Poste Italiane s.p.a. - Spediz. in abb. post. - codice ROC 25736 d.l. 353/2003/ (conv. in L. 27-02-2004 n. 46) art. 1 - comma 1- CN/RE - Filiale R.E. - Tassa pagata taxe perçue - Anno XLIX - N. 02 aprile 2019 - In caso di mancato recapito rinviare all’Ufficio P.T. di Reggio Emilia detentore del conto per restituzione al mittente che si impegna a pagare la relativa tariffa.
NOTIZIARIO
ANPI PERIODICO DEL COMITATO PROVINCIALE
ASSOCIAZIONE NAZIONALE PARTIGIANI D'ITALIA DI REGGIO EMILIA
NUMERO
02
2019
03 EDITORIALE
25 APRILE 1945…E 74 ANNI DOPO?
04 ATTUALITA’
L’ANPI E LE ELEZIONI
06 SPECIALE 25 APRILE
TESTIMONIANZE DI LOTTA E LIBERAZIONE
14 SOCIETA’
CHI LA ‘NDRANGHETA SE LA VA A CERCARE
15 COSTITUZIONE
NON OPPRIMERE LO STRANIERO
L’ATTUALITà DELLA RESISTENZA
Notiziario ANPI
Sommario 03 - 25 aprile 1945… e 74 anni dopo? Antonio Zambonelli
10 - Donne, diritti e lavoro: una lotta che non finisce Elvira Meglioli
16 - Dalla Bibbia alla Costituzione: non opprimere lo straniero Giancarlo Ruggieri
04 - Un chiaro ‘no’ a razzismo e ogni forma di fascismo Ermete Fiaccadori
11 - La catena resistente Liviana Iotti
17 - Prove di dialogo al femminile tra diverse culture Anna Fava 18 - Da Gualtieri a Milano per conoscere il ‘binario 21’ Mattea Gialdini
06 - “Era una guerra che non avremmo voluto fare” Alessandro Fontanesi
Ambientalismo e studenti: la Resistenza del ventunesimo secolo Cristian Colubriale
08 - Fabbrico: no alla parificazione e alla pacificazione Ermete Fiaccadori
12 - Bibbiano ricorda Francesca Del Rio, la partigiana Mimma Irene Guastalla
19 - Letture Antonio Zambonelli
09 - “Non servono eroi ma cittadini che facciano il loro dovere” Barbara Curti
13 - In tanti pronti a riflettere sulla Reggio di ieri, oggi e domani
26 - Lutti
09 - I 75 anni dello sciopero di Montecavolo
14 - Quelli che la ‘ndrangheta se la vanno a cercare Roberto Scardova
20-25 - Anniversari 27 - Sostenitori e date da ricordare
Il 5×1000 all’ANPI Destinare il 5 per mille della dichiarazione dei redditi 2018 all’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia è semplice: Nel quadro Scelta per la destinazione del cinque per mille dell’Irpef dei Modelli CUD, 730-1 e Unico apponi la tua firma solo nel primo dei sei spazi previsti, quello con la dicitura “Sostegno delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale, delle associazioni di promozione sociale e delle associazioni riconosciute che operano nei settori di cui all’art. 10, c. 1, lett a), del D.Lgs. n. 460 del 1997“
Sotto la firma inserisci il Codice Fiscale dell’ANPI 00776550584 È importante firmare anche se il calcolo della tua Irpef è pari a zero o a credito. La ripartizione delle somme tra i beneficiari viene calcolata in proporzione al numero di sottoscrizioni ricevute da ciascun soggetto.
Quindi firma e fai firmare in favore dell’ANPI
Periodico del Comitato Provinciale Reggio Emilia ASSOCIAZIONE NAZIONALE PARTIGIANI D’ITALIA C.F. 80010450353 Via Farini, 1 – 42121 Reggio Emilia Tel. 0522 432991 – Fax 0522 401742 Ente Morale D.L. n. 224 del 5 aprile 1045 Reg. Tribunale di Reggio Emilia n.276 del 2/3/1970 Spedizione in abbonamento postale – codice ROC 25736 Proprietario e direttore: Ermete Fiaccadori Condirettore: Antonio Zambonelli Caporedattore: Barbara Curti
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Sito web: www.anpireggioemilia.it Email: redazione@anpireggioemilia.it Numero 2 Aprile - giugno 2019 Chiuso in tipografia il 28/04/2019 Stampa Litocolor
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Editoriale
aprile 2019
25 aprile 1945 … e 74 anni dopo? di Antonio Zambonelli
Anche
attorno al 25 aprile 2019 ci toccherà di sentire le consuete richieste di parificazione tra i combattenti antifascisti e militi della RSI. Anzi, ci toccherà di sentire di peggio: la commemorazione della Resistenza è disdicevole poiché “divisiva”. Affermazione non nuova del resto. Ci venne fatta dall’allora titolare della Chiesa reggiana di San Francesco per motivare il suo rifiuto alla collocazione, sulla facciata, di una targa commemorativa della riunione clandestina del Cln provinciale (26 settembre 1943) che proprio in quella chiesa si tenne. Una fastidiosa pietra d’inciampo insomma. Del resto un nuovo spettro si aggira per l’Europa, anzi per il Globo, lo spettro di un ritornante fascismo che rivendica nome e contenuti ripescati da un tragico passato che non passa: dal suprematismo bianco, al sovranismo, alla agitazione di pericoli vari compreso quello del “complotto demo-plutogiudaico-bolscevìco” o quello, più recente, dell’invasione islamica. Se per alcuni politici nostrani e di altri Paesi d’Europa tali concetti sono soltanto parole e slogan miranti alla conquista di consensi (servirono allo scopo anche a Hitler, che nel 1933 ottenne il 43,9 % dei voti), per
alcuni producono massacri come a Utoya (Norvegia) nel 2011, o come in Nuova Zelanda, in marzo, dove quel Tarrant ha sparato in due moschee provocando 50 morti e altrettanti feriti. Un Tarrant esaltatore di sterminatori vari, compreso l’Italiano Traini, leghista d’assalto. Mentre eredi morali del fascismo auspicano parificazioni assurde, esponenti politici di primissimo piano, come il Tajani Presidente del Parlamento europeo, chiacchierano di un Mussolini che “ha fatto anche cose positive, a parte la vicenda drammatica di Matteotti, fino alle leggi del ‘38 e a quando ha dichiarato guerra seguendo Hitler nel 1940”. Tajani è anche vice presidente del partito di Berlusconi, il quale aveva già espresso concetti simili nel secolo scorso. L’uccisione di Matteotti, ordinata da Mussolini, avvenne nel 1924, dopo le elezioni vinte con la violenza dal duce, proprio perché l’esponente socialista aveva denunciato in Parlamento il clima che aveva preceduto e accompagnato la tragica farsa elettorale. Solo nel reggiano ci furono trenta uccisi (socialisti, comunisti e un popolare), dal 1920 al 1924, passando per il golpe della Marcia su Roma del 1922. L’ultima vittima, proprio prima di quelle elezioni, fu Antonio Piccinini, candidato socialista. Contemporaneamente si era dato inizio, con motivazioni di supremazia razziale
(toh...), al violento processo di snazionalizzazione degli slavi nelle “terre redente” (da Trieste in giù) con le tragiche conseguenze che anche italiani incolpevoli dovettero poi subire a conclusione della guerra di aggressione fascista, a fianco di Hitler, alla Jugoslavia (La giornata del RICORDO, 10 febbraio, dovrebbe essere completa). Per non parlare degli intermezzi bellici (1936-1939) contro Albania e Spagna repubblicana. Tanto per sintetizzare le “cose buone” fatte dal duce negli anni che precedettero le leggi razziste. Ma senza dimenticare il ventennio di dittatura repressiva, con abolizione di ogni libertà, leggi liberticide, Tribunali speciali con giudici in camicia nera, condanne a morte, secoli di carcere e confino alla opposizione clandestina (soprattutto contro militanti comunisti). Con gli eredi di quella storia nessuna conciliazione. La Resistenza ha ridato la libertà a tutti gli italiani, fascisti e post fascisti compresi. Se avessero vinto “loro”, si sarebbe instaurato il regno millenario sognato da Hitler, basato sullo sterminio totale degli ebrei e sul dominio della razza ariana pura sopra neri, slavi... (e gli italiani?). Ma nella scuola italiana si studia quella storia? Le commemorazioni una tantum non bastano. W il 25 Aprile che ci ha fatto conquistare la democrazia. W l’8 maggio 1945 che ha visto la sconfitta del nazifascismo.
è iniziato il tesseramento 2019! iscriviti La nostra associazione non è un partito e non sposa i programmi di alcuno di essi, ma cerca anzi di svolgere un’azione critica e unitaria a salvaguardia e a difesa dei principi della Costituzione, azione tanto più importante nell’attuale fase della vita nazionale, caratterizzata da rischi di sbandate populiste, autoritarie, se non addirittura fasciste. Se non riesci a passare dagli uffici dell’Anpi provinciale di Via farini 1 a Reggio Emilia o nella sezione del tuo Comune e desideri iscriverti all’Associazione, scarica il nostro modulo direttamente on line nella sezione
“sostieni Anpi” ed effettua il bonifico bancario intestato ad: Anpi Comitato provinciale Via Farini, 1 42121 Reggio Emilia iban: IT75F0200812834000100280840 Invia tramite fax o email il modulo e copia del bonifico. A pagamento verificato, ti verrà inviata via posta la tessera con il bollino valido per l’anno in corso.
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Notiziario ANPI
Politica
Un chiaro “no” al razzismo e a ogni forma di fascismo Le richieste dell’Anpi ai partiti in vista delle elezioni europee e amministrative. Necessari anche impegno nella lotta alla mafia e alla corruzione, progetti per ridurre le disuguaglianze garantendo lavoro, giustizia e rispetto dell’ambiente
di Ermete Fiaccadori
L’Europa ed il nostro paese si
trovano all’interno di un processo di globalizzazione che non lascia spazio alle iniziative dei singoli paesi che sono destinati a non contare nel panorama internazionale. Gli effetti della globalizzazione economica hanno destabilizzato dei governi in ogni parte del mondo e si è allargato ovunque il divario tra una èlite ricca e istruita e una massa proletaria crescente e insoddisfatta con un futuro incerto e problematico. Le società democratiche si stanno sfaldando. I governi sono sempre più incapaci di controllare gli effetti dell’economia globale e sono deboli ed inadeguati
La sede del Parlamento europeo
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a fronteggiare i fenomeni delle migrazioni ed in particolare di quelle illegali. E’ necessario coinvolgere coloro che condividono l’idea di rilanciare un destino comune a livello europeo. Si vuole chiamare in causa tutte le forze politiche e sociali, senza steccati, pur sapendo che vi sono idee diverse sulle scelte da compiere ma nella convinzione che tanti convengano sulla necessità che l’Europa torni ad essere protagonista. Per questo le prossime elezioni Europee rappresentano un passaggio importante. Viste le conseguenze della Brexit, è stata messa in soffitta l’idea di voler lasciare l’Unione Europea e di uscire dall’Euro, il nostro paese, fondatore dell’uni-
tà europea, improvvisamente ha come riferimento il primo ministro Ungherese Orban e la sua “democrazia autoritaria” un modello che tende a concentrare nelle mani di pochi il potere, che limita la libertà di stampa e di pensiero, che incarcera gli oppositori. Chi sostiene il sovranismo in una società globale, che postula una società chiusa, che si beffa del pensiero degli altri e lo demonizza, chi anima gli spiriti guerrieri contro ogni minoranza, che mette in discussione il valore della democrazia rappresentativa, altro non fa che dar voce alle ragioni storiche della destra più estrema e dei nazionalismi più chiusi che tante tragedie hanno provocato nel secolo scorso. La società è segnata da una
Politica
sensazione di precarietà che la domina, che mina la fiducia sociale nel futuro. Le famiglie italiane hanno subito una pesante riduzione del reddito rispetto alla situazione precedente alla crisi. Per questo la differenza tra ricchi e poveri è aumentata. Ciò ha generato un drammatico e diffuso disagio che ha fatto prevalere, in tanti, la paura sulla speranza. Questo è il quadro che si presenta per le prossime elezioni europee ed amministrative. E’ la condizione nella quale vivono le nostre comunità locali e sulle quali i candidati sono chiamati a esprimere i loro giudizi e formulare le loro proposte. Le discriminanti sulle quali chiediamo a tutte le forze politiche, alle coalizioni e ai candidati di pronunciarsi sono quelle del no ai fascismi e del no ad ogni forma di razzismo. Ma sono anche un chiaro impegno di lotta alla mafia e alla corruzione, progetti per una crescita, nel rispetto dell’ambiente, e per un lavoro dignitoso. Un’azione concreta per ridurre le disuguaglianze tra
ricchi e poveri, tra zone sviluppate e zone depresse, una politica che garantisca le libertà e la giustizia. L’Anpi non è un partito né vuole diventarlo. Non spetta a noi fare scelte al posto dei partiti o appoggiare questa o quella coalizione e tanto meno promuovere iniziative elettorali con loro. Non mancheremo però di esporre le nostre posizioni e idee e chiederemo agli interlocutori un loro pronunciamento su questi temi. Noi vogliamo essere una sorta di collante morale di tutte le forze che si riconoscono nei valori dell’antifascismo e della Costituzione, per perseguire una visione del futuro che abbia l’obiettivo e l’ambizione di un paese e di un mondo più giusto, nel quale le differenze tra i poveri e i ricchi si riducano, nel quale i paesi sviluppati si impegnino concretamente per la crescita economica e democratica di tanti paesi che oggi soffrono per le guerre, per la fame e lo sfruttamento. Come ANPI riteniamo che il nostro paese debba giocare un
OLTRE 350.000 REGGIANI CHIAMATI ALLE URNE
Nella provincia di Reggio Emilia si vota in ben 32 comuni per l’elezione di altrettanti sindaci e di circa 450 consiglieri comunali. Una dozzina di primi cittadini hanno già ricoperto l’incarico per due mandati e hanno deciso di non ripresentarsi. Per i comuni compresi tra 5.000 e 15.000, viene eletto sindaco il candidato che ottiene il maggior numero di voti. Nei quattro comuni con oltre 15.000 abitanti, Reggio, Correggio, Scandiano e Casalgrande, se un candidato sindaco non ottiene la maggioranza assoluta al primo turno, si ritorna al voto per il ballottaggio tra i due candidati più votati. Sono 350.000 le persone chiamate alle urne, dall’alto Appennino alla Bassa pianura passando dalla città capoluogo.
aprile 2019
ruolo attivo a livello internazionale per sconfiggere ogni forma di sfruttamento umano e delle risorse materiali, per perseguire obiettivi di pace, di crescita sociale e civile. Queste erano anche le aspirazioni ed i sogni dei nostri partigiani. Erano le motivazioni che hanno dato loro il coraggio di combattere contro un nemico, il fascismo e il nazismo, che appariva invincibile e indistruttibile. Oggi, per far prevalere questi sentimenti, dobbiamo essere attenti alle persone, essere capaci di interpretare i loro problemi e disagi, essere attivi e propositivi ad ogni livello. Nella sostanza vogliamo essere non una ANPI “partito” ma una associazione libera e indipendente al passo con i tempi che sa essere interlocutore della politica e che è guidata in tutta la sua azione dalla stella polare della Costituzione.
I NUMERI DELLE EUROPEE Tra il 23 e il 26 maggio circa 400 milioni di europei sono chiamati alle urne per eleggere i loro rappresentanti al Parlamento europeo per i prossimi 5 anni. Seggi aperti, in Italia, il 26 maggio. E’ la nona volta che i cittadini dell’Unione Europea votano a suffragio universale: le prime elezioni si sono tenute nel 1979 ma da allora la percentuale dei votanti è andata calando. Nel 2014 in Italia votò il 57,22% degli aventi diritto, in Belgio l’89,64%, in Slovacchia appena il 13,05%. Nel 2018 il Parlamento ha votato a favore di una riduzione del numero dei deputati che passerebbe da 751 a 705. Il numero degli eletti di uno stato membro è calcolato in base alla sua popolazione: si va da un minimo di 6 ad un massimo di 96 rappresentanti parlamentari. L’Italia viene divisa in 5 circoscrizioni elettorali (l’Emilia Romagna rientra nella circoscrizione nord-orientale) e dovrebbe eleggere 76 deputati. .
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Notiziario ANPI
La Resistenza ieri e oggi
“era una guerra che non avremmo voluto fare” Gaetano Davolio racconta la scelta di aderire alla Resistenza 75 anni fa. ‘Durante il fascismo era la miseria più nera. Poi c’erano le provocazioni, le rappresaglie, le torture e gli omicidi. Ringrazio quei socialisti che mi aiutarono a diventare partigiano’.
di Alessandro Fontanesi
Il 19 marzo scorso Gaetano Da-
volio ha compiuto 93 anni e ha festeggiato con la moglie i 70 anni di matrimonio. Date importanti che si uniscono ai tanti altri momenti indimenticabili che hanno caratterizzato la sua vita, nel dolore e nella gioia. In occasione di questo 25 aprile ha deciso di condividere con noi emozioni legate al fascismo e alla Lotta di Liberazione. Cosa ricordi della tua infanzia a Campagnola, in pieno periodo fascista? Sono nato nel 1926 a Campagnola con le mie sorelle. I miei genitori erano braccianti. A undici anni mio padre mi disse che non poteva permettersi di mantenere i miei studi e persino il mio sostentamento, così fui mandato presso dei contadini di Cognento. E nel resto d’Italia, come si viveva? Vivere in una famiglia di mezzadri o di contadini ti permetteva di mangiare ogni giorno decentemente. Oppure se vivevi in una famiglia di braccianti come la mia, le più diffuse e le più povere, non ti potevi permettere nemmeno di piantare una cipolla in terra. Era la miseria più nera, nonostante si voglia far credere che durante il fascismo si stava così bene. Nel 1940 quando il duce annuncia dal balcone di Palazzo Venezia che l’Italia entra in guerra, vigeva il razionamento o il tesseramento del pane, della carne e di ogni altro genere. Fu una cosa per me sconvolgente, credere che attraverso una guerra si sarebbero risolti i problemi della popolazione e ancor più sconvolgente constatare che tanti italiani erano d’accordo. Viste queste condizioni molto difficili, come hai maturato la scelta di diventare partigiano? Nella zona di Ponte Vettigano, frazione “rossa” al confine con
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Gaetano Davolio nella sua casa di Campagnola Emilia (foto di Angelo Bariani)
Rio Saliceto, era consolidato da anni un gruppo di socialisti, i quali cercarono di spronare e indirizzare noi ragazzi più giovani, di sedici e diciassette anni, chiedendo quali fossero le nostre intenzioni una volta ricevuto l’avviso di arruolamento nella Repubblica Sociale Italiana, mettendoci di fronte ad una scelta ben precisa. Vedere le provocazioni e le angherie dei fascisti, le rappresaglie, le torture e gli omicidi come quello dei Battini mi spinsero ad aderire alla Resistenza. La tua famiglia era d’accordo? Per quanto mi riguarda, la mia fu una scelta che avvenne fuori dall’ambito famigliare, non perché mio padre fosse contrario, ma perché se glielo avessi chiesto, certamente mi avrebbe consigliato di non farlo. Per cui non dissi nulla, proprio per evitare complicanze di natura sentimentale e quando ritornai a casa, una decina di giorni dopo il 25 aprile, mio padre non mi rimproverò affatto e si mise a piangere per la gioia di veder-
mi. Decisi così di entrare nella Resistenza nei primi mesi del ’44 insieme ad altri amici, nella zona tra Bondione, Carpi e la Valle di Rio Saliceto. Ciascuno di noi venne assegnato a famiglie fidate di contadini del luogo; al mattino lavoravamo e la sera facevamo le azioni in accordo con il nostro capo squadra. All’inizio non ci furono problemi ma col passare del tempo, ospitare un partigiano poteva significare per le famiglie avere la casa bruciata o la fucilazione per il capo famiglia. Allora cosa decideste di fare? Chiedemmo di essere aggregati ai distaccamenti della montagna, cosa che avvenne abbastanza presto per la necessità di avere nuove forze ai comandi delle brigate della montagna. Così nei primi giorni del marzo 1945, fummo destinati a Parma, inquadrati nella 143^ Brigata Garibaldi, distaccamento “Werti”, nella zona compresa fra Neviano, Traversetolo e Montechiarugolo. La militanza in montagna fu senz’altro meglio rispetto a
La Resistenza ieri e oggi
quella che avevo condotto in pianura, ovviamente non furono tutte rose e fiori, non fu certamente una vacanza, le difficoltà erano enormi anche lassù e cercavamo di non mettere a rischio la vita di quelle generose famiglie che ci hanno sempre ospitati, sfamati e sostenuti. Quindi erano buoni i rapporti con la popolazione? La popolazione inizialmente era diffidente nei nostri confronti, poi, vedendo le nostre azioni ed i volantini che la notte affiggevamo, attraverso i quali invitavamo i giovani e la popolazione stessa a schierarsi con la Resistenza, contro il fascismo e per riconquistare la libertà, i rapporti iniziarono a cambiare. Per noi partigiani era fondamentale raggiungere la definitiva liberazione dal nazismo e dal fascismo, cercando di attenuare in ogni modo la misera che affliggeva la stragrande maggioranza dei cittadini. Con azioni molto rischiose, asportavamo ai tedeschi il formaggio, le vacche o i maiali, che essi rubavano ai nostri contadini e prima che venissero condotti sui vagoni diretti in Germania, portavamo il bestiame in zone prestabilite per la macellazione. Come avvenne al teatro a Campagnola, dove organizzammo con il contributo ed il sostegno della maggior parte della popolazione, l’assalto all’ammasso e la conseguente distribuzione del grano ai nostri concittadini. Con simili azioni efficaci, davamo la dimostrazione che combattevamo questa battaglia a favore del nostro popolo. Furono però soprattutto le famiglie contadine che aiutarono i partigiani, ospitandone anche trenta alla volta, permettendo loro di avere un rifugio, cibo e vestiti. C’è un episodio a cui sei legato o che ha avuto particolare rilevanza durante la tua esperienza di partigiano? Un episodio che non potrò mai dimenticare è quello legato al mio arresto avvenuto nel novembre del ’44. Ero ospite di una famiglia di contadini nella campagna al confine tra Correggio e Novellara; qui mi raggiunse la brigata nera soltanto pochi giorni dopo il mio arrivo. Stessa cosa capitò ad un altro compagno di lotta, Noris Pederzoli, nome di battaglia “Full”, al mattino appena uscito di casa, mentre si recava al suo nascondiglio. La dimostrazione che ogni tua
mossa era sempre controllata e non potevi mai fidarti di nessuno. Parlavi del tuo arresto…. Fui condotto a Correggio alla caserma della brigata nera, situata nell’attuale Palazzo dei Principi, con un altro antifascista. Col coprifuoco dopo le cinque del pomeriggio, l’ordine era di non aprire a nessuno: Chi mi aveva catturato invece insisteva a bussare per chiedere di carcerarci. La guardia disse di portarci dietro al teatro e fucilarci, che avrebbero pensato loro a farci sparire il giorno seguente. Andammo allora nella caserma dell’esercito posta di fronte e il comandante accettò di tenerci in custodia. Fortuna volle che, vedendo i miei documenti, uno degli impiegati che conosceva bene mio padre, si offrì di aiutarmi. Non evitai comunque le sevizie di tre energumeni con bastoni e cinghie, che iniziarono a picchiare sia me che il mio compagno di sventura. Malmesso e dolorante, ma fui liberato. Il mio compagno di cui sapevo soltanto il nome da partigiano,
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ovvero Jim, già più volte picchiato e perseguitato, il giorno dopo venne spedito in Germania a Buchenwald. Riuscì a scampare e fece ritorno nell’autunno del ’45. Morì una decina d’anni dopo la Liberazione, per le gravi condizioni di salute, causate della detenzione nei campi di sterminio. Oggi come giudichi la scelta di diventare partigiano? Sei pentito di questa decisione? La scelta che ho fatto la devo a quei socialisti di cui ho raccontato e nonostante siano trascorsi tanti anni, sento ancora oggi di ringraziarli, perchè mi hanno aiutato a perseguirla fino in fondo, anche se era comunque una scelta rischiosa e che avrebbe potuto comportare delle gravi conseguenze. Le torture, le violenze, le umiliazioni, vedere gli amici che morivano al tuo fianco, ti segnavano nel profondo. Tanto era lo sdegno che montava ma soprattutto l’odio sopito tra la popolazione. Avevamo solo diciotto anni, diventati adulti nostro malgrado, e quella era una guerra che noi non avremmo voluto combattere…
gaetano davolio, nome di battaglia “wherter”
aetano Davolio è nato il 19 marzo del 1926 a Campagnola. Nei primi mesi del 1944 entra a far parte della Resistenza nelle Sap. Nell’ottobre aderisce al PCI, viene arrestato dalla Brigata Nera, torturato e fortunosamente rilasciato. Dopo l’arresto, si forma il Distaccamento Campagnola Nord della 77^ Brigata Garibaldi, operante nella bassa reggiana, a cui Tano viene aggregato per circa tre mesi. Il suo nome di battaglia è Wherter, nei primi giorni di marzo del 1945 viene trasferito con altri compagni a Parma con la 143^ Brigata Garibaldi, Distaccamento “Werti”, fino alla Liberazione. Dal 19 aprile 1953 al 27 luglio del 1970 è sindaco di Campagnola quindi il Partito Comunista Italiano lo invierà a Reggio Calabria, per far crescere la locale sezione. Ha ricoperto successivamente, per ben 15 anni, il ruolo di presidente Anpi di Campagnola, di cui tuttora è Presidente onorario.
Gaetano Davolio, sindaco di Campagnola dal ‘53 al ‘70
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Notiziario ANPI
La Resistenza ieri e oggi
In 1500 a Fabbrico per ricordare la battaglia di 74 anni fa
Almeno tre generazioni assieme per ricordare un momento importante della lotta di Liberazione reggiana. Il sindaco di Marzabotto: ’Non metteremo mai sullo stesso piano vittime e carnefici’.
è stata una bella festa in una splendida giornata di sole quella del 27 febbraio a Fabbrico. C’erano in tanti: la banda musicale, i sindaci della Bassa reggiana, i lavoratori, i bambini, i rappresentanti dell’Anpi e persone comuni. Oltre mille e cinquecento persone si sono date appuntamento per ricordare la battaglia considerata una delle pietre miliari della lotta di Resistenza e della Liberazione. Tutto era iniziato il 26 febbraio del 1945: i partigiani si scontrarono alle porte del paese con i nazifascisti. Per rappresaglia tedeschi e milizia fascista catturarono 22 civili. Il 27 febbraio diversi distaccamenti partigiani ingaggiarono un’azione per salvare dalla fucilazione gli ostaggi: donne, anziani e bambini. Nella battaglia di Casa Bussei persero la vita tre partigiani, Piero Foroni, Leo Morellini e Luigi Bosatelli, e un civile, Genesio Corgini. Fabbrico non dimentica e ogni anno la commemorazione alimenta la memoria e l’attualità dei valori della Resistenza. Il corteo si è
Un momento della manifestazione a Fabbrico lo scorso 27 febbraio
snodato, come da tradizione, tra il cippo ai caduti e il centro del paese. La musica della gruppo musicale di Rolo e Fabbrico e i canti degli studenti dell’istituto Italo Calvino hanno accompagnato i discorsi delle istituzioni. Invitato speciale, quest’anno era il sindaco di Marzabotto: ‘Non metteremo
mai sullo stesso piano vittime e carnefici – ha detto durante il suo discorso Romano Franchi – Siamo qui a ricordare chi ha sacrificato la vita per la nostra libertà. Qui la popolazione ha dato un contributo alla Resistenza che fu un moto popolare e unitario per restituire dignità all’Italia intera’.
non equiparare i partigiani con fascisti di Ermete Fiaccadori
Periodicamente si ripropongono
gli appelli di aprirsi ad uno spirito della riconciliazione ed ai tentativi di equiparare l’azione di tutti i combattenti nella guerra di Liberazione. Un’azione di pacificazione non può certamente essere avviata da iniziative che tendono a parificare i caduti delle forze partigiane con i fascisti ed i militi della R.S.I. che combattevano alleati con le truppe tedesche. Non c’è equivalenza possibile tra la parte che allora sosteneva gli occupanti nazisti e la parte che invece ha combattuto per la pace, l’indipendenza e la libertà. Riteniamo che manifestazioni di pietà umana non possono essere negate a chiunque le richieda ma
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ben diverso è il significato quando si ricerca una visibilità pubblica. La storia ci ha insegnato cosa è successo laddove hanno prevalso le forze fasciste a ci ha detto quali sono state le conseguenze come è successo nella Spagna Franchista. è del tutto evidente come fino ad ora, nel nostro paese, non è stato possibile unificare le “memorie”. Riteniamo che una base civile su cui operare per superare sterili polemiche e volute contrapposizioni debba basarsi su una riflessione storiografica sul passato e cioè sulla conoscenza e comprensione comune di ciò che ha rappresentato il fascismo in Italia. Questa conoscenza comune, che ci avrebbe dovuto portare ad una storia condivisa all’interno della
comune cittadinanza repubblicana, doveva essere promossa sin dal primo dopoguerra. Ciò non è accaduto, anche se era previsto dalla legge Scelba del 1952, e ancora oggi, a 74 anni dalla Liberazione, nel nostro paese si confrontano memorie contrapposte. Per quanto ci riguarda, riteniamo che il più alto momento di pacificazione, nella chiarezza dei contenuti, sia stato quello dalla elaborazione della Costituzione della Repubblica nata dalla Resistenza con la vittoria contro il nazismo e il fascismo. La nostra carta ha marcato la discontinuità più netta e insormontabile con gli anni della dittatura con la affermazione di quei principi che il regime fascista aveva invece offeso e violato.
La Resistenza ieri e oggi
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“Non servono eroi ma cittadini che facciano il loro dovere”
Grande partecipazione anche quest’anno alle manifestazioni organizzate da Libera in tutta Italia per ricordare le vittime della criminalità organizzata. Il giornalista Paolo Borrometi vive da anni sotto scorta: ‘Vedo la Liberazione dalle mafie anche se la Resistenza non deve mai finire’.
di Barbara Curti
paderni e le accuse infondate
Paolo Borrometi è un giornalista
di 36 anni. Da nove anni scrive di come la mafia continui a impoverire la sua terra, la Sicilia. Per questo è stato prima minacciato poi picchiato ed ora condannato a morte da Cosa Nostra. La sua risposta è stato un libro coraggioso: ‘Un morto ogni tanto. La mia battaglia contro la mafia invisibile’. Una battaglia che Borrometi sta facendo conoscere a tutta Italia. Lo abbiamo incontrato all’istituto D’Arzo di Montecchio in un incontro organizzato da Libera e Agende Rosse e in una delle iniziative volute dal comune nell’ambito di ‘Scandiano Resiste’. Per una persona come te cosa rappresenta oggi la parola Resistenza? Voglio ricordare innanzitutto le parole di Antonino Caponnetto che parlava ai giovani e diceva: ‘Siate partigiani di una nuova resistenza, la resistenza dei valori e la resistenza degli ideali.’ Oggi siamo in un momento storico particolare in cui vi sono rigurgiti fascisti inaccettabili e sempre più presenti. Un momento storico in cui addirittura rappresentanti istituzionali cercano di riscattare la memoria di dittatori cruenti come è stato Benito Mussolini nel nostro paese. Quindi penso che la parola Resistenza rappresenti un valore fondamentale e fondante, innanzitutto per i ragazzi e poi per ognuno di noi. Resistere per me vuole dire continuare a scrivere nonostante la paura, le minacce e le sofferenze. L’idea di libertà ti aiuta ad andare avanti? La libertà è fondamentale e aiuta tantissimo. Io mi emoziono tanto quando parlo ai giovani e quando parlo alle persone più anziane prendo il coraggio da loro. I ragazzi devono comprendere che questo paese non ha bisogno di eroi, ha bisogno di cittadini che facciano il proprio dovere. Questo è Resistere, questi sono i valori che vanno trasmessi ai ragazzi. Ti senti un po’ un partigiano contemporaneo e vedi l’arrivo di una Liberazione?
Paolo Borrometi a Scandiano durante la presentazione del suo libro “Un morto ogni tanto”, nell’ambito del calandario di iniziative SCANDIANO (R)ESISTE 2019 (foto Libera Reggio Emilia)
Io non ho la presunzione di definirmi un partigiano. So certamente che ho studiato quei valori e che cerco di meritarli nell’esempio che ci hanno dato. Io non vedo la fine della Resistenza perché la Resistenza deve continuare all’infinito. Vedo però la Liberazione, ma quella Liberazione che come un sogno arriverà semplicemente con l’impegno di ognuno di noi.
Nei giorni scorsi Tilde Cigni, vedova di Amleto Paderni, ex comandante del battaglione della 76ª brigata SAP ed ex sindaco di Scandiano, assieme alle figlie Maria Teresa e Donata hanno presentato denuncia per diffamazione a mezzo stampa nei confronti di Gianfranco Stella per aver accusato Amleto di essere stato il mandante dell’assassinio del dottor Luigi De Buoi il 18 maggio 1945. L’accusa è stata confutata producendo copia della sentenza della Corte di Appello di Bologna che il 5 aprile 1951 ha sentenziato: “nei confronti del Paderni deve dichiararsi non doversi procedere per non aver commesso il fatto”.
I 75 anni dello sciopero di Montecavolo
Commemorazione dello sciopero del 1° marzo 1944 a Montecavolo (foto di Laura Rodolfi)
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ontecavolo ha commemorato lo sciopero del 1° marzo 1944, simbolo di svolta della Resistenza in Italia. Protagonisti gli studenti della scuola primaria ‘Mameli’ che hanno realizzato un colorato cartellone dedicato alla pace. I rappresentanti del comune e dell’Anpi hanno ricordato il valore storico della mobilitazione, indetta per chiedere l’aumento di salari e razioni alimentari. L’astensione del lavoro fu totale, un atto esemplare di sfida al fascismo. In paese 150 manifestanti fermarono la corriera proveniente da Ciano e disarmarono i fascisti. In 200 della guardia nazionale arrivarono da Reggio per punire quel moto di orgoglio e rabbia. Seguirono case bruciate, arresti, torture e l’omicidio di Romeo Ghidoni. Questa grave rappresaglia però contribuì a rafforzare la Resistenza nella zona di Quattro Castella e diede prova dell’esistenza di un’organizzazione segreta, perfettamente funzionante, capace di mettere in difficoltà i nazifascisti.
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Notiziario ANPI
La Resistenza ieri e oggi
Donne, lavoro, diritti: una lotta che non finisce
Nel 2018 rimane ancora una vistosa disparità uomini e donne nella partecipazione alla vita politica, sociale ed economica nel nostro paese. Le donne sono più precarie, più povere e più deboli.
di Elvira Meglioli*
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n talia, ma anche nella nostra Reggio Emilia, siamo ancora lontani dalla parità di genere e questo non è un vezzo per nostalgici delle battaglie civili, ma riguarda una seria necessità di progresso sociale. L’accesso al mercato del lavoro, i livelli di disoccupazione, le condizioni di lavoro e retributive mostrano ancora vistose disuguagliaze. Anche laurea e master non assicurano la carriera alle donne, strette in contratti con minori tutele, gravate dalla preoccupazione di perdere il lavoro, confinate in settori tradizionali e non strategici. Se guardiamo alle nuove tecnologie, poi, scopriamo che in Italia le professioniste dell’Intelligenza Artificiale sono il 28%. Più che un soffitto di cristallo, sembra un muro di gomma. Secondo dati Eurostat, la partecipazione delle donne al mercato del lavoro ci vede ancora agli ultimi posti delle classifiche europee. Crescono le occupate ma la qualità dei posti è peggiorata: aumenta il part-time invlontario, i contratti a tempo determinato e precari. Reggio Emilia non fa eccezione: sul totale degli avviamenti al lavoro a tempo indeterminato nel 2018, solo il 36,6% ha interessato le donne mentre spicca la presenza femminile negli avviamenti al lavoro a tempo parziale, circa il 62%. Il lavoro è lo strumento fondamentale per superare il gap di genere, la subalternità di una società ancora patriarcale e la migliore protezione contro violenza e molestie. E’ dunque evidente che occorre una pluralità di interventi per favorire l’occupazione femminile; non bastano i “bonus”, né i cinque giorni di congedo per paternità previsti dalla legge di bilancio 2019. Servono investimenti
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pubblici finalizzati alla creazione di lavoro, servizi educativi e socio sanitari, scuole per l’infanzia, congedi parentali maggiormente retribuiti e con quote riservate ai padri, per realizzare una effettiva condivisione dei doveri familiari. La complessità della questione nel nostro paese continua purtroppo ad essere affrontata in modo superficiale e perfino il linguaggio del potere sembra aver subìto una involuzione. Basti pensare al dibattito politico e sociale degli ultimi mesi, caratterizzato da preoccupanti attacchi ai diritti civili e femminili, conquistati con fatica e determinazione. Un chiaro esempio di questa tendenza regressiva e autoritaria è il DDL Pillon, un pericoloso tentativo di riformare il diritto di famiglia a danno di donne e bambini. Il primo fine del DDL è quello di rendere il percorso di separazione e divorzio irto di ostacoli, prevedendo la mediazione obbligatoria e onerosa, che allunga i tempi ed aumenta la difficoltà delle donne di denunciare le eventuali violenze subite. Per quanto riguarda l’assegno di mantenimento, i genitori dovranno provvedere
ognuno a metà delle spese, a prescindere dal reddito, fingendo di non sapere che questa scelta è punitiva nei confronti delle madri, che ancora perdono il lavoro dopo la maternità. E’ la stessa filosofia che ha ispirato il sostegno economico pubblico ad associazioni pro vita in alcune città del nord e l’adesione del Governo al “XIII Congresso mondiale delle famiglie”: imporre una visione di famiglia disallineata dal mondo reale ed in contrasto con il dettato costituzionale rispetto alla laicità dello stato e alla libertà di pensiero. Per tutti questi motivi la CGIL, insieme a centinaia di altre associazioni, (tra cui l’Anpi, vedi notiziario gennaio 2019 ndr) continua a chiedere il ritiro del DDL perché, con la sua approvazione, si rischia un arretramento dei diritti civili che le donne hanno contribuito ad ottenere in decenni di lotte. Resistere su questi temi è necessario e doveroso per consentire l’evoluzione nel rapporto tra i generi, sia nella sfera privata che in quella pubblica. *CGIL Reggio Emilia
Manifestazione nazionale CGIL, CISL e UIL dello scorso 9 febbraio a Roma (foto CGIL Reggio Emilia)
La Resistenza ieri e oggi
aprile 2019
La catena resistente di Liviana Iotti*
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chi, come me, veleggia ormai verso i 70 anni può capitare di porsi diverse domande su come sarà il futuro, sulle grandi scelte che guideranno i nostri figli e i nostri nipoti. E soprattutto una domanda: siamo in grado di lasciare loro idee e valori in cui abbiamo creduto? Parliamo di “Resistenza”. Noi siamo stati nutriti dalla narrazione diretta degli eventi e delle azioni reali di quel periodo storico. Mia madre, staffetta partigiana, morta due anni e mezzo fa, ha potuto raccontarmi direttamente, con la sua voce, con il suo sguardo nel mio, il significato umano e politico delle sue scelte. Nonostante il mio sforzo, non riuscirò mai a trasmettere con la stessa intensità e la stessa condivisione profonda quel racconto a mio figlio. Perché io non c’ero e per lui la mia narrazione è semplicemente “storia”, quella “storia” che viene letta con il distacco creato dai decenni e soprattutto dalla mancanza del testimone vivente. E per lui quei valori sono valori teorici, concetti ancora validi forse, ma tutti da riempire con la sua realtà. Spero invece di essere riuscita a trasmettergli, con la stessa intensità con cui mia madre mi aveva insegnato i valori della sua lotta, il mio impegno sulle battaglie per il lavoro, per i diritti civili, per la parità tra l’uomo e la donna, tutto ciò che è stata la “mia Resistenza”. Insomma il mio contributo, il mio anello a quella catena di valori che dovrebbe collegare generazione a generazione. Il nostro esame di coscienza, quando si entra nell’ultima parte della vita, forse dovrebbe partire da qui, dal chiederci se siamo stati capaci di vivere una “nostra Resistenza” degna di essere ricordata, trasmessa e anche utilizzata da chi viene dopo di noi. Insomma un esempio di valori che serva da molla alle nuove generazioni. Poi penseranno loro, i giovani, a riempire di nuovi contenuti le “loro Resistenze” e a costruire nuovi anelli nella catena dei valori. A volte mi chiedo se in questa fase, noi, che stiamo diventando anziani, stiamo facendo abbastanza per questo. Temo che molti di noi siano vittima di troppi sensi di colpa. Di errori ne sono stati compiuti, è vero. Ma sarebbe sbagliato non insistere su conquiste giuste che abbiamo contribuito a raggiungere e che sono sempre a rischio, come l’affer-
mazione della dignità nel mondo del lavoro, il rafforzamento nella donna della coscienza di essere autonoma e responsabile quanto un uomo, l’apprezzamento della diversità come qualità e non come ostacolo, la coscienza di essere soltanto una parte dell’ecosistema e non i suoi padroni.
Sono soltanto alcuni dei traguardi di cui possiamo essere fieri. Dobbiamo raccontarli e ricordarli spesso ai nostri figli e ai nostri nipoti, per rafforzare e consegnare loro la “catena resistente”. *giornalista, già caporedattrice di Telereggio e direttrice di Mantova Tv
Ambiente, studenti e Resistenza di Cristian Colubriale*
La giornata del 15 marzo 2019
ha decretato l’inizio di una nuova forma di Resistenza della quale forse non tutti sono consapevoli. Il mondo e in particolare la classe dirigente politica, sono ora costretti a dare ascolto ai milioni di studenti che, animando e colorando le città di ogni continente, si fanno promotori di un movimento che pone al centro il cambiamento climatico e l’ecologia. La comunità scientifica da anni avverte sulle catastrofiche previsioni, se non si interviene tempestivamente per tutelare la salubrità del nostro ecosistema. Non sono bastati gli accordi e gli impegni della comunità internazionale, peraltro dai più disattesi. Non bastano le poche e ininfluenti misure che a livello nazionale vengono promosse. Di questo se n’è accorto ormai chiunque ma sono i più giovani che hanno deciso di farsi promotori di un movimento transnazionale, pacifico e apartitico, che si impegna a rendere prioritaria la questione ambientale. L’appello è a partecipare ad una ‘Resistenza’ verso chi cerca di imporre un sistema di sfruttamento incondizionato e scellerato delle risorse naturali, di inquinamento senza limiti che pone le specie animali prima, e l’umanità poi, a rischio di estinzione. Resistere vuol dire opporsi a tale sistema cercando di cambiarlo dall’interno, tanto attraverso la pressione esercitata sui governi quanto assumendosi le proprie responsabilità facendo piccole cose per ottenere grandi risultati. “Riprendiamoci il futuro” vuol dire resistere in prima persona, opporsi alle malsane abitudini che stanno mettendo a repentaglio il mondo in cui viviamo e quello che lasceremo ai nostri figli. Resistere
vuol dire partecipare, impegnarsi e lottare in prima fila affinché la propria voce venga ascoltata e affinché il sistema cambi radicalmente. Di fronte alle sfide che dovremo affrontare, si è tutti potenziali vittime e carnefici. Non si può ignorare la responsabilità oggettiva che grava sulle spalle di ognuno. Tuttavia non si può ignorare nemmeno che c’è chi può avere un impatto più decisivo di altri attraverso le proprie azioni. Con questa consapevolezza e questo senso di responsabilità, studenti e società civile di tutto il mondo chiedono a gran voce un’attenzione prioritaria e immediata sulle crisi climatiche che espongono l’uguaglianza e la libertà ad un rischio esistenziale. Resistere ai cambiamenti climatici non deve più voler dire chiudersi in casa quando il livello di inquinamento dell’aria supera le soglie critiche consentite. Resistere non può più voler dire migrare e fuggire da regioni soggette a desertificazione e gravi crisi idriche. Resistere deve ora voler dire impegno, partecipazione e assunzione di responsabilità. E i giovani di tutto il mondo sembrano essere un esempio da ammirare, imitare ed ascoltare. * 20 anni, rappresentante di FridaysForFuture RE
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Notiziario ANPI
La Resistenza ieri e oggi
Bibbiano ricorda Francesca Del Rio, la partigiana “Mimma”
Inaugurato il piazzale che porta il nome della combattente ‘Mimma’, grazie all’impegno di comune e Anpi. I ragazzi della scuola “Dante Alighieri” hanno letto il racconto della sua partecipazione alla Resistenza, rilasciato ai loro coetanei dodici anni prima.
di Irene Guastalla
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“ n giorno, a scuola, è arrivata un’altra testimone che ci ha commosso per gli avvenimenti che ha raccontato; li ha presentati in modo semplice, come fossero cose da poco e noi crediamo invece che bisogna essere degli eroi per sopportare le torture come ha fatto lei e che bisogna avere un coraggio da leoni per affrontare situazioni così pericolose”. Con queste parole di stupore e commozione, gli studenti del terzo anno della scuola media “Dante Alighieri” commentarono l’incontro, avvenuto nel 2007, con Francesca “Mimma” Del Rio. Da quel racconto nacque una pubblicazione dal titolo “Per non dimenticare”. E infatti Bibbiano non dimentica il coraggio di questa donna, intitolando, il 9 marzo 2019, al suo nome un piazzale. Terza di cinque fratelli, figlia di Nicola, contadino comunista e reduce di guerra, Mimma nacque a San Polo il 1° marzo 1925. A dieci anni fu segnata dall’aggressione del padre da parte di “squadracce fasciste”: a causa delle percosse subite, morì nel 1940 dopo un calvario di cinque anni. Per Mimma quello fu l’evento che maggiormente condizionò le sue decisioni future tanto che raccontò: “… In me cominciò a crescere un sentimento di avversione nei confronti dei fascisti che erano padroni del nostro paese. Non vedevo l’ora che le cose cambiassero e potessi agire per vendicare la morte di mio padre; quest’occasione si presenta dopo l’8 settembre 1943”. Quell’anno cominciò per lei la lotta di Liberazione, inizialmente come staffetta tra la val d’Enza e Reggio Emilia col compito di consegnare ordini, armi e munizioni ma anche di partecipare a pattuglie notturne con la Brigata SAP di San Polo. L’11 dicembre 1944 Mimma, a seguito della denuncia di un fascista locale, venne arrestata. “…Fui prelevata da casa mia, in avanzato stato di gravidanza, alle 4,30 del mattino, vestita solo della camicia da notte e con un paio di ciabatte di pez-
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Francesca Del Rio negli anni della Resistenza
za ai piedi”. Dopo la cattura venne rinchiusa nel famigerato presidio “antiguerriglia” di Ciano d’Enza, luogo di morte e torture. La stessa Mimma affermò: “Fui sottoposta a torture, ma di queste non voglio parlare, ho impiegato tutta la vita a cercare di dimenticare…”. Probabilmente tra il 9 e il 10 gennaio 1945, decise di tentare le fuga: “Chiesi di essere accompagnata in bagno e lì sono riuscita ad aprire il finestrino e… ad uscire dal secondo al piano terra; per fortuna c’era sotto un mucchio di neve che attutì la mia caduta”. Cominciò allora una fuga nella not-
te, scalza, nella neve, che la portò a Grassano, presso la famiglia Ganapini. Da lì, dopo essersi vestita e fatta portare il cavallo di famiglia, partì alla volta del Comando Partigiano di Cerredolo, galoppando senza sella e con il mitra sotto il braccio. Mimma diventò una partigiana combattente, con il compito anche di parlare alle donne per prepararle al futuro democratico del paese. In una lettera inviata dalla caposquadra Teresa Vergalli ,‘Anuska’ il 18 aprile 1945, si legge: “Noi assicuriamo a queste donne che il nostro obiettivo è l’unione di tutte le italiane in un solo organismo; che possa avere un peso sul governo libero democratico di domani, e difendere i diritti della donna.” Il 25 aprile, insieme ad altri partigiani, Mimma entrò nel suo paese, San Polo, in sella al suo cavallo, ormai arruolato anch’esso tra i ribelli! Sarà proprio la scoperta della sopracitata lettera, portata da Mimma nel 2007 ai ragazzi, a dare il via ad una serie di iniziative perché il ricordo di questa grande partigiana non cadesse nell’oblio. ‘Anuska’, infatti, a seguito della morte di Mimma avvenuta solo un anno dopo, si ripromise di lavorare per far rivivere la sua straordinaria vicenda. Come in una staffetta, la memoria delle grandi figure della Resistenza, passa di generazione in generazione fino ad arrivare al traguardo di un futuro migliore.
La targa di intitolazione del piazzale a Francesca del Rio “Mimma” (foto di Fotostudio Gi - Bibbiano)
aprile 2019 pensieri su reggio
In tanti per riflettere sulla Reggio di ieri e domani Primo confronto pubblico dell’iniziativa ‘Pensieri su Reggio’ promossa dall’Anpi per ragionare sulla forza e le debolezze della nostra realtà. Ottima la risposta del pubblico.
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a cultura, l’istruzione, il lavoro ma anche la politica, i diritti civili e sociali, la forza e le debolezze nella storia di Reggio Emilia. Sono alcuni dei temi attorno ai quali si è sviluppato il dibattito per presentare la pubblicazione che raccoglie le riflessioni di Don Giuseppe Dossetti, Giuseppe Gherpelli, Carla Rinaldi e Tiziano Rinaldini, intervistati da Giuseppe Pezzarossi. Il dibattito ha seguito la traccia dalle interrogazioni contenute nel volumetto, ‘Pensieri su Reggio’, legate ad alcuni nodi riguardanti la storia di Reggio, come parte di una più ampia storia nazionale e globale: da un lato la ricerca di caratteri originali che hanno fatto sì che nel secolo scorso la nostra realtà potesse conseguire risultati importanti nei diritti sociali e civili e nella qualità della vita; dall’altro lato l’identificazione delle cause di una difficoltà nell’assicurare il mantenimento e l’avanzamento di tali conquiste. Don Giuseppe Dossetti ha richiamato, sullo sfondo dei problemi vissuti nei decenni trascorsi dalla nostra realtà, l’indebolimento del senso di comunità e l’affermarsi diffuso del principio di individualismo esasperato. Ha indicato come manifestazioni di un malessere generalizzato fenomeni che vanno dalla diffusione delle tossicodipendenze alle espressioni di rabbia impotente. Ha criticato la presunzione reggiana, talvolta affiorante, di reputarsi un’isola. Ha richiamato la necessità che la politica non abdichi e non rinunci al proprio ruolo di orientamento e di raccordo. Ha invitato infine ad uno sforzo rinnovato di studio e di lettura. Giuseppe Gherpelli ha rimarcato l’utilità di momenti come quello provocato dall’Anpi, con il recupero di testimonianze e la necessità di dare conto di una storia importante. Ragionando sulla genesi della stagione di grande fermento e avanzamento della realtà
Da sinistra: Don Giuseppe Dossetti, Giuseppe Gherpelli, Ermete Fiaccadori, Giuseppe Pezzarossi, Tiziano Rinaldini alla presendazione di “Pensieri su Reggio” (foto Anna Parigi)
reggiana (gli anni ‘60 e ‘70), ha respinto l’immagine che si potesse trattare di un moto concepito a tavolino, secondo un disegno preordinato. Non un prodotto di élite ma un moto collettivo e ‘dal basso’. Ha inoltre indicato nei limiti della conduzione politica della sinistra una delle principali cause delle difficoltà che si vivono ora: con la subalternità al pensiero liberale dominante, la ricerca fuorviante di “terze vie”, la perdita di crucialità dei riferimenti al tema del lavoro. Che va rimesso al centro dell’impegno e della lotta per i diritti. Così come occorrerebbe anche per il tema della scuola. Tiziano Rinaldini ha confermato che c’è bisogno di condurre una ri-cognizione per rendere conto di una storia locale, come parte di una storia più grande. Un percorso critico che rifugga dal richiamo di un presunto “modello” della storia reggiana, e che non cada in un infruttuoso richiamo nostalgico. La chiave di lettura, di dimensione generale, entro cui iscrivere anche la storia reggiana, è costituita dal fatto che nei decenni trascorsi si è chiusa un’epoca del movimen-
to operaio. E’ andata in crisi la soggettività del lavoro e non si è superata la separatezza tra dimensione sociale e dimensione politica. Oggi il confronto si gioca eminentemente su una dimensione internazionale e globale. Giuseppe Pezzarossi, che ha coordinato la discussione, dopo l’introduzione di Ermete Fiaccadori, ha anche richiamato i temi principali del contributo di Carla Rinaldi, che per improrogabili impegni non ha potuto essere presente, rimarcando quanto l’esperienza dei nidi e delle scuole dell’infanzia sia stata generata nella sua fase originaria da una forte spinta dal basso, che le istituzioni locali hanno saputo raccogliere; e quanto, nell’esperienza condotta in tutti questi anni, sia stato centrale il ruolo dell’educazione tanto per la formazione del cittadino che come snodo per l’intera comunità. Consigliamo, a coloro che volessero approfondire, di richiedere copia della pubblicazione presso la sede dell’Anpi provinciale, in Via Farini in centro città. E’ possibile anche collegarsi al sito internet di Anpi dove è possibile sfogliare il volume in formato digitale.
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Notiziario ANPI
Attualità
quelli che la ‘ndrangheta se la vanno a cercare
Il procuratore della Repubblica Marco Mescolini richiama gli imprenditori reggiani all’autocritica circa i cedimenti nei confronti della criminalità Di Roberto Scardova
Il tema è più che mai attuale:
come preservare etica e legalità nell’impresa economica, difenderla cioè dalla corruzione e dalle penetrazioni mafiose. All’indomani della sentenza del processo Aemilia, coi 1226 anni di carcere inflitti a 180 condannati (sia pure nel primo grado di giudizio),anche i responsabili dei principali settori economici della nostra provincia si sono posti il problema. La lunghissima lista dei reati riscontrati dagli investigatori (riciclaggio, corruzione, false fatturazioni, evasione, minacce, estorsioni, incendi dolosi, strozzinaggi, associazione a delinquere) ha mandato all’aria l’immagine ottimistica costruita da chi per tanti anni ha potuto affermare, con troppa sicurezza, che “da noi non può succedere”. Invece è accaduto. La presun-
ta verginità dell’Emilia felice è stata violata, il nostro comparto economico è stato brutalizzato, e del resto ancora oggi polizia e carabinieri sono al lavoro per ricostruire e svelare i meccanismi attraverso i quali cosche criminali hanno potuto - qui e nelle altre regioni del Nord - godere tanto a lungo di complicità diffuse, ed accumulare ricchezze illecite ai danni delle imprese oneste. Nuove indagini avvertono che, pure colpite, le cosche non si sono fermate e continuano a rodere il tessuto economico. Ogni giorno più pericolose perché sanno avvalersi anche dei moderni sistemi informatici: enormi masse di denaro sporco girano per l’Europa, giganteschi capitali provengono da speculazioni finanziarie e dal traffico di stupefacenti ed attendono il momento per riciclarsi ed avvelenare ulteriormente la economia di
L’intervento del Prefetto di Reggio al convegno sul rapporto economia e criminalità
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interi paesi. Una città, una provincia non bastano a rispondere con efficacia a questa minaccia. Tanto più disponendo di strumenti legislativi e di controllo finanziario che già non hanno funzionato. Aprendo il convegno organizzato insieme alla Prefettura di Reggio, all’Ordine dei commercialisti ed al Consiglio notarile, il presidente reggiano di Unindustria, Fabio Storchi, ha mostrato di credere che la soluzione del problema vada principalmente affidata all’azione delle forze politiche. Ed ha invocato misure legislative a protezione delle imprese oneste. L’alterazione del mercato, ha affermato Storchi, è ormai una realtà quotidiana. Là dove è maggiore la legalità, maggiore è lo sviluppo: ebbene, le statistiche dicono che l’Italia viene dopo il Botswana. Per Storchi le imprese soffrono “l’affollarsi disordinato di uffici
Attualità
burocratici”, in conseguenza del quale le imprese illegali sono favorite nella aggiudicazione degli appalti. Per il Prefetto di Reggio, Maria Forte, ciò che è mancato è invece una piena cultura della legalità da parte degli operatori economici di casa nostra. La penetrazione ‘ndranghetista ha potuto svilupparsi soprattutto grazie alla sua capacità di agire dal basso, proponendosi in sostanza come società di servizi a costi convenienti. Le cosche si sono offerte di procurare alle aziende mezzi di trasporto, manodopera in nero ed al riparo da protezioni sindacali, false fatture con recupero truffaldino dell’Iva, persino forniture di carburante e smaltimento di rifiuti. Tutto questo in un periodo di stagnazione, così che agli imprenditori piccoli e medi è parso di potersi mettere in qualche modo al riparo dalla crisi, mentre ai gruppi criminali premeva invece costruire un “network” di relazioni, creare delle complicità di cui avvalersi al momento opportuno. Gli effetti di questa strategia, ha rilevato il comandante della Guardia di Finanza generale Giu-
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aprile 2019
tendono informazioni chiare sui precedenti penali dei clienti. Di fronte a tutto questo, difficile continuare a sostenere che i nostri imprenditori sono del tutto innocenti, e soltanto vittime della progressione mafiosa, della crisi e di leggi inappropriate. Con toni assai secchi lo ha fatto notare il procuratore della Repubblica Marco Mescolini, titolare della inchiesta Aemilia. “Nella mafia – ha scandito – non si inciampa per caso”: ovvero chi si è trovato invischiato nelle operazioni criminali è perché ha scelto consapevolmente di partecipare ad un sodalizio illegale, per trarne il massimo profitto. Senza mettere in conto, però, che chi si lega a mafia e camorra finisce per doverne subire assoggettamento, subornazione, obbligo di omertà. E se si lamenta l’esistenza di leggi fatte male, che possono aumentare il tasso di burocrazia e dunque facilitare le attività mafiose, è vero però che queste leggi possono essere ristudiate e corrette: ma non possono valere da scusante a fronte di un cedimento ai poteri criminali tanto esteso quanto quello messo in luce da Aemilia.
seppe Gerli, si sono rivelati particolarmente penetranti in una regione come l’Emilia Romagna, che produce il 10 per cento del Pil nazionale, ed esporta all’estero merci per 47 miliardi. Lo dimostra il caso delle cosiddette “agromafie”: la nostra regione è ai primi posti nella classifica nazionale delle regioni più esposte a rischi di penetrazione mafiosa. Qui le illegalità appaiono particolarmente diffuse: nel 2018 sono stati individuati ben 500 lavoratori in nero, e l’evasione fiscale ha toccato livelli altissimi. Non meno sconfortante il quadro offerto dal sistema finanziario. Il colonnello Gianluca Filippi, del Nucleo di polizia valutaria, ha rivelato che negli ultimi tre anni a Reggio sono stati segnalati ben 2644 casi di operazioni sospette, in realtà in gran parte archiviate. Ciò che conta, tuttavia, è che a segnalare le possibili infrazioni sono state soprattutto – al 90 per cento - le banche, ben poche le segnalazioni pervenute dai professionisti col dovere di controllo, quali commercialisti e notai. Da parte di questi professionisti, poi, raramente si pre-
cento storie di ordinaria criminalità
na tempestiva iniziativa editoriale di “Socialmente” consente di ricostruire dall’interno la inchiesta Aemilia, attraverso le Il 15 gennaio 2015 il giudice del Tribunale di Bologna Alberto Ziroldi, su richiesta del Sostituto Procuratore Marco Mescolini, firma un documento di 1377 pagine in cui si ordina l’arresto di oltre cento persone. La maggior parte dei cittadini in Emilia-Romagna vicende personali di alcuni dei ancora non sa, quel giorno, cosa sta per succedere. Ancora si pensa che la ‘ndrangheta sia lontana almeno quanto i mille chilometri che separano Reggio Emilia da Crotone. protagonisti della conquista maCerto: nel tempo qualcuno è venuto su e ha messo in piedi attività illecite anche nella grande pianura, ma tutto sommato l’impermeabilità del territorio tiene. Tutto sommato fiosa del nostro territorio. Cento i vari Nicolino Sarcone e Grande Aracri, ammesso che siano mafiosi, le estorsioni se le fanno tra di loro e non scalfiscono il solido tessuto democratico di questa regione. Si vuole credere a questo, si fatica a vedere quanto sia grande il mostro, ad ammettere storie, raccolte dall’ex direttore quanto sia profondo il radicamento. Poi, all’alba del 28 gennaio, migliaia di carabinieri salgono sulle loro gazzelle e sciamano in tutta la regione scortati da elicotteri per di Telereggio Paolo Bonacini, eseguire gli ordini di carcerazione. Il Procuratore Nazionale Antimafia Franco Roberti la definisce un’indagine “storica, senza precedenti”, e la comunità si risveglia da un sonno durato vent’anni. Inizia così il più grande processo alla ‘ndrangheta celebrato in Italia, e spiegano come sia stata possiprosegue con 220 persone alla sbarra, con 195 udienze nell’aula bunker del Tribunale di Reggio Emilia, con oltre 1500 anni di carcere contenuti nelle sentenze dell’ottobre 2018. bile la massiccia penetrazione L’intera regione ora è davanti alle proprie responsabilità, che si possono riassumere in una semplice constatazione: “non avevamo capito niente”. Benvenuti in Aemilia. criminale in una provincia, in una regione storicamente note per il Il più grande processo italiano valore sempre riconosciuto al laalla ‘ndrangheta voro ed alla intelligenza imprenditoriale. Con la prefazione del Paolo Bonacini Prefetto Antonella De Miro, che Prefazione di Antonella De Miro a Reggio condusse con succesPostfazione di Susanna Camusso so una dura lotta alle infiltrazioni criminali, e la postfazione di Susanna Camusso, già segretario generale della Cgil, il volume ‘Le cento storie di Aemilia’ mette in luce come la ‘ndrangheta abbia potuto inquinare il tessuto economico e sociale, mentre da più parti si continuava a sostenere che le cosche da noi non avrebbero mai potuto svilupparsi. Come constata amaramente Bonacini, in realtà “noi non avevamo capito niente”. COLLANA
L’AUTORE Paolo Bonacini ha seguito come giornalista le 195 udienze del processo alla cosca Grande Aracri. Cura dal 2016 per la CGIL di Reggio Emilia il blog “L’Emilia oltre Aemilia”. Scrive per ilfattoquotidiano.it. È stato direttore responsabile di emittenti televisive a Genova, Trento, Reggio Emilia e autore di reportages sui temi della cooperazione internazionale. Ha pubblicato tre romanzi - “Il segreto del Farnese”, “Morte allo stadio”, “Brigata Katiuscia” - e il saggio sulla comunicazione televisiva “Una voce nell’etere”.
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Bonacini Le cento storie di Aemilia
SAGGI, MATERIALI E MEMORIE
PREFAZIONE Antonella De Miro, oggi Prefetto di Palermo, ha guidato dal settembre 2009 al settembre 2014 la Prefettura di Reggio Emilia e condotto in quegli anni una rigorosa e dura lotta alle infiltrazioni nel territorio, firmando decine di interdittive antimafia. Le fu recapitata una busta anonima contenente un proiettile calibro 7,65 e subì gli attacchi politici della cosca Grande Aracri che arrivò a dichiarare a Speciale TG1: “La vera mafia è nella Prefettura”. Non si piegò mai alle minacce.
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Notiziario ANPI
Costituzione
dalla bibbia alla costituzione: non opprimere lo straniero La legge italiana tutela i diritti inviolabili dell’uomo e di asilo politico. Ma fin dall’antichità ci si pose il problema di non discriminare il diverso. ‘Anche voi foste stranieri in terra d’Egitto’ recita il Libro dell’Esodo.
di Giancarlo Ruggieri
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a chiave di volta del sistema normativo che regola la condizione dello straniero è costituita dall’art. 10 della Costituzione. Abbandonata la regola della condizione di reciprocità (art. 16 delle disposizioni sulla legge in generale premesse al codice civile), l’art. 10, 2° comma, sancisce che la condizione giuridica dello straniero è regolata dalla legge in conformità delle norme e dei trattati internazionaliLa seconda parte di tale disposizione si raccorda al 1° comma dello stesso articolo, secondo il quale “l’ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute”. Tali disposizioni predispongono due poderosi baluardi a tutela dello straniero. La prima tutela è costituita dalla “riserva rafforzata di legge”, in base alla quale soltanto la legge voluta dal Parlamento, il massimo organo di rappresentanza democratica, può disciplinare la condizione giuridica dello straniero, sottraendo la materia all’arbitrio di interventi amministrativi, eventualmente
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ispirati da pulsioni poliziesche e discriminatorie di governi autoritari. La seconda tutela è costituita dall’obbligo di conformità alle fonti di diritto internazionale, che riconoscono specifici diritti agli stranieri nonché a tutti gli appartenenti alla specie umana. E qui subentra l’art. 2 della Costituzione, secondo il quale “la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”. Sotto tali aspetti, pertanto, lo straniero è titolare a pieno titolo dei diritti riconosciuti a tutti gli esseri umani in quanto tali, a prescindere dalla loro appartenenza ad una Nazione. Restano invece fuori i diritti politici, in quanto presuppongono un rapporto specifico fra il cittadino e lo Stato. Un ulteriore sviluppo dei diritti fondamentali e inviolabili, che attengono al rispetto della persona, cittadino o straniero che sia, è costituito dal diritto di asilo politico, previsto dal 3° comma dell’art. 10.
Esso è riconosciuto allo “straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana”. Anche questa materia è presidiata dalla “riserva di legge” ed è sottratta alla discrezionalità amministrativa degli organi di governo. Il diritto di asilo politico trae origine anche da convenzioni internazionali, fra cui quella di Ginevra, alle quali l’Italia ha aderito. L’ultimo comma dell’art. 10 prevede che non possa essere concessa l’estradizione per reati politici, come parimenti contemplato per il cittadino (Art. 26). L’unica eccezione, introdotta con legge costituzionale 21.6.1967 n. 1, concerne i delitti di genocidio. Ciò non impedisce che lo straniero venga processato in Italia, in base al principio“estradare o processare”Che anzi, alcune convenzioni internazionali sul terrorismo, impongono allo Stato che nega l’estradizione di promuovere l’azione penale “senza ritardo ingiustificato”e “senza eccezione”
Società
aprile 2019
prove di dialogo al femminile tra diverse culture
Catapultate in terra straniera senza conoscere spesso né lingua né costumi, senza un lavoro né legami sociali, cosa pensano e cosa desiderano le immigrate che vivono a Reggio? Se lo sono chiesto le donne dell’Anpi che hanno dato vita ad una serie di incontri per confrontarsi e capire ‘l’altro rispetto a noi’.
di Anna Fava
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eggio Emilia, come il resto del nostro paese, sta vivendo ormai da tempo una realtà di crescente immigrazione: uomini, donne e bambini approdano nella nostra città, ritrovandosi a dover ricostruire una vita lontani dalla loro terra, dalla loro cultura e dalle loro tradizioni. Questo comporta profonde ripercussioni sia sulla vita della nostra città, sia quella dei migranti, ed in particolare sulle donne. Proprio loro sono un anello debole di questa catena perché spesso vengono escluse sia dal mondo del lavoro che da quello dell’istruzione ma inevitabilmente coinvolte in questo tumultuoso processo d’ingresso nella nostra comunità. Come coordinamento donne ANPI, ci siamo interrogate sull’impatto che questi cambiamenti hanno nella vita delle immigrate. Ci siamo dette che per capire bisogna conoscere, partendo dal contesto culturale e sociale di provenienza, a che punto è il processo di conquista dei diritti di cittadinanza nei paesi di origine e quali sono i movimenti per supe-
rare culture, costumi e leggi che negano tali diritti. Ci siamo altresì chieste se, nella nostra città, i loro diritti di cittadinanza sono realmente esercitati e come, le donne stesse, si collocano rispetto a tali diritti. Pensiamo che il dialogo sia elemento fondamentale per un’integrazione piena nonché l’unica chiave possibile per favorire l’incontro tra le culture. E proprio per incoraggiare questo dialogo il coordinamento ha pensato e promosso una serie di appuntamenti, cercando di fornire elementi di conoscenza e approfondimento sulla vita e sulla condizione delle donne immigrate nella nostra città, sul modo con cui esse vivono l’esperienza della emigrazione e, a che punto è, realmente, l’inserimento nella nuova realtà. A marzo si è tenuto il primo di questi momenti informativi e formativi, incentrato sulla condizione femminile e i diritti di cittadinanza nei paesi d’origine e dedicato alla memoria di Nadia Caiti. Maria Grazia Ruggerini, sociologa e storica, fondatrice di “LeNove- studi e ricerche”, esperta di diritti di cittadinanza, ha parlato di esperienze concrete da lei vissute in alcuni
paesi del Maghreb e dell’evoluzione dei diritti delle donne. Khadjia Mascetti Lamami, nata a Casablanca ma cresciuta a Reggio Emilia a cavallo tra due culture, ha analizzato le difficoltà incontrate in una comunità, seppure aperta, come la nostra. Infine l’Assessora alla Città Internazionale Serena Foracchia ha spiegato come le istituzioni stanno affrontando i problemi e quali sono i progetti per promuovere e rendere effettivi i diritti delle nuove cittadine, favorendo il loro vero inserimento nella nostra comunità. Nel ringraziare tutte le relatrici che si sono prestate all’iniziativa a titolo gratuito, ci sentiamo di ringraziare Maria Grazia Ruggerini che ha preso parte all’evento offrendo ad Anpi il rimborso spese.
REGGIO EMILIA E GLI STRANIERI I cittadini stranieri residenti in provincia di Reggio Emilia sono oltre 65.000 pari al 12,3% della popolazione. Nella città capoluogo la percentuale cresce al 16,5% con 28.300 residenti. Oltre la metà, il 52,4%, è rappresentato da donne. Dopo quasi 15 anni di crescita costante, il numero si è ridotto negli ultimi 5 anni. Nel 1999 i residenti di origine straniera in regione erano il 2,4% (media italiana del 2%), nel 2017 sono passati all’11,9% (8,3% in Italia). A Reggio, negli ultimi 3 anni, il calo è stato del 9,4%. La nostra rimane comunque la prima regione in Italia per incidenza di residenti stranieri sul totale della popolazione residente.
Un momento dell’evento su donne ed immigrazione al Binario49
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Notiziario ANPI
Memoria
Da Gualtieri a Milano per conoscere il binario 21
Vi proponiamo la cronaca di un viaggio della memoria realizzato da Anpi, Comune e Proloco di Gualtieri.
a cura di Mattea Gialdini*
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al 6 dicembre 1943 all’inizio del 1945 partirono da questo binario, sotto la stazione Centrale di Milano, 20 convogli (carri bestiame) alla volta di Fossoli e Bolzano (campi di transito) ma anche di Auschwitz-Birkenau, Dachau e Mauthausen. Tre di questi treni erano composti da oppositori politici, altri di italiani-ebrei da generazioni. Quasi tutti erano destinati alla cosiddetta “soluzione finale”. Delle 774 persone (che per i nazisti diventavano Stück, pezzi) che affollavano i convogli partiti il 6 dicembre ‘43 ed il 30 gennaio ‘44, solo in 27 ritornarono. Oggi lì sotto regna il rispetto davanti all‘enormità di ciò che accadde. Il silenzio è rotto soltanto dal rumore dei treni che sferragliano sopra la nostra testa. Indifferenza è la parola che ci ha accolto e ci ha accompagnato. Indifferenza di chi avrebbe potuto ma girò il capo tacitando la coscienza.
La visita della Sezione Anpi di Gualtieri al Binario 21 di Milano (foto di Lorenzo Benelli)
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L’indifferenza di allora e le sue conseguenze ci pesano dentro come un macigno. Ci sentiamo colpevolmente attori di questa immane tragedia. Indifferenza al negazionismo di oggi che avanza strafottente incurante delle memorie storiche e dei documenti filmati che Einsenhower ordinò al proprio esercito di effettuare.
Indifferenza è stato il richiamo di tutti noi alla situazione odierna dei migranti. Altra riflessione comune: ieri “supremazia della razza ariana”, oggi “prima di tutto gli Italiani”. Cerchiamo di fare in modo che alla parola indifferenza si sostituisca l’azione e la presa di coscienza per “restare umani”. *Anpi Gualtieri
Cultura
aprile 2019
Rolando Cavandoli
Luciano Rondanini
Nuova edizione, con un saggio
Consulta ed., 2019, 137 pp.
di Chiara Torcianti, Comune e Istoreco, 2019, 317 pp. Il lavoro di Rolando Cavandoli, vincitore nel 1970 di un concorso indetto dall’Istituto storico della Resistenza, fu pubblicato a puntate su questa rivista tra il 1971 e il 1973, poi in volume, arricchito di appendici, nello stesso anno 1973, a cura del Comune di Quattro Castella. A 31 anni dalla scomparsa dell’indimenticabile (1928-1988) il libro merita di essere riproposto per lo scrupolo con cui l’autore seppe redigere quelle che, con l’abituale modestia, sottotitolò “Cronache della Resistenza e della guerra di liberazione”. Dove Resistenza indica peraltro un lungo periodo: dalle organizzazioni proletarie prampoliniane di inizio secolo XX, passando per le dure prove del biennio nero e della ininterrotta opposizione clandestina antifascista animata dal Pci nel ventennio, per approdare alla “lotta armata e di massa” 1943-’45 e alla Liberazione. Il tutto basato su uno corretto intreccio tra fonti scritte e orali: stampa coeva, il già ricco archivio ordinato da Guerrino Franzini, decine di protagonisti-testimoni oggi quasi tutti scomparsi. Cavandoli, intellettuale gramsciano dai molteplici interessi e apprezzatissimo funzionario pubblico a fianco di tre sindaci di Reggio, fu anche, per 35 anni, attento studioso di momenti decisivi della storia locale, dal Risorgimento alla Resistenza, alla Ricostruzione democratica.
Adriana Fontanesi ed Ermanno Menozzi 55 anni Insieme Era il 12 Aprile 1964, quando Adriana ed Ermanno si sposavano. Sono passati ben 55 anni, ma la loro unione continua nell’affetto e solidarietà reciproca. Questa foto ritrae un’invidiabile serenità mentre festeggiano il loro anniversario. La Redazione del Notiziario si unisce alle felicitazioni.
In 40 agili paragrafi dai titoli incalzanti l’autore ripercorre l’esistenza di don Pasquino, medaglia d’oro della Resistenza, nato a Bibbiano in una famiglia di contadini nel 1903 e caduto sotto il piombo fascista, a fianco di altri 8 patrioti, il 30 gennaio 1944. Attingendo ad una ormai vasta bibliografia, con prosa piana e limpida, e con l’attitudine del pedagogista e dell’educatore di lungo corso, Rondanini ci restituisce la figura di un “partigiano della carità”, di un cristiano che scelse di stare, armato solo della sua fede, “nella sequela di Cristo” - come Bonhoeffer - fino all’effusione del sangue. A fianco degli ultimi, a partire dagli anni vissuti da Missionario in Africa. Forte e drammatica la domanda (p.78) circa gli ultimi istanti, fianco a fianco nella morte, di un prete e di un anarchico: “Che cosa si saranno detti, in quegli ultimi tragici momenti don Pasquino Borghi ed Enrico Zambonini?” Sorprende, all’interno di un’opera per molti versi meritoria, leggere a pag. 67 che il partigiano Dante Zobbi, nato nel 1921, “ripeteva spesso la poesia di Salvatore Quasimodo che la sua maestra Giacopelli gli aveva insegnato quando era un piccolo bambino”. Nel 1930-31? La poesia, fu scritta alla fine del 1944 e pubblicata solo dopo il 1945.
Carla Saccani e Gaetano Davolio Per gli amici Carla e Gaetano di Campagnola Emilia l’anno 2019 rappresenta un traguardo veramente significativo. Infatti Carla festeggerà il suo 90° compleanno e Gaetano il suo 93°, per entrambi con invidiabile prestanza fisica e mentale, ancora colmi di interessi e voglia di fare. Non solo… celebreranno anche il loro 70° anniversario di matrimonio, che possiamo definire un’unione ricca di soddisfazioni per un rapporto affettivo intenso tra di loro, con i figli e la loro famiglia e per la condivisione degli ideali politici e sociali. Al collaboratore decennale dell’ANPI ed alla sua famiglia si inviano le più sentite congratulazioni e felicitazione dell’intera Associazione.
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Notiziario ANPI
Anniversari
Anniversari Guido Torri “Bosco” Il 19 settembre 2018 ricorreva il 13° anniversario della scomparsa del partigiano Guido Torri “Bosco”, già presidente dell’Anpi di Casina e per anni consigliere comunale di Ramiseto. Nato a Succiso partecipò alla seconda guerra mondiale. Dopo l’8 settembre entrò nelle file della Resistenza, partecipando alla battaglia dello Sparavalle e divenne in seguito comandante di distaccamento della 285^ Sap della montagna. Dopo la guerra divenne segretario della sezione PCI di Ramiseto poi di Albinea dove si trasferì per la sua attività di Cantoniere. Yuri Torri e famiglia in sua memoria sottoscrivono pro Notiziario.
Lorenzo Rabitti Il 17 dicembre 2016 ci ha lasciato Lorenzo Rabitti, persona molto nota e stimata in città, lasciando un grande vuoto tra familiari ed amici. La moglie Leda, la figlia, il genero ed i nipoti lo ricordano con immutato affetto e rimpianto e per onorarne la memoria sottoscrivono a favore del Notiziario.
Angelo Reverberi “Pantera “ Il 13 Dicembre 2016 è scomparso Angelo Reverberi “Pantera”, uno degli ultimi partigiani della 145° Brigata Garibaldi. La moglie Ida, la figlia Ileana ed il nipote Alex lo ricordano con affetto e sottoscrivono pro Notiziario.
Nereo Grassi Il giorno 7 novembre 2018 veniva a mancare il Partigiano Nereo Grassi, lasciando rimpianto e tristezza nei suoi familiari ed amici. I nipoti Arnalda e Ermanno con Franco e Daniela lo ricordano con affetto e per onorarne la memoria sottoscrivono pro Notiziario.
Sergio Spallanzani La scomparsa del fratello Sergio procura, ancora oggi, profonda tristezza nel fratello Romano ed in tutti i suoi familiari che per rendergli omaggio sottoscrivono pro notiziario.
Valter Reverberi Il 7 Aprile ricorreva il 25° anniversario della scomparsa di Walter Reverberi “Fresa”, sottotenente nella 145^ Brigata Garibaldi. La moglie Laura Cavazzoni, benchè siano passati tanti anni lo ricorda sempre con amore e ancora oggi gli dedica queste toccanti parole: “Ci siamo sposati il 25 Aprile 1942, mi manchi dal 7 aprile 1994. Ti penso sempre.” Per onorare la sua memoria sottoscrive pro notiziario.
Renzo Ferrarini “Buozzi” Beniamina Magliani Le figlie Fiorella e Verenna per ricordare e onorare i genitori Renzo Ferrarini “Buozzi” e Beniamina Magliani, offrono a sostegno del Notiziario.
Nino Fantesini Il 12 febbraio 2019 ricorreva il quarto anniversario della scomparsa di Nino Fantesini, la moglie Vincenza, insieme a tutti i familiari, gli rende omaggio con immutato affetto e rimpianto, sottoscrivendo a favore del Notiziario Anpi.
Nadia Caiti Avio Pinotti Mauro Saccani in memoria dell’amico Avio Pinotti, il cui ricordo rimane indelebile, sottoscrive pro notiziario per rendergli omaggio e onorarlo.
Lauro Scolari Nealda Donelli, in occasione delle imminenti festività, ha voluto ricordare con gratitudine ed affetto il cognato Lauro Scolari, sostenendo il Notiziario Anpi.
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A sette anni dalla scomparsa di Nadia Caiti vogliamo ricordarla per il suo impegno sociale e politico; per l’importanza del suo lavoro come ricercatrice storica, fornendo un contributo di approfondimento nella conoscenza ed interpretazione dei movimenti delle donne e della classe operaia della realtà reggiana, collaborando con Istoreco, Anpi e CGIL. Il ricordo va alla sua inesauribile disponibilità umana nella difesa dei diritti delle donne e di quanti soggetti a discriminazioni e razzismi, nonché al suo lavoro scrupoloso ed attento come insegnante ed educatrice. La famiglia per onorarne la memoria, sottoscrive pro Notiziario.
Anniversari
Renato Vacondio “Bergonzi” Il partigiano Renato Vacondio, nome di battaglia “Bergonzi” ci ha lasciato nel 2017, lasciando un ricordo indelebile nei suoi familiari e negli amici, che ne hanno sempre apprezzato le sue capacità, la sua arguzia e coerenza. Per onorarne la memoria il figlio, con tutta la famiglia, sottoscrive pro notiziario.
Dino Sassi
aprile 2019
Ulisse Gilioli Il 22 marzo ricorre il 12° anniversario della scomparsa del partigiano Ulisse Gilioli “Orazio “. Lo ricordano con infinito rimpianto la moglie Simona e la figlia Simonetta, che sottoscrivono pro notiziario per onorarne la memoria. Al loro omaggio si uniscono le amiche Luisa e Fiorenza Barazzoni, che ne mantengono vivo l’affetto.
Alfio Magnani Il 15 Aprile ricorre il 25° anniversario della scomparsa del Combattente Dino Sassi. Ora, come sempre, la moglie Iris Notari lo ricorda con rimpianto e per onorarlo sostiene il Notiziario.
Ivo Guidetti Per onorare la memoria del padre Ivo Guidetti, partigiano “Fermo” della 26^ Brigata Garibaldi, le figlie Tiziana e Lucia, con immutato affetto, sottoscrivono pro Notiziario
Felice Rossi – Lina Montanari Per rendere onore alla memoria di Felice Rossi, partigiano combattente della 77^ Brg. S.A.P. Fratelli Manfredi, operante nella bassa reggiana, le famiglie Rossi e Marinelli di Massenzatico sottoscrivono pro Notiziario in occasione del prossimo 25 Aprile, ricordandolo insieme alla moglie Lina Montanari per il grande affetto che li univa.
Sergio Moscardini Sono già trascorsi sei anni dalla scomparsa di Sergio Moscardini “Scabroso” il 3 febbraio 2013, appartenente alla 145^ brigata Garibaldi. “Il tempo passa, ma continuiamo a sentirlo vicino e vogliamo esaudire il suo desiderio di fare una donazione all’Anpi per sostenere i suoi valori di pace, giustizia e fratellanza, in questo momento pieno di violenze, disuguaglianze e disorientamento per tanti italiani. Pensiamo ce ne sia molto bisogno”. La moglie Eles Franceschini, i figli Mirco e Mara, il fratello Giorgio e il nipote Marco.
Redeo Pecchini Nel 12° anniversario della scomparsa di Redeo Pecchini, la moglie Ada Borgonovi, il figlio Nicola e la nuora Lariana lo ricordano con rimpianto e sottoscrivono pro Notiziario per rendere omaggio alla sua memoria.
Otello Dazzi In occasione del 25 Aprile Nealda Donelli ricorda con immutato affetto il marito Otello Dazzi. A lei si unisce per onorarlo la sorella Alda, sottoscrivendo pro Notiziario.
In memoria del Partigiano Alfio Magnani “Ivano” operante nella 77^ Brigata Sap, deceduto il 6 dicembre 2010, la moglie Irma Rossi e la figlia Marzia, ricordandolo con affetto e rimpianto, sottoscrivono pro notiziario.
Abbo Panisi “Nelson” Il 25 gennaio scorso ricorreva il 74° anniversario della morte del partigiano Abbo Panisi ”Nelson”, caduto in combattimento contro i fascisti il 25 gennaio 1945 a Canolo di Correggio e decorato con la medaglia d’argento al valor militare alla memoria. Per onorane la memoria i nipoti Carmelina, Novarro, insieme a Norma Montecchi, sottoscrivono a favore del Notiziario.
Attilio pattacini Ricorreva il 18 Aprile 2019 il 2° anniversario della scomparsa di Attilio Pattacini. La moglie Paola e la figlia Franca, per onorare la sua memoria e ricordarlo ai parenti ed amici quale “uomo giusto che credeva nei valori di pace e libertà”, sottoscrivono pro Notiziario.
Ero Benadusi Ricorreva il 20 marzo 2019 l’anniversario della scomparsa del compagno Ero Benadusi. La moglie Franca e la figlia Lorena lo ricordano con sempre vivo rimpianto e per rendergli omaggio sottoscrivono pro notiziario.
Amus Fontanesi Il 16 marzo ricorreva il 19° anniversario della morte di Amus Fontanesi, eminente personaggio della provincia di Reggio Emilia, noto per la sua intensa attività politica e sociale. Fu apprezzato ricercatore storico e autore di libri sulla cooperazione. Il suo ricordo rimarrà sempre vivo in tutti coloro che coltivano ideali di pace e democrazia. La moglie Giuseppina Montanari ed il figlio Massimo ne onorano la memoria e sottoscrivono pro notiziario
Prof. Renzo Barazzoni Il 1° dicembre 2018 ricorreva il quarto anniversario della scomparsa del Prof Renzo Barazzoni. Simona Cocchi e Simonetta Gilioli, per la grande amicizia che univa le loro famiglie, sottoscrivono pro notiziario per onorarne la memoria.
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Notiziario ANPI
Anniversari
Oddino Cattini “Sbafi” – Rosa Malagoli
Ilde Pasturini e Giuseppe Ferretti
Il 15 maggio ricorreva il 14° anniversario della scomparsa del Partigiano Oddino Cattini “Sbafi”. Lo ricordano con affetto, insieme alla moglie Rosa Malagoli, scomparsa otto anni fa, il figlio Luciano, la nuora Anna, le nipoti con i mariti e le pronipoti, sottoscrivendo pro Notiziario.
I coniugi Ilde e Giuseppe Ferretti, in occasione del 25 Aprile, vengono ricordati dalla figlia Ileana, dal genero Daniele, dal nipote Riccardo e dalla consuocera Clara, che sottoscrivono pro Notiziario per mantenere vivo il loro ricordo tra i parenti ed amici.
Giorgio Franzoni Il 12 aprile scorso ricorreva il 6° anniversario della scomparsa di Giorgio Franzoni. La moglie Nilde Vignali ed il figlio Stefano, con immutato affetto e rimpianto, sottoscrivono pro Notiziario per onorarne la memoria.
Casa Rozzi In memoria dei Partigiani Amelia, Artemio, Italo, Regina e Roberto Rozzi, la famiglia Rozzi per rendere loro omaggio sottoscrive pro Notiziario.
Florinda Cantoni “Fiora” Athos Brugnoli “Alvaro” Il 14 febbraio ricorreva l’anniversario della scomparsa del Partigiano Athos Brugnoli “Alvaro” della 144^ Brigata Garibaldi. Il figlio Giuseppe lo ricorda con rimpianto e sottoscrivere pro Notiziario.
Dario Rodolfi Il 23 gennaio 2019 ricorreva il 3° anniversario della scomparsa del partigiano Dario Rodolfi “Nasibu”, combattente della 26^ Brigata Garibaldi. Per anni ha rivestito il ruolo di Presidente ANPI di Rubiera. Le figlie Mirca e Gabriella lo ricordano con immutato affetto e sottoscrivono pro notiziario. La donazione all’ANPI è uno dei modi per onorare la sua memoria.
Adriano Oliva “Martini” In occasione del 25 Aprile, Oliva Alessandro sostiene da Trieste il Notiziario Anpi per onorare la memoria del padre Adriano, partigiano combattente col nome di battaglia “Martini“, appartenente al Comando Nord-Emilia, con l’intento di ricordare agli amici e parenti un esempio di una vita onesta e piena di valori.
Giovanni Bizzarri La moglie Vienna Pinotti ed il figlio Claudio rendono omaggio, in occasione della Festa della Liberazione, a Giovanni Bizzarri ricordandone la sua vita dedicata alla famiglia ed al lavoro e ai valori della Resistenza.
Giorgio e Stefano Franzoni In occasione del 25 Aprile gli amici Edda, Valter e Ottavio rendono omaggio a Giorgio e Stefano Franzoni e per mantenere viva la loro memoria sottoscrivono pro Notiziario.
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Il 10 Aprile ricorre il 21° anniversario della scomparsa di Florinda Cantoni, vedova del Comandante Partigiano Didimo Ferrari “Eros”. La vita di “Fiora” è trascorsa assai travagliata sia perchè provata nel fisico che nella psiche per le conseguenze delle scelte politiche del suo compagno di vita, scomparso tra l’altro in giovane età, lasciandola sola con due figlie piccole. Il suo sorriso ed il suo ottimismo l’hanno sempre aiutata a superare le avversità e a lasciare un indelebile ricordo nella figlia Anna, nel genero Attilio e nei nipoti Riccardo e Valerio, che, per renderle onore sottoscrivono pro Notiziario.
Giuseppe Carboni Il 27 Aprile ricorre il 19° anniversario della scomparsa del partigiano Giuseppe Carboni di Rubiera. La moglie, le figlie, le nipoti Giulia ed Elena ed il genero lo ricordano con immutato affetto e per onorarne la memoria sottoscrivono pro Notiziario
Giulio Guidotti e Selene Guidotti IL 16 aprile ricorre il 16° anniversario della scomparsa di Giulio Guidotti “Maria”, partigiano nella Divisione Eplj Dalmazia (Jugoslavia), mentre il 15 marzo era il 7° anniversario della morte di Selene Guidotti. Nel ricordarli con infinito affetto il figlio Gianni, la nuora Donatella ed i nipoti Elisa e Marco sottoscrivono pro Notiziario.
Maura Ferrari In Maggio saranno quindici anni che Maura Ferrari, figlia del Comandante partigiano Didimo Ferrari “Eros”, ci ha lasciato. Il marito Mario Peca vive da allora nel rimpianto e nel suo ricordo. La sorella Anna con Attilio, i nipoti Riccardo e Valerio ricordano sempre il suo carattere solare e disponibile e consapevoli che la renderebbero felice rendono onore ai suoi ideali e cercano di coltivare e raggiungere i suoi obiettivi, sia in ambito familiare che sociale.
Anniversari
Talino Fiaccadori “Ribin” e Olimpia Beneventi Il 20 gennaio 1971 moriva Talino Fiaccadori “Ribin”, partigiano combattente nella 76^ Sap, concludendo la lotta di Liberazione con il grado di comandante di battaglione. E’ stato decorato con la medaglia d’argento al valor militare. Il 12 febbraio 1999 moriva la partigiana Olimpia Beneventi, vedova Fiaccadori. Il figlio Ermete con le nuore ed i nipoti li ricordano con immutato affetto e sottoscrivono pro Notiziario
Carlo Soncini La nipote Marina, in occasione del 9° anniversario della scomparsa dello zio Carlo, di Poviglio, lo ricorda ai parenti ed amici e per onorarne la memoria sottoscrive pro notiziario.
aprile 2019
Giulia Ferroni Nata nel giorno della Liberazione, è venuta a mancare il 6 Agosto 2018. Moglie, madre e nonna premurosa e affettuosa, benvoluta dai suoi alunni, affrontò con coraggio e serenità la lunga malattia, circondata dall’affetto dei suoi cari. La onora e la celebra il marito Giancarlo, con inestinguibile fiamma d’amore.
Lidia Bellesia e Lino Ferretti
Ai partigiani Lidia Bellesia e Lino Ferretti, che hanno coltivato e trasmesso valori di democrazia e libertà e hanno combattuto per un mondo migliore, più giusto e solidale, va il ricordo grato ed affettuoso di Lorena, Tiziano e Matteo, che, per onorarne la memoria, sottoscrivono pro Notiziario.
Ezzelino Torreggiani Riccardo Soncini Lo scorso 31 Agosto ricorreva il 17° anniversario della scomparsa del Patriota Riccardo Soncini di Poviglio. Nel ricordarlo sempre con affetto e nostalgia, la moglie Maria Frigeri e la figlia Marina in sua memoria sottoscrivono pro Notiziario.
Il 24 maggio ricorre l’anniversario della scomparsa del partigiano Ezzelino Torreggiani, appartenente alla 76^ Brigata Sap “Angelo Zanti”. Lo ricordano con tanto affetto la moglie Adelma e la figlia Mirella che, in sua memoria, sottoscrivono pro notiziario.
Carlo Porta e Lea Rodolfi Nello bizzarri “Brenno” e Albertina Rossini “Bruna” In memoria dei genitori Nello Bizzarri “Brenno” della 37^ Brigata Gap e Albertina Rossini “Bruna” della 77^ Brigata Sap: “Vi ricordo con tanto amore e immensa riconoscenza per i forti ideali che mi avete trasmesso ed in vostro onore offro a sostegno del Notiziario. Vostra figlia Annusca”.
Sergio Ferrarini Nel 17°anniversario della scomparsa di Sergio Ferrarini “Spartaco”, avvenuta il 18 maggio 2002, lo ricordano sul suo giornale, con amore e nostalgia, la moglie Anna e la figlia Linda e per onorarne la memoria sottoscrivono pro Notiziario.
Adriano Pedroni Il 15 giugno ricorrerà il 7° anniversario della scomparsa del partigiano Adriano Pedroni “Robin”, appartenente alla 144^ Brigata Garibaldi. La sua forte personalità, la sua voglia di lottare per un mondo migliore ci mancano tanto, ma li portiamo sempre dentro di noi. Lo ricordano con amore i figli Rossella e Fulvio, la nipote Silvia e la nuora Ivetta.
Il 26 novembre ricorreva l’11° anniversario della scomparsa di Carlo Porta. Lo ricorda insieme alla moglie Lea Rodolfi, deceduta il 12 aprile 2016, la figlia Vanna, che per onorare, la loro memoria e ricordarli agli amici e parenti, sottoscrive pro notiziario.
William Caprati “Dante” e Albertina Ferrari “Binda” Vanna e Catia Caprati insieme ai loro familiari, in occasione del 25 Aprile, ricordano con immutato affetto i genitori William Caprati, partigiano “Dante” e Albertina Ferrari, partigiana “Binda” e sottoscrivono pro notiziario.
Andrea Bigi “Vecchio” e Ilde Bigi Andrea Bigi ha partecipato alla lotta partigiana con il nome di battaglia “Vecchio”, diventando prima tenente e poi comandante dei sappisti. Fu supportato dalla madre Rosalinda, fervente antifascista. Anche la moglie Ilde ha partecipato alla vita partigiana come staffetta. Il figlio Ivan, la nuora Luciana, la sorella Elena, le nipoti Silvia e Claudia, per mantenere viva la loro memoria, con tanto affetto sottoscrivono pro notiziario.
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Notiziario ANPI
Anniversari
Adua, Augusta, Vanda, Marisa Diacci e Vivaldo Margini
Dopo i numerosi lutti che hanno colpito la grande famiglia Diacci sono rimaste in vita Italina e Gianna, sorelle, che, in occasione del 25 Aprile, rivolgono un pensiero affettuoso alle sorelle Adua, Augusta, Vanda e Marisa, quest’ultima recentemente scomparsa insieme al marito Vivaldo Margini. Le famiglie Diacci e Margini fanno parte attiva della comunità di Rio Saliceto, che ha sempre apprezzato il ruolo sociale che le stesse hanno svolto per anni. Per rendere loro omaggio sottoscrivono pro notiziario.
Fernando Cavazzini Il 27 Ottobre 2016 ci ha lasciato Fernando Cavazzini, nome di battaglia “Toni”, testimone della Resistenza reggiana. La moglie Tilde, i figli Stefano e Maurizia con i nipoti lo ricordano con rimpianto e per rendere onore alla sua memoria sottoscrivono pro notiziario.
Cismo Tirabassi “Enrico” e Mercede Cigarini Per onorare la memoria del padre partigiano Cismo “Enrico” e della madre Mercede Cigarini, i figli Anna e Silvio offrono a sostegno del Notiziario.
Francesco Neroni A 22 anni dalla scomparsa del caro Francesco Neroni, la moglie Pompilia Ferrari, le figlie Gilda e Giuliana, i nipoti Andrea e Francesco lo ricordano con affetto e in sua memoria sottoscrivono a sostegno del Notiziario.
James Malaguti e Ida Donelli Sono trascorsi ventidue e dodici anni dalla scomparsa dei coniugi James Malaguti e Ida Donelli. James, comandante partigiano “Smith” nella bassa reggiana e nelle montagne della Val d’Enza, conobbe l’Ida nella casa di latitanza di S. Rocco di Guastalla della famiglia Donelli, nella quale trovò rifugio nel corso dell’attività partigiana. Terminata la guerra si sposarono e con il loro impegno portarono sempre avanti, intatti, i principi della lotta democratica e antifascista, della Liberazione e della solidarietà tra i popoli. Li ricordano con affetto il figlio Claudio, i parenti e tutti coloro che ne condivisero l’impegno, certi che il loro esempio non sarà dimenticato e nell’occasione offrono un contributo per il Notiziario dell’ANPI.
Gemello Rossini “Walter” e Ernesta Catellani In occasione del 25 Aprile per ricordare l’antifascista perseguitato Gemello Rossini “Walter” e la moglie Ernesta Catellani, la famiglia sottoscrive a favore del Notiziario.
Elena Riccò “Nella” Il 4 Aprile ricorreva il 14° anniversario della scomparsa di Elena Riccò “Nella”. Il figlio Marco, la nuora Marina e la carissima nipote Roberta la ricordano con affetto e rimpianto, sottoscrivendo pro Notiziario.
Augustina Ferrarini “Tina” Il 25 Aprile ricorre il 14° anniversario della scomparsa di Augustina Ferrarini “Tina” della 76^ Brigata Sap. La figlia, il figlio, la nipote, la nuora ed il genero la ricordano per la sua spiccata personalità e per i suoi valori di pace e solidarietà. Ne onorano la memoria e desiderano rendere attuale il suo ricordo tra amici e parenti.
Lutti Orlando Cristofori Nel mese di Febbraio scorso, all’età di 88 anni, ci ha lasciato Orlando Cristofori di Vezzano sul Crostolo, tesserato Anpi. Orlando apparteneva a quella generazione di uomini semplice, onesta e lavoratrice. Prima del pensionamento era stato dipendente Enel e anche attivista nel mondo politico della zona. La sua vita è stata comunque, principalmente, dedita alla cura della famiglia, vivendo con onestà, generosa disponibilità e rispetto per tutti. Il figlio Gianbattista, unitamente all’intera famiglia Cristofori ne onora la memoria e sottoscrive pro Notiziario.
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Lutti
aprile 2019
Germano Vecchi
Germano Vecchi (n. il 1°/5/1934 m. il 1°/10/2018) di Correggio era nipote di Vecchi Gisberto partigiano gappista col nome di “Giuseppe”, caduto per mano fascista il 1° luglio 1944 e medaglia d’oro al Valor Militare. Germano è cresciuto in una famiglia di antifascisti e ha contribuito da ragazzo alla Resistenza nella zona di Correggio, da bambino portava le comunicazioni tra i gruppi delle formazioni partigiane. A San Martino piccolo di Correggio in via Bottegone la casa di famiglia era luogo di rifugio e di latitanza tra le più importanti della zona. La famiglia Vecchi nascose qui partigiani e militari russi. Nel 2016, in occasione del 70° anniversario della Liberazione, il Ministero della Difesa ha conferito a Vecchi Germano la Medaglia della Liberazione, in riconoscimento del suo valore nella Resistenza. Ha vissuto portando avanti i valori di Pace, lavoro, libertà, uguaglianza e solidarietà. Per rendere omaggio alla sua memoria Giorgio Vecchi sottoscrive pro Notiziario. A lui si associa Corinna Vecchi sorella di Germano con la sua famiglia.
Gildo Veroni - Giuseppe Veroni In data 9 gennaio 2019, all’età di 93 anni, ci ha lasciato il partigiano Gildo Veroni, appartenente alla storica famiglia antifascista di Rivalta che annoverava 6 fratelli tutti resistenti. Partecipò giovanissimo con il nome di battaglia “Nando” alla 76^ Brigata Sap, svolgendo varie azioni di combattimento oltre a mansioni di coordinamento dei compagni di ventura. Nel ricordarlo insieme al fratello Giuseppe, detto Nello, pure lui partigiano col nome di battaglia Diego, scomparso il 4 Maggio 2018, all’età di 95 anni, il nipoti Carla, Brenno, Mariuccia e Mirca sottoscrivono pro Notiziario, per rendere omaggio con orgoglio alla loro memoria.
Orilla Malagoli ved. Giuliani Il 16 febbraio u.s. è mancata all’affetto dei suoi cari Orilla Malagoli ved. Giuliani. Apparteneva ad una famiglia di onesti principi, colma di valori e nobili ideali, da mantenere vivi in una società che presenta sintomi di decadenza. Orilla aveva avuto parte attiva nella Resistenza e nel dopoguerra si era dedicata anche ad impegno sociale nell’Udi, nell’Uisp, ecc. Mancherà molto la sua bella figura sia fisica che morale agli amici e parenti. Iria Alberti, in suo onore, sottoscrive pro notiziario.
Magnanini Giannetto In gioventù, nel 1938, entro giovanissimo come operaio alla Lombardini Motori per divenire poi, nel corso della lotta armata, partigiano della 76a Brigata SAP. Le drammatiche vicende di quel periodo sono state riportate con grande lucidità nel libro da lui scritto 40 anni fa “ricordi di un comunista emiliano”. Nel dopoguerra ha sviluppato il suo impegno politico, assumendo ruoli di amministratore pubblico, di consigliere regionale ed infine di presidente dell’ACT. Fu poi, per due mandati, presidente di Istoreco rilanciando l’attività dell’istituto ed impegnandosi nella ricerca storica locale. Una vita intensa che lo ha visto protagonista di tante lotte in fabbrica, nella resistenza e per la costruzione della nostra Democrazia Repubblicana al fianco dell’ANPI che lo ricorda a tutti per il suo impegno e per la sua coerenza. Giannetto ebbe il coraggio e la lucidità, assieme a tanti altri amici e compagni, di fare scelte giuste in momenti difficili ed anche drammatici come in occasione dello sciopero alla Lombardini del 1 maggio 1944 ed al momento di decidere di passare alla lotta armata al fascismo. I 70 anni di pace, che sono seguiti al secondo conflitto mondiale, li dobbiamo anche al contributo che donne e uomini, come Giannetto Magnanini, hanno dato negli anni quaranta e con coerenza hanno portato avanti nei decenni.
Casini Laura “Frea” Il 26 gennaio 2019 è scomparsa all’età di 93 anni Franca Caroni, compagna del partigiano Adriano Pedroni “Robin“, col quale ha condiviso gli ultimi trentacinque anni di ideali partigiani. La ricordano con affetto Rossella, Fulvio, Ivetta con Carlo ed Agnese, le famiglie Pedroni e Savazza che sottoscrivono pro notiziario.
Caroni Franca Il 26 gennaio 2019 è scomparsa all’età di 93 anni Franca Caroni, compagna del partigiano Adriano Pedroni “Robin“, col quale ha condiviso gli ultimi trentacinque anni di ideali partigiani. La ricordano con affetto Rossella, Fulvio, Ivetta con Carlo ed Agnese, le famiglie Pedroni e Savazza che sottoscrivono pro notiziario.
Montanari Giacomo Il 13 marzo ci ha lasciato il Partigiano Giacomo Montanari, da sempre segretario della sezione ANPI di Montecchio Emilia. I suoi sogni ed i suoi ideali rimangono. Quindi all’ appello rispondiamo Partigiano Giacomo Montanari “presente”
Isorea Albori ved. Pergetti Il 4 febbraio 2019 è mancata all’affetto della sua famiglia Isorea Albori ved. Pergetti, nata nel dicembre del 1922. Durante la seconda guerra mondiale aveva partecipato alla Resistenza svolgendo un ruolo di staffetta partigiana, con il nome di “Zobaide”. Dalla fine del conflitto agli ultimi giorni della sua vita si era, poi, dedicata alla cura della sua famiglia, lasciando un ricordo indelebile in colore che l’hanno conosciuta e stimata. I nipoti Giuseppe e Lauro Valli gli dedicano questo pensiero “Resterai sempre nel cuore di quanti ti vollero bene.
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Notiziario ANPI
Sostenitori
Sostenitori Aguzzoli Bruna Alberici Pina Alberti Iria Alberti Iria Alpini Assoc.Naz. Un amico Anceschi Roberto Barazzoni Luisa-Fiorenza Basenghi Innocenza Bassi Alceste Berni Redento Bertoletti Caterina Bigi Ivan Bizzarri Annusca Bizzocchi Giorgio Bonezzi Silvia Bonilauri Mario Borciani Teobaldo Bortolani Mauro Brugnoli Giuseppe Buratti Ottavia-Edda-Valter Bussei Adolfina Caiti Claudia Campanini Giorgio Campioli Alfredo Carboni Rosella Caretta Gianni Catellani Giorgio Cattini Luciano Cavalca Lucia Cigarini Teresa Cocchi Simona-Simonetta Cocchi Simona-Simonetta Costi Anselmo Cristofori Gianbattista Cucchi Franca Davoli Claudia Davolio Gaetano Del Rio Amadio Diacci Italina e Gianna Donelli Nealda Donelli Nealda e Alda FantI d’Italia Ass. Naz. Fantini Francesco Ferrari Enzo Ferrari Natascia
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pro Notiziario pro Notiziario in ricordo di Orilla Malagoli ved.Giuliani pro Notiziario per stele monumento “Donna Partigiana” pro Notiziario pro Notiziario in ricordo dell’amico Ulisse Gilioli “Orazio” pro Notiziario pro Notiziario pro Notiziario pro Notiziario in ricordo dei Genitori Andrea e Ilde in ricordo dei genitori Nello e Albertina Rossini pro Notiziario pro Notiziario pro Attività Anpi pro Notiziario pro Notiziario in ricordo di Athos Brugnoli “ Alvaro” in ricordo degli amici Giorgio e Stefano Franzoni pro Notiziario in ricordo della sorella Nadia pro Notiziario pro Notiziario in ricordo del padre Giuseppe pro Notiziario in ricordo di Catellani Paride in ricordo dei genitori Oddino e Rosa Malagoli pro Notiziario pro Notiziarioi in ricordo del caro amico Renzo Barazzoni in ricordo di Ulisse Gilioli “Orazio” pro Notiziario in ricordo del padre Orlando in ricordo del marito Ero Benadusi pro Notiziario in ricordo dei compleanni e anniversario matrimonio pro Notiziario in ricordo di Vanda,Augusta,Adua,Marisa,Vivaldo in ricordo del cognato Lauro Scolari in ricordo di Dazzi Otello per stele monumento “Donna Partigiana” pro Notiziario pro Notiziario pro Notiziario
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Manfredi Anna Rosa Marinelli Fam. Rossi Marinelli Marcello Mazzieri Carla Menozzi Bruno Montanari e figlio Giuseppina Montanari Eric Montanari Gaudenzio Montanari Giorgio Montenero Centr Sociale Orti Montipò Pietro. Bruno Morelli Vincenza Nasi Angelo Notari Iris Oliva Alessandro Orlandi Silvana Orlandini Umberto Orlandini Umberto Pancaldi Andrea Panisi Carmelina Panisi Novarro-Norma Pattacini Franca Pecchini Ada e Nicola Pedroni Rossella e Fulvio Pignedoli Argo Piguzzi Giancarlo Pinotti Vienna Po Francesco Porta Vanna Rabitti Giancarlo Rabitti Giuseppe Rabitti Ivan Rangoni Antonio Reggianini Antonella Reverberi Famiglia Rocchi Giuliano Rocchi Marco Rocchi Tilde Rodolfi Gabriella Rondini Luciano Rossella Pedroni Fam Savazza Rosselli Brenno Rossini Giovanni Rozzi Paolo Ruggieri Giancarlo Saccani Mauro
pro Notiziario in ricordo di Rossi Felice e Lina Montanari pro Notiziario pro Notiziario pro Notiziario in ricordo del marito Amus Fontanesi pro Notiziario pro Notiziario pro Notiziario pro Notiziario pro Notiziario in ricordo del marito Nino Fantesini pro Notiziario in ricordo del marito Dino Sassi in ricordo del padre Adriano Oliva “Martini” pro Notiziario pro Notiziario pro Notiziario pro Notiziario in ricordo di Abbo Panisi in ricordo di Panisi Abbo in ricordo del padre Attilio in ricordo di Pecchini Redeo in ricordo del padre Adriano Oliva “Martini” pro Notiziario pro Notiziario in ricordo del marito Giovanni Bizzarri pro Notiziario in ricordo dei genitori Carlo e Lea Rodolfi in ricordo di Renato Rabitti pro Notiziario pro Notiziario pro Notiziario pro Notiziario in ricordo di Angelo Reverberi pro Notiziario pro Notiziario in ricordo del marito Fernando Cavazzini in ricordo del padre Dario in ricordo di Bernini Onofrio “Ancora” in ricordo di Casini Laura “Frea” pro Notiziario in ricordo delle famiglie Rossini e Caprati in ricordo di Amelia,Regina,Roberto,Artemio,Italo in ricordo della moglie Giulia Ferroni in ricordo di Avio Pinotti
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Sostenitori
Ferrari Pompilia Ferrarini Fiorella Ferrati Marco Ferretti Ileana Ferretti Lorena Fiaccadori Ermete Fiaccadori Franco Fiorani Anna Fontana Liliana Fontanesi Maria Fontanesi Menozzi Fontanesi Vilma Fontanili Leda Franceschini Eles Franceschini Giuseppe Francescotti Primo Franchi Silvano Ganapini Soncini Bruna Garavaldi Ermelinda Ghinoi Giorgia e Ruffino Giaroni Loredana Gorini William Grassi Ermanno-Arnalda Grossi Laila Guidetti Tiziana -Lucia Guidotti Gianni Ibatici Ubaldo Insieme Centro Sociale Laura Cavazzoni Leoni Ivan Lusetti Ivan Lusuardi Ireo Magnani Marzia Malaguti Claudio Manfredi Anna Rosa
in ricordo del marito Francesco Neroni in ricordo dei genitori Renzo e Beniamina in ricordo della madre Elena Riccò in ricordo dei genitori Giuseppe e Ilde Pasturini in ricordo dei genitori Lino e Lidia in ricordo dei genitori Talino e Olimpia pro Notiziario in ricordo del marito Sergio Ferrarini pro Notiziario pro Notiziario 55°Anniversario Matrimonio pro Notiziario in ricordo del marito Lorenzo in ricordo di Sergio Moscardini pro Notiziario in ricordo di Gandini Luigia “Gigia” pro Notiziario pro Notiziario pro Notiziario pro Notiziario sostegno Associazione pro Notiziario in ricordo dello zio Nereo Grassi pro Notiziario in ricordo di Guidetti Ivo in ricordo dei genitori Giulio e Selene pro Notiziario per stele monumento “Donna Partigiana” in ricordo del marito Valter Reverberi pro Notiziario pro Notiziario pro Notiziario in ricordo del padre Alfio Magnani in ricordo dei genitori James e Ida Donelli pro Notiziario
40 50 30 50 200 100 50 50 30 30 100 30 200 100 30 100 100 50 30 15 300 30 150 50 220 100 20 50 150 150 50 200 100 150 50
Sala Marisa Salami Marina Salsi Anna Sassi Ivano Savazza Fam-Pedroni Sezione Albinea Sezione Bagnolo Sezione Correggio Sezione Pieve Modolena Sezione San Pellegrino Soncini Marina Spaggiari Enzo Spallanzani Romano SPI CGIL Cadelbosco Sopra SPI CGIL Montecchio Tamagnini Emore Tasselli Bruno Terzi Mauro Testi Fam. Rossi Tirabassi Anna /Silvio Torelli Claudio Torreggiani Mirella Torri Yuri Ugolotti Fausta Vacondio Corrado Vacondio e fam. Gianfranco Valentini Rina Valli Giuseppe /Lauro Vecchi Corinna Vecchi Ebe Vecchi Giorgio Veroni Carla Veroni Carla Vignali Nilde Zamboni Davide
aprile 2019
pro Notiziario pro Notiziario pro Notiziario pro Notiziario in ricordo di Caroni Franca pro Notiziario integrazione numero 49 abbonati pro Notiziario integrazione abbonati pro Notiziario
20 50 50 30 100 150 490 50 200 150
in ricordo di Germano Vecchi
50 15 35 30 50 25 25 40 50 25 10 50 300 50 10 55 10 50 50 25 50
in ricordo dei genitori Gismondo e Dimma Rossi
100
in ricordo di Gildo e Nello Veroni
200
in ricordo di Carlo e Riccardo Soncini pro Notiziario in ricordo del fratello Sergio pro Notiziario pro Notiziario pro Notiziario pro Notiziario pro Notiziario pro Notiziario in ricordo dei genitori Cismo e Mercede pro Notiziario in ricordo del padre Ezzelino in ricordo di Guido Torri “Bosco” pro Notiziario pro Notiziario in ricordo di Vacondio Renato “Bergonzi” pro Notiziario in ricordo di Albori Isorea ved.Pergetti in ricordo del fratello Germano in ricordo del marito Cingi Colombo
50 20
in ricordo del marito Giorgio Franzoni pro Notiziario
DATE DA RICORDARE APRILE 01-04-1945
Combattimento di Cà Marastoni di Toano
10-04-1945 Liberazione di Ciano 13-04-1945 Battaglia di Ghiardo di Bibbiano
15-04-1945 Combattimento di Fosdondo di Correggio 23-04-1945 Combattimento della Ghiarda di Rivalta caduti di San Rigo (RE) 24-04-1944 Combattimento di Villa Minozzo 24-04-1945 Eccidio di Mancasale (RE)
14-04-1945 Difesa Centrale Idroelettrica di Ligonchio di Ventasso
MAGGIO
14-04-1945 Ricordo dei 9 ragazzi di Luzzara trucidati a Reggiolo
01-05-1944 Sciopero alla Lombardini (RE)
GIUGNO 10-06-1944 Combattimento allo Sparavalle di Castelnovo ne’ Monti 24-06-1944 Rappresaglia della Bettola di Vezzano sul Crostolo 30-06-1944 Rastrellamento nazi-fascista Ligonchio (Cinquecerri)
15-04-1945 Eccidio della Righetta di Rolo
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