Notiziario aprile 2016 web

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notiziario

PERIODICO del Comitato Provinciale Associazione Nazionale Partigiani d'Italia di Reggio Emilia

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«Continuerò il mio impegno al vostro fianco»

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aprile 02-10 l© congresso Ermete Fiaccadori nuovo presidente dell’ANPI reggiana 14 l© segnali di pace Dopo Bruxelles Saverio Morselli 16 l© memoria Dai “Campi Rossi” agli arcobaleni Nicole Ricchetti 17 l© Il 2 giugno 1946 Glauco Bertani 29 l© società L’ANPI contro le mafie Giovanni Carbonara


Ermete Fiaccadori nuovo presidente dell’ANPI reggiana

Sommario

16° Congresso provinciale 02 Ermete Fiaccadori, nuovo presidente dell’ANPI Politica 03 L’intervento di Fiaccadori al Consiglio provinciale 04 Successo di partecipazione al Congresso 05 Il documento nazionale 07 I nuovi organi dirigenti 09 I saluti 10 L’antifascismo è uno, G. Bertani Cultura 11 La violenza contro donne e bambini, di G. Guidotti 12 “Piazza Grande”, F. Ferrarini 13 I 695 fascicoli dell’armadio della vergogna, G.Carbonara Segnali di pace 14 Dopo Bruxelles, S. Morselli Estero 15 L’accordo Ue-Turchia, di B.Bertolaso

Memoria 16 Dai “Campi Rossi” agli arcobaleni, N. Ricchetti 17 Il primo voto alle donne - Il risultato del referendum e della Costituente., g. b. 19 Pietro Iotti, g.b. - Dilva Daoli, a.z. Società 29 L’ANPI contro le mafie, g.c. 20 Lutti 23 Anniversari 27 I Sostenitori

Ermete Fiaccadori è da domenica 3 aprile il primo Presidente non partigiano dell’ANPI provinciale di Reggi Emilia. Sui 61 presenti e votanti (di 71) componenti il Comitato provinciale, due si sono astenuti e quattro hanno votato contro. E’ stato questo il primo adempimento statutario del Comitato eletto al XVI Congresso provinciale (12-13 marzo). Adempimento non facile, trattandosi di completare, anche al livello di Presidente, la “nuova stagione dell’ANPI”, cioè di un’associazione fondata a Reggio nel giugno 1945 tra migliaia di partigiani e che oggi conta quasi 4.000 iscritti, circa 300 dei quali ex partigiani, ma in età che vanno dagli 89 ai 96 anni. Prima della votazione, la Presidenza ha letto i nomi di tutti i candidati emersi dalle consultazioni segnalando che il maggior numero dei consultati aveva indicato appunto il nome di Fiaccadori. Avendo tutti gli altri candidati, presenti, dichiarato con varie motivazioni, la propria rinuncia, si procedeva alla votazione col risultato di cui sopra. Nell’accettare la candidatura, Fiaccadori ha svolto un intervento il cui testo pubblichiamo qui sotto. Coniugato, padre di due figli, laureato in scienze economiche e commerciali, Fiaccadori è nato a Reggio il 9 marzo 1945, da Talino e da Olimpia Beneventi, entrambi partigiani della 76a Brigata SAP. Talino, “Ribin”, col ruolo di Comandante di Battaglione, medaglia d’Argento la V. M. Olimpia, partigiana

“Va riconfermato il principio di autonomia dell’ANPI dai partiti e dal governo” Sono le parole del discorso di Ermete Fiaccadori tenuto al Consiglio provinciale dell’ANPI, domenca 3 aprile 2016, che lo ha eletto presidente dell’Associazione per i prossimi 5 anni

Innanzitutto vorrei rivolgere un grazie a Gia-

28 Lettere 31 Opere donate all’ANPI, A. Ferrari

Nel numero scorso nel ringraziarla gli autori di “Anita”, abbiamo omesso il contributo della disegnatrice ANGELA FATO. Ce ne scusiamo con l’autrice e i lettori. notiziario

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combattente, nome di battaglia “Maria”, poche settimane dopo il parto, il 23 aprile ’45, partecipò, con Rina Manzini e altre compagne rivaltesi, al recupero delle salme dei partigiani caduti nella battaglia del Ghiardo. Nato in una casa a buon diritto definibile “partigiana”, Ermete è cresciuto negli ideali della Resistenza, lungo tutto il percorso del suo impegno politico (dal PCI al PD) e sociale. Per cinque anni coordinatore del Comitato per l’Ulivo, visse con passione particolare una stagione che voleva essere realizzazione di quell’incontro tra culture politiche diverse che era stato lo stesso realizzatosi nella Resistenza. Assessore comunale a Reggio, ruoli dirigenziali nel movimento cooperativo, anche a livello regionale. Dal 1993 al 2001 (anno del pensionamento)ha lavorato in aziende private, poi tesoriere del PD reggiano dal 2008 al 2015. Da molti anni collabora con la nostra Associazione per gli aspetti amministrativi, come presidente dei revisori dei conti. Nel corso dei suoi lavori, il Comitato provinciale ANPI ha in particolare espresso piena solidarietà al Presidente nazionale dell’ANPI prof. Carlo Smuraglia, per le inqualificabili parole oltraggiose scritte su “l’Unità” del 1° Aprile u.s. per mano di Rondolino, il quale si è permesso affermazioni intollerabili, nei confronti del Partigiano ed insigne Giurista, qualificandolo tra l’altro come persona “non in grado si superare un esame di Educazione civica di terza media”.

como Notari per il lavoro svolto in questi 14 anni di presidenza dell’ANPI; per il suo impegno e per la sua autorevolezza meritatamente riconosciuta. Per quanto mi riguarda ritengo che vada fatta una scelta di continuità, come propone il documento nazionale, ma anche per quanto riguarda la realtà reggiana; continuità con i programmi, le iniziative e le attiSpedizione in abbonamento postale - Gruppo III - 70% Periodico del Comitato Provinciale Associazione Nazionale Partigiani d'Italia di Reggio Emilia Via Farini, 1 - Reggio Emilia - Tel. 0522 450353 C.F. 80010450353 e-mail: notiziario@anpireggioemilia.it; presidente@anpireggioemilia.it sito web: www.anpireggioemilia.it Proprietario: Giacomo Notari Direttore: Antonio Zambonelli Caporedattore: Glauco Bertani

Collaboratori: Eletta Bertani, Ione Bartoli, Angelo Bariani (fotografo), Massimo Becchi, Bruno Bertolaso, Gemma Bigi, Sandra Campanini, Francesca Correggi, Anna Fava,

vità dell’ANPI provinciale. Credo anche che il nuovo gruppo dirigente dovrà caratterizzarsi per il carattere della collegialità al fine di poter recuperare tutte le energie ed i contributi possibili. In primo luogo andranno portate avanti le iniziative della memoria attiva trasferendo le conoscenze alle nuove generazioni; essenziale sarà il lavoro da portare avanti nelle scuole Nicoletta Gemmi, Claudio Ghiretti, Saverio Morselli, Scuola Comics Reggio Emilia, Fabrizio Tavernelli Redazione WEB e fb: Gemma Bigi, Anna Ferrari, Anna Parigi Registrazione Tribunale di Reggio Emilia n. 276 del 2-03-1970 Aprile 2016 Chiuso in tipografia il 4 aprile 2016 Impaginazione e grafica Glauco Bertani Tipografia: E. Lui editore, via XXV Aprile, 31 - 42046 Reggiolo Per sostenere il “Notiziario”: “Associazione Nazionale Partigiani d’Italia Comitato Provinciale ANPI” UNICREDIT - IBAN: IT75F0200812834000100280840 Conto Corrente Postale N. 3482109


16° Congresso

Ermete Fiaccadori, nuovo presidente dell’ANPI provinciale, alla tribuna del 16° congresso dell’associazione partigiana

dando attuazione all’intesa nazionale del 2014 con il Ministero. Questo lavoro andrà proseguito con le testimonianze dei protagonisti di allora, ma anche, da parte di coloro che non sono stati partigiani combattenti dando continuità ed un carattere intergenerazionale all’ANPI. Va riconfermato il principio di autonomia dell’ANPI dai partiti e dal governo; ognuno può essere iscritto al partito che vuole purchè non sia fascista. La logica partitica è superata da tempo. L’ANPI deve continuare ad essere una associazione pluralista nella quale sono legittime opinioni diverse sui singoli temi ma la sua storica identità, le sue tradizioni e i suoi valori sono confermati. L’ANPI esprime opinioni, proposte ed obiettivi che hanno un grande rilievo politico; parliamo infatti dei temi della libertà e uguaglianza, della pace, della legalità, della giustizia e della difesa dei diritti. Si tratta di temi di grande attualità sui quali ci si muove basandoci sulle sue tradizioni e valori da cui trae linfa e forza per aggiornare e elaborare proposte attuali ed efficaci per dare risposte ai cambiamenti del paese. L’ANPI è fortemente contraria all’antipolitica; condanna la degenerazione dei comportamenti dei politici e più in generale la degenerazione dei costumi di cui la cronaca è piena in questi mesi. Fenomeni di infiltrazione sono emersi anche a Reggio; sono gravissimi ed in atto da tempo; la realtà reggiana non è stata in grado di prevenirli adeguatamente e di contrastarli con efficacia; ma a Reggio, credo che siamo in grado di sviluppare gli anticorpi necessari rimettendo al centro del confronto i temi dei cittadini, delle famiglie, del lavoro e dello sviluppo. Il nostro no all’antipolitica significa, anche, rigettare ogni scorciatoia della ricerca dell’uomo forte o del salvatore della patria che ci porterebbe invece in una situazione autoritaria molto pericolosa. Il nostro è un si alla politica attiva che propone, che discute, che fa partecipare i cittadini rendendoli protagonisti, assieme alle istituzioni, ai partiti, ai sindacati, alle forze sociali e alla cooperazione, di un processo di crescita e di democrazia; va cioè riattivato un circuito virtuoso di cui sono state protagoniste, in passato, quelle stesse forze che oggi sono chiamate ad essere di nuovo promotrici di progresso, benessere economico e crescita dei diritti. L’attuale situazione internazionale rende di grande attualità il tema della pace; siamo in presenza di focolai di guerra

in Europa (Ucraina), in Medio Oriente (Palestina e IRAQ), in Africa (Libia). La stella polare che ha sempre guidato l’azione dell’ANPI è stata l’art. 11 della Costituzione. “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo per la risoluzione delle controversie internazionali”. Siamo preoccupati per la rinascita di fenomeni di neonazismo in diversi paesi dell’Est ed in Francia. Grande preoccupazione desta la situazione dell’Europa, preda di divisioni interne e del prevalere degli egoismi nazionali; l’Europa è in una situazione di crisi di identità con crescenti difficoltà ad assumere decisioni per fronteggiare le tante situazioni di emergenza e poi, spesso, incapace di darvi attuazione. Basta vedere la esplosiva situazione dei profughi e dei migranti per fronteggiare la quale taluni paesi mettono in discussione la libera circolazione dei cittadini nei paesi della comunità; allo scottante tema dell’accoglienza, segnato in modo drammatico da immagini e fatti agghiaccianti, si risponde con i muri, i reticolati e il ripristino delle frontiere; anziché affrontare i problemi si fanno passi indietro. Per quanto riguarda il referendum costituzionale è confermata la decisione congressuale di dare vita ai comitati del NO in tutti i comuni. Questa è la scelta fatta in sede nazionale e confermata dal nostro congresso provinciale. L’ANPI non è contraria al superamento del bicameralismo perfetto rispettando un equilibrio tra i vari poteri (esecutivo, legislativo e magistratura) prevedendo adeguati poteri, contropoteri e organi di garanzia. La campagna referendaria è incentrata contro l’eccessivo potere che viene dato al governo; questo fatto è accentuato dalla riforma elettorale che prevede un forte premio di maggioranza e penalizza il concetto di rappresentanza. L’ANPI è a sostegno dei diritti, dei valori costituzionali con particolare riferimento ai suoi principi fondamentali previsti dall’articolo 1 all’articolo 12, ed è contraria alla riduzione degli spazi di democrazia. La campagna referendaria non è contro il governo, non siamo per dare un voto di sfiducia al governo, perché riteniamo che denuncerebbe un certo strumentalismo politico controproducente. L’ANPI è una associazione apartitica ma non apolitica. L’ANPI non ha governi amici o nemici; non cerca appoggi o partnership partitiche; è una associazione con le sue proposte i suoi programmi di grande rilievo politico, ben richiamati nel documento congressuale, e li sostiene in tutte le sedi. Con il suo carattere pluralista l’ANPI non intende limitare la libertà di voto dei propri associati o di colpevolizzare il dissenso; il gruppo dirigente dell’associazione ha però il limite di non poter operare contro la linea scelta e tanto meno di andare a costituire o appoggiare comitati del SI. Resta fermo che come singoli cittadini, gli iscritti, hanno piena libertà di voto. Ma l’ANPI è attrezzata a volgere questo ruolo politico e a dare attuazione ai programmi elaborati e al lavoro avviato? La mia risposta a questo quesito è positiva. Tanti aspetti organizzativi sono stati messi a punto con la conferenza di organizzazione dello scorso autunno ed alcune sperimentazioni sono già state avviate; ora si tratta di effettuare le opportune verifiche confermando quelle che hanno già dato risultati positivi e innovando ulteriormente per altri aspetti. I criteri ai quali riferirci nel completamento degli organi dirigenti, a livello provinciale, e mi riferisco alla Presidenza e alla segreteria, oltre a quello della continuità, visti i positivi risultati ottenuti, sono quelli della autonomia e del pluralismo; questi elementi vanno graduati con equilibrio ma non possono essere messi in discussione se vogliamo il bene dell’ANPI. aprile 2016

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16° Congresso

Successo di partecipazione al nostro 16° congresso

La presidenza del 16° Congresso, da sinistra: Alessandro Carri, Giacomo Notari, Ione Bartoli, Fiorella Ferrarini, Eletta Bertani, Giuseppe Lini, Luciano Guerzoni. Sotto Elsa Dallagiacoma e Maria Montanari

L’

Aula Magna dell’Università di Modena e Reggio è stata l’affollato teatro (sabato 19 e domenica 20 marzo) di un ricco dibattito congressuale (trenta interventi) aperto con la relazione del Presidente uscente Notari e concluso con il contributo del Vice Presidente nazionale Luciano Guerzoni. E’ stato in particolare il Congresso che si è stretto con affetto attorno all’ultimo Presidente Partigiano. «Per me questo è l’ultimo Congresso da Presidente dell’Associazione – ha detto Notari concludendo la sua relazione –. Comunque fino a che le forze me lo consentiranno, non mancherà il mio impegno al vostro fianco, in particolare nelle scuole, per portare la mia testimonianza, la testimonianza di un ragazzo che a 17 anni diventò partigiano perché sognava un mondo di fratellanza e di giustizia». Nell’esordio Notari ha rivolto un particolare saluto all’ospite d’onore Gulala Salih, «donna kurda che vive in Italia, appartenente a quel popolo che nel Kurdistan irakeno si difende strenuamente dal flagello del califfato». Ricordava poi il contributo reggiano all’antifascismo nel ventennio e alla Resistenza nei venti mesi della lotta di Liberazione: i quasi 10.000 partigiani e partigiane, (626 caduti), gli oltre 8.000 militari internati nei lager nazisti. Le radici progressiste da cui veniamo: dal socialismo di inizio secolo XX al contributo dei costituenti reggiani – Ruini e Dossetti in particolare – all’elaborazione della Costituzione repubblicana. Richiamando per sommi capi la crisi economica attuale, intrecciata drammaticamente a guerre, sanguinosi fenomeni di terrorismo, e conseguenti esodi di popolazioni in fuga da fame e morte denunciava l’emergere di populismi e fascismi in un’Europa che appare impreparata ad affrontare i problemi della pur doverosa accoglienza. Quell’accoglienza e solidarietà a cui l’ANPI seppe generosamente partecipare fin dall’indomani del 25 aprile ‘45: migliaia di bambini del sud e del Nord, dal 1945 al 1948, ospitati a Reggio, solidarietà fattiva al Vietnam, al popolo del Mozambico, recentemente ai Palestinesi, con la costruzione della scuola dedicata a Giuseppe Carretti, nel villaggio di Silat al Daher. Dunque centralità di una cultura antifascista che è memoria attiva, valori codificati nella Costituzione repubblicana e vissuti per affrontare i problemi del presente. Fino a quelli della penetrazione mafiosa in settori economici della nostra Emilia. Un ‘ANPI già impegnata nel contrasto a fianco di Libera, seguirà con attenzione il maxiprocesso che si apre a Reggio contro la ‘Ndrangheta cutrese. 4

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«In autunno avremo il referendum sulle riforme elettorale e costituzionale. La Segreteria nazionale dell’ANPI – ha ricordato Notari – ha dato l’indicazione a partecipare/promuovere Comitati per il no, scelta che impegna l’associazione come tale, lasciando ovviamente libera la scelta personale. Insomma, dalla relazione di Notari è emersa un’ANPI che non è Partito ma che, gelosa della propria autonomia, fa politica nel senso più nobile. Un’ANPI che sta vivendo positivamente quella “nuova stagione», cominciata proprio a Reggio per impulso di Notari stesso, con i due convegni nazionali, approdati ad una riforma del nostro Statuto che aprì la porta ai giovani. E sono ormai fatti prevalentemente di giovani, o comunque di nati dopo il 25 aprile ’45, i gruppi dirigenti ANPI in tutto il territorio della nostra provincia. Come del resto nell’intera Penisola. Per quanto riguarda l’Emilia-Romagna, ha ricordato Guerzoni nel suo discorso conclusivo, Notari è stato l’ultimo Presidente partigiano di un’ANPI provinciale.


16° Congresso

Approvazione unanime del documento politico nazionale

(con le integrazioni giunte dai congressi di sezione) La Commissione politica del XVI Congresso provinciale

dell’ANPI di Reggio Emilia, eletta con voto palese nella mattina di sabato 12 marzo 2016, si è riunita alle ore 13,45 dello stesso giorno ed alle ore 8,15 del giorno successivo per esaminare e selezionare emendamenti o integrazioni - giunti dai Congressi delle sezioni - al documento politico per il Congresso nazionale (Rimini 12-15 maggio 2016). Tali emendamenti e integrazioni, nessuno dei quali in contrasto col documento nazionale ma tutti mirati a rafforzamento o precisazione di aspetti del documento stesso, sono stati poi sottoposti al voto del Congresso nella mattina di domenica 13 marzo. Prima di tutto, visto il carattere non problematico delle integrazioni, si è posto in votazione il documento politico nazionale, approvato all’unanimità per alzata di mano. Di seguito le proposte pervenute (e accolte dalla Commissione) dalle sezioni: Cittadina (Pistelli-Risorgimento), Cavriago, Montecchio, San Polo-Canossa, Casalgrande, Albinea, Rubiera. (I riferimenti sono al testo del libretto a stampa ricevuto successivamente a quello inviato per e-m). Proposte sottoposte al voto dell’Assemblea, una alla volta e tutte approvate con i seguenti risultati. PARTE PRIMA, CAPITOLO “IL QUADRO MONDIALE” Seconda riga pag 8 libretto: integrare il periodo che termina con “la diffusa tendenza allo spostamento dei poteri sempre più verso l’esecutivo, il ritorno di varie forme di autoritarismo” AGGIUNGERE : “democrazie” gestite da partiti con scarsa democrazia interna, condizionabili in vari modi da lobby economiche e finanziarie. (15 astenuti, 1 contrario) Pag 11 libretto (penultimo capoverso): integrare al periodo che termina con “va incoraggiata (e praticata) la solidarietà e va esercitata una reazione pronta ed efficace contro i rinascenti razzismi”. AGGIUNGERE: “Ma non solo! Serve l’educazione, anche tramite la scuola, alla cittadinanza attiva, alla democrazia, alla nonviolenza, alla prossimità come elementi che aiutano l’integrazione formando identità comuni soprattutto fra i giovani”.(1 astenuto) Pag. 10 libretto, eliminare il periodo: “Questo non significa ovviamente accoglienza per tutti…” tranne una parte che si aggiunge al primo periodo di pag 10 del libretto: “Si tratta di

un fenomeno di proporzioni enormi, inarrestabile (da governare, semmai) e non risolvibile, certamente, con i muri e il filo spinato, che si stanno diffondendo in modo allarmante in vari paesi d’Europa, ma disciplinando meglio e in modo più adeguato la normativa del diritto d’asilo”. (1 astenuto) PARTE PRIMA, CAPITOLO “LA POLITICA” Pag. 15 libretto, sesto capoverso:, dopo il periodo: “E’ necessario in questo Paese porre con forza la questione morale, come una tra le più fondamentali ed imprescindibili”, integrare con il nuovo periodo: ”La questione morale, richiamando Berlinguer, non è solo un mero problema di onestà ma deve anche rappresentare un superamento alla lottizzazione, da parte di partiti, di enti pubblici e di associazioni”. (2 contrari, 5 astenuti) PARTE SECONDA, CAPITOLO “RUOLO, COMPITI E IMPEGNI DELL’ANPI” Pag.23 libretto, spostare il paragrafo ANTIFASCISMO al primo punto, al posto de “LA MEMORIA, che viene messa subito dopo. (Unanimità) Sempre nel paragrafo ANTIFASCISMO, sempre a pag 23 del libretto, al periodo: “A questo impegno bisogna aggiungere quello perché lo Stato – questo Stato – diventi realmente democratico e antifascista; un’azione che va condotta con insistenza, fermezza, con gli organi dello Stato, centrali e periferici, con i Sindaci, con i presidenti di Regione, con tutto l’apparato pubblico”, va aggiunto il seguente periodo: “Si rende necessario il potenziamento degli strumenti normativi che consentano di reprimere penalmente le condotte neofasciste, che oggi si realizzano essenzialmente attraverso due normative: da un lato la legge Scelba, dall’altro la legge Mancino, ed adeguarli ai nuovi mezzi di comunicazione e ai nuovi linguaggi. L’Anpi deve lavorare per l’estensione della legge Scelba, affinché la vendita di oggettistica e tutte le manifestazioni con gesti, frasi e cori nostalgici rientrino nel suo campo di applicazione e non restino pertanto soggette alla semplice valutazione personale del singolo ufficiale, e per l’estensione della legge Mancino affinché all’incriminazione per incitamento alla discriminazione o alla violenza per aprile 2016

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motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi si aggiunga anche l’esplicito richiamo alle discriminazioni fondate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere della vittima”.(Unanimità) PARTE SECONDA, PARAGRAFO “LA MEMORIA” Pag. 18 libretto, INTEGRAZIONE dopo il capoverso che inizia con “Questo impegno resta primario” e termina con “perderebbe ogni sua autorevolezza” , AGGIUNGERE “La grande vittoria dei partigiani e della Resistenza tutta è l’aver riscattato l’onore degli italiani, gravemente infangato dalle scelte scellerate del fascismo e della monarchia”. (Unanimità) PARTE SECONDA, PARAGRAFO “LA DIFESA DEI DIRITTI” Pag. 27 libretto, a conclusione del periodo “Bisogna essere più sensibili e più attivi su tante questioni che stanno assumendo , in un’epoca così difficile e complicata, un rilievo sempre maggiore”, aggiungere il periodo:”Dobbiamo pronunciarci a favore della tutela del diritto al bene comune: acqua pubblica, informazione ed istruzione, ma anche ambiente, cultura, ricerca e patrimonio artistico e storico come sancito dall’art. 9 della nostra Costituzione”. (Unanimità) PARTE SECONDA, PARAGRAFO “LA SCUOLA” Pag. 28 libretto, dopo il periodo :”Siamo per una scuola che funzioni, che non discrimini, che insegni a vivere, ad essere cittadini, dunque a partecipare”, aggiungere il periodo: “L’istruzione pubblica, intesa come bene comune e pertanto diritto dei cittadini, deve essere di qualità e gratuita”. Dopo le parole: “Non andiamo nelle scuole solo per parlare di Resistenza, ma per parlare di Costituzione e di rispetto dei valori”, aggiungere il periodo: “E’ dunque indispensabile che l’Anpi agisca per rendere effettivo l’insegnamento della educazione alla cittadinanza come materia obbligatoria già dalla scuola primaria, e solleciti in tal senso il Ministero competente”. (Unanimità) PARTE SECONDA, PARAGRAFO “LA PACE” Pag. 19 libretto, a conclusione del capoverso (dopo le parole “... di rischio”), aggiungere il periodo: “Anche l’Anpi dunque deve unirsi alle molte voci democratiche che sollecitano la creazione urgente di corridoi umanitari in caso di situazioni di conflitto, oltre che intervenire in ogni sede possibile per l’attuazione rigorosa dell’art. 11 della Costituzione che recita”. L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa

la segreteria del Congresso, da sinistra: Anna Parigi, Francesco Trasforini e Irene Guastalla; a fianco Adelmo Cervi 6

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Ireo Lusuardi

alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”. (Unanimità) PARTE QUARTA, CAPITOLO “GIORNATE NAZIONALI” Pag. 50 libretto, dopo le parole . “… il 25 aprile (Festa della Liberazione)”. Aggiungere “il 1° maggio (Festa dei Lavoratori)”. (Unanimità) Si è poi proceduto alla votazione sui seguenti OO.d.GG: 1) Ordine del giorno presentato da Eletta Bertani (che si allega) (Approvato all’unanimità). 2) Ordine del giorno presentato da Alessandro Carri sugli Stati uniti d’Europa, che si allega (Approvato all’unanimità). 3) Ordine del giorno presentato da Rina Zardetto, così formulato: “Il Congresso provinciale dell’ANPI di Reggio Emilia assume come indicazione l’Appello dell’ANPI su ‘Senato e legge elettorale al Parlamento , ai partiti, ai cittadini. No riforma, ma strappo alla democrazia’, firmato dalla Segreteria Nazionale il 16 gennaio 2015 e il documento ‘Referendum, rispetto delle regole e pluralismo’ di Carlo Smuraglia del 4 marzo 2016. Allegati i due documenti”. (Non ammissibile perché si tratta di due circolari).


16° Congresso

Gli organi dirigenti eletti al 16° Congresso Presidenza onoraria Notari Giacomo (Presidente Onorario) Attolini Paolo Bertacchini Francesco Borciani Teobaldo Castagnetti Giacomina Catellani Peppino Cavazzini Fernando Daolio Gaetano Denti Gaspare Friggeri Bruno Ghiacci Gino Lusuardi Ireo Mareggini Ivo Mazzi Giglio Menozzi Bruno Montanari Maria Montanari Otello Nicolini Germano Pinotti Avio Rocchi Anna Vacondio Renato Valcavi Bruno

Comitato provinciale Bariani Angelo Bartoli Ione Battini Arzelino Bellesia Corrado Bellesia Filigenio Benatti Primo Bertani Eletta Bertani Glauco Bigi Anna Bonini Eugenio Bonvicini Monica Busani Valda Carri Alessandro Cattini Luciano Cavazzini Anna Loredana Cenci Gianluca Cervi Adelmo Codeluppi Sidraco Cugini Leo Del Rio Wilmo Fava Anna Ferrari Anna Ferrari Natascia Ferrari Nunzio Ferrarini Fiorella Ferri Sveno

Omaggio al monumento alla Resistenza, da sinistra: Luciana e Francesco Bertacchini, Paolo Attolini, Savino Ceretti, Benito Arati, Silvano Franchi, Alessandro Fontanesi; sul monumento con la corona di fiori in mano Ivano Ficarelli e Anna Parigi

Fiaccadori Ermete Fontanesi Alessandro Fontanesi Vando Fornaciari Gilberto Friggeri Andrea Gazzini Valentino Ghizzi Maria Gialdini Mattea Gibertini Simone Greci Lidia Grossi Emanuela Lasagna Simone Lazzari Agnese Lini Giuseppe Lugli Ivo Magri Annalisa Manicardi Ivano Melioli Mauro Montanari Fabio Montani Piero Bruno Morselli Saverio Notari Giacomo

Orlandi Vassili Orlandini Enrico Parigi Anna Pedroni Vittorio Rinaldi Nando Romani Giorgio Romiti Vera Rossini Giovanni Rozzi Paolo Ruggieri Giancarlo Salsi Anna Sulpizio Giacomo Tincani Mirco Varini Simone Vergalli Orio Vinci Sebastiano Vivi Bruno Zambonelli Antonio Zamboni Davide Zanoni Ivan Zardetto Rina Zoboletti Adriana aprile 2016

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Delegati al Congresso nazionale:: Calò Vincenzo (proposto dal nazionale per solidarietà meridione) delegato nazionale Fiaccadori Ermete, presidente Ferrarini Fiorella, vice presidente uscente Rossini Giovanni, vice presidente uscente Zambonelli Antonio, segretario uscente Ferrari Anna, amministratore Fontanesi Alessandro, Gruppo memoria Lini Giuseppe, presidente sezione Correggio Benatti Primo, sezioni Bassa reggiana Delegato dall’ ANPI nazionale: Bertani Eletta, di diritto come delegato nazionale Delegati supplenti: Sulpizio Giacomo, sezioni Val d’Enza Orlandi Nello, Sezioni Montagna Invitati al Congresso azionale: Notari Giacomo, presidente uscente Cattini Luciano, coordinatore Reggio Emilia Parigi Anna, sezione cittadina Dorina Storchi “Lina” Baglia Riccardo, coord. progetto “Informatizzazione cippi”

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Revisori dei Conti

Commissione dei Garanti

Melioli Mauro Attolini Paolo Vergalli Orio

Carri Alessandro Catellani Peppino Lusuardi Ireo Sulpizio Giacomo Zoboletti Adriana


16° Congresso 16° congresso: i saluti di Istituzioni e Associazioni ci h riservato una sorpresa. La Nel suo saluto il Sindaco di Reggio fato, proiezione di un breve filmato sui Luca Vecchi ha segnalato il rischio della perdita di quel filo valoriale che appartiene alla nostra storia e che deve tenere insieme, dando loro un senso, gli atti che si compiono. C’è dunque un ruolo particolare dell’ANPI, erede morale di quei valori, per far vivere nel presente una memoria attiva. Il Presidente della Provincia Giammaria Manghi ha invitato a far sì che il 70° della Repubblica sia occasione per ricordare che le conquiste democratiche non è detto siano acquisite per sempre. C’è un ruolo della memoria. Come presidente della Provincia di Reggio ho scritto in Germania al Presidente della gemella Enzkreis perché si ritiri l’onorificenza data ad un criminale di guerra nazista. I gemellaggi devono essere incardinati sui valori. Gulala Salih, dopo aver parlato delle sofferenze e delle lotte del suo popolo Kurdo diviso artificialmente fra tre stati, dopo la prima guerra mondiale, e di quello kurdo-irakeno, vittima dei gas ai tempi di Saddam ed ora impegnato in prima linea contro il Calif-

partigiani Kurdi (i peshmerga = coloro che guardano la morte in faccia) accompagnato dal canto di “Bella ciao” in lingua kurda ma col ritornello in italiano. La sen. Albertina Soliani, Presidente dell’Istituto Cervi, ha tra l’altro affermato che l’antifascismo è necessario all’Italia e all’Europa del XXI secolo, nel senso dal documento scaturito dal Convegno ANPI nazionale Istituto Cervi del 9 gennaio u.s., documento che verrà presentato al Presidente della Repubblica Mattarella. In sostanza, i valori della libertà, del diritto, della solidarietà e della democrazia hanno costruito l’Europa Unita dopo la sconfitta del nazifascismo e devono costituire ancora fondamento e base della convivenza democratica in Europa e nei singoli paesi che ne fanno parte. Danilo Morini, presidente ALPIAPC, ha sottolineato l’importanza del superamento della situazione che vide anni addietro la separazione dall’ANPI e la contrapposizione delle due associazioni partigiane.

La relazione conclusiva di Luciano Guerzoni Nel discorso conclusivo il vice presidente ANPI nazionale, Luciano Guerzoni, ha affermato che l’andamento dei congressi dimostra che “la scommessa della Nuova Stagione dell’ANPI è stata vinta”, sia per la qualità del dibattito, di cui in gran parte sono stati protagonisti dei nati dopo la Liberazione, sia per la emersione di gruppi dirigenti a loro volta giovani. Ha fra l’altro segnalato che nella nostra Regione, escluso Reggio con Notari, in tutte le altre provincie i presidenti non sono più da tempo ex partigiani. Sui referendum autunnali ha ribadito l’indicazione del documento politico nazionale ad essere

presenti come ANPI, con la nostra autonomia, nei comitati per il NO. Fatta salva ovviamente la libertà di scelta individuale di ciascuno.

Dall’alto: Luca Vecchi, Giammaria Manghi, Gulala Salih, Albertina Soliani e Luciano Guerzoni Il servizio fotografico congressuale è di Angelo Bariani aprile 2016

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16° Congresso

L’antifascismo è unO

L’opinione

di Glauco Bertani

L’antifascismo è vivo se non è autoreferenziale e Antifascismo, Isis e poco spazio ai giovani: quelle critiche all’Anpi dalla Sinistra radicale sono due articoli che discutono, da prospettive diverse, del futuro dell’ANPI. L’occasione è il documento preparatorio redatto in vista del 16° congresso nazionale che si terrà a Rimini dal 12 al 15 maggio prossimi. Nel primo, pubblicato sul quotidiano “Il manifesto” del 17 gennaio 2016, l’autore, Saverio Ferrari sostiene che concepire l’ANPI «come un’istituzione fra le istituzioni e non come uno strumento per dar vita a un articolato movimento, rappresenta un limite non da poco», ridurrebbe l’Associazione a «custode del solo passato, incapace di crescere come strumento efficace nel presente. Proprio come piacerebbe al Pd». Al contrario l’ANPI dovrebbe invece aprirsi all’area antifascista cresciuta al di fuori di essa «ricca di potenzialità, articolatasi in collettivi e comitati, già bollata a vario titolo come “antagonista”» è secondo Ferrari non solo «un dato di fatto, ma anche la reazione positiva a profondi mutamenti intervenuti, dalla crisi dei partiti della sinistra … alla riduzione dell’antifascismo a pura retorica celebrativa (che è cosa ben diversa dal coltivare la memoria), alla presa d’atto dell’inefficacia del contrasto ai nuovi fenomeni razzisti e neofascisti, rivolgendosi unicamente alle istituzioni». Insomma, la piazza e il movimentismo sarebbero gli ingredienti della ricetta perfetta per un salto di qualità dell’antifascismo per renderlo efficace e di massa. In altre parole o l’antifascismo è “sociale” o non è. Luca Mastrantonio sul “Corriere della Sera” (28 gennaio 2016) ricostruendo le tesi di Ferrari, conclude avanzando forti perplessità sulla ricetta proposta dal curatore dell’Osservatorio sulle nuove destre. Scrive: «Saverio Ferrari, in passato fu condannato per l’assalto a un bar milanese di estrema destra, nel 1976. Siamo sicuri che i compagni che sbagliano siano proprio quelli dell’ANPI?». L’antifascismo militante degli anni Settanta si nutriva di quegli ingredienti che Ferrari ripropone ancora oggi, dimostrando così indirettamente che il solo antifascismo sociale non è sufficiente per far argine al fenomeno del neofascismo. L’ANPI non è mai stata quella che vorrebbero le componenti che per semplicità definisco “antagoniste”, presenti anche nell’ANPI reggiana, e non potrà mai esserlo per la sua stessa natura e storia. Intanto perché esse non rappresentano l’unico modo di essere antifascisti, l’antifascismo percorre anche altre forze politiche e culturali che non si basano sul conflitto sociale per affermare principi di libertà opposti al fascismo. Non è vero che se ti opponi ad esempio alla TAV o sei favorevole all’acqua pubblica sei più antifascista di chi non condivide tali posizioni. Sono punti di vista diversi che intendono certo un modo di vita diverso ma non sono la misura per definire la qualità dell’antifascismo praticato. Come l’andare in piazza per contrastare manifestazioni di stampo fascista o scrivere “antifascismo” tutto a lettere maiuscole. Non è facile trovare la strada giusta, ma del resto non lo è mai stato. Oggi siamo oltre 70 anni dalla fine della guerra, sono passate quasi tre generazioni e probabilmente viviamo in questa fase ciò che i garibaldini scontarono man mano ci si allontanava dalle imprese di Garibaldi. La memoria dei protagonisti scompare con loro, restano i testimoni dei testimoni e gli storici. E la società e la politica spesso guardano altrove. Il passato è vissuto come un ingombro. E in parte, credo, sia vero. L’Italia non è l’Emilia, e in particolare non è Reggio Emilia, e quello che si “sente” qui non lo si vive nel resto del Paese. Anche se recenti manifestazioni antifasciste cittadine hanno mostrato un 10

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certo affaticamento nella capacità di mobilitazione delle “masse” contro forze di estrema destra, che si sono appellate al diritto di parola quando il Comitato antifascista ha chiesto alle autorità competenti di negare loro piazza Martiri del 7 Luglio. Io credo che lo Stato di diritto sia una conquista fondamentale, tuttavia negare spazi a forze che si appellano ad esso per negarlo sia un provvedimento giusto e necessario, previsto dalla Costituzione e da altre leggi più o meno recenti – Scelba (1952) e Mancino (1993) – ma mai veramente applicato. E ugualmente sarebbe necessario oscurare tutti i siti apologetici. Il punto, infatti, è come fare diventare l’Italia uno “Stato pienamente antifascista”. Per fare questo occorre aprire più fronti: quello della formazione scolastica, quello degli apparati dello Stato, sia centrali sia periferici, quello politico, quello legislativo, quello culturale. E’ un lavoro indubbiamente complicato ma imprescindibile. E l’Anpi, per raggiungere questo obiettivo, ha la necessità di trovare una sintesi fra le diverse anime che la percorrono, per elaborare un pensiero autonomo che non la schiacci su questo o quel partito, su questo o quel movimento o quella associazione. Proprio per come si è sviluppata la Resistenza dopo l’8 settembre 1943, dobbiamo avere la capacità di parlare e farci riconoscere da tutta la società italiana come punto di riferimento di quei principi costituzionali che dovrebbero ispirare la nostra convivenza civile. Le opinioni sono tante ma l’antifascismo è uno.

Una lettere di Sonia MasinI Castelnovo ne’ Monti, 25.02.2016 Carissimi Giacomo e Fiorella, Vi ringrazio sentitamente per la vicinanza che mi avete espresso e, tramite vostro, desidero ringraziare i compagni ed amici dell’ANPI che hanno avuto un pensiero per noi. Nei momenti di dolore aiuta il sostegno di chi condivide i medesimi ideali. Papà Luciano e mamma Domenica appartenevano attivamente alla grande famiglia di chi ha combattuto per la libertà e l’ANPI era la loro casa. Anche per questo ora io vi sento più vicini e sento l’organizzazione che voi rappresentate la “mia” casa. Un abbraccio Sonia e famiglia


La Violenza contro donne e bambine

cultura

di Giovanni Guidotti

“Anche

contro donne e bambini” è l’inusuale, ma efficace espressione utilizzata dallo storico reggiano Massimo Storchi per dare un titolo alla sua ultima ricerca e, allo stesso tempo, sintetizzare l’argomento centrale della trattazione: la violenza esercitata da nazisti e fascisti nei confronti della popolazione durante la seconda guerra mondiale, in particolare nel periodo compreso fra i mesi di settembre 1943 e maggio 1945. Fornire elementi certi sugli eventi per sottrarli al rischio di riscrittura o di negazionismo, precisare gli snodi fondamentali della strategia di “guerra ai civili” condotta dalle truppe germaniche (non solo SS ma pure Wehrmacht) per uscire dalla miriade di luoghi comuni consolidatisi nel tempo, fare il punto sulla “stagione dei processi” contro i responsabili dei crimini, riflettere su un passato tragicamente proiettato nello scenario bellico contemporaneo dove lo sterminio di civili è divenuto quotidianità: sono questi gli obiettivi del saggio “Anche contro donne e bambini”, che riunisce in modo organico il lavoro svolto dall’autore, negli anni precedenti, sugli stessi temi (in volumi quali “Un ventennio reggiano: attività e organizzazione del fascismo reggiano, “Il sangue dei vincitori”, “La Bettola: la strage della notte di San Giovanni”), numerosi altri studi dedicati alle uccisioni compiute nella nostra provincia e recenti documentazioni acquisite da archivi italiani e tedeschi. Il libro, articolato in due sezioni, ripercorre cronologicamente le tappe fondamentali dei venti mesi di occupazione del nostro territorio da parte dell’esercito del Terzo Reich, focalizzando l’attenzione sulle stragi, le strategie di nazisti e fascisti, mandanti ed esecutori degli atti criminosi, contraddizioni, conflitti e valutazioni, sia dal punto di vista politico,

sia dal punto di vista giuridico, inerenti ai processi per le violenze subite dalla popolazione. In tal modo viene a delinearsi un preciso quadro di riferimento su uno dei periodi più drammatici della storia locale e nazionale, che nella prima parte del volume, iniziando da un esame complessivo degli eccidi (sul “Chi, dove, come, quando, perché”) giunge alle tre fasi dei procedimenti giudiziari (1946-1994, 1994-2002, 2003-2014) finalizzati ad individuare e condannare i responsabili dei massacri di civili. La seconda parte della ricerca propone una puntuale ricostruzione, attraverso verbali di interrogatori, sentenze, lettere, testimonianze e documentate fonti storiche, delle vicende legate agli eccidi, che iniziano con i fratelli Cervi, Quarto Camurri e don Pasquino Borghi, proseguono in successione temporale con le tragedie “seriali” di Monchio, Civago, Cervarolo (marzo 1944) e quelle atipiche di Gombio e Bettola (aprile-giugno ’44), le esecuzioni connesse alle “Operazioni Wallenstein” e la lunga serie di rappresaglie che dalla zona pedemontana di Legoreccio e Vercallo si estende alla pianura sino al maggio ’45, da Villa Sesso, Bagnolo e Campagnola a Villa Bagno, Cadè, Calerno, Reggiolo e Luzzara. Di notevole interesse risulta il capitolo dedicato ad un aspetto peculiare del regime nell’arco del ventennio, definito dall’autore “stile fascista”, che nel periodo della Repubblica di Salò si manifesta nelle sue azioni più criminali attraverso la Brigata nera, emblematicamente rappresentata, a Reggio e in provincia, dal federale Guglielmo Ferri e dalla sua “banda”, con una sequela di processi sommari, uccisioni, torture e saccheggi conclusasi con un’ignobile fuga e una successiva, altrettanto ignobile, impunità. Un giudizio su questo “stile” violento e immorale, degno di essere ricordato quando si parla di fascismo, è possibile trovarlo persino nelle parole del generale tedesco Frido Von Senger, comandante della 14ª Armata: « Le Brigate Nere… autentico flagello della popolazione, queste erano altrettanto odiate dai cittadini come dalle autorità… e da me ». Massimo Storchi, Anche contro donne e bambini. Stragi naziste e fasciste nella terra dei fratelli Cervi, Imprimatur editore, pp. 340, 17,50 euro.

La scomparsa di umberto eco La morte di Umberto Eco, avvenuta il 19 febbraio u.s., ha suscitato emozioni, e qualche ricordo, anche nella nostra città, alla quale il grande intellettuale fece più volte visita. La prima volta, secondo la stampa locale, nel 1964. In realtà, come dimostra l’autografo qui a fianco, la prima visita documentabile di Eco a Reggio va anticipata al 1962, quando venne a presentare la sua rivelatrice ed epocale “Opera aperta”. Una specie di Bibbia per quanti all’epoca gravitarono attorno al “Gruppo 63”, o furono allievi, a Bologna, del professore di Estetica Luciano Anceschi. aprile 2016 11 In quel 1962 Umberto Eco aveva 30 anni. notiziario anpi


“PIAZZAGRANDE”

il giornale fondato dalle persone senza dimora a Reggio Emilia di Fiorella Ferrarini

A

fine 2015, circa un mese dopo gli attentati di Parigi, mi sono fermata ad acquistare lungo via Farini una copia di “PIAZZAGRANDE”, attratta dalla copertina che riportava il logo di Peace for Paris, realizzato dal designer francese Jean Julien, simbolo diventato in pochi giorni “virale”. A vendermela una persona senza dimora (avrei saputo in seguito) che, mi parve dal sorriso, eseguiva il proprio lavoro con tutta la dignità che questo comporta e dona. Aprendola mi ha subito attratto l’interessante editoriale di Vincenzo Cavallarin, dal titolo Skinhead e camicie nere, a volte ritornano. Ho trovato tutti gli articoli interessanti e da periodico di pregio, quelli che vi viene voglia di conservare e di rileggere per lo spessore delle riflessioni, l’intensità delle testimonianze. Il testo si riferiva al blitz compiuto dal Veneto Fronte Skinhead a Reggio Emilia e in altre città del nord Italia, a danno di alcune sedi della Caritas, del PD e, prima ancora, dell’ANPI, con testi deliranti sul pericolo di “annientamento dell’identità umana”(?) che secondo gli imprenditori della paura sarebbe causato dalle “masse di stranieri che ci stanno invadendo”. Oggi, a pochi giorni dagli attacchi terroristici dell’Isis a Bruxelles, appare ancora la stessa Europa disorientata e affatto unita. Su “PIAZZAGRANDE” 2015 lo scrittore di origini algerine Tahar Lamri, italiano dal 1986, consigliava: «L’unico rimedio è la conoscenza, la cultura, il confronto. E’ un processo lento, ma è quello più forte e duraturo». Nihed, membro del direttivo della sezione bolognese dei Giovani musulmani d’Italia, che raccoglie magrebini di seconda generazione, affermava: «Lo Stato islamico in realtà non è né Stato né islamico, perché non è riconosciuto dagli altri Paesi e non segue i precetti dell’Islam. Nessuna religione incita alla guerra e all’odio: avere fede in Dio significa arrivare alla pace interiore, e la pace non si può mai trovare attraverso la guerra». Lo psicanalista Massimo Recalcati illustrava i meccanismi psicologici messi in atto dall’Isis per creare un clima di terrore: «Nessun terrorismo come quello dell’Isis sfrutta in modo così metodico, scientifico, la dimensione mediatica. Cercano di compensare una sproporzione di strumenti bellici, di potenza di fuoco. Attraverso le immagini orrorifiche, suscitano non tanto la paura per il proprio armamento bellico, ma una situazione di panico, di angoscia: il nemico può essere ovunque». Oggi leggiamo analoghe dichiarazioni sulla stampa, e questo ci dice che i processi di integrazione multiculturale sono molto lunghi e complessi, così come problematico il governo dei flussi dei migranti, specie in una Europa in cui le estreme destre riemergono con forza e violenza: i media ci mostrano campi di raccolta di profughi in situazioni di estrema precarietà e di umiliazione, in cui vengono disattesi i più elementari diritti delle persone. Il nostro senso di impotenza è pesantissimo. Ho continuato ad acquistare il periodico che anche su questi temi persegue linee coerenti dando voce a una ricca pluralità di testimonianze. Qualche mese fa come presidenza Anpi abbiamo avuto un incontro davvero interessante con Federica Zambelli, 12

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presidente dell’Associazione Città Migrante di Reggio Emilia, intervistata nell’ultimo numero della rivista come «una mamma in prima linea per i diritti dei migranti». Ci ha illustrato il significato e gli obiettivi dell’appello “La casa è un diritto non una frontiera! No al legame casa-diritto di soggiorno” contro il requisito della disponibilità alloggiativa come condizione per il rinnovo del permesso di soggiorno. “Tra le numerose richieste amministrative vessatorie e spesso illegittime, vi è la richiesta della disponibilità di un alloggio che, quando non riporta nella irregolarità i cittadini stranieri, impedisce il mantenimento di diritti già riconosciuti, come lo status di titolare della protezione internazionale, o ancora ostacola l’acquisizione di status più stabili, com’è quello del titolare di soggiorno permanente”. Nell’appello si chiede tra l’altro che “sia accettato e riconosciuto come dimora valida, ai fini del rilascio/rinnovo del permesso di soggiorno, il domicilio dichiarato presso realtà collettive (associazioni, enti religiosi, etc) concordi a costituire punto di riferimento per la persona ad ogni effetto.Come Anpi, fedeli alla eredità di valori e princìpi che la resistenza ci ha lasciato, abbiamo convintamente sottoscritto l’appello. Continueremo a riferirci e a documentarci attraverso “PIAZZAGRANDE”, perché «tendere un giornale è meglio che tendere una mano», specie quando il giornale è davvero necessario!


i 695 fascicoli archiviati nell’“Armadio della Vergogna” Quale effetto avranno? E’

di Giovanni Carbonara

di questi giorni la notizia (“La Repubblica” del 17 febbraio u.s.) che l’Archivio storico della Camera dei Deputati, a seguito delle mozioni e delle interrogazioni presentate dal PD, abbia reso disponibile i documenti della Commissione parlamentare d’inchiesta, costituita per indagare sui motivi che spinsero i più alti gradi dei Tribunali militari ad evitare di istruire gran parte dei 695 fascicoli, ritrovati nel 1994 negli “armadi delle vergogna” di Palazzo Braschi. I lavori della Commissione si conclusero nel 2006 con due relazioni che non furono mai poste all’odg della Camera, per cui sono più che plausibili le perplessità e i timori espressi dal Presidente dell’ANPI, Carlo Smuraglia, nella Newsletter del 23 febbraio u.s.. Gli atti di rappresaglia commessi contro inermi popolazioni e gli eccidi commessi contro militari, senza rispetto alcuno per le convenzioni internazionali e i codici militari di guerra, furono di tale gravità che nessun Tribunale ha mai potuto accogliere le proposte di prescrizione più volte avanzate nel corso di questi anni dagli stessi Procuratori generali. Privi di una valutazione politica e giudiziaria si rischia un nuovo e definitivo oblio di vicende che non riguardarono solo il nostro Paese ma che coinvolsero in tutto il mondo milioni di persone che si videro espropriate dei propri diritti, della propria identità, che furono costrette a subire umiliazioni e lacerazioni territoriali solo perché appartenenti a credi religiosi e politici diversi da coloro che esercitavano il potere. Contro i “nemici” (ebrei, comunisti, malati mentali, portatori di handicap, o più semplicemente non nazifascisti) «furono giustificate ed esaltate tutte le perversioni, tutte le più atroci persecuzioni e sopraffazioni perché solo i nazifascisti potevano decidere chi doveva o non doveva vivere». Per avere una idea dell’esodo biblico che coinvolse il mondo, nei tredici anni dominati dalle dottrine nazifasciste, è forse utile qui ricordare che oltre all’Italia e al Giappone erano alleati alla Germania nazista la Finlandia, la Romania, la Bulgaria, l’Austria con la Croazia e la Slovenia. Inoltre la Germania godeva dell’appoggio della Spagna, del Portogallo, della Turchia, di parte del mondo arabo, e spadroneggiava nei territori controllati dal governo di Vichy, nei Balcani, in Albania, in Grecia e nelle isole ioniche e del Dodecaneso (già protettorato italiano) e nei territori occupati militarmente. Come ebbe modo di affermare il presidente Smuraglia nel suo intervento al convegno organizzato dall’ANPI il 29 gennaio 2013 presso la Biblioteca del Senato: «affrontare la via giudiziaria, serve non tanto per perseguire criminali ormai ultranovantenni o per un astratto desiderio di vendetta o di accanimento storiografico ma per “affermare la verità, per far conoscere alla nuove generazioni da quali ceneri sia nata l’Europa Unita”», affinché esse sappiano che a nessun Stato sovrano potrà mai essere concesso di superare i limiti del rispetto delle persone al di là dei rispettivi credi e nazionalità. La semplice pubblicazione degli atti delle stragi non renderà giustizia a quei cittadini che si videro cacciati dalle proprie case, privati dei propri beni, alle centinaia di giovani che dovettero fuggire in esili lontani o vivere sotto terra, alle porte del proprio paese, senza potere avvicinare i propri cari. Se non verranno istruiti i processi con cui si potranno identificare i criminali e definire il contesto entro cui maturarono i crimini, non si saprà mai più chi condusse i nazisti lungo le strade d’accesso ai paesi da

radere al suolo o li aiutò ad identificare “il nemico”, o a rendersi complici di eccidi e di stragi di innocenti e di bambini. Questo è un atto doveroso che deve essere compiuto anche per evitare che i morti in un conflitto siano tutti uguali. La memoria del nazismo è un passato che non passa, un peso che incombe non solo sulle generazioni che di quel periodo sono state le protagoniste ma anche su quelle successive. Le ideologie non seguono le date della storia, esse continuano a perpetuare i propri effetti nefasti anche dopo la fine degli eventi che ne diedero origine. Inoltre, il perseguimento della via giudiziaria potrebbe permettere di approfondire meglio alcuni periodi oscuri della nostra storia, come gli anni dell’immediato dopoguerra fino al consolidarsi delle istituzioni repubblicane, dei vari tentativi di colpo di Stato e la successiva strategia della tensione, capace di bloccare il grande processo di rinnovamento del nostro Paese unitamente ad una diffusa corruzione sempre più legata ad una criminalità organizzata di cui è sempre più difficile definirne i contorni e le aree di influenza. Furono pochissimi i processi istruiti nel dopoguerra che videro i criminali condannati per i propri delitti. Essi continuarono a godere di protezioni capaci anche di influenzare gli eventi storici successivi fino ai giorni nostri. Le tracce dei maggiori criminali nazifascisti si perdono non solo negli Stati che rappresentarono i due blocchi contrapposti ma anche nel Medio Oriente e nell’America latina. Per cui è veramente operazione assai complessa comprendere come sia potuta nascere in pochi decenni una Comunità europea dopo una guerra spietata in cui prevalsero nazionalismi ed ideologie totalitarie legate a filosofie eugenetiche e ai miti del superuomo. Ed è anche ancora più complesso comprendere come stia velocemente maturando la necessità di una Europa non solo legata economicamente ma addirittura retta da un Parlamento e da un Governo che abbiano poteri reali sulla gestione degli armamenti nazionali e capace di elaborare una comune politica estera. Ecco perché il compito dell’ANPI non è finito e non finirà mai. Dobbiamo diffondere tra i giovani la fiducia in una nuova Patria che è rappresentata dall’Europa e da cui non si potrà più prescindere. Le palizzate che si vogliono erigere tra gli Stati Uniti e l’America latina, tra l’Austria e i Balcani, tra i Balcani e la Grecia sono rigurgiti di un fascismo che sta giocando le sue ultime carte per la propria sopravvivenza. Cambiano gli scenari, e gli avversari. Basta accendere un canale televisivo per scoprire nuovi episodi di corruzione che coinvolgono istituzioni e forze politiche e qui subentra la lezione della storia. Una minoranza di uomini affamati e senza armi, ricchi della propria dignità e di un proprio bagaglio ideologico, seppero affrontare il freddo, la tortura, il confino con la convinzione di potere sconfiggere un nemico che sembrava assolutamente invincibile e che seminava terrore in tutto il mondo. Convinti dei propri ideali riuscirono a prefigurare un mondo gestito da nuove istituzioni, che lentamente ma inesorabilmente, stanno prendendo forma ed acquisendo un potere reale. Non si può tradire la memoria dei Padri fondatori del nostro Stato repubblicano con politiche incapaci di garantire un futuro a quei giovani che dimostrano con il proprio lavoro quotidiano di utilizzare le proprie conoscenze e le proprie intelligenze per lo sviluppo democratico dell’Europa e del nostro Paese. aprile 2016

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Segnali di Pace

DOPO BRUXELLES di Saverio Morselli

> Diamo per scontato che il nostro approccio nei confronti critico, problematico, insomma, appropriato. Ovvero, diamo

del terrorismo di matrice islamica sia sufficientemente per scontato di possedere le adeguate conoscenze e la

necessaria lucidità per saper analizzare la cause della deriva fondamentalista che ha generato la nascita di formazioni come

Al Qaeda

Diamo quindi per scontato le responsabilità dell’Occidente

nell’aver appoggiato, sostenuto e foraggiato (politicamente e militarmente) nel passato – ma di farlo anche tuttora – dittature sanguinarie che hanno prodotto risposte radicali di tipo religioso; di aver perseguito sfrontatamente il business del petrolio attraverso le società multinazionali, senza farsi alcun cruccio della indigenza in cui la gran parte delle popolazioni versava nonostante quella immensa risorsa; di aver “esportato la democrazia” con la guerra in zone strategicamente ed economicamente rilevanti senza neppure preoccuparsi dell’assetto politico-istituzionale che ne sarebbe conseguito, ovvero lasciando in eredità a fazioni religiose o gruppi tribali un potere malato fatto di conflitti, illegalità e macerie (salvo poi gridare al pericolo fondamentalista). Diamo infine per scontata l’incapacità dell’Europa di affrontare con preparazione e, soprattutto, con volontà politica l’epocale ed inevitabile fenomeno migratorio di questi anni, sia che riguardi chi cerca lavoro e condizioni di vita dignitose, sia che riguardi chi fugge dalla guerra e dalla violenza quotidiana. Date per scontate tutte queste cose, proviamo per un momento ad immaginare (come si dice toccando ferro…) se un giorno in un qualsiasi luogo di una qualsiasi capitale di questo mondo un nostro famigliare, o un nostro amico, saltasse per aria insieme a decine di altre ignare persone nel corso di una di quelle spaventose azioni messe in atto dall’attentatore suicida di turno. E proviamo a pensare quale sarebbe la nostra reazione: tutte le nostre certezze vacillerebbero? La dolorosa consapevolezza delle cause che hanno determinato la strage ci sorreggerebbe o – piuttosto – insieme allo sgomento e allo strazio cominceremmo ad avvertire un sentimento di rabbia mischiato ad avversione nei confronti di chi ha pensato ed attuato una simile barbarie? Certo, sono domande retoriche. Ma forse è necessario porcele, se possono servire a farci addentrare nel campo accidentato e poco esplorato del “qui e ora”, della morte che arriva e che non guarda alle responsabilità, arriva e basta. Noi, che siamo così bravi e preparati a spiegare il perché del “male”, ci troviamo in imbarazzo quando dobbiamo parlare della “effettività” del male, quando si manifesta, ci sfiora, ci fa capire che non riguarda solo i malcapitati siriani, iracheni, afghani, pakistani, ma che ci siamo dentro fino al collo anche noi e ci sfida ad uscirne. Ed allora due brevi riflessioni, tanto per cominciare, si impongono. In primo luogo, partendo da un primo significativo dato: gli autori degli attentati che hanno insanguinato Parigi e Bruxelles sono di nazionalità europea, per quanto figli di immigrati seconda o terza generazione. Giovani con passaporto europeo, nati e cresciuti in Europa, che ci si immaginerebbe ormai integrati al modo di vivere europeo. E che ci si stupisce, viceversa, nello scoprire ancora esclusi ed estranei ai valori e alla cultura del Paese che li ospita. Giovani che vivono drammaticamente una crisi economica che li emargina 14

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prima e dell’ISIS poi

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ulteriormente, che vivono nei ghetti e nelle periferie delle città e che finiscono per trovare nel martirio suicida una identità potente e uno strumento di riscatto sociale e personale in grado di dare un senso alla propria vita (e alla propria morte) di cui l’ISIS si appropria. Fondamentalisti islamici? Chissà se lo avranno mai letto, il Corano! Di fronte a questo sfascio, servirebbe un robusto investimento nella cultura dell’inclusione e una solida prospettiva di investimenti pubblici volta ad offrire prospettive formative e occupazionali e a ridurre le disuguaglianze e la povertà, nonché attenuare il degrado delle periferie. Vale a dire, una effettiva politica di integrazione: niente di nuovo, ma oggi più di ieri il passaggio è ineludibile. Un passaggio tuttavia che, anche se fosse praticato, richiederebbe tempi non brevi, mentre l’esigenza di sicurezza è di oggi. In secondo luogo, quindi, è tempo di non dover avere paura di sporcarsi le mani con parole come intelligence, banche dati comuni, sistematico scambio di informazioni tra i servizi investigativi dei diversi Stati europei. Ed affrontare persino il delicato discorso del Registro Europeo dei Passeggeri (PNR) dei voli aerei, quale strumento idoneo a tracciare gli spostamenti delle persone, con la consapevolezza della sua delicatezza in rapporto alla privacy, ma anche delle potenzialità di prevenzione dello stesso. Si chiama “politica integrata sulla sicurezza comune”, che per attuarsi richiederebbe una cessione di sovranità in materie di competenza esclusiva dei singoli Stati aderenti all’Unione Europea. Se così non sarà, il timore è quello di continuare ad esorcizzare il dolore delle prossime stragi con la deprecazione generale, la retorica solidaristica e la sterile commozione. O, peggio, lasciare spazio a chi ritiene che l’unica soluzione sia quella di distruggere la credibilità dell’ISIS e la sua capacità di attrazione sugli “adepti” europei con una massiccia azione militare. Con le conseguenze che si possono facilmente immaginare. Militari a Bruxelles dopo l’attentato del 22 marzo 2016


estero

L’accordo UE-Turchia sarà la tomba dell’Europa? di Bruno Bertolaso

Alle 16:30 del 18 marzo è il premier della Finlandia Juba Sipila, unitamente al premier ceco Bohuslav Sobotka che comunica ai rappresentanti degli Stati dell’Unione, che è stato stilato un accordo con la Turchia al fine di gestire i flussi migratori. Il concetto base dell’accordo prevede che con inizio dal 30 marzo, tutti gli irregolari che giungeranno in Grecia saranno accompagnati in Turchia al fine di gestire quei flussi migratori, che hanno messo in profonda crisi i Paesi europei. Di primo acchito Elisa Bacciotti, direttrice di Oxfam Italia, definisce l’accordo “un ulteriore passo verso l’abisso della disumanità e una manovra fatta cinicamente passare, come lo strumento, che consente di smantellare gli affari dei trafficanti”. Valerio Neri direttore di “Save the children”, ha dichiarato di essere profondamente deluso di un accordo, che non protegge le persone ma solo le frontiere. Pur considerandolo un segnale positivo nel contesto della crisi migratoria, Neri evidenzia le difficoltà che l’accordo comporta per la sua messa in pratica e considera ingiusto scaricare il problema sulla Grecia e la Turchia, senza prevedere una condivisione delle responsabilità migratorie su tutti i Paesi dell’Unione. In effetti, risulta paradossale il ruolo attribuito alla Turchia, che accetta di accogliere tutti gli espulsi sbarcati in Europa, fino ad un massimo di settantaduemila migranti, che poi, per ogni migrante arrivato nel Paese, può inviare in Europa un migrante siriano con diritto di asilo, sbarcato sul suolo turco. La questione nel suo insieme risulta assai complessa. Il coordinatore per le politiche migratorie Giorgios Kyritsis chiede più del tempo previsto, per attuare il nuovo piano di rimpatrio dei migranti. Mancano fotocopiatrici, computer, interpreti, impiegati, preparati a trattare le pratiche legate al diritto di asilo. E mentre Atene caricava sui propri traghetti i profughi per la loro nuova destinazione, ottocentosettantaquattro nuovi migranti sbarcavano sull’isola di Lesbo, caricati su vecchi barconi da parte dei trafficanti di uomini turchi. Tutto si svolge in modo caotico. Il personale addetto afferma “Non abbiamo compreso ancora come verrà attuato il piano di rimpatrio”. Oggi, chi sbarca a Lesbo, dopo avere aggirato i controlli della guardia costiera turca, avrà solamente due scelte possibili. Chiedere asilo politico in Grecia, attendendo l’esito della domanda, all’interno del nuovo centro d’identificazione, oppure tornare in Turchia con la qualifica di “migrante illegale” Ma in quale modo? Su quali navi? Come comportarsi con le famiglie nelle quali si trovano bambini? Come fare per convincerli? Chiaramente, affinché tutto funzioni regolarmente i tempi necessari per avviare le varie pratiche dovranno essere estremamente veloci. In caso contrario i problemi aumenteranno senza sosta. I ventotto membri del Consiglio europeo, dopo avere trovato l’unanimità nell’approvare l’accordo, hanno conferito un mandato di verifica al Presidente Donald Tusk al fine di defi-

nire al meglio i controlli dei negoziati, specie per quando si riferisce ai finanziamenti che l’UE destina alla Turchia. In effetti, la convenzione di Ginevra del 1951 prevede che la forma automatica dello stato di rifugiato, sia riconosciuta automaticamente solo per i cittadini europei. Quindi, accogliendo con la forma automatica di rifugiato i cittadini siriani, si renderà necessario che la Turchia modifichi, nel contesto, la propria situazione giuridica. Nello stretto groviglio di normative entrate nei contenuti dell’accordo UE-Turchia, che prevede, tra l’altro, una veloce concessione dei visti per i cittadini turchi, in viaggio per l’Europa, sconcerta la richiesta da parte Ankara, di riaprire il processo di integrazione europea dello Stato turco. Negata per decenni quando la Turchia, sottomessa a continui colpi di Stato intervallati da riprese democratiche, esprimeva un regime teocratico e illiberale come quello di oggi, che vede inoltre una questione curda sempre più acutamente critica, e i condizionamenti geostrategici in atto in Siria che rischiano di annullare l’accordo per i confini del 1916, siglato dopo il crollo dell’Impero ottomano. Da aggiungere alla richiesta, ritenuta oggi inaccettabile, sta il confronto nato con la Russia, che ha portato la Turchia a ricordare ai partner europei che lo Stato turco è uno storico membro della Nato, attivando così una nuova forma di guerra fredda. Contro un’accelerazione del processo di integrazione nella UE della Turchia, pesa anche il dramma dei migranti che, ancora una volta, non viene risolto per mezzo di un’adeguata politica di accoglienza europea, ma solamente attraverso un primo mercimonio di sei miliardi offerti ad Ankara, che rimarrà a disdoro della storia di un’Europa, con o senza la Turchia, entrata in pieno in una profonda crisi di legittimità, che impedisce di intraprendere soluzioni veramente efficaci, in grado di affrontare i problemi di una crisi migratoria inarrestabile a causa, evidentemente, della mancata condivisione europea di responsabilità. L’isola di Lesbo (Grecia) e le coste della Turchia

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memoria

Dai “Campi rossi” agli arcobaleni > Martedì 16 febbraio nel corso di “Una giornata a Casa Cervi” è stato illustrato il progetto “Radici nel futuro, per una cultura di legalità e resistenza contro i neofascismi e contro le mafie” realizzato con l’Istituto superiore Liceale Matilde di Canossa, ANPI, con la Papa Giovanni XXIII e l’Istituto A. Cervi, coordinati dal prof. Stefano Aicardi. Qui di seguito pubblichiamo l’interessante commento alla giornata stilato dalla studentessa del “Canossa” Nicole Ricchetti, che ha trascorso due mesi estivi nel 2015 presso l’ANPI come volontaria, inserendosi nell’attività quotidiana con rispetto, semplicità, condivisione. (f.f.) <

La giornata “Dai Campi rossi agli arcobaleni”, il 16 febbraio,

alla Casa della famiglia Cervi, si è rivelata ricca di riflessioni affascinanti e profonde. È stato condiviso il lungo e appassionato lavoro di numerosi studenti del liceo “Matilde di Canossa” di Reggio Emilia. Le ragazze e i ragazzi non hanno avuto esitazioni nell’esprimere, anche emotivamente, le proprie riflessioni e hanno mostrato quanta dedizione e competenza siano stati capaci di esprimere nelle loro attività. Nonostante il tempo fosse uggioso, i volti dei partecipanti emanavano serenità e volontà di apprendere, conoscere e condividere, assieme ad adulti, le proprie riflessioni, sia individuali che frutto di un lavoro comune e partecipato. Questi pensieri hanno suscitato forti e spontanee emozioni da parte di tutti noi. Gli studenti si sono concentrati su varie tematiche vicine al nostro tempo come la lotta solidale alla violenze sulle donne, la Resistenza e la lotta ai nuclei neofascisti e neonazisti, la mafia ed altre ancora, creando un ambiente stimolante. Si sono mostrati forte umanità e senso di coesione, muovendo gli animi di tutti noi, attraversando opinioni personali. Sono stati momenti fruttuosi, perché hanno portato ognuno dei partecipanti a riflettere sulle proprie azioni e sui propri comportamenti. Tutto ciò ha alimentato una riscoperta sincera della propria coscienza e del proprio senso della collettività. Durante i dialoghi sono fiorite parole intense come solidarietà, fratellanza, educazione, unità e giustizia, spaziando su ampi orizzonti, illuminati e connessi – appunto! – da vividi arcobaleni. Ci siamo soffermati, in particolare, sul senso della verità e della sua ricerca, sia dal punto di vista laico, che da quello religioso. Cuore pulsante degli argomenti condivisi è stato proprio l’amore, sentimento delicato e quasi impalpabile, eppure, così potente ed incorruttibile da poter far muovere gli astri (l’Amor che move il sole e l’altre stelle). L’amore, propulsore della non violenza, elemento da cui nascono le radici per il nostro futuro e che ricorda costantemente i reali valori su cui fondare la nostra società, contro ogni totalitarismo, arroganza e prepotenza, è stato rappresentato come l’impegno doveroso a cui ognuno di noi deve adempiere per raggiungere la libertà. Questo sentimento è ciò che ci ha spinti ad incontrarci per parlare e condividere i nostri lavori. La stessa educazione, fondamento della civiltà, è conseguenza di un amore collettivo che porta ad un dialogo che, spontaneamente, una ragazza di prima è arrivata a chiamare “pulito” ed al riconoscimento dell’importanza dell’ambiente in cui viviamo e delle persone che ci circondano. Noi siamo parte integrante della società che crea persone: la nostra personalità si crea anche e soprattutto attraverso gli altri. Questa filosofia è la sottile e meravigliosa poetica della relazione che ha interessato buona parte dei riscontri finali. Si è potuto anche discutere in modo partecipato, nonostante accenni di ti16

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midezza, di questioni molto prossime alla nostra generazione ed ai fatti che avvengono quotidianamente. Ci siamo soffermati soprattutto sulle scelte che ognuno di noi è destinato a dover prendere. Dobbiamo cercare di sensibilizzare e di risvegliare il senso di responsabilità, spesso taciuto dalla paura e dall’egoismo a cui bisogna resistere riflettendo anche sui nuovi tipi di Resistenza. La comunità è la radice che alimenta il tronco dell’umanità intera: per educare un solo bambino, come ci ricorda anche Mamma Africa (Graça Machel), è necessario un intero villaggio. E’ questa la forte responsabilità a cui ognuno di noi è chiamato ed è nei bambini che risiede parte essenziale del nostro futuro. Ispiranti sono i pensieri e le azioni di Mamma Africa e Mamma Cervi che costituiscono due figure femminili di titanica importanza. Sono forti personalità che hanno compreso l’essenza fondamentale dell’educazione e dell’istruzione, come strumenti insostituibili di emancipazione. A completamento di una giornata emotivamente intensa, la visita al Museo Cervi ha costituito un momento molto interessante e stimolante, in cui abbiamo potuto immedesimarci nella vita quotidiana della famiglia Cervi e nel clima sociale dei loro tempi. Nicole Ricchetti (classe 4a O, “Matilde di Canossa”)

Casa Cervi in una foto storica


memoria Il primo voto alle Donne di 70 anni fa > Il 10 marzo scorso a Reggio Emilia un flash mob per ricordare l’importante avvenimento del marzo 1946 <

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settant’anni dal primo voto amministrativo delle donne, conquistato con la lotta di liberazione, il Comune di Reggio in collaborazione con l’ANPI di Reggio Emilia e la Fondazione Nilde Iotti ha organizzato il 10 marzo scorso un flash mob in piazza Prampolini. Le partigiane combattenti, le donne delle case di latitanza, le tante antifasciste che a volte non hanno neanche richiesto un riconoscimento «perché era nostro dovere» hanno, infatti, dato con la loro lotta e poi con il loro impegno nella ricostruzione del Paese un contributo decisivo alla conquista della democrazia, a partire dalla universalità del voto. In quel ’46, prima il 17 marzo a Reggio Emilia, e in provincia anche domenica 24 marzo, poi il 2 giugno per scegliere tra Monarchia e Repubblica e per eleggere l’Assemblea costituente: l’89,2 percento delle aventi diritto si recò a votare. Elette 21 donne su 556 costituenti. «Riflettiamo sui dati… Grandissimo impegno organizzativoeducativo dell’UDI e del CIF», afferma Fiorella Ferrarini e cita un passo di Marisa Ombra che ricostruisce il clima di quel momento: «Cosa volevano dire quei visi emozionati, un poco ansiosi ma di un’ansia allegra, quei vestiti della domenica, quei capelli ben messi, che regalavano un’aria festosa alle file davanti ai seggi elettorali in quei primissimi giorni del giugno 1946? Il voto era un primo passo. Da quel momento, bisognava ingaggiare una lotta. Per rimuovere ogni minima discriminazione, per essere pari. Una parola nuova circolava: emancipazione!». Nel corso della manifestazione sono state lette alcune pagine ispirate al tema della giornata, da cui citiamo, per tutte, la scrittrice fiorentina Anna Banti, pseudonimo di Lucia Lopresti, che in quel 1946, sulla rivista “Mercurio”, scrisse: «Quanto al 1946 e a quel che di importante per me ci ho visto e ci ho sentito, dove mai ravvisarlo se non in quel 2 giugno che, nella cabina di

votazione, avevo il cuore in gola e avevo paura di sbagliarmi tra il segno della repubblica e il segno della monarchia? Forse solo le donne potevano capirmi e gli analfabeti». (g.b.)

I risultati del referendum e dell’elezione della Costituente del 2 giugno 1946 di Glauco Bertani

I 5 giugno del 1944, dopo la liberazione di Roma, Vittorio

Emanuele III nominò il figlio Umberto II di Savoia Luogotenente generale del Regno in base agli accordi del patto di Salerno (primavera 1944) tra le varie forze politiche che formavano il Comitato di Liberazione Nazionale (CLN: DC, PCI, PSI, PDA, PLI, Democrazia del Lavoro), che prevedevano il congelamento della questione istituzionale fino al termine del conflitto. Dopo due anni e tre governi (Bonomi, Parri e De Gasperi) nel marzo del 1946 si tennero le elezioni amministrative a suffragio universale (con le donne al voto, attivo e passivo) e il 2 giugno 1946 si svolsero referendum istituzionale ed elezioni per l’Assemblea costituente. Il percorso per arrivare all’appuntamento referendario non fu né lineare né scontato. L’ordine degli appuntamenti elettorali fu fortemente voluto dallo schieramento conservatore il cui scopo era di capire quale fosse il clima politico generale calcolando che più ci si allontanava dai giorni delle Liberazione più aumentavano le probabilità di una propria affermazione elettorale. In altre parole il vento del nord avrebbe rallentato il suo soffiare. Infatti la dilazione fu una prerogativa

dell’azione politica di De Gasperi. Il referendum istituzionale fu una richiesta della destra. Nel luglio del 1944, pochi giorni dopo che la coalizione dei sei partiti di governo che avevano approvato il decreto luogotenziale di Umberto II (25 giugno 1944, n. 151/1944) che affidava la scelta tra repubblica e monarchia alla Costituente la destra tentò di sabotare la legge e alla fine, come si è visto, vi riuscì. Inoltre la Costituente fu privata del potere legislativo che rimase in mano al governo; essa poteva legiferare solo in materia di leggi elettorali e di trattati. Il polo conservatore vinse su tutti i fronti. Non dobbiamo scordare che a loro sostegno (e della monarchia) agiva più o meno apertamente l’AMG (Allied military government) che dal 1943-1947 operò subito come truppe d’occupazione (la sua denominazione durante la guerra era AMGOT) poi nell’Italia liberata. Come si è accennato il cammino verso il referendum o plebiscito (termine dal sapore risorgimentale) fu problematico. Il patto della primavera del 1944 fra CLN e corona prevedeva un equilibrio fra i due soggetti ma dopo lungo tergiversare, e forse per far piegare il piatto della bilancia verso la monarchia, il 9 maggio 1946 aprile 2016

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Vittorio Emanuele abdicò a favore del figlio Umberto II. Seguirono giorni di grande tensione. Togliatti, segretario del PCI e ministro della Giustizia dichiarò, legittimamente, che l’iniziativa monarchica era illegale e che il governo non avrebbe dovuto accettarla. Tuttavia per non rompere con il Quirinale, una rottura che sarebbe servita unicamente al re, in un clima teso in cui si rincorrevano voci di possibili complotti collegati al Palazzo reale, il PCI non insistette. E accettò il fatto compiuto. Gli schieramenti referendari La sinistra (PCI, PSIUP e PDA) era repubblicana; la Dc non prese esplicitamente posizione (il reggiano Dossetti era repubblicano come Mario Scelba e forse anche De Gasperi) ma il suo elettorato era maggiormente di simpatie monarchiche; il PLI era monarchico. I votanti furono ca 25 milioni, la Repubblica ottenne 12.717.923 voti (54,3 percento), mentre la Monarchia 10.719.284 (47,7 percento). In provincia la Repubblica ottenne 177.184 voti (81,9 percento) e la Monarchia 44.127 (19.9 percento), nel Comune capoluogo i risultati furono rispettivamente di 50.214 voti (79,7 percento) e 12.752 (20,3 percento). L’affermazione della repubblica è netta ma se si guardano i risultati politici ci accorge che l’elettorato dc fu principalmente monarchico. Il passaggio dalla monarchia alla repubblica fu difficile a partire dal 6 giugno. Fino al 5 sembrava che tutto filasse liscio. A Reggio la situazione rimase tranquilla, a differenza, ad esempio di Napoli in cui si verificarono scontri provocati da forze monarchiche. L’unica iniziativa che venne presa in città fu la richiesta di consegna in caserma durante i giorni del voto dei soldati polacchi del colonnello Wladyslaw Anders di stanza alla Zucchi, che – scrive Maganini – da giorni effettuavano azioni di disturbo. Il ministro dell’Interno, il socialista Giuseppe Romita il pomeriggio del 5 lesse i risultati praticamente definitivi delle votazioni. Un situazione che non è mai stata chiarita fino in fondo scrive Antonio Gambino. Qui mi limito a fare solo alcuni accenni. Un gruppo di professori di Padova fece ricorso sui risultati del referendum istituzionale sostenendo che i dati forniti non potevano essere considerati conclusivi perché nell’art. 2 del decreto leglislativo del 16 marzo 1946 (quello che indice il referendum) era scritto «di maggioranza degli elettori votanti», una cifra non ancora comunicata, e non di voti validi. Mentre il successivo decreto del 23 aprile faceva esplicito riferimento al conteggio dei voti validi per assegnare la vittoria. A modificare il testo del 16 marzo, probabilmente, fu Vittorio Emanuele Orlando (che fu Presidente del consiglio nel 1917, dopo Caporetto). I contrasti tra Governo e Corona, tra repubblicani e monarchici si acuirono e un altro motivo di incertezza si aggiunse: la Corte di Cassazione, l’organo supremo che avrebbe dovuto convalidare l’esito del referendum, dopo una serie di rinvii fissò l’udienza a Montecitorio per la mattina del 10 giugno, ma affermando che la proclamazione non avrebbe avuto carattere definitivo. Il problema era perciò il trasferimento dei poteri dal re al governo. Ed è qui che lo scontro si fece fortissimo. E un colloquio fra De Gasperi e il ministro della Real Casa Falcone Lucifero ne è la prova: «E sta bene – disse De Gasperi – domattina (10 giugno) o verrà lei a trovare me a Regina Coeli o verrò io a trovare lei». A Roma vi furono anche movimenti di truppe (due battaglioni di carabinieri erano pronti a intervenire), l’unica estranea a ipotetici colpi di stato monarchici fu l’Aeronautica che era profondamente repubblicana. Comunque e per fortuna tutto rimase in sospeso fino al 13 giugno quando il Re di maggio si imbarcò a Ciampino su un aereo che lo portò in Portogallo. Da quel punto, in quanto Capo del governo, De Gasperi assunse l’incarico di Capo provvisorio dello Stato e dopo il pronunciamento della Cassazione, il 18 giugno, venne ufficialmente proclamata la repubblica. 18

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Il responso delle urne fotografò un’Italia spaccata in due: a nord di Roma i repubblicani e a sud i monarchici. Con qualche eccezione: a Padova e a Cuneo vinsero i monarchici mentre a Latina e Trapani i repubblicani. La città più repubblicana fu Trento e la più monarchica Lecce (entrambe con l’85 percento); l’Emilia Romagna si assestò al 77 percento per la repubblica, mentre a Napoli e Messina il 77 percento andò alla monarchia. Le elezioni politiche per la Costituente Scrive Magnanini (2006): «Tenendo conto che alle contemporanee politiche PCI e PSI ottennero 9 milioni di voti e la DC 8.983.000 si può tranquillamente affennare che la maggioranza dei votanti per la DC scelse la monarchia. A Reggio la Repubblica ebbe 179.374 voti (il 79,96 percento) e la monarchia 44.942 (il 20,04 percento), PCI 45,50 percento e PSI 25,30 percento, la DC 26,55 percento: quindi anche a Reggio la maggioranza dei democristiani preferì la monarchia». Si può affermare che le forze repubblicane sottovalutarono l’influenza della monarchia. Con le elezioni del 2 giugno furono anche scelti i 556 deputati per l’Assemblea costituente che avrebbero redatto la Costituzione. Il Collegio di Parma-Piacenza-Reggio Emilia elesse alla Costituente sei reggiani: Silvio Fantuzzi e Nilde Iotti (PCI), Alberto Simonini (PSIUP), Giuseppe Dossetti, Pasquale Marconi e Antonio Pignedoli (DC). Con i voti assegnati dal Collegio unico nazionale venne eletto il reggiano Meuccio Ruini (Unione democratica nazionale). Nella Commissione dei 75, delegata dall’Assemblea costituente all’elaborazione del progetto di Costituzione, entrano Dossetti, Iotti e Ruini (che sarà anche il presidente della stessa Commisisione), i quali in modo diretto parteciperanno al dibattito costituzionale. (Ferraboschi, Marcuccio 2014)


PIETRO IOTTI

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«Chi non ha memoria non ha futuro: è la parola d’ordine degli ex deportati. Dobbiamo dare un futuro alla memoria, perché la memoria è conoscenza e libertà», così scriveva Pietro Iotti sul nostro periodico, nel giugno 1996, dopo una delle tante visite a Mauthausen in cui accompagnava studenti, cittadini e amministratori pubblici reggiani. Pietro (detto Piero) fu catturato dai tedeschi, il 15 novembre 1944, per la sua attività di antifascista e partigiano e deportato, a soli diciassette anni, insieme ad altri giovani santilariesi, prima nel Lager di Bolzano e poi, nel gennaio 1945, in quello di Mauthausen, in Austria. Fu liberato dalle truppe americane il 5 maggio 1945 e tornò a Reggio, assieme al concittadino Arnaldo Bocconi, il 24 giugno in condizioni di estrema debilitazione. «Viaggiai sempre con Bocconi – scrive Piero nel suo libro di memorie Sono dov’è il mio corpo (1995, pp. 12-13), raccontando il ritorno a casa – che avevo ritrovato nei primi giorni dopo la liberazione di Mauthausen. Stava seduto su una di quelle panchine montanare, fatte con rami grezzi. Io lo guardai: le costole in rilievo, i rami dello schienale… lui però non aveva perso il piglio: come mi vedi? Non c’è male eh? Bocconi è fatto così: lascia che sia l’istinto a guidarlo e una volta deciso quel che deve fare, va avanti affrontando ogni rischio. Uno spirito eccezionale. E dire che ne aveva passate… specie nell’ultimo periodo, quando nel suo settore si era scatenata una vera e propria mattanza. Le sentimmo da lontano quelle urla: prigionieri ammazzati di botte, spinti l’uno contro l’altro. Fu Bocconi a insistere perché lasciassimo il Lager, ad un mese dalla liberazione, infatti, non coglievamo segnali di partenza. Gli altri se ne andavano, rimpatriavano, e noi italiani sembravamo abbandonati. Vedendomi depresso e ancora male in arnese, nonostante le cure degli americani, Bocconi, che aveva raccolto notizia di una tradotta in partenza da Linz per l’Italia, mi propose: vuoi andare a casa? Ci penso io? Ti ci porto io, anche a spalla! – ma non ho neanche i vestiti… - tu non ti preoccupare. Sparì. Poco dopo si ripresentò con una divisa di tipo coloniale, molto larga, e un berretto. Bocconi sapeva arrangiarsi […] Da Mauthausen uscimmo senza fatica […] Da Linz a Bolzano rifacemmo lo stesso percorso dell’andata; anche i vagoni erano uguali, ma la libertà cancellava ogni confronto. Poi avevamo viveri in abbondanza…». Dopo il ritorno a casa e una lunga convalescenza si dedicò all’impegno politico nel PCI, ricoprendo incarichi di sindaco a Sant’Ilario d’Enza, dal 1951 fino al 1960, e, dal 1961 al 1969, nella giunta Bonazzi, nel comune di Reggio Emilia, come assessore prima alla Cultura e poi all’Urbanistica. Nonostante gli intensi impegni professionali Pietro non aveva dimenticato gli anni di guerra. Attivissimo nell’ambito dell’ANPI, incominciò a coltivare in anticipo sui tempi, la pratica della

memoria. Nel corso degli anni ha incontrato migliaia di studenti di tutta la provincia che poi conduceva a visitare il lager austriaco. Un’esperienza – quella del ritorno nel teatro della prigionia – dolorosa ma necessaria. E’ scomparso il 9 marzo 2016. (g.b.) link al ricordo di Angiolina Burani, Silvana Negri e Franca Lusenti Sono dov’è il mio corpo Il bel libro di Pietro lotti Sono dov’é il mio corpo, memoria di un ex-deportato a Mauthausen, a cura di Tullio Masoni, La Giuntina, 1995, pp. 95, è costruito sulle memorie dell’ex sindaco di Sant’Ilario d’Enza, partigiano e antifascista deportato a Mauthausen, e modellate dalla sensibilità di Masoni Le pagine non percorrono linearmente le date dell’arresto e della prigionia ma i capitoli sono collegati da una filo della memoria che cerca in se stessa, e negli avvenimenti storici, le ragioni della propria sopravvivenza non solo fisica ma ideale e morale. La ricercatezza del linguaggio, le profonde riflessioni, le tragiche immagini di quei luoghi che non solo vogliono descrivere ma insinuarsi nelle pieghe del cuore e del cervello del lettore, rendono il testo intelligente e di gradevole lettura. Il libro è completato da un glossario dei termini tedeschi più usati nei campi di concentramento e di sterminio e da un bibliografia ragionata “fra i tanti libri che hanno ricostruito e analizzato l’universo dei campi di concentramento nazisti” (g.b.).

DILVA DAOLI

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na folla commossa, nella fresca mattinata primaverile di venerdì 25 marzo, si è stretta in un abbraccio affettuoso, presso il cimitero di Novellara, attorno alla bella e folta famiglia di Dilva Daoli, per il commiato dalla generosa protagonista di 80 anni di storia novellarese, spentasi 95enne all’ospedale di Guastalla due giorni prima. Accanto alle figlie Anusca e Maude, ai nipoti Elsa, Chiara, Sara e Massimo, i pronipoti Enrico Riccardo e Pietro, amici e compagni di una vita. Alcuni uomini e donne che , da studenti, avevano ascoltato le sue avvincenti testimonianze. Settant’anni prima, marzo 1946, la mondina Dilva, la partigiana Livia, era stata eletta consigliera comunale di Novellara. E’ toccato al sottoscritto portare il saluto dell’ANPI provinciale. L’ho fatto richiamando l’incontro con Dilva della primavera 2012, nella sua casa, dove, già ultranovantenne, per due ore rispose alle domande che le rivolgevamo Elena Carletti ed io, mentre Bruno Folloni gestiva due telecamere per coglieraprile 2016

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ne le intense espressioni ed il vivace gesticolare delle mani pur deformate da anni di duro lavoro. E l’ho potuto fare avvalendomi di quanto scrissi su tale caloroso incontro, a pag 26 di questo periodico del giugno-luglio 2012, sotto il titolo La “Resistenza lunga” della partigiana novellarese Dilva Daoli. Ma proprio ad Elena Carletti, ora nella sua veste di Sindaco di Novellara, è toccato il compito di dar voce ai sentimenti di tanti novellaresi, rivolgendosi direttamente a Dilva. “Questo non è un addio. Ti avremo sempre con noi. La tua lotta per i diritti ha reso possibili conquiste per tante donne. In quante iniziative ci hai fatto dono della tua parola, nelle scuole, nelle serate in Rocca, in quanti 25 Aprile! Oggi sta alla nostra responsabilità portare a compimento nuovi traguardi sul terreno della democrazia e della giustizia. E’ anche grazie al tuo esempio, partigiana Livia, se oggi possiamo ancora dirci Comunità. Dovremo averti per sempre con noi se non vogliamo perderci”. Emozionanti i testi scritti e letti dalle due nipoti, Elisa Tamborrino e Chiara Nironi, due Lettere alla Nonna che hanno reso impossibile trattenere le lacrime a molti dei presenti. Contiamo di poterli prossimamente pubblicare quali intense testimonianze di un legame familiare permeato di limpido spirito laico intrecciato ad un’altrettanto limpida religiosità civile, espressione di gratitudine per una eredità morale fondata sugli ideali di giustizia e libertà. Gratitudine per una nonna che ha conosciuto il duro lavoro della mondariso, e che «è sempre stata curiosa di conoscere e di imparare», ha sempre spinto le sue nipoti a fare buon uso della scuola, fino ad affrontare gli studi universitari. Nel rinnovare le fraterne condoglianze dell’ANPI ai Familiari di Dilva, rinnoviamo l’auspicio, condiviso dal Sindaco Elena Carletti, a trasformare la lunga videointervista del 2012 in un

documentario che consegni e tramandi a quanta più gente possibile l’immagine viva di Livia: partigiana, bracciante, mondina, sindacalista, pubblica amministratrice, madre nonna e bisnonna affettuosa e riamata, lettrice instancabile. (a.z.)

ADRIANA ROVACCHI

CARLA DALAI

Il Sindaco Elena Carletti e Antonio Zambonelli accanto al medagliere dell’ANPI reggiana scortato da Luciano Cattini e Giovanni Rossini (Foto di Natascia Ferrari)

Addio alla staffetta Carla

Venerdì 4 marzo, all’invidiabile età di 90 anni, virilmente ed energicamente portati alla grande, la nostra cara Compagna ci ha lasciati. Era, assieme alla sorella “Lilly”, della Cooperativa Muratori di Reggio, una delle “passionarie” più attive e più fedeli delle sezioni PCI ed ANPI di Villa Ospizio. Non era stata PARTIGIANA, ma ardente e accesa PATRIOTA lo era e sempre lo fu. Attentissima, presente e puntuale alle manifestazioni della RESISTENZA e della LOTTA DI LIBERAZIONE, Adriana si sentiva profondamente legata ai valori della Giustizia, del Socialismo e dell’Antifascismo che da sempre aveva sostenuti. Appena possibile si era iscritta all’ANPI e mai mancava ai raduni e alle manifestazioni che la SUA nuova Associazione promuoveva ed organizzava. Lascia in tutti noi, Partigiani, Compagni ed Amici, un mesto, grato e duraturo senso e pensiero di purezza e di lealtà. Sottoscriviamo pro-Notiziario per ricordare e rinverdire il ricordo della sua figura e del suo sconfinato attaccamento agli ideali della Resistenza e del Socialismo. Giglio Mazzi Presidente ex Sez. ANPI di Ospizio

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Il 6 febbraio scorso è venuta a mancare la staffetta partigiana Luzzarese Carla Dalai, classe 1929. Donna attiva ed energica, proveniva da una famiglia storicamente antifascista. Il fratello partigiano, Enzo Dalai, arruolato nella 77a Brigata SAP, venne fucilato per rappresaglia dai nazifascisti a Reggiolo il 14 aprile 1945.Carla era molto conosciuta in paese per aver svolto per svariati anni la professione di bidella. Vogliamo ricordare con affetto il suo coraggio, la schiettezza e la grande personalità. L’ANPI di Luzzara si stringe al dolore dei famigliari.


ADRIANO BIGI (MARIO) 21/01/1923-08/02/2016

AURELIO DAVOLI (BRAC) 13/02/1924-09/03/2016

L’8 febbraio scorso è deceduto il Partigiano Adriano Bigi “Mario”. Aggregato al distaccamento “Beucci” della 26a BGT Garibaldi con i gradi di sergente, partecipò a diversi combattimenti nelle montagne reggiano-modenesi fra i quali la difesa della centrale idroelettrica di Ligonchio, nell’aprile del 1945. Catturato nel corso del rastrellamento tedesco nella zona di Gatta di Caste-

Il 9 marzo scorso è deceduto il Partigiano Aurelio Davoli “Brac”. Nel corso della Resistenza, a cui aveva aderito dal giugno 1944, aveva combattuto nel distaccamento “Libertà” della 145a BGT Garibaldi con il grado di sergente e sergente maggiore. Dopo il 25 aprile 1945 fu agente della polizia partigiana. In suo onore la figlia Aurelia offre a sostegno del Notiziario.

lnovo ne’ Monti rimase nelle mani della Wehrmacht 17 giorni. In suo onore Barbieri, Bertani, Mora, Masoni e Silvestri sottoscrivono a sostegno del Notiziario.

FERNANDO PREDELLI 31/10/1926-20/02/2016

PIETRO IOTTI (PIERO) 25/04/1926-09/03/2016

Il 20 febbraio scorso è deceduto il Benemerito Fernando Prandelli, delle SAP montagna. In sua memoria la sorella, i nipoti e i familiari sottoscrivono a sostegno del Notiziario.

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Il 9 marzo scorso è deceduto il Partigiano Pietro Iotti. In sua memoria Angiolina Burani, Silvana Negri e Franca Lusenti offrono a sostegno del Notiziario.

ELENA GANAPINI in BORCIANI 01/10/1931-06/03/2016

DILVA DAOLI 27/08/1920-23/03/2016

Il 6 marzo scorso è scomparsa Elena Ganapini, moglie del partigiano e attivista ANPI Teobaldo Borciani “Pompeo”. In sua memoria i nipoti Enzo e Loretta con le rispettive famiglie Borciani sottoscrivono a sostegno del Notiziario.

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In memoria di Dilva Daoli i famigliari insieme ai partecipanti alle esequie dell’amata Dilva donano a sostegno dell’ANPI. Le figlie Anusca e Maude, i generi e i nipoti tutti aprile 2016

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Anniversari

ANNIVERSARI

JAMES MALAGUTI (SMITH) IDA DONELLI

Sono trascorsi diciannove e nove anni dalla scomparsa dei coniugi James Malaguti e Ida Donelli. James, comandante partigiano “Smith” nella bassa reggiana e nelle montagne della Val d’Enza, conobbe l’Ida nella casa di latitanza di San Rocco di Guastalla della famiglia Donelli, nella quale trovò rifugio durante le azioni partigiane. Dopo la guerra si sposarono e portarono sempre avanti, intatti, i principi della lotta antifascista e della Liberazione, per consolidare la democrazia e la solidarietà fra tutti i popoli e tutti quei valori che ci devono aiutare e guidare nella quotidiana lotta per un mondo migliore. Li ricordano con affetto il figlio Claudio, i parenti e tutti coloro che ne condivisero l’impegno, certi che il loro esempio non sarà dimenticato e nell’occasione offrono un contributo per il Notiziario dell’ANPI.

9° ANNIVERSARIO

ULISSE GILIOLI (ORAZIO)

Il 22 marzo scorso ricorreva il 9° anniversario della scomparsa di Ulisse Gilioli, il Partigiano Orazio, giornalista e assiduo collaboratore del “Notiziario”, dopo essere stato tra i redattori dei giornaletti partigiani sull’appennino nonché, dal 1945 al 1955, del settimanale “Il Volontario della libertà/ Nuovo Risorgimento”. La moglie Simona e la figlia Simonetta lo ricordano con immutato affetto e grande rimpianto a tutte le persone che gli hanno voluto bene. Per onorarne la memoria sottoscrivono pro Notiziario. Si unisce al ricordo Fiorenza Barazzoni offrendo a sostegno al periodico dell’ANPI.

LUIGI FERRARI

21° ANNIVERSARIO

(n. il .30/07/1920 - m. il 18/02/1995) Il 18 febbriao ricorreva il 21° anniversario della scomparsa di Luigi Ferrari.Sei sempre nei nostri pensieri lo ricordiamo con l’affetto i figli Gianni, Romano, Famiglia, e nipoti. 22

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ANNIVERSARI

BRUNO MANZOTTI BRUNA PECCHINI

In occasione dell’anniversario della scomparsa del padre Bruno Manzotti, antifascista, deportato dopo l’8 settembre 1943 in un campo di prigionia in Germania, e della madre Bruna Pecchini, staffetta partigiana, i figli Marzia e Flavio con le loro famiglie li ricordano con tanto affetto, unitamente agli zii Zorè, Jofre e Bruna Manzotti, e sottoscrivono pro Notiziario.

ANNIVERSARIO

POSACCHIO MALAGUTI (SILVIO)

Il 10 febbraio 2016 ricorreva il centenario della nascita del Partigiano Posacchio Malaguti “Silvio”, caduto in combattimento a Castelnovo Sotto il 24 aprile 1945. La figlia Rosa in suo onore sottoscrive a sostegno del Notiziario.

GIORGIO FRANZONI

3° ANNIVERSARIO

I compagni Valter, Ottavio ed Edda nel 3° anniversario della scomparsa di Giorgio Franzoni per onorarne la memoria offrono a sostegno del Notiziario.

EMILIO GROSSI (OBRAI)

IN MEMORIA

In memoria del Partigiano Emilio Grossi “Obrai”, appartenente alla 76a BGT SAP “Fratelli Manfredi” Laila Grossi lo ricorda sottoscrivendo pro Notiziario.


Anniversari

GIUSEPPE CARBONI

16° ANNIVERSARIO

Il 27 aprile ricorre il 16° anniversario della scomparsa del Partigiano Giuseppe Carboni. Da Partigiano come nella vita da marito, padre e nonno è sempre stato un esempio con i suoi principi di onestà e lealtà per tutti noi e per coloro che l’hanno conosciuto e apprezzato. La moglie, le figlie, le nipoti Elena e Giulia, il genero lo ricordano con l’affetto di sempre.

2° ANNIVERSARIO

CESARE SORAGNI (WILLIAM) EURIDE TEDESCHI

Il 24 aprile ricorre il 2° anniversario della scomparsa di Cesare Soragni, il partigiano “William”. Una coincidenza commovente ha voluto che pochi giorni dopo, il 2 maggio, la moglie Euride Tedeschi lo abbia seguito nell’ultimo viaggio. Cesare ed Euride non avevano figli e furono affettuosamente uniti nella vita, fino agli ultimi giorni, così come lo sono stati nella morte. Giorgio Mascagni vuole ricordare gli zii offrendo a sostegno del Notiziario.

DINO SASSI

22° ANNIVERSARIO

Il 15 aprile ricorreva il 22° anniversario della scomparsa del Combattente Dino Sassi. Lo ricordano con affetto la moglie Iris Notari e in suo onore offre a sostegno del Notiziario.

IVO GUIDETTI (FERMO)

IN MEMORIA

In memoria del Partigiano Ivo Guidetti “Fermo”, della 26a BGT Garibaldi, la figlia Tiziana sottoscrive a sostegno del Notiziario.

NIVEO GROSSI BRUNA LEONI

3° ANNIVERSARIO

Nel 3° anniversario della scomparsa dei genitori Partigiani Niveo Grossi e Bruna Leoni, che non solo hanno vissuto insieme nella Resistenza ma hanno condiviso l’hanno di nascita il 1922 e quello della morte il 2013, Manuela e Ivana sottoscrivono a sostegno del Notiziario.

WOLMER VERZELLONI VILMA GALAVERNI

IN MEMORIA

Per onorare la memoria dei coniugi Wolmer Verzelloni e Vilma Galaverni in occasione del 25 Aprile, Velia Verzelloni, Maela Mussini e famiglia, ricordandoli con tanto affetto, sottoscrivono pro Notiziario.

IN MEMORIA

AMARENZIO MONTANARI (MIRCO) MARINA NOTARI

I figli Mirco e Rino con le rispettive famiglie e i nipoti Marco, Sofia e Francesca, in occasione del 25 Aprile, ricordano Amarenzio Montanari “Mirco” comandante del distaccamento “Rolando Iotti” di Roncocesi della 76a Brigata SAP, insieme alla moglie Marina Notari, sottoscrivendo pro Notiziario.

MARIO BAGNACANI

9° ANNIVERSARIO

Il 3 maggio ricorre il 9° anniversario della scomparsa di Mario Bagnacani, lo ricordano con immutato affetto i figli Claudio e Silva e in suo onore offrono a sostegno del Notiziario aprile 2016

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Anniversari

SEVERINO CASOLI

3° ANNIVERSARIO

Il 25 maggio ricorre il 3° anniversario della morte di Severino Casoli un uomo che ha fatto dell’onestà e della generosità un suo ideale di vita. Lo ricordano con affetto il fratello Enzo, la moglie Bruna, le figlie, i generi, i nipoti ed i pronipoti Francesco e Samuele.

30° ANNIVERSARIO

LEONARDO NATALINI (TOM)

Il 26 aprile ricorre il 30° anniversario della scomparsa del Partigiano Leonardo Natalini (Tom), vice comandante prima della 26a e poi della 145a BGT Garibaldi; per onorarne la memoria i figli Elsa, Alfredo e Paola offrono a sostegno del Notiziario.

IN MEMORIA

18° ANNIVERSARIO

ROMUALDO SBERVEGLIERI (ALDO)

Per onorare la memoria del padre Partigiano Romualdo Sberveglieri “Aldo”, della 144a BGT Garibaldi, deceduto il 7 febbraio 1998, la figlia Ciria, insieme alla famiglia, offre pro Notiziario.

GIULIO GUIDOTTI (MARIA) SELENE GUIDOTTI

ANNIVERSARI

Il 16 aprile ricorreva il 13° anniversario della scomparsa di Giulio Guidotti “Maria”, Partigiano nella Divisione Eplj Dalmazia (Jugoslavia), mentre il 15 marzo era il 4° anniversario della morte di Selene Guidotti. Nel ricordarli con infinito affetto il figlio Gianni, la nuora Donatella e i nipoti Elisa e Marco sottoscrivono pro Notiziario.

IN MEMORIA

MERCEDE CIGARINI CISMO TIRABASSI (ENRICO)

Per ricordare il padre partigiano Cismo e la madre Mercede Cigarini, i figli Anno e Silvio sottoscrivono pro Notiziario. 24

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ODDINO CATTINI (SBAFI) FERMINA MALAGOLI (ROSA)

Il 14 maggio ricorre l’11° anniversario della scomparsa del Partigiano Oddino Cattini “Sbafi”. Lo ricordano con affetto, insieme alla moglie Rosa (Fermina Malagoli) scomparsa cinque anni fa, il figlio Luciano, la nuora Anna, le nipoti con i mariti, e le pronipoti sottoscrivendo pro Notiziario.

3° ANNIVERSARIO

GIUSEPPE BATTISTESSA (PENNANERA)

Il 10 marzo scorso ricorreva il 3° anniversario della scomparsa del Partigiano Giuseppe Battistessa “Pennanera”, comandante di distaccamento della 145a BGT Garibaldi. Insuo onore la moglie Irene e le figlie Mimma e Rita offrono a sostegno del Notiziario.

22° ANNIVERSARIO

WALTER REVERBERI (FRESA)

Il 7 aprile ricorreva il 22° anniversario della scomparsa di Walter Reverberi “Fresa” (cl. 1919), ispettore di battaglione (sottotenente) nella 145a Brigata Garibaldi. La moglie Laura Reverberi gli dedica queste bervi, toccanti parole: “Ci siamo sposati il 25 aprile 1942, insieme abbiamo vissuto 52 anni. Sono passati 22 anni da che mi manchi. Ti penso sempre”, Laura. In suo onore offre a sostegno del Notiziario.


Anniversari

LIDIA BELLESIA LINO FERRETTI

IN MEMORIA

Ai Partigiani Lino Ferretti e Lidia Bellesia che hanno trasmesso valori di democrazia e libertà e che hanno combattuto per un mondo più giusto e migliore il ricordo più affettuoso di Lorena, Matteo e Tiziano. In loro memoria sottoscrivono pro Notiziario.

ILDE PASTURINI GIUSEPPE FERRETTI

IN MEMORIA

In memoria di Giuseppe Ferretti e di Ilde Pasturini, in occasione del 25 Aprile, li ricordano i consuoceri Clara e Umberto, la figlia Ileana, il genero Daniele e il nipote Riccardo offrendo pro Notiziario.

IN MEMORIA

ALFIO MAGNANI (IVANO)

In memoria del Partigiano Alfio Magnani “Ivano”, della 77a SAP, deceduto il 6 dicembre 2010, la moglie Irma Rossi e la figlia Marzia sottoscrivono pro Notiziario.

IN MEMORIA

WALTER BORCIANI (PACAGNONE)

In memoria del Partigiano Walter Borciani “Pacagnone”, appartenente alla 76a brigata SAP “Angelo Zanti”, lo ricorda il figlio Enzo e in suo onore sottoscrive pro Notiziario.

71° ANNIVERSARIO

RINO FREDDI (GENERALE)

18° ANNIVERSARIO

GINO FURGHIERI (BRUNELLO)

Partigiano di Castelnovo Sotto. A 18 anni dalla tua scomparsa, che non ci ha permesso di dimenticarti, siamo a ricordare la tua figura di Partigiano, marito, padre, nonno, che ci ha lasciato insegnamenti veramente importanti e che ci danno la possibilità di continuare giorno dopo giorno come se tu fossi ancora qui ad aiutarci. Ci manchi. Dimma, Katia, Nicoletta, Mario sottoscrivono pro Notiziario.

MARIA SCHIATTI ATTILIO BAGNACANI

IN MEMORIA

In occasione del 25 aprile, 70° della Resistenza, per ricordare la mamma Maria Schiatti e il padre Attilio Bagnacani, i figli Albertina e Romeo sottoscrivono pro Notiziario.

Nel 71° anniversario della scomparsa Rino Freddi “Generale”, nato a Luzzara il 6 novembre 1921 e morto a Moglia (MN) l’8 maggio 1945 in seguito all’esplosione di un ordigno, la sorella Edda assieme ai nipoti Rino e Wainer lo ricordano con tanto affetto, per mantenere vivo il suo ricordo sottoscrivono pro Notiziario.

LINO BERTANI VINA CAMPANINI

IN MEMORIA

Per commemorare la memoria dei genitori Lino Bertani e Vina Campanini, le figlie Carla e Vera, ricordandoli con immutato affetto, offrono pro Notiziario. aprile 2016

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Anniversari

IN MEMORIA

WILLIAM CAPRATI (DANTE) ALBERTINA FERRARI (BINDA)

In occasione del 25 aprile, per ricordare il Partigiano William Caprati “Dante” e la Partigiana Albertina Ferrari “Binda”, le figlie Vanna e Catia, assieme ai loro famigliari, sottoscrivono

14° ANNIVERSARIO

SERGIO FERRARINI (SPARTACO)

Ti ricordiamo a chi ti ha voluto bene, nel nostro cuore ti ricordiamo sempre. Nel 14° anniversario della scomparsa, avvenuta il 18 maggio 2002, lo ricordano Anna, Linda e Vittorio e sottoscrivono a sostegno del Notiziario.

a sostegno del Notiziario.

30° ANNIVERSARIO

FRANCESCO NERONI

19° ANNIVERSARIO

ARISTIDE BRUGNOLI (BADERONE)

A quasi 30 anni dalla scomparsa, avvenuta l’11 settembre 1985, del Partigiano Aristide Brugnoli “Baderone”, della 77a BGT SAP, la moglie Pierina Righi e il figlio Gianni lo ricordano con immutato affetto e sottoscrivono pro Notiziario.

IN MEMORIA

GEMELLO ROSSINI (WALTER) ERNESTA CATELLANI

In occasione del 25 aprile per ricordare l’antifascista perseguitato Gemello Rossini e la moglie Ernesta Catellani, la famiglia sottoscrive a sostegno del Notiziario.

LORIS CONFETTI (GIULIO) ENERMERE BEGGI

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18° ANNIVERSARIO

GINO FURGHIERI (BRUNELLO)

Partigiano di Castelnovo Sotto. A 18 anni dalla tua scomparsa, che non ci ha permesso di dimenticarti, siamo a ricordare la tua figura di Partigiano, marito, padre, nonno, che ci ha lasciato insegnamenti veramente importanti e che ci danno la possibilità di continuare giorno dopo giorno come se tu fossi ancora qui ad aiutarci. Ci manchi. Dimma, Katia, Nicoletta, Mario sottoscrivono pro Notiziario.

IN MEMORIA

Per ricordare i genitori Loris Confetti “Giulio”, Partigiano della 76a BGT SAP, ed Enermere Beggi, i figli Ileana e Mauro sottoscrivono pro Notiziario. 26

A 19 anni dalla scomparsa del caro Francesco Neroni, la moglie Pompilia Ferrari, le figlie Gilda e Giuliana, i nipoti Andrea e Francesco lo ricordano con affetto e, in sua memoria, offrono a sostegno del Notiziario.

16° ANNIVERSARIO

ADRIANO OLIVA (MARTINI)

Nel 16° anniversario della scomparsa del Partigiano poi generale dell’Esercito Adriano Oliva, il figlio Alessandro, per onorarne la memoria offre pro Notiziario.


Anniversari

MAURA FERRARI

11° ANNIVERSARIO

Il 1° maggio ricorre il 11° anniversario della scomparsa di Maura Ferrari, figlia di Didimo Ferrari “Eros”, Commissario partigiano. Il marito Mario Peca, la sorella Anna con Attilio, i nipoti Riccardo e Valerio Braglia non dimenticheranno mai il suo ottimismo nella speranza di un mondo migliore affinché gli obbiettivi di giustizia, di pace e di benessere… verso una meta dove splende perennemente il sole… rimangano come obiettivi per i suoi cari e per tutti.

11° ANNIVERSARIO

18° ANNIVERSARIO

FIORINDA CANTONI ved. FERRARI

Il 10 aprile ricorreva il 18° anniversario della scomparsa di Fiorinda Cantoni ved. di Didimo Ferrari “Eros”. Con tutto l’affetto che conservano nel cuore i nipoti Riccardo e Valerio Braglia, la figlia Anna, il genero Attilio Braglia la ricordano. Grazie per averci insegnato i reali valori della vita.

5° ANNIVERSARIO

EZZELINDO TORREGGIANI

ELENA RICCO’ (NELLA)

Il 4 aprile ricorreva l’11° anniversario della scomparsa di Elena Riccò “Nella”. Il figlio Marco, la nuora Marina e la carissima nipote Roberta la ricordano con immutato affetto e amore sottoscrivendo pro Notiziario.

SELVINO LANZONI

71° ANNIVERSARIO

Il 23 marzo ricorreva il 71° anniversario del Partigiano Selvino Lanzoni della 77a BGT SAP ucciso dai tedeschi a Casoni di Luzzara. Sono passati tanti anni, ma le sorelle Delcisa e Franca con il marito Nino lo ricordano sempre con tanto affetto. Per mantenere vivo il suo ricordo sottoscrivono pro Notiziario.

notiziario

Il 24 maggio ricorre il 5° anniversario della scomparsa del Partigiano Ezzelindo Torreggiani, appartenente alla 76a brigata SAP “Angelo Zanti”. Lo ricordano con immutato affetto la moglie Adelma e la figlia Mirella che in sua memoria sottoscrivono pro Notiziario.

IN MEMORIA

ANDREA BIGI (VECCHIO) - ILDE BIGI

Andrea Bigi è nato a Pratofontana, frazione di Reggio Emilia, il 25 aprile 1922; certamente la personalità sicura e decisa della madre Rosalinda, che ha sempre partecipato alla lotta contro il fascismo, ha trasmesso al figlio Andrea i valori e gli ideali di pace e libertà. Infatti, Andrea partecipa alla lotta partigiana con il nome di battaglia Vecchio, diventando prima tenente e poi comandante dei sappisti nelle Ville di Pratofontana, Massenzatico, Gavassa, Mancasale e Sesso. Anche la moglie Ilde ha partecipato alla vita partigiana come staffetta. “Per tutti siete ancora qui con noi!”. Il figlio Ivan, la nuora Luciana, la sorella Elena, le nipoti Silvia e Claudia li ricordano con tanto affetto.

I sostenitori euro - ADRIANO RIVOLVECCHI – a sostegno ...................................... 10,00 - ALBERTA DAVOLI – in memoria del padre Aurelio .................... 100,00 - ALBERTINA BAGNACANI – a sostegno ..................................... 10,00 - ALBERTINA E ROMEO BAGNACANI – in memoria di Attilio Bagnacani e Maria Schiatti .............................................. 50,00 - ALESSANDRO OLIVA – in memoria del padre Adriano “Martini” . 50,00 - ANGIOLINA BURANI, SILVANA NEGRI, FRANCA LUSENTI – in memoria di Pietro Iotti ........................................................... 150,00 - ANILLA SETTI – a sostegno ...................................................... 15,00 - ANNA FERRARI – in memoria della sorella e della madre ......... 200,00 - ANNA FIORANI – in memoria del marito Sergio Ferrarini “Spartaco” ... 100,00

euro - ANNO e SILVIO TIRABASSI – in memoria dei genitori Cismo e Marcede . 30,00 - ARNALDO BENASSI – a sostegno ............................................. 10,00 - CATERINA BERTOLETTI – in memoria dei genitori Anna Crovini e il partigiano “Trieste” .............................................................. 20,00 - CATIA CASOLI – a sostegno ...................................................... 100,00 - CIRIA SBERVEGLIERI – in memoria del padre Romualdo ......... 50,00 - CORRADO COLI – a sostegno ................................................... 10,00 - DIANA BASCHIERI – a sostegno ............................................... 30,00 - ENRICO CANOVA – a sostegno ................................................. 50,00 - ENZO e LORETTA BORCIANI – in memoria della zia Elena Ganapini Borciani ........................................................ 100,00 aprile 2016

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euro - EDDA ROMEI – a sostegno ........................................................ 30,00 - EVA CAMPARINI LINI – a sostegno ........................................... 20,00 - FABIO MONTANARI – a sostegno .............................................. 30,00 - FAM. BARBIERI, BERTANI, MORA, MASONI, SILVESTRI, BIGI SELICA – in memoria di Adriano Bigi .................................250,00 - FAM. e AMICI di DILVA DAOLI – in memoria ............................ 250,00 - FAM. CAVAZZONI, MAGNANI E ROSSI – in memoria di Alfio Magnani .. 50,00 - FAM.PREDELLI FERNANDO – a sostegno ................................. 30,00 - FRANCESCO MARCONI – a sostegno ........................................ 30,00 - FRANCO FIACCADORI – a sostegno .......................................... 30,00 - GIACOMINA CASTAGNETTI – a sostegno .................................. 20,00 - GIANNI GUIDOTTI – in memoria di Giulio e Selene Guidotti ......100,00 - GIORGIO MASONI – in memoria di Cesare Soragni e Euride Tedeschi .... 200,00 - GIOVANNA QUADRERI – a sostegno ........................................ 15,00 - FAMIGLIE ROSSINI e CAPRATI – in memoria ..................................... 200,00 - GIULIANA PECCHINI – a sostegno ............................................ 10,00 - GIULIANO MELLI – a sostegno ................................................. 30,00 - GIUSEPPE BRUGNOLI – in memoria di Athos Brugnoli “Alvaro” ..... 50,00 - GIUSEPPE FALLACARA – a sostegno ........................................ 10,00 - GIUSEPPE FRANCESCHINI – a sostegno .................................. 30,00 - ILEANA e MAURO CONFETTI – in memoria dei genitori Loris e Beggi Enemere ............................................................... 150,00 - ILEANA FERRETTI – in memoria dei genitori Giuseppe e Ilde Pasturini 50,00 - IRIS NOTARI – in memoria del marito Dino Sassi ..................... 30,00 - IVES ARDUINI – a sostegno ...................................................... 20,00 - Dimma, Katia, Nicoletta, Mario – in memoria del padre Gino “Brunello” .......................................................................... 50,00 - LAILA GROSSI – in memoria del padre Emilio 50,00 - LAURA CAVAZZONI – in memoria del marito Valter Reverberi partigiano 100,00 - LORENA FERRETTI e famiglia in memoria dei genitori Lino e Lidia Bellesia ................................................................... 200,00 - LUCIANO CATTINI – in memoria dei genitori ............................ 50,00 - LUCIANO RONDINI – a sostegno .............................................. 30,00 - LUISA e FIORENZA BARAZZONI – in memoria di Ulisse Gilioli .... 50,00 - MANUELA e IVANA GROSSI – in memoria dei genitori Niveo e Bruna Leoni .................................................................. 200,00 - MARCO FERRATI – in memoria della madre Elena Riccò .......... 30,00 - MARIA MANZOTTI e figli – in memoria dei propri partigiani e nonna Wally ............................................................................ 50,00

euro - MARIA GRAZIA FONTANESI – a sostegno ................................ 20,00 - MARIO MATTIOLI – a sostegno ................................................ 30,00 - MARISA BONACINI – a sostegno .............................................. 25,00 - MARZIA SCHENETTI – a sostegno ............................................ 20,00 - MASSIMO BELTRAMI – a sostegno .......................................... 50,00 - MAURO POLETTI – in memoria di Bruno Manzotti e Bruna Pecchini ........................................................................ 50,00 - MIRELLA TORREGGIANI – in memoria del padre Erzellino ....... 50,00 - NERINA LANZONI – in memoria del fratello Selvino ................. 50,00 - OLGA MANNI – a sostegno ...................................................... 50,00 - ORNELLA FERRETTI – a sostegno ............................................ 40,00 - PAOLA NATALINI (ELSA E ALFREDO) – in memoria del padre Leonardo Natalini partigiano ............................................ 50,00 - PAOLO INCERTI – a sostegno ................................................... 20,00 - PIERINA RIGHI – in memoria del marito Aristide Brugnoli ........ 50,00 - PIETRO BUFFAGNI – a sostegno ............................................... 50,00 - PIETRO GIANOTTI – a sostegno ............................................... 30,00 - POMPILIA FERRARI – in memoria del marito Francesco Neroni . 30,00 - REMO GOVI – a sostegno ......................................................... 30,00 - RICCARDO CASANOVA – a sostegno ........................................ 10,00 - RINO MONTANARI e MARISA MUSSINI – in memoria di Amerenzio, Marina, Aldo, Wolmer, Vilma .................................. 200,00 - ROBERTA SPAGGIARI – a sostegno .......................................... 30,00 - ROMEO GOTTARDI – a sostegno .............................................. 10,00 - ROSA MALAGUTI – in memoria del padre Posacchio Malaguti ...... 50,00 - ROSSELLA CARBONI – in memoria del partigiano Giuseppe Carboni . 100,00 - SECONDO MARCONI – a sostegno ........................................... 20,00 - SILVIA e CLAUDIO BAGNACANI – in memoria del padre Mario ..... 50,00 - SIMONA COCCHI e SIMONETTA GILIOLI – in memoria di Ulisse Gilioli .. 100,00 - SVENO MEGLIOLI – a sostegno ................................................ 20,00 - TELEMACO ARLEONI – a sostegno ........................................... 150,00 - TIZIANA GUIDETTI – in memoria del padre Ivo ......................... 170,00 - UBALDO IBATICI – a sostegno .................................................. 15,00 - UGO GUIDETTI – a sostegno ..................................................... 10,00 - VALTER MONTECCHI, OTTAVIO e EDDA – in memoria di Giorgio Franzoni .................................................................... 50,00 - VERA e CARLA BERTANI – in memoria dei genitori Lino e Vina ........ 60,00 - VIVALDO COSTETTI – a sostegno ............................................. 10,00 - IRENE CAMPI E FIGLIE – in memoria di Giuseppe Battistessa .. 30,00

lettere Spett.le ANPI, sono Aldo Bonini, socio sostenitore della Vostra associazione nonchè figlio di Ero e nipote Epimio e Marianna Prandi. Avrei una richiesta da fare in merito a un interessante articolo, comparso sul notiziario ANPI di gennaio, dedicato alla partigiana Giorgia Galassi. Siccome ebbi occasione di conoscere la signora de qua in un passato lontano, mi piacerebbe molto sapere se sia ancora in vita e, in tal caso, scambiare con lei alcune parole al fine di illuminare episodi e ricordi confinati in quella nebbia che spesso avvolge i ricordi d’infanzia, ricordi collegati anche ad altri miei famigliari come Victor “Modena” Pirogov e sua moglie Nalfa, che recentemente ha visto omaggiare la sua memoria con un albero piantato in piazza a Cadelbosco Sopra. Lodando ancora una volta l’articolo in questione, non posso esimermi dal correggerne alcuni errori: il nome della casa della mia famiglia è Gorna e non Governa; la località dove hanno abitato è Zurco e non La Zurca. Speranzoso di avere notizie in merito, Vi saluto e 28

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Vi ringrazio per tenere sempre presente il ricordo delle persone a noi care, che tanto hanno dato per il nostro paese. Un affettuoso saluto, Aldo Bonini La risposta del Direttore Caro Bonini, grazie per la precisazione. Giorgia Galassi leggerà le sue parole e vi potrete mettere in contatto. Cogliamo l’occasione per un’ulteriore doverosa precisazione. Giorgia parla di un Renzo Barazzoni non meglio identificato. A scanso di spiacevoli equivoci, segnaliamo che non si tratta certamente del prof. Renzo Barazzoni, nostro carissimo amico, collaboratore di questo periodico, scomparso nel dicembre 2014. Egli infatti, negli anni de quo, si trovava in un campo di prigionia per ufficiali italiani a Hereford, nel Texas. Vi era giunto nel luglio 1943. Sbarcò in Italia a guerra finita, nel febbraio 1946. Era stato al di là dell’Oceano Atlantico, e lontano dalla sua Bibbiano, per ben 32 mesi. (a.z.)


società

L’ANPI CONTRO LE MAFIE CON “LIBERA” PER LA LEGALITà di Giovanni Carbonara

> Reggio Emilia 21 marzo 2016, oltre OTTOMILA persone hanno partecipato al gioioso corteo, organizzato da Libera e delle altre Associazioni antifasciste, felici di far sentire la propria voce contro le mafie, che come un cancro, si sono diffuse anche nelle aree d’Italia e d’Europa che per tradizioni sociali ed ambientali sembravano immuni dalla logica della sopraffazione e dell’illegalità <

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eggio Emilia 21 marzo 2016, oltre 8000 persone hanno partecipato al gioioso corteo, organizzato da Libera e delle altre Associazioni antifasciste, felici di far sentire la propria voce contro le mafie, che come un cancro, si sono diffuse anche nelle aree d’Italia e d’Europa che per tradizioni sociali ed ambientali sembravano immuni dalla logica della sopraffazione e dell’illegalità. Grazie alla diretta televisiva e alla volontà delle amministrazioni locali e regionale, un unico coro unanime di voci diverse contro la criminalità si è alzato da Messina a Reggio Emilia e in tutte le città italiane dove si sono svolti cortei, per declamare i nomi delle mille vittime, morti come eroi, della criminalità italiana. L’attività di coordinamento svolta da Libera di Reggio Emilia delle 11 Associazioni e di una Scuola Media, con l’adesione 300 soci individuali, gode del pieno appoggio delle Istituzioni e dell’ANPI, per l’affinità e la continuità tra i morti di oggi e quelli di ieri perché colpiti dalla stessa cieca ed ingiustificata violenza, che vuole sopraffare la legalità istituzionale per istaurare la legge del più forte. Questo non lo si può permettere! Con la manifestazione nazionale del 21 marzo il popolo ha ancora una volta detto: Basta! Non è più tollerabile che l’elenco dei morti per mano criminale si accresca di almeno uno ogni due giorni. Uno Stato democratico nato dalla Resistenza non può più tollerare questa mattanza! È un dovere, quindi, per tutti noi che l’attività di Libera di Reggio, cresca e si diffonda tra le persone fino alla costituzione di una struttura associativa. Innanzitutto, occorre rispondere con entusiasmo all’appello lanciato da Libera e dalle altre Associazioni per partecipazione al processo contro la ‘ndrangheta in corso a Reggio Emilia, le cui udienze riprenderanno il 20 aprile p.v., affinché gli imputati e i loro familiari sappiano che esiste una popolazione attenta a quanto accaduto. Per troppi anni lo Stato democratico, per

Nella foto in alto da sinistra: Mario Davoli, Giovanni Rossini, Anna Parigi, Loran Parmigiani, Fiorella Ferrarini, sullo sfondo Luciano Cattini, e Corrado Bellesia. Il servizio fotografico è di Angelo Bariani

combattere la diffusione della criminalità organizzata, ha utilizzato come strumento giuridico il soggiorno obbligato non adeguatamente coadiuvato da altri isti-

tuti capaci di arginare il riciclo dei soldi sporchi e la diffusione di una mentalità criminale. Da parte di molti, favoriti anche da una aprile 2016

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certa letteratura, si è preferito vedere nei comportamenti della criminalità organizzata atteggiamenti folklorici legati a particolari territori; per troppo tempo si è preferito sottovalutare la collusione con le Istituzioni e il peso dei soldi riciclati nei grandi Istituti di credito e nelle finanziarie, nate come funghi, ed estesesi poi come amebe nel tessuto economico nazionale e locale. Da Calvi e Sindona a Mirco Salsi, piccolo imprenditore reggiano del settore dell’alimentazione, vi è un unico filo che li lega, pur se i casi sono tanto differenti per dimensione degli affari e degli uomini convolti: la corruzione. L’incapacità del sistema economico e finanziario di potere funzionare correttamente costringe quotidianamente migliaia di piccoli imprenditori a non partecipare alle gare o restare imbrigliati nelle strette maglie di piccole e grandi vessazioni fino a quelle della criminalità organizzata. Per Manuel Masini, coordinatore di Libera a Reggio Emilia, altro grosso problema è la gestione dei beni confiscati alla criminalità organizzata; basti pensare al caso di Reggio Emila dove, da circa due anni, non si riesce ad utilizzare un appartamento con due garage. Occorre rendere più agevole l’iter legislativo legato alla confisca dei beni. L’attuale normativa è eccessivamente farraginosa, i tempi di assegnazione sono troppo lunghi, per cui la gran parte dei beni e delle aziende sequestrate si depauperano e perdono il loro valore di mercato. Oltretutto le cooperative di giovani, a cui tali beni vengono infine assegnati, hanno bisogno di formazione e di capitali sufficienti poiché non ci si può inventare imprenditori di aziende vinicole (esempio di Scampia) o casearie (es. la fabbrica di mozzarelle di Castelvolturno). Dovrebbe essere un impegno del Governo e del Legislatore superare l’attuale normativa emergenziale e creare un giusto collegamento tra le Istituzioni giudiziarie e il sistema economico e finanziario del Paese. La manifestazione del 21 marzo ha dimostrato che sono maturi i tempi di uno reale scelta di campo da parte delle Istituzioni e della società. Il lavoro è un diritto sancito dalla Costituzione e come tale va trattato. Come è stato spesso dimostrato da quegli operai che hanno saputo sostituirsi agli imprenditori in fuga verso paradisi produttivi, occorre favorire nuove forme di cooperazione dove al centro dello sviluppo si deve porre l’occupazione diffusa e dare la possibilità ai giovani di partecipare con un proprio reddito alla crescita democratica ed economica del nostro Paese. 30 30

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OPERE DONATE ALL’ANPI

Zeo Marastoni

Il busto di Carlo Levi realizzato da Zeo

Nonostante conoscessimo e apprezzassimo l’arte di Zeo Marastoni, non eravamo mai andati a trovarlo nel suo studio. L’occasione è stata il ritiro di una delle sue ultime donazioni all’ANPI. (Carlo Levi). L’altruismo disinteressato di Zeo ha fatto sì che altre sue opere siano presenti nei nostri uffici. E’ una giornata fredda, piovosa quando Zeo ci accoglie nel suo studio. L’impatto visivo della creatività, della materia, dell’umanità che si percepisce è notevole. Girando tra le stanze piene di opere, s’instaura un rapporto di grande coinvolgimento emotivo. Vedi l’umanità, la sofferenza, la gioia, l’indifferenza umana… Sensazioni che ti appagano e che ti fanno pensare che il mondo dell’arte reggiano non sempre si vuole bene, che spesso vede l’erba del vicino sempre più verde, che dà poco spazio alla curiosità, all’arte altrui e alla scoperta delle sue molteplici potenzialità artistiche. Grazie Zeo per esserci come artista da

di Anna Ferrari conoscere maggiormente e che possano molti altri avere la possibilità di capire emotivamente la tua arte Nel donare l’opera di Carlo Levi, Zeo ci scrive: «Carlo Levi lo vidi di persona a Cadelbosco Sopra, chiamato da Giuseppe Carretti, erano gli anni (non ricordo esattamente 1956-57. Mi colpi il suo viso ben strutturato già avevo incominciato a lavorare la creta. Il suo volto era dentro di me, mi è stato facile eseguire il suo ritratto. Sono passati tanti anni, l’opera ha ora una patina dovuta all’invecchiamento che gli dona. L’opera ha retto al tempo, Levi lo sento vivo. Mi fa piacere che sia l’ANPI di Reggio Emilia a custodirlo nel suo museo». La vita di Carlo Levi (1902-1975) fu profondamente segnata dall’anno trascorso al confino, in Lucania, precisamente ad Aliano, allora Agliano. Da quei giorni interminabili è nato il suo libro più noto, Cristo si è fermato a Eboli. Scritto nel dicembre ’43, l’opera è un classico esempio di commistione di generi letterari. E’ un reportage - su una terra che allora era remota - che contiene una forte denuncia politica e sociale delle condizioni di estrema arretratezza in cui versava la classe contadina dell’Italia fascista. Ad aspettarlo, diffidenza, miseria e solitudine. Per Levi comprendere e fermare una situazione significava dipingere, la sua prima passione, il che lo si vedeva fare spesso nei pressi del cimitero di Aliano. Certo i momenti di sconforto non mancavano perché l’inattività a cui era costretto doveva essere difficile da affrontare. La notorietà di Levi come scrittore è da attribuire al libro che scrisse in seguito al confino. Ma se questa opera non avesse mutato il corso della sua vita probabilmente ora lo ricorderemmo esclusivamente come pittore. Il suo primo ispiratore fu Felice Casorati grande amico dell’autore. L’influenza di Casorati si attenua progressivamente, sino a

scomparire dopo il primo viaggio a Parigi. Al ritorno Levi ha una diversa visione della pittura, come si nota in Aria 1929. Alla fine degli anni venti Levi aderisce al Gruppo dei Sei, pittori di Torino, e conduce un’aspra critica all’accadentismo nazionalistico del Novecento. A sancire il legame con la pittura europea, specie con quella francese sono Figura gialla, Signora con Scarpa, Daniel, L’uomo rosso, tutti dipinti tra il 1930 e il ’31. Nel 1939, per sottrarsi alle conseguenze delle leggi razziste antiebraiche, fuggì in Francia. Dopo l’8 settembre 1943 fece parte del CLN clandestino di Toscana. L’esperienza del confino deve essere considerata fondamentale anche nell’ambito artistico. Le figure lucane che descrive nel ’36 lo porteranno nel 1954 ad approdare al gruppo neorealista nella Biennale di Venezia.

SERGIO BENEVENTI

Sergio Beneventi, “Attacco al comando tedesco, 1945”

aprile 2016

notiziario anpi

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