliscafo per le Isole Tremiti, oppure scegliere un escursione con le barche per visitare le numerose grotte lungo la costa. TOP GALLERY Art Magazine 2018 pag. 88


Scoglio del Faraone al largo di Baia Campi Foto sotto - Scoglio di Portonuovo (Vieste) foto di Sarah Chetta

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GIACOMO ROSSI

Sassuolo (Mo) 1944

Giacomo Rossi è nato a Sassuolo il provincia di Modena nel 1944, dove vive e lavora. Diplomatosi all’istituto tecnico industriale F. Corni di Modena, negli anni ‘80 frequentando per passione l’ambiente artistico dove ha modo di conoscere artisti contemporanei, che influenzeranno positivamente il suo percorso artistico creativo, contestualmente liberando le sue recondite emozioni che svilupperà con grande libertà compositiva nelle sue opere, elaborate con tanta singolare creatività. L’artista confrontandosi sempre più con la critica che ne avvalla positivamente il suo operato, è presente a importanti rassegne e manifestazioni artistiche, partecipa a mostre collettive ed importanti personali in varie città italiane. “Nelle opere di Giacomo Rossi si avverte quella lirica sensazione concettuale dominata dalla pura informalità astratta, sconfinando oltre i canoni accademici dell’astrattismo pittorico. Rossi crea nelle sue opere ornati materici sublimati dalla sua libertà gestuale, inserendo nel contesto prospettico dell’opera il suo messaggio emozionale scandito con timbri - cromatici abilmente stesi con la tecnica del “dripping” evidenziandone i primi piani con valide campiture dai toni accesi e fortemente contrastati. L’espressione materica che possiamo notare ne genera forza e struttura alla ritmica visiva dell’opera; ed è essenziale per l’artista Rossi, per comunicarci i suoi reconditi sentimenti e concetti riflessivi conducendo l’osservatore a condividerne questi valori. Francesco Chetta

Giacomo Rossi “Alla ricerca di nuovi pianeti" tecnica mista su tela, cm. 140x70 2018

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Planet Series

Giacomo Rossi “Plutone" tecnica mista, diametro, cm. 45 2017

“Bravissimo artista Giacomo Rossi, nella sua inconfondibile tecnica ormai consolidata dalle materiche evoluzioni, che ci descrivono il suo stato d’animo. Una ricerca superlativa, con spiccate note di fantasia creativa, che ci comunicano attraverso il segno cromatico, una dinamica descrizione dei suoi sentimenti e delle sue emozioni, guidate dalla forza gestuale della sintesi compositiva.” Michel Verdant

Contatti Mail: rossigiacomo44@hotmail.it TOP GALLERY Art Magazine 2018 pag. 91 TOP GALLERY Art Magazine 2018 pag. 91


Omaggio a Lenci

Sartorelli

Povoletto (UD) 1926 - Portogruaro (VE) 2017

e il suo amato“Lemene” “Lemene” è un fiume che bagna la terra veneta riversandosi anche nella eletta città dell’artista Sartorelli Portogruaro. Queste acque hanno enormemente influenzato la sua creatività, compositiva con i suoi canneti immersi e la sua rigogliosa vegetazione che copre gran parte del suo percorso. Lenci ha dedicato gran parte della sua ricerca, realizzando composizioni artistiche con riferimenti naturalistici a quest’elemento, che ben si sposa con il suo talento artistico espressivo, oggettivamente esternato con una rapida sintesi del segno, oltre ad una padronanza della resa tonale del colore. La pittura di Lenci è cromaticamente percepita, dall’osservatore quale messaggio di una recondita presenza storica della nostra vita. L’acqua quale prezioso elemento che circorda la nostra vita, spesso nasconde infiniti e misteriosi messaggi occultati dai suoi frastagliati “Canneti” che l’artista ricompone in piccoli tasselli visivi. Lenci ci descrive, le sue intime emozioni che ha accumulato in lunghi anni trascorsi, al fianco dell’arte, dapprima come insegnante di arti visive, successivamente dedicandosi alla pittura, scandagliandone le sue profonde emozioni. Francesco Chetta

Lenci Sartorelli “Vegetazione” acrilico su tela 32 x 40 2009 Lenci Sartorelli nasce a Povoletto in provincia di Udine nel 1926. Diplomata all’accademia di Belle Arti di Venezia, vive elavora a Portogruaro. Nel lungo corso della sua attività pittorica ha tenuto numerose mostre personali, esponendo in varie nazioni europee, e in campo nazionale: Austria, Helsinki, Cannes, Mandelieu, Instanbul, Lugano, Canarie, e in molte altre città europee. Muore a Portogruaro nel 2017

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Sartorelli Lenci ”Lemene”acrilico 40x30 2007 Mariarosaria Belgiovine cosi’ scrive di lei: “La danza cromatica delle sue opere rivela il suo talento descrittivo ed evocativo, con messagi naturalisti ben evidenziati, ed una creatività stimata dalla critica. Il suo gesto corre veloce sulla tele, guidato dalla frenetica creatività che assimila ogni suggerimento della realtà, per filtrarne i contenuti e donarci la pura essenza dell’arte“ (ARTISTA DELL’ANNO 2009)

Sartorelli Lenci “Il lemene” acrilico 35x50 2006

Sartorelli Lenci “Canneti” acrilico 40x30 2007 Pagina sinistra in basso, Lenci Sartorelli “Ciuffi gialli” acrilico su tela 35,5 x 63,5 2009 TOP GALLERY Art Magazine 2018 pag. 93


OTILIA MARIA KAZAKU "Kaola Oty"

Otilia Maria Kazaku, in arte Kaola Oty, è una grande artista contemporanea, una di quelle artiste di maggior talento espressivo, del mondo dell’arte. Attiva professionalmente dal 1994, ha partecipato a numerose esposizioni internazionali nelle città Bologna, Roma, Berlino, Bruxelles, New York, Montecarlo, Miami River Art Fair, Art Monaco 15, Art Monaco 16. I dipinti di Kaola Oty sono figurativi in ​​stile cubista, l’artista condivide la sua forte passione per l’arte, i suoi dipinti cherappresentano le donne sensuali nel suo stato. Autocommento dell’artista Kaola: “L’arte parla a chi impara ad ascoltare e creare sentimenti quando lo spettatore ha il necessario livello di preparazione, al fine di capire e di essere profondamente emozionato” .... Perchè la vita, è sopratutto Arte!

Otilia Maria Cazaku "Buongiorno con caffè ei gatti" olio su tela, cm. 50X60

“Un arte apparentemente di richiamo cubista, quella dell'artista rumena, Kaola Oty, ma essenzialmente di grande spirito comunicativo, che sprigiona un inteso e acceso cromatismo formale. I volumi della composizione, sono ben distribuiti sia nella massa compositiva, sia nell'ornato prospettico, che donano all'opera, il giusto equilibrio ritmico sequenziale. L’intensa emozione visiva, riscontrabile nelle opere di Kaola Oty, ci conferma ill suo talento ed espressione artistico, una singolare gestualità rivolta con profonda passione verso la modellazione del cromatismo materico, dove prevale l’intima espressione emotiva dell'artista. Si avverte così, quella sintesi compositiva, dove il pensiero dell’uomo, valica la frontiera della realtà, conducendoci in una dimensione spirituale meditativa” Francesco Chetta

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Critici: Jean Charles Spinà, Johnnesco Rodrigues, Francesco Chetta, Mariateresa Prestigiacomo, Roberto Lacntra, ed altri. Recenti esposizioni Internazionali ArtMonacò 2015/2016, Espace Chapiteau a Fontvieille Montecarlo, Art Miami, Arte Bergamo 2016, Arte Padova 2016 Numerosi i Premi che l’artista Kaola, ha ricevuto nel corso della sua carriera, sia in Italia che all’estero. Presente con le sue opere, in importanti rassegne espositive e fiere d’arte, in Italia e all’estero. Le opere di Kaola Oty, fanno parte di importanti collezioni private in Francia, Inghilterra, Spagna, Portogallo, U.S.A., Romania, e in Italia

Otilia Maria Cazaku "Woman on the beac"

Otilia Maria Cazaku "Toro Azul - con scarpina" acrylic on canvas, cm. 60x70 TOP GALLERY Art Magazine 2018 pag. 95


RAFFAELE D'AMBROSIO

“Il Silenzio del mare” di Francesco Chetta Raffaele D’Ambrosio pittore nasce a Faeto (FG), vive e lavora a Foggia, formazione artistica condotta a Firenze, studiando filosofia e storia dell’arte alla Facoltà di Magistero. Dipinge sin da ragazzo; realizza una pittura della memoria nel ricordo di quanto ha visto; E’ una pittura che nasce dall’emozione; I Paesaggi dei centri storici sono “icone del ricordo”. Con i suoi colori ingrigia i muri bianchi calcinati, li sfuma di giallo antico e di rosa stinto per dire del tempo lontano. È una rimembranza che affiora nel sottobosco della mente, con una mesta malinconia, i grappoli di case abbarbicate, le prue corrose di barche abbandonate nei solitari meriggi del tempo perduto con i pallidi orizzonti di un infanzia innocente del cuore. .."Una pittura solare quella di Raffaele D’Ambrosio, in grado di trasmetterci il piacere di trascorrere serenamente una giornata al mare. La particolare tecnica usata dall’artista pugliese Raffaele D’Ambrosio, ci rivela la sua elegante sintesi pittorica, esternata con dosata gestualità, con cui ricorre nella stesura della materia, nel comporre la quinta paesaggistica, delle sue marine, delineando nel contesto dell’opera, un forte impatto visivo, dove ogni spatolata da lui stesa sulla tela, equivale a singole emozioni percepite, e trasmesse con elegante sintesi, della visione del reale, rappresentata cromaticamente, quasi a voler evocare pittoricamente, i suoi sentimenti nel contesto della magia del presente,suscitando mille emozioni nell’osservatore”... Francesco Chetta - Prize of the Critics ARTE & MERCATO 2018

“Case del Gargano' olio su tela, cm. 50x40

Raffaele D’Ambrosio “Pizzomunno di Vieste' olio su tela, cm. 50x70 TOP GALLERY Art Magazine 2018 pag. 96


ELIO RUBINI Elio Rubini nasce a Roma, dove vive e lavora. Inizia in giovane età ad entrare nel mondo dell’arte come musicista, componendo musiche al pianoforte, successivamente si dedicherà alla pittura. Partecipa a diverse esposizioni e concorsi, con importanti risultati e lusinghieri consensi di critica. Ricordiamo alcune sue presenze: Mostre a Tema sulla natura, Paesaggio, Opere della Sezione, presso la galleria romana Forum Interart; Roma New Age a Palazzo Barberini Sala Giulio Cesare; Premio Gran Galà dell’arte, rassegna di Artisti contemporanei in via del Babbuino; Mostra di arti figurative (Patrocinio alle Politiche culturali del Comune di Roma); Biennale d’arte Sala del Bramante, rassegna regionale d’arte Palazzo dei Principi Pignatelli, Regione Lazio; Galleria L’Agostiniana, piazza del Popolo; Esposizione a Mandelieu La Napoule France, nella Galerie Le Patio, esposizione all’Hotel New Bristol, Cesenatico; esposizione al Grand Hotel di Portovenere. Trofeo Galleria Italia 2013.

Elio Rubini “Fleur” Aquerello su cartoncino, cm. 40x50

Una pittura dai riflessi emotivi, non solo da osservare, ma da custodire nel profondo del nostro cuore, quale preziosa testimonianza della sua arte. Elio Rubini ci trasmette tutta la sua energia creativa, un cromatismo sprigionato, dalla sequenza prospettica, visioni di equilibri formali ben filtrati dalla sua fantasia. La sua creatività artistica nel la difficile tecnica dell’acquerello, sfocia dalla sua profonda esperienza artistica, dove nulla è affidato al caso, ma seguendo un percorso costruttivo, ben definito e stabile, pur trattandosi di fiori e paesaggi della natura” Mariarosaria Belgiovine

SUSANNA MACCARI

Susanna Maccari “Luna rossa” olio su tela, cm. 50x50

Pittrice milanese, laureata in “Lingue e Letterature Straniere Moderne” presso l’Università Statale di Milano, approfondisce le sue conoscenze artistiche frequentando gli studi di insigni maestri d’arte. Ha esposto in numerose mostre personali e collettive a Milano, Sirmione, Portovenere, Torino, Lodi, Tirano, Cesenatico, Nizza, Cannes, Mandelieu La Napoule, Novara, Vieste, S.Margherita Ligure, Udine, Arona, Pietra Ligure, Montecarlo,ecc. ottenendo prestigiosi premi e riconoscimenti. Sue opere si trovano in Italia, Francia, Svizzera e Germania. Dal 2012 i suoi quadri sono presenti nelle scenografie delle numerose commedie rappresentate dalla Compagnia Teatrale Milanese “Cà Nostra”. Fa parte di associazioni culturali internazionali ed espone in permanenza presso il Centro Culturale Internazionale d’Arte Sever a Milano. Membro dell’associazione culturale “Milano arte”. Membro del Centro Culturale Internazionale d’Arte Sever a Milano. Accademica associata dell’Accademia Internazionale Greci Marino. Membro d’onore dell’Accademia Gentilizia “Il Marzocco” di Firenze.

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Il silenzio del mare

di Francesco Chetta

Walter Lazzaro

Walter Lazzaro “Siesta” olio su cartone telato, cm. 44,7x35 1979

Walter Lazzaro, grande interprete della pittura metafisica contemporanea, con le sue opere ha descritto un mondo ricco di silenti spazialità. Un percorso condotto con ricerca stilistica carica di numerose emozioni sensoriali, dai toni tenui e delicati, nelle sue opere si avverte un senso di tranquillità, di pace, di raccoglimento meditativo, che ognuno di noi vorrebbe trovare in una quinta di ovattata spiritualità per riflettere. Le sue marine. Assorte e silenziose, ci parlano e ci coinvolgono con grane forza espressiva. Raramente la quiete è turbata dalla presenza della figura; i suoi messaggi sono chiari. L’uomo ha bisogno di scandagliare la sua interiorità, di trasportare la sua dimensione intimista, in un contesto scenografico assolutamente perfetto per l’equilibrio e la sobria ricerca cromatica. Ho conosciuto Walter Lazzaro negli anno 70, nella sua Galleria Studio di via Brera a Milano. Mi soffermavo sempre, davanti la sua vetrina ad ammirare le opere raffiguranti le barche, finchè un giorno mi chiese: tu chi sei? Vedo che ti fermi spesso.... Ed io risposi: sono uno studente Maestro, e amo moltissimo l’arte. Da quel giorno, ogni volta che passavo di là, potevo addirittura entrare nel suo studio, ed assorbii lentamente la sua comunicativa artistica, ed il magnetismo tipico dei personaggi del suo calibro. La personalità di Walter Lazzaro era molto particolare: anticonformista e schivo delle platee, dolce e romantico dei suoi racconti intrisi di poesie cromatiche. Le sue opere, ricche di materia, ombrati di luce particolarmente riflessa, costituiscono la sua ricerca dettata dallo studio e dal racconto dei suoi luoghi natii, una toscana che gli rimarrà sempre nel cuore e nello spirito. (Francesco Chetta)

Walter Lazzaro “Omaggio a Lazzaro” - olio su cartone telato, cm. 33x59,6, 1984 - Galleria Lazzaro by Corsi TOP GALLERY Art Magazine 2018 pag. 98


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REMO BRINDISI CASA MUSEO ASSESSORATO ALLA CULTURA COMACCHIO (FE)

Dopo un periodo d’attesa è ormai ultimata la ristrutturazione del Museo Alternativo “Remo Brindisi” al Lido di Spina. Fortemente voluto dal grande Maestro e realizzato dall’archi­tetto milanese Nanda Vigo nel 1973, l’edificio è già di per sé un capolavoro dell’architettura contemporanea con i suoi volumi geometrici, le coinvol­genti spirali interne a sottolineare il percorso e i raffinati dettagli stilistici tipici di un epoca: progettato peressere abitazione privata e Museo di Arte Contemporanea, ospita la collezione personale del grande artista. Sculture, dipinti, fotografie e installazioni di Brindisi e dei suoi amici, i grandi rappresentanti dell’arte del Novecento, Modigliani, Picasso, Guttuso, Chagall, De Chirico, Fontana, Dalì, accolte in una struttura affasci nante per linee ed atmosfera, circondata dal rigoglioso verde del Lido di Spina, luogo che l’artista elesse a ritiro estivo per quarant’anni e dove si spense nel 1996. Aperto prevalentemente nei mesi estivi, con il corpo-edificio e il giardino, è destinato a diventare un Centro culturale alternativo importante. L’amministrazione comunale è impegnata da diversi anni nella valorizzazione di questa singolare eredità, volano importante per una proposta turistica di qualità e nel tempo ci si augura, elemento in grado di richiamare a se attenzioni anche nel periodo invernale con importanti progetti condivisi con Camera di Commercio, Provincia e Università di Ferrara. La mostra, aperta tutti i giorni al costo di 2 Euro, dalle ore 18,30 alle ore 22,30 con esclusione del Lunedì, saranno esposte oltre centocinquanta opere tra: dipinti, scul-

Il Maestro Remo Brindisi ture, ceramiche, terrecotte, vetri colorati che si rifanno alla cosiddetta “generazione di mezzo” collocata temporalmente tra gli anni sessanta. Tra le opere esposte spiccano nomi di autori, in molti casi legati da rapporti di amicizia con lo stesso Brindisi, come: Dova, Perilli, Pozzati, Cappelli, Schifano, Cascella, Giò Pomodoro solo per citarne alcuni. Per l’edizione 2008 della mostra il coordinamento e il riordinamento allestitivo è stato affidato a Orlando Piraccini e Laura Ruffoni esperti questi, di comprovata professionalità in materia. Vista interna della Casa Museo

CASA MUSEO REMO BRINDISI COMUNE DI COMACCHIO

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Palazzo Bellini (Settore Musei) Responsabile Dott.ssa Laura Ruffoni Via Agatopisto 3, 42022 Comacchio (FE) musei@comune.comacchio.fe.it Per visite e informazioni: 0533.318704


della Fondazione CRF che in collaborazione con altre aziende del territorio hanno reso possibile tale impegno. Oltre alla mostra, nella Casa Museo Remo Brindisi, vi sarà spazio per la rassegna intitolata “Incontri di mare” con un ricco calendario di eventi musicali ad ingresso libero. Anche i bambini saranno coinvolti con il progetto “i bambini e l’arte” nelle serate che vanno dal 26 al 29 Agosto, questo in risposta al crescente interesse mostrato dai “piccoli artisti”, che già nella scorsa stagione estiva hanno partecipato attivamente ai laboratori inseriti nella programmazione della Casa Museo. Gli appuntamenti rivolti alla cultura, non terminano qui, difatti è stata attivato un’ulteriore motivo di interesse dedicato alla letteratura con la presentazione di diverse opere commentate direttamente dai rispettivi autori. Il Lido di Spina si attesta ancora una volta come fulcro creativo e culturale dei 7 Lidi e la presenza di un così importante sito, testimone di una patrimonio storicoculturale così prestigioso non fa che accentuare tale propensione. Tante le opere esposte per un crescente attenzione da parte del cosiddetto “turismo lento” che predilige questi richiami. Una importante sede museale che alimenta la propria vocazione culturale anche grazie al supporto dell’Istituto per i Beni Artistici Culturali e Naturali della Regione Emilia Romagna, che continua a manifestare la volontà di esaltare questo invidiabile patrimonio. Sono tanti i manufatti che testimoniano il valore della Casa Museo Remo Brindisi del Lido di Spina, molti dei quali recuperati con attenti restauri che riportano all’antico splendore queste risorse consegnate alla collettività. Un patrimonio che nel tempo attende donazioni da parte di istituzioni e privati per accrescere questo importante collettore di espressioni artistiche che fa capo alla Casa Museo Remo Brindisi che attende a partire dal 7 Giugno prossimo i favori del grande pubblico.

Remo Brindisi - “Venezia” olio su tavola, cm. 75 x 44, 1989 Galleria Pace Milano

Remo Brindisi Ponte di Rialto olio su tela (proprietà Galleria Pace Milano)

60 x 70 1995

Fotografie di Andrea Samaritani Copyright by Meridiana Immagini (BO) Tomba del Maestro all’interno della Casa Museo a Comacchio

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Il fascino pittorico nell’astrazione di

dani

Dani “Flowers” acrilici su tela, cm. 70x100

...”La fantasia pittorica di Dani, ci comunica silenti messaggi, nell’evocare le sue emozioni romantiche, desunte dalla sua realtà e modificati dalla sua particolare fantasia creativa. Un artista a tutto tondo, che rivolge particolare attenzione alla gestualità compositiva, una ricerca condotta con grande passione verso lo sconfinato scenario contemporaneo delle arti visive. e ai meravigliosi profumi naturalistici. La particolare tecnica usata dall’artista vicentina, Dani nome d’arte di Daniela Tagliapietra, ci rivela ogni suo gesto, i suoi sentimenti offuscati da una quinta contenutistica, che corrispondono ad una precisa modulazione cromatica, ogni singola emozione, viene trasmessa dalla sua mano sulla tela, con vibrante forza, esternandoci così tutta la sua capacità tecnica della visione del reale, rappresentata cromaticamente nelle sue opere, a voler evocare molteplici riferimenti della quotidiana magia del presente, suscitando infinite emozioni nell’osservatore”... Francesco Chetta

Dani “Eternità” acrilici su tela, cm. 70x100

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Dani “La nuova era” acrilici su tela, cm. 60x80

< Dani “Divertissement” acrilici su tela, cm. 60x80

Dani “Luce” acrilici su tela, cm. 80x120

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Giovanna Cherchi SILENTI EMOZIONI

"Giovanna Cherchi, artista che dialoga unilateramente con le sue opere: ci confida affannosamente i suoi sentimenti, i suoi amori, le sue emozioni, donandoci infiniti messaggi, di valori primari della nostra trascorsa quotidianetà. Variopinte visioni di dolci espressioni, incastonate nella figura rappresentata dell’opera. L’arte non è moda, e nemmeno commercio per Giovanna Cherchi, è pura necessita interiore di comunicare con l’osservatore, la sua passione per l’arte. Maurizio Gnali “Una grande capacità di dialogare con le espressioni del volto umano, coinvolgendo non solo il tratto ma anche l’emozione di un suggestivo racconto emozionale. La delicata armonia compositiva lascia ampi spazi alle poetiche interpretazioni , dove leggere i sussurri armoniosi della sua romantica gestualità” Mariarosaria Belgiovine Venezia 2014 “Il fare dell’artista sottolinea uno sguardo colmo di sentimenti e speranze lontane, che evidenzia nella figura femminile il forte legame con la natura. Una sensibilità cromatica che mai si perde, nemmeno oltre l’orizzonte...” Luana Raia “comuni linguaggi avanguardisti con note di spiccata contemporaneità, un preciso intuitonel voler dialogare attraverso le sue opere con l’osservatore. In molte opere di Giovanna Cherchi, osserviamo quella quinta compositiva, “silenti ed enigmatici volti” che si fondono con la dolce stesura della materia, adagiata con personale tocco tonale, della sua tecnica pittorica. E così che l’artista Cherchi si dona con grande passione, intimi dialoghi custoditi nel suo diario di umile artista, sognando ad occhi aperti la sua missione di vero illustratore e portavoce del nostro passato”... George Pali

Giovanna Cherchi “Donna con velo”

acrilico su tela, cm. 90x70

“Le reali visioni svelateci dal filtro creativo di Giovanna Cherchi, ci trasportano in una malinconica e reale dimensione: volti tristementi, avvolti di spiritualità sfuggente alla nostra soffocata societa contemporanea. Il compito della nostra brava artista sarda, è proprio quello di catturare l’attimo sfuggente, trasferendolo sulla tela, con pura sintesi descrittiva, sia nei contenuti plastici, che nella prospettica dell’opera. Un artista dunque Giovanna Cherchi, che ci coinvolge discostandosi da mode e linguaggi informali, una pittrice daI segno puro e ovattato, con personale e gestuale filtro creativo, evidenziandone il suo estro pittorico della sua cromatica tavolozza.” Francesco Chetta TOP GALLERY Art Magazine 2018 pag. 104


Giovanna Cherchi “Dame chic” acrilico su tela, cm. 50x70 2016 Biografia: Giovanna Cherchi Nasce a Santa Teresa Gallura il 6 agosto 1961, ha frequentato la scuola privata Petrarca di Olbia sotto la guida del Prof. Piero Carmelo Campanella vive e lavora a Santa Tresa di Gallura (OT) Le sue opere sono presenti in collezioni private in Italia e all’estero. Contatti: Cell. Tel. 349 4260656

E-mail: giocher61@gmail.com

www.galleriaitalia.weebly.com // artisti TOP GALLERY Art Magazine 2018 pag. 105


Giovanna Cherchi ha prodotto negli anni una consistente esplorazione di opere realiste ma contenenti un intenso patos; utilizzando varie fonti di riferimento come materiale visivo; l’artista sembra preferir lavorare per allusione, suggerendo e lasciando emergere dettagli e precise notazioni in relazione alle immagini. Interessata a reinvestire le nozioni di bellezza e di identità. Giovanna Cherchi è celebre per la sua produzione di tele che riprendono un’umanità femminile, fatta di emotività, sensibilità, sensualità e di tutto ciò che concerne il mondo della donna. Se si osservano con attenzione i colori caldi adoperati per le sue opere, sembra entrare nell’essenza vitalistica dell’essere donna, ma soprattutto nel viverne la consapevolezza del grande dono. Grazie alla nostra artista anche la sensibilità dell’uomo riesce ad immergersi nell’operato creando così un’essere unico, o per meglio dire completo. Federica Pasini

Giovanna Cherchi “Narcisa” acrilico su tela, cm. 60x80 2012

“Paesaggi e figure che filtrano l’immediata contemporaneità dei suoi soggetti, descritti con assolute capacità espressive.Atmosfere intimiste rendono gradevole ogni sua percezione segnica, offrendoci la poesia del suo alfabeto interiore.” Vela d’oro 2014 Mariarosaria Belgiovine Premi e recenti mostre 2017 - 2014 Biennale Internazionale del Principato di Monaco Hotel de Paris Montecarlo Gran Premio per le arti visive “La Gondola per l’arte” Venezia, Trofeo La Vela d’oro Cesenatico, Fiera di Forli - Contemporanea, Premio La Palma d’oro per l’arte Montecarlo, Premio La Vela d’oro per l’arte Cesenatico, presente alla 18° edizione di Contemporanea fiera di Forlì 2014, personali Hotel Miramare, New Bristol Cesenatico, e Hotel Boemia Riccione Trofeo Arte Collezionismo 2014, Gran Premio Oslo città del Nobel 2014 Oslo - Norvegia, Gran premio Capo Nord 2014 Norvegia, Premio Internazionale 2014 Maestri Italiani del colore a Corfù - Grecia, Premiata al concorso Nazionale Città di Cossato Biella, Premio Personaggio dell’anno 2014 Galleria Centro Storico Firenze, a Napoli riceve il Premio Partenope 2014, Premio concorso Intenazionale A.U.P.I, Milano, Artista candidata alla 1° Biennale Leonardo da Vinci Cesenatico. Artisti alla ribalta, Premio Artesia International Gallery Olbia, Prize of the critics 2018, vincitrice del Contest Trofeo Galleria Italia 2018 TOP GALLERY Art Magazine 2018 pag. 106


Giovanna Cherchi “Profumo di brezza marina” acrilico su tela, cm. 40x60 2013

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Mirko Roncelli

Artista premiato al IV° Trofeo Galleria Italia 2018

Biografia Mirko Roncelli è nato a Bergamo nel 1957 e vive a Villa d’Almè (Bergamo). Ha conseguito il diploma di Laurea in “Stylist Engineer” presso l’Università dell’Automobile di Modena e la Laurea in Architettura al Politecnico di Milano. Esercita la libera professione come Architetto, spaziando dall’edilizia privata alla progettazione di opere pubbliche, all’arredamento di interni ed al design (www.mirkoroncelliarchitetto. it). Ha insegnato in scuole pubbliche e private in materie tecniche e Artistiche. La sua pittura è carica di emotività e sensazioni molto profonde; i colori si trasformano in emozioni e sentimenti, stati d’animo che si penetrano e ci suggestionano attraverso cromatismi a volte esasperati. Leggere un’opera del Roncelli è come leggere una poesia e proprio in questo senso bisogna accostarsi all’arte di questo artista così ben apprezzato dalla critica e dal pubblico più attento. Sue opere sono presenti in numerose collezioni private e di Enti Pubblici in Italia e all’estero. Ha partecipato a numerosi concorsi, mostre personali e collettive, nazionali ed estere, ottenendo ottimi successi di critica e di pubblico. Tra queste: Bergamo, Salsomaggiore, Padova, Rimini, S. Margherita Ligure, Firenze, Brescia, Parma, Busto Arsizio, Milano, Varese, Vicenza, Calabria, Sicilia, Milano, Ferrara, Treviso, Modena, Venezia, Torino, Budapest, Stoccolma, New York, Mirko Roncelli “Noi” acrilici su tela, cm. 100x100 2018 Montecarlo, Nizza, Cannes, Torino, Palermo, Tenerife, Playa de las Americas, Lanzarote, Tokio, Japan, Noumea - Nuova Caledonia. L’Artista è molto apprezzato in Francia, in particolare sulla Costa Azzurra dove ha ottenuto numerosi Premi e attestazioni.

Molte sue opere fanno parte di importanti collezioni in Italia e all’estero.

Mirko Roncelli “Why” acrilici su tavola, cm.40x40 2018

"Leggerezza swing" acrilici su tavola, cm. 40x40 2018

Studio Via Mazzini, 23 24018 Villa d’Almè (Bg) Tel. 035 544685 www.mirkoroncelli.it mail: info@mirkoroncelli.it

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Mirko Roncelli “Le Idi dimarzo” acrilici su tela, cm. 100x100 2018 Nelle opere di Mirko Roncelli, ogni forma rievoca reconditi silenzi del passato, frammenti di vita che attraversano gli spazi della memoria, di un diario rivelato con intima gestualità attraverso una dottrina personale adagiata sulla tela, percepibile con grande armonia, sia nella forza degli elementi costruttivi del piano dell’opera, che nella spazialità dell’armonia tonale, il tutto con eleganza tonale e sensibilità di vero artista. Jean Charles Spinà Critici: Martha Gonzales, Candice Zhang Art, Federica Pasini, Gerard Argelier, Mariarosaria Belgiovine, Maurizio Gnali, Jean Charles Spinà, Lia Ciatto, Beatrice Olivieri, E. Moro, Francesco Chetta, Paolo A. Di Martino, Lino Lazzari, Cesare Morali, Michel Verdant, Giorgio Barberis, Lucia Bonacini, Elena Cicchetti, Letizia Lanzarotti, Paola Simona Tesio, e molti altri critici. Fiere 2015/2016 Art Monacò, Arte Innsbruck, PaviArt, Immagina, Contemporanea, Arte Padova, Arte Bergamo, Arte Genova, Arte Cremona, Arte Padova 2013, Arte Bergamo 2013-2014, Arte Cremona 2014, Arte Parma 2014, Contemporanea 2014, Vernice Art Fair Forli 2013- 2014-2015, Vintage Reggio Emilia 2013, Arte Piacenza 2016, Contemporanea Forlì 2016, Arte Cremona 2016, personale Arte Genova 2017, Arte Forli Cesena 2017, Arte Padova 2017, Arte Bergamo 2016, 2018, Nel corso di Arte Padova 2017, presentazione della rivista, Azur Magazine Official cover Mirko Roncelli TOP GALLERY Art Magazine 2018 pag. 109


Mirko Roncelli

Mirko Roncelli “Composizione” acrilici su tela, cm. 70x90 1998

Mario Barbujani “Figure” olio su tela cm. 50 x 60 (Opera premiata: Leone d’oro per l’arte Sirmione 2011)

TOP GALLERY Art Magazine 2018 pag. 110 Azur Art Magazine Marzo 2011 pag. 110


Mirko Roncelli “Paesaggio” acrilici su tela, cm. 90x80 1990

Mirko Roncelli “Metropoli d’agosto” acrilici su tela, cm. 55x150

Mirko Roncelli, Via Mazzini 23, Villa D’Almè (BG) - tel: 035/544685 - cell: 333/4530222 E-Mail: m.roncelli@archiworld.it - info@mirkoroncelli.it - Sito Web: www.mirkoroncelli.it

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Collezione Mori

Giuseppe Migneco

Messina 1908 - Milano 1997

Biografia Giuseppe Migneco, è nato a Messina nel 1908. Vive i primi anni della sua infanzia a Ponteschiano. Trasferitosi nel 1931 a Milano lasciando la sua adorata Sicilia alla quale dedicherà principalmente diverse opere. Nel 1934, entra in contatto con i pittori: Renato Birolli e Raffaele De Grada che lo guidano alla scoperta di quel mondo pittorico verso cui, è irresistibilmente attratto. Cominciò a dipingere, esponendo per la prima volta alla Galleria Genova nel 1940. La sua pittura, di forte impatto impressionista, si rifaceva a Van Gogh e rivelava anche affinità con quella di Guttuso. Importanti mostre antologiche gli sono state dedicate nel 1984 a Messina e a Milano. Dal ‘41 in poi è considerato uno dei pittori italiani più rappresentativi. Le sue opere sono richieste dalle maggiori gallerie italiane ed europee ed entrano a far parte di collezioni e musei. Questo periodo felice resterà nella sua memoria, e tornerà come principale ispirazione in molti suoi quadri. E fino alla metà degli anni 80, le sue personali si moltiplicano con presenze prestigiose in Italia e all’estero. Giuseppe Migneco, è il pittore siciliano, che in oltre cinquant’anni di lavoro, ha espresso in modo coraggioso, il suo impegno di artista e di uomo, seguiranno opere dal contenuto autobiografico, realizzati in atmosfere vive nella sua memoria. Nel 1958 è invitato ad esporre alla Biennale di Venezia dove esporrà insieme ad artisti come Casorati, Campigli, Fontana, Dova, Guttuso, Minguzzi .

Giuseppe Migneco “Raccoglitore di limoni” olio su tela, cm.40x50 anni 60 A. Mori 5017 L'opera di Giuseppe Migneco si inserisce nel panorama del realismo sociale, dove appunto, il suo realismo è caratterizzato dall’influsso della pittura murale messicana, essenzialmente molto più incisa con estrema libertà gestuale, che libera attraverso la figura personaggi della sua terra intenti nel quotidiano lavoro. I suoi paesaggi riportano sempre quella poetica tradizione della gente del sud. Muore a Milano nel 1997 le sue spoglie riposano nel cimitero di Messina.

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Giuseppe Migneco “Raccoglitore di limoni” olio su tela, cm. 40x 50 proprietà A. Mori Milano


GR Gallery new york

George Pali “Venice” 30” x 40” oil on canvans

GR

Gallery

GR GALLERY: 191 HILLSIDE AVENUE - YONKERS - NEW YORK, 10703 PHONE: 914 434 1906 - FAX: 914-201-6132 - EMAIL: GPALI@OPTONLINE.NET

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Gelsomino Casula ... viaggio nel tempo il Big Bang dell’Universo di Federica Pasini

Le opere del Maestro Gelsomino Casula, riprendono l’arte arcaica, primitiva. Lui ritorna alle origini per creare nel fruitore una sensazione di rimmersione nel liquido amniotico precedente al Big Bang dell’universo, così ci troviamo ad assaporare e gustare visioni rivoluzionarie che portano direttamente al futuro, ed all’antico fonte di godimento estetico. Il nostro Maestro grazie a una natura generosa ci elargisce la libertà dal bisogno, dedicandoci gran parte delle sue energie alla creazione di cose belle. Tutti gli esseri umani, in un modo o nell’altro, sono sensibili al piacere estetico e per quanto diversi possano essere gli ideali di bello, ovunque l’apprezzamento estetico presenta le stesse caratteristiche, che ritroviamo nelle grandi opere scultoree e pittoriche di Gelsomino Casula, il quale riesce ad esprimere processi coscienti con mezzi primordiali che crea in modo da renderli percepibili ai nostri sensi. Ogni ornamento, sia figurativo che scultoreo, del nostro artista, vede l’origine nell’arte di quel processo mentale inconscio, per cui la forma appare distinta dal contenuto di un’impressione visiva, e nel desiderio di dare durevolezza alla forma; per questa ragione egli ritiene che la forma si manifesta in tutta la sua primitività, considerandola come unico evento degno di essere chiamato Arte. Federica Pasini TOP GALLERY Art Magazine 2018 pag. 114


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CATALOGO NAZIONALE

D’ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA

2018

GALLERIA ITALIA La Vetrina del Mercato Italiano dell’arte

©

EDIZIONE SPECIALE

Art Contest 2018 IV° Trofeo Galleria Italia

IV° TROFEO GALLERIA ITALIA By Francesco Chetta editore

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Galleria Italia 2018 Pag. 1


IV° Trofeo Galleria Italia 2018 GIACOMO ROSSI

ELENA BULLO

MARIO MASOLI

GIOVANNA CHERCHI

DELFINA PORCU

VESNA PAVAN

DANI

MIRKO RONCELLI

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Rabarama Biografia Rabarama vero nome Paola Epifani, il suo nome d’arte è un nome di origine indiana. Nasce a Roma nel 1969, figlia d’arte, fin da bambina dimostra un chiaro talento per la scultura, formatasi al Liceo Artistico Statale di Treviso e successivamente all’Accademia di Belle Arti di Venezia, dove conseguirà il diploma a pieni voti nel 1991, prende parte fin da subito a numerosi premi nazionali e internazionali di scultura, ottenendo un crescente successo di critica e pubblico. . Mostre La sua carriera inizia sin da giovane, quando espone nelle gallerie europee ed americane. Nel 1990 È rappresentante dell’Arte italiana al Concorso Internazionale di scultura in legno. In seguito allestisce una mostra a Philadelphia. Negli ultimi anni espone in Italia, Francia, Messico, Stati Uniti ed è presente a fiere come Arte Padova, Arte Fiera Bologna, Europe Art Ginevra ed Art Miami. Prende parte fin da subito a premi nazionali e internazionali di scultura, ottenendo sempre un ottimo successo di critica. Il 1995 è forse l’anno più importante per la giovane scultrice, in quanto ha inizio la sua collaborazione con la galleria Dante Vecchiato, che porta l’artista a sviluppare quelle che poi diventeranno le sue tematiche principali.

Rabarama “Compreso” olio su tela, cm. 95x90 2010

rova fin d

Rabarama “Segreta-mente” bronzo dipinto

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Rabarama “ Evolvendo“ bronzo dipinto cm. 22x41x19 2006

Rabarama “Coinvolgimento“ bronzo dipinto cm. 49x50x25 2006 TOP GALLERY Art Magazine 2018 pag. 119


CASA EDITRICE

effeci EDIZIONI D’ARTE

Francesco Chetta editore

CATALOGHI MONOGRAFIE LIBRI D’ARTE

“esperienza... e professionalità al fianco dell’artista”

effeci Edizioni d’arte Sede Legale Via Vittorio Emanuele, 32 26841 Casalpusterlengo Lodi Tel. 340 5820407 mail. francesco.chetta@yahoo.it www.artecollezionismo.com P. IVA 06494940965 Iscrizione registro imprese N° 1464120 C.C.I.A. Lodi TOP GALLERY Art Magazine 2018 pag. 120


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Cesenatico centro turistico e balneare della Romagna, dove è ancora possibile passeggiare in un incontaminata atmosfera tipicamente marinaresca, lungo il portocanale vi sono ancora, e in buon uso, molti capanni con le reti a mo di Trabucco, la spiaggia è accogliente con i suoi numerosi stabilimenti balneari, con una calda e purissima sabbia dove godersi in tranquillità il sole tipico della Romagna. Non mancano in estate le iniziative a cura dell’assesso-

rato alla Cultura, di grandi rassegne sia musicali che culturali lungo il Portocanale, ricordiamo la Gran Rustida di ferragosto, grigliata di pesce cucinata dai pescatori, nell’adiacente piazza del molo marittimo, la festa di Garibaldi con annesso “Il Palio della Cuccagna” rinomata e antica tradizione svolta i primi giorni d’agosto, dove i marinai si sfidano lungo un palo collocato di traverso al Portocanale, zona squero lato Ponente con continui tuffi in mare, da parte dei pretendenti il Palio!! Assolutamente da non perdere, Il Museo della Marineria, suggestivo e spettacolare la sezione galleggiante, che nel periodo natalizio, viene allestito sulle imbarcazioni un vero presepe marinaro. TOP GALLERY Art Magazine 2018 pag. 122


CESENATICO Portocanale Leonardesco Il portocanale Leonardesco di Cesenatico è il fiore all’occhiello della citta e del suo intenso commercio di pesce. Nel portocanale, attualmente una zona, è stata riservata al Museo Marittimo, con storiche imbarcazioni da pesca degli anni 50, trovano ormeggio i numerosi pescherecci dediti alla pesca in particolare del rinomato pesce azzurro. Non mancano lungo le banchine, ristoranti con la loro cucina marinara. Il portocanale fù ideato su progetto di Leonardo Da Vinci, allor su comanda dei Borgia, all'epoca regnanti indiscussi della Romagna. Adiacente si trova la Casa del famoso Poeta Marino Moretti, dove sono custodite ancora molte sue memorie. TOP GALLERY Art Magazine 2018 pag. 123


Pollara, Malfa - Salina - Isole Eolie Patrocinio Comune di Malfa

La Fondazione SALONIA ricorda Troisi nel ventennale della sua morte, e del famoso film “Il Postino”

Di Federica Pasini

Immersa nelle acque trasparenti del Mediterraneo, tra due montagne ricche di vegetazione lussureggiante, tra distese di vigneti e capperi fioriti, tra limoni e aranceti, Salina è considerato il giardino delle Eolie. Sembra sia stata una delle prime isolette dell’arcipelago ad emergere dal mare e qui si possono ammirare i resti di almeno sei coni vulcanici ormai inattivi e smembrati dall’erosione. Un autentico paradiso naturale pieno di verde e sorgenti d’acqua, di panorami mozzafiato che si aprono che si aprono dalle cime più alte sul resto dell’arcipelago e su tutta la Sicilia. Proprio in questo paradiso l’attore napoletano Massimo Troisi, nel 1994, girò il suo ultimo film “Il Postino”, tratto liberamente dal romanzo di Antonio Skarmeta ( titolo originale “El cartero de Neruda”)., in un misto di passione, sensualità e romanticismo, sono citate nel film varie poesie di Neruda, oserei dire, tra le più belle sostenendo che: ‘…la poesia non è di chi scrive, ma di chi serve…’, e Troisi esprime in maniera evidente profondità d’animo abissali, sia del poeta che del protagonista, il postino, chiaramente. In questo film, testamento di Troisi troviamo tutta l’esperienza artistica del genio della sua arte, e scopriamo tutta la sua poetica in maniera integrale, dove, infatti, la mimica riesce ad operare una comicità di “secondo grado”, capace di ironizzare sulla comicità stessa. Egli si esprime in dialetto, ma le coloriture, vengono rese necessarie per lo svolgimento del film. Il postino, incarna la figura dell’’antieroe”, tanto cara al regista, esso è un personaggio qualsiasi, e l’antieroismo si concretizza in particolar modo nel fatto di andare contro gli stereotipi classici, della perfezione, della quale il cinema americano si vanta. Il cuore di Troisi, lo stesso che lui volle tutelare per questo film, smise di battere solo 12 ore dopo averlo finito di girare, ed era il 4 giugno del 1994. Quest’anno ricorre il ventennale dalla scomparsa del regista, e, i preparativi per la commemorazione sono in fermento, tra i quali possiamo inserire la visita alla splendida istallazione del Maestro Dimitri Salonia, dove, osservando le grotte di Salinia sarà impossibile non notare la spettacolare barca gigantesca infranta contro uno scoglio dentro una grotta. Apprezzeremo, allora immediatamente che il nostro artista onora la memoria del grande regista offrendogli il significato della vita che scompare infrangendosi nel simbolismo della caverna. Infatti proprio il tema della morte che, per Hegel, è sempre e comunque iscritta all’interno del processo del genere in cui l’individuo si trova collocato. TOP GALLERY Art Magazine 2018 pag. 124

Foto di Gianluca Rossellini - Messina


L’essenza del Maestro Dimitri Salonia, cerca di denucleare tutta la filosofia della simbologia, di modo che scopriamo assieme a lui un mondo magico, onirico, inconscio, e, denso di significati reconditi. La morte, infatti, rappresenta il limite, l’aporia della nostra condizione umana e, al contempo, l’orizzonte di senso nel quale sfugge alla disperazione e si pone come momento di passaggio, carico di speranza, verso l’annullamento in Dio. Per Heidegger, la morte è ‘un’esperienza della vita’ e, l’esserci dell’essere dell’uomo è un essere-per-lamorte, quindi morte intesa come interruzione inopinata dell’ininterrotto fluire della quotidianità. Il ‘sé’ impersonale e anonimo dell’inautentico copre la progettualità della morte come possibilità più reale e più propria dell’essere per esserci. Dimitri Salonia comunica le proprie esigenze individuali, concettuali e fisiche, simbolizzatrici, che attua attraverso il proprio lavoro, il ‘monumentale’ insito in ogni assetto, conformazione e struttura della sua terra. Le tensioni individuali comportano un’esaltazione dell’artigianale e spettacolare, insiti in ogni azione umana, e ostentazione del filosofare e del comunicare mediante segni, scritti e parlati, propri di ogni soggetto umano. Utilizzare grandi mezzi per compiere gesti ‘monumentali’ e megalitici è una delle caratteristiche del lavoro dei Land Artists. Ogni depression o displacement, ogni scavo o incisione sulla crosta terrestre è il segno macroscopico di un essere umano che vuole testimoniare una cultura quantitativa e usa tutti gli apporti che l’era ipertecnologica e consumistica che il pensiero gli offre, servono a dare maggior significato a una sorta di rito, l’arte, rappresentativo di una civiltà massiva e industriale. Le sue ‘tracce’ estetiche sono, quindi, manufatti che tendono a porsi come futuri ‘resti’ archeologici capaci di rivelare migliaia di anni, una cultura pregalattica e terrestre. I suoi gesti sono testimonianze di un ‘primitivo’ che vede ancora nella natura uno spazio ‘remoto’ in cui l’uomo può proiettarsi, come nelle epoche preistoriche, per produrre i suoi menhir di terra e di pietra. Un intervento primario ed elementare di un uomo come Dimitri Salonia dalla sua Salina, sposta l’energia dal dietro al fuori del suo agglomerato per affermare la sua potenza e la sua libertà, che rimane ancora quantitativa e massiva. Far infrangere i flutti in una barca rovesciatae distrutta sulla poppa inserita in una delle meravigliose insenature che offre la costa dell’isola, un gesto primitivo, che porta alla concretizzazione di un ‘manufatto’, di cui il lavoro si avvicina alla ‘credenza’ nell’azione umana. Una credenza nelle proprie tracce di amore-morte-vita-rinascita, credenze di una cultura che accetta la natura come unico spazio di azione. Il nostro artista usa la simbologia della barca intesa come pronta verso un traguardo, in un itinerario che riflette tutte le innumerevoli tracce di giorni degli avvenimenti, delle avversità, dei sentimenti. Un’espressione di movimento nell’esistenza, archetipo del divenire attraverso le vicende umane, solcando le acque del tempo, nostalgia del grembo materno, che per Freud, avvolge e racchiude, come la prima culla con cui fluire nell’esistenza. Ma ogni cultura e mitologia ha la sua imbarcazione funeraria e rituale che accompagna i defunti, e sono barche di spiriti che si inoltrano in un mondo conio e sotterraneo, dove l’imbarcazione diviene bara, la bara di Massimo Troisi, morto proprio in quel luogo e in nome della sua arte. Viaggio però che può divenire il primo, e la traversata della morte per dare origine alla traversata della vita.

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La barca, fermata dalle pericolose insenature create dall’erosione delle onde, rivelano un’abbandono nei confronti della vita, naufragata, proprio come la vita del regista, sogni infranti, sentimenti sconfitti nella depressione. Ma onde, mare sono simboli legati alle profondità inconsce ed insondabili del mistero umano. Acqua come soggetto dei quattro elementi con Fuoco, Aria, Terra. Acqua come ‘brodo primordiale’, nel quale l’esistenza si crea e si rinnova. Ma anche maree, onde, inondazioni che hanno l’acqua ed in sé vi è tutta la carica e la potenza, che sbaraglia controllo e difese, e ci mette in contatto con la profondità delle soggettive emozioni e del proprio essere. Dimitri Salonia usa questo significato magico arcaico, che sembra sfuggire a ogni classificazione sia artistica che estetica, ma totalmente filosofica, quindi egli insiste, per raggiungere l’inconscio collettivo, cerca di far comprendere il mare, l’elemento acqua in generale per rinnovarlo continuamente; un dinamico continuo, di movimento che è presente nell’uomo, nella materia e nel pensiero. Il mare è,indubbiamente, anche incertezza, mancanza di solidità, e al contempo molteplicità ampiezza, e apre al fruitore le possibilità e variabili di fronte a lui, lo confronta con la difficoltà della scelta. Il lavoro eseguito nel contesto di Salina dal nostro artista non risponde né a un’esigenza di comunicazione personale né a uno stimolo produttivo; totalmente immercificabile e intrasportabile; l’istallazione quindi vive come segnale ‘tribale’ di una tribù composta da centinaia di uomini e donne, sui quali la natura agisce sino a uniformarli con l’assetto del territorio, l’acqua li invade, il vento respira, la Terra si crea caverna, archetipo universale. Vivendo la caverna come, ‘Regressum ad uterum’, discesa agli inferi per giungere ad una nuova nascita, quella di Troisi e quella dell’universo in generale, abisso da cui emergono pericoli ed imprevisti, e ancora, morte, sepolcro, inconscio primordiale, rappresentazione del mondo, riparo naturale; cavità uterina, ambiente amniotico, ma anche, abitazione, casa: espressioni queste che rimandano tuttavia ad un significato più grande e trasversale, ovvero ad una cavità, matrice e madre. Ogni evento ‘universale’ fa parte del lavoro di Dimitri Salonia che viene a ‘strumentalizzare’ tutta la dimensione macroscopica, sia dal mezzo artificiale sia dalle manifestazioni naturali. Un credere nella natura naturata del XXI secolo che riempie, intercorre, fluisce nelle vene globali delle nostre timide vite. *Fonticritiche/bibliografia:Celant,TornadoAmericano-Skira,diz.deisimboli, Guida Sicilia, “Il Postino a Salina”, Claudio Verardi, Il Poeta di Troisi.

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Descrizione dell’installazione del Maestro Dimitri e della proiezione del film “Il postino”.

Salonia per il ventennale di Massimo Troisi,

Il Maestro Dimitri Salonia

L’ideadell’installazionenaturalisticanelventennaledeltrionfodellamortediMassimoTroisi, nasce da alcune riflessioni sulla violenza dellanaturaesuglielementidelmagicoluogo: lagrottascavataneltufo,lebarchedilegnotirateinseccodopoipericolosiviaggiinmare,il cancelloinferro.E’comesel’animadellabarca si aggrappasse ancora a quel rifugio che nonl’hasalvata,aquelcancellochiusochene haimpeditol’entrata.Ancorarimbalzanodentroqueilegni‘rumori’e suonidellanaturache Massimo Troisi ha registrato per sempre. Allo stesso modo, Troisi lottando nel film e nella vita contro i colpi del destino, che sono comeunamarea,siaggrappaancoraallasua grandeanima,alleBalatediPollara,rifugiandosinellenottiditempestadentroquellegrottechenonhannosaputoproteggerelasuabarcanel viaggio della vita. L’installazionesaràcreata‘incastonando’unavecchiabarcanelcancellodientratadellagrotta.Quellacavernachesoffocalabarcanellasua bocca.All’internodell’imbarcazioneverràposizionatounregistratoreabatteriaMp3collegatoadunimpiantostereochediffonderàlavocediTroisi e i suoni e i rumori della natura che lui stesso ha registrato nel film. Si diffonderà nel’etere anche una canzone disperata napoletana. Sicercheràquindidirappresentarel’ombra,ilfuoco,ilsilenzioelaspumadell’acquasullaspiaggia, sultufoesullepietrechehannodistruttoil legno stagionato della barca e anche la ferrea struttura del cancello di ruggine e di salsedine di mare. Sonoprevistialtriinterventiconl’inserimentodioggettiedielementitipicidell’ambientecircostante:unanticoremo,unaretedipesca,unacima e piante succulente della macchia mediterranea. LaSignoraIolandamidicevacheallegrotte alle Balate è preferibile lasciare il cancelloaperto.Altrimentiilmareseloporta. Quello stesso mare, nella prossima mareggiatasiporteràlabarcacheinstallerò all’ingressodellagrottaperilventennale diTroisi,eforsesiporteràviaancheilcancello. Ciò mi fa riflettere sulla precarietà delleoperedell’uomoesullainutilitàdelle litisullaproprietàesoprattuttodegliinterventi per la sicurezza. È vano ogni tentativodell’uomoditutelareoconservarele cose,ibenidiquestonostropianeta,edi proteggerlidallafuriadelmare,delvento edelfuocodeivulcani.L’impetodelmare, nellaprossimamareggiatadiponente,alle Balate,distruggeràpersemprequelcancelloequellabarca,quellaprecariainstallazione naturalistica. Né cancelli, lucchetti, catenacci o altre chiusurepotrannofermarel’impetodelle acque, anzi senza ostacoli né freni visitanoliberamentelegrotteesenevanno. Il maremoto in un deserto non farebbe alcundanno,mentreunpacificoanimale incatenato potrebbe uccidere. “Verrà un giorno in cui bufera e pioggia distruggerannol’ultimapietradeltuomonumento”. (Dimitri Salonia) Foto di Gianluca Rossellini - Messina

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Alessandro A-Masera

Prize of the Critics 2018

Biografia: A-Masera, nome d’arte di Alessandro Masera, è nato a Piacenza nel Luglio 1976 da sempre appassionato di forma artistica, si avvicina alla pittura non ancora maggiorenne fino al periodo in cui frequenta la facoltà di architettura presso il politecnico di Milano. Raggiunta la consapevolezza che la rigidità progettuale non permette di appagare la voglia di sperimentare e di testare materiali e forme innovative abbandona il Politecnico per laurearsi in Comunicazione e Marketing. Amante di ogni tipo di comunicazione visuale, artistica, acustica ecc... crea una serie di album fotografici che racchiudono, rivisitate in chiave fluo pop, tutte le emozioni e le sensazioni provate nei lunghi viaggi fatti nel corso degli anni. Una ricerca pittorica quella del nostro artista A-Masera, che ci affascina notevolmente per il singolare linguaggio dedito all’astrazione, un arte pittorica quella di Alessandro, che ci cattura la visione, per il contenuto inusuale della materia da lui abilmente eleborata, estraendone un cromatismo carico di infinite note di reconditi sentimenti.

A-Masera “Oro & Argento” intonaco vinile e smalto, cm. 100x100 2017 Per Alessandro A-Masera, fare arte, significa liberare le sue ansie, trasmettendoci nel contesto, poetiche visioni desunte dal suo intimo diario, racchiuso gelosamente nel suo cuore. Un artista della nuova astrazione dunque, Alessandro A-Masera, crea con grande fantasia artistica, opere dal fascino inequivocabile, e di grande effetto visivo. Un astrazione definita magica, oltrepassando i comuni linguaggi formali accademici, sperimentando con oggettiva sintesi compositiva il concetto mediatico del messaggio interiore. Flowerterry Tedeschi Arte Parma 2017

Contatti: Tel. + 39 345 7712309 Mail: info@amasera.it

A-Masera “Oro & Argento” intonaco vinile e smalto, cm. 100x100 2017 TOP GALLERY Art Magazine 2018 pag. 128


”Meditata ricerca e sintesi formale, sono i cardini imposti nello studio condotto delle opere di Alessandro Masera. Un vero Maestro contemporaneo, che scandisce le sue recondite visioni pittoriche, in chiave strettamente avanguardista. Alessandro Masera, ci comunica attraverso la sua personale tecnica compositiva, fluide e velate espressioni del suo estro creativo. La sintesi compositiva, dei suoi soggetti, è filtrata con grande amore ed energia comunicativa, liberando così la creatività del suo estro interirore. Il nostro artista Masera, ci rivela attraverso la visione delle sue opere, una sequenza informale, del suo platonico amore verso la materia, giusta sintesi delle forme e della composizione, caratterizzata essenzialmente, da toni cromatici, ben calibrati, attraverso un caleidoscopico gioco di tasselli materici, adagiati sulla tela, che ci descrivono gioie, e puri sentimenti dell’anima, tutto questo, filtrato dalla sua unica fantasia pittorica.” Francesco Chetta

A-Masera “Natura morta” Ciclo di tre opere, tecnica mista: quarzo con smalti metallizzati, cm. 70x70 2017

Alessandro A-Masera TOP GALLERY Art Magazine 2018 pag. 129


Andrea Mirabella “Andrea Mirabella, ama immergersi intimamente, nel suo mondo pittorico, riuscendo ad esprimersi con completa libertà gestuale, filtrata dalla sua recondita visione del reale. Un accostamento compositivo, verosimile di vele al vento, con acceso e vibrante cromatismo, che dona al dipinto una quinta tridimensionale del reale, a volte rivelando evanescenti scene di silenti regate, e cari ricordi. Ciò permette all’artista Mirabella, di realizzare attraverso le sue opere, reconditi sogni, con diffusa e costante caleidoscopica cromaticità, un essenziale stesura materica, indirizzata sia nelle forme che nell’ornato compositivo dell’opera, facendo emergere dal dipinto, quella sintesi emozionale, avvertibile in artisti di comprovata tecnica pittorica, ossia, opere eseguite con puro amore verso l’arte. E’ così che il nostro artista Andrea Mirabella, che ci descrive il suo diario, i suoi sentimenti, celati in espressioni visive di estrema finezza retinica, filtrate direttamente dalla sua personale fantasia pittorica” Francesco Chetta

Andrea Mirabella “Tramonto ai tropici” tecn. mista olio e acrilico, cm.70x70

Esposizioni e Premi: 1975 -1978 Premio Orbita Novara 1979 Premio Citta’ Di Varazze 1981-1984 Premio Guido D’Arezzo Arezzo 1988 Premio San Valentino Terni 2002 Fiera Dell’Arte Francoforte 2004 Expo Arte Bologna e Padova 2007 Festival Dei Due Mondi Spoleto 2008 Premio Ventuno Zero Sei Cologno Monzese 2015 Premio Nike Di Samotracia Firenze 2015 International Prix “The Pantokrator” 2015 Corfu ( Grecia ) 2015 Artista dell’anno Matera 2015 Universal Expoition Milano 2015 Premio Biennale Per Le Arti Visive “Leone Dei Dogi” Venezia Mostra di pittura a Spello dal 1 Agosto al 13 Settembre 2015 Via Cavour Le sue opere sono presenti in collezioni private e pubbliche sia in Italia che all’estero.

Andrea Mirabella “Solitudine” tecn. mista olio e acrilico, cm. 60x60

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Peter HIDE i nove monocromi

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Rabarama

Rabarama “S-oggettivo� bronzo lucido cm. h. 31 x l. 25 x p. 22 (multiplo tir. 100 esemplari)

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Giovanna Cherchi DOLCI PENSIERI

"Giovanna Cherchi, artista che dialoga unilateramente con le sue opere: ci confida affannosamente i suoi sentimenti, i suoi amori, le sue emozioni, donandoci infiniti messaggi, di valori primari della nostra trascorsa quotidianetà. Variopinte visioni di dolci espressioni, incastonate nella figura rappresentata dell’opera. L’arte non è moda, e nemmeno commercio per Giovanna Cherchi, è pura necessita interiore di comunicare con l’osservatore, la sua passione per l’arte. Maurizio Gnali “Una grande capacità di dialogare con le espressioni del volto umano, coinvolgendo non solo il tratto ma anche l’emozione di un suggestivo racconto emozionale. La delicata armonia compositiva lascia ampi spazi alle poetiche interpretazioni , dove leggere i sussurri armoniosi della sua romantica gestualità” Mariarosaria Belgiovine Venezia 2014 “Comuni linguaggi avanguardisti con note di spiccata contemporaneità, un preciso intuitonel voler dialogare attraverso le sue opere con l’osservatore. In molte opere di Giovanna Cherchi, osserviamo quella quinta compositiva, “silenti ed enigmatici volti” che si fondono con la dolce stesura della materia, adagiata con personale tocco tonale, della sua tecnica pittorica. E così che l’artista Cherchi si dona con grande passione, intimi dialoghi custoditi nel suo diario di umile artista, sognando ad occhi aperti la sua missione di vero illustratore e portavoce del nostro passato”... George Pali “Le reali visioni svelateci dal filtro creativo di Giovanna Cherchi, ci trasportano in una malinconica e reale dimensione: volti tristementi, avvolti di spiritualità sfuggente alla nostra soffocata societa contemporanea. Il compito della nostra brava artista sarda, è proprio quello di catturare l’attimo sfuggente, trasferendolo sulla tela, con pura sintesi descrittiva, sia nei contenuti plastici, che nella prospettica dell’opera. Un artista dunque Giovanna Cherchi, che ci coinvolge discostandosi da mode e linguaggi informali, una pittrice daI segno puro e ovattato, con personale e gestuale filtro creativo, evidenziandone il suo estro pittorico della sua cromatica tavolozza.” Francesco Chetta Giovanna Cherchi “Dolci pensieri” acrilici su tela, , cm. 40x60 2012

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Mirko Roncelli

Mirko Roncelli “Qualcosa di te� acrilici su tela, cm. 40x40 2012

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Mirko Roncelli “Senza cielo” acrilici su tela, cm. 40x50 2016

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