TB Magazine Febbraio 2011

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BASKET E POLITICA? MEGLIO IL VINO! Angelo Maci, presidente delle Cantine Due Palme, smentisce le voci che lo davano come futuro vicepresidente dell’Enel Basket o candidato al Parlamento: «Amo troppo il mio lavoro, e voglio difendere i nostri terreni dal fotovoltaico».

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TB EDITORIALE

N O N R E S TAT E A GUARDARE

L’economia che sorride e quella che piange ABBIAMO BUONI ESEMPI DI IMPRESE CHE FUNZIONANO, MA TANTE AZIENDE CHE STENTANO. E CENTINAIA DI PERSONE RIMASTE SENZA LAVORO. E COSI ALLA CARITAS AUMENTANO LE RICHIESTE DI AIUTO. SERVE UN PROGETTO DI SVILUPPO. SUBITO!

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a copertina di questo mese la dedichiamo ad Angelo Maci, presidente di una cantina cooperativa che da un po’ di anni è entrata saldamente nell’olimpo del settore vitivinicolo italiano: fatturati in crescita, riconoscimenti a valanga, investimenti importanti. La sua è una delle aziende che producono valore in un territorio problematico come il nostro. Non è l’unica. Sicuramente non sono tantissime, ma non sono neanche poche, e nei prossimi numeri di TB vi racconteremo altre belle storie di economia ed impresa. In questo numero però vi parleremo anche dell’economia che non gira: delle aziende che chiudono, dei lavoratori che finiscono in cassa integrazione, delle piccole ditte che faticano a far quadrare i conti. E dei poveri invisibili che nascondono lo stato in cui si sono venuti a trovare a causa della crisi. Sono quelle persone costrette a farsi aiutare dalla Caritas, che però conservano intatta la dignità e l’orgoglio. Venticinquemila pasti l’anno, e 90.000

(novantamila!) buste della spesa a chi ne ha bisogno. Questa è la Caritas a Brindisi. Questi sono i numeri di quella fetta di città che non appare nei tg e di cui non si parla nelle trasmissioni. Sono quelle persone delle quali noi giornalisti ci ricordiamo solo a Natale, per il consueto e patetico articolo o servizio sul pranzo con i poveri. Loro invece sono lì, tutti i giorni. Tutti i mesi. Ecco perché l’economia dovrebbe essere il primo punto all’ordine del giorno dell’impegno delle Amministrazioni locali, che non potranno fare molto per risollevarla, ma qualcosa possono fare. Devono fare! Perché la cultura e la dieta mediterranea, il calcio ed il basket vanno bene, servono, eccome se servono! Ma se non si lavora tutti insieme ad un serio progetto di sviluppo economico per questo territorio, rischiamo di rendere vano ogni sforzo compiuto su altri versanti. E ci resterà solo la soddisfazione di essere stati inseriti nella nuova versione del Monopoli. info@fabiomollica.com

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ECONOMIA

BASKET E POLITICA? MEGLIO IL VINO! Angelo Maci, presidente delle Cantine Due Palme, smentisce le voci che lo davano come futuro vicepresidente dell’Enel Basket o candidato al Parlamento: «Amo troppo il mio lavoro, e voglio difendere i nostri terreni dal fotovoltaico».

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all’inizio del decennio le Cantine Due Palme di Cellino San Marco registrano una costante crescita: fatturati in aumento, export che vola, premi a non finire. Sembrava che la crisi economica, che nel 2010 ha raggiunto il suo culmine, dovesse portare qualche flessione nelle vendite. E invece la cooperativa presieduta da Angelo Maci continua a volare, ed il suo Selvarossa resta forse il rosso più venduto di Puglia. In tempi di magra, Maci va in controtendenza, e già solo questo basta per meritarsi un’intervista. Presidente, anche l’ultimo bilancio è stato positivo. Già. Abbiamo registrato una crescita del 26% nell’imbottigliato e del 26% sul conto economico. Il fatturato è arrivato a 18 milioni di euro. E abbiamo superato i sei milioni di bottiglie, il 90% delle quali finisce all’estero. Questo significa che il nostro rapporto con la clientela estera è ormai consolidato: quando un importatore continua ad ordinare, peraltro aumentando gli importi dei suoi ordini, dimostra di avere una maggiore fiducia nel suo fornitore. Un anno fa avete lanciato, per primi, le bollicine di negro amaro, il Melarosa ed il Neviera. Come è andata? Le bollicine crescono bene: in un anno

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abbiamo venduto circa 70.000 bottiglie, è stato un grande successo, per certi versi inaspettato. Anche perché sono state vendute solo in Puglia, perché all’estero questi nostri due prodotti costerebbero troppo in confronto agli spumanti di scarsissima qualità che spesso si trovano in vendita. Questo exploit è stata una grande soddisfazione: abbiamo dimostrato che il Negroamaro non serve solo per rosati e rossi ma è straordinario anche come “bollicina”. Siamo stati bravi a vedere in anticipo le potenzialità di questo nuovo prodotto, specie del Melarosa, il rosé, che tra i due è il più venduto. Siamo stati bravi nella promozione. Ne abbiamo fatta tanta: non solo pubblicità ma anche “bollicine itineranti” in decine di ristoranti e bar, specie nel Salento. E come sempre accade, vi hanno imitato. Ma l’importante è essere i primi. Già, siamo stati imitati in tutto. Però l’unica cosa inimitabile è la qualità, che nasce in campagna, dettata dalla passione, e dalla tecnologia in cantina. Questi due elementi non possono essere copiati. Previsioni per il 2011? La vendemmia 2010 è andata bene: abbiamo raccolto 256mila quintali di uva. E nei primi quattro mesi dell’anno

di lavoro (che per noi inizia a settembre) c’è stata una crescita del 21% dell’imbottigliato rispetto all’anno scorso. Nei prossimi abbiamo un importante appuntamento con un buyer della grande distribuzione del Nord. Lì saremo presenti con il marchio Angelini, quello della ex cantina sociale, di cui non vogliamo perdere il patrimonio storico. Quando incorporiamo una azienda ci teniamo a non perdere la sua storia. Crede nella Regione Salento? Ci credo fortemente, da vinicolo, perché la storia vitivinicola pugliese da secoli è stata rappresentata dal Salento: Lecce e Brindisi col Negroamaro e

In linea di massima, a parte qualche pecca, sono soddisfatto degli amministratori locali Taranto col Primitivo. Negli altri territori non si è raggiunta la qualità raggiunta nel Salento. Tra l’altro a breve ci sarà una interessante novità, perché delle 12 doc esistenti nel Salento, stiamo per eliminarne molte, e sarà creata la doc Negroamaro Terra d’Otranto. Insomma c’è la volontà di chiudere in una unica doc tutto il territorio salentino. E credo che sia una buona cosa. Ma sia


ben chiaro: non vogliamo separarci, non siamo la Lega, chiediamo rispetto e pari dignità rispetto all’economia barese. Qualcuno dice che lei è pronto a buttarsi in politica, magari una candidatu-

A San Pietro Vernotico la vecchia Cantina Angelini diventerà un hotel-sala ricevimenti ra al Parlamento. Per me la politica è una parentesi che si è già chiusa molto tempo fa. Sono diventato consigliere comunale a 19 anni. A 40 mi pregarono di fare il capolista della Dc al Comune, ma dopo tre anni mi ritirai. Oggi mi interessa solo portare avanti la sorte dei miei 1000 soci e e della viticoltura salentina. Questo mi sta a cuore: farli rimanere sulla terra, nel senso che voglio fare di tutto affinché continuino a coltivare le loro terre. E per farlo devo concentrarmi solo sulle Due Palme. Voglio evitare che il Salento diventi una pianura di fotovoltaico. Voglio evitare che si estirpino i vigneti. È vero che diventerà vicepresidente dell’Enel Basket Brindisi? Abbiamo deciso di sponsorizzare la squadra, con un investimento consistente, solo per amore dello sport brindisino. Non lo abbiamo fatto per rafforzare la nostra immagine a Brindisi, visto che siamo già presenti dappertutto. Ripeto: è stato un atto di amore per i tifosi brindisini che adorano il basket. Non sarò vice o presidente perché non avrei nemmeno il tempo per farlo. E poi sono già presidente del Consorzio di tutela del Salice Salentino, e vicepresidente nazionale di Confcooperative. Torniamo al vino: cosa manca alla Puglia per essere più competitiva?

Negli ultimi anni la Puglia ha esportato più vino e oggi traina l’economia vinicola d’esportazione in Italia, con una crescita del 33%. Abbiamo scavalcato regioni storiche, e questo è un momento di grande lustro. Credo che Due Palme sia stata importante in quel 33%, forse siamo i primi. Tutto ciò è merito sia delle aziende che della politica, che ha dato possibilità di fare investimenti in conto capitale: noi per esempio abbiamo investito 12 milioni negli ultimi anni, e altri 5 li investiremo a breve. Il percorso però è ancora lungo: dobbiamo rinunciare alle gelosie provincialistiche e metterci insieme. Alle coop per esempio dico che da sole non si riesce a chiudere certi discorsi: fare investimenti, collocarsi all’estero. Sarebbe bello vedere nascere altre Due Palme, ma per fare questo servono le fusioni. Dovremmo chiudere 3-4 cantine sociali e farne una, solida e forte. Perché vendere il vino sfuso qui non basta più: oggi esportare è un obbligo, è necessario per tenersi a galla. Soddisfatto degli amministratori e dei politici locali? In linea di massima sì, salvo qualche pecca. Potrebbero fare meglio. Come tutti. Prossimi progetti o speranze. Voglio chiudere il 2011 avvicinandomi ai risultati del 2010. Realizzeremo una nuova barricaia di 2000 metri quadri e un altro capannone di mille metri quadri che fungerà da magazzino e nuovo punto vendita. Infine vi anticipo che la Cantina Angelini di San Pietro Vernotico, uno stabile del 1800, diventerà un hotel con 25 camere, con sala ricevimenti al servizio dei mille soci. Sarà funzionante nel giro di un paio di anni, ma naturalmente la daremo in gestione a qualcuno del settore. Il nostro lavoro è fare vino. Del buon vino.

TUTTOBRINDISI NUMERO 28 - FEBBRAIO 2011 TIRATURA 5000 COPIE Autorizzazione Tribunale di Brindisi n. 4 del 13/10/1995 Direttore Responsabile FABIO MOLLICA info@fabiomollica.com Grafica SALVATORE ANTONACI Stampa TIPOGRAFIA MARTANO (Lecce) Numero chiuso in redazione il 6 Febbraio Il prossimo sarà in distribuzione giovedì 10 marzo 2011.

www.fabiomollica.com Edizioni Effe Srl Prolungamento Viale Arno, sn 72100 Brindisi - Tel/Fax 0831550246 Le altre nostre pubblicazioni

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ECONOMIA

I POVERI INVISIBILI CHE SOLO LA CARITAS CONOSCE BENE La sede di via Porta Lecce distribuisce 25.000 pasti l’anno a brindisini in gravi ristrettezze economiche. Ecco alcune loro storie. Strazianti.

STORIE DI CITTÁ di Iole La Rosa

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arlo, 40 anni, aveva trovato un posto di lavoro al nord, aveva messo su famiglia ed acquistato casa. La crisi economica investe il suo settore e da un giorno all’altro riceve una lettera di licenziamento. Dopo vani tentativi di trovare occupazione, dopo essersi arretrato nel pagamento delle rate di mutuo ed aver perso la casa, si è visto costretto a tornare a Brindisi e si è rivolto alla Caritas per ricevere un aiuto alimentare. Paolo, neo pensionato, con moglie e tre figli da mantenere, si ammala sottoponendosi ad un intervento chirurgico delicato. Ovviamente deve seguire una terapia farmacologia e da qui sorgono i problemi, i costi per i medicinali sono talmente elevati da non permettergli di far fronte a tutte le esigenze della famiglia… La moglie si reca ogni mattina a prendere i pacchi contenenti i viveri che, puntualmente, apre per evitare che i figli, tenuti all’oscuro del disagio in cui versa la famiglia, pos-

sano accorgersi della provenienza. Mario, 45 anni, perde il lavoro, il trauma gli provoca un forte stato di depressione, viene sottoposto a cure, e non trova altra occupazione. La moglie, con un piccolo lavoro, non riesce a sostenere economicamente la famiglia e si rivolge alla Caritas per ricevere il pasto giornaliero. Piero, che oramai è vicino ai 50 anni, ha perduto il lavoro, non riesce a trovare alternative. Il suo desiderio più grande è che i figli finiscano la scuola e prendano il diploma. È pronto a qualsiasi sacrificio e si rivolge alla Caritas per poter ricevere i viveri. Queste storie dolorosamente vere, appartengono a uomini e donne ai quali abbiamo attribuito nomi di fantasia per garantire privacy e dignità ai protagonisti di un triste scenario locale dalle dimensioni ormai preoccupanti. Sì perché al di là dei numeri che ci vengono illustrati quotidianamente, e dietro le percentuali e i calcoli statistici, si celano drammatiche storie di famiglie che con grande dignità affrontano, silenziosamente, lo stato di disagio economico legato alla salute, alla casa, alla spesa, ad un’ingiustizia. «La povertà nel nostro territorio è vissuta con grande dignità e ristrettezza»,

dice Teodoro Romano, direttore della Caritas Diocesana di Brindisi. «Si va avanti a denti stretti, appoggiandosi soprattutto ai familiari. Spesso i poveri non li “vediamo”, eppure sono vicinissimi a noi. Basta solo “accorgersene”, comprendere i loro bisogni, materiali e spirituali. I casi di disagio vanno scovati, contiamo molto sulla segnalazione, da parte dei parroci, ma anche di un vicino, di un conoscente, di un insegnante, perché il male più grande della società di oggi, come diceva Madre Teresa di Calcutta, è l’indifferenza». È il numero dei pasti e dei viveri consegnati che dovrebbe far riflettere. Partendo dal presupposto che tanti concittadini, anche se bisognosi, non chiedono aiuto, in un anno la Caritas, oltre ai circa 90.000 pasti consumati presso la mensa, e utilizzati quasi esclusivamente dai numerosi immigrati presenti sul territorio, distribuisce 25.000 pasti da asporto e altrettanti pacchi alimentari con provviste per la casa, ritirati presso la sede. «Questo rappresenta un importante dato dell’indice di povertà sul territorio. Il numero, purtroppo, tende ad aumentare!», conclude Romano. Quello del servizio mensa è per la Caritas un “servizio segno”, la funzione prin-

A sinistra Cosimo e Gianluca Alba. Qui sopra lo staff dell’agenzia: accanto ai due titolari ci sono Alessia (a sinistra) e Azzurra (a destra).

Teodoro Romano, direttore della Caritas Diocesana di Brindisi. Nella foto piccola monsignor Rocco Talucci.

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cipale è quella di “educare al servizio verso i poveri”, stimolare l’attenzione per l’altro, imparare ad apprezzare l’importanza del dono promuovendo, incentivando, incrementando iniziative ed azioni a sostegno dei bisognosi, da parte delle Istituzioni. È questo il ruolo che da 25 anni svolge presso la Caritas Adele Tundo, donna volitiva, in apparenza burbera ma con un cuore generoso e un animo proteso verso il prossimo. La incontriamo nella sede di via Porta Lecce. Arriva con una stola di persone al seguito che le chiedono di tutto. Cercando di dare soddisfazione a ognuno, entra in mensa e viene immediatamente coinvolta dai giovani volontari, pronti per procedere con la distribuzione dei pasti. Adele Tundo, coordinatrice dei servizi della Caritas Diocesana di Brindisi, segue il “Centro di Ascolto” (al quale accede sia chi si presenta direttamente in Caritas, sia chi viene segnalato) che è preposto all’ascolto delle esigenze, all’approfondimento, a trovare le soluzioni, interfacciandosi con le istituzioni ed i settori amministrativi interessati. Quando siamo finalmente nella stanza e le chiediamo di raccontarci qualche storia, diviene un fiume in piena e con un bel sorriso e lo sguardo rivolto qua e là, parla di questi uomini e donne che si muovono invisibili nella società: operai licenziati o in cassa integrazione, famiglie che non arrivano più alla terza settimana del mese, mamme che non riescono ad acquistare un litro di latte.

Entriamo così, con lei, in questo mondo. Ci spiega che ogni storia è speciale; ce ne sono più di quante se ne possano immaginare, più o meno tristi. Alcune persistono, altre si sono concluse con un lieto fine, ma ognuna di esse contribuisce a rinnovare l’approccio alla vita. «La storia di Claudio, per esempio, ha un lieto fine. A 38 anni perde il lavoro. Riceve un primo e poi un secondo sfratto, era il periodo di Natale, lo ricordo ancora. Con coraggio e molta fiducia abbiamo prestato i soldi necessari a questa famiglia, che è rimasta in casa. Oggi fortunatamente Claudio è riuscito a trovare una nuova occupazione ed ha restituito tutto ciò che gli era stato anticipato». «Chi diviene operatore - aggiunge la Tundo -, non deve dimenticare di avere davanti una persona la cui dignità va sempre rispettata. Pensiamo di dover dare, ma in realtà siamo noi che riceviamo la carica per andare avanti. Nella società del cosiddetto benessere ci si illude di avere tutto e si perde la capacità di cogliere la gioia delle piccole cose, di una conquista. Incredibilmente, da persone povere di “beni materiali” si sprigiona una grande gioia nelle piccole conquiste da far invidia; anche l’abbonamento alla Stp diventa una conquista, il mezzo che può permettere di raggiungere la sede della Caritas per ritirare un pasto o poter muoversi per la città, così come un sorriso ricambiato o una parola di conforto. D’altronde il primo obiettivo che ci prefiggiamo è di infondere speranza e fiducia al prossimo! La sera, quando vado a dormire mi chiedo: Ho fatto quello che dovevo fare?». Il pensiero più sofferto di monsignor Rocco Talucci, arcivescovo di Brindisi e Ostuni, và alla povertà che vive chi perde la speranza nel futuro: «È la povertà più dolorosa ed è incolmabile», dice con profonda partecipazione. «Le povertà di natura materiale possono colmarsi, l’istituto della Caritas va incontro alle esigenze materiali, cerca di mettere insieme le istituzioni stimolando interventi ed iniziative, ma

quando viene a mancare la speranza, quando vengono meno le prospettive di vita per il futuro, il problema non è più del singolo ma diventa sociale. È la Chiesa per prima ad invocare nuovi percorsi economici, una nuova propulsione sociale, basata sulla condivisione». Sul territorio brindisino la povertà più allargata è quella della disoccupazione, concorda Monsignor Talucci: «Fortunatamente le famiglie proteggono i giovani che non hanno mai avuto o che hanno perso l’occupazione. Da qui scaturisce la povertà dei nostri giovani che, se non priva di pane, è priva di speranza nel poter pensare ad un matrimonio, mettere su casa, conquistare un’indipendenza economica e produttiva che possa permettere la crescita di un nuovo nucleo familiare. Un giovane che ripete “io non ho lavoro, non ho speranza” è un giovane povero». Il Sinodo Episcopale che si è appena concluso ha voluto potenziare l’organismo Caritas, sia a livello assistenziale che pedagogico: educare alla solidarietà, alla condivisione, alla civiltà. Ha inoltre previsto la creazione degli “Osservatori della povertà”, per permettere alle parrocchie di esplorare l’ambito territoriale, di conoscere in modo approfondito ciò che avviene, di scrutare l’effetto delle divisioni familiari, delle malattie, delle ingiustizie che portano alla povertà. «La Chiesa ha lanciato, già dallo scorso anno, un’iniziativa chiamata il “Prestito della Speranza”, finalizzata a dare un aiuto ai bisognosi, sollecitando le banche ad elargire prestiti, ponendosi la Chiesa come garante», spiega Talucci. «Lo scorso anno i parametri sono risultati eccessivamente restrittivi. A partire dal 1 marzo 2011, la Cei rilancerà il prestito, con una visione più allargata, per permettere l’accesso ad un numero maggiore di utenti, riconoscendo priorità ai casi più gravi. Paolo VI ha scritto nella sua enciclica: “Non si deve dare per carità ciò che spetta per giustizia”, fermo restando che la migliore carità è la giustizia».

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ECONOMIA

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a crisi c’è, ma non sempre si vede. Si possono riassumere in questo modo i segnali che emergono dalle dichiarazioni di chi ogni giorno è a stretto contatto con le aziende locali, e dai dati che traspaiono da alcune statistiche. Sul numero di gennaio di TuttoBrindisi il presidente della Camera di Commercio, Alfredo Malcarne, aveva sottolineato il +2% registrato nel 2010 nell’indice che misura le nuove aperture e le cessazioni di aziende, un dato che tornava in positivo dopo qualche anno di segno meno. Di contro, in un altro articolo, i commercianti del centro denunciavano il crollo (-30-40%) degli introiti. Questo mese abbiamo interpellato altri tre interlocutori: il direttore di Confindustria Angelo Guarini, il segretario provinciale della Cisl Corrado De Pascalis e il direttore della Cna Sonia Rubini. Ed anche in questo caso emergono segnali contrastanti. Perché, se è vero che ad ogni fine mese le banche inziano a tartassare di telefonate decine di aziende invitandole a rimpinguare i conti finiti fuori fido, è vero pure che ci sono imprese che in un periodo di crisi stanno investendo e conservano un certo ottimismo. «Le statistiche della Commissione provinciale per l’Artigianato dicono che sostanzialmente nell’anno che si è da poco concluso c’è stato un pareggio tra nuovi iscritti e cancellazioni, ma rispetto al 2009 c’è stata una crescita di iscritti del 15%. Diciamo che tutto sommato, considerato il periodo che attraversiamo, non è andata poi così male», dice Sonia Rubini, che cita un altro dato interessante: «È vero che ci sono moltissime aziende in sofferenza, ma è vero pure che quasi nessuna di esse si rivolge alla prefettura per chiedere la moratoria dei debiti, recentemente prorogata di altri sei mesi». Si tratta di un provvedimento che permette di sospendere per un anno il pagamento

Sonia Rubini. Sotto un lavoratore della Leucci Costruzioni. Nella pagina a seguire Corrado De Pascalis

ECONOMIA A DUE FACCE

Aziende che chiudono. Imprenditori inseguiti dalle banche. Lavoratori senza lavoro. Eppure i dati statistici dicono che le cose non vanno poi così male. A chi bisogna credere?

delle rate dei finanziamenti a medio e lungo termine, comprese le operazioni di leasing. La sospensione riguarda la sola quota capitale, mentre resta l’obbligo di corrispondere gli interessi. Ci si aspettava che la moratoria potesse far comodo a molte imprese in difficoltà, e invece ad oggi le domande presentate in prefettura (che ha ruolo di garante) sono state meno di una decina. Sono state invece 66 le richieste di finanziamento giunte nel 2010 alla Cofidi, cooperativa di garanzia della Cna, per operazioni di riequilibrio finanziario o di sostegno a nuovi investimenti produttivi. Mentre 188 sono state le pratiche lavorate da Artigiancassa per finanziamenti sotto i 15mila euro. «Insomma - conclude la Rubini - è vero che il periodo non è dei migliori, ma il settore dell’artigianato e della piccola e media impresa sembra voler resistere tenacemente e addirittura investe in nuovi prodotti. È un segno di vitalità importante». È dall’industria invece che giungono i segnali più preoccupanti: «Nel 2010 una quarantina di imprese localizzate nella nostra provincia hanno fatto ricorso agli ammortizzatori sociali, che hanno interessato circa 1500 lavoratori», racconta Angelo Guarini. La crisi è nera soprattutto nel settore dell’edilizia, dove nel triennio 2008-2010 «sono scomparse 100 ditte e un migliaio di posti di lavoro. Per una provincia di 400mila abitanti si tratta di un’ecatombe». Il problema principale resta quello delle bonfiche, che respinge le aziende che potrebbero investire a Brindisi, e non permette alle brindisine di progettare ampliamenti delle attività esistenti, perché i costi per le caratterizzazioni di terreni e delle bonifiche sono esorbitanti. «Sembra che in questo territorio siamo stati bravi a massimizzare gli svantaggi e minimizzare i vantaggi», ironizza a denti stretti Guarini, che spera che presto possano finalmente arrivare dal governo notizie positive,

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ECONOMIA E CONFARTIGIANATO CRITICA LA TARSU

«A Brindisi è un tributo ingiusto richiesto a numerose aziende» Confartigianato ritorna a sollecitare l’Amministrazione comunale ad impegni concreti sul problema della Tarsu. “Sono anni ormai - afferma il presidente provinciale Antonio Ignone - che ci spendiamo contro l’assoggettamento indiscriminato per quelle attività economiche che di fatto provvedono prontamente, già a proprie spese e cura, alla raccolta differenziata, mediante apposite società autorizzate dalla Regione, dei rifiuti speciali e nocivi prodotti dai propri cicli di lavorazione e non assimilabili, come tali, ai rifiuti urbani.” La questione investe principalmente autocarrozzerie, autofficine di riparazione veicoli, gommisti, garagisti «vittime di una tassazione indiscriminata da parte della società concessionaria». Queste aziende continuano a ricevere periodicamente le notifiche degli avvisi di pagamento relative al mancato versamento nelle casse del Comune della Tarsu con riferimento ai locali in cui si esercita l’attività di impresa. A tal riguardo, Confartigianato precisa che, tra l’altro, viene tassata l’intera superficie aziendale senza escludere locali che, per la loro oggettiva destinazione d’uso e/o per le caratteristiche strutturali, non sono assolutamente idonee a produrre rifiuto alcuno. Questa situazione, che si protrae ormai da tempo, è assai penalizzante ed illegittima ed espone oltretutto le aziende al rischio concreto di essere oggetto di eventuali azioni giudiziarie esecutive per il recupero delle somme pretese. Ciò comporta l’ipotesi di vedere compromessa la sopravvivenza di queste aziende e quindi la futura vita lavorativa di tanti dipendenti e degli stessi titolari. “In ragione di tanto, auspichiamo come Confartigianato, che l’Amministrazione comunale di Brindisi, nell’ottica di una visione premiante delle realtà produttive efficienti e fonte di sviluppo e lavoro per il territorio comunale, voglia accogliere il nostro invito a sedersi ad un tavolo di confronto utile ad adottare una soluzione amministrativa definitiva e chiarificatrice in merito a tante situazioni pregresse e una volta evidenziate le criticità di questa situazione trovare una soluzione legittima”. “Siamo convinti - afferma ancora Ignone - che l’Amministrazione dimostrerà una significativa attenzione a questa problematica e chiederemo che il Comune di Brindisi possa prendere in considerazione una serie di indicazioni che forniremo, tra cui una esatta definizione di criteri dell’assimilazione dei rifiuti urbani, tenendo presente i vari tipi di attività e la natura dei rifiuti. Si avvii – chiede Ignone - una concreta attività di indagine diretta ad accertare e stabilire con trasparenza un metodo di calcolo su cui applicare la Tarsu sulla esatta superficie dell’immobile impegnato. Chiederemo inoltre che le aziende che non producono alcun rifiuto assimilabile con il solido urbano siano totalmente esonerate dall’illegittimo pagamento della tassa.” Confartigianato auspica che una sinergia tra i diversi uffici ed organi comunali competenti potrà permettere una soluzione legittima e rispettosa dell’interesse dell’intero sistema produttivo interessato.

«perché è stato dimostrato che solo il 3% dei terreni della zona industriale è inquinato, e che il problema riguarda esclusivamente la falda acquifera. Lo ha dichiarato l’Arpa, non Confindustria. Ma quello che non riusciamo a comprendere è il perché in altre città, come Venezia, lo Stato e le aziende che avevano inquinato, hanno pagato le bonifiche ed i terreni sono stati messi a disposizione di quanti volevano investire, e invece a Brindisi chiediamo agli investitori di farsi carico delle spese per le bonifiche. Una follia che scaccia qualsiasi imprenditore». Sullo sfondo resta il nodo delle convenzioni con i produttori di energia elettrica, e non solo con loro, perché c’è anche la Brindisi Lng: «Bisognerebbe darsi come obiettivo quello di firmare convenzioni quanto più convenienti per il territorio, e non dimentichiamo che solo Enel ed Edipower hanno presentato progetti di ambientalizzazione che prevedono inve-

stimenti per 400 milioni di euro». La nostra economia, insomma, dipende sempre da quei nomi. Lo confermano le parole di Corrado De Pascalis: «Dobbiamo essere consapevoli che se il sistema economico brindisino ha tenuto, lo si deve esclusivamente agli ammortizzatori sociali. Solo grazie a mobilità e cassa integrazione abbiamo evitato le chiusure delle aziende. E non c’è nulla di cui sorprendersi, visto che l’unico investimento rilevante degli ultimi 10 anni si chiama Sfir, ed è peraltro anche marginale, visto che creerà 70 posti di lavoro diretti e altri 70 nell’indotto». In compenso abbiamo un intero settore in crisi, quello aeronautico: Gse e Salver fanno ricorso alla cassa integrazione per sei mesi a causa dell’assenza di commesse. Ed anche a Cerano ci sarà uno scarico di ore lavorative causato dalla riduzione della richiesta di energia elettrica sul mercato: la riduzione del carbone potrebbe diventare fisiologica, altro che riduzione del carbone grazie alle convenzioni! È dal segretario provinciale della Cisl che giunge l’invito a non fidarsi dei dati statistici ufficiali: «Ormai il tasso di disoccupazione da noi ha raggiunto il 30% della popolazione, se sommiamo i disoccupati “ufficiali” e quelli che ormai hanno rinunziato persino a cercarlo un posto di lavoro». E c’è ormai un nuovo fenomeno: «Si tratta del pendolarismo settimanale o quindicinale. Gruppi di decine di lavoratori, intere squadre, che vanno a lavorare in Lombardia o in Emilia. Non emigrano, ma quasi». E De Pascalis è il primo a recitare il mea-culpa, cosa rara di questi tempi: «Nessuno fa niente. E anche il sindacato ha le sue responsabilità. Ci continuiamo a dividere su tutto. Prendiamo ad esempio al questione rigassificatore: io non dico che dobbiamo accettare qualsiasi proposta o impianto, ma ciò che è compatibile con il nostro progetto di sviluppo, quello sì!». Già, ma qual è il nostro progetto di sviluppo?

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EMILIO dalla parte GRAZIUSO dei cittadini

ANATOCISMO BANCARIO: 10 ANNI DI TEMPO PER LE AZIONI LEGALI

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i torna a parlare di anatocismo bancario e, rispetto al passato, lo si fa in modo molto più favorevole al correntista. Ma prima di entrare nel merito della questione ed esaminare le recenti novità giurisprudenziali intervenute in materia, appare opportuno, per completezza espositiva, cercare di capire cosa si intende per anatocismo bancario, parola strana e per molti aspetti incomprensibile ma tristemente nota a molti titolari di conto corrente che per anni si sono visti addebitare illegittimamente dalla propria banca ingenti somme a titolo di interessi. L’anatocismo, infatti, non è altro che il meccanismo in virtù del quale non solo il capitale produce interessi ma anche questi ultimi ne producono a loro volta. È facile, quindi, immaginare l’effetto moltiplicatore di tale meccanismo, soprattutto quando, come fatto per decenni dagli istituti di credito, gli interessi passivi sul conto corrente sono calcolati trimestralmente e quelli attivi annualmente. Uno squilibrio che si può rivelare fatale per la situazione economica del correntista soprattutto quando, come avviene per le aziende, i conti registrano nel corso degli anni notevoli movimentazioni. Fortunatamente dal 1999 è cominciato a spirare un vento più favorevole ai correntisti essendo stato affermato in sede giurisprudenziale la nullità della clausola che prevede tale modalità di calcolo e conseguentemente il diritto dell’utente bancario ad ottenere la restituzione di quanto indebitamente corrisposto. Ma sino a quando si può chiedere tale restituzione e per quale periodo? Dopo circa 10 anni di dure battaglie giudiziarie la Corte di Cassazione a Sezioni Unite è di recente intervenuta fornendo una risposta chiara e sotto molti aspetti definitiva a tale interrogativo, statuendo che il termine di prescrizione decennale decorre dalla data della chiusura del conto corrente, trattandosi di un contratto unitario che dà luogo ad un unico rapporto giuridico, anche se articolato in una pluralità di operazioni. In buona sostanza, il consumatore può chiedere

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alla banca la restituzione delle somme illegittimamente percepite sino a dieci anni dalla chiusura del contratto di conto corrente. Il correntista, quindi, sino allo spirare di tale termine può promuovere le più opportune azioni legali volte a far valere in giudizio i propri diritti. Certamente, prima di intraprendere qualsiasi forma di contenzioso con l’istituto di credito sarebbe opportuno che l’utente bancario verificasse, attraverso una perizia di un tecnico di propria fiducia, la fattibilità e l’opportunità di una azione legale, capendo, quindi, grosso modo, le cifre che si potrebbero ottenere. Una volta accertata l’entità del credito converrebbe inoltrare, attraverso raccomandata con ricevuta di ritorno, all’Istituto di credito una diffida chiedendo la restituzione delle somme illegittimamente percepite e, qualora, la Banca si dimostri sorda alle istanze dell’utente, avviare l’azione legale. La speranza è che, a seguito anche della recente sentenza della Corte di Cassazione a Sezioni Unite, le Banche siano più propense a trovare accordi transattivi con i correntisti, anche al fine di evitare lunghi e spesso costosi contenziosi e ricominciare a riacquistare, così, quella fiducia della clientela persa nel corso degli anni.

FINALMENTE LA LEGGE SI MUOVE IN FAVORE DEI CITTADINI, CHE ORA HANNO TEMPI PIÚ LUNGHI PER RECUPERARE LE SOMME ILLECITAMENTE INCASSATE DAGLI ISTITUTI DI CREDITO

È

da decenni che sento dire che Brindisi ha tutte le opportinutà per crescere, perchè ha il Porto e l’Aereporto. L’aereporto, per fortuna, è cresciuto, ed anche bene , perchè gestito da un manager serio ed all’altezza, che magari avrà privilegiato lo scalo barese, per ragioni campanilistiche ma anche, forse sopratutto, per la sua maggiore importanza. Però quel management ha saputo spendere bene i soldi pubblici, creando strutture, traffico e valore per il territorio. Possiamo dire le stesse cose per il porto di Brindisi? Nopn credo proprio. Eppure di soldi pubblici il Porto ne ha ricevuti e tanti. Ormai, malgrado la mia personale esperienza e gli anni di lavoro, 44 anni, provo rabbia e al contempo rassegnazione per quello a cui assistiamo ormai da troppo tempo, e per quello che ascoltiamo ogni giorno: il lunedì ci parlano di navi da crociera; il martedi del porto industriale fino a Cerano; il mercoledì del mega-ponte che collegherà la diga di Punta Riso all’aereporto; il giovedì del nuovo terminal passeggeri; il venerdi di altre mirabolanti banchine e sensazionali traffici; il sabato e la domenica cancelliamo tutto e la settimana dopo si riparte con visioni sempre lontane, ma restando sempre vicini. La realtà dei fatti è che in 16 anni di Autorità portuale il nostro porto è stato cancellato da ogni rotta che conta: abbiamo perso importanti compagnie, anche nazionali, e quindi il loro numero di passeggeri, cancellando così il traffico per la Grecia e altre destinazioni. Abbiamo svuotato il porto interno. E per questioni di politica industriale mondiale è crollato anche l’export di materie chimiche realizzate nel petrolchimico. Diciamo che almeno in questo caso non abbiamo colpe. Abbiamo visto che fine ha fatto la Brindisi Terminal. E possiamo vedere tutti quanti armatori sono interessati a Brindisi per il collegamento con Grecia e l’Albania. Per non parlare della stazione marittima di Costa Morena, che non brilla certamente per ospitalità e comfort. Insomma. L’Autorità portuale di Brindisi finora non ha dato quel risultato che si sperava. A fronte dei fondi ricevuti sono state costruite solo idee. Sembra quasi che, piuttosto che “farsi essa porto”, abbia significato l’arrivo in città di una nuova ridondante sovrastruttura, un ulteriore ostacolo da superare per il conseguimento dei nostri obiettivi di crescita imprenditoriale. Non credo che in altre realtà vicine, come Bari e Taranto, siano tutte rose e fiori. Ma almeno lì i risultati sono ben visibili e tangibili; un terminal container vero a Taranto, due terminal passeggeri a Bari. Io sono personalmente stanco di questo gran parlare. Stanco dei convegni, di comitati portuali inutili e dei protocolli d’intesa. Io, e presumo tutti voi, sono stanco di promesse e di prese in giro. Sì: prese in giro. Ho sentito dire in televisione che il bilancio 2010 è stato soddisfacente. Soddisfacente per cosa? Per i trend negativi del traffico passeggeri? Per l’aver visto abortire sul


ECONOMIA

SOLO CHIACCHIERE PER IL NOSTRO PORTO Vi proponiamo l’intervento che Adriano Guadalupi, uno degli operatori portuali brindisini più esperti, ha fatto in apertura del convegno svoltosi nei giorni scorsi sul tema “Futuro e prospettive del nostro porto”, organizzato dall’associazione Sviluppo e Lavoro. nascere un tentativo di dar vita ad un terminal containers? Per aver avuto due navi da crociera che chissà se quest’anno ritorneranno? O del fatto che ormai perfino i porti Nord Africani sono divenuti più appetibili dei nostri? Di tutto quel traffico che si svolge a Costa Morena Est? Del circuito doganale? Dello sgombero della zona POL? Di essere vittime di un cono d’atterraggio? Del nuovo piano regolatore portuale? Signori oggi a Brindisi, ma è così da un pò di tempo a questa parte, l’unico traffico vero ancorato nel Porto è quello “obbligato” (derivante da Enel, Polimeri, deposito costiero) e quello generato da quei tre o quattro armatori di navi passeggeri ai quali bisognerebbe dare una medaglia. E poi c’è l’olio di palma. Sperando che duri. Ecco perchè ritengo che ci vuole una svolta, ma di grande responsabilità. Che si faccia uno studio dei traffici che si sono evoluti in conseguenza della crisi mondiale, per capire quale di questi possiamo intercettare. Noi siamo legati a queste cose, perchè non abbiamo piccole industrie che producono: la nostra area sotto questo punto di vista è arida, è un deserto. Ma di contro abbiamo un porto, banchine e spazi retroportuali che non riusciamo a sfruttare a pieno. Io credo che alla presidenza dell’Autorità portuale sarebbe finalmente l’ora di vedere un Brindisino. Signori io vedo questa chance come un’ultima spiaggia. Poi, dopo, tutto sarà buio pesto. Allora muoviamoci, ribelliamoci, facciamo qualcosa. Ma dico: il nostro porto può ancora ospitare consistenti traffici di passeggeri in transito e croceristi,

e di merci su gomma? Possiamo aspirare almeno ad essere un porto feeder? Possiamo ritagliarci uno spazio nella nautica da diporto, diventando punto di riferimento nel settore per il basso Adriatico? Possiamo dar vita, e sarebbe davvero l’ora di farlo, ad una zona retroportuale e ad un interporto? Possiamo fare un programma di dragaggio delle banchine? Possiamo capire quando questi soldi, che da tempo sono nelle casse dell’Autorità Portuale, devono essere

investiti in strutture ed opere ormai sancite da anni nei vari POT che sono stati approvati nel tempo dai vari presidenti? Però, come ha scritto nei giorni scorsi un giornalista locale, per fare tutto questo non basterà avere sulla poltrona di presidente dell’Autorità portuale una persona brava e competente! Vi cito queste poche righe, che magari qualcuno di voi avrà già letto: «Il problema è la città. Siamo noi. Se non ci si decide una buona volta a sedersi tutti insieme per elaborare un piano serio di sviluppo economico per i prossimi 25 anni, continueremo ad avere tanti uomini soli che indicheranno un nuovo presidente dell’Autorità Portuale, poi un presidente dell’Asi, poi della Camera di Commercio e così via. Cioè tanti uomini soli al comando, che in realtà non comandano niente. Cosa potrà mai fare una persona, anche di qualità eccelse, in un sistema economico che si muove per conto proprio, che non elabora progetti e idee, e che si muove secondo dinamiche dettate più da scelte personali che politiche? L’unico modo per invertire la rotta, non solo nel porto, è quello di marciare uniti: politica, economia, operatori portuali, cittadini. Fin quando non sarà così, continueranno ad affossarci i baresi, i leccesi, i genoani, i romani, i livornesi». Ecco, io sottoscrivo queste parole, e spero che un giorno si possa essere uniti per una battaglia che ci faccia ottenere il rispetto per la nostra categoria e la buona amministrazione del nostro porto. Ma per poter fare questo dobbiamo capire che i convegni non bastano più. Serve qualcos’altro.

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GUIDO GIAMPIETRO storie nostre

LA QUOTA

Libere divagazioni in tema di nomine pubbliche

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o spunto, meglio dire il pretesto, per questo articolo me l’ha fornito l’intervista (pubblicata sull’ultimo numero di TBmagazine) che il direttore Fabio Mollica ha fatto a Rino Casilli, uno dei brindisini candidati alla poltrona dell’Autorità portuale di Brindisi. A beneficio di chi non ne fosse al corrente va detto che il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Altero Matteoli, ha da tempo sollecitato i responsabili degli enti (Comune, Provincia e Camera di Commercio) di Bari, Taranto e Brindisi a indicare i nominativi da cui poi estrarre i presidenti delle Autorità. Sembra infatti che la sua volontà sia quella d’affrontare - presumibilmente nel periodo febbraio-marzo - in un’unica tranche la discussione con la Regione Puglia sulle candidature avanzate. Quello che mi ha colpito scorrendo le (nutrite) liste dei nominativi apparsi sulla stampa locale è la constatazione che la maggior parte dei candidati in ballottaggio nei tre capoluoghi pugliesi viene accreditata non tanto per i curricula, ma per il fatto “d’essere graditi” al tale esponente del tal partito o d’essere - secondo una terminologia oramai entrata nel politichese - “in quota” a una certa corrente o coalizione politica. Ma ancora di più mi ha meravigliato la prassi secondo cui è l’autorità politica più alta (in questo caso il Ministro) a condizionare, prima, e a prevalere, poi, sulla scelta del candidato. Quando logica e onestà intellettuale vorrebbero esattamente il contrario! Nel senso che chi sta più in alto dovrebbe limitarsi - a meno di fatti illeciti - a convalidare le scelte che provengono dal basso, cioè dal territorio che è poi quello che “subirà” quella scelta. Ma è probabile che sia io a vedere le cose in modo distorto! È dunque muovendo da questa strana realtà che, facendo astrazione dalle polemiche in corso sul rinnovo dei vertici delle Autorità, prendono le mosse le considerazioni che seguono. Parafrasando la famosa frase pronunciata da Humphrey Bogart nel film “L’ultima minaccia” (Deadline, 1952): “È la stampa, bellezza e tu non ci puoi fare niente …”, qui si dovrebbe dire: “È la politica, bellezza …”. Ma proprio questa è la nota dolens: la politica. È giusto che tanti incarichi pub-

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blici debbano essere assegnati a personaggi “in odore” di questa o quell’altra essenza partitica? È possibile che vi sia un circuito (che ben presto diventa però un cortocircuito) stabilizzato di manager che, finché la propria corrente è sulla cresta dell’onda, si spostano da una poltrona all’altra provocando sovente, per riconosciuta incapacità (e tuttavia senza alcun nocumento personale), danni considerevoli a cittadini, società e, in definitiva, allo Stato? È possibile insomma che i partiti, oltre a rifilarci i nominativi da votare alle elezioni, debbano presentare anche le nomination per una pletora di cariche pubbliche? C’è qualcuno che s’adombra nel sentire ciò? Che è pronto a sventolarmi sotto il naso l’articolo 49 della Costituzione per ricordarmi che in esso è sancito il diritto dei cittadini di “associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”? Il fatto è che io qui non metto in discussione l’esistenza dei partiti. Ci mancherebbe altro. Io sono solo contrario alle “deviazioni” che, nel tempo, sono intervenute. E su questa posizione ritengo d’essere in buona compagnia. È sufficiente, tanto per fare un esempio, rileggere il brano tratto da Un uomo di Oriana Fallaci per comprendere le trasformazioni - in peggio - che ha subito il concetto di partito: “Un partito non ha bisogno di individui con personalità, creatività, fantasia, dignità: ha bisogno di burocrati, di funzionari, di servi. Un partito funziona come un’azienda, un’industria dove il direttore generale (il leader) e il consiglio di amministrazione (il comitato centrale) detengono un potere irraggiungibile e indivisibile. Per detenerlo assumono solo manager ubbidienti, impiegati servili, yes-men, cioè gli uomini che non sono uomini, gli automi che dicono sempre sì …”. Giudicate troppo di parte le parole della toscanaccia? E allora ecco quello che ha scritto in tempi più recenti Giovanni Berardinelli (“Ai miei studenti dico: meglio andarsene”): “…Il riferimento a una sorta di carattere nazionale (familista) induce a sottovalutare quel che è successo nei decenni passati, in particolare quel fattore decisivo che fu la grande espansione della spesa

pubblica e, con essa, del numero di posti nella disponibilità della politica e dei partiti; di partiti in cui le vecchie identità andavano scomparendo trasformandoli in grandi macchine di potere e di controllo del mercato del lavoro …”. Tornando allo spinoso problema delle nomine nelle cariche pubbliche forse sarebbe ora d’abbandonare la sconsiderata pratica della meritofobia, cioè della sistematica e capillare mortificazione del merito. In che modo? Se proprio non si voglia ricorrere ai concorsi pubblici (sarebbe tanto scandaloso?) si dovrebbe adottare la prassi di far nominare da apposite commissioni (se non apartitiche, quantomeno bipartisan) ai vertici delle aziende pubbliche (a tutti i livelli) coloro i quali - per titoli ed esperienze attinenti agli incarichi per i quali concorrono - dimostrano d’essere, in quel momento, gli uomini giusti per quel posto. Perché non si deve dare per scontato che un bocconiano o un licenziato dalla Normale di Pisa (con tutto il rispetto per quegli alti istituti di formazione) siano sempre e solo i più qualificati a condurre una grande azienda di trasporti o dell’energia o della sanità. Utopia? Può darsi, ma se non s’inseguono questi sogni all’inizio dell’anno, a cosa possiamo aggrapparci man mano che scorre il tempo? Ma al momento, nell’attesa che le cose cambino, e sempre che i giochi non siano stati già fatti, che cosa ci si deve augurare a proposito del rinnovo dell’Autorità portuale di Brindisi? Intanto che la scelta, ancorché demandata per legge a singoli soggetti politici, scaturisca almeno dal preventivo e democratico confronto in seno alle forze rappresentate nei rispettivi enti. In secondo luogo che la decisione sia super partes; tenga conto, cioè - a prescindere dalle miopi valutazioni partitiche - della competenza professionale e delle pregresse, positive esperienze dei candidati nel complesso campo della gestione operativa delle aree portuali, dei terminal e delle attività retro-portuali. Con l’aggiunta che, nel caso di ballottaggio tra soggetti parimenti meritevoli, prevalga il criterio dell’appartenenza al territorio. Venga cioè premiata la brindisinità che, alla fine, rappresenta la migliore garanzia per il conseguimento di risultati in grado d’imprimere una svolta significativa alle finora poco incisive politiche di sviluppo del sistema-porto.

«SAREBBE BELLO CHE LA SCELTA DEL NUOVO PRESIDENTE DELL’AUTORITÁ PORTUALE RICADESSE SU UNA PERSONA COMPETENTE ED ESPERTA. SE POI FOSSE ANCHE UN BRINDISINO...»


ATTUALITÁ

Problemi irrisolti

PISCINA TERAPEUTICA: UNA STORIA SENZA FINE La Asl non ha i soldi. Il Comune non sa che fare. E i disabili, come la nostra Anna Rita Mellone, sono costretti ad attendere. E sperare...

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noi diversabili aspettiamo. Un buon decennio è ormai passato. La famosissima piscina terapeutico-riabilitativa di via Brandi al Casale (che può vantare un bel poker di uscite su Striscia la Notizia con il conseguente poker di promesse deluse da parte di chi, forse, si sarebbe dovuto adoperare per l’apertura ed il funzionamento della stessa) rimane ancora chiusa! Ma questa storia è tutta una delusione. Anche i signori Fabio e Mingo, ai quali mi rivolsi per muovere le stagnanti acque, mi hanno un po’ delusa: sin dalla prima lettera che gli scrissi e che venne pubblicata dal Quotidiano il 23 marzo 2008, fui chiara nel dire che la piscina era nelle mani del Comune, l’ente che l’aveva fatta costruire, dietro insistente richiesta di Carmelo Palazzo, presidente Anmic, e all’epoca (anno 2000) consigliere comunale. Che la piscina fosse ancora del Comune lo ribadii agli stessi Fabio e Mingo nella seconda lettera, nella terza e, a voce, nel momento in cui chiesero, a noi dell’associazione Co.Li.HBri. (Comitato Libero Handicap Brindisi) di intervenire (e registrammo la puntata di Striscia andata in onda l’1 giugno 2010); ed anche nella quarta lettera! Ma loro, imperterriti, hanno continuato a tirare in ballo sempre e solo la Asl, che aveva soltanto un accordo verbale, con il Comune: di baratto con il parco Cesare Braico. È chiaro che il direttore Rollo, alla fine, avrebbe scaricato il tutto a chi si sarebbe dovuto impegnare, in primis, cioé il Comune, che però ha riscaricato il tutto sulla Asl. Comunque devo dire anche grazie, a Fabio e Mingo ed

a Striscia, che hanno dato ascolto, spazio e ribalta alla brindisina disabile questione. E non è tutto! Associazione Co.Li.HBri., Cooperativa Oltre l’Orizzonte e Cgil nella persona di Antonio Macchia, hanno firmato una richiesta di incontro sul tema piscina terapeutico-riabilitativa, indirizzata al prefetto, al sindaco, al presidente della Provincia e al direttore generale della Asl. Consegnata a mano in data 6 dicembre 2010: a tutt’oggi non si è avuta nessuna convocazione! E mentre noi diversabili aspettiamo… la vergogna continua! Continua anche la serie di brutte notizie: colmo dei colmi, la struttura non è strutturalmente a norma! Fatto che si sapeva ormai da tempo! Evidentemente nessun diversabile è stato interpellato affinché i lavori venissero fatti bene! Dall’ultimo sopraluogo dei tecnici di Comune ed Asl è emerso che “la struttura presenta gravi carenze e criticità di natura strutturale, impiantistica e igienico sanitarie che ne impediscono l’utilizzo”. Ora ci vogliono altri 60/70 mila per adeguarla! La Asl ha comunicato all’Amministrazione Comunale che non ha alcuna possibilità di partecipare ai costi di adeguamento anche per i tagli previsti dalla Regione ai servizi riabilitativi. E noi diversabili aspettiamo… tanto possiamo aspettare! Cosa importa se abbiamo dolori che ci rendono la vita ancor più difficile della già più difficile vita che viviamo ogni giorno! Cosa importa se qualcuno di noi potrebbe anche arrivare a recuperare… tanto sta meglio sulla sedia a rotelle! Ma noi non ci arrendiamo! Se le amministrazioni si arenano… noi no! Quando non ci ha fermato un incidente o una malattia… niente e nessuno potrà mai fermarci! Anna Rita Mellone

Ma che cavolo ci vanno a fare 4 consiglieri comunali alla Bit?

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ull’utilità di essere presenti alla Bit di Milano ci siamo già espressi negli anni passati: concordiamo con l’assessore comunale al Turismo Teo Titi, con il commissario provinciale dell’Apt Francesco Nacci e col sindaco di San Michele Salentino Alesssandro Torroni (che non andrà alla Bit), sul fatto che per attirare turisti sarebbe meglio spendere le risorse in maniera diversa. Detto questo, grazie a Senzacolonne abiamo appreso che ben quattro consiglieri comunali del capoluogo andranno in missione alla fiera milanese. A carico del comune una spesa di 7000 euro. Ora, qui non interessano i nomi dei fortunati vincitori del viaggio-premio, né l’ammontare della spesa, ma la sostanza. Che alla Bit ci vadano il sindaco, gli assessori al Turismo ed il presidente della Provincia, è giustificato. Ma che ci si mandino anche quattro consiglieri, è davvero incomprensibile. Cosa andranno a fare? A controllare se lo stand è stato allestito bene? Oppure a verificare la qualità dei tarallini e dei carciofini sott’olio che saranno offerti ai visitatori? Avremo modo di verificare personalmente in fiera. Ma questa missione inutile conferma quanto già diciamo da tempo su come gli amministratori locali guardano a questo evento: più che un’opportunità per allacciare contatti con i tour operator e promuovere il territorio alla stampa specializzata, l’occasione per una scampagnata.

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POLITICA

Comune

L’OPPOSIZIONE PROVA A DARE SEGNI DI VITA. GRAZIE A BRIGANTE L’iniziativa di riunire i capigruppo di minoranza è partita dal consigliere regionale vendoliano. Il Pd, invece, sembra essere svanito nel nulla.

S

uonerà strano, ma la principale opposizione al governo Mennitti, in questa seconda legislatura, finora è stata quella del presidente del consiglio comunale Giampiero Pennetta e di sua moglie, Anna De Domizio, titolare della cooperativa Ferrante Aporti, che da anni svolge un ottimo lavoro nel settore dei servizi sociali, usufruendo dei soldi che il Comune di Brindisi gli riconosce con apposite convenzioni. Pennetta (eletto nel Pdl) è da sempre un po’ dentro e un po’ fuori la maggioranza: è stato lui a criticare più volte l’esecutivo e alcuni suoi assessori (in particolare Massimo Ciullo e Mario Pennetta) ottenendo però scarsi risultati e repliche pesantissime. La De Domizio, invece, in risposta alla lettera-esposto di un gruppo di giovani pubblicata su Quotidiano, aveva invitato gli stessi a guardare «nei palazzi del potere, dove ben altri affari si consumano a danno della città». Un’accusa pesantissima, che ovviamente tutti hanno letto volgendo lo sguardo al Comune e alla sua amministrazione. Mennitti ha portato tutto in Procura, e la telenovela con Pennetta e famiglia si è così arricchita di un altro avvincente episodio. Per il resto, salvo qualche interrogazione dei due consiglieri più giovani Lino Luperti e Francesco Cannalire, dai banchi dell’opposizione in questi mesi non è che si siano levate voci altsionanti. Tant’è che alla fine nei giorni scorsi è toccato a Giovanni Brigante, consigliere regionale vendoliano, riunire i capigruppo di minorana del Comune per tentare di tracciare un percorso per i prossimi mesi. Ora, che questa iniziativa sia venuta da un uomo che ha spostato a Bari il centro della sua attività politica, è il segnale che - come da noi scritto altre volte - Mennitti gode esclusivamente di opposizione interna, perché quella vera è morta da un pezzo. Annullata dal coma in cui è caduto il Pd e dagli strani comportamenti di alcuni consiglieri di minoranza, il cui silenzio lascia pensare molte cose. Abbiamo parlato di questo andazzo proprio con Brigante. Consigliere, non è strano che tocchi a lei riunire l’opposizione? Per la verità nelle scorse settimane ho chiamato il segretario del partito democratico Corrado Tarantino per invitarlo ad organizzare un incontro di coalizione, ma attendo ancora risposte. Qual è il suo obiettivo? Capire se ci sono le condizioni per presentarsi in aula coesi sulle questioni importanti, ferma restando l’autonomia di ogni gruppo, visto che su alcuni argomenti siamo andati in Consiglio con 3-4 posizioni diverse. In un momento in cui la maggioranza è divisa e non porta in aula atti importanti, noi non approfittiamo della situazione, anzi, ci comportiamo allo stesso modo, anche su questioni banali. Spesso l’opposizione è stata addirittura assente. Esatto. Dobbiamo essere presenti in tutte le sedute: a volte potevamo essere maggioranza. Ma soprattutto dobbiamo imporre all’ordine del giorno argomenti seri, di ordine sociale ed economico, pur considerata la limitatezza dell’autonomia del Comune.

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Un esempio per tutti? Le convenzioni con le società energetiche, non sono mai state oggetto di discussione in Consiglio. Ma possiamo discutere anche di bonifiche. Pensi che a Mesagne la zona industriale è satura, e qui a Brindisi non abbiamo terreni liberi da vincoli di caratterizzazioni, e perfino chi si vuole ampliare deve passare attraverso le forche caudine. A Venezia invece hanno bonificato con il contributo dello Stato e delle aziende che hanno inquinato, non di chi vuole investire. Ecco, l’opposizione, se coesa, potrebbe avere un ruolo importante. Perchè nell’opposizione non emergono volti nuovi? Perché abbiamo consiglieri d’opposizione che si comportano come consiglieri di maggioranza: stanno lì a chiedere qualcosa. Fin quando avremo gente senza arte né parte, saremo (meglio dire saranno) sempre succubi di lusinghe e sempre dietro la porta di chi ha il potere. Ed è chiaro che, in queste condizioni, volti nuovi non ne emergeranno: se questi sono gli esempi, quelli che si approcciano alla politica scappano. Se viene uno nuovo e sente parlare certi soggetti, si chiederebbe “ma dove sono finito?”, e tornerebbe a casa. Se si assiste ad alcuni scambi di battute tra qualche consigliere ed il sindaco, ci si rende conto del divario che c’è. Un divario di preparazione politica e culturale. Mi creda, alcune situazioni sono francamente imbarazzanti. Ecco perché con la nostra associazione “Sviluppo e Lavoro”, vogliamo tornare alla politica con la P maiuscola, al servizio della città. E finora tutte le iniziative fatte sono state partecipate e apprezzate. Segno che c’è una fetta di città che apprezza questo tentativo. Dica la verità: si vuole candidare a sindaco ed ha iniziato a lavorarci su. Guardi, io in questo momento sono così tranquillo che non vedo all’orizzonte candidature: mi muovevo da presidente di circoscrizione, l’ho fatto da consigliere comunale, da presidente della Camera di commercio ed oggi da consigliere regionale. Se fai politica non puoi stare a guardare. Quello a cui miro è una cabina di regia per lo sviluppo della città, che discuta di piano regolatore, piano portuale, sviluppo economico. Certi argomenti non possono essere redatti da 3-4 persone: c’è bisogno di allargare la partecipazione alle associazioni di categoria, ai sindacati, alle associazioni ambientaliste, a tutti quelli che possono dare un contributo di idee e progetti per un piano a misura d’uomo. L’opposizione deve fare propri certi temi e confrontarsi su questi. Come giudica l’operato di Comune e Provincia? Vedo che non c’è concerto. Non riescono a sedersi per valutare attentamente se sinergicamente si può intervenire su grosse cose. La Bit ne è stata la dimostrazione: ognuno con la sua idea, ognuno su strade diverse. Mi auguro che questo scollamento non sia dovuto a volontà politica. Perché tutto ciò non porta le ricadute che i cittadini si attendevano al momento dell’elezione di sindaco e del presidente. Spero in un cambio di rotta: la primogenitura non serve a nessuno, bisogna lavorare uniti.

Ma il 2011 sarà l’anno di Mennitti Il nuovo look dell’entrata del cimitero. L’inaugurazione di parco Magrone al rione Sant’Angelo. Poi i lavori su lungomare Regina Margherita e su via Del Mare, quelli al rione Paradiso, e la realizzazione del sottopasso che collegherà via Tor Pisana a piazzale Crispi. E ad ottobre l’assemblea nazionale dell’Anci, che porterà a Brindisi circa 5000 amministratori pubblici da tutta Italia, e sarà un bell’evento mediatico. Il 2011, insomma, potrebbe essere l’anno di Mennitti: l’anno in cui finalmente la città vedrà le testimonianze del lavoro del sindaco e della sua giunta. Se tutti questi progetti andranno in porto, e se i consiglieri ballerini di maggioranza non lo faranno cadere, allora sarà difficile accusare il primo cittadino di aver pensato esclusivamente alla cultura, al teatro Verdi ed alle mostre di Palazzo Granfei-Nervegna. Critici e oppositori potranno pur sostenere che alcune di queste opere sono partite grazie ai soldi dell’Autorità portuale, oppure perché progettate o pensate da amministrazioni precedenti, ma in politica conta chi taglia i nastri, e quest’anno Mennitti di nastri potrebbe tagliarne diversi. Forse anche quello della piscina comunale di Sant’Elia, uno scandalo tutto brindisino: una struttura ultimata, affidata ad un consorzio di aziende ma non ancora entrata in funzione perché alcuni lavori non eseguiti a regola d’arte hanno causato il danneggiamento della vasca. Da un anno si attende che i tecnici comunali risolvano il problema. Che si aggiunge a quello della piscina di contrada Masseriola (anche lì problemi tecnici e amministrativi) e della piscina per portatori di handicap realizzata al Casale diversi anni fa. Le piscine chiuse, complice Striscia Notizia ed i suoi inviati Fabio e Mingo, hanno esposto il sindaco ad una brutta figura televisiva in prima serata nazionale. Mennitti ha promesso che tutto sarà risolto entro febbraio, ma visto come lavora la macchina comunale, c’è da dubitarne. Nel frattempo l’opposizione stenta ad uscire dal coma profondo in cui è finita, e per iniziativa del consigliere regionale vendoliano Giovanni Brigante è tornata a riunirsi in forma compatta per elaborare un programma d’azione comune. Anche qui c’è da dubitare che questo possa accadere, viste le divisioni a cui si è assistito in passato, e la mancanza di figure nuove, autorevoli e credibili che possano suscitare un minimo di entusiasmo. Insomma, Mennitti può continuare a stare tranquillo, tanto gli unici problemi seri che potrebbero impensierirlo sono, come al solito, i dolori di pancia di certi di consiglieri di maggioranza. Che comunque si accontentano di poco: un incarico di secondo piano, qualche commissione, un po’ di visibilità... E poi non c’è nessuno che abbia intenzione di tornare alle urne: con i tempi che corrono è difficile affrontare una campagna elettorale con la certezza di essere rieletti. Meglio tenersi stretta la poltroncina attuale e sperare in un futuro meno grigio. Fabio Mollica


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STEFANO vampiri LA MONICA di mattina

IL MIO NON È PESSIMISMO È PURO E SEMPLICE ODIO Rispondo ad un lettore che mi ha scritto dopo l’articolo del mese scorso.

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opo l’articolo del mese scorso ho ricevuto una lettera da un lettore. Era dispiaciuto perché intravedeva in me una punta di pessimismo riguardo ad uno degli argomenti trattati. Gli ho risposto che si stava senza dubbio sbagliando, che il mio non era pessimismo bensì odio, puro e semplice. E non verso di lui, perché l’odio c’era già prima di quella sua lettera, era già nell’articolo che ne era totalmente intriso. Nella mia risposta ho solo specificato a quel simpatico lettore i contorni di quest’odio, le sfaccettature e le dimensioni, puntualizzando di quale causa fosse effetto. L’ho fatto usando molte righe, molte parole piccate, il sarcasmo è scorso a fiumi e probabilmente anche l’espressione del mio viso è rimasta beffarda e tagliente per tutto il tempo che scrivevo. Eppure quando ho finito di scrivere quella lettera di risposta (ad oggi ancora non spedita al mio lettore), ero sereno e soddisfatto. Dell’odio nessuna traccia. Eppure mi manca. Mi confonde provare un senso di benessere e di ottimismo in questo squarcio di tempo e di territorio. Perché non c’è nulla che ci possa far stare allegri. Allora è meglio odiare. Guardare tutto quello che ci fa indignare in questo Stivale che sta vedendo scolorire la sua tomaia. A partire da noi che siamo quasi sotto al tacco. Più vicini al punto in cui si calpesta tutto ciò che si incontra. A partire proprio dalla mia Città. Che odio come mai avrei potuto credere possibile. Ma non odio le sue vecchie mura, i muri dei palazzi che ingabbiano le strade e ne decidono la direzione. Non l’architettura delle stradine del centro storico, gli scavi davanti alla scuola De Amicis – macchina del tempo – o lo strano punto e virgola che sono le Colonne. Non si possono odiare gli oggetti. Forse i segni sulle cose, questo sì. Perché dietro ad uno scempio c’è sempre un essere umano che ne è responsabile. Un essere umano che non si è mai curato delle nostre strade asfaltate come

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la crosta di una torta, che non ha mai pedalato sulla ghiaia di via XX Settembre. Un essere umano che si è seduto intorno a qualche tavolo comunale per chiacchierare con altri suoi simili… convinti tutti che i Corsi andassero chiusi. Senza però aver chiacchierato mai con la gente dei negozi di tutta la Y che dal Cavalcavia e dalla Stazione arriva fino al mare. In quelle strade che lustri e lustri fa erano occupate per intero da serpenti d’auto in attesa di imbarcarsi sulle navi. E per le altre che ne sarebbero venute, intanto costruiamo una diga per allargare il porto. Ma di navi ne abbiamo perse e non avute di nuove, e ora quel posto rimane una desolata e quieta banchina per i pescatori che buttano gli ami con su attaccati i vermi. Tonnellate di cemento per farli pescare comodi… Odio che in questa mia amata Brindisi non ci sia qualcosa che provochi l’invidia d’altri, che ci faccia difendere da tutto quello che ci portano via le Province che ci fanno da tenaglia. Perché non sento altro che non sia l’impulso che i leccesi hanno dato alle loro coste, al loro mare, al loro turismo. O dei baresi che ci hanno tolto voli e imbarchi. Forse vengono pure a montare gli specchietti solari per le allodole. Quelli che si dice siano gli strumenti migliori per far soldi. Allora le allodole siamo noi. Odio… se torneremo in Lega 2, perché questa Pallacanestro è un raggio di sole in un periodo buio. Odio che il Calcio sia caduto in un pantano che se lo inghiottirà. Odio che il tintinnio sordo di una cassa vuota di denari ci abbia ridotti a vedere artisti di terza fascia che per allietare la nostra notte di Capodanno cantavano canzoni stantie e già troppo conosciute. Odio che le Aziende che possono investire entrino in questa nostra terra con la stessa paura e titubanza con la quale si entra dai dentisti. Odio le spiagge lasciate incolte come latifondi inglesi, le acque lasciate a “scurirsi”. Odio l’impunità per chi si è arricchito costruendo dove non doveva, posteggiando navi dove non si poteva, chiamando ragazzi a

lavorare scegliendoli come si fanno gli inviti per una festa. Odio aver patito un torto e poi nemmeno la soddisfazione di una condanna o di un risarcimento. Odio tutto ciò che abbiamo lasciato diventasse un monopolio. Odio la disinformazione su quello che sta accadendo veramente: cioè nulla, in una Città immobile in una Nazione al palo. Odio che qualcuno mi tiri la manica per aver la mia attenzione, per chiedermi ogni tanto di scrivere su Brindisi. E odio che quando mi siedo davanti ad una tastiera per provarci, mi vengano poche idee. E tutte nere, negative, sospiranti. E odio parecchia gente.

E

ppure ne amo anche tanta altra. Tutti quelli che si affannano per recuperare una delle spiagge di cui sopra o quella foresta che decine di anni fa era un immenso Parcogiochi. Tutti quelli che fanno il loro dovere come la più normale delle cose. Quelli che agli sportelli non lesinano un sorriso neanche all’ultimo minuto del loro turno di lavoro; magari perché uscendo per la strada saranno loro i clienti. Amo chi affolla i teatri e chi scrive per essi. Amo quelli che leggono i libri. E anche i giornali. Ma solo quelli che dipingono la realtà che abbiamo attorno e dinanzi a noi. Ma in questo nostro Mondo Occidentale, fermo come mai gli era capitato prima, è dura cercare di buttare uno sguardo al futuro, uno sguardo che abbia il respiro lungo almeno quanto l’arco di un anno. Forse è più facile guardarsi attorno. Guardare questa nostra Città che sembra un deserto in certi posti e un’affollata agorà in altri. Negozi vuoti sui Corsi chiusi. Ma anche pizzerie sempre piene e sale scommesse affollate di gente diligentemente in fila con in mano una schedina e una banconota. Le frequento entrambe, lo so bene. E mi ci lancio nei pomeriggi in cui circola la voce che in qualche Serie C si architetterà un pareggio. Raccolgo tutto quello che ho nelle tasche e vado a provare la fortuna. E non mi chiedo mai se sto facendo il giusto. Però sono convinto che se attorno a me questa Città girasse come deve, i demoni che mi spingono a cercare la chiusura del cerchio della mia esistenza con l’idiota fortuna di aver indovinato e basta una sequenza di sei numeri… quei demoni, dicevo, sarebbero molti di meno.

«ODIO TORNARE IN LEGA2, PERCHÈ QUESTA PALLACANESTRO È UN RAGGIO DI SOLE IN UN PERIODO DI BUIO. ODIO CHE IL CALCIO SIA CADUTO IN UN PANTANO CHE SE LO INGHIOTTIRÁ...»


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SATIRA

SPAM

INFORMAZIONE

PILLOLE DI SAGGEZZA

PLAUSIBILE

D

a questo mese, scopiazzando spudoratamente una rubrica di Radio Deejay e del Trio Medusa, vi proponiamo il meglio di quanto accaduto in città. Notizie e fatti che le tv ed i giornali locali vi hanno spudoratamente nascosto. INDAGINE EURISPES: è Vittorio Galigani, a sorpresa, il personaggio più credibile in città. Un risultato eclatante, un exploit inatteso: l’ex presidente stacca tutti, inaspettatamente, e spiazza Studio 100 che già aveva preparato una serie di 150 puntate (in mondovisione) per osannare la vittoria del duo Ferrarese-Mennitti. Galigani invece è riuscito ad aggiudicarsi il primo posto grazie all’incredibile bravura con cui ha portato il Brindisi Calcio dalla quasi C1 alla quasi scomparsa. Le attestazioni di stima dei tifosi e dei brindisini più in generale lo hanno convinto a venire in soccorso di Ferrarese: sarà lui il nuovo presidente dell’Enel Basket Brindisi. Ora bisogna aspettarsi una campagna acquisti coi fiocchi e risultati brillantissimi. E se SuperMax aveva promesso l’Eurolega in tre anni, con Galigani si andrà dritti dritti in Nba, in meno di sei mesi.

«Al nostro Presidente piacciono le giovani leve». Onorevole Luigi Vitali, intervistato da Studio 100, il 28 gennaio.

INCOMPATIBILITÁ: Mennitti ha problemi con pennetta. Ferrarese ha problemi con Miglietta. Bechi ha problemi con Diawara. Pupino ha problemi con Galigani. E anche noi non ci sentiamo tanto bene. INTERNET: Il sito web del Comune sarà sottoposto quest’anno ad un completo restyling. L’Amministrazione lo vuole rendere più dinamico, e soprattutto mira ad aumentare i contatti e l’interattività con i cittadini. Nell’ultima riunione di giunta il sindaco ha proposto di puntare su argomenti culturali. Nessuno ha avuto il coraggio di contraddirlo. Uno degli assessori più giovani ha proposto di arricchire il sito proponendo i migliori video del mese pubblicati su Youporn.com, con cui è stata avviata una interessante collaborazione nell’ambito di Area Vasta. PROVINI. Grande successo della convention dei Giovani del Pdl, che si è tenuta venerdì 28 gennaio al cinema Andromeda di Brindisi. Dopo aver ascoltato i pallosissimi

Ce ne siamo accorti, onorevole. Ah, se ce ne siamo accorti!

interventi del ministro Fitto (che in due ore è riuscito a mantenere sempre la stessa inespressiva espressione del volto) e degli altri illustri politici, sono finalmente iniziati i provini per le prossime edizioni di Grande Fratello, Bunga Bunga Show, La Fattoria. I prescelti sono stati ammessi alle selezioni nazionali, che si terranno nelle residenze del Cavaliere in date da stabilirsi. Nomi e giorni saranno comunicati da Emilio Fede nelle edizioni serali del Tg4. SONDAGGIO. I club del tifo organizzato del PalaPentassuglia hanno lanciato su Facebook un grande sondaggio

per stabilire chi sia il più grande giocatore “brindisino” di tutti i tempi. Tra le nomination figurano Claudio Malagoli, Tony Zeno e Otis Howard, ma sembra che tra i più votati figurino già gli americani Tutt (“per l’eleganza con cui sedeva in panchina”) e Monroe (“bravissimo nell’incitare i compagni da fuori campo”). Il favorito per la vittoria finale resta però il francese Diawara (“per lo spettacolo che riesce ad offrire solo durante i minuti di riscaldamento”). Se volete partecipare al sondaggio andate su Facebook e cercate: vota il miglior biancazzurro di sempre.

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I LOCALI DI TB

Ristoranti

t Hara Un locale originale e coraggioso, che sta riscuotendo ottimi consensi. Potete scegliere i piatti del giorno, oppure prediligere (e ve lo consigliamo) i menù degustazione: Hara (carne, pesce e verdure), Fresco (solo pesce), Gusto (carne), Verde (vegetariano), Leggero (per chi tiene alla forma fisica). Il Sushi e il Sashimi sono degni di un ristorante giapponese. Il locale è anche wine-bar e sala da thé. Via G. Bruno 26/28, tel. 0831520064. Chiuso la domenica sera e il lunedì. L’Araba Fenice u Da anni uno dei ristoranti brindisini più apprezzati. Ambiente elegante, cantina sontuosa che dà il giusto spazio ai vini del territorio, cucina di qualità a prezzi accessibili. Servizio puntuale e discreto. D’obbligo partire con l’antipasto della casa. Come primo vi consigliamo gli gnocchetti con gamberi e melanzane. Insuperabili i gamberoni rossi di Gallipoli al sale. Pesce sempre fresco. Dolci da applauso. Corso Roma 31, tel. 0831590009. Chiuso il lunedì.

t Iaccato La storia della cucina marinara brindisina. Da decenni questo locale è la meta prediletta di quanti amano mangiare pesce fresco. Nel locale della famiglia Romanelli potrete assaggiare, tra le altre cose, degli incredibili tagliolini all’aragostella. Ma se proprio volete vivere un’esperienza gastronomica indimenticabile, allora ordinate la zuppa di pesce della casa: senza paragoni. Pizze anche a pranzo. Piaz.le Lenio Flacco, tel. 0831524084. Chiuso il mercoledì. La locanda del porto u Ambiente classico e piacevole. Cucina tradizionale. Si apre con l’antipasto della casa (10 piatti tipici). Tra i primi, da non perdere i paccheri alla rana pescatrice con ricottina piccante (oppure gli agnolotti ai crostacei con ricciola). Per secondo carne arrosto (c’è anche la fiorentina) oppure l’ottimo tonno scottato con salsa di basilico e parmigiano. Dal lunedì al venerdì si serve la pizza anche a pranzo. Via Montenegro 20, tel. 0831568181. Chiuso il martedì. t Locanda ti li Spilusi Il ristorante-pizzeria che soddisfa ogni “spilo”, ideato da Fabrizio e Gianfranco. Vecchie e nuove pietanze della cucina tradizionale pugliese ed italiana, in un ambiente rustico immerso nel verde. Da provare i troccoli ai granchi e la “taiedda” di riso patate e cozze, “bracioli e purpetti”, ed ovviamente la grigliata mista di carne o pesce. Antipasti numerosi e gradevolissimi. Contrada Restinco 4, tel. 0831555481, 3280898063. Chiuso a pranzo.

t Buena Vista Cucina completamente rinnovata per questo locale accogliente e caldo situato ai piedi della Colonna Romana. All’ottima selezione di salumi, formaggi e carni, si aggiungono ora i piatti della tradizione marinara. Ottimi il tonno alla griglia con zucchine gratinate, la seppia alla catalana, l’insalata russa con il dentice, gli gnocchetti ai frutti di mare. Azzardate, ma squisite, le orecchiette al nero di seppia con le cozze. Via Colonne 57/59, tel. 08311720488. Chiuso il mercoledì. Penny u L’arte del buon bere, della cucina e della cordialità. Il Penny è uno dei ristoranti più belli e romantici della città, situato in un palazzotto del 1200 affacciato sul porto. La cucina è raffinata e privilegia i piatti a base di pesce fresco, come i tagliolini allo scorfano. L’antipasto propone quattro portate in un unico piatto dal design ricercato. Il Penny è anche enoteca (e che assortimento!) e cioccolateria. Via San Francesco 5, tel. 0831563013. Chiuso il lunedì. 24

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Skipper/Betty u La cucina di uno dei locali storici del centro, abbinata alla location del bar più popolare. Ne esce un mix di buona cucina marinara, posti a sedere in piazzetta oppure nel romantico cortile interno. Ottimi i tagliolini ai frutti di mare, ma anche le pappardelle ai porcini con le vongole. Abbondante la grigliata di pesce, buone le pizze. Per dolce, cosa c’è di meglio del gelato del Bar Betty? Viale Regina Margherita 6, tel. 0831563465. Chiuso il mercoledì.


TEMPO LIBERO

CASA

Nuova apertura

CENTRO CERAMICHE COLAIANNI

RINNOVARSI NELLA TRADIZIONE MARIO E I SUOI FIGLI HANNO CORONATO UN SOGNO: IL NUOVO SHOW ROOM LASCIA A BOCCA APERTA. MA I TITOLARI RESTANO PERSONE SEMPLICI, SERIE E DEDITE AL LAVORO.

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oche settimane fa è stato inaugurato il Centro Ceramiche Colaianni, situato nella zona industriale di Brindisi, in via Giulio Natta. È il nuovo grande e moderno showroom della famiglia Colaianni, già un riferimento per tutta la provincia di Brindisi! Arredo bagno, piastrelle, rubinetteria, camini e tanto altro, in un contesto elegante ed accogliente, all’insegna della professionalità e dell’esperienza. Mario Colaianni (con i figli Vito, Daniela, Davis e Marco), ha così coronato un sogno. La sua è una storia che parte da molto lontano, dall’attività svolta da Vito Colaianni, papà di Mario, specializzato nella produzione di mattoni in cemento. Erano gli anni ‘40. Dopo un’importante e redditizia esperienza fatta come piastrellista in Canada, Mario, che non riesce a rimanere lontano dalla sua

Brindisi, torna in città e apre l’azienda con il fratello Osvaldo, dedicandosi proprio alla tradizione di famiglia: la produzione dei mattoni in cemento. Nel corso degli anni l’azienda è cresciuta entrando con forza nel commercio dei materiali per l’edilizia. Nel 2003 Mario crea con i quattro figli la Colaianni Mario & Co. sas, divenendo un punto di forza per la fornitura di materiali per l’edilizia, piastrelle, rubinetteria, camini, parquet e componenti d’arredo. Dal 2003 Mario, Vito, Davis, Daniela, e Marco inseguivano un sogno: il 19 gennaio del 2011 il sogno si è trasformato in realtà. Uno showroom sorprendente già dal suo ingresso… con soluzioni d’arredo incredibili, a prezzi non impossibili... vi invitiamo a scoprirlo e a sognare una casa tutta nuova! (I.L.R.)

Nelle foto: l’ingresso del Centro Ceramiche Colaianni e alcuni momenti dell’inaugurazione, con la famiglia Colaianni (al centro il signor Mario) e lo staff del nuovo show room.

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TEMPO LIBERO

LA DOLCE VITA IPPICA

CAMPIONI IN SELLA A MITRANO Concluso il Campionato sociale 2010: ecco i nomi di chi ha primeggiato.

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resso il Circolo ippico Mitrano di Brindisi si è concluso il Campionato Sociale 2010 che ha assegnato il titolo di Campione Sociale ad amazzoni, cavalieri e juniores che frequentano la storica Scuola di equitazione brindisina, possessori di brevetto, di patente A e Junior under 12. Concorsi Ippici di Salto Ostacoli e di Dressage, organizzati in sette domeniche durante i mesi di dicembre e gennaio, hanno messo alla prova le migliori amazzoni e cavalieri del Circolo nella campagna di Mitrano. Questo importante percorso formativo è voluto dalla Federazione italiana Sport equestri per avere la possibilità di valutare il livello addestrativo raggiunto dai propri allievi. Infatti Francesco Ragione, istruttore federale di provata esperienza che da ben 30 anni svolge quotidiana attività formativa, ha strutturato questi incontri dedicando molta attenzione al settore addestrativo, con l’obiettivo di migliorare tecnica e stile dei propri allievi, sia giovani che adulti. È risultata vincitrice del titolo di Campione sociale 2010 l’amazzone junior Camilla Pica (possessore di “Brevetto” in sella a Clifford). Tra i possessori di “Patente A” il titolo se lo è aggiudicato Cristiano Cervino in sella a Alopen del Lago. Al secondo posto si è classificata la junior Amelia Leuci su Verocco. Terza Enza Pellicani su Dominique. Campione sociale Junior under 12 è risultata la giovanissima Alessia Tundo (fofo a sinistra) su Verocco mentre secondo è risultato Marco De Fazio in sella a Caio Aurelio di Pietrafitta. Si sono inoltre piazzati Michela Musaio, Stefania Sardella, Francesco Scalera, Roberto D’Aversa, Alberto Barile.

LIBRI

“Mo avast!” di Michele Lamacchia

“Mò avast!” (“Adesso basta!”) il libro di Michele Lamacchia, può definirsi il padre naturale di un nuovo modo di scrivere. Appellato dalla critica “talento genuino”, Michele, nel suo libro, racconta una storia insolita, con una logica precisa e diretta, riuscendo, con grande creatività, a sorprendere il lettore con passaggi di straordinario realismo. In “Mò avast” si riscontra un alternarsi di termini puramente tecnici ad altri incredibilmente familiari, quasi tangibili, che trascinano chi legge nella scena, riuscendo a percepire suoni, odori e dolori. Così il lettore diviene il protagonista di un film e si avvolge in un clima piacevolmente soffocante fino allo sfinimento. “…Pogo volava, in quello strano e magico effetto che l’adrenalina in corpo riesce a fare...”. Che Michele sia un “personaggio”, lo si evince già al primo incontro. Un creativo, un artista che vive e lavora all’insegna della spontaneità e dell’autenticità. Persona amabile e di una simpatia geniale, il giovane scrittore trascorre ogni momento della sua giornata accompagnato dal suo taccuino, pronto a scrivere e a prendere appunti. «Spesso la notte mi sveglio e comincio a scrivere, anche quando sono fuori casa ho sempre con me un blocchetto di appunti. L’ispirazione giunge inaspettata ed io sono sempre pronto a riportarla su carta». Michele è già alle prese con la stesura del nuovo libro, di cui, ovviamente non svela nulla, e nel frattempo gode del successo del suo “Mo’ avast”, distribuito da Giunti, e rintracciabile, oltre che presso i punti vendita Giunti, nelle librerie della zona, oltre che ordinabile on-line. (I.L.R.)

DANZA

Il Centro Arte Danza sbaraglia tutti al concorso Giovane Talento Grande soddisfazione e orgoglio del Centro Arte Danza diretto da Claudia Giubilo, che ha partecipato al Concorso GM Giovane Talento a Casarsa Della Delizia (PN), paese dove ha vissuto Pier Paolo Pasolini. Si tratta di un evento che vede susseguirsi ben 115 coreografie, divise in tre categorie: classico, moderno e contemporaneo. Il Centro brindisino si è aggiudicato cinque premi su cinque coreografie presentate, e due menzioni come migliore interpretazione con gli allievi Francesco Fasano, Cassandra Bianco, Emanuela De Carlo, Alessia Serafini, Chiara Alfarano. In giuria c’erano personaggi del calibro di Gabriella Tessitore, Ricky Bonavita, Mauro Mosconi, Giuseppe Della Monica. «Eravamo gli unici rappresentanti della “Puglia” - racconta la Giubilo - e con molta discrezione abbiamo portato a casa cinque vittorie su cinque coreografie, cosa si può volere di più?. Adesso ritorniamo alla nostra quotidianità in sala, perché i nostri impegni non sono finiti. E conserviamo la volontà e la caparbietà di ottenere sempre altri buoni risultati». (I.L.R.)

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TEMPO LIBERO

TEATRO AL VERDI

ATTIMI DI SCENA: SPAZIO ALLE COMPAGNIE LOCALI

Sara Bevilacqua e Marcantonio Gallo

Quattro appuntamenti da febbraio a maggio: con il nuovo teatro che si propone come contenitore di idee e luogo di confronto. All’iniziativa collaborano le Tenute Rubino e Palazzo Virgilio

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ra febbraio e maggio il Nuovo Teatro Verdi aprirà il palcoscenico agli allestimenti delle compagnie teatrali del territorio con la rassegna “Attimi di Scena”. L’iniziativa nasce per dare spazio a quelle realtà che, grazie a un lavoro fatto di passione e dedizione, hanno contribuito a creare in pochi anni un movimento teatrale importante, oggi meritevole di un’adeguata vetrina. In particolare lo sguardo è puntato sui gruppi di ricerca che si esprimono con i linguaggi d’innovazione, ai quali la Fondazione Nuovo Teatro Verdi continua a guardare con grande attenzione proponendo accanto alla stagione 2010-2011 un mini-cartellone di quattro appuntamenti in programma tra palcoscenico e foyer. Il momento artistico si lega anche al mondo dei vini di Tenute Rubino, testimonial del territorio che si conferma concretamente impegnato nella promozione della cultura e dell’aggregazione. Come anche all’ottima gourmerie di Palazzo Virgilio che accompagnerà i quattro spettacoli con il suo servizio di pregio e l’eccellenza delle preparazioni. A fare da valore aggiunto al cartellone istituzionale della Fondazione, la rassegna inaugura un percorso di coinvolgimento di giovani talenti che permetterà al pubblico di soddisfare nuove curiosità e intraprendere percorsi diversi.

Ancora un volta il Nuovo Teatro Verdi si propone come contenitore di idee, come luogo di confronto capace di individuare anche nelle immediate vicinanze urgenze di pensiero che chiedono un’occasione per esprimersi con maggiore autorevolezza. La rassegna viene inaugurata da Meridiani Perduti, associazione culturale creata nel 2009 da Daniele Guarini, Sara Bevilacqua e Giammarco Bevilacqua, che si presenta con un doppio appuntamento: il primo è “Invito a cena con delitto”, liberamente ispirato alla pièce teatrale di Neil Simon. Insospettabili commensali, tenebrose presenze, delitti imprevisti ed un solo assassino. Le suggestioni e il fascino di un’indagine secondo i canoni degli investigatori più popolari della letteratura gialla coinvolgeranno il pubblico con uno humour nero sagace ed elegante. Il secondo è “Revolution”. Gli anni Sessanta da una prospettiva insolita: la periferia industriale di una città del Sud. Una ragazza vive le tensioni di una società in pieno cambiamento. La sua sarà una storia in bilico tra realtà e canzoni dei Beatles, tra rivoluzione culturale e Revolution. Anche il TeatroDellePietre, compagnia nata a Brindisi nel 2008 da un’idea di Marcantonio Gallo e Fabrizio Cito, si

propone al pubblico con due lavori esclusivi: “Il Cavaliere dimezzato”, uno spettacolo in cui il protagonista abbandona il mondo reale per rifugiarsi in quello riprodotto di internet e dei social network. Una passeggiata disincantata dentro le umane debolezze che disvela tutte le insicurezze, le paure e il bisogno d’amore di un uomo di oggi. “Vino dentro - Versi di…vini e altre storie”, è invece il titolo che chiude la rassegna: un viaggio surreale nel

mondo magico delle nostre vigne. Brevi racconti, massime, arguzie e divertissement generano una spirale di pensieri sospesi che viene esplorata da buffi annusatori di uomini, strampalate matrone, suonatrici di bottiglie, attempati festaioli e vecchi attori di cinema. Tutti gli spettacoli avranno inizio alle ore 20. Per informazioni e prenotazioni rivolgersi al botteghino del teatro (tel. 0831.562554 - 0831.229230)

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1-2 Mar. e Mer.

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NUOVO TEATRO VERDI

L’inganno COMPAGNIA MAURI-STURNO

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el 1972 Anthony Shaffer portò a casa un Award per la commedia che lo avviò a una fortunatissima commedia teatrale. Sleuth, questo il titolo in lingua originale, venne definito dalla critica un thriller psicologico. Ed ha avuto nel tempo un tale successo che in ben due occasioni è stato adattato per il cinema. La prima teatrale della commedia fu a Londra, all’Ambassadors Theatre, con Anthony Quayle e Keith Baxter diretti da Clifford Williams. Il testo ebbe anche un fortunato adattamento francese con Jacques Weber e Philippe Torreton. E adesso in Italia è Glauco Mauri a riprendere lo scontro tra due uomini che gareggiano a ingannarsi, a ferirsi nei loro più intimi sentimenti in un gioco che spesso sfocia in una farsa feroce. Ma, come accade spesso nella vita, la commedia che umilia le debolezze dell’uomo si tramuta in un dramma, all’interno del quale l’uomo rimane vittima di se stesso. E non a caso il gioco, condotto in un susseguirsi di continui colpi di scena, termina con lo sghignazzo di un pupazzo meccanico che dice - lui, oggetto senz’anima - quanto pazzi siano gli uomini per giocare a farsi del male in modo così autolesionistico.

www.fondazionenuovoteatroverdi.it Tel. 0831.562554 - 0831.229230.

Cartellone EVENTI E PROTAGONISTI DEL MESE

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CARTELLONE

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19-20 Sabato e Domenica

18-19 Venerdì e Sabato

MARZO

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ACCADEMIA FOTOGRAFICA ITALIANA

NUOVO TEATRO VERDI

Workshop di sala posa e Photoshop sul ritratto.

I

l suo motto è: “Non c’è niente di così difficile che non possa essere spiegato in modo semplice”. Marianna Santoni è una fotografa pubblicitaria riconosciuta come guru del digital imaging in Italia e all’estero. Lavora nel campo della fotografia digitale a tutto tondo, come fotografa, ricercatrice, consulente, beta tester e autrice collaborando con molti dei maggiori marchi internazionali del digital imaging (Adobe, Wacom, Canon, Nikon, Epson, HP, X-Rite...). È membro della prestigiosa X-Rite’s Coloratti elite e del ristretto gruppo internazionale degli Wacom Evagelist. È qualificata come Adobe Certified Expert e Adobe Certified Instructor. Il Workshop si svolgerà in 2 giornate: 1° giorno: Sala posa. Verranno affrontate le problematiche più comuni relative al ritratto in studio. Ciascun partecipante, munito di propria macchina fotografica e proprie ottiche, avrà la possibilità di ritrarre le due modelle presenti durante lo shooting, avvalorandosi della collaborazione di un make-up artist e di un parrucchiere. 2° giorno: Tecniche di fotoritoccho incentrate sul ritratto. Verranno analizzate le problematiche relative al fotoritocco di pelle del viso e del corpo. Sarà possibile seguire le spiegazioni con l’ausilio di un pc portatile di proprio possesso. Marianna Santoni: www.mariannasantoni.biz. Posti limitati: 1° giorno max 20 persone, 2° giorno max 40 persone. Per maggiori informazioni: www.accademiafotograficaitaliana.it, tel. 334.6691182. Chiusura iscrizioni: 14 marzo.

Tradimenti con Nicoletta Braschi, Tony Laudadio. Regia di Andrea Renzi. www.fondazionenuovoteatroverdi.it Tel. 0831.562554 - 0831.229230.

i manifesta con un fair play tipicamente britannico l’ipocrisia che governa i rapporti tra i protagonisti di questa commedia del 1978, considerata tra i maggiori testi del premio Nobel inglese. Niente di meglio per il distacco di cui è scenicamente capace Nicoletta Braschi, attrice nata in teatro e per Pinter tornata sul palco dopo trent’anni di set, trascorsi per larga parte accanto al marito, il premio Oscar Roberto Benigni. Con la Braschi ci sono Enrico Ianniello, Tony Laudadio e Nicola Marchitiello, tutti agli ordini del regista Andrea Renzi, che gioca sul filo del ricordo nella messa in scena di questo testo ancora incredibilmente attuale. Tra i dialoghi ridotti all’osso si ripercorre a ritroso il film degli eventi, lo srotolarsi della vicenda che - come dice Renzi citando Pinter - accende una luce diversa sulle orditure degli inganni e delle omissioni. Betrayal, questo il titolo originale della commedia, parla della relazione tra due amanti, anzi tra due ex, visto che la pièce inizia dalla fine del loro affaire, durante un incontro in un pub. In nove scene si riavvolge il nastro della storia clandestina dei due, fino al bacio che sigla l’inizio della relazione tra Emma e Jerry, il miglior amico del marito di lei. Sono personaggi decisamente poco amabili, ma sorretti da identità forti, sulle quali Pinter indaga come solo lui sa fare. Così Tradimenti diventa una commedia che ha l’amore come plot ma la memoria come soggetto.

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Da sabato

FEBBRAIO - ORE 18 STUDIO D’ARCHITETTURA & DESIGN GUADALUPI/LANZILLOTTI

Mostra Fotografica

UMA VIAGEM BRASILEIRA di Alessandro Cirillo Fino al 31 marzo.

C

irillo, barese, vanta numerosi premi e riconoscimenti per la professione di fotografo free-lance, le sue immagini fanno parte di archivi privati e pubblici, in particolare della collezione del Museè dell’Eliseè di Losanna in Svizzera. Ha tenuto mostre in Italia e all’estero. Uma Viagem Brasileira” è il risultato di un’importante esperienza di viaggio in Brasile. www.alessandrocirillo.com

È

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PALAZZO GRANAFEI NERVEGNA

Mostra Fotografica

LA TRAMA LUCENTE di Nicolò Santangelo

stata inaugurata il 5 febbraio, nella splendida cornice di Palazzo Granafei-Nervegna di Brindisi, “La trama lucente”: l’ultima “fatica” fotografica di Nicolò Santangelo, uno dei più interessanti fotografi emergenti del panorama salentino. La proposta del fotografo siciliano, brindisino d’adozione, è un percorso alla ri-scoperta delle riserve naturali delle aree protette in terra di Brindisi. Una “offerta” di nuove visioni e visuali, punti di vista e prospettive, sensazioni e fremiti, conferme e nuove consapevolezze. Si tratta di un viaggio bucolico nel Parco Regionale delle Saline di Punta della Contessa, nel Bosco di Cerano e nel Bosco di Santa Teresa e dei Lucci, dove icone descrittive e illustrative, sempre filtrate da uno stile originale e raffinato, si alternano a fotogrammi d’effetto, connotati dalla spettacolarizzazione di porzioni “semplici e note” di realtà. Nicolò Santangelo espone un insieme di punti fermi, senza direzioni o percorsi costituiti. Come tanti suggerimenti luminosi in attesa di trovare un ordine proprio nel cuore e nella testa del fruitore... È lì che prendono forma connessioni a dar vita a consapevolezze… è qui che si assolve alla funzione più nobile a celebrare una condivisione empatica… fino a creare Coscienza. La mostra è aperta dalle ore 10 alle 13 e dalle 17 alle 20. Chiuso il lunedì.

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APRILE

BASTIONE SAN GIACOMO

Mostra

L’avventura del Fumetto italiano WWW.FABIOMOLLICA.COM TB

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PERSONE

CB

DANILO MONTALDO

CIAO BRINDISI

«Sedici anni fa mi mandasti via dicendomi: non posso darti quel che desideri per il tuo futuro»

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iao Brindisi, ti saluto dal finestrino dell’aereo che mi riporta nuovamente lontano da te, a solo un’ora di volo, ma anni luce dai tuoi colori, dai tuoi profumi, dai tuoi sapori; non perdi tempo a ricambiare il saluto mostrandoti nuda e scoperta, con la miriade di case e terrazze del centro, il monumento e il bellissimo mare che ti abbraccia e difende. Quasi sedici anni fa mi mandasti via dicendomi: “non posso darti quello che desideri per il tuo futuro” e raccolsi nella mia valigia rabbia, sogni, disillusioni, la speranza di vederti cambiata e tanta voglia di non tornare più. Sapevi benissimo che non avrei resistito molto lontano da te. Lasciavo il ricordo di strade consumate dalle tante corse in bicicletta con gli amici, di alberi piantati, di battaglie contro una criminalità che cercava di soffocarti, di scritte introvabili su una ringhiera o una panchina, di

STORIE DA LONTANO

Diplomato al geometra, poi la laurea alla Sapienza ed il lavoro di giornalista. Ma questa volta il nostro ospite è un emigrante di ritorno... sguardi mediterranei pieni di bellezza e sincerità; oggi come allora, i gabbiani volteggiano, gridano sul tuo mare e sugli amori nati davanti al fragore delle onde. Ancora oggi non provi vergogna a mostrarti sporca, distratta, disordinata e indifferente; violentata in nome di un futuro che non ti appartiene, ma che ti

deturpa e ti avvelena; umiliata da interessi che ti impoveriscono; inefficiente per colpa di servizi scadenti e di chi non si rende conto che l’impegno e la professionalità nel lavoro accrescono la ricchezza. Li vedo tutti i tuoi figli: li incontro sui treni, in altre città, nelle capitali d’Europa a parlare lingue che non gli appar-

Con questa rubrica vi proponiamo le storie di chi vive fuori città. Di quanti hanno scelto, o hanno dovuto scegliere, di emigrare. Saranno loro stessi a farlo, con le loro parole. Se siete uno dei brindisini emigrati, scriveteci: info@fabiomollica.com

tengono e cercare di resistere a climi che mal sopportano; ma quando ci si incontra basta uno sguardo, una parola, per riconoscersi e ritrovarsi uniti da ricordi, amicizie, conoscenze. Richiamali tutti! da ogni parte d’Italia e del mondo, hai bisogno di loro, delle loro nuove professionalità, delle loro idee, dei loro entusiasmi e della voglia di costruire qualcosa di buono e nuovo. Non mandarli nuovamente via, ascoltali e riprendili con te, rendili partecipi e protagonisti di un nuovo clima di fermento che ti sta sfiorando, di una voglia di sentirsi moderni, al passo con i tempi, giovani. È arrivato il momento di rischiare, provare, osare, aprirsi! Ho affidato le mie parole alle pagine di questo giornale, perché possano continuare a vivere nella mente di chi le legge, di coloro che hanno deciso coraggiosamente di rimanere a Brindisi o perchè non hanno avuto la forza di andare via; nella mente di coloro che hanno deciso altrettanto coraggiosamente di tornare; spero infine, che arrivino e rimangano nel cuore di chi, dopo tanti anni, ritrovo invecchiato, ma ancora seduto su quelle panche dell’aula consiliare a dibattere, discutere, tergiversare e proporre un domani che è già diventato passato, perché la maggiore responsabilità e urgenza politica è quella di difendere e preservare il nostro territorio e con la coscienza pulita, consegnarlo alle generazioni future. Cambiano le geometrie dei luoghi, le persone che li abitano, ma quando capisci che un posto custodisce il tuo passato, un pezzo della tua anima, quel luogo rimarrà per sempre la tua terra, la tua storia, la tua vita. A quel punto, in qualsiasi luogo ti trovi, richiudi le valigie e torni! Ciao Brindisi, sto tornando! Danilo Montaldo

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Emanuela Quaranta

CILLARESE PARK In pochi ancora conoscono il parco del Cillarese, anche perché in realtà quest’area non è ancora divenuta un vero e proprio parco. Però, come dimostrano le foto di Emanuela Quaranta, una passeggiata in quest’area rende subito l’idea di cosa potrebbe diventare davvero il parco del Cillarese. Per ora godiamoci gli stagni ed il verde (poco curato), accanto agli scarichi, ai murales poetici e agli insetti che si riproducono. Ignari dell’occhio di una Nikon.

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SOGNANDO ALTAN

NOI BRINDISINI: FESSI ERAVAMO FESSI SIAMO E FESSI RESTEREMO

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COSI’ MI PIACI: OTTIMISMO, AUTOSTIMA E RISPETTO DELLE TRADIZIONI!


+ SEXY + AUTOREVOLE + BELLO + STIMOLANTE + PICCOLO + DIVERTENTE + PRESENTE + DIVERSO + INTELLIGENTE + UNICO CHE RARO un giornale da sposare

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