Puglia Magazine 1

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EDITORIALE

d i FA B I O M O L L I C A

UN MANIFESTO PER LA PUGLIA MIGLIORE FORSE QUALCUNO AVEVA ESAGERATO, QUALCHE ANNO FA, NEL DEFINIRCI LA “CALIFORNIA D’ITALIA”. O FORSE NO. DECIDETE VOI. SFOGLIANDOCI...

AN ADVERTISEMENT FOR A BETTER PUGLIA. A FEW YEARS AGO SOMEONE EXAGERATED BY DEFINING US THE “CALIFORNIA OF ITALY”. IS IT TRUE OR NOT? GIVE US A LOOK, THAN YOU’LL DECIDE...

n manifesto per la Puglia migliore. È questo che vogliamo essere, o diventare. Puglia Magazine nasce con l’obiettivo dichiarato di mettere in vetrina, in Italia e all’estero, il meglio della Puglia, regione che qualcuno, molti anni fa, definì la California d’Italia. Troverete questo magazine, in distribuzione gratuita, nelle più prestigiose fiere internazionali, negli aeroporti di Puglia e nei migliori hotel della nostra regione. E sfogliando le nostre pagine scoprirete vini, masserie, “giacimenti” gastronomici, personaggi, storie, terre, spiaggie che vi lasceranno senza fiato. Ecco, vogliamo essere il miglior biglietto da visita per questa terra straordinaria, di cui è impossibile non innamorarsi. Vedrete, capiterà anche a voi...

n advertisement for a better Puglia. This is what we want to be or become. Puglia Magazine, has been created with the precise aim to display, in Italy and abroad, the best qualities of Puglia, a region defined by someone, a few years ago, the California of Italy. You will find this free magazine, in the most prestigious international exhibitions, in Puglia airports and in the best hotels of our region. By looking through our pages you will discover wines, manor farms, gastronomic ‘sources’, personalities, stories, lands, beaches which will take your breath away. That’s what we want to be: the best business card for this extraordinary land, impossible not to fall in love with. You’ll see, it will happen to you as well…

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Sommario pag. 9 NASCITA DEL MITO NICHI PUGLIESI. Ha fatto il cameriere, ha venduto libri, è stato correttore di bozze. Non è un fenomeno mediatico, dicono, ma sa usare molto bene i media. Oggi, dopo aver governato la Puglia per sei anni, Vendola sogna di poter sfidare Silvio Berlusconi. Ma come al solito dovrà prima convincere (o battere alle primarie) gli alleati...

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ECONOMY. Dopo qualche anno di dura crisi ed una ristrutturazione aziendale la Meltin’Pot di Matino registra fatturati in crescita ed è pronta a cogliere le nuove opportunità offerte dal mercato.

ECONOMY. L’azienda brindisina produce torri eoliche, fa utili da 11 anni e, nei picchi di produzione, dà lavoro a 400 persone.

PROSSIMO OBIETTIVO: IL MONDO

LEUCCI: MIRACOLO AL SUD

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TRAVEL. Nella Grande Mela ci sono ottimi ristoranti di proprietà di emigrati pugliesi, che tengono alto il nome della nostra gastronomia. Vi raccontiamo le loro storie.

FOOD. Il pastificio di Maglie è conosciuto in tutto il mondo ed apprezzato dalle bibbie del settore e dai migliori chef.

ORECCHIETTE E CARTELLATE A NEW YORK

BENEDETTO CAVALIERI: LA PASTA

E INOLTRE 12 PUGLIESI

Cinema: Checco Zalone. Libri: Gianrico Carofliglio. Politica: Emiliano e Ferrarese. Sport: Flavia Pennetta

44 LEISURE

Green Ways: siamo la regione del Sud Italia con più campi da golf. Ecco una breve guida ai green di casa nostra.

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LOVELY PLACES

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HISTORY

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BOOKS

34 ECONOMY

È il brand che conta.

42 APULIA FILM COMMISSION

Una regione tutta da girare.

50 PORTFOLIO

Frammenti di Puglia: una regione vista in bianco e nero.

Turismo e cultura: la rinascita di Brindisi.

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WINE

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FOOD

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CARTELLONE

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EMIGRATI SPECIALI

In viaggio attraverso le pietre.

L’abisso di Castel del Monte

I 20 rossi da non perdere.

Cinque ricette d’autore proposte da 5 ristoranti.

Eventi, mostre, concerti. Cataldo Doria.

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Contributors Edizioni Effe Srl Le nostre pubblicazioni

PUGLIA MAGAZINE Distribuzione gratuita nei tre aeroporti di Puglia (Bari, Brindisi, Foggia), nelle strutture ricettive pugliesi (quattro stelle e superiori) e in una serie di manifestazioni fieristiche in Italia e all’estero.

MADE IN PUGLIA - MADE IN ABRUZZO Vini e sapori di due terre ricche di giacimenti golosi e vitigni autoctoni. Distribuite gratuitamente esclusivamente ad operatori del settore, in spedizione oppure nel corso di fiere nazionali ed internazionali.

ROMINA GIURGOLA

LARA PALMISANO

È la responsabile dei progetti speciali della nostra casa editrice (Puglia, Le Ricette degli chef - Lovely places in Puglia). In questo numero ha scritto un articolo su cinque aziende innovative della nostra regione. A pag. 30

Lara Palmisano è una giornalista free-lance specializzata in comunicazione per le relazioni internazionali e culturali. È nata a Martina Franca (in provincia di Taranto); vive fra Italia, Francia e Stati Uniti. A pag. 94

GUIDO GIAMPIETRO

FLORINDA BASILE

Oltre ad aver sceneggiato testi teatrali, ha ottenuto vari riconoscimenti nazionali per i suoi racconti. È l’autore dei romanzi “Sopra il cielo” (2005) e “Il paese dove non passava il treno” (2009) editi da Schena. A pag. 72

Insegna Progettazione Architettonica al liceo artistico “Luigi Russo” di Monopoli. La fotografia è il suo secondo mestiere: con le foto cerca di raccontare la terra di Puglia e le sue genti. A pag. 50

ALFREDO DE GIOVANNI

Cosa nasconde Castel Del Monte? Nel romanzothriller di Alfredo De Giovanni, il protagonista Paolo Manfré prova a scoprire il segreto che ruota intorno al maniero magico, divenuto uno dei simboli della Puglia. A pag. 76

VINCENZO LUCARELLA

LORNA ANNE CIFALDI

È un produttore di olio e per la prima volta si diletta con la scrittura. Siccome il suo lavoro lo porta in giro per il mondo, in questo numero vi farà scoprire i ristoranti pugliesi di New York. A pag. 36

Lorna Anne Cifaldi è italo-inglese e si definisce viaggiatrice del tempo. Spigliata, attenta e curiosa, unisce armoniosamente due culture estremamente diverse. È la nostra traduttrice ufficiale.

IOLE LA ROSA Avvocato con la passione del giornalismo, quello positivo e costruttivo: è sempre alla ricerca di buone notizie e di belle storie, le uniche che - a suo avviso - possano davvero incuriosire i lettori intelligenti. A pag. 34

PUGLIA MAGAZINE

PUGLIA, LE RICETTE DEGLI CHEF In 216 pagine 100 fantastiche ricette, 100 ottimi ristoranti e 100 grandi vini pugliesi. Nelle librerie. 8 PugliaMagazine gennaio-giugno 2011

ANNO I, N. 1 › In attesa di registrazione del tribunale Supplemento al numero di TuttoBrindisi di febbraio 2011 (Aut. Trib. di Brindisi n. 4 del 13/10/1995) Editore: Edizioni Effe srl, Brindisi, Prolungamento Viale Arno snc Direttore responsabile: Fabio Mollica Graphic Design: Salvatore Antonaci Stampa: Sedit, Bari Pubblicità: 0831.550246 - 347.7290074 › web: www.fabiomollica.com › email: info@fabiomollica.com Il prossimo numero sarà in distribuzione dall’1 luglio 2011.


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PUGLIESI Nichi Vendola, 52 anni

«Qualcuno mi definisce fenomeno di populismo. In parte dice la verità, in parte denuncia la propria incapacità di comprendere» 10 PugliaMagazine gennaio-giugno 2011


NASCITA DEL MITO

NICHI Ha fatto il cameriere. Ha venduto libri. È stato correttore di bozze. Non è un fenomeno mediatico, dicono. Però sa usare molto bene i media. E oggi, a 52 anni, dopo aver governato la Puglia per sei anni, sogna di sfidare Berlusconi. Ma, come al solito, dovrà prima convincere gli alleati a lui ostili.

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l suo nome è un mix di comunismo e cattolicesimo, come del resto la sua famiglia: «A casa mia, a Terlizzi, c’erano due grandi ritratti, uno accanto all’altro: Yuri Gagarin e Giovanni XXIII; ai miei genitori venne spontaneo trasformare il nome del santo patrono di Bari, Nicola, in quello dell’allora capo dell’Urss Nikita Kruscev. Già all’asilo tutti mi chiamavano Nichi». Se pensate che sia uno di quei politici che non hanno mai lavorato, eccovi serviti: «Ho frequentato il liceo scientifico e, pur amando lo studio, ho scoperto il lavoro da giovanissimo.
D’estate facevo il cameriere e d’inverno vendevo libri. Durante l’università facevo il correttore di bozze per la casa editrice De Donato che, in cambio, non mi dava soldi ma libri. Quando, alla fine del liceo, sono riuscito a comprarmi le opere complete di Pavese e di Brecht mi sono sentito davvero ricco». Di lui Peppino Caldarola, una delle menti illuminate del centrosinistra italiano, dice che «non è un fenomeno mediatico, anche se sa usare i media, ma è soprattutto un

trascinatore di popolo». Di se stesso, Nichi Vendola, 52 anni, dice: «Qualcuno mi definisce “fenomeno di populismo”, in parte dice la verità e in parte denuncia la propria incapacità di comprendere. Io non sono un fenomeno, sono un epifenomeno. Provo a rispondere ad una esigenza, non me la invento». Una delle esigenze italiane è la ricostruzione del centrosinistra: «Ci dobbiamo rinnovare, dobbiamo costruire nuove alleanze». IL VENDOLA PRIVATO. Porta l’orecchino: non lo ha tolto neanche durante le campagne elettorali, per non essere falso. E pensare che c’è ancora qualcuno che gli chiede di toglierlo. Non ha mai negato o nascosto (ma neanche ostentato) la sua omosessualità: «Con tanti e tante, sono stato fondatore dell’Arcigay Nazionale e promotore della Lila. L’omosessualità è un pezzo del mio scisma dalle “due chiese”, dalla chiesa comunista e dalla chiesa cattolica. Raccontava il nocciolo duro della mia dignità e libertà e ha rappresentato lo spazio di autonomia dalle mie fedi, o insieme di verifica delle mie fedi».

Porta anche un anello al pollice: «Nel gennaio del 2005 ho vinto le primarie con cui si sceglieva il candidato del centrosinistra alle consultazioni regionali del 3 e 4 aprile 2005, in cui poi stato eletto presidente della Regione Puglia. Da allora ho un anello al pollice, regalatomi da un pescatore di Mola di Bari, era la fede di sua madre. Rappresenta per me una specie di matrimonio con il popolo». Ma di Vendola non ne esiste solo uno: «Ci sono sempre due vocazioni in me. Il Nichi Vendola ludico, anarchico, infantile, narcisista. E quello instancabile, organizzatore, sorvegliato speciale delle sue stesse passioni, investito dei suoi doveri pubblici. Che è capace di piegare la sua indole e di scommettere le scommesse più paradossali della sua vita». VISTO DAGLI ALTRI. Vendola dice cose che in bocca ad altri sembrerebbero bestemmie, ma dette da lui diventano spunti di riflessione. Per esempio, ci si aspetterebbe che uno che dichiara che «c’è un modello di capitalismo e di mercato ormai incompatibile non

solo con la democrazia, ma anche con la vita», venga messo al muro dai capitalisti. E invece accade che il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, lo elogia pubblicamente per quel che di buono ha fatto: «Nichi Vendola è senza dubbio il miglior governatore del Mezzogiorno, la Puglia è una regione ben gestita, io ho delle aziende e conosco bene quella situazione». Insomma, Vendola non fa paura, anzi. E poi lui è consapevole che la lotta vera, quella primaria, si gioca in casa: «Cooperare è la ragion d’essere della sinistra. Se resta la politica ma crepa la comunità, la sinistra muore. La sinistra del futuro deve essere innanzitutto un nuovo umanesimo. Deve contrastare il paradigma della competizione con quello della cooperazione. Ormai non si contano le volte che è stato accostato ad Obama, per il suo modo “rivoluzionario” di intendere la politica e di rapportarsi con gli elettori. Ma lui non dirà mai di essere l’Obama bianco. Piuttosto vi risponderà così: «Perché è interessante l’America di Obama? Perché è il luogo in cui il principio-speranza

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PUGLIESI

realizzati nei suoi primi cinque anni di governo della Puglia. La sua Puglia, «una regione dove si coopera, l’uno affianco all’altro. Dove la gente si ritrova insieme e resta insieme». Forse solo qui potevano nascere le sue Fabbriche, «luoghi che generano speranze, sono connesse alle piazze ed alle vite degli uomini. Non sono apparato e non sono burocrazia politica. Tutto il contrario dei partiti: luoghi pieni di detriti, posti senza anima, delimitati dal filo spinato». Quanto ai politici, Nichi non ha dubbi: «Va ritrovata la moralità. La vita sobria ed umile. Altro che feste. Io difendo la mia persona dal rischio di apparire solo un personaggio e mi produco in periodi di astinenza: dalla tv e dal potere. Non mi farò mangiare dal potere».

«La Puglia è una regione dove si coopera, l’uno affianco all’altro. Dove la gente si ritrova insieme e resta insieme»

è tornato ad occupare uno spazio a sinistra che prima era occupato dalla realpolitik. E poi perché ha aperto nuovi codici della comunicazione politica». Il primo ad accostarlo al presidente degli Stati Uniti è stato Bill Emmot, ex direttore dell’Economist, che l’anno scorso sul Timeonline ha scritto: «Vendola è un mobilitatore di masse in stile Obama, ha il carisma e l’oratoria per coniare nuovi sogni, e sta creando un movimento nazionale». A gennaio 2011 il Washington Post lo ha ufficialmente incoronato “l’Obama bianco”. IL VENDOLA FUTURO (PREMIER?) Viene da Rifondazione comunista, l’estrema sinistra, ma rassicura: «Non sono mai stato percepito come il leader di una estremità, ma come il punto di sintesi tra il bisogno di diritti dei settori marginali della società e dei ceti produttivi più forti». Ed alla sua prima elezione vinse usando in campagna elettorale

proprio le accuse degli avversari, tramutandole in slogan: “Pericoloso, come tutte le persone oneste”; “Sovversivo, perché ho sempre messo gli ultimi al primo posto”; “Estremista, nell’amore per la Puglia”. Così le parole d’ordine dell’attacco nei suoi confronti furono svuotate di significato. Nella seconda tornata elettorale, invece, quella del 2009, ha vinto usando delle frasi poetiche: la sua campagna è divenuta una gigantesca e gioiosa forma di comunicazione sociale. Ogni giorno dedica circa 30 minuti a Facebook ed al suo sito nichivendola.it. Risultato: è l’uomo politico italiano più presente e seguito sulla rete. Più di Berlusconi. Pugliamo l’Italia è lo slogan delle fabbriche di Nichi. Non si tratta di sedi di partito, ma di club di amici, collaboratori, appassionati di politica. Il 75% di loro è costituito da under 40, che con la politica non hanno mai avuto a che fare: mMolti

di loro appaiono bizzarri, altri folkloristici, altri ancora originali. Sono il segreto, conosciuto ormai da tutti, e l’arma in più, di Nichi Vendola. Altro che comitati elettorali: questi sono centri sociali del ventunesimo secolo, dove si organizzano azioni di guerrilla marketing e si presidiano i social network. Silvio Maselli, direttore delle fabbriche, dice che sono «l’estetica della partecipazione», vi prendono parte «sognatori pratici, scalmanati smanettoni ideologici di computer, gente che è insieme pre e post politica». Del resto il loro leader da diverso tempo sostiene che «i partiti sono finiti, perché consumati, inadeguati, fuori dalle virtù civiche. Ed io non voglio più essere scambiato per uno degli esorcisti che tentano di far vivere chi è defunto». Se non la pensasse così, si farebbe fatica a comprendere l’ultimo suo slogan elettorale, “la poesia è nei fatti”, dove i fatti, ovviamente, erano quelli

La Puglia governata da Vendola ha investito un miliardo e 700 milioni nell’innovazione (il suo predecessore era fermo ad 80 milioni di euro). L’innovazione è ricerca, cultura, nuove competenze, nuove carriere. «Stiamo seminando per poi raccogliere quando l’economia ripartirà, e in quel momento la Puglia inizierà a correre, molto più e meglio di altre regioni». Forse l’attende la corsa a capo del governo, ma buona parte del PD gli è ostile (cosa a cui ha già fatto l’abitudine). Questa volta però dovrà convincere anche quel terzo polo con cui la sinistra sembra intenzionata a colizzarsi per battere Berlusconi. Già, la battaglia finale contro Berlusconi: «L’uomo che lascerà solo solitudini», dice vendola. Poesia allo stato puro. Lui invece si ritiene un populista antipopulista: «Informo il popolo che lo zingaro ci salverà e che la democrazia mutilata della voce delle donne è una forma di totalitarismo di genere. Lo invito a spegnere la tv e accendere il cervello». Altro che poesia.

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PUGLIESI

CHECCO ZALONE

ATTORE È PARTITO DA TELENORBA, COME MOLTI ALTRI volti “comici” pugliesi, ed ora è il campione d’incassi di tutti i tempi. Il suo secondo film, “Che bella giornata”, ha bruciato ogni record, diventando il blockbuster per eccellenza. Ha incassato molto più di Avatar e di altre pellicole costosissime. Ha superato perfino “La vita è bella” di Benigni, premiato con l’Oscar. Il successo di Luca Medici da Bari è un concentrato di semplicità e normalità. Quello di Checco Zalone è un personaggio vero, che malgrado il successo non si monta la testa e rimane se stesso. Che avrebbe fatto strada lo si era capito a Zelig, quando con le sue imitazioni di cantanti famosi (Jovanotti, Carmen Consoli, Giusy Ferreri, Giuliano Sangiorgi) ha dimostrato di essere al di sopra di tutti gli altri comici chiamati ad esibirsi sul palco-mito del cabaret milanese. Il primo film, “Cado dalle nubi”, lo aveva consacrato nuovo idolo degli italiani che al cinepanettone preferiscono una comicità più vera e più ricercata, che può apparire trash ma in realtà non lo è. Perché Checco Zalone, con il sorriso, riesce anche a far riflettere su temi importanti: la lega Nord ed il razzismo in “Cado dalle nubi”, il rapporto con le altre religioni in “Che bella giornata”. Il nuovo cinema comico italiano parla pugliese. 14 PugliaMagazine gennaio-giugno 2011


NEGRAMARO

ROCKBAND “CASA 69” È PER I NEGRAMARO L’ALBUM DELLA MATURITÀ E DELLA definitiva consacrazione sull’altare della grande musica italiana. Il cd offre 7-8 belle canzoni e almeno quattro chicche: Basta così (con Elisa), Quel matto son io, Apollo 11, e la stessa Casa 69. Se “mentre tutto scorre” indagava sul concetto-categoria di tempo e “La finestra” su quello di spazio, “Casa 69” è un’indagine sull’“Io” in tutte le sue accezioni, che sull’ossessione dei due concetti fonda il suo esistere: fra lo spazio e il tempo, infatti, l’unica categoria possibile è l’uomo. Il titolo “Casa 69” e la copertina sintetizzano perfettamente l’anima del disco. Il primo rappresenta il nome del luogo fisico, una vera e propria comune in cui tutti i componenti del gruppo vivono, condividono la loro passione per la musica e costruiscono in sinergia tutti i loro progetti da oltre dieci anni. L’immagine di copertina ritrae invece una scultura su vetro ideata e realiz-

zata da Ermanno Carlà, bassista della band, che torna a dare anche questo apporto artistico dopo la cover de “La finestra”: un uomo-cuore che, con rami-vene scolpiti al posto delle gambe e delle braccia, vuole rappresentare la carnalità, la vita, la necessità. Così come un cuore per battere ha bisogno di un organismo a cui essere collegato, l’essere umano per esistere ha bisogno della comunità in cui vive. Una dimensione da cui però si sta allontanando pericolosamente, incantato da una falsa idea di forza e di libertà, propinata soprattutto attraverso il modello di vita dell’“I-Life”, che nella realtà si traduce in individualismo e brama di potere. Il tour partirà il prossimo 10 marzo da Roma, per arrivare a Milano (il 24 e 25) e passare dalle principali città italiane. Il 19 aprile si torna in Puglia, al PalaFlorio di Bari. Info: www.negramaro.com. www.fabiomollica.com

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PUGLIESI

GIANRICO CAROFIGLIO SCRITTORE

DEFINIRE LA SUA OCCUPAZIONE È ORMAI COSA IMPOSSIBILE: MAGISTRAto, senatore della Repubblica, scrittore, ora co-autore teatrale. Gianrico Carofiglio non smette di sorprendere. Nel 2010 il suo romanzo Le perfezioni provvisorie è stato il libro più venduto dell’anno e negli stessi mesi è uscito in libreria con Non esiste saggezza (Rizzoli) e La manomissione delle parole (Rizzoli). Il 2011 lo vede impegnato per la prima volta in teatro, come voce narrante del reading musicale “Le notti dell’avvocato Guerrieri”, il personaggio protagonista dei suoi gialli. Si tratta di uno spettacolo in cui ai testi che raccontano le gesta dell’avvocato, si alternano brani musicali eseguiti dai Tokyo Hotel.

MICHELE EMILIANO SINDACO DI BARI

MASSIMO FERRARESE PRESIDENTE PROVINCIA DI BRINDISI

IL SINDACO DI BARI È L’AMMINISTRATORE PUGLIESE PIÙ AMATO dai cittadini. La classifica del Sole 24 Ore sul “Governance Poll”, che misura il gradimento degli elettori nei confronti di sindaci, presidenti delle Provincie e delle Regioni, lo posiziona al settimo posto nella lista dei primi cittadini preferiti d’Italia. Nel 2010 il sindaco di Bari era dodicesimo con il 60% di gradimento. Ora è salito al 63% e insedia da vicino personaggi amatissimi come Matteo Renzi (sindaco di Firenze, primo in classifica) e Sergio Chiamparino (Torino, secondo). Alle spalle del magistrato antimafia oggi sindaco di Bari, con il 55,5%, c’è Ippazio Stefano, sindaco di Taranto. Quindi, al 54,5% Giovan Battista Mongelli, sindaco di Foggia. Chiudono la classifica pugliese Paolo Perrone (Lecce) al 49,5% e Domenico Mennitti (Brindisi) al 48%. Per quanto riguarda invece i presidenti di Provincia, in Puglia il primo posto va alla coppia formata da Antonio Pepe (Foggia) e Massimo Ferrarese (Brindisi) con il 56%. Alle loro spalle un’ altra coppia, al 53,5%, con Francesco Schitulli (Bari) e Francesco Ventola (Barletta Andria Trani), quindi al 53% il Presidente di Lecce, Antonio Maria Gabellone. Chiude al 47% il presidente di Taranto, Giovanni Florido.

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FLAVIA PENNETTA TENNISTA

DOPO UN 2009 FANTASTICO, CHE L’HA VISTA ENTRARE NELLA TOP TEN del tennis femminile mondiale, il 2010 non è stato un granché per la pugliese, causa anche qualche acciacco di troppo. Il 2011 sarà l’anno della rivincita? Lo speriamo tutti. L’inizio è stato scoppiettante: a gennaio Flavia, per la prima volta in carriera, nel singolo è arrivata agli ottavi dell’Australian Open. La tennista brindisina, nella sesta giornata dello Slam svoltosi a Melbourne, ha eliminato per 3-6/7-6/6-4, in due ore e venticinque minuti di gioco, l’israeliana Shahar Peer, decima favorita del seeding e numero 12 del ranking mondiale. Purtroppo si è poi dovuta arrendere alla ceca Petra Kvitova, ma era evidentemente che la forma fosse stata recuperata. Infatti, dopo qualche giorno, Flavia ha alzato al cielo il trofeo del doppio, vinto in coppia con l’argentina Gisela Dulko. Le due hanno battuto in finale (2-6, 7-5, 6-1) Ia bielorussa Victoria Azarenka e la russa Maria Kirilenko. Per Pennetta e Dulko si tratta dell’undicesimo titolo conquistato insieme, ma del primo nel circuito del Grande Slam.

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PUGLIESI

DOMENICO DI PAOLA

LA PUGLIA CHE VOLA

Rispettato da tutte le forze politiche. Impegnato a livello socio-culturale. L’ingegnere barese ha rilanciato l’immagine degli Aeroporti pugliesi e guidato il boom del turismo in Puglia. Ecco i suoi prossimi obiettivi di Massimo Ramellini

È

l’uomo che ha trasformato il nostro sistema aeroportuale, dando alla regione due aeroporti moderni, capaci di attirare i principali vettori low-cost, e attivando decine di rotte che mese dopo mese fanno aumentare a ritmi vertiginosi il numero dei viaggiatori che partono ed arrivano in Puglia (circa 5 milioni e mezzo nel 2010). Dieci anni fa eravamo periferia. Oggi, grazie ad Aeroporti di Puglia, siamo al centro dell’Europa e del Mediterraneo: capitali un tempo inarrivabili sono solo a due ore di volo. Un giorno qualcuno dirà grazie all’ingegnere Domenico De Paola, amministratore di Aeroporti di Puglia dal 2001. Ma intanto lui non si smentisce e allontana da sé qualsiasi voglia di protagonismo: «Mi attribuisco solo il merito di aver servito con lealtà e tutte le mie energie la mia regione, ma il merito della crescita delle infrastrutture è dello straordinario esempio di coesione istituzionale che la nostra realtà ha avuto intorno ad un progetto. Da solo non avrei potuto fare tutto questo. Poi, certo, la continuità nella gestione è stata importante, ma non è stato quello il fattore principale di questo miracolo, che resta un ottimo esempio da seguire se la comunità vuole raggiungere risultati importanti in altri settori». Di Paola oggi è un manager stimato e rispettato da destra e sinistra, caso alquanto raro in Italia. Non è legato alla sua poltrona, perché lo stipendio ad essa collegato (180mila euro lordi) non gli cambia di certo la vita. La vendita al colosso Exprivia della sua società di servizi informatici

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Flying Puglia

The engineer from Bari, who is involved both socially and culturally, and who is respected by all politicians, has improved the image of the Puglia Airports and is leading the economic boom of tourism in Puglia. Here are his next aims.

T

«Mi attribuisco solo il merito di aver servito con lealtà, e con tutte le energie, la mia terra»

his is the man who changed the local airport system, providing the region with two modern airports. The latter have been able to attract the main low-cost carrier companies, and also to activate many routes which day by day have increased the number of passengers leaving from and arriving in Puglia. Ten years ago we were suburb. Today, thanks to Aeroporti di Puglia, we are at the centre of Europe and of the Mediterranean: city capitals which were at one time unreachable are now only two hours flight away. Sooner or later someone will thank the engineer Domenico De Paola, the administrator of Aeroporti di Puglia since 2001, who as usual, being his modest self, humbly says: «I can only admit to have been just and to dedicated all my energy to my region. The merit of the development of the infrastructures must be given to the extraordinary institutional collaboration on this project. I wouldn’t have been able to do it all by myself. The continuity in the management, of course, has been important, but it wasn’t the main element in this miracle, which remains an excellent example for the community, as how to achieve other important results in different fields». Today, De Paola is a manager, who is appraised by both left and right political parties, which is a quite rare event in Italy. He is not attached to his role, because the salary connected to it (180 thousand euro pre-tax) doesn’t really change his life. The sale of his company, which provided computer services (Svim Service, was in a bad condition when it was bought, in 1975, and later gave employment to 400 people, and became known by the press as the most profitable in its sector, even before Ibm), to the colossal Exprivia in 2007, gave him enough money to forget about his future economic problems. «I am here because of my enthusiasm for this ‘hobby’ of mine. Believe me, enthusiasm is the secret of success. When I used to be a business man I spent three months holiday in my house in Corfù. Today my water skiing trainer hardly sees me, and every so often he asks me in a worried way: “Why do you do it? Do you really need to work?”. This is the problem: I don’t need to do it, but I want to do it. I like to use the words of a dear friend: “Not life, but things”. I fully recognise my self in this». De Paola personally follows the running of the offices. Once a week he goes to the second airport of Puglia, the one in Brindisi (known as the Salento one). At the moment he is working on the next big revolution: combined tickets and time tables. «The idea is to give the travellers a complete service. To be able to get off the plane and find transport, either train or bus, which takes them directly to the main www.fabiomollica.com

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(la Svim Service, comprata malmessa nel 1975 e portata fino a 400 dipendenti, nonché riconosciuta dalla stampa di settore come la più redditizia, d’avanti ad IBM), nel 2007 gli ha fruttato abbastanza per non avere problemi di sopravvivenza. «Sono qui per hobby e per passione. E mi creda, la passione è il segreto alla base di ogni successo. Quando ero imprenditore passavo tre mesi di vacanza nella mia casa a Corfù. Oggi il mio istruttore di sci nautico non mi vede quasi più, ed ogni tanto mi chiede preoccupato: “Ma chi te lo fa fare? Hai così tanto bisogno di lavorare?”. Il problema è proprio questo: non c’è il bisogno, c’è la voglia di farlo. Mi piace ricordare l’epitaffio usato da un mio caro amico: “Non vita, ma cose”. Ecco, io mi ci riconosco in pieno». Di Paola segue personalmente l’organizzazione degli uffici, presidia un giorno a settimana il secondo aeroporto di Puglia, quello brindisino (anzi, del Salento) e sta lavorando alla prossima grande rivoluzione: il progetto PugliaVola, che oltre a fissare gli obiettivi di crescita per i prossimi anni, prevederà delle novità come il biglietto unico e l’orario unico. «L’idea è quella di fornire ai viaggiatori un servizio completo. Scendono dall’aereo e trovano il mezzo, treno o autobus, che li porta direttamente nelle località principali: Taranto, Lecce, Brindisi… In questo modo ridurremo i costi per gli operatori turistici (gli hotel non dovranno andare a prendere i clienti negli scali) e ridurremo i tempi di viaggio per gli utenti. In questo modo anche un aeroporto che sembra lontanissimo come quello di Bari, diventerà vicino perfino a Lecce. Insomma vogliamo rendere più efficiente la rete dei trasporti regionali». Sembra un’impresa titanica, perché dovrà convincere molti “stakeholders” ad adeguarsi: vettori ferroviari, compagnie di bus, gestori di

hotel… Lui è fiducioso: «Le cose sono più semplici di come appaiono. Partiremo con pochi operatori e poche linee che funzionino bene». Per uno che ha studiato Ingegneria aerospaziale al Politecnico di Milano, e che a 50 anni si è iscritto all’Università di Astrofisica, non esistono imprese impossibili, solo rischi non prevedibili: «L’esperienza mi ha insegnato che per quanto possiamo sforzarci di cercare di dirigere la nostra vita, siamo esposti a troppi fattori imponderabili». Ma, ponderabilità a parte, lui ed il suo staff continuano a costruire il futuro di questa terra. Oltre al biglietto ed al percorso unico, spera in un progetto di sviluppo territoriale che nasca dalle nuove rotte aeree, ma questo progetto purtroppo non dipende da Aeroporti di Puglia, ma dagli enti locali. E qui iniziano i problemi: «Oggi abbiamo voli che ci collegano con il 60% del Pil europeo e con 150 milioni di persone. Bene, facciamone uno strumento di sviluppo territoriale. Ma per far questo abbiamo bisogno di nuovi terreni di gioco». Quali? Ricettività, segmentazione del mercato, asset, eventi: «Solo con tutte queste voci puoi costruire un progetto turistico intorno ai collegamenti. Dotiamoci delle strutture che i viaggiatori cercano, costruiamo una offerta di servizi e prodotti che incontrino la domanda, sapendo però che se puntiamo ai turisti spagnoli stiamo parlando di famiglie con 2-3 figli, se invece pensiamo ai turisti scandinavi ci rivolgiamo a viaggiatori single, di conseguenza dobbiamo studiare pacchetti flessibili». Anche sugli asset le idee sono chiare: «Abbiamo il Petruzzelli a Bari ed il Teatro Verdi a Brindisi. Sfruttiamoli come offerta turistica. Abbiamo un mare da cartolina: quando arrivano i turisti facciamoglielo trovare come sui manifesti e nelle foto,

towns: Monopoli, Lecce, Gallipoli… In this way we will reduce the costs of the tour operators (the hotels will no longer have to arrange to pick up their guests at the airports) and this will reduce travelling time. So even an airport like Bari Palese, which seems so distant will become nearer to Lecce. In one word we want to make the regional transport system more efficient». It looks like a huge venture, as it will have to convince the many “stake-holders” to adapt: trains, bus companies and hotel managers… He has faith: «Things seem easier than we think. We will start with few tour operators and with the few lines which are working well». For a man who has studied Aerospace Engineering at the Polytechnic in Milano, and who at 50 is now studying Astrophysics at University, nothing is impossible, of course unless you face unpredictable risks: «Experience has taught me that as far as we try to manage our life, we always have to face many imponderable problems». Apart from the unimaginable problems, he and his staff continue to build a future for this area. He hopes to be able to achieve further development as well as the single ticket project. Begin with a new air route. Unfortunately this project doesn’t depend on Aeroporti di Puglia but on the local authorities. This is where the problems start: «Today we are connected to 60% of the

European Pil and with 150 million people. We can use it as an instrument for the development of the territory. To do this to move on». How? Receptivity, market segmentation, asset, events: «Only with all these items can we build a tourism project connected to the services. Let’s provide the travellers with the structures they expect. Let’s build services and products which meet their needs. If we are aiming at the Spanish tourist market, we are talking about families with 2 to 3 children; if we are aiming at the Scandinavian tourist market, we are talking about, this means we need to study flexible offers». We have clear ideas with regards to the assets: «We have the Petruzzelli in Bari and the Verdi theatre in Brindisi. Let’s use them as a tourism catch. Our sea looks like a picture postcard: when the tourists arrive let them find it

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«Today Puglia is connected to 60% of the European Pil and with 150 million people. We can use it as an instrument of development»

published on posters and photos, not unreachable. Let’s treat events in the same way: let’s make a unique agenda of the regional events and place it on the market!». This is a project that local authorities in other areas would jump at, «instead we are in Brindisi and in Bari the situation is even worse. Ryanair seems to


PUGLIESI non sporco e inarrivabile. Così pure per la voce eventi: facciamo un agenda unica del cartellone regionale e mettiamolo sul mercato!». Un progetto che gli enti locali dovrebbero accogliere a braccia aperte, «invece a Brindisi siamo a zero, a Bari va ancora peggio. Il marketing pugliese praticamente lo fa il sito internet di Ryanair. Stiamo perdendo tempo: non sfruttiamo l’occasione irripetibile. E quando gli amministratori locali festeggiano i numeri

«Ora serve un vero progetto di marketing territoriale. Finora il marketing della Puglia lo ha fatto il sito web Ryanair» record dei nostri aeroporti, io ribatto che questa crescita non è frutto di un’azione di marketing del territorio e dobbiamo sperare che tutta questa genti torni in Puglia. Non basta farla venire un volta sola». Basta solo un dato per comprendere quanto sia importante proseguire nel lavoro avviato da Aeroporti di Puglia: gli 11 milioni di euro investiti nel 2010 dalla Regione Puglia a sostegno die voli low cost, hanno generato un pil pari a circa 300 milioni di euro. Il problema, con i tagli al bialncio regionale, è ora reperire altri 11 milioni di euro. Intanto, siccome le passioni sono tante, Di Paola è impegnato con la sua associazione culturale “Impegno civile”. Quando la fondò, più di un anno fa, qualcuno sostenne che era una mossa politica: poteva essere il candidato alla Regione, oppure al Comune di Bari. Lui ancora oggi sorride: «Non è un movimento politico, non siamo un apparato. Non pretendiamo di cambiare il mondo e non abbiamo finalità politiche. Siamo un gruppo di imprenditori, docenti, professionisti che non vogliono essere un’elite ma fanno delle proposte». Per la Sanità che affossa i conti della Regione, per esempio, ci sarebbe una ricetta facile facile: «Tetto massimo di spesa personale per le medicine, così da creare la cultura della necessità, non dello sperpero. E poi affidarsi ad un manager serio, di altissimo livello, che tagli i costi

be taking care marketing Puglia. We, instead, are wasting time: we are not taking the unrepeatable occasion. When the local administrators celebrate the records achieved by our airports, I underline that this growth doesn’t come from the marketing of the territory, we must hope that tourists will return to Puglia. What use is it if they only come once?». Mimmo De Paola, because of his many passions, is also involved with his own cultural association “Impegno civile”. When he founded it, more than a year ago, someone said it was a political move. If he had wanted to he could have run to be elected for a seat in the Region, or to be mayor of Bari. He still smiles about it today: «It isn’t a political movement. We don’t want to change the world and we do not have political aims. We are a group of business men, teachers and professionals who want to make proposals». For the Health System, which is draining the Region’s bank account, the group suggests: «to limit each person’s medical expenses, this would create a culture of necessity not of waste. To employ an highly qualified reliable manager, who ensures there are no wastes in the various Local Health Authorities. Do you find it normal that each health company has its own telephone company? Couldn’t they all use the same one and save money?». De Paola’s association suggested ideas for another four points. The first regards the use of the territories potentialities: «We must improve tourism and logistics, these two assets could create development and job opportunities. No one in the Mediterranean area, apart from Puglia, has four airports and three ports. To develop this we need to change the

spropositati dei consumi delle varie Asl. Ma le sembra normale che le aziende sanitarie abbiano gestori telefonici diversi? Non possono utilizzarne uno solo e risparmiare?». Oltre alla sanità, l’associazione di Di Paola ha proposto idee su altri quattro punti. Il primo riguarda lo sfruttamento delle potenzialità del territorio: «Dobbiamo valorizzare turismo e logistica, sono i due asset che possono creare sviluppo e lavoro. Quattro aeroporti e tre porti non ce li ha nessuno nel Mediterraneo. Ma per far questo bisogna riconvertire una gran massa di lavoratori, di operai, di tornitori, in camerieri, direttori d’hotel, addetti ai servizi turistici e culturali. Secondo: la rivoluzione del web: «La Puglia è ancora una regione arretrata nei servizi infotelematici. Eppure abbiamo sotto gli occhi il successo di Nichi Vendola e Ryanair, che partono proprio da internet. Serve un grande progetto in questo settore: un grande piano regionale dell’informatica sarebbe una grande opportunità». Terzo punto: diffondere la “cultura del progetto”. «Aeroporti di Puglia in 7-8 anni ha realizzato opere per circa 800 milioni di euro. Altrove i progetti sono fatti male, vengono bloccati dai ricorsi, dalle sospensive del Tar. La colpa spesso non è della burocrazia. Allora, per risolvere il problema, facciamo una Agenzia regionale che si occupi almeno dei grandi progetti». Infine, il quarto punto: una scuola di formazione per i dipendenti delle pubbliche amministrazioni, perché, spiega Di Paola, «siamo una regione vecchia, con gente per così dire “arretrata”, che non conosce le lingue, o non usa le nuove tecnologie. Servono politiche per l’imprenditoria giovanile e politiche per gli ammortizzatori sociali. Ma queste politiche servono solo se abbiamo degli obiettivi e delle opportunità vere. Vogliamo puntare sul turismo? E allora dobbiamo dire ai nuovi giovani imprenditori che devono avviare aziende in questo settore, non in altri. Altrimenti saranno i soliti contributi a fondo perduto di cui, dopo cinque o dieci anni, non rimarrà alcuna traccia». PM

occupation of a great number of people from previous jobs into waiters, hotel managers and other tourism and cultural services. In the internet era: «Puglia is still well behind, although we have two examples of expansion through the use of internet: Ryanair and the success of Nichi Vendola. We need a great project for this sector; to have a great regional plan in this sector would be a great opportunity». Third point: we must spread out “cultural projects”. «Aeroporti di Puglia in 7-8 years has carried out projects amounting to about 800 million euro. Elsewhere badly presented projects are refused by appeals and by the Administrative Court’s decisions. It is not only a bureaucratic problem. In order to solve this problem we should create a regional agency which only works on the development of well planned projects». Finally the fourth point: the public administration employees must be trained, De Paola states, «we are an old region with ‘obsolete’ inhabitants, who don’t know languages and don’t know how to use new technologies. We need solutions for the young business men and solutions for the social shock absorbers. Of course these will only be useful if we have some aims and real opportunities. Do we want to aim to the development of tourism? If so, we must guide young business men, to develop their firms in this field in the future. Or the Grants used to develop these firms will just become the usual useless waste disappearing after five or ten years». PM

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ECONOMY

ABBIAMO UN NUOVO OBIETTIVO: IL MONDO

Dopo qualche anno di dura crisi ed una ristrutturazione aziendale, il brand salentino registra fatturati in grande crescita ed è pronto a cogliere nuove opportunità. «Il 2011 - spiega il direttore generale del gruppo, Augusto Romano sarà l’anno della nascita dei primi negozi a marchio. E della definitiva affermazione sui mercati internazionali».

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opo un periodo difficile dovuto alla crisi economica e tre anni di crescita costante dei fatturati (20-25% annuo) il marchio Meltin’Pot è pronto ad una nuova fase di espansione: il 2011 sarà infatti l’anno dell’apertura dei primi negozi a marchio. Quella del brand salentino è una storia che parte nel lontano 1967, quando Cosimo Romano inaugura la sua azienda tessile nel paese natale, Matino. Erano gli anni in cui i pugliesi emigravano in massa, verso il Nord Italia, la Germania e gli Stati Uniti. Lui decise di restare e di avviare la sua attività imprenditoriale a casa, perché farlo altrove «non aveva senso», non voleva che il suo paese morisse.

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Meltin’Pot però nasce solo nel 1994. Romano ed il figlio Augusto pensavano al salto di qualità: volevano smettere di fare i “fasonisti”, cioè lavorare per conto di altri marchi, e sognavano di stare sul mercato con un brand tutto loro. Per coronare questo sogno fecero una cosa che pochissimi imprenditori locali osano fare: aprirono le porte ad un manager esterno. Scelsero Francesco Balduzzi, un milanese con lunga esperienza nel settore dell’abbigliamento. «Fu la scelta giusta», riconosce Augusto, che oggi ha 39 anni ed è il direttore generale dell’azienda, con suo padre che a 72 anni continua ad avere il timone in mano. La scelta di affidarsi ad un manager diede subito grandi risultati. In soli 6 anni Meltin’Pot arrivò a fatturare 80 milioni di euro, dando lavoro a quasi 400 persone. I jeans della casa, e tutti gli altri capi di abbigliamento

giovanile, entrarono nei migliori negozi d’Italia. Poi è arrivata la crisi, e con essa i tagli e le ristrutturazioni: «Eravamo l’azienda più giovane e piccola sul mercato - racconta Augusto Romano -, dunque era

naturale che risentissimo più degli altri del periodo negativo». Dal 2006 al 2009 è stata durissima. Ma oggi Meltin’Pot guarda al futuro con rinnovata fiducia. Il fatturato dello

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«Pentiti di essere rimasti qui in Puglia? Semmai orgogliosi»

Augusto Romano, direttore generale della Meltin’Pot. Augusto Romano, managing director of Meltin’Pot www.fabiomollica.com

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ECONOMY

scorso anno si è attestato intorno ai 40 milioni, facendo registrare l’ennesima crescita, e l’azienda ha distribuito un milione 300 mila capi. «Certo, siamo sempre gli ultimi arrivati, se si considera che i nostri competitor, come G-Star e Diesel,

fatturano 800-1000 milioni di euro, però ci sentiamo pronti ad una seconda fase di crescita». Oggi l’azienda salentina ha in portafoglio 1300 clienti in tutta Europa, per buona parte sono italiani, ma le fette di mercato conquistate in Germania e Francia sono ormai consistenti. Insomma ci sono fondamenta forti per lanciare i primi negozi MeltinPot, che si aggiungeranno agli otto outlet già aperti in ordine sparso lungo la penisola. «Contestualmente continuiamo ad esaminare altri mercati esteri: abbiamo fatto qualche esperimento in Cina e Giappone, ma il sistema distributivo lì è troppo frammentato e siamo alla ricerca di un retailer importante. Inoltre stiamo valutando l’ipotesi Stati Uniti. Internazionalizzarsi però è un’opportunità, ma anche un grosso rischio. Quando decidiamo di varcare i confini di un paese, ci muoviamo con i piedi di piombo. Prima di sbarcare in Germania e Francia abbiamo fatto dei piccoli test in paesi secondari,

come il Belgio e la Grecia. Aggredire un mercato vuol dire prima comprenderlo bene non solo dal punto di vista economico ma anche culturale. E ci vogliono anni, a volte decenni». Estero, per Meltin’Pot, non significa solo vendite, ma anche delocalizzazione della produzione: fuori dall’Italia si trovano minor costo del lavoro e maggiori capacità produttive. Così a Matino restano le attività a maggior valore aggiunto: progettazione, logistica, commercializzazione e

in Olanda. Ma restiamo orgogliosi di essere pugliesi e di lavorare in Puglia. Poi, certo, bisogna combattere ogni giorno con la difficoltà di trovarsi fuori dai circuiti internazionali. Da qui non ci passi, ci devi venire per forza, e per venire da Milano devi perdere una giornata. Anche se fortunatamente molte cose, da questo punto di vista, sono cambiate». Allora spazio ai nuovi sogni e ai nuovi obiettivi: «La crisi ha portato le persone a spendere in maniera diversa.

«La crisi ha portato le persone a spendere in maniera diversa. Dobbiamo adeguarci a questi “nuovi consumatori”». distribuzione, mentre il grosso della produzione ormai è altrove: Nord Africa, Portogallo, Turchia. È il risultato delle opportunità offerte dalla globalizzazione, ma è stata anche una strada obbligata per restare sul mercato, anche se questo ha voluto dire ridurre quasi della metà il numero dei dipendenti nel Salento. Pentiti di essere rimasti in Puglia? Altrochè: «Sarebbe stato più facile realizzare questo progetto a Milano, o

Dobbiamo accontentare le nuove esigenze delle persone, di quelli che chiamo “i nuovi consumatori”, ripensando il posizionamento dei nostri capi ed il modo di stare sul mercato». Una cosa è certa - conclude Augusto Romano - noi vogliamo diventare un marchio importante anche a livello internazionale. Levi’s e Diesel sono avvisati. PM

«WE HAVE A NEW AIM: THE WORLD» After a few years of hard recession and a reorganization of the firm, the salentino brand is recording an invoice growth and is ready to take new opportunities. «2011 - explains the director of the group, AugustoRomano - will be the year of the creation of the first brand shops. Also of the definitive claim in the international markets» After a few difficult years due to the economic recession, and three years of constant growth of the invoices (20-25% yearly) the brand Meltin’Pot is ready for a new stage of expansion: 2011 will be indeed, the year of the opening of the first brand shops. The story of this Salentino brand begins in the late 1967, when Cosimo Romano opens his textile firm in his home town, Matino. These were the years when people from Puglia emigrated to the North of Italy, Germany, and the United States. He decided to stay and to start his business in his home town, because to start it elsewhere was «useless» he didn’t want his hometown to die. Meltin’Pot was born in 1994. Romano and his son Augusto, wanted to make an improvement: they didn’t want to be ‘Faµonistes’ anymore, working for other brands, they dreamt to be on the market with their own brand. To achieve this dream, they did something, few local business men dare doing: they opened the doors of their business to an outside manager, Francesco Balduzzi, a man from Milan, with a great experience in the clothing branch.«It was the right decision» states Augusto, 39 years old, who is general director of the firm, and whose father ,72 is still guiding the firm. Using a manager, immediately gave great results. In only six years Meltin’Pot managed to invoice 80million euro, and to give work to nearly 400 people. The

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jeans, and other youth clothing pieces, were sold in the best Italian shops. Then recession arrived, with it cuts and reorganization: «We were the youngest and smallest firm on the market - says Augusto Romano -, so it was normal we suffered the most during that negative period». The period between 2006 to 2009 was so hard. But today Meltin’Pot looks at the future with a renewed faith. Last year’s invoice summed more or less to 40 million , recording another growth. The firm has distribute one million three hundred pieces . «Sure, we are the last ones arrived, if you think that our competitors, G-star and Diesel invoice 800-100 million euro, but indeed we feel ready for a second growth step. Today the salentino firm has a range of 1300 clients in the whole of Europe, mainly Italians, but the market conquered in Germany and France is quite significant. This means there are solid foundations to launch the first Meltin’Pot shops, which will add up to the other 8 outlet already opened around Italy. «At the same time we keep checking the other foreign markets: we have done a few tests in China and Japan, but the distribution system there, is too fragmented and we are looking for an important retailer. We are also thinking about expanding to the United States. To expand internationally is a great opportunity, but also a big risk. When we decide to move to another

country we always do it in a safe way. Before expanding to Germany and France we performed small tests in other countries such a Belgium and Greece. To move to another market means to understand it well not only from the economic side but also from the cultural one. Some times you need years, sometimes decades». Abroad, for Meltin’Pot, doesn’t only mean sales, but also outsourcing of the production: outside Italy you may find a lower working cost and better productivity. In this way, the main activities such as production, logistic, marketing and distribution, stay in Matino while most of the production is elsewhere: North Africa, Portugal, Turkey. It’s one of the results of globalization, but it is also the only way to stay on the market, even if this means to half reduce the employers in Salento. Do you regret staying in Puglia? Not at all: «It would have been easier achieving this project in Milan, or in Holland. But we are proud of being from Puglia and of working in Puglia». So lets give space to new dreams and aims: «Recession makes people spend differently. We must satisfy the new needs of the people, of the ‘new consumers’ thinking of how to place our pieces and how to stay on the market. One thing is certain - ends Augusto Romano - we want to become an important brand, also internationally». Levi’s and Diesel are warned.


Due fasi di lavorazione dei jeans Meltin’Pot. Nell’altra pagina, il fondatore Cosimo Romano www.fabiomollica.com

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ECONOMY

LI: PROFI CI I LEURC UZION

COST

ANCHE AL SUD SI PUÓ FARE L’azienda brindisina produce torri eoliche. Fa utili da 11 anni e nei picchi di produzione dà lavoro a 400 persone. Un miracolo avveratosi in una delle zone più depresse del Mezzogiorno 26 PugliaMagazine gennaio-giugno 2011

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i sono aziende che sono la dimostrazione lampante che anche al Sud i miracoli economici si avverano, se esistono gruppi imprenditoriali che ci credono e manager capaci di portare a termine progetti a lungo termine. La Leucci Costruzioni, è una di queste. Nelle sue aree, nella zona industriale di Brindisi, vengono costruite ogni anno centinaia di tronchi di torri che sorreggono enormi aerogeneratori eolici, per installazioni on e off-shore in mezza Europa, commissionati da multinazionali come Repower, Vestas, General Electric, Suzlon... Stiamo parlando di colossi metallici, quasi fossero mitologici, con pesi variabili da 80.000 ad oltre 300.000 chilogrammi, e altezze da 52 a 100 metri, che prendono forma lavorando lamiere di acciaio che passano su uno dei banchi di taglio più grandi d’Italia. Ci si immagina un ambiente industriale caratterizzato da fumo, inquinamento e puzza, e invece l’azienda è all’avanguardia anche


in questo: nessuna traccia di fumo o polveri (che vengono accuratamente trattate), raccolta differenziata dei rifiuti, pulizia e ordine. Del resto, se non fosse stato così, la Leucci Costruzioni non avrebbe potuto ottenere la certificazione ambientale di qualità Emas (in provincia di Brindisi ce l’ha solo il Consorzio di Torre Guaceto). Alla tutela dell’ambiente, del resto, l’amministratore delegato dell’azienda (e presidente di Confindustria Brindisi) Giuseppe Marinò, tiene molto: «Il nostro è il classico esempio di grande azienda che non ha un forte impatto inquinante e che realizza prodotti nel cosiddetto settore della green economy. Gli impianti eolici di cui costruiamo le torri, a nostro avviso, non deturpano le campagne, e soprattutto non tolgono terreni all’agricoltura». Il basamento della torre infatti occupa un’area di 16 metri quadrati. Tutto intorno si può continuare a coltivare, senza particolari condizioni che possano impedire il fiorire di una agricoltura di eccellenza. D’altronde questo è quello che è già accaduto in paesi che di questa potenziale energia biocompatibile hanno fatto una vera fonte di ricchezza (Germania, Spagna, Francia, Danimarca). Si potrebbero fare anche altri calcoli. Per esempio: una torre da 2 megawatt alimenterebbe circa 650 abitazioni (con impianti da 3 kilowatt), dunque con 38 aerogeneratori si darebbe energia a circa 25.000 utenze, più o meno quante sono le famiglie brindisine. Considerato che ogni torre va installata a non meno di 300 metri dall’altra, basterebbero quattro file da dieci pale ciascuna. Tre chilometri di torri e pale per dare luce ad una città. È vero che l’eolico non cancella il tradizionale, perché produce solo quando le condizioni meteo lo consentono (presenza di vento), così come il fotovoltaico o il solare termico (presenza di luce/sole), ma quando questi impianti producono, immettono, per diritto di precedenza, tutto in rete, con una condizione di assoluto privilegio. È questo il momento in cui la necessità di tenere in equilibrio la rete elettrica determina da parte del gestore la rinuncia alla raccolta di energia prodotta dalle fonti fossili, è questo il momento in cui il vento ed il sole sostituiscono i cicli termici. È questo il momento in cui la natura prevale, l’uomo ne usufruisce e nessuno ne paga le conseguenze. La Leucci dà lavoro in media a circa 250 persone, ma nei picchi di produzione si arriva a superare le 400 unità. Da quattro anni l’azienda ha lavorato con-

tinuamente su due e tre turni, investendo qualcosa come 15 milioni di euro, «senza mai aver fatto ricorso a forme di finanziamento assistito», puntualizza, con comprensibile orgoglio, Marinò, che ne ha fatta di strada da quando, nel lontano 1987, entrò in Leucci da semplice impiegato, per poi occuparsi di controllo di gestione del gruppo Fochi (che proprio quell’anno rilevò l’azienda) e

diventare amministratore delegato della società nel 1998. «Rappresentiamo una scommessa in cui non credeva nessuno. È da 11 anni che facciamo utili, produciamo reddito e paghiamo le tasse. Reinvestiamo gran parte degli utili d’esercizio per crescere e migliorarci. Tutto ciò vuol dire che anche al Sud si può fare, anche qui si può creare

«NEGLI ULTIMI ANNI ABBIAMO INVESTITO 15 MILIONI DI EURO, SENZA MAI FARE RICORSO A FORME DI FINANZIAMENTO ASSISTITO»

Giuseppe Marinò

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valore e possono nascere e svilupparsi le eccellenze. E fare qui tutto questo è 100 volte più difficile che farlo in qualunque altra parte del mondo». Si può fare tutto ciò se esiste un gruppo solido e ci sono dei manager capaci di guardare avanti. La Leucci, costituita nel 1961, nacque come azienda metalmeccanica, ma nel 1998 il management societario capì che bisognava allargare gli orizzonti. Fu così che si decise di diversificare le attività e di buttarsi nel settore delle energie biocompatibili, in particolar modo nell’eolico, che allora muoveva i primi passi. Marinò inizia a girare il mondo («ancora oggi, quando parto, dico a mia moglie che non so quando tornerò»). Ed è un boom immediato: Repower, Vestas, General Electric, Icq, Suzlon diventano clienti della Leucci Costruzioni. Il fatturato (nel ‘98 era di circa due milioni di euro) inizia a crescere con incrementi annui compresi tra il 15 ed il 30%. Oggi siamo oltre i 30 milioni, ed anche

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in anni di crisi nera l’azienda è riuscita a fare passi avanti, mantenendo invariati ordini e fatturato, ed estendendosi sempre più, fino ad occupare

credere nel settore dell’energia alternativa, tanto da arrivare oggi ad una quantità di prodotto mensile, tra fondazioni e torri, di oltre 2500 tonnellate, destinate al mercato nazionale ed ai paesi del Mediterraneo. Negli ultimi 10 anni abbiamo effettuato un percorso straordinario, grazie ad una politica aziendale imperniata sui grandi investimenti per le attrezzature, l’acquisto di nuove aree e mezzi, ma soprattutto l’attenzione per la qualità del prodotto. Anche la localizzazione è uno dei punti di forza dell’azienda: «Più del 50% delle torri che produciamo va via a bordo di navi, dunque essere posizionati a due passi dal

«PIÚ DEL 50% DELLE TORRI CHE PRODUCIAMO VA VIA A BORDO DI NAVI, DUNQUE ESSEERE LOCALIZZATI A BRINDISI È STATO UN VANTAGGIO» 140 mila metri quadrati nella zona industriale brindisina. «La nostra grande scommessa è stata quella di

porto ha sicuramente rappresentato un valore aggiunto». Nel futuro c’è in programma la realizzazione di


impianti energetici propri, o in compartecipazione con altri importanti operatori del settore. La Leucci non ha comunque abbandonato gli altri settori: tra gli impegni importanti più recenti figura infatti la consegna di un impianto di dissalazione con tecnologia multiflash (capace di produrre 120 metri cubi l’ora di acqua nel bel mezzo del deserto libico); restano di prim’ordine i lavori all’interno del Petrolchimico e della centrale termoelettrica dell’Enel, a Brindisi. Così, accanto alla realizzazione delle torri eoliche, si continuano a produrre evaporatori per impianti di dissalazione, rivestimenti metallici con Hastelloy di condotti e tubazioni di medio e grande diametro, desolforatori, serbatoi tumulati per Gpl, scambiatori e condensatori, piper di processo, drums, reattori, serbatoi, colonne, vessels ed apparecchi di processo, filtri e degasatori, serbatoi a tetto fisso, skids di processo. «Abbiamo ancora tanta voglia di scommettere sul futuro», dice Marinò. E infatti l’ultima grande impresa della Leucci Costruzioni è stata la costru-

zione di due grossi scambiatori di calore da 220 tonnellate l’uno, spediti ad impianti dell’area del Golfo. Grazie a questa commessa l’industria brindisina è entrata in un’altra nicchia di mercato molto interessante, quella, appunto, della realizzazione di grandi scambiatori di calore e di grossi serbatoi realizzati con materiali super-austenitici.

più importante. «Le nostre risorse umane hanno acquisito negli anni una altissima professionalità e una profonda conoscenza tecnologica. I nostri dipendenti, anche quelli “flessibili”, sono persone straordinarie. Sono loro la base di partenza dei successi fin qui conseguiti. Tutti indistintamente, anche quelli che chiamiamo solo nei periodi di maggior produzione. Vogliono tutti bene all’azienda. Pensi che molti di loro li vedo in giro con i giubbotti personalizzati Leucci Costruzioni, anche quando non sono di turno. Evidentemente per loro è un vanto indossare quel nome. E per noi è una fortuna averli nella nostra grande squadra». Anche in tempi di crisi, Marinò guarda avanti, col

«CONTINUIAMO AD INVESTIRE, PERCHÈ DOBBIAMO PREPARARCI AD AFFRONTARE LA FASE DELLA RIPRESA» Ma c’è un altro elemento alla base del successo di questa azienda brindisina, che l’amministratore delegato tiene a sottolineare in ogni occasione pubblica e in ogni intervista: il fattore umano, il

consueto ottimismo: «Continuiamo ad investire, perché dobbiamo prepararci ad affrontare la fase della ripresa, che prima o poi dovrà pur arrivare». PM

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ECONOMY

EVEN IN THE SOUTH OF ITALY, ECONOMICAL MIRACLES CAN HAPPEN Leucci Costruzioni, in Brindisi, produce support towers for wind turbines. The customers are multinational companies such as Repower, Vestas, General Electric, Suzlon... It is possible today to demonstrate , thanks to some firms, that even in the South economical miracles can happen, especially if there are business groups who believe this can be possible and managers able to fulfil long term projects. Leucci Costruzioni is one of them. Each year hundred of support towers for enormous wind turbines are produced in its company which is situated in the industrial area of Brindisi. Its production supplies systems on and off-shore for half of Europe, for multinational companies such as Repower, Vestas, General Electric, Suzlon... We are talking about metal colossus, almost myths, weighting between 80.000 and 300.000 kg and between 52 to 100 metres tall. These are shaped using steel plates on one of the biggest working boards of Italy. When imagining this you tend to think about an industrial environment full of smog, smell and pollution, instead, it is a modern firm: no smoke traces, or dust (these are accurately treated), separated waste, a clean and tidy place. Leucci Costruzioni wouldn’t have been able to obtain the quality environment certificate from Emas (in the province of Brindisi only Consorzio di Torre Guaceto has it) if the environmental situation had been different. Most of all because, Giuseppe Marinò, CEO, ( also president of Confindustria, Italian Manufacturers’ Association in Brindisi) is very keen on protecting the environment: «Ours is the classical example of a big firm that doesn’t have a strong polluting impact and its products are made in the well-know sector of green economy. Wind towers , in our opinion, do not ruin countries and do not deprive lands from the agriculture». The bottom part of the towers occupy 16 square metres. It can be possible to continue planting in the area around them, without forbidding the growth of a great agriculture. This is just what has been happening in the Countries who use this potential biocompatible energy as a source of richness (Germany, Spain, France, Denmark). We could provide other examples. One tower of 2 megawatt is able to provide electricity for 650 houses (with 3 kilowatt systems), so with 38 wind towers it would be possible to supply energy to 25.000 consumers, this is more or less the number of the families living in Brindisi. Considering that each tower has to be installed not less than 300 metres from each other, you would need four lines with 10 pale each. Three kilometres of towers and pales to give light to a whole city. It’s true that eolic energy doesn’t substitutes completely the traditional supplies, as they only produce it when the weather conditions allow it (the presence of wind) in the same way the photovoltaic and solar

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system (which depend on the sun), but when these structures produce energy, they put it all in the systems, for right of way, with a privileged condition. When this occurs it is necessary, in order to maintain a balance in the electric net , that the classical producer of electricity renounces to use the Energy produced from petrol, and allows the use of the one produced by wind and sun. This is the moment in which nature wins and man benefits and nobody pays the consequences. Leucci gives work to about 250 people, and during peak productions it tops 400 employees. For four years the firm has been constantly working with two to three shifts , investing around 15 million euro, «without ever using assisted financing», underlines with pride, Marinò, who has made big progresses, since entering the industry in 1987, as a simple employee. He then starting taking care of the management control of Fochi group (which in that year took over the enterprise) and in 1998 became CEO. «We represent a bet nobody would have made. We have been producing profits for eleven years, we produce incomes and we pay taxes. We invest the majority or the profits to improve and grow. All this means that even in the South it is possible to do things, even here you can create value and the excellences can star and develop. Making this possible here is 100 times more difficult than doing it in any other part of the world». This is possible if a solid group exist and there are managers able to look ahead. Leucci, founded in 1961, was at the beginning an engineering firm, but in 1998 the company’s management understood that it was necessary to widen the horizons and decided to diversify the activities and enter the area of the biocompatible energies, especially in the eolic field, which had just started to develop. Marinò started to travel around the world («even now, when I leave, I tell my wife ‘I don’t know how long I’ll be away»). It was an immediate boom: Repower, Vestas, General Electric, Icq, Suzlon become clients of Leucci Costruzioni. The invoices (in ‘98 was about two million euro)have started to grow with annual increments between 15 and 30%. Today we go over 30 millions, and even in periods of crisis the firm has managed to develop, keeping unchanged the invoices, and growing more and more, to reaching and extension of 140 thousand square metres in the industrial area of Brindisi. «Our greatest bet was to believe in the alternative energies’ field, so much that we have a monthly production of over 2500 tons of towers sent in the national market of the Mediterranean countries.

In the last 10 years we have made an extraordinary progress, thanks to the firm policy based on great investments for machineries and the purchase of new areas and equipments, but most of all because of the attention and quality of the product. Even the location is an important point for the firm: «More than 50% of the towers we produce move on traitors, so being close to the port has surely represented an other favourable point». For the future we are thinking about creating our own energy systems, or together with other important companies in this field. La Leucci anyway hasn’t abandoned the other areas: among the important recent commitments there have been the delivery of a desalination system with multiflash technology (able to produce 120 cube metres of water in an hour just in the middle of the Libyan desert); still most important are the works done inside the Petrochemical and in Enel’s thermoelectric power station in Brindisi. Other than producing eolic towers, they produce De-salination plant evaporators, Hastelloy coating of medium and large diameter pipes, Desulphurisation plants, GPL storage tank, Heat exchanger and condenser, Medium and large diameter pipeline, process piping piper, Drums, reactors, tanks, columns, vessels and process equipment, Filters and de-gassers, Fixed top tanks (vessels), process skids.«We still are ready to take risks for the future», says Marinò. In fact the last big accomplishment of Leucci Costruzioni has been the building of two big heat exchangers each one weighting 200 tons, which were sent to the implants in the Gulf area. Because of this the industry from Brindisi has entered in another very interesting branch of the market, the one of the achievement of the great heat exchangers and huge tanks made with super-austenitic materials. There is, however, another element with has made this firm successful, the CEO keeps underlining every time he can in public occasions and during interviews : it’s the people, this is the most important element. «Human resources has achieved in the last couple of years a high professionalism and a deep knowledge of technology. Our employees , even the ‘flexible’ ones, are extraordinary people. They are at the base of the successes obtain up to now. Each one of them, even the ones who just work with us when the amount of production increases. They all love the firm. Just imagine that I see many of them outside work with the sponsored Leucci Costruzioni jackets, which they usually wear for work. Obviously they are proud of being part of the firm. It’s a blessing to have them on our team». Even in times of crisis Marinò has hope and looks at the future with his usual optimism: «We have to continue investing , because we have to get ready to phase the upturn period, which sooner or later is bound to arrive».

GIUSEPPE MARINÓ, CEO: «OUR GREATEST BET WAS TO BELIEVE IN THE ALTERNATIVE ENERGIES’ FIELD. BUT WE HAVE TO CONTINUE INVESTING, TO GET READY TO PHASE THE UPTURN PERIOD, WICH SOONER OR LATER IS BOUND TO ARRIVE».


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BEEFLY

TECNO HOSPITAL

NITENS

QUIWI

Giuseppe Morelli, Emanuela Papeo, Alessandro Liuti

Alessandro Deodati ed Emiliano Petrachi

Vito Ventura, responsabile marketing

Cosimo Pellegrini e Roberto Centrone

QUI IL FUTURO È GIÁ ARRIVATO C’è chi progetta strumenti per migliorare la vita dei portatori di handicap, e chi ha inventato la macchina ad alimentazione solare per setacciare la sabbia dei lidi. Chi ha ideato il gestore di documenti touch screen, e chi ha sviluppato nuove tecnologie per il turismo. Ecco cinque storie di aziende pugliesi che hanno puntato tutto sull’innovazione e sulle nuove tecnologie per affermarsi sul mercato. di Romina Giurgola

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ECONOMY QBRENG Si chiama BeeFly ed è un software che permette di creare, archiviare, condividere e gestire i documenti elettronici con un touch. È l’ultima trovata della Qbr Engineering di Lecce, società che opera nel settore dell’information e communication technology: elabora e sviluppa sistemi informativi aziendali utilizzando le tecnologie più avanzate e innovative del mondo open source. BeeFly è un gestore documentale touch screen adatto a tutte quelle realtà che hanno l’esigenza di gestire il ciclo di vita della documentazione prodotta e/o ricevuta secondo procedure centralizzate e sicure. Il software permette all’utente di organizzare, archiviare e condividere tutti i documenti e più in generale tutti i contenuti che transitano nell’organizzazione (immagini, video, mail, fax, tipi di file diversi), garantendo notevole risparmio di tempo, sicurezza delle informazioni, riduzione dei costi, riduzione dello spazio di archiviazione, eliminazione della carta e tracciabilità dei documenti. In pratica l’imprenditore che si trova fuori sede può, attraverso la connessione ad internet, usando un pc o un telefono cellulare di ultima generazione, consultare i documenti presenti in ufficio e scaricarli. Il sistema usa come software di base Alfresco, uno dei più noti leader per la gestione dei contenuti di classe Enterprise (tra le grandi aziende che lo usano figura anche Mediaset). DI gestori documentali ce ne sono diversi, ma Beefly è il più innovativo sul mercato, grazie al touchscreen, alla possibilità di essere utilizzato sul telefono mobile, e all’uso di Alfresco. Altra sua importante caratteristica è quella di registrare l’intero workflow di ogni documento archiviato: dalla sua creazione fino al giorno dell’ultimo utilizzo. La soluzione ideale per gli enti pubblici, per esempio i Comuni, che devono rilasciare le concessioni edilizie o altre autorizzazioni simili. Tra i prodotti proposti da Qbr Engineering figura anche Desmos, la piattaforma per l’internazionalizzazione. È il servizio messo a punto per la selezione delle informazioni relative alle opportunità di business che derivano dalle gare di appalto internazionali. www.qbreng.it - www.beefly.it TECNO HOSPITAL È una officina ortopedica, ma produce applicazioni tecnologiche incredibili, che permettono ai disabili una vita quasi normale. Tra le invenzioni dell’azienda di Acquaviva delle Fonti, per esempio, ci sono gli emulatori di mouse che si controllano con la bocca, o addirittura con il movimento della testa, o a puntamento oculare (registrano il movimento della pupilla dei soggetti costretti a stare a letto e che hanno perso l’uso della parola come i malati di Sla), oppure le tastiere speciali (espanse o facilitate) che possono essere usate anche dagli anziani. C’è poi Comunico, un sistema per non udenti che riconosce la voce dell’utente e tramuta in formato di testo ciò che viene detto: eliminando in tal modo la difficoltà psicologica dello studente non udente che deve sedere per

forza al primo banco per leggere il labiale della maestra. Tecno Hospital esiste da 15 anni, ma da soli sei anni si occupa di tecnologie. I suoi prodotti sono prescrivibili dalle Asl o dalle scuole (che dispongono di fondi ad hoc per acquistare questo tipo di apparecchi per gli studenti che ne hanno bisogno). I dipendenti sono una quindicina, divisi nelle quattro aree in cui l’impresa opera: mobilità, ausili su misura, sistemi di degenza e, appunto, ausili tecnologici. Tra questi ultimi, il più recente è il sistema di ipovisione, un vero e proprio occhio artificiale: una telecamera ingrandisce ciò che riprende, riconosce i testi, li elabora e li legge attraverso una sintesi vocale: così un non vedente può “fotografare” (facendosi aiutare) l’orario dei treni in stazione, oppure le etichette dei prodotti presenti in cucina, o ancora quelle dei farmaci. www.tecno-hospital.it. NITENS È una spin-off dell’Università del Salento, nata dall’idea di tre ingegneri: i leccesi Alessandro Deodati (32 anni) ed Emiliano Petrachi (28), ed il tarantino Giuseppe Vendramin (33). L’Università detiene una quota del 10% della società, nata nel luglio 2007 grazie anche alla forte spinta impressa dall’allora preside della facoltà di Ingegneria, Domenico Laforgia, oggi rettore. Nitens commercailizza Wave, un lampione a led di ultima generazione, ed altre applicazioni di illuminazione per aziende. Wave rispetta tutte le norme più recenti sull’inquinamento luminoso e nasce da un accurato studio della fotometria della lampada, che ha una linea sinuosa e decisamente innovativa, e presto potrebbe alloggiare al suo interno anche una telecamera, per permettere l’installazione simultanea di un sistema di controllo perimetrale. Il corpo lampada è realizzato in pressofusione di alluminio, alettato al fine di ottimizzare lo smaltimento del calore, in quanto principale causa di guasto dei led. Le Wave sono prodotte dalla Dld Elettronica di Taranto, e costano sul mercato dai 300 ai 600 euro. La Nitens però non si ferma alle lampade, e spera di entrare presto nel settore della robotica mobile. «Ora stiamo cercando un partner industriale in grado di produrre la nostra ultima invenzione, Solarino, una macchina setaccia-sabbia alimentata da pannelli solari. Malgrado ciò, dovrebbe costare intorno ai 6500 euro, circa la metà dei macchinari attualmente in uso sulle spiaggie italiane. A differenza di questi ultimi, però, Solarino si muove autonomamente. Il mezzo è infatti dotato di sensori utili per la navigazione nella totale sicurezza delle persone fisiche che dovessero eventualmente trovarsi nel raggio d’azione del robot: in tal caso è garantito il blocco immediato di tutti i dispositivi in movimento e la ripresa delle operazioni solo nel momento in cui il raggio d’azione è nuovamente libero. Le dimensioni ridotte dell’intero sistema permettono il passaggio di Solarino tra le file di sdraio e ombrelloni, effettuando così la raccolta, la pulizia ed il successivo smaltimento dei detriti. www.nitens.it

QUIWI La parola Quiwi è un acronimo che deriva dall’espressione inglese Quick Wits, che significa di ingegno vivace. Nata grazie alla creatività di tre ragazzi (Cosimo Pellegrini, 30 anni, ingegnere meccanico; Vito Scagliusi, 28, ingegnere informatico; Roberto Centrone, 32, giornalista) l’azienda non poteva che essere una realtà giovane, dinamica ed innovativa. Tutto è cominciato con una intuizione, poi trascritta nel progetto imprenditoriale risultato vincitore del concorso “Principi Attivi, giovani idee per una Puglia migliore”. L’idea si chama Bluetour ed è una infrastruttura di promozione turistica basata su tecnologia wireless bluetooth. Il sistema si basa su una rete di piccoli dispositivi (hotspot) che vengono installati nei pressi di luoghi di interesse turistico: chiese, palazzi, musei, monumenti. Il turista che gira per la città potrà notare delle targhe che lo informeranno della presenza del servizio nel punto in cui si trova, e con il suo telefono cellulare potrà visualizzare mini-documentari, immagini, informazioni sul luogo che sta visitando, oppure comunicati sugli eventi in programma in zona, o buoni sconto dei negozi vicini. Il tutto gratuitamente. «Insomma - spiega Cosimo Pellegrini, amministratore di Quiwi - con Bluetour si supera il limite costituito dai costi del materiale cartaceo e non c’è bisogno di alterare il paesaggio urbano, perché gli hotspot possono essere tranquillamente alloggiati in elementi di arredo (come i lampioni) già esistenti nelle città». Per ora, purtroppo, Bluetour è un’idea che ha appena superato lo stato embrionale e si è materializzata soltanto in un paio di città. Però ci sono interessanti contatti anche con potenziali clienti stranieri. Fin quando l’azienda non inizierà ad essere qualcosa di più sostanzioso, i tre fondatori saranno costretti a fare altri lavori per sostenersi. www.quiwi.it VISUP VISup viene fondata nel novembre 2007 da Gabriele Venier e Daniele Galiffa per occuparsi specificamente di Information visualization e User Experience Design. È una delle pochissime realtà europee a concentrarsi dettagliatamente su entrambe le discipline. Il percorso di nascita dell’azienda è abbastanza singolare. I fondatori si conoscono sul blog mentegrafica.it attraverso lo scambio di opinioni su temi vicini alla visualizzazione di informazioni, e iniziano col lavorare assieme da remoto. Daniele, 30enne abruzzese formatosi al Politecnico di Milano e residente a Brindisi, lavora dal 1998 su ambiti legati alla progettazione e sviluppo di servizi digitali incentrati sul valore aggiunto generato in relazione alla soddisfazione delle esigenze degli utenti; prende parte ad alcune attività di ricerca, di formazione e divulgazione sia in Italia che all’estero. Dal 2001 inizia a maturare la consapevolezza della dimensione caotica determinata dalla crescita dell’informazione digitale e inizia a ragionare sui temi che ruotano attorno alla disciplina dell’Information www.fabiomollica.com

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ECONOMY Visualization e le nuove professioni ad essa correlate, oggetto anche della sua tesi di Laurea. Gabriele, 30enne friulano, dopo i primi studi di matematica completa gli studi di Design a Milano ed in Canada lavorando su elementi di comunicazione visiva, sia fotografica che 3D. Dal 2000 si sposta quasi definitivamente sul design e lo sviluppo del software nell’ottica di migliorare la fruizione delle immagini in rete. Da queste riflessioni matura la consapevolezza di uno strumento come Closer Viewer (www.metapictures.it), che consente la visualizzazione di immagini ad alta risoluzione sul web. Nel 2006, una commessa importante porta Gabriele a trasferirsi a Milano: la vicinanza fisica

2007, quando si decide di unire gli sforzi e abbandonare la precedente attività di liberi professionisti in favore della creazione di un nuovo organismo in cui riversare passioni e sogni: nasce VISup. Si ricorre alla creatività per risolvere alcune questioni importanti come il recruitment. VISup inizia a fare leva sulla rete di relazioni professionali già in essere e inizia a dialogare moltissimo con lo strumento che ne ha permesso la nascita: cioè le reti sociali tematiche. È così, quindi, che vengono individuati i talenti. Oltre al recruitment si cerca di contenere i costi relativi a spazi, spostamenti (ecco il perchè di un ufficio in centro in un seminterrato) e strumenti: impianti di illuminazione efficienti e a basso

Allo Smau Brescia del 2009 viene lanciato un nuovo progetto: ClosR (www.closr.it): è un servizio realizzato sulla piattaforma CloserViewer, la tecnologia sviluppata da VISup per supportare la fruizione su web di immagini ad altissima risoluzione. Non intende essere una community, ma uno strumento agile che possa rendere efficace la condivisione e la visualizzazione delle immagini di altissima qualità, sui canali più disparati, favorendone l’impiego nei diversi ambiti: cartografia, settore medicale, arte, fotografia, illustrazione, beni culturali. VISup è innovativa anche nel modo di lavorare: adotta la politica del FridayMote (il venerdì gli uffici sono chiusi ma tutti lavorano su Skype: ciò

VISUP

Il fondatori Daniele Galiffa e Gabriele Venier

e la crescente passione per il tema dell’impiego di strumenti semplici per la visualizzazione di dati fa sì che i due decidano di condividere subito il parco clienti e di co-investire su un progetto pilota per verificare la bontà del modello relazionale. Con il trascorrere delle settimane si iniziano ad osservare miglioramenti nella qualità dei servizi e prodotti verso i clienti e si inizia a maturare un approccio al fare innovazione che è sempre più condiviso... insomma inizia a maturare la vision. L’attitudine ad innovare si manifesta attraverso modalità diverse e si concretizza alla fine del

consumo, impiego esclusivo di notebook a basso consumo, predilizione dell’impiego di software open-source, assenza di hardware per lo storage ma ricorso ad una struttura completamente dematerializzata sulla Cloud. Il tutto con un beneficio sia economico che ambientale (il team VISup si muove, per scelta e convenienza, quasi esclusivamente con i mezzi pubblici o a piedi). Nel 2008 VISup riesce ad essere selezionata come una delle start-up creative ed innovative nella pronvincia di Milano e ciò incoraggia il team a continuare ad investire sull’innovazione.

consente una riduzione dei costi energetici e degli spostamenti). Ha allargato il team a Brindisi. Opera essenzialmente sul mercato B2B e tra i suoi clienti vi sono molte realtà a forte vocazione creativa e innovativa (Deltatre, Seat Pagine Gialle, H-Art, Ogilvy Interactive) oltre che alcune importanti università. Al momento l’azienda è impegnata su 2 importanti progetti di ricerca europei e la creazione di un nuovo servizio digitale per il miglioramento e il monitoraggio delle prestazioni sportive nel calcio. PM

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ECONOMY

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el quadro di un’economia in attesa che gli scenari mutino restituendo una dose di fiducia ai mercati, il gap tra Nord e Sud sembra aumentare. Per molte imprese meridionali la politica di marca sembra ancora un concetto fumoso, con il risultato che una produzione di eccellenza, come ad esempio quella pugliese, spesso non trova il giusto riconoscimento sul mercato. Ne abbiamo voluto parlare con Mario Lioce, amministratore di Voice, un’agenzia che si occupa di immagine, marketing e comunicazione che si è prefissa l’obiettivo di dare voce alle imprese del Sud. Lioce, brindisino, ma ama definirsi pugliese, è un profondo conoscitore dei mercati internazionali, essendo stato per molti anni direttore marketing della Minale Tattersfield & Partners (ne è tuttora consulente), un’agenzia inglese di branding e packaging tra le più antiche in Europa e negli anni ‘90 collocata dal Financial Times tra le più importanti al mondo. Ad uso dei non addetti ai lavori, ci spiega cos’è il branding? Non amo citare le tante definizioni da manuale contenute nella letteratura di settore, tuttavia può risultare illuminante la frase dell’antropologo Lévi Strauss, il quale sosteneva che “non può esserci identità se non c’è differenza”. Ecco, in estrema sintesi il branding è questo: riuscire a cogliere la vera essenza di un’impresa e saperne comunicare efficacemente gli elementi distintivi. Ma concretamente come può il branding aiutare un’impresa? Il brand è sostanzialmente la memoria di un’impresa, l’identità visiva che ne esprime la cultura e i valori. Una buona politica di branding aiuta l’impresa a tessere quel mondo di relazioni con l’esterno che si traduce in legami, senso di appartenenza, fiducia. Il compito di una buona agenzia è di riuscire a dare corpo all’immagine del brand, trasformando una percezione in emozione. Insomma, una sorta di narrazione per immagini? Esatto, occorre riuscire a raccontare l’identità di un’impresa attraverso immagini che ne sappiano esprimere la personalità e le aspirazioni, convertendo storie e idee, come dice efficacemente il mio ex collega e designer australiano Michael Bryce, in una semplice metafora visiva. Ma all’interno delle decisioni aziendali il branding è un’iniziativa tattica o strategica? Può essere l’una e l’altra. Non è il branding a determinarlo, ma la strategia di marketing decisa a monte dall’azienda. Il branding è una leva, un aiuto concreto per tradurre in pratica le teorie. Così, rivedere l’identità di specifiche linee di prodotto allo scopo di migliorarne la

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SONO I BRAND CHE CONTANO «Molte aziende pugliesi non hanno ancora sviluppato una adeguata politica di branding», dice Mario Lioce, consulente della Minale Tattersfield (agenzia tra le più antiche in Europa) e amministratore di Voice. Però ci sono alcune case-history da prendere ad esempio: Divani&Divani, Divella, il Salento, la Notte della Taranta... percezione, rientra più propriamente nella sfera delle decisioni tattiche, mentre il lancio di un brand a livello nazionale o internazionale appartiene senza dubbio alla sfera strategica, dovendone andare a definire, seppur a livello visivo, il posizionamento. Ha senso parlare di tutto questo in un periodo di crisi economica come quello attuale? Per risponderle credo si debba prima sgombrare il campo da deduzioni errate: nonostante ci si ritrovi in un contesto di economie famigliari messe in difficoltà da una rilevante perdita del proprio potere di acquisto, è significativo constatare come negli ultimi anni le quote di mercato dei prodotti leader si siano rafforzate a discapito di marche secondarie o a breve ciclo di vita spesso impantanate nelle logiche esasperate delle promozioni. Sta cercando di dirci che la crisi non è reale? Al contrario, la crisi esiste ed è grave. Ciò che invece sostengo è che per reagire a questo quadro a tinte fosche, le imprese italiane hanno

dovuto prendere decisioni in merito al supporto dei propri brand in presenza di una stagnazione dei consumi non solo di prodotti voluttuari o procrastinabili nel tempo ma anche di prodotti indispensabili quali gli alimentari di base o i prodotti per la cura della persona. Rispetto a tale scenario diverse imprese si sono distinte assegnando un ruolo determinante alle proprie politiche di difesa e promozione della marca, investendo in modo anticiclico e guadagnandosi, se non un vantaggio competitivo misurabile nel breve periodo, una maggiore visibilità rispetto ai propri concorrenti. Tutto questo sarebbe merito delle politiche di marca? La marca con il suo patrimonio di valori, storia e immaginario rappresenta un riferimento centrale in grado di raccogliere sempre più consensi e preferenze rispetto ad alternative che, magari più convenienti, non garantiscono la stessa capacità di rassicurazione. E, infatti, in questo scenario la marca ha rappresentato con vigore il suo ruolo di presidio, tutela e garanzia della

«DA ALCUNI ANNI SEGUO LA COMUNICAZIONE DEL TRENTINO: IL LORO MARKETING TERRITORIALE PUÓ INSEGNARE MOLTO SU COME FARE SISTEMA IN PUGLIA».


qualità, considerata dal consumatore non solo come valore aggiunto ma come prerequisito per essere scelta. A proposito di scenari, c’è qualche impresa pugliese che secondo lei ha messo in campo buone strategie di branding? Ce ne sono certamente tante e sarebbe ingiusto citarne solo alcune trascurandone altre. Tuttavia temo che lei non mollerà la presa sino a che non le avrò fatto qualche nome. Mi ha letto nel pensiero. Prima di accontentarla è doverosa una precisazione, poiché spesso sento usare in maniera non corretta i termini logo e brand. Il logo è un segno grafico identificativo ma è solo la punta dell’iceberg di un sistema che va messo in atto affinché un logo diventi un brand. Un brand può essere considerato tale quando riesce ad esprimere efficacemente quelle che sono le qualità ed i valori di un’impresa. Tutto questo lo puoi realizzare quando c’è un piano di marketing complesso e strutturato in grado di portare a breve, medio e lungo termine vantaggi. E di riempire quindi di significati quello che era in principio solo un segno. Vada al punto. Detto ciò, come non citare due imprese come Divani&Divani e Divella. Entrambe hanno saputo rappresentare in tutta la loro comu-

MARKETING & BRANDING. Mario Lioce, amministratore di Voice. Nell’altra pagina una foto di Divani&Divani ed il logo Divella.

nicazione e nei comportamenti l’essenza che le caratterizza e le distingue. Divani&Divani è riuscita a comunicare efficacemente elementi distintivi quali know-how, ricerca, innovazione, stile, italianità, creando un legame imprescindibile con il mondo del design, dell’arte e della cultura. È stata indubbiamente penalizzata dalle violente dinamiche della globalizzazione e dalla crisi imperante ma nulla di tutto ciò può gettare ombra sul successo internazionale di questa azienda pugliese. Seppur con scenari e dinamiche diverse, le stesse considerazioni possono essere fatte per Divella. Storia, qualità, tradizione, esperienza e tecnologia, all’interno di una positiva esaltazione delle proprie origini meridionali. E poi da amante della pasta me lo lasci dire, sommessamente perché ho dei contatti in Barilla, la capacità della pasta Divella di mantenere la cottura non ha paragoni. Ma visto che sino ad ora mi ha fatto andare a ruota libera, posso essere io a porre una questione che ritengo importante? Faccia pure. Fino a qui abbiamo parlato solo di imprese ma non è corretto pensare che le tecniche di branding siano valide solo per le aziende. Cosa vuol dire? Dico che la metodologia può essere utilizzata anche per un personaggio, un evento o un territorio. Le faccio degli esempi rapidi ma concreti. Provi a pensare al politico Nichi Vendola. Non voglio assolutamente sostenere che abbia “costruito” artificiosamente la sua immagine - tutt’altro -, ma è innegabile che con i suoi comportamenti sia riuscito a caratterizzare particolarmente la sua figura. Passione, trasporto, modernità, dialettica, ironia, tutto ciò lo ha reso una figura positivamente anomala nell’attuale panorama politico. Se a questo si somma un’efficace presenza in rete e sui principali socialnetwork, si inquadra la “fenomenologia” del personaggio. Non a caso il verbo “narrare”, a lui tanto caro, è uno dei più usati nel mondo del branding. Ma con una rapida virata possiamo sostenere le stesse tesi anche per un brand territoriale come il Salento o per un evento come la Notte della Taranta. Negli ultimi anni entrambi sono saliti agli onori della cronaca per elementi non dissimili. Un tipo di Sud diverso, solare, ottimista, positivo, coinvolgente e originale. Fenomeni in grado di travolgere e stravolgere visioni sterili e stereotipate. Non c’è media che non parli del Salento e delle dinamiche ad esso collegate. Ritengo tuttavia che in questo ambito ci sia ancora molto da fare. Sono alcuni anni che seguo la comunicazione del Trentino e senza dubbio il loro marketing territoriale può insegnare molto su come “fare sistema”. Iole La Rosa

NASCE FIRSTLAIF La community dei giovani pugliesi che non si accontentano. E vogliono migliorare la loro regione. Anche giocando “Entra nella community dei pugliesi ke nn si accontentano”. È questo lo slogan della nuova iniziativa, chiamata FirstLaif, avviata dalla Regione Puglia, Assessorato alle politiche Giovanili e Cittadinanza Sociale, con i fondi dell’Unione Europea, indirizzata ai giovani pugliesi. FirstLaif mira a creare un laboratorio sociale di ragazzi di età compresa tra i 16 ed i 26 anni. La Puglia ancora all’avanguardia, dunque, per iniziative creative e culturali. Questa volta le attenzioni sono rivolte esclusivamente ai più’ giovani, ai quali viene data l’opportunità di essere artefici del cambiamento della società del presente e del futuro, ricevendo dalle amministrazioni strumenti che serviranno a sviluppare la creatività e l’intraprendenza per porla al servizio degli altri. Il nome della piattaforma, FirstLaif, si propone come antitesi del celebre mondo virtuale Second Life, puntando a stimolare il recupero della dimensione “viva” e partecipata della vita sociale, superando i virtualismi che ormai dominano nella società e allontanano dal quotidiano tangibile, per dare concretezza alla realtà. Utilizza la filosofia degli Alternate Reality Games per proporre ai partecipanti al gioco una serie di missioni, cioè microinterventi sul tessuto sociale ed urbano del territorio. Insomma una gara tra giovani cittadini che hanno voglia di sperimentare, apprendere, cambiare la propria realtà. Portando a termine con successo le varie missioni, i giocatori sono chiamati a trasformare il proprio territorio in maniera creativa e attiva, e guadagnare così punti per ottenere premi. La finalità del progetto è dare un segnale al territorio e dimostrare che i giovani pugliesi hanno talento, inventiva e voglia di mettersi in gioco. Per questo motivo FirstLaif non può essere considerato un concorso come gli altri, anche perché non c’è un solo vincitore. I premi sono (quasi sempre) esperienze di impegno e partecipazione: affiancare un sindaco o un assessore nel suo lavoro, partire in Interrail per l’Europa, vivere il backstage di un tour musicale, partecipare ad un progetto di cooperazione indirizzato ad un paese in difficoltà, e tante inziative ancora all’insegna del sociale... (I.L.R.)

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PUGLIA WORLWIDE

ORECCHIETTE

E CARTELLATE A

NEW YORK N

el 1979 Pino Coladonato non aveva le idee chiare sul suo futuro. Allora lasciò Rutigliano e raggiunse il cugino, a New York, che lavorava come chef in un ristorante della Grande Mela. «Ho cominciato con lui, da zero. È stata dura, ma in questo mestiere ti salva la passione. Altrimenti scappi via». Oggi Pino è comproprietario, insieme a due soci capresi (Enzo Ruggiero e Peppe Iuele) dei due ristoranti La Masseria: il primo ha aperto sette anni fa all’incrocio tra la ottava avenue e la 48esima strada, nell’affollatissima e ben frequentata zona dei teatri, a 400 metri da Times Square; il secondo lo ha inaugurato nel novembre del 2009 a East Greenwich, nel Rodhe Island, una delle città più antiche degli Stati Uniti, a 250 chilometri da New York. «Come mi sono ritrovato in quella città? Per colpa della costa: quando l’ho vista la prima volta mi è sembrata la costa pugliese, piena di scogli, e l’ho subito amata. Poi abbiamo trovato un locale carino ed è partita la nostra seconda avventura». In entrambi i casi è stato un successo istantaneo: «I clienti ci hanno apprezzato subito, e continuano ad apprezzarci. Ho realizzato il mio sogno: quello di esportare la cultura gastronomica pugliese qui in America». Oggi Coladonato ha 48 anni, una moglie conosciuta a New York ma originaria di Turi, e tre figli, il più piccolo dei quali l’anno scorso è stato chiamato a fare un provino per la nazionale di calcio giovanile degli States: quando si dice le buone origini… I ristoranti La Masseria sono ben recensiti da tutte le guide gastronomiche locali. Sono molto accoglienti, caldi, arredati in stile pugliese, ovviamente. E nel menù c’è tanta Puglia. A cominciare dal grano con fagioli e frutti di mare, il piatto più richiesto. Ma c’è spazio anche per il classico ragù di carne con braciole e polpette, le orecchiette ai broccoli, il pesce alla barese, le melanzane ripiene del Gargano, le capesante e i carciofi grigliati, il purè di fave e i “minchiareddi” di farro. Ci sono anche le burrate, che arrivano dal caseificio Murgella di Putignano. Anche i vini pugliesi hanno largo spazio, a partire da Tormaresca e Rivera. Si pranza dalle 12 alle 15 e si cena dalle 17 alle 24. I prezzi oscillano dai 35 ai 50 dollari. La cucina è ottima e l’ambiente molto cool. Pino Coladonato è orgoglioso di quello che ha realizzato insieme ai suoi soci: «Anni di sacrifici stanno dando i loro frutti. E mi fa piacere perché i pugliesi in cucina si sono sempre distinti e hanno fatto da apripista per la

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Vincenzo Lucarella ci porta in viaggio tra i ristoranti pugliesi della Grande Mela, dove la cucina della nostra regione si fa valere e miete consensi.

I

n 1979 Pino Coladonato had no clear idea about what he wanted to do with regards to his future. One day he decided it was time to leave Rutigliano in Italy and join his cousin, who worked as a chef in a restaurant in The Big Apple in New York, “I started with him, from scrap. It was hard work, but in this job, it’s your passion which keeps you going, without it you give up.” He said. Today Pino together with his two partners from Capri (Enzo Ruggiero and Peppe Iuele) is co-owner, of two restaurants both called La Masseria: the first opened seven years ago and it’s situated at the junction between Eighth Avenue and 48th Street in the busy and bustling theatre area 400 metres from Times Square. The second one was opened in November 2009 in East Greenwich, in Rhode Island, one of oldest towns in the United States, at 250 km from New York. “How did I end up in that particular town? Because of its coast: when I saw it for the first time, it reminded me of the Apulian coast, full of cliffs and I immediately fell in love with it. Then we found a nice place and our second adventure began”. In both cases the success was immediate: “The clients quickly took to us, and still do. My dream, which was to export the Apulian gastronomic culture here in America, came true”. Coladonato is now 48, he met his wife in New York but she has family roots in Turi.They have three children, and last year, the youngest took part in the selections for the national youth American soccer team. La Masseria restaurants have received glowing reports in all the local gastronomic guides. The restaurants are warm and welcoming, and naturally enough furnished in the Apulian style. There are lots of dishes from Puglia on the menu. First of all pasta, beans and sea food, the most popular dish. You can also find the classic tomato and meat sauce made with meatballs and braciole, orecchiette with broccoli, fish cooked as it is in Bari, stuffed aubergines, scallops and grilled artichokes, broad bean purée and “minchiareddi” (a type of pasta). You


BUONE MANI. La signora Dora Marzovilla, del ristorante “I Trulli�, ogni giorno prepara la pasta fresca e le cartellate www.fabiomollica.com

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NEL CUORE DI NYC. Pino Coladonato (a destra) e Peppe Iuele, dei ristoranti “La Masseria”. Sotto, l’ingresso del locale situato nella zona dei teatri, a due passi da Times Square.

cucina italiana negli Stati Uniti». Ma Pino è un vulcano e non si ferma: sta pensando di avviare una panetteria, e poi sogna una linea di prodotti tipici firmati La Masseria. Un solo rammarico: «Dieci anni fa un amico pugliese mi propose di aprire un locale nel Meatpacking district, una zona che all’epoca era poco conosciuta. Oggi è il quartiere più frequentato e alla moda, soprattutto per i ristoranti ed i locali notturni». Anche Nicola Marzovilla è di Rutigliano, ed è amico di Pino Coladonato. Marzovilla e la sua famiglia sono i proprietari dell’altro ristorante davvero pugliese di New York, I Trulli, al 122 East della 27esima strada, lower Manhattan. Anche in questo caso il locale è molto bello, con giardino interno, ampia sala, e una salettavinoteca. Nel 2010 I Trulli ha festeggiato il suo quindicesimo anniversario, e lo ha fatto da par suo, col menù “a taste of Puglia” a 48 dollari: antipasto di panzerotti e burrata, primo a scelta tra orecchiette al ragù e cavatelli broccoli e mandorle; per secondo agnello o polpo, e per finire le cartellate, che ogni giorno la signora Dora, madre di Nicola, prepara con le sue mani. Da

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can also find burrate (creamy Italian cheese), which come from the Murgella dairy in Putignano. There are also many Apulian wines, such as Tormaresca and Rivera. The meals are served from 12p.m. to 3 p.m. and from 5 p.m. until midnight. Prices vary from 35 to 50 dollars. The cuisine is excellent and the atmosphere is very pleasant. Pino Coladonato is proud of what he and his partners have achieved , “Years of hard work are bearing fruit. I am pleased because people from the Puglia region have always shone in the kitchen and now they have opened the way for Italian cuisine in the United States”. Pino is like a volcano which never stops. At the moment he’s thinking about opening a bakery, and starting to sell typical Apulian products with his brand name La Masseria. He has only one regret: “Ten years ago an Apulian friend of mine asked me to open a restaurant in the Meatpacking district, which at the time was not very popular. Nowadays it has become one of the most fashionable trendy areas, especially with regards to restaurants and nightclubs”. Nicola Marzovilla a friend of Pino Coladonat is also from Rutigliano. Marzovilla and his family own


PUGLIA WORLWIDE

RAFFINATEZZA. Nicola Marzovilla, proprietario dei ristoranti “I trulli” e “Tempo”, molto apprezzati, oltre che per la buona cucina, anche per l’eleganza dei locali.

qualche mese i Marzovilla hanno aperto un altro ristorante, Tempo, sulla 29esima strada, anche questo con cucina pugliese. E c’è da scommettere che anche in questo caso sarà un successone. La Masseria, I Trulli e Tempo proseguono la tradizione avviata a New York dal primo ristorante pugliese aperto da un emigrato, Gregorio Garofano, barese: oggi, in questo palazzo tinteggiato di bianco, rosso e verde, con il nome a caratteri cubitali scritto sulla facciata dello stabile situato a Little Italy, restano solo le origini e qualche piatto nel menù, visto che ormai il ristorante è nelle mani dei nipoti di Garofano, nati e cresciuti in America. L’ambiente del Puglia Restaurant è quello tipico della pizzeria italiana anni ’70, e c’è sempre il cantante John Buccio ad allietare con la sua voce e la sua musica i clienti, ovviamente con repertorio d’antan.

the other genuine Apulian restaurant in New York, which is called I Trulli, it is situated in 122 East of the 27th avenue, lower Manhattan. The restaurant is very pleasing it has an inside garden, a large dining room and a small winebar. In 2010 I Trulli celebrated its 15th anniversary, serving a special menu “a taste of Puglia” at 48 dollars: the menu included panzerotti and burrata as starters, first course a choice between orecchiette with meat sauce or cavatelli with broccoli and almonds; second course either lamb or octopus, and for desert a typical Apulian delicacy “cartellate”, hand-made daily by Nicola’s mother, Dora. Recently the Marzovilla family has opened another restaurant, “Tempo” on 29th avenue, with Apulian cuisine. We are betting that this too will also be a success. La Masseria, I Trulli and Tempo follow the tradition which began in New York

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Lo chef catanese Sebastiano Zappulla ha voluto mantenere nel menù qualche vecchio piatto inventato da Garofano, come la pizza con i rigatoni (sicuramente un azzardo, però vi assicuriamo che non è niente male, e sicuramente si distingue dalle solite pizze). C’è posto anche per il pollo Puglia (con funghi, prosciutto e mozzarella), le orecchiette con salsiccia e rape, il maiale piccante con balsamico e la capuzzella (testa di agnello alla griglia, con patate e verdure). Resti gastronomici della nostra regione sono rintracciabili anche al ristorante Il Punto, al 507 della nona avenue, ad angolo con la 38esima strada: proprietario e chef sono campani, ma nel menù anche qui sono rimasti molti piatti introdotti dall’ex cuoco (pugliese) della casa. Spazio allora ad un ottima piatto di fave e cicoria, alle orecchiette con le rape, alla bruschetta di polpo, al pesce crudo alla barese, alla bietola stufata, alla trippa, alle braciole al sugo e perfino al coniglio alla cacciatora. Si mangia con 40 dollari circa. E non sembra di stare a New York. PM

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with the first Apulian restaurant which was managed by an immigrant from Bari, Gregorio Garofano. Today however, in this building painted in white, red and green, with its name written in big letters on the side, situated in Little Italy there are only a few Apulian dishes on the menu, as the restaurant is run by Garofano’s grandchildren, who were born and grew up in America. The atmosphere is one of a seventies Italian pizzeria, and you can always find the singer John Buccio entertaining clients with music and songs especially the “golden oldies.” Sebastiano Zappulla, the chef, from Catania, has kept a few old dishes invented by Garofano, on the menu such as the pizza with rigatoni (something of gamble but we can assure you, not bad at all and certainly different from the usual run of the mill pizzas). You can also find some traces of dishes from our area in the restaurant Il Punto, 507 ninth avenue, on the corner of 38 Street, the owner and the chef are from the Campania region but you can still find many Apulian dishes on the menu, as one of the previous cooks was from Puglia. You can sample an excellent dish of broad bean purée and chicory, orecchiette with broccoli rabe, bruschetta with octopus, raw fish prepared in the barese style. You can eat spending 40 dollars, and feel as if you are not in New York at all.


PUGLIA WORLWIDE

PIZZA CON I RIGATONI. Lo chef del Puglia Restaurant mostra, insieme ad uno dei soci del locale, il piatto pi첫 richiesto dalla clientela.

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Grazie al lavoro della Apulian Film Commission, sono già diverse decine le pellicole girate sul territorio pugliese. Che rapisce i registi per la sua luce, la bellezza dei centri storici e la magia delle coste.

UNA RE

TUTTA DA

U

na regione che diventa scenografia. Una cartolina lunga 800 chilometri che fa da sfondo a produzione cinematografiche di qualità, serie tv, blockbusters: ecco cosa è diventata la Puglia grazie all’intenso lavoro dell’Apulia Film Commission, struttura pensata nei primi anni del decennio ma nata soltanto nel 2007, con il primo governo Vendola. Non una novità nel panorama italiano: già molte città e rioni avevano infatti istituito la loro Film Commission, ecco perché quella pugliese ha dovuto trovare una propria identità, come racconta il suo direttore Silvio Maselli, 35 anni (foto qui a lato): «Siamo arrivati per ultimi, dunque dovevamo offrire qualcosa in più rispetto alla concorrenza. E così, oltre ai consueti servizi gratuiti alle produzioni, abbiamo arricchito la nostra mission con altre attività, come per esempio i due cineporti di Bari e Lecce, oppure il circuito delle sale cinematografiche di qualità: sale con meno di quattro schermi che, in cambio di un contributo annuo di 36.000 euro, cedono a noi la programmazione, al fine di dare spazio a film minori che non possono contare su grandi budget per campagne di marketing». L’idea del circuito ha anche un’altra finalità: «Non possiamo far girare un film in Puglia e correre il rischio che lo stesso non sia mai trasmesso in Puglia. Ecco, con le 23 sale del circuito, siamo certi che tutti i pugliesi che lo vorranno potranno vedere questi film». L’Afc gode di uno stanziamento di un milione 600 mila euro di fondi pubblici. Non sono soldi buttati. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: nel 2007 si giravano in Puglia solo 1,7 film l’anno; oggi siamo a quasi 10 pellicole. Nel trimestre settembre-dicembre dello scorso anno stavano girando in Puglia il regista Ermanno Olmi (“Il villaggio di cartone”), Lino Banfi (“Il commissario Zagaria”, un film per 44 PugliaMagazine gennaio-giugno 2011

Il set di “Il passato è una terra straniera”. Nelle foto piccole: “Mine Vaganti” (sopra) e“La Terra”

Checco Zalone è ormai il testimonial numero uno: nei suoi due film Polignano e Alberobello la tv), Emilio Cappuccio (“Se sei così ti dico sì”, con Emilio Solfrizzi e Belen Rodriguez), Daniele Gagliamone (“Ghiaccio”, con Stefano Accorsi e Vittoria Puccini). Ma la struttura diretta da Maselli è un vulcano che non dorme mai. L’Afc, infatti, ha lanciato anche il Progetto Memoria e Puglia Experience: «Il primo è dedicato ai pugliesi under 35 che scrivono sceneggiature sulla storia del ‘900 pugliese.

Il secondo è un workshop itinerante per 16 sceneggiatori del Mediterraneo, quattro dei quali pugliesi, che viene tenuto da due famosi storyteller americani. La storia migliore sarà prodotta da noi». Grazie a questa poliedricità l’Afc è diventata una realtà che dà lavoro a circa 35 persone, tra dipendenti diretti e consulenti, ed è ormai posizionata ai primi posti tra le Film Commission europee. Ma non si dorme sugli allori: si sta lavo-


EGIONE

A GIRARE

CINEMA È “INCONCEPITO” NON VEDERLA

Oltre ai personaggi già citati nell’articolo di queste pagine, hanno girato film in Puglia anche Ferzan Ozpetek (“Mine Vaganti”, elogiato all’ultimo Tribeka Festival di New York), Michael Winterbottom, Goran Paskaljevic, Gabriele Salvatores, Pupi Avati, Lina Wertmuller, Mario Martone, Daniele Lucchetti, Daniele Vicari. Sul Gargano è stato girata perfino una parte del film “Housefull”, diretto dall’indiano Sajid Khan. Altre pellicole di successo sono state girate da registi e attori pugliesi come Sergio Rubini, Edoardo Winspeare, Alessandro Piva, Michele Placido, Pippo Mezzapesa. Nel 2009, Polignano a Mare ha ospitato il set di “Cado dalle nubi”, film campione d’incassi dell’anno, con il comico Checco Zalone che si cimentava per la prima volta davanti alla telecamera. In una delle scene del film, il protagonista dice: «È inconcepito che uno non vede la Puglia». È vero, è proprio inconcepito.

troupe ha prenotato 70 pernottamenti per 7 settimane in un hotel di Lecce. Poi bisogna considerare che tutte queste persone devono mangiare, fanno shopping, magari la sera

rando alla rete dei Festival, che comprenderà il BiFest di Bari; il Festival del cineme del reale, che si terrà a Specchia (Lecce) a luglio, ed il Festival delle nuove visioni, in programma in primavera (il luogo è ancora da definire). A cosa serve tutto questo? A promuovere la Puglia, «anche se - spiega Maselli - non siamo ossessionati dalla voglia di produrre film-cartolina». La visibilità sul grande schermo, paradossalmente, arriva dopo il ritorno economico. Sì perché ogni film che viene girato nella regione porta sviluppo economico e sociale. Fa lavorare non solo chi è direttamente impegnato nella produzione (attori, comparse, scenografi…) ma

anche hotel, ristoranti, falegnami, negozi. «Se per un film investiamo 100mila euro, il ritorno sul territorio è di circa 500mila euro. Sul set del film di Banfi per esempio, lavorano 30 pugliesi. La

vanno a divertirsi in qualche locale. E poi c’è tutto l’indotto industriale, quello dell’industria creativa. Insomma, arrivano prima i soldi e poi l’effetto promozione». Per Silvio Maselli accettare l’incarico di direttore dell’Afc, propostogli da Vendola e dall’allora assessore alla cultura Silvia Godelli (oggi al Turismo) fu una scommessa. Lui, laureato in Scienze politiche, un master in Management culturale, un’esperienza alla Fandango e poi due anni nell’agenzia di comunicazione Proforma, un lavoro ed un futuro ce l’aveva. Si è messo in gioco. Ed ora ha un nome anche nel mondo del cinema. www.fabiomollica.com

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Il campo da golf di Masseria San Domenico a Savelletri di Fasano

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LEISURE

GREEN WAYS La Puglia è la regione del Sud Italia con più campi da golf: ce ne sono cinque nell’arco di poco più di 100 km. di Mario Miano www.fabiomollica.com

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O

MASSERIA SAN DOMENICO, SAVELLETRI DI FASANO (BR)

rmai siamo una tra le mete preferite al mondo dai golfisti internazionali: con il suo clima mite tutto l’anno e le nuove strutture moderne ed ospitali, la Puglia sta sbaragliando la concorrenza di altre regioni storicamente mete degli appassionati del green. Ecco i campi disponibili sul territorio. ACAYA GOLF & COUNTRY. Il campo e le strutture dell’Acaya Golf Club Spa sorgono a pochi chilometri da Lecce, tra la cittadella fortificata di Acaya e l’Adriatico, a ridosso dell’oasi naturalistica delle Cesine. La ristrutturazione tecnica ed agronomica e l’integrale rimodellamento del campo al Doubleetree by Hilton Acaya Golf Club sono stati avviati nel 2007 ad opera dello studio americano Hurdzan-Fry. Nome tra i più prestigiosi nel panorama mondiale, Hurdzan-Fry si caratterizza per un approccio ecocompatibile al golf. Un approccio semplice e tradizionale, puramente funzionale, volto a rendere il golf un gioco accessibile a tutti e, soprattutto, sostenibile, particolarmente interessante per il Doubleetree By Hilton Acaya Golf Club, situato in prossimità di un’oasi naturale di circa 380 ettari, tempio di rari paesaggi naturali e rifugio per numerosissimi uccelli acquatici. Nel verde della macchia mediterranea, “pregiata

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vegetazione spontanea”, lo studio Hurdzan-Fry ha saputo ridisegnare, elegantemente, in armonia con la natura che lo ospita e che ne esalta le caratteristiche, uno splendido percorso 18 buche Par 71, terreno di confronto interessante per tutti i livelli di gioco, professionistico o amatoriale, di uomini, donne e juniores. Lo straordinario green, ideale per tutti, esordienti e campioni, offre un’opportunità in più: la prima sede in Italia della Costantino Rocca Golf Accademy, una delle scuole golf più prestigiose in Europa. Dalla Club House la vista sul percorso è splendida, con due grandi laghi che costeggiano le buche, adagiate elegantemente sulla natura che le ospita e che ne esalta le caratteristiche. La struttura comprende il campo pratica, pitching green e putting green. La Club House è stata ricavata dal restauro della Masseria San Pietro, pregevole struttura del XVII secolo, dalla inconfondibile architettura a corte. L’interno della Club House comprende, al piano terra, accoglienti sale per riunioni e relax, un munitissimo pro shop, il bar, il ristorante, gli spogliatoi e le docce, oltre ai depositi per le attrezzature. Il primo piano è invece destinato ad ambienti più appartati, per il gioco e le riunioni. Il chiostro intorno al quale si sviluppa la Club House accoglie, da marzo ad ottobre, le strutture all’aperto del bar e del ristorante.

Indirizzo: Strada Comunale di Acaya Km, 2- Acaya, Vernole (Le). Tel. 0832/861385. E-mail : info@acayagolfclub.it. Web : www.acayagolfclub.it. Presidente: Benvenuto Coluccia. Maestri : Costantino Rocca Golf Academy - Ricardo Iversson. Attrezzature : Driving Range, Putting Green, Pitching Green e Chipping green, Caddy Master, Golf Cart, Carrelli, Bunker, Club House, Piscina, Palesta, Golf Hotel 5 Stelle. BARIALTO GOLF CLUB. A pochi minuti dalla città di Bari, sorge il Barialto golf club. Frutto della collaborazione tra l’architetto americano William W. Amick e l’italiano Giorgio Ferraris, il percorso del Barialto Golf Club, che si snoda per 6000 metri tra palme, ulivi secolari e cinque laghi con canne e ninfee, risulta molto vario ed obbliga i giocatori ad usare tutti i ferri che hanno nella sacca. Gli ostacoli di sabbia e d’acqua posizionati in modo strategico non rendono comunque punitivo il tracciato, pur premiando il coraggio e la tenacia. Il percorso quindi risulta adatto alle diverse categorie di giocatori: ai principianti per fare pratica, agli appassionati per divertirsi, ai professionisti per allenarsi. Le caratteristiche del percorso, insieme ai comfort della Club House affacciata sul Green, all’organizzazione dello staff ed alla posizione geografica, rendono il Barialto Golf Club una tappa imperdibile per qualsiasi tipo di


LEISURE

ACAYA GOLF & COUNTRY, VERNOLE (LE) giocatore. Indirizzo: SS 100, km. 18, Casamassima (Ba). Tel. 080/6977105, Email : direzione@barialtogolfclub.it. Web: www.barialtogolfclub.it. Presidente: Giacoma Viterbi Degennaro. Maestro: Alan Duncan. Attrezzature: driving range, putting green, pitching green, noleggio sacche, noleggio carrelli, cart. Servizi: bar, ristorante, campi da tennis, hotel convenzionato con navetta per il trasporto sul campo. RIVA DEI TESSALI. Diciotto buche disseminate lungo un percorso da campionato degno della migliore tradizione, ha visto gareggiare campioni provenienti da tutto il mondo.
Il percorso è lungo 5974 metri, par 71, SR 133.
A disposizione dei giocatori un campo pratica, incorniciato dai pini e adiacente all’accogliente Club House, tre buche di pitch and put e due putting green. Indirizzo : Località Riva dei Tessali, Castellaneta (Ta). Tel. 099-8431844. E-mail: golf@rivadeitessali.com. Web : www.rivadeitessali.com. Presidente : Angelo Zella. Maestri: Monica Quartana-Enrico Vacirca. Attrezzature: driving range, putting green, pitching area. San Domenico Golf. Il “San Domenico Golf” è situato nei pressi della cittadina di Savelletri. Il suo confine meridionale è tanto vicino al mare quanto lo permette la strada litoranea e la linea costiera

rocciosa. A nord ci sono gli uliveti e i campi coltivati di cui prima il campo da golf faceva parte. La terra che prima era piatta e senza forma è diventata un avvincente campo da golf con 18 buche. Disegnato da noti architetti europei del settore, il campo misura più di 6300 metri, ha un par di 72 colpi ed è stato costruito secondo i più alti standard, in conformità con i greens specificati dalla Usga. Come è logico aspettarsi da un campo da golf così vicino al mare, il vento giocherà un ruolo significativo durante la sfida. Unito ai bunker strategici, a un ben strutturato fairway e a un ben congegnato green, esso rappresenta una prova impegnativa. Il tutto è arricchito dalla presenza di piante tipicamente locali che occupano grandi spazi diramandosi tra le buche. Ci sono posti dove l’erosione delle rocce ha creato una nuova ondulazione del terreno. Torre d’avvistamento del XV secolo che svetta tra l’azzurro del cielo ed il blu del mare Adriatico, la Masseria San Domenico è stata restaurata ed aperta al pubblico come resort 5 stelle lusso nel 1996. L’accurato restauro, condotto nel pieno rispetto delle antiche forme e dei materiali originali, ha trasformato questa antica masseria in un hotel elegante ed esclusivo, la cui magica atmosfera riporta alla storia della Puglia, luogo di incontro tra l’Oriente e il Mediterraneo.

Indirizzo: C.da Masciola, Savelletri di Fasano (BR), Tel. 080 4829200, E-mail: info@sandomenicogolf. com. Web: www.sandomenicogolf.com. Presidente: Sergio Melpignano. Maestro: Pietro Cosenza. Attrezzature: Driving-range, putting-green, pitchinggreen, bunker, noleggio sacche, golf-cart, trolley, servizio di caddy master. Servizi: Golf Academy, Pro Shop, Bar, Ristorante, Spogliatoi, Bagno Turco, Sala Massaggi, Lampada solare. TORRE MAIZZA/COCCARO GOLF CLUB. Il relais Torre Coccaro e la Masseria Torre Maizza per i clienti appassionati di questo splendido sport mettono a disposizione un campo da 9 buche, in un paesaggio esclusivo, in cui esercitarsi per mettersi alla prova con i propri amici. Immerse in un paesaggio di mandorli, ulivi secolari, ostacoli d’acqua e movimentate da continui saliscendi, le 9 buche executive di Masseria Maizza offrono un’esperienza indimenticabile grazie anche agli angoli prospettici che si aprono verso il mare sullo sfondo. Tracciato su 1109 metri di natura e relax, il course è un par 27 con driving range, putting green, pitching green e zona bunker per migliorare il gioco sulla sabbia. Indirizzo: Contrada Coccaro sn, Fasano (Br), Tel. 080/4829310, E-mail: info@masseriatorremaizza.com. Web: www.masseriatorremaizza.com, presidente: Vittorio Muolo. www.fabiomollica.com

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THE REGION WITH THE MOST GOLF COURSES IN SOUTH ITALY Puglia is the region in south of Italy with the most Golf courses. These are the best locations we suggest to our readers. Acaya Golf & Country. The technical and agronomic restructuring, together with entire remodelling, of the course at the DoubleTree by Hilton Acaya Golf Club was started in 2007 by the American firm Hurdzan-Fry. Named amongst the most prestigious in the world, Hurdzan-Fry features an environmentally friendly approach to golf. It is a simple and traditional approach, essentially functional, making the game of golf accessible to all. Above all the design is ecologically sustainable, a factor which is particularly interesting to the DoubleTree By Hilton Acaya Golf Club, situated as it is, close to a natural oasis of around 380 hectares, offering rare natural landscapes and a refuge to numerous waterfowl. In the valuable natural vegetation of the Mediterranean scrub, the Hurdzan – Fry firm has been able to elegantly redesign a splendid 18 hole Par 71 course, in harmony with the surrounding natural

resources, using a variety of terrain to make play interesting at all levels : professionals or amateurs, men, women or juniors. BariAlto Golf Club. Just a few minutes from the city of Bari is the Barialto golf club. The course, created by the American architect William W. Amick and the Italian Giorgio Ferraris, winds for about 6,000 metres between palm trees and centuries old olives, and has five lakes with reeds and water lilies. It is extremely varied, requiring players to use all their irons. The sand and water obstacles are strategically placed, but do not make it a punishing course, although courage and tenacity will have their reward! It is, therefore, a course for all levels of players: good for beginners to practice, for enthusiasts to have fun and for professionals to train. The nature of the course, together with the comfort of the Club House, next to the ninth green, the professionalism of the staff and it’s position all make Barialto Golf Club a must for any golfer visiting Puglia. Riva dei Tessali. Surrounded by the beautiful pine

forest, 5974 meters long, par 71, SR 133, Riva dei Tessali offers a wide variety of challenging holes and is rated by top international professionals as one of the best courses on the challenge tour. The complex features a driving range sheltered in tall pines, a three-hole short course, two putting greens and a cozy Club House. San Domenico Golf. The “San Domenico Golf” course lies near the small fisherman village of Savelletri, with its southern boundary as close to the sea as the road and rocky coastline will allow. To the north are the olive groves and agricultural fields the site was once part of. The formerly flat and featureless land is now a challenging 18 hole golf course which offers an unforgettable experience for visitors and superb view of the Adriatic Sea from every tee, green and fairway. Designed by “European Golf Design”, the course measures over 6300 meters, has a par of 72 and has been constructed to the highest standards, with greens conforming to USGA Specifications. As it is to be expected from a golf course so close

MASSERIA TORRE MAIZZA/COCCARO GOLF CLUB, SAVELLETRI DI FASANO (BR)

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LEISURE to the sea, wind can play a significant role in the challenge of the course. Together with strategic bunkering, definitive fairway shaping and clever green design, a thought provoking test of golf has been set. This is complemented by incorporating local plants into the design of the course, which can be seen occupying great waste areas weaving their way in and around the golf holes. These are areas where local rock, has been left in place, having first been crushed to a granular material and re-contoured to become part of the species common to this region, thereby ensuring that the golf course retains a local identity. Torre Maizza/Coccaro Golf Club. Torre Maizza has its own 9 holes Golf, in an incredible setting with huge olive grives overlooking the sea with sand and pitching green, putting green and driving range. Immersed in olive trees, almonds and carobs, with many up and downs and split level greens, perfectly manicured you can see the sea from many holes.

1150 mt, par 27 course, driving range, putting green, pitching green, sand area.

ACAYA GOLF & COUNTRY, VERNOLE (LE)

MASSERIA TORRE MAIZZA/COCCARO GOLF CLUB, SAVELLETRI DI FASANO (BR)

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PORTFOLIO

lcone, nel centro

ba Panni stesi ad un

Particolare della Torre con orologio, Conversano 52 PugliaMagazine gennaio-giugno 2011

di Monopoli


FRAMMENTI di PUGLIA Una terra per intenditori. Svelata in una serie di scatti in bianco e nero. Foto e Testi di Florinda Basile

S

olare, magica, abitata da mille popoli, la Puglia è una terra articolata, una antica cassaforte che conserva un patrimonio di cultura, tradizioni, folklore, saperi, sapori e umori che si svelano quotidianamente attraverso la visione di piccoli “frammenti”. Questi frammenti sono stati sviluppati in un insolito viaggio nello spazio e nel tempo in questo meridionale lembo d’Italia, affacciato sul Mediterraneo, dove la storia e la tradizione sono così strettamente connesse da ridisegnare un panorama unitario, nel quale echi di una mai dimenticata “grecità” si mescolano a tratti autoctoni, per dare vita a linguaggi nuovi fortemente caratterizzanti, ricchi di elementi peculiari che sfuggono a qualsiasi ansia classificatoria ma che segnano ogni singola esistenza. L’itinerario descritto è una espressione libera, uno sguardo curioso che dal sacro al profano sfiora questo splendido palcoscenico in cui sensazioni, impressioni e suggestioni lasciano tracce indelebili. Ogni paesaggio ha un corpo, è un’anima, profonda e invisibile. Un’anima fatta di memorie, tradizioni, saperi, sapori, fatiche e gioie quotidiane: un vero e proprio tesoro intangibile dal valore inestimabile, frutto di secoli di relazioni fra il territorio e le genti vive che lo hanno abitato. Qualunque strada si percorra, in questa Puglia di pianure, di murge, di borghi fortificati, di muretti a secco, di masserie, di gente che ama la sua terra, essa si offre in silenziose visioni che chiedono solo di essere colte. Smascherarle e

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PORTFOLIO

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Particolare dei buoi del portale della basilica di San Nicola a Bari

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Veduta di Polignano a Mare

Fontanella dell’Acquedotto pugliese ad Ascoli Satriano

farle restare “impressionate” in senso proprio e figurato: così è cominciato tutto. Non certo con l’intento di analizzare o astrarre la realtà. Il primo scatto è stato apparentemente occasionale, poi ho seguito quello sguardo con estrema libertà, lasciandomi trasportare dal ritmo e dal piacere personale avanzando con leggerezza, lentamente, facendomi guidare dalle emozioni e dal richiamo di quella terra che mi ha vista crescere e mi ha segnato l’esistenza. Così, con occhi nuovi ho scelto quello che ho sempre saputo ma che vedevo per la prima volta attraverso l’anima. Un miscuglio di intuito, rigore e ostinazione. Ho scoperto una terra per intenditori, con

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Particolare della Cattedrale di Giovinazzo

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Pomodori messi ad essiccare, nei vicoli di Candela

i suoi fantastici riflessi color smeraldo del suo incantevole mare, una terra di nostalgici silenzi e tramonti di porpora dalla raffinata ed effervescente eleganza dei piccoli paesi bianchi incorniciati come perle tra gli ulivi secolari. Una Puglia greca, normanna e spagnola. Una Puglia bigotta e puttana. Una Puglia solenne e umile, primitiva e moderna, con le maestose masserie simili ad impenetrabili fortezze, con i palpitanti fervori plastici delle architetture di chiese e basiliche, perfetto incontro tra colto e popolare. Una Puglia che porta nel suo grembo la memoria storica che trasforma quotidianamente in viva realtà. In questa realtà l’idea di dare visibilità attraverso la fotografia, a “frammenti” di queste visioni in cui il tema conduttore è la luce del Mediterraneo, che è ispiratrice di un modus vivendi ma che al tempo stesso rappresenta anche la storia e la cultura

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“Li Pappamusci” di Francavilla Fontana

di un territorio che non si misura solo con il proprio passato ma anche con il futuro di tutti. La luce, quindi, generatrice della fotografia, assume una doppia valenza: rappresenta, attraverso il sole, la vita delle antiche culture ma, al contempo diventa luce della mente che illumina i saperi e le speranze da tramandare alle future generazioni attraverso il recupero della memoria fonte inesauribile di ricchezza. Ogni immagine, volutamente in bianco e nero, si collega inscindibilmente all’altra e insieme ricostituiscono l’identità di questa terra in un crescere ritmico. Su più di mille scatti è stato difficile e faticoso scegliere e selezionare le immagini per mostrarvi ciò che ho visto ma, quello che guarderete è una differente dimensione della realtà che mi somiglia moltissimo.

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Particolare della recinzione della villa comunale di Trani

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Particolare dell’interno della Chiesa Matrice di Santa Maria Assunta a Grumo Appula

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Centro storico di Gravina in Puglia

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Muretto a secco nella zona di Polignano a Mare

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Il campanile della cattedrale di Trani

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Una spiaggia di Margherita di Savoia

Fragments of Puglia

A land to be appreciated. Illustrated by black and white pictures.

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uglia is a splendid, magic land inhabited over the centuries by thousands of different people. Puglia is a land of many faces, an ancient treasure box, filled with a fortune of culture, traditions, folklore, knowledge, taste and modes, which can be daily seen through small “fragments”. These fragments were taken during a period of time and in different moments whilst travelling through Southern Italy, on the Mediterranean side. Here history and tradition are so intertwined that it is possible to see the full picture, echoes of a never forgotten Greek influence “grecit…” mixed with local features, in order to create new styles, strongly defined, full of unusual elements which are not part of any specific list but which mark each and every culture. The itinerary described here is a free expression, a curious glance that observes all from the sacred to the profane. Puglia this splendid stage where sensations and impressions leave unforgettable traces. Each landscape has a body, a deep and invisible soul. A soul made of memories, traditions, knowledge, taste, daily fatigues and joys. A real untouchable treasure of inestimable value, the result of centuries of relationships between the land and the people who inhabited it. Wherever you go while visiting Puglia, a land where you can find lowlands, Murgia, fortressed villages, dry stone walls, farmhouses, and people who love their land, you’ll be able to see its beauty through silent scenes which only asked to be observed. I started taking pictures because I wanted to reveal to reveal and illustrate in a literal and figurative way not with the idea of analyzing the reality… The first shot was casual, then I freely followed my inclination for personal pleasure, proceeding gently and slowly, letting the emotions and the voice of the land guide me, that land which had seen me grow and

which changed my existence. This is how with a new vision I chose to photograph what I had always known but which I was seeing with my soul for the first time. I used a mixture of intuition, severity and persistence. I discovered a land to be appreciated, where the sea is a combination of different shades of emerald green. A land of melancholy silences and red sunsets. Little white towns which have an aristocratic and effervescent elegance, framed as pearls by the ancient olive trees. A Greek, Norman and Spanish Puglia. A bigoted whore Puglia. A solemn and humble Puglia, primitive and modern, with its Majestic farmhouses similar to unfathomable fortresses, with the breathless fervent elasticity of the church and basilica architecture. A perfect union of the elite and the common. A Puglia having an historical memory with in itself that daily reappears… The idea is to show through these fragments the above mentioned Puglia. The principal theme is the light of the Mediterranean, which inspires a way of living but also represents the history and the culture of an area not judging itself only in the past but also in the future of one and all. Light, that gives life to photographs has a double role: through the sun it illustrates the life of bygone days but at the same time, is the light of the mind which illuminates knowledge and hopes to share with the future generations, through memories: an eternal source of richness. Each image deliberately black and white, is inextricably connected to the next and together they make an identikit of this land with a growing rhythm. It has been difficult to choose and select the pictures in order to show what I saw, but what you see is a different dimension of its reality. Florinda Basile www.fabiomollica.com

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LOVELY PLACES Il centro storico di Ostuni (foto Guglielmi / Fototeca Apt Brindisi)

LA RINASCITA S Era la provincia Cenerentola. Oggi registra un boom di presenze. Grazie al restyling del capoluogo, che punta tutto su cultura e turismo, all’incantevole bellezza dei borghi di Ostuni, Cisternino, Ceglie, alla meravigliosa oasi marina di Torre Guaceto. E ad un aeroporto efficiente e con tante linee low-cost che lo collegano a mezza Europa. e non ci siete mai stati, oppure mancate da molto tempo, allora dovreste programmare un soggiorno da queste parti: la provincia di Brindisi è divenuta una delle mete turistiche più apprezzate d’Italia, e nell’ultimo anno ha fatto registrare crescite record di presenze nelle proprie strutture ricettive. Grazie all’ottimo lavoro svolto all’unisono dall’Azienda di promozione turistica e dalle ammnistrazioni locali, e dal potenziamento dei voli low-cost che fanno tappa all’aeroporto Papola, di recente ristrutturato a cura della società di gestione Aeroporti di Puglia. Ostuni (la “città bianca”), Cisternino e ceglie Messapica sono borghi meravigliosi che incantano i visitatori, ma anche Brindisi, il capoluogo, grazie alle trasformazioni degli ultimi 10 anni, è oggi una città che merita di essere vista e vissuta. Città antichissima della Puglia, ricca di storia e tradizione, le cui vicende sono sempre legate in maniera indissolubile al porto. Un porto che a giugno, grazie alla regata velica internazionale Brindisi-Corfù, si riempie di vita, di colori e di velisti provenienti da ogni dove, con le loro magnifiche imbarcazioni. Tra le cose da vedere: il lungomare del porto interno con la Colonna Romana, situata su una gradinata prospiciente il porto; il bel Duomo (che presenta una facciata settecentesca, ma è di fondazione romanica); il Museo archeologico provinciale “Francesco Ribezzo” (a cui si accede attraversando il portico dei Cavalieri Templari, del secolo XIII, formato da bellissime arcate gotiche) con i suoi Bronzi recuperati dal mare; il tempietto di San Giovanni al Sepolcro: una costruzione romanica fatta erigere dai Templari al ritorno dalla Terra Santa; il castello aragonese che fa da guardiano della città (riaperto grazie anche agli sforzi dell’Apt dopo 20 anni di chiusura

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al pubblico), il porto “Marina di Brindisi”, struttura con 640 posti barca, il Nuovo teatro Verdi e le mostre organizzate a Palazzo Granafei Nervegna. Per non parlare delle numerose “chiese capolavoro” (che grazie all’iniziativa Città Aperte e Chiese Aperte sono state visitate quest’anno da migliaia di visitatori) presenti sia nel capoluogo che nei comuni della provincia. A qualche chilometro dalla città, in direzione Nord, invece, c’è lo spettacolo naturale dell’oasi di Torre Guaceto, che comprende e racchiude un prezioso tratto di costa incontaminato e suggestivo dove il tempo sembra essersi fermato. Il parco si estende per circa 1000 ettari a terra e 2000 ettari a mare, preservando complessivamente un tratto di costa lungo 7 km. L’ultima costruzione realizzata dall’uomo su queste coste è proprio la Torre di Guaceto, costruita nel 1500 dagli Aragonesi, come avamposto di avvistamento contro le invasioni dei turchi. Proprio la torre domina da un alto promontorio sospeso sul mare il resto della Riserva, un territorio dalla sorprendente biodiversità: dalle terre interne degli ulivi secolari, veri e propri boschi di sculture viventi, interrotti solo da ingegnosi muretti a secco e sinuosi tratturi, alle alte dune a picco sul mare, costellate d’estate da bianchi gigli e sormontate da ginepri secolari, per scendere verso la macchia mediterranea retrodunale, ricca di racconti ed essenze. Non si può non rimanere affascinati dall’intrico di ambienti e paesaggi, dalle tranquille calette dalla sabbia dorata o dalle infinite conchiglie e dall’acqua cristallina, per continuare la scoperta in fondo al mare tra prati di Posidonia, pesci indisturbati e il prezioso coralligeno. Un paradiso di natura e colori sospeso sull’acqua dolce del sottosuolo, vera essenza e fonte di questa terra, il luogo dell’acqua dolce, come l’avevano battezzato i turchi che venivano dal


Il Nuovo Teatro Verdi di Brindisi: nel riflesso dei vetri Palazzo Granafei-Nervegna (foto di Giovanni Membola)

DI BRINDISI

Con la riapertura al pubblico (dopo 20 anni) del Castello di Mare, e con inziative come Città Aperte e Chiese Aperte, e grazie ad una serie di mostre e grandi eventi, questa provincia è tornata ad essere in poco tempo un rinomato centro di attrazione culturale. Un risultato frutto del lavoro dell’Apt di Brindisi, di concerto con le Amministrazioni locali. mare (Gawsit diventato in seguito Guaceto). La biodiversità dei luoghi permette diverse modalità di fruizione che concilino il divertimento e il piacere di una passeggiata in natura con il rispetto e la conoscenza del Parco: ciclotrekking (il piacere di passeggiare in bicicletta si sposa con la scoperta dei paesaggi del Parco), escursioni (camminare lentamente a piedi, per incontrare e conoscere la natura con mani, occhi, naso e bocca per vedere pensare e ricordare), seawatching (un’immersione nel blu del Mediterraneo con un breve cammino di ritorno all’acqua per raccogliere impressioni ed emozioni, una passeggiata con maschera e pinne accessibile a tutti). La Riserva e il Centro visite sono facilmente raggiungibili dalla SS379 Brindisi/Bari, uscita Serranova, 15 Km a nord di Brindisi. Info: Centro visite Serranova, tel. 0831.989.885, www.riservaditorreguaceto.it. OSTUNI Ci sono luoghi in Puglia che non ci si stanca mai di vedere e rivedere. Ostuni è uno di questi. La città bianca intriga. Colpisce per il suo colore. Per l’aria che si respira nel borgo antico. Per i mille profumi che fuoriescono dalle trattorie disseminate nel borgo antico. Per la varietà di genti che lo attraversano nelle notti d’estate. Vista da lontano, dalla superstrada che collega Bari a Brindisi, appare come una perla bianca incastonata su un colle. In realtà i colli su cui si estende sono cinque, ma il fascino della città è tutto racchiuso nella parte vecchia, il rione Terra, che ha inizio dalla piazza principale, piazza della Libertà, su cui si affaccia il palazzo del Municipio (un antico convento francescano) e la colonna barocca con la statua del patrono, Sant’Oronzo, celebrato in grande stile ad agosto. Da qui al labirinto di vicoli, piazzette e stradine del borgo antico il passo è davvero breve: basta inerpicarsi su una

ripida salita di 150-200 metri che si offre ai turisti con le migliori botteghe dell’artigianato locale: dai mitici fischietti agli oggetti d’oreficeria, dai lavori in pietra alle girandole. Continuando lungo la strada si arriva alla Cattedrale, al palazzo del Seminario e quello Vescovile. La prima, esempio di architettura gotica e romana, fu costruita nel XV secolo. Sulla sua facciata spicca il rosone a 24 raggi che rappresenta il Cristo, circondato dagli Apostoli e da sette teste di cherubini. Il portale ogivale è in stile con la sobrietà della facciata e presenta un bassorilievo raffigurante la Vergine in trono con il Bambino. All’interno della chiesa una bella scultura in legno di Gesù risorto e dipinti settecenteschi sul soffitto. Nel Museo delle Civiltà preclassiche della Murgia Meridionale, situato quasi all’ingresso del centro storico, si possono ammirare i resti di Delia, la giovane gestante morta circa 25.000 anni fa e rinvenuta nel 1991 in una grotta dell’area archeologica di Santa Maria d’Agnano. Le strette stradine del borgo rivelano tutto lo splendore delle case imbiancate di calce e rese ancora più poetiche da portoncini verdi e blu. Un paesaggio che incanta di notte, quando brulica di giovani che frequentano i numerosi locali notturni della zona, ma ancora più suggestivo nelle silenziose ore del mattino, quando la quiete, interrotta da qualche alito di vento, permette di godersi ancor meglio il posto. Dall’esterno della città vecchia è invece possibile ammirare le mura di cinta, costruite intorno al 1350 e caratterizzate dall’assoluta assenza di feritoie per le armi. All’epoca ci si difendeva con olio bollente, pece e pietre. Solo due delle sei porte d’accesso al borgo sono ancora esistenti. Si tratta di Porta Nuova, ad ovest, e di Porta San Domenico, ad est. La marina di Ostuni non è da meno, come bellezza, rispetto al centro urbawww.fabiomollica.com

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no: 20 chilometri di costa a tratti sabbiosa a tratti scogliosa, bagnata da un mare cristallino che da anni ottiene la bandiera blu dell’Unione europea. La campagna che circonda la città, dominata dagli ulivi, offre invece una gran quantità di masserie e agriturismi che hanno convinto illustri personaggi del mondo della cultura e dello spettacolo a comprar casa ad Ostuni per trascorrere le vacanze, all’insegna del relax, in un paesaggio straordinario. FASANO Fasano è la meta ideale di una vacanza per quanti sono in cerca di mare, colline, verdi campagne, campi da golf. Le colline fasanesi, un tempo ricoperte totalmente di lecci e macchia mediterranea, oggi sono un giardino con ville e antichi trulli. Il mare fasanese è tra i più belli della Puglia: dalla scogliera di Savelletri, interrotta da piccole calette con sabbia fine e acqua trasparente, fino al lunghissimo arenile di Torre Canne con i suoi grandi alberghi e i nuovissimi campi da golf, è tutto un susseguirsi di splendida costa. Gli scavi archeologici dell’antica città di Egnazia testimoniano la storia messapica e poi romana dell’insediamento, le mura, le necropoli, le Basiliche, i resti della via Traiana, le abitazioni. Oltre al parco archeologico si possono ammirare nell’annesso museo Archeologico nazionale: mosaici, frammenti architettonici, i vasi di “ceramica di Egnazia” e una mostra didattica permanente. CAROVIGNO A Carovigno, rinomata per la sua gastronomia e le sue trattorie, meritano una visita il castello ed il centro storico, dedalo di viuzze, archi e scale. Nel territorio circostante c’è il santuario della Madonna del Belvedere, costruito su una cripta basiliana. Tra i comuni della provincia è quello che negli ultimi anni ha fatto registrare la maggiore crescita di presenze turistiche, grazie alla vicinanza con Torre Guaceto e alla nascita di nuove strutture ricettive. 68 PugliaMagazine gennaio-giugno 2011

MESAGNE Anche in questo caso, il restyling voluto e portato a termine dalle amministrazioni locali ha dato i suoi frutti: anche questo piccolo comune è divenuto una delle mete previlegiate del turismo estivo, grazie soprattutto al suo centro storico, che conserva tracce dell’età dei Messapi, alcune reminiscenze dell’età bizantina, ma soprattutto la struttura urbanistica del Cinquecento ed i tesori architettonici ed artistici dell’età barocca. Mesagne aveva la forma di un cuore. Compresa nella cinta muraria, con le sue porte ed il suo castello, davvero la cittadina assomigliava ad un muscolo cardiaco con le sue anse ed il suo culminare, quasi a punta, proprio verso sud. Porta Grande resta oggi la principale testimonianza di quella che fu la cinta muraria, con le sue torrette ed i suoi camminamenti. Con alle spalle la Porta Grande, ecco sulla sinistra il vecchio palazzo della Pretura. Nel 1878, quando già da dieci anni ospitava le aule di giustizia, nel palazzo fu collocato il primo orologio pubblico. Il palazzo ospita la Biblioteca comunale. Di fronte ad essa c’è la chiesa Matrice, dedicata a tutti i Santi, un autentico scrigno d’arte. Oltre al monumentale altare maggiore di marmo, conserva un coro ligneo e tele di notevole valore. Sempre nel centro storico sono state portate alla luce numerose tombe del tipo a semicamera, dipinte e con iscrizioni messapiche. A poca distanza sorge il castello, la cui origine risale all’età normanna: dal 1999 ospita il museo civico, al cui interno ci sono le teche che documentano la cultura dell’età messapica tra il VI e il IV sec. a.C.), relativamente all’area urbana ed a quella dei due siti archeologici di «Muro Tenente» e «Muro Maurizio». ORIA Antica città messapica sorta nel VII secolo a.C. su un precedente borgo dell’età del bronzo. Nel X secolo quando era un fiorente centro culturale specie per merito di una comunità ebraica, fu saccheggiata


PRESENZE IN AUMENTO E CRESCE IL FATTURATO

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«Un dato confortante, in un periodo di crisi come questo», dice il commissario dell’Apt Francesco Nacci, che auspica il proseguimento della collaborazione tra i vari comuni ed enti della provincia di Brindisi.

ati estremamente positivi per il turismo in provincia di Brindisi. Li ha illustrati nelle scorse settimane il commissario dell’Azienda di Promozione Turistica, Francesco Nacci. Nel periodo che va da aprile a settembre del 2010 si è registrato, per il quinto anno consecutivo, un dato in crescita. In particolare, rispetto allo stesso periodo del 2009, le presenze sono state superiori del 3,59%, con un aumento del 2,26% per i turisti italiani e addirittura del 12% per quelli stranieri. Il tutto, per un totale di 1.308.000 presenze ed un fatturato di 190 milioni di euro, con un aumento di sette milioni di euro rispetto all’anno precedente. Un dato importante, che segue quello di settembre, quando l’Osservatorio turistico regionale incoronò la provincia di Brindisi “regina di Puglia” per numero di arrivi. “Siamo di fronte a numeri estremamente confortanti - ha affermato Nacci - soprattutto se si considera che anche il turismo è in crisi per effetto delle difficoltà economiche, mentre

in provincia di Brindisi continua a crescere. Tutto questo è merito degli operatori economici, ma anche del coordinamento tra Enti che ha funzionato perfettamente, finalizzando gli investimenti nel settore del marketing territoriale, sia in Italia che all’estero”. Dopo l’illustrazione dei dati riferiti al 2010, si è passati a discutere delle iniziative da intraprendere per il 2011. I rappresentanti di tutti i principali Comuni della provincia di Brindisi a vocazione turistica

dai Saraceni. La presenza ebrea ha lasciato molte tracce, prima fra tutte la porta degli Ebrei che immetteva nel loro quartiere e che fu ricostruito nel XVIII secolo in stile barocco. Il centro storico è situato sulla sommità di una collina ed ha forma ellittica. La città è dominata dal castello, fatto costruire da Federico II nel XIII secolo, poi ampliato nei secoli successivi e di recente riaperto grazie ad un’attenta opera di restauro condotta dai nuovi proprietari, la famiglia Romanin. La costruzione ha una punta triangolare con le tre torri rivolte verso sud. Accanto al maniero c’è la cripta dei Santi Crisante e Doria, a cui si accede per mezzo di una scala scavata nella roccia. La Cattedrale, anch’essa sulla sommità del colle, fu costruita su un precedente edificio romanico. Ricche decorazioni a stucco rivestono l’interno che è a tre navate divise da pilastri. In estate in città si svolge il Corteo Storico di Federico II. La rievocazione si svolge in due giornate e ha origine dal “Banno di Federico II per lo torneamento dei rioni di Oria”. Il corteo storico è costituito da circa 400 figuranti e vede i quattro rioni cittadini (Lama, Castello, Giudea, San Basilio) affrontare due prove del tempo medioevale. CEGLIE MESSAPICA Borgo antico situato sul vertice di un colle, tra le ultime diramazioni delle Murge, a 300 metri di altitudine. Alla sommità della collina, dove si estende il borgo antico, sono ubicati la chiesa Collegiata dell’Assunta (con la sua cupola maiolicata e all’interno le opere del Carella) ed il castello Ducale, e sorgono gli edifici pubblici più importanti ed i resti dei vecchi templi delle divinità protettrici della città. Da vedere anche l’ottocentesco santuario di San Rocco, il teatro comunale, l’abbazia di Sant’Anna, la chiesa di San Domenico, la pinacoteca Emilio Notte, il teatro Comunale, la Torre dell’Orologio. I cento scaloni a chianche, residuo dell’antica città dei Messapi, portano alle cinte murarie risalenti al V secolo a.C. Nei dintorni della città ci sono le

hanno concordato sulla necessità di elaborare un programma particolarmente mirato, che tenga conto dei collegamenti aerei internazionali disponibili e che si basi sulla opportunità di realizzare un contenimento dei costi. Tutti d’accordo, infine, sulla necessità di chiedere all’Azienda di Promozione Turistica di continuare a svolgere un ruolo di coordinamento. Per il 2011 i dati potrebbero essere ancora migliori, visto il potenziamento dei voli internazionali nello scalo brindisino ed il buon successo della prima Borsa del Turismo realizzata dall’Apt a settembre scorso: in quell’occasione diversi operatori locali hanno chiuso accordi commerciali con tour operator di altri paesi europei, dunque è legittimo attendersi nuovi arrivi da nuove destinazioni. Insomma un bilancio più che positivo per Nacci, imprenditore del settore turistico da cinque anni alla guida dell’Apt, che ha sempre creduto nella valorizzazione dei prodotti tipici, nella concertazione tra enti locali ed imprese e nelle potenzialità del territorio brindisino.

grotte di Montevicoli, la trecentesca chiesa di Santa Maria della Grotta con cripta basiliana dell’VIII secolo, numerose masserie. Ceglie Messapica conta poco più di 21.000 abitanti, descritti testardi ma molto ospitali dai viaggiatori dell’Ottocento che hanno comunque apprezzato l’indole e la non sempre conveniente franchezza. La vocazione per l’ospitalità si ritrova nel gran numero di ristoranti, trattorie e agriturismi sorti in città negli ultimi decenni: ceglie è rinomata a livello nazionale ed internazionale per l’ottima qualità della sua gastronomia. Diversi sono gli chef locali che hanno ottenuto prestigiosi riconoscimenti dalle guide di settore. CISTERNINO Cisternino, balcone della Valle d’Itria, appollaiata su un altopiano affrescato da case bianche, trulli, mandorleti e boschi, è uno dei borghi antichi più belli d’Italia, a cui si accede attraversando Porta Grande o Porta Piccola. Anche qui, un incredibile labirinto di viottoli. Un lungo susseguirsi di case bianche interrotto solo da qualche attività artigianale o dai famosi “fornelli”: macellerie-trattorie che propongono delle inarrivabili grigliate di carne. Grazie all’opera di recupero e valorizzazione urbanistica compiuta negli ultimi anni, piazze e vicoli del centro storico sono divenute teatro di iniziative culturali e musicali che raggiungono il loro clou nel periodo estivo. Da vedere la Torre Normanna-Sveva, recentemente restaurata, alta 17 metri, con sulla sua sommità la statua di San Nicola benedicente. La chiesa Madre, dedicata allo stesso San Nicola, propone una facciata di gusto neoclassico. Passeggiare nel borgo antico nei tranquilli pomeriggi primaverili dà emozioni inarrivabili: il calore delle chianche (la tipica pavimentazione in pietra), i giochi di ombre e luci, i silenzi dei viottoli rendono magico ogni passo. a cura dell’Azienda di promozione turistica di Brindisi. Foto Guglielmi

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LOVELY PLACES

THE REBIRTH OF BRINDISI

It was the “Cinderella” province. Today it enjoying a boom which is possible thanks to the restyling which has been focused on culture, the enchanting beauties of its villages: Ostuni, Cisternino, Ceglie, and on the marvellous oasis of the protected coasts of Torre Guaceto. The efficient airport offers routes with plenty of low-cost companies connecting the main town to half of Europe.

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f you have never been there, or if you haven’t been there recently, you should plan a stay in this area. The province of Brindisi has become one of the most valued tourist spots in Italy. Last year it registered a record growth of presence in its hotels, B&B, museums etc… Thanks to the excellent work carried out by both Agency for the promotion of tourism and by local administration. Low-cost flights that come to Papola airport, recently renewed by the Agency handles Aeroporti di Puglia, has also been of great importance. Ostuni (the “white city”), Cisternino and Ceglie Messapica are all marvellous villages which enchant the visitors. Brindisi, the main town, thanks the changes it has undergone in the last 10 years, is also a city that deserves to be visited and enjoyed. A very old Puglian town, which is full of history and tradition, whose events have always been inseparably connected to its port. A port, that in June, thanks to the International Sailing regatta Brindisi-Corfu, is filled with life, colours and yachts men form all over, with their magnificent boats. Today as in the past, the port is the heart of the city. Along the coasts you should visit: the internal port promenade with the Roman Column, situated at the top of a flight of steps overlooking the port; the beautiful Cathedral (which although has an eighteenth century facade it’s from the Romanic period); the archaeological provincial museum “Francesco Ribezzo” (which you reach crossing the portico dei Cavalieri Templari-Portal of the Templar Knights, 14th century, made up of beautiful gothic arcades). The famous Bronzes statues which were recuperated from the sea; San Giovanni al Sepolcro’s temple: a Romaic building built by the Templers on their way back from the Holy Land; the Aragonese Castle, which guards the town and is situated in front of the port “Marina di Brindisi”, a structure with 640 moorings. In the last few years the rich programme of events in the New Verdi theatre have increased the numbers of art lovers and theatre goers coming to the town as well as the exhibition organized in Palazzo Granafei Nervegna. A few kilometres from the town, going north, you can find the natural beautiful oasis of Torre Guaceto, a precious unblemished suggestive coast where time has stopped. The area is about 1000 hectares of land and 2000 hectares of sea, for a total length of 7km of coast. The last building to be built here goes back to the 1500 it is a Tower built by the Aragonese, as a look out point to observe Turkish invasions. The tower dominates the Park, from a high promontory just above the sea. The Park is an area with an incredible biodiversity. In the inlands there are secular olive trees, real woods resembling living sculptures, interspersed with ingenious dry walls and winding tracks. There are high dunes above the sea, full of white lilies in the summer and secular junipers. You can also find the garrique (macchia Mediterranean) full of stories and scents. You can not fail to be enchanted by the blend of environment and views: the relaxing coves of golden

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sand, the thousand shells, the crystal clear water, you may continue this discovery down below the sea, where there are the fields of Posidonia, with undisturbed fish and precious coral. An Eden of colours in the fresh water, a real essence and re source of this land, the place where you find fresh water, named by the Turkish as Gawsit (fresh water, which later became Guaceto). The biodiversity of the places allows one to enjoy various pleasures, a walk among nature, while respecting and getting to know the Park: mountain biking (gives one the pleasure of riding and discovering the landscape of the Park) hiking (getting to know nature, feeling it with your hands, eyes, nose and mouth, to see, think and remember), sea watching (an immersion in the Blue Mediterranean, to appreciate water once more, feeling new emotions, a swim with goggles and flippers suitable for all ages). You can reach the Park and enjoy the guided visits. It is easy to arrive at coming from the road SS379 Brindisi/Bari; exit at Serranova, 15 Km up north from Brindisi. Info: Centro visite Serranova, tel. 0831.989.885, www.riservaditorreguaceto.it. OSTUNI There are places in Puglia which you’ll never tire of visiting. Ostuni is one of them. The White city intrigues. Its colour strikes you as well as the air you breathe in the old village so do the scents coming from the many trattorie and restaurants. You may also be amazed by the many different people you meet during the summer nights. Ostuni seen from afar, from the motorway connecting Bari to Brindisi, looks like a pearl mounted on a hill. Ostuni spreads over five hills, but the charm of the town is in the old part. The zone Terra, begins in the main square, piazza della Libertà, which overlooks the Town Hall (an ancient Franciscan friary) and the baroque column with the statue of the patron Saint, S.Oronzo, whose feast day is celebrated with great pomp in August. From here to the labyrinth of alleys, little squares and tiny streets the passage is really short. Tourists only need to climb along a 150-200 metres

steep slope to be able to find the best local craft shops: you can find there the famous Ostuni whistles, pieces of jewellery, stone objects and paper windmills. Going along the road you reach the Cathedral, the Seminar and the Bishop’s Palace. The first is an example of Gothic and Roman architecture; it was built in the XV century. It has a late-Gothic façade with a 24 beamed rose window representing Christ surrounded by his Apostles and by seven Cherub’s heads. The ogival portal follows the sober style of the façade and has a bas-relief representing the Virgin Mary sitting on a throne with Baby Jesus. Inside the Cathedral you can find a beautiful wood sculpture of the resurrected Jesus and on the ceiling you can see eighteenth century paintings. In the Museum of the Pre-classical civilizations of the Southern Murgia, situated almost at the entrance of the Old Town, you can admire the remains of Delia, a young pregnant woman, who died about 25.000 years ago and who was found in a cave in 1991 in the archaeological area of Santa Maria d’Agnano. The seven small roads of the village show all the splendour of the whitewashed houses which are made even more poetic by the blue and green small front doors. Scenery that is enchanted at night, when it swarms with young people going to the many night clubs in the area. It is even more enchanting during the silent hours of the early morning, when the stillness is broken only by gentle breezes, that allow you to appreciate the place even more. Outside of the Old Town one may admire the town walls, built around 1350 and characterized by an absence of slots for weapons, because at that time boiling hot oil, pitch and stones were used to defend the town. Only two of the original six main gates to the village still exist. Porta Nuova on the west side and Porta San Domenico, on the east side. Marina di Ostuni isn’t any less beautiful than the town centre: 20 kilometres of sand and rocky coast, with a crystal clear sea which has been awarded the blue flag for clean water by the European Union. The countryside surrounding the town is rich in olive trees, it offers a great number of Masseria (farms) and Farm houses which have tempted famous people from both the world of show business and art to buy a house in Ostuni where they may spend their holidays relaxing in an extraordinary environment. FASANO Fasano is an ideal destination for those looking for the sea, hills, green landscapes, and golf courses. The Fasano hills, once completely covered with evergreen oak trees and garrique (macchia Mediterranean), today are an enchanted garden immersed between villas and ancient trulli. The Fasano sea is one of the most beautiful in Puglia: from the rocks of Savelletri, intermitted by small coves with fine sand and crystal clear water, to the incredibly long sea shore of Torre Canne with its great hotels and newest golf courses. All a delight. The archaeological excavation of the old town of


Egnazia, give evidence of early Messapica history, then the Roman settlement, the walls, necropolis, Basilicas, the ruins of the Traiana road, the houses. Besides the archaeological park you can admire in the nearby national Archaeological Museum: mosaics, architectural fragments, vases made with “pottery from Egnazia” and a permanent educational exhibition. MESAGNE Here, thanks to the restyling desired by the local Government: this small town has become one of the favourite destinations for summer tourism. This is due mainly to the Old part of the Town, which preserves traces of the Messapian era, some remains of the Byzantine period, but most of all to the urban structure of the fourteenth century and the architectonical treasure of the Baroque period. Mesagne was made in the shape of a heart. Inside its walls, with its doors and its castle, the city really looked like a small cardiac muscle with its loops and culminating pointing towards south. Porta Grande remains today the principal evidence of what the walls once were, with its little towers and its trenches. The ancient building of the district court house stands on its right. Here in 1878, the first city clock was put into place, the building is now home to the Library. In front of it is the Main Church, dedicated to All Saints, an authentic treasure trove of art. Other than the monumental main altar made of marble, it has choir stalls and paintings of considerable value. In the Old Town many tombs painted and with messapic inscriptions of the semi-chamber types have been discovered. The Norman castle is not far away: since 1999 it has been home to the town museum, it contains relics which illustrate the culture of the Messapica age between the VI anc IV century. B.C., pertaining to the urban area and the archaeological sites of «Muro Tenente» and «Muro Maurizio». ORIA An ancient Messapica town developed in VII century B.C. on an earlier Bronze Age site. In the X century when it was a flourishing cultural centre, due to the presence of a Jewish community it was sacked by the Saracens. The Jewish presence left many traces, foremost is the Jewish door way which led into their quarter and was rebuilt in the 18th century in the baroque style. The Old Town is situated on the top of a hill and is elliptical in shape. The castle, built at the wish of Frederic II in the XIII century, and amplified in later centuries dominates the town, it has been recently reopened after careful restoration work thanks to the new owners the Romanin family. The building has a triangular point with three towers facing southwards. Next to the Castel is the crypt of St Crisante and St Doria. It is accessible by a staircase hollowed out in the rock. The Cathedral, which is also to be found on the top of the hill, was built upon Roman remains. The inside divided into three aisles by pillars is richly decorated with stucco. During the summer there is an historical procession in costume in memory of king Federico II. The event takes place over two days and originates from the “banno” of King Frederick II for the tournament in the Oria area. The procession is made up of 400 participants. The four quarters of the town (Lama, Castello, Giudea, San Basilio) face two difficult tasks form medieval times. CEGLIE MESSAPICA Is an old village situated on a hill top, it is one of the last branches of the Murge. At the peak of the hill

where the old area is there are the Church of Collegiata dell’Assunta (with its majolica cupola and decorated with works by Carella) and the Duke’s castle. Here the most important public buildings and the ruins of the temples dedicated to ancient Gods and protectors of the town. The eighteen century shrine of S. Rocco, the town theatre and S. Anne’s abbey, S. Domenico’s Church, pinacoteca Emilio Notte, the clock Tower, are all sites to see and admire. The Hundred cobble steps a reminder of the old town of the Messapian lead to the town walls built in the V century B.C. In the surrounding areas of the town you can find the grottos of Montevicoli, the Church of Santa Maria della Grotta containing a VIII century crypt and various farm houses can be visited. There are a little more than 21,000 inhabitants in Ceglie

Cisternino, balcony of Itria Valley, perched on the highlands, with its picturesque white houses, trulli, almonds and woods, is one of the most beautiful old villages of Italy, you enter it going through either the Porta Grande o the Porta Piccola. Here you can find an incredible labyrinth of little streets. A long succession of white houses interrupted here and there by a few craft shops and by the famous “fornelli”: butcher’s shops with outside barbeques where tasty meat can be grilled on the spot. Thanks to improvements and recent urban development, the squares and alleys of the Old Town have become a stage for cultural and musical events which reach their peak during the summer. This is when you can really appreciate the delightful architecture of the old village: arches and alleyways, balconies full of flowers, white houses, steep steps

Messapica. They were describe by travellers in the eighteen century, who never the less appreciated their character and sometimes unwanted frankness “as stubborn but very hospitable”. Their vocation for hospitality can be found in the number of restaurants, trattorie and agri-touristic establishment which have sprung up in the town in the last ten years. The town is well known at a National and international level for the excellent quality of its gastronomic. There are numerous local chefs who have been named in prestigious guide books. CISTERNINO

and enclosed courtyards. The Norman-Swabian tower which has recently been restored is worth seeing. It’s 17 metres high. On top there is, a statue of St. Nicola in the act of giving a blessing. The Main Church, which is dedicated to St. Nicola has a neoclassic façade. Walking in the old village on a calm spring afternoon is priceless: what emotions can be felt wandering the warm cobbled streets, enjoying the blending of shadows and lights, the silence of the lanes making every step magic. PM

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IN VIAGGIO ATTRAVERSO LE PIETRE La cattedrale di Trani, il castello rosso di Brindisi. E poi dolmen e menhir, muretti a secco e ipogei. La storia della Puglia è ricca di queste tracce che rendono il territorio ancora più affascinante. di Guido Giampietro

“Non ho altro da cercare al mondo che quello che ho già trovato”.

C

osì scriveva Goethe all’amica Charlotte von Stein riandando con la mente al suo Grand Tour in Italia, ma anche ad un amore che lei rifiutava di ricambiare. Più tardi, sull’onda emotiva dei ricordi, così si confessava:

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“Conosci tu la terra dove il limone fiorisce, dove le arance d’oro splendono tra le foglie scure, dal cielo azzurro spira un mito vento, il mirto immoto resta e alto si erge l’alloro, la conosci tu, forse? Laggiù, laggiù voglio con te fuggire…”. Il viaggio di Goethe attraverso la penisola si era concluso in Sicilia, ignorando del tutto il litorale adriatico. Sì, è vero, cercava egli le vestigia grecoromane, il mito di Apollo, un’Italia arcadica e

rurale, quasi ancora vibrante di paganesimo, cercava soprattutto se stesso. Ma tutto ciò avrebbe potuto trovarlo anche nei luoghi della Magna Grecia e nel resto dell’Italia. Così come avrebbe trovato i limoni, le arance e i cieli azzurri. In Puglia, oltre a tutto questo, sarebbe stato sicuramente ammaliato dai colori delle pietre e dalle fogge straordinarie che, dagli albori della civiltà, gli uomini di questa terra hanno dato loro. In tal


HISTORY

Il castello di mare di Brindisi. Nell’altra pagina La cattedrale di Trani.

«MI CHIEDERAI COME HA FATTO QUESTA GENTE A SCAVARE ED ALLINEARE TANTA PIETRA. NON CI VOLEVA MENO DELLA LABORIOSITÁ DI UN POPOLO DI FORMICHE», SCRIVEVA TOMMASO FIORE. modo i versi dedicati all’amica avrebbero narrato altre storie. Le storie, parimenti fascinose, delle pietre pugliesi… Purtroppo, all’epoca del suo viaggio (1786-1788), non erano stati ancora portati alla luce i più importanti tra gli ipogei, gli edifici scavati nella roccia calcarea, di chiara impostazione greca e macedone, ma segnati anche da influssi etruschi. Spesso decorati con intonaci colorati per celebrare i suggestivi riti legati ai misteri della vita e della morte e, più tardi, impiegati come sepolcri. Quegli edifici li aveva costruiti un misterioso popolo di origine illirica che, agli inizi della media Età del Bronzo, abitò nella Daunia, vasto territorio racchiuso dal bacino del fiume Fortore e dal basso corso dell’Ofanto. Dunque Goethe, durante il Grand Tour, non avrebbe potuto bearsi dello splendore delle collane in ambra e pasta vitrea appartenute alla famosa “Signora delle Ambre” e rinvenute nell’Ipogeo dei Bronzi di Trinitapoli, immerso in uno scenario reso magico dal verde celadon della vegetazione e dalle acque policrome delle Saline. Né avrebbe potuto gioire alla vista dei preziosi vasi apuli a figure rosse trovati nell’Ipogeo Lagrasta, nell’agro di Canosa. In compenso avrebbe potuto scoprire le specchie nate come fari neolitici utilizzati durante le battute di caccia e poi evolutesi in veri e propri sistemi di comunicazione. E i menhir, pietrefitte alte da 80 cm a svariati metri (a Martano, nel Salento, c’è quello più alto d’Italia, superando i

cinque metri). Per questi megaliti monolitici si parla di osservatori astronomici che avrebbero avuto lo scopo di fungere da aste di meridiane, necessarie per registrare movimenti, tempi e fasi astrali e verificare cicli propizi per le iniziative degli uomini. I dolmen (tra i meglio conservati quello di Bisceglie), invece, politici e assemblati a portale, avrebbero avuto le funzioni di uso funerario o di altare sacrificale ma anche di rito propiziatorio di fertilità. Qualunque sia la loro origine c’è da dire che il paesaggio pugliese, con la presenza di questi monumenti, acquista un fascino ancora maggiore. Tra l’azzurro del cielo e le verdi distese di mandorli e ulivi, essi sono oggi muti testimoni di un antico popolo che sentì forte il culto dei propri antenati e del dio Sole. Ma il nostro Goethe avrebbe potuto ammirare anche i muretti a secco, le prime costruzioni rurali di questo territorio. Assoggettare la terra ha comportato da sempre una dura fatica per i contadini. Scriveva Tommaso Fiore in “Un popolo di formiche”: «Mi chiederai come ha fatto questa gente a scavare ed allineare tanta pietra. Io penso che la cosa avrebbe spaventato un popolo di giganti. Questa è la Murgia più aspra e più sassosa; per ridurla a coltivazione facendo le terrazze (…) non ci voleva meno della laboriosità di un popolo di formiche». E i sassi ottenuti da questa operazione si ammucchiarono senza ordine lungo i margini del campo. Poi il mucchio di pietre informe prese

un aspetto definito, si sollevò dal terreno, si snellì e assunse caratteristiche e funzioni a seconda dello scopo a cui fu destinato. Si sviluppò così un’arte che, da padre in figlio, venne tramandata attraverso i secoli: quella del “paritaru”, dell’uomo che costruisce muri e pareti. Ci sono, in Puglia, muri di tutte le età e specie: da quelli messapici, con la loro perfetta struttura a blocchi squadrati poggiati orizzontalmente, a quelli “patrizi” (cingevano le tenute dei nobili, le masserie fortificate) eretti con maestria e attraversati da feritoie (“chiaviche”) per permettere il deflusso dell’acqua piovana, a quelli “plebei”, a delimitare le microproprietà dei contadini. E poi ci sono le “pajare” (costruzioni trulliformi), la testimonianza più significativa di quando la campagna pugliese pullulava di contadini operosi. Ma quello che Goethe ha irrimediabilmente perso è stata l’occasione di fare la conoscenza con il càrparo, il top della pietra pugliese. Sia che si tratti della pietra mazzara, tenacissima e per ciò stesso difficilmente lavorabile con l’utensile tradizionale; o della pietra càrpara, gialla, tenace, lavorabile solo con ascia e scalpello (la più pregiata si trova nelle cave di Alezio e Gallipoli ed è molto ricercata per lavorazioni e oggettistica artistica); o della pietra tenera (tufo), bianca, facilmente lavorabile (le cave più importanti sono quelle ipogee di Cutrofiano e quelle di Fracagnano, nel tarantino); o della pietra leccese, formata da granuli finissimi ben concentrati e meritoria artefice del decantato decoro del barocco leccese. Il viaggio di Goethe, se avesse previsto la variante pugliese, sarebbe certamente durato di più dei due anni trascorsi a girovagare per l’Italia prima del rientro nella fredda corte di Weimer. Il poeta avrebbe così personalmente constatato come questa pietra, oltre ad adattarsi ad ogni capriccio architettonico o scultoreo a motivo della sua tenerezza, cangia continuamente di colore a seconda di quello del cielo: edifici pubblici e privati, manieri e cattedrali assumono, nel corso della giornata, colorazioni pastello distribuite su un’ampia scala cromatica che dal bruno, passando attraverso le varie sfumature del rosato, giungono fino al rosso acceso allorché la pietra si mette a duettare con i raggi d’un sole prossimo al tramonto. Proprio quello che si può riscontrare ammirando il Castello Alfonsino di Brindisi - detto anche il Castello Rosso -, un’antica fortezza del periodo aragonese che sembra tolta - ad opera di un Ciclope un po’ burlone - dal paese delle fate e lasciata poi cadere nel bel mezzo d’uno specchio d’acqua d’un blu intenso. E di tufo calcareo, estratto dalle cave nelle vicinanze della città, è un altro insigne monumento dell’architettura romanica pugliese: la Cattedrale di Trani che pure si specchia vanitosa nelle tranquille acque del porto. In questo caso la pietra (o marmo) tranese è caratterizzata da un colore roseo chiarissimo, quasi bianco, che lascia il visitatore-pellegrino basito per quanto è bello

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e suggestivo. E tutto ciò a prescindere dai pregi artistici d’una costruzione contraddistinta da un imponente campanile “forato” alla base da un ardito arco a sesto acuto e impreziosito da un portale romanico accuratamente ornato e dalla chiara influenza architettonica araba. E, ancora, ci sono le chianche, simili, per forma e durezza, ai basolati delle vie Appia e Traiana, che videro transitare gli eserciti di Roma prima d’imbarcarsi per l’Oriente. Nei tempi più vicini a noi le chianche - diventate oramai più appetibili delle maioliche napoletane del 1700 sono state impiegate nella pavimentazione, oltre che stradale, delle antiche masserie e dei trulli. In contrapposizione ad esse, invece, c’è la tenera pietra di Apricena, forse la stessa con cui, un milione e mezzo di anni fa, in un territorio abitato da elefanti e tigri con le zanne a sciabola, ebbero a che fare i primi ominidi, vale a dire quell’homo antecessor, com’è stato definito quest’antenato apparso nei luoghi di Apricena prima dell’homo sapiens. Oggigiorno con quella stessa pietra si lastricano strade e piazzette dei centri storici pugliesi, rendendole accoglienti al pari dei salotti di casa. In conclusione, a motivo di un Grand Tour che ha ignorato la Puglia, appare un po’ limitativo l’incipit “Et in Arcadia ego” con cui Goethe rivendica il suo giro per l’Arcadia: “Anch’io sono stato là. Anch’io vi ho vissuto”, sembra sentirlo gridare. Probabilmente sarebbe riuscito meglio nell’intento di cambiare se stesso “fino al midollo” se quel giro l’avesse fatto da queste parti e, tra l’altro, avesse preso diretta conoscenza delle pietre pugliesi… PM

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TRAVELLING TROUGH STONES

Trani’s cathedral, the red castle in Brindisi. Dolmen and menhir, dry stone walls and hypogeum. Puglia’s history is full of this kind of traces which make this area fascinating. “I don’t have anything else to search for in this world other than what I have already found”.

T

his is what Goethe wrote to his friend, and loved one, Charlotte von Stein, when remembering his Great Tour of Italy, and thinking of his unrequited love. Later, when remembering these emotional moments he would confess: “Know’st thou the land where the lemon-trees bloom, Where the gold orange glows in the deep thicket’s gloom, Where a wind ever soft from the blue heaven blows, And the groves are of laurel and myrtle and rose? Thou know’st? There, there I want to escape with you…” Goethe’s journey through Italy ended in Sicily; he never ever went on the Adriatic coast. He was really searching for Greek and Roman ruins, Apollo’s myth, ancient and rural Italy, where you could still feel the presence of paganism. Most of all he was trying to find himself. He would have been able to find all of this in Magna Grecia and in Italy. Here he would have also found lemons, oranges and blue skies. In Puglia, other than that, he would have surely been enchanted by the colours of the stones and by the extraordinary structures, the local men of the past, were able give them, as civilization began. If so, the verses dedicated to his friend would have surely given a different tale. The fascinating story of the stones in Puglia… Unfortunately, at the time of his journey, (1786-1788), some of the most important hypogeum hadn’t yet been discovered. For example the buildings carved in limestone, in which the Macedon and Greek style can be noted and also Etruscan influences. They are often decorated with coloured parget used to celebrate the evocative life and death ceremonies; sometimes later used as tombs. Those buildings were built by a mysterious populations of Illyricum origin, who by the beginning of the middle Bronze age were living in the Daunia area. This was a vast area surrounded by the Fortore river basin and by the river Ofanto. Goethe, during his Grand Tour, if he had been to Puglia, would have been able to admire the beauty of the amber and glass necklaces which belonged to the famous “Lady Amber” and which was found in the Bronze Hypogeum in Trinitapoli. This building can be seen in a beautiful spot surrounded by greenery and the polychrome waters of the saline. He would also have been very content to see the precious Apulia vases decorated with red pictures, which were found in the Lagrasta Hypogeum, in Canosa. He could have discovered the specchie (previously used as Neolithic lights during hunting and then used as a real communication system) and the menhir, pietrefitte ranging in height between 80cm and above (the highest Italian one is in Martano, in Salento and is more than 5metres high). These monolithic megaliths were astronomic observatories and were used as meridian shaft, necessary to register: movements, time and astral phases. Verifying which were the most favourable seasonal cycles for men’s enterprises. The dolmen (the best example is the one in Bisceglie), were polilitic and made as portals, they were used as tombs or sacrificial altars, and also as a place to practice fertility propitiatory ceremonies. What ever their origin may be, we have to say that the landscape of Puglia, with these monuments, becomes even more fascinating. These monuments, in between the blue sky and the green fields of almonds and olive trees, represent the silent witnesses of an antique population who deeply cherished their ancestors and the cult of the Sun. Goethe could have also admired the dry stone walls, which are the first rural buildings in this area. Cultivating the land has always been a hard job for farmers. Tommaso Fiore wrote in “Un popolo di formiche” (The land of the ants): «You will ask me how these people were able to dig and put in a line all these stones. I think a population of giants would have been scared to do so. This is the hardest and rockiest part of the Murgia; to transform it into an area for cultivation by making terraces (…) it could only have been done through hard working ants». The stones found during this work were placed haphazardly on the borders of the fields. Then, later, these stones were made

into something different, they took shape, they were thinned and

became useful. This is how a kind of art began, it was taught through the centuries from father to sons, they were: the “paritaru”, the men who built dry stone walls. In Puglia, you can find all kinds of stone walls: There are the messapian walls, perfectly built with square stones laid horizontally, the “patrizi” walls (which protected the rich peoples’ estates and manor farms) built skilfully with loopholes (“chiaviche”) and draining. The “plebei” walls, poor ones, surrounding the poor farmer’s properties. You can also find the “pajare” (the famous trulli building) the most important testimony of the period when there were many hard working farmers. Unfortunately what Goethe definitely lost was the opportunity of seeing the càrparo, the best Puglia stone. The mazzara stone, (which is very difficult to work on, using traditional utensils, because it is so hard,) and the yellow, strong càrpara stone, (which can only be shaped using an axe and a chisel), are the most precious stones and can be found in the Alezio caves and in Gallipoli. These are the most desirable stones for buildings or art works. The most tender white stone (tufo) easily workable can be found in the caves of Cutrofiano and Fracagnano, in the area near Taranto. The stone from Lecce, made of very thin granule was used in the famous barrocan leccese decoration. If Goethe’s journey had taken him also to Puglia, it would have certainly lasted longer than the two years he spent travelling through Italy, before returning to the unwelcoming court of the Weimer. The poet would have noticed how this stone, other than adapting to all kinds of architecture and sculpture due to its softness, keeps changing colour depending on the colour of the sky. During the day, public or private buildings, castles and cathedrals, keep changing hues, so many different shades from dark colours, to a variety of pinks until becoming a bright red colour, so red that there seems to be a competition between the hues of the stones and those of the sunset. This is what you see when admiring the Alfonsino Castle in Brindisi – also known as the Red Castle -, an ancient fort of the Aragonese period, which seems to have been brought there – as a joke by a Cyclopes – from an enchanted kingdom and abandoned in the middle of a crystal clear dark blue water. The Cathedral of Trani, made of limestone tufo, extracted from the caves near the city is another prominent monument of Puglia Romanic architecture, in the shape of a capital ‘I’ which vainly admires its reflection in the calm waters of the port. The stone (or marble) from Trani is characterized by a light pinkish colour, almost white, which can only leave visitors speechless because of its beauty. This without considering its architecture, made unique by the impressive bell tower “forato” at the bottom, by a daring pointed arch, enriched by a Romanic portal carefully decorated and influenced by Arabic architecture. You can also see the chianche, which have the same shape and hardness of the basolati of via Appia and via Traiana, which saw Roman armies crossing them before sailing east. In more recent times the chianche (cobbles) – more beautiful than the Neapolitan majolica of 1700 – have been used in roads and on floors in the ancient manor farms and in the trulli. There is also the tender stone from Apricena, used thousand years ago by primitive men , in a territory inhabited by elephants and tigers with sabre shape tusks. Today that kind of stone is used to pave the roads and the squares in historical parts of the cities of Puglia, making them as welcoming as family homes. Finally, in a Grand Tour that totally ignored Puglia, the inscription “Et in Arcadia ego” with which Goethe asserts his tour to Arcadia, seems quite restrictive: “I too have been there. I too have lived there”, we can almost hear him say. Maybe he would have fulfilled his aim of changing himself ‘till the marrow bone’ if he had toured this area, and if he had got to know the stones of Puglia… Guido Giampietro


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L’ABISSO

DI CASTEL DEL MONTE Cosa nasconde Castel Del Monte? Nel romanzo-thriller di Alfredo De Giovanni, il protagonista Paolo Manfré prova a scoprire il segreto che ruota intorno al maniero magico voluto da Federico II, divenuto uno dei simboli della Puglia. Una storia che conduce a Parigi. E porta molto indietro nel tempo. Fino ai Templari...

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aolo sospirò. «È cominciato tutto circa un anno fa, verso la fine di Giugno… quando ho conosciuto Pietro Gui». «Chi?». «Un astrologo, un’occultista... un maestro, così lo chiamavano gli altri». «Gli altri chi?». «Era lì, a capo di una sorta di associazione di occultisti, veggenti, adoratori di Sirio, insomma, gente assurda. Questo Gui è di Bologna, sembra sia anche un ex professore universitario. Mi spiegò che il giorno di San Giovanni, il mondo dell’esoteri-

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BOOKS smo si dà convegno lì, al Castello, per respirare il suo mistero. Io mi trovavo lì con Mauro, di ritorno da un rilievo alle cave di bauxite. Per curiosità…per semplice curiosità, lo seguimmo nella visita al Castello. Poi, prima di andare via mi consegnò alcuni libri che mi avrebbero iniziato, disse, ai poteri occulti di Castel del Monte. Quei testi riportavano una serie di strane implicazioni geometriche…astronomiche di cui non sapevo nulla». Benedetto lo interruppe «Si, ne so qualcosa... ma cosa vi è successo?» Paolo continuò come se non lo avesse sentito. «I testi accennavano ai misteri della sua origine, alla serie impressionante di simboli esoterici, alchemici, religiosi che è possibile ritrovare al suo interno. Qualcuno crede sia stato costruito dai Cavalieri Templari o dai Teutonici. Pietro Gui ci parlò di tesori racchiusi nelle sue stanze e nel suo sottosuolo, misteriose reliquie provenienti da Gerusalemme nascoste in gran segreto al tempo delle crociate, forse addirittura il Santo Graal…». «Stronzate…» sussurrò Benedetto. «Qualcuno ha misurato ogni concio di pietra, ogni feritoia e spazio chiuso, trovandovi riferimenti numerici e simbolici che risalgono alle più antiche civiltà. Altri lo hanno legato alla Cattedrale di Chartres e alla Cupola della Roccia di Gerusalemme. È assurdo. Quei libri mi colpirono… mi convinsero che il Castello nascondeva comunque qualcosa. Con Mauro immaginammo subito una possibile esplorazione con strumenti non distruttivi. Non pensavamo ai tesori, ma a qualcosa di più concreto, legato alla terra, alla roccia su cui sorge. Quando è arrivato Robert dagli Stati Uniti quattro mesi fa, per una sorta di gemellaggio col nostro Dipartimento, la cosa ci sembrò fattibile. Robert aveva portato con sé una serie di apparecchiature geofisiche di ultima generazione. Era un occasione unica. Raccontai a Robert del Castello, lo portai sul posto e gli dissi della mia idea di esplorarlo. Ne fu subito entusiasta.» Robert annuì con la testa. «E poi sono arrivata io» interruppe Sandra. «Sono un’archeologa, mi occupo di scavi medievali. La cosa mi prese all’istante. Ma non pensavo…Dio...non pensavo potesse finire così!» Paolo le strinse nuovamente le mani. «Veniamo ad oggi. Eravamo tutti d’accordo sul fatto che bisognasse approfittare della partita, di questa notte, per procedere con le indagini, per esplorare...» Benny lo interruppe nuovamente «Il sottosuolo del Castello?»

«Si, si. Così siamo partiti dalla mia villa all’inizio della partita, siamo saliti sulla collina e abbiamo scalato la parete ovest, calandoci giù nel cortile ottagonale con tutta l’attrezzatura.» «Cosa avete fatto?» esclamò Benny alzandosi di scatto dalla panca. «Hai sentito bene, abbiamo scalato il Castello e ci siamo portati all’interno.» «Paolo, stai scherzando!» «Purtroppo no.» «Ma vi siete bevuti il cervello?» «Forse… ma eravamo perfettamente coscienti di quello che stavamo facendo.» «Miseria, ragazzi! Ma sapete che avete combinato? È completamente fuori legge. È assurdo! Ma, scusate, non capisco. Tutte queste esplorazioni non potevano essere fatte alla luce del giorno, che ne so… interpellando ad esempio l’ente responsabile del Castello?» «La Sovrintendenza? Tempo perso. Non ci avrebbe mai dato il permesso, non senza la sua collaborazione o il suo patrocinio. E comunque non senza far propri tutti i risultati, per farne poi chissà che cosa. No! Li conosciamo troppo bene. È per questo che abbiamo agito in totale autonomia». «Paolo, scusami, ma avete fatto una grande cazzata!»... 8888 8888

B

reton si inerpicò lungo il pendio con gli occhi puntati sul portale in breccia corallina. Erano anni che non vedeva il Tempio della Roccia, trapiantato lì come l’innesto di una vite, a immagine della Moschea di Al-Aqsa, eredità della magnificenza di

Salomone, pietra di luce tra oriente e occidente. I più grandi Cavalieri della storia l’avevano edificato per custodirvi la più immensa delle energie e la più sacra delle reliquie. ra, sentiva di essere vicino alla giusta riconquista di quel bene. Lui, prosecutore del sogno e della missione dei poveri cavalieri di Cristo. Lui, diretto discendente del Gran Maestro Eudes di Saint-Amand, colui che nel 1173 aveva strappato agli Assassini la Sacra Pietra per nasconderla in qualche anfratto dell’occidente. Forse, proprio lì a Castel del Monte. Una folata di vento spettinò il suoi capelli e allontanò per un momento quei pensieri. Aprì le narici ed inspirò a fondo l’aria della collina, poi si guardò attorno. Non c’era molta gente. Era l’ora giusta per impossessarsi del Tempio. Salì lungo le scale appoggiandosi al bastone e varcò il portone d’ingresso assieme a Kaddour e ad André. Poco dietro, Sandra li seguiva muovendosi in uno stato di semi trance, sostenuta da John Barrymore. Pagarono il ticket senza dare nell’occhio. Appena entrati nel cortile Breton ordinò ai suoi uomini di esplorare tutte le stanze. Eventuali turisti andavano allontanati senza indugi. Si diresse assieme a Barrymore e Sandra nell’ottava sala del pianterreno. Era stato a Castel del Monte venticinque anni prima ed era rimasto colpito da quel pittogramma impresso sul pavimento con il doppio quadrato magico dell’iniziazione e i quattro cerchi disegnati negli angoli. «Mia cara, come ti senti?» Breton forzò le palpebre e osservò le pupille della ragazza. «Oh… sei nello stato ideale per accogliermi. Vedrai, ti piacerà.» Entrò e si portò al centro della sala trapezoidale...

UNA STORIA AVVINCENTE Cosa nasconde il sottosuolo di Castel del Monte, l’enigmatico maniero di Federico II, da quasi otto secoli abbarbicato su una collina solitaria nel cuore delle Murge? La notte del 17 luglio 1994 Paolo Manfré, un giovane geologo dell’Università di Bari, con l’amico fraterno Mauro Petruzzelli, il geofisico americano Robert Trimble e l’archeologa salentina Alessandra Bianco, decidono di esplorare il sottosuolo del castello. Ciò che troveranno sconvolgerà per sempre le loro vite. In un mix erudito di avventura e thriller, i protagonisti si muoveranno al confine della conoscenza, districandosi tra antichi codici rinascimentali e sedute di ipnosi regressiva fra Parigi, Chartres e la Puglia al centro di interessi occulti di un pericoloso gruppo internazionale. Un vero e proprio ibrido letterario, un nuovo viaggio di Ulisse verso “Pathmos… quel terribile promontorio del pensiero donde si vedono le tenebre”. Paolo e Sandra attraverseranno l’Inferno, varcheranno le colonne d’Ercole spinti dall’infinita sete di conoscenza e si lasceranno travolgere dall’abisso della verità per mutare alla fine la propria esistenza. Alfredo De Giovanni, l’autore del romanzo, ha 40 anni. Geologo, musicista, autore. Vive a Barletta spostandosi in tutta la Puglia per svolgere la sua missione di cultore della Terra. La sua innata curiosità lo ha portato a spaziare in diversi campi artistici, dalla composizione musicale, al teatro, dalla scrittura, alla fotografia. Come geologo dell’Acquedotto Pugliese segue lo sviluppo del ciclo integrato dell’acqua, dalle sorgenti alla consegna finale. Ha composto parole e musica di numerosi brani di musica leggera, brevi racconti ed ha pubblicato contributi scritti per libri fotografici di Castelvecchi e Mario Adda Editori. “Otto - L’abisso di Castel del Monte” è il suo primo romanzo.

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TERROIR PUGLIA

WINE

20 Unforgettable Reds Negroamaro, Primitivo and Nero di Troia are the best known vineyards of this region. We choosen for you a great selection of the best labels.

20 Rossi indimenticabili Negroamaro, Primitivo e Nero di Troia sono i vitigni pi첫 popolari di questa regione. Ecco una selezione di etichette memorabili.

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WINE AMATIVO Cantele Un riuscitissimo incrocio di Negroamaro e Primitivo, vitigni principi del Salento. A great blend of Negroamaro and Primitivo, the princess vineyard of Salento (South Puglia).

BARBAGLIO Santa Barbara Un altro mix di Primitivo e Negroamaro assolutamente da provare. Another successfull mix of Negroamaro and Primitivo. Lovely grip, savoury despite some fruit sweetness.

BOCCA DI LUPO Tormaresca Aglianico in purezza assolutamente da provare. Austero, caldo, moderatamente tannico. Soft entrance, consistent and rounded tannins, pleasant acidity: a very lovely Aglianico.

CAPPELLO DI PRETE Candido Il classico dei classici: questo Negroamaro è uno dei rossi pugliesi più venduti ed apprezzati. The tradition of Negroamaro: one of the most sold and appreciated Apulian reds.

CENTOFUOCHI Soloperto Uno dei migliori Primitivi Doc di Manduria usciti negli ultimi anni: gradevole e avvolgente. One of the best Primitivo Doc of Manduria of the last years: nice and snug, with a fine boutique.

LUI Albea Uno dei pochi Neri di Troia premiati col “3 Bicchieri” del Gambero Rosso. The prestigious wine made to celebrate the celler’s centenary. One of the few Nero di Troia that wons the 3-Glasses award of Gambero Rosso.

NERO Conti Zecca Un rosso pluripremiato ottenuto da uve Negroamaro armonizzate dal cabernet sauvignon. A red wine made from grapes Negroamaro harmonized by cabernet sauvignon. Winner of a lot of awards and competitions.

NOMAS Lomazzi&Sarli Una chicca ottenuta da sole uve Susumaniello, un vitigno che era andato perso. Elegante e raffinato. A brilliant wine obtained from and old vineyard called Susumaniello. Elegant and refined.

ORFEO Paolo Leo Una bellissima etichetta per un ottimo Negroamaro invecchiato 12 mesi in botti di rovere. Eccezionale con carni rosse. A great label for a great Negroamaro aged 12 nonths in barrels. Marvellous with red meat.

Photo courtesy: Tenute Rubino

LE CRUSTE Alberto Longo Un ottimo Nero di Troia: equilibrato, di grande struttura, ricco di tannini dolci e setosi. A nice red from Nero di Troia vineyards: well balanced, great structured, full of sweet and silky tannins. 82 PugliaMagazine gennaio-giugno 2011


SELVAROSSA Cantine Due Palme Forse il rosso pugliese più venduto in assoluto: piace a tutti. Un vero miracolo. Probably the most sold Apulian wine. A real miracle. An incredible, lovely red.

ELEGIA CPV Manduria Il più ricercato dai veri intenditori di Primitivo. Affinato in barriques francesi: prezioso e di altissima qualità. The most wanted from Primitivo-Wine Lovers. Aged in Allier barrels for at least 14 months. Precious.

GRAN TIATI Teanum Ottimo blend di Aglianico, Montepulciano e Syraz. Un rosso elegantissimo e delicato. A great blend of Aglianico, Montepulciano and Syraz grapes. A redwine elegant and delicate.

GRATICCIAIA Agricole Vallone Il vino dei vini: il Negroamaro più originale e ricercato, imbottigliato solo nelle annate migliori. Bottled only in the best vintages: this is the most original (and wanted) Negroamaro.

LE BRACI Azienda Monaci Diretto discendente del Graticciaia. Un altro ottimo vino dell’enologo Severino Garofano. Direct descendant of Graticciaia. Another great wine of the winemaker Severino Garofano.

PUER APULIAE Rivera Il Nero di Troia più famoso: un grande classico per intenditori. Vino di grande carattere ed eleganza. A big classic of Puglia. If you are a wine-lover, you can’t miss this bottle!

RASCIATANO Rasciatano Un altro Nero di Troia entrato nell’olimpo dei grandi vini pugliesi. Another wine obtained from Nero di troia grapes, entered in the elite of the great wines from Puglia.

SESSANTANNI Cantine San Marzano Questo non è un Primitivo di Manduria Doc. Questo vino è poesia. Delizioso e sublime! This is not a Primitivo Doc of Manduria. This is a poetry. Delicious and sublime!

VIGNA PEDALE Torrevento Nero di Troia di gran corpo, intenso ed elegante. Abbonato al 3 Bicchieri. A red from Nero di Troia grapes: intense and elegant. Awarded with the 3 Glasses of Gambero Rosso.

VISELLIO Tenute Rubino Energico, affascinante, seduttivo: un Primitivo eccezionale. Un autentico fuoriclasse. Powerful and fascinting, seductive for its personality: an unbelievable Primitivo! A real outsider, expression of Salento. www.fabiomollica.com

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Cucina povera, ma ricca... La chiamano “cucina povera”. In realtà la cucina pugliese è ricca, ricchissima di sapori (a volte anche forti), profumi intensi, ingredienti freschissimi. È la tipica cucina mediterranea, ricca di pesce, ma anche di verdure e formaggi. Insomma, di tutto ciò di buono che la terra ed il mare possono darci. È da questa cucina povera che nascono piatti come questi, che vi prenderanno per la gola.

The poor, but rich, cuisine.

They call it ‘poor’ cuisine. Actually Puglia cuisine is rich, very tasty (sometimes a very strong taste), rich odours and very fresh ingredients. It’s the typical Mediterranean cuisine, full of fish, but also vegetables and cheeses. In one word, all the tasty ingredients that the earth and the sea can offer. It is from the so called poor cooking that these delicious dishes originate.

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FOOD

Gnocchetti ai gamberi Gnocchetti with prawns

Orecchiette, ceci e borragine Orecchiette, chick beans and borage

› 500 gr. di gnocchi di patate - 500 gr. potato gnocchi › 1 piccola melanzana - 1 small aubergine › 1 piccola cipolla - 1 small onion › 5 pomodorini di tipo ciliegino - 5 small ciliegino tomatoes › 30 gr. di gamberi sgusciati - 30 gr. prawns without shell › 100 gr. di olio extravergine di oliva - 100 gr. extra virgin olive oil › sale, pepe e prezzemolo q.b. - salt, pepper and parsley. › 4 foglie di basilico - 4 basil leaves › ½ bicchiere di vino bianco - ½ glass of white wine.

› 350 gr. di orecchiette di farina di Strambelli - 350 gr. orecchiette made with Strambelli flour › 150 gr. di ceci - 150 gr. chick beans › 300 gr. di borragine - 300 gr. di borage › 2 spicchi d’aglio - 2 cloves of garlic › sale e pepe q.b. - salt and pepper.

per 4 persone - serves 4

Tagliare a julienne la melanzana e farla soffriggere con la metà dell’olio. Scolarla ed adagiarla su carta assorbente. Tritare la cipolla e soffriggerla in un tegame, quando sarà imbiondita aggiungere i gamberi ed i pomodorini a pezzi, soffriggere leggermente, regolare di sale e pepe, aggiungere un pizzico di prezzemolo tritato e sfumare con il vino bianco, aggiungere 1/2 mestolo d’acqua e portare a metà cottura. Cuocere gli gnocchi in acqua salata bollente, al primo bollore, scolare gli stessi ed aggiungerli al comdimento preparato, rigirare ed aggiungere le melanzane fritte con il basilico tritato ed un pizzico di prezzemolo. Impiattare e servire.

per 4 persone - serves 4

PER LA PASTA. Impastate la farina con acqua tiepida ottenendo un impasto morbido e formate dei bastoncini lunghi 1 cm e dategli la forma dell’orecchietta con l’aiuto di un coltello da cucina. Mettete a bagno i ceci per circa 6 ore. Lavate la borragine. PROCEDIMENTO. Fate cuocere in una pentola i ceci a fuoco lento. In una padella fate dorare l’aglio con l’olio extra vergine d’oliva e aggiungete i ceci. Lessate le orecchiette in abbondante acqua salata e a cottura ultimata scolate la pasta e unite i ceci e la borragine. Servite caldo. HOW TO MAKE THE PASTA. Blend the flour with tepid water, mix until you obtain a soft dough. Make pasta sticks 1 cm long. Using a knife give the pasta the orecchietta shape. Soak the chick beans for about 6 hours. Wash the borage. HOW TO COOK. Cook the chick beans on a low light. Put some extra virgin olive oil in a frying pan. Add the garlic and fry until it’s golden. Add the chick beans. Boil the orecchiette in salted water. When cooked sieve the pasta. Add the chick beans and the borage. Serve hot. Peppe Zullo, Orsara di Puglia (Foggia), via P. Paradiso, tel. 0881.964763, www.peppezullo.it.

Cut the aubergine julienne and fry with half of the oil. Sieve and put on a piece of kitchen paper towel roll. Chop and fry the onion in a pan. When golden add the prawns, tomatoes, salt and pepper. Add a pinch of chopped up parsley and sprinkle with white wine. Add half a ladle of cooking water and half cook the sauce. Cook the gnocchi in salted boiling water, when the water starts boiling again sieve the gnocchi and add them to the sauce. Stir and add the previously fried aubergines seasoned with chopped up basil and a pinch of parsley. Put on a plate and serve. L’Araba Fenice, corso Roma, Brindisi, tel. 0831.590009.

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Sagne ‘ncannulate al Negroamaro per 4 persone - serves 4

› 300 gr. di cozze nere - 300 gr. mussels › 300 gr. di vongole - 300 gr. cockles › 300 gr. di pomodorini - 300 gr. small tomatoes › 200 gr. di funghi porcini - 200 gr. porcini mushrooms › 400 gr. di sagne al negroamaro - 400 gr. di negroamaro sagne › 200 gr. di asparagi - 200 gr. asparagus › 1 spicchio d’aglio - 1 clove of garlic › 4 cucchiai d’olio extra vergine di oliva - 4 table spoons of extra virgin olive oil › sale, pepe e origano q.b. - salt pepper and oregano Riscaldare l’olio e mettere lo spicchio d’aglio incamiciato in una padella, farlo dorare e toglierlo. Unire le cozze e le vongole e fare rosolare per 3 minuti circa, successivamente unire i pomodorini, gli asparagi e i funghi porcini, ed una spolverata di origano e pepe. Lasciare cuocere per dieci minuti, il tutto senza aggiunta di sale, lo contengono già le cozze e le vongole. A parte cuocere in abbondante acqua la pasta, il tempo complessivo di cottura è di 7 minuti, ma cuocere per 4 min. Il tempo restante della cottura, si completa con la “mantecatura” in padella insieme a tutti gli altri ingredienti. Fry the garlic with its skin in a frying pan with some olive oil. Remove when it’s golden. Add the mussels, cockles and brown for about 3 minutes, add the small tomatoes, the asparagus and the porcini mushrooms. Add a pinch of oregano and pepper. Cook for ten minutes, without adding salt, as the mussels and cockles are already salty. Cook the pasta in a pan with abundant water. The cooking time is about 7 minutes, but cook for 4 minutes instead. Sieve the pasta and cook for another 3 minutes in the pan with the sauce. Allowing It to blend with the other ingredients. Il Giardino, via Cesare Battisti 10, Lecce, tel. 0832.309612, www.ilgiardino-ristorante.it

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Zuppa di canocchie Squills soup per 4 persone - serves 4

› 250 gr. di canocchie - 250 gr. squills › 2 cipolle - 2 onions › 4 carote - 4 carrots › 2 spicchi d’aglio - 2 cloves of garlic › prezzemolo q.b. - parsley › passata di pomodoro - tomato salsa sauce › 1 bicchiere di vino bianco - 1 glass of white wine › 3 cucchiai d’olio extravergine di oliva - 3 table spoons of extra virgin olive oil › sale e pepe q.b. - salt and pepper. › 3 fette di pancarré - 3 pieces of bread Tagliare le teste delle canocchie e mettere nel freezer il corpo (risulterà più facile eliminare il carapace). In una casseruola mettete a rosolare le verdure con l’olio extravergine d’oliva, aggiungete le teste delle canocchie, sfumate con il vino bianco. Versate il passato di pomodoro, salate e spolverate con del pepe, fare cuocere a fuoco lento per circa 45 minuti. Frullate la salsa e passatela al colino. Componete il piatto con la salsa e le canocchie sgusciate e il pane fritto. Remove the heads and put the squill’s bodies in the freezer (in this way it will be easier to remove the shell). Fry the vegetables in a little extra virgin olive oil, add the squill’s heads and white wine. Let the wine evaporate. Add the tomato salsa sauce, some salt and sprinkle with pepper. Cook for 45 minutes. Blend and sieve the tomato salsa sauce. Put the tomato salsa sauce the shelled squills and the fried bread on a plate. Varvamingo, via Garibaldi 4, Torre a Mare (Bari), tel. 080.5433658, www.osteriavarvamingo.it

Melanzana ripiena / Stuffed aubergines per 4 persone - serves 4

› 4 melanzane di media dimensione - 4 medium size aubergines › uno spicchio d’aglio - a clove of garlic › olio extra vergine d’oliva - extra virgin olive oil › 300 gr. di basilico - 300 gr. basil › 2 albumi - 2 egg whites › 200 gr. di ricotta - 200 gr. of ricotta cheese › 40 gr. di parmigiano - 40 gr. parmesan cheese › pomodorini datterini - datterini tomatoes › sale e pepe q.b. - salt, pepper Svuotare le 4 melanzane ed appoggiare il contenuto in una teglia condendo con uno spicchio di aglio, foglie di basilico, olio extra vergine di oliva, sale e pepe; coprire con un foglio di alluminio ed infornare a 160° per 30 minuti. Freddare il composto e frullare in un mixer con albume, ricotta, parmigiano, sale e pepe. Friggere i gusci di melanzane in abbondante olio. Riempire con la farcia le melanzane ed infornare a 120° per 20 minuti. Frullare e colare i pomodorini con colino a maglia larga. Emulsionare con olio extra vergine di oliva. Sbianchire il basilico in acqua bollente per circa 30 secondi e raffreddare in acqua e ghiaccio. Unire olio extra vergine di oliva e frullare. Passare il composto in un colino a maglia fine. Versare la salsa di pomodoro sul piatto, posizionare la melanzana e irrorare con olio al basilico. Scoop out the middle of 4 aubergines, place the mixture in a dish seasoning it with a clove of garlic, basil, extra virgin olive oil, salt and pepper; cover with a piece of catering foil and put in the oven at a temperature of 160° for 30 minutes. When it has cooled down mix the mixture with the egg whites, the ricotta cheeses the parmesan, salt and pepper. Fry the remaining outside parts of the aubergines in abundant oil. When cool stuff the aubergines with the mixture and place in the oven at 120°C for 20 minutes. Mix and sieve the tomatoes in a wide mesh sieve. Emulsify with extra virgin olive oil. Blanch the basil in boiling hot water for about 30 seconds, cool down in cold water and ice. Add the extra virgin olive oil and mix. Sieve the mixture in a small mesh sieve. Pour the tomato sauce on a plate, then add the aubergine and season with the basil olive oil. Masseria Bosco, via per Erchie, Avetrana (Taranto), tel. 099.9704099, www.gruppodepadova.com www.fabiomollica.com

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Benedetto (a sinistra) e Andrea Cavalieri

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FOOD

BENEDETTO CAVALIERI

LA PASTA Il pastificio di Maglie è un marchio conosciuto in tutto il mondo ed apprezzatto dalle bibbie del settore (Wine Spectator su tutte) e dai migliori chef al mondo. Ed ora punta su Cina, Brasile e India.

È

uno dei brand pugliesi più popolari nel mondo. Solo per il mercato americano partono ogni anno da Maglie 25 container da 40 piedi: la pasta che c’è dentro finisce nei ristoranti stellati e nei migliori food-shop degli States. Ma se andando nel centro salentino, in visita all’azienda, vi aspettate locali moderni e attrezzature ipertecnologiche, resterete piacevolmente delusi. Nello stabile di via Pascoli il tempo sembra essersi fermato, i locali sono piccoli, nell’unica stanza dell’ufficio amministrativo lavorano in quattro persone, una a stretto contatto con le altre. Anche la qualità è rimasta quella di un tempo, voluta dal fondatore, Benedetto Cavalieri. In fondo è questo il segreto del miracolo, tutto pugliese, che si tramanda (e siamo alla quinta generazione) dal 1918. E pensate, l’azienda non fa pubblicità e non ha un sito internet. Lo stabilimento è rimasto uguale a come era stato progettato dal fondatore Benedetto Cavalieri, nonno del Benedetto attuale capostipite dell’azienda. Nell’edificio è conservata ancora la prima pressa verticale, un pezzo di storia che pesa diverse tonnellate, praticamente impossibile da scardinare. Sarà uno dei fiori all’occhiello del museo della pasta che sarà realizzato nell’immobile, si spera entro la fine del 2012. Cos’ha di così speciale la pasta Cavalieri? È lavorata con il metodo originale definito “delicato”, che prevede una prolungata impastatura e pressatura, una lenta trafilatura e l’essicazione a bassa temperatura. Tutto ciò le dà un sapore gustoso, una consistenza assolutamente naturale e l’integrale conservazione dei valori biologici e nutritivi del grano duro: proteine, vegetali, carboidrati. Tutti elementi base della dieta mediterranea. Il pastificio dà lavoro a 15 dipendenti, che si occupano esclusivamente della produzione e della commercializzazione: tutto il resto è stato esternalizzato, a cominciare dalla logistica. Andrea, unico erede, oggi ha 27 anni ed una laurea

in Economia. È lui l’export manager dell’azienda. Ed è quindi lui, in stretta collaborazione con il padre, a decidere su quali paesi puntare. «Fortunatamente - dice - non abbiamo risentito della crisi economica. Anzi, negli Stati Uniti, poiché proponiamo un prodotto di fascia alta, siamo riusciti a conquistare nuove fette di mercato. Anche se devo dire che negli ultimi due anni siamo cresciuti in tutto il mondo». L’Italia rappresenta per questa azienda solo il 35% del fatturato. Tutto il resto viene dall’estero. «Ed all’estero, in particolare a Brasile, India e Cina, guardiamo con particolare attenzione», dice Andrea. Ma senza fretta: «Quello che cerchiamo - aggiunge suo padre - non è un cliente, non è solo uno che compra e paga. No, noi cerchiamo un partner, un importatore che abbia una certa mentalità. Che condivida la nostra. Non è facile trovarlo, ma mi creda, quando lo troviamo, il matrimonio dura

molto a lungo». Benedetto Cavalieri è un romantico: «Ho grande ammirazione per gente come Zegna, uno dei pionieri italiani in Cina. Ci andò nel 1983. Quando ancora la Cina faceva paura. Oggi ha li 85 negozi», racconta Benedetto, uomo a cui piace raccontare aneddoti e storie di persone che stima. Come Massimiliano Alaimo, chef del ristorante Le Calandre, da anni al top nelle classifiche nazionali: «Un giorno, ad una cena a cui aveva invitato tutti i suoi fornitori, ci ha detto “Senza i vostri ingredienti non potremmo fare la nostra cucina”. Mi creda, sono dei complimenti che non si dimenticano». Un gentleman così non vi dirà mai che la sua pasta è la migliore al mondo: «Ci sono tante buone paste, ma anche di falso ve n’é in giro tantissimo. Vedo etichette che oggi compaiono e l’anno dopo non ci sono più. Ecco, bisogna educare la gente a riconoscere la qualità, a ricercarla, ad esigerla e ad apprezzarla». E mentre parla sfoglia le riviste che hanno elogiato la sua pasta: Wine Spectator, magazine spagnoli, tedeschi, giapponesi, e naturalmente italiani. Sfoglia, ricorda, sospira e dice: «Vede, noi abbiamo un obbligo, che è quello di conservare una credibilità. È così che conserviamo il profitto e garantiamo un futuro alle prossime generazioni della nostra famiglia». Ecco, ora tutto è più chiaro: Cavalieri non è solo una pasta, non è solo un brand. È molto di più. È una filosofia di vita. Vincente. Fabio Mollica

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Cartellone EVENTI › PROTAGONISTI › MOSTRE › In collaborazione con www.monitorarti.it

23-24 Mercoledì e Giovedì

MARZO - ORE 20.30

NUOVO TEATRO VERDI

Brindisi

SHADOWLAND

Pilobolus Dance Theatre

I

Il Pilobolus Dance Theatre festeggia 40 anni di attività con questo spettacolo dedicato al regno del buio e delle ombre. Dieci danzatori ricreano sul palco l’avventura di una ragazza che cerca la via d’uscita da un universo sconosciuto, oscuro e ipnotizzante, in un’atmosfera onirica attraversata dal terrore e dalla curiosità per l’esotico. Come in un cartoon del primo Walt Disney, sul palcoscenico appaiono e si dissolvono ombre di animali, fiori esotici, giganti, bambine e oggetti favolosi, fotogrammi di una pellicola che restituisce allo spettatore un flusso ininterrotto di affascinanti immagini. Il lavoro della compagnia di atleti danzatori, creata nel 1971 da tre studenti universitari del Dartmouth College, Alison Chase, Jonathan Wolken e Moses Pendleton (fondatore dei Momix), ha avuto prestigiose vetrine in tutto il mondo, dalla cerimonia degli Oscar allo show di Oprah Winfrey. Shadowland è stato creato in collaborazione con l’americano Steven Banks, noto ideatore di cartoon. Shadowland è al tempo stesso danza, gioco con le ombre, circo e concerto. La sceneggiatura è di Neil Patel, i costumi e le luci li firmano rispettivamente Liz Prince e Neil Peter Jampolis.. www.fondazionenuovoteatroverdi.it www.fabiomollica.com

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CARTELLONE

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25-27

Venerdì

Venerdì e Domenica

APRILE

MARZO

NUOVO TEATRO VERDI

FOGGIA - BRINDISI

Brindisi

Jazz’n Soul Duet

SALVATORE ACCARDO e l’Orchestra Sinfonica Tito Schipa di Lecce Concerto per violino di Beethoven

SERGIO CAMMARIERE & FABRIZIO BOSSO

S

ergio Cammariere e Fabrizio Bosso si incontrano per rendere omaggio ai grandi della musica come Hoagy Carmichael, Harold Arlen, George Gershwin, A. Carlos Jobim, Louis Armostrong. A contribuire del Jazz’n’Soul Duet sono le percussioni di Bruno Marcozzi, che danno maggior impatto sonoro al progetto.

info@pugliasounds.it Un concerto unico per pianoforte e tromba dove il jazz incontra la canzone d’autore, lasciando spazio all’improvvisazione e alla magia che solo due grandi musicisti sanno creare. Uno scambio di emozioni, uno stupore che si rinnova, perché ogni concerto di Sergio Cammariere nasce dall’improvvisazione. Estro puro liberato per essere foto Vito Mastrolonardo

T

ra i massimi interpreti dell’archetto nel panorama musicale internazionale, Salvatore Accardo incontra l’Orchestra «Tito Schipa» di Lecce non solo in veste di solista ma anche di direttore, per un concerto interamente dedicato a Beethoven, del quale vengono eseguiti il Concerto per violino e orchestra (l’unico scritto dal compositore di Bonn), la Quarta Sinfonia e l’ouverture Leonore n. 3 op. 72a. Il Concerto è una pagina del 1806 nella quale il pensiero sinfonico prevale su quello violinistico, con il solista incastrato in un ruolo di commento nell’introduzione del primo movimento («Allegro ma non troppo»). Più rarefatta è l’atmosfera del secondo movimento («Larghetto»), caratterizzato dal dialogo tra solista e orchestra. Solo nel terzo movimento («Rondò»), che segue senza interruzioni, il violino si prende finalmente la scena assumendo un ruolo da vero protagonista. Sempre del 1806 è la Quarta Sinfonia, che Schumann definì «una fanciulla greca tra due giganti nordici». Chiude il programma la terza ouverture Leonore: per intensità drammatica e respiro sinfonico è considerata la migliore delle quattro concepite dal compositore per l’opera Fidelio. www.fondazionenuovoteatroverdi.it 92 PugliaMagazine gennaio-giugno 2011

condiviso con il suo pubblico e con Fabrizio Bosso, uno dei piu’ grandi trombettisti della scena jazz italiana e internazionale. Dopo dieci anni di collaborazione, Sergio e Fabrizio saranno insieme sul palco per avventurarsi in percorsi musicali unici e irripetibili. Un omaggio ai grandi del Jazz e le canzoni di Sergio tanto amate dal pubblico.

28 Giovedì

MARZO

TEATRO PETRUZZELLI

Bari

LO STESSO MARE di Fabio Vacchi

1

Venerdì

LUGLIO TEATRO PETRUZZELLI

Bari

MADAME BUTTERFLY

Regia di Daniele Abbado. Dirige Boris Brott www.fondazionepetruzzelli.it

L

o spettacolo, per la regia di Daniele Abbado, è stato tra i più acclamati della stagione 2007/2008 della Fondazione al teatro Piccinni e sarà riproposto con le adeguate innovazioni tecnologiche sul palcoscenico del Petruzzelli. Dirigerà l’Orchestra della Fondazione Petruzzelli Boris Brott, curerà le scene Graziano Gregori, i costumi Carla Teti. Maestro del coro Franco Sebastiani. In replica sabato 2 luglio alle 20.30 (fuori abbonamento), domenica 3 luglio alle 18.00, lunedì 4 luglio alle 20.30 (fuori abbonamento), martedì 5 luglio alle 20.30.

La prima grande opera contemporanea commissionata per il politeama pugliese, è tratta dal romanzo dello scrittore israeliano Amos Oz. Dirige l’Orchestra della Fondazione Petruzzelli Alberto Veronesi; la regia è di Federico Tiezzi, le scene di Gae Aulenti, i costumi di Giovanna Buzzi. In replica il 30 aprile alle 18.00 e lunedì 2 maggio alle 20.30.

www.fondazionepetruzzelli.it


5-6

Martedì e Mercoledì

APRILE

TEATRO PAISIELLO

Lecce

MOLIÈRE LA SCUOLA DELLE MOGLI di Valter Malosti

S

tabilito che “La scuola delle mogli” non è una semplice farsa, va detto anche che la farsa deve conservarsi, perché se non si fa ridere con questo testo, si fallisce:

MUSEARTI così Valter Malosti si accosta per la prima volta a Molière e produce una pièce “visionaria”, dove il delirio del protagonista a fine commedia si trasforma in un’autentica rovina di cui egli stesso, Arnolfo, ne è artefice. La lingua e le parole di Molière qui sono veri e propri costumi, abiti verbali, che offrono infinite direzioni di lavoro, come l’abbassamento del linguaggio in Arnolfo e la conquista della parola nella piccola Agnese. Con Valter Malo-

sti, Mariano Pirrello, Valentina Virando, Giulia Cotugno, Marco Imparato, Fausto Caroli, Gianluca Gambino. Musiche e voci di Carlo Boccadoro, William Byrd, Guillaume Dufay, Murcof, Fantomas, Ambrose Field, Giorgio Gaber, Dan Gibson, Lennon/McCartney, David Lynch, Mc Solaar, Mizutani, Morricone, John Morris, Nicolai, Edith Piaf.

19 Sabato

APRILE

PALAFLORIO

Bari

NEGRAMARO Casa 69 Tour

D

opo il successo di vendite, la rockband salentina ritrova i suoi fans. Il tour iniziato a Roma il 10 marzo fa finalmente tappa in Puglia. I biglietti per il concerto di Bari si possono acquistare online su ticketone.it. Per maggiori informazioni: Live nation italia, tel. 02 5300 6501, e-mail info@livenation.it,

web: livenation.it. Oppure consultate il sito ufficiale della band (www. negramaro.com) dove a breve dovrebbe essere comunicata la data più attesa, quella di Lecce. L’ultimo concerto alle Cave del Duca registrò il sold-out. Quest’anno bisognerà pensare ad un sito ancora più capiente.

MUSEO PASCALI A POLIGNANO Un avamposto per l’arte contemporanea in Puglia di Lorenzo Madaro

Ritorno a mare. Questo il titolo di una rassegna organizzata dall’Associazione Culturale Zèlig a Polignano a Mare nei primi ‘90 che si proponeva anzitutto di coinvolgere operatori provenienti da varie aree culturali per rendere omaggio alla multiforme figura di Pino Pascali. Artisti, critici d’arte, intellettuali - da Aldo Mondino e Luigi Ghirri a Fabio Sargentini e Achille Bonito Oliva - coinvolti da Rosalba Branà e Michele Carone per interventi e mostre da realizzare in loco a Cala Paura, spettacolare località alle porte di Polignano. Si deve probabilmente anche a questo insolito richiamo e a questa vitalità legata all’arte contemporanea l’attenzione culturale che ha portato all’istituzione del Museo Pascali, inaugurato nel 1998 con una mostra antologica dell’artista nativo di Polignano, curata da Bonito Oliva e Pietro Marino in occasione del trentennale dalla sua scomparsa. L’attività del museo è legata a quattro mission: studio e divulgazione della figura di Pascali, organizzazione di mostre di arte contemporanea, incremento della collezione permanente e prosecuzione del Premio Pascali. Quest’ultimo è stato istituito nel 1969 - ed è andato avanti per dieci anni - per volontà dei genitori di Pino con il fondamentale sostegno di personalità del calibro di Palma Bucarelli, Giulio Carlo Argan e Maurizio Calvesi, Pietro Marino, Pina Belli D’Elia e altri. La prosecuzione del Premio, riavviata nel 1998, ha coinvolto artisti in qualche modo legati a quell’idea di multimedialità e nomadismo che caratterizza tutta l’attività di Pascali.

Uno spazio di tutto rilievo all’interno della collezione è, naturalmente, destinato all’opera di Pino Pascali. Dallo studio di Missile del 1964 a un pregevole lavoro eseguito a quattro mani con Renato Mambor, per arrivare a una cianografia, firmata con Franco Angeli, in cui è riconoscibile quel senso ludico e al contempo impegnato che affiora con forza nel lavoro dell’artista di origini baresi. Sono opere, insieme a una serie di ventiquattro fotografie e a quattro disegni su carta, donate dalla famiglia o da Sandro Lodolo, celebre sceneggiatore e regista con cui Pascali ha collaborato in più occasioni nei suoi anni romani. La collezione permanente di opere di altri autori contemporanei si compone poi di donazioni e acquisizioni effettuate nell’ambito del rinato Premio Pascali; si spiega così la presenza di “Home to go”, fotografia di grandi dimensioni firmata dall’artista Adrian Paci, il ritratto in porcellana di Jan Fabre e “Frammenti della battaglia”, coinvolgente video-installazione interattiva del collettivo Studio Azzurro. Non mancano artisti legati o nativi del territorio; una serie di stampe fotografiche di Luigi Ghirri, che rappresentano angoli silenziosi di Polignano, rammentano gli anni di Ritorno a mare, mentre il legame forte con l’humus indigeno, mediato da una sempre intrigante ironia, è offerto dalle opere di Miki Carone. Il legame con Polignano è poi confermato dalla presenza di Stefano di Marco, Berardo Celati, Carlo Garzia, Gianni Leone e Cosimo Laera che, mediante il medium fotografico, hanno impresso vedute non convenzionali della cittadina in cui è ospitata l’istituzione museale. www.museopinopascali.it www.fabiomollica.com

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CARTELLONE

29 Fino al

MAGGIO

Mostra EROINE INVISIBILI Pinacoteca provinciale C. Giaquinto BARI Tre opere in mostra: da sinistra Giuseppe Boschetto (Eleonora Pimentel Fonseca condotta al patibolo, 1869); Giuseppe Sciuti (La pace domestica, 1870); Tina Laudati (La bella treccia, 1937). Sotto: Maestro dell’Annuncio ai pastori (Uomo che legge); Giovan Francesco de Rosa, (Crocifissione di San Pietro).

MOSTRARTI: PRIMA A LECCE (FINO A L 27 FEBBRAIO) E POI A BITONTO

ECHI CARAVAGGESCHI IN PUGLIA di Massimiliano Cesari

Nell’anno di Michelangelo Merisi (1571-1610), detto Caravaggio, non poteva mancare un’altra mostra intorno alla pittura del grande maestro lombardo. Questa volta gli “echi caravaggeschi” sono giunti a Lecce (fino al 27 febbraio, da marzo a Bitonto, Galleria Nazionale della Puglia), nel magnifico “contenitore” della chiesa di San Francesco della Scarpa. L’iniziativa, promossa dal Museo Provinciale “Sigismondo Castromediano” e dalla Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici della Puglia, si avvale della collaborazione scientifica di giovani studiosi dell’Università del Salento e della Basilicata, coordinati dai docenti Lucio Galante ed Elisa Acanfora. Il titolo della mostra in realtà potrebbe trarre in inganno, se non si sapesse che la Puglia fu interessata direttamente dalla pittura del Caravaggio. Infatti, uno dei clienti del pittore – durante il suo primo soggiorno napoletano – fu proprio un pugliese di Polignano, Nicolò Radulovich, che commissionò al pittore in fuga da Roma una Madonna del Rosario, probabilmente la stessa oggi conservata nel Kunsthistorisches di Vienna. Le opere esposte, circa una sessantina (provenienti da tutto il territorio pugliese, ma anche dal materano, in quanto fino al 1663 fu parte integrante della Terra d’Otranto) alcune già note e altre inedite, mettono in evidenza proprio questo fenomeno di “riverbero” culturale. Carlo Sellitto 94 PugliaMagazine gennaio-giugno 2011

è da annoverare tra i caravaggeschi napoletani della “prima ora” come è evidente nella Madonna del Suffragio con le anime del Purgatorio e il ritratto del donatore di Aliano (Matera): opera eccezionale, che colpì anche lo scrittore Carlo Levi, in soggiorno forzato in quel paesino. Uno dei primi divulgatori del caravaggismo in Puglia fu certamente il napoletano Paolo Finoglio (1590 ca.-1645). Nel Sacrificio di Isacco nella Chiesa del Rosario a Lecce, vero e proprio incunabolo dell’artista, datato probabilmente 1610, egli dimostra una conoscenza approfondita della nuova pittura. Oltre a Sellitto e Finoglio, c’è da sottolineare la presenza di Filippo Vitale, pittore napoletano vicino ai più grandi naturalisti partenopei della prima metà del Seicento, patrigno di un altro pittore presente in mostra, Pacecco De Rosa. L’essenziale Caino e Abele (Castellaneta, Episcopio) è ormai collocabile entro un maturo caravaggismo, in cui il lume è quasi esclusivamente funzionale alle tenebre e all’evento raffigurato. In questo momento di primo naturalismo è da collocare anche l’inedita Incoronazione di spine (Manfredonia, Cattedrale), opera di un anonimo pittore caravaggesco di ambito romano, vicino a Bartolomeo Manfredi. Una sezione importante della mostra è rappresentata dalle opere del napoletano Andrea Vaccaro (1604-1670), copista di Caravaggio, quindi grande veicolatore del nuovo linguaggio. Tra le sue opere spicca un inedito, la Decollazione di San Giovanni Battista (Bari, chiesa di Santa Fara). Dalla pittura del Merisi fu folgorato anche il napoletano Massimo Stanzione (1585 ca.-1658

ca.), coetaneo di Filippo Vitale, autore del bel Cristo alla colonna (Lecce, collezione privata), evidentemente ispirato alla Flagellazione di Caravaggio. La problematica delle copie e della loro diffusione è affrontata con l’inedita Incredulità di san Tommaso (Brindisi, collezione privata), riproposizione fedele di grande qualità del capolavoro di Caravaggio. Sempre nel campo delle

copie e delle repliche, questa volta di bottega, rientrano le diverse tele attribuite a Jusepe de Ribera (15911652), detto lo Spagnoletto, pittore iberico, naturalizzato napoletano. Tra le diverse opere spiccano per qualità un San Bartolomeo (Lecce, collezione privata) e un poco noto San Pietro in preghiera della Cattedrale di Foggia. Al versante riberesco e alla pittura del cosiddetto “tremendo impasto”, fanno riferimento le eccezionali tele, già attribuite al misterioso “Maestro di Bovino”, tra le quali la Crocifissione di san Pietro (Bovino, chiesa di san Pietro), ora assegnata a Pacecco De Rosa(1607-1656), figliastro di Vitale, presente in mostra con un interessante, anche se molto rovinato, Martirio di San Lorenzo (Lizzanello, chiesa parrocchiale) e un Martirio di San Biagio (Lecce, Museo Provinciale). Opere molto vicine ad un altro protagonista della ripresa naturalistica degli anni Trenta del secolo, il misterioso “Maestro degli Annunci ai pastori”, autore del materico Uomo che legge (Lecce, Museo Castromediano). La mostra si chiude con due importanti pezzi di Natura morta: la prima del cosiddetto ‘Maestro di Palazzo San Gervasio’, (Palazzo San Gervasio, Collezione “Camillo d’Errico”), identificato con il pittore napoletano, esperto del genere, Luca Forte; la seconda del gallipolino Giovanni Andrea Coppola (Gallipoli, Museo Civico), ma recentemente assegnato alla mano del misconosciuto Giacomo Coppola. La mostra – il cui titolo è stato suggerito dalla studiosa Mina Gregori- ha certamente il merito di proporre ad un vasto pubblico opere solitamente “invisibili”, e di aver fatto non solo sentire ma anche vedere gli echi prodotti dalla forte voce, in realtà mai spentasi, del fenomeno Caravaggio.


LIBRARTI

GIUSEPPE PALUMBO: IL SALENTO RACCONTATO, E VISSUTO, ATTRAVERSO LA FOTOGRAFIA di Daniela Rucco

“Chilometri d’amore nell’obiettivo. Il Salento di Giuseppe Palumbo (18891959)” è una pubblicazione frutto di una laboriosa ricerca condotta da Ilderosa Laudisa. A 51 anni dalla scomparsa di Giuseppe Palumbo, l’Archivio fotografico donato al Museo provinciale di Lecce “S. Castromediano” nel 1959, oggi non ancora del tutto conosciuto, riprende vigore nelle pagine del bel volume che le Edizioni del Grifo hanno dedicato alla produzione di una delle figure più rilevanti del territorio salentino. Il progetto ideato da Antonio Cassiano, direttore del Museo, è stato portato avanti nel corso degli anni con una ampia ricostruzione storica dell’opera da Ilderosa Laudisa, valente studiosa del territorio in età contemporanea; la stesura degli apparati è a firma di Lorenzo Madaro. Originariamente Palumbo aveva stabilito un suo ordine nel suddividere in sezioni tematiche, in modo sistematico, 1700 fotografie. Il volume tuttavia apporta talune modifiche a quella suddivisione, nel tentativo di dargli omogeneità, pur operando nel totale rispetto filologico. Il fotografo e studioso, nato a Calimera e vissuto prevalentemente a Lecce, approccia la fotografia sin dalla giovane età e i primi scatti sono datati 1907. Si ipotizza che abbia acquisito i rudimenti e abbia appreso le tecniche calcografiche e xilografiche frequentando i fotografi che in quel periodo risiedevano a Lecce, Pietro e Augusto Barbieri prima, il Lazzaretti poi. Ma Palumbo ha sempre adottato un modo del tutto personale nel descrivere e rilevare le ricchezze del territorio, rifacendosi ai canoni del racconto e della ricerca “pittorealista”, osserva la Laudisa. I primi interessi sono rivolti ai monumenti preistorici e protostorici e alla cultura popolare contadina, con un particolare sguardo alla Grecìa salentina, sua terra natìa. L’artista racconta, attraverso il suo obiettivo, la quotidianità rurale, il lavoro nei campi, le giornate degli artigiani con un pizzico di ironia ma al tempo stesso con un forte senso di autenticità. Progetta e ‘abbozza’ le scene fotografate contestualizzando i personaggi in ambienti reali. La sua cultura aulica e borghese non gli impe-

disce di coltivare la conoscenza delle tradizioni di questa civiltà. Non mancano legami con la pittura. Sono stati individuati da Ilderosa Laudisa dei possibili richiami ad opere di Giotto, Manet, Millet e altri. Da notare la “Sosta meridiana”, confrontata con “Dejeuner sur l’herbe” di Manet, o “Agricoltori che si recano al lavoro” vicina all’impostazione de “Il cammino dei lavoratori - Quarto Stato” di Pellizza da Volpedo. Palumbo mostra una particolare attenzione anche al patrimonio monumentale e architettonico dei paesi e soprattutto di Lecce, e mira, anche, a valorizzare le attività produttive salentine come la pesca, l’artigianato, i tessuti, la coltivazione dei fichi, della patata dolce, e il tema del mare, delle insenature e delle spiagge salentine. Ben inserito nell’ambiente leccese è in rapporto con molti intellettuali e artisti del luogo, tra cui Cosimo De Giorgi, Francesco D’Elia, Nicola Vacca, Mario Bernardini e ancora Agesilao Flora, Michele Palumbo, Cesare Augusto Lucrezio, Salvatore Starace. Le sue doti spaziano anche verso l’attività di studioso, pubblicista e conferenziere. Tra le pubblicazioni ricordiamo “Le Cento Città d’Italia illustrate”, e la divulgazione dei suoi inventari sui dolmen e menhir salentini nella “Rivista di Scienze Preistoriche” di Firenze. Nella sua attività Palumbo denuncia, con moderazione, il lavoro minorile e la fatica che con dignità affrontano i contadini ogni giorno, ma soprattutto porta avanti un impegno civile, improntato sull’urgenza di fotografare manufatti destinati a scomparire nel caos del degrado e sulla testimonianza della distruzione di molti monumenti che la guerra e il regime fascista hanno causato. La sua era una lotta silenziosa, moderata sebbene decisa e attenta a mostrare l’aspetto drammatico di quella realtà. Un raro esempio di tutela lo si può riscontrare in uno dei suoi scatti: “La Basilica di S. Croce in tenuta di guerra, 1941”. Oggi l’arte fotografica di Giuseppe Palumbo fa riscoprire la realtà e le identità di un tempo oramai perduto. Ilderosa Laudisa, Chilometri d’amore nell’obiettivo. Il Salento di Giuseppe Palumbo (1889-1959), edizioni Grifo, Lecce 2010, ill.ni 1800, pp. 560.

MUSEARTI: TRANI

LA COLLEZIONE DI PALAZZO BELTRANI di Liliana Serrone

Nel cuore del centro storico di Trani da quasi un anno è tornato a nuova vita Palazzo Beltrani, residenza risalente al XVII secolo destinata dal Comune a sede della Pinacoteca civica e Palazzo delle Arti. Storico contenitore diventato scrigno e custode di preziose schegge del patrimonio artistico privato. Con questa iniziativa si è potuto cominciare a ricostruire il quadro variegato del contesto culturale moderno e contemporaneo, grazie alle donazioni e ai prestiti di alcuni collezionisti e cittadini che hanno sinergicamente collaborato con la direttrice della pinacoteca Lucia Rosa Pastore. L’esposizione è dislocata su due piani: il primo è dedicato alla figura dell’artista Ivo Scaringi, cui è stata intitolata l’intera Pinacoteca; mentre il secondo piano custodisce tele, sculture e incisioni donate e prestate dalle famiglie Ladogana, Capozza e dallo stesso comune di Trani. Al primo piano il percorso espositivo ci guida alla scoperta del pittore tranese Scaringi (1937-1998), nella cui attività artistica si tocca con mano la dialettica tra centro e periferia. Scaringi cosiddetto figlio d’arte, da sempre in contatto con la realtà scultorea del padre, Nicola Scaringi, allievo a sua volta di Antonio Bassi, si forma all’Istituto Statale d’arte di Bari, dove frequenta i corsi di Francesco Spizzico. Nello stesso istituto artistico, dopo il diploma, intraprende l’attività didattica che prosegue nelle scuole medie di Trani e Molfetta. Il percorso espositivo rispetta l’andamento cronologico e permette al fruitore la comprensione dello sviluppo della ricerca artistica di Scaringi, a partire dai ritratti e dagli

autoritratti, dai toni espressionisti degli anni ’50, ai “Ripostigli” della sua memoria degli anni ’70. Si prosegue con i numerosi studi degli anni ottanta per la grande opera “La zattera della medusa”, in cui echi di surrealismo e metafisica intrecciano i corpi dai volti orientali, con labbra gonfie e occhi languidi. Una citazione dello stesso Scaringi ci introduce nell’ultima sezione del primo piano in cui sono ordinati acquerelli, pastelli ed incisioni, per sottolineare l’importanza della sua attività di illustratore dagli anni sessanta fino alla fine degli anni ottanta. A concludere il percorso vi è la proiezione di una videointervista all’artista curata dal figlio dell’artista, il tutto in un ambiente abitato dal suo camice e dal suo cavalletto che, posti in un angolo, silenziosi raccontano una vita vissuta in nome dell’arte. Il secondo piano della pinacoteca segue un percorso meno organico, considerato che le opere provengono da più collezioni. Possiamo così osservare l’epistolario di Antonio Piccinni, il ritratto dello stesso realizzato dallo scultore salentino Antonio Bortone, il busto di Giovanni Beltrani firmato da Giulio Tadolini. Vi sono, inoltre, il busto di Savino Scocchera, scolpito da Tito Angelini, ed il bozzetto per il Monumento a Dante firmato da Antonio Bassi. I tanti piccoli tasselli che stanno ricomponendo il puzzle della cultura tranese e che confluiscono in questo palazzo sono legati da un filo rosso all’interno di quella che è stata la culla dell’arte a Trani, grazie all’operato del mecenate e letterato Giovanni Beltrani. Trani, via Beltrani, tel. 0883.584895. www.fabiomollica.com

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si ricorda di chi è andato via e ne apprezza il lavoro. Sono inoltre occasioni importanti per i politici, affinché pensino a colmare le gravi lacune della nostra terra. Migliaia sono i giovani che lasciano la Puglia e che diventano eccellenti professionisti nel proprio settore. Nulla accade per caso: ci sarà qualcosa a che fare fra la Puglia e il talento! Il punto è che queste persone non tornano, o tornano in fase di pensionamento. Lei fa parte di diverse associazioni. Fra queste c’è il Puglia Center. Cos’è è? Una organizzazione no-profit di New York che ha come missione quella di promuovere e supportare il settore culturale, commerciale, turistico ed accademico della Puglia ed educare il pubblico su tutto ciò che concerne la regione. Ho conosciuto Rosanna Coscia, il Presidente dell’associazione, in occasione del Premio Pugliesi del Mondo nel 2009 (anche lei premiata come eccellenza pugliese). Lì mi ha parlato del Puglia Center e dei suoi obiettivi e ho deciso di farne parte perché ci sono tanti bei progetti in cantiere. Si è parlato anche della possibilità di creare un sistema per aiutare pazienti pugliesi che hanno bisogno di cure qui in America, così come di uno scambio culturale fra ricercatori universitari. Molte associazioni mi chiedono di diventare membro, ma per motivi di tempo spesso non posso neanche rispondere loro. Ho voluto fare parte del Puglia Center però, perché c’è davvero l’intenzione di fare qualcosa in più del parlare di taralli, olio e vino!

EMIGRATI SPECIALI

I

l professor Cataldo Doria, tarantino, è direttore della Divisione Trapianti della Thomas Jefferson University Hospital di Philadelphia. Ci racconti un po’ la sua esperienza di studi e lavorativa. Tutto è cominciato nel 1968. La tv trasmetteva la notizia del primo trapianto di cuore al mondo, effettuato in Sudafrica dal dottor Christian Barnard. L’evento mi colpì, cambiò la mia vita. Ero solo un bambino, ma già avevo questo sogno: diventare medico, specializzandomi nel campo dei trapianti. Al terzo anno di università scrissi a Thomas Starzl, colui che per primo al mondo aveva effettuato un trapianto di fegato e che lavorava nella “mecca” del settore, il Transplantation Institute della University of Pittsburgh Medical Center. Tre settimane dopo mi è arrivata la sua risposta. Nacque allora un rapporto epistolare, fitto di domande e consigli riguardo alla mia carriera. Al primo anno di specializzazione ho vinto una borsa di studio per perfezionarmi all’estero e sono andato da Starzl, nel centro di eccellenza di Pittsburgh. Di giorno lavoravo nel laboratorio di sperimentazione sui trapianti di intestino, la notte ero in sala operatoria partecipavo agli interventi di chirurgia tradizionale. Dopo aver completato la specializzazione in Italia ho ottenuto una fellowship di due anni in chirurgia dei trapianti multi organo - sempre a Pittsburgh - alla fine della quale mi hanno proposto di restare e ho accettato. È più tornato in Italia? A fine anni ‘90 la University of Pittsburgh ha iniziato una campagna di espansione internazionale e grazie ad un accordo con l’Italia (rappresentata dalla regione Sicilia), è nato l’Istituto Mediterraneo per i Trapianti e le Terapie ad Alta Specializzazione di Palermo, che ho diretto dal 1999 al 2003. Poi il “mal d’America” si è fatto risentire e finito il mio mandato in Sicilia sono tornato negli States. Perché? Il motivo fondamentale è di ordine filosofico. In Italia per il trapianto del fegato c’è un limite di età: se hai più di 65 anni non vieni inserito nella lista di attesa. Io non riesco a tollerare questa regola. Nessuno può decidere se la vita di un quarantenne vale più di quella di un settantenne. Negare la possibilità di un trapianto è una condanna a morte. Allora mi sono guardato un po’ attorno e alla fine sono arrivato a Philadelphia, dove dirigo la Divisione Trapianti della Thomas Jefferson University Hospital, che ha uno dei programmi migliori d’America, con i casi più gravi e un bassissimo tasso di mortalità. Le sarebbe piaciuto restare in Puglia, o più in generale in Italia? Andare via non è mai stato un ripiego. Volevo fare il chirurgo e volevo specializzarmi in trapianti. Il 96 PugliaMagazine gennaio-giugno 2011

CATALDO DORIA

A Philadelphia per inseguire un sogno divenuto realtà posto migliore al mondo per realizzare il mio sogno era Pittsburgh e ci sono andato. Se avessi potuto lo avrei fatto in Italia, ma non c’era la possibilità pratica e anche volendo non avrei potuto fare la stessa carriera. Io non sono mai stato un tipo arrendevole, uno che si piega al sistema. Quello che cercavo era in un Paese dove la meritocrazia esisteva ed esiste ancora. Forse è un bene che all’epoca non abbia avuto la possibilità di restare in Italia, perché magari mi sarei accontentato, ma non sarei dove sono ora. Cosa consiglia ai giovani pugliesi? I consigli fondamentali sono tre: avere un sogno, inseguirlo e non piegarsi ad un sistema che spesso penalizza le persone di buona volontà. Vorrei però anche insistere su una cosa: non bisogna intestardirsi sul voler rimanere per forza a casa. Se per raggiungere quello che si vuole bisogna muoversi, lo si faccia. Non fossilizzarsi nell’aspettare che qualcosa di bello cada dal cielo. Nel 2009 ha ricevuto un premio alla carriera e nel 2010 è stato invitato alla giornata celebrativa per i corregionali illustri dall’Università degli Studi di Foggia. Che pensa di questi momenti? Sono momenti bellissimi. Finalmente qualcuno

Che senso ha parlare della Puglia in America in tempi di globalizzazione? Secondo me, globalizzazione a parte, sarebbe pericoloso perdere il legame con il proprio territorio: sarebbe come disconoscere i propri genitori! Crescendo ho capito quanto mi ha dato la Puglia e quanto ha forgiato il mio carattere. Cosa dovrebbero apprendere gli statunitensi dai pugliesi? La capacità d’adattamento. E i pugliesi dagli statunitensi? La capacità d’organizzarsi. Cosa significa per lei essere pugliese? Significa provenire da una delle regioni più belle d’Italia, sebbene così poco conosciuta e visitata. Significa provenire da una terra di talenti. Significa provenire da una terra conquistata mille volte. E noi pugliesi siamo un incrocio di conquistatori. Siamo sopravvissuti a razzie, guerre, selezioni naturali, sconvolgimenti culturali e linguistici e ne abbiamo ereditato uno spirito e un carattere molto forte che dobbiamo mettere in risalto. Lara Palmisano


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PugliaMagazine 2 Alcuni argomenti che troverete sul prossimo numero in distribuzione dall’1 luglio 2011

ARTIGIANATO? NO, OPERE D’ARTE!

SPECIALI I MIGLIORI HOTEL-SPA E I PARCHI DIVERTIMENTO

LECCE E BARI BELLE ALLA PARI

MARE LE SPIAGGE DA SOGNO

PugliaMagazine viene distribuito gratuitamente negli aeroporti di Puglia (Bari - Brindisi - Foggia); in tutte le strutture ricettive (4 stelle e superiori) della regione e nelle seguenti fiere internazionali: Bit (Milano) - Vinitaly (Verona) Foodex Japan (Tokyo) - Summer Fancy Food (Washington) TuttoFood (Milano) - Salone Nautico (Genova)

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100 PugliaMagazine gennaio-giugno 2011


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