TB Magazine Febbraio 2010

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Quello che ci aspetta. Nel bene e nel male. WWW.TBMAGAZINE.IT TB 1


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LA SCUOLA MIGLIORE

L’Alberghiero, il Nautico, e poi il Majorana, il De Marco... Ecco gli istituti che funzionano

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EDITORIALE

TuttoBrindisi Numero 17 Febbraio 2010 Tiratura 5000 Copie Autorizzazione Tribunale di Brindisi: n. 4 del 13/10/1995 Distribuzione gratuita nei principali luoghi di lavoro e di ritrovo dal 10 di ogni mese (la lista dei punti di distribuzione la trovate sul nostro sito internet) Direttore Responsabile: FABIO MOLLICA Grafica: SALVATORE ANTONACI Stampa: Tipografia MARTANO Lecce Redazione/Pubblicità Prolungamento Viale Arno, sn 72100 Brindisi Tel/Fax 0831 550246 info@fabiomollica.com posta@tbmagazine.it Hanno scritto su questo numero: Francesca Alparone Daniele Galiffa Guido Giampietro Emilio Graziuso Katiuscia Di Rocco Stefano La Monica Iole La Rosa Mario Lioce Pierpaolo Petrosillo Tiziana Piliego Oreste Pinto La collaborazione a TB è libera e gratuita

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Non restate a guardare! Fabio

Mollica

Le nostre Scuole Migliori. Da Caliolo a Pagano: voci e storie di quanti amano ancora un mestiere difficile «LA SCUOLA DEGLI ANTICHI GRECI ERA assai diversa dalla nostra. Socrate parlava ai giovanetti dei misteri della vita, della psicologia, della filosofia... Quel che i giovani avrebbero dovuto affrontare non era forse la loro vita? Socrate non insegnava le regole, ma offriva l’occasione di comprendere (e assumere) un metodo di analisi, indicando anche la direzione nella quale applicarlo». Questo brano è tratto dal libro “Adesso Basta”, di Simone Perotti (Edizioni Chiarelettere). Un volume molto bello su come cambiare vita liberandosi, in tutto o in parte, delle costrizioni quotidiane. Che scuola abbiamo oggi in città? Al di là dei problemi cronici, come la mancanza di fondi, il maestro unico, i professori precari a vita, le tante strutture decadenti, tutto sommato abbiamo esempi di ottime scuole dove, solo a volerlo, si può imparare qualcosa della vita e della professione che si intende fare. È una scuola, anzi sono diverse scuole, che si muovono tra grandi difficoltà, ma con la tenacia e i sacrifici dei loro presidi, dei docenti e di tutto il personale dipendente, riescono a creare cose egregie. Sono le nostre Scuole Migliori. In questo numero ve ne presentiamo alcune. L’istituto Alberghiero, il pro-

fessionale De Marco, il Nautico, l’Industriale Majorana. Non si offendano i presidi degli altri istituti se siamo partiti da loro. Nei prossimi numeri di TB daremo spazio a tutti gli altri loro colleghi che si danno da fare per far sì che quei cinque anni di vita dei nostri ragazzi servano a qualcosa di utile, oltre che ad imparare operazioni matematiche e nozioni che forse mai utilizzeranno nella vita. Io resto sbalordito di fronte a gente come Vladimiro Caliolo, preside dell’Alberghiero, che ha saputo far crescere il suo istituto rendendolo un fiore all’occhiello dell’intera provincia. Resto sbalordito non per quello che ha realizzato, ma per quello che ci ha detto mentre ci faceva visitare la sua scuola: «Noi non abbiamo fatto miracoli. Facciamo ne più nè meno quello per cui siamo pagati

«Noi non facciamo miracoli. Facciamo, nè più nè meno, quello per cui siamo pagati dallo Stato. Se lo facessero tutti, saremmo un paese migliore»

dallo Stato. Se lo facessero tutti, anziché lamentarsi e basta, forse l’Italia sarebbe un paese migliore». Non so l’Italia, ma sicuramente Brindisi è una città migliore con scuole come la sua, oppure con presidi come Salvatore Giuliano (Majorana) ed i suoi docenti, che con il “book-in-progress” fanno risparmiare un bel po’ di soldoni alle famiglie degli studenti. E ammiro i presidi Francesco Pagano e Rosalba Lopriore che con i corsi Fts ed una serie di progetti tentano di formare nuove professionalità in un territorio in cui le figure professionali più popolari sono il disoccupato, il cassintegrato, l’estetista e la parrucchiera. Questa è la scuola migliore. Quella che va oltre i libri di testo ed i programmi ministeriali. La scuola che non vuole solo trasmettere contenuti ma cerca di insegnare a pensare. Malgrado gli stipendi da fame, la maleducazione ed il menefreghismo di buona parte dei giovani di oggi, e le stravaganze governative. Solo con questa scuola, con l’Università, con una nuova classe dirigente e con un cambio di mentalità di tutti noi brindisini, potremmo fare a meno della nuova rubrica che trovate a pagina 8: “Ciao Brindisi”. Scritta dai brindisini che, per lavorare, son dovuti emigrare.

TB viene distribuito a partire dal 10 del mese, e non più da giorno 1

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COVER STORY

BRINDISINI STRAORDINARI

Vladimiro Caliolo, preside dell’Alberghiero. Nell’altra pagina Salvatore Giuliano, preside del Majorana

di Iole La Rosa

Perle di saggezza, le parole e le espressioni dei dirigenti scolastici incontrati nei giorni scorsi. Esperienze umane e professionali profuse nella convinzione che dirigere un Istituto scolastico presuppone non solo un’adeguata preparazione professionale, ma anche, e soprattutto, passione, dedizione, la convinzione che ciò che si compie è un servizio destinato a tanti giovani che dalla scuola possono ricevere qualcosa in più, uno stimolo per migliorare la propria vita, sia sotto l’aspetto umano che professionale. Veri e propri “manager” ai quali è affidata la sorte dell’azienda “scuola”. Consapevoli, tutti, che il capitale umano su cui operano quotidianamente è prezioso e che non ci si può permettere di commettere errori. Ognuno degli intervistati ha la certezza di non compiere imprese straordinarie ma di esercitare la propria attività professionale con serietà e con l’entusiasmo, oltrepassando, spesso, l’ordinario. E agendo con il cuore, prima di tutto.

La scuola-hotel...

Se mettete piede nell’Istituto Professionale di Stato per i Servizi Alberghieri e della Ristorazione “Sandro Pertini”, meglio noto come Istituto Alberghiero, entrate in una realtà inimmaginabile. La sensazione immediata è quella di trovarsi in un hotel, con la vitalità e dinamicità tipica di tale struttura. Dagli anni 90 ad oggi, sotto la guida di Vladimiro Caliolo, si è creato un ambiente dignitoso e gratificante per il personale docente e per gli studenti. Hall, bar, sale ricevimento, cucine, laboratori all’avanguardia (circa il 60% rispetto alle aule didattiche) ed ancora laboratori d’assemblaggio di computer, di grafica, una falegnameria, una lavanderia, laboratori per la ricerca e l’innovazione dedicati allo studio batteriologico. Tutto ciò è il risultato di una gestione che ha trasformato un vecchio sanatorio, con la tipica struttura ospedaliera, in un edificio scolastico d’eccellenza. L’Istituto, considerato tra i migliori d’Italia, prepara i futuri cuochi, chef, camerieri e direttori di sala così come gli addetti ai servizi negli alberghi. “Due sono stati gli obiettivi focalizzati dall’avvio della mia presidenza”, dice Caiolo, “il primo obiettivo è stato quello di valorizzazione le risorse umane disponibili, sia con riferimento al per-

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LE SCUOLE AZIENDA L’Istituto Alberghiero sembra un hotel, dove gli studenti mettono in pratica quanto apprendono. Al Nautico c’è un Planetario visitato ogni anno da 3000 ragazzi di altri istituti. Al Majorana hanno inventato il “Book-in-Progress” e dall’anno prossimo daranno un pc ad ogni frequentante. Al De Marco puntano molto sui corsi formativi sonale interno che agli LSU, lavoratori dotati di notevole professionalità; il secondo obiettivo è stato l’integrazione scuola-territorio. L’istituto si è

inserito nel mercato, permettendo ai ragazzi di avviare, ancora prima del conseguimento del diploma, esperienze professionali, lavorando in un ambiente

protetto. Nel tempo, il livello qualitativo dei servizi è cresciuto, per divenire concorrenziale”. Qual è il segreto per riuscire a creare una struttura di tale livello? “Io amo il mio lavoro, credo molto nell’attività che svolgo, non ho mai pensato di fare cose eccezionali, ma ho sempre creduto nei risultati di ciò che si segue con impegno ed abnegazione. Provo a trasmettere il mio entusiasmo a tutta la struttura, una popolazione di oltre 1500 unità, ritenendomi un uomo fortunato, per avere un lavoro ed uno stipendio; l’opportunità, ogni giorno, di provare emozione e passione nell’eseguirlo”.

...e la nave scuola

Dall’hotel diretto da Caliolo siamo saliti, idealmente, a bordo di una nave, comandata dal dirigente scolastico Rosalba Lopriore che ci ha accompagnato in un viaggio virtuale per aria e per mare, permettendoci di scoprire


un’altra straordinaria realtà locale, l’Istituto Tecnico Nautico “G. Carnaro”, con i suoi colori marinareschi, gli oblò, la sofisticata e preziosa strumentazione di bordo. Istituto tecnologicamente avanzato, il “Carnaro” dispone di un Planetario, aperto al pubblico su prenotazione, che ospita scolaresche provenienti dalle provincia di Brindisi, Lecce e Taranto, per un numero di circa 3000 presenze l’anno. Docenti dotati di preparazione specifica, forniscono, agli utenti, spiegazioni e chiarimenti tecnici e scientifici di spessore. Lungo il nostro percorso esplorativo, abbiamo potuto ammirare imponenti laboratori legati all’aerotecnica, attrezzati con preziose apparecchiature, laboratori di navigazione marittima dotati di simulatore di manovra, laboratori linguistici multimediali e d’elettrotecnica, in gran parte potenziati negli ultimi anni o in fase di potenziamento, che fanno del “Carnaro” di Brindisi uno tra i più qualificati istituti nautici d’Italia. Le materie tecniche e, di conseguenza, le docenze atipiche affidate ad ingegneri, tecnici, gente del mare, permettono di percepire tra le aule ed i corridoi dell’Istituto una

dinamicità ed un’apertura didattica che, difficilmente, sono riscontrabili in altre strutture. Tra i ragazzi notiamo tanti uomini ed un numero ancora esiguo di donne, che, in compenso, hanno grande motivazione e soddisfacente rendimento scolastico e di relazione. “Sanno ciò che vogliono e sono certa che avranno grandi soddisfazioni nella vita”, ci dice la Preside. In un ambiente ancora prevalentemente maschile, c’è una donna sul ponte di comando, come vive il suo ruolo dirigenziale? “È un paradosso che vivo con grinta e tenacia. Conosco le potenzialità dell’Istituto e voglio vincere la mia sfida, per il bene della popolazione che vive in questa realtà”. La sensibilità tipica di una donna, unita alla determinazione ed alla forte capacità di controllo e di gestione, animate dall’amore per il lavoro, creano uno speciale mix di passione e concretezza. “Bisogna avere passione per poterla trasmettere agli altri. Per me scuola è sinonimo di servizio rivolto ad un territorio povero e sfruttato, al quale bisogna dare delle risposte, indirizzato alle famiglie, destinato ai giovani, troppo spesso

spaventati, disorientati, che hanno bisogno di principi, forza, sicurezza per affrontare la vita”. Come con Caliolo, anche qui ritroviamo tanta umiltà e passione. “Voglio essere un buon timoniere che porta la nave in porto, non ho intenzione di fare cose grandiose, non ne ho la presunzione, desidero dare qualità al sapere dei ragazzi e creare un ambiente accogliente ed inclusivo per il personale”, così conclude la Professoressa Lopriore.

I libri (e il pc) gratis

Di passione, nello svolgimento del proprio lavoro, ne mette davvero tanta anche il preside dell’Istituto Tecnico Industriale e Scientifico Tecnologico “E. Majorana”, Salvatore Giuliano che, nel suo Istituto, trascorre tante ore trattenendosi, spesso, anche nei giorni festivi. L’Istituto brindisino è balzato sulle cronache nazionali ed ha ricevuto l’encomio del ministro della Pubblica Istruzione e l’onorificenza da parte del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, per la coraggiosa ed ingegnosa iniziativa di produrre “in casa” i testi su cui far studiare i ragazzi. L’esperimento, ideato in principio per

esigenze didattiche, si è rivelato da subito un valido strumento per combattere il caro-libri. Gli studenti studiano le lezioni e si esercitano sui “Books in Progress”, testi scritti dagli insegnanti dell’Istituto, che possono essere aggiornati, ampliati, modificati per rispondere alle esigenze didattiche che si presentano durante l’anno scolastico. “È stata una vera avventura. Un’intera struttura prodigata al raggiungimento di un obiettivo che, a volte, appariva come irraggiungibile, quasi “folle”. Sono stato supportato, con molto entusiasmo, dal personale docente ed amministrativo che ha lavorato e lavora senza tregua, con determinazione, andando oltre l’ordinaria attività”. È sorprendente scoprire la stanza dedicata alla stampa, all’impaginazione ed alla rilegatura dei testi; splendido è l’entusiasmo che si legge negli occhi del professor Giuliano mentre mostra i macchinari ed i testi che, nei prossimi giorni, andranno in stampa, per gli opportuni aggiornamenti. “Siamo in una fase sperimentale e, ad oggi, siamo gli unici in Italia. L’obiettivo è quello di potenziare la rete nazionale”. Nelle giornate del 18, 19 e 20 febbraio, Brindisi sarà protagonista di un incontro di formazione tra docenti e dirigenti scolastici, provenienti da tutte le Regioni d’Italia (della rete nazionale Book in Progress), che si terrà presso Tenuta Moreno, al fine di approfondire l’esperienza dell’Istituto E. Majorana e di incrementare le discipline coinvolte nel progetto, potenziando le sinergie. Da cosa è stata animata la vostra iniziativa? “Da una spinta giusta, senza dubbio alcuno, ma anche dalla passione che, a volte, oso definire lucida follia, visti l’enorme mole del progetto e l’impegno profuso da ognuno di noi, in primis dai docenti”. Ovviamente non è tutto qui, il dirigente ci anticipa le novità previste per il prossimo anno scolastico: un’iniziativa all’avanguardia che vedrà due classi totalmente informatizzate. Gli studenti riceveranno in dotazione pc portatili che utilizzeranno durante il corso dell’anno scolastico sia in classe, per seguire le lezioni (che i professori terranno su lavagne digitali), sia per studiare ed approfondire gli argomenti presso le proprie abitazioni, attraverso la lettura dei “Books in Progress” digitali, inseriti nei pc. “Utilizzare la tecnologia migliora l’apprendimento. Questa è la nuova sfida che ci apprestiamo a vivere. D’altronde siamo ormai dei pionieri e, come tali, abbiamo la forza e l’entusiasmo per WWW.TBMAGAZINE.IT TB 7


COVER STORY poter avviare nuovi percorsi, con la giusta tenacia e la determinazione, certi che la via intrapresa è la migliore per fornire ai giovani delle valide alternative didattiche ed una formazione adeguata ai tempi ed alle esigenze sociali e professionali”.

Francesco Pagano, preside del “De Marco”. Sotto Rosalba Lopriore, preside del Nautico

La scuola aperta

Due anni fa il corso per formare addetti all’export, con uno stage di 14 giorni in Cina. L’anno scorso il marketing. Quest’anno un corso per tecnico per la comunicazione ed il multimedia. Sono soltanto alcuni dei corsi, riservati a studenti interni ma anche a giovani e meno giovani che hanno ultimato il loro percorso scolastico, che si sono svolti e si svolgono presso l’Istituto Professionale De Marco, presieduto da Francesco Pagano. Nei corsi Fts, nei progetti PON e in tutte le iniziative che facciano dialogare la scuola con la società (istituzioni, enti, aziende) il preside crede molto, «perché solo così possiamo realizzare prodotti spendibili e interessanti per i nostri giovani, altrimenti formiamo solo disoccupati». «E invece, per esempio con il corso per Tecnici per la comunicazione ed il multimedia, stiamo formando delle figure professionali nuove, di cui c’è richiesta sul mercato, che potranno lavorare a Brindisi o lontano da qui». Si tratta di un corso di 1200 ore (580 delle quali in stage), le cui lezioni sono tenute da docenti universitari e da esperti del mondo del lavoro. Ala fine del corso gli iscritti avranno “in mano” le nozioni per poter far funzionare o

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fruire meglio, sfruttando le tecnologie più moderne, un museo o qualsiasi altro tipo di bene culturale. «Facciamo di tutto per rendere la nostra scuola più attraente e stimolante. È appena partito un altro corso in marketing e giornalismo per le quarte classi. Certo, poi ci sono gli studenti che si interessano alle cose, si appassionano, e quelli che se ne sbattono. Ma questo è

un problema più ampio». Un problema che coinvolge le famiglie e la società intera. «Pensi che in qualche riunione alcuni genitori ci hanno chiesto di recuperare i loro figli. Ma si rende conto! La scuola non fa miracoli. Se i genitori non danno il buon esempio, non formeranno buoni figli. Se loro per primi non insegnano l’educazione stradale e passano con il rosso, non sarà certo la scuola a poter inculcare a quei ragazzi di usare le frecce e rispettare il codice. Non sono i professori a dover rispondere degli errori dei genitori». E qui Pagano si appassiona davvero,

senza però mai infervorarsi: «Se mio figlio è quel che è, la colpa è mia e di mia moglie. Ogni genitore non dovrebbe ma dimenticarsene. Se poi lasciamo i figli in balìa della tv, delle amicizie e quant’altro, non lamentiamoci». E per chiudere, una stoccata agli amministratori pubblici: «Noi cerchiamo di collaborare con loro, ma mi rendo conto che la scuola è distante dal loro modo di pensare. Perché non lavorano mai a lunga gittata. Pensano solo al breve periodo. Sarebbe bello che prendessero impegni a lunga scadenza e li mantenessero. Per esempio su molte iniziative che facciamo la collaborazione tra scuola e istituzioni sarebbe opportuna, ma spesso è impossibile perché ragioniamo e lavoriamo su binari diversi».


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FATTI & PAROLE

A futura memoria non accettabile la lunga sequela degli infortuni sul lavoro, “ Riteniamo spesso mortali, e la crescente incidenza di tumori, di malattie

cardiovascolari e respiratorie, di malattie degenerative e di malattie endocrine in un ambiente provinciale, già da anni classificato area ad alto rischio di crisi ambientale

EMANUELE VINCI, il presidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della provincia di Brindisi torna sull’argomento già denunciato nei mesi scorsi. Ed elogia «l’impegno straordinario dei pediatri e dei medici nel territorio, nel caso della pandemia influenzale sta permettendo alla popolazione di avere una risposta pronta ed efficace alle proprie necessità assistenziali, non di rado distorte da informazioni mediatiche allarmistiche pronte a “sbattere il medico in prima pagina” in caso di mancata e pronta guarigione».

attraverso le nuove rotte dal prossimo febbraio di Ryan Air “ Puntiamo, e da marzo di Air Berlin, a raggiungere nel 2010 la quota di 2 milioni di passeggeri ” MASSIMO FERRARESE, presidente della Provincia di Brindisi, a commento del milione di passeggeri raggiunto (e superato) nel 2009 dal Papola.

persone piace questo elemento “ A due ” locale, all’indomani della morte di DUE STUPIDI, sul profilo Facebook di un quotidiano una anziana signora al rione Sant’Elia, uccisa dall’esoplosione di una bombola di gas, hanno commentato “mi piace”.

vecchio bolscevico non dirò mai che abbiamo commesso errori “ Da NICOLA LATORRE, poche ore dopo la sconfitta di Francesco Boccia alle primarie, ” contro Nichi Vendola.

Fratello mi ha migliorato “ Il Grande MAX SCATTARELLA, dopo l’eliminazione ” dalla nota trasmissione culturale. si arrampica sul nulla tra fumogeni e ragnatele. E’ inaccettabile “ Losappio una madornale svista con valutazioni superficiali, trasformate poi in lotte elettorali con il refrain del nucleare ormai fuori ipotesi per la Puglia, per un bugiardo plagio delle coscienze. La tutela del territorio non può avere bandiere faziose e le bugie alimentano i contrasti. MICHELE SACCOMANNO, escludendo l’ipotesi nucleare per la Puglia.

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PORTO

Crociere per due La Seaburn e la Pullmantur Cruise faranno tappa a Brindisi Dopo qualche annuncio a vuoto (come il superporto fino a Cerano ed il traffico di frutta dall’Egitto) finalmente dall’Autorità portuale giungono notizie positive: da aprile a settembre due navi da crociera faranno tappa in città, per un totale di 36 scali (18 cadauna). Si tratta di due navi delle flotte Seabourn e Pullmantur Cruise. Nei giorni scorsi il presidente Giuseppe Giurgola ha presentato proprio quest’ultima linea: la nave ormeggerà a Brindisi di sabato, dalle ore 13 alle 19, e si spera che i commercianti decidano di alzare le serrande, visto che la compagnia spagnola stima di portare circa 30000 turisti (1800 a viaggio, più 600 uomini di equipaggio). L’itinerario prevede partenza da Venezia, tappa a Brindisi e poi rotta verso Atene ed altre località greche. La Seabourn arriverà nel nostro porto nello stesso periodo (aprile-settembre) ma in giorni differenti, per evitare accavallamenti.


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PERSONAGGI

CB

Foto di Dino Matera

CIAO BRINDISI

«In città restano i miei adorati genitori. Tutti i miei vecchi amici sono andati via. Per lavoro. E questo è un dato triste per la nostra comunità»

M

i chiamo Andrea Ragione e sono nato a Brindisi 36 anni fa. Ho vissuto a Brindisi i primi 19 anni della mia vita. La scuola elementare Perasso, la scuola media Marzabotto, poi il liceo scientifico Fermi. Come tanti altri miei coetanei brindisini ho trascorso tantissime ore sui campi di basket, che ricordo tuttora come le più belle della mia vita. A 19 anni ho deciso di andare a Parma per iscrivermi alla facoltà di Economia Aziendale. Praticamente tutti i miei compagni di classe decisero di partire…, un esodo… Io lo feci perché nel 1992 la facoltà di economia più vicina era Bari, perché mi incuriosiva il corso di laurea in Economia Aziendale (allora solo a Parma, Venezia e Milano) e perché, dopo l’esperienza romana di mia sorella più grande, nella mia famiglia si considerava lo studio fuori sede come un passaggio formativo. È così è stato: a Parma, oltre che laurearmi, sento di essere cresciuto e di essere diventato indipendente. Da Parma sono partito inoltre per una eccezionale esperienza di studio a Bruxelles per un anno e mezzo, che mi ha permesso di migliorare la conoscenza dell’inglese e di apprendere la lingua francese, ma soprattutto di confrontarmi con una dimensione internazionale. Dopo aver assolto la leva obbligatoria come Ufficiale di Complemento nella Marina Militare, nel 2000 sono stato assunto dalla Barilla, il mio primo e vero lavoro. Ero felicissimo: avevo la possibilità di lavorare nella città dove avevo studiato, nella quale avevo creato la mia nuova rete amicale e, per di più, nell’azienda

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ANDREA RAGIONE «A 19 anni tutti i miei compagni di classe decisero di partire. Fu un esodo. Oggi sono un “account” della Barilla: gestisco un portafoglio di grandi clienti nazionali». più importante della città, tra le più importanti d’Italia. Dopo 10 anni, lavoro ancora per la Barilla, un’azienda che mi ha dato e a cui ho dato molto. Credo molto nei valori su cui si fonda il lavoro, mio e dei miei colleghi, basati sul rispetto delle persone che consumano i prodotti commercializzati attraverso i differenti brand. Durante questo decennio ho avuto la bella opportunità di ricoprire differenti incarichi in varie funzioni: trade marketing, consumer marketing, vendite. Attualmente sono un account, gestisco un portafoglio di grandi clienti nazionali. Il mio lavoro mi piace molto e questo mi ripaga delle tante ore passate in ufficio. Sono quindi ormai 17 anni che, con parentesi più o meno lunghe, vivo a Parma. Qui, oltre ad essere cresciuto come professionista, ho costruito legami

STORIE DA LONTANO

di amicizia forti, alcuni dei quali sono nati ai tempi dell’università. È ovvio che durante questo lungo periodo mi sono talvolta chiesto se Brindisi poteva tornare ad essere la mia città, ma per me tornarci sarebbe stato come ricominciare tutto daccapo per la terza volta… un nuovo lavoro, nuovi amici. Sì, infatti tutti i miei più cari amici dell’adolescenza non abitano più a Brindisi. L’università prima ed il lavoro dopo li hanno portati a fare scelte simili alle mie. Anche l’ultimo di loro, che poi è la persona a me più cara tra i miei compagni di scuola, si è recentemente trasferito per lavoro addirittura in Messico! A Brindisi restano i miei adorati genitori che hanno purtroppo visto entrambi i figli lasciare la città natale. La mia storia individuale, per me felice, è allo stesso tempo, a mio parere, una storia che, se sommata a tante altre,

diventa triste per l’intera comunità. È triste perché quasi nessuna di quelle menti brillanti che componevano la mia V C del Liceo Fermi non ha voluto, o potuto, dare un contributo alla crescita di Brindisi. La storia di Brindisi è purtroppo la storia di grande parte del Sud (in Barilla sono numerosissimi i colleghi siciliani, napoletani ecc.). Secondo il mio parere, per cercare di invertire questa tendenza occorrerebbero, tra le tante, due indispensabili azioni: rendere più facile l’accesso all’università e rafforzare il senso della legalità. Se 17 anni fa avessi potuto frequentare l’università a Brindisi, e se una maggiore legalità avesse attratto aziende ad investire lì (e nel Sud in generale) io forse sarei rimasto a Brindisi. Sono infatti convinto che al Sud si possa vivere meglio che al Nord; il sole, il mare, il buon cibo, le relazioni umane più calde sono fondamentali quando si considera la qualità della vita e quindi lo star bene. Ma per poterne godere occorre anche un lavoro soddisfacente (e non mi riferisco solo al vile denaro) e le condizioni sociali (e mi riferisco alla legalità) per sognare di poterlo sempre migliorare.

Da questo numero vi proponiamo le storie di chi vive fuori città. Di quanti hanno scelto, o hanno dovuto scegliere, di emigrare. Saranno loro stessi a farlo, con le loro parole. Se siete uno dei brindisini emigrati, scriveteci: info@fabiomollica.com


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TB PER BRINDISI LNG

D&R Foto di Dino Matera

DOMANDE&RISPOSTE “A noi farebbe piacere farci carico del recupero del Castello Alfonsino, ma siamo aperti a qualsiasi proposta. Certo, se gli Enti locali non ci fanno sapere nulla...”

V

orremmo iniziare a parlare col territorio per cominciare a discutere di compensazioni: noi abbiamo individuato una serie di voci, ma siamo aperti a nuove proposte. Vorremmo che qualcuno ci chiedesse qualcosa... Parla Enrico Monteleone, numero uno della Brindisi Lng. Dopo aver ottenuto la Valutazione di impatto ambientale, e mentre la convenzione tra Enel ed Enti locali è ancora in alto mare, “mister rigassificatore” mette sul piatto la disponibilità a “ringraziare” la città per l’ospitalità che dovrà dare all’impianto. E non pone limiti. Per esempio noi pensiamo al recupero di beni artistici, in special modo del Castello Alfonsino, per fargli acquisire la giusta importanza, facendolo diventare qualcosa di vivo. Inoltre abiamo previsto che il nostro impianto sia alimentato in parte con energie derivanti da fonti rinnovabili, come il solare termodinamico ed il fotovoltaico, per attenuarne ancor più l’impatto, che, ricordo ancora una volta, non è certo quello di una centrale termoelettrica... Giochiamo al rialzo: vi chiediamo anche un nuovo palazzetto dello sport. Cosa rispondete? Guardi, non abbiamo preclusioni. Non vogliamo per forza parlare di cose ambientali. Siamo aperti a qualsiasi richiesta che ci sarà fatta dal territorio, e quindi dagli enti locali. Ma ripeto,

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MONTELEONE «E ORA SI APRE LA FASE 2» Dopo aver ottenuto la Valutazione di impatto ambientale, la Brindisi Lng lancia una nuova campagna di informazione ed apre un info-point in corso Garibaldi. E il direttore generale dice: «Vorremmo iniziare a parlare di compensazioni». Cioé di spese in favore della città che ospiterà il rigassificatore se nessuno ci chiede nulla, noi non possiamo che attendere. Quanto avete messo a budget alla voce “compensazioni”. Secondo la legge Marzano l’azienda dovrebbe prevedere il 3% dell’investimento previsto, che, lo ricordo, a Brindisi è di circa 500 milioni di euro. Dunque, euro più, euro meno, 15 milioni. Ma le ripeto, non abbiamo fissato un budget. Tutto dipenderà dalle richieste del territorio. E intanto vi godete la Via. Che

significa che il rigassificatore si farà. Ci saremmo meravigliati del contrario, visto che tutti gli impianti in progettazione in Italia l’hanno sempre ottenuta. Però qualcuno chiede ancora di spostare l’impianto da Capo Bianco. Eravamo contrari prima, figuriamoci ora che abbiamo ottenuto la Via per Capobianco, non per un qualsiasi posto. Nella stessa istruttoria per l’ottenimento della Valutazione di impatto

ambientale abbiamo spiegato perché non ci sono alternative a quella localizzazione. E se il parere alla fine è stato favorevole è perché le nostre argomentazioni sono state ritenute assolutamente valide. Resta il sequestro del cantiere, dunque lavori ancora bloccati fino a data da destinarsi. Ne chiederemo il dissequestro, ma stiamo valutando quale sia il momento migliore per farlo. Intanto aspettiamo il decreto per la Via, visto che ad oggi non lo abbiamo ancora formalmente ricevuto. In quel decreto, che dovrebbe arrivare entro fine febbraio, ci saranno delle osservazioni che rispetteremo, ovviamente. Poi chiederemo la riconvalida dell’autorizzazione ottenuta nel 2007. A quel punto credo che saranno venute meno le motivazioni alla base del sequestro del cantiere. Nel frattempo ci saranno le elezioni regionali, e con il PD che ce la mette tutta per perdere, da Bari per voi potrebbero arrivare segnali favorevoli. Il decreto di convalida viene firmato da tre ministeri (Sviluppo Economico, Ambiente e Infrastrutture) d’intesa con


la Regione. Staremo a vedere. Anche se qualcuno dice che neanche la Via basta a sbloccare il rigassificatore. Guardi, qui davvero alzo le braccia. La Via era stata richiesta da Regione, Provincia e Comune di Brindisi come elemento che mancava nel processo autorizzativo precedente. Qualcuno ora dice che la Via non basta, attaccandosi ad “opportunità politiche per lo sviluppo della città”. Cosa vuole che le dica. Io penso che a questo punto la riconvalida sia un atto dovuto. Scusi la curiosità, ma nel frattempo tutta la vostra struttura che fa. I suoi dipendenti a cosa lavorano? Lavoriamo su due fronti: l’ingegneria ed il “local content”. Si spieghi per noi comuni mortali. Quando dico ingegneria intendo le modifiche al progetto, che dovrà essere aggiornato sulla base delle prescrizioni che riceveremo dal ministero. E poi c’è tutto il discorso legato alla “catena del freddo”, che è una delle procedure ci compensazione nei confronti del territorio. Daremo gratuitamente l’opportunità di sfruttare questa catena a tutte le aziende che ce ne faranno richiesta. Per le aziende

che operano nel settore significa una opportunità incredibile in termini di risparmio economico. E, si badi bene, questo non è un progetto della Brindisi Lng, bensì del territorio. L’Università del Salento sta ultimando uo studio di fattibilità, cui seguirà la firma di un protocollo d’intesa tra noi e la business community brindisina. Intanto avete già presentato il

“Già diverse aziende sono interessate ad utilizzare la nostra catena del freddo e costruire altri impianti a Brindisi. Penso a Sanofi-Aventis e Chemgas. Anche Confindustria e Cna mostrano interesse”

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progetto all’imprenditoria locale. Come è stato accolto? Benissimo, anche se è stato un incontro interlocutorio. Comunque ci sono già aziende interessate a sfruttare questa catena, con la creazione di nuovi impianti. Quali sono? Per esempio Sanofi Aventis e Chemgas. Ma anche Confindustria e Cna hanno già manifestato grande interesse, per conto dei loro associati, ovviamente. Ma questa “catena del freddo” è già sperimentata in altre parti del mondo? Al momento solo in Giappone, dove viene sfrutatta per la conservazione e la trasformazione del pesce. È prevista anche a Gioia Tauro. Diciamo che è una “dote intrinseca” del processo di rigassificazione. E qui avrà ricadute per tutto il Salento, specie per le aziende impegnate nel settore agroalimentare. Ed il “local content”? Proprio nell’ottica di contribuire allo sviluppo dei paesi e delle comunità nei quali la società opera, stiamo già predisponendo una serie di attività a cominciare ad esempio dalla richiesta insieme al nostro general contractor di prequalifica delle società che saranno impegnate nella costruzione dell’impianto. Temete che ci siano nuovi cortei contro il rigassificatore? Guardi, noi stiamo facendo tutto il possibile per informare la popolazione su cosa è un impianto di rigassificazione, qual è il suo impatto ambientale, la sicurezza, l’assenza di rischi incontrollabili. Stiamo per partire con una nuova campagna di comunicazione, perché crediamo che la conoscenza del procedimento sconfigge la disinformazione che qualcuno ha disseminato. Detto questo, chi è contrario all’impianto solo per un preconcetto che non si basa su fatti concreti ma solo su pregiudizi ideologici, resterà contrario e magari scenderà in piazza. Ma siamo in una democrazia, fortunatamente, e ognuno è libero di esprimersi e di manifestare le proprie opinioni.

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IMPRESE & LAVORO

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gni giorno un’emergenza, un’azienda che chiude o mette i dipendenti in cassa integrazione. Oppure annuncia riduzioni di organico. Ogni giorno tre o quattro disperati che chiedono di poter lavorare, perché non sanno come portare avanti le famiglie. Brindisi sconta oggi decenni di assenza di spirito imprenditoriale, di formazione professionale fatta solo per dragare soldi dai bilanci pubblici. Altrove il lavoro se lo inventano e lo creano. Qui lo abbiamo sempre atteso da qualcuno. A fare l’assessore provinciale alle Politiche del lavoro e alla Formazione professionale, insomma, non c’è da divertirsi. Un tempo si andava a bussare alle porte del Comune, oggi è l’ufficio di Enzo Ecclesie a dover ricevere quanti sono rimasti sulla strada. «Li vede questi - dice tirando fuori da un cassetto un malloppo di carte -, sono i curricula che hanno portato nelle ultime settimane». Sono almeno una cinquantina. Molti rimarranno nel cassetto per sempre. «Le ha viste quelle due signore fuori dalla porta: sono madre e figlia, non hanno da mangiare, vengono ogni giorno, nella speranza di trovare qualcosa per i loro mariti». Nei corridoi dell’assessorato di largo

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LA POLTRONA PIÙ SCOMODA Enzo Ecclesie è l’assessore provinciale alle Politiche del Lavoro: un’emergenza continua. Pacchi di curricula nel cassetto, donne disperate in attesa di essere ricevute. «Eppure una speranza c’è»... San Paolo vedi la disperazione. E la cosa peggiore è che non si trova il modo per dare risposte a questa gente. Perché? «Perché i posti di lavoro che si creeranno grazie alla Sfir o alla ex Termomeccanica sono tutti riservati agli ex Dow, agli ex Evc, agli ex Bit, insomma a tutta quella platea storica dei disoccupati stabili. Quindi non riusciamo a dare una speranza immediata a tutti gli altri disoccupati». Disoccupati che aumenteranno. Nell’agenda di Ecclesie ci sono altri casi scoppiati o lì lì per implodere: oggi la Gse, domani Tecnomessapia, dopodopomani la Gestor. «E pensare che le prime due sono aziende del settore aeronautico, quello che in teoria dovrebbe essere il fiore all’occhiello del territorio. E invece crisi e riduzioni

di organico anche lì, perché non c’è stata diversisificazione nelle produzioni: abbiamo aziende doppioni che fanno tutte le stesse lavorazioni. Ma il discorso è più generale: bisogna cercare di formare una classe imprenditoriale che sappia camminare con le proprie gambe piuttosto che dipendere dalla grande committenza, Enel, Edipower e via dicendo. Pensi che l’attività più diffusa a Brindisi è quella della manutenzione metalmeccanica: tutti attaccati ai grandi gruppi. E quando loro staccano il tubo dell’ossigeno, l’azienda muore, oppure taglia i posti di lavoro». A due passi dal capoluogo non è così: «Ad Ostuni Fasano, Francavilla, diciamo in buona parte della provincia, trovi situazioni diverse, attività diversificate, che pur tra tante difficoltà riescono ad andare avanti senza il sostegno o gli appalti di qualcun altro». Cosa dire a chi magari in lacrime, chiede un posto per un marito o un figlio? Mentire? Promettere? «Dico la verità. Nessuna promessa che non potrà essere mantenuta. L’unica speranza per il territorio è creare nuove opportunità tramite la formazione professionale. È per questo motivo che abbiamo chiesto alle parti sociali, alle associazioni di categoria, quali


sono le figure professionali di cui le aziende hanno più bisogno. Solo in questo modo, lavorando tutti insieme, formeremo figure capaci, che potranno trovare occupazione». Il successo dei sette bandi per l’avvio di tirocinii formativi che per sei mesi consentiranno a decine di giovani e meno giovani di incassare un assegno di 700 euro, è un’altra dimostrazione che il settore non è fatto solo di emergenze. Il caso della Santa Teresa dimostra che, se si vuole, e ci sono le idee, le questioni più spinose si possono risolvere. La multiservizi della Provincia aveva 22 lavoratori con il contratto a tempo determinato scaduto il 31 gennaio. Grazie alla revisione dei contratti di lavoro, ora sono assunti a tempi indeterminato e pieno. E l’amministrazione ha risparmiato un milione di euro. Doppio risultato. Basta andare a guardare le carte, e i soldi ed i posti escono. La stessa Santa Teresa aveva 7 addetti che si occupavano della manutenzione dei pali ad energia solare messi lungo alcune strade provinciali e sulla litoranea. Spendeva 700mila euro per pali a cui i pannelli solari erano stati rubati: anche lì nuovo contratto e risparmio per le casse pubbliche.

PIÙ CREDITO ALLE AZIENDE

Cna garantisce fino all’80% delle somme erogate dagli istituti di credito per imprese che intendono effettuare investimenti, ricapitalizzare oppure estinguere debiti pregressi. Per molti una boccata d’ossigeno

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er tutte quelle aziende che si trovano in difficoltà, non riescono ad attivare nuove linee di credito con le banche, e vogliono investire, la notizia sarà sicuramente accolta in maniera molto positiva. La Regione Puglia,

nell’ambito del Programma operativo 2007/2013 ha autorizzato la Cooperativa artigiana di credito della Cna Brindisi a sostenere le piccole e medie imprese del territorio con garanzie non superiori all’80% del prestito concesso da istituti di credito su operazioni di finanzia-

mento a medio e lungo termine, fino ad un milione e mezzo di euro (750mila euro per le imprese del settore trasporti). Sono ammesse a finanziamento le operazioni finalizzate a ricapitalizzazioni aziendali; riequilibrio della situazione finanziaria (estinzione di linee di credito a breve termine); investimenti materiali e immateriali. Questa ultima voce comprende: acquisti di suoli aziendali; opere murarie e assimilate; infrastrutture specifiche; acquisto di macchinari, impianti e attrezzature; acquisto di software o di consulenze specifiche; costi relativi al rilascio di certificazioni di qualità etica, sociale ed ambientale. Per ulteriori informazioni le aziende interessate possono contattare gli uffici del capoluogo, situati in via Tor Pisana 102. Telefono: 0831.508072 (Maurizio Renna e Giuseppe Vacca), 0831.511625 (Valeria Miraglia).

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IMPRESE

LA LEVA DELL’INNOVAZIONE Perché dovremmo rinunciare ad investire in questo settore, limitandoci ad osannare la qualità dei nostri vini e dei nostri olii?

ARIA FRESCA di Daniele Galiffa

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i siamo occupati negli ultimi numeri di segnalare alcune delle iniziative interessanti che hanno catturato la nostra attenzione rispetto al tema del lavoro, dell’impresa e della valorizzazione delle risorse, siano esse umane che del territorio. Abbiamo provato, con i nostri limitati mezzi, a parlare e raccontare di innovazione per fornire un quadro ed un orizzonte più ampio rispetto a quella che è la nostra percezione quotidiana delle possibilità di sviluppo economico e sociale. Ci hanno raccontato di come a Conversano

si possa creare un luogo per far crescere le idee, di come Bari e Lecce abbiano sempre quella marcia in più nel cogliere le occasioni per fare impresa, della voglia di fare di alcuni giovani brindisini. Ma anche di chi, partendo da Brindisi, ha potuto fare qualcosa di innovativo solo altrove. Trasmettere la passione di persone che si danno da fare, di realtà che sono in prima linea per innestare meccanismi per generare un futuro di sviluppo sostenibile, basato sulle leve della creatività, della passione e del talento non basta. Non basta perché il contesto in cui siamo è un contesto che ha dei forti deficit, in primis sotto il profilo sociale ed economico. Non basta perché si parla di eccezioni. Eccezioni di un territorio che al tasso del 23% di disoccupazione accompagna un tasso di scolarizzazione al di sotto della media nazionale; un territorio, il nostro, dove gli analfabeti sono il doppio della

media del nostro Paese e i laureati meno della metà che nel resto d’Italia. Forse ci sfuggono moltissime cose. Probabilmente, non servono luminari per capire che il primo passo da compiere, per crescere, può essere quello di investire in Cultura, intesa come l’attività di dotare tutti i cittadini degli adeguati strumenti per discernere, per comprendere. Dalla capacità di comprendere scaturiscono meccanismi che portano ad individuare soluzioni, a formulare scenari, a risolvere problemi. Spesso in maniera originale. Ed è in questo modo che si produce Innovazione. Con la I maiuscola. Quella specie di magia che, in un attimo, trasforma un problema in una opportunità per molti. Magari per una intera generazione, un intero territorio. È stato così per molte aree del nostro paese che si sono re-inventate. Si pensi al contributo economico e sociale che la moda e il design hanno dato alla città di Milano. O a quello che l’auto ha dato a Torino. Oppure si pensi all’impatto del settore delle sedie a Pordenone o a quello delle ceramiche a Modena. Perché dovremmo rinunciare ad investire sull’innovazione, limitandoci ad osannare

la qualità dei nostri vini o dei nostri oli? Ben vengano, piuttosto, tutte quelle manifestazioni del fare che, partendo da movimenti e associazioni, offrono nuove prospettive attraverso un serio e concreto segnale che il cambiamento è possibile. Ben vengano, inoltre, tutte quelle iniziative d’impresa che, nonostante enormi sacrifici, portano un sano ottimismo e delle occasioni di lavoro, investendo sulle persone, sulla ricerca e sulla visione. Sosteniamo, allora, le iniziative che promuovono i talenti ed il territorio. Condividiamo le risorse, il sapere, le opportunità che, messe a sistema, ci permettono di allargare la partecipazione. Partiamo da questi presupposti per capire come poter davvero fare innovazione sul nostro territorio: fare innovazione scommettendo davvero sulle idee. Non mi aspetto che chi ci amministra colga il vero senso e la portata che, a tutti i livelli, l’innovazione rappresenta per un territorio come il nostro. Mi aspetto, invece, che saranno gli innovatori di oggi ad amministrare, stimolare e fornire le giuste risposte alle esigenze dei cittadini di domani.

Brundisium.net Oreste

Pinto

Dagli addosso all’Eurispes. Davanti ad un dato negativo, mai nessuno che faccia mea culpa. SIAMO UNA PROVINCIA DAVVERO SFIGATA. NON FACCIAMO IN tempo a godere del fantasmagorico annuncio di “Brindisi Porto di Pace” e dell’affascinante appellativo di “Figli del Sole” che arriva l’Eurispes a romperci le scatole. C’è poco da scherzare: l’analisi che stima Brindisi come la terza provincia in Italia per penetrazione mafiosa rappresenta un elemento di straordinaria gravità. Giusto per contestualizzare si pensi che in questa sciagurata graduatoria siamo preceduti solo da Napoli e Catania mentre dietro di noi ci sono tutte le altre provincie della Puglia, tutte quelle della Calabria e gran parte di quelle campane e siciliane. Minimizzare o abiurare lo studio significa evitare a priori di coglierne gli aspetti più rilevanti. Una classe dirigente degna di essere tale dovrebbe impegnarsi a rifletterci sopra, quantomeno per capirne l’eventuale aderenza alla realtà. Invece da Brindisi è partita la solita processione di chi fa a gara ad indignarsi di più. Il gioco è sempre lo stesso: davanti ad un dato negativo si cerca di delegittimare l’indagine condotta da chi “non ha la percezione esatta del territorio”, si giura e spergiura che “tutto va ben madama la marchesa” e che la provincia di Brindisi è vittima dell’immancabile ricatto ordito da qualcuno che trae giovamento dal metterla in cattiva luce. C’era da aspettarselo: non è forse vero che

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la vittoria ha tanti padri mentre quando le cose vanno male non si trova mai chi si assume la responsabilità? Per contrastare lo studio sulla penetrazione criminale si è detto e scritto di tutto. Non ci siamo fatti mancare nemmeno il ricorso alla mitica frase “la mafia non esiste”, quella con cui i politici siciliani degli anni ’70 e ’80 respingevano le accuse dell’esistenza di un intreccio di potere tra politica, società e Cosa Nostra. Premetto subito che il Rapporto Eurispes ha provocato anche in me un terribile senso di fastidio. Da brindisino amante della propria terra mi si torce lo stomaco ad apprendere che la nostra provincia sia una di quelle maggiormente depredate dalla mafia. Ma una volta sbollita la rabbia ho pensato che l’estrema serietà dell’analisi meritasse ragionamenti più meditati. Così ho afferrato che l’indice Eurispes è elaborato sulla base dei reati assimilabili alle associazioni mafiose (attentati, ricettazioni, rapine, estorsioni, usura, omicidi, sequestri di persona a scopo estorsivo, associazione a delinquere di tipo mafioso, riciclaggio di denaro, contrabbando, produzione e traffico di stupefacenti, sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione). Ed è qui che nasce la riflessione. Non è forse vero che tale indice rispecchia quei comportamenti delinquenziali che ogni giorno occupano interi spazi di tutti gli organi

di informazione locale? E allora dove è lo scandalo? Cosa c’è di scabroso nell’analisi di Eurispes? Vogliamo negare che nel nostro territorio ci siano giudici e uomini in divisa che quotidianamente sono impegnati a recuperare armi e droga, a confiscare beni e denaro, ad arrestare o denunciare estorsori, usurai e papponi, a stanare imprenditori che infrangono le leggi sul fisco, sulla sicurezza e sulla tutela del lavoro, a mettere spalle al muro responsabili di aziende che inquinano e devastano, a scandagliare eventuali commistioni tra politica e settori poco limpidi della nostra società? Allora diciamocelo apertamente: posizione più, posizione meno, Eurispes ha ragione. A Brindisi la criminalità esiste e la povera gente la subisce passivamente ogni santo giorno. Perché non ammetterlo? È magnifico sentirsi orgogliosi di essere brindisini quando vince la Pennetta, quando Sabrina va al Grande Fratello o quando riceviamo i complimenti per la bellezza della terra, del mare e del clima. Ma sappiamo tutti che la nostra provincia non è soltanto sole, cuore e amore. Ci sono problemi da risolvere. E se davvero vogliamo farlo, dobbiamo affrontare la realtà di petto. Perché solo il risveglio può salvare un uomo che dorme dall’incendio della propria casa. Quando qualche “forestiero” ci spiattella in faccia le nostre storture la cosa più sbagliata da fare è ascoltare con le orecchie da mercante. Non so voi, ma io non ci sto a rassegnarmi a vivere in una Brindisi che sembra la Sicilia dello zio di “Johnny Stecchino”, dove le piaghe sono l’Etna, la siccità e il traffico. La piaga che affligge Brindisi non è l’immagine infangata che viene fuori dall’indagine di Eurispes, bensì quella fetta di società spregevole, indegna e dedita al malaffare dalla quale è necessario prendere le distanze con serietà e coraggio.


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ALTRE STORIE di Tiziana Piliego

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onare il sangue è un gesto di estrema solidarietà e altruismo, se poi il sangue è quello cordonale, allora il gesto si arricchisce di quel valore aggiunto che ne fa un regalo dal valore ineguagliabile. Già, perché il sangue del cordone ombelicale è il più ricco di cellule staminali importanti per la loro capacità di differenziarsi, cioè di specializzarsi in una determinata funzione. Le cellule staminali possono dare origine a diversi tipi cellulari ematopoietici (globuli bianchi, globuli rossi e piastrine) e non (cellule di altri tessuti come quello cardiaco, nervoso, epatico ecc). Grazie a questa nuova frontiera della medicina, è possibile curare diverse malattie, da quelle di natura ematologica come leucemie, linfomi, a quelle neurovegetative, muscolo-scheletriche, ossee e anche alcuni tipi di tumori solidi. Da circa un anno anche chi partorisce presso l’ospedale Perrino, può donare il sangue placentare. Il Perrino, infatti, è uno dei 14 centri pugliesi di raccolta, riconosciuti dalla Regione Puglia, che come gli altri invia il sangue alla banca regionale situata presso il presidio ospedaliero “Casa sollievo della sofferenza” di San Giovanni Rotondo. La donna in attesa che decide di donare il sangue cordo-

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SANGUE CORDONALE POCHE DONAZIONI Malgrado gli sforzi del personale medico e della Asl, solo l’8% delle partorienti del Perrino ha fatto questo gesto d’amore, che non costa nulla e non comporta rischi. Siamo gli ultimi in Puglia nale, non deve far altro che recarsi presso il centro di Immunoematologia e Medicina Trasfusionale dell’Ospedale di Brindisi e comunicare la propria volontà. A quel punto si avvia un iter molto semplice, si valuta l’idoneità della coppia donatrice (madre e padre del nascituro) sulla base di un’anamnesi approfondita, si compila un questionario e si firma il consenso informato. Sarà compito poi dei medici fare il resto. Le professionalità che contribuiscono alla realizza-

zione di questo progetto sono i medici del servizio trasfusionale, del reparto di pediatria e ovviamente i ginecologi e le ostetriche. Il trasfusionista seleziona, l’ostetrica ed il ginecologo si occupano dello stato di salute della mamma e della raccolta del sangue, il neonatologo valuta lo stato di salute del bimbo. È bene sottolineare che la donazione del sangue cordonale è gratuita e priva di rischi per la mamma ed il neonato. Il sangue cordonale, come la placenta e il cordone, sono “rifiuti speciali” che dopo il parto, se non si donano, vengono gettati via. “C’è ancora molta confusione sulla materia - dice la dottoressa Maria Antonietta De Sangro dirigente medico presso il servizio trasfusionale di Brindisi e responsabile del centro di raccolta dell’ospedale Perrino - soprattutto tra donazione pubblica e privata”. Il centro di raccolta del Perrino provvede alla donazione pubblica che, per la legge italiana è esclusivamente solidaristica, cioè a disposizione di tutti. Tuttavia, la legge prevede delle eccezioni. L’ordinanza del ministro Sacconi del 26 febbraio 2009 prevede che la donazione sia dedicata: a consanguinei (componenti della propria famiglia) qualora


SANITÁ

questi siano affetti da patologie neoplastiche in atto al momento della raccolta e per le quali ci sia l’indicazione e la comprovata efficacia al trattamento con trapianto di cellule staminali da cordone; a famiglie a rischio per la trasmissione di malattie genetiche, ad esempio quelle in cui ci siano già neonati affetti da talassemia maior. Tutte le donazioni, anche quelle dedicate, vengono conservate presso la banca pubblica di San Giovanni Rotondo. La donazione privata invece, prevede la conservazione del sangue presso banche private. Colui che decide di conservare il sangue per la propria famiglia, ma non rientra in quelle eccezioni che la legge contempla, deve seguire un altro iter e sopportare tutte le spese previste per l’invio e la conservazione del sangue. «In tutto questo - continua ancora la dottoressa - non ci aiuta la pubblicità che viene fatta a livello nazionale, tutta protesa verso la donazione privata, che invece alimenta solo il senso di discriminazione tra cittadini ricchi e poveri, tra chi, come dicono le banche private, “può assicurare un futuro al proprio figlio“ e chi invece può solo donare e non può fare altrimenti che così, perché è gratuito». In realtà la donazione pubblica è ben più preziosa di quella privata, perché mette a disposizione di tutti una terapia e dà una speranza di vita a tutti coloro che l’hanno ormai perduta. Per contro non è sempre vantaggioso donare per sé e trapiantare cellule staminali conservate magari molti anni prima, scarse per numero e con il proprio target genetico. È raro che una persona utilizzi le proprie cellule nell’arco temporale che va da zero a venti anni d’età, pertanto, sarebbe meglio in quel caso, trapiantare cellule più giovani, allogeniche (da altro donatore) congrue per numero, anche perché le cellule staminali da cordone, rispetto a quelle usate nel trapianto di midollo osseo da donatore compatibile, hanno minore possibilità

di episodi di rigetto da trapianto”. Il problema principale è vincere l’informazione parziale e pubblicizzare adeguatamente l’esistenza di una rete nazionale, pubblica di centri di raccolta e di banche di sangue cordonale funzionanti già da diversi anni in tutta Italia ed in Puglia solo dal 2008. Quello che avviene in pratica, al momento del parto, non richiede nessuno sforzo aggiuntivo né per la mamma né per il bambino. Entro 30 ore dal parto, il sangue raccolto viene inviato alla banca che provvederà a tipizzarlo e crioconservarlo ad una temperatura di -196 gradi. Il sangue,

così congelato, rimane in stand by per un anno, al termine del quale vengono effettuati prelievi di sangue alla mamma e visita neonatologica al bambino per verificarne lo stato di salute. Solo allora, se i risultati dei controlli saranno stati positivi, il sangue potrà essere messo a disposizione di chiunque dovesse averne bisogno. Le unità di sangue scarse per quantità (meno di 80 grammi) o per cellularità, sono comunque utilizzate per la ricerca. La risposta dei brindisini è ancora scarsa. A fronte di una media di 1500 parti all’anno che avvengono al Perrino, appena l’8% delle donne ha scelto di donare il sangue cordonale. In tutta la regione siamo il fanalino di coda. “Da quando però, la Asl ha avviato la campagna informativa - ci spiega la dottoressa Maria Antonietta - c’è stato un incremento delle donazioni. L’azienda sanitaria brindisina, infatti, con un’efficace campagna pubblicitaria ha dimostrato di aver colto il nodo del problema, ovvero la pubblicità. Ha quindi diffuso informazioni, ampliato le conoscenze degli utenti ed ha incuriosito molti che si recano al servizio trasfusionale per saperne di più. Gli obiettivi futuri sono di raggiungere e superare il 10% (media nazionale) e di ampliare il bacino di raccolta. Attualmente infatti le donne che partoriscono presso gli ospedali di Francavilla Fontana e Ostuni, non hanno la possibilità di donare. Si attende l’autorizzazione dalla Regione per poter reclutare personale in quei presidi ed accettare altre donazioni. Insomma la strada è lunga e faticosa, il lavoro di sensibilizzazione non è facile, come non lo è far capire che donando il sangue cordonale, non ci si priva di niente e non si corre alcun rischio. Ci si affida ora all’abnegazione e al lavoro dei medici e soprattutto al buon cuore dei brindisini.

Diritti & Doveri

Graziuso Emilio

Vittime del fumo. Finalmente l’Italia si allinea agli Stati Uniti È RESPONSABILE DEI DANNI ALLA SALUTE PROVOCATI dal consumo di sigarette chi le produce, anche se il consumatore è a conoscenza dei rischi che comporta il consumo delle stesse. È questo, in estrema sintesi, il principio affermato da una recente ed importantissima sentenza della Corte di Cassazione, con la quale è stato finalmente riconosciuto il risarcimento del danno alle “vittime del fumo”, siano esse fumatori, ex fumatori e parenti di persone decedute a causa del fumo di sigaretta. La sentenza riconduce nel novero delle attività pericolose, e come tali fonti di risarcimento del danno, la produzione e la vendita di tabacchi, i quali hanno come unica destinazione il consumo mediante fumo e contengono, quindi, in sé una potenziale carica nociva per la salute. La sentenza, come è facile immaginare, ha una importanza ed un impatto giuridico notevole in quanto apre la strada, qualora ricorrano gli estremi,

al risarcimento del danno patito dai fumatori. Seppur con venticinque anni di ritardo rispetto all’America, Paese nel quale le multinazionali del tabacco sono state più volte condannate al risarcimento del danno alla salute prodotto dalle sigarette, quindi, finalmente anche il consumatore italiano può avviare questa nuova battaglia basandosi su un precedente fondamentale. Oltre a qualificare come attività pericolosa quella svolta dai produttori di tabacco, la Suprema Corte ha affermato, principio questo importantissimo, l’assoluta irrilevanza della conoscenza del rischio e della

pericolosità delle sigarette da parte del consumatore, non essendo tale circostanza idonea, di per sé, ad escludere la configurabilità della responsabilità del produttore. La disciplina che governa la materia, infatti, stabilisce in modo chiaro ed inequivocabile che, al di là del comportamento del soggetto danneggiato, la fattispecie si perfezione con il semplice esercizio dell’attività pericolosa senza l’adozione delle misure idonee ad evitare il danno. Ed ancora la Cassazione ha affermato che la presenza sul pacchetto della dicitura light, messaggio pubblicitario ingannevole, come è stato definito dall’Autorità Garante, è una circostanza produttiva di danno ingiusto dalla quale scaturisce il diritto del consumatore al risarcimento per quanto patito. Ritengo, quindi, che dalla sentenza in esame potranno scaturire numerosi giudizi volti a far ottenere il risarcimento del danno patito dai consumatori. WWW.TBMAGAZINE.IT TB 23


SE LA NOSTRA STORIA EMERGE DAGLI ARCHIVI PRIVATI L’importanza dei lasciti familiari e personali per la conservazione della memoria storica locale di Katiuscia Di Rocco*

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li archivi privati sono destinati a svolgere nel futuro un ruolo centrale per la conservazione della memoria e ad assumere una grandissima importanza in particolare per la storia d’Italia, sia che si tratti di archivi di famiglie signorili e nobiliari del Medioevo e dell’Età moderna, sia di archivi di personalità del mondo della politica, della cultura, dell’industria, delle istituzioni ecclesiastiche in età contemporanea. Gli archivi di famiglie e di persone fanno parte di quella vasta realtà complessa e dinamica che sono gli archivi non statali sui quali lo Stato e gli Enti privati esercitano la vigilanza e la tutela per la loro salvaguardia, con l’intento di promuoverne la valorizzazione e la pubblica fruizione, nel rispetto dei diritti costituzionalmente garantiti ai proprietari. Compito non facile considerata l’enorme mole e vastità di questo materiale, la cui importanza è ormai giustamente riconosciuta e sempre più al centro di una intensa attività storiografica. Sono miniere di documenti che vengono ad inserirsi e a completare l’ingentissimo patrimonio archivistico conservato in biblioteche ed archivi pubblici. In questi ultimi anni l’aumentato interesse per gli studi di storia locale e la microstoria, e l’accrescersi delle ricerche in questo ambito, hanno evidenziato la necessità di fornire in modo sempre più dettagliato informazioni sulla consistenza di questo patrimonio documentario non statale, in modo da permettere, prima di tutto, la conoscenza dei luoghi e delle istituzioni che conservano questi archivi. Ciò ha portato al fiorire di un insieme di iniziative di riordinamenti e pubblicazioni degli inventari prodotti, di guide ed altri mezzi di corredo, restauri, mostre, convegni, seminari di studio, per avere un panorama di tutto il patrimonio documentario che si trova fuori dagli istituti non statali. Se è purtroppo vero che gli archivi storici familiari e personali sono un patrimonio molto fragile, essi hanno però una preziosa caratteristica che deriva dalla innata capacità di fare sistema tra di loro, ed in tal modo rendere possibili ricerche e ricostruzioni basate anche

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soltanto su indizi e parziali informazioni. Particolarmente fruttuoso può essere l’incrocio tra archivi privati e archivi di pubbliche istituzioni, specialmente quando si tratti di famiglie i cui membri hanno svolto pubbliche funzioni, ma anche semplicemente quando i privati hanno comunque intessuto rapporti con pubbliche amministrazioni, per motivi giuridici, economici o religiosi. Il valore delle carte travalica la storia della singola famiglia per indicare importanti aspetti storici, artistici e culturali di una terra e di un’epoca. A ragione è stato, quindi, affermato che l’istituto del deposito costituisce uno dei più efficaci accorgimenti psicologici utilizzabili nell’azione di vigilanza perché solleva il privato da oneri spesso insostenibili per la conservazione e consultazione del proprio archivio garantendone, comunque, i diritti della proprietà e della riservatezza attra-

verso la possibilità di porre nell’apposita convenzione specifiche clausole. Nella storiografia degli ultimi decenni la famiglia è diventata un tema di ricerca centrale soprattutto nell’approfondimento e nella diffusione degli studi di sociologia, antropologia e demografia storica. Anche il genere biografico non può non giovarsi immensamente degli archivi di famiglia e il discorso sulle biografie e sulle autobiografie si è arricchito moltissimo in questi ultimi anni non solo di ricerche e pubblicazioni, ma anche di considerazioni metodologiche. Infatti, attraverso l’organizzazione dei dati desunti dall’indagine documentaria del materiale conservato nell’archivio di una famiglia, che abbia svolto un ruolo nella classe dirigente della società in un preciso momento storico, emergono a volte notizie sorprendenti, che possono magari modificare la versione ufficiale della cosiddetta “grande storia”. Ad esempio dall’analisi di un carteggio è possibile sia ricavare notizie sull’argomento trattato nella lettura, sia rilevare abitudini di vita quotidiana, riferite quasi macchinalmente dallo scrivente, sia, infine, assumere un significativo grado di conoscenza sulla sua personalità. La nota dolente è che non di rado gli archivi familiari e personali hanno perduto una certa loro spontaneità origi-

naria, e sono stati oggetto di interventi di riordinamento ispirati o a nuove esigenze funzionali oppure a nuove preoccupazioni ideologiche. Per cui imbattersi per lavoro o per diletto in un archivio privato non è solo una delizia ma una vera e propria fortuna. Sin dalla metà degli anni Cinquanta del secolo scorso una serie di famiglie hanno scelto di donare i loro patrimoni documentari alla biblioteca pubblica arcivescovile “A. De Leo” di Brindisi, facendo così pervenire nell’antica istituzione l’archivio personale del senatore Vitantonio Perrino, di Cosimo Di Nunzio, di monsignor Giacomo Perrino di Brindisi, delle famiglie TanzarellaPanese di Ostuni, Marangio, Panico-Sarcinella, Ruggiero, Titi, Passante, Braccio e Peveri, Briamo di Brindisi, Argentina, Teofilato e Palumbo di Francavilla Fontana, Alfieri di Latiano, Andriani di Roma, Borraro e Cocchinone di Salerno, Stano-Stampacchia e Forastiere di Lecce, del dottore dell’Ambrosiana Carlo Marcora ed ultima, ma non in ordine di importanza, l’archivio dell’on. Carlo Scarascia Mugnozza. È così che per caso e per diletto ci si è imbattuti nei protocolli del notaio Nicola Bottari (1670-1683) conservati dalla famiglia Romano di Francavilla Fontana (che ringrazio nella persona di Antonio Romano). Non si ha un riferimento preciso su quando venne costituito il primo nucleo della piazza dei notai di Francavilla, ma questo potrebbe essere anteriore alla data del primo protocollo (1595) che è pervenuto presso l’archivio di stato di Brindisi, dove sono conservati la maggior parte dei protocolli notarili della provincia. L’archivio relativo a Francavilla è costituito da quasi mille e cinquecento tomi, che coprono un periodo che va dal 1595 al 1871. La maggior parte dei tomi fino al XVII secolo è rilegata in pergamena, alcuni riutilizzando documenti più antichi o coevi. L’archivio notarile costituisce un corpus di documentazione di notevole interesse storico non solo per la città che lo custodisce, ma anche per alcuni paesi vicini, che facevano parte della sua circoscrizione mandamentale. È nota l’importanza che nel passato rivestiva la figura del notaio al quale si ricorreva con grande frequenza, per ogni atto riguardante vari aspetti della vita sociale come, ad esempio testamenti, contratti matrimoniali, dichiarazioni testimoniali, contratti di compravendita e d’affitto. Questo personaggio dotato di “publica fides”, con la sua firma e con il suo “signum” o “tabellonario” (contrassegno personale disegnato a penna o apposto con un timbro sul documento), attestava l’autenticità e la rispondenza del documento stesso ai requisiti previsti dalla legge. A richiesta dell’interessato, il notaio stendeva la minuta dell’atto che successivamente veniva trascritta “in mundum”,


CULTURA

ossia in bella copia, e consegnata agli interessati. La raccolta delle minute degli atti costituivano i protocolli notarili, i quali venivano rilegati in volumi contenenti uno o più anni. Le vie che seguono i documenti nei secoli sono spesso strane e sconosciute, così nel caso del notaio Gennaro Romanello di Camerata in provincia di Perugia, i cui protocolli notarili relativi agli anni 1687-1688 sono conservati nella stessa biblioteca “A. de Leo”, ma non così per il notaio Nicola Bottari, per il quale la via è sicuramente più lineare: la famiglia Romano discende direttamente dai Bottari, che secondo quanto attesta Pietro Palumbo, giungevano a Francavilla Fontana al seguito della famiglia Imperiali nel Seicento. Nel catasto onciario della metà del XVIII secolo risultavano essere dottori in legge con una serie di proprietà mobili ed immobili (case, masserie, animali, vigneti, uliveti) ed era proprio Nicola Bottari ad essere il notaio della famiglia di origine e delle altre famiglie ed istituzioni che gravitavano intorno ai Bottari. Così i Lubelli e Castriota Scanderbeg di Lecce, dell’Antoglietta di Castro, Milizia di Oria, Argentina, Scazzeri di Francavilla e del monastero delle benedettine di Oria o di Manduria e di quello delle clarisse di Francavilla Fontana. Vendite, acquisti e affitti di vigne, masserie e “domum à cannizzo” (case tipiche del Salento con copertura a doppio spiovente realizzate da travi in legno e canne con tegole di terracotta), prestiti, testamenti, donazioni, questioni ereditarie, contratti matrimoniali che corrispondevano a logiche dei gruppi parentali di rafforzamento del patrimonio e di consolidamento delle ‘alleanze’, tutto registrato nei protocolli notarili di Nicola Bottari. Fondamentale è quindi l’importanza di questo insieme di documenti per gli studiosi e gli appassionati di storia non solo locale ma anche del Regno di Napoli alle cui vicende presero parte attiva anche i piccoli comuni. È, inoltre, indicativa la biblioteca privata nella quale sono ancora custoditi i protocolli notarili di Nicola Bottari: libri di diritto, autori russi, cinquecentine come bibbie sacre e testi tipicamente rinascimentali (Claudio Corte, «Il cauallerizzo nel qual si tratta della natura de’caualli, delle razze, del modo di gouernarli, domarli, & frenarli. Et di tutto quello, che a caualli, & a buon cauallerizzo s’appartiene», Venetia, appresso Giordano Ziletti 1573), opere che attestano la formazione, gli interessi e l’attenzione del notaio. Forse è vero come dice Klemens von Metternich che “chi fa la storia non ha il tempo per scriverla”, ecco perché i detentori della “scrittura storica” sono così importanti e trovarli, riconoscerli, tutelarli e renderli fruibili è fondamentale. Katiuscia Di Rocco Direttrice Biblioteca Arcivescovile “De Leo”

VAMPIRI DI MATTINA

Quelli che... , di Enzo Jannacci in versione brindisina Fosse nato a Brindisi, Enzo Jannacci l’avrebbe scritta così…: Quelli che la Politica è l’unico campo in cui non c’è gavetta… Quelli che al politico uscente (da Via Appia…) gli hanno fatto capannello attorno sui marciapiedi dinanzi al Municipio… Quelli che nei giornali “contro-potere” che (chissà perché…) danno spazio a vecchie glorie… Quelli che sono chiamati a scrivere su questi giornali e dispensano verità come faceva Montanelli in ritiro… Quelli che le basole dei Corsi sono state una cosa positiva… Quelli che il Nuovo Verdi si apre con la stessa frequenza del portone giubilare… Quelli che i negozi sui Corsi che falliscono non è colpa loro… Quelli che c’è la crisi ma le pizzerie son sempre tutte piene… Quelli che al sabato sera tutti in tiro, ma però lasciano i buffi nei negozi… Quelli che il rigassificatore è una bomba atomica e con la polvere di carbone ci fanno l’aerosol… Quelli che Ferrarese è sovraesposto…, Quelli che Perdichizzi ci ha “comunque” portato in serie A… Quelli che l’invidia è grande fucina di pareri…, Quelli che la fucina non sanno cosa sia… Quelli che il Cervo l’hanno preso per le corna… “Quelli che... Quelli che i giornalisti sono fogli bianchi dove poterci scrivere qualsiasi cosa… la priorità è Quelli che ai giornalisti indipendenti gli darebbero uno Stato tutto loro… avere un nuovo Quelli che un Duomo in miniatura ha colpito un’istituzione prima che un uomo… palasport” Quelli che un Sindaco non ha fatto nulla se non ha fatto nulla per loro… Quelli che scrivono poesie altissime sui loro manifesti elettorali… Quelli che litigano sui congiuntivi… Quelli che 25 anni fa trovarono lavoro alla Centrale, e all’idea di una Via Craxi a Milano si sono chiesti perché “non anche qui da noi?”… Quelli che sono i tuoi migliori amici solo in campagna elettorale… Quelli che sono contenti che i candidati consiglieri li abbia scelti il Partito… Quelli che la verità è un optional e la dignità un castigo… Quelli che i fondi europei sono un salvadanaio… Quelli che vedono il nostro mare come semplice acqua… Quelli che si affannano per far comprare il fuoristrada nuovo al titolare della sala scommesse… Quelli che in discesa dal cavalcavia girano a destra ma invadono prima la sinistra… Quelli che al semaforo incollano i manifestini del loro matrimonio… Quelli che ci vedono poco e credono sia l’annuncio di un cane scomparso… Quelli che i lavavetri hanno rotto le scatole ma non gli hanno mai allungato un euro in vita loro… “Quelli che... Quelli che sono sempre “incasinati” col lavoro…, Quelli che scordano di avere dei un Sindaco non ha fratelli…, Quelli che “ora devo fare un figlio!”…, Quelli che non possono scegliersi i fatto nulla se non ha generi…, Quelli che non possono scegliersi i generi alimentari… fatto nulla per loro” Quelli che l’ipocrisia è uno scudo… Quelli che hanno fatto lo straordinario perché passava per il Corso il Presidente della Camera…, Quelli che le piscine sono chiuse ormai da anni… Quelli che il contrabbando almeno faceva girare soldi… Quelli che propongono tassi variabili in piena onestà, senza però sapere di cosa stan parlando… Quelli che in Italia ci sono 60 milioni di CT della Nazionale di calcio…, Quelli che in Italia ci sono solo 59 milioni e 910 mila CT della Nazionale perché qui da noi quei restanti 90 mila sono Coach di basket… Quelli che il posticipo della domenica sera devono vederlo con gli amici alla sala scommesse, e quell’aria consumata è poca cosa se la Juve sta vincendo… Quelli che quell’aria consumata è un po’ “diversa” se ad occupare quelle sedie ci sono tanti ragazzi di colore… Quelli che leggere un libro fa male quanto portare il cilicio…, Quelli che col biglietto per Luttazzi ci hanno portato la famiglia in pizzeria… Quelli che la priorità è avere un nuovo Palasport… Quelli che la Rete è solo un accessorio per la pesca…, Quelli che valutano i quotidiani dallo spessore… Quelli che leggono i quotidiani di Partito pensando siano giornali veri… Quelli che i nostri deputati sono a Roma da paladini delle loro cause…, Quelli che fanno i deputati a Roma per le proprie cause… Quelli che la loro erba è sempre più verde…, Quelli che credono che non rilasciare una fattura sia un gesto di cortesia… Quelli che pensano che aver risposto al primo “buongiorno” della giornata valga anche per tutti gli altri… Quelli che pensano che la meritocrazia sia una democrazia per i più meritevoli… Quelli che portano questo giornale sotto il braccio come un orologio sul polsino… Quelli che non lo leggono tutto perché ci sono scritte sempre le stesse cose… Quelli che invece hanno letto fin qui…

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SE L’EUROPA FOSSE CAPOVOLTA

zione tanto desiderato dal Governo inglese; con buona pace di tutti gli organi giurisdizionali e amministrativi che, sgravati da un impegno così oneroso, tornerebbero ad occuparsi di faccende

Avremmo un porto decente, molti più voli, un palazzetto ed un carbonile. Ma dovremmo rinunciare a Brindici Città d’Acqua...

COSE NOSTRE di Guido Giampietro

Q

ualche mese fa a New York, nel cuore del distretto d’arte di Manhattan, sulla 55ma strada, era esposta, alla galleria di stampe antiche Martayan Lan, una strana mappa del cartografo e umanista tedesco Sebastian Münster (1488-1552) che raffigura l’Europa capovolta. “Non abbiamo una spiegazione del tutto soddisfacente - hanno detto i responsabili della galleria - del perché la mappa abbia questo aspetto. Una possibile ragione potrebbe essere il fatto che Münster, teologo, umanista, studioso di cultura greca ed ebraica, abbia scelto questo orientamento per dare enfasi alla parte del mondo in cui ebbero origine la Cristianità, il Giudaismo e il Rinascimento”. Non azzardo nemmeno io un’ipotesi sulle motivazioni che possono aver spinto l’autore della Cosmographia a rappresentare l’Europa in quel modo, diciamo così, stravagante. Non lo faccio perché non ho gli elementi per farlo, ma soprattutto perché a me l’Europa - e,

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ovviamente, l’Italia - mi piacerebbe vederla proprio così: geograficamente capovolta. E quali sarebbero - vi chiederete - i motivi di questo mio gemellaggio fuori del tempo con Münster? Tralasciando l’Europa, mi soffermo a trattare dell’Italia. Come si vede essa verrebbe a trovarsi dirimpettaia delle regioni del Circolo polare artico… Ciò comporterebbe innanzitutto il primato del Mezzogiorno e il superamento dell’annosa questione meridionale. Ma anche il capovolgimento del rancoroso rapporto con i leghisti: loro, i “nordici”, relegati ora nell’odioso Sud e noi, i “sudici”, a guardarli dall’alto. E trovandoci nel “nuovo” Nord dell’Europa, potremmo altresì beneficiare di tutti i vantaggi economici e infrastrutturali di cui finora hanno goduto le regioni settentrionali: le linee ferroviarie ad alta velocità, le autostrade a tre corsie, le grandi fabbriche “pulite”, un mercato ittico più “tranquillo” a causa dell’abbandono di zone di pesca troppo battute dalle motovedette libiche e tunisine. Senza contare che gli Appennini (Murge comprese) avrebbero i ghiacciai e la neve delle Alpi, con positive ricadute sul turismo invernale e con un Giro d’Italia che, finalmente, potrebbe partire da Lecce (o Trapani) e

concludersi a Lecce (o Trapani). Ma i più grossi vantaggi da questo capovolgimento geografico li avremmo noi del Salento, e noi brindisini in particolare. Prima di tutto cesserebbe la posizione Bari…centrica del nostro amato capoluogo di Regione e Brindisi tornerebbe ad essere il naturale porto di collegamento con l’Oriente. Infatti saremmo ora noi ad avvantaggiarci del principio in virtù del quale, finora, più un porto adriatico è lontano da quelli albanesi, greci e turchi (come Venezia, Ancona e, appunto, Bari) e più ad essi è collegato con traghetti e navi da crociera (oltre che da Corridoi paneuropei di varia numerazione…). Lo stesso discorso varrebbe per l’aeroporto che, venendo finalmente a trovarsi a nord dello scalo barese, vedrebbe triplicati i collegamenti nazionali e internazionali. Però i maggiori vantaggi verrebbero dal superamento dei due più grossi problemi che da un po’ angustiano Istituzioni locali e cittadini. Per prima cosa, con l’allontanamento dai giacimenti di gas africani, non avrebbe più senso la costruzione dell’impianto di rigassifica-

più serie. In secondo luogo l’Enel, considerate le mutate condizioni climatiche, sarebbe costretta a interrare gli elettrodotti presenti sul territorio e a realizzare in tutta fretta il “dome”, vale a dire la copertura del carbonile con una maestosa cupola simile a quella costruita nella centrale di Torrevaldaliga Nord di Civitavecchia. Anzi, potrebbe farne due di “dome”, adattando il secondo a palazzetto dello sport per le esigenze della locale squadra di basket. Questo, dunque, significherebbe per noi l’Europa capovolta di Münster! Con ciò non voglio dire che, in cambio, non dovremmo rinunciare a qualcosa. Prima di tutto al nostro caldo sole, mortificato ora da quello freddo di mezzanotte. E poi alla nostra terra ricca di ulivi maestosi e vigneti intruppati come eserciti agli ordini del Dio Bacco. Ma, con maggiore disappunto, dovremmo abbandonare quel progetto di città d’acqua che, con un mare ghiacciato per parecchi mesi all’anno non avrebbe proprio più senso portare avanti.


CULTURA & STORIA

Tesori nascosti

Alparone Francesca

Brindisi Città d’Acqua. Facciamo il punto QUANTI DI NOI BRINDISINI DOMANDANDOCI QUALE sia la parte più bella della nostra città, o alla richiesta di descriverla, risponderemmo: la parte più caratteristica di Brindisi è il suo porto!? Per la verità, questa, è la risposta che darebbero un po’ tutti quelli che, per un modo o per un altro, si fossero trovati a passare da questa città ed in qualunque momento storico. «Ove il mare Adriatico bagnando l’estrema parte d’Italia si distende entro la penisola, che Japigia (parte d’Italia bagnata dal mar Ionio, detta poi Magna Grecia) dagli antichi si nominava, quivi è formato dalla natura il porto di Brindisi, porto il più celebre che immaginar si possa in tutta l’antichità, e che racchiudendo in se stesso più porti, oltremodo si rendette rinomato ne’ tempi della Romana repubblica. » (Annibale De Leo - Memoria, 1846) Per restare ai tempi di Annibale De Leo anziché ritornare all’epoca della Repubblica romana, Carlo Stefano dichiarava: ”Profittevole alla causa nazionale”, riferendosi alla città di Brindisi che, appunto,

data la sua posizione strategica, una volta dotata di infrastrutture e servizi adeguati, avrebbe giocato un ruolo vitale per lo sviluppo dell’economia nazionale. Il Meloni, in concomitanza dell’apertura del canale di Suez, riferendosi all’avvenire della città di Brindisi lo pronosticava: ”Senza confini, più splendido del passato […] con la magia di due parole dissodamento e drenaggio” (da la “Trascrizione del giornale di bordo della goletta L’Angioletto, Titi Shipping). Ora capite bene che si stava aprendo un periodo rosa e ricco di

prospettive per la città di Brindisi, oserei dire, di gran fermento e vitalità. Che cosa è successo poi?! Certo alcune cose sono accadute, ma che ne è di quel lancio della città così tanto garantito? Siamo arrivati al 2009-2010 ed ancora si parla di infrastrutture e di dare al porto la destinazione che merita. Si è parlato di riappropriarsi del fronte del mare. Tutti siamo convinti, come lo erano nel 1870 ed oltre, che Brindisi ha una posizione strategica naturale, che rappresenta la porta d’Oriente, etc. Il convegno dello scorso giugno “Brindisi Città d’acqua” (di cui tutte le testate giornalistiche locali hanno ampiamente parlato), pare abbia dato il via ad una operazione di riqualificazione del porto. Di poche settimane fa è la notizia fornita dal Club Unesco del riconoscimento del Porto di Brindisi quale testimone e monumento di pace, patrimonio dell’umanità. Speriamo, dunque, che ora i tempi siano maturi, finalmente, perché esso sia un punto nevralgico, non dico nazionale ed internazionale, ma almeno per l’economia locale!

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GIOVANI

È

una Parrocchia a misura di giovane, quella voluta da Don Nino Lanzilotto, vissuta come luogo d’incontro, di ricerca comune del senso della vita e di scoperta dei valori. Ci siamo recati presso la chiesa Spirito Santo dove abbiamo incontrato i giovani del quartiere Sant’Angelo. Si sono presentati un po’ per volta, Elisabetta, Roberto, Antonio, Marianna, Tiziana, Gloria, Dalila, Roberta, Isaia insieme ai loro amici, con i volti sorridenti, presi dall’organizzazione del sabato sera. Belli, simpatici, allegri, insieme agli accompagnatori spirituali, in primis il diacono Luca D’Agnano, che li segue con sentita complicità e fede, hanno raccontato di come trascorrono le giornate e vivono il quartiere e la città. “Fortunatamente c’è la parrocchia, i nostri formatori creano i presupposti per poterci incontrare, per discutere e confrontarci su tanti argomenti quali l’amicizia, l’amore, ma anche problematiche legate alla città, al mondo”, raccontano i ragazzi. Elisabetta Giove, la più loquace e disinvolta del gruppo, rompe il ghiaccio ed esalta Brindisi: “Una città in cui si respira arte e storia con i suoi reperti, i preziosi edifici…”. Elisabetta lamenta, però, che le amministrazioni brindisine non valorizzano, come avviene in altre città, l’enorme ricchezza storicoarchitettonica, per fini turistici o di promozione del territorio, Rimanendo in campo artistico, Gloria Naccarato interviene chiedendo “più spettacoli e più eventi per essere più contenti”. Propone l’organizzazione di un maggior numero di rappresentazioni teatrali, di danza, concerti destinati ai giovani per diffondere tra loro l’amore per l’arte e permettere la reale crescita culturale della città. “Perché non creare strutture che possano essere destinate ai giovani brindisini e, magari, attrarre ragazzi dalla provincia o dall’intera Puglia?”, domandano, in coro, i giovani intervistati. Isaia Naccarato pensa ad una discoteca, Dalila D’Alò ad un grande acquario che

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MENO MALE CHE C’È LEI A colloquio con i ragazzi della parrocchia del rione Sant’Angelo: «Qui c’è qualcuno disposto a parlare con noi, senza tentare di analizzarci incuriosito».

richiami turisti. Roberto Campioto punta sullo sport e sulla carenza di impianti sportivi in città, auspica “un Palazzetto dello Sport adeguato all’importanza della squadra locale di Basket”; come un buon saggio, però, suggerisce di partire dalle piccole cose: “Basterebbe poco, come, ad esempio, mettere a disposizione campetti, da utilizzare liberamente ed impegnare, così, le nostre giornate senza bivaccare davanti alla televisione, oppure al computer”. La sicurezza nelle scuole è un argomento caro ad Antonio Roma: “Troppo spesso sono commessi atti di vandalismo ma nessuno ne parla”. Ciò che desiderano i ragazzi è l’opportunità di vivere la città in sicurezza, senza aver timore di muoversi o di sostare in zone troppo isolate e buie di cui, troppo spesso, si appropriano incivili e prepotenti che provocano danni e disagi per i residenti. Dalla sicurezza si passa all’ambiente che rimane l’argomento a cui i ragazzi risultano essere più sensibili. “Aria meno marrone” scrive Marianna Del Monte, e chiede agli amministratori che venga riconosciuto l’immenso valore dell’energia alternativa e di farne un uso opportuno al fine di cautelare la salute di tutti. La parrocchia rappresenta, per i nostri giovani protagonisti, uno dei pochi contesti sociali in cui “c’è qualcuno disposto a parlare con te e non ad analizzarti incuriosito”; un luogo in cui si fa teatro, canti, feste “ci si diverte e si cresce insieme”, queste le loro parole entusiaste. Lo stare insieme che rientra in un progetto condiviso, diviene un’esperienza d’enorme importanza e di grande soddisfazione. “Meno male che c’è Lei” diciamo noi, e le tante piccole comunità che, garantendo coesione sociale e momenti d’aggregazione, rappresentano, per i ragazzi, un prezioso patrimonio in una città che, per loro, non prevede spazi e tempi. Iole La Rosa


ECONOMIA

COMMERCIO&SERVIZI LIBRERIA/CAFFÈ

I 10 anni di Camera a Sud Formula di successo Il Caffè-Libreria Camera a Sud ha da poco compiuto 10 anni: un anniversario importante per un’attività nata da una scommessa che all’epoca era molto impegnativa, quella di avviare in una città che legge poco un locale che oltre ad essere un bar voleva offrire libri e proporre incontri con gli autori. Una scommessa vinta, per i tre soci: i fratelli Dario e Stefano Liguori e Stefano Quitadamo. E nel corso di questi 10 anni a Camera a Sud sono passati personaggi illustri o che lo sarebbero diventati di lì a poco: Roberto Saviano, Gianrico Carofiglio, Dacia Maraini, Marco Travaglio, Pino Roveredo, tanto per citare solo qualche nome. Incontri che hanno contribuito a creare, nel loro piccolo, cultura, in una città che di cultura è assetata ed in cui fino a qualche anno fa di occasioni culturali non se ne contavano poi così tante. «All’inizio - dice Dario Liguori - tutti ci dicevano che eravamo dei folli. Ma spesso è proprio dalla lucida follia che nascono cose interessanti». Camera a Sud è, insomma, oltre che un bel format di locale, la dimostrazione che se si vuol lavorare e si hanno (o cercano) delle buone idee, si può fare qualcosa di buono anche a Brindisi. Complimenti!

POSTA

DONNE

Mail Express: valore aggiunto per le imprese

AD HAIR STUDIO

Riasparmi sull’invio di raccomandate e posta ordinaria. E non solo

Quindici anni di attività ed un successo sempre crescente per AD Hair Studio Donna di Angela D’Alema, che condivide l’avventura professionale con la figlia Lorena Russo e le collaboratrici Stefania e Serena. Nel salone situato al rione Sant’Elia c’è anche un centro estetico con solarium, e le clienti apprezzano questa scelta di Angela di voler ampliare i servizi offerti.

Un numero sempre crescente di aziende e privati locali si sta rivolgendo al punto MailEpress Poste Private di Brindisi (in via Saponea, 27 - tel. 0831525238). Il nuovo operatore offre la gestione postale in outsourcing di tutta la corrispondenza della clientela. Il suo core business è la raccomandata/garantita, la posta prioritaria ed ordinaria fuori dall’area riserva PT e il servizio postale digitale. Perché sempre più operatori scelgono Mail Express? La rinnovata e diffusa sensibilità da parte di aziende ed enti pubblici per l’innovazione tecnologica e l’outsourcing, fattori irrinunciabili per l’otti-

mizzazione degli investimenti e la concentrazione sulle proprie attività core, spiega il successo di una formula che conferisce valore all’impresa. Ecco i principali vantaggi: risparmio tariffario rispetto a Poste Italiane per le raccomandate/garantite e per gli altri servizi i cui clienti recuperano l’IVA; servizi di ritiro a domicilio (pick up), lavoro ed inoltro di tutta la corrispondenza con evidenti risparmi da parte delle aziende sul costo del personale

adibito a mansioni accessorie e dispersive come ad esempio la piega, l’imbustamento, l’affrancatura, la compilazione di distinte, di ricevute di partenza e di ritorno delle raccomandate; servizi ad alto contenuto tecnologico. Si tratta, insomma, di servizi rivolti soprattutto a clienti che producono ingenti quantitativi di corrispondenza quali assicurazioni, studi legali, banche, pubbliche amministrazioni, aziende operanti nel settore utilities.

Acconciature e centro estetico

INFORMAZIONE ONLINE

Nasce BrindisiReport.it Tutto pronto per la nascita del primo quotidiano online della provincia. Si chiamerà BrindisiReport.it e sarà diretto da Marcello Orlandini, ex vice caposervizio a Quotidiano, ora corrspondente del Corriere del Mezzogiorno e del “Sole 24 Ore”. Quella di Orlandini è sicuramente una delle firme brindisine più autorevoli, indipendenti e puntuali. Il direttore si avvarrà della collaborazione di una giovane redazione. La società che edita l’iniziativa è la Edizioni Futura, una srl con capitale sociale di 100 mila euro, costituita nello scorso mese di novembre, della quale è amministratore unico Vittorio Bruno Stamerra (nella foto), ex

direttore del Quotidiano e attuale editorialista della Gazzetta del Mezzogiorno. BrindisiReport, oltre ad una puntuale presenza sui fatti di cro-

naca, si caretterizzerà - anche attraverso una serie di qualificate collaborazioni, inchieste e speciali - sui temi dello sviluppo economico, della cultura, dell’ambiente e della qualità della vita. È inoltre prevista la collaborazione con testate nazionali on line di grande prestigio. L’iniziativa editoriale sarà avviata nei prossimi giorni (da qualche settimana la redazione è impegnata nella realizzazione di alcuni numeri zero) e sarà ufficialmente presentata entro la fine di febbraio in un incontro con autorità, imprenditori, sindacati, esponenti della politica, rappresentanti delle categorie professionali ed opinion leader.

FOTOGRAFIA

NUOVI CORSI Secondo ciclo all’Afi

Sono aperte le iscrizioni al secondo ciclo dei corsi di fotografia dell’Afi (Accademia fotografica italiana) di Virginia Frigione. I corsi (Fotografia

di Base, Sala Posa, Reportage, Still Life, Fotoritocco, Web Design e corsi serali di Fotografia di base) sono tutti a numero chiuso, e avranno inizio il 22 febbraio. L’Accade-

mia terrà le sue lezioni presso la Cittadella Della Ricerca. Per maggiori inforazioni: www.accademiafotograficaitaliana.it , o telefonare al numero 3346691182. WWW.TBMAGAZINE.IT TB 29


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TRADIZIONI

IL RACCONTO

“Nu giurnu a ferragostu” Seconda puntata

di PIERPAOLO PETROSILLO

Passeggiando lungo il porto Il protagonista del racconto arriva al mare e si gode il panorama: il Castello Aragonese, la Lega navale, la Casa del Turista. E al scalinata Virgiliana, Forte a Mare, l’Hotel Internazionale ed il monumento al Marinaio d’Italia... Uarda stu pescherecciu! E quist’atru! E quist’atru arretu! Tennu la nomina di li femmini di ‘ntra casa ! … Tutti Santi sontu. ... Setti ottu nd’ hannu rumastu: ‘ppuggiati cu lu fiancu ...an facci allu pareti “luengu di lu Mari”.

L’AUTORE

Pierpaolo Petrosillo si presenta Il mio nome è Pierpaolo Petrosillo, sono nato e vivo, con ritrovato affetto ed immancabili dispiacere e rancore, nella mia Città: Brindisi, ...nu capulavoru di lu padreternu. Forse sono proprio questi sentimenti ad aver generato questo scritto: il primo per me in “dialetto”. Racconta i pensieri che faccio e ciò che provo il giorno di Ferragosto, correndo per il “Centro

Abbasci’ alla Marina! ..S’av’a chiamari! Addo si vendi lu pesci! Addo splendi lu soli! …Ognie vota ca lu fazzu: pensu sempri ca nisciunu …teni na cosa cussini. ...Dicunu ca ‘ssumiggha a ‘na capu di “Cervu curnutu”! Ma so’ megghiu to’ belli menni scinduti ca sta pigghiunu lu soli! Di quiddi mazzi e ‘llargati! Una si ndi va’ a Levanti …e l’atra si ndi va’ Ponenti.

Storico” della Città. Dedico “Nu giurno a ferragostu” a tutti i brindisini che dimostrano di amare la propria città, ed in particolare ai loro figli che stanno imparando a farlo. E lo dedico ai miei figli : Lorenzo e Manuele. Piepaolo Petrosillo Se volete contattare l’autore, scrivete a: pierpaolo.petrosillo@libero.it.

A n’angulu di stu capezzulu: lu “Castellu t’in Terra”. No’ si movi di dai! Nd’av’a ricurdari quandu si difindia …lu paisi nuestru.

L’ “Abbissu pi li Naviganti”! ... Ti sienti nu gabbianu ca vula prisciatu intornu alli varchi !

Tirimpettu: ...la “Lega Navali” - la Lega ‘bbona - nquarche fricchettoni passiggiari la... “passerella” di lu molu. ...E di costi... ... lu “Villaggiu di li Piscaturi” . Na “vita ti Puvirieddi” . Piccati: ...no’ sannu chiu ‘ddo l’ hann’a sce piscari ...na frazzata di pisci ”mannaggia lu rimu”!

Lu “Monumentu alli Marinari” di na vota ! Nisciunu bisuegnu cu li paiavi. Vistuti di Paperini… si sce sacrificaunu senza cu nci batunu: “varc’a mari marimari a fundu” ...si dicia.

“Mi dispiaci ca no sacciu cantari cu vi fazzu ristari voccapierti” “Cantaunu ntr’alli paranzi... cu l’addori ti l’alici frischi“ “E quiddu cantu trasia ntr’allu cori! Spasimi, turmienti, cosi passati e nuttati d’amori” Chiù ‘dda’ mberu: nu sorta di timoni… fattu di piezzi di carpuru unu sobbr’all’atru. Ci lu nchiani scalinu pi scalinu: com’all’amori eti: ...nc’è chiù gustu! Po ti criti ca tieni to’ cannucchiali ...quandu scampagni li uecchi nzusu.

...Buenu mali... ca lu traghettu biancazzurru... no nci ‘ffonda! A centru lu “Casali”: …lu quartieri di li signuri! Chinu di sciardini e villi a regula d’arti! St’ urtimi palazzini nuevi ...a postu di li pineti: no’ è ca tanta mi cunvincunu sa! Dici ca l’è approvati puru la “So”p”rintendenza” mannagghia “Santa Maria di lu Casali “! A mienz’ alli menni:

forivia allu canali: …comu ‘ntra nu mirinu di fucili: si veti n’atru Castellu: “Fort’a Mari”. Dopu tant’anni... è turnat’a brilla’ di russu! Na signurina cu li musi pittati an facci allu specchiu! Li puzi... ‘ttaccati ...pari ca porta! Addo mieni mieni canni ...’ncagli dighi ...ca strangugghiunu an canna ! Comu cateni di S.Antoniu sontu! Ntra tanta pinsati c’hannu ‘vutu: nci stava quedda cu fannu nu “casinu”! ...Anzi…”Casinò”…si dici. ... No’ sannu mancu loru. Iu pensu sulu: ... ca ‘ddi sorta di navi grigi ca nci passunu sempri nanti pari ca lu ‘nzurtunu ognie vota! ... Sapi comu s’er’a prisciari ci vitia nu mercantili caricu caricu vicin’a “Punta Risu”! O na navi di Pirati ripa ripa alli “Pitagni” O lu Neptunia ...o lu Victoria; o nu traghettu pi “Bombay”.

vitia: n’aereu pi Calcutta ; …o pi Cape-Town. O nu treninu luntanu ‘mbrazzat’ a “Viali Regina Margherita”. Quarche riamasugghiu di binariu ...si vet’ancor’an terra. Mo’ stu viali : ...pari propia buenu... uardatu di nanti. Li “Palazzi” tutti giustati. Hannu fattu “la Casa pi lu Turista”! E quedda nc’è rumasta ! L’ “Albergu Internazionali”: sbantusu è divintatu! Ma tanta li “porti pi l’Orienti “ avi ca l’ammu chiusi! Atru ca valigi : ...mancu lu zainettu nci stai chiù pi l’India. ... Di dda’ si ‘rrivvava! ... Di li “scali di Virgiliu” ! …Nu “Latin Lover”. Si ndi duvetti vine’ a “Brundisium” …cu scrivi l’urtimi viersi. Viti ca ndi l’ammu ‘ccortu …ca ntra l’ “Eneidi “: ha’ parlatu di lu Portu nuestru! Com’ha dittu: “Qua e là si innalzano vaste le rupi… e doppi scogli, sotto cui si stende silenzioso e sicuro... ovunque… il mare. E i luoghi… hanno ombra da tremule selve. Quì non servono funi per tenere le navi stanche dal viaggio; né le ancore dal morso adunco”. Puesii fini ...facìa. Già di tandu dicia alli cristiani: no’ lassati li campagni! …Guditivili! Amativi unu cu l’atru! Faciti na vita semplici ! E malacarnandu: …faciti funzionari lu cirvieddu. Di costi a casa sua …ndi pinsamu ca scindia la “via Appia”: “la Re”g”gina… di li strati”. Mo’ di ‘bbasciu …si ‘nchian’alla “Culonna” faza …e all’atra menza. Ce belli gelati fannu ‘dda ‘nnanzi... E ce ‘ddori di pizzelli ca si senti... Continua sul prossimo numero

... ... Sapi comu l’erun’a rizzica’ li carni ci WWW.TBMAGAZINE.IT TB 31


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“Il diritto di sembrare ridicoli è qualcosa a cui teniamo molto...” Tutto ciò che leggete in queste pagine è falso. Anche se non ci credete

REPORTAGE

CAPITALE DELLA CULTURA: LA CITTÁ È IMPAZZITA! Ai bar tutti duettano in rima. Sui bus gli autisti declamano Leopardi. Persino al mercato è tutto un fiorire di Seneca e Voltaire. In giunta un susseguirsi di citazioni colte. Baldacconi e Celeste recitano in tv “L’Infinito”. Anche se resta qualche sacca di rozzi incolti (di sinistra, ovviamente). Su Studio 100, Maria Di Filippo spiega così il dilagare della moda della Cultura: «A Brindisi, ormai, è emergenza marjuana» La città di Brindisi ha superato il primo turno: possiamo aspirare a diventare capitale della cultura nel 2019. È come se il Brindisi dei Barretta fosse in semifinale di Champions, oppure l’Enel Brindisi alle final four di Eurolega. Mennitti e D’Attis gongolano. Ma la notizia dell’ammissione di Brindisi alle candidature non ha colto TB di sorpresa. Era evidente che la città fosse già pronta e notevolmente cambiata. Perfino i più dubbiosi ormai si sono convertiti alla Cultura. Ecco alcuni esempi. Al Bar. In tutti i bar, anche i più malfamati della città, si respira aria nuova. Al Rosso e Nero si duetta solo in rima: «Bel dì gentilissimo ingegnere, la di lei moglie ha appena ordinato un espressino, posi pure sulla poltrona il suo bel sedere, e mi dica cosa gradisce per iniziare un buon mattino». Al Bar Ausonia ogni pomeriggio ci sono i Caffè Letterari, con Ennio Masiello che legge brani dei Promessi Sposi. A Camera a Sud ogni consumazione è accompagnata da un foglietto che recita passi delle poesie di Ungaretti. Al C’est La Vie il menù del giorno è proposto in latino e greco. Al Central Bar, dove la nuova gestione ha voluto al banco solo donne, ogni giorno un tizio entra, ordina il cappuccino e declama alla bargirl bruna i seguenti versi di Alban Rujo: «Ogni volta che ti vedo sussulto ogni volta che ti sento tremo ogni volta che ti sfioro m’ebbro ogni volta che ti saluto piango». La ragazza, emozionata ma ancora ragionevole, risponde: «Ogni volta che berrai il cappuccino, lo troverai freddo». Certo, capita sempre il rozzo di turno che, con fare spiccio, dice al barman: «Fammi sto cazzo di caffè e non provare neanche a rompermi i coglioni con le puttanate sulla cultura». Purtroppo ci sono ancora dei comunisti non convertiti. Ma stanno provvedendo ad eliminare anche quelli. Sul Bus. Anche la Stp appoggia con 32 TB FEBBRAIO 2010

convinzione la svolta di Mennitti. Via le pubblicità. Al loro posto degli estratti di Omero e Socrate. Ogni volta che sull’autobus (il nome corriera è stato vietato, perché obsoleto e troppo popolare) salirà una bella ragazza, l’autista fermerà il mezzo, si alzerà ed esclamerà ad alta voce: «La donzelletta vien dalla campagna, In sul calar del sole, Col suo fascio dell’erba; e reca in mano Un mazzolin di rose e di viole». Udendo quelle parole, nonna Mina risponderà da par suo: «Caro giovane rincoglionito, chiudi la porta e corri a menadito, che sul fuoco cuoce il brodetto, e poi mi sta spetta lu lietto». Al Mercato. La Cultura arriva anche in posti impensabili come il mercato settimanale del giovedì. Un venditore di abbigliamento è stato sentito citare Seneca: «Vivi ogni giorno della tua vita come se fosse l’ultimo». La giovine signora che aveva di fronte ha prontamente ribattutto rifacendosi a Voltaire:

«Disapprovo ciò che dici, ma difenderò alla morte il tuo diritto di dirlo». Lui ha replicato con Shakespeare: «È una bella prigione il mondo». La suocera della giovane, dall’alto della saggezza dei suoi 70 e passa anni, ha portato a termine il dibattito: «Insomma, ce lo fai sto cazzo di sconto o dobbiamo passare qui tutta la giornata?». In TV. Il mezzo più ambito dal Potere, com’è ovvio, si allineerà alla linea politica dettata da Palazzo di Città. Walter Baldacconi, direttore di Studio 100, emittente notoriamente avversa a chi governa, aprirà i Tg recitando la sua composizione preferita, “L’Infinito” di Leopardi: «Sempre caro mi fu quest’ermo colle, e questa siepe, che da tanta parte dell’ultimo orizzonte il guardo esclude». Maria Di Filippo e Anna Saponaro lo guarderanno con occhi disperati, cercando di farlo rinvenire con degli scossoni. «Tranquille, si sarà fatto una canna», dirà Fabrizio Caianiello. Ma Antonio Celeste interverrà a sostegno del direttore: «Così tra questa immensità s’annega il pensier mio: e il naufragar m’è dolce in questo mare». Pronta la replica di Maria Di Filippo, che aprirà il tg con il titolo: «Ormai a Brindisi è emergenza marjuana!».

PUBBLICITÁ: NUOVA APERTURA AL CENTRO

Al Palazzetto. Il Patròn, ovviamente, appoggia la svolta culturale e chiede ai suoi di fare altrettanto. I giocatori, prima del fischio di inizio, ri riuniranno a centrocampo e Joe Crispin leggerà un passo di Paulo Coelho: «Tutte le battaglie, comprese quelle che perdiamo, servono ad insegnarci qualcosa». Infante, non avendo ben capito l’assunto, chiederà: «Scusate, ma che diavolo vuol dire?». E Perdichizzi, perentorio: «Che se hai la palla non devi minimamente pensare di tirare o penetrare. Devi passarla a Joe o ad Omar». La curva esporrà uno striscione: «L’amore tra due persone non è guardarsi l’un l’altro ma guardare tutti e due nella stessa direzione». Una citazione tratta da “Il giorno in più” di Fabio Volo, autore peraltro non ammesso nel gotha della Vera Cultura... Per una intera partita nessuno farà il tifo, e tutti continueranno a chiedersi: «Ma cosa cazzo vuol dire quello striscione?». Allo stadio. I tifosi del Calcio non saranno da meno, anzi, dimostreranno di essere molto più avanti in quanto a cultura. Nella partita in cui la società di giocherà l’accesso ai play-off, comparirà lo striscione «Quid sit futurus cras, fuge quaerere. In tribuna vip, il professor Massimo Guastella tradurrà la frase di Orazio e illuminerà tutti i presenti : «Significa “evita di chiederti cosa sia il domani”». «E che vorrà mai dire?», chiederanno i Barretta. «Che se non cambiate allenatore, il lunedì sarà sempre un domani di merda!», sentenzierà il professore. In Giunta. Anche nelle riunioni dell’esecutivo i dialoghi sono ormai all’insegna della Cultura più alta. Eccovi un estratto. D’Attis, citando Madre Teresa di Calcutta: «Oggi la gente è affamata d’amore, e l’amore è la sola risposta alla solitudine e alla grande povertà». Teo Titi, commosso, abbraccia il vicesindaco esclamando le parole di Martin Luther King: «Sii sempre il meglio di ciò che sei». Francesco Renna, fissando l’unico assessore donna, Gabriella Dell’Aquila, recita un brano di Federico Garcia Lorca: «Il mio sguardo si stupisce, si inchina, il mio cuore chiude tutti i suoi cancelli, per meditare di nascosto sul miracolo. Sei tanto bella»! Interviene Mimmo De Michele, rammentando un passo di Kahlil Gibran: «Il fremito dello spirito appaga più intimamente della sicurezza del corpo». Poi Mario Pennetta, un po’ sottotono: «Anche io non vado bene di corpo». Finalmente il sindaco Mennitti rompe gli indugi: «Sentite, e se la smettessimo con queste puttanate e firmassimo almeno una, dico una delibera?».


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LE INTERVISTE ESCLUSIVE

“TB è il mio giornale preferito. Lo adoro. Lo leggo sempre quando vado in bagno” “Ringrazio D’Alema. Solo lui poteva scegliere di nuovo Boccia. È stata una grande mossa strategica a mio favore”

SUPERNICHI Caro Presidente uscente (e forse rientrante), lei crede nei miracoli o è convinto che la vittoria alle primarie sia merito suo? Beh, devo dire che questa volta, più che io, è stato bravissimo D’Alema. Solo lui poteva pensare di rimettermi contro Boccia. In effetti, D’Alema ormai è imbattibile come stratega di grandi sconfitte. Senta, dicono che ha vinto perché il suo volto buca lo schermo: ma chi è che spara ste cazzate nel PD? Diciamo che ormai nel PD sono in tanti, forse in troppi, a sparare cazzate. Però sono da elogiare, perché lo fanno sempre in buona fede. Il popolo di centrosinistra crede davvero nelle cazzate che fa e nelle puttanate che dice. Lei è molto amico di Michele Errico. Quali sono gli altri suoi difetti? Io ho molti amici a Brindisi e in tutta la Puglia. E lo vedrete alle elezioni. Lei sostiene di andare d’accordo con le persone normali. Ma mi spieghi, se uno frequenta lei, come fa ad essere normale? In effetti chi mi frequenta non è normale. Ha qualcosa in più rispetto alla media. Ma mi scusi, ha dato uno sguardo dall’altra parte? Vede persone normali lì? La prego, non mi faccia certe domande, altrimenti dovrei iniziare a dire parolacce.

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Cambiamo argomento: i politici trombano tutti. C’è chi va a puttane, chi si fa portare le escort, chi preferisce i trans. Possibile che di lei non esca neanche una foto compromettente? Che figura ci facciamo? Vuol dire che sono una persona seria. Questo lo dicono tutti i politici. Senta, lei ha dichiarato di aver fatto sesso la prima volta a 19 anni. Si ricorda se era di destra, di sinistra, di sopra o di sotto? Ma è una intervista seria o siamo al Grande Fratello? Mi avevano detto che questo giornale era un po’ strano, ma non credevo che fosse così strano... Però le piace? Lo adoro. È il mio magazine preferito. Lo leggo soprattutto quando vado in bagno. Non vi offenderete mica? Per così poco. Ma si figuri. E comunque è in bagno che si leggono le cose migliori. Le spiace se continuiamo a sondare il suo privato? Prego, tanto ormai... Qual è il posto più erotico dove ha firmato una delibera? Ma siete proprio fissati! Direi nell’auto blu di servizio. Si stava scomodi, però andava firmata d’urgenza. Passiamo ai politici brindisini: cosa pensa di Errico?

Grande persona. E di Mennitti? Grande persona. E di Ferrarese? Grande persona. Non ha altre parole da usare? Siamo in campagna elettorale, meglio non urtarli, so che sono suscettibili. È vero che in sala giunta farà scrivere “boia chi molla” perché si è stufato di qualche assessore petomane? Ma voi siete pazzi! Iniziate a piacermi. Stia calmo con le minacce: ricordi che lei resta sempre un comunista, dunque un reietto. Mi tolga una curiosità: nei manifesti elettorali appare con gli occhi sgranati e l’aria carica. Aveva bevuto oppure fumato una canna? In effetti avevamo appena brindato per la candidatura di Rocco Palese. Le risulta che qualche suo ex assessore si ricandida con il motto “Viva la fica e che Dio la benedica”? Sì, mi è giunta voce. Quanto meno sarebbe coerente. Lei si è occupato di degrado urbano. Ma, precisamente, di quanto ha degradato la Puglia rispetto a Fitto, che già ce l’aveva messa tutta e vorrebbe ricominciare a farlo?

La Puglia con me è migliore. Lei è sempre stato di sinistra. Possibile che sia così masochista? Mai un ripensamento? Manco morto. Vediamo se indovina di chi è questa citazione: «Senza Mazzone non avrei fatto la carriera che ho fatto». È facile: Francesco Totti. Sbagliato: Rocco Siffredi. Non ci sarei mai arrivato. A cosa, alle misure di Rocco Siffredi? Anche. Per hobby lei suona la chitarra, legge libri e cucina. Perché non lo fa a tempo libero e si toglie dalle palle? Prometto, faccio gli ultimi cinque anni. Poi me ne vado in un isola deserta. La prego, porti con se anche Fitto. Sarà difficile, ma tutto può accadere nella vita. Com’è stare insieme cinque anni con Marcello Rollo, Enzo Cappellini, Pino Romano... Diciamo che dopo questa esperienza sono pronto per fare “L’Isola dei Famosi”. È un complimento? Non credo proprio! Alcune domande sono tratte dal libro “Sparla con me”, di Dario Vergassola, Edizioni Mondadori.


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I LOCALI DI TB

Ristoranti

t Hara Un locale originale e coraggioso, che sta riscuotendo ottimi consensi. Potete scegliere i piatti del giorno, oppure prediligere (e ve lo consigliamo) i menù degustazione: Hara (carne, pesce e verdure), Fresco (solo pesce), Gusto (carne), Verde (vegetariano), Leggero (per chi tiene alla forma fisica). Il Sushi e il Sashimi sono degni di un ristorante giapponese. Il locale è anche wine-bar e sala da thé. Via G. Bruno 26/28, tel. 0831520064. Chiuso la domenica sera e il lunedì. L’Araba Fenice u Da anni uno dei ristoranti brindisini più apprezzati. Ambiente elegante, cantina sontuosa che dà il giusto spazio ai vini del territorio, cucina di qualità a prezzi accessibili. Servizio puntuale e discreto. D’obbligo partire con l’antipasto della casa. Come primo vi consigliamo gli gnocchetti con gamberi e melanzane. Insuperabili i gamberoni rossi di Gallipoli al sale. Pesce sempre fresco. Dolci da applauso. Corso Roma 31, tel. 0831590009. Chiuso il lunedì.

t Iaccato La storia della cucina marinara brindisina. Da decenni questo locale è la meta prediletta di quanti amano mangiare pesce fresco. Nel locale della famiglia Romanelli potrete assaggiare, tra le altre cose, degli incredibili tagliolini all’aragostella. Ma se proprio volete vivere un’esperienza gastronomica indimenticabile, allora ordinate la zuppa di pesce della casa: senza paragoni. Pizze anche a pranzo. Piaz.le Lenio Flacco, tel. 0831524084. Chiuso il mercoledì. La locanda del porto u Ambiente classico e piacevole. Cucina tradizionale. Si apre con l’antipasto della casa (10 piatti tipici). Tra i primi, da non perdere i paccheri alla rana pescatrice con ricottina piccante (oppure gli agnolotti ai crostacei con ricciola). Per secondo carne arrosto (c’è anche la fiorentina) oppure l’ottimo tonno scottato con salsa di basilico e parmigiano. Dal lunedì al venerdì si serve la pizza anche a pranzo. Via Montenegro 20, tel. 0831568181. Chiuso il martedì.

t La Norcineria Cucina completamente rinnovata per questo locale accogliente e caldo situato ai piedi della Colonna Romana. All’ottima selezione di salumi, formaggi e carni, si aggiungono ora i piatti della tradizione marinara. Ottimi il tonno alla griglia con zucchine gratinate, la seppia alla catalana, l’insalata russa con il dentice, gli gnocchetti ai frutti di mare. Azzardate, ma squisite, le orecchiette al nero di seppia con le cozze. Via Colonne 57/59, tel. 08311720488. Chiuso il mercoledì. Penny u L’arte del buon bere, della cucina e della cordialità. Il Penny è uno dei ristoranti più belli e romantici della città, situato in un palazzotto del 1200 affacciato sul porto. La cucina è raffinata e privilegia i piatti a base di pesce fresco, come i tagliolini allo scorfano. L’antipasto propone quattro portate in un unico piatto dal design ricercato. Il Penny è anche enoteca (e che assortimento!) e cioccolateria. Via San Francesco 5, tel. 0831563013. Chiuso il lunedì. 36 TB FEBBRAIO 2010

t Pantagruele Dal gennaio 1988, data di apertura, sempre al top della ristorazione locale e nazionale. Antipasto di 10-12 portate, tutte originali e sorprendenti (come il pesce spada marinato al lime). Tra i primi da provare la caramella di pasta fillo con ricotta, cicoriette, gambero rosso, e riso rosso. Tra i secondi: pescato del giorno cotto in tutti i gusti. Sugli scudi la zuppa di scorfano. Via Salita di Ripalta 1/3, tel. 0831560605. Chiuso il sabato a pranzo e la domenica (tutta). Skipper/Betty u La cucina di uno dei locali storici del centro, abbinata alla location del bar più popolare. Ne esce un mix di buona cucina marinara, posti a sedere in piazzetta oppure nel romantico cortile interno. Ottimi i tagliolini ai frutti di mare, ma anche le pappardelle ai porcini con le vongole. Abbondante la grigliata di pesce, buone le pizze. Per dolce, cosa c’è di meglio del gelato del Bar Betty? Viale Regina Margherita 6, tel. 0831563465. Chiuso il mercoledì.


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SPORT TuttoBrindisi

BASKET

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isultati altalenanti per la squadra allenata da Giovanni Perdichizzi, capace di imprese straordinarie e di suicidi imbarazzanti. Siamo comunque sempre a due passi dalla vetta del campionato di Legadue, e tra meno di un mese ci aspettano le Final Four, in programma il 6 e 7 marzo a Sassari. Speriamo di arrivarci con i ragazzi in forma e con il clima giusto. E proprio per sostenere al meglio i nostri beniamini, l’agenzia viaggi Poseidone ha preparato per i tifosi brindisini un interessante pacchetto (bus + traghetto + biglietto per la partita + hotel) a prezzi convenientissimi. Per ulteriori informazioni visionate la pagina pubblicitaria qui accanto, oppure telefonate direttamente in agenzia: 0831.524872

Michele Cardinali, fotografato da Dino Matera

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SPORT

NUOTO

Apre la piscina comunale A Sant’Elia tutto pronto per l’inaugurazione del nuovo impianto, affidato a tre società (Posillipo Napoli, Archimede Brindisi e Centro Sport Brindisi). La soddisfazione dell’assessore Mimmo De Michele

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inalmente, dopo una lunga attesa, apre la piscina comunale del quartiere Sant’Elia, affidata ad un consorzio di associazioni sportive che vede insieme la Posillipo Napoli e due società brindisine, la Archimede (presieduta da Roberto Aluzzi) e la Polisportiva Centro Sport (presieduta da don Mario Guadalupi). L’inaugurazione è prevista per la fine del mese di febbraio, ma è già possibile pre-iscriversi ai corsi recandosi presso il negozio Appia Store, in via Appia 143/b (tel. 0831.587496 - 340.7886287). Per l’assessore allo Sport del Comune di Brindisi, Mimmo De Michele (in foto), si tratta ovviamente di una grande soddisfazione: «È la prima piscina comunale che si apre a Brindisi, ed è un notevole passo avanti nel programma dell’amministrazione, che prevede il potenziamento delle strutture sportive

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cittadine». Ma questo impianto ha un’importanza particolare: «Perché apriamo in un quartiere che un tempo era visto come zona emarginata e pericolosa. Oggi invece gli abitanti del rione Sant’Elia possono andare fieri di questa struttura, e sono sicuro che saranno i primi a volerla tutelare». Le società sportive che gestiscono l’impianto ed il Comune stanno lavorando inoltre ad un progetto importantissimo, quello di aprire la piscina alle scuole, riservando delle fasce orarie gli studenti. «Probabilmente partiremo con questo progetto nel prossimo anno scolastico» - dice De Michele - «ma non escludo che si possa fare qualche piccolo esperimento entro la fine di giugno». Il responsabile tecnico della struttura è Roberto Aluzzi. La piscina sarà Scuola di nuoto federale e vi si potrà svolgere l’attività propedeutica alle gare agonistiche.


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SPORT

INTERVISTA

Confessioni di un (finto) antipatico È quello che finisce sotto accusa quando le cose vanno male. Oggi che la squadra è seconda, Antonello Corso può togliersi qualche sassolino dalle scarpe. E sul palazzetto e la LegaUno dice che...

A

ntonello Corso è una persona di rara simpatia. Ha un lavoro che gli permette di vivere senza grossi patemi. Ha anche una moglie ed una figlia, quindi diciamo che saprebbe come ammazzare il tempo libero. E invece, a causa della sua passione per il basket e dell’incarico di direttore generale della Enel Basket Brindisi, risulta come uno dei brindisini più antipatici, è sempre sotto accusa (quando le cose vanno male) e mai ringraziato (quando le cose vanno bene). Visto che oggi la società è seconda e “rischia” di finire in LegaUno, un’intervista se la merita, e magari qualche complimento. Corso, due mesi fa eravate una squadra da buttare, oggi è il trionfo, malgrado il suicidio casalingo contro Casalpusterlengo. Come spesso accade, si esagera. Cos’è cambiato? Nulla. La fiducia che avevamo nella persona di Perdichizzi e dello staff tecnico c’era tre anni fa, c’è stata sempre e c’è oggi. Ma perché se la prendono sempre con lei ed il coach? Vorrei saperlo anch’io, ma dovreste chiederlo a qualche vostro collega. Però non mi stupisco più di tanto: in fondo, solo chi fa delle scelte è oggetto di certe attenzioni. Noi abbiamo fatto tante scelte, in alcuni casi sbagliate, per carità. E quindi è facile finire sotto accusa. E chi glielo fa fare. Non prende nulla ma ricopre un incarico che altrove frutterebbe anche 100mila euro?

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Ricopro questo ruolo gratuitamente (come fanno anche Antonio Corlianò e lo staff medico), ma sono onorato di farlo, e per la passione che ho per questo sport, magari pagherei pure per farlo. Con tutti i

pro e i contro. E perché? Ama apparire in tv? Tutt’altro. Perché mi fa stare in un ambiente che mi piace e posso conoscere grandi professionisti dello sport. Le faccio qualche nome a caso: Perdichizzi. Un uomo. Una persona leale e intelligente. Chi lo giudica male lo fa perché non lo conosce. Ma trovare una persona che abbia quelle tre caratteristiche non è facile. Forse è per questo che sono in grande sintonia con lui. Molti tifosi dicono che non capisce nulla di basket... Chi, io? Di lei non ne parliamo proprio. No, ce l’hanno con Perdichizzi, che pur non capendo nulla ci ha portati in Legadue ed ora siamo secondi. Va bene il sedere, però... Se uno raggiunge certi risultati non lo

fa per caso. Diciamo che Giovanni non è prodigo di particolari effusioni. Forse è per questo che è antipatico a molti. Come me del resto. I tifosi. Restando in tema, mi rendo conto di non stare simpatico, ma in una società ci deve essere qualcuno che prende le scelte, e qui sono io. Fu così per la questione abbonamenti. Ma io voglio guardare avanti e gradirei che invece di criticare dopo si proponessero dei consigli prima. Ferrarese. Una persona di intelligenza spesso non compresa in città. È un imprenditore dall’occhio fino e dalle ampie vedute. Non è un caso che finora abbia raggiunto tutti gli obiettivi che si era prefissato: imprenditoriali, sportivi, politici. Sono orgoglioso di essere al suo fianco e di godere della sua stima illimitata. È vero che a giugno lascia e arrivano i Barretta? Fesserie. Certo è che da solo Massimo non può reggere, perché si tratterebbe di un impegno molto dispendioso. Stiamo cercando di ampliare la rosa societaria. Abbiamo costituito la società per azioni e a breve avvieremo degli incontri con imprenditori che sembrano interessati ad entrare nella compagine. E sono convinto che anche questa volta sarà un successo. L’Enel: lascia o raddoppia? Abbiamo un’opzione per il terzo anno. Loro sono contenti del ritorno d’immagine avuto dalla sponsorizzazione e dei risulta-


SPORT Le scarpe e i calzini di Omar Thomas: una chicca fotografata da Dino Matera. Nell’altra pagina Antonello Corso

ti che stiamo ottenendo. Quindi credo che il contratto sarà prolungato per un anno. Senza i loro 600mila euro sarebbe dura. È dura già così. Pur avendo ridotto il costo della squadra di un buon 10%, tutti gli altri costi aumentano, quindi si chiude sempre in perdita... Di quanto: 200mila, 500mila euro? Diciamo che stiamo più o meno nel mezzo. Palazzetto: se salite in Legauno è un gran casino. In tutti i sensi. Lì è tutta una questione di volontà politica. Certo, poi oltre alla volontà ci vogliono i tempi. E i soldi. E se salite serve un palazzetto in tre mesi! E l’unica soluzione sarebbe un tensostatico. Orrendo. E poi, un tensostatico da 5000 posti? Da 4-5000. Si può fare. Mi rendo conto che non è una soluzione ottimale e che le cose fatte di fretta sono sempre arrangiate, però... Mi rendo conto, come avete detto voi di TB, che il palazzetto non è certo il primo problema della città, però ognuno presta attenzione ai problemi che più gli stanno a cuore. E per noi, e per una fetta importante del mondo sportivo brindisino, quello del palazzetto è un problema

primario. E penso che anche i Barretta dovrebbero meritare tutte le attenzioni che meritano. Ad avercene imprenditori come loro e Ferrarese! Povero Mennitti. Sarà per questo che non viene più al PalaPentassuglia? Credo che non sarebbe bello per un sindaco essere accolto dalle contestazioni dei tifosi. Lo capisco. E francamente, in caso di promozione in LegaUno, non vorrei trovarmi al suo posto. Ma ho fiducia in lui: deve gestire bene la cosa pubblica e sicuramente lo fa. Che clima c’è nella dirigenza? C’è un ottimo spogliatoio anche tra noi i dirigenti. Abbiamo costituito un gruppo affiatato. E sta emergendo la figura di Pino Marinò, persona molto tranquilla e preparata. Da quando Ferrarese è impegnato alla Provincia, le doti di Marinò emergono sempre di più. E se non si sale? Beh, non abbiamo mai detto di voler salire quest’anno. Abbiamo fatto una buona squadra, non una squadra per salire, ma per ben figurare questo sì. Però, visto che siamo lì al secondo posto, un pensierino... Il mercato è sempre aperto. Se ci capita l’occasione per un uomo giusto, al momento giusto e nel ruolo giusto...

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TB BLOG

VOCI DI POPOLO LA DENUNCIA DI UN LETTORE

SPETTACOLO INDECENTE SUL CORSO Un palazzo abbandonato da anni, ormai in condizioni pietose, divenuto casa per decine di piccioni. Che desolazione! ON LINE

Un diario su Brundisium.net e tbmagazine.it I nostri e i vostri commenti ai fatti del giorno che meritano di essere approfonditi Dal mese scorso sul nostro sito internet (www.tbmagazine.it) e sul sito di Brundisium (www.brundisium.net) che conta circa seimila contatti unici quotidiani, il direttore di TB Fabio Mollica tiene un blog che viene aggiornato quasi quotidianamente. È un modo per dire la nostra sui fatti dell’ultim’ora, commentando quelli più degni di nota. Ma è soprattutto l’occasione per tenerci in stretto contatto con voi, senza dover necessariamente attendere l’uscita del mensile. E per stimolare il dibattito e gli approdonfimenti su quanto accade in città. E non solo in città. In queste pagine vi proponiamo il meglio del blog. Se volete intervenire: www.brundisium.it/dblog. Saranno pubblicati su TB solo i commenti firmati, come da sempre facciamo con le lettere e le email che ci giungono in redazione ed al nostro sito internet.

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«Qualche settimana fa durante le festività natalizie mentre passeggiavo in centro con alcuni amici fuori sede scesi per trascorrere le vacanze, mi sono imbattuto in uno spettacolo a dir poco indecente. Corso Garibaldi all’altezza di 99 cent si presentava come un’autentica discarica. Come testimoniano le foto in allegato è davvero un peccato che il centro di Brindisi, il biglietto da visita della città, si presenti in queste condizioni pietose e per giunta nel periodo natalizio. Alla lodevole iniziativa di abbellire Piazza Vittoria con le luminarie e le baite faceva da contraltare questo spettacolo immondo. Mi domando se il “salotto di Brindisi” debba essere ricettacolo di escrementi per non parlare

DAL BLOG

Una città migliore

poi di quei locali ridotti in stato di totale abbandono meta di animali randagi con le conseguenze del caso. Meditiamo!». Gianpaolo Castellano jumpvg@hotmail.it

SEX IN BRINDISI CITY

di Lady Violet

Come si fa a mettere la parola fine ad un rapporto? “Mi sono detta: se devo stare male, allora meglio lasciarlo” Con l’inizio di un nuovo anno scatta automaticamente nella mia mente un resoconto generale della mia vita, azzero tutto e ricomincio da capo. Guardando al passato la mia storia più importante, l’ho conclusa l’1 gennaio, ed anche un’altra di storia, durata più o meno 7 mesi, lo stesso giorno. Ma come si fa a mettere la parola fine ad un rapporto? Esiste un modo per farlo? L’importante è non trovarsi nei panni di chi viene lasciato. Quand’è il momento di lasciarsi per davvero? Qualcuno risponderebbe, quando l’amore finisce. Ma se non si è innamorati? Se non si parla di amore bisognerà basarsi su quello che realmente si vuole ottenere da una relazione ma che in fin dei conti col passar del tempo non si ottiene. Ieri ho concluso la mia storia che durava da 9 mesi, l’ho vissuta con alti e bassi sperando di costruire qualcosa che in realtà lui non voleva. A volte noi donne interpretiamo parole dette e situazioni vissute con un altro significato, sbagliando per l’appunto. Crediamo di saper vivere delle storie con molta naturalezza, ostinandoci a proseguire la relazione con la parola “Speranza” e nonostante fosse così dannatamente finita, con lui si proseguiva in una direzione che portava solo me a logorarmi di pensieri e di perché. Quindi mi sono detta: «Se devo stare male, meglio lasciarsi e star male perché l’ho lasciato, per lo meno c’è una ragione valida!». Sono rari gli uomini che prendono decisioni, decidendo di finirla. Portano noi donne alla resa dei conti, perché scaricando questo increscioso intoppo a loro non rimane che lasciarsi sempre una porta aperta: «Come? Sei stata tu a decidere di chiudere!»… Noi donne abbiamo il coraggio di mettere la parola “Fine” mentre alcuni uomini no! Pensate, il mio uomo stava decidendo di allontanarsi senza che io lo sapessi, che codardo! Mi ritengo fortunata ad avere delle amiche che mi sono vicine e con le quali mi confronto, gli uomini con chi lo fanno? Care amiche, il mio consiglio per questo nuovo anno è che nelle vostre prossime relazioni, se dall’inizio vi accorgete che la persona che avete di fronte non potrebbe mai essere l’uomo della vostra vita, Scappate! Non possono cambiare e non potrete mai essere compatibili! Non sprecate speranze e giorni inutili nel comprenderlo, è solo tempo perso, ve lo garantisco! Vi abbraccio tutte.

«Basta poco per migliorare una città: una mostra dei presepi, un teatro vivo, delle luminarie decenti, una piazza con delle baite in miniatura, un parcheggio. Se siete scesi in centro la notte di Capodanno, o comunque in questi giorni di festa, anche voi avrete avuto la sensazione di una città viva, pulsante, orgogliosa. “Una città consapevole”, come ama dire il sindaco Mennitti. Beh, è questa la città che vogliamo. Potremmo criticare anche in questa occasione, per esempio per la pessima location scelta per il concerto di Amii Stewart (ed anche per la scelta della cantante), ma in alcuni casi è bello pensare positivo e mettere in evidenza solo le cose buone. Questo è uno di quei casi. Buon anno a tutti». 4 Gennaio 2010

Facoltà da scegliere

«Nei giorni scorsi è apparso sulla stampa locale (credo sull’ottimo Corriere del Mezzogiorno) un articolo che riferiva del rinnovo dell’accordo tra enti locali brindisini e Università di Bari, per la scelta delle facoltà da portare a Brindisi. Ne saranno cancellate alcune, che non hanno ricevuto consensi ed iscrizioni, e forse ne arriveranno altre. Sembra che i nostri amministratori siano intenzionati a chiedere Agraria e Farmacia. È una scelta giusta? O piuttosto si dovrebbe puntare su qualcos’altro? Io credo che Agraria e Farmacia sino due ottime facoltà, ma slegate dalla nostra provincia. Tutti sappiamo che l’agricoltura non tira più, e non sarà un corso di laurea ad invertire la rotta. Su Farmacia, davvero non saprei che dire. Non so quali studi hanno portato a richiedere questo corso di laurea. In ogni caso penso che sarebbe stato più lungimirante puntare su corsi attinenti a quelle che sono le potenzialità del territorio brindisino. Puntiamo su aerospaziale e nautica? Allora cerchiamo di formare, qui, le figure che servono a questi settori. Sogniamo di diventare una città turistica? Bene, allora pensiamo a far crescere manager delle destinazioni turistiche, direttori di alberghi, guide, imprenditori turistici. Non credo che


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ci siano tanti brindisini che smaniano per diventare agronomi o per prendersi una laurea breve in Farmacia». 13 Gennaio 2010 «Provocatoriamente proporrei l’università per la terza età, visto che la tendenza è quella di avere una popolazione sempre più anziana». Giuseppe «Sono in accordo totale con quanto riportato nell’articolo ed, ahime’, anche nel commento di Giuseppe. Il corso di specializzazione in ingegneria aeronautica, tuttavia, è un primo passo verso quanto auspicato. Servirebbero, a mio avviso, ingegneria navale, design industriale e tutti quei corsi legati al distretto della nautica. Locazione naturale: l’ex collegio Tommaseo, pensato, progettato e costruito per fare formazione... Poi mi piacerebbe qualche sforzo in più per portare in città il corso di Medicina e Chirurgia, il più “economicamnete” importante dei corsi universitari... proprio per questo credo verrà allocato a Lecce». Giuseppe Ungaro «Mi auguro che non si limitino solo a chiedere due facolta ma che si possa istituire davvero una sede distaccata dell’universita di Bari che dia un ampia scelta ai pochissimi ragazzi che sono rimasti su Brindisi. Perche sul giornale non trattate mai l’argomento?». Filippo Pippo

Quelle pazze, pazze classifiche

«Contrordine amici! Dopo anni di lotta dura, durante i quali Legambiente e altre associazioni ambientaliste si sono battute per la salvaguardia dell’ambiente brindisino, che ci raccontavano inquinato e mortale, oggi arriva la smentita, per voce dell’ennesima strana classifica, stilata proprio da Legambiente: Brindisi è la città meno inquinata della regione Puglia! È quanto emerge dalle misurazioni delle polvere sottili in atmosfera, rispetto ai livelli massimi consentiti dalla legge. Ora, non so dove siano state fatte queste rilevazioni. Forse a Brindisi le hanno fatte nell’oasi di Torre Guaceto, mentre a Taranto sotto le ciminiere dell’Ilva, e a Lecce sopra la focara di Sant’Antonio a Novoli, ma io credo che questa sia l’ennesima strana classifica che giornali e tv ci propinano. Pensate alla classifica della vivibilità delle città italiane, che il Sole24Ore ci propone ad ogni fine d’anno (giorni in cui non essendoci notizie bisogna inventarsi qualcosa per riempire le pagine). Quel povero cristo del sindaco Mennitti un anno deve spiegare perché questa città fa schifo, e l’anno dopo è chiamato a commentare dati che indicano la città come il nuovo Eden in terra. Ora ci si mette pure Legambiente. Delle due l’una: o la classifica ha qualche inesattezza, oppure sono gli am-

bientalisti che la devono smettere di rompere le scatole con i cortei e le prese di posizione contro rigassificatore, carbone e via dicendo. A proposito, che fine hanno fatto le trattative per la firma della nuova convenzione con l’Enel? Dimenticate? Rinviate a momenti più tranquilli? Ah, già, dimenticavo: Brindisi è la città meno inquinata di Puglia. Possiamo tranquillamente arrivare a 10 milioni di tonnellate di carbone l’anno». 17 Gennaio 2010 «Probabilmente le rilevazioni sono state effettuate durante in giorni in cui spira la tramontana». Giuseppe Ligi

Grazie a Corso, Corlianò & Co.

Quando tutto va male, tutti ti tirano le pietre, quando tutto va bene nessuno si ricorda di te. È un dato di fatto della vita, che vale ancor più nel mondo sportivo. Ricodate le polemiche e le critiche alla dirigenza dell’Enel Basket Brindisi dopo la campagna abbonamenti e quando qualche partita era andata storta? Tutti a chiedere la testa del direttore generale Antonello Corso, del presidente Antonio Corlianò e la cacciata senza sè e senza ma del coach Perdichizzi, che esaurito l’effetto promozione e abbandonato dalla fortuna, era diventato all’occhio dei tifosi un coach da oratorio Salesiani. Oggi le cose sono cambiate: la squadra vince, è seconda e gioca bene. A sprazzi dà perfino spettacolo. Eppure il coach è sempre lo stesso. Ed anche la dirigenza non è cambiata. Eppure nessuno se lo ricorda. Ecco perché credo che sia giusto, oggi, ringraziare l’allenatore e ancor più i dirigenti, quelli che fino a ieri non capivano un cazzo e magari domani saranno beatificati. Grazie a Corso e a Corlianò, a Marinò, a Ferrarese (che formalmente si è fatto da parte) e a tutto lo staff. L’Enel Brindisi che ho visto sabato in tv mi ha divertito e mi ha fatto gioire, facendomi dimenticare l’agonia della mia Juve. Tutti possono sbagliare, e quando sbagliano vanno criticati. Ma quando qualcuno fa le cose per bene e ottiene i risultati, è doveroso dirgli “bravo”. 27/01/2010 «Noto con molto piacere che anche questo ultimo articolo (senza contare tutti gli altri, non escludendone nessuno) centra il punto in maniera puntuale, precisa, elegante, ironica e soprattutto critica. Ti faccio i miei complimenti. Il mio commento come avrai capito non si riferisce a questo articolo in particolare, ma è ciò che mi viene da dire dopo aver letto ogni singolo editoriale su TB, da quando vi siete rinnovati ad oggi, e dopo aver letto tutti gli articoli sul tuo blog. Bravo!!!! Continua sempre così». Mary Santoro

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COMPLICI

Turista per casa Mario

Lioce

La misura dell’anima. Quando la felicità non passa unicamente per la crescita economica NEL RECENTE PASSATO HO AVUTO L’OPPORTUNITÀ di trattare il tema della diseguaglianza e delle ripercussioni negative che essa determina sulla crescita di un territorio. La tesi che provai a sostenere era supportata da alcune statistiche, che indicavano chiaramente come l’inaccessibilità ad alcuni servizi di base comportasse per il campione di riferimento la percezione di uno stato di povertà in merito alla propria condizione. Tuttavia, un successivo approfondimento mi ha indotto a ritenere che lo scenario che cercavo di proporre, seppur reale, risultava parziale. La domanda corretta da porsi è se la diseguaglianza può limitare solo lo sviluppo economico di un territorio o, peggio, mortificarne sostanzialmente qualsiasi velleità di prosperità sociale, culturale, interiore; in parole povere, restringere parte della nostra felicità. Siamo abituati a pensare che la crescita economica abbia come effetto automatico quello di rendere un territorio florido e appagato. Il pensiero moderno sostiene invece come oggi non sia più così, poiché i malesseri generati dalla diseguaglianza coinvolgono tutti, indipendentemente dalla posizione occupata nella scala sociale. Per ottenere una visione più chiara ed approfondita di questa tesi, invito alla lettura del libro “La misura dell’anima” (dal quale prendo a prestito il titolo), che autorevoli giornali come “The Guardian” definiscono “il libro più importante dell’anno”. La prospettiva suggerita dal libro è chiara: se si vuole avviare un nuovo ciclo di crescita che ponga al centro la qualità della vita e non solo il Pil, occorre intervenire immediatamente per ridurre la forbice sociale e ridistribuire reddito e opportunità. Laddove

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per opportunità si intende, tra le altre cose, che sostenibilità sociale ed ambientale vadano di pari passo. È di questi giorni l’idea di dare nuova vita al Parco del Cillarese, attrezzandolo opportunamente e aprendolo al godimento di famiglie, sportivi, naturalisti e di chiunque voglia “appropriarsi” di un pezzo sano del nostro territorio. Un’idea concreta, fattibile, persino banale nella sua positiva semplicità. Un’idea delicata, specie se contrapposta alla prospettiva cruda e insultante di vedere il Castello Aragonese venduto a chissà chi per logiche che nulla hanno a che fare con il benessere della comunità. È frequente, specie nelle comunità più apatiche e distaccate, la tendenza a considerare il territorio - e la

stessa città in cui si vive - come entità a parte, quando sarebbe più appropriato considerarli un’estensione fisica e interiore di noi stessi. Ogni luogo fa parte di quella complessa struttura fatta di pelle, muscoli, ossa, ghiandole e vasi sanguigni che chiamiamo città. Recuperando alcuni palazzi e antiche strutture da dedicare alla cultura, e quindi alla gioia della mente, qualcosa si è incominciato a fare. Ma sono ancora troppi i “luoghi del nostro corpo” che non funzionano, che soffrono, che necessitano di interventi immediati. Solo continuando a sanare ciò che col tempo abbiamo corrotto, riusciremo a ritrovare la misura dell’anima della nostra città.


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